L’Almanacco

  Bibliografico

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

   

 n° 57, marzo 2021

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Sommario

 

 

 

 

 Le biblioteche come servizio pubblico essenziale

   di Graziano Ruffini……..….…………………........p. 1

 Recensioni.…………………………………....p. 2

 Spogli e segnalazioni……………….…...p. 16

 (indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 64

 Cronache convegni e mostre …….…p. 64

 Taccuino………………………………………..p. 65

 Postscriptum…………………………..…….p. 70

 

 La questione

 

 Le biblioteche come servizio

 pubblico essenziale

 di Graziano Ruffini

 I

l 22 gennaio di quest’anno, la nostra Associazione Italiana Biblioteche ha diffuso l’invito a sottoscrivere un appello a favore della Biblioteca Statale di Lucca che «rischia addirittura la chiusura per mancanza di personale». Questa è solo una delle molte spie di una condizione troppo diffusa nel nostro Paese e che l’emergenza sanitaria è riuscita ad aggravare. La situazione della statale di Lucca giustifica l’uso del termine “sfascio” nel titolo del pamphlet curato da Edoardo Barbieri. Sono abbastanza in là con gli anni per ricordare che, anche senza bisogno di pandemie, nel corso degli anni abbiamo ascoltato, abbiamo letto interventi – più o meno isolati o coordinati – simili a quelli raccolti da Barbieri e che denunciavano lo stato di grave crisi delle biblioteche italiane. In realtà la silloge barbieriana è solo apparentemente imparentata con quegli episodi ricorrenti nella nostra esperienza poiché non si tratta di un nuovo e mero cahier de doléances sulle biblioteche italiane, ma essa contiene riflessioni che intendono proporre rimedi al decadimento delle biblioteche nel loro complesso anche se più da un punto di osservazione spostato sul campo umanistico e delle biblioteche storiche e di ricerca. La lettura dei vari testi raccolti genera inevitabilmente impressioni e reazioni contrastanti, ma impone – almeno nel lettore sensibile all’argomento – di riflettere sui vari temi anche secondo la propria personale esperienza. Una delle più facili riflessioni che possono essere suggerite dalla lettura è la constatazione che un sistema, qualunque esso sia, quando viene sottoposto a uno stress forte, inatteso e continuo, non riesce più a occultare le criticità, i problemi che lo affliggono. Così è stato per il sistema sanitario e così è stato per il sistema delle biblioteche e più in generale per il sistema cultura del nostro Paese. Lo stress derivato dalla diffusione del virus SARS-CoV-2 ha investito così duramente l’intero sistema paese che – a distanza ormai di un anno dallo scoppio dell’epidemia – si stanno per mettere in campo ingenti risorse economiche per cercare di risollevare le condizioni del Paese: il Recovery Plan, cioè una sorta di piano Marshall sessant’anni dopo. E non v’è dubbio alcuno che una delle criticità che da troppo tempo affliggono le biblioteche italiane sia la cronica mancanza di risorse economiche, specie se confrontate con realtà internazionali. Molto opportunamente l’AIB, a fine gennaio di quest’anno, ha inoltrato un documento alla VII Commissione della Camera dei Deputati – Cultura, istruzione, ricerca, editoria, sport –, su richiesta della stessa, con osservazioni in merito alla proposta del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza nel quale si rivendica alle biblioteche un ruolo attivo nella realizzazione del piano. Voglio essere ottimista e pensare che il piano verrà varato e che le biblioteche svolgeranno il ruolo auspicato nel documento, che comporta anche la assegnazione alle biblioteche di risorse economiche. Tuttavia, raccogliendo l’invito che il titolo di questa raccolta ci rivolge (almeno implicitamente) a riflettere per salvare le biblioteche dallo sfascio, penso che l’attribuzione di risorse economiche e financo umane (altra carenza cronica che affligge il sistema, come s’è visto nel caso citato di Lucca) non basterebbero a evitare di ricadere – presto o tardi – nelle medesime condizioni. Risorse economiche e risorse umane pur indispensabili, specie in questa fase di ricostruzione, sono in qualche misura aleatorie in quanto possono esaurirsi e sono soggette a mutazioni secondo il contesto politico ed economico di riferimento. Per salvare le biblioteche dallo sfascio serve una coscienza diffusa della necessità e della indispensabilità sociale delle biblioteche. Fintanto che questa coscienza non sarà davvero un sentire comune dei cittadini italiani, ogni azione tesa a migliorare le condizioni delle biblioteche in Italia non potrà essere veramente efficace. Per promuovere la diffusione di questa coscienza comune occorre mettere in atto campagne di sensibilizzazione pari a quelle – si licet – che da tempo diffondono la coscienza civica nei confronti della raccolta differenziata dei rifiuti. E perché non affiancarle a iniziative simili a quelle promosse dal Fondo Ambiente Italiano, come per esempio la “biblioteca del cuore”? Insomma, occorrerebbe affiancare a iniziative meritorie, già in atto da anni, altre capaci di diffondere e infondere la maggior consapevolezza possibile dell’utilità sociale delle biblioteche. Molto opportunamente questo libro si vuole proporre programmaticamente come «qualcosa che non si rivolgesse solo agli addetti ai lavori» ed è dunque questa la strada da percorrere: uscire dal circuito chiuso della comunicazione tra addetti ai lavori e aprirsi verso l’esterno, verso gli utenti, specie quelli che non hanno ancora coscienza che la biblioteca rappresenta una loro necessità irrinunciabile.

 

 

 

 

À la mémoire de

Jean-François Gilmont

 

Milano, Università Cattolica

del Sacro Cuore

martedì 27 aprile 2021

 

 

Convegno internazionale

online

Jean-François Gilmont

(1934-2020)

storico del libro

 

 

 

 

 

Un’invenzione capitale

e il capitale di un’invenzione:

 Gutenberg e la sua Bibbia

 

 Scuola estiva

“Beniamino Burstein”

 2021

 Torrita di Siena,

Residence “Il Convento”

 30 agosto-2 settembre 2021

 

 

 

 Recensioni

057-A Botana (Federico), Learning Through Images in the Italian Renaissance. Illustrated Manuscript and Education in Quattrocento Florence, New York, Cambridge University Press, 2020, pp. 324, ill., ISBN 978-1-108-49104-4, £ 75. Il tema dell’illustrazione libraria è da sempre al centro dell’interesse degli studi sulla storia del libro e della cultura. Nel caso dei manoscritti, spesso le illustrazioni hanno avuto, oltre a una funzione estetica, anche un compito didattico ed educativo. E questo è proprio il focus di questo vol., in cui l’a. si concentra sullo studio dei manoscritti illustrati nella Firenze del XV secolo per esplorare il ruolo giocato dalle immagini nella formazione e nell’educazione delle giovani generazioni. In particolare, lo studio si concentra non tanto sulla diffusione della conoscenza erudito-filosofica a cui si è abituati ad associare la Firenze rinascimentale, quanto a quel sapere “quotidiano” che unisce i principi morali di vita comune alle nozioni matematiche per la gestione del commercio e geometriche per la comprensione del cosmo, sviluppato grazie alla diffusione di un gruppo di testi in volgare che caratterizzarono una sorta di proto enciclopedia della cultura borghese del Rinascimento. Il tema è ben padroneggiato dall’a., il quale da tempo si occupa del ruolo delle illustrazioni nei manoscritti italiani rinascimentali, basti qui citare un suo prezioso contributo, Family Wisdom in Quattrocento Florence: the Benci Aesop (Florence, Biblioteca Nazionale Centrale MS II.II.83), «Journal of the Warburg and Courtauld Institutes», LXXV, 2012, pp. 53-92, in cui viene dimostrata l’importanza delle immagini realizzate da Filippo di Lorenzo Benci per un esemplare delle Favole di Esopo in volgare toscano risalente agli anni ‘50 del XV secolo. Tornando al vol. oggetto di questa recensione, dopo l’introduzione (pp. 1-18), l’a. parte dall’analisi di due rare miscellanee di carattere religioso e letterario realizzate da altrettanti copisti-illustratori: Romigi d’Ardingo de’ Ricci (1382-1438) e Zanobi di Pagolo Perini (1384/93 – post 1409). I testi illustrati da copisti non professionisti, come nel caso delle miscellanee dei giovani protagonisti del capitolo (Two Youths, pp. 19-49), forse a causa dei loro scarsi meriti artistici, sono stati spesso ignorati dagli storici dell’arte, come lamenta l’a. che invece ne sottolinea il grande interesse per la comprensione dei modi in cui i testi venivano assimilati, interpretati e tradotti nelle immagini da loro create. Il fatto poi che Romigi e Zanobi copiassero testi per il loro personale utilizzo suggerisce un ruolo attivo anche nella propria formazione. La funzione delle illustrazioni e delle associazioni mentali tra testo e immagini è al centro anche del terzo capitolo (Mental Images, pp. 50-57), nel quale l’a. utilizza postulati sia medievali che moderni (le scienze cognitive hanno studiato molto questi processi) per stabilire come e quanto le immagini potessero facilitare l’apprendimento di diverse discipline. L’a. entra poi nel vivo della questione concentrandosi sull’esame di alcuni testi, a suo avviso immeritatamente sottovalutati dagli studi accademici. I capitoli IV (Virtues, Sins, and the Senses in the Fior di virtù, pp. 58-79) e V (Serving the State in the Fior di virtù, pp. 80-98) si focalizzano sull’opera Fior di virtù e di costumi, testo bolognese forse della fine del ‘200 che ebbe anche una larga diffusione a stampa. Il testo, letto sia da ragazzi che da ragazze, era spesso utilizzato per l’insegnamento di virtù e valori morali. In particolare, l’utilizzo di illustrazioni (perlopiù di animali associati a virtù o a peccati) riusciva a stimolare l’immaginazione degli apprendisti più giovani e a facilitarne l’assimilazione nozionistica (anche nelle stesse scuole monastiche molto frequente era l’utilizzo di bestiari medievali per l’insegnamento delle basi teologiche ai novizi). Le illustrazioni zoomorfe del testo bolognese venivano utilizzate anche per l’insegnamento dei valori di convivenza civica e delle virtù cardinali promosse dagli umanisti, nonché principi di filosofia morale per preparare i giovani a mansioni politiche e di governo. Nel capitolo VI (Dealing with others in the Esopo volgarizzato, pp. 99-133), l’a. ritorna sull’opera studiata nel suo articolo citato in precedenza e sottolinea come le Favole di Esopo conobbero una riscoperta pedagogica durante tutto il Medioevo e vennero più volte tradotte dal greco al latino. La presenza di alcuni manoscritti in volgare dimostra inoltre come Esopo fu letto anche dai più giovani, non solo per il divertimento delle storie, ma anche per l’insegnamento dei giusti comportamenti e per l’introduzione dei bambini ai valori morali di un mondo in cui a ogni azione corrisponde sempre una conseguenza. Il capitolo VII (The Flesh in the Fior di Virtù and the Esopo volgarizzato, pp. 134-155) chiude l’argomento dell’utilizzo delle immagini zoomorfe per l’insegnamento di valori e virtù e sottolinea ciò che è già stato dimostrato da diversi studi precedenti, ovvero come anche l’ambito sessuale era tutt’altro che tralasciato nel periodo medievale. Anche nelle illustrazioni delle due opere studiate finora l’a. individua riferimenti alla sfera sessuale a dimostrare come queste immagini offrissero ai giovani lettori una prima comprensione del peccato della lussuria e delle sue ramificazioni. I successivi tre capitoli trattano invece il tema delle illustrazioni di carattere scientifico, matematico, geometrico e astronomico. Mathematics, Body, Form, and Metaphor in Libri d’abbaco (pp. 156-189), esplora l’utilizzo di immagini nei trattati d’abaco per l’apprendimento della aritmetica e della geometria. In particolare, offrivano la comprensione di nozioni matematiche anche per i giovani che cominciavano una carriera nel mondo del commercio e degli scambi. Inoltre, le numerose rappresentazioni del corpo umano garantivano la comprensione delle distanze, quantità e prospettiva delle forme geometriche anche per la risoluzione di questioni matematiche complesse. The Cosmo in Goro Dati’s Sfera (pp. 190-208), continua a esplorare l’utilizzo delle forme geometriche utilizzate per la costruzione di diagrammi cosmologici, come nel caso della Sfera, testo in volgare sulla configurazione del cosmo tra i più importanti della Toscana del ‘400, composto dal mercante Goro Dati e molto probabilmente utilizzato al tempo come libro scolastico. Infine, Navigation and Geography in the Sfera (pp. 209-225), discute sempre dell’utilizzo dei diagrammi illustrati nell’opera del Dati, ma questa volta in chiave marittima. Questi furono infatti essenziali per l’insegnamento ai giovani mercanti sia della configurazione del cosmo, sia dei primi precetti di navigazione marittima. Chiudono l’interessante vol., ricco di belle illustrazioni a colori, l’apparato di note, un’esaustiva e documentata bibliografia e l’indice dei nomi e delle parole chiave. È ora disponibile l’intervista all’a. sul “Il Canale dei libri”.– P.S.

057-B Castelli (Emanuele), La nascita del titolo nella letteratura greca: dall’epica arcaica alla prosa di età classica, Berlin-Boston, De Gruyter, 2020, pp. XVI + 373 ISBN 9783110703627, € 110. In questo studio l’a. accompagna il lettore in quella che si può definire l’avventura del titolo. Come sì è arrivati alla designazione di una iscrizione che identificasse un determinato libro? Le domande che pone sulle soglie del lavoro non possono che destare curiosità: «Da quando i poemi di Omero hanno cominciato a circolare in una suddivisione in 24 parti e perché ciascuna rapsodia fu contrassegnata con una lettera dell’alfabeto ionico? […] Può dirsi davvero che i drammi di Eschilo entrarono ciascuno in circolazione con un titolo scelto dall’a.? […] È noto che Erodoto e Tucidide non si curarono di assegnare un titolo alla rispettiva opera. Come e quando le loro narrazioni furono dunque designate in qualche modo?». Seguendo la traccia di simili capitali domande viene esplorata la produzione letteraria greca «dall’epica arcaica alla prosa di età classica», come recita il sottotitolo, anche questo un elemento liminare del testo, ma di adozione molto più recente. La ricerca affronta nella prima parte le questioni di metodo. Qui l’a. ragiona sulle funzioni del titolo: quella identificativa, informativa ed estetica, con cui «autori (e editori) cercano di soddisfare esigenze e obiettivi di vario tipo». Quindi indaga la distinzione tra nomina, una qualsiasi denominazione generica di un testo, e tituli, che invece designano il prodotto letterario a partire dalla posizione specifica che occupano in esso, avendo riguardo di sottolineare il fatto che i primi sono collegati a una dimensione culturale dell’oralità mentre i secondi sono esemplari della tradizione scritta. Nella seconda parte il lavoro segue la storia del titolo attraverso i diversi generi della letteratura greca tra età arcaica e classica. L’epica, la lirica i drammi sono i campi di applicazione della ricerca. Per ciò che concerne i poemi omerici, se risulta consolidata la denominazione con cui sono conosciuti anche oggi, rimane «incerta l’epoca in cui ciascuno dei due capolavori venne ripartito in 24 rapsodie e queste furono distinte nei manoscritti secondo le lettere dell’alfabeto ionico». Infatti, le ipotesi degli studiosi a tal proposito presentano una forbice cronologica molto ampia, che va dall’epoca dei Pisistratidi all’età ellenistica. Per quanto riguarda la lirica, con riferimento alla produzione dell’età arcaica (VII-VI sec. a.C.), neppure risulta che gli autori dessero un titolo alle loro opere. Per le necessità di individuazione si ricorreva alla citazione degli incipit, e questo valeva anche per la poesia di epoca più tarda e non solo per i testi «in verso ma anche in prosa». E neppure era infrequente che un componimento letterario venisse «ricordato contemporaneamente mediante incipit e titolo» non per una inutile ridondanza ma per evitare ogni ambiguità. Un altro fenomeno si registra nella produzione poetica dell’età arcaica, ovvero quello dell’uscita dall’anonimato dell’a. Esiodo, Focilide, Teognide sono tra i primi a osare questa novità inserendo i propri nomi nelle opere. È questo un momento importante nel processo che porterà alla definizione dell’epigrafe libraria, la cui comparsa avverrà nel corso del V sec. a.C. nei testi poetici di carattere drammatico, come le tragedie e le commedie. Il fatto che questi lavori dovessero sottostare a delle procedure per essere rappresentati, per essere ammessi agli agoni teatrali e per essere conservati dopo gli spettacoli imponeva che venissero forniti di una iscrizione in cui «accanto al nome dell’a. doveva comparire la denominazione scelta per il dramma, dunque il suo titolo». La terza parte dello studio affronta la comparsa della inscriptio libraria nella prosa greca e viene rilevato come sia stata proprio la storiografia il terreno privilegiato per «l’emergere della pratica del titolo e, in special modo, del titolo d’a.». Infatti, se è assodato che Erodoto e Tucidide «non si curarono di assegnare un titolo alle rispettive opere», Senofonte, l’a. dell’Anabasi, della Ciropedia, dei Memorabili, è il primo storico al quale può essere riconosciuto di aver intitolato i propri lavori secondo una prassi che nel corso del IV sec. a C. avrebbe contagiato altri generi letterari come «la prosa degli oratori e la produzione dei filosofi». In questo senso le orazioni Isocrate presentano un titolo d’a. come pure non ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che «Platone fosse solito dare un titolo ai suoi lavori». Certo, in questa epoca dare il titolo a un libro non era ancora la regola, basti pensare all’incertezza relativa alle intestazioni di un altro retore, Demostene, oppure agli scritti di Aristotele, come dimostrano i lunghi elenchi di titoli redatti dalla sua scuola. Anche se proprio nella Retorica e nella Poetica lo Stagirita «si presenta come il primo grande testimone dell’uso dei titoli al suo tempo e per opere letterarie di vario genere». Insieme all’utilizzo del titolo nel IV sec. a.C. si hanno anche le prime attestazioni lessicali dell’uso dei vocaboli πγραμμα e πιγραφ con il valore di titolo e di epigrafe libraria. Per il primo termine, la testimonianza è riscontrabile in un passo di un frammento del Lino del commediografo Alessi (375-275) dove «per la prima volta il termine πγραμμα è adottato nelle fonti in riferimento alla intestazione libraria». Per il secondo termine, in Polibio e Luciano si nota che la parola πιγραφ rimanda a qualcosa di più comprensivo che, oltre al titolo, «poteva servire a indicare anche il nome dell’a. presente nella inscriptio o la inscriptio libraria nel suo complesso». Un’ultima notazione permette inoltre di collegare il titolo al rotolo e di spiegare a partire da questa relazione l’etimo dei due vocaboli. Infatti, è proprio «l’originaria collocazione (sul lato esterno del rotolo) ad avere giustificato l’adozione dei termini πγραμμα e πιγραφ come nomi della iscrizione libraria», per essere poi utilizzati anche all’interno del rotolo per identificare l’opera che vi si conservava. Per finire, un’osservazione più generale sul lavoro di Emanuele Castelli. È questo infatti un vol. che, mentre dà ragione del processo, durato diversi secoli, di formazione del titolo nella letteratura greca, ha anche il pregio di essere una avvincente storia del libro e della lettura per la quale vale la pena ricordare le parole di un antico colophon che invitava a essere assidui lettori per giungere alla sapienza: Gutta cavat lapidem non bis sed saepe cadendo / Sic homo sit sapiens non bis sed saepe legendo. – Lucio Coco

