L’Almanacco

Bibliografico

 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 n° 58, giugno 2021

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

 

 

a cura del C.R.E.L.E.B.

 

Sommario

 

 

 

 

 

 

v  La Biblioteca Statale di Lucca

     fra tradizione e futuro

              di Marco Paoli……..….……………….........p. 1

v  Recensioni.…………………………………....p. 3

v  Spogli e segnalazioni……………….…...p. 15

v  (indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 42

v  Cronache convegni e mostre …….…p. 43

v  Taccuino………………………………………..p. 49

v  Postscriptum…………………………..…….p. 54

 

 La questione

 

 La Biblioteca Statale di Lucca fra tradizione e futuro

 di Marco Paoli

 

 «L

a Biblioteca Statale di Lucca – al momento della sua fondazione denominata Biblioteca Pubblica e dal 1907 al 1967 Biblioteca Governativa – ha sempre costituito un significativo punto di riferimento culturale per la città, anche quando sarebbe stata affiancata dalla Biblioteca Civica, inaugurata nel 2002. Anzi, il fatto che tale momento venisse preceduto dalla donazione, dopo le opportune autorizzazioni ministeriali, di dodicimila voll. di carattere divulgativo e tecnico-scientifico appartenenti alla Biblioteca, ha rappresentato una programmata differenziazione della missione dei due Istituti. Il radicamento della Biblioteca nel contesto sociale lucchese ha avuto origine da circostanze storiche ben definite che è opportuno richiamare brevemente. La secolare Repubblica lucchese – al tempo della pubblicazione dei muratoriani Rerum una delle tre Serenissime (insieme a Genova e Venezia) cui vennero dedicati altrettanti voll. della grande raccolta – non disponeva di una biblioteca pubblica. Fu così che il 13 novembre 1794, dopo aver incamerato la biblioteca del soppresso monastero dei Canonici Regolari Lateranensi di San Frediano, veniva inaugurato il nuovo organismo, peraltro piuttosto tardivamente rispetto ad altre realtà statuali italiane. La Biblioteca avrebbe da allora seguito, estinta la Repubblica, i mutamenti istituzionali cui fu sottoposta la città, dal regime napoleonico, al Ducato borbonico, al Granducato di Toscana, al Regno d’Italia. Colpita da un terribile incendio la notte del 30 gennaio 1822, con un danno di oltre diecimila voll. perduti, fu sovvenuta dalle generose assegnazioni finanziarie del ducato e dal successivo acquisto della raccolta libraria più importante tra quelle private lucchesi, appartenuta ai fratelli Cesare e Giacomo Lucchesini. Ma fu a seguito del primo comma dell’art. 24 del R.D. 7 luglio 1866, n. 3036, che devolveva il patrimonio librario delle soppresse corporazioni religiose alla biblioteca comunale o statale esistente nella provincia competente, che la Biblioteca vide enormemente accresciuta la quantità e il valore delle proprie raccolte di stampati e manoscritti. Si originava così il carattere che avrebbe contraddistinto l’Istituto, detentore di un cospicuo corpus di incunaboli (711 edizioni e 834 esemplari) e di cinquecentine (oltre dodicimila), all’interno di un fondo di edizioni antiche tra i principali toscani; mentre i manoscritti accolgono rilevanti collezioni (codici miniati tra cui il fondo dei Libri Corali, raccolta genealogica sulle famiglie lucchesi, fondo Lucchesini, fondo Moücke), cui si sono aggiunte successivamente le raccolte di autografi di Giovanni Pascoli e del giurista Francesco Carrara, e di recente un fondo di autografi di Giacomo Puccini. L’Istituto possiede anche manoscritti giustamente famosi, oggetto di continue ricerche e di partecipazioni espositive a livello internazionale, veri e propri cimeli quali l’Herbolarium illustrato dello Pseudo Apuleio (IX secolo; Ms. 296), il codice miniato delle Revelationes di Ildegarda di Bingen (XIII secolo; Ms. 1942) e il Messale Trenta con miniature del Maestro del Libro d’Ore Boucicaut (XV secolo; Ms. 3122). La Biblioteca ha potuto poi contare su autorevoli rappresentanti della razza ormai estinta (Barbieri) dei direttori-studiosi, il grecista Cesare Lucchesini, l’a. dei Commentari della Rivoluzione Francese, Lazzaro Papi, l’ispanista Amos Parducci, e, in epoca a noi vicina, lo storico della stampa Alberto Tinto che la diresse dal 1973 al 1988. Un tale patrimonio documentario, valorizzato e reso fruibile dall’esperienza di generazioni di bibliotecari, ha rischiato di perdere il suo contatto con il territorio e con la comunità degli studi. Com’è ormai noto, la Biblioteca si è trovata in una grave condizione di sotto-organico che ne avrebbe provocato a breve la chiusura, e a cui sembra aver posto riparo un preciso impegno del Ministero della Cultura. Tuttavia, non si può ignorare la vicenda, ulteriore spia, come è stato detto (Ruffini), della critica situazione del sistema bibliotecario italiano, denunciata dal manifesto curato da Edoardo Barbieri proprio contro lo sfascio delle biblioteche del nostro Paese (settembre 2020). Chi scrive può testimoniare come le problematiche della Biblioteca lucchese, al pari che in altre realtà similari, si erano già manifestate anni prima. La riduzione delle risorse economiche assegnate aveva limitato drasticamente gli acquisti, ed era stato appena possibile garantire la prosecuzione degli abbonamenti ai periodici correnti; la catalogazione in SBN del fondo antico, per l’esigua presenza di bibliotecari, era stata in gran parte esternalizzata affidandosi annualmente a un finanziamento della locale fondazione bancaria; e soprattutto non si era potuta realizzare una graduale trasmissione delle conoscenze (anche orali) nei confronti di un personale anagraficamente giovane. Ma le criticità non erano solo rappresentate dalla carenza di personale e di risorse economiche, dato che era chiaramente avvertibile il progressivo calo dei lettori: da una parte la riduzione nella sala di studio riservata di tesisti e di studiosi dovuta al diminuito interesse nei confronti delle ricerche locali e all’oggettivo ‘sfruttamento’ di una parte delle fonti originali; dall’altra l’azione di internet, intesa ovviamente non come accesso alle notizie bibliografiche relative ai libri fisicamente posseduti dalla Biblioteca (OPAC), ma come disponibilità gratuita sul web delle immagini digitali di quegli stessi libri. Quest’ultimo fattore è sempre più destinato, anche una volta cessata l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, a influire negativamente sul numero dei cosiddetti utenti attivi interni, ovvero coloro che frequentano fisicamente la biblioteca utilizzandone i servizi. La questione non è di poco conto, anche se generalmente la letteratura specifica valorizza al contrario l’aumento dell’utenza a distanza quando la riproduzione digitale è promossa dalla stessa biblioteca in relazione ai propri fondi antichi o speciali. Eppure, è stato osservato in linea teorica che la ‘rivoluzione’ rappresentata dalla digitalizzazione e dalla relativa messa online dei libri “rischia di scardinare il ruolo e il concetto stesso di biblioteca come luogo fisico” (Tedesco), e che, nel caso di biblioteche specializzate che hanno garantito l’accesso a distanza agli articoli scientifici, si è assistito a “un forte svuotamento della presenza fisica degli utenti stessi” (Petrucciani, A che servono i bibliotecari prima e dopo Google?). E quasi certamente tra le cause della recente diminuzione dei lettori nelle biblioteche statali, in aggiunta alla possibile contrazione dell’interesse per il libro e la lettura, andrà messa in conto anche la crescente disponibilità sul web di libri e periodici digitalizzati. Ora, tornando alla Biblioteca Statale di Lucca, credo non sia irrilevante che opere di reference particolarmente attrattive per l’utenza locale siano ora consultabili gratuitamente online (Dizionario Biografico degli Italiani, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica di Gaetano Moroni, Grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, Vocabolario della Crusca), come lo sono pure importanti periodici nazionali («Archivio Storico Italiano», «Nuova Antologia», 1866-1940, «Emporium»), e financo antichi periodici di carattere erudito («Giornale de’ letterati d’Italia» di Apostolo Zeno); ma ci si potrebbe attestare sulla «Gazzetta Ufficiale» online, magari sulla serie “Concorsi ed esami”, per trasformare in un pallido ricordo una fetta della passata utenza giornaliera. In realtà, questi sono solo alcuni esempi di una dimensione digitale in continua espansione che avrà sempre più peso sul rapporto quantitativo tra Biblioteca e territorio, con inevitabili conseguenze sul ruolo svolto dall’Istituzione. Ed eccoci alla questione centrale dell’identità di ruolo e di servizio delle biblioteche (Sverzellati, Rivali), e nel caso in esame delle biblioteche storiche di conservazione, e di quale possa essere il loro futuro nell’era digitale. Una delle strategie che la Biblioteca lucchese attua da anni è stata quella di organizzare iniziative espositive, seminari, conferenze, in riferimento al prezioso patrimonio documentario posseduto. A ben vedere, la strada da intraprendere per il futuro non può che essere la valorizzazione del libro quale bene culturale e quindi della raccolta quale giacimento culturale. Un simile obiettivo richiede adeguate risorse economiche dedicate alla conservazione e alla promozione del patrimonio, e investimenti sulla specializzazione del personale (che dovrà ovviamente esistere in numero congruo). Puntare sulla conoscenza più che sull’informazione (Barbieri) consentirà di rispondere alla missione fondamentale delle biblioteche caratterizzate da libri rari e pregiati relativi alle discipline storiche e alle scienze umane. Per tali istituzioni librarie non sussiste (o sussiste in misura assai minore) il doppio vincolo spesso avvertito dai bibliotecari a fronte della nozione di bene culturale: oggetto libro a scapito del contenuto, e conservazione dei beni a scapito della fruizione (Leombroni, Neocentralismo e crisi delle autonomie; La Commissione Franceschini e le biblioteche). Per esse dovrà essere attenuata la portata della seconda tesi enunciata al XXXIV Congresso AIB di Viareggio del 1987 (“Identificare le biblioteche come beni culturali snatura la loro vera funzione di servizi informativi”), anche alla luce della riconsiderazione che ebbe a farne Luigi Crocetti, che l’aveva ispirata (Una cultura di servizio per le biblioteche storiche?).

 

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 Recensioni

 058-A Ascoli (Francesco), La penna in mano. Per una storia della cultura manoscritta in età moderna. Presentazione di Giorgio Montecchi, Firenze, Leo S. Olschki, 2020, pp. VII+228, [8] tav., ill., ISBN 978-88-222-6700-9, € 25. Viviamo in un momento storico di passaggio, in cui molto velocemente si vanno perdendo (o trasformando radicalmente) le modalità di trasmissione del pensiero usate fino a tempi recenti attraverso la scrittura e la tipografia. Dalla stampa a mano si è passati progressivamente a tecniche industriali sempre più raffinate per arrivare alla stampa digitale e alla smaterializzazione del supporto recante le lettere impresse. In tale modo per leggere un qualsivoglia testo si può utilizzare uno schermo su cui riprodurlo o proiettarlo, e questo inizialmente è bastato perché si parlasse della morte del libro (inteso come oggetto) quale medium principale per l’atto della lettura. Col passare degli anni si è constatato invece che l’oggetto-libro non è assolutamente passato di moda, grazie alla sua estrema ergonomicità, praticità e – diciamolo pure – raffinatezza (eh sì, l’analogico in questo campo non conosce rivali), ma è stato affiancato da altri strumenti per la lettura e la ricerca, che in particolari condizioni e per scopi specifici si rivelano essere più efficaci. Differente invece si sta rivelando il destino della scrittura a mano, la cui pratica nel mondo occidentale è sempre più confinata all’ambito scolastico dell’istruzione primaria e secondaria, dove per altro cede progressivamente il passo alla pratica di test – spesso a crocette – eseguiti al computer e quindi con l’ausilio di una tastiera. Non serve in questa sede ricordare come il concetto di memoria, storica e personale, fino a pochi decenni fa fosse di fatto sovrapponibile alla materialità dei reperti del passato e quindi pure con la documentazione scritta reperibile negli archivi, nelle biblioteche, ma anche nelle nostre case: lettere, diari, appunti, annotazioni sui libri, atti di proprietà, documenti commerciali etc. Questo genere di documenti scritti a mano ormai non si produce più, venendosi così a creare un preoccupante vuoto di testimonianze sulla nostra società, paragonabile in qualche misura alla scomparsa della memoria orale in quelle culture in cui la scrittura era (ed è tuttora) ignorata o di uso estremamente limitato. Qui sta il valore principale di questo libro, nel ricordare il ruolo avuto dalla comunicazione manoscritta nella società degli ultimi secoli, data la capillarità e l’estensione di questa pratica assolutamente trasversale, sia pure in dimensioni variabili, nei vari strati della popolazione. Dopo la presentazione di Giorgio Montecchi (pp. V-VII) e una premessa seguita dall’introduzione dell’a. (pp. 3-4, 5-15), il lettore entra nel vivo dell’opera. La struttura del testo è organizzata in cinque capitoli, ognuno riferito a un tema particolare. Il primo, Imparare (pp. 17-82), è dedicato non solamente all’arte dell’apprendere l’abilità dello scrivere nelle varie modalità (scrivere bene o male, in modo calligrafico oppure stenografico), ma anche alla preparazione dei mezzi con cui scrivere, in primis la penna. Comunicare è il titolo del secondo capitolo (pp. 83-99), in cui viene trattato il mezzo principale di comunicazione tra le persone fino alla nascita del telefono e soprattutto delle email: le lettere. Come gli stampati, anche i manoscritti erano spesso destinati alla circolazione e a questo argomento è dedicato il terzo capitolo, Condividere (pp. 101-41): libri, riviste, spartiti musicali, alba amicorum, perfino testamenti e lettere d’addio. Gli scritti in generale possono essere oggetto di collezionismo, come viene evidenziato nel quarto capitolo, Raccogliere, utilizzare (pp. 143-60). Dalla fine del Settecento, e in particolar modo nell’Ottocento, la raccolta degli autografi divenne un vero e proprio fenomeno di costume, che si sviluppò in parallelo con la crescita della grafologia, disciplina nata nello stesso periodo. L’ultimo capitolo, Controllare (pp. 161-92), investiga su come il mondo della medicina abbia considerato la scrittura soprattutto come strumento per diagnosticare fenomeni di patologie mentali, e sullo sviluppo delle figure professionali dei calligrafi e dei periti. Le Conclusioni (pp. 193-212) dell’a. riflettono infine sul problema dell’abbandono della pratica dello scrivere a mano. Corredato di una serie di tav. a colori con immagini di ottima resa grafica, il vol. si chiude con la bibliografia e l’indice dei nomi. – M.C.

 058-B Benedetto Bacchini nell’Europa fra Sei e Settecento. Libri, arti e scienze, a cura di Sonia Cavicchioli – Paolo Tinti, Modena, Panini, 2020, pp. 302, ISBN 978-88-570-1705-1, € 35. Si tratta degli atti dell’omonimo convegno del 2019 (Þ «AB» 50, pp. 37-9), nato per valorizzare figure di illustri ospiti del monastero benedettino di San Pietro di Modena nel cinquecentenario della sua fondazione (1518-2018). «Si ritiene che si possa parlare di storiografia scientifica solo quando lo storico si pone come fine principale una obiettiva ricostruzione del passato, e cerca di realizzarla tramite una rigorosa metodologia che, avvalendosi di fonti criticamente vagliate, confrontate e classificate… lo porta ad affermazioni la cui rispondenza alla realtà è immediatamente verificabile dal lettore. La storia così non è più un genere letterario in cui ricercare valori estetici, né è una palestra di exempla… e tantomeno una serie di argomenti parziali per alimentare la controversistica, ma diventa una “scienza” che tenta di indagare e conoscere… il passato». Con queste parole si apre il saggio di Paolo Golinelli, Benedetto Bacchini alle origini della storiografia scientifica in Italia, posto in exergo del suo vol. Benedetto Bacchini (1651-1721). L’uomo, lo storico, il maestro, Firenze, Olschki, 2003, p. 1. Il discorso prosegue poi con alcune precisazioni: che il metodo era imitato da quello scientifico, nel senso delle nuove scienze della natura di derivazione galileiana; che il modello era costituito dai nuovi studi agiografici dei bollandisti, anche se poi li si accuserà di cedere alla “erudizione”, colpa dalla quale si sarebbe liberata (a parere dei suoi sostenitori) solo una storiografia idealisticamente sublimata; che uno dei maestri di tale rinnovamento fu il benedettino Bacchini. Una figura la cui celebrità è quasi interamente offuscata da quella del suo allievo Ludovico Antonio Muratori, ma la cui centralità, dopo la lucida voce di Arnaldo Momigliano per il DBI (V, 1963) e l’importante serie di studi raccolti nel citato vol. di Golinelli, viene ribadita, con la precisa volontà di moltiplicare i punti di osservazione sulla sua figura, dal presente vol. Il nostro è stato chiamato “balia degli ingegni” a sottolineare la sua funzione, più che di protagonista di un certo momento storico e di una data svolta culturale, di accompagnatore e guida alla stessa a favore di altri; e gli incontri della sua “accademia ecclesiastica” (di lunedì sera) che per lunghi anni tenne nella sua cella non significano proprio questa attitudine maieutica e di guida? Un ruolo che, un po’ per vocazione, un po’ per le condizioni, ritagliò per sé. Professo a Parma nel 1668 dopo gli studi nel locale collegio gesuitico, era appassionato di storia ecclesiastica, per cui più che i giovanili tentativi di riuscire predicatore e oratore, si volse a un interesse assiduo per l’opera dei padri Maurini, nonché a una attenta circolazione all’interno dei vari monasteri della Congregazione, alla ricerca di mss. e documenti. Tale vocazione erudita trova però un’espressione pubblica, oltre che negli scambi epistolari qui ben documentati da Corrado Viola, nell’esperienza della pubblicazione del «Giornale dei letterati», prima con una serie parmense (1686-’90), poi con una modenese (1692, ’93, ’96 e ’97). A tale impegno “pubblicistico”, nel quale si nota l’accostamento tra interessi storici e scientifici, si affiancano anche la pubblicazione di un’opera storica sulla storia di San Benedetto Polirone, nonché l’edizione di Agnello Ravennate, che gli causò non pochi mal di pancia a causa delle contrastanti interpretazioni su certi diritti ecclesiastici connessi con il vescovato di Ravenna. D’altra parte, il Bacchini voleva applicare con rigore il metodo critico di analisi e studio delle fonti, facendosi in ciò aggiornato discepolo dei Bollandisti di Anversa, ma anche loro difensore, quando Daniel Papebroch incorse nella denuncia dei carmelitani per aver pubblicato i risultati delle sue ricerche su sant’Adalberto di Gerusalemme e le origini della regola carmelitana. Mi sia perciò permesso un breve cenno a una figura cui sono affezionato, quella del roveretano Gerolamo Tartarotti di una generazione più giovane, in contatto con Muratori e con Scipione Maffei (entrambi in qualche modo discepoli del Bacchini), acquirente degli Acta sanctorum (a costo di un impegno economico per lui gravosissimo), studioso delle antichità trentine, che si trovò a sostenere un gravissimo attacco dall’autorità del principe-vescovo di Trento per colpa delle sue ricerche sulle origini della chiesa locale, e in particolare drastico ridimensionatore della figura del vescovo Adalpreto, contro le salde opinioni fondate non sui documenti ma sulle convinzioni del francescano Benedetto Bonelli. Sta di fatto che il Bacchini, con la sua assidua attività di ricerca, pubblicò abbastanza poco, lasciando la maggior parte delle proprie opere incomplete e inedite. D’altra parte, il rapporto del Bacchini con le autorità dell’Ordine, pur trovando talvolta estimatori e protettori, non fu sempre idilliaco, anche se certi bruschi trasferimenti furono anche l’occasione per l’avvio dello studio di mss. e documenti antichi per esempio a Bobbio o a Santa Giustina. Il parallelo col Tartarotti torna ancora utile, perché egli fu autore del celebre Congresso notturno delle lammie nel quale demoliva razionalmente le credenze intorno alle streghe (contribuendo così, tra l’altro, alla chiusura degli ultimi processi per stregoneria nella Stiria austriaca). Se negava l’esistenza delle streghe, non altrettanto sosteneva per ciò che riguarda la magia, vista come un fenomeno del tutto reale, coltivata in ambienti intellettuali. È forse in quest’ottica che va letto un episodio curioso della vita del Bacchini, causa di una delle varie “cadute in disgrazia”, questa volta a riguardo del Duca Rinaldo d’Este, di cui era divenuto bibliotecario: sembra infatti che, forse troppo ingenuamente, avesse lasciato copiare dalla biblioteca ducale alcuni testi proibiti, la cui circolazione fu però intercettata dall’Inquisizione, gettando così un’ombra sul materiale conservato dal Duca, che immediatamente e irrevocabilmente volle l’allontanamento del nostro. Evidentemente quei libri di magia premevano assai al Duca e, forse, avevano suscitato anche l’insana curiositas del nostro. Si trattava (come ha studiato il Golinelli in un importante saggio) nientemeno che della Clavicula Salomonis, cioè di uno dei più comuni, se non del più comune, manuale di negromanzia, direttamente indirizzato alle evocazioni demoniache. Ciò era collegato alla ricerca di tesori nascosti (il diavolo sa sempre come procurarsi denaro), ma anche più in generale all’affermazione del potere. Forse ci si dovrebbe allora interrogare piuttosto sulle reali e personali credenze dello “spretato” Rinaldo d’Este (era stato persino cardinale…), personaggio forse più ambiguo e complicato di quanto sembri… Un aspetto nel quale risalta in modo specifico la grandezza del Bacchini è però senz’altro il suo rapporto con l’universo bibliografico, intendendo l’universo bibliografico come centro della ricerca erudita: in tal senso anche il “Giornale” da lui fondato e diretto funzionava come mediazione, non diversamente dalla funzione assunta dal bibliotecario. Paolo Tinti ha soffermato la sua attenzione sul periodo in cui il Bacchini fu bibliotecario di casa d’Este, dal 1697 al 1700, anche se tale interesse si ritrova un po’ lungo tutto l’arco della sua carriera. Innanzitutto, il nostro, sulla scorta del maurino Bernard de Montfaucon, si impegnò nell’opera di curare bibliothecam, con un’attenzione particolare rivolta alla catalogazione dei mss., giungendo a una organizzazione per classi semantiche, estesa poi anche agli stampati. Non meno attento fu nella catalogazione formale, usando la distinzione per nome dell’autore, ma creando indici anche dei cognomi. Oltre alla semplice cura dell’esistente, si occupò (e qui sta certo un elemento significativo della modernità del suo operato) della gestione della biblioteca, preoccupandosi dei nuovi acquisti, dei restauri, di redigere liste dei prestiti. Troppo banalmente si usa talvolta per i migliori intellettuali di questo tempo la definizione di pre-illuministi. A parte che i pre- (pre-socratici, pre-stilnovisti, pre-umanisti…) non esistono, perché nessuno ha coscienza di ciò che verrà dopo, è la mancata comprensione della natura esatta dell’Illuminismo (concentrata per me nell’Encyclopédie) che crea questi equivoci. Si prenda per esempio proprio la voce biblioteca, nella quale viene condannata l’idea stessa di biblioteca, considerata un ammasso polveroso di libri inutili e preteschi e si suggerisce piuttosto di strappare da quella massa di farraginoso materiale librario solo le pagine utili e necessarie, costituendo così una raccolta solo di estratti immediatamente usufruibili. Che poi, naturalmente, questa serie di estratti andasse a identificarsi con l’Encyclopédie stessa e cioè con quello che Robert Darnton ha definito “il grande affare dei Lumi” sarebbe una considerazione da non scartare. Detto anche solo questo, si intende quanto invece l’assidua cura di libri e documenti del Bacchini fosse del tutto aliena da tali prospettive “rivoluzionarie”. Ma torniamo al filone principale di questo intervento. Se la figura del Bacchini appare con più evidenza nei suoi “discepoli” che neppure nelle sue imprese, bene fa Chiara Reatti a soffermarsi sulla figura di Mauro Alessandro Lazzarelli, successore del Bacchini come archivista a Modena, interessato al materiale storico-erudito, ma anche ai possessi e ai diritti del monastero, un po’ come il nostro, quando, relegato alla odiata funzione di amministratore, aveva comunque avuto modo di comprendere e studiare le proprietà del monastero, nozioni poi utili a meglio interpretare i relativi documenti (impresa che ancora una volta scatenò l’ira della nobiltà locale). In conclusione, quindi, la figura del Bacchini risulta dunque oltremodo preziosa per circoscrivere il perimetro di una cultura del primo XVIII secolo che si muove da un semplice rinnovamento dell’erudizione seicentesca verso una visione autenticamente critica della storia. Un modus agendi quant’altri mai lontano dall’impostazione illuminista in senso proprio (quantomeno nell’accezione francese del termine) che fa dei “lumi della ragione” il motore della conoscenza, escludendo così programmaticamente la possibilità stessa di una religione rivelata: sarà semmai la religione stessa a doversi moderare e conformare alle determinazioni, appunto, della ragione. Nonostante qualche dissapore legato ai meccanismi di potere della Chiesa, mi sembra che questi uomini invece, compreso il nostro benedettino assurto persino agli onori dell’abbaziato, erano e volevano restare cristiani autentici, che anzi, nella strenua ricerca della verità storica, vedevano un elemento non secondario della loro stessa missione monastica e sacerdotale. E qui si torna alla citazione iniziale di Golinelli. Chiudono il vol. l’indice dei nomi (allestito da Paolo Tinti, pp. 267-79) e la bibliografia (pp. 281-300). – Ed.B.

 058-C Cavalli (Armando), il giallo e l’Azzurro, edizione anastatica a cura e con introduzione di Antonio Castronuovo; postfazione di Pablo Echaurren, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, 2021, pp. 78, ill., ISBN 978-88-9419-865-2, edizione stampata in 130 esemplari numerati, s.i.p. La voce di Cavalli Armando tratta dal Repertorio dei futuristi di Romagna (Imola, Editrice Mandragora, 2005, pp. 35-8) di Antonio Castronuovo così si apre: «Nato a Faenza il 20 febbraio 1893, coltiva da giovane uno spirito anarchico: è apprendista tipografo, garzone di barbiere, commesso di negozio. Pervaso di passione per i libri, trova infine occupazione stabile come assistente della Biblioteca di Faenza». Ed è proprio la Biblioteca civica di Faenza a conservare tra le proprie collezioni tre copie dell’edizione rarissima e ricercatissima de il giallo e l’Azzurro di Armando Cavalli, stampata nel 1915 dalla tipografia Novelli & Castellani della stessa città romagnola. Gli stessi tre esemplari che rovinano le notti di Pablo Echaurren, tra i massimi collezionisti di futurismo in Italia, così come ci spiega nella divertentissima postfazione Cavalli Armando ospite fisso di «Chi l’ha visto?» all’edizione anastatica qui presentata: «E mi prudono le dita pensando che c’è una biblioteca pubblica che ne possiede tre copie tre. E quante volte abbiamo chiesto se almeno una la cedevano... ma niente. Mica siamo in Amerika dove i musei e le biblioteke, liberi da tabù e condizionamenti patrimoniali, vendono le eccedenze per sopperire alle proprie deficienze» (pp. 74-5). Una frase che spiega molto bene la mente del bibliofilo che per completare la propria collezione sarebbe disposto a tutto, anche, a dar via ‘il tutto’ per il pezzo mancante, da qui il celebre sfogo di Echaurren: «Il mio regno per un Cavalli!». Vista la quasi totale assenza sul mercato antiquario librario non restava far altro che ripubblicare il Cavalli in edizione anastatica. Un sogno cullato negli anni da Antonio Castronuovo, curatore di questo splendido vol. ed esperto di futurismo e sua bibliografia. Suo il già citato Repertorio dei futuristi di Romagna, e suoi Il Futurismo a Imola. Episodi in provincia di un’avventura europea, Imola, La Mandragora, 1998; Armando Cavalli. Futurista o marinettista?, Lugo, Walberti, [2001?]; Il Futurismo a Lugo, Imola, La Mandragora, 2003 scritto a quattro mani con Sante Medri; Nuovi dati sul futurista lughese Alceo Folicaldi, Cesena, Stilgraf, 2006; “Ohè.. Hop!”: Un capitolo del futurismo riminese, Cesena, Stilgraf, 2009; Avanguardia balneare. Figure e vicende del Futurismo a Rimini, Imola, La Mandragora, 2009, per non parlare degli innumerevoli articoli pubblicati negli anni ne «La Piê», la più longeva rivista romagnola diretta dallo stesso Castronuovo dal 2004 al 2018. La Libreria Antiquaria Pontremoli di Milano, che da anni si distingue nel mercato del libro raro proprio per la specializzazione dei suoi cataloghi, sempre molto ben curati, nella vendita di edizioni anche futuriste ha accolto la sfida pubblicando il giallo e l’Azzurro di Armando Cavalli in questa splendida edizione anastatica in 130 esemplari numerati (la copia tra le mie fortunate mani è la numero 13!) alla scadenza dei diritti d’autore. Castronuovo che ha curato l’anastatica spiega nell’introduzione l’importanza del testo e dell’edizione che a dire il vero non è una gran cosa dal punto di vista editoriale: un fascicolo di poche pagine, disadorno e modesto, copertina di cartoncino viola senza alcuna scritta, carta di qualità non eccellente. Così Castronuovo a conclusione dell’analisi autoptica dell’esemplare dell’edizione riprodotta: «Il libro nacque insomma come un prodotto autofinanziato dall’autore: quando Cavalli si recò in tipografia commissionò qualcosa per spendere poco, ottenendo alla fine un modesto risultato materiale. Non così per l’estetica tipografica, che manifesta una certa originalità e per la quale vale chiedersi da dove giunse l’idea» (pp. 10-3). Il testo invece è di aspetto futurista: frasi secche intercalate da pause bianche che si rincorrono sulla pagina, struttura a “parole in libertà”, un’accozzaglia di vocaboli annodati a citazioni di sonorità antroposofica. Infatti, chi ebbe all’epoca il libro per mano disse che era un lavoro dinamico e singolare, ma di non averci capito niente; alcuni non ebbero timori e scrissero su qualche giornale che l’opera era davvero cervellotica. L’edizione di Cavalli uscì in un centinaio di esemplari, di cui si presume se ne siano salvati pochi; un pezzo dunque molto raro, una sorta di mito che ne ha gonfiato il valore. Il curatore individua otto esemplari tutti conservati in biblioteche pubbliche (tre copie alla Manfrediana di Faenza appunto, un esemplare alla Civica “Fabrizio Trisi” di Lugo, uno alla Classense di Ravenna, uno alla Biblioteca del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna, uno si conserva presso la Biblioteca del Centro APICE dell’Università di Milano, e uno alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze). Ed è proprio l’aspetto anonimo e disadorno a renderne difficile l’identificazione. Probabilmente il vol. si trova ammassato tra altri libri da possessori disattenti e ignari di essere detentori di un pezzo raro e ricercato, che nel mercato antiquario librario avrebbe adesso un alto valore economico. Importante è segnalare come l’esemplare oggetto di questa edizione anastatica sia lo stesso «che Francesco Balilla Pratella ricevette in dono da Armando Cavalli con dedica e oggi custodito nel Fondo Pratella della Biblioteca “Fabrizio Trisi” di Lugo di Romagna» (p. 20) a testimonianza di una bella sinergia tra pubblico e privato, a vantaggio ‘pubblico’ di quei collezionisti finora ‘privati’ di questa rarità. – Francesca Nepori

 058-D Chiantore (Giuseppe), L’estetica tipografica e altri scritti sulla tipografia (1871-1879), a cura di Giuseppe Cantele – Alessandro Corubolo, [Monticello Conte Otto], Ronzani, 2020 (Typographica. Documenti, 4), pp. 136, ill., ISBN 978-88-87007-82-4, € 12. Poche notizie si hanno sulla biografia del tipografo piemontese Giuseppe Chiantore (1814-1902), se non che svolse il proprio apprendistato presso i tipografi torinesi Carlo Chirio e Carlo Mina (ringraziati ed elogiati nell’introduzione al testo qui presentato) che lo preparò a una brillante carriera prima ad Alba (ottenne il brevetto dal 1839 per poi fondare, insieme a Gioacchino Sansoldi, la Tipografia Chiantore e Sansoldi), poi a Pinerolo (in qualità di Tipografo del Municipio e di Sua Maestà) per fare infine ritorno a Torino alla direzione dell’Unione Tipografica fondata da Giuseppe Pomba. Fu autore di pochi scritti, di cui il più significativo è sicuramente la Dissertazione estetica, pubblicata nel 1874 come appendice alla Prefazione al Manuale tipografico di Giambattista Bodoni curata da Salvatore Landi (Firenze, Tipografia della Gazzetta d’Italia) e qui per la prima volta ristampata. Il vol. è il quarto titolo della collana Typographica. Documenti della casa editrice Ronzani (sulla cui attività si veda l’intervista al suo fondatore Giuseppe Cantele sul “Canale dei libri”), che raccoglie brevi testi di insigni personaggi legati al mondo del libro e della tipografia, perlopiù otto-novecenteschi, ristampati in edizioni molto curate dal punto di vista grafico-estetico ma non per questo poco accessibili economicamente. La Dissertazione, dunque, è divisa in quattro parti principali (L’arte, Il tipo, Lo stile, La forma e i suoi mezzi), più una Conclusione. L’arte (pp. 17-8) è un breve elogio della tipografia, sia della sua componente estetica, sia di quella meccanica «basata sull’infallibilità del numero»; Il tipo (pp. 19-24) ricostruisce brevemente l’invenzione e lo sviluppo dei principali stili di caratteri tipografici e dei loro inventori, con commenti dedicati in particolare a Manuzio, Didot e Bodoni; Lo stile (pp. 25-34) è un approfondimento sull’estetica dei caratteri, da quella classica (che vede in Bodoni il suo massimo esponente) a quella “di fantasia” (che esce cioè dai canoni prestabiliti grazie all’estro del singolo tipografo) passando per quella “composta” (che combina stili antichi e moderni); La forma e i suoi mezzi (pp. 35-57) compie infine un interessante paragone tra la composizione di un libro e una struttura architettonica, e tratta le diverse proporzioni per esempio dei frontespizi, delle copertine, dei titoli, degli ornati, delle prefazioni e dediche, ecc. Non si tratta dunque, per stessa ammissione dell’a., di un «trattato o manuale tecnico dell’arte», ma una – appunto – dissertazione dei progressi nel campo della tipografia con alcune considerazioni legate all’estetica e alla grafica delle edizioni che dimostrano l’assoluta competenza e preparazione dell’a. Il modello al quale Chiantore fa sempre riferimento è Giambattista Bodoni, «sommo Caposcuola dell’Arte classica tipografica italiana», più volte citato nel testo (ma ciò non sorprende, vista anche l’occasione prima citata in cui la Dissertazione fu pubblicata originariamente). La seconda parte del vol. raccoglie gli altri scritti di Chiantore sulla tipografia, tutti pubblicati in forma di lettera sulla rivista «L’Arte della Stampa» dal 1871 al 1879 che trattano temi relativi sempre all’estetica tipografica e qualche considerazione in merito all’Esposizione tipografico-industriale di Milano del 1879, della quale l’a. fu corrispondente proprio per la rivista fondata da Salvatore Landi. Di grande interesse è quindi questa nuova operazione editoriale che per la prima volta ristampa e raccoglie tutti gli scritti di Giuseppe Chiantore, restituendo dunque agli studiosi, ma anche agli appassionati, le considerazioni di uno dei più rilevanti tipografi italiani dell’‘800. In chiusura di vol. un’appendice con alcune recensioni alla Dissertazione, pubblicate sempre su «L’Arte della Stampa» e una sezione che riproduce alcuni tra i più eleganti frontespizi di edizioni bodoniane, utili per meglio comprendere nella pratica le valutazioni teoriche trattate nel libro. – P.S.

