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- Bosisio Paolo (a cura di), Gozzi Carlo, Memorie inutili.
Bosisio Paolo (a cura di), Gozzi Carlo, Memorie inutili.
Libri
Carlo Gozzi, Memorie inutili, a cura di Paolo Bosisio, con la collaborazione di Valentina Garavaglia, Milano, LED, 2006, voll. 2, pp. 946.
L’edizione critica delle Memorie inutili, curata da Paolo Bosisio, uno dei maggiori esperti dell’opera di Carlo Gozzi, giunge a colmare un vuoto filologico e critico che aveva relegato in secondo piano quest'autobiografia importante per la storia culturale e teatrale del Settecento. Dopo l’edizione princeps del 1797 (Venezia, Palese), le Memorie del grande avversario di Goldoni erano state ristampate in Italia solo due volte: nel 1910 e nel 1923, rispettivamente sotto la cura di Giuseppe Prezzolini e di Domenico Bulferetti. La scoperta recente di circa seicento pagine manoscritte del conte, rinvenute presso Villa Gozzi di Visiniale di Pasiano e depositate presso la Biblioteca Marciana di Venezia, ha sollecitato rinnovato interesse per la figura di un letterato che la storia ha lasciato nell’ombra di Carlo Goldoni, suo principale antagonista sulle scene veneziane. Il ritrovamento dei nuovi materiali ha prodotto la fioritura di studi specifici, approfondimenti scientifici, convegni e dibattiti internazionali dedicati all’opera di Gozzi, tra cui si ricordano il volume delle Lettere, curato da Fabio Soldini (Venezia, Marsilio, 2004) e l’esposizione, tenutasi presso la Biblioteca Marciana di Venezia, Carlo Gozzi 1720-1806 (luglio-settembre, 2006). Tuttavia, come rileva Bosisio nella sua Introduzione all’opera, molto lavoro resta ancora da fare relativamente allo studio delle carte ritrovate, tra cui si segnala anche una redazione autografa dell’autobiografia, che sembrerebbe addirittura anteriore sia alla prima stampa della stessa, sia al manoscritto che la precede, (testimoni sui quali si basa la presente edizione critica).
Memorie, dunque, definite “inutili” dallo stesso autore, titolo complesso che denota forse una falsa modestia, unita ad una consueta ironia, forse la consapevolezza che non possano giovare ad alcuno, o l’umiltà di comporre uno scritto senza pretese di memoria eterna. Nate probabilmente da un’urgenza personale, come la necessità di difendersi da un pubblico scandalo, queste pagine saranno ripensate da Gozzi, in occasione della stampa, assumendo la dignità letteraria ed artistica di un’autobiografia che s’inserisce a pieno titolo nella linea Goldoni, Casanova, Da Ponte. La prima parte della lunga introduzione del curatore riassume proprio la genesi del libro, soffermandosi sulle vicende della commedia gozziana Le droghe d’amore (1775-1777), causa dello scandalo che costò l’esilio al Segretario del Senato veneziano Pietro Gratarol, amante della protetta del conte, l’attrice Teodora Ricci. La pubblicazione, nel 1779, della Narrazione apologetica di Gratarol gettò ombre sui comportamenti del drammaturgo, tanto da indurlo ad iniziare la stesura delle sue Memorie, progetto anch’esso autoapologetico da incastonare, però, in un’articolata architettura narrativa. Tuttavia, nella revisione finale, destinata alle stampe, eventi e stati d’animo, registrati a caldo nel manoscritto, sono rivisitati attraverso il filtro del ricordo e stemperati dell’urgenza emotiva da cui erano scaturiti.
L’analisi puntuale di questo processo di correzione è ben illustrata da Bosisio prima nell’apparato, poi nel catalogo dettagliato delle modificazioni strutturali e di contenuto rinvenute nell’opera. Dalla collazione dell’autografo disponibile e della stampa, il curatore deduce il duplice intento gozziano di fornire da un lato un’autodifesa espressa in un linguaggio originale ricco di vitalità antiaccademica, dall’altro un complesso tessuto narrativo privo di quelle tensioni polemiche che lo avevano originariamente generato. Ne deriva l’interessante confronto fra questi due diversi obiettivi d’autore, attentamente documentato attraverso l’analisi delle varianti, che restituisce al lettore il laborioso processo di gestazione di un’opera la cui veste formale e contenutistica ha subito un capillare labor limae, senza perdere per questo momenti di vivace immediatezza. Pertanto, “l’edizione critica delle Memorie inutili ci trasporta nell’officina gozziana, mostrandoci, accanto ai pezzi meglio riusciti, anche gli scarti, gli avanzi di fusione, e insieme le aggiunte posticce, le decorazioni, le finiture”. Emerge, così, non solo il travaglio tecnico di un uomo anziano che rilegge il suo passato, ma anche la capacità di introdurre nell’autobiografia da lui scritta una maggiore equità di giudizio “una punta di pietà per i morti e per gli sconfitti”, di cui le personali disfatte subite sul piano umano ed emotivo forse gli consentono finalmente “di intendere almeno qualche ragione” (p.147).
Arianna Frattali
Autore: Bosisio
Anno: 2006