Università Cattolica del Sacro Cuore

Perrelli Franco, I maestri della ricerca teatrale. Il Living, Grotowski, Barba e Brook.

Libri

Franco Perrelli, I maestri della ricerca teatrale. Il Living, Grotowski, Barba e Brook, Laterza, Roma-Bari 2007

«Non essere divisi: è non soltanto il seme della creatività dell’attore, ma è anche della vita, della possibile interezza» (p. 48). Sono parole di Jerzy Grotowski. Parole che nella loro icasticità sono in grado di riassumere ed esprimere il ripensamento del teatro a partire dalla seconda metà del secolo scorso.
La guerra mondiale è finita lasciando dietro di sé macerie, crisi e delusione. Accanto, però, alla depressione economica e allo sconforto si assiste progressivamente al crescere di un nuovo desiderio di riscatto, di un profondo fermento sociale che rompendo col passato vuole slanciarsi nel futuro. E il mondo dell’arte non può che esserne travolto. Il teatro tradizionale, profondamente minato nei suoi capisaldi solo qualche decennio prima da nomi quali Artaud, Stanislavskij o Craig, riceve un’ulteriore spinta verso la riscoperta della propria essenza. I nuovi protagonisti della scena, sulle tracce di “antenati” comuni e soprattutto mossi da una stessa esigenza di autenticità, rivendicano un teatro radicato nella vita, un plesso indisgiungibile di arte ed esistenza in cui ritrovare quell’unità di corpo, emozione e ragione obliata dal pensiero moderno. Nel manuale di Franco Perrelli questa Seconda Riforma del teatro viene ripercorsa attraverso il pensiero e le opere di alcuni dei suoi maggiori attori: Julian Beck e Judith Malina del Living Theatre, Jerzy Grotowski, Eugenio Barba e Peter Brook. Le coordinate temporali entro cui lo studioso sviluppa il suo lavoro sono il 1948, anno in cui viene fondato il Living, e il 1985, data di svolta nella storia del teatro che vede la chiusura del laboratorio di Grotowski a Wroclaw e la morte di Beck. L’arco storico preso in esame è caratterizzato da una costellazione di innumerevoli conflitti politici, sociali e generazionali che investono regioni del mondo tra loro molto lontane. Gli stessi paesaggi che si aprono agli occhi del lettore vanno dalla New York del musicista John Cage e del pittore Jackson Pollock, nel cui effervescente clima modernista fa i suoi primi passi il Living, alla Polonia comunista in cui Grotowski si forma prima come attore e poi nel 1959 assume la direzione del minuscolo Teatro delle Tredici File; dalla Londra degli anni Cinquanta e Sessanta in cui cresce la fama del regista shakespeariano Peter Brook all’Africa dove, solo qualche anno più tardi, lo stesso artista inglese ed Eugenio Barba vanno alla ricerca di un teatro multietnico, universale. L’autore costruisce il suo testo seguendo in parallelo lo sviluppo delle poetiche e della fortuna dei quattro maestri, focalizzando con acume e chiarezza i loro luoghi di tangenza e importanti punti di svolta. Da segnalare in particolare il capitolo III, Al di là del teatro, in cui Perrelli, prendendo in considerazione gli anni che vanno dal 1970 al 1978, mostra come il successo e l’affermazione delle nuove realtà teatrali segni anche l’inizio del loro lento declino. La contestazione del ‘68 invocata e supportata dagli stessi uomini di teatro finisce infatti per travolgerli e spingerli a cercare nuovi orizzonti e palcoscenici. Emblematico il caso dei membri Living che, sopraffatti dai nuovi spettacoli di massa – i concerti – e da frange militariste di gruppi come i Bread & Puppet, si sciolgono per intraprendere sentieri diversi. Oppure il progressivo ritiro dalla scena di Grotowski: la sua ricerca di un “parateatro” matura e si trasforma in esperienze indirizzate più alla crescita e alla formazione personale che a esiti spettacolari. Da sottolineare in ultima analisi un ulteriore pregio di questo manuale. Dei numerosi eventi teatrali di cui vengono tracciate sintesi efficaci, Perrelli non manca mai di riportare i giudizi che ne diedero i critici italiani del tempo: da Alberto Arbasini a Giuseppe Bertolucci sino a Franco Quadri. Emergono da queste citazioni non solo le fedi politiche contrastanti di riviste come «Dramma» e «Sipario» ma soprattutto la difficoltà degli intellettuali del nostro paese di descrivere performance nuove, fuori dai canoni estetici usuali, e di saperne recepire i problemi: «La verità del rappresentare e dell’essere presenti» (p. 208).

Laura Aimo

Autore: Perrelli

Anno: 2007