057-C Cervini (Michela), La prima BUR. Nascita e formazione della Biblioteca Universale Rizzoli (1949-1972), Milano, UNICOPLI, 2015, pp. 268, ISBN 978-88-400-1800-3, € 18. L’intento di questo vol. è di ripercorrere le vicende e le circostanze storico-culturali che hanno portato alla nascita della Biblioteca Universale Rizzoli, prima autentica collana popolare italiana, frutto delle ampie istanze democratiche e del fervente clima culturale sviluppatisi durante il secondo dopoguerra. Il vol., diviso in quattro capitoli, tutti concentrati sulla formazione e l’analisi della collana, ma con ampi e interessanti squarci sulla situazione editoriale di quel periodo, ospita, nelle pagine finali, il catalogo completo. Strumento assai utile, come sostiene l’a., a favore di bibliofili e appassionati, preciso e corretto, che vuole essere una valida alternativa al catalogo storico del 1999. Quest’ultimo, promosso in occasione dei cinquant’anni della nascita della BUR dalla Rizzoli stessa, risulta a oggi introvabile, irreperibile persino nelle biblioteche o nei cataloghi degli store online. Segnaliamo che AB si era già occupato dell’uscita di un catalogo della Vecchia BUR, quello illustrato del prof. Oliviero Diliberto, per Biblohaus, in occasione dei 60 anni dalla nascita della collana (Þ «AB» 010-102). Cervini, pur dando merito all’iniziativa, sembra prenderne tuttavia le distanze, dal momento che, nonostante la trasposizione fotografica di tutte le copertine della Vecchia BUR, il catalogo di Diliberto tralascia di fornire alcuni dati bibliografici di fondamentale importanza relativi alle singole edizioni, i quali d’altronde non si trovano nelle copertine, bensì all’interno del libro, come il numero di pagine o i nomi di curatori e traduttori. Il vol. di Bibliohaus, secondo l’a., si colloca dunque ben lontano dal concetto di catalogo storico come inteso dalla moderna bibliografia. Tornando al nostro vol., il primo capitolo, intitolato La nascita e gli ideatori, apre un breve squarcio sulla Milano attiva e coraggiosa del dopoguerra e sul sorprendente sviluppo dell’editoria di consumo, che ha come protagonisti indiscussi Arnoldo Mondadori e Angelo Rizzoli. Due sono le linee di sviluppo del mercato editoriale nell’immediato dopoguerra, una incentrata sul rinnovato interesse per gli studi sociali e per la saggistica, e un’altra più popolare, che vede il romanzo come trait d’union di un pubblico sempre più vario e interclassista. L’idea della BUR nasce da Luigi Rusca, brillante intellettuale, anche se di estrema riservatezza e a volte di umbratile presenza all’interno della casa editrice, al punto che è spesso risultato complicato per gli studiosi distinguere i suoi meriti da quelli dei suoi collaboratori. Egli è stato responsabile per circa vent’anni dell’intera produzione libraria Rizzoli. Secondo l’a., dunque, mentre Rusca ha un ruolo centrale e direttivo in relazione alle scelte e all’ideazione della collana, è Paolo Lecaldano, intellettuale poliglotta napoletano e amico di Rusca, che le mette in pratica, occupandosi fin dall’inizio di ogni singolo titolo e dei continui rapporti con i collaboratori, nonché di ideare la fisionomia e la grafica della collana. Successivamente, con i capitoli secondo e terzo, ci si addentra nell’analisi dei contenuti e della produzione d’insieme della BUR, nonché della messa in valore dei suoi specifici intenti didattici. Viene riportato, per esempio, il dibattito interno alla casa sul prezzo da adottare, notoriamente valutato in base al numero di pagine (60 lire ogni cento pagine circa) o sulle scelte grafiche, austere, ma progettate in modo da contenere al massimo le spese di produzione. Gli autori scelti, evidenzia l’a., di nazionalità differenti, appartengono perlopiù alla tradizione romantico-idealistica dell’Ottocento, ancora in voga negli anni Cinquanta e soprattutto svincolata dai diritti d’a.. Al primo posto si hanno i francesi (87 presenze), subito dopo gli italiani e anche una forte presenza di autori anglofoni e di classici latini e greci. La scelta di concentrarsi così nitidamente sull’Ottocento letterario vuole altresì intercettare il canone scolastico del tempo e le corrispondenti letture obbligate. L’intento didattico-educativo è dunque molto evidente, anche al di là del mercato scolastico, e sbaglia chi crede si tratti esclusivamente di un’operazione economica: la BUR è da subito percepita come un’iniziativa in grado di contribuire alla ricostruzione civile dell’Italia, accessibile a tutti e fortemente schierata a favore dei nuovi valori di democrazia e impegnata nella creazione di un’identità nazionale rinnovata, che sorpassi le pesanti strumentalizzazioni e menzogne del regime fascista. Il quarto e conclusivo capitolo pone le basi sulla lettura che l’a. stessa ha condotto circa la corrispondenza della direzione editoriale, dunque principalmente del direttore Lecaldano, con i diversi curatori e traduttori, attualmente conservata presso il fondo BUR. Gli spunti sono molti e qui si trovano alcune storie sottese al pubblico di allora, frutto di un’intensa attività redazionale. Tra le personalità più importanti con cui Lecaldano ha dovuto rapportarsi troviamo Oreste Del Buono, Alfredo Polledro, Gabriele Baldini, Fernanda Pivano, Ettore Janni e Indro Montanelli. Si tratta a ogni modo di un’editoria ancora artigianale, fatta di rapporti interpersonali, basati perlopiù su una collaborazione umana prima che professionale. La BUR ha una vita di poco più di vent’anni: nel ‘68 si apre una grande crisi che porta in pochi anni alla chiusura della collana. Il clima culturale mutato e le aspettative di lettura del pubblico, influenzate pesantemente dai nuovi mezzi di comunicazione, saranno rappresentati dalla Mondadori con l’uscita degli Oscar nel ‘65. Questi sapranno conquistarsi un nuovo pubblico e proporsi come fondamentale presenza nel campo dell’editoria popolare e di consumo. La vecchia BUR, ormai soppiantata, rimarrà però simbolo e miraggio di un’intera generazione di lettori. – Francesco Ursino

057-D Doni (Anton Francesco), La Libraria divisa in tre trattati (1557), 2 voll., testo e commento a cura di Giordano Castellani, Manziana, Vecchiarelli, 2020 (Cinquecento. Testi e studi di letteratura italiana, 34), ill. b/n, pp. 370 e 582, ISBN 978-88-8247-422-5 e 978-88-8247-440-9, € 34 e 60. Benché da decenni sia in corso un recupero critico delle maggiori opere di Anton Francesco Doni, ancora mancava un’edizione di riferimento per la sua celebre Libraria. Un’opera solo in apparenza compilatoria, che tuttavia rivestì un ruolo fondamentale per la cultura italiana del Cinquecento postridentino. L’unica edizione d’a. – pubblicata a Venezia per i tipi di Gabriel Giolito de’ Ferrari nel 1557 (OPAC di SBN IT\ICCU\CFIE\000909 = Edit16 CNCE 17701, disponibile online) e per cui restano fondamentali le informazioni raccolte dallo stesso curatore nel dettagliato saggio ‘Non tutto ma di tutto’. La Libraria del Doni («La Bibliofilía», 114, 2012, pp. 327-52 Þ «AB» 026-044) – segnalava ai lettori suoi contemporanei una vasta scelta di autori, opere e materie, in un caleidoscopico citazionismo interno, che rese il risultato molto più simile a un indice che non una vera e propria bibliografia, certamente non in grado di sostenere il confronto con la Bibliotheca universalis di Konrad Gessner (1545). Oggi, grazie al primo vol. allestito da Castellani, è possibile accedere al testo integrale dell’opera, accompagnato da essenziali note di natura linguistica e corredato in calce da un’appendice in cui sono confluite le parti testuali attestate in altre edizioni dell’opera, ma rifiutate nella versione finale, oltre a un variegato compendio di testi composti dal poligrafo fiorentino, aggiunti per avvicinarci meglio al suo pensiero e alla mentalità di un uomo rinascimentale. Dalla certosina analisi del testo si comprende quanto a fondo sia giunto il lavoro di Castellani: infatti, i due voll. sono pensati per poter dialogare reciprocamente attraverso opportuni rimandi (segnati in grassetto) che guidano dal testo agli apparati critici (assiepati tutti nel II vol., tra note al testo, commento, tavole e indici) e viceversa. Il commento è senza dubbio la sezione che ha richiesto più impegno ed energie: inizialmente concepito come una bibliografia delle edizioni citate dalla Libraria, si è poi allargato fino a comprendere brevi indicazioni filologiche e storiche su opere, autori e testi, non senza qualche digressione iconografica. Sarebbe impossibile soffermarsi su singoli aspetti di ciò che, a tutti gli effetti, si è trasformato in una vera e propria enciclopedia della cultura italiana cinquecentesca, che è consigliabile centellinare poco alla volta. A ben guardare, considerato ormai che la struttura e i contenuti esistono, ci si domanda se nel prossimo futuro non valga la pena di trasformare la pubblicazione in uno strumento digitale, una sorta di “Libraria 2.0”, che renda “vivi” i collegamenti intertestuali e – perché no? – possa anche svilupparne di extratestuali, in modo da reindirizzare il lettore alle maggiori opere di consultazione e repertori disponibili online (Edit16, DBI online, Google Books, ecc.), molto meglio di quanto non possa fare una pagina di carta. Al momento, non resta che ringraziare Castellani per averci fornito uno strumento validissimo che si candida a diventare imprescindibile per tutti coloro che si occupano di cultura artistica e letteraria del nostro Rinascimento. – D.M.

