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Trump, Musk e il governo Meloni

Trump, Musk e il governo Meloni

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Valerio Alfonso Bruno

 

Le relazioni tra l’amministrazione americana appena archiviata, guidata da Joe Biden, ed il governo italiano presieduto da Giorgia Meloni hanno rappresentato un esempio di cooperazione fruttuosa tra due realtà politiche ideologicamente distanti. Nonostante le divergenze di orientamento tra un’amministrazione statunitense progressista ed il governo italiano, la collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico è stata efficace.

Uno degli aspetti più rilevanti di questa cooperazione si è manifestato nell’approccio condiviso alla crisi ucraina, dove il governo Meloni ha proseguito nel solco tracciato dal suo predecessore, il governo Draghi, garantendo sostegno di fronte all’aggressione russa. La continuità politica non era affatto scontata: il passaggio a un governo di destra, considerato più vicino a posizioni euroscettiche e meno incline a seguire le indicazioni della NATO e dell’Unione Europea, aveva sollevato timori circa un possibile indebolimento dell’apporto italiano. Tuttavia, il governo Meloni ha smentito queste preoccupazioni, confermando l’impegno dell’Italia nei confronti della linea europeista ed atlantica. Più in generale, l’esecutivo italiano ha adottato una postura politica che potremmo definire “bifronte”. Se, da un lato, le sue politiche interne hanno evidenziato tratti di radicalismo, specialmente su temi come l’immigrazione, la giustizia e la promozione dei valori tradizionali, dall’altro, in ambito europeo e internazionale, è prevalsa una linea pragmatica. La moderazione è stata ampiamente influenzata dall’appartenenza dell’Italia a istituzioni internazionali come l’Unione Europea e la NATO, che hanno esercitato una funzione di “vincolo esterno”: tale vincolo limita la possibilità di deviazioni significative rispetto alle linee guida condivise a livello internazionale.

Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca le prospettive per l’Italia a guida Meloni potrebbero evolvere in modo significativo. Sebbene non si prevedano cambiamenti drastici nella politica estera, è plausibile immaginare un progressivo rafforzamento del ruolo del Paese come partner strategico degli Stati Uniti. Trump, durante la sua prima presidenza, ha spesso manifestato grande diffidenza nei confronti delle istituzioni multilaterali, cercando di instaurare rapporti bilaterali privilegiati con singoli Stati, specialmente quelli con leadership ideologicamente affini. In questo contesto, l’Italia di Meloni potrebbe emergere come un interlocutore privilegiato, soprattutto per la sintonia politica tra i due leader. Un segnale in tal senso è già emerso attraverso l’invito rivolto a Giorgia Meloni a partecipare alla cerimonia inaugurale del secondo mandato presidenziale di Trump, tenutasi il 20 gennaio a Washington D.C. Questo invito, l’unico per un leader europeo, rappresenta un riconoscimento simbolico per l’Italia come partner internazionale ed una chiara indicazione dell’intenzione di Trump di approfondire i rapporti bilaterali con il governo italiano, visto come modello.

L’attuale situazione di scarsa offerta di leadership politica in Europa offre potenzialmente ulteriori opportunità per il rafforzamento di una relazione privilegiata. Francia e Germania, tradizionalmente considerate le colonne portanti dell’Unione Europea, stanno affrontando significative difficoltà interne che ne indeboliscono l’influenza. La Francia vive la crisi del “macronismo”. La Germania non ha ancora metabolizzato la fine dell’era Merkel, un cancellierato spesso criticato per il tatticismo e l’attitudine attendista ma che ha irrimediabilmente lasciato dietro di sé un vuoto a livello di leadership politica. Questi sviluppi aprono spazi importanti per un rafforzamento del ruolo italiano all’interno delle dinamiche europee. Il governo Meloni, forte di una sorprendente stabilità politica, ha la possibilità di posizionarsi come un interlocutore affidabile, tanto all’interno dell’Unione Europea quanto nei rapporti transatlantici. Tale stabilità rappresenta una novità significativa nel panorama politico italiano ed europeo. Per decenni l’Italia è stata sinonimo di instabilità, con governi che si succedevano rapidamente e una frammentazione politica che limitava la capacità del Paese di esercitare una leadership incisiva. L’esecutivo attuale invece sembra aver inaugurato una nuova fase, caratterizzata da maggiore continuità e solidità istituzionale che offre l’opportunità di consolidare il proprio consenso interno. Una relazione più stretta con l’amministrazione Trump, basata su interessi condivisi e obiettivi comuni, potrebbe fungere da leva per accrescere il prestigio del governo sia a livello nazionale che europeo, permettendo al Paese di rivestire un ruolo sempre più centrale nei complessi equilibri geopolitici del continente, come pare aver colto parte della stampa internazionale.

