Recensione

Nel laboratorio politico italiano

Nel laboratorio politico italiano

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di Valerio Alfonso Bruno

 

Davide Vampa, Brothers of Italy: A New Populist Wave in an Unstable Party System, Palgrave Macmillan, Basingstoke 2023, pp. 141, 41,59 euro.

 

Nell’anno che si avvia alla conclusione il governo italiano guidato da Giorgia Meloni ha dimostrato, in maniera alquanto inaspettata, di riuscire a navigare con relativa destrezza le acque burrascose della politica italiana e internazionale. Per quanto concerne la prima, in pochi, anche tra gli osservatori più esperti e accorti di politica italiana, avrebbero scommesso su di una luna di miele così prolungata tra il governo e gli italiani. Stando infatti ai sondaggi d’opinione, il partito Fratelli d’Italia è dato circa al 29% e, nonostante nelle ultime settimane si senta insistentemente parlare di perdita di consensi o crisi all’interno della maggioranza, il governo pare riuscire ad andare dritto per la sua strada. In relazione alla politica europea e internazionale, il governo continua invece con la strategia della “bassa tensione” con le istituzioni europee, gli alleati storici (NATO in primis). Lo stesso può essere detto per quanto concerne i rapporti con i mercati finanziari, eccezion fatta per la breve parentesi rappresentata dalla tassa sugli extra-profitti delle banche italiane, sostanzialmente ridimensionata in poche settimane.

Per tentare di comprendere meglio i caratteri fondamentali del principale partito di governo, Fratelli d’Italia, e della sua leader, sono apparse nel 2023 tre monografie di sicuro interesse: Fratelli di Giorgia. Il partito della destra nazional-conservatrice di Salvatore Vassallo e Rinaldo Vignati (il Mulino, 2023), Mussolini’s Grandchildren: Fascism in Contemporary Italy dello storico e studioso di estrema destra David Broder (Pluto Press, 2023), seguito dalla recentissima edizione italiana pubblicata da Ponte alle Grazie (leggi la recensione di Samuele Mazzolini), ed infine Brothers of Italy: A New Populist Wave in an Unstable Party System di Davide Vampa, per i tipi della Palgrave Macmillan (2023).

Di quest’ultima pregevole monografia proponiamo quindi in questa sede una breve recensione. In particolare, il lavoro di Vampa si contraddistingue poiché restituisce a Fratelli d’Italia complessità e sfaccettature ideologiche spesso banalizzate, in primis attraverso un’analisi che si avvale di una prospettiva comparativa; ha inoltre il merito di mettere bene in rilievo il ruolo del “laboratorio politico italiano” per un partito che si snoda tra populismo e sovranismo, nativismo e autoritarismo.

Nel primo capitolo Vampa delinea i tratti fondamentali che contribuirebbero a rendere FdI un fenomeno politico sicuramente ascrivibile al populismo e tuttavia più complesso e solo in parte riconducibile a questo. È il frutto di un prolungato lavoro di mediazione tra passato, presente e futuro, e si colloca all’interno del laboratorio politico italiano, con un prisma ideologico caratterizzato, oltre che da tratti populisti, da elementi di nativismo, autoritarismo e soprattutto sovranismo, carattere quest’ultimo sul quale l’autore insiste particolarmente.

Nel secondo capitolo l’autore si sofferma, con un approccio quantitativo e qualitativo, sulle posizioni politiche programmatiche assunte da FdI e sullo sviluppo di queste nel corso del suo primo decennio di vita, mostrandone le dinamiche non sempre lineari che lo hanno condotto da posizioni tipiche di un soggetto politico “outsider” e anti-Ue (nel 2014) a quelle di un partito populista radicale sebbene ancorato all’Unione europea.

Il terzo capitolo dell’opera, dedicato a organizzazione e leadership, mette bene in luce le differenze organizzative tra il Movimento Sociale Italiano e Alleanza Nazionale rispetto a FdI, seppur con alcune continuità. Viene fatto notare che FdI, che conta circa 130.000 iscritti nel 2021, non tiene un vero e proprio congresso programmatico del partito dal 2017 (a Trieste), e si fonda su un circolo di personalità politiche estremamente vicine alla leader e da questa promosse, una sorta di “Atreju generation”.

