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Fertilità maschile e ambiente

Carmine Bruno

Fertilità maschile e ambiente

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L’ambiente ha certamente uno strettissimo rapporto con la nostra salute: basti pensare alle malattie multifattoriali, in cui un ruolo fondamentale è svolto dai fattori ambientali, tra cui l’inquinamento. Molteplici sono le patologie di cui esso si fa concausa, e l’impatto sul sistema riproduttivo è noto e ben documentato. Un dato recentemente portato alla ribalta, non solo della letteratura scientifica ma anche sui mass-media, riguarda l’evidenza di un progressivo peggioramento dei parametri del liquido seminale negli ultimi 50 anni, che si associa ad un ridotto potenziale di fertilità.

Tra le varie cause possibili è stata inclusa l’industrializzazione, che, oltre agli effetti economici, geopolitici e sociali, sia positivi sia negativi, ha portato con sé il fenomeno dell’inquinamento ambientale. L’immissione nell’ambiente di sostanze nocive ha un effetto noto sulla funzione riproduttiva. Un esempio di ciò è rappresentato dalle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), prodotto nei processi industriali legati ai derivati petroliferi. Queste sostanze hanno una struttura chimica molto simile a quella degli acidi grassi endogeni e, analogamente a questi ultimi, si diffondono liberamente attraverso le membrane cellulari raggiungendo così comparti generalmente più protetti come il testicolo. Pertanto, danneggiano la produzione di spermatozoi e interagiscono con il recettore del testosterone, interferendo con il segnale da esso mediato. I PFAS, inoltre, danno effetti nocivi sistemici. È stato evidenziato come l’esposizione a tali sostanze nella vita intrauterina e preconcezionale, si associ ad alterazione nello sviluppo degli organi genitali e come tali sostanze siano trasferibili dalla madre al feto. Ciò porta ad un effetto negativo sia diretto sia transgenerazionale. Queste sostanze si trovano nei corsi d’acqua delle principali città italiane, ma anche in prodotti alimentari come uova, pesce e frutta. Di conseguenza, vi è un’esposizione molto ampia da parte della popolazione.

Possiamo, quindi, comprendere come l’inquinamento ambientale non sia solo responsabile di danni a carico delle vie respiratorie, certamente più note e studiate. La possibilità che sostanze come i PFAS possano essere trasmesse dalla madre al feto fa riflettere: ereditiamo l’inquinamento dei nostri genitori. Fin dalla nascita portiamo con noi una parte dell’inquinamento prodotto da chi ci ha preceduti. Questo dovrebbe essere sufficiente ad attuare misure volte alla massima riduzione possibile dell’inquinamento ambientale e ad aumentare la consapevolezza dell’impatto dei processi umani sulla salute nella sua integrità, specie da parte dei decisori politici chiamati a rispondere in maniera tempestiva ed efficace.

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