Università Cattolica del Sacro Cuore

Centro di ricerca "Letteratura e Cultura dell'Italia unita" e Archivio della Letteratura Cattolica

Direttore: prof. Giuseppe Lupo

 

Il Centro

Scopo del Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita - Francesco Mattesini" e Archivio della Letteratura Cattolica, attivo dal 1972 all'interno della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, è quello di procedere, attraverso la promozione di programmi di ricerca scientifica, anche a carattere interdisciplinare, ad una revisione critica della storia della letteratura e della cultura dell'Italia moderna e contemporanea. È pure scopo del Centro raccogliere la relativa documentazione e curare la pubblicazione e la divulgazione dei risultati delle ricerche.

Un’“autobiografia di tutti”: la Milano di Luciano Bianciardi

L’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Università Statale di Milano, congiuntamente a Università di Milano Bicocca e IULM, con il patrocinio del Comitato nazionale per la celebrazione del Centenario di Bianciardi, organizza il convegno Un’“autobiografia di tutti”: la Milano di Luciano Bianciardi, che si terrà nei giorni 23 e 24 novembre 2023.

Per tutte le informazioni è possibile scaricare la locandina cliccando qui.

Il dramma della teodicea. "Il Natale del 1833" dall'epicedio manzoniano al romanzo di Mario Pomilio

Nell'ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Mario Pomilio (1921-1990), il Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita - Francesco Mattesini", insieme al Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario di Mario Pomilio, organizzano una Giornata di studi dal titolo Il dramma della teodicea. "Il Natale del 1833": dall'epicedio manzoniano al romanzo di Mario Pomilio, che si tiene martedì 10 ottobre 2023 in Università Cattolica, aula NI. 110, dalle ore 14.30.

La locandina dell'evento è scaricabile cliccando qui.

Il «guazzabuglio del cuore umano». In ricordo di padre Francesco Mattesini

Il Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita - Francesco Mattesini” organizza la Giornata di studi Il «guazzabuglio del cuore umano». In ricordo di padre Francesco Mattesini, che si svolgerà mercoledì 27 aprile 2022 presso l'Aula G.211 San Benedetto, nella sede milanese di Largo A. Gemelli 1, alle ore 15.

Locandina e programma sono consultabili cliccando qui (nel .pdf è inserito anche il link per assistere telematicamente ai lavori tramite Microsoft Teams).

Michele Prisco: dalle "Ragioni Narrative" all'Europa

In occasione del centenario della nascita dello scrittore Michele Prisco, il Centro di ricerca insieme al Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Michele Prisco, istituito dal MiBACT con D.M. n. 556 del 28.11.2019, organizza il convegno online Michele Prisco: dalle "Ragioni Narrative" all'Europa, che si terrà sulla piattaforma Microsoft Teams lunedì 10 maggio 2021, dalle ore 10 alle 17.30.

La locandina con il programma completo dell'evento e il link per la partecipazione è scaricabile cliccando qui.

In ricordo di padre Francesco Mattesini

È scomparso a 92 anni, il 13 aprile del 2020, padre Francesco Mattesini, professore emerito di Letteratura italiana moderna e contemporanea, già preside della facoltà di Lettere e per vent'anni direttore del Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita". Lo ricordano, con gratitudine, i professori Giuseppe Langella, Enrico Elli e Giuseppe Lupo, suoi allievi e collaboratori, sul sito dell'Università Cattolica e su quello della Mod - Società italiana per lo studio della modernità letteraria, della quale padre Francesco era socio onorario.

Chierici, cortigiani, battitori liberi. Quale ruolo per l'intellettuale?

"Siamo tutti consapevoli di vivere dopo la caduta del Muro di Berlino, in un’epoca che da quell’avvenimento ha preso spunto per autodefinirsi post-ideologica, eppure talvolta continua a sentirsi orfana di quelle ideologie. [...] Se in questo momento è pressoché unanime il bisogno di idee, lo è in relazione alla sensazione di assenza o di latitanza che grava sugli ultimi decenni dopo la spericolata scorribanda che la casta degli intellettuali ha percorso a partire dal secondo dopoguerra. È difficile affermare quanto di utile e di necessario rimanga di quel periodo complicato e di quale ruolo in particolare oggi si avverte l’urgenza. Di sicuro però occorre rivederne lo statuto, ripensarne la funzione, ristabilire un contatto in ragione non tanto di un progetto culturale che ne invochi il ritorno - finalizzato a cosa? -, piuttosto che si interroghi su un’idea di mondo che non appaga più nessuno e su cui tutti alzano la scure senza fornire una soluzione alternativa o almeno una chiave interpretativa".

Con queste parole, su Cattolicanews, Giuseppe Lupo introduce il Convegno che si terrà nella giornata di mercoledì 30 ottobre, dalle ore 9.30, presso la Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano, su iniziativa del Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita".

Lectio magistralis di Mladen Machiedo

Lunedì 13 maggio 2019, dalle ore 11.30 alle ore 13.30, il Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita" è lieto di ospitare Mladen Machiedo, professore emerito presso l'Università di Zagabria, saggista, traduttore e poeta, che terrà una lectio magistralis su "Personali percorsi novecenteschi (antologie, memorie, carteggi, esempi testuali)".
Con l'occasione sarà presentato il volume Carlo Betocchi-Mladen Machiedo, Carteggio 1973-1983, a cura di Chiara Martinoli, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2018, alla presenza della curatrice.
L'incontro si terrà presso l'Università Cattolica di Milano, Largo Gemelli 1, aula G.A03 Franceschini.

