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Perché la fertilità diminuisce nel tempo

Antonio Lanzone | 08 marzo 2023

Perché la fertilità diminuisce nel tempo

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La diminuzione della fertilità nel tempo è un fenomeno legato principalmente all’età o, meglio, alla scelta di avere figli spesso intorno ai 35 anni. Studi scientifici hanno dimostrato che a partire da questa età, la fertilità femminile inizia a declinare in modo significativo. In media, la capacità riproduttiva inizia a ridursi in modo significativo 12-13 anni prima dell'inizio della menopausa, anche se è difficile determinare con precisione il momento esatto in cui la donna entra in tale fase. Si è - tuttavia - osservato che, già dai 35 anni, la fertilità delle donne tende a ridursi del 20-30% e del 50-60% intorno ai 40 anni per poi arrivare ad esser quasi nulla intorno ai 42-43anni. Questo fenomeno è strettamente legato alla qualità degli ovociti, piuttosto che alla mera presenza di cicli mestruali regolari. Molti credono erroneamente che la regolarità dei cicli ovulatori sia un segno di buona fertilità, ma in realtà la qualità degli ovociti diminuisce progressivamente tra i 30 e i 40 anni. L'invecchiamento degli ovociti è legato alla riduzione della capacità di riparazione del DNA, che compromette la qualità degli ovociti stessi. Di conseguenza, la fecondazione da parte degli spermatozoi diventa più difficile.

Anche qualora si ricorra alle tecniche di fecondazione artificiale, il declino della qualità ovocitaria rappresenta una sfida: con l'iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI) si supera - in qualche caso - il problema della qualità dell'ovocita, ma questa tecnica non è sempre efficace soprattutto dopo un certo range di età. In molti casi, sebbene una donna possa produrre ovociti a seguito della stimolazione ormonale, questi non sono più in grado di essere fecondati in modo efficace. Per questo motivo, nelle coppie in cui la qualità ovocitaria è compromessa, viene proposto il ricorso a tecniche di fecondazione artificiale eterologa, che implica l'uso di gameti di una persona esterna alla coppia richiedente.

Le difficoltà di fecondazione e di sviluppo embrionale sono spesso attribuite a disfunzioni nei meccanismi di maturazione degli ovociti. Le alterazioni strutturali che si verificano durante la meiosi e la mitosi degli ovociti possono compromettere la capacità dell'ovocita di essere fecondato correttamente. Oltre alla difficoltà nel concepire, un altro aspetto fondamentale riguarda l'aumento - con l’età - della probabilità di aborto spontaneo. Le donne che cercano di concepire oltre i 35 anni affrontano un rischio maggiore di abortire, con una probabilità che può essere due o tre volte superiore rispetto alle donne più giovani.

Se, quindi, le tecniche di fecondazione artificiale consentono di superare queste difficoltà in alcuni casi, deve essere chiaro che l'avanzare dell'età della donna rappresenta un ostacolo significativo alla possibilità di generare. Tra le varie opzioni proposte alle coppie, vi è anche la conservazione degli ovociti che consente alle donne di "congelare" i propri ovociti nel momento di maggiore fertilità, per poterli utilizzare in seguito. Tuttavia, anche questa opzione non garantisce successi al 100%, poiché la qualità degli ovociti crioconservati può continuare comunque - a diminuire nel tempo. 

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