L’ipotesi di ricerca è verificare in che termini la crisi sanitaria, divenuta poi sociale ed economica, possa essere considerata come un grande esperimento comportamentale. Il Covid-19 ha costretto tutti, individui, gruppi e istituzioni, a una radicale messa alla prova degli stili di vita e di sviluppo. Questo stress test globale ha rivelato, con delle punte di tragicità terrificanti, alcune significative fragilità, sia a livello del tessuto delle relazioni interpersonali, sia a livello dei modelli di sviluppo, non propriamente sostenibili, di imprese, città, e interi Paesi. L’adattamento forzato al cambiamento, tanto a livello individuale, quanto a livello collettivo, non è stato dunque indolore, ma ha anche portato con sé almeno la chance di una consapevolezza rinnovata: la posta in gioco della sostenibilità ha a che fare sempre più con la tutela di un’esistenza dignitosa per tutti, comprese le generazioni che verranno. La ricerca “Behavioural Change” intende cogliere questa occasione eccezionale proprio per mettere alla prova l’esigenza, ormai improrogabile, di adottare stili di vita decisamente meno autoreferenziali. L’obiettivo è interpretare e valorizzare tutti quei segnali comportamentali che vanno nella direzione di una migliore capacità di fronteggiare gli shock globali, come quello pandemico, anche grazie al supporto essenziale di politiche di sviluppo in grado di sostenere e promuovere la resilienza degli individui e dei gruppi.
A tal fine, si tratterà innanzitutto di individuare se, e in che misura, il behavioural change che stiamo sperimentando si stia gradualmente stabilizzando, trasformandosi cioè da semplice tattica di emergenza, dettata dalla contingenza del contagio, a strategia possibile per il futuro. Quali sono, in particolare, le nuove priorità valoriali che si impongono su quelle date per scontate? Come è cambiata la percezione del rischio per la salute individuale e collettiva rispetto al peso, finora preponderante, dell’efficienza produttiva? Ci sono già comportamenti strutturati, ad esempio a livello dei consumi, che possiamo definire come buone pratiche maggiormente rispettose dell’ambiente e della dignità umana?
Quattro saranno le strategie metodologiche con cui verificare l’ipotesi di ricerca:
a) innanzitutto, un sondaggio, affidato a Ipsos, che servirà a identificare in maniera precisa i principali cambiamenti di comportamento misurati su un campione rappresentativo della popolazione italiana. Un approfondimento sulle categorie di insegnanti e imprenditori servirà a focalizzare alcune aree sensibili dell’esperienza di vita quotidiana, come, ad esempio, le pratiche di consumo sostenibile, gli usi della rete, il lavoro a distanza, le attività di socialità e il tempo libero. Dato che l’obiettivo è quello di verificare le tendenze alla stabilizzazione dei cambiamenti, il sondaggio sarà organizzato in due momenti: il primo all’inizio della ricerca (quindi nel 2021) e il secondo alla fine (nel corso del 2023).
b) secondariamente, verrà condotta un’indagine qualitativa, sempre in due momenti, su alcune attività locali (in particolare quelle produttive, commerciali, di servizi, piattaforme digitali di condivisione di beni e servizi, scuole e associazioni di terzo settore): l’obiettivo qui è rilevare quali cambiamenti stanno avvenendo sotto il profilo economico, dell’organizzazione dei processi, del mutamento dei modelli di business, della gestione dei rapporti con il territorio, con i clienti e i fornitori.
c) la terza strategia metodologica sarà un’analisi comportamentale volta a verificare aspetti più circoscritti e decisivi del cambiamento in atto. In particolare, l’obiettivo è misurare, ad esempio, l’effetto del rischio pandemico sulle preferenze sociali e sulla percezione e propensione individuale alla fiducia; l’effetto del lockdown sull’utilizzo e l’efficacia di strumenti di didattica digitale; i possibili divari nel rendimento scolastico degli studenti per effetto della DAD.
d) Infine, come quarta strategia, che si configurerà nell’ambito della “terza missione” dell’università, il progetto prevede attività partecipative svolte nelle scuole, con il supporto e la collaborazione dell’Ufficio orientamento; workshop in aziende di diverso tipo con la partecipazione di stakeholder aziendali (manager di HR e welfare aziendale e dipendenti); laboratori di sperimentazione volti a favorire esperienze che aiutino a superare le difficoltà psicologiche generate da una prolungata situazione di privazione relazionale e di mobilità.