Il testimone della gioia. Luigi Santucci e il ministero della parola

La figura di Luigi Santucci «scrittore di vocazione e di professione» va prendendo sempre più rilievo col passare del tempo. Il centenario della nascita (lo scrittore nacque infatti a Milano l’11 novembre 1918) ben si presta a ripensare la lezione di un autore che affermava: «Io credo in Dio ma anche nella parola». Questo «ministero della parola» traduceva la sua vocazione narrativa in un fervore di illuminata intuizione, da un lato, e nella fatica di «architetto di trame» e di «grammatico della lingua», dall’altro. Ma la nota sua più caratteristica è quella di essere stato – in una stagione culturale che dava spazio di preferenza alla rappresentazione della crisi e del negativo – autentico «testimone della gioia», secondo la lezione evangelica riproposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Il convegno intende porre attenzione a questo positivo messaggio, vagliandone criticamente l’attualità, ma anche nella prospettiva di una testimonianza che si prolunghi, feconda, ben dentro il nuovo millennio.

Il convegno è stato documentato dal TGR RegionEuropa del 28 novembre 2018, che si può rivedere cliccando qui.

Aggiornamento: L'11 dicembre 2018 si è svolta a Milano la cerimonia di intitolazione del giardino posto all’interno di piazza del Tricolore a Luigi Santucci: qui il link alla notizia e al video dell'evento.

«Una macchina per pensare». Giampiero Neri prima e dopo «Teatro naturale»

Autore di prima grandezza nel panorama nazionale, Giampiero Neri è rimasto a lungo un «maestro in ombra» della poesia contemporanea, nonostante il suo libro d’esordio (L’aspetto occidentale del vestito, 1976) abbia ricevuto il tempestivo riconoscimento di critici e colleghi. Nato a Erba novant’anni fa, su quella Via provinciale che dà il titolo alla raccolta più recente (2017), Neri non cessa di approfondire il proprio scavo nell’animo umano, nella memoria e nella storia, fedele all’idea che la poesia sia «una macchina per pensare».
A due decenni dall’uscita di Teatro naturale (1998), il suo libro più celebre e celebrato, l’Università Cattolica di Milano organizza una Giornata di studio per dare nuovo slancio alla conoscenza di Neri, le cui carte sono ora conservate presso il Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” e rappresentano un importante lascito per studenti e studiosi.

Il mestiere di fare libri. Raffaele Crovi intellettuale e scrittore

Scrittore, editore, critico militante, Raffaele Crovi (1934-2007) è stato uno degli intellettuali più colti e raffinati del secondo Novecento. Studente presso l’Università Cattolica di Milano e allievo di Elio Vittorini, ha coltivato per oltre un cinquantennio il gusto di produrre libri, avendo quale bussola di orientamento le inquietudini cristiane, le trasformazioni della società, la ricerca di linguaggi attraverso i quali costruire una civiltà della parola che nello stesso tempo fosse testimonianza umana e tensione utopica. La sua opera, disseminata in romanzi, poesie, saggi, si completa nell’impegno editoriale presso le più importanti case editrici italiane, non ultimo il catalogo di Camunia, sigla fondata nei primi anni Ottanta, che riproduce il canone di una letteratura in dialogo con la storia, l’antropologia e le scienze umane.
A dieci anni dalla sua scomparsa, il Centro di ricerca "Letteratura e cultura dell'Italia unita" organizza il Convegno Il mestiere di fare libri. Raffaele Crovi intellettuale e scrittore, che si terrà nella giornata di mercoledì 5 aprile, dalle ore 9.00, presso la Cripta Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano.

Visioni del mondo. Geografie letterarie vecchie e nuove

Come la storia, anche la geografia rappresenta una chiave di lettura capace di fornire alla letteratura gli strumenti per comprendere e interpretare il mondo. A partire dalla celebre intuizione di Carlo Dionisotti, il convegno Visioni del mondo. Geografie letterarie vecchie e nuove intende riformulare il rapporto tra studi letterari e coordinate geografiche sulla base di proposte metodologiche innovative, valorizzando in particolare il ruolo caratterizzante che l’indagine antropologica sui luoghi ricopre nelle invenzioni letterarie. Aggiornando le nozioni tradizionali di ‘paesaggio’ e di scrittura ‘odeporica’, il dialogo interdisciplinare tra letteratura e geografia diventa supporto idoneo a decifrare, fra l’altro, l’identità fluttuante di una nazione come l’Italia, nata da una scommessa geografica prima ancora che politica. Da questo processo di osmosi scaturisce un quadro in cui la descrizione dell’orizzonte non soltanto interagisce con la visione del mondo e con la scelta del codice letterario, ma sta anche a prologo di un immaginario che ha i caratteri dei luoghi invisibili e delle terre d’utopia.