Nel quadro dei rapporti internazionali dell’Italia emerge inoltre, con crescente importanza, un elemento di assoluta novità rispetto alla prima amministrazione Trump: il ruolo centrale di Elon Musk. L’imprenditore, noto per essere l’uomo più ricco al mondo e per il controllo di aziende estremamente influenti a livello globale, ha progressivamente consolidato una relazione privilegiata con la premier italiana. Il rapporto, testimoniato da una serie di incontri e scambi pubblici, rappresenta un’interessante evoluzione nel panorama geopolitico, con potenziali implicazioni significative non solo per l’Italia, ma anche per l’intera area euro-atlantica. Durante gli anni della sua ascesa come figura di spicco nel mondo dell’innovazione tecnologica, Musk aveva trovato una certa simpatia politica principalmente nella Lega di Matteo Salvini, mentre negli ultimi anni il magnate ha progressivamente spostato la propria attenzione, ricambiato, verso il partito della premier.

Musk detiene un’influenza senza precedenti in settori cruciali per le dinamiche geopolitiche. Attraverso il controllo di aziende come Tesla, SpaceX, Starlink e X (precedentemente Twitter), esercita un ruolo dominante in ambiti che spaziano dalla transizione energetica alla comunicazione globale, dai sistemi satellitari avanzati fino all’intelligenza artificiale. Questa pluralità di interessi lo rende un attore determinante per la definizione di strategie nazionali e internazionali in molti Paesi. Per l’Italia, il rapporto con Musk potrebbe significare un’opportunità unica di posizionarsi al centro di questa rete globale di innovazione. Attraverso collaborazioni con aziende di punta e l’inclusione del Paese in progetti di rilevanza internazionale, come lo sviluppo delle infrastrutture per i satelliti Starlink o la promozione di nuovi investimenti nel settore manifatturiero avanzato, il governo Meloni potrebbe rafforzare ulteriormente il proprio peso politico ed economico. Inoltre, la disponibilità di Musk a dialogare direttamente con governi e leader politici rappresenta un’occasione per l’Italia di sfruttare al massimo tale relazione in un momento di instabilità economica e politica in Europa.

In tal senso, il ruolo di Musk nello scenario politico europeo è dimostrato dal supporto crescente ai partiti e ai governi di destra radicale ed estrema nel Vecchio Continente. Attraverso dichiarazioni pubbliche, interventi diretti e, in alcuni casi, la gestione delle sue piattaforme social, Musk ha mostrato una chiara simpatia per leader politici che promuovono politiche sovraniste e identitarie. In passato il progetto di una destra radicale populista e transnazionale aveva portato Trump ad inviare in Europa, come suo emissario, Steve Bannon. Decaduto Bannon agli occhi di Trump, il ruolo di vessillifero della destra radicale ed estrema in Europa sembra essere passato, ironicamente, al tecno-miliardario Musk. In Italia, il suo interesse si è concretizzato nell’instaurazione del già menzionato dialogo privilegiato con Giorgia Meloni, attraverso segnali di sostegno più ampi alla visione politica portata avanti dal suo governo. Analoghe dinamiche sono emerse in altri Paesi europei, come la Francia e la Germania, dove Musk ha espresso controverse opinioni favorevoli ai movimenti politici che criticano apertamente le istituzioni europee e promuovono un ritorno a politiche maggiormente incentrate all’ideologia far-right.

In conclusione, Musk al momento parrebbe agire in perfetta sinergia e funzionalmente alla strategia di Trump di dialogare bilateralmente con i singoli Stati membri dell’Unione, onde ottenere vantaggi volti a ripristinare l’“età dell’oro” americana, un ulteriore consolidamento in direzione di quella politica sovranista del MAGA (“Make America Great Again”) tanto cara al presidente americano ed ai suoi elettori. Potrà l’Italia, guidata dal governo Meloni, trarne altrettanti vantaggi?

 

Valerio Alfonso Bruno è assegnista di ricerca presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

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