057-E Longo Auricchio (Francesca) – Giovanni Indelli – Giuliana Leone – Gianluca Del Mastro, La Villa dei Papiri. Una residenza antica e la sua biblioteca, Roma, Carocci, 2020 (Frecce, 290), pp. 262, ISBN 978-88-430-9894-1, € 28. L’avvenimento cardinale che ha dato il via alla disciplina della papirologia si colloca in Italia a metà ottobre del 1752: erano in corso a Ercolano gli scavi della sontuosa villa risalente al I secolo a.C. – appartenuta quasi certamente alla gens Calpurnia (Lucio Calpurnio Pisone era suocero di Giulio Cesare) e seppellita per secoli nel duro strato di lava dell’eruzione vesuviana del 79 – quando in uno dei suoi ambienti vennero alla luce delle «corna di capra», come poi le definì efficacemente Winckelmann. Gli scavatori non avevano subito capito che quei pezzi contorti di carbone non erano trascurabili residui da eliminare bensì papiri carbonizzati, in pratica libri dell’antichità. Parte del materiale ritrovato andò così distrutto, ma la scoperta fu talmente copiosa da arginare oggi il dolore per quelle perdite: la villa custodiva una fornita biblioteca privata travolta dalla lava, e quella biblioteca è la sola superstite dell’antichità a esser stata finora scoperta. Non basta: il ritrovamento avveniva prima di quelli realizzati, assai più tardi, in Egitto, dal che l’importanza clamorosa dell’evento. Quel che accadde in quei giorni è descritto nel Giornale degli scavi dell’ingegner Roque Joachín de Alcubierre, colui che fin dal 1738 aveva fatto realizzare cunicoli che portarono alla scoperta di una grande massa di reperti, tale per cui Carlo III di Borbone decise di dare avvio ufficiale agli scavi del sito di Ercolano. Alla data del 19 ottobre 1752, sebbene tutto fosse accaduto nei giorni precedenti, viene fornita nel diario la notizia del ritrovamento in uno stipo dei primi papiri nel tablinum, la camera sita tra i due vasti peristili della villa. Quel che accadde lo si legge in seducente flusso narrativo nelle memorie manoscritte del padre scolopio Antonio Piaggio, custode delle miniature della Biblioteca Vaticana e inviato a Napoli su richiesta del re Carlo per visionare i rotoli di papiro. Conservate presso la Società Napoletana di Storia Patria, quelle memorie sono state pubblicate nel 1907. A rileggerle c’è di che emozionarsi: «Fra la terra che si portava via per farsi la prima entrata e tra quella che si incassava necessariamente, andavano osservando [gli scavatori] quantità di fram­menti, come di legno incarbonito [...] come tali furono considerati, trascurati e lasciati nella terra medesima, senza guardarvi nemmeno addosso. Questa fu la sorte dei primi [...] ma osservandosi in appresso in questi frammenti una costante forma cilindrica, una stessa misura, furono mossi dalla curiosità di maneggiarli. Qui fu dove si considerò quella gran sottigliezza de’ loro fogli, il giro e la frangibilità di queste masse, altre di mucidume, altre di carbone. Ciò posto, altri li credettero involti di tela abbruggiata, altri reti da pesca o da caccia, e così, infranti con le mani o con le zappe, furono rigettati tra la terra, e tra quella riammassati e risepolti senza speranza di poterli riavere mai più!». Al sacrificio dei papiri del primo ritrovamento seguì la coscienza di cosa si trattasse: già dopo qualche settimana circolava la fragorosa notizia del rinvenimento di una biblioteca del mondo antico in forma di papiri resi fragilissimi dalla carbonizzazione, talmente friabili da diventare cenere se maldestramente gestiti. Una sessantina i primi pezzi a essere salvati, ma i ritrovamenti proseguirono man mano che procedevano gli scavi: nella primavera del 1753 vennero alla luce nei portici dei peristili molti altri rotoli, o custoditi in casse o trascinati lì dalla colata lavica. Altri copiosi ritrovamenti si collocano lungo il 1754 (un testimone d’epoca annuncia che i rotoli salvati sono in quel momento 337); pezzi isolati emersero più tardi dagli scavi, che a più riprese sono continuati fino ad oggi. Mano mano che ciò accadeva ci si rendeva conto dell’immensità della scoperta: manoscritti su papiro raccolti in una biblioteca fornita di armadi a muro disposti in fila. Alcuni pezzi furono trovati dentro un fagotto (tentativo di fuggire dall’eruzione salvando i famosi migliori “dieci libri”?...), altri erano avvolti da corteccia d’albero e coperti alle estremità da pezzi di legno. Il quesito sulla conservazione dei papiri nelle casse (si trattava di collocazione per transitorio spostamento? oppure un tentativo di salvare i costosi voll. dall’eruzione?) è stato di recente risolto da Guglielmo Cavallo, che ritiene la conservazione in casse, cofani e bauletti un normale sistema di custodia nel mondo antico di voll. da spostare da un ambiente all’altro della domus per esigenze di lettura. Alla fine di decenni di scavi e ricerche, la Villa dei Papiri ha restituito un patrimonio di circa 1840 rotoli carbonizzati, oggi custoditi nella Biblioteca Nazionale di Napoli: per questa ragione la villa è diventata uno dei luoghi più enigmatici e sorprendenti degli scavi di Ercolano. Non solo: la scoperta ha portato alla fondazione nel 1969 da parte del grecista e filologo Marcello Gigante del Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanensi. Ed è proprio dal Centro – dove rivestono i ruoli di presidente, segretario e soci – che provengono i quattro autori della Villa dei Papiri, vol. di agile fruizione, per la capacità che essi hanno avuto di omologare lo stile lungo un flusso saggistico nitido, mai esente da rigore scientifico e denso di notizie. Un ampio capitolo è dedicato all’aspetto formale dei papiri e alle conoscenze paleografiche che hanno concesso. Ma è chiaro che portare alla luce centinaia di rotoli scatena soprattutto l’impellenza di conoscerne il contenuto. Una sezione del libro di enorme interesse illustra il progresso della tecnica di svolgimento e decifrazione dei rotoli. Si cominciò col rozzo e rovinoso metodo della scorzatura di Camillo Paderni, direttore del Museo di Portici, che pensò di umidificare i rotoli e tagliarli verticalmente, per poi staccarne gli strati interni e distruggere così il grosso dei rotoli lui affidati. Seguì l’invenzione geniale del citato Antonio Piaggio, una macchina che permise di svolgere con minimo danno quasi tutti i rotoli oggi leggibili: la loro parte più esterna era fissata con dei nastri, umidificata, ammorbidita e srotolata, operazione cui seguiva il rafforzamento delle superfici con fili di seta e altri materiali: il papiro disteso era poi tagliato in larghe ‘pagine’. Nel secondo Novecento furono tentati processi chimici di srotolamento a base di acidi e gelatine, ma solo di recente è stato sviluppato un metodo non invasivo che utilizza la tomografia a contrasto di fase e permette di leggere, all’interno del rotolo intonso, sequenze di lettere. Le tecniche della fluorescenza permettono infine di analizzare la composizione degli inchiostri, le cui tracce di metallo consentono di datare con più precisione l’utilizzo di certa chimica per la scrittura. E dunque cosa c’era in questi papiri? Redatti quasi tutti in lingua greca (solo in piccola parte in latino), hanno deluso l’aspettativa che quella dei Calpurni fosse una biblioteca letteraria (il che avrebbe permesso di scoprire succulente opere narrative o poetiche del mondo antico): contenevano infatti soprattutto opere filosofiche della scuola di Epicuro, delusione inesistente se si considera il sorprendente fatto che tutti questi scritti erano ignoti. E così abbiamo testi di Metrodoro, Polieno, Colote, Ermarco e altri; l’a. più rappresentato è Filodemo di Gadara, alcune opere del quale furono forse scritte proprio nella villa, dove egli soggiornò come ospite. Agile percepire che la materia del vol. è ricchissima, e tuttavia altro ancora vi emerge: attorno alla scoperta è infatti cresciuta la curiosità di conoscere l’organizzazione di una biblioteca in una fastosa villa romana appartenente a una famiglia consolare in vista, che praticava letture filosofiche e ospitava pensatori dell’epoca, un luogo in cui si coltivava un certo spirito, una certa raffinata dottrina dell’estetismo pagano e pertanto una visione del mondo che implicava quel “piacere epicureo” fatto anche – forse soprattutto – di godimento intellettuale. E così, alla fine, il vol. ci svela una quantità davvero ricca di lati, e dal nucleo che attira l’interesse degli storici del libro antico, il lettore può proiettarsi a raggiera verso un’ampia serie di aree culturali: com’era fatta una villa del mondo romano, quali figure l’abitarono, come la lettura della filosofia epicurea si rifletteva sulla vita, insomma: che ruolo ebbero i rotoli – cioè a dire i libri – nel guidare il pensiero e il carattere degli uomini che vissero in quel luogo. Un vol. magnifico che in nessun punto reclama un lettore specialista, che riesce a procurare una larga panoramica sulla secolare e sbalorditiva vicenda dei papiri di Ercolano. La loro scoperta ha tratti di eccezionale valore, tali da rendere l’evento un unicum nella storia del libro, e per la serie notevole di ragioni che si sono lette. Se poi si concede il giusto valore alla prima riga dell’introduzione («Abbiamo accolto con grande piacere l’invito dell’editore a scrivere questo libro a più voci»), allora torna anche agevole concludere che, nella grave crisi culturale in cui l’Italia si dibatte, non è affatto scomparsa la grande editoria, anzi. – Antonio Castronuovo

057-F Manoscritto (Il) Saibante-Hamilton 390. Edizione critica, diretta da Maria Luisa Meneghetti, coordinamento editoriale di Roberto Tagliani, Roma, Editrice Salerno, 2019, pp. CCXVI, 616 + 20 tav. b/n e col., ISBN 978-88-6973-440-3, € 148. Il mastodontico vol. celebra quello che è uno dei monumenti della letteratura volgare dell’Italia del nord di fine Duecento: non a caso è stato definito una vera cattedrale della cultura gotica del mondo laico e mercantile. Si tratta, infatti, di una ricca raccolta di argomento morale-didascalico che costituisce una sorta di enciclopedia del sapere non clericale del suo tempo, ricco di commistioni tra volgare settentrionale e latino, nonché di un interessante uso strumentale delle illustrazioni miniate: oltre all’interesse per la sostanziale estraneità alla meglio nota tradizione toscana, il ms. spicca per la (sia pur parziale) convergenza tra creazione dei testi, loro localizzazione (non a caso fu studiato dal punto di vista linguistico da Adolf Tobler), allestimento del manufatto. Lo definisce Lorenzo Tomasin («Sole 24ore», 4 ott. 2020, p. iv) «una piccola summa, alternativa a quelle grandi e troppo impegnative perché scritte in latino e filosoficamente impervie proprie della cultura ecclesiastica: un libro laico e insieme profondamente intriso di cultura religiosa, tipico del tardo Medioevo, in cui nuovi ceti e nuove esigenze si vanno affacciando in una società sempre più mobile», mentre Paolo Pellegrini («Alias. Il Manifesto», 13 dic. 2020, p. 7) parla di una «selva di apoftegmata e aneddoti sapienziali che nella loro primordiale rusticitas ci riportano a una compagine paraletteraria non priva di una qualche dignità». La parte centrale della pubblicazione comprende l’edizione integrale del ms. con la successione dei Disticha Catonis in lat. e volg., le Sortes apostolice, una serie di Exempla, un calendario dietetico, un alfabeto Ad explanandum sompnium, Uguccione da Lodi, pseudo-Uguccione, Complexiones hominis, Girardo Pateg, Pater noster, Proverbia de natura feminarum, Panfilius in lat. e volg., una novella latina (pp. 3-206), cui segue la bella sezione iconografica e l’ampio e imprescindibile commento, testo per testo, frutto di un nutrito gruppo di abili collaboratori che si sono occupati delle diverse porzioni del ms. (pp. 207-462). La sezione forse qui più interessante è però quella introduttiva (chiusa dall’ampia Bibliografia, pp. CLXVII-CCXI), nella quale si susseguono diverse, dense analisi del manufatto. Si parte con la ricostruzione degli studi sul ms. e sulle attuali prospettive di ricerca (Meneghello), per poi passare all’analisi codicologica del manufatto e alla sua storia (Sandro Bertelli) con l’importante tappa cipriota a metà ‘300 (Massimiliano Gaggero), illustrazioni e paratesti (Meneghetti), gli elementi decorativi (Maria Grazia Albertini Ottolenghi), dati linguistici e fisionomia complessiva della raccolta (affidati a una selva di contributori). Ne vien fuori un ritratto sfaccettato, come non può non essere per un simile cimelio. Sin dal 2007 si era pensato a un progetto multidisciplinare sul ms., uno dei più antichi codici della letteratura volg. it., e certo il più coerente e degno pertanto di un’analisi che non lo segmentasse, ma lo sapesse leggere nel suo complesso, così come sembra si prefiggesse già Francesco Novati a inizio XIX sec. Databile agli anni 1270-1280, il ms. pergamenaceo (perduto è un primo fascicolo) oggi Berlin, Staatsbibliothek – Preußischer Kulturbesits, Hamilton 390 fu realizzato in maniera coerente e unitaria da una mano che scrive in textualis italiana, accompagnato da disegni colorati posti sui margini della pagina che rimandano all’entroterra veneto, probabilmente a Treviso, anche se è possibile fosse legato alla famiglia Morosini, forse ad Andrea III re d’Ungheria a cavallo tra Due e Trecento; il ms. a metà Trecento era a Famagosta, sull’isola di Cipro, importante porto cristiano dopo la caduta dei regni di Terra Santa. Nel ‘700 tra i mss. veronesi della famiglia Saibante, poi a Milano tra i libri di Luigi Bossi, poi a Venezia tra quelli di Luigi Celotti, fu acquisito a Londra da Alexander Douglas, duca di Hamilton, e fu poi posto in vendita dal nipote, e giunse così a Berlino. Si noterà, nella enorme quantità di materiali e testi qui pubblicati, notabili per svariate ragioni (da quelle linguistiche a quello sociologiche, da quelle letterarie alle storico-culturali, dalle artistiche alle religiose), la scelta discutibile (nel senso di opinabile) ma qui preziosa, di aver posto al centro la silloge dei testi così come essa è documentata, pur costringendo così il lettore (non senza fatica) a muoversi tra introduzione, testo e commento (una tavola a p. 2 facilita tale laboriosa operazione). Chiudono il vol. una densa serie di strumenti. Il formario (concordanza lessicale) comune tra testi latini e volgari, stante la loro stretta vicinanza, che rimanda alle singole occorrenze e all’eventuale spiegazione (pp. 465-585), l’indice dei nomi e delle opere anonime (pp. 586-604), l’indice dei mss. citati (pp. 605-10) e quello delle tavole (pp. 611-2). – Ed.B.

057-G Passera (Claudio), «In questo picolo libretto». Descrizioni di feste e di spettacoli per le nozze dei signori italiani del Rinascimento, Firenze, Firenze University Press, 2020 (Premio ricerca Città di Firenze, 72), pp. 294, ill. b/n, ISBN 978-88-551-8122-8, s.i.p. Il vol. – frutto del lavoro di ricerca di dottorato dell’a. – presenta uno studio articolato, approfondito e documentato sul tema delle descrizioni di feste e di spettacoli per le nozze dei signori italiani del Rinascimento, tramandate attraverso il nuovo medium della stampa a caratteri mobili. La materia è suddivisa in tre capitoli a cui segue un’appendice: Capitolo 1. I libretti per nozze a stampa (pp. 17-95); Capitolo 2. La festa nuziale. Una festa per tutti? (pp. 97-147); Capitolo 3. La festa nuziale. Una festa privata? (pp. 149-203). Nell’Appendice (pp. 205-52) l’a. fornisce, da un lato, l’edizione critica e la traduzione del testo di Stefano Dolcino, le Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani (importante fonte storica per la conoscenza dei cantieri di edilizia pubblica e privata promossi dagli Sforza a Milano) e, dall’altro, pubblica per la prima volta la Descriptione de l’ordine et feste celebrate in le noze delo illustrissimo Zoanne Galeaz Duca de Milano, versione anonima – conservata tra i documenti dell’Archivio sforzesco della Bibliothèque Nationale de France – delle accoglienze per l’entrata di Isabella d’Aragona presentate dallo stesso Dolcino. Il tema – trattato dall’a. con dovizia di particolari e grande attenzione al contesto storico-culturale di riferimento – è di particolare interesse: infatti, ricostruendo le vicende editoriali e andando poi a leggere effettivamente queste pubblicazioni realizzate (o meglio, fatte realizzare ad hoc) in occasione delle nozze dei principi, è possibile evidenziare quella volontà propagandistica dei signori italiani che «prima del definirsi degli equilibri diplomatici che portarono alla nascita degli stati regionali […] bisognosi di strategie di promozione della propria immagine pubblica, seppero fare degli sposalizi un potente mezzo di comunicazione politica» (p. 11). Nel primo capitolo del vol. si va allora proprio a ricostruire la storia editoriale di tutti questi opuscoli a stampa, ripercorrendo la storia redazionale e indagando chi fossero i loro autori, editori e stampatori; grazie poi a un confronto di queste pubblicazioni con altre fonti (annotazioni in diari privati, cronache cittadine e lettere di ambasciatori e aristocratici), questi opuscoli assumono un valore significativo come fonti per la storia dello spettacolo. I testi presi in considerazione riguardano Le nozze di Costanzo Sforza e Camilla d’Aragona (1475); Il matrimonio di Annibale II Bentivoglio e Lucrezia d’Este (1487); Lo sposalizio di Gian Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona (1489) e le Nozze imperiali di Massimiliano I d’Asburgo e Bianca Maria Sforza (1493). Ciò che l’a. arriva a definire è come nel XV secolo queste pubblicazioni – pur assumendo alcune caratteristiche letterarie comuni – non raggiunsero mai una codificazione tale da renderle identificabili come specifica categoria editoriale. In sostanza «i libretti per tali sposalizi, sebbene spesso destinati a lettori di estrazione altolocata, mantennero infatti nel Quattrocento l’aspetto semplice delle contemporanee pubblicazioni popolari» (p. 12). A queste pubblicazioni si affiancavano però anche altri prodotti letterari di tono assai più elevato, come le Nuptiae Bentivolorum di Filippo Beroaldo e le Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani di Stefano Dolcino. Questi testi – scritti in latino e caratterizzati da un sofisticato vocabolario – oltre a fornire informazioni circa gli ingressi di Lucrezia d’Este a Bologna (1487) e di Isabella d’Aragona a Milano (1489) e a esaltare i progetti di riqualificazione urbanistica promossi nelle città in vista degli sposalizi, permettevano agli autori di dimostrare le loro abilità scrittorie «nell’elevare l’effimero della festa alla memoria imperitura delle glorie spettacolari del mondo antico» (p. 13). Tutto ciò è mostrato chiaramente nell’edizione critica delle Nuptiae illustrissimi ducis Mediolani proposta in fine di vol., in cui l’a. esplicita tutti i numerosi riferimenti presenti alle opere di Plinio, di Vitruvio, di Orazio e di Virgilio. È proprio grazie alla lettura attenta di tutte queste diverse e variegate fonti (opuscoli a stampa, testimonianze letterarie, cronachistiche e iconografiche) che l’a. avvia – nei capitoli centrali del vol. – un’analisi più approfondita dei vari momenti che succedevano nel corso dei matrimoni principeschi. Nel secondo capitolo ci si concentra sui momenti eminentemente pubblici dei festeggiamenti che comprendevano: il viaggio della sposa, scandito dall’accoglienza nelle città alleate; gli ingressi trionfali nelle città magnificamente addobbate e la cerimonia vera e propria che sanciva la continuazione della dinastia regnante davanti a Dio e agli uomini. In relazione alla dimensione pubblica della festa, diventa importante riflettere anche sul ruolo del popolo e sui significati che gli addobbi urbani assumevano all’interno del piano propagandistico dei principi. I momenti apparentemente “privati” dei festeggiamenti (banchetto, danze, giostre e recite teatrali) sono affrontati dall’a. nel capitolo terzo: a fronte di una esclusività solo di facciata, questi momenti erano aperti anche al più largo pubblico che – secondo regole ben definite – poteva parteciparvi, così da recepire appieno il messaggio propagandistico predisposto dalla corte. Alla già citata Appendice seguono la bibliografia di riferimento, un ricco apparato iconografico e utili indici dei nomi e dei luoghi. – A.T.