Al cuore della realtà. Eugenio Corti scultore di parole

Il duraturo successo dell’opera di Eugenio Corti (1921-2014), in particolare del romanzo Il cavallo rosso, rappresenta un caso letterario di notevole interesse nel panorama culturale del Novecento. Mossa da una concezione della scrittura come vocazione costitutiva a indagare il significato ultimo dell’uomo, del mondo, della storia, la produzione di questo autore si caratterizza per una narrazione avvincente, segnata da tratti di intenso realismo.
A due anni dalla sua scomparsa, l’Università Cattolica del Sacro Cuore e l’Université Paris-Sorbonne hanno realizzato il progetto comune di un Convegno Internazionale per approfondire gli studi critici sullo scrittore brianteo. La prima sessione dei lavori si è svolta presso l’Ateneo parigino il 29 e 30 gennaio 2016.

La modernità malintesa. Una controstoria dell'industria italiana

«Secolo breve», «epoca di speranze e tragedie», «età della fine delle ideologie». Sono tante le definizioni del Novecento nel terzo millennio, in quella geografia enigmatica e indecifrabile che è il postmoderno. Demonizzato o santificato, incolpato o assolto, ha impresso una svolta epocale a economia e politica, ha inciso nel tessuto culturale e sociale del nostro paese, infrangendo equilibri secolari, mandando in frantumi la linea di continuità tra passato e futuro. Fino al salto decisivo: il tramonto della civiltà contadina e l’avvento dell’industrializzazione.
Attraverso snodi e fenomeni della storia italiana Giuseppe Lupo, appassionato studioso della stagione del boom economico, ripercorre il «paradigma interpretativo del moderno», dando voce alle sue figure più rappresentative, da Vittorini a Testori, da Fortini a Mastronardi, da Calvino a Pasolini. Facendo luce sul controverso rapporto fra umanesimo e scienza nella narrativa di fabbrica e nei periodici aziendali del secondo dopoguerra – da Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri a Memoriale di Paolo Volponi, dalla rivista «Pirelli» a «Civiltà delle Macchine» –, approda al «realismo liquido» odierno, dominato dalla fine di quel proletariato che un tempo pareva marciare compatto e oggi sembra invece fragile e desueto. Se persone comuni ed élite intellettuali hanno reagito spesso con disagio e diffidenza a oscillazioni e problematiche che il vento del progresso ha portato con sé, forse è arrivato il momento di invertire la rotta.
Di far riemergere dal sottosuolo in cui è rimasta nascosta una controlettura della modernità, originale, alternativa, progettuale, che aspiri a modificare il mondo, a «recidere il cordone ombelicale con il secolo terribile e maestoso di cui ci sentiamo ancora figli».

Giuseppe Lupo, La modernità malintesa. Una controstoria dell'industria italiana, Marsilio 2023

Il «guazzabuglio del cuore umano». In ricordo di padre Francesco Mattesini

Un maestro di letteratura e spiritualità è stato padre Francesco Mattesini (1928-2020), francescano e docente di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea e di Filologia dantesca in Università Cattolica, allievo di Giuseppe Billanovich e redattore di “Vita e Pensiero”. Il volume ripercorre i temi a lui più cari: un’occasione importante per tracciare un profilo dell’uomo e dello studioso e per tentare un primo bilancio del lascito culturale e scientifico di storico e critico della letteratura dispiegato «da san Francesco ai contemporanei», come segnala il sottotitolo di una sua raccolta.

Il «guazzabuglio del cuore umano». In ricordo di padre Francesco Mattesini, a cura di Enrico Elli, Giuseppe Langella e Giuseppe Lupo, Interlinea 2023

Inseguo il colpo d'ala. Studi sulla modernità letteraria in onore di Giuseppe Langella

Il volume contiene 25 studi sulla modernità letteraria che altrettanti colleghi e allievi hanno offerto a Giuseppe Langella in segno di stima, riconoscenza, affetto, nell’occasione del suo pensionamento. Venticinque suoi lettori, come per l’amato Manzoni, che con i loro interventi toccano alcuni nodi, aspetti e autori cruciali del percorso critico di Langella. Si va dal Romanticismo agli anni Duemila; da Manzoni, appunto, a Svevo e Pirandello; da Betocchi a Luciano Luisi, le carte del quale sono conservate presso il Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” dell’Università Cattolica, che Langella ha diretto dal 2003 al 2022. A incorniciare i singoli approfondimenti entrano in gioco anche questioni più ampie intorno alla modernità letteraria, all’avvenire della ricerca e alla didattica, che fanno il punto sulla complessità della disciplina cui Langella si è dedicato per oltre quarant’anni, aprendo prospettive di assoluto rilievo.

Inseguo il colpo d'ala. Studi sulla modernità letteraria in onore di Giuseppe Langella, a cura di Alberto Carli e Davide Savio, Interlinea 2022

Indice e Prefazione del volume

La Storia senza redenzione. Il racconto del Mezzogiorno lungo due secoli

Il confronto tra Meridione e letteratura nel periodo dall’Unità d’Italia ai nostri giorni, soprattutto per quanto attiene alla nozione di Storia: un tema a cui gli scrittori meridionali si sono dimostrati particolarmente sensibili, ma che hanno elaborato in maniera contradittoria e problematica. Quel che trapela da questa indagine è che gli scrittori meridionali non hanno creduto nella Storia (intesa vichianamente come conquista di modernità e di progresso), arrivando a teorizzarne la negazione o a scavalcarla rifugiandosi nell’utopia. Ripercorrendo i temi cruciali del meridionalismo – l’Unificazione del 1861, la Questione meridionale, le trasformazioni della società industriale, l’emigrazione, l’epoca del postmoderno – viene qui offerta una chiave interpretativa da cui emerge un dato trascurato dagli studi precedenti: a eccezione di pochi nomi, gli intellettuali del Sud si sono fermati alla denuncia dei fatti, anziché costruire una cultura progettuale in grado di riscattare o redimere gli umili.

