Università Cattolica del Sacro Cuore

Il progetto



Il circo minimo è un progetto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nello specifico il CIT – Centro di Cultura e Iniziativa teatrale Mario Apollonio, realizzato con il sostegno del Mibact - Fondo Unico per lo Spettacolo.

Il progetto intende le pratiche del clown e del teatro di strada in una accezione sociale che le orienta allo sviluppo dei soggetti, individuali e collettivi, in un’ottica di inclusione. Linguaggi artistici che, più di altri, possono mettersi a disposizione del sociale in forza della loro umanità e della semplicità con cui vanno verso le persone e le comunità.

Presso il CIT dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si è costituito un gruppo di operatori e studiosi che si occupa di formazione, ricerca ed intervento inerenti a forme di teatralità alternative a quello dello spettacolo da palco.

È in questo filone di ricerca e intervento che si colloca il progetto Il circo minimo. Le attività previste dal progetto sono state definite a partire dalle esperienze realizzati negli anni nelle carceri, nei quartieri periferici metropolitani, nei servizi per anziani, nei luoghi della salute mentale, nei servizi per la disabilità, nei servizi per i minori. Questi progetti hanno evidenziato tre nuclei portanti che orientano le azioni de Il circo minimo e le rendono un validato strumento per contrastare le problematiche dello svantaggio e dell’esclusione sociale e che sono:

  1. il supporto al nucleo famigliare: la letteratura sull’inclusione evidenzia come spesso le esperienze di esclusione sociale siano frutto di una prima esclusione e condizione di svantaggio vissuta entro l’esperienza famigliare. Le pratiche dello spettacolo dal vivo che si muovono in un’ottica metodologica di teatro sociale offrono strumenti a sostegno della tenuta del nucleo famigliare, promuovendo la genitorialità anche nelle condizioni più difficili e svantaggiate, l’interazione intra famigliare e tra la famiglia e il contesto/comunità locale in una logica di rete;
     
  2. la promozione della comunità locale: è ormai diffusa la consapevolezza sulla fragilità dei legami sociali, in particolare di quelli comunitari, e il conseguente indebolimento dei sistemi di mutuo e reciproco aiuto che essi garantiscono. La drammaturgia comunitaria, attraverso un capillare lavoro di ricucitura relazionale e di valorizzazione territoriale (degli spazi, delle tradizioni, delle innovazioni locali, delle storie e narrazioni), promuove l’organizzazione di piccole e grandi feste locali, negli spazi pubblici e nelle piazze;
     
  3. la contestualizzazione degli interventi attraverso la partecipazione attiva dei soggetti: i casi di successo nell’intervento sociale mostrano l’importanza di progettare e realizzare insieme ai soggetti che vivono nel contesto le azioni mirate localmente, fortemente connotate dai bisogni e desideri dei soggetti stessi, dalle risorse e dai vincoli reali. Questa modalità di lavoro è cruciale per le attività di spettacolo dal vivo che intendano perseguire obiettivi di inclusione e che sviluppano particolari risorse sociali quando coinvolgono in modo attivo i soggetti di un contesto come attori, spettatori e autori del processo creativo.

Le pratiche della clownerie e del teatro di strada diventano motori di inclusione sociale grazie alle capacità di:

  • coinvolgimento immediato;
  • interazione comunicativa diretta con chiunque;
  • empatica interazione anche con le soggettività più svantaggiate e devianti
  • essenzialità della strumentazione tecnica;
  • possibilità di dislocazione spaziale nei contesti sociali più diversi e deprivati;
  • possibilità di trasformazione modificando la percezione attraverso l’uso immaginativo e poetico di spazi e di oggetti quotidiani.

Le attività portanti del progetto sono:

  • attività di spettacolazione e di laboratorio;
  • momenti di festa di strada e di piazza, ma anche nei luoghi dell’esclusione attraverso procedimenti di drammaturgia comunitaria;
  • attività di raccolta e costruzione di oggetti artistici, piccole istallazioni e allestimenti degli spazi pubblici e degli spazi di intervento;
  • percorsi di aggiornamento e formazione per gli operatori, sia quelli dello spettacolo dal vivo sia quelli del sociale;
  • attività di ricerca e valutazione.