 058-E Faggiolani (Chiara), Come un Ministro per la cultura: Giulio Einaudi e le biblioteche nel sistema del libro, con una prefazione di Paolo Traniello, Firenze, FUP, 2020 (Biblioteche & bibliotecari, 4), pp. XIX+347, ISBN 978-88-551-8133-4, 19,90. Un elenco serrato di aggettivi qualificanti il protagonista, Giulio Einaudi, fondatore a Torino nel 1933 della omonima casa editrice, avvia la narrazione per concludersi con la parola ‘ossimoro’: la chiave per capirne la personalità e l’eredità in vari ambiti. Di questi l’a. non tratta dell’esperienza di editore né traccia la storia del glorioso marchio tipografico, oggetto entrambe di molteplice e vasta bibliografia, mentre ricostruisce il contesto e le vicende della fondazione della Biblioteca civica “Luigi Einaudi”, la biblioteca di Dogliani, donata da Giulio al comune d’origine della famiglia dopo la morte di Luigi, avvenuta il 30 ottobre 1961. Alla proposta del Comune di onorare la memoria del padre, economista e governatore della Banca d’Italia, membro dell’Assemblea costituente, senatore e ministro, quindi Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955, il figlio Giulio risponde con un monumento ‘vivo’, creando un centro culturale per lo sviluppo della comunità, inaugurato il 29 settembre 1963. Questa “microstoria” si rivela, tuttavia, da subito, qualcosa di più. Grazie a un’approfondita ricerca, l’a. offre del progetto e della realizzazione della biblioteca di Dogliani una lettura nuova: non si trattò di una istituzione ‘paracadutata’ in un contesto di provincia, arretrato economicamente e culturalmente, come tanti altri in Italia, di un innesto non riuscito (per usare una espressione che rievoca le radici langarole, “terragne”, del protagonista). Piuttosto, le numerose fonti documentarie, molte inedite, recuperate dall’a. insieme con ‘le parole’, i discorsi pubblici di Einaudi e la pluralità di voci (40 le interviste somministrate a testimoni diretti, gli “attivatori di memoria”), riescono a dimostrare come questa vicenda sia profondamente legata ad alcune idee radicate in Giulio (l’editoria come servizio pubblico, la cultura come campo di azione politica e la concezione del libro quale sistema articolato ma unitario) e anche che si trattò di un prototipo ideato per la realizzazione di un progetto molto più ampio e ambizioso, che si tentò almeno per alcuni anni. Einaudi e il gruppo dei suoi collaboratori (è una storia corale che include almeno Bruno Zevi, l’architetto, Paolo Terni, uomo di fiducia di Giulio e Duccio Troni, bibliotecario) disegnarono un modello di biblioteca civica innovativo non solo dal punto di vista architettonico, ma anche delle collezioni, dei servizi oltre che della gestione, prevedendo un coinvolgimento diretto della comunità di riferimento, appunto da esportare in tutto il Paese, favorendo così la nascita di un sistema nazionale di servizi bibliotecari territoriali, infrastruttura complementare al mondo della scuola, ma frutto della collaborazione di diverse figure dal mondo del libro (editori, autori, librerie, biblioteche, lettori e istituzioni pubbliche). Il vol. si articola in cinque capitoli, per chiudersi con una bibliografia e l’indice dei nomi. Nel primo capitolo (Il prototipo ibrido di Dogliani) vengono analizzate le diverse componenti all’origine della ideazione e progettazione della Biblioteca: un’indagine sulla situazione della pubblica lettura nella provincia di Torino, l’idea di biblioteca come centro di servizi culturali, la filosofia del progetto architettonico di Zevi, il canone bibliografico einaudiano (il catalogo), la centralità della partecipazione della comunità. Il secondo capitolo (L’origine del progetto) viene definito dall’a. una parentesi (le “nicchie” dello storico), necessaria per chiarire le origini, le radici della visione di biblioteca e di cultura di Giulio Einaudi: sono oggetto di approfondimento il contesto familiare, la formazione al Liceo d’Azeglio e in particolare l’influenza di Augusto Monti, quindi la fondazione della casa editrice di cui vengono evidenziati soprattutto i paradigmi ancestrali, i tratti connotanti il lavoro editoriale (riassunti in: cervello collettivo, coinvolgimento del pubblico, concezione unitaria del libro ossia armonia tra oggetto e contenuto) che Giulio mostrò trasferire anche nel progetto della biblioteca di Dogliani. Il terzo capitolo (Il “discorso di fatti” per la pubblica lettura: da Dogliani al Paese) illustra, anche con l’ausilio del riferimento agli interventi pubblici di Giulio rivolti ad altri interlocutori, bibliotecari ed editori in primis, l’intensa attività condotta da Einaudi per provare a estendere il progetto di “biblioteca minima” da Dogliani a livello nazionale: se l’accoglienza delle proposte da parte dei bibliotecari rimase tiepida, almeno fino alla pubblicazione della Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata, quella degli editori apparve inizialmente più unanime, ma nei fatti priva di conseguenze o “iniziative concrete”. Sono considerate anche le iniziative di Einaudi per stabilire un dialogo con i referenti politici, a vari livelli, nella ricerca di superare i confini tra contesti professionali e tecnici diversi e di superare l’immobilismo statale nel settore del libro allo scopo di adeguare lo sviluppo culturale dell’Italia al boom economico e alla rapida trasformazione sociale in atto in quegli anni. Chiude il capitolo una breve ricostruzione della storia della biblioteca comunale di Beinasco, progettata sul modello di Dogliani, unico esempio di replica di quella esperienza. Nell’appendice (pp. 173-217) sono trascritti alcuni interventi pubblici di Einaudi del periodo che va dal dicembre 1962 al settembre 1968, oltre a due suoi promemoria, indirizzati uno a Pasquale Saraceno, l’altro al Ministro Gui. Nel quarto capitolo (“Perì di noi gran parte”. Il silenzio dell’editore e la piantumazione degli edifici) l’iniziale suggestione dell’ossimoro è approfondita nel prendere in esame il precipitare dell’editore in quello che viene definito il ‘silenzio’, dopo tale attivismo ed entusiasmo a esprimere la crescente disaffezione per il progetto di un sistema nazionale di servizi bibliotecari territoriali. Parallelamente sono prese in considerazione altre esperienze, legate in qualche modo all’esperienza di Dogliani: i centri culturali del Formez e le biblioteche di quartiere di Modena, per valutarne l’eredità rispetto alla vicenda piemontese. Trova spazio in questo capitolo anche una riflessione sulla Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata e sul dibattito che ne nacque nel contesto biblioteconomico. L’appendice finale reca il testo degli interventi del periodo ottobre 1969-marzo 1977, più esigui del precedente quinquennio, che testimoniano anche ‘quantitativamente’ la disillusione dell’editore di poter incidere sulla questione. Il quinto e ultimo capitolo reca le conclusioni (Giulio Einaudi “come un Ministro per la cultura”) dell’a. che è riuscita a illuminare un esempio importante, tra altri, non solo di mecenatismo legato a una comunità, ma di grande slancio progettuale in favore dello sviluppo culturale dell’intero Paese, come lo furono l’esperienza di Adriano Olivetti (rievocata dall’a. nel vol.) e di Virginia Carini Dainotti a Borgomanero (magistralmente ripercorsa da Traniello nella Prefazione); l’a. è riuscita a raccontare la storia dei libri e delle istituzioni bibliotecarie che se ne curano, da un altro punto di vista, quello dello «spazio di confine tra editoria e biblioteche». – Tiziana Stagi

 058-F Gehl (Paul F.), Chicago modernism & the Ludlow Typograph. Douglas C. McMurtrie and Robert Hunter Middleton at Work, Newtown (Australia), Opifex, 2020, pp. X+128, ISBN 978-0-64868-071-0, $ 45. Tanto per cominciare, occorre ricordare che Chicago è stata (ed è) la capitale della stampa negli Stati Uniti, non solo nel senso della produzione di giornali, ma proprio dell’industria tipografica. Mi impressionò molto (quando ebbi l’opportunità di studiare presso la Newberry Library) scoprire che l’intero fondo librario con segnatura Wing (vedi The Newberry 125. Stories of Our Collection, Chicago, 2012 Þ «AB» 28, 211) è costituito da edizioni e materiale tipografico raccolti come esempi reali messi a disposizione degli esperti di design e caratteri dell’industria tipografica locale. In quest’ottica si intende meglio perché un raffinato studioso del libro rinascimentale come Paul Gehl, Curator Emeritus della Newberry Library, si sia dedicato a studiare questo momento della storia della tipografia novecentesca (anche se credo l’occasione scatenante sia stata l’acquisizione delle carte di McMurtrie da parte della Newberry nel 1995). Ma cos’è il Ludlow Typograph? Il sistema inventato a Chicago nei primissimi anni del Novecento da Washington I. Ludlow voleva fornire alle piccole tipografie una macchina fonditrice-compositrice molto più semplice, piccola ed economica di una Linotype, permettendo inoltre il trattamento anche di caratteri di corpo di grandi dimensioni, cosa non possibile con l’apparecchiatura concorrente. Quello Ludlow era però in sé un ambiente chiuso ovvero un sistema proprietario in cui sia la macchina sia le serie di caratteri dovevano essere prodotti dalla stessa azienda. Questo obbligò la Ludlow Typograph Company a creare proprie serie di caratteri: qui si innesta la storia del contributo dei due grandi disegnatori qui studiati. Middleton (1898-1985) entrò nell’azienda quale collaboratore del suo maestro alla School of the Art Institute Ernst Frederic Detterer proprio per realizzare una serie (“Eusebius”) che riprendesse i tipi jensoniani, per rispondere alla concorrenza del carattere “Centaur”, lanciato in quegli anni. Ben presto si comprese però che il contributo di questi giovani disegnatori (si considera anche McMurtrie, 1888-1945, che fu autore anche di numerosi articoli teorici: vedi pp. 17-8) sarebbe stato piuttosto quello di tradurre nella tipografia americana gli elementi di rinnovamento grafico che venivano dall’Europa, operando però innanzitutto una precisa scelta che, abbandonando ciò che di più decorativo si trovava nell’art nouveau, portava a una lettura piuttosto “espressiva” con caratteri efficaci, fortemente comunicativi, in cui il nero era ben segnato. La polizza Ultra-Modern rappresenta un punto d’arrivo della grafica anni ’20 e ’30. Alle pp. 27-46 è riprodotto una rarissima (e splendida) plaquette-mostra di caratteri, opera di McMurtrie (Some modern Ludlow typeface, 1929) in cui palesemente il grafico si rifà alla modernità di artisti come Cézanne o Picasso, sottolineando il rapporto con l’essenzialità delle forme geometriche e la loro funzionalità a richiamare attenzione e comunicare contenuti: «Possiamo definire gli elementi essenziali di un carattere che sia profondamente e veramente moderno… Esso deve ultimamente avvicinarsi alla semplicità del disegno, allontanando da sé ogni inutile fronzolo, fossero anche le grazie… le linee diritte devono essere preferite alle curve che, quando necessarie, devono essere geometriche nella loro semplicità» (p. 47). Se “Futura” di Paul Renner aveva rappresentato il migliore e più potente prodotto del disegno tedesco (die Schrift unserer Zeit, “il carattere del nostro tempo”, così veniva pubblicizzato) divenendo sul mercato americano “il carattere di oggi e di domani”, tanto da conquistarsi fino agli anni ’50 lo status iconico del design moderno (vedi le prime scene del film Suburbicon!), le creazioni della Ludlow contribuirono a trovare una via americana alla modernità grafica, spingendosi poi con Middleton a una stupefacente varietà di proposte grafiche nelle quali il continuo riferimento alle proporzioni romane o ai caratteri bodoniani conferiva la capacità di conservare un equilibrio “classico” pur nella continua innovazione, come dimostra anche la bibliografia secondaria sul tema, qui discussa alle pp. 105-16. – Ed.B.

 058-G Lettere per una nuova cultura. Gianfranco Contini e la casa editrice Einaudi (1937-1989), a cura di Maria Villano, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2019, pp. LXXV+716, ISBN 978-88-8450-916-1, [s.i.p.]. Era il 12 maggio 1934 quando Carlo Emilio Gadda scriveva a Silvio Guarnieri di aver conosciuto «a Roma […] Gianfranco Contini, critico e poliglotta e pozzo di scienza a 22 anni, e ne siamo tutti un po’ emballés» (p. XII). Un po’ emballés, un po’ entusiasti. E doveva aver avuto la stessa sensazione anche Eugenio Montale, che solo un anno più tardi scriverà alla “sua” Irma (Brandeis): «Gianfranco Contini is a good fellow, full of life. He knows everything […]. The strange is that he is a son of the Capostazione of Domodossola. He speaks (Gianfranco) fluently catalano, portoghese, olandese, rumeno ecc. oltre a tutte le lingue europee, dialetti antichi franco italiani, vecchio e nuovo provenzale etc. etc. Age: 23 years!» (p. XIII). In questo stesso periodo, e cioè nella seconda metà degli anni Trenta, nasceva (anzi, sbocciava) il rapporto tra il giovane portento domese, classe 1912, vero e proprio enfant prodige della critica letteraria italiana e la casa editrice di Giulio Einaudi. Un sodalizio epistolare e filologico lungo più di mezzo secolo, tra alti e bassi, tra felici entusiasmi e rispettose amarezze. Maria Villano ha il merito di aver finalmente raccolto (in un vol. poderosissimo, bisogna dirlo) ben 681 lettere (molte centinaia delle quali inedite) del maestro Contini e dei tanti attori che hanno orbitato attorno al segno dello struzzo torinese, raccogliendo pure l’eredità di una pubblicazione del 1990 che aveva portato alla luce il carteggio del periodo 1945-54 (Lettere all’editore 1945-1954, a cura di Paolo Di Stefano Einaudi). È con la forza dirompente di un fiume in piena che cerca e pretende di saltar fuori dagli argini, di conquistarsi terreno, che il sempre studioso professor Contini, negli anni forse appiattito alla triste bidimensionalità dei suoi scritti, diventato figura retorica (metonimia: «ho da studiare/preparare/leggere il Contini», con l’articolo), rinasce e ritorna umano tra gli umani. Non più “solo” il filologo ma ci appare il Contini-uomo. È quindi il profilo di un uomo speciale, certo, ma pur sempre di carne e ossa, quello che viene qui tracciato, grazie all’unione di due raccolte documentarie: quella dell’Archivio Einaudi e quella custodita dalla Fondazione Ezio Franceschini. Un agile commento della curatrice accompagna, a pie’ di pagina, tutte le lettere proposte al lettore in ordine diacronico, che datano dal 2 luglio 1937 al 4 ottobre 1989. A completamento del vol., un’utile introduzione (pp. IX-LXX) e una nota ai testi (pp. LXXI-LXXIV), un corposo regesto (pp. 587-661), una densa bibliografia (pp. 663-90) e, in fine, un utilissimo indice dei nomi. – Ar.L.

 058-H Pearson (David), Provenance Research in Book History. A Handbook, Oxford-New Castle, Bodleian Library-Oak Knoll Press, 2019, pp. XI+436, ill. col., ISBN 978-1-85124-510-9, s.i.p. I 25 anni intercorsi tra la prima e la seconda edizione di questo Handbook hanno visto un crescente interesse per gli studi sulla provenienza; conseguenze dirette di tale attenzione sono stati la nascita di numerosi progetti dedicati nello specifico al censimento dei segni di possesso e alla ricostruzione delle raccolte storiche, ma anche un maggior impegno nella rilevazione dei dati di esemplare a livello delle singole istituzioni bibliotecarie che conservano un patrimonio antico. Il repentino sviluppo tecnologico, la possibilità pressoché illimitata di comunicazione garantita dalla rete e la sempre maggiore disponibilità di copie digitali liberamente fruibili online, inoltre, contribuiscono a delineare un contesto del tutto differente rispetto a quello del 1994, anno in cui fu pubblicata l’opera per la prima volta. Se tuttavia aumentano i dati, la disponibilità e le possibilità, «the basic historical facts about the evolution of bookplates, or bookbindigs, have not changed» (p. IX); allo stesso modo non sono mutate le competenze richieste allo storico del libro: competenze che devono essere necessariamente varie, come varie sono le tipologie di segni che egli dovrà esaminare e, possibilmente, interpretare. A ognuna di queste “evidenze” l’a. dedica quindi un capitolo del suo manuale, partendo (capitolo 2, dopo il primo di Introduzione) dalle iscrizioni, siano esse note di possesso, indicazioni di prezzo, motti, annotazioni e segni di lettura; di particolare interesse qui il breve paragrafo dedicato ai “codici” dei librai, dato spesso di difficile interpretazione e soventemente ignorato. Il capitolo seguente è invece dedicato all’ex libris, di cui l’a. ricostruisce anche, per sommi capi, la storia, elencando inoltre le principali tipologie stilistiche, oltre a segnalare le biblioteche che conservano le collezioni più significative (limitandosi però all’area britannica). Il capitolo 4, estremamente breve, è dedicato ai timbri, di cui vengono descritte le principali tipologie (ma non si cita l’uso di timbri a olio); il successivo, più ampio, alle legature: qui tutta l’attenzione si concentra sul tipo “alle armi”, a esclusione di un brevissimo accenno alla possibilità di informazioni riguardanti il legatore riscontrabili nelle legature decorate a freddo, e a un paragrafo dedicato ai tagli come luoghi che possono accogliere attestazioni di possesso. Terminata la trattazione relativa ai segni materialmente rilevabili sul libro, l’a. passa a trattare di altre fonti collegate ai provenance studies. Il capitolo 6 è infatti dedicato ai cataloghi d’antiquariato e alla loro importanza per la ricostruzione della storia degli esemplari; il capitolo comprende anche una lista di case d’asta e di librai antiquari. I capitoli 7 e 8 sono invece dedicati rispettivamente ai cataloghi di biblioteche private e agli indici di provenienze conservati nelle biblioteche inglesi. Il capitolo 9 si concentra, di nuovo brevemente, su araldica e paleografia come discipline imprescindibili negli studi di provenienza, ma indica anche alcune fonti utili per l’identificazione di possessori come le liste di laureati presso le università inglesi ed elenchi di religiosi; l’ultimo capitolo, infine, consiste in una bibliografia selezionata di studi sulle provenienze e sul collezionismo librario: una lista in gran parte relativa al mondo anglosassone ma non solo, senza che però ne siano esplicitati i criteri di compilazione (mancano per esempio studi sul contesto italiano, ma anche tedesco, spagnolo e olandese, è invece presente un’opera dedicata al collezionismo librario in Norvegia). Chiudono il vol. una Appendice che registra parecchi motti di collezionisti inglesi e un Indice dei nomi. Ogni capitolo, il cui testo è accompagnato da numerosissime immagini a colori, include una bibliografia, in alcuni casi ampia, in altri piuttosto concisa, ma in larga parte relativa all’ultimo ventennio. Questa è riferita quasi esclusivamente all’area anglosassone, così come lo sono i casi presentati, gli esempi, i possessori e i collezionisti citati… un ambito ristretto che si giustifica in parte con il fatto che l’opera sia, come da titolo, essenzialmente un manuale, uno strumento utile a chi debba occuparsi della ricostruzione della storia di un vol.: significativo in tal senso è l’elenco di domande e risposte (p. 17) collocato nelle prime pagine: (Domanda) “cerco di identificare un ex libris” (Risposta) “vedi il Cap. 2”. In questo senso fornire un elenco di fonti non necessariamente circoscritto avrebbe condotto alla redazione di un’opera enciclopedica più che di un’agile guida. Sorprende piuttosto lo scarso spazio dedicato alle legature, di cui nulla si dice riguardo alle tipologie e alle tecniche di produzione: non dati strettamente riguardanti il possesso, certo, ma comunque riferiti a una fase di vita del libro che può in certi casi essere ricostruita; la scelta, pur oltretutto, pare in netto contrasto con il caso degli ex libris, di cui sono citate e descritte le varie tipologie stilistiche. L’opera appare comunque significativa se riferita al mondo anglosassone, specie nelle sue parti dedicate al commercio librario. – F.F.

 058-I Saggini (Romilda) – Paolo Ramagli, Libri antichi tra Savona e Albenga. Inventari cinquecenteschi e catalogazione dei fondi di due diocesi liguri, introduzione di Edoardo Barbieri, Udine, Forum, 2020 (Libri e Biblioteche, 45), pp. 590, ill. b/n, ISBN 978-88-3283-217-4, € 35. L’Italia è davvero un paese dal patrimonio culturale immenso, anche se spesse volte giace abbandonato in qualche luogo misconosciuto, sepolto sotto strati di polvere o lontano dalla portata dei più. Il vol. allestito da Romilda Saggini e Paolo Ramagli è l’esito concreto di un ampio progetto orientato alla valorizzazione del patrimonio librario del Ponente ligure, finanziato dalla Fondazione Agostino de Mari di Savona, da anni apprezzata realtà filantropica. E che la storia tipografica e culturale di questo particolare territorio fosse meritevole di attenzione, era già stato ampiamente documentato da numerosi contributi, da ultimo quello di Edoardo Barbieri (che qui firma l’introduzione) sulla Polyanthea di Domenico Nani Mirabelli (Þ AB57-030). Il presente vol. mira a colmare una lacuna negli studi bibliografici, offrendo una panoramica molto ampia sulla circolazione e conservazione libraria tra Savona e Albenga durante il XVI secolo. L’opera procede su un doppio binario: da un lato, infatti, viene proposta l’edizione di alcuni inventari di libri (pp. 63-143, con la trascrizione integrale di fonti locali e vaticane, mutuate da RICI – Ricerca sull’Inchiesta della Congregazione dei libri proibiti); dall’altro, invece, presenta un censimento di antichi fondi librari presenti in loco, di cui talvolta il pubblico non conosceva la reale consistenza, perché talvolta i luoghi di conservazione non sono materialmente accessibili (pp. 157-491). L’acquisizione certamente più importante riguarda un nucleo librario appartenuto al convento savonese di S. Giacomo, un illustre istituto di epoca rinascimentale, voluto da papa Sisto IV e poi sostenuto anche da Giulio II. Nonostante fosse nota la presenza di un’importante biblioteca, apparentemente nessun libro di quella collezione sembrava essersi conservato fino ai giorni nostri. Le attuali ricerche hanno consentito di individuare alcuni libri (malconci, ma prontamente fatti restaurare dalla stessa Fondazione de Mari) presso il seminario vescovile di Savona. La restante parte della collezione andò incontro a un progressivo smembramento: grazie a una lettera di un frate ottocentesco, si è venuti a conoscenza di alcuni voll. spediti dal monastero ligure verso ai padri dehoniani a Bologna; altre tracce indicano che una sessantina di codici presero la via della Spagna e oggi, con buona probabilità, si trovano all’Escorial. La seconda parte dell’opera, dopo una nota d’insieme che fornisce informazioni sulla storia delle istituzioni ospitanti e alcune statistiche di carattere generico (pp. 157-76), propone un catalogo di incunaboli (33) e cinquecentine (1.107) conservate nelle Diocesi di Savona-Noli e Albenga-Imperia (pp. 177-541). Ciascuna scheda descrittiva segue le norme ISBD(A) e REICAT, seppur con qualche modifica alla punteggiatura. A voler essere pignoli, sarebbero state più apprezzabili delle particolareggiate schede bibliografiche, ma considerato il vasto numero di edizioni descritte, la soluzione risulta comunque funzionale e sufficientemente sintetica per farsi un’idea sulle caratteristiche materiali, ma soprattutto sulle provenienze e gli antichi possessori. Su quest’ultimo aspetto, meritano una menzione i 24 libri appartenuti a Giovanni Lorenzo Baldano (poeta e musicista savonese, amico del Chiabrera), abituato a vergare le pagine iniziali o finali dei suoi voll. con una serie di crittogrammi, dietro ai quali si cela sempre un elogio alla moglie. Ma a Baldano doveva essere appartenuto anche un preziosissimo esemplare del Libellus de natura animalium, Savona, Giuseppe Berruerio, 1524: si veda in merito Filippo Noberasco, Cose interessanti della Civica Biblioteca Savonese, Savona, Tip. Savonese, 1932, pp. 9-13. In ultima analisi, non c’è alcun dubbio che il vol. riuscirà ad agevolare futuri studi bibliografici di ambito locale ma, al contempo, dimostra anche quanta ricchezza e cultura si possano trovare sul nostro territorio, purché adeguatamente tutelate e valorizzate. In calce al testo è presente un vasto apparato di indici: intestazioni principali e secondarie; editori e stampatori; luoghi di pubblicazione; possessori e provenienze (pp. 541-76). Una presentazione del vol. è inoltre disponibile online sulla pagina Facebook de Il Letimbro. – D.M.

 058-L Sonzini (Valentina), Cominus et eminus. La tipografia alla campana. Annali di Vittorio Baldini e delle eredi (Ferrara, 1575-1621), introduzione di Angela Nuovo, Milano, Biblion, 2019 (Civiltà del libro, 2), pp. 706, ill. b/n, ISBN 978-88-33830-30-8, € 38. La figura di Vittorio Baldini, editore, tipografo e libraio attivo a Ferrara nell’ultimo quarto del Cinque e nel primo Seicento, non è secondaria nel contesto italiano dell’epoca. Pur collocandosi in un centro periferico e di certo subalterno a Venezia, peraltro in un delicato momento di passaggio da capitale di un ducato a provincia dello Stato della Chiesa, l’attività di Baldini produsse, in realtà, importanti edizioni, prima fra tutte la Liberata tassiana del 1581, problematica sia dal punto di vista bibliografico-editoriale sia da quello testuale. Perfettamente in linea con il contesto coevo, oltre a rilevanti imprese, la produzione della campana annovera anche un ampio ventaglio tipologico che va dal foglio volante istituzionale all’edizione popolare, fino alla stampa musicale che se non rappresenta una vera e propria specialità della tipografia, è comunque non ovvia. Il corposo vol. di Valentina Sonzini aiuta a entrare nel mondo di Baldini e della Ferrara del tardo Rinascimento da un lato tracciando un ampio e documentato profilo del tipografo, dall’altro fornendone gli annali tipografici, che si estendono anche, in serie distinte, alla produzione delle eredi e di uno dei figli (Girolamo). La consistente mole di prodotti tipografici in gioco (quasi 630 edizioni solo per la serie principale) è d’ostacolo alla completezza e all’esaustività dell’impresa, che onestamente l’a. denuncia come «un canovaccio sul quale sono stati segnati alcuni punti di riferimento» (p. 233). E, infatti, diversi punti problematici, sul fronte tanto editoriale quanto commerciale, restano ancora senza soluzione, anche per una certa ritrosia delle fonti a soddisfare le curiosità del bibliografo. Lo stesso vale per alcuni rapporti strategici, come quello messo in luce dal matrimonio tra Vittorio Baldini jr. e Isabella Ciotti, figlia di Giovanni Battista, un’importantissima figura della piazza veneziana non per nulla oggetto degli interessi di uno studioso del calibro di Dennis Rhodes. Il vol. si apre con un saggio di Angela Nuovo, che ben conosce il contesto ferrarese cinquecentesco e che qui ne offre un breve spaccato. Seguono alcuni corposi capitoli in cui l’a. affronta il tema da varie angolazioni: dalla vicenda biografica ai materiali tipografici, dalle strategie editoriali al commercio librario, dalle illustrazioni ai paratesti. In appendice a questa prima parte si offrono in trascrizioni alcune fonti documentarie (testamento di Baldini, corrispondenza con Giovanni Battista Laderchi e altri documenti, tra cui la corrispondenza degli eredi) e la trascrizione facsimilare delle dediche, avvisi al lettore ed errata sottoscritti direttamente da Vittorio. Si passa poi agli annali tipografici veri e propri, che propongono un modello vicino a quello di Edit16 e di SBN, ma con la sistematica trascrizione facsimilare di parti significative e la rilevazione della fascicolatura. In calce un minimale apparato iconografico con alcuni frontespizi. Alla bibliografia e all’elenco delle fonti documentarie fa seguito, in chiusura, gli indici dei nomi che figurano nella parte storica e negli annali. Assolutamente da rivedere la grafica, con i titoli correnti e i titoli dei capitoli in carattere diverso da quello del testo. – L.R.