Giuseppe Lupo, La Storia senza redenzione. Il racconto del Mezzogiorno lungo due secoli, Rubbettino 2021

Indice del volume

Critica e carità. Lettere (1934-1965)

Le lettere tra Gianfranco Contini e Cesare Angelini in questo volume a cura di Gianni Mussini hanno l’inizio «nel giugno del ’34, con un incontro mancato fra i due a Pavia, e l’estinzione nel maggio del ’60, dopo una quarantina di documenti, depauperati dal saccheggio fascista della casa dell’ossolano nel ’44. Inizia, come osserva Mussini, con l’atteggiamento di un discepolo che cerca incoraggiamenti e consigli, e termina con due note inaspettate di entrambi in due lettere che s’incrociarono, in cui il sacerdote ripete allo studioso quanto gli espresse in un incontro il giorno precedente a Pavia, “il senso di un’amicizia ritrovata, e – perché no? – d’una consolante somiglianza d’anima”» (dalla presentazione di Carlo Carena).

Cesare Angelini - Gianfranco Contini, Critica e carità. Lettere (1934-1965), a cura di Gianni Mussini, Interlinea 2021

Indice del volume

Civiltà Appennino. L'Italia in verticale tra identità e rappresentazioni

Spina dorsale del nostro paese, l’Appennino attraversa territori molto diversi tra loro, dalla Calabria silana ai monti lucani, dall’Abruzzo del Gran Sasso ai percorsi delle Marche interne, fino ai monti tosco-emiliani e a quelli liguri, che lo proiettano verso l’incontro con le Alpi. Eppure, nella loro diversità, sono luoghi accomunati da una profonda identità. Sono proprio i tratti fondativi della «civiltà Appennino» quelli che Raffaele Nigro e Giuseppe Lupo ci rivelano in questo libro, mettendo in rapporto suggestioni e nozioni provenienti dalla letteratura, dalla storia, dall’antropologia, dall’arte. Da questo insieme di elementi emerge un paese interpretato non più secondo la tradizionale prospettiva orizzontale – Nord, Centro, Sud – ma in chiave verticale, cioè secondo la sua struttura fisica, che favorisce una lettura altimetrica della società del passato, del presente e del futuro. Una linea che fa da trait d’union tra il Mediterraneo e l’Europa, senza dimenticare le componenti socioculturali di Oriente e Occidente. Guardare l’Italia in verticale consente di rileggere la storia del nostro paese facendo perno su tre direttrici: da un lato la linea adriatica, dall’altro la linea tirrenica e, al centro tra le due, la dorsale appenninica, intesa come zona regolatrice e di confluenza. Il racconto di questa traiettoria mediana, la verifica degli aspetti assimilabili, l’indagine di una tradizione che appartiene all’Italia collinare e montana permettono di lanciare una sfida rivolta al futuro, che ha nella sua agenda non soltanto lo scopo di «riconoscersi», ma anche quello di prefigurare nell’Appennino un progetto politico, economico e imprenditoriale in grado di riqualificare un’area geografica ritenuta marginale e farne un laboratorio utopico di nuove esperienze.

Raffaele Nigro - Giuseppe Lupo, Civiltà Appennino. L'Italia in verticale tra identità e rappresentazioni, Donzelli 2020

Avere ragione avendo torto. La ricerca letteraria di Giancarlo Buzzi

Giancarlo Buzzi (1929-2015) è una figura originale nel panorama culturale italiano. Come molti suoi contemporanei ha coniugato l’attività letteraria con quella di dirigente, lavorando per aziende come Pirelli, Olivetti e Mondadori. Questa contaminazione fra ambiti diversi dell’esperienza si riflette in tutta la sua scrittura: dai romanzi Il senatore (1958) e L’amore mio italiano (1963) al saggio pubblicitario La tigre domestica (1964), che mostrano le trasformazioni di un Novecento in equilibrio tra entusiasmo per il miracolo economico e perplessità nei confronti del neocapitalismo, fino a L’impazienza di Rigo (1997) e Dell’amore (2004), dove il racconto si intreccia con interessi speculativi. «Avere ragione avendo torto» è una citazione dal suo libro più importante, Isabella delle acque (1967-1977), e riassume il significato di un percorso di ricerca condotto tra sperimentazioni linguistiche e interrogativi metafisici.