057-H Piacentini (Angelo), L’epistolarum liber di Uberto Decembrio, Roma, Viella, 2020 (Medioevo milanese, 2), pp. 378 + [4] di tav., ill. b/n, ISBN 978-88-3313-494-9, € 45. Il vol. propone la prima edizione critica dell’epistolarum liber in latino dell’umanista d’area milanese Uberto Decembrio, vissuto tra XIV e XV sec. e padre del più famoso Pier Candido. L’opera è una raccolta di 31 lettere e tre «prose […] catalogabili, con una certa approssimazione, come orazioni» (p. 43), materiale degno di nota sia per i contenuti (per es., la curiosa descrizione di Praga nella V e VI) sia per i destinatari e i mittenti illustri, come papi e figure quali Coluccio Salutati, ecc. Particolarmente preziosa è inoltre la lettera XXVII, perché l’unica in latino di Emanuele Crisolora a noi giunta. Da un punto di vista codicologico, lo stesso testimone unico dell’epistolarum liber, ossia il ms. Ambrosiano B 123 sup., presenta una storia interessante: si tratta di una miscellanea curata da Pier Candido Decembrio, compilata in parte da quest’ultimo e in parte sotto la sua supervisione. Il contenuto dell’edizione è così organizzato: alla premessa di Carla Maria Monti (pp. 9-12) segue il corposo studio introduttivo L’a. e la sua opera epistolare (pp. 13-114), dove si analizzano la biografia di Uberto Decembrio, il liber, il ms. che lo testimonia e l’uso del cursus, con considerazioni anche su fonti, lingua e stile; dopo questo saggio, che a ragione nella premessa è detto aver già «valore in sé» (p. 11), inizia l’edizione critica dell’opera con commento e traduzione a fronte (pp. 115-351), preceduta dai criteri di edizione; chiudono il vol. le tavole, la bibliografia (353-366), l’indice dei nomi (pp. 367-376) e dei mss. (pp. 377-378). A fronte della natura dell’opera e della peculiarità del testimone, il lavoro filologico è stato condotto in maniera rigorosa e scrupolosa, anche grazie alla scelta di evidenziare in apparato gli interventi e le rubriche di Pier Candido Decembrio, tramite una serie di chiari espedienti grafici. Il testo, inoltre, presenta a piè di pagina un commento molto utile per l’indagine sulle fonti, sulle quali l’editore formula anche considerazioni nel paragrafo 6 dello studio introduttivo (pp. 102-14), aprendo così una finestra sulla cultura dell’umanista e del suo ambiente. Ulteriore pregio di questo vol. è la disamina delle particolarità grafico-linguistiche: in un campo ancora molto fertile come il latino umanistico, l’analisi delle difficoltà riscontrate a causa delle diverse mani, le conseguenti soluzioni adottate e la parte riservata ai passi dubbi, sebbene tecnicamente funzionali al testo, possono arricchire anche la conoscenza in generale di usi e particolarità del latino dell’epoca. In questa edizione, in sostanza, storia, filologia, paleografia e codicologia si intrecciano continuamente, in un dialogo tra a., copista, editore umanistico ed editore contemporaneo, dove alle conoscenze letterarie si affianca l’importanza dello studio a 360° dei testimoni. – S.C.

057-I Reatti (Chiara), Tra aula e torchio. Libri e scuola a Bologna da Napoleone all’età della Restaurazione, Bologna, Clueb, 2020 (Impronte. Libri e cultura scritta; Studi e cataloghi, 1), pp. XXI + 265, ill., ISBN 978-88-491-5659-1, € 26. Il libro scolastico da sempre è stato un settore particolare della editoria, influenzato com’è da molteplici istanze, in primis quelle educative, politiche, religiose e commerciali. Per uno storico di questo settore è particolarmente stimolante indagare i periodi di transizione, quando le trasformazioni e i cambiamenti nelle società si ripercuotono e si riflettono sul tessuto scolastico e sui libri di testo adottati, con inevitabili ricadute sull’attività dei tipografi e dei librai. Le vicende dell’editoria scolastica di una città dello Stato Pontificio come Bologna diventano emblematiche proprio a causa del repentino passaggio a un regime laico, che generò una autentica frattura tra il prima e il dopo del periodo napoleonico mai più completamente ricomposta. Il vol. si apre con un capitolo (Bologna fra rivoluzione e costruzione del sistema scolastico-educativo, pp. 1-37) riguardante la situazione delle scuole a Bologna dal termine dell’Ancien régime fino al triennio giacobino. La laicizzazione della società felsinea si manifestò anche attraverso gli aspetti più formali, come per esempio il mutamento del nome delle Scuole Pie in Scuole Normali e il passaggio alla municipalità delle scuole degli altri istituti di carità, che erano in qualche modo dipendenti da ordini religiosi. In maniera più sostanziale invece vennero coinvolti i libri di testo, in quanto si dovette giocoforza rimodulare il loro contenuto, mettendoli in linea con le nuove direttive didattiche dettate dal mutato quadro politico-istituzionale. Proprio sui libri delle Scuole Pie è incentrato il secondo capitolo (Il «capitale» librario delle Scuole Pie, pp. 39-75), con alla base l’analisi di un inventario redatto pochi giorni dopo l’ingresso di Napoleone a Bologna nel 1796, che fotografa la dotazione libraria scolastica – tutta saldamente ancorata alla tradizione – presente nei magazzini dell’istituto. Si tratta di un termine di paragone del passato, dato che da quel momento in poi vennero adottate edizioni di concezione repubblicana fino alla fine del Regno d’Italia, con la sola interruzione dovuta alla temporanea breve parentesi della riconquista Austro-Russa della città. Al periodo più propriamente napoleonico, quello che va dal 1800 al 1814, rivolge l’attenzione il terzo capitolo (Governare istruzione e stampa. Le riforme napoleoniche, pp. 77-119). Dopo aver fornito il quadro delle novità legislative in merito alla stampa e alla istruzione, l’a. si sofferma sui libri di testo, che furono stabiliti nel 1807 per tutto il Regno d’Italia, oltre che sulla localizzazione e sulla situazione didattica delle scuole del Dipartimento del Reno. Un capitolo intero (I protagonisti bolognesi (1800-1814), pp. 121-64) è dedicato ai tipografi che maggiormente furono attivi nel campo scolastico a Bologna in quegli anni, come Parmeggiani, Masetti, Longhi, Lucchesini, De Franceschi, Marsigli, Ramponi e Masi. A completare il quadro del mondo del libro dell’epoca, l’a. rivolge inoltre la sua attenzione anche ai librai e ai banchettisti, a cui era principalmente la diffusione in città dei testi per l’istruzione, e infine ai calcografi e agli illustratori. Al periodo successivo alla caduta di Napoleone è dedicato l’ultimo capitolo (Editoria e scuola. Dalla prima Restaurazione al centralismo, pp. 165-206). Se nel primo decennio il problema dell’istruzione pubblica non venne più di tanto preso in considerazione dallo Stato Pontificio, a partire dal 1824 venne riorganizzato il sistema con l’emanazione da parte di Leone XII della bolla Quod Divina Sapientia e col Regolamento degli studj dell’anno successivo, che ripristinarono per i libri scolastici l’antica privativa dell’Ospizio apostolico di San Michele in Ripa di Roma a scapito delle altre tipografie del territorio papale. A Bologna, già dal 1815, vennero ripristinate le Scuole Pie, riconducendole nel solco della didattica tradizionale, anche se ammodernata dal punto di vista delle scienze, con l’adozione e la stampa di nuove edizioni al posto di quelle napoleoniche. A movimentare l’offerta tipografica bolognese fu l’arrivo nel 1816 di Annesio Nobili, che si associò in seguito con Giacinto Fiori, divenendo il principale produttore nel settore dei libri scolastici di Bologna degli anni Venti. Non secondario in questo settore editoriale si rivelò essere anche il ruolo degli insegnanti, che soprattutto dopo il 1830 furono autori di manuali e trattati. Il vol. presenta inoltre tre appendici documentarie. La prima (Libri scolastico-educativi di edizione bolognese (1796-1826)), è un elenco delle edizioni suddivise per le singole tipografie; la seconda appendice riporta i Libri prescritti dal Ministero dell’Interno (1807-1811); la terza è l’elenco dei Libri scolastico-educativi editi dalla Stamperia dell’Istituto delle Scienze in regime di privativa alla data del 7 settembre 1793. Il vol. si chiude con una postfazione di Paolo Tinti (Considerazioni a margine del libro scolastico bolognese fra Sette e Ottocento, pp. 231-236), l’indice dei nomi e le illustrazioni a colori. - M.C.

057-L Rebellato (Elisa), La scala d’oro. Libri per ragazzi durante il fascismo, Milano, Unicopli, 2016 (L’Europa del libro. Editoria e cultura in età moderna e contemporanea, 16), pp. 326, ISBN 978-88-400-1864-5, € 22. Questo lavoro è innanzitutto un esempio riuscito di come la fortuna di poter accedere a fonti preziose si sia coniugata con la capacità di leggerle, interpretarle e far loro raccontare la propria storia nella Storia. L’analisi di alcune raccolte documentarie è stata infatti il perno del lavoro dell’a., che ha scelto di affrontare lo studio dei voll. della prima edizione della collana Utet La scala d’oro (1932-1936, per un totale di 93 numeri) non da prospettive di analisi grafica e/o testuale, peraltro già tentate, ma da un’angolazione inedita, dedicando loro per la prima volta una pubblicazione intera e soprattutto considerandole nella loro complessità di oggetti editoriali. Carte alla mano, quindi, seguendo, la “traiettoria” della collana, in un ideale percorso che dalla progettazione arriva alla pubblicazione, l’a. da un lato è riuscita a valutarne complessità e ricchezza, dall’altro a connotare le peculiarità all’origine del successo, facendo emergere, nel contempo, uno spaccato vivido del mondo editoriale di quegli anni. Dunque, ciò che più premeva era riscostruire le motivazioni alla base della nascita della collana e le linee portanti del suo sviluppo, intrinsecamente legate, queste ultime, alla personalità dei fondatori/direttori (Vincenzo Errante e Fernando Palazzi) e in parte anche dei collaboratori che ne supportarono l’azione. La mancanza dell’archivio storico Utet, disperso a causa dei bombardamenti su Torino del 1943, se da un lato aveva condizionato per anni lo status quaestionis, confinando infatti gli studi all’analisi dei voll. e delle ristampe, dall’altro ha necessariamente dirottato l’attenzione sulle carte acquisite nel 2007 dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, qui irrobustite ad hoc dai materiali del centro APICE dell’Università degli Studi di Milano. Forte dunque di una tal messe documentaria, l’a. si è concentrata sugli archivi personali di alcuni collaboratori, ma soprattutto sui carteggi, tra i cui nuclei più rilevanti figurano le missive (in entrata) di Angelo Fortunato Formìggini e di Giuseppe Borgese e quelle (in uscita) dello stesso Errante e di numerosi collaboratori (Marino Moretti, Dino Provenzal, Eugenio Treves). Chiara e opportuna l’ossatura del lavoro, organizzato in due parti. La prima (I testi, pp. 17-125) si apre focalizzando sulle figure dei direttori – i “padri-padroni” della collana – di cui l’a. delinea formazione e percorsi professionali, inquadrandoli nelle vicende editoriali e politico-culturali dell’Italia giolittiana e poi fascista. Come viene giustamente sottolineato, quella di Errante e Palazzi fu in realtà una sfida nella sfida, giacché si trovarono a ideare una collezione per ragazzi tra i 6 e i 13 anni – slegata però dagli obblighi del libro scolastico – proprio quando il regime impose nelle scuole elementari l’adozione del Testo Unico di Stato, che ovviamente mirava allo stesso target di lettori. Si analizza poi in dettaglio il “DNA” della collana, vale a dire genesi, progetto, scopi, contenuti e struttura. L’a. osserva come La scala d’oro, nata dentro un catalogo già solido e rivolto a un pubblico ben individuato, ebbe nel movente economico la sua prima e principale sollecitazione (il mercato dei libri per ragazzi era infatti in forte ascesa), senza però discostarsi da quel taglio educativo-enciclopedico su cui la casa editrice torinese aveva radicato fino a quel momento le proprie fortune. Ora però il gioco era diverso, poiché bisognava costruire un’enciclopedia illustrata della narrativa mondiale a uso e consumo dei giovani, presentando loro un panorama graduato della produzione letteraria – la collana è infatti suddivisa in otto serie/scalini, uno per ogni fascia di età – attraverso riscritture dei grandi classici di tutte le letterature realizzate da autori già esperti di produzione per l’infanzia. E nonostante le ovvie difficoltà, i travisamenti dei significati originali dei testi e i dibattiti interni relativi, soprattutto, a inclusioni ed esclusioni talvolta in odore di censura (di cui il vol. dà ampiamente conto), l’enciclopedia di Errante e Palazzi centrò il bersaglio con il suo miscere utile dulci, alimentando, di fatto, quell’ossessione di conquista e ascesa perenni così care alla pedagogia mussoliniana. La seconda parte del lavoro (Gli autori, pp. 127-246) si concentra su tre collaboratori – Eugenio Treves, Marino Moretti e Leo Pollini – scandagliandone le personalità e i rispettivi rapporti con la collana strictu sensu e con i suoi ideatori. Ed è a questo punto del vol. che viene affrontato un problema tanto spinoso quanto ineludibile, il rapporto della collana – e delle sue “maestranze” – con il fascismo. L’a. osserva che in realtà, e a dispetto delle apparenze, tranne pochi e ben individuabili casi (tra cui, nel 1934, l’unico “intervento fascista” di Errante e Palazzi nella Letterina ai lettori contenuta nel superomistico Cuoresaldo a caccia grossa di Vittorio Tedesco Zammarano), «[...] nella maggior parte delle opere [...] non emergono espressioni di aperta adesione al fascismo» (p. 252), e che anzi il tributo al regime fu scientemente pagato per garantirsi una zona franca rispetto alla collana nel suo complesso e per «aumentare la visibilità di una serie non esplicitamente inneggiante al governo mussoliniano» (p. 252). Appunto. Si tratta insomma di un lavoro che offre più dimensioni di interesse: è un esempio metodologico di indagine su archivi di persona; è la dimostrazione documentata del portato de La scala d’oro (sintesi riuscita tra qualità dei testi, livello delle illustrazioni e capacità di attrazione sui lettori) ma soprattutto è una riflessione sulla nuova idea di libro di lettura per ragazzi e sul ruolo che la letteratura per l’infanzia andava rivestendo, non solo dal punto di vista strettamente economico, nel contesto del mondo editoriale italiano degli anni Trenta. Completano il vol. due appendici (Prospetti pubblicitari; Descrizione bibliografica dei volumi della prima edizione), la Bibliografia e l’Indice dei nomi. - E.G.