 058-M van Els (Ad), A Man and His Manuscripts. The Notebooks of Ademar of Chabannes (989-1034), translated by Thea Summerfield, Turnhout, Brepols, 2020 (Bibliologia. Elementa ad librorum studia pertinentia, 56), pp. 337, ill. b/n e col., ISBN 978-2-503-58779-0, € 90. Il vol. studia i taccuini del monaco francese Ademaro di Chabannes, grammatico e storiografo vissuto tra il 989 e il 1034, oggi racchiusi nel ms. Leiden, Universiteitsbibliotheek, Vossianus Latinus Octavo 15 (= VLO 15). In realtà questo libro, frutto di più di quindici anni di lavoro, va ben oltre lo studio del contenuto di più di sessantacinque testi e disegni del monaco medioevale, che spaziano – come ben sintetizzato nell’Appendix 4 (pp. 299-303) – dalla letteratura classica a quella cristiana, dalla favolistica all’agiografia: tra queste pagine l’a., dispiegando le sue competenze codicologiche e paleografiche per argomentare ogni scelta e ogni passaggio, dà vita a qualcosa di più ampio respiro. È così che a una biografia incipitaria di Ademaro (pp. 19-31) seguono la descrizione e l’analisi della ventina di mss. in cui compare la sua scrittura, alcuni dei quali anche musicali, a testimonianza della prolificità del monaco come scriba e copista (cap. II: The Corpus of Ademar’s Manuscript, pp. 32-88 e anche Appendix 1, p. 273). Già in questa parte si segnala uno dei grandi meriti di questo lavoro, un elemento oggi imprescindibile seppur spesso ancora sottovalutato: il ruolo centrale rivestito dalle fotoriproduzioni. Il vol., infatti, è ricco di belle e grandi immagini dei codici descritti, una “politica” che sarà adottata anche nei capp. successivi sempre a scopo illustrativo e mai meramente estetico (sebbene sia innegabile la preziosità e la godibilità di questa operazione agli occhi del lettore). Col terzo cap., come ben indicato nel titolo (Unity in Diversity: The Manuscript Vossianus Latinus Octavo 15, pp. 89-125), si passa ai taccuini e al ms. che li conserva. Anche qui si deve segnalare la precisa attenzione per ogni dettaglio: al fine di spiegare la storia complessa del codice, l’a. conduce indagini minute che coinvolgono i fascicoli e le legature (VLO 15 è smembrato, non si presenta in un unico vol.), accompagnando le spiegazioni con numerosi schemi e disegni esplicativi insieme alle immancabili fotografie, quasi creando una sorta di manuale di codicologia o comunque un testo didatticamente pregevole ed efficace per spiegare la genesi, la storia e la materialità di un ms. così particolare. Altrettanto esemplare e – mi si consenta l’aggettivo, parlando di un libro su un monaco – certosino è il cap. IV sullo studio della scrittura di Ademaro (Recognizing Ademar’s Hand, pp. 127-238): qui l’a., dopo un excursus sullo stato degli studi e una lunga dichiarazione sul metodo seguito e sugli aspetti paleografici tenuti in considerazione, esamina la scrittura del monaco con (ancora) un intelligente ricorso alle fotoriproduzioni di singoli grafemi e nessi o di dettagli più ampi, facendo riferimento non solo a VLO 15 ma in generale al corpus dei mss. elencati in precedenza. Nel quinto cap. (Ademar as a Teacher: Collecting, Storing and Trasmitting Knowledge, pp. 239-61) l’a. utilizza i testi e i disegni dei taccuini per delineare un’immagine di Ademaro grammaticus e docente, inquadrando quindi VLO 15 all’interno di un contesto pedagogico. Seguono l’epilogo (pp. 263-72) e una serie di appendici: oltre alla prima e alla quarta di cui si è già detto, la seconda, la terza e la quinta completano le analisi condotte in particolare nei capp. III e IV (Summary Table of Scribal Features e The Stratigraphy of VLO 15: Quire and Text Diagram, pp. 275-298, Tironian Notes in VLO 15, pp. 305-13). Chiudono la bibliografia, un indice dei mss. e un indice analitico. Il vol. si presenta pertanto come un contributo sicuramente lodevole e ricchissimo, utile non solo a chi studia la figura di Ademaro di Chabannes e il monachesimo medioevale, ma anche agli studi codicologici e paleografici, nonché sulla circolazione dei testi tra XI e XII sec. Questo lavoro fornisce un bell’esempio dei risultati cui può portare il matrimonio tra pazienza e dottrina, una cerimonia qui arricchita da un servizio fotografico di tutto rispetto. – S.C.

 058-N Walsby (Malcolm), L’imprimé en Europe occidentale, 1470-1680, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2020, pp. 278, ill. b/n, ISBN 978-2-7535-8130-2, € 25. Il vol. di Malcolm Walsby – professore di Storia del Libro all’Université de Lyon – è una metodica ed estrema sintesi dei primi due secoli della stampa nell’Europa Occidentale, anche se, occorre dire, la presa in considerazione dei fenomeni francesi nei discorsi e nelle analisi del libro è, forse in modo assai giustificato, nettamente preponderante. Per quanto riguarda i contenuti, l’opera non vuole essere solamente una ricognizione delle tappe di sviluppo della stampa e una storia dei cambiamenti sociali che accompagnano la diffusione della nuova tecnologia, ma anche – e qui si ritrova forse la chiave del libro e il suo momento più originale – la storia del processo di appropriazione e dell’uso che le grandi formazioni di potere dell’epoca moderna attuarono nei confronti del nuovo mezzo di propagazione dei testi, ovvero, la storia di come lo Stato, la Chiesa Cattolica e il protestantesimo strumentalizzino la stampa, piegandola ai propri fini propagandistici e di consolidamento del potere. La prima parte, corredata di alcune utili illustrazioni, ripercorre l’analisi delle più importanti figure implicate nella catena di diffusione del libro. Troviamo dunque la descrizione dello stampatore e dell’editore, l’uno detentore di importanti conoscenze tecniche e l’altro principale investitore economico dell’impresa; il libraio – che spesso era anche editore – implicato nella commercializzazione e nella diffusione del libro, presente nelle botteghe e a contatto con i suoi colleghi nelle celebri e vitali fiere internazionali; e il lettore, ultimo fondamentale tassello della catena del libro, preso in considerazione sia dal punto di vista della materia sociologica, sia per quanto riguarda le modalità e la storia della lettura. Proseguendo, i tre capitoli centrali dell’opera sono occupati dall’analisi dei rapporti tra la stampa e le grandi strutture di potere. Infine, la terza e ultima parte concerne lo studio dei generi e dei tipi di libri pubblicati nell’epoca presa in considerazione. È trattato, per esempio, il libro accademico e di cultura, fondamentale mezzo di aggiornamento nel mondo dei dotti e propagatore di idee; il libro come oggetto ludico, comprendente sommariamente tutte le pubblicazioni che esulano da un chiaro apporto scientifico, come le opere di narrativa o le edizioni di almanacchi e pronostici; e infine la stampa di informazione, a partire dall’enorme successo che riscontrano i primi manifesti e i primi opuscoli stampati, fino ad arrivare alla formazione e allo sviluppo dei giornali periodici nel secolo XVII. Nel complesso il vol. è una vivace e densa rappresentazione della storia della stampa, la quale cerca di dare conto del maggior numero possibile di prospettive e di metodologie sulla materia; un appassionante studio impegnato a dimostrare l’importanza dell’oggetto stampato come elemento portatore di un ruolo cruciale nei cambiamenti sociali, culturali, politici e religiosi di questo periodo; e una riflessione che pone l’analisi dell’oggetto stampato al servizio della individuazione dei cambiamenti e dei rivolgimenti storici del periodo, nella convinzione di come la scienza del libro non possa e non debba rimanere slegata, in modo autoreferenziale, dalle altre discipline, ma sia fondamentale per comprendere e per descrivere la storia della nostra epoca moderna. – Francesco Ursino

 

 Spogli e segnalazioni

058-001 «ABEI Bollettino di Informazione», N.S., 19 (2020), 1 Il fascicolo, uscito quando l’Italia era in piena “fase due” nella lotta alla pandemia, raccoglie alcune delle relazioni tratte dal primo e dal secondo modulo del corso di formazione Il bibliotecario ecclesiastico, organizzato da ABEI in sintonia con l’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia per il culto della CEI e la Pontificia Università Gregoriana. Gli interventi presenti sono di particolare interesse per comprendere l’ordinamento all’interno del quale sono compresi i beni culturali ecclesiastici e sono testimonianza dell’impegno dell’ABEI nella formazione dei soci e di tutti coloro che, per ragioni di interesse o di studio, si avvicinano al mondo delle biblioteche ecclesiastiche. – Em.B.

058-002 Aimi (Chiara), Un «Europeo armenista» del XIX secolo: Carlo Ludovico di Borbone e i libri armeni della Biblioteca Palatina di Parma, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 238-61. Nella ricca biblioteca messa insieme dal Borbone a Lucca e poi divenuta il fondo Palatino di Parma, spicca una certa attenzione alla produzione libraria armena, probabilmente però tarda e relativa al breve periodo di governo del ducato di Parma. – Ed.B.

058-003 «ALAI», 7, 2021. Gli articoli di interesse bibliografico sono spogliati sotto il singolo contributo.

058-004 Aldo Manuzio in America. Natale Vacalebre intervista Scott Clemons, «ALAI», 7, 2021, pp. 219-29. L’americano Scott Clemons, collezionista di edizioni aldine fra i più importanti al mondo, racconta a Natale Vacalebre che cosa sia per lui il collezionismo e cosa abbia rappresentato Aldo. L’intervista, inizialmente ospitata nel canale YouTube “Il canale dei libri” e qui trascritta, si sofferma inoltre sul cambiamento subito dal mercato antiquario negli ultimi anni e sul ruolo culturale dei collezionisti. – Marco Francalanci

058-005 Andreoli (Ilaria), Iconografia xilografica aretiniana. In margine a due volumi di saggi e al catalogo di una mostra, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 135-68. Ampia riflessione sul ruolo dell’iconografia nelle edizioni a stampa di Pietro Aretino, che muove le mosse dalla mostra Pietro Aretino e l’arte del Rinascimento curata da Paolo Procaccioli, Firenze, 26 novembre 2019—I marzo 2020 (l’omonimo catalogo a stampa è a cura di Anna Bisceglia – Matteo Ceriana – Paolo Procaccioli, Firenze, Giunti, 2020) e i due voll. «Pietro pictore arretino». Una parola complice per l’arte del Rinascimento. Atti del convegno (Venezia, Fondazione Giorgio Cini, 2018), a cura di Anna Bisceglia – Matteo Ceriana – Paolo Procaccioli, Venezia, Marsilio, 2020 e «Inchiostro per colore». Arte e artisti in Pietro Aretino, a cura di Anna Bisceglia – Matteo Ceriana – Paolo Procaccioli, Roma, Salerno Editrice, 2020. – D.M.

058-006 Aragione (Gabriella), Reconstruire Jérusalem au IVe siècle: Constantin, Julien et les Aléas d’une ville-symbole, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 209-32.

058-007 Ardissino (Erminia), Donne interpreti della Bibbia nell’Italia della prima età moderna. Comunità ermeneutiche e riscritture, Turnhout, Brepols, 2020 (Études renaissantes, 33), pp. 383, ISBN 978-2-503-59103-2, s.i.p. L’a. propone un’interessante indagine sull’interazione delle donne con la Bibbia e lo fa presentando un numero rilevante di testi che rivoluzionano la rappresentazione della cultura e della letteratura italiane nella prima età moderna. Emerge l’esistenza di comunità ermeneutiche femminili, in particolare a Venezia, Firenze e nel Centro Italia. Il vol., corredato da un ricco apparato bibliografico, è suddiviso in tre parti, ciascuna dedicata allo studio approfondito di una di queste tre zone italiane, molto differenti l’una dall’altra: a Firenze le scrittrici che studiano la Bibbia suggeriscono i comportamenti utili alle donne per inserirsi in modo attivo nella società civile; a Venezia difendono la parità dei generi e la dignità femminile; nell’Italia centrale, invece, si concentrano sulla dimensione devozionale e spirituale. Ciò che l’a. porta in evidenza è l’importante contributo che le donne hanno dato al dibattito culturale e religioso del tempo. – Martina Mineri

058-008 Artù, Lancillotto e il Graal. Ciclo di romanzi francesi del XIII secolo, a cura di Lino Leonardi, I, La storia del santo Graal. La storia di Merlino. Il seguito della storia di Merlino, a cura di Carlo Beretta – Fabrizio Cigni – Marco Infurna – Claudio Lagomarsini – Gioia Paradisi, Torino, Einaudi, 2020 (I millenni), pp. XXXVI+1116, ill., ISBN 978-88-06-23974-9, € 90. Dopo l’ampia introduzione di Leonardi che presenta l’intero progetto (4 voll. in tutto), illustra il problema filologico e le scelte editoriali fondamentali, ma discute anche il problema della traduzione del corpus, fornisce una aggiornata bibliografia, le abbreviazioni, l’elenco delle illustrazioni a colori inserite e utili carte geografiche per orientarsi nello svolgimento delle diverse vicende narrative, vengono pubblicati i tre romanzi, ciascuno coi suoi curatori-traduttori. L’importanza dell’operazione culturale è enorme visto che rende disponibile a un pubblico colto un’edizione autorevole e sicura di questi romanzi che sono fondativi della cultura medioevale volgare europea, e l’anno dantesco dovrebbe ricordarlo con chiarezza, visto che l’episodio di Paolo e Francesca ha al centro proprio la lettura di questo genere di testi. Tra la loro forma potentemente legata agli archetipi narrativi, questi racconti hanno goduto di una fortuna sconfinata, ben viva anche oggi. Si tratta, infatti, di racconti che hanno avuto una potenza evocativa enorme, segnando poi tutta la nostra storia culturale, anche perché hanno sviluppato per la prima volta in volgare i meccanismi narrativi della prosa di finzione. Chiudono il vol. le note, un utile glossario, l’indice dei nomi e quello dei luoghi. – Ed.B.

058-009 Aubin (David), Femmes, vulgarisation et pratique des sciences au siècle des Lumières. Les Dialogues sur l’astronomie et la Lettre sur la figure de la Terre de César-François Cassini de Thury, Thurnout, Brepols, 2020, pp. VI+310, 58 ill. col., ISBN 978-2-503-58603-8, € 65. César-François Cassini de Thury, o Cassini III, fu astronomo, direttore dell’osservatorio di Parigi nel XVIII secolo. Nel vol. si pubblicano le edizioni di due sue opere, pensate per un pubblico di amatori dell’astronomia, anche grazie alla presenza di una (o più) protagonista femminile. Nei Dialogues sur l’astronomie, la donna non è semplice allieva del maestro ma ha un ruolo attivo nella vita dell’osservatorio; nella Lettre sur la figure de la Terre, due dame prendono le parti di cartesiani e newtoniani nella diatriba sulla forma del globo terrestre. In apertura di vol., si contestualizzano la suddetta querelle e la storia letteraria e sociale della presenza di donne negli osservatori astronomici ai tempi dell’Illuminismo. Ognuna delle edizioni è preceduta da un saggio introduttivo. In epilogo, la lettera autografa di Cassini III trovata nell’esemplare dell’Università di Gand della Réponse à la Lettre écrite à M. de Cassini, de l’Académie des sciences, par Madame D*** (1771) e un approfondimento sul ruolo degli amatori di astronomia nell’epoca di Cassini. – Martina Molino

058-010 Aufenanger (Stefan), Lesen digital – Zum Stand der Debatte über das Lesen und Vorlesen in der frühen Kindheit, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 109-16. L’a. riflette attorno al dibattito fra libro cartaceo vs digitale nella prima infanzia (0-5 anni) e sottolinea come gli studi disponibili non consentano di stabilire quale dei due strumenti permetta una migliore comprensione del testo, anche a causa delle molteplici sfaccettature della fruizione digitale: il tipo di dispositivo (smartphone, tablet o computer), la modalità di lettura (per scorrimento o altro), la natura delle funzioni interattive, l’età del bambino e la partecipazione attiva di un adulto all’atto della lettura. – Eleonora Gamba

058-011 Bao (Elena), I Discorsi accademici di Giovanni Pindemonte: una curiosa antiporta e un’ipotesi di attribuzione, «Paratesto», 17, 2020, pp. 169-84. Il contributo analizza l’antiporta dei Discorsi accademici di Giovanni Pindemonte (Verona, Giovanni Battista Merlo, [1674], OPAC di SBN IT\ICCU\CFIE\004619), insistendo sulla complessa iconografia e proponendo un’ipotesi attributiva della firma posta in calce. – D.M.

058-012 Barbera (Piero), Ricordi tipografici di un viaggio agli Stati Uniti (marzo-giugno 1892), [Monticello Conte Otto], Ronzani, 2020 (Typographica. Documenti, 1), pp. 110, ill., ISBN 978-88-87007-43-5, € 12. Piero Barbera (1854-1921) è stato un tipografo ed editore fiorentino di chiara ispirazione bodoniana nella continua ricerca della semplicità, proporzione e armonia della pagina tipografica (di Bodoni fu anche studioso e a. di diversi saggi, tra cui una biografia). Nel 1892 compì un viaggio negli Stati Uniti, durato tre mesi, durante il quale si recò a far visita a diverse stamperie, tra cui alcune university presses e la tipografia del grande editore Theodore Low De Vinne. Sono qui pubblicate le sue memorie di quel viaggio, che alternano giudizi tecnici sulla modernità tipografica delle stamperie statunitensi a entusiastiche descrizioni delle sue visite. Con questo vol., la casa editrice Ronzani inaugura la nuova collana “Typographica. Documenti” con la quale si propone l’importante e apprezzabile obiettivo di pubblicare (o ripubblicare) testi editi e inediti sulla tipografia, in particolar modo otto-novecentesca. – P.S.

058-013 Barbero (Giliola), Gian Vincenzo Pinelli, biblioteche private e database: un ordine recuperabile, «Annali di storia moderna e contemporanea», n.s. 5/6, 2017-2018, pp. 119-38. Dopo aver mappato lo stato attuale delle acquisizioni sul campo, l’a. sottolinea come «nonostante l’ottimismo apparente» (p. 125) manchino ancora, e non solo in Italia, molti affondi esaurienti sulla consistenza di singole raccolte private, per esempio quelle (imprescindibili) di Gian Vincenzo Pinelli e Fulvio Orsini, prive infatti di ricostruzioni complete delle rispettive raccolte a stampa. Dialogando con la sintesi di Anna Raugei (Gian Vincenzo Pinelli e la sua biblioteca, Genève, Droz, 2018 [Þ «AB» 49-122]), l’a. focalizza su altri archivi di persona in età moderna, proponendo non solo una riflessione metodologica sul tipo di ricerca necessaria alla ricostruzione critica di una biblioteca privata ma, soprattutto, insistendo sulle potenzialità e sulle strutture logiche delle applicazioni Web per condividere i dati bibliografici ­– a oggi il lavoro della Raugei non ha ancora una forma di pubblicazione adeguata alla diffusione/indicizzazione dei suoi tanti dati. Si auspica, nel contempo, da parte della comunità scientifica, quell’«ultimo sforzo di immaginazione fondato sulla tecnologia e sulle esperienze già in atto» necessario per centrare l’obiettivo (p. 134). – E.G.

058-014 Barbieri (Edoardo), Postfazione in Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in Terra Santa, a cura di A. Leonetti, pp. 79-80. Nella postfazione al vol., l’a. racconta la nascita del progetto Libri ponti di pace, avviato nel 2011 con lo scopo di custodire, conservare e valorizzare il patrimonio librario della Custodia di Terra Santa e la memoria che esso tramanda. Il progetto si è sviluppato grazie alla collaborazione con il Centro di Ricerca Libro Editoria e Biblioteca (CRELEB) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. – L.Mo.

058-015 Bardet (Serge), Le siege de Jérusalem selon Flavius Josèphe, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 137-72. Ampio contributo in cui l’a., partendo da un riassunto dell’opera di Giuseppe Flavio, ne mostra le caratteristiche letterarie e i riferimenti greci ed ebraici, ma con un orientamento verso un pubblico romano. – L.R.

058-016 Between the Text and the Page. Studies on the Transmission of Medieval Ideas in Honour of Frank T. Coulson, edited by Harald Anderson – David T. Gura, Toronto, Pontifical Institute of Mediaeval Studies, 2020, pp. VI+370, ISBN 978-0-88844-833-0, € 90. Dietro un titolo splendido, una dozzina di contributi dedicati al paleografo Coulson, studioso di Ovidio e delle Metamorfosi, più in generale sulla relazione fra trasmissione testuale, il contesto culturale della copiatura e il medium col quale viene realizzata. Si schedano alcuni saggi dedicati a mss. e prime edizioni, mentre il sommario completo è recuperabile sul web. In fine la bibliografia del festeggiato (pp. 349-53), i profili dei contributori (pp. 354-6), l’indice dei mss. (pp. 357-61) e quello dei nomi di persona e luogo (pp. 362-9). – Ed.B.

058-017 Biancardi (Giovanni), La prima edizione del poemetto Urania di Alessandro Manzoni, «ALAI», 7, 2021, pp. 181-203. L’a. ripercorre la storia editoriale della prima edizione di Urania, di Alessandro Manzoni. Il manoscritto, circolante a Milano alla fine dell’agosto 1809, venne impresso presso la Stamperia Reale mentre il Manzoni si trovava a Parigi. Il contributo considera quindi l’identità di colui che per conto di Manzoni curò l’edizione dell’opera e la parte che questi ebbe nel processo produttivo. – Marco Francalanci

058-018 Biblioteche e saperi. Circolazione di libri e di idee tra età moderna e contemporanea, a cura di Giovanna Granata, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 (Temi e testi, 184) Þ rec. Antonella Trombone, «Paratesto», 17, 2020, pp. 201-4.

058-019 Bobbio (Giacomo), I materiali e i prodotti tipografici, a cura di Giuseppe Cantele, prefazione di Alessandro Corubolo, [Monticello Conte Otto], Ronzani, 2020 (Typographica. Documenti, 2), pp. 232, ill., ISBN 978-88-87007-80-0, € 16. Nel 1878, a Parigi, venne organizzata la terza Esposizione Universale (le prime due si tennero, sempre nella capitale francese, nel 1855 e nel 1867) sugli sviluppi tecnico-industriali. Il Governo italiano, per aggiornarsi sui progressi tecnologici legati alla stampa, inviò Giacomo Bobbio (1848-1924), all’epoca direttore della Tipografia del Senato, il quale lamentò una scarsa partecipazione delle industrie italiane. L’anno successivo, a Milano, si tenne un’esposizione di industrie e prodotti legati alla tipografia, alla quale partecipò lo stesso Bobbio, il quale compilò una relazione (I materiali e i prodotti tipografici. Osservazioni di G. Bobbio direttore della Tipografia del Senato), pubblicata nel 1880. Le brillanti considerazioni vengono ora riproposte in questa nuova edizione, arricchita dalla prefazione di Alessandro Corubolo e, in chiusura di vol., da 34 tavole di incisioni raffiguranti macchine e strumenti per la stampa protagonisti dell’esposizione milanese. – P.S.

058-020 Bocchetta (Monica), Catalogo degli incunaboli della Biblioteca storica di Palazzo Campana di Osimo, Macerata, EUM, 2019 Þ rec. Elena Scrima, «Paratesto», 17, 2020, pp. 188-9.

058-021 Böninger (Lorenz), Un’aggiunta agli annali tipografici di Pisa. Gregorio di Nanni di Gente e la stampa del Breviario di Monteoliveto, «Bibliologia», 15, 2020, pp. 33-44. Ad aggiungersi alla storia della tipografia pisana è il Breviarium Benedictinum congregationis S. Mariae Montis Oliveti, di cui è conservata una copia presso la Biblioteca Civica “Rilliana” di Poppi. Nonostante l’assenza del colophon, grazie a diversi documenti dell’ordine è possibile attribuirne la commissione all’abate Domenico Airoldi e la stampa al tipografo pisano Gregorio di Nanni di Gente. – Pietro Putignano

058-022 Braida (Ludovica), L’autore assente. L’anonimato nell’editoria italiana del Settecento, Bari-Roma, Laterza, 2019 (Quadrante Laterza, 217) Þ rec. Rosa Maria Borracini, «Paratesto», 17, 2020, pp. 205-7.

058-023 Brambilla (Alberto), Su un ritratto deamicisiano: appunti bibliografici, «ALAI», 7, 2021, pp. 173-9. L’a. considera l’opinione che ebbe Edmondo De Amicis a proposito della circolazione di un suo ritratto nell’edizione del 1874 di Pagine sparse, uscita per i tipi della Tipografia editrice lombarda. – Marco Francalanci

058-024 Brixia Typographica. La grande tradizione dei tipografi bresciani. Il contributo della Raccolta Lanfranchi. Palazzolo sull’Oglio, Villa Lanfranchi, 18 ottobre - 15 novembre 2020, catalogo a cura di Fabrizio Fossati, Roccafranca (BS), Compagnia della Stampa Massetti Rodella, 2020, pp. 91, ill. b/n e col., ISBN 978-88-8486-831-2, s.i.p. Frutto di una pluriennale collaborazione tra il Comune di Palazzolo sull’Oglio (BS) e il CRELEB, la mostra Brixia Typographica attinge alla collezione di Giacinto Ubaldo Lanfranchi, oggi custodita presso Villa Lanfranchi a Palazzolo sull’Oglio. L’obiettivo dell’iniziativa è stato creare un percorso nella storia della stampa a Brescia tra Quattro e Settecento, ben testimoniata dai preziosi voll. della collezione, i quali forniscono «una serie di istantanee che fotografano alcuni dei principali protagonisti della tipografia bresciana d’antico regime […] da Tommaso Ferrando ai Britannico, dai Turlino ai Sabbio e ai Rizzardi» (p. 8). Oltre ai voll. di Lanfranchi, in quest’occasione è stato esposto anche un esemplare di una collezione privata: una rarissima edizione cinquecentesca del Doctrinale di Alexandre de Villedieu. Il percorso espositivo si è concluso, infine, con la rassegna di alcuni strumenti bibliografici posseduti da Lanfranchi, testimonianza del modus operandi del collezionista e delle sue fonti. Sebbene allestita nell’autunno del 2020, la mostra è ancora virtualmente visitabile grazie al suo catalogo, consultabile gratuitamente sul sito della biblioteca o tramite Libri Antiqui.

058-025 Caccia (Patrizia), Per un’editoria non dilettantesca. La casa editrice Bianchi-Giovini, «ALAI», 7, 2021, pp. 79-107. Il contributo analizza la genesi e i programmi editoriali della casa editrice Bianchi-Giovini, fondata a Milano nei primi anni ’40 da Ugo Dèttore e dalla moglie Bianca Ugo. Un rilievo speciale assumono i rapporti che questi intrattennero con la casa editrice Bompiani, per la quale Dèttore aveva in precedenza lavorato. – Marco Francalanci

058-026 Canevaro (Mirko), The Documents in the Attic Orators: Early Antiquarians and Unintentional Forgers, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 21-54. Il contributo studia la presenza di documenti all’interno dei discorsi degli oratori attici, composti perlopiù nel IV sec. a.C., indagandone l’origine, l’autenticità, il momento della loro inserzione nei corpora, nonché i motivi che li hanno resi tanto autorevoli da farli considerare autentici. – S.C.

058-027 Capaccioni (Andrea), Introduzione allo studio della bibliografia, con un saggio di Giovanna Zaganelli, Milano, Editrice Bibliografica, 2020 (Biblioteconomia e scienza dell’informazione, 27) Þ rec. Gianfranco Crupi, «Paratesto», 17, 2020, pp. 212-4.

058-028 Caproni (Attilio Mauro), Sul fondamento della conoscenza: un’ipotesi vanificata. Postilla per Graziano Ruffini, «Paratesto», 17, 2020, pp. 11-8. Il contributo propone una riflessione teorica sul ruolo del libro nella nostra società, quale strumento in grado di facilitare il fondamento della conoscenza. L’a. si domanda quale sarà il ruolo dei nuovi futuri lettori nella transizione da tipografica a digitale, sulla scorta di quanto sostenuto nell’articolo di Alfonso Berardinelli, La crisi senza fine dell’intellettuale critico soppiantato dall’energumeno («Il Foglio», giovedì 31 ottobre 2019). – D.M.

058-029 Carbonell Manils (Joan) – Gerard González Germain, Causes, Opportunities and Methods in the Falsification of Roman Epigraphy in Renaissance Spain. The Case of the Tetrarchs’ Inscriptions, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 131-64. Il contributo analizza la falsificazione di epigrafi romane nella tradizione manoscritta in Spagna tra XV e XVI secolo. – S.C.

058-030 Carrión (Jorge), Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura, traduzione dallo spagnolo di Pino Cacucci, Roma, Edizioni e/o, 2020, pp. 197ISBN 978-88-3357-205-5, € 16. Jorge Carrión, professore all’Università Pompeu Fabra di Barcellona e a. di questo vol. (che è in realtà una raccolta aperta un bel Manifesto in sette punti), è uno che di librerie e biblioteche se ne intende. Ne ha visitate tantissime, in lungo e in largo, in tutti e cinque i Contenenti (o quasi). Da Nord a Sud e poi da Est a Ovest, come una trottola impazzita. Ha parlato di libri e di lettura con i più fini intenditori della carta stampata ed è diventato il nemico numero uno del colosso delle vendite online, Amazon, che ha «alterato – e spesso violentato – […] i rapporti tradizionali tra lettori e libri. È un mostro tentacolare che non cessa di rinnovarsi e crescere» (p. 8). – Ar.L.

058-031 Castronuovo (Antonio), Francesco Meriano: vita, carte e libri di un dada italico, «ALAI», 7, 2021, pp. 109-25. Nel contributo si analizzano la vita e le opere di Francesco Meriano, letterato italiano che dagli anni ’20 aderì al fascismo svolgendo ruoli politici di rilievo. Particolare attenzione è inoltre dedicata ai rapporti che Meriano tenne con intellettuali di levatura internazionale, quali Tristan Tzara, Dino Campana, Aldo Palazzeschi. – Marco Francalanci

058-032 Castronuovo (Antonio), La Brautigan Library. Una biblioteca per i nessuno del mondo, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 57-68. La Brautigan Library di Burlington, nel Vermont, raccoglie libri di autori non pubblicati o respinti dagli editori. Fondata da Todd Lockwood nel 1990, l’ispirazione di creare un luogo che raccolga i libri esclusi dal meccanismo della pubblicazione è ripresa dal romanzo The abortion di Richard Brautigan. – Pietro Putignano

058-033 Catalogus. Catalogo dei cataloghi dell’Arengario S.B., a cura di Paolo Tonini, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2020, pp. 294, ill., manca ISBN, s.i.p. Per i (primi) 40 anni di attività de L’Arengario Studio Bibliografico è stato pubblicato il catalogo dei 360 cataloghi prodotti a stampa, occasione in cui viene raccontata anche la storia della libreria bresciana e delle iniziative culturali a essa collegate. – M.C.

058-034 Catasti. Inventari (1573-1896), a cura di Nicola Zini, Trento, Provincia Autonoma di Trento. Sovrintendenza per i Beni Culturali. Ufficio Beni Archivistici, librari e Archivio Provinciale, 2019, pp. CXXVIII+16 di ill. a col.+492, ISBN 978-88-7702-482-4, s.i.p. Dopo la presentazione dell’assessore Mirko Bisenti, Marcello Bonazza con l’intervento dal titolo Il “Teresiano” riportato alla luce. Dai limiti strutturali di un catasto alle potenzialità ermeneutiche di un fondo archivistico, pp. XIX-XXX sfronda il mito dell’idea di catasto quale lucida rappresentazione delle «vicende dell’agricoltura e del commercio», con una chiara visione del «rimescolamento delle classi sociali e degli assetti di proprietà», riconoscendo piuttosto a questo lavoro il merito di «fornire la chiave di lettura per un giacimento straordinario di testimonianze, presentate nella loro varietà e nella loro sedimentazione». In effetti, il curatore nell’ampia Introduzione (pp. XXXI-CXX) non solo spiega la logica del catasto teresiano (fornendo un’utile esplicazione del relativo glossario), ma presenta la storia degli enti produttori di documentazione fino al 1896, quando una legge di riforma stravolse l’impostazione fino ad allora in vigore. Le 1408 unità archivistiche facenti parte il fondo “Catasti” (affidate dall’Archivio di Stato di Trento alla amministrazione provinciale) sono illustrate secondo le loro diverse tipologie, fornendo infine spiegazioni circa le modalità di descrizione scelte. Seguono la bibliografia (pp. CXXIII-CXXVII), l’apparato illustrativo fuori testo, l’inventario vero e proprio con l’albero delle strutture e quello dei soggetti produttori, diviso distretto per distretto (con per ciascuno una breve storia istituzionale del territorio) coi relativi subfondi (comuni), e infine le tavole di raffronto tra le segnature. – Ed.B.

058-035 Cesana (Roberta), Per “la reciprocità di un dialogo permanente”: intellettuali e pubblico nei primi cataloghi del Saggiatore (1958-1962), «Paratesto», 17, 2020, pp. 89-106. I primi cataloghi periodici del Saggiatore costituiscono una programmatica dichiarazione di militanza culturale e di impegno editoriale. L’a. indaga l’impianto bibliografico e le caratteristiche peritestuali di tali prodotti, che raccolgono premesse critiche, lettere, note editoriali, indici (di collane, autori, traduttori, opere), tutti destinati a coltivare un rapporto diretto tra l’editore e il suo pubblico. – D.M.

058-036 Chapot (Frédéric) – Jean-Luc Vix, Le motif littéraire de la destruction des villes, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 83-122. Esplorando il patrimonio letterario greco e latino, il contributo definisce alcune caratteristiche comuni, soprattutto di tipo retorico e pedagogico, nei testi che narrano la distruzione di città. – L.R.

058-037 Chauvot (Alain), La «destruction» de villes dans l’Antiquité romaine, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 21-81.

058-038 Chiabrando (Mauro), Andar per libri negli anni Settanta. Le edizioni «alla macchia» di Roberto Palazzi, «ALAI», 7, 2021, pp. 33-45. L’a. descrive la figura di Roberto Palazzi, libraio fiorentino operante a Roma nel secondo Novecento. Vengono commentate due delle opere del Palazzi, il Catalogo delle librerie antiquarie e dell’usato in Roma, del 1971, e La pigrizia svelata dell’Autore del Catalogo delle librerie antiquarie e dell’usato in Roma & programma delle sue edizioni future, del 1977. – Marco Francalanci

058-039 Ciaponi (Francesco), Fenomenologia dell’editoria indipendente. Un’analisi della stampa libera dal Novecento a oggi, Pisa, Edizioni del Frisco, 2020, pp. 245, ill. b/n., ISBN 979-1220-078092, € 20. Francesco Ciaponi accompagna il lettore nel mondo dell’editoria indipendente, in un territorio ancora quasi completamente vergine e inesplorato dagli studi librari. Il vol., frutto di anni di ricerche, collaborazioni e articoli, passa in rassegna diverse tipologie di “stampe libere”, partendo dalle riviste d’avanguardia nei primi anni del Novecento e passando per i magazines della controcultura psichedelica americana o del punk europeo, per approdare, in fine, alla produzione della alternative press. Utile la bibliografia in conclusione di vol.; peccato per le immagini, tutte in bianco e nero. – Ar.L.