Silvia Cavalli, Avere ragione avendo torto. La ricerca letteraria di Giancarlo Buzzi, Paolo Loffredo Editore 2020

Indice del volume

L'occhio simile al sole. Romanzo inedito con dossier genetico

In un incontentabile lavoro correttorio, Luigi Fallacara si dedica, tra il 1945 e il 1954, al romanzo L’occhio simile al sole, sulla scorta delle Enneadi di Plotino, uno dei principali punti di riferimento dell’ermetismo. L’amore del pittore fiorentino Riccardo Marini per Valeria si trasforma in un cammino verso la Bellezza trascendente, trasposizione letteraria dell’erotismo plotiniano, passando attraverso l’esperienza dei sensi con Dora, figura complementare a quella di Valeria. Riccardo si fa portavoce degli ideali di Amore, Verità, Unità, Bellezza, che, nell’ottica fallacariana, concorrono a concretare quell’ordine armonico cui qualsiasi opera d’arte deve tendere.
Il romanzo rimase inedito, nonostante fosse considerato da Fallacara il suo «libro più caro e più importante». La presente edizione ne ricostruisce il lungo e sofferto iter compositivo mediante la descrizione dei testimoni, e offre un Dossier genetico, in cui sono raccolte alcune parti a suo tempo cassate dall’autore, assaggio della complessa gestazione dell’opera. Una sezione iconografica mostra quadri di Fallacara, poeta di parole e di colori, che presentano analogie con quelli citati nel libro.

Luigi Fallacara, L'occhio simile al sole. Romanzo inedito con dossier genetico, a cura di Francesca Riva, Edizioni di Storia e Letteratura 2020

Il mondo si legge all'incontrario. La materia cavalleresca nel Novecento

Le avventure dei cavalieri non finiscono con don Chisciotte. Il Novecento prende ancora sul serio la follia di Orlando, i voli di Astolfo, l’anarchia di Rinaldo e di Morgante. Lo fa però da nuove angolazioni, per confrontarsi con i problemi epocali che il mondo contemporaneo pone: le minacce del progresso tecnologico, la fragilità delle democrazie, l’involuzione della classe dirigente, la crisi della borghesia, le contraddizioni del sistema scolastico, il collasso dell’antropologia rurale e dei dialetti. Raccontando i poemi alla radio come fanno Baldini, Calvino, Giuliani, Manganelli e Fortini, o dilatando gli spazi critici e creativi alla maniera di Celati e Nori, di Bufalino e Pederiali, gli scrittori guardano ai classici per mettere in discussione i paradigmi della modernità. Elaborando proposte di letteratura e di società tra loro alternative, che riflettono le tensioni di un’Italia drammaticamente divisa. Il volume dimostra così come, per arrivare a visualizzare le contraddizioni che si agitano sotto la penna degli scrittori, la materia cavalleresca costituisca un reagente di singolare efficacia.

Davide Savio, Il mondo si legge all'incontrario. La materia cavalleresca nel Novecento, Interlinea 2020

Sommario e introduzione del volume

«Linea Nuova» 1964-1967. Antologia della rivista

Nel panorama delle riviste culturali del Novecento, «Linea Nuova» (1964-1967) si ritaglia un posto tutto suo. Nacque a Palermo per iniziativa di un appassionato filosofo, Erminio Cavallero, formatosi vicino a Pietro Mignosi prima e durante gli anni della «Tradizione». Intellettuale versatile, Cavallero fu anche poeta, drammaturgo e saggista, nonché acuto osservatore del suo tempo. Sull’onda del Vaticano II, «Linea Nuova» si fece interprete del sentimento post conciliare, cercando di abbracciare ogni campo del sapere entro l’orizzonte di un rinnovato umanesimo cristiano. Rivista di «cultura e interessi umani», come annunciava il sottotitolo, prese in esame diversi aspetti salienti di quella vivace congiuntura storica, segnata da trasformazioni profonde, sfide impegnative e grandi attese, delineando un significativo aggiornamento della figura e del ruolo dell’intellettuale cattolico. Pur nella pluralità delle voci, va riconosciuto in particolare al direttore di aver saputo cogliere tempestivamente e mettere a fuoco le tematiche più stringenti di quel decennio, sollevando questioni politiche, etiche e culturali d’indiscutibile rilievo. Cavallero riuscì a coinvolgere nel suo progetto un bel manipolo di pensatori (Santino Caramella, Michele Federico Sciacca, Giulio Bonafede, Oreste De Seta), critici (Marcello Camilucci, Salvatore Orilia) e poeti (Diego Valeri, Margherita Guidacci, Mariella Bettarini, Gioacchino Caprera), che ne condivisero lo slancio umano e la passione per la verità. A «Linea Nuova» collaborò assiduamente anche Carlo Betocchi, di cui l’antologia ripropone tutti i testi poetici, solo in parte confluiti, e con varianti, nella raccolta Un passo, un altro passo.