057-M Richardson (Brian), Women and the Circulation of Texts in Renaissance   Italy, Cambridge, Cambridge University Press, 2020, pp. XX + 277, ill. b/n, ISBN 9781108477697, $ 99,99. Questo bellissimo vol., dato alle stampe pochi mesi fa dalla benemerita Cambridge University Press, è né più né meno che il più completo e articolato studio sul ruolo che le donne (autrici, lettrici, mecenati, libraie e tipografe) hanno ricoperto nei processi di produzione, circolazione e promozione dei prodotti della cultura scritta nella penisola italiana dal Quattro al Seicento. Il libro basa la sua analisi concettuale sul noto “circuito della comunicazione” a stampa ideato da Robert Darnton negli anni Novanta del secolo scorso, nonché sulle puntualizzazioni metodologiche che su tale sistema fecero qualche anno dopo Thomas Adams e Nicolas Barker. A differenza degli illustri predecessori, nel prendere in considerazione l’attività concreta del pubblico e della manodopera femminile nel circuito comunicativo rinascimentale italiano, Brian Richardson ha inoltre tenuto conto delle attività di produzione e diffusione dei prodotti scrittori della cultura manoscritta. Tale ambito consentiva di fatto alle donne una partecipazione più intensa rispetto al più marcatamente commerciale circolo della produzione a stampa, dominato quasi esclusivamente da figure professionali maschili. Ognuno dei tre capitoli del vol. considera il coinvolgimento delle donne in differenti punti chiave del circuito comunicativo rinascimentale. Il primo (Publishing texts, pp. 1-82) basa la sua trattazione sul binomio autopubblicazione-pubblicazione professionale. In queste pagine, l’a. delinea le modalità in cui le donne parteciparono ai processi di pubblicazione (manoscritta e a stampa) in qualità di autrici ed editrici, specialmente tra Cinque e Seicento. L’analisi di Richardson mostra che, soprattutto per quanto riguardava la sfera della produzione tipografica, le autrici dovevano procedere con estrema cautela, sia per ragioni di natura sociale, sia perché esse erano di base escluse dalle strategie di negoziazione che preludevano alla pubblicazione a stampa di un testo. Tuttavia, come l’a. dimostra, la capacità di azione del pubblico femminile del Rinascimento italiano in qualità di autrici-editrici dipendeva peculiarmente dall’identità sociale, culturale e spirituale, nonché dalle differenti comunità cui appartenevano le agenti coinvolte nella produzione testuale. Le opere di autrici come Vittoria Colonna, Tullia d’Aragona e Arcangela Tarabotti dimostrarono che le scrittrici avevano un concreto potenziale commerciale e che i loro testi potevano essere diffusi non solo nelle piazze commerciali italiane, ma anche sul mercato internazionale. D’altro canto, la partecipazione di figure femminili nella pubblicazione di opere di altri autori spesso coincideva con la dedica di una determinata opera a una prestigiosa nobildonna del tempo. Il coinvolgimento di tali personalità da parte di scrittori e poeti aveva principalmente due scopi: da una parte la nobilitazione della propria opera agli occhi del pubblico tramite la associazione del testo al prestigio della dedicataria; dall’altra la creazione di un senso di affinità nei lettori con il lettore ideale dell’opera, rappresentata dalla illustre e colta dama cui il lavoro veniva offerto. Il secondo capitolo (Making and Selling Books, pp. 83-148) analizza espressamente l’attività di alcune “professioniste” della produzione scrittoria rinascimentale. La prima sezione del capitolo si concentra sulla produzione manoscritta di religiose e laiche tra Quattro e Seicento, mettendo in evidenza come l’attività di scrittura manuale non solo poté raggiungere alti livelli tecnici di esecuzione, ma costituì anche un forte elemento identitario di alcune comunità claustrali come quelle dei conventi di Monte Luce a Perugia e Santa Marta a Milano. Da non dimenticare, inoltre, il fatto che talvolta l’attività di alcune suore amanuensi poteva aiutare la stabilità finanziaria di una comunità religiosa, come nel caso del monastero benedettino della Santissima Annunziata delle Murate di Firenze, i cui prodotti manoscritti furono spesso capaci di attrarre generosi benefattori in grado di aiutare le religiose nel restauro architettonico dei loro edifici comunitari. Sul versante tipografico, Richardson dimostra che il coinvolgimento di figure femminili laiche nella gestione di una stamperia o di una libreria era subordinato a legami matrimoniali o di discendenza. Tali condizioni erano necessarie per la partecipazione concreta alle operazioni produttive e commerciali di una determinata professionista, la quale poteva anche giungere a guidare l’attività di famiglia dopo la scomparsa del marito o del genitore. L’ultimo capitolo si focalizza sull’affascinante tematica dell’accesso ai prodotti scrittori da parte del pubblico femminile italiano nel Rinascimento. L’elemento più interessante messo in risalto dall’a. è sicuramente quello relativo all’acquisizione di testi tramite le pratiche di dono e prestito, una tematica pochissimo studiata, anche negli ambiti specialistici. Richardson evidenzia come spesso dame e novizie ricevessero in dono dalle proprie famiglie voll. più o meno preziosi per marcare un determinato passaggio nella vita della propria congiunta, la quale si allontanava dal nucleo familiare per andare a far parte di una nuova “famiglia”, fosse essa quella di uno sposo o di una comunità religiosa. Il prestito e la condivisione di libri (spesso tramite la lettura ad alta voce o la performance musicale) potevano fornire conforto e divertimento ad altre donne, rafforzando così i legami di sangue e di amicizia e tali pratiche vengono dettagliatamente descritte e analizzate nelle pagine che precedono lo studio di un caso speciale nel panorama delle donne lettrici del Rinascimento: quello di Isabella d’Este. La marchesa di Mantova fu, come noto, una delle protagoniste del nostro Rinascimento, e questo sotto molteplici punti di vista. In termini squisitamente librari, Isabella fu sicuramente una fuoriclasse. Il possesso di splendidi voll. fu principalmente una fonte di piacere intellettuale. Allo stesso tempo però, i libri costituirono per la nobildonna elementi che aiutarono la costruzione del proprio status sociale e culturale di colta principessa italiana. La maggior parte della sua collezione libraria era costituita da splendidi oggetti in grado di impressionare i potenti ospiti non solo per la bellezza estetica dei manufatti ma anche per i testi in essi contenuti: opere di autori contemporanei, testi vernacolari, traduzioni di autori internazionali, una enorme quantità di manoscritti spesso donati da illustri e influenti principi. In altre parole, la biblioteca di una personalità potente e colta, in grado di rivaleggiare in prestigio con quelle di qualsiasi principe della penisola. Il libro di Richardson costituisce una lettura fondamentale per comprendere il magmatico mondo della circolazione culturale in età rinascimentale, nonché un testo imprescindibile per chi vuole avvicinarsi alla tematica della cultura femminile in Italia nella prima età moderna. La speranza è che presto queste pagine vengano tradotte nella nostra lingua, così che anche il pubblico italiano possa accedere agevolmente a questo contributo che, sicuramente, è destinato a fare epoca. – N.V.

057-N «Varryations», gens du livre, marronneurs et bibliothécaires, sous la direction de Philippe Martin, textes de Dominique Varry, préface par Malcolm Walsby, Villeurbanne, Presses de l’Enssib, 2020 (Papiers), pp. 248, ill. b/n e col., ISBN 978-2-37546-132-7, € 25. Il vol., che raccoglie tredici saggi di Dominique Varry, a lungo professore di storia del libro all’Enssib di Lione, non solo traccia un profilo degli interessi di ricerca dell’a., ma in ragione soprattutto dei molteplici approcci metodologici che caratterizzano i contributi, si propone quasi come un’introduzione alla bibliografia materiale e agli studi storico-bibliografici in generale. Si tratta di scritti già pubblicati in varie sedi in un arco cronologico che va dal 2000 al 2017, ma qui riuniti in tre sezioni che corrispondono ad altrettanti poli di interesse di Varry e che pongono al centro il XVIII secolo. La prima e più consistente, Hommes du livre, comprende cinque saggi a tema di carattere più storico: si va dal commercio librario parigino di inizio Settecento (Le monde de la librairie parisienne vers 1713, pp. 20-32) alle vendite pubbliche di libri a Lione tra XVII e XVIII secolo (Les ventes publiques de livres à Lyon aux XVIIe et XVIIIe siècles et leurs catalogues, pp. 61-83), dalla tipografia nell’età dei Lumi (Les deux Nicolas, ou Lecture croisée de témoignages sur le monde de l’imprimerie des Lumières, pp. 47-60) alle polemiche lionesi intorno alla soppressione dei Gesuiti (Batailles de libelles à Lyon à l’occasion de la suppression de la Compagnie de Jésus, années 1760-1775, pp. 84-114), fino ad alcune importanti considerazioni intorno a un “manuale” tipografico poco noto in Italia e scritto da Rétif de la Bretonne nel secondo Settecento (De l’importance de Rétif de la Bretonne pour l’histoire du livre, pp. 33-46). La seconda sezione, Bibliothèques, riunisce tre saggi che a partire da descrizioni di casi particolari, ragionano su pratiche e trasformazioni della professione e dell’istituzione bibliotecaria, specie tra Sette e Ottocento. Dapprima vengono proposte alcune riflessioni partendo dalla biblioteca dell’Abbazia di Saint-Victor a Parigi (Être bibliothécaire à Saint-Victor, pp. 118-34), poi l’attenzione si sposta sull’abbé Leblond (1738-1809), bibliotecario alla Mazarina in un’epoca di cruciali trasformazioni (La dernière phalange. Comment les bibliothécaires des temps anciens formèrent ceux des temps nouveaux, pp. 135-44). Da ultimo, rimanendo più o meno nel medesimo periodo, si traccia un profilo, ricco di esempi, dei bibliotecari nel passaggio, attraverso la Rivoluzione francese, dall’età moderna a quella contemporanea (Des bibliothécaires entre Ancien Régime et Révolution. Portrait de groupe… et destins individuels, pp. 145-55). La terza e ultima parte, Contrefaçon, raggruppa altri cinque saggi che sono vere e proprie indagini “poliziesche” alla caccia di edizioni contraffatte nell’Europa del XVIII secolo. A parte un primo saggio di carattere più generale (Les apports de la bibliographie matérielle à la connaissance de la production éditoriale de l’époque moderne, pp. 158-76), emergono anche alcuni dei personaggi favoriti da Varry, in primo luogo Voltaire (L’édition encadrée des Œuvres de Voltaire (1775): une collaboration entre imprimeurs-libraires genevois et lyonnais?, pp. 204-15) e Rousseau (Un Lyonnais pris en flagrant délit d’impression du Contrat social (1762), pp. 177-94). Spazio poi ai bibliograficamente complicati casi del romanzo licenzioso Histoire du prince Apprius (Éditions lyonnaises de l’Histoire du prince Apprius, pp. 195-203) e dei libri proibiti a Lione e alla vicina Trévoux (Le livre prohibé à Lyon au XVIIIe siècle et l’imprimerie de Trévoux, pp. 216-24). In apertura, una breve prefazione di Malcolm Walsby, successore di Varry all’Enssib, e un’introduzione di Philippe Martin, della Université Lyon 2 Lumière, che traccia un profilo intellettuale dell’a., la cui ironia e autoironia emergono anche da alcune vignette e illustrazioni che corredano il vol. (si veda in particolare la successione di quattro disegni di Olivier Ploux, in cui Varry si trasforma progressivamente in un gatto). Chiudono una bibliografia degli scritti di Dominique Varry (pp. 227-40) e l’elenco dei crédits, con i riferimenti bibliografici dei tredici saggi (che si trovano anche all’inizio di ciascun contributo). – L.R.

 

Spogli e segnalazioni

057-001 “Ad Stellam”. Il Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi e altri resoconti di pellegrinaggio in Terra Santa fra Medioevo ed Età Moderna. Atti della Giornata di studi, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, 5 dicembre 2017, a cura di Edoardo Barbieri, premessa di Kathryn Blair Moore, Firenze, Olschki, 2019 (Studi sulle abbazie storiche e ordini religiosi della Toscana, 2), pp. XXIV + 220, ill. b/n e col., ISBN 978-88-2226-640-8, € 25. Þ rec. Roberto Rusconi, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 201-7.

057-002 Adam (Renaud), «Et a questo disiderio d’imparare detta lingua mi hanno indotto essi vostri scritti». La diffusion du livre italien à Liège à la première Modernitè (1500-1630), in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 71-87. L’a., partendo da figure quali Dominique Lampson (1542-1599), umanista vicino a Giorgio Vasari, e Philippe de Maldeghem, traduttore di Petrarca (Bruxelles, 1600), studia come e quanto i libri italiani circolarono a Liegi tra XVI e metà XVII sec. – S.C.

057-003 «AIB Studi. Rivista di biblioteconomia e scienze dell’informazione», 60/2, maggio-agosto 2020. Apre il fascicolo un interessante contributo di David Weinberger sull’intelligenza artificiale e le sue applicazioni nelle biblioteche: l’a. attua uno stimolante confronto con gli algoritmi commerciali legati alla vendita dei libri e il loro possibile utilizzo in ambito bibliotecario. Alessandra Boccone e Tania Maio trattano, partendo da alcuni progetti sviluppati in epoca Covid-19, del ruolo chiave che hanno svolto e che possono svolgere i bibliotecari (grazie alle conoscenze relative alla descrizione standardizzata) nel campo degli open data e delle digital humanities. Flavia Bruni presenta un progetto dell’ICCU dedicato alla realizzazione di un indice condiviso dei possessori nell’ambito di SBN. Damiano Orrù tratta del ruolo di data steward che i bibliotecari possono ricoprire facendo presente le sfide e gli obiettivi (legati anche al GDPR e all’agenda 2030) di una corretta gestione in un’ottica open data. Giovanni Solimine analizza, con uno sguardo ai cambiamenti dettati dall’avvento del Covid-19 e un interrogativo su come cambierà la società nell’era post-pandemia, le trasformazioni intervenute nel campo della lettura partendo dalla valutazione del ruolo di fattori esterni come la rete e i social network ricordando come sia necessaria una progettualità di ampio respiro per riuscire a sfruttare le potenzialità del digitale e incuriosire nuovi lettori. Agnese Galeffi e Paul Gabriele Weston analizzano la catalogazione degli oggetti digitali sottolineando come la pratica finora comune di considerarli alla stregua di riproduzioni dell’edizione cartacea sia errata: l’oggetto digitale necessita di una catalogazione che ne descriva le caratteristiche sia per facilitare la ricerca e la fruizione da parte del lettore, sia per riaffermare il ruolo delle biblioteche e del loro servizio. Maite Comalat Navarra e Mònica Baró Llambias presentano le campagne di promozione in Catalogna, i loro soggetti promotori e il loro impatto sulla popolazione analizzando inoltre l’incidenza sulle pratiche di lettura della famiglia, delle iniziative in ambito educativo e di quelle intraprese da biblioteche e librerie. Federico Meschini presenta il vol. di Maurizio Lana, Introduzione all’information literacy, evidenziando come l’information literacy sia oggi una competenza sempre più necessaria in un’epoca che ha visto l’insorgere di una grave infodemia (a seguito della pandemia di Covid-19). Francesca Tomasi presenta lo scopo e il contenuto del corso Knowledge organisation and cultural heritage attivo all’interno della laurea magistrale in Digital Humanities dell’Università di Bologna: il suo contributo arricchisce una riflessione attiva a livello internazionale su cosa significhi insegnare Digital Humanities e quali ne siano gli obiettivi e le metodologie. Eblida (European Bureau of Library Information and Documentation Associations) sottolinea come nel corso della pandemia da Covid-19 le potenzialità digitali delle biblioteche siano esplose e come queste si siano dimostrate resilienti e aperte alle nuove sfide; rimane ora aperta la grande sfida di una conduzione ibrida dei servizi e di una condivisione anche in ambito bibliotecario degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Valentina Sonzini dedica il suo contributo al Fondo Pietro Laura della Biblioteca Universitaria di Genova e ne presenta le criticità di gestione suggerendo alcuni spunti di riflessione sulla donazione iniziale e sulle ipotesi di trattamento. – Em.B.

057-004 Alberto Vigevani. Rassegna d’autore, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 103-38. In appendice al vol. sono ripubblicate (a che pro non saprei) alcune pp. da La febbre dei libri, il celebre “brogliaccio” di (talvolta ruvidi) ricordi soprattutto dell’esperienza di libraio pubblicati da Sellerio nel 2000, nonché un più raro testo dal titolo Qualità delle edizioni limitate e non. Chiude il tutto una scelta di fotografie. – Ed.B.

057-005 Alberto Vigevani: una vita da editore. Il Polifilo tra libri di cultura e immagini. Atti del Seminario di Apice, Università degli Studi di Milano, 30 ottobre 2018, a cura di Roberta Cesana, «Bibliologia», 14, 2019. Il vol. (Þ «AB» 056-005) è accompagnato, come di consueto nei prodotti di Serra, da un gran spreco di pagine così da dare consistenza a pubblicazioni piuttosto esigue messe in vendita a un prezzo assolutamente irragionevole e immorale, ed è dedicato alla memoria di Paolo Vigevani (1943-2020). Si offre qui lo spoglio dei singoli contributi. – Ed.B.

057-006 Albiero (Laura), Frammenti liturgici di reimpiego: il caso di Pavia, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – P. L. Mulas, pp. 47-64.

057-007 Albiero (Laura), Le bréviaire, de l’autel à la poche. Quelques considérations à propos des bréviaires portatifs, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 147-60. Dal XIII secolo il breviario subisce un processo di progressiva miniaturizzazione, che ne trasforma anche la morfologia: aumento del numero delle carte, divisione in due voll., eliminazione della notazione musicale… L’a. conduce una sistematica analisi comparativa che consente di tracciare le fasi di questo sviluppo. – L.R.

057-008 Albisson (Mathilde), Los índices de libros prohibidos a la luz de los inicios de la ciencia bibliográfica (siglos XVI y XVII), in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 43-57. L’Indice dei libri proibiti ha dato origine a un numero enorme di ricerca e ancora oggi riscuote un certo successo negli studi. L’articolo propone di indagare l’Index dal punto di vista della scienza bibliografica: apparsi entrambi durante la metà del XVI secolo, in conseguenza del massiccio sviluppo di stampa, a poco a poco, l’Indice ha acquisito le caratteristiche di un vero e proprio catalogo librario, a discapito del suo insolito obiettivo. Prendendo a riferimento l’Indice adottato in Spagna, si analizzano le varie tipologie di repertorio, i formati, la struttura e l’organizzazione delle voci, incluse le eventuali modifiche adottate tra il XVI e il XVII secolo. Oltre allo scopo censorio, si discutono i modi con cui bibliografi e bibliofili se ne servirono. – D.M.

057-009 Alessandrini (Adriana), Il libro a stampa e la cultura del Rinascimento. Un’indagine sulle biblioteche fiorentine negli anni 1470-1520, con la premessa di Ugo Rozzo, Firenze, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, 2018 (Biblioteche e archivi, XXXV – RICABIM, Text and Studies, III), pp. IX, 339, ISBN 978-88-8450-903-1, € 160. Þ rec. Lorenz Böninger, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 200-1.

057-010 Aletta (Alessio) – Andrea G.G. Parasiliti, La plastica non è mai troppa. Dialoghi sopra un libro d’artista galleggiante, Milano-Torrita di Siena, Creleb-Associazione Villa Classica, 2020 (Minima Bibliographica, 29), pp. 48, ill. col., ISBN 978-8898-282555. Il bel volumetto (gratuitamente scaricabile, insieme agli altri titoli della collana, sul sito del Creleb) raccoglie l’intervista (condotta da Alessio Aletta) ad Andrea Parasiliti, a. di Io siamo già in troppi, silloge futuristica di poesie plastificate (e, in quanto tali, galleggianti) in trentatré fogli sciolti. Si parla di libro d’artista, del rapporto (bello) tra a. e tipografo-illustratore, dell’utilità dell’inutile, di avanguardie e di nuove prospettive, di cultura al tempo del Covid-19… – Ar.L.

057-011 Allegrezza (Stefano), Biblioteche e archivi personali in ambiente digitale: le sfide che si profilano all’orizzonte, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 299-316. In questo contributo l’a. compie una lucida analisi dell’impatto della cosiddetta rivoluzione digitale sui fondi documentari e librari personali e d’a., con le relative conseguenze immediate e sfide per il futuro. – P.S.

057-012 Almeida Mendes (Paula), Mulheres e cultura escrita em Portugal no século XVI: entre libros e dedicatórias, «Titivillus», 6, 2020, pp. 45-62. Il contributo passa in rassegna le opere prodotte in Portogallo durante il XVI secolo dedicate a donne. Emerge un affresco complesso, in cui si mostra che non solo le regine erano omaggiate con dediche, ma come questa pratica riguardasse una vasta varietà di figure, proveniente da diversi contesti e estrazioni sociali – Marco Francalanci

057-013 Amelang (David J.), Gente de la parroquia: identidad social del barrio teatral en el Madrid del siglo de oro, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 355-64. Il pezzo proietta gli interessi di James Amelang riguardo il mondo del teatro rinascimentale europeo attraverso una riflessione sugli abitanti del quartiere di San Sebastián a Madrid, sede dei teatri della commedia fra XVI e XVII secolo, nonché cuore pulsante della cultura teatrale dell’età dell’oro spagnola. – E.G.

057-014 Andreose (Mario), Nel nome di Aldo, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 97-102. Un elegante e non banale ritratto biografico e intellettuale di Vigevani. – Ed.B.

057-015 Angrisano (Elisabetta), L’archivio di Sibilla Aleramo tra poesia, pazzia e dispersione documentaria, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 29-42. Il contributo indaga e descrive l’archivio della scrittrice Rina Faccio, in arte Sibilla Aleramo (1876-1960), analizzandone i carteggi sia di natura professionale che personale e ricostruendone la proficua attività nel contesto di un’esistenza complicata. – P.S.

057-016 Annaert (Philippe), Paroles de femmes et éducation. L’expression orale dans l’enseignement des ursulines aux XVIIe et XVIIIe siècles, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 91-110. Le Orsoline di Notre-Dame organizzarono forme di insegnamento originali rivolte alle ragazze, che non hanno nulla da invidiare a quelle dei collegi maschili. – L.R.

057-017 Apostolopoulos (Dimitris G.), Métrophane III, Patriarche et lettré, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 39-48. Chiarito il quadro storico, politico e ideologico dei rapporti fra il Patriarcato di Costantinopoli e il potere ottomano all’indomani della Conquista, l’a. presenta la figura di Metrofane III (1565-1572), che prima di assurgere al seggio patriarcale si distinse come bibliofilo e letterato, adoperandosi per la costruzione di una ricca biblioteca nel monastero della SS. Trinità di Halki (ca. 1540) e partecipando alla creazione di un’impresa editoriale per la pubblicazione di testi greci a Venezia (1546). Come Patriarca affrontò le difficoltà del suo tempo accordandosi con il potere ottomano. – Eleonora Gamba

057-018 Archivi militari tra Ottocento e Novecento. Ricognizioni e acquisizioni (atti del convegno, Rovereto 12 maggio 2016), a cura di N. Fontana – A. Pisetti, Trento-Rovereto, Provincia Autonoma di Trento, Soprintendenza per i beni culturali, Ufficio beni archivistici, librari e Archivio provinciale-Museo storico italiano della guerra, 2019 (Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi, 24), pp. X + 246, ill. b/n, ISBN 978-88-7702-481-7, s.i.p. (gratuitamente disponibile online). Il vol. raccoglie gli atti dell’omonimo convegno di Rovereto, tenuto presso il Museo storico italiano della Guerra, con il quale si è suggellato un lavoro durato circa vent’anni, durante i quali sono stati digitalizzati più di 110.000 documenti, migliaia di mappe e reperti cartografici di epoca otto-novecentesca, relativi alle autorità militari sia italiane che austroungariche. Di notevole importanza per lo studio della storia trentina tra Ottocento e Novecento, il convegno si è sviluppato in due sessioni: la prima è dedicata agli archivi dei tribunali militari e di sorveglianza politica; la seconda, invece, affronta il tema degli archivi del Genio militare ed esamina la situazione documentaria dei due opposti schieramenti. – D.M.

057-019 Ardissino (Erminia), «Vanitas vanitatum». Una lettura dell’«Adone», «Testo», 79/1, 2020, pp. 41-63. L’autrice propone una rilettura di ampio respiro dell’Adone di Giovan Battista Marino, riflettendo sul tema principale che attraversa tutta l’opera, la riflessione sullo scorrere dell’esistenza e la meditazione sulla morte. Nella parte iniziale del saggio sono anche riprese le tappe fondamentali dell’elaborazione e della storia editoriale del poema. – M.G.

057-020 Ardolino (Enrico Pio), «Mi perdoni se tiro l’acqua al mio mulino». Ancora su Augusto Campana e il Convegno internazionale di storia delle biblioteche (1954), in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 321-34. La nuova documentazione emersa dalle Carte Campana a proposito del convegno del 1954, i cui atti non videro mai la luce, contribuisce a definire in modo più chiaro il ruolo di Augusto Campana nella sua organizzazione e nel rapporto con i relatori, in modo particolare con Giuseppe Billanovich. – M.C.

057-021 Aristide-Hastir (Isabelle), Rendre visible l’invisible. Accueillir et gérer les archives personelles des femmes aux Archives nationales de France, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 219-32. Viene proposta una panoramica sugli Archivi nazionali di Francia, in particolare in relazione alla valorizzazione degli archivi personali delle donne del mondo culturale, politico e sociale francese. – P.S.

057-022 Augustin (Pierre), In aedibus Dn. Legati Angliae Constantinopoli Galatae: Henry Savile, Samuel Slade et les manuscrits de Galata-Péra en 1610, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 225-56. Il saggio prende in esame alcune delle fonti impiegate da Henry Saville (1549-1622) nella sua monumentale edizione di Giovanni Crisostomo (1610-1613), fra cui vari manoscritti ottenuti tramite gli ambasciatori inglesi a Costantinopoli. È analizzato più nel dettaglio il contributo del filologo Samuel Slade, che nel 1606 partì per l’Europa in cerca di testimoni crisostomici e, giunto a Venezia, colse l’occasione di salpare per Costantinopoli. Qui, nel 1610, soggiornò nel quartiere di Galata-Pera, presso l’ambasciatore Thomas Glover; visitò anche il monastero della SS. Trinità di Halki e alcuni monasteri atoniti. Lo studio delle trascrizioni realizzate da Slade a Galata-Pera consente di identificarne alcuni antigrafi e di valutarne l’apporto all’edizione di Saville. – Eleonora Gamba

057-023 Baldacchini (Lorenzo), Il libro antico. Storia, diffusione e descrizione, Roma, Carocci, 20193 Þ rec. Veronica Archelite, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 495-9.

057-024 Baldacchini (Lorenzo), L’edizione della Lauretanae Virginis historia di Girolamo Angelita e un’iniziale xilografica, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 103-9. Grazie all’analisi di un capolettera xilografico, l’a. attribuisce la stampa della Lauretanae Virginis historia di Girolamo Angelita, cancelliere del Comune di Recanati, a Michele Tramezzino o a Giovanni Griffio il vecchio, probabilmente a Venezia nel 1549. – M.C.

057-025 Baldacchini (Lorenzo), Tra i fili della rete. Libri e tipografi italiani nelle biblioteche francesi, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 45-54. L’a. studia la presenza in Francia di edizioni in volgare del Rinascimento italiano, concentrandosi in particolare sulla produzione dei Giolito, di Nicolò Zoppino e di Francesco Marcolini. – S.C.

057-026 Balsamo (Jean), Une Civile conversation entre l’Italie et la France (1574-1648), in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 21-39. Il contributo studia la ricezione e le traduzioni de La civil conversazione di Stefano Guazzo in Francia tra la data della sua prima edizione (1574) e la metà XVII sec. – S.C.

057-027 Barbieri (Edoardo) – Luca Rivali, La “mise en livre” del Cornucopiae nelle edizioni di Giovanni Tacuino (1496, 1501, 1504, 1508), in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 59-85. Nel saggio vengono evidenziate le innovative strategie utilizzate a Venezia dall’editore-tipografo Giovanni Tacuino per pubblicare un’opera fondamentale dell’umanesimo latino come il Cornucopiae di Niccolò Perotti, mettendo in correlazione le caratteristiche materiali e bibliologiche delle edizioni con il loro apparato paratestuale. – M.C.

057-028 Barbieri (Edoardo), Gli «immortali sudori del Brucciolo». Le dediche di Francesco I di Francia nella Bibbia di Antonio Brucioli (1532), in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 157-90. L’a. riflette sulle due dedicatorie a Francesco I di Francia contenute nella Bibbia volgare a cura del fiorentino Antonio Brucioli (Venezia, Lucantonio Giunta, 1532), testi di grande importanza per il dibattito storico-culturale e religioso. In appendice al contributo è proposta anche un’edizione annotata. – S.C.

057-029 Barbieri (Edoardo), I francescani italiani e i libri: dal manoscritto alle edizioni a stampa (XV-inizi XVI secolo), in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 3-36. Seguendo diversi percorsi e sulla base di numerosi esempi, l’a. cerca di trovare e definire, anche sulla scorta degli studi codicologici di Nicoletta Giovè, le caratteristiche del libro (a stampa) francescano. – L.R.

057-030 Barbieri (Edoardo), Le trasformazioni di un libro: Domenico Nani Mirabelli e la sua «Polyanthea». Auctor, Auctoritates, Bibliopolae, in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 9-42. L’a. riflette sulle pubblicazioni della Polyanthea, opera dell’erudito Domenico Nani Mirabelli, che fu per la prima volta data alle stampe a Savona nel 1503. Si tratta di un’ampia compilazione in latino, greco e italiano: un vero e proprio repertorio, organizzato alfabeticamente, di citazioni tratte dai classici e dagli scrittori biblici e cristiani (con inclusi anche Dante e Petrarca). Nel giro di pochi anni, l’opera fu ristampata due volte a Venezia, poi a Basilea, Parigi e Lione. Nel 1514 si colloca invece la seconda edizione savonese cum additionibus, voluta dall’a. stesso e protetta da un privilegio papale: un provvedimento comunque inefficace, che non impedì ad altri stampatori di replicarne i contenuti. Le successive edizioni di Strasburgo e Lione contribuirono a diffondere la Polyanthea in Europa, permettendo all’opera di muoversi velocemente sul mercato editoriale europeo. – D.M.

057-031 Barbieri (Edoardo), Un “nuovo” caso di silominiatura: l’esemplare perugino della Bibbia volgare dell’ottobre 1471, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 23-30. L’a. studia la miniatura silografica – una tecnica mista particolare, usata principalmente nella Venezia del 1470-73 – in un esemplare perugino della Bibbia volgare del 1471, confrontandolo con una seconda copia conosciuta conservata a Manchester. – Ar.L.

057-032 Bargiacchi (Riccardo) – Andrea Rossi, Il Fondo Goretti Miniati nella Rilliana: un progetto di valorizzazione, in La Rilliana e il Casentino, a cura di A. Busi – L. Conigliello – P. Scapecchi, pp. 49-69. Il contributo considera i voll. e le carte raccolte dal gesuita Giovanni Gualberto Goretti Miniati (1869-1950). Gli a., curatori di un progetto di valorizzazione di questo fondo voluto da Alessandro Brezzi, descrivono il metodo di lavoro che hanno seguito e l’importanza che il progetto ha rivestito per il Casentino. – Marco Francalanci

057-033 Batini (Carlo), Etica e big data, in Oblio, tempo, cultura ed etica, pp. 211-18. Si riflette sulle implicazioni che il crescente aumento di dati digitali che pervade la nostra vita potranno portare alla concezione dell’idea di etica: indagine cruciale, sottolinea l’a., al fine di salvaguardare la dignità di essere umani e di mantenere le nostre responsabilità nelle relazioni con il prossimo. – A.T.

057-034 Battistini (Andrea), Un lettore esigente e puntiglioso: Galileo postillatore di Petrarca, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 45-54. Le postille petrarchesche di Galileo, «lettore sanguigno e partecipe» (p. 49) riguardano soprattutto «gli aspetti stilistici e linguistici, indagati in primo luogo per comprendere il senso del testo» (p. 48). Non mancano le postille in cui Galileo formula un giudizio estetico (apprezzati in particolare i versi sentenziosi o brachilogici) o di natura morale (spesso censurate le presunte allusioni licenziose del poeta) o religiosa: Galileo dissente nettamente da Castelvetro, che nel suo commento trovava molti echi biblici in Petrarca. – L.Ma.

057-035 Baudo (Fabiana), Note metodologiche e trascrizione del frammento di Pavia, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – P. L. Mulas, pp. 163-5.

057-036 Baudry (Hervé), A Survey on Inquisitorial Microcensorship of Books in Portugal: Outcomes and Perspectives, in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 59-75. L’a. fornisce una panoramica dei problemi relativi alla cosiddetta microcensura, ovvero l’espurgazione manuale dei testi, limitatamente all’ambito portoghese. L’approccio sistematico è svolto sulla base di quasi mille esemplari censurati che si conservano in biblioteche portoghesi (e non solo), principalmente di titoli afferenti all’ambito delle discipline scientifiche e umanistiche. Oltre a definire un quadro di sintesi nazionale, si riflette sui risultati che si potrebbero ottenere estendendo l’indagine in una prospettiva europea. – D.M.

057-037 Benedettini (Riccardo), Les Lettere di Claudio Tolomei dans la traduction «argentée» de Pierre Vidal, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 125-38. L’a. esamina le Epistres argentées, una traduzione delle Lettere dell’umanista, vescovo e diplomatico toscano Claudio Tolomei (1491/2-1556), pubblicata a Parigi nel 1572. – S.C.

