Università Cattolica del Sacro Cuore

The Printer's Small Library

 10 giugno 2020 printer-J.JPG

The Printer’s Small Library. Books, reference works and handbooks on the shelf of the Franciscan Printing Press in Jerusalem

editerd by Pierfilippo Saviotti, Jerusalem, May 2020

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Dall'Introduzione di Edoardo Barbieri

L’arrivo dell’arte tipografica a Gerusalemme circa quattro secoli dopo l’invenzione di Gutenberg segna un passaggio storico fondamentale, anche per la presenza francescana. L’impegno scolastico-educativo e quello liturgico trovarono nella stampa lo strumento più adeguato al loro sostegno. A fianco del progetto editoriale sviluppato dalla Custodia di Terra Santa, delle macchine e degli strumenti adatti (come torchi e caratteri), dei finanziamenti per l’acquisto di carta e inchiostro, dovettero ovviamente maturare e svilupparsi le relative competenze: ogni impresa tipografica deve infatti affiancare alle scelte culturali, grafiche e letterarie una buona dose di conoscenze tecniche e tecnologiche.

Governata da un frate esperto nella stampa, l’officina impegnava maestranze locali e doveva rispondere a continue sollecitazioni relative alla soluzione di problemi tecnici, grafici, produttivi legati tanto alla stampa vera e propria, quanto alla realizzazione o all’acquisto dei caratteri, alla manutenzione delle macchine, alla realizzazione delle legature. Per questo, come in qualunque tipografia un po’ sviluppata, nell’officina era disponibile un certo numero di pubblicazioni scientifiche, o divulgative, o anche decisamente tecniche inerenti sia ai materiali e ai prodotti disponibili sul mercato, sia alle scelte che dovevano essere messe in atto nel corso del lavoro.

Questa “biblioteca del tipografo” – una biblioteca che probabilmente ogni officina possedeva – non è però normalmente sopravvissuta, rendendo così impossibile comprendere esaurientemente le basi concettuali e le competenze a disposizione del lavoro tipografico. Tra l’ampio materiale dell’archivio editoriale della Franciscan Printing Press, si conservano invece alcune di queste pubblicazioni (talvolta col timbro “Franciscan Press”), una documentazione rara e preziosa (si tratta spesso di “letteratura grigia” che non viene comunemente neppure catalogata nelle biblioteche, ma in questo caso caratterizzata anche da un’ampia apertura internazionale), utile per comprendere meglio le metodologie di lavoro di una tipografia prima dell’avvento dell’era digitale.

Evidentemente, è impossibile sapere in che percentuale il materiale accumulato nel tempo sia sopravvissuto (anzi c’è da sospettare che i pezzi giunti sino a oggi siano i relitti di un naufragio causato da obsolescenza del materiale, da traslochi, da scarti), così come stabilire se (cosa che appare improbabile) questi strumenti di conoscenza e lavoro siano stati usati tutti contemporaneamente o non costituiscano invece il deposito stratificato di competenze che si sono mano mano evolute, in parallelo con le mutazioni tecnologiche avvenute. Di fatto, come vantavano i pionieri dell’impresa, grazie a cospicui finanziamenti provenienti da Vienna la tipografia francescana nacque nel 1846 già “moderna”, cioè dotata solo di torchi in ghisa, mentre altri avevano da poco iniziato a stampare a Gerusalemme, ma ancora con vecchi torchi in legno.

Dai suoi inizi, la “tipografia de’ PP. Francescani” (come veniva detta all’inizio), poi Franciscan Printing Press (dal mandato britannico) ha proseguito ininterrotta la sua storia, fino alla scelta, relativamente recente, di dar vita da una parte a un’omonima attività legata al mondo dei cristiani palestinesi con una sede a Betfage, dall’altra all’esperienza delle Edizioni Terra Santa site a Milano. È proprio tale evoluzione ad aver reso “storica” l’esperienza della FPP, così da permetterne una rilettura e un recupero in chiave di valorizzazione della sua eredità culturale. Un’importante mostra coordinata da Arianna Leonetti e organizzata, speriamo nei prossimi mesi, misure sanitarie permettendo, negli spazi della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, racconterà nel dettaglio questa affascinante avventura tecnica, umana e culturale. La mostra virtuale qui presentata vuole essere un primo e parziale abbrivio alla storia che verrà raccontata.