«Linea nuova» 1964-1967. Antologia della rivista, a cura di Jessica Barcella, Edizioni di Storia e Letteratura 2020

Indice del volume

La risata dell'Invisibile

Alcune decine di persone si danno convegno per una settimana di ritiro in un antico monastero, lontano dalla convulsa vita cittadina. Ognuno di loro si porta dietro il peso di esperienze dolorose, di speranze frustrate, di fallimenti. Nei loro cuori abita il malcontento. Inseguono una verità che sia in grado di illuminare i loro passi e di dare un senso pieno all’esistenza. Tra accuse e ammissioni di colpa, si materializza davanti al lettore lo scenario attuale del mondo, che Maffeo non si limita a descrivere, ma sottopone a severo giudizio morale. Lo scrittore non fa sconti, quando si tratta di stigmatizzare le derive del potere, la manipolazione delle coscienze, la corruzione e le ingiustizie sociali; ma non getta mai la spugna, non cede alla sfiducia, non si abbandona neanche un momento al pessimismo della volontà. «Il male sfregia e mutila, non è una favola. L’orco esiste»: nessuno lo ignora; ma bisogna combatterlo. «I cristiani possono mutare il corso della storia». A movimentare il ritiro, entra in scena un personaggio in cui nessuno si sarebbe mai aspettato d’imbattersi, il quale cerca con ogni mezzo, a suon di battute sardoniche e di azioni eclatanti e spaventose, di turbare i partecipanti, sconvolgendo il programma. Il solito guastafeste? No: è molto, molto di più, introducendo nel congegno romanzesco, in ragione dei suoi poteri, la dimensione del ‘meraviglioso cristiano’. Storia d’amore, romanzo d’idee, panoramica sociale, esame di coscienza, effetti speciali: La risata dell’Invisibile è tutto questo e altro ancora.

Pasquale Maffeo, La risata dell'invisibile, Edizioni di Storia e Letteratura 2019

Indice del volume

Luigi Santucci. Educatore, scrittore, testimone

L’anno della ricorrenza del primo centenario della nascita di Luigi Santucci costituisce l’occasione propizia per ripensare la lezione di un autore che affermava: «Le parole salvano». Questo «ministero della parola» traduceva la sua vocazione narrativa in un fervore di illuminata intuizione, da un lato, e nella fatica di «architetto di trame» e di «grammatico della lingua», dall’altro. Nel 2018 si sono svolti tre convegni a Urbino, Roma e Milano, organizzati con la collaborazione dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, dell’Università degli Studi di Pavia, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, del Centro Nazionale di Studi Manzoniani e della Società Dante Alighieri di Roma. I testi raccolti nella presente sezione monografica di «Humanitas» rielaborano le principali relazioni presentate ai convegni, mettendo in luce, attraverso un coro di voci, la figura di uno «scrittore di vocazione e di professione» che ha speso la propria vita per «ringraziare le cose», educando così a uno sguardo sulla realtà con occhi pieni di stupore.

Luigi Santucci. Educatore, scrittore, testimone, a cura di Enrico Elli e Elena Rondena, «Humanitas», n.s., LXXIV (settembre-ottobre 2019), 5

Sommario

Betocchi - Machiedo. Carteggio 1973-1983

Carlo Betocchi scopre per caso su «L’Albero» alcune poesie del croato Nikola Šop tradotte in italiano. Per l’afflato cosmico che le pervade, sono una vera e propria rivelazione agli occhi del poeta fiorentino, che ne resta folgorato. Scrive dunque al traduttore, un giovanissimo italianista di Zagabria, per congratularsi: è così che nasce l’amicizia tra Carlo Betocchi – uno dei poeti italiani più apprezzati del Novecento – e il suo interlocutore, Mladen Machiedo, destinata a perdurare e svilupparsi per un intero decennio. Dal loro carteggio traspaiono gli ultimi anni di vita di Betocchi, i più duri e cruciali, con la dolcezza di una confessione intima in cui, attraverso la letteratura e la poesia, il poeta arriva a parlare del proprio dolore, in una profonda indagine esistenziale. Affiora – forse per la prima volta – un sentimento intenso, l’«attuale radicale ateismo», che pure il poeta combatte ogni giorno, coltivando un amore cosmico – tanto affine alle suggestioni šopiane – in cui «non esistono che forme diverse dell’essere in uno stesso destino».

Carlo Betocchi - Mladen Machiedo, Carteggio 1973-1983, a cura di Chiara Martinoli, Edizioni di Storia e Letteratura 2018

Il mestiere di fare libri. Raffaele Crovi intellettuale e scrittore

A un anno dal convegno Il mestiere di fare libri. Raffaele Crovi intellettuale e scrittore la rivista «Humanitas», a cura di Giuseppe Lupo e Silvia Cavalli, dedica un fascicolo alla poliedrica figura dell'intellettuale lombardo. Gli interventi di Cesare De Michelis, Giuseppe Langella, Velania La Mendola, Alessandro Zaccuri, Pierluigi Castagnetti, Ferruccio Parazzoli, Raffaele Nigro e dello stesso Lupo, ripercorrono i vari aspetti della sua attività, dall'editoria al romanzo, dalla politica al versante biografico, restituendo la fisionomia di un protagonista emblematico del Novecento.

Il mestiere di fare libri. Raffaele Crovi intellettuale e scrittore, a cura di Giuseppe Lupo e Silvia Cavalli, «Humanitas», n.s., LXXIII (settembre-ottobre 2018), 5

Indice del volume

Ultime pubblicazioni

Giampiero Neri è oggi il maestro della poe­sia in prosa italiana. L’esordio tardivo, giunto alle soglie dei cinquant’anni, ha rafforzato l’originalità di un autore lontano da ogni moda, che ha posto al centro della propria indagine il «problema del male» sulla scena del mondo, un Teatro naturale dove gli attori recitano «mossi da una oscura volontà che li trascende». Gli interventi di questo volume ne perlustrano l’opera attraverso questioni formali (la dialettica tra poesia e prosa) e di contenuto (il cortocircuito tra una scrittura oggettiva, impersonale, e i fantasmi della memoria individuale, nonché il rapporto di quest’ultima con la storia collettiva), sollevando problemi che per la loro complessità artistica, filosofica, morale, sono destinati a suscitare interrogativi profondi.