057-038 Bénéteau (David P.), Un manoscritto de Li Fatti de’ Romani a Napoli: BNN XIII.C.71, «Schede umanistiche», 33/1, 2019, pp. 5-22. Oggetto del contributo è il ms. XIII.C.71 della Biblioteca Nazionale di Napoli, contenente una traduzione italiana de Li fet des Romains in una redazione apparentemente più ampia di quella attestata. In realtà l’esemplare, che la scrittura mercantesca e le filigrane datano alla metà del sec. XV, contiene un rimaneggiamento tardo della cosiddetta redazione ‘lunga’. Il codice rimase per almeno un secolo presso la famiglia Patanazzi di Urbino, i cui membri vi apposero numerose postille, a testimonianza dell’interesse suscitato dalla lettura dell’opera ancora nella prima metà del Cinquecento. Corredano il saggio le belle riproduzioni delle tre filigrane rilevate nel ms. (Tête de boeuf, Main e Monts). – Eleonora Gamba

057-039 Bénévent (Christine) – Cécile Boulaire – Emmanuelle Chapron, Avant-propos, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 7-8. I curatori del vol. presentano le ragioni del convegno di Tours (4-7 luglio 2016) Les Paroles d’élèves dans l’Europe moderne e ricordano Xavier Bisaro, scomparso improvvisamente durante la preparazione degli atti. – L.R.

057-040 Berisso (Marco), Sulla tradizione del «Tesoretto», in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 59-67. Riflessioni sulla tradizione dell’opera di Brunetto Latini, composta da tredici codici, un descriptus e tre frammenti, il che attesta una circolazione non trascurabile dell’opera. – L.Ma.

057-041 Berra (Claudia), Lettere agli amici: Giovanni Della Casa 1525, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 69-81. Edizione commentata delle prime sette lettere di Monsignor Della Casa contenute nel ms. It. C 25 della Bodleiana di Oxford, latore delle sue epistole più antiche, codice studiato a suo tempo da Dionisotti. Il commento mette a frutto gli ultimi studi sullo stesso Della Casa e sui destinatari (Ludovico Beccadelli, Carlo Gualteruzzi, Cosimo Gheri, Giovanni Agostino Fanti). – L.Ma.

057-042 Bianca (Concetta), Fare filologia in Santa Maria degli Angeli a Firenze, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 95-106. Benché fosse stato nominato Generale dei Camaldolesi, Ambrogio Traversari amava ritornare periodicamente nel suo monastero di Santa Maria degli Angeli per consultare codici importanti come il Tacito oggi Laur. 68.2, e per discutere «de libris et litteris» – Padri della Chiesa ma anche classici latini e greci – con i «plurimi studiosi» (cit. a p. 106) ai quali egli era intellettualmente ed affettivamente legato, tra i quali Niccolò Niccoli, Carlo Marsuppini, Giovanni Ceparelli. – L.Ma.

057-043 Bianchini (Carlo), «Andrò a cercare tra gli scaffali»: indagine conoscitiva sull’interazione lettore-catalogo della Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, «Bibliothecae.it», 11/2, pp. 420-57. La ricerca analizza le interazioni degli utenti con gli OPAC nella Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, allo scopo di stabilirne l’efficienza e l’efficacia, sia dal punto di vista degli utenti che dell’OPAC. – L.R.

057-044 Biasiori (Lucio), Nuovi sguardi sull’eterodossia a Firenze e nel suo dominio nel Cinquecento, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 191-207. Grazie all’analisi della documentazione conservata presso l’Archivio della Curia arcivescovile di Firenze, si colmano alcune lacune legate alle vicende che videro Firenze divenire uno dei primi centri italiani in cui trovarono accoglienza le dottrine di Lutero. – A.T.

057-045 Biblioteche e saperi. Circolazione di libri e di idee tra età moderna e contemporanea, a cura di Giovanna Granata, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2019 Þ rec. Lorenzo Mancini, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 511-7.

057-046 Bibliotheken und die Ökonomie des Wissens 1450-1850. Internationale Tagung, April 2019, Sárospatak (Ungarn), édité par Frédéric Barbier – István Monok – Andrea Seidler, Budapest, Magyar Tudományos Akadémia Könyvtár és Információs Központ, 2020 Þ rec. Alfredo Serrai, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 500-2.

057-047 Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par André Binggeli Matthieu Cassin Marina Détoraki, avec la collaboration d’Anna Lampadaridi, Turnhout, Brepols, 2020 (Bibliologia. Elementa ad librorum studia pertinentia, 54), pp. 456, 25 ill. b/n + 32 ill. col., ISBN 978-2-503-58560-4, s.i.p. Il ponderoso vol. indaga la storia delle biblioteche dell’Oriente greco in età moderna (dalla caduta di Bisanzio alle soglie del sec. XX), valorizzata attraverso lo studio dei manoscritti superstiti e il caso paradigmatico della biblioteca del monastero della SS. Trinità sull’isola di Halki, nei pressi di Costantinopoli, di cui si conserva prezioso materiale documentario. Ripropone i principali interventi di due convegni svoltisi nel 2015 a Retimno e a Istanbul (altri, specificamente dedicati al monastero della SS. Trinità di Halki, avranno altra sede editoriale). I diciotto saggi sono distribuiti in tre sezioni, la prima dedicata al Patriarcato di Costantinopoli e alle istituzioni monastiche (secc. XVI-XVII), la seconda ai libri e alle biblioteche a Costantinopoli (secc. XV-XVI), l’ultima alla circolazione del libro nel Mediterraneo e al rinnovamento delle biblioteche (secc. XVII-XIX). In calce, l’indice generale dei manoscritti e dei documenti d’archivio e l’indice dei nomi. Si schedano i singoli contributi. – Eleonora Gamba

057-048 Bilotta (Anna) – Maria Senatore Polisetti, La raccolta Buondonno o.f.m.: storia di fede e musica in chiave digitale, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 43-62. Il contributo descrive alcuni progetti, anche in chiave digitale, di studio e ricostruzione del fondo di documenti di padre Enrico Buonadonno (1912-2002), da cui emerge la poliedricità della figura del francescano, per tutta la vita attivo nel campo musicale, sia come compositore e direttore di coro, sia come docente. – P.S.

057-049 Binggeli (André) Matthieu Cassin, Introduction: Nouvelles perspectives pour l’histoire des bibliothèques grecques dans le monde ottoman, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli M. Cassin M. Détoraki, pp. 13-33. Sulla storia delle biblioteche dell’Oriente greco dopo il 1453 vi è una lacuna negli studi, dovuta a ragioni ideologiche e alla rarità di testimonianze documentarie. I saggi inclusi nel vol. offrono una prima riflessione sul tema, ma ulteriori prospettive di ricerca si profilano grazie a due innovativi progetti relativi agli antichi inventari di manoscritti greci: il repertorio RIMG (www.libraria.fr/fr/rimg/repertoire-rimg-accueil) e l’edizione elettronica con codifica TEI degli inventari, che sarà ospitata nella collezione Thecae (www.unicaen.fr/services/puc/sources/thecae/accueil). Le liste che includano anche stampati saranno pubblicate integralmente, vista la necessità di considerare insieme la circolazione dell’una e dell’altra forma libraria. – Eleonora Gamba

057-050 Bisaro (Xavier), L’éducation à la parole dans les petites écoles (France, XVIIe siècle): une pratique «située», in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 49-58. L’a. guarda all’ambiente materiale e simbolico del discorso scolastico, per meglio comprendere come le manifestazioni vocali degli studenti possano interagire con i luoghi in cui si verificano. – L.R.

057-051 Blanchet (Marie-Hélène), Présence et usage de livres au patriarcat de Constantinople durant le seconde moitié du XVe et la première moitié du XVIe siècle, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 119-43. Il saggio ben documentato raccoglie numerose testimonianze dirette e indirette relative alla circolazione libraria nel Patriarcato di Costantinopoli fra il 1454 e il 1550, e pone in rilievo l’importanza dei libri in uso nella cancelleria patriarcale e delle collezioni personali dei patriarchi e dei dignitari patriarcali. Non vi è invece evidenza che fosse esistita istituzionalmente all’interno del Patriarcato una Scuola (o una Biblioteca) che avesse raccolto l’eredità della biblioteca di S. Sofia, attestata nella prima metà del sec. XV. – Eleonora Gamba

057-052 Bocchetta (Monica), Nuove tessere del mosaico ad Ancona. Il libraio e «stampatore» Francesco Calcagni da Mantova (m. 1570) trait d’union fra Gennaro De Fagnolis e Francesco Salvioni, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 131-40. L’a. aggiunge nuovi tasselli per la storia del commercio librario anconetano nel XVI secolo; in particolare viene messa in luce la vicenda di Francesco Calcagni, operatore librario rivelatosi punto di contatto fra l’attività di Gennaro De Fagnolis (m. 1550 ca.) e quella di Francesco Salvioni (m. 1591). – M.C.

057-053 Bocchetta (Monica), Segni sui libri di Agostino Maria Molin (1775-1840): scritture inventate ad uso personale?, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 311-34. Il carmelitano Agostino Maria Molin utilizzò due diversi sistemi crittografici, forse in parte ispirati ad alfabeti semitici, per annotare diversi voll. della propria raccolta. – F.F.

057-054 Boccone (Alessandra) – Remo Rivelli, Ambito istituzionale e pratiche informali: il trattamento dei fondi di persona presso il Centro bibliotecario di Ateneo dell’Università di Salerno, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 317-32. Si illustrano le linee guida e i metodi di lavoro per quanto riguarda il trattamento dei fondi personali del Centro Bibliotecario di Ateneo (CBA) dell’Università di Salerno, di recente istituzione. – P.S.

057-055 Bolufer (Mónica), Textos escurrizidos. A propósito de la escritura personal femenina en la época moderna, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 29-39. Prendendo spunto da diari e appunti femminili vergati nel secolo scorso, l’a. riflette su alcuni temi cari ad Amelang, vale a dire la riscrittura delle vite di persone poco importanti, l’attenzione ai dimenticati della storia e infine l’opacità delle fonti storiche, che ci sfidano costantemente nella loro interpretazione. – E.G.

057-056 Bolzoni (Lina), Visualization of a Universal Knowledge: Images and Rhetorical Machines in Giulio Camillo’s Theatre of Memory, in The Visualization of Knowledge, pp. 45-60. Il contributo analizza l’affascinante lavoro di Giulio Camillo: il Teatro della Memoria, in cui l’a. organizza tutta la conoscenza (dalla creazione, fino alle arti liberali e meccaniche) attraverso l’architettura di un immaginario anfiteatro romano. – A.T.

057-057 Böninger (Lorenz), Libri ai tempi della peste nera. Morgante, Ninfale fiesolano e Comento de’ miei sonetti di Lorenzo de’ Medici nella bottega fiorentina di Caccino di Bartolo, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 75-82. Il contributo esamina la storia e il lavoro (nonché il lascito) di una figura ancora sconosciuta, quella del libraio fiorentino Caccino di Bartolo di Giovanni di Bencivenni. – Ar.L.

057-058 Bonsanti (Sandra), Stanotte dormirai nel letto dei re, premessa di Wlodek Goldkorn, Milano, Archinto, 2020, pp. 216, ill., ISBN 978-88-7768-751-7, € 18. Ci ha messo 80 anni, dice in appendice, l’a. a scrivere questo libro. Un libro di storia familiare nel bel mezzo dell’occupazione nazista di Firenze. Ed è infatti la campana Martinella a Palazzo Vecchio che risalta in copertina, giacché «fu il suo suono ad annunciare la fuga dei tedeschi da Firenze, l’11 agosto 1944», nota giustamente Eliana Di Caro nella sua recensione apparsa sul «Sole 24 Ore» dal titolo Il memoir di Sandra Bonsanti: la cultura contro la dittatura. Figlia di Alessandro Bonsanti – fondatore della rivista «Letteratura» (1937) e già condirettore di «Solaria», direttore del Gabinetto Vieusseux, grande amico di Gadda e Montale – la giovane Sandra si ritrova a crescere in un circolo di intellettuali antifascisti fra cui Giorgio Bassani (il quale procura alla madre dell’autrice dei documenti falsi, in quanto ebrea, facendola diventare da padovana una calabrese di Bovalino), Alberto Carocci, Natalia Ginzburg ecc. Se la storia della propria famiglia composta da patrioti rinascimentali di origine semitica riporta alla lacerazione provata dagli intellettuali ebrei sotto il fascismo (come non ricordare il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini per dar prova di italianità?), lo sguardo di una bambina di fronte alla distruzione dei ponti di Firenze riporta, come direbbe Piero Citati alla Cristina Campo in lacrime «la mattina del 4 agosto 1944, dopo le grandi esplosioni della notte, che avevano distrutto le case e i ponti sull’Arno», compreso quello a Santa Trinita. Centrale, avverte nella sua prefazione Wlodek Goldkorn, è la storia di un falò. «Il padre dell’autrice getta nel fuoco carte e libri, subito dopo l’8 settembre, perché la casa sta per essere perquisita dai nazisti. In quella immagine c’è la tragedia intesa come l’ineluttabilità del destino: i roghi iniziati nel 1933 nella Germania si propagano con l’avanzare dei tedeschi in Europa». Vediamo la piccola Sandra, a sei anni, giocare divertita mentre suo padre osserva meditabondo l’esito del proprio gesto. Il padre stesso volle ricordare la grande perdita di quel materiale in uno dei suoi Portolani d’agosto pubblicati nel 1978: «Non cesserò mai dal mordermi le mani – un’immagine che rende concretamente il mio stato d’animo – pensando ai due sacchi di lettere che bruciai nella caldaia del termosifone, dell’alloggio provvisorio di via Bolognese, subito dopo l’8 settembre la mattina del 10 o dell’11 mentre colonne tedesche scendevano dalla Futa, aiutato dalla Delfina, una vecchia donna di casa. Ce n’erano di Contini lunghe sei pagine fitte, e tante del miglior Gadda. Fu una decisione razionale che oggi irrazionalmente depreco». Tuttavia non esitò, in seguito, Alessandro ad accamparsi a Palazzo Strozzi, nei giorni della battaglia di Firenze, giacché: «Quei libri sono stati affidati a me, devo restare là dentro a difenderli». Come dire che ogni resistenza è anche occupazione archivistico-bibliotecaria. – Andrea G.G. Parasiliti

057-059 Borchia (Matteo), Le reti della diplomazia. Arte, antiquaria e politica nella corrispondenza di Alessandro Albani, Trento, Provincia autonoma di Trento – Soprintendenza per i beni culturali, Ufficio beni archivistici, librari e Archivio provinciale, 2019 (Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi, 25), pp. XVII + 418, ill. col, ISBN 978-88-7702-480-0, s.i.p. (gratuitamente disponibile online). Con lo scopo principale di ricostruire la personalità del cardinal Alessandro Albani (Urbino, 1692 – Roma, 1799), il vol. analizza l’intensa attività diplomatica svolta dal porporato alle corti di Vienna e Torino. Tuttavia, dalle ricerche emergono particolari delle sue passioni antiquarie: nel paragrafo IV.4 (Tra intellettuali e commerci librari, pp. 342-56) si discutono i rapporti intrattenuti da Albani con librai, autori e bibliotecari dell’epoca. Le occasioni di questi contatti sono molteplici: invio/ricezione di voll. appena pubblicati, richieste di informazioni, acquisti (spesso compiuti alla fiera di Lipsia), ma anche scambi di voll. e pareri letterari, oltre a un vivo interesse per il libro antico, che spinse il cardinale a documentarsi su cataloghi d’asta proposti sulle maggiori piazze europee. – D.M.

057-060 Bousmanne (Bernard), The Library of the Dukes of Burgundy and the World Around It, in The Library of the dukes of Burgundy, edited by B. Bousmanne – E. Savini, pp. 11-25. Il contributo illustra la formazione della biblioteca dei duchi di Borgogna, nel contesto storico-culturale del Belgio tra Quattro e Cinquecento. – L.R.

057-061 Bouza (Fernando), ¿Cómo escribió su obra el señor inquisidor? Oficios de escritura en De origine et progressu officii sanctae inquisitionis de Luis de Páramo (1598), in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 137-47. Si propone un’analisi del De origine et progressu officii Sanctae Inquisitionis (1598) di Luis de Páramo (considerato da Amelong uno dei primi storici del Sant’Uffizio) non dal punto di vista dei suoi contenuti dottrinali, bensì puntando su alcuni aspetti materiali che ebbero a che fare con la stesura prima e la composizione, stampa e diffusione del testo poi. – E.G.

