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La prevenzione andrologica

Carmine Bruno

La prevenzione andrologica

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Quando si parla di prevenzione andrologica, probabilmente, si entra in un campo ignoto per molti; al contrario di quanto accade per il corrispettivo femminile. Infatti, l’età media della prima visita ginecologica è 15 anni, a differenza di quanto accade nel maschio dove, spesso, il primo controllo andrologico specialistico si verifica in età più avanzata, alla comparsa di sintomi e/o durante la ricerca infruttuosa di una gravidanza.

In realtà, non vi è un’età per iniziare con la prevenzione delle patologie di interesse andrologico. È assolutamente fondamentale ricercare, fin dalla nascita, le condizioni predisponenti e/o le alterazioni patologiche che possono condizionare nel presente e/o nel futuro la funzione riproduttiva maschile: basti pensare allo screening del criptorchidismo, ovvero la valutazione della presenza o meno dei testicoli nella loro sede anatomica, la sacca scrotale. Questa condizione è piuttosto frequente alla nascita e, tra l'altro, può essere di spontanea risoluzione entro i primi mesi di vita. Va comunque individuata perché un testicolo ritenuto porta ad un maggiore rischio di sviluppare in età adulta non solo disfunzioni della spermatogenesi, ma anche tumori testicolari. Per questo motivo, il soggetto che nasce criptorchide deve provvedere, mediante il pediatra, a una correzione del criptoorchidismo entro l’anno di vita, se ciò non avviene spontaneamente nei primi mesi di vita. Poi, sempre in fase neonatale, si effettua la valutazione dei genitali esterni, quindi, la ricerca di alterazioni più o meno importanti del meato uretrale, ovvero dello sbocco dell'uretra a livello della porzione più distale del pene. Tutto ciò è oggetto della visita pediatrica.

Allo stesso modo, durante l'adolescenza è importante valutare la normale crescita dei testicoli, che avviene in genere proprio nel momento in cui si ha anche la crescita staturale. È importante per i ragazzi, in fase puberale, rivolgersi al proprio medico per poter fare una valutazione, individuando precocemente eventuali condizioni patologiche che potrebbero impattare, nel futuro, sulla salute riproduttiva.

Un esempio è l'individuazione del varicocele, ossia una dilatazione delle vene che circondano il testicolo, che comporta il reflusso di sangue a livello scrotale. In passato era facilmente diagnosticato durante la visita medica per l’idoneità al servizio militare di leva che prevedeva anche l’ispezione dei genitali. La presenza del varicocele è associata ad un più elevato rischio di infertilità, perché si ritiene che la presenza di reflusso di sangue all'interno dello scroto possa determinare alterazioni della spermatogenesi e, dunque, della produzione degli spermatozoi. Tanto più è precoce l'individuazione di questa alterazione, tanto minore è il danno del varicocele sulla spermatogenesi. Tutto ciò sottolinea ancora di più l’importanza di una diagnosi e dell’eventuale intervento precoci. Ovviamente esistono vari gradi di varicocele: non tutti sono da trattare. È, tuttavia, importante sapere dell'esistenza di questa condizione ed occorre rivolgersi al medico di medicina generale o all'andrologo qualora vi fosse l'evidenza di questa patologia, in modo tale che si possano intraprendere per tempo tutte le misure idonee di trattamento. È, infine, di grande utilità l’autopalpazione testicolare in modo tale da poter individuare precocemente eventuali alterazioni che necessitano di un consulto specialistico

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