Una macchina per pensare. Giampiero Neri prima e dopo «Teatro naturale», a cura di Davide Savio, Interlinea 2018

Indice del volume

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Tra Elio Vittorini e la città di Milano esiste un legame molto stretto, nato sul finire degli anni Trenta e poi rinsaldatosi nel secondo dopoguerra, quando lo scrittore siciliano intraprende una lunga collaborazione con l’industria culturale e mette a fuoco un’idea originale di letteratura in dialogo con i codici del cinema, della fotografia, delle arti, della sociologia, della filosofia, della politica. Nel cinquantesimo anniversario della morte, il Dipartimento di Studi letterari, filologici e linguistici dell’Università degli Studi di Milano e il Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” dell’Università Cattolica, con il patrocinio della MOD-Società italiana per lo studio della modernità letteraria, hanno organizzato il convegno Vittorini nella città politecnica, che si è svolto a Milano il 19 e 20 febbraio 2016. Ne è emerso il ruolo cruciale della metropoli lombarda nell’attività letteraria, culturale e militante di Vittorini, e nella formulazione di un nuovo modello di intellettuale (con le caratteristiche specifiche del letterato editore) in grado di misurarsi con le sfide della modernità.

Vittorini nella città politecnica, a cura di Virna Brigatti e Silvia Cavalli, premessa di Alberto Cadioli e Giuseppe Lupo, ETS 2018

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A metà degli anni Cinquanta del Novecento, Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino riaccendono il dialogo fra letteratura e antropologia, illuminando un nuovo panorama di avvicinamenti, collaborazioni e immancabili distanze fra scrittori, etnologi, demologi e folkloristi. Pasolini allestisce il Canzoniere italiano con scrupolo specialistico e attenzione filologica, ma non senza raffinati accorgimenti poetici d'autore. Calvino, invece, riscrive le fiabe della tradizione regionale, dotandole di una letterarietà contemporanea. Diversi fra loro e diversamente instradati sui binari della moderna demologia, i due scrittori recuperano in termini estetici il testimone del passato, ma vanno ben oltre. Il Canzoniere italiano e le Fiabe italiane, infatti, non sono soltanto indispensabili raccolte di reperti demologici superstiti e, comunque, già fantasmi in una società sempre più mediatica e spersonalizzante, ma veicolano con forza un messaggio civile e letterario ineludibile. Entrambe le opere mirano così a ricostruire il tessuto identitario dell'Italia del dopoguerra e portano alla luce il carattere unitario del suo popolo attraverso la varietà dei canti e delle fiabe tradizionali, proposti nuovamente a un altrettanto nuovo pubblico di lettori, fra intenti conservativi e volontà restitutive.

Alberto Carli, L'occhio e la voce. Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino fra letteratura e antropologia, ETS 2018

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A un anno dal convegno Visioni del mondo. Geografie letterarie vecchie e nuove, il presente fascicolo di «Humanitas» propone gli esiti di una ricerca che ha portato a formulare una proposta metodologica innovativa e a valorizzare il ruolo caratterizzante che nell’invenzione e nella stesura dei testi ricopre l’indagine antropologica sui luoghi. Aggiornando le nozioni tradizionali di paesaggio e di scrittura odeporica, il dialogo interdisciplinare tra letteratura e geografia fornisce il supporto idoneo a decifrare l’identità fluttuante di una nazione come l’Italia, nata da una scommessa geografica prima ancora che politica. Da questo processo di osmosi scaturisce un quadro in cui la descrizione dell’orizzonte non soltanto interagisce con la scelta del codice letterario, ma sta a prologo di un immaginario che assume i caratteri dei luoghi invisibili e delle terre d’utopia.

Visioni del mondo. Geografie letterarie vecchie e nuove, a cura di Giuseppe Lupo e Silvia Cavalli, «Humanitas», n.s., LXXII (luglio-agosto 2017), 4

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Giancarlo Buzzi (1929-2015) è stato una figura poliedrica, polytropos come l’eroe omerico: scrittore, critico letterario, dirigente d’azienda. La sua produzione letteraria ha attraversato il Novecento e ne ha incarnato lo spirito, passando dall’ispirazione industriale dei primi romanzi alla tensione innovativa delle sue opere maggiori. Questo volume vuole restituire un ritratto dell’uomo e dell’intellettuale, esplorare le pagine dei suoi libri e indagare i rapporti che lo hanno legato alle personalità più in vista del secolo scorso. L’«odisseico peregrinare» è quello di Isabella, protagonista del suo capolavoro, ma anche quello di Buzzi e di ogni autore, alla ricerca di verità celate nei meandri dell’esistenza.