058-040 Cicchella (Attilio), Gli «Atti degli Apostoli» nell’editio princeps della Bibbia in volgare italiano, «Filologia e critica», 44/1, 2019, pp. 32-75. Il saggio prende in esame la tradizione testuale del volgarizzamento cavalchiano degli Atti degli Apostoli individuando una lunga linea di trasmissione che raggiunge l’edizione principe della Bibbia volgare curata nel 1471 da Nicolò Malerbi per Vindelino da Spira. La discussione si fonda su un ristretto campione di luoghi molto ben selezionati e raggiunge una rappresentazione stemmatica della tradizione manoscritta e a stampa dell’opera. – M.G.

058-041 Codice (Il) Atlantico, Leonardo, Archimede e la Sardegna. Atti del convegno. Cagliari, 21 giugno 2017, a cura di Luisa D’Arienzo, «Archivio Storico Sardo», 52, 2017, pp. 439-597. Atti della giornata di studio che, prendendo spunto dalle menzioni leonardesche della Sardegna, estende l’indagine in senso storico artistico, culturale, librario. Si schedano i singoli contributi.

058-042 Comboni (Andrea), Petrarca in pavano, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 14-25.  L’a. fornisce un’analisi approfondita del rarissimo opuscolo cinquecentesco intitolato Li sonetti de misser Francescho Petrarcha, [sine notis], che si è conservato in copia unica presso la Biblioteca Nazionale Marciana, segn. Rari ven. 637. L’esemplare veneziano è stato interamente digitalizzato ed è consultabile sulla piattaforma Internetculturale.it. – D.M.

058-043 Commerce du livre, carnaval du livre / Book Commerce Book Carnival, «Mémoires du livre / Studies in Book Culture», 11/2, 2020. Numero monografico della rivista canadese dedicato interamente al tema delle fiere del libro e ai festival letterari di tutto il mondo. Gli eventi presi in considerazione: Fiera di Francoforte, Fiera del libro di Buenos Aires, Fiera del libro di Göteborg, Jaipur Literature Festival (India), Portland Book Festival e festival letterario Quais du polar (Lione). Al di fuori di fiere ed eventi specifici: uno studio sulle tote bags (borse in tela) e la loro funzione all’interno del mercato editoriale, una storia sociale del primo romanzo vittoriano e una rassegna di editori belgi emergenti. Rivista consultabile gratuitamente on line. – Francesco Ursino

058-044 Crisanti (Alice), Giuseppe Tucci. Una biografia, Milano, Edizioni Unicopli, 2020 (Biblioteca di storia contemporanea, 64), pp. 504, ISBN 978-88-400-2122-5, 29. Esito di una ricerca avviata nel 2012 per colmare la mancanza di storiografia sull’argomento e poi consolidata durante il dottorato dell’a. tra carteggi inediti e scavi archivistici (di cui si nutre pure l’appendice documentaria), questa biografia di Giuseppe Tucci (1894-1984) tenta di ricostruire non solo la vita del celebre orientalista ma anche il clima culturale e storico nel quale si è svolto il suo lavoro, a partire dal rapporto con il fascismo fino all’eredità che ha lasciato. Solo tra pochi altri, Tucci seppe coniugare ampiezza di ricerca teorica (in indianistica e tibetologia) e impegni concreti sul campo (con Gentile fondò nel 1933 l’IsMeo, Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente). Anche per questo, il vol. intende offrire le opportune conoscenze per superare la limitante visione del Tucci esploratore e ridare un peso di primo piano a questo protagonista del Novecento culturale italiano. – Dario Romano

058-045 Crognali (Damiano), Podcast. Il nuovo Rinascimento dell’audio: come raccontare, pubblicare, promuovere storie da ascoltare, Macerata, ROI edizioni, 2020, pp. 240, ISBN 978-88-362-0010-8, € 18. L’a., giornalista, video storyteller e podcast producer, collaboratore ed ex-collaboratore di alcune grandi aziende del settore comunicativo, come LA7, La Stampa o Il Fatto Quotidiano, mette in campo la sua lunga esperienza per raccontare lo straordinario successo che i contenuti audio, e specialmente i podcast, stanno ottenendo nel mercato italiano. Nel vol. il lettore può trovare una guida pratica per addentrarsi nel continuo mondo in espansione dei podcast, una chiara esposizione dei fenomeni storici e delle origini che hanno portato i contenuti audio a spopolare tra tutte le fasce d’età e alcune intelligenti osservazioni sui cambiamenti dei modelli di consumo dei prodotti editoriali negli ultimi anni. – Francesco Ursino

058-046 Crupi (Gianfranco) – Pompeo Vagliani, Il paratesto mobile nei libri interattivi per l’infanzia, «Paratesto», 17, 2020, pp. 47-60. Interessante intervento sul ruolo del paratesto nella tipologia documentaria dei libri interattivi per l’infanzia, da cui si evince un radicale mutamento di paradigma: nei libri mobili si attua un rovesciamento gerarchico tra testo e paratesto, quest’ultimo destinato a invadere i territori della scrittura, spostando di conseguenza l’interesse del lettore dal prodotto al processo di fruizione. – D.M.

058-047 Curi Nicolardi (Silvia), Melchiorre Sessa tipografo ed editore (Venezia, 1506-1555), Milano-Udine, Mimesis, 2019 (Libricolae, 8) Þ rec. Valentina Sestini, «Paratesto», 17, 2020, pp. 190-1.

058-048 Cursi (Marco), Lo specchio di Leonardo: scritture e libri del genio universale, Bologna, Il Mulino, 2020 (Saggi, 906), pp. 236 con 53 figg. b/n, ISBN 978-88-15-29067-0, € 22. Dopo una rassegna sugli studi di paleografia vinciana l’a. propone un’agile e accurata analisi della scrittura leonardesca. L’educazione grafica è ricondotta all’ambiente familiare; la famosa scrittura sinistrorsa, appartenente al filone della mercantesca e tracciata con la mano sinistra, è distinta in due realizzazioni, una posata e calligrafica, l’altra corsiveggiante, talvolta associata a strumenti scrittori estemporanei; 72 testimonianze con andamento destrorso certificano che Leonardo sapeva scrivere (bene!) anche con la destra. Un capitolo riguarda la dispersione degli autografi e la ricca biblioteca personale. Chiudono il vol. le referenze bibliografiche e gli indici di nomi, luoghi e manoscritti. – Eleonora Gamba

058-049 D’Aguanno (Daniele), Il Vangelo secondo Giovanni per Eleonora di Toledo: la traduzione del cassiere, «Filologia e critica», 44/1, 2019, pp. 76-94. La traduzione italiana anonima del Vangelo di Giovanni contenuta nel codice Magliabechiano XL,6 della Biblioteca Nazionale di Firenze e dedicata a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, è attribuita in questo saggio alla mano di Michele Ruberti – funzionario della corte medicea – sulla base dell’affinità grafica con alcuni autografi certi. – M.G.

058-050 D’Ascenzo (Annalisa), Pellegrinaggi e resoconti odeporici. Riflessioni di un geografo storico intorno a Niccolò da Poggibonsi e al suo Libro d’Oltremare in Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in terra Santa, a cura di A. Leonetti, pp.51-6. L’a. cerca di costruire un quadro ricco e articolato sugli interessi materiali e spirituali che in passato hanno ruotato attorno ai resoconti di viaggio in Terra Santa. Lo fa prendendo le mosse dalla recente raccolta “Ad Stellam” (“Ad Stellam” Il libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi e altri resoconti di pellegrinaggio in Terra Santa fra Medioevo ed Età moderna, a cura di E. Barbieri e con una premessa di K. B. Moore, Firenze, Olschki, 2019). Viene proposta una rilettura dei saggi che compongono il volume dedicato al celeberrimo Libro d’Oltremare di Niccolò da Poggibonsi. – L.Mo.

058-051 Darnton (Robert), Author-Publisher Relations in the Eighteenth Century: Joseph Servan and the Société typographique de Neuchâtel, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 241-8. Grazie al carteggio conservato nell’archivio della Société typographique de Neuchâtel si ricostruisce il processo di pubblicazione del trattato Le soldat citoyen (1780) del futuro ministro della guerra francese Joseph Marie Servan de Gerbey, allora un ufficiale militare semisconosciuto, dalla prima richiesta di un preventivo fino alle vicissitudini del procrastinato pagamento finale. – Eleonora Gamba

058-052 DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di Gianluca Montinaro, Firenze, Olschki, 2020 (Piccola Biblioteca Umanistica, 4), pp. 140, ISBN 978-88-222-6726-9, € 20. In questo vol. sono raccolti contributi di bibliofili – o bibliotecofili – con i quali si vuole valorizzare il mondo della biblioteca e scardinarlo dalla diffusa concezione di luogo vecchio e polveroso in cui sono raccolti innumerevoli libri e documenti destinati al solo uso di studiosi e ricercatori. Per farlo sono offerte svariate riflessioni attraverso la proposta di tappe storiche, percorsi accademici e storie di biblioteche private, ideali o immaginarie. È schedato sotto i singoli contributi. – Pietro Putignano

058-053 De Conihout (Isabelle), Poetry & Patronage. The Laubespine-Villeroy Library Rediscovered, New York, The Morgan Library & Museum, 2020, pp. 62, ill. col., ISBN 978-0-87598-004-1, s.i.p. Claude III de Laubespine (1545-1570), personaggio di un certo rilievo nella Francia del pieno Cinquecento, commissionò elegantissime e ricchissime legature per i libri della sua biblioteca, andata dispersa nel Seicento. Partendo da alcuni casuali ritrovamenti, ma lavorando poi alacremente, con Pascal Ract-Madoux, per quasi vent’anni alla ricerca di altri pezzi superstiti, l’a. ha ricostruito la storia e la fisionomia della raccolta Laubespine, di cui si può avere un assaggio in questo splendido vol. che rappresenta il catalogo di una mostra, svoltasi presso The Morgan Library & Museum di New York – anzi più precisamente presso la Clare Eddy Thaw Gallery, un edificio progettato da Renzo Piano che intende evocare l’intimità di uno studiolo rinascimentale italiano – dal 16 ottobre 2020 al 16 maggio scorso. Dopo una breve premessa del Direttore della Morgan Library e i ringraziamenti dell’a., il saggio The Discovery ripercorre le tappe della riscoperta della biblioteca Laubespine e le vicende della sua formazione e dispersione, nonché un profilo del collezionista, della sua famiglia e dei legatori cui si rivolse. Segue il catalogo vero e proprio dei dodici pezzi esposti (diversi da collezioni private), con schede descrittive e una o più immagini delle legature. Chiudono la bibliografia e i Credits. – L.R.

058-054 De Franceschi (Loretta), Graphic novels e fumetti per la divulgazione storica. 2: la prima guerra mondiale, «Paratesto», 17, 2020, pp. 75-88. Indagine sulla massiccia produzione di graphic novels dedicate alla Prima Guerra Mondiale, scaturite specialmente dalle commemorazioni per il centenario. L’a. insiste sul ruolo assunto dalle case editrici nella scelta di questo particolare genere editoriale come strumento di divulgazione storica. – D.M.

058-055 De Tata (Rita), Il commercio librario a Bologna tra XV e XVI secolo, introduzione di Angela Nuovo, Milano, Franco Angeli, 2021 (Studi e ricerche di storia dell’editoria), pp. 290, ISBN 978-88-351-1448-2 (ebook). Disponibile anche in formato open access dal sito dell’editore, questo bel lavoro ricostruisce per la prima volta una storia sociale del commercio librario a Bologna grazie all’acribia e al rigore scientifico-metodologico dell’a. Attraverso una sintesi esperta, viene infatti ricomposto un coacervo archivistico-documentario che, debitamente interrogato, racconta e contestualizza decenni di attività professionale di molti operatori del libro, alcuni dei quali pressoché sconosciuti. Chiaro l’intento del lavoro che, riannodando i fili emersi dagli insostituibili scandagli del Sorbelli, ha studiato i librai-stampatori-editori bolognesi non (solo) come produttori e venditori ma (soprattutto) come artigiani e commercianti. Dando, cioè, conto dei rapporti della realtà locale e delle sue reti commerciali con l’editoria italiana ma non solo, l’a. focalizza a tutto tondo sulla dimensione del mercato librario, sfuggita tanto al Sorbelli quanto ad altri, e più recenti, lavori dedicati alla storia della stampa in città (o a temi specifici a essa collegati), perché impostati con taglio del tutto diverso. La partizione del vol. – tre capitoli, uno per il XV secolo, uno per gli anni centrali e uno per quelli finali del Cinquecento – non è puramente cronologica perché si rifà anche ad alcuni temi nodali che hanno richiesto di differenziare il taglio di ciascun capitolo. Se il primo conferma l’organizzazione per famiglie della struttura produttiva felsinea, illustrando anche tempi e modi dell’epilogo di quel modello, (Dal manoscritto alla stampa. Le grandi famiglie di librai-stampatori bolognesi fra XV e XVI secolo; pp. 21-106), è invece il secondo capitolo che riserva le maggiori sorprese, delineate con la consueta lucidità (La conquista del mercato: gli anni centrali del XVI secolo; pp. 107-48). Rispetto al passato, emergono infatti nuove e opposte dinamiche commerciali, che concentrano nelle mani di pochissimi operatori – anche forestieri, organizzati in filiali come per esempio i Giunta – l’intero mercato librario cittadino. L’ultimo capitolo si concentra invece su alcuni esercizi commerciali, esemplari, nelle loro vicende, di quel cambio di prospettiva imposto dagli esiti del concilio di Trento e dalla censura ecclesiastica, che agirono a tenaglia sulla circolazione di autori e titoli (Nuovi equilibri fra XVI e XVII secolo; pp. 149-245). Si tratta insomma di un lavoro riuscito: per quello che è stato capace di fare affiorare e per le nuove, stimolanti, piste di ricerca individuate cammin facendo. Completano il vol. la Bibliografia (che contiene anche lo scioglimento delle abbreviazioni) e l’Indice dei nomi. – E.G.

058-056 De Venuto (Liliana), A proposito di due recenti pubblicazioni su Casa Rosmini, «Civis», 44, 2020, n° 132, pp. 145-61. A proposito di due recenti pubblicazioni di Lucio Franchini, Palazzo Rosmini “al Frassem”, Rovereto, Osiride, e I giardini di Ambrogio Rosmini Serbati, Mori, Grafica. – Ed.B.

058-057 De Venuto (Liliana), Libri, biblioteche e lettori lungo la Valle dell’Adige nel Settecento, «Geschichte und Region / Storia e regione», 29, 2020, pp. 57-77. Il profondo rinnovamento che nel corso del Settecento si esprime in tutte le branche del sapere trova eco anche nella cultura della zona italofona delle province imperiali disposte lungo l’Adige. Qui nei diversi centri (Trento, Rovereto e Riva), pur con spinte e caratteristiche diverse, matura anche un’idea di biblioteca che supera il semplice accumulo di materiale spingendosi verso la costruzione di un vero strumento bibliografico: si fa largo quello che è stato giustamente chiamato un Illuminismo cattolico, in cui l’applicazione della ragione non viene vista in contrapposizione all’esercizio delle fede religiosa. – Ed.B.

058-058 De Venuto (Liliana), Questioni di topografia e toponomastica roveretana, «Civis», 44, 2020, n° 130-131, pp. 13-36. A partire dalla ricostruzione dei possessi della famiglia Troilo, l’a. discute e ricostruisce alcune antiche denominazioni locali. – Ed.B.

058-059 Deleveau (Lou), Portraits en eaux troubles: la sirène e(s)t le monstre marin (XVIe-XVIIe siècles), «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 21-40. Contributo che affronta il modo in cui i mostri acquatici sono descritti e raffigurati nei libri della prima Età moderna. Prendendo spunto da una sirena italiana, una coppia di creature egizie, un mostro simile a un cane e un “meermin” olandese, si evidenziano le difficoltà nello stabilire tanto una nomenclatura affidabile quanto una forma certa di tali soggetti. – D.M.

058-060 Dioguardi (Gianfranco), Libri e biblioteche nel terzo millennio: le nuove frontiere del digitale, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 43-55.

058-061 East (Katherine A.), The Fate of the Pridie: Tracing the Decline of Manuscript Authority, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 103-30. L’a. analizza i motivi della sopravvivenza fino al XVIII sec. dell’orazione spuria Pridie quam in exilium iret nel corpus di Cicerone, riflettendo sul ruolo avuto dal cambiamento d’approccio degli studi nei confronti della tradizione manoscritta e dell’autorità a lei conferita. – S.C.

058-062 Eisermann (Falk), “The greatest of all such lists”, oder: Was Sie schon immer über den GW wissen wollten, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 65-81. Che cosa contiene esattamente il Gesamtkatalog der Wiegendrucke (GW) online? Come si interroga? Registra i dati di provenienza degli esemplari? L’a. muove da alcuni frequenti dubbi degli utenti per fornire una descrizione dettagliata, aggiornata all’ottobre 2019, del notissimo database berlinese degli incunaboli e spiegare alcuni aggiornamenti in atto (come l’implementazione dei link a risorse digitali esterne). – Eleonora Gamba

058-063 Erasmo da Rotterdam, La capanna natale del bambino Gesù, a cura di Carlo Carena, Novara, Interlinea, 2020 (Nativitas, 100), pp. 38, ill. b/n, ISBN 978-88-6857-365-2, € 10. L’elegante volumetto propone l’ode di Erasmo nel testo originale latino e nella traduzione italiana del curatore. Arricchiscono il vol. riproduzioni di incisioni d’epoca rappresentanti la natività. In fine, un’interessante introduzione che inserisce il componimento nella produzione letteraria erasmiana e la prefazione dell’editore che narra le origini della collana e ne evidenzia gli stretti rapporti con la storia dell’editoria italiana. – Em.B.

058-064 Esperienze e interpretazioni della morte tra Medioevo e Rinascimento, a cura di Luca Vargiu – Alberto Virdis, Ancona, affinità elettive, 2020 (Immagini nella storia. Collana di studi iconografici, 6), pp. 193, ill. b/n e col., ISBN 978-88-7326-493-4, € 18. Il vol. indaga le varie interpretazioni della morte tra Medioevo ed Età Moderna, tramite uno studio della sua iconografia e rappresentazione. I campi toccati dai contributi sono i più vari: le teorie di Erwin Panofsky (Luca Vargiu, Su alcuni nodi teorici di Imago pietatis di Erwin Panofsky, pp. 19-34); gli ex voto (Pietro Conte, Ex voto: dalla rappresentazione alla rappresentanza, pp. 35-52); le casse dei santi (Valeria E. Genovese, A somiglianza del corpo: note propedeutiche su coperchi e fronti di casse sante, pp. 53-74); l’origine e l’immagine del Purgatorio (Alberto Virdis, La creazione del “terzo luogo” nella geografia dell’Aldilà nel Basso Medioevo: alle origini del Purgatorio in due esempi “periferici”, pp. 75-94); le illustrazioni del quattrocentesco Tractatus artis bene moriendi (Valentina Pili, Ars moriendi (XV secolo): decori e illustrazioni, pp. 95-114); l’Apocalisse nelle miniature dei Beatos (Elisabetta Salis, Visioni di morte nei Beatos, pp. 115-33); la resa del motivo dei Tre vivi e tre morti in un ciclo pittorico sardo (Nicoletta Usai, Riflessioni a margine del tema iconografico dell’Incontro dei tre vivi e dei tre morti nelle pitture della cappella di Nostra Signora de Sos Regnos Altos a Bosa (Oristano), pp. 135-57); turiboli del XIII secolo (Andrea Pala, Forma e funzione dei turiboli aniconici nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, pp. 159-73). Il vol. contiene numerose immagini a colori, sia nei contributi sia in una raccolta di tavole a sé stante (pp. 175-82). In chiusura è posto un indice dei nomi (pp. 183-93). Del vol. sono schedati i contributi vicini all’ambito librario. – S.C.

058-065 Fabre (Pierre Antoine), La correspondance comme objet d’histoire: un discours de méthode, «Paratesto», 17, 2020, pp. 33-45. A partire dall’analisi di due frammenti della corrispondenza epistolare prodotta dalla Compagnia di Gesù, il contributo propone una rilettura delle funzioni essenziali di questa pratica, nel tentativo di ridisegnare la ricchezza della fonte storica, costantemente in bilico tra strumento di informazione, propaganda e narrazione di sé. – D.M.

058-066 Fadini (Matteo), Cinque edizioni sine notis di letteratura popolare in copia unica: attribuzione agli stampatori e studio dei testi poetici, «Ticontre. Teoria Testo Traduzione» 10, 2018, pp. 205-38. L’a. individua date e stampatori di alcune edizioni sine notis cinquecentesche contenute nella miscellanea Trento, Biblioteca Comunale, G I e 35 (Tregua fatta con l’imperatore e san Marco e con tutti gli altri principi cristiani del 1517 e El gran prodigio di tre soli apparsi in Franza del 1535) e corregge l’attribuzione del Lamento del duca Galeazzo da Milano (1511). Lo studio di queste edizioni ha permesso, inoltre, di attribuire un’altra sine notis della Tregua custodita a Parigi e di risolvere la dubbia responsabilità di un’edizione del 1515 dei Tristia ovidiani. In chiusura si legge un’edizione dei versi della Tregua. L’articolo è liberamente consultabile sul sito della rivista.

058-067 Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by Erika Gielen – Jan Papy, Turnhout, Brepols, 2020 (Lectio. Studies in the Transmission of Texts & Ideas, 9), pp. 347, ill. b/n, ISBN 978-2-503-58843-8, € 95. I contributi di questo vol. riflettono sui concetti di originale, falso e falsificazione da un punto di vista interdisciplinare, tramite lo studio di alcuni casi che vanno dall’antichità al XVII sec. Dopo un’introduzione dei curatori intitolata The Protean Appearance of Falsification: Emulating and Challenging Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance (pp. 9-19), si susseguono nove interventi che spaziano dall’oratoria e l’epigrafia antiche fino alla filologia inglese seicentesca (il sommario completo è consultabile sul sito dell’editore), al termine dei quali sono forniti al lettore due indici, il primo dei manoscritti e il secondo dei nomi (pp. 337-47). Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – S.C.

058-068 Ferraglio (Ennio), Il Tempio dell’amicizia: Anna Christina von Balthasar, il card. Querini e le vicende di biblioteche tra Brescia e l’Europa dei Lumi, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 249-57. Il contributo ripercorre i contatti intercorsi tra il cardinal Querini e la virtuosa nobildonna svedese Anna Christina von Balthasar, per tramite di Jacques Pérard, cappellano ugonotto del re di Prussia. L’interesse è qui rivolto a un discorso in cui si discute l’utilità della biblioteca pubblica, pronunciato dalla von Balthasar in occasione dell’inaugurazione della biblioteca dell’Accademia di Greifswald nel 1750. Immediatamente dato alle stampe, Pérard spedì l’opuscolo a Brescia a Querini con una nota di dedica (oggi il vol. si conserva in Biblioteca Queriniana, segn. 5a G.III.5 m.16-17). – D.M.

058-069 Ferrari (Mirella), Il Codice Atlantico, la Sardegna e Archimede, in Il Codice Atlantico, a cura di L. D’Arienzo, pp. 445-64. Il contributo analizza le occorrenze del nome della Sardegna (Sardignia, Sardigna) all’interno del Codice Atlantico, soffermandosi in fine sui codici contenenti opere di Archimede ricercati da Leonardo, uno dei quali, oggi non identificabile, si trovava all’epoca sull’Isola. – Al.L.

058-070 Ferrari (Mirella), Un antico lezionario-omeliario milanese e la sua fortuna fino all’umanesimo (Ms., Milano, Biblioteca e archivio del Capitolo Metropolitano, II.D.3.5), in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 113-24. Il contributo presenta una minuziosa descrizione del codice conservato a Milano, Biblioteca e archivio del Capitolo Metropolitano, II.D.3.5, il quale – secondo l’attuale ricostruzione dell’a. – potrebbe conservare il più antico sermonario quaresimale della Chiesa di Milano. – D.M.

058-071 Fontana (Edoardo), L’opera grafica di Emilio Mantelli in libri, riviste e altre pubblicazioni, «ALAI», 7, 2021, pp. 127-69. Con questo contributo l’a. propone una catalogazione delle tavole stampate dalle matrici incise e delle illustrazioni di Emilio Mantelli. Il materiale si aggiunge a quello già censito in occasione dello speciale della rivista «La Biblioteca di via Senato» del maggio 2020 (Þ «AB» 54-42). – Marco Francalanci

058-072 Fontana (Edoardo), Tra i libri di Charles Doudelet, illustratore fiammingo, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 97-122. Indagine a tutto campo sull’opera del fiammingo Charles Doudelet, artista fortemente influenzato dalla corrente preraffaelita e appassionato esploratore dell’ignoto e del fantastico. Partecipò all’illustrazione di alcune raccolte poetiche e fu attivo collaboratore di riviste belghe, lavorò come storico dell’illustrazione per conto del Ministero delle Belle Arti di Bruxelles e in Italia fu in contatto con vari editori e le redazioni di «Leonardo», «Hermes» e il periodico spezzino «L’Eroica». – D.M.

058-073 Frassineti (Luca), Prolegomena all’edizione del carteggio fra la tipografia bresciana di Nicolò Bettoni e Vincenzo Monti (1806-1827), in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 280-9. Il contributo offre il resto della corrispondenza edita e inedita (80 documenti) tra Nicolò Bettoni, tra i principali editori italiani del XIX secolo, e Vincenzo Monti, celebrato poeta dell’età napoleonica riguardo l’edizione di sue opere, soprattutto la princeps della versione dell’Iliade. – D.M.

058-074 Future (The) of Text, edited by Frode Alexander Hegland, [s.l.], Future Text Publishing, 2020, pp. 506, ill., ISBN 9798556866782, $ 18. Libro sperimentale sul futuro del testo (lo si può scaricare gratuitamente on line al sito futuretextpublishing.com per essere fruito «in the Augmented Text Tool ‘Reader’ on macOS, which was developed to demonstrate some of the editor’s ideas about interactive text», al fine di interagire col testo in maniera inedita). Nella premessa di Hegland aleggia lo spirito di Douglas Engelbart (1925-2013) e della sua Mother of all demos ovvero la storica dimostrazione informatica, tenutasi a San Francisco il 9 dicembre del 1968, nella quale l’inventore e ingegnere statunitense, in 90 minuti, introdusse al mondo un sistema hardware/software chiamato oN-Line System (NLS) comprensivo di quasi tutti gli elementi fondamentali del moderno personal computer. «Ho invitato alcune persone veramente fenomenali – continua Hegland – a contribuire a questo libro [sono più di 170], e ben oltre le mie aspettative, hanno detto di sì. Ci sono eminenti rappresentanti del mondo dell’arte, della tipografia, della scienza, dello sviluppo del software, del mondo accademico e altro ancora. Il testo scrive la nostra storia, e il testo guida il nostro futuro, ma il testo stesso non è spesso oggetto di riflessione, figuriamoci di scrittura». L’assunto è che il testo è uno sforzo organizzativo del pensiero e del suo esprimersi, che altrimenti si perderebbe in miriadi di intuizioni non lineari (e non a caso un posto d’onore è riservato a Wittgenstein). Nobilissima la finalità di questo vol.: «The goal of the book is to open the evolutionary space and to change the evolutionary pressures from being downward pressures of cost of production of tools and systemic issues to an upwards pressure focused around greater understanding among the general public and specialised workers alike». Ovvero liberare l’evoluzione del testo dalle pressioni del mercato e creare un dibattito foriero di idee, proposte (anche utopiche) e slanci immaginifici che aiutino a sviluppare “il testo del futuro”: un bene comune. – Andrea G.G. Parasiliti

058-075 Gallo (Claudio) – Giuseppe Bonomi, Emilio Salgari e i suoi editori, «Atti dell’Accademia Roveretana degli Agiati», ill. col., s. X, 1 A, 2019, pp. 29-53. Prendendo spunto dalle vicende intercorse tra Emilio Salgari e i suoi editori, l’interessante riflessione presentata in questo vol. è un’occasione per indagare gli sviluppi dell’industria editoriale tra Otto e Novecento e il processo di democratizzazione della cultura che coinvolge la giovane nazione italiana. Le numerose e pregevoli illustrazioni danno inoltre la possibilità di farsi un’idea sull’evoluzione materiale ed estetica dei libri di Salgari, a partire dalle prime pubblicazioni con l’editore Donath di Genova, per finire con gli ultimi voll. editi dalla Bemporad di Firenze. – Francesco Ursino

058-076 Gambetti (Lucio) – (Franco) Vezzosi, Breve appendice alle Rarità bibliografiche del Novecento. Settanta schede di libri scoperti o dimenticati, «ALAI», 7, 2021, pp. 11-31. Gli a. del repertorio Rarità bibliografiche del Novecento, a quattordici anni di distanza dalla pubblicazione, propongono in questo contributo alcune aggiunte e correzioni. – Marco Francalanci

058-077 Garibian (Nazenie), La prima Bibbia armena a stampa, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 132-57. Sontuosamente realizzata ad Amsterdam nel 1666-8, se ne descrive in particolare l’esemplare della BUB (riconducibile a un gruppo di copie “di lusso”), dotato di legatura in pelle con ricca decorazione a caldo, nonché tagli dorati incisi e dipinti. – Ed.B.

058-078 Gatta (Massimo), La Biblioteca come paratesto. L’ultimo Casanova, bibliothécaire malgré lui, «Paratesto», 17, 2020, pp. 61-74. L’a. analizza buona parte delle fonti documentarie disponibili sulla figura del Casanova bibliotecario nel castello del conte Waldstein a Dux in Boemia, durante i suoi ultimi anni di vita. Elementi che, raccolti insieme, si configurano come una sorta di “biblioteca paratestuale”. – D.M.

058-079 Gatti (Elena), Francesco Platone de’ Benedetti. Il principe dei tipografi bolognesi fra corte e Studium (1482-1496), prefazione di Daniela Delcorno Branca, postfazione di Edoardo Barbieri, Udine, Forum, 2018 (Libri e biblioteche, 39) Þ rec. Simona Inserra, «Paratesto», 17, 2020, pp. 185-8.

058-080 Giazzi (Emilio), Due piccole raccolte librarie cremonesi a metà del secolo XV, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 125-37. Segnalazione del ritrovamento presso l’Archivio di Stato di Cremona di due brevi inventari librari appartenuti al Melino Schizzi, forse notaio di professione (1440, 11 voll.) e al giurisperito Guidino da Marano (1455, 11 volumi). – D.M.

058-081 Ginzburg (Carlo), Nondimanco. Machiavelli, Pascal, Milano, Adelphi, 2018 (Saggi. Nuova serie, 81), pp. 242, ill., ISBN 978-88-459-3314-1, € 18. Come possono essere citati nello stesso discorso due autori così distanti come Machiavelli e Pascal? È questa la domanda che sorge spontanea solo a leggere il frontespizio del nuovo lavoro di Carlo Ginzburg, Nondimanco. Machiavelli, Pascal (il titolo fa riferimento all’uso frequente della parola proprio nel Principe di Machiavelli). Il fulcro che apre i nove saggi – di cui tre inediti – qui raccolti, è certamente il tema della casistica, tanto fondamentale per la riflessione machiavelliana sulla norma e l’eccezione, quanto polemicamente criticata da Pascal. L’a., che si muove agilmente tra ricostruzione storica, ricerca filologica e analisi filosofica, analizza alcuni testi in particolare, ma crea una fitta rete di rimandi che conferma il valore intellettuale del lavoro ma che rende talvolta tortuoso il percorso di lettura. In chiusura una appendice dedicata a una rilettura del Gattopardo. – P.S.

058-082 Giunta (Filippo), Cervello, medicina e chirurgia: una storia bellissima, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 320-61. Studio che ripercorre in 68 densissimi paragrafi la storia della neuromedici e neurochirurgia dal Neolitico all’età contemporanea. Di particolare interesse, la segnalazione di numerose edizioni antiche in cui è trattato questo specifico argomento e la bibliografia tematica al par. 38, Incunaboli con xilografie del cervello. – D.M.

058-083 Goldoni (Maria), «Disegnarlo in boßolo, per far gl’intagli». Sui legni superstiti di Francesco Marcolini: un bilancio degli studi e nuove interpretazioni, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 41-84. L’a. analizza l’uso delle silografie all’interno delle edizioni cinquecentesche di Francesco Marcolini da Forlì, in gran parte riutilizzate da altri stampatori dopo la sua morte. Si sofferma sui legni superstiti, otto a Modena (Gallerie Estensi) e una a Milano (Civica Raccolta delle Stampe “Achille Bertarelli”). Inoltre, viene approfondito l’uso del grande legno usato al frontespizio del Giardino d’i Pensieri, nelle due pubblicazioni del 1540 (Edit16 CNCE 55028 = OPAC di SBN IT\ICCU\VEAE\008279) e 1550 (Edit16 CNCE 28617 = OPAC di SBN IT\ICCU\CNCE\028617), di cui è attestata anche una variante nell’esemplare conservato presso la Fondazione Cini di Venezia (segn. FOAN TES 339). – D.M.

058-084 Graf (Arturo), L’anglomania e l’influsso inglese in Italia nel secolo XVIII, a cura di Francesco Rognoni – Pierangelo Goffi, introduzione di Francesco Rognoni, Napoli, La scuola di Pitagora editrice, 2020 (Pietas literaria, 11), pp. 555, ISBN 978-88-6542-698-2, € 37. Nei primi mesi del 1911 fu pubblicata, per i tipi della Casa Editrice Ermanno Loescher, l’ultima opera di Arturo Graf (1848-1913), ovvero l’Anglomania e l’influsso inglese in Italia nel secolo XVIII, forse non il saggio più raffinato del poeta e critico nativo di Atene, «ma senz’altro il più arioso e il più divertente» (p. IX). Questo lavoro non ebbe però molta fortuna, forse anche a causa della sua apertura internazionale che poco piacque durante il Ventennio e che ne causò, quindi, scarsa diffusione negli anni a venire. L’Anglomania torna oggi alla ribalta grazie a questa edizione – a cura di Francesco Rognoni e Pierangelo Goffi –, la prima dopo quella del 1911 e quindi candidata a essere il riferimento per gli studiosi dell’opera di Graf. Di estrema utilità è infatti l’indice dei nomi e delle opere (pp. 477-555) posto in coda al vol., che colma la mancanza di note e indicazioni bibliografiche della prima edizione. Il vol. è inoltre corredato dalla ripubblicazione di due contributi di Graf (anche in questo caso si tratta della prima ristampa dopo l’originale pubblicazione in rivista): Notizia letteraria – Giuseppe Baretti (pp. 449-62), apparso per la prima volta in «Nuova Antologia», CLVI, 1911, e Sul metodo del lavoro intellettuale (pp. 463-67), pubblicato originariamente in «Rivista di Filosofia e Scienze affini», IX, 1907, pp. 451-3. – P.S.

058-085 Greco (Gianpasquale), Di marmo o d’inchiostro? Vicende ed equivoci sulla ricezione del ritratto di Livia Doria Carafa di Giuseppe Sanmartino e del suo ‘doppio a stampa’ nelle fonti grafiche del Settecento, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 85-95. Saggio dedicato al busto marmoreo di Livia Doria Carafa, realizzato da Giuseppe Sanmartino e recentemente tornato alla luce, soggetto di una curiosa vicenda che lo vide prodotto in un “doppio a stampa”, che le fonti letterarie collocavano nella cappella gentilizia dei Carafa, quando invece non uscì mai dal Palazzo della nobile famiglia. Scopo ultimo del saggio è analizzare la capacità di diffusione dell’immagine nonostante l’assenza della scultura originale. – D.M.

058-086 Gura (David T.), A Prose Summary of Ovid’s Metamorphoses from Fourteenth-Century Italy: Vatican City, Biblioteca Apostolica Vaticana, Ross. 228, in Between the Text and the Page, ed. by H. Anderson – D. T. Gura, pp. 165-207. Preceduta da un’attenta analisi storica, paleografica e culturale del testo, viene fornita l’edizione di un inedito sommario delle Metamorfosi in prosa latina. – Ed.B.

058-087 Gwara (Scott), Je me souviens. The Forgotten Collection of Medieval and Renaissance Manuscripts Owned by Gerald E. Hart of Montreal, in Between the Text and the Page, ed. by H. Anderson – D. T. Gura, pp. 255-88.

058-088 Haig Gaisser (Julia), Tibullus in the Roman Academy, in Between the Text and the Page, ed. by H. Anderson – D. T. Gura, pp. 146-64. Interessante contributo sugli studi tibulliani nella Roma degli anni ’70 del XV secolo. – Ed.B.

058-089 Harutyunyan (Khachik), Il Vangelo della Biblioteca Universitaria di Bologna (ms. 3290), un capolavoro dell’arte armena, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 108-31. Donato al papa dal primo patriarca armeno-cattolico, lo splendido ms. miniato e legato in argento fu realizzato nel Seicento a Costantinopoli esemplandolo su tradizionali manufatti armeni. – Ed.B.

058-090 Hays (Gregory), Medieval Manuscripts at the University of Virginia, in Between the Text and the Page, ed. by H. Anderson – D. T. Gura, pp. 289-348.

058-091 Huntzinger (Hervé), Eusèbe de Césarée et les ruines de Jérusalem, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 175-208. La ricostruzione della distruzione di Gerusalemme prodotta da Giuseppe Flavio, un ebreo che sostiene ragioni contrarie agli ebrei, è alla base della rilettura cristiana degli eventi, a partire dalle opere di Eusebio di Cesarea. – L.R.

058-092 Hunziker-Rodewald (Régine), La ville-princesse en pleurs: l’art de la communication de la souffrance en Lamentations 1, 1-16, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 123-35.

058-093 Hylkema (Jacqueline), The Forgery of Isaac Casaubon’s Name: Authority and the Originall of Idolatries, pp. 303-36. Il contributo studia la falsa attribuzione al filologo Isaac Casaubon (Ginevra, 1559-Londra, 1614) dell’opera The Originall of Idolatries, edita postuma a Londra nel 1624. – S.C.

058-094 Imhof (Dirk), Christophe Plantin’s Correspondence. Perspectives on Life and Work as a Publisher in 16th-century Europe, Gent, Academia Press, 2020, pp. 248, ill. col., ISBN 978-94-014-7466-5, € 40. Il genere epistolare è, spesso se non sempre, miniera di rilevanti informazioni circa la vita, il pensiero e l’attività della persona mittente, o destinataria, di tali lettere. Conferma questa tendenza anche il vol. in oggetto, che raccoglie 50 lettere del celebre tipografo ed editore Christophe Plantin (1520-1589) – francese di nascita ma attivo ad Anversa per gran parte della sua vita – di cui 48 scritte di suo pugno e 2, relative alla sua infanzia e alla sua morte, scritte rispettivamente dal suo amico francese Pierre Porret e dal suo socio in affari Jan Moretus (1543-1610). I temi al centro delle corrispondenze sono i più vari, ma tutti di estremo interesse per fare maggior luce sulla vita e sull’attività di Plantin: si parla infatti di prezzi delle edizioni, della preparazione della celebre Biblia Regia, di rapporti con i venditori di libri, ma anche temi più personali come il rapporto con i figli. Per ogni lettera, tradotta in inglese, è presente un breve ma esaustivo commento. Chiudono il vol. una forse troppo esile bibliografia e l’indice delle lettere. – P.S.

058-095 Inserra (Simona), Libri prohibiti, suspecti ed expurgandi. Note di lettura su alcune pubblicazioni dedicate alla Congregazione dell’Indice, all’esecuzione dell’Index clementino e alla risposta degli Ordini regolari in Italia, «Paratesto», 17, 2020, pp. 159-68. Si tratta di una riflessione sulle sei pubblicazioni finora edite nell’ambito del progetto RICI, Ricerca sull’Inchiesta della Congregazione dell’Indice, con un occhio di riguardo verso le modalità di trascrizione delle liste librarie fatte pervenire a Roma da diversi ordini regolari presenti in Italia. – D.M.

058-096 Kallendorf (Craig), Virgil and the Censors: Printing Across the Confessional Divide, in Between the Text and the Page, ed. by H. Anderson – D. T. Gura, pp. 3-27. Esempi di censure (cancellature ed eliminazione di pagine) applicate ai commenti di studiosi protestanti presenti in edizioni cinquecentesche di Virgilio. Pochi i casi in sé ma applicati con metodo in un gran numero di esemplari. – Ed.B.

058-097 Klimas (Narcyz), San Salvatore al servizio di pellegrini e malati in Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in terra Santa, a cura di A. Leonetti, pp. 35-44. L’a. racconta la storia della presenza francescana a Gerusalemme e del loro convento di San Salvatore, attestato fin dal 1559, con un focus particolare sull’importante ruolo assistenziale che ha svolto lungo i secoli nei confronti di viandanti e malati, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, attraverso la costruzione di numerose opere caritative di diversa natura. – L.Mo.

058-098 Kontext Buch. Festschrift für Stephan Füssel, hrsg. von Christoph Reske, Wiesbaden, Harrassowitz Verlag, 2020, pp. 311, 15 ill. b/n, ISBN 978-3-447-11415-8, s.i.p. Il vol. offerto al Prof. S. Füssel in occasione del pensionamento dall’Università Johannes Gutenberg di Magonza raccoglie 17 contributi (3 in inglese) di respiro internazionale su temi generali o aspetti specifici della cultura del libro e dell’editoria, con particolare riguardo all’area germanofona. Non mancano un curriculum accademico di S. Füssel, una raccolta di pensieri a lui rivolti da autorità, colleghi e amici, e un elenco delle sue pubblicazioni più significative. Si schedano solo alcuni contributi rilevanti. – Eleonora Gamba

058-099 «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020. Si schedano i singoli contributi. – D.M.

058-100 «La Biblioteca di via Senato», 12/10, ottobre 2020. Nel numero, come sempre splendidamente illustrato, si parla di Adriano Grande e il Fascismo (Giuseppe Marcenaro), dei pezzi della “biblioteca dipinta” dei Piloni ora a Belluno (Antonio Castronuovo), dei Canti orfici di Campana (Piero Scapecchi), della «Tipografia Helvetica» di Tommaso Labranca (Massimo Gatta), delle edizioni italiane del dizionario di mitologia di Pierre Chompré (Noemi Veneziani), del fondo Grassetti della Cini di Venezia (Giancarlo Petrella). – Ed.B.

058-101 «La Biblioteca di via Senato», 12/11, novembre 2020. Si tratta del Gabinetto Vieusseux (Gloria Manghetti), dei falsi mss. malatestiani (Piero Meldini), di cronache settecentesche italiane (Giovanni Biancardi), della storia dei primi scritti rumeni di Emil Cioran (Amelia Natalia Bulboaca), di Aldo Manuzio (Giancarlo Petrella), delle edizioni delle Costituzioni melfitane di Federico II (Antonio Salvatore). – Ed.B.

058-102 «La Biblioteca di via Senato», 12/12, dicembre 2020. Speciale VII centenario Dante Alighieri (1265–1321). Oltre alle belle schede sugli esemplari antichi conservati dalla Biblioteca di via Senato, si discute della lingua di Dante (Giovanni Puglisi), di incunaboli danteschi illustrati (Giancarlo Petrella), delle incisioni delle edizioni Marcolini (Francesca Nepori), dei postillati danteschi (Natale Vacalebre), delle illustrazioni del Dante francese di primo Ottocento (Nino Insinga), delle bizzarrie illustrative della Divina Commedia (Franco Gàbici), delle edizioni dantesche degli Hoepli (Luca Montagner), della Monarchia di Dante (Massimo Gatta), del commento di Benvenuto da Imola (Gian Carlo Alessio), della Difesa di Dante di Gasparo Gozzi (Luca Piva), di Dante nell’Ottocento (Stefano Cremonini), delle Rime di Dante (Matteo Veronesi), del ritratto di Dante (Sandro Montalto), di Nietzche di fronte a Dante (Antonio Castronuovo), di Romano Guardini (Mario Bernardi Guardi), di Dante e la musica (Michele Croese). – Ed.B.    

058-103 «La Biblioteca di via Senato», 13/1, gennaio 2021. Si parla di Jazz di Matisse (Stefano Salis), di Giorgio Manganelli e i paratesti (Antnio Castronuovo), dei libri di Francesco Parisi (Edoardo Fontana), dell’edizione bolognese di Lorenzo Spirito (Giancarlo Petrella), dell’inchiostro tipografico (Massimo Gatta), del volumetto De Bibliotheca pubblicato sempre dalla Biblioteca di via Senato ma preso Olschki (Gianluca Montinaro). – Ed.B.

058-104 La Grande Galleria. Spazio del sapere e rappresentazione del mondo nell’età d Carlo Emanuele I di Savoia, a cura di Franca Varallo – Maurizio Vivarelli, Roma, Carocci, 2019 (Studi Storici, 313; Studi sabaudi, 9) Þ rec. Maria Alessandra Panzanelli, «Paratesto», 17, 2020, pp. 198-201.

058-105 La magia di Umberto Brunelleschi. Fiabe riviste bozzetti e costumi teatrali, Catalogo della mostra Montemurlo, 6 aprile-2 giugno 2019, a cura di Giorgio Bacci – Alessia Cecconi, Firenze, Fondazione Memofonte-S.P.E.S., 2019 Þ rec. Edoardo Fontana, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, p. 174.

058-106 Lai (Andrea) – Luigi G.G. Ricci, Circolazione di trattati scientifici in Sardegna nei secoli XV-XVI: biblioteche e utenti. Primi sondaggi, in Il Codice Atlantico, a cura di L. D’Arienzo, pp. 465-505. L’articolato contributo analizza la presenza di trattati scientifici negli inventari librari sardi dei secoli XV-XVI, dal punto di vista delle tipologie di opere, degli a., della distribuzione geografica delle notizie, dei possessori dei libri. – Al.L.

058-107 Lana (Maurizio), Introduzione all’information literacy. Storia, modelli, pratiche, Milano, Editrice Bibliografica, 2020 (Biblioteconomia e scienza dell’informazione, 28) Þ rec. Gianfranco Crupi, «Paratesto», 17, 2020, pp. 214-5.

058-108 Landi (Marco), L’autografo ritrovato di una lettera di Iacopo Sannazaro (Cambridge, MA, Houghton Library, Ms Hyde 10 [611]), «Filologia e critica», 44/1, 2019, pp. 95-101. Un fortunato ritrovamento presso una biblioteca statunitense riconsegna agli studi una missiva autografa di Iacopo Sannazzaro indirizzata ad Antonio Seripando, altrimenti nota solo in una copia del XVIII secolo. Il saggio si correda dell’edizione critica della breve lettera accompagnata da un commento che aiuta a ricostruire gli elementi del dialogo tra i due letterati. – M.G.

058-109 Leigh (Robert), Is On Theriac to Piso a Forgery?, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 165-82. L’a. analizza il trattato medico De theriaca ad Pisonem, attribuito a Galeno dal VII secolo d.C., per evidenziarne gli elementi che ne dimostrano la falsificazione. – S.C.

058-110 Leonetti (Arianna), Una tipografia al servizio del popolo: la Franciscan Printing Press di Gerusalemme in Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in terra Santa, a cura di A. Leonetti, pp. 65-71. Era il 1847 quando a Gerusalemme veniva aperta la Franciscan Printing Press, che nel giro di pochi anni divenne una delle punte di diamante della missione francescana in Terra Santa. Questo perché, grazie alla pionieristica stampa di testi in lingua araba, giocò un ruolo fondamentale nel campo dell’istruzione, rifornendo scuole e parrocchie di voll. L’a. presenta un quadro sintetico fasi iniziali dell’attività tipografica francescana gerosolimitana. – L.Mo.

058-111 Lerner (Jillian), Graphic Culture. Illustration and Artistic Enterprise in Paris, 1830-1848, Montreal, McGill-Queen’s University Press, 2018 Þ rec. Philippe Kaenel, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 170-3.

058-112 Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di Carlo Bazzani – Fabrizio Pagnoni – Stefano Parola – Enrico Valseriati, Milano-Torino, Pearson Italia, 2020, pp. VI+375, ill. b/n, ISBN 9788867742394. Miscellanea che omaggia i sessant’anni del poliedrico Angelo Brumana, allievo di Giuseppe Billanovich in Università Cattolica, appassionato studioso di storia bresciana medievale e moderna ed esperto conoscitore del fondo antico conservato Biblioteca Queriniana (dove collaborò proficuamente alla schedatura di codici, libri a stampa antichi e altri documenti) e dei fondi archivistici bresciani. Dal 2009, anno di fondazione, Brumana conduce la casa editrice Torre d’Ercole, che ha cambiato profondamente il panorama editoriale della Leonessa. Si schedano i contributi di interesse bibliografico. – D.M.

058-113 «Magyar Könyvszemle. Revue pour l’histoire du livre et de la presse», 135/1, 2019. Articoli di Szilvia Somogyi su nuove ricerche dedicate al cosiddetto “libro sinodale di Esztergom”, importante fonte per la chiesa ungherese medioevale (pp. 1-17), Judit Lauf sulle annotazioni latino-ungheresi presenti in una copia del Messale “paolino” impresso a Venezia nel 1514 dal Liechtenstein per conto del libraio di Buda Heckel (pp. 18-35), Péter Kasza su un ritrovato ms. con frammenti inediti dedicati alla battaglia di Mohács (pp. 36-49), Dávid Molnár sulla figura dell’umanista Albert Szenci Molnár (1574-1634) (pp. 50-90). – Ed.B.

058-114 «Magyar Könyvszemle. Revue pour l’histoire du livre et de la presse», 135/2, 2019. Articoli di Péter Tusor sulla corrispondenza ungherese-papale circa lo stendardo turco conquistato durante la battaglia di Buda del 1685-1687 (pp. 125-37), Szabolcs Hursán sul catalogo della biblioteca di Lajos Batthyány del 1743 (pp. 138-72), Judit Ecsedy sui librai e stampatori Trattner (pp. 173-89), Ágnes Dóbék sulla circolazione del libro a Győr tra XVIII e XIX secolo (pp. 190-201), Sára Sánta sulla storia editoriale della prima monografia dedicata a una città ungherese, Szombathely, pubblicata nel 1791 (pp. 202-18). – Ed.B.

058-115 «Magyar Könyvszemle. Revue pour l’histoire du livre et de la presse», 135/3, 2019. Articoli di Klara Kisdi su frammenti provenienti dalla biblioteca dell’abbazia di Lambach (pp. 253-78), Csaba Juhász con l’analisi linguistica di documenti duecenteschi di Zagabria (pp. 279-306), Gábriel Szoliva sul breviario di Esztergom recuperato a Zagabria (pp. 307-30), Judit Lauf sulle tracce del lavoro di un legatore attivo in Ungheria nel XVI sec. (pp. 331-45), Farkas Gábor Farkas sulle provenienze degli esemplari della Chronica Hungarorum (pp. 346-65), Júlia Papp sul riutilizzo di illustrazioni dal Lichtenberger in cronache tedesche della battaglia di Mohács (pp. 366-84), Judit Ecsedy-Réka Bányai su alcune varianti al frontespizio della calvinista Váradi Biblia (pp. 385-97). – Ed.B.

058-116 «Magyar Könyvszemle. Revue pour l’histoire du livre et de la presse», 135/4, 2019. Articoli di Ágnes Sallai-Ádám Szabó sulle edizioni geografiche e geologiche dedicate all’Ungheria presenti alla Biblioteca dell’Accademia delle Scienze di Budapest (pp. 421-68), Mónika Mezey sulla raccolta libraria del folklorista János Honti (1910-1945) (pp. 469-81). Segue alle pp. 505-31 la bibliografia annuale delle pubblicazioni ungheresi riguardanti storia del libro, della stampa, e delle biblioteche. Nel fascicolo è aggiunto l’indice dei nomi dell’annata 2018. – Ed.B.

058-117 «Magyar Könyvszemle. Revue pour l’histoire du livre et de la presse», 136/1, 2020. Articoli di Eszter Nagy su alcuni mss. delle Visione Georgii circa il viaggio al purgatorio di san Patrizio (pp. 1-22), Gábor Bolonyai sulla descrizione di Naldo Naldi della biblioteca Corviniana (pp. 23-41), Mária M. Horváth sull’identificazione di altri voll. appartenuti a Péter Pázmány (pp. 42-5). – Ed.B.

058-118 Mainardi (Patricia), Another World. Nineteenth-Century Illustrated Print Culture, New Haven, Yale University Press, 2017 Þ rec. Philippe Kaenel, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, p. 170.

058-119 Malaspina (Matilde), 15cILLUSTRATION. Un database per tracciare la circolazione e il riuso delle illustrazioni a stampa nel XV e XVI secolo, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 5-20. Articolo di presentazione al lancio del database 15cILLUSTRATION, sviluppato all’interno del più ampio progetto 15cBOOKTRADE. Una banca dati iconografica che si propone di catalogare le illustrazioni utilizzate dai tipografi quattrocenteschi, corredate da metadati descrittivi e bibliografici. Inoltre, sfruttando le potenzialità offerte dal riconoscimento automatico di immagini identifiche, ambisce a evidenziare i riusi di uno legno e, di conseguenza, stabilirne la circolazione all’interno di una o più officine. – D.M.

058-120 Manguel (Alberto), Don Quixote in Alexandria, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 55-63. Il noto bibliofilo e saggista, già direttore della biblioteca nazionale argentina (2015-2018), riflette sul suo rapporto con i libri e le biblioteche, e sui poli solo apparentemente opposti del possesso materiale e della fruizione virtuale. Il percorso si snoda dalla perduta biblioteca dell’antica Alessandria d’Egitto, sopravvissuta nell’immaginario collettivo anche dopo la sua distruzione, al don Chisciotte di Cervantes che, privato della sua libreria materiale, si riappropria di quella interiore, fino ad arrivare alle più recenti esperienze ‘resistenti’ della biblioteca dei bambini nel campo nazista di Birkenau, e della ricostruzione virtuale della biblioteca ucraina di Mosca, smantellata dal governo e resa di nuovo globalmente accessibile grazie alle nuove tecnologie. – Eleonora Gamba

058-121 Mari (Alessandro) – Ginevra Azzari – Matilde Piran, Libri, istruzioni per l’uso. L’arte di scegliere, organizzare e disordinare le librerie di casa, Torino-Milano, UTET-DeA Planeta, 2020, pp. 219, ill., ISBN 978-88-511-8128-4, € 23. La scelta di come disporre in casa i propri libri, l’ordine, il luogo, le librerie, rivela aspetti personali del proprietario e del suo modo di relazionarsi con essi. La storia delle raccolte librarie si mescola così con il modo di costruire gli scaffali, con l’architettura da interni, il marketing editoriale e altro ancora. – M.C.

058-122 Marzo Magno (Alessandro), L’inventore di libri. Aldo Manuzio, Venezia e il suo tempo, Bari-Roma, Laterza, 2020, pp. 207, ISBN 978-88-581-4160-1, € 20. L’a. traccia un’agile biografia di Manuzio, soffermandosi sulle tappe fondamentali della sua vita, alle quali dedica soprattutto i primi capitoli, per poi diffondersi maggiormente, a partire dal quarto capitolo, sui vari e multiformi aspetti della sua attività di editore. Leggiamo così, in pagine scorrevoli e avvincenti (ogni finale di capitolo, con tecnica da suspence giallistica, introduce l’argomento di quello successivo), dello stretto legame fra la decisione di Aldo di pubblicare i classici greci (come è noto i primi voll. da lui stampati sono tutti in greco, a partire dagli Erotemata di Costantino Lascaris, seguiti da un’altra grammatica, quella di Teodoro Gaza) e il suo programma di insegnante di greco alla ricerca di testi in quella lingua – spesso con traduzione latina a fronte – da divulgare. Il punto più alto della produzione greca aldina sono i cinque voll. delle opere di Aristotele, uno sforzo immane (3800 pagine in totale) ma cui arrise un enorme successo. Si discute naturalmente anche dell’Hypnerotomachia Poliphili (vengono segnalati dei dubbi sulla precisa identità di Francesco Colonna, forse oggi un po’ superati) e della sua fortuna (l’opera viene citata anche da Joyce), di Francesco Griffo e dei suoi caratteri latini: il tondo, usato per la prima volta nel De Aetna di Bembo (1496), e il corsivo (che esordisce com’è noto con il Virgilio in ottavo del 1501), della creazione del formato tascabile, che ottenne un successo straordinario. Aldo aveva anche progettato di stampare testi in ebraico, ma, per ragioni a noi ignote, l’impresa non venne realizzata. Si analizzano i rapporti con, fra gli altri, Bembo, Erasmo (i suoi Adagia, nonostante il pesante formato in folio, sono uno dei più grandi successi editoriali del Cinquecento), Andrea Torresani, che insegnò a Manuzio i primi rudimenti dell’arte tipografica e divenne suo socio (e poi suocero), i tipografi che stampavano aldine contraffatte, attivi specialmente a Lione. Il vol. si chiude con le vicende degli eredi: Aldo morì nel 1515, dopo aver stampato il De rerum natura dedicato ad Alberto Pio da Carpi, suo antico allievo. La tomba non è mai stata individuata. Il suo successore fu il figlio Paolo, attivo dal 1540 al 1561, stampatore soprattutto di classici latini che ottennero un buon successo; il nipote Aldo il Giovane, invece, accumulati molti debiti, che lo portarono a dover chiudere l’attività, morì nel 1597. Il vol., ricco di citazioni dalle prefazioni di Aldo e da altri documenti quali lettere di Manuzio o di suoi corrispondenti, è corredato di un elenco di edizioni aldine, di un indice delle fonti consultate, di bibliografia e di un indice dei nomi. Si tratta in definitiva di un’ottima introduzione al mondo aldino in tutte le sue sfaccettature, ivi comprese quelle che vivono ancora nei libri che si stampano al giorno d’oggi. – L.Ma.

058-123 Maspero (Gabriele), La prospettiva ligure sulle Rivoluzioni di Corsica. Riflessioni di Pier Maria Giustiniani, «ALAI», 7, 2021, pp. 205-17. L’a. propone un’analisi delle Riflessioni del vescovo Pier Maria Giustiniani, stampate presumibilmente a Genova nel 1760 e della fortuna dell’opera. Viene notato come la versione tipografica di questa, che venne liquidata con facilità dai suoi detrattori, sia sensibilmente distante dalla versione manoscritta, più ampia e articolata. – Marco Francalanci

058-124 Matheus (Michael), Bücherverbrennungen in Mainz, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 149-70. Sul fenomeno del rogo ideologico dei libri, trasversale alle epoche e alle civiltà, dall’antichità romana fino al periodo nazista, e in particolare sugli episodi avvenuti a Magonza durante la lotta alle eresie nei secoli XV-XVI. – Eleonora Gamba

058-125 Meldini (Piero), Biblioteche immaginarie, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 69-78. Gli pseudobiblia sono testi inesistenti ma noti in quanto citati in opere di narrativa. Nel contributo, l’a. passa in rassegna alcune delle edizioni più note. – Pietro Putignano

058-126 Molinier-Arbo (Agnès), Une lecture romaine et chrétienne de la chute de Jérusalem: l’adaptation latine de la Guerre des Juifs attribuée à Hégésippe, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 233-57.

058-127 Montanaro (Giovanni), Il libraio di Venezia, Milano, Feltrinelli, 2020 (Narratori), pp. 135, ISBN 9788807034121, 12 . Il vol. racconta in forma di romanzo i giorni dell’alluvione, ‘l’Aqua granda’ ossia l’eccezionale picco di marea subìta da Venezia e che raggiunse i 187 cm nella giornata del 12 novembre 2019. Protagonista è Vittorio, un libraio di campo san Giacomo che già in condizioni normali nella città lagunare rappresenta con la sua “Moby Dyck” (questo il nome della libreria in ricordo di un amore estivo e della passione per Hemingway) uno degli esempi di resilienza contro lo spopolamento di residenti stabili e la decadenza di Venezia assediata dal turismo di massa. Una libreria (e un librario) come presidi di cultura e di sviluppo, un tema battuto in letteratura con riferimento ad alluvioni storiche anche in altri contesti (Firenze, 4 novembre 1966), e che può rischiare di essere scontato ma al quale Montanaro riesce a ridare linfa vitale col racconto, molto dettagliato e convincente, di quei giorni: il salire della marea, le previsioni sbagliate, i gesti quasi rituali compiuti tante volte da negozianti e abitanti che questa volta non salvano dalla catastrofe, la tempesta, i danni, la solidarietà e la rinascita. E i libri. Libri inzuppati, libri perduti, libri salvati, libri recuperati e curati per tornare a essere amati e per salvare, recuperare, curare e amare i vari personaggi incontrati da Vittorio in quel piccolo mondo dove risiede la sua libreria, un quartiere, uno stile di vita, una città intera. Il vol. si distingue in particolare per la preziosa appendice al romanzo intitolata Una mappa e una guida alle librerie veneziane. Frutto della collaborazione dell’a. con i vari librai veneziani che gli avevano «regalato consigli, aneddoti e racconti» per ideare la sua libreria immaginaria, presenta una mappa della città storica dove è indicata la posizione di 22 librerie indipendenti, alle quali è poi dedicata una scheda. Di lunghezza, stile e contenuti molto vari, le schede (dove i librai si raccontano) presentano oltre le informazioni di contatto, la storia e le specificità di ciascuna libreria, talvolta le scelte di vita, le ragioni di uno stile: librerie antiquarie, librerie specializzate, librerie per l’università o profondamente radicate in quartiere, librerie ‘di servizio’ o colte e raffinate fino a essere quasi esposizioni o musei di se stesse. Ne emerge un quadro interessante di alcuni dei presìdi reali rimasti a sostegno di un diverso sviluppo della città, non solo dal punto di vista commerciale e culturale, ma anche per una migliore conoscenza di Venezia. – Tiziana Stagi

058-128 Montecchi (Giorgio), Gli spazi della biblioteca: fisico, istituzionale, mentale e, oggi, digitale, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 7-16.

058-129 Monti (Carla Maria), La lettera di Cencio Rustici a Francesco da Fiano sulle scoperte di San Gallo, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 50-65. Cencio Rustici, curiale al servizio dei pontefici, si trovava in compagnia di Poggio Bracciolini e Bartolomeo Aragazzi durante la celebre visita al monastero di San Gallo e il ritrovamento di rari testi classici. Viene fornita una trascrizione della lettera «Interrumpamus aliquando» a Francesco da Fiano, che contribuisce a stabilire con precisione la cronologia e la modalità delle scoperte presso il monastero svizzero. – D.M.

058-130 Montinaro (Gianluca), Sull’origine della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, «ALAI», 7, 2021, pp. 231-43. Il contributo analizza la fondazione della Biblioteca Oliveriana, nata per volontà del pesarese Annibale degli Abbati Olivieri Giordani (1708-1789), bibliofilo e collezionista che donò alla città il suo patrimonio librario. L’a. sottolinea lo spirito dell’Olivieri, che con delle serrate disposizioni testamentarie fu in grado di garantire la sopravvivenza della biblioteca. – Marco Francalanci

058-131 Morandi (PierCarlo), Niccolò Daglioni e Ruggier Fabarino. Storia della guerra in Ungheria di un uomo d’arme e cronista bresciano di fine Cinquecento e di un libro fortunato di un notaio veneziano, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp.  201-15. Il contributo ripercorre la vita e le opere di Giovanni Niccolò Doglioni, che sul finire del XVI secolo diede dapprima alle stampe un instant-book sulle guerre d’Ungheria all’indomani dei fatti di Giavarino (Venezia, Damiano Zenaro, 1595; Edit16 CNCE 17317 = OPAC di SBN IT\ICCU\CFIE\000148), che si accompagnò presto a un altro vol. di argomento analogo, il Compendio historico universale di tutte le cose notabili (Venezia, Damiano Zenaro, 1594; Edit16 17316 = OPAC di SBN IT\ICCU\VIAE\046705 = IT\ICCU\VEAE\000645), che costituì la fonte più significativa per conoscere la storia di quelle terre e comprenderne gli avvenimenti potenzialmente pericolosi per i dominii veneziani, redatta sulla base della ricostruzione di un uomo d’arme di origini bresciane, Ruggier Fabarino. – D.M.

058-132 Morandini (Mimmo), Alcuni appunti su Agostino Saturnio Lazzaroni, Mercurius Maior sive Grammaticarum Institutionum libri X, l’erudita invettiva in Laurentius Vallensem di un umanista camuno ammiratore di Erasmo, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 177-85. L’a. propone una rassegna bio-bibliografica sull’umanista e grammatico camuno Agostino Saturnio Lazzaroni (1492-1540), la cui opera maggiore, il Mercurius Maior, fu stampato per la prima volta a Basilea nel 1546 e poi ripubblicato a Lione (1556) e Venezia (1556, 1568, 1582, 1583). – D.M.

058-133 Morgenstern (Matthias), Réflexions sur l’image et l’histoire du Temple de Jérusalem dans le Midrach Bereshit Rabba, in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 259-91.

058-134 Moscadelli (Stefano), Hilde Domin e Armando Sapori. Storia di un incontro, «Paratesto», 17, 2020, pp. 107-26. Saggio che studia i rapporti tra la poetessa tedesca Hilde Domin (pseudonimo di Löwenstein Pal, 1909-2006) e l’Italia, paese dove si era trasferita nel 1934 e si era laureata in Scienze Politiche a Firenze con una tesi su Giovanni Pontano, sotto la guida di Armando Sapori. Oltre ad analizzare le caratteristiche della tesi di laurea, l’a. considera alcune lettere inviate dalla poetessa al professore. – D.M.

058-135 Müller (Christian), Rufinus versus Jerome in the Falsification Affair, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 241-302. L’a. studia un episodio narrato da Rufino, concernente l’inganno in cui sarebbe caduto s. Girolamo circa un falso attribuito al dottore della Chiesa Atanasio. – S.C.

058-136 Musarra (Antonio), «Nella presenza del soldan superba». Francesco e il Sultano: uno sguardo alle fonti in Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in terra Santa, a cura di A. Leonetti, pp. 13-9. L’a. propone una rilettura delle poche fonti oggi note che narrano dello storico incontro tra San Francesco e il Sultano d’Egitto al-Malik al-Kāmil, avvenuto nel 1219. L’articolo cerca di rispondere a due importanti domande: quali sono state le reali motivazioni che hanno spinto il fraticello d’Assisi a recarsi presso il Sultano e se l’incontro è realmente avvenuto. – L.Mo.

058-137 Nepori (Francesca), La biblioteca del cardinale Alderano Cybo Malaspina, «ALAI», 7, 2021, pp. 245-72. Il contributo indaga la genesi e le sorti della biblioteca del cardinale Alderano Cybo Malaspina (1628-1700), che per sua volontà testamentaria venne spostata da Roma al Palazzo Ducale di Massa. Della biblioteca, oggi dispersa, si possiedono un catalogo risalente al 1693 e un inventario post mortem, che permettono interessanti ricostruzioni. – Marco Francalanci

058-138 Nerval (Gérard de), Viaggio in Oriente, Milano, Edizioni Ares, 2020, pp. 704, ISBN 978-88-815-5928-2 € 24. Bisogna immergersi nell’«energia ondosa» – come l’ha definita Giuseppe Conte nell’Invito alla lettura che apre il vol. tradotto e curato da Bruno Nacci – della prosa di Gérard de Nerval (1808-1855), per comprenderla fino in fondo e gustarla. Questo itinerario dello scrittore francese per le strade dell’Est è in realtà un viaggio tra realtà e sogno, con la precisione dei dettagli e i colori e i sapori del Levante. Una fiaba attraversata dal mistero, da riferimenti ai racconti biblici e dal mito, di cui tutto l’Oriente è gravido, oltre che dall’interesse per le religioni (senza rinnegare la propria, ma cercando le altre per meglio comprendere le civiltà che si incontrano). Non mancano le figure femminili, soprattutto la schiava Zeynab e la bella Salima, di cui sembra innamorarsi. Immergendosi nel racconto, si scoprirà non solo il mondo esotico, ma un universo opposto a certa cultura moderna. – Dario Romano

058-139 Orengo (Alessandro), La stampa armena a Livorno, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 196-211. Sia pur non continuativamente, a Livorno furono attive nel XVII secolo due tipografie armene, espressione dell’imprenditorialità di alcuni mercanti armeni in loco. – Ed.B.

058-140 Paccagnini (Ermanno), Sfogliando un libro. Letture novecentesche, a cura di Daniela Tonolini, Milano, Otto/Novecento, 2019, pp. 468, ISBN 978-88-87734-63-8, € 45. Il vol., stampato in occasione del congedo di Ermanno Paccagnini dal servizio universitario, raccoglie una scelta di sedici saggi critici dedicati ad alcuni narratori del primo e del secondo Novecento (da Oriani a Soldati, da Jahier a Scerbanenco, da Guareschi alla Madieri). Il tenore di questi scritti è precisamente riassunto da Claudio Magris in un saluto all’a. premesso al vol.: «Precisione, attenzione e aderenza al testo; rigore filologico e grande respiro storico, oggettività e imparzialità che non fanno sconti a nessuno e insieme rispetto, carità nel senso forte del termine nei confronti di ognuno, di capolavori come di testi falliti» (p. 11). – M.G.

058-141 Pagani (Alessandra), Manuale di editoria universitaria. Progettare percorsi per l’apprendimento, Milano, Editrice Bibliografica, 2020 (I mestieri del libro), pp. 188, ill. b/n, ISBN 978-88-935-7286-6, € 23. Questo vol. è pensato per la progettazione di contenuti – siano essi cartacei, digitali o misti – destinati alla formazione universitaria e post-universitaria che abbiano come obiettivo quello dell’education, ovvero della soddisfazione dei processi di apprendimento degli studenti. In seguito a un cenno storico in cui si offre un quadro delle teorie dell’apprendimento – ovvero il comportamentismo, il cognitivismo e il costruttivismo –, si presenta un modello di progettazione che ben si adatta a ogni tipo di contenuto: il modello ADDIE (acronimo per Analysis, Design, Development, Implementation ed Evaluation). Ma per progettare nuovi contenuti formativi è necessario tener conto di diversi step, quali l’analisi del mercato e della concorrenza, la pianificazione, la programmazione e il controllo. Prima di procedere alla progettazione è però necessario conoscere la struttura organizzativa dell’università italiana e l’a. ne presenta due modelli di governance – uno incentrato nelle mani del singolo docente, l’altro distribuito tra gli organismi collegiali – e riforme burocratiche e finanziarie che hanno modificato l’assetto degli atenei – con un progressivo disinvestimento nell’università italiana stessa e un basso numero di laureati rispetto alla media europea. Si dà spazio anche alla didattica, la quale viene fondamentalmente distinta in pedagogia didattica tradizionale – in cui il docente ha ruolo centrale e dominante ed è incentrata sull’apprendimento individuale – e pedagogia riflessiva – in cui si prevede il coinvolgimento di docente e studente e si sviluppa la capacità di scremare le fonti –, e alle tecniche di apprendimento – blended learning, flipped learning, e-learning. Questo manuale, quindi, presenta nel complesso elementi attuali e spunti pedagogici necessari per progettare percorsi di apprendimento universitari che si avvalgano sia di strumenti tradizionali che digitali. – Pietro Putignano

058-142 Palazzi (Roberto), Catalogo delle librerie antiquarie e dell’usato in Roma. Riproduzione integrale del volume, «ALAI», 7, 2021, pp. 47-77. Riproduzione integrale del Catalogo delle librerie antiquarie e dell’usato in Roma, uscito anonimo ma prodotto dal Palazzi. Il Catalogo, ciclostilato in sole 48 copie numerate nel 1971, non fa mistero dei suoi intenti svagati e beffardi. Oltre all’utilità dello strumento, che descrive le particolarità dei librai romani e delle loro botteghe, si apprezza lo spirito mordace dell’a. – Marco Francalanci

058-143 Pallottino (Paola), Le Figure per dirlo. Storia delle illustratrici italiane, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2019 Þ rec. Erik Balzaretti, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 169-70.

058-144 Panzanelli (Alessandra), La stampa a Perugia nel Rinascimento. Dai tipografi tedeschi agli editori locali, Milano, Franco Angeli, 2020 (Studi e ricerche di storia dell’editoria), pp. 305, ill., ISBN 978-88-351-1269-3 (ebook), open access. Disponibile in formato open access dal sito dell’editore, questo ricco lavoro ha affrontato il tema della stampa a Perugia ponendolo in relazione con il più vasto contesto della storia del libro (nelle sue linee di sviluppo generali) e della storia politico-istituzionale così come economico-sociale, in modo da conferire giustamente al vol. un respiro non solo localistico. Il caso di Perugia, quindi, è stato trattato come un case-study per ricostruire la produzione delle officine operanti in città senza però eludere confronti necessari con altre realtà equiparabili. Alla produzione, indagata attraverso i documenti d’archivio, gli esemplari delle edizioni e i relativi apparati paratestuali (visivi e non), l’a. ha giustapposto una riflessione sul consumo del libro, sul contesto storico e sugli interessi che fecero da sfondo all’introduzione della nuova arte, collocandosi in linea di continuità con le ricerche pregresse sul tema, via via però arricchite e integrate alla luce delle sue nuove acquisizioni sul campo. L’arco cronologico è volutamente ampio – dal 1471, data del debutto ufficiale della stampa a Perugia, al 1559, anno di pubblicazione del primo indice romano – poiché pensato per contenere e raccontare in parallelo anche la parabola politica discendente della città, schiacciata, nelle sue aspirazioni “signorili”, dal potere romano e da quello relegata al rango di città di provincia. Dopo una lunga Introduzione dell’a. (pp. 7-26), il vol. si struttura su due capitoli – dedicati alla prima e alla seconda fase della stampa in città (Il Quattrocento: tipografi studenti mercanti e professori; Il Cinquecento: tra la dinastia dei Cartolari e Bianchino dal Leone) – e una corposa Appendice che propone anche, in forma di indice/catalogo short-title ordinato cronologicamente per stampatore/editore principale, tutte le 250 edizioni esaminate, pronte così per essere inserite in futuri (e auspicabili!) annali tipografici. I criteri di compilazione delle schede sono brevemente esplicitati alle pp. 209-10. Corredano il vol. dieci ill., una ricca bibliografia, l’indice dei documenti compulsati e l’Indice dei nomi. ­– E.G.

058-145 Panzanelli (Alessandra), Tre nuovi incunaboli nella collezione Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, s.i.l., Biblioteca di Villa Classica, 2020 (Fragmenta, 2), pp. 22, ill., ISBN 978-88-98282-56-2, s.i.p. La piccola plaquette è direttamente collegata al volume Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Edizioni del XV secolo nella Collezione Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri (Torrita di Siena, Società bibliografica toscana, 2018). Infatti, si tratta di un addendum al precedente catalogo, con le descrizioni di tre nuovi esemplari del XV secolo che sono entrati nella preziosa collezione dell’avvocato Tiezzi negli ultimi tre anni. Sono catalogate le seguenti edizioni: Della Christiana religione di Marsilio Ficino, stampato a Pisa nel 1484 (ISTC if00151000); De syndicatu officialium di Amedeo Giustini, stampato a Siena nel 1493 (ISTC ic00250000); Introductorium confessorum di Girolamo Savonarola, stampato a Firenze nel 1495/97 (ISTC is00226000). – L.Mo.

058-146 Parasiliti (Andrea G. G.), Io / siamo già / in / troppi, illustrazioni di Emanuele Cavarra, Ragusa, Kreativamente, 2020  Þ rec. Maria Gioia Tavoni, «Paratesto», 17, 2020, pp. 215-7.

058-147 Parasiliti (Andrea G.G.), Pagine roventi a temperatura ambiente, Viagrandre (CT), Algra, 2020, pp. 163, ill. b/n e col., ISBN 978-88-9341-385-5, € 16. Il vol. raccoglie una serie di scritti di varia natura, in particolare riflessioni e dialoghi con docenti e letterati, dove cultura, poesia, religione, musica, immagini della Sicilia e scorci di vita milanese delineano l’universo dell’a. In questo contesto i suoi libri e le letture di chi narra e scrive sono costanti protagonisti, con nomi quali, per es., Marinetti, Bufalino e Sciascia. Il vol. offre così un percorso intimistico e riflessivo, in un’atmosfera sempre piacevole e spesso autoironica, specchio di una cultura vissuta e meditata. – S.C.

058-148 «Paratesto», 17, 2020. Si schedano i singoli contributi. – D.M.

058-149 Petoletti (Marco), Manoscritti bresciani alla Biblioteca Ambrosiana: i libri di Marco Picardi, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 138-55. Dopo aver fornito una descrizione dei codici bresciani conservati alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, l’a. si focalizza sui vol. appartenuti a Marco Picardi, di cui si conservano manoscritti vergati di sua mano a Brescia, Bologna e Milano, ma anche alcuni incunaboli postillati (Brescia, Biblioteca Queriniana, Landi 155 e Inc. E.IV.14). – D.M.

058-150 Picarelli (Serena), Aspettando il VII centenario. Intorno a due recenti volumi di illustrazione dantesca, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 123-34. Contributo che discute snodi problematici e questioni di metodo riguardo l’illustrazione delle prime edizioni a stampa della Commedia, contestualizzate alla luce dei due recenti studi di Lucia Battaglia Ricci, Dante per immagini. Dalle miniature trecentesche ai giorni nostri (Torino, Einaudi, 2018) e il terzo tomo di Dante visualizzato – Carte ridenti III: XV secolo. Seconda parte, a cura di Ressend Corominas e Sabrina Ferrara (Firenze, Farnco Cesati, 2019). – D.M.

058-151 Pili (Valentina), Ars moriendi (XV secolo): decoro e illustrazioni, in Esperienze e interpretazioni della morte tra Medioevo e Rinascimento, a cura di L. Vargiu – A. Virdis, pp. 95-114. L’a. discorre della tradizione e della fortuna dell’anonimo trattato quattrocentesco Ars moriendi e analizza una serie di incisioni del cosiddetto Maestro E. S. (1425/1430-1467/1468). – S.C.

058-152 Piraina (Domenico) – Maurizio Vanni, La nuova museologia: le opportunità nell’incertezza. Verso uno sviluppo sostenibile, Torino, Celid, 2020, pp. 247, ill., ISBN 978-88-6789-195-5, € 18. La crisi epidemiologica ed economica, che ha colpito l’intero mondo, porterà inevitabili mutamenti anche nel mondo dei musei, la cui funzione e le cui modalità dovranno evolversi velocemente per potersi adeguare alle nuove condizioni e per sfruttare appieno le grandi opportunità offerte dalla odierna tecnologia. – M.C.

058-153 Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di Erika Squassina – Andrea Ottone, Milano, FrancoAngeli, 2019 (Studi e ricerche di storia dell’editoria, 1) Þ rec. Paola Zito, «Paratesto», 17, 2020, pp. 194-7.

058-154 Racine (Félix), Pseudo-Plutarch’s On Rivers and the School Tradition, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 215-39. L’a. studia l’opera geografica Fiumi e monti, falsamente attribuita a Plutarco e contenuta nel ms. Heidelberg, Universitätsbibliothek, Palatinus gr. 398 (terzo quarto del IX sec.), ricollegandola alle pratiche di studio e insegnamento della disciplina nell’antichità. – S.C.

058-155 Récits(Les) de la destruction de Jérusalem (70 ap. J.-C.): contexts, representations et enjeux, entre Antiquité et Moyen Âge, édité par Frédéric Chapot, Turnhout, Brepols, 2020 (Judaïsme ancient et origins du christianisme, 19), pp. 404, ISBN 978-2-503-58830-8, s.i.p. Il vol. propone un’indagine non tanto sulle vicende storiche che portarono alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., ma le tradizioni letterarie ebraiche e cristiane, tardo antiche e medioevali, di quell’evento, divenuto non solo un simbolo, ma l’inizio di una svolta nei rapporti tra le due grandi religioni, che richiese ancora alcuni decenni per essere meglio definita. I contributi sono raccolti in due distinte sezioni. La prima (Jérusalem et la destruction des villes dans l’Antiquité: réalités historique et mises en oeuvre littéraires, con i contributi di Chauvot, Chapot – Vix, Hunziker-Rodewald, Bardet) inserisce il tema della distruzione di Gerusalemme nel più ampio contesto del significato della distruzione di una città nell’antichità e nel rapporto tra evento bellico e trasposizione letteraria. La seconda (La destruction de Jérusalem: interprétations et réécritures, con i contributi di Huntzinger, Aragione, Molinier-Arbo, Morgenstern, Urlacher-Becht - Gounelle) si sofferma soprattutto sulle riletture cristiane, con particolare riferimento all’Alto Medioevo. Chiudono la bibliografia generale e un corposo apparato di indici: dei passi della Scrittura (compresi apocrifi del Nuovo Testamento, letteratura rabbinica e Corano), degli autori e dei testi antichi e medioevali, dei nomi (divinità, luoghi, persone e popoli). Da ultimo, un utile Thesaurus, che è di fatto un indice tematico (vi sono compresi, però, anche i manoscritti citati). Non trattandosi di opera propriamente bibliografica, sono segnalati tutti i contributi, con qualche nota per quelli più vicini all’ambito di «AB». – L.R.

058-156 Renaissance Metapainting, edited by Péter Bokody – Alexander Nagel, London-Turnhout, Harvey Miller Publishers, 2019, pp. 348, ISBN 978-1-912554-26-3, € 125. Stante l’accezione abbastanza estesa del concetto cronologico e geografico del “Rinascimento” qui considerato, cosa si intende esattamente per metapainting? Se ne occupano i curatori nel saggio iniziale Metapainting before Modernity (pp. 3-12) nel quale, osservato come l’autoriflessione sull’arte non sia tipica solo dell’epoca moderna, ma, se intesa come capacità dell’espressione artistica stessa (e non necessariamente delle parole dell’artista) di riflettere su se stessa, sia molto più antica. Chiudono il vol. (riccamente illustrato) una lista delle immagini pubblicate (pp. 323-8) e una bibliografia (pp. 329-48). – Ed.B. 

058-157 Rhodes (Dennis E.), Una tipografia del Seicento fra Roma e Bracciano. Andrea Fei e il figlio Giacomo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 (Sussidi eruditi, 98) Þ rec. Lorenzo Baldacchini, «Paratesto», 17, 2020, pp. 197-8.

058-158 Rozzo (Ugo), «Ac amicorum». Biblioteche private e prestiti amichevoli, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 101-9.

058-159 Ruggerini (Davide), Una nota sulla «Bibbia di Oskan», in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 158-75. La Bibbia armena di Amsterdam è arricchita da ben 160 incisioni che attingono solo in parte alla tradizione armena, ma principalmente a una larga selezione dell’arte europea del tempo. – Ed.B.

058-160 Sabatini (Gabriele), Numeri uno. Vent’anni di collane in otto libri, prefazione di Hans Tuzzi, Minimum Fax, 2020, pp. 192, ill. col., ISBN 978-8833-89-19-65, € 14. Dino Buzzati, Cesare Pavese, Natalia Ginzburg. Ma anche Morante, Lucentini, De Céspedes, Parise, Cassola. Autori diversissimi, eppure qualcosa li lega ancora assieme: l’aver inaugurato delle collane editoriali (da qui il titolo, Numeri uno). Con grande intelligenza ed estrema perizia, Sabatini descrive il dietro le quinte di otto romanzi (uno ciascuno per ogni a. citato), seguendo il percorso dal principio, dallo stato embrionale di un vol., il dattiloscritto, fino alla sua forma finita e perfetta, su uno scaffale della libreria. Allargando la visuale, passando dal particolare all’universale, l’a. ci regala un bel quadro dell’editoria (quella buona) del Novecento. Molto utile la bibliografia in fine di vol. – Ar.L.

058-161 Sabba (Fiammetta), Angelo Maria Bandini in un viaggio a Roma (1780-1781), Firenze, Firenze University Press, 2019 (Biblioteche & bibliotecari / Libraries & librarians, 3) Þ rec. Vincenzo Trombetta, «Paratesto», 17, 2020, pp. 207-11.

058-162 Sabba (Fiammetta), La storia delle biblioteche come clavis bibliothecarum, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 31-42. La storia delle biblioteche si occupa di studiare fondazione, organizzazione e gestione degli istituti bibliotecari. In seguito a una definizione dettagliata della disciplina, l’a. individua alcune componenti essenziali allo studio di una biblioteca dal punto di vista culturale, come il fondatore, il possessore, gli scopi in relazione al pubblico, la raccolta, gli strumenti e i documenti. – Pietro Putignano

058-163 Sachet (Paolo), Publishing for the Popes. The Roman Curia and the Use of Printing (1527-1555), Leiden-Boston, Brill, 2020 (Library of the Written World. The Handpress World, 80) Þ rec. Valentina Sestini, «Paratesto», 17, 2020, pp. 191-4.

058-164 Salis (Elisabetta), Visioni di morte nei Beatos, in Esperienze e interpretazioni della morte tra Medioevo e Rinascimento, a cura di L. Vargiu – A. Virdis, pp. 115-33. L’a. studia la rappresentazione della morte nelle miniature dei Beatos, ossia i testimoni mss. (datati tra il IX e il XIII secolo) del commento all’Apocalisse scritto da Beato di Liébana tra il 776 e il 786. – S.C.

058-165 Saviotti (Pierfilippo), Libri in “Custoria”: l’Archivio storico e la Biblioteca generale di Terra Santa a Gerusalemme, Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in terra Santa, a cura di A. Leonetti, pp. 57-63. L’a. descrive due importanti istituzioni culturali della Custodia di Terra Santa: l’Archivio storico e la Biblioteca, custodi della storia non solo religiosa, ma anche culturale e sociale della presenza francescana in Terra Santa, che va avanti sin dagli inizi del XIII secolo. Nel saggio sono presentati i principali fondi librari e documentari conservati in questi luoghi e viene data notizia circa le attività di valorizzazione promosse da università e istituzioni internazionali. – L.Mo.

058-166 Schmitz (Wolfgang), Neue Überlegungen zur Autorschaft der Kölnischen Chronik. Die Schlüsselstellung der Kölner Kartause, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 199-209. Sulla base di alcune fonti citate nell’opera l’a. suggerisce che l’anonimo redattore della Cronaca di Colonia stampata da Johann Koelhoff nel 1499 fosse molto vicino all’ambiente della Certosa della città, floridissimo centro culturale nel Basso Medioevo e nella prima Età Moderna. – Eleonora Gamba

058-167 Sephardic Book Art of the Fifteenth Century, edited by Luís U. Afonso – Tiago Moita, Turnhout, Brepols-Harvey Miller Publishers, 2019, pp. 256, ill., ISBN 978-1-909400-59-7, € 125. Lo splendido vol., curato da due specialisti della miniatura portoghese di scuola ebraica, presenta dieci saggi (splendidamente illustrati) dedicati alla produzione libraria in ambiente sefardita nel corso del Quattrocento, trascorrendo con intelligenza tra produzione manoscritta e (qualche cenno a) quella a stampa. Oltre a muoversi tra libri di diverso contenuto (innanzitutto biblico, ma anche medico o geografico), alcuni saggi (Andreina Contessa e Luís U. Afonso) tentano di documentare i movimenti dei mss. sefarditi qui presi in esame, che in effetti si trovano (ovviamente) quasi tutti conservati in ambienti lontani dalla penisola iberica (innanzitutto Oxford, ma anche Parigi, Londra, Gerusalemme, New York, Parma, San Pietroburgo, Zurigo). Pur avendo al centro «the visual dimension of Sephardic late medieval manuscripts… the authors follow disparate approaches according to their main field of research and expertise» (dalla Introduction, pp. 3-11). Ne nasce un quadro variegato, in continua relazione con l’arte cristiana e quella mudejar che vengono qui fatte dialogare in modo inedito, spostandosi dalla decorazione libraria interna al libro (miniature, ma anche silografie o criptoscritture) persino a quella delle coperte in pelle. Chiudono il vol. la bibliografia (pp. 229-43), un indice di nomi, luoghi, istituzioni (pp. 245-52) e uno dei mss. (253-5). – Ed.B. 

058-168 Serrai (Alfredo), Bibliografia e biblioteche, in DE BIBLIOTHECA. Di libri, di uomini, di idee, a cura di G. Montinaro, pp. 17-29. Dopo aver inquadrato il concetto di bibliografia, l’a. identifica in questa disciplina la chiave promotrice per la costruzione di una ideale Biblioteca universale in grado di raccogliere testimonianze e documenti di ogni epoca, nazione e lingua da mettere a disposizione di tutto il genere umano. – Pietro Putignano

058-169 Shirinian (Manea Erna), La stampa armena in Italia. La «Lettera dell’amicizia e della concordia», in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 176-95. Uno dei tratti dell’identità armena è il sentimento di amicizia con Roma (quella degli imperatori, poi quella dei papi): alla base un curioso apocrifo (tipo Donazione di Costantino), la Lettera dell’amicizia e della concordia tra l’imperatore Costantino il grande e l’eminente papa san Silvestro con Tiridate re d’Armenia e san Gregorio l’Illuminatore degli armeni. Ne esiste una edizione compendiosa italo-armena del 1683 di cui un raro esemplare alla BUB. – Ed.B.

058-170 Siculo (Giorgio), Epistola alli cittadini di riva di Trento, 1550, ristampa anastatica a cura di Graziano Riccadonna, Riva del Garda, Associazione Riccardo Pinter, 2019, pp. 312, ISBN 9788889521779, € 15.. L’Epistola, scritta dal predicatore benedettino Giorgio Siculo, fu stampata a Bologna nel 1550. L’opera è formalmente una difesa della dottrina cattolica e una spiegazione del “caso” Francesco Spiera. Si tratta però di un testo ambiguo, in cui si invitano i protestanti ad adeguarsi ai riti della Chiesa in attesa di una riforma radicale che sarebbe avvenuta per mano divina attraverso lo stesso Siculo. Il Vergerio condannò prontamente l’Epistola, individuandola come pericolosa sia per i protestanti che per i cattolici e rimandando al lavoro principale di Siculo, una scrittura per iniziati raccolta nel «Libro grande» (su cui si veda Adriano Prosperi, L’eresia del libro grande, Feltrinelli, 2000). La denuncia ebbe conseguenze amare, condusse dapprima all’arresto dei seguaci del predicatore, poi all’incarcerazione di Siculo che verrà ucciso nel 1551 dopo che ebbe rifiutato l’abiura. L’anastatica dell’epistola è preceduta da alcuni saggi introduttivi, firmati dallo stesso Prosperi, da Diego Quaglioni, da Graziano Riccadonna e altri. – Marco Francalanci

058-171 Signaroli (Simone), Il Racconto di Wandering Willie: una lettura archivistica, in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 276-9. Intervento che analizza da vicino la sostanza narrativa del racconto del bardo cieco (Wandering Willie) inserito da Walter Scott nel romanzo Regauntlet (1824). Il racconto ebbe una larga circolazione autonoma anche al di fuori della cornice romanzesca, tant’è che Italo Calvino lo scelse come quarto elemento della sua raccolta Racconti fantastici dell’Ottocento. – D.M.

058-172 Silvano (Luigi), Four Forged Orations by Aeschines, Demades and Demosthenes and their Reception during the Renaissance, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 55-102. Si studia la ricezione in età umanistica di quattro orazioni latine, estrapolate dal supplemento medioevale a Curzio Rufo a inizio XV sec. e circolate indipendentemente come false traduzioni di testi greci. – S.C.

058-173 Sirinian (Anna) – Paolo Tinti, Introduzione, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 10-29. Il recupero nel 1991 della grande Mappa armena della BUB segna non solo un momento altissimo delle ricerche di armenistica in Italia, ma l’esempio più eclatante di una presenza spesso nascosta o meglio “sotto traccia” nelle raccolte storiche italiane. Se Venezia è, infatti, la porta dell’Armenia alla penisola, le comunità erano e sono sparse (spesso ottimamente integrate) su tutto il territorio. Il patrimonio armeno manoscritto è a grandi linee mappato, mentre quello dei libri a stampa (pur giovandosi di uno strumento indispensabile come gli Incunables arméniens di Kévorkian) nelle biblioteche italiane è un universo in gran parte ancora da esplorare. Per questo, l’opera iniziata da Gabriella Uluhogian (1934-2016), benemerita protagonista degli studi armeni a Bologna e in Italia, trova espressione nelle ricerche raccolte nel vol. – Ed.B.

058-174 Sirinian (Anna), Primati della stampa armena in Italia: la rivista «Bazmavep» (Venezia, 1843-), in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 262-301. Creata dai padri Mechitaristi di Venezia, la rivista voleva fungere da mediazione tra le novità culturali europee e il mondo armeno: grande attenzione all’apparato illustrativo, spesso ripreso dai maggiori periodici europei del tempo. – Ed.B.

058-175 Sulle orme del Salvatore. Francescani e pellegrini in terra Santa, a cura di Arianna Leonetti, Sinalunga, Istituto per la valorizzazione delle Abbazie storiche della Toscana, 2020 (I Quaderni, V), pp. 80, ill., ISBN 978-88945456-6-1, s.i.p. Il vol. raccoglie 8 contributi sulla storia dei francescani in Terra Santa. Gli autori raccontano, sulla base della loro esperienza personale e di studio, aspetti diversi delle vicende della Provincia d’Oltremare. – L.Mo.

058-176 Tavoni (Maria Gioia), Dal Furioso a Terra d’Emilia: Bacchelli incontra Mario Saccenti e Paolo Manaresi in eleganti pagine, «Paratesto», 17, 2020, pp. 127-44. Contributo che indaga il rapporto tra lo scrittore Riccardo Bacchelli e i libri d’artista. Un sodalizio inaugurato dalla pubblicazione dell’Orlando Furioso con le tavole Fabrizio Clerici (Milano, Electa, 1967), poi corroborato dall’incontro con il docente bolognese Mario Saccenti, che scelse brani bacchelliani per il libro Terra d’Emilia, impreziosito da 23 acqueforti di Paolo Manaresi (Reggio Emilia, Prandi, 1973). – D.M.

058-177 Tavoni (Maria Gioia), Dal Furioso a Terra d’Emilia. Bacchelli incontra Mario Saccenti e Paolo Manaresi in eleganti pagine, «Paratesto», 17, 2020, pp. 127-44. L’inclinazione di Riccardo Bacchelli per particolari libri d’artista è nota, basti pensare, per esempio, alla sua premessa al Furioso nella splendida edizione illustrata da Fabrizio Clerici (Milano, Electa, 1967). Forte di cospicui materiali d’archivio nonché di carteggi inediti, l’a. si concentra su Terra d’Emilia (Reggio Emilia, Libreria-editrice Prandi, 1973), composto da testi del Bacchelli scelti e ordinati ad hoc da Paolo Saccenti (1926-2013; docente nell’ateneo bolognese e già amico dell’a.) e corredati da ben 23 acqueforti di Paolo Manaresi. Si tratta di un manufatto davvero prezioso – stampato dalla Stamperia Valdonega di Mardersteig su carta a mano della cartiera Magnani di Pescia, e tirato in 135 esemplari numerati – di cui si illustrano genesi e sviluppi anche attraverso una riflessione che indaga il portato dell’incontro fra testi e immagini. Completano il pezzo 10 ill. b/n. – E.G.

058-178 Tinti (Paolo), Leggere l’armeno fra Seicento e Settecento: i cataloghi di Propaganda Fide, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 212-37. Per sostenere l’opera dei missionari cattolici tra gli armeni, Propaganda Fide impegnava molte energie nella pubblicazione di libri nella loro lingua. Ricche indicazioni sono ricavabili dai cataloghi via via pubblicati dalla congregazione. – Ed.B.

058-179 Tra lo stil de’ moderni e ’l sermon prisco. Studi di allievi e amici offerti a Giuseppe Frasso, a cura di Edoardo Barbieri – Marco Giola – Daniele Piccini, Pisa, ETS, 2019 Þ rec. Luca Montagner, «Paratesto», 17, 2020, pp. 211-2.

058-180 Tracce armene nella Biblioteca Universitaria di Bologna e in altre biblioteche d’Italia, I, Cartografia, manoscritti e libri a stampa, a cura di Anna Sirinian – Paolo Tinti, Bologna, Bononia University Press, 2020 (Biblioteca Universitaria di Bologna. Analisi e strumenti, 1.1), pp. 318, ill., ISBN 978-88-6923-497-2, € 40. Il vol. (in italiano e inglese, ma un saggio è in francese) costituisce uno dei primi prodotti della locale University Press e dell’inesperienza grafica della casa editrice mostra evidenti segni. Ciò detto, si tratta di uno splendido contributo alla conoscenza di quella particolarissima enclave nella società italiana costituita dalla comunità armena. Molto illustrato e colorato, il vol. (sostenuto anche dalla Fondazione Gulbenkian) reca alle pp. 30-3 la bibliografia e in fine un indice dei nomi (di Federica Fabbri, pp. 303-9) e uno dei mss. e degli antichi esemplari a stampa (di Giovanna Flamma, pp. 311-4). Si schedano i singoli contributi. – Ed.B.

058-181 Ulacco (Angela), The Creation of Authority in Pseudo-Pythagorean Texts and Their Reception in Late Ancient Philosophy, in Falsification and Authority in Antiquity, the Middle Ages and the Renaissance, edited by E. Gielen – J. Papy, pp. 183-214. L’a. studia un trattato apocrifo attribuito a Timeo di Locri, basato sul Timeo di Platone e composto tra I sec. a.C. e I sec. d.C., e ne analizza la fortunata ricezione in ambiente neoplatonico. – S.C.

058-182 Uluhogian (Gabriella), «Lo scritto rimane»: il patrimonio armeno della Biblioteca Universitaria di Bologna, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 34-69. Il contributo costituisce una prima ma esaustiva analisi del patrimonio armeno della BUB, tentando di riconoscere anche i fili del graduale costituirsi di tale collezione. – Ed.B.

058-183 Uluhogian (Gabriella), Surb k‘ałak‘n Erusałēm: l’image de Jérusalem et des Lieux Saints dans la carte de Eremia Čelebi K‘ēōmiwrčean, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 70-87. Inedita relazione tenuta in un convegno a Gerusalemme, il contributo analizza la descrizione dei luoghi armeni a Gerusalemme nella celebre mappa della BUB. – Ed.B.

058-184 Urlacher-Becht (Céline) – Rémi Gounelle, Un development littéraire médiéval: la «légende» de la Vindicta Salvatoris (Vengeance du Sauveur), in Récits de la destruction de Jérusalem, édité par F. Chapot, pp. 293-341. Ampio contributo che evidenzia la primitiva tradizione della Vindicta Salvatoris, un testo “popolare” basato sostanzialmente sul racconto di Giuseppe Flavio, ma con interpolazioni da altri autori (specie lo pseudo Egisippo), che colloca nello stesso momento la morte di Gesù e la distruzione di Gerusalemme, a sottolineare non solo la relazione, ma una lettura teologica dei due eventi. – L.R.

058-185 Usai (Nicoletta), Riflessioni a margine del tema iconografico dell’Incontro dei tre vivi e dei tre morti nelle pitture della cappella di Nostra Signora de Sos Regnos Altos a Bosa (Oristano), in Esperienze e interpretazioni della morte tra Medioevo e Rinascimento, a cura di L. Vargiu – A. Virdis, pp. 135-57. L’a., studiando l’affresco raffigurante l’Incontro dei tre vivi e dei tre morti nella cappella medioevale di Nostra Signora de Sos Regnos Altos in Sardegna, si ricollega anche alla tradizione manoscritta, citando codici miniati contenenti raffigurazioni di questo tema. – S.C.

058-186 Usalla (Laura), I trattati scientifici nel Fondo Rossellò della biblioteca Universitaria di Cagliari, in Il Codice Atlantico, a cura di L. D’Arienzo, pp. 507-35. Il contributo identifica i trattati scientifici presenti nel fondo Rossellò (il giurista Monserrat Rossellò – 1568-1613 – che lasciò la sua importante biblioteca ai Gesuiti cagliaritani) dell’Universitaria di Cagliari, derivandone articolate osservazioni metodologiche sulla storia del libro e della cultura in Sardegna. – Al.L.

058-187 Valseriati (Enrico), Bibliografia degli scritti di Angelo Brumana (1988-2019), in Ludus litterarum. Studi umanistici in onore di Angelo Brumana, a cura di C. Bazzani – F. Pagnoni – S. Parola – E. Valseriati, pp. 7-13. Si elencano, in ordine cronologico, gli estremi bibliografici dei contributi pubblicati da Angelo Brumana, dai suoi esordi fino al 2019. Il curatore dà conto anche degli indici redatti da Brumana, poiché costituiscono contributi scientifici e bibliografici degni di nota. Restano invece esclusi gli strumenti di corredo, le ricerche e gli interventi redazioni non sottoscritti. – D.M.

058-188 Verde (Simone), Le belle arti e i selvaggi. La scoperta dell’altro, la storia dell’arte e l’invenzione del patrimonio culturale, prefazione di Tomaso Montanari, postfazione di Fabio Dei, Venezia, Marsilio, 2019 (Saggi), pp. 320+16 di tav. f.t., ill. col., ISBN 978-88-317-2795-2, € 29. Rispetto a una visione tradizionale, che sulla base di una serie di episodi di “prototutela” mira a definire un continuum nell’esperienza conservativa fino ai giorni nostri, in questo denso saggio l’a. prova a rovesciare la prospettiva, sostenendo che solo le scoperte geografiche e scientifiche dell’età moderna avrebbero scardinato la visione del passato e il fenomeno istituzionale di protezione patrimoniale delle antiche vestigia unicamente orientato alla celebrazione e al culto dell’identità. La tesi, affrontata soprattutto da un’ottica antropologica, è interessante e merita senz’altro di essere presa (e ripresa) sul serio, anche se – per quanto qui interessa – manca il versante del patrimonio archivistico e librario, che ha sue peculiarità non perfettamente assimilabili a quello storico artistico, pur afferendo al medesimo ministero. Il che dovrebbe far riflettere su, se non impropri dal punto di vista amministrativo, almeno incoerenti su quello scientifico-disciplinare, accorpamenti, a livello di direzione, di strutture museali con biblioteche storiche. Dopo la prefazione, un’introduzione e un primo capitolo che affronta tarda Antichità, Medioevo ed età moderna, i successivi quattro capitoli si soffermano sull’Otto e sul Novecento, discutendo in particolare le più recenti visioni e il dibattito sulla conservazione del passato. Chiudono l’epilogo e la postfazione. Non agevola la lettura la collocazione delle note alla fine del vol., seguite da un accurato indice dei nomi. – L.R.

058-189 Villano (Maria), Da epitesto a testo: sull’edizione delle lettere editoriali del Novecento, «Paratesto», 17, 2020, pp. 145-58. Puntuale intervento di carattere metodologico dedicato a una serie di questioni che l’editore di carteggi editoriali si trova ad affrontare, con particolare attenzione alla selezione dei documenti, a problemi ecdotici e alle esigenze di commento. – D.M.

058-190 Virdis (Alberto), La creazione del “terzo luogo” nella geografia dell’Aldilà nel Basso Medioevo: alle origini del Purgatorio in due esempi “periferici”, in Esperienze e interpretazioni della morte tra Medioevo e Rinascimento, a cura di L. Vargiu – A. Virdis, pp. 75-94. Per indagare l’origine iconografica del Purgatorio nel Basso Medioevo, l’a. si rifà a tradizioni sia pittoriche sia manoscritte, concentrandosi in particolare sul Liber miraculorum di Herbertus, monaco cistercense a Clairvaux e poi arcivescovo di Torres in Sardegna negli ultimi due decenni del XII secolo, e sugli affreschi della Chiesa di Abu Gosh in Terrasanta. – S.C.

058-191 Virelli (Giuseppe), Aubrey Beardsley. L’Enfant terrible dell’Art Nouveau, Argelato, Minerva, 2018 Þ rec. Edoardo Fontana, «L’illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 4, 2020, pp. 173-4.

058-192 Vittori (Rodolfo), Una cultura di confine: cultura scritta d’élite, biblioteche e circolazione del sapere a Bergamo (1480-1600), Milano, FrancoAngeli, 2020 (Temi di storia, 272), pp. 615, ISBN 978-88-351-0671-5, € 48. Sintesi di una pluridecennale ricerca, il ponderoso vol. colma una lacuna negli studi sulla cultura a Bergamo fra tardo Medioevo e Manierismo, configurandosi come imprescindibile punto di riferimento sul tema. L’a. colloca in una prospettiva storica d’insieme le manifestazioni culturali del periodo, basate su testimonianze scritte o raccolte librarie d’eccellenza: la formazione e l’attività dei giuristi e dei medici; il ruolo degli ordini regolari nella diffusione del sapere; la cultura antiquaria e il petrarchismo; la vitalità dei cenacoli formatisi attorno al Tasso. Ampio spazio è riservato alle figure minori, accessibili tramite l’indice dei nomi. – Eleonora Gamba

058-193 Vivarelli (Maurizio), Comprendere e vedere la lettura: fonti, metodi, prospettive di analisi ed interpretazione, «Paratesto», 17, 2020, pp. 19-31. L’a. considera le complesse relazioni tra la rappresentazione visiva della lettura e il campo complessivo degli studi relativi alla storia della lettura. Dopo una prima parte in cui viene proposto lo status quaestionis bibliografico, la seconda sezione analizza il dipinto realizzato dall’artista Jean-Baptiste-Siméon Chardin, Les amusements de la vie privée (1746). Infine, viene proposta una riflessione sui diversi metodi di approccio al tema. – D.M.

058-194 Walworth (Julia C.), Merton College Library. An illustrated history, Oxford, Bodleian Library, 2020, pp. 144, ill. col., ISBN 978-1-85124-539-0, € 25. La più antica biblioteca universitaria, la Merton Library è giustamente nota per la sua antichità, la sua meravigliosa architettura medievale e moderna così come per la sua notevole e importante raccolta di manoscritti e libri rari. Attingendo alla notevole ricchezza di documentazione dell’archivio universitario, il vol. è la prima storia della biblioteca che ne esplora i fondi, gli edifici, i lettori e i bibliotecari attraverso più di 700 anni di storia. Splendide immagini a colori mostrano – in diversi periodi e contesti – non solo l’eccezionale tesoro librario, ma anche l’arredo e le decorazioni degli edifici e una cronologia ne ripercorre la storia attraverso i fatti più notevoli, rendendo questo libro di interesse per storici, studenti e visitatori. – Em.B.

058-195 White (Eric) - Paul Needham, Printed Waste in Mainz Bindings ca. 1460: A Recent Discovery in the Scheide Library, in Kontext Buch, hrsg. von C. Reske, pp. 133-48. La legatura del Rationale divinorum officiorum del Durando (Magonza, 1459) posseduto dalla biblioteca dell’Università di Princeton conserva un frammento del Salterio di Fust e Schöffer (1457): una prova di stampa, un tempo utilizzata come controguardia e ora perduta, ha lasciato un’impronta speculare sul contropiatto anteriore. La scoperta della contrastampa getta nuova luce sulla storia editoriale del Salterio e offre il pretesto per descrivere altri sei già noti frammenti scartati dalle stamperie e precocemente riutilizzati nelle legatorie magontine. – Eleonora Gamba

058-196 Zanetti (Melania), Il restauro in loco della Tabula Chorographica Armenica, in Tracce armene, a cura di A. Sirinian – P. Tinti, pp. 88-107. In vista dell’esposizione al Metropolitan Museum di NY nel 2018, la celebre mappa armena fu sottoposta a un restauro, realizzato all’interno della BUB: occasione per uno studio approfondito e interdisciplinare del manufatto secentesco. – Ed.B.

 

Indici di recensioni e segnalazioni

ABEI 1

ALAI 3

Aldo Manuzio 122

Angelo Brumana 112, 187

Archivi 34

Bibliografia 27, 28, 187

Biblioteca di Via Senato 100-103

Biblioteconomia 121

Brescia tipografica 24

Commercio del libro 127

Calligrafia A

Censura 96, 124, 170

Collezionismo e antiquariato 2, 4, 33, 132, 160

Editoria ‘400 20, 21, 55, 62, 79, 82, 119, 144, 145, 166

Editoria ‘500 L, 7, 47, 55, 63, 66, 81, 94, 95, 108, 119, 131, 144, 163, 170, 192

Editoria ‘600 L, 65, 77, 93, 132, 139, 157, 178

Editoria ‘700 B, 9, 22, 51, 68, 78, 84, 123, 159, 161, 162,

Editoria ‘800 D, 11, 12, 17, 19, 23, 73, 110, 169, 171, 174

Editoria ‘900 C, F, G, 25, 31, 35, 38, 44, 75, 76, 134, 140, 176, 177, 189

Editoria contemporanea 10, 30, 39, 43, 45, 60, 74, 141, 146, 147

Editoria per l’infanzia 46

Falsificazioni 26, 29, 61, 67, 109, 135, 154, 172, 181

Gerusalemme 6, 15, 36, 37, 91, 92, 126, 133, 138, 155, 184

Giuseppe Frasso 179

Grafica e illustrazione F, 5, 54, 59, 64, 71, 72, 83, 85, 99, 105, 111, 118, 119, 143, 150, 151, 156, 164, 185, 190, 191

Information literacy 107

Leonardo 41, 48, 69

Magyar Könyvszemle 113-117

Manoscritti M, 8, 16, 40, 42, 49, 70, 86, 87, 88, 89, 90, 129, 149, 167, 180, 196

Museologia 152, 188

Paratesto 148

Pellegrinaggi 14, 50, 97, 110, 136, 165, 175

Provenienze H

Stephan Füssel 98

Storia del libro N

Storia della legatura 53

Storia della lettura 193, 195

Storia delle biblioteche E, I, 13, 18, 32, 52, 56, 57, 58, 60, 80, 104, 106, 120, 121, 125, 128, 130, 137, 158, 165, 168, 173, 182, 183, 186, 194

Privilegi librari 153

 

 

Cronache di convegni, mostre ed eventi

Bibliothèques bleues, Mucem, Centre de conservation et de ressources (Belle de Mai – 1, rue Clovis Hugues, 13003 Marseille), mercredi 17 mars-jeudi 20 mai 2021. Quello delle Bibliothèque bleues è un fenomeno tanto interessante quanto, in particolare al di fuori della Francia, non adeguatamente conosciuto. Si tratta di un genere editoriale di letteratura popolare, pubblicato in libretti stampati con una caratteristica coperta di colore blu (da cui il nome) in numerosissime edizioni dalla seconda metà del XVIII secolo, diffusi in particolare grazie al fenomeno del colportage, ovvero il commercio ambulante. Giovedì 22 aprile si è svolta, su piattaforma digitale, la presentazione di una mostra dedicata proprio alle Bibliothèques bleues, aperta dal 15 febbraio al 20 maggio a Marsiglia, presso il Centre de conservation et de ressources. Le curatrici Sophie Bernillon (del Mucem, Musée des Civilisations de l’Europe et de la Méditerranée) ed Elisa Marazzi (Newcastle University) hanno aperto la conferenza sottolineando l’importanza di questa iniziativa editoriale settecentesca di cui il Mucem possiede un’importante collezione. Si tratta di un fenomeno, hanno evidenziato le curatrici, nato e sviluppato sicuramente in Francia, ma che ha incontrato una certa diffusione anche in altri paesi europei. È dunque estremamente importante riportare alla memoria un genere editoriale di grande rilevanza per lo sviluppo della letteratura popolare e per l’infanzia, progressivamente scomparso, in particolare a causa dello straordinario aumento delle tirature di stampa dalla seconda metà del XIX secolo, che ha col tempo consentito di rimpiazzare questa collana editoriale. Prima della tavola rotonda finale, ha preso la parola Marie-Dominique Leclerc (Université de Reims) che ha fatto luce sulla assoluta rilevanza della letteratura per ragazzi all’interno della collana, e di quanto quindi le Bibliothèques bleues abbiano influito per l’alfabetizzazione e la crescita intellettuale dei giovani francesi ed europei tra XVIII e XIX secolo. La mostra presenta dunque un centinaio di esemplari della ricchissima collezione del Mucem di edizioni delle Bibliothèques bleues, che si concentrano maggiormente sui titoli di letteratura per ragazzi. Le prime sezioni sono dedicate ai classici che i bambini avevano modo di leggere quasi quotidianamente; le sezioni successive analizzano i cambiamenti delle scelte editoriali e l’evoluzione nelle pubblicazioni di questo particolare genere letterario, fino al progressivo decadimento del XX e XXI secolo. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito internet del Mucem. – P.S.

 

Grandi speranze, tempi difficili. La Commedia di Foligno, le sue origini e i suoi primi lettori, 13 aprile 2021. In occasione di questo 2021 all’insegna di Dante, il comune di Foligno, in collaborazione con il Sacro Convento di Assisi, ha organizzato una serie di “eventi diffusi” (il programma dettagliato è disponibile sul sito del Comune) all’interno dei quali, nella giornata dedicata a Dante in Umbria, dai manoscritti alla stampa del 1472, Natale Vacalebre ha tenuto un seminario on line sulla princeps della Commedia, licenziata appunto a Foligno l’11 aprile 1472, o così almeno si era finora dedotto dal suo arzigogolato colophon. L’intervento è stato sviluppato intorno a due temi nodali: il milieu che fece da sfondo alla Commedia folignate condizionandone tempi e modi di realizzazione, e una (prima) mappatura della ricezione quattrocentesca dell’edizione. Protagoniste indiscusse della prima parte della riflessione sono state la città di Foligno e la sua intraprendente borghesia mercantile e delle professioni, la cui “consacrazione solenne” aveva luogo ogni anno in occasione della famosa fiera cittadina, la Fiera dell’Annunciazione, che si teneva di norma il 25 di marzo. E che tanta parte ebbe, stando alle ipotesi di Vacalebre, nella progettazione/realizzazione del Dante folignate. Impressor ne fu Johann Neumeister, lo stesso che, dopo la poco fortunata edizione in latino delle Epistolae ad familiares di Cicerone (1471 circa), grazie all’intuizione del suo nuovo socio-finanziatore Evangelista Angelini, decide di scommettere sul volgare mettendo sotto i torchi la sola della Tre Corone ancora in attesa di stampa: Dante appunto. I due si mettono all’opera pensando a un pubblico diverso e più facoltoso, soprattutto i ricchi mercanti toscani, attesi in città alla Fiera dell’Annunciazione del 1472, vitale per smerciare il prodotto e ripagare i debiti. Ma in tipografia, a un certo punto, successe qualcosa: forse fu aumentata la tiratura in corso di stampa (i primi due fascicoli esistono infatti in due versioni differenti), forse capitò un imprevisto: fatto sta che i tempi di lavorazione si dilatarono e il progetto di Neumeister & Angelini dovette naufragare, visto che la Commedia è datata 11 aprile 1472 e la Fiera dell’Annunciazione era prevista per il 25 marzo. Cronologia del Cappelli alla mano, Vacalebre ipotizza invece che l’impresa non andò affatto a monte ma che si tratti, piuttosto, di un equivoco nell’interpretazione della data di stampa, generato da un problema di calendario. Nel 1472 l’Annunciazione fu infatti posticipata fra il 5 e il 6 aprile (nel quarto mese adi cinque et sei si legge al colophon, senza bisogno di sommare, come finora si era fatto, i giorni del mese), facendo slittare, di conseguenza, anche la data della Fiera. Occorrerebbe allora, se il quadro interpretativo fosse corretto, retrodatare di una settimana circa l’edizione folignate, dimostrando così che i due soci progettarono l’impresa esattamente in funzione della fiera, senza la quale, con tutta probabilità, la princeps non sarebbe nemmeno esistita. L’esame autoptico di alcuni esemplari superstiti ha inoltre consentito di capire che nel Quattrocento l’edizione circolò soprattutto fuori città, tramite i mercanti che frequentavano la fiera. Alcune decorazioni sono infatti riconducibili ad ambito toscano (non esclusivamente fiorentino) e a Napoli, dove addirittura due copie finirono in biblioteche private aristocratiche, mentre un’altra (oggi Cornell University, Kroch Library) reca attestazioni di commenti quattrocenteschi fra cui anche la trascrizione del commento a tutte e tre le cantiche di Guglielmo Maramaldo (1317-1379 circa), di cui era noto solo un ms., assestabile agli anni Sessanta del Quattrocento, contenente unicamente l’Inferno. – E.G.

 

Jean-François Gilmont (1934-2020) storico del libro, Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB) e Università Cattolica del Sacro Cuore, 27 aprile 2021. Martedì 27 aprile 2021 si è svolta la giornata di studi in onore di Jean-François Gilmont (1934-2020). L’evento, organizzato dall’Università Cattolica di Milano, la quale nel 2016 aveva già celebrato lo storico del libro attraverso il riconoscimento della laurea honoris causa, ha preso il via, dopo una breve introduzione del suo principale promotore Edoardo Barbieri e dopo il ricordo del primo incontro con lo studioso e della lunga amicizia intellettuale tra i due, con i saluti del preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Angelo Bianchi, il quale ha voluto celebrare Gilmont con il caloroso ricordo della lectio magistralis che lo studioso tenne in occasione del conferimento della laurea. Il preside ha poi lasciato la parola a Giuseppe Frasso, che ha sottolineato come la dottrina, la cultura e l’umanità con le quali il Gilmont portava avanti i suoi studi rendessero lo studioso una personalità originale e imprescindibile all’interno delle discipline di sua competenza. Sono poi iniziate le relazioni legate all’evento. Il primo a prendere la parola è stato Dominique Varry (Université de Lyon – ENSSIB), con un intervento incentrato sull’analisi e il resoconto dell’apporto che Gilmont ha generalmente dato agli studi della Storia del libro. Dopo l’elenco di tutti i lavori più importanti dello studioso, Varry individua tre aspetti fondamentali dell’attività di Gilmont: il contributo, attraverso l’analisi del materiale della produzione a stampa del XVI secolo, alla conoscenza della Riforma, grazie alla pubblicazione di importanti opere come La Réforme et le livre (1990) o Jean Calvin et le livre imprimé (1997); l’uso dell’analisi di opere antiche mediante le tecniche della bibliografia materiale, di cui si è dimostrato abilissimo; e, infine, l’instancabile attività di insegnate, dalla quale Gilmont ha formato numerose coorti di allievi pronti a ripercorrere le sue tracce, unita alla passione di divulgatore, come testimonia la pubblicazione del suo romanzo Maître Abel ou l’imprimeur trompé, incentrato sulla vita di uno stampatore del XVI secolo, o le numerose ristampe del suo manualetto introduttivo al libro antico. La seconda relazione, tenuta da Robert Godding (Société des Bollandistes, Bruxelles), scandisce minutamente le tappe della formazione intellettuale e professionale di Gilmont, soffermandosi in particolare sugli studi gesuitici e sulla compilazione delle prime bibliografie pubblicate dallo studioso, come la Bibliographie ignatienne (1894-1957), Paris-Louvain, 1958, e Les écrits spirituels des premiers jésuites. Inventaire commenté, Roma, 1961. Segue Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), con alcune riflessioni sulla pratica e sul metodo bibliografico di Gilmont: infatti – ricorda Rivali – prima di diventare storico della Riforma, Gilmont si è applicato agli sudi di bibliografia, studi che lo hanno condotto, dopo le iniziali esperienze ignaziane col libro moderno, alla pubblicazione della prima vera e propria bibliografia della sua opera che si interessi del libro antico, la Bibliographie des éditions de Jean Crespin (1981), la quale si configura come il banco di prova e di individuazione di un metodo di descrizione della scheda bibliografica che rimarrà inalterato nel corso del tempo, come testimoniano la monumentale Bibliotheca Calviniana (1991-2000) e la magnifica Bibliografia delle edizioni del Quattro e del Cinquecento di Ginevra, Losanna e Neuchâtel. Gilmont, che riflette in più luoghi della sua produzione sui metodi bibliografici, si configura infine come un bibliografo intelligente, che, sebbene ancorato alla tradizione, rifiuta ogni tipo di standard descrittivo applicato macchinalmente, convinto della necessità di modellare il proprio metodo a seconda del tipo di analisi che si vuole condurre e dello scopo ultimo di ricostruzione bibliografica, la quale deve indagare le motivazioni materiali e storiche che hanno spinto lo stampatore ad agire in un certo modo. Conclude la mattinata Max Engammare (Librairie Droz, Genève), il quale, raccontando il primo incontro avvenuto con Gilmont durante un convegno sulla Bibbia di Olivétan (1535), si concentra sulla ricezione che gli studi di Gilmont hanno avuto negli ambienti intellettuali europei, soffermandosi sull’interesse suscitato nel mondo anglosassone e sull’immeritato silenzio degli storici del libro francesi. Il libro-oggetto come fonte imprescindibile per lo storico e i metodi della “bibliografia materiale” come principale via della ricostruzione dell’officina di un editore – afferma Engammare – sono infine apporti fondamentali dell’opera di Gilmont, ai quali ogni studioso che si interessi di certi argomenti non può essere indifferente. Il pomeriggio è aperto da Lorenzo Di Lenardo (Fondazione Centro Culturale Valdese, Torre Pellice), con una conferenza sull’editoria riformata nell’Italia del Cinquecento e gli studi di Gilmont su tale argomento, in particolare prendendo in considerazione il già citato vol. La Réforme et le livre. L’Europe de l’imprimé (1517-v. 1570), che ha avuto, secondo Di Lenardo, il merito di fornire una sintesi e una visione d’insieme dei rapporti tra l’editoria e la Riforma protestante. Mentre, per quanto riguarda la Riforma protestante in Italia, i più grandi contributi dello studioso hanno avuto luogo durante i tre convegni organizzati dall’Università di Udine, e promossi da Ugo Rozzo, degli anni tra il 1990 e il 2000, nei quali si è indagato sulla presenza di edizioni ginevrine riformate nelle biblioteche italiane. Prosegue Alexandre Vanautgaerden (Centre d’études supérieures de la Renaissance, Tours - Le Studium) editore e responsabile della collezione Nugae humanisticae (Brepols), per la quale Gilmont ha pubblicato importanti voll. come Le livre évangélique en français avant Calvin (2004), Les instruments de travail à la Renaissance (2010) e Insupportable mais fascinant. Jean Calvin, ses amis, ses ennemis et les autres (2012). Non solo in veste di a., ma anche nel ruolo di coeditore Gilmont ha partecipato all’attività editoriale della collana, curando e pubblicando testi insieme a Vanautgaerden fino al 2015, quando la malattia lo ha obbligato a fermarsi. L’editore ripercorre dunque le fasi della collaborazione con lo studioso, nonché il processo di costruzione della collana, alla quale Gilmont ha collaborato attivamente fin dall’inizio del 1999. Il terzo intervento del pomeriggio è tenuto da Lyse Schwarzfuchs (National Library of Israel, Jerusalem), la quale si occupa dei contributi di Gilmont alla stampa in ebraico nel Cinquecento. La studiosa, per lunghi anni bibliotecaria specializzata nei libri antichi presso la Biblioteca Nazionale d’Israele, ha pubblicato diverse opere, tra le quali vanno ricordati alcuni importanti strumenti bibliografici dedicati all’ebraismo cristiano in area francofona: partendo da Le livre hébreu à Paris au XVIe siècle, Paris, BnF, 2004 (Þ «AB» 8-207), passando per L’hébreu dans le livre lyonnais au XVIe siècle, Lyon, ENS, 2008 (Þ «AB» 12-213), per giungere a L’hébreu dans le livre à Genève au XVIe siècle, Genève, Droz, 2011. Durante la preparazione di quest’ultimo lavoro l’a. ha avuto modo di incontrare e conoscere Jean-François Gilmont, utilizzando ampiamente la banca dati on line costituita da GLN 15-16, una sua creazione oggi consultabile all’indirizzo web http://www.ville-ge.ch/musinfo/bd/bge/gln/credits.php. Conclude la giornata di studi Edoardo Barbieri, che si concentra sulla definizione di cosa fosse la Storia del libro per Gilmont. Partendo dal presupposto che solo un’accurata “archeologia del libro”, ovvero un accurato studio dell’oggetto libro, sia in grado di formulare un’attendibile ricostruzione del passato, Barbieri individua dieci parole chiave che meglio possono chiarire le idee di Gilmont su questo argomento. L’intervento precisa alcune posizioni dello studioso in merito alla disciplina del libro che, a volte, come nel caso della recensione al libro di Carlo Ginzburg e Adriano Prosperi Giochi di pazienza. Un seminario sul Beneficio di Cristo, hanno portato anche ad aspre polemiche. La capacità poliglotta dello studioso belga, la posizione ironica di distacco nei confronti di molte delle manifestazioni più pedanti dell’accademismo internazionale, l’idea di un sistema in cui le varie parti dell’officina si connettono in modo serrato, consentendo un continuum produttivo, la necessità di raggiungere una codificazione dell’oggetto libro nella sua duplice dimensione materiale di edizione e di esemplare, la volontà di non perdere di vista il testo, in quanto elemento essenziale e indispensabile per la ricostruzione accurata della storia, l’estensione cronologica e la visione d’insieme sull’intero sviluppo del libro e del suo mondo, l’attenzione alla sfera del digitale e al concetto di ipertesto, la polemica contro gli eccessi dell’analytical bibliography e contro i limiti di una mancata prospettiva culturale, sociale o economica, e, infine, la riflessione sull’inclusione della storia della lettura all’interno degli interessi della scienza del libro, sono solo alcuni degli spunti che Barbieri sapientemente intreccia per dar conto di uno studioso, Jean-François Gilmont, tanto valido e rigoroso, quanto poco riconosciuto dall’accademismo italiano. Su Il canale dei libri è possibile rivedere l’intero convegno. – Francesco Ursino.

 

 Dal Po al Danubio. I rapporti tra la Corte Estense e l’Ungheria attraverso i secoli, Modena-Budapest, Archivio di Stato di Modena-Università Cattolica “Péter Pázmány”, 7-8 maggio 2021. Il convegno internazionale (il cui programma completo è consultabile su un sito dedicato) nasce dalla collaborazione tra alcune istituzioni italiane e il gruppo di ricerca ungherese Vestigia, che ha lo scopo di rintracciare documenti rilevanti per la storia dell’Ungheria negli Archivi di Stato di Milano, Modena e Mantova, nonché presso la Biblioteca Estense Universitaria di Modena e l’Ambrosiana di Milano. I dettagliati interventi che si sono susseguiti nel corso delle due giornate dell’evento – tenutosi in modalità mista, sia in presenza sia on line – si sono concentrati sugli incroci tra Ungheria e Corte Estense. Aprendo la sessione mattutina del 7 maggio, Riccardo Pallotti ha sottolineato l’importanza delle donne nella trasmissione ereditaria, analizzando il contesto storico-politico del matrimonio di Alisia di Châtillon con Azzo VI d’Este (1204), il ruolo di Beatrice d’Este regina d’Ungheria (1215-1245), gli alberi genealogici femminili e altri documenti nelle Historiae Ferrarienses di Pellegrino Prisciani (fine XV sec.); Patrizia Cremonini ha analizzato i rapporti tra Buda e Ferrara tramite patti di matrimonio e documenti e lettere cifrati, compilati tra Quattro e Cinquecento e collegati persino all’elezione di Carlo V d’Asburgo; Miles Nerini ha fornito un ritratto di Sebastiano da Lugo, precettore di Ippolito d’Este (1479-1520), arcivescovo di Esztergom, di Eger e quindi primate d’Ungheria, rivelando il prestigio di cui godeva all’epoca questa figura; Gianmario Anselmi e Loredana Chines hanno presentato l’opera e la vita dell’umanista Galeotto Marzio (1427-1490), docente universitario a Bologna, attivo anche in Ungheria presso la corte del re Mattia Corvino (1443-1490) e promotore di un’applicazione della medicina al sapere umanistico, a cui si ispirarono Leonardo da Vinci e Machiavelli; la mattinata si è conclusa con l’intervento di Giorgio Montecchi e Anna Rosa Venturi, i quali hanno esposto le vicende della biblioteca di Mattia Corvino, il ruolo di rappresentanza che rivestivano gli splendidi mss. che il re ungherese si fece confezionare e la storia dei quindici codici corviniani della Biblioteca Estense, ai quali si aggiungerebbe un sedicesimo ricollegabile alla moglie Beatrice d’Aragona. Il pomeriggio è stato aperto da Lidia Righi Guerzoni, con un intervento sulla descrizione ottocentesca dei luoghi e dei costumi ungheresi del conte modenese Luigi Forni; Alberto Menziani si è concentrato sul ruolo di Francesco V d’Austria-Este (1819-1875) nell’esercito austro-ungarico, mentre Riccardo Pallotti ha portato l’attenzione sui rapporti ecclesiastici e patrimoniali tra XVIII e XIX sec.; Tiziana Maria Osio, tramite le carte dell’archivio privato della famiglia Sabbatini, depositato presso l’Archivio di Stato di Modena, ricostruisce la missione diplomatica segreta condotta fra il 1725 e il 1726 per Rinaldo I d’Este presso la corte di Vienna dallo scolopio Giuliano Sabbatini, apprezzato oratore e letterato, missione che portò all’acquisizione dei comitati di Arad e Jeno in Ungheria; ha chiuso la giornata l’intervento di Alberto Attolini, incentrato sulla complessa vicenda di politica internazionale che sta dietro alla causa, apparentemente pretestuosa, intentata nel 1863 da Augusto Francesco Claudio Crouy-Chanel sulla legittimità del titolo di marchese d’Este, conteso con l’ex duca di Modena Francesco V. La mattina dell’8 maggio, tenuta dai partecipanti di Budapest ma ancora in lingua italiana (e trasmessa solo on line in modalità webinar), è iniziata con un intervento di Krisztina Arany sui documenti oggi custoditi a Milano sull’attività del legato apostolico in Ungheria Juan Carvajal impegnato nella guerra contro i Turchi tra 1455 e 1457; Ilona Kristóf si è focalizzata su Beatrice d’Aragona, moglie di Mattia Corvino; Hajnalka Kuffart ha analizzato nel dettaglio le liste italiane di coloro che partirono o sarebbero dovuti partire per Buda, nonché di chi vi restò o tornò a Ferrara, in occasione dell’insediamento a Esztergom di Ippolito d’Este; György Domokos ha studiato le lettere scritte tra 1487 e 1512 dal governatore Taddeo Lardi, uno dei vicari che amministrarono per conto di Ippolito d’Este il vescovado di Eger. Nella seconda parte della mattinata hanno preso la parola tre dottorandi che partecipano al gruppo di ricerca Vestigia: Dorottya Kriston ha ripercorso la vita del barone Albert Nyáry, inserendola nel più ampio contesto dei rapporti italo-ungheresi in epoca risorgimentale; Ágnes Szabó, attraverso la disamina delle testimonianze documentarie e dei pochi reperti storici pervenutici, ha restituito un’immagine vivida del tesoro della cattedrale di Esztergom così come doveva presentarsi prima della conquista turca nel 1527; Márton Szovák ha analizzato un corpus di lettere sulla resistenza di una guarnigione turca all’assedio delle truppe asburgiche all’interno della fortezza di Canissa durante la Lunga Guerra (1593-1606). Il pomeriggio dell’8 è stato riservato a cinque interventi in ungherese: in attesa che la loro registrazione sottotitolata sia disponibile, si rimanda ai relativi abstract pubblicati sul sito del convegno. – Eleonora Gamba e S.C.

 

Tesori in mostra dalle collezioni della Biblioteca Panizzi, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 22 maggio-5 settembre 2021. Stante che forse sul titolo si poteva lavorare un po’, l’esposizione aperta nei locali della “Panizzi” è splendida. L’occasione è stata la realizzazione di un libro fotografico (promosso dalla Fondazione Manodori, ma la cui uscita è stata ritardata causa Covid) dedicato a illustrare un centinaio di pezzi in qualche modo significativi del ricchissimo patrimonio della biblioteca. Tra i documenti trascelti ne sono stati individuati una settantina che, accompagnati da perspicue didascalie, costituiscono la mostra. Distribuito senza un apparente criterio ché né vale quello delle tipologie dei supporti o quello cronologico o linguistico, tra materiale appeso alle pareti e altro inserito nelle belle vetrinette, si passa in rassegna un’amplissima tipologia di oggetti conservati dalla biblioteca: dalle mappe ai corali miniati, dai pop-up alle carte dei poeti contemporanei, dai libri antichi alla grafica degli anni ’30, dalle fotografie a un ms. in gehez, dagli incunaboli postillati agli schedari. Un viaggio non solo alla scoperta di meraviglie, ma un utile memorandum della non ovvietà del materiale offerto dai depositi di una biblioteca storica. Sul web sono disponibili tutte le informazioni utili. – Ed.B.

 

Dante e gli altri. Nel VII centenario dantesco: la Commedia e la grande letteratura italiana nella raccolta Lanfranchi. Mostra bibliografica, Palazzolo sull’Oglio (BS), Villa Lanfranchi, via Zanardelli, 81, 23 maggio-27 giugno 2021. Si è svolta nel pomeriggio di domenica 23 maggio, presso la suggestiva cornice di Villa Lanfranchi a Palazzolo sull’Oglio (Brescia), l’inaugurazione della mostra bibliografica Dante e gli altri, curata dal dott. Stefano Cassini e realizzata grazie alla collaborazione tra il CRELEB (Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca) dell’Università Cattolica di Milano, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Palazzolo sull’Oglio e la Biblioteca Civica “G.U. Lanfranchi” nell’ambito dell’iniziativa “Le Meraviglie della Terra del Fiume”. Il pomeriggio è stato aperto dall’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Palazzolo, dott. Gianmarco Cossandi, il quale ha espresso orgoglio per il consolidamento di una collaborazione, quella con il CRELEB, che ormai da tre anni si impegna per valorizzare la collezione libraria della famiglia Lanfranchi con una mostra – dopo «Omo senza lettere», sui libri di architettura, scienze e tecnica, e Brixia Typographica, riservata alla produzione dei primi tipografi bresciani – quest’anno dedicata alla memoria di Rosa Zilioli Faden, indimenticata studiosa a. della catalogazione proprio del Fondo Lanfranchi della Biblioteca Civica di Palazzolo. La parola è poi passata al prof. Edoardo Barbieri, Ordinario di Storia del Libro presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia e Direttore del CRELEB, che ha voluto sottolineare l’importanza di tale iniziativa (forse la prima mostra bibliografica in Italia svolta in presenza dopo l’allentamento delle misure di restrizione?) per la ripartenza dei progetti culturali. Quale modo migliore di farlo se non dando un ulteriore contributo alle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante, che nel suo tortuoso viaggio cominciato nella selva oscura uscirà «a riveder le stelle», metafora quindi della nostra condizione dopo più di un anno di pandemia? Il dott. Stefano Cassini ha infine presentato la mostra, che si può dividere in nove sezioni principali le quali determinano un viaggio attraverso le grandi opere della letteratura italiana raccolte dal collezionista Giacinto Ubaldo Lanfranchi. La prima è dedicata a ciò che caratterizza la storia della letteratura italiana prima di Dante, qui rappresentato dalla Legenda maior di san Bonaventura, ovvero la prima biografia ufficiale di san Francesco d’Assisi, a. di uno dei testi più antichi della nostra letteratura, il Cantico delle creature. La seconda sezione è riservata invece al protagonista assoluto di questa esibizione, Dante, qui ricordato grazie a edizioni non solo della Commedia, ma anche del De vulgari eloquentia e ad alcuni esemplari che riproducono l’apparato figurativo dell’inferno e dei luoghi danteschi. Le successive sezioni sono invece dedicate agli “altri”, ovvero a tutti gli a. e le opere che, dopo il Sommo Poeta, sono entrati di diritto nel canone della letteratura italiana. Si passa quindi a edizioni delle opere delle altre due “corone”, Petrarca e Boccaccio, fino agli a. di prosa in volgare, con un’attenzione particolare alla trattatistica, alla scienza e alla questione della lingua (Bembo, Machiavelli, Guicciardini, Galileo) e alla poesia quattro-cinquecentesca (Boiardo, Ariosto). Una sezione a cui il curatore ha, per sua stessa ammissione, dedicato particolare attenzione è quella riservata ai cosiddetti outsider della nostra letteratura, ovvero a. e testi, qui rappresentati da Teofilo Folengo, Alessandro Tassoni e da un particolare rifacimento in ottave della popolare prosa delle avventure di Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, rimasti al di fuori del canone letterario “nobile”, ma ugualmente degni di nota. Proseguendo nel percorso espositivo è possibile poi apprezzare edizioni di letteratura, musica e teatro sei-settecentesco (Guarini, Goldoni e alcuni interessantissimi libretti musicali di Pietro Metastasio), dei Sepolcri di Foscolo e, infine, di due opere molto diverse ma entrambe di assoluta rilevanza per l’unità letteraria italiana, ovvero i Promessi Sposi e Pinocchio, che chiude anche simbolicamente la mostra. La mostra sarà visitabile gratuitamente ogni domenica, dal 23 maggio al 27 giugno (dalle ore 14:30 alle ore 18:30), nonché su appuntamento per gruppi e scuole. Per maggiori informazioni è possibile contattare il numero 030.7405590 o scrivere all’indirizzo mail biblioteca@comune.palazzolosulloglio.bs.it. Anche per scoprire tutti gli eventi collegati alla mostra è possibile visitare la pagina dedicata sul sito del CRELEB. – P.S.

 

Van Hulle (Dirk), Genetic Criticism and Bibliography: a rapprochement, Oxford Bibliographical Society Annual General Meeting, 8 giugno 2021. In questa lezione telematica per la Oxford Bibliographical Society, partendo dall’assunto di W.W. Greg in What is Bibliography?, secondo il quale i metodi della bibliografia possano essere largamente applicati tanto ai mss. quanto ai libri a stampa, Van Hulle ha esaminato casi di studio quali, per es., Samuel Beckett e James Joyce. L’argomentazione e gli esempi hanno voluto dimostrare come lo studio delle edizioni, degli appunti e dei taccuini e delle biblioteche di questi autori (anche grazie a progetti quali Beckett Digital Library e Shakespeare and Company Project) siano operazioni irrelate ed efficaci nella ricostruzione filologica della genesi delle loro opere. L’approccio ai testi qui proposto è pertanto frutto di un incontro interdisciplinare tra bibliografia, studio dei mss. moderni e contemporanei, storia delle biblioteche, critica genetica e filologia d’autore. – S.C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sul sito libriantiqui.it

sono pubblicati i cataloghi delle diverse mostre organizzate in questi anni a Palazzolo sull’Oglio,

i primi tre a cura di Fabrizio Fossati, quello di quest’anno di Stefano Cassini:

Mundus in figuris. Illustrazione del libro e rappresentazione del mondo nel fondo Lanfranchi di Palazzolo sull’Oglio (2017)

“Omo sanza lettere”. Architettura, scienze, tecnica dalla Raccolta Lanfranchi nel 5° centenario di Leonardo da Vinci (2019), “Brixia typographica”. La grande tradizione dei tipografi bresciani. Il contributo della Raccolta Lanfranchi (2020)

Dante e gli altri. Nel VII centenario dantesco: la Commedia e la grande letteratura italiana nella Raccolta Lanfranchi (2021).

Taccuino

Iniziative C.R.E.L.E.B.

Fiera della MicroEditoria

 26 giugno 2021

 Scuderie di Villa Mazzotti – Chiari (BS)

 

 ore 14-16

 Il 1º Forum Nazionale dei Bookinfluencer

 Gratuito con iscrizione obbligatoria.

 Si tratta dell’evento conclusivo della rassegna (partita a marzo 2021!) Book Tales, ideata dal Creleb e dai Master Professione Editoria e BookTelling dell’Università Cattolica di Milano per Chiari Capitale del Libro.

 I bookinfluencer sono ormai una presenza imprescindibile nel panorama editoriale: raccontano i libri e i loro autori tra blog, social network e sempre più spesso podcast, ponendosi come punto di riferimento per tanti lettori ed editori.

 

 Saluti introduttivi

 Bookinfluencer e… promozione della lettura

 Bookinfluencer e… promozione delle vendite

 Nel corso dell’evento saranno presentati i contenuti audio, le recensioni e i caroselli e le stories Instagram vincitori del concorso “Io, Bookinfluencer”.

 

 Sermoneta, Castello Caetani, 25-27 giugno 2021 IN DIGITALE

 Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia

 Seminari “Aldo Manuzio”. Terza edizione

 La proposta è rivolta a dottorandi di ricerca e giovani ricercatori (per un massimo di 12) in discipline umanistiche, italiani e stranieri, che vogliano proporre interventi di massimo 20 minuti, in francese, inglese e italiano, cui seguirà una discussione.

 Programma:

 Venerdì 25 giugno 2021 – Sessione 1

 § 14.30              

 Saluti e introduzione ai lavori di TOMMASO AGNONI (Fondazione Roffredo Caetani) e EDOARDO BARBIERI (Università Cattolica di Milano)

 § 15.00-15.45  

 MATHIEU CAESAR, Scritture dal carcere: lo zibaldone di un cavaliere senese del Quat- trocento

 § 15.45-16.15   

 Domande e discussione

 § 16.15-17.00  

 Pausa

 § 17.00-17.30  

 MARCO FRANCALANCI, Approcci quantitativi per lo studio della ricezione dei materiali minori: una proposta di metodo

 § 17.30-18.00 

 GIOVANNI RICCI, Gli incunaboli delle biblioteche lucchesi censiti per Giacomo Sardini

 § 18.00-18.30 

 VALENTINA SENATORE, Le opere edite di sant’Alfonso Maria de’ Liguori nella biblioteca del convento dei Redentoristi di Pagani (SA). Appunti per un catalogo

 

 Sabato 26 giugno 2021 – Sessione 2

 § 9.00-9.45

 MICHELE CAMPOPIANO, Viaggi di uomini e di testi: descrizioni di Terra Santa e resoconti di viaggio dei Francescani di Gerusalemme tra tardo Medioevo e prima Età moderna

 § 9.45-10.15

 Domande e discussione 10.15-11.00 Pausa

 § 11.00-11.30

 STEFANO CASSINI, Un’indagine sulle cinquecentesche Collettanie in lode di Notturno Napoletano

 § 11.30-12.00

 DAVIDE MARTINI, Produzione e circolazione del libro a Pisa nella seconda metà del XVI secolo

 § 12.00-12.30  

 CHIARA DI CARLO, L’immaginario del viaggio in Terra Santa tra la Libraria Nuova e le collezioni di Francesco Maria II Della Rovere: analisi e rilanci

 § 12.30-13.00  

 CARLO TAGLIABUE, Il mito di un’origine italiana della stampa tipografica: la questione Panfilo Castaldi

 

 Sabato 26 giugno 2021 – Sessione 3

 § 14.30-15.15

 MARIA CRISTINA MISITI – GIOVANNA SCALONI, Il sogno impossibile di Giambattista Piranesi: una storia, una tecnica e una mostra

 § 15.15-15.45

 Domande e discussione

 § 15.45-16.30

 Pausa

 § 16.30-17.00  

 LUCREZIA SIGNORELLO, Le biblioteche agostiniane della Congregazione osservante di Lombardia nel Settecento: Tommaso Verani, il grande ordinatore

 § 17.00-17.30  

 ELENA GATTI, Francesco Zambrini (Faenza 1810 – Bologna 1887), filologo e bibliografo

 § 17.30-18.00 

 FRANCESCO URSINO, Aldo Sorani e lo sviluppo dell’opinione pubblica

 

 Alla conclusione sarà rilasciato un attestato di partecipazione. È prevista la pubblicazione degli in- terventi in formato esclusivamente digitale e previa impaginazione da parte degli stessi autori, nella collana dei “Quaderni dei seminari Aldo Manuzio”.

 Per informazioni:

 https://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2021-viaggiare-nel-testo-scritture-libri-e-biblioteche-nella-storia-seminari-aldo-manuzio

 

 Torrita di Siena, Residence “Il Convento”

 30 agosto-2 settembre 2021

 Scuola estiva 2021

 Un'invenzione capitale e il capitale di un'invenzione: Gutenberg e la sua Bibbia.

 

 § Lunedì 30 agosto

 14.00 - Registrazione

 14.30 - Saluti istituzionali introduttivi

 15.00-16.30 - Luca Rivali, Una cosmogonia libraria: l'invenzione della stampa nella storiografia europea

 16.30-17.00 - Pausa

 17.00-18.30 - Edoardo Barbieri, Gutenberg tra mito e documenti

 18.30 - Per chi lo desidera, visita con degustazione alla Macelleria Belli di Torrita di Siena

 20.00 – Cena

 

 § Martedì 31 agosto

 9.00-10.30 - Luca Rivali, Il segreto e le parole: lacerti del lessico dei tipografi delle origini

 10.30-11.00 - Pausa

 11.00-12.30 - Edoardo Barbieri, La Bibbia delle 42 linee - Parte I

 13.00 - Pranzo

 15.00-16.30 - Edoardo Barbieri, La Bibbia delle 42 linee - Parte II

 16.30-17.00 - Pausa

 17.00-18.30 - Luca Rivali, La Bibbia delle 42 linee nei repertori bibliografici e nei cataloghi

 19.00 - Per chi lo desidera, visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena

 20.00 - Cena libera

 

 § Mercoledì 1° settembre

 9.00-10.30 - Edoardo Barbieri, Gutenberg redivivus: studi recenti su Gutenberg e la sua Bibbia

 10.30-11.00 - Pausa

 11.00-12.30 - Luca Rivali, Mistero Gutenberg, un inventore occulto

 13.00 - Pranzo

 15.00-17.00 - Montepulciano, Biblioteca Comunale: Edoardo Barbieri, Gutenberg e i suoi primi successori: un viaggio tra i più antichi libri a stampa della Comunale di Montepulciano

 17.30-18.30 - Montepulciano, Biblioteca Comunale: conferenza pubblica di Tobias Daniels, Il primo libro a stampa italiano con illustrazioni: le "Meditationes" di Juan de Torquemada (Roma, Han, 1467)

 20.00 – Cena

 

 § Giovedì 2 settembre

 9.00-10.30 - Tobias Daniels, La rete dei mercanti tedeschi e la prima produzione tipografica veneziana

 10.30-11.00 - Pausa

 11.00-12.30 - Luca Rivali, Perché non possiamo non dirci... incunabolisti. I primi libri a stampa fra tradizione e nuove prospettive

 12.30-13.00 - Edoardo Barbieri, Conclusioni

 

 Per maggiori dettagli, si rimanda alla pagina web dedicata

 

 

 A libro aperto: le esposizioni bibliografiche tra passato e futuro.

 Laboratorio e convegno internazionale,

 Milano, Castello Sforzesco e

 Università Cattolica,

 22-24 settembre 2021            

 

Comitato scientifico: Edoardo Barbieri (CRELEB – Università Cattolica di Milano), Isabella Fiorentini (Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano), Federico Gallo (Biblioteca Ambrosiana), Maria Luisa López-Vidriero Abelló (già Biblioteca Real di Madrid), Federica Manoli (Museo Poldi Pezzoli), Maria Cristina Misiti (già Istituto Centrale per la Grafica), Luca Rivali (CRELEB – Università Cattolica di Milano), Yann Sordet (Bibliothèque Mazarine di Parigi).

Segretario generale: Pierfilippo Saviotti (pfsaviotti@gmail.com)

 

§ Mercoledì 22, dalle ore 15 visite guidate al Laboratorio-mostra Milano, Sala del Tesoro

Ore 17-18 Biblioteca Bertarelli del Castello Sforzesco

Saluti iniziali

Claudio Salsi (Soprintendente Castello Sforzesco)

Isabella Fiorentini (Direttrice Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana)

Lectio magistralis di Klaus Kempf (già Bayerische Staatsbibliothek di Monaco) Bavarikon. Dalle mostre analogiche a quelle virtuali: per una nuova forma di cooperazione tra le istituzioni della memoria.

 

 

§ Giovedì 23

Ore 9.30, Convegno Milano, Università Cattolica

Saluti iniziali

Angelo Bianchi (Preside Facoltà di Lettere e Filosofia)

Nicolangelo D’Acunto (Direttore del Dipartimento di studi Medioevali, Umanistici e Rinascimentali)

Annalisa Rossi (Soprintendente beni librari Lombardia)

 

La filosofia del libro esposto - Presiede Isabella Fiorentini (Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana)

Maria Luisa López-Vidriero (già Biblioteca Real di Madrid) La luce fuori dall’ombra: progettare mostre, aprire vie

Yann Sordet (Bibliothèque Mazarine di Parigi) Un libro deve essere o aperto o chiuso (Alfred de Musset)? 10 anni di mostre alla Bibliotheque Mazarine

Marco Cursi (Università Federico II di Napoli), «Una collezione così ricca e varia»: la Biblioteca Apostolica Vaticana e le mostre di manoscritti               

Gianfranco Crupi (Università degli studi di Roma La Sapienza), Libri in moto e in mostra

Igor Melani (Università degli Studi di Firenze), Arte della stampa e oggetto-libro: ruolo, funzioni, significati dell'industria libraria nel Rinascimento italiano all'Esposizione Universale di Roma (E42)

 

Ore 15.00

Storia delle mostre bibliografiche italiane – Presiede Giuseppe Frasso (Professore Emerito di Filologia Italiana – Università Cattolica del Sacro Cuore)

Graziano Ruffini (già Università degli Studi di Firenze), Il collezionismo tra nascondimento e ostentazione

Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore), Tra le glorie della nazione: Fascismo e mostre bibliografiche

Giovanni Biancardi (ALAI – Il muro di Tessa), Antiquariato e mostre bibliografiche: la lezione del passato e prospettive per il futuro

Andrea De Pasquale (Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), “Come oggetti da fiera”. Le mostre del libro italiano all’estero nella prima metà del XX secolo

 Anna Manfron (già Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna), Una grande biblioteca e le sue mostre bibliografiche

 

§ Venerdì 24

ore 9.30, Convegno Milano, Università Cattolica

Musei del libro e libri nei musei - Presiede Federico Gallo (Dottore della Biblioteca Ambrosiana)

Evelien Hauwaerts (Groeningemuseum di Brugge) Haute Lecture by Colard Mansion: organising a book exhibition at a fine arts museum

Alexandre Vanautgaerden (Académie royale de Belgique, Centre d’Études Supérieures de la Renaissance de Tours, Le Studium Research Fellow), Le visiteur à l’œuvre. Livres et lieux de mémoire

Irmgard Schuler (Biblioteca Apostolica Vaticana) TITOLO DA DEFINIRE

Duccio Dogheria (MART, Museo di Arte contemporanea di Rovereto), Libri e riviste come opere d’arte: il caso del Mart

Martina Bagnoli (Gallerie Estensi di Modena), Sempre in mostra, mai esposti. Di libri, musei e collezioni digitali

 

Ore 15.00

Professioni e prospettive a confronto - Presiede Maria Cristina Misiti (già Istituto Centrale per la Grafica di roma)

Maria Gregorio (International Committee of Literary and Composers’ Museums) Musei letterari e musei del libro. Intrecci e alleanze

Claudio Giorgione (Museo della Scienza e della Tecnica di Milano) Libri antichi in un’esposizione permanente, tra valorizzazione e conservazione: il caso delle Gallerie Leonardo

Federica Manoli (Museo Poldi Pezzoli di Milano), Il libro e le esposizioni temporanee: un protagonista di molteplici e straordinarie narrazioni

(Franco Cosimo Panini Editore di Modena), TITOLO DA DEFINIRE

Ornella Foglieni (IFLA International Federation of Library Associations and Institutions) TITOLO DA DEFINIRE

 

 

Le carte ritrovate

Lucca, sabato 16 ottobre 2021, Chiesa di Santa Maria Annunziata dei Servi, Piazza Dei Servi

Commercio e raccolte librarie a Lucca tra declino della Repubblica e fine dell’indipendenza cittadina:

 Pietro Pera bibliotecario palatino e arcivescovo di Lucca

 

 § Prima sessione, ore 10.00

 Saluti delle autorità

 Presiede Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore)

 Lucca e la Toscana tra fine Sette e inizi Ottocento: libri e biblioteche

 Renzo Sabbatini (Università degli Studi di Siena):

 Tra fine della Repubblica lucchese e annessione granducale. Il quadro storico

 Piero Scapecchi (già Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze):

 Circolazione e commercio librario in Toscana fra Sette e Ottocento

 Davide Martini (Università Cattolica del Sacro Cuore) – Giovanni Battista Ricci (Università degli Studi di Pisa):

 Le ricerche bibliografiche di Giacomo Sardini e i cataloghi delle biblioteche ecclesiastiche a Lucca

 Edoardo Barbieri (direttore de «La Bibliofilia»):

 Giacomo Sardini e la sua “Storia critica di Nicolao Jenson” del 1798

 Visita alla mostra allestita presso la sede del convegno

 

§ Seconda sessione, ore 15.30

Presiede Don Marcello Brunini (Archivio Storico Diocesano di Lucca)

Pietro Pera bibliotecario palatino e arcivescovo di Lucca: ritratto a quattro voci

Lucia Romiti (studiosa indipendente):

L’uomo, la famiglia e la lampada votiva per il Volto Santo

Marco Paoli (direttore di «Rara Volumina»):

Il bibliotecario della Palatina e le altre biblioteche lucchesi al tempo del Ducato

Marius Rusu (Rutgers University – New Jersey):

I librai Molini e Pietro Pera bibliotecario palatino: volumi, relazioni, commercio

Tommaso Maria Rossi (Archivio Storico Diocesano di Lucca):

L’Arcivescovo e la sua opera

Visita alla mostra presso la Libreria Pera, con aperitivo

 

Il convegno si svolge sotto gli auspici del comitato scientifico CRELEB: ORIGO. Alle origini delle Biblioteca Palatina di Parma. Il mercato librario toscano nella prima metà del XIX secolo e la costituzione della Biblioteca Palatina di Lucca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri, mostre e seminari

a cura di E.G.

 

Perdite e sopravvivenze del libro antico: il ruolo delle miscellanee

Udine, 16-17 settembre 2021

Università degli Studi di Udine

Dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale

Call for paper

Le giornate di studio di Udine, che si svolgeranno il 16 e 17 settembre 2021, si situano nell’ambito degli incontri di un nuovo gruppo di ricerca, poliglotta e multiculturale, intitolato Sammelband 15-16, che intende radunare storici del libro, bibliografi, studiosi di legature e bibliotecari del libro antico sia manoscritto che a stampa in più paesi e in differenti campi di ricerca con lo scopo di indagare approfonditamente il significato e la storia della miscellanea in ambito librario, i cui incontri precedenti si sono svolti ad Utrecht e a Lione nell’autunno ed inverno del 2019.

 Gli organizzatori del progetto accolgono volentieri espressioni di interesse e proposte riguardanti la tematica delle miscellanee, non solo relativamente al convegno di settembre, ma anche per le future riunioni del gruppo di ricerca. Chi avesse intenzione di partecipare ad un incontro è pregato di inviare una proposta di intervento in italiano, francese o inglese, corredata da nome e cognome, affiliazione, indirizzo di posta elettronica, titolo dell’intervento e riassunto (4-6 righe).

Scadenza per l’invio delle proposte: 11 luglio 2021.

Le proposte dovranno essere inviate ai seguenti indirizzi: neil.harris@uniud.it, sergio.cappello@uniud.it, amandine.bonesso@uniud.it.

 

 Responsabili scientifici

 Sergio Cappello, Neil Harris

 Contatti e organizzazione

 Amandine Bonesso

amandine.bonesso@uniud.it

 

 

Thun: una nobiltà in musica. Riflessioni e letture attorno al patrimonio conservato dall’Archivio provinciale di Trento

convegno on line

mercoledì 9 giugno

L’Archivio provinciale di Trento conserva la Biblioteca Thun, notevolissima raccolta libraria privata, aristocratica e familiare fruibile attraverso il Catalogo collettivo delle Biblioteche Trentine (CBT). All’interno della raccolta si trova anche un fondo di documenti musicali – a stampa e manoscritti – di grande interesse, provenienti da musicisti in vario modo legati alla famiglia Thun oppure dagli stessi maestri di musica che donavano i voll. agli allievi di casa. Anche grazie a questo convegno, la Soprintendenza per i Beni culturali intende promuovere lo studio e la valorizzazione di questi materiali, approfondendo le pratiche e il contesto musicale (soprattutto in ambito trentino) ma anche il mecenatismo della famiglia Thun. Informazioni sull’iniziativa, modalità di accesso al convegno e programma sono disponibili al sito del portale Trentino Cultura.

 

The Science of Pilgrimage

14.00–17.00, International Workshop via Zoom

17 giugno (13-17) e 18 giugno 2021 (13-17)

Interessante iniziativa internazionale organizzata da Sundar Henny dell’Università di Berna e Marianne Ritsema van Eck dell’Università di Leida. Una due-giorni intensa sul tema dei pellegrinaggi.

 Il programma completo si trova online.

 

Fiera della MicroEditoria

26 giugno 2021

Scuderie di Villa Mazzotti – Chiari (BS)

Nell’ambito della Fiera della MicroEditoria che si tiene a Chiari – Capitale italiana del libro – si segnala:

ore 17.15: Presentazione del libro Azzurra in Miniatura di Andrea Marcon, Eva Morassutto e Agnieska Kossowska.

 

 

Immagine che contiene testo

Descrizione generata automaticamente

Postscriptum

I

nnanzitutto, occorre davvero ringraziare l’affaire campionato Superlega. Non che me ne importasse nulla, visto anche che è andato tutto in fumo (una vera rivolta nazionale con popolo e governo alleati...), ma per un’altra ragione. La notizia è stata capace per un paio di giorni di togliere il Covid dalle aperture dei telegiornali! Occorre dire che ci erano riusciti anche la scomparsa del principe Filippo d’Inghilterra e le esternazioni di Grillo, ma non erano certo notizie di cui rallegrarsi. D’altra parte, l’ha affermato anche un sottile osservatore della realtà sociale come l’arcivescovo di Milano: se si parla solo di Covid, si annichilisce la possibilità di uno sguardo positivo e colmo di speranza sulla realtà. Al lazzaretto mandavano i cuori puri e santi dei frati Cristoforo, gli unici capaci di reggere lo sguardo su morte e malattia senza deprimersi nella disperazione. I monatti dovevano vivere ubriachi per sopportare simili visioni. I cappuccini di allora (come oggi le suore di Madre Teresa di Calcutta) potevano farsi carico di sostenere tutto quel dolore perché avevano lo sguardo fisso ben Oltre. Per tutti gli altri meglio contemperare la visione mortuaria con la considerazione del positivo che accade. Sennò ci sogniamo tutte le notti camion militari in uscita da una Bergamo spettrale... E la finiremo anche con le metafore priapeico-guerresche del «teniamo duro» e del «non bisogna abbassare la guardia». Per questo il ritorno a uno sguardo più normale sulla realtà è assolutamente necessario. A libro aperto, un po’ come “a cuore aperto”, nel senso della sincerità (non delle sale operatorie, e torniamo alla ossessione medicale). Questo è il titolo di un bel libro di Massimo Recalcati (vedi recensione nel prossimo AB). Ma qui mi interessa perché è anche quello di un convegno che a settembre dovrebbe segnare, in modalità mista, parte in presenza e parte da remoto, la ripresa di una riflessione sul mondo del libro antico e delle biblioteche di conservazione. Da alcuni anni Lab.Lab (Laboratorio Libri antichi in Biblioteca) aveva provato, prima in presenza, e poi da remoto con due incontri il 17 novembre (Isabella Fiorentini e Alessandro Tedesco) e il 24 successivo (Paola Sverzellati e Marco Callegari) a segnare un passaggio nell’attività sul libro antico, innanzitutto un riconoscimento diretto tra operatori del settore che, superando le pur giuste rivendicazioni prettamente sindacali, iniziassero però anche a condividere esperienze e pensieri. In tale contesto nasce l’idea del convegno, purtroppo rimandato lo scorso anno, ma ora programmato a Milano per il 22-24 settembre prossimo (per il programma provvisorio si veda il Taccuino). “A libro aperto” è una iniziativa davvero innovativa per due ordini di ragioni. Lo è nel metodo: una giornata di laboratori collegati alla mostra realizzata al Castello Sforzesco e un convegno internazionale coordinati a illustrare e documentare uno specifico tema, quello delle esposizioni di manoscritti, libri antichi e preziosi, materiale grafico. Lo è nel contenuto: per la prima volta viene in modo esplicito focalizzato il concetto della mostra libraria, indagandone caratteristiche, storia e finalità. Si tratta del frutto di una felice sinergia tra una delle più importanti biblioteche storiche italiane e un centro di ricerca universitario specializzato nel settore, sinergia che sviluppa un evento davvero unico che vuole proporsi come punto di riferimento sulla questione. Un tema di grande attualità sia per la significativa capacità di far interagire il patrimonio culturale con le risorse digitali chiamate a valorizzarlo e renderlo più facilmente fruibile, sia perché centra a pieno quella che può essere definita la terza missione della biblioteca. A fianco del “conservare” e del “rendere disponibile” il materiale, ecco profilarsi la necessità del “mostrare”: il patrimonio culturale esce dagli scaffali per rendersi visibile, comprensibile, ammirabile da parte del pubblico! Solo così si possono ricostruire quei circuiti virtuosi di comunicazione culturale e di intelligente divulgazione che legano le biblioteche alla società attuale. Un percorso, quello di “A libro aperto”, che intende diventare un appuntamento reiterato nel tempo nel quale possano trovare espressione e occasione di dialogo le più innovative esperienze del settore italiane e internazionali. Per questo se l’evento “A libro aperto” è promosso congiuntamente dall’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano e dal CRELEB, l’iniziativa è guidata da un comitato scientifico composto da Edoardo Barbieri (direttore de «La Bibliofilia»), Isabella Fiorentini (Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano), Federico Gallo (Biblioteca Ambrosiana), Maria Luisa López-Vidriero Abelló (già Biblioteca Real di Madrid), Federica Manoli (Museo Poldi Pezzoli), Maria Cristina Misiti (Istituto Centrale per la Grafica), Luca Rivali (CRELEB – Università Cattolica di Milano), Yann Sordet (Bibliothèque Mazarine di Parigi).

 

Post-Postscriptum

In questo caso il post- non è necessariamente dopo. È, piuttosto, scritto a fianco, lateralmente. Nella giornata organizzata l’8 maggio a Montepulciano e dedicata a presentare le iniziative di “Toscana terra di libri antichi” (ne parleremo, per ora si veda il sito), nel suo intervento il libraio luccheImmagine che contiene interni

Descrizione generata automaticamentese Maurizio Pera ha ricordato la difficile situazione di molti archivi e biblioteche che sono spesso chiusi. Nella chat di discussione è intervenuto subito l’amico Piero Scapecchi che, da entusiasta bibliotecario in pensione quale è, ha replicato con un lapideo “Le biblioteche sono aperte!”. Non voglio certo contraddire il mio amico fiorentino. Sono reduce da una veloce scappata alla Panizzi di Reggio Emilia dove ho trovato uno degli spazi bibliotecari meglio gestiti che abbia visto in questo periodo Covid. Nulla da dire: mascherine, distanziamento, disinfettante, ma personale in servizio, utenti che andavano e venivano, una mostra aperta (vedi qui tra le cronache) e persino (in sala “riservata”) 7 (sette) posti sempre a disposizione (si faccia caso a questo dato). Complimenti! Un esempio ammirevole! Ma ugualmente devo riferire anche di un’altra esperienza che ho fatto (e “contra factum non valet argumentum”…) in una biblioteca di cui non farò il nome, ma questa volta non comunale e sita in Lombardia. Oltre che gli Immagine che contiene interni, dilegno

Descrizione generata automaticamenteorari sono stati drasticamente tagliati e persino i giorni settimanali di apertura ridotti, la prenotazione dell’ingresso è gestita da un infernale sistema che SISTEMATICAMENTE (e quindi è probabile in modo voluto e programmato) non ti riconosce non mandandoti la ricevuta, impedendoti così di prenotare il posto. Inoltre, sono stati creati slot di prenotazione che durano tutto il giorno, per cui, anche se hai bisogno mezz’ora, bruci un intero posto di quelli resi disponibili per quella data… In più, nella sala “bibliografica” sono stati concessi solo una manciata di posti (una quindicina in tutto?) mentre in sala riservata (manoscritti, incunaboli e rari) solo 1 (dicesi uno) posto al giorno… Questo, naturalmente, mentre la sala di lettura generale da 100 (cento) posti è stata chiusa (ci si può passare solo per andare ai servizi) e il materiale bibliografico giace in uno stato di sconfortante abbandono.

Di che cosa abbiamo ancora bisogno? Perché non si alza un urlo di protesta contro chi è responsabile di questo sfacelo? Cosa fanno il Ministero e la Direzione generale? Non ci sarebbe bisogno di ispettori? Sennò, per girarla nel grottesco, si rischia di ridurre prestigiose istituzioni a nuove “fattorie degli animali”, con operatori sempre meno competenti, ma dirette da blasonati Napoleon. – Montag