Nel quarto capitolo l’analisi si concentra su Giorgia Meloni e la sua idea del partito, e come esso non sia mai stato veramente “outsider” o “challenger” del sistema partitico italiano. Tutt’al più FdI si sarebbe alle volte temporaneamente allontanato dal sistema, in altre parole un partito “integrato negativamente” rispetto al mainstream, ma mai davvero “non-integrato”. In questo senso è molto esplicativo il passaggio che Vampa dedica al nodo del governo Draghi:

«[…] By deciding to maintain strong ties with the League and FI, despite not following them in government, Meloni managed to avoid total isolation and at the same time present herself as the only candidate openly aspiring to replace Draghi—no other party dared to challenge the former President of the European Central Bank so openly. Meanwhile, the PD and other centrist parties positioned themselves on the opposite front to strenuously defend ‘the Draghi agenda’ and ensure Draghi’s stay in power. Thus, in the election campaign that followed the fall of his government, they saw in Giorgia Meloni their main opponent: the real anti-Draghi».

Nel quinto capitolo si illustrano le dinamiche che hanno portato FdI a “vincere voti” alla Lega di Salvini, in un gioco a somma zero e fondamentalmente interno alla coalizione di destra, con FdI votato dove MSI e AN non lo sono stati mai, a dimostrazione di un contesto italiano estremamente instabile e mutevole. Vampa ha il merito di ricordarci che nel 2022, per la prima volta, un partito populista di destra radicale è arrivato primo alle elezioni generali in una grande democrazia dell’Europa occidentale e che tuttavia, questa svolta elettorale non è stata del tutto sorprendente. Dal 2013, il sistema politico italiano ha infatti vissuto un periodo di forte volatilità caratterizzato dall’ascesa dei partiti populisti: il M5S aveva trionfato nel 2013 e nel 2018 e la Lega era diventata il maggior partito italiano alle elezioni europee del 2019. Pertanto, FdI ha beneficiato di un contesto elettorale instabile in cui vi era molto spazio per sfidare un “mainstream” indebolito e sempre più mal definito.

Il sesto capitolo analizza il ruolo di FdI nelle istituzioni rappresentative e di governo. Vampa mette bene in evidenza che la premessa a tale ruolo è quella del “ritorno alla politica”, proprio di un partito che, a differenza dei governi che si sono succeduti dal 2011 al 2022, spesso accusati di mancare di legittimità popolare perché non erano scaturiti da un chiaro esito elettorale, si ritrova forte di una coalizione che ha vinto in modo decisivo la competizione elettorale del settembre 2022. Per quanto riguarda il dibattito circa il rischio di “democratic backsliding”, Vampa ritiene che l’ascesa al potere di FdI rappresenti piuttosto un classico caso di inclusione-moderazione. Anche se le intenzioni politiche di FdI fossero più radicali, sostiene l’autore, sarebbe sorprendente assistere a cambiamenti improvvisi e sistemici in una democrazia matura come quella italiana, per di più inserita nel sistema di governance dell’Unione europea. Dopo tutto, sostiene l’autore, altri casi europei ed extraeuropei ci mostrano che sia necessario del tempo per modificare i paradigmi politici dominanti e, nei casi più estremi, smantellare la democrazia liberale.

Nelle pagine conclusive di Brothers of Italy: A New Populist Wave in an Unstable Party System, Vampa ritorna sul dibattito del presunto smantellamento delle democrazie liberali. Pur ribadendo il supporto alla tesi dell’“inclusione-moderazione”, sottolinea tuttavia che le incursioni dei “populist radical-right parties” (PRRPs) stiano incidendo profondamente sul tessuto democratico italiano, che oggi appare più fragile che mai, come dimostrano i dati dell’astensionismo (alle elezioni del 2022, solo il 63% degli elettori si è recato alle urne). Sebbene Vampa ritenga possa essere affrettato o impreciso accusare Meloni, FdI o la destra nel suo complesso, di aver approfittato di questa apatia e smobilitazione generale, l’Italia starebbe attraversando un periodo critico per la tenuta delle sue istituzioni. Questo potrebbe in ultima analisi porre le basi sociali, politiche e culturali per un processo di “democratic backsliding”, con il pieno trionfo di idee e pratiche illiberali.

In conclusione, la monografia di Davide Vampa di Brothers of Italy: A New Populist Wave in an Unstable Party System, risulta una lettura essenziale da contrapporre alle analisi che acriticamente tendono a svalutare alcune precise tipologie di rischi, facendo spesso riferimento alle democrazie liberali come forme di governo che sarebbero dotate degli “anticorpi” adeguati a fronteggiare possibili arretramenti o regressioni democratiche. In questo senso, l’Italia potrebbe invece mostrarsi ancora una volta “laboratorio politico” avanzatissimo per le democrazie rappresentative non più in grado di riconoscere come patogeni i tratti normalizzati dell’illiberalismo e dell’estremismo.

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