«Odisseico peregrinare». L’opera letteraria di Giancarlo Buzzi, a cura di Silvia Cavalli, Interlinea 2017

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Tra il 1959 e il 1967 Elio Vittorini e Italo Calvino dirigono per Einaudi la rivista «il menabò di letteratura», un esperimento all’incrocio tra periodico e collana. Proseguimento dell’impresa avviata nel secondo dopoguerra con «Il Politecnico» (1945-1947) e con «I gettoni» (1951-1958), la testata ne eredita alcune costanti: la scoperta di giovani scrittori, la commistione dei linguaggi, la provocazione di forme e contenuti inediti, la ricerca di un rapporto con il tempo presente. I dieci fascicoli di cui si compone esplorano il racconto dell’Italia postbellica, la narrativa meridionalista, le scritture ispirate dalla fabbrica, le sperimentazioni stilistiche e linguistiche della neoavanguardia, anche alla luce di un dialogo con le esperienze d’Oltralpe, che condurrà, nel 1964, al numero unico della rivista internazionale «Gulliver». Il «menabò», la cui storia è ricostruita da Silvia Cavalli grazie allo studio dei materiali d’archivio, si offre ai lettori come un osservatorio privilegiato per analizzare le metamorfosi socioculturali, e non solo letterarie, dell’Italia nel cuore del miracolo economico.

Silvia Cavalli, Progetto «menabò» (1959-1967), Marsilio 2017

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Il volume ricostruisce, con completezza di riferimenti documentari, il ruolo svolto da Mario Apollonio nella fondazione del ‘Piccolo Teatro’ di Milano, proponendo per la prima volta l’edizione critica della minuta manoscritta della famosa Lettera programmatica per il Piccolo Teatro, ritrovata tra le carte dello scrittore. Attraverso lo studio critico e l’edizione di documenti e scritti di Apollonio relativi alla fase fondativa e immediatamente successiva del primo teatro pubblico italiano, il volume mette in luce l’importanza, spesso trascurata, di quel punto di vista radicato nel principio del coro e della comunità che rappresenta l’apporto più innovativo di Apollonio nel progetto rivoluzionario di una nuova scena e di un ‘nuovo’ spettatore.

Mario Apollonio e il Piccolo Teatro di Milano. Testi e documenti, a cura di Stefano Locatelli e Paola Provenzano, Edizioni di Storia e Letteratura 2017

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Autore di un best seller come Il cavallo rosso, giunto ormai alla trentaduesima edizione, Eugenio Corti è stato uno di quegli intellettuali scomodi perché sempre disallineati, che all’epoca di Papini e di Giuliotti si sarebbe detto “salvatici” o “malpensanti”. Attingendo anche a documenti d’archivio, i saggi qui raccolti compongono un profilo a tutto tondo dello scrittore brianteo, di cui indagano l’opera e la vita, i rapporti con la storia e con le ideologie, le peregrinazioni attraverso l’Europa e l’attaccamento alla sua terra d’origine, il forte realismo e il lievito religioso che tutto permea, tutto illumina, tutto redime.

Al cuore della realtà. Eugenio Corti scultore di parole, a cura di Elena Landoni, Interlinea 2017

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La letteratura italiana del Novecento ha in Amelia Rosselli una figura irrinunciabile, che attende ancora luce sul rapporto tra biografia e poesia. Ora Stefano Giovannuzzi, senza eludere gli interrogativi posti da Storia di una malattia, il documento più drammatico della condizione di schizofrenica dell’autrice, affronta il caso Rosselli con le sue specialissime ragioni, che non esorbitano dai destini generali di una lirica in cui la biografia è l’oggetto che mette in crisi e minaccia di far deragliare il discorso poetico, mostrando la presenza di ragioni altre dietro quelle che a prima vista parrebbero questioni tecniche e formali. Questo studio rimedita il modo di accostarsi ad Amelia Rosselli e fra le righe è un ripensamento delle liturgie della critica letteraria (e linguistica) sul secondo Novecento e la contemporaneità.

Stefano Giovannuzzi, Amelia Rosselli: biografia e poesia, Interlinea 2016

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Un capitolo fondamentale nella storia della letteratura italiana; un mondo di relazioni, influenze e suggestioni artistiche da conoscere ed esplorare; i protagonisti di una prolifica e controversa stagione letteraria a confronto con le sfide e le domande suscitate dall’esperienza olivettiana: la letteratura al tempo di Adriano Olivetti.

Giuseppe Lupo, La letteratura al tempo di Adriano Olivetti, Edizioni di Comunità 2016

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A cinquant’anni dalla morte di Vittorini, i carteggi del «menabò» (in cui convergono i nomi di Italo Calvino, che condirige la rivista, di Raffaele Crovi, che è segretario di redazione, e, tra gli altri, di Stefano D’Arrigo, Franco Fortini, Francesco Leonetti, Lucio Mastronardi, Ottiero Ottieri, Elio Pagliarani, Pier Paolo Pasolini, Amelia Rosselli, Paolo Volponi) offrono uno spaccato delle linee, delle tendenze, delle opinioni che sorreggono i dieci fascicoli dedicati al racconto dell’Italia del dopoguerra, alla narrativa meridionalista, alle scritture ispirate dalla fabbrica, alle sperimentazioni stilistiche e linguistiche della neoavanguardia.

«il menabò» di Elio Vittorini (1959-1967), a cura di Silvia Cavalli, introduzione di Giuseppe Lupo, Aragno 2016