057-062 Bozzola (Sergio), Retorica e narrazione del viaggio. Diari, relazioni, itinerari fra Quattro e Cinquecento, Roma, Salerno, 2020 (Forme e stili del testo, 2), pp. 150, ISBN 978-88-6973-497-7, € 16. L’interessante vol. propone l’analisi di alcuni dei più famosi testi di letteratura odeporica del Quattrocento e del Cinquecento, concentrandosi in particolar modo sulle forme testuali e narrative adottate dagli autori. Quattordici sono gli autori presi in considerazione (tra i quali, per citare i più noti, troviamo Alvise Da Mosto, Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Antonio Pigafetta), per i quali viene redatta una breve nota informativa a inizio del vol. La materia è poi suddivisa in vari capitoli che affrontano di volta in volta tematiche diverse legate alle tecniche narrative e alle scelte linguistiche adottate nei testi, come uso di iperboli, comparazioni e ripetizioni. Chiudono il vol. la bibliografia di riferimento e un utile indice dei nomi. – A.T.

057-063 Brancato (Dario), Varchi censurato: interventi sui materiali d’autore della Storia fiorentina, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 25-56. Il contributo analizza la Storia fiorentina del Varchi soffermandosi in particolar modo su tutte quelle parti che vennero eliminate da Baccio Baldini: scopo dell’a. è mostrare come l’operazione possa essere ricondotta a una censura di tipo religioso in vista della stampa del testo, tanto che l’edizione del Cinquecento della Storia pare caratterizzarsi come un “rassettatura” del lavoro del Varchi. – A.T.

057-064 Brancazi (Beatrice), Nascoste in piena vista. Molteplici legami tra la scrittura e la ceramica bassomedievale, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 193-210.

057-065 Brunelli (Antonella), Iside a Bologna: Hieroglyphica e Aegyptiaca nelle collezioni librarie bolognesi tra Cinque e Seicento, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 203-77. Un dato caratteristico della cultura umanistica, esteso poi anche al Seicento, è la riscoperta dell’antico Egitto. Questa egittomania si condensa intorno a due oggetti simbolo: gli Hieroglyphica di Horapollo e la Mensa Isiaca, supposto altare della dea Iside, di tarda età imperiale. Il saggio documenta le vicende editoriali delle pubblicazioni che hanno contribuito alla costituzione e alla diffusione dell’immaginario dell’intellettuale barocco sul tema, focalizzandosi in particolare sul collezionismo nella Bologna del Seicento. – L.R.

057-066 Bruni (Flavia), Ad usum fratrum et amicorum: ordinamento mendicante, Rinascimento e Controriforma nelle raccolte librarie dei Servi di Maria, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 301-25. Sulla base dei documenti frutto dell’Inchiesta della Congregazione dell’Indice e di alcuni esemplari riscontrati direttamente, l’a. viene a definire alcuni tratti delle biblioteche, comuni e personali, dei Servi di Maria. – L.R.

057-067 Bruni (Flavia), Prima del catalogo. L’accesso alle risorse in biblioteca nell’età moderna, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 181-92. Grazie a un inventario del 1708, l’a. ricostruisce la posizione dei libri presenti all’epoca nella biblioteca dei frati di San Pier Piccolo, oggi nella Biblioteca Città di Arezzo. – M.C.

057-068 Calasso (Roberto), Come ordinare una biblioteca, Milano, Adelphi, 2020 Þ rec. Alfredo Serrai, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 543-4.

057-069 Camaioni (Michele), Il Vangelo e l’Anticristo. Bernardino Ochino tra francescanesimo ed eresia (1487-1547), Bologna, Il Mulino, 2018 Þ rec. Francesca Nepori, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 503-6.

057-070 Campus (Alessandro), Il medium è il messaggio? Alcune riflessioni sulle scritture nascoste, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 27-48.

057-071 Canguilhem (Philippe), «Udite Ghieremia che si lamenta». Pratica musicale e ortodossia religiosa nella Firenze cosimiana, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 129-45. Lo studio indaga come – nel particolare contesto della Firenze di Cosimo I – la musica contribuì a porre in effetto la performatività dei testi religiosi, performatività che si caratterizza come dimensione centrale della pratica religiosa cristiana. – A.T.

057-072 Capetta (Francesca), Epistolari all’alba del nuovo millennio: come ce ne occupiamo, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 333-48. Il contributo, partendo dalle riflessioni contenute in un saggio di Armando Petrucci del 2008 (Scrivere lettere. Una storia plurimillenaria, Bari, Laterza), ricostruisce l’approccio avuto nei confronti di una specifica categoria di documentazione archivistica, ovvero quella delle lettere epistolari. In particolare, l’a. si concentra sugli attuali metodi di trattamento che si dividono in tre fasi principali: ordinamento, descrizione e valorizzazione. – P.S.

057-073 Cardinale (Eleonora), Le carte ritrovate: sugli inserti della biblioteca d’autore, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 233-46. Il contributo tratta un tema particolare della catalogazione archivistica, ovvero quello degli inserti di varia natura presenti nei libri di una biblioteca privata, quali appunti, lettere, dediche, fotografie, cartoline ecc., la cui importanza interessa anche gli studi storici e filologici. – P.S.

057-074 Cardini (Franco) – Antonio Musarra, Il grande racconto delle crociate, Bologna, Il Mulino, 2019, pp. 522, ill. col. ISBN 978-88-15-28523-2, € 48. Il vol. ricostruisce con grande attenzione un tema, quello delle crociate, tanto studiato (in primis dagli autori) ma i cui retroscena sono ancora per molti versi da chiarire. L’analisi prende in considerazione tutte le spedizioni esaminandone sia gli eventi chiave, sia gli aspetti secondari e contestuali, nonché l’evoluzione delle ragioni che spinsero i crociati alle diverse imprese (motivi inizialmente religiosi e poi sempre più economici e politico-strategici), risultando così uno studio approfondito, completo e indispensabile sia per gli studiosi che per i non specialisti. Chiudono il vol. gli indici dei nomi e dei luoghi. – P.S.

057-075 Carnicero Méndez-Aguirre (Justo) – Ruth Martínez Alcorlo – Julián Solana Pujalte, Notas sobre la editión lionesa de Étienne Dolet de 1541 del De octo partium orationis constructione libellus de Erasmo de Rotterdam, «Titivillus», 6, 2020, pp. 63-81. In questo contributo gli a. propongono l’analisi bibliografica della particolare e rara edizione di Ètienne Dolet del 1541 dell’opera di Erasmo da Rotterdam De octo partium orationis constructione libellus. Si considerano gli unici due esemplari conosciuti, l’uno conservato a Lisbona, l’altro a Santiago de Compostela. – Marco Francalanci

057-076 Carruthers (Mary), Geometries for Thinking Creatively, in The Visualization of Knowledge, pp. 33-44. L’a. analizza le relazioni tra le attività intellettive della immaginazione, della memoria e del ragionamento e i diagrammi: in particolar modo – osserva l’a. – i diagrammi medievali, attraverso l’uso di forme differenti, avevano la finalità di stimolare i processi cognitivi. – A.T.

057-077 Carta canta. Atti della giornata di studio (Pavia, Biblioteca Universitaria, Salone Teresiano, 28 maggio 2019), a cura di Marco D’Agostino – Pier Luigi Mulas, redazione di Antonella Campagna, Pavia, Biblioteca Universitaria-Univers Edizioni, 2019, pp. 165, ill. col., ISBN 9791280054005, € 15. Il vol. raccoglie gli atti della giornata di studi che ha avuto luogo a Pavia il 28 maggio 2019, nata dalla volontà di valorizzare un inaspettato quanto preziosissimo ritrovamento di un frammento contenente un antichissimo antifonario manoscritto, arricchito da una iniziale miniata zoomorfa certamente collocabile in area lombarda nel primo quarto del XII secolo. Il recupero è avvenuto in seguito alla decisione di restaurare la sontuosa legatura seicentesca in marocchino rosso con impressioni in oro del vol. Giovanni De Deis, S. Barnabae Apostoli in Ecclesia Mediolanensis, Milano, Malatesta, 1628 (segn. 47.H.4). Inoltre, dalla legatura sono emersi anche sette piccoli ritagli di un testo stampato su pergamena in bicromia, riutilizzati come percalline di rinforzo: la ricomposizione delle membra disiectae ha potuto stabilire che si tratta di frammenti ricavati dalle cc. 133-134 del Breviarium Ambrosianum impresso a Milano da Antonio Zaroto il I aprile 1492 (ISTC ib01146100 = GW 5252, per una descrizione accurata si veda il contributo di Antonio Ciaralli, pp. 133-62). La giornata di studio ha il merito di aver radunato intorno allo studio dei frammenti studiosi di varie discipline, dalla paleografia alla musicologia. Si segnalano i dati dei singoli contributi. – D.M.

057-078 Cassini (Stefano), Acrostici palesi e criptati in alcune poesie più o meno note dell’umanesimo italiano, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 211-22. Il contributo si focalizza sull’uso dell’acrostico in alcuni testi italiani tra fine Trecento e inizi Cinquecento; vengono citati, a mo’ di esempio, alcuni versi dei poeti Cino Rinuccini, Guidotto Prestinari, Giovanni Pollio Lappoli, Lidio Catti e Marin Sanudo. – F.F.

057-079 Castagnet-Lars (Véronique), La parole de l’écolier dans les affrontements confessionnels: une voix tenue et ténue, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 111-25. Vengono presentati alcuni aspetti educativi legati al sistema formativo messo in atto dopo l’editto di Nantes. – L.R.

057-080 Castillo Gómez (Antonio), Escribir con visos de verdad. Una mirada a la Escritura autobiográfica en los siglos de oro, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 41-70. Un aspetto caratteristico della società spagnola nel suo siglo de oro fu l’ascesa degli scritti di memoria personale. Forte degli studi di James Amelang, l’a. scandaglia il territorio multiforme – per contenuti, forme, circolazione e fruizione – interessato dai documenti dell’Io. – E. G.

057-081 Castro Correa (Ainoa), The Regional Study of Visigothic Script: Visigothic Script vs. Caroline Minuscule in Galicia, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 25-35. Tra XI e XII secolo, parallelamente a profonde trasformazioni liturgico-religiose e culturali, si verifica nella penisola iberica, e in particolare in Galizia, anche il passaggio dalla scrittura mozarabica a quella carolina. – L.R.

057-082 Castronuovo (Antonio), Basterà la carta?, a cura di Francesca Nepori, Imola, Babbomorto, 2021 (BBBBCIPeA, 3), pp. [24], manca ISBN, s.i.p. Questa gustosa plaquette, stampata dalla piccola ma attivissima casa editoriale che fa capo all’a., contiene una selezione di pensieri sul libro e la lettura accuratamente scelti e ordinati da Francesca Nepori. Le strisce di memoria offerte ai lettori sono brillanti e spesso ironicissime osservazioni in grado di riassumere in modo semplice e fulminante i sentimenti di coloro che vivono quotidianamente un rapporto di genuino amore (quasi carnale) con l’oggetto-libro. Sono, quelli di Castronuovo, sentimenti di luce, di tangibile emozione; giravolte spirituali che fanno breccia nell’animo tumultuoso di tanti “libridinosi” lettori e che, a parere di chi scrive, si possono riassumere nella granitica riflessione castronuoviana: “Biblioteca: non i libri, ma l’uomo che legge i libri”. – N.V.

057-083 Caviness (Madeline H.), Templates for Knowledge: Geometric Ordering of the Built Environment, Monumental Decoration, Illuminated Page, in The   Visualization of Knowledge, pp. 405-28. L’a. tenta di definire come le geometrie presenti all’interno delle architetture e delle loro decorazioni siano portatrici di messaggi e di conoscenza. – A.T.

057-084 Ceccherini (Irene), Cursivité et institutions. L’écriture de la chancellerie de France entre la fin du XIIe et la fin du XIIIe siècle, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 63-8. Il saggio, che si inserisce in una vasta indagine sulla riorganizzazione della scrittura corsiva dalla fine del XII secolo, dopo aver esposto le ragioni della ricerca, presenta i primi risultati relativi alla cancelleria dei re di Francia, sulla base dei più antichi registri conservati. – L.R.

057-085 Ceppi (Matteo), La biblioteca di Gio. Vincenzo Imperiale (Genova, 1582-1648), Padova, Antenore, 2020 (Medioevo e Umanesimo, 122), pp. 724, 6 c. di tav. b/n; ISBN 978-88-8455-716-2, € 68. Il vol. propone l’edizione commentata di due inventari manoscritti, parzialmente inediti, testimoni della biblioteca oggi dispersa di Gio. Vincenzo Imperiale, patrizio genovese, politico, letterato e collezionista. Scopo del lavoro era tratteggiare/contestualizzare il profilo culturale della biblioteca e del suo possessore, usando gli inventari come scatole nere per ricostruire una rotta biografico-culturale credibile (pp. 20-1). Il primo inventario (A; 1067 voci), realizzato in modo sommario solo in vista della futura successione ereditaria (l’Imperiale era ancora vivo), elenca unicamente a., titolo, formato e disposizione originale delle opere. Il secondo (B; 1127 voci) è invece l’inventario post mortem vero e proprio, che presenta un elevato grado di analiticità nelle descrizioni bibliografiche (a., titolo, formato, editore, luogo, anno di edizione delle opere) e ordina i testi per materia (articolandoli poi in 15 sezioni tematiche, organizzate al loro interno secondo il formato) cancellandone però la disposizione originale. Evidenti i pro e i contro dei due documenti, che avendo alla base un comune interesse di tipo patrimoniale, finiscono per completarsi a vicenda. Lo studio degli inventari librari, soprattutto se finalizzati alla ricostruzione di raccolte disperse, è complesso per chiunque, ma qui, a fronte di un’indubbia mole di lavoro, si tratta purtroppo di un’occasione in larga parte mancata. La prosa e il lessico ostacolano inutilmente la comprensione del testo, già di non facile “navigazione”, affastellando temi e problemi (si veda per esempio La compilazione degli inventari, pp. 38-42). Quanto all’analisi degli inventari strictu sensu, non è chiara la relazione numerica tra registrazioni ed edizioni (!); non si ipotizza il criterio/i criteri di acquisto delle edizioni (le migliori? le più recenti? ...?), né in generale né per le sezioni tematiche (quale, dunque, l’effettiva copertura/penetrazione disciplinare della biblioteca?); per l’identificazione delle edizioni si rinvia sempre e solo a repertori cartacei (l’a. ha dichiarato guerra tout court al Web e al digitale fin dalla Premessa; pp. 10-11), con tutto ciò che ne consegue in termini di utilità e consultabilità del vol. Inoltre, per far dialogare le fonti – le due facce della stessa medaglia! – bisogna necessariamente fare “andata-e-ritorno” alle/dalle Concordanze Inventario A ® Inventario B (pp. 575-82) e Concordanze Inventario B ® Inventario A (pp. 583-91), laddove bastava un semplice riferimento incrociato nelle trascrizioni dei documenti. Corredano il vol. una Introduzione (che è il cuore del lavoro; pp. 17-204), l’Appendice bibliografica, un nutrito apparato indicale (dei nomi, degli autori, dei tipografi, editori e librai), la Bibliografia e 6 c. di tav. b/n che riproducono parti delle fonti e il timbro di possesso dell’Imperiale. – E.G.

057-086 Cesana (Roberta), “Documenti sulle arti del libro”: una collana per la bibliologia, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 57-71. Collegando diversi elementi della biografia e degli interessi di Vigevani (ma facendone forse fin troppo un letterato e troppo poco un esperto libraio), l’a. indaga (più che altro sulla base dei voll. stessi o di qualche carta dell’archivio Vigevani, non occupandosi di fonti esterne come recensioni o altro) le origini dei vari voll. della collana dei “Documenti”, nella cui scelta giocò un ruolo decisivo la figura di Emanuele Casamassima. – Ed.B.

057-087 Cesana (Roberta), Presentazione, in Alberto Vigevani, pp. 13-5 (e in ingl. 17-9). Il vol. che raccoglie gli atti della giornata di studi è presentato dalla curatrice che, descrivendo le condizioni di limitato o nullo accesso alle biblioteche che caratterizza questo periodo, illustra come il deposito presso APICE delle carte di Alberto Vigevani (1918-1999) abbiano spinto a questa iniziativa che ha prevalentemente al centro l’esperienza delle edizioni de “Il Polifilo”. Chiude il vol. un indice dei nomi (pp. 139-44). – Ed.B.

057-088 Chajes (Jeffrey Howard), The Kabbalistic Tree, in The Visualization of Knowledge, pp. 449-73. L’a. ricostruisce la nascita delle raffigurazioni dei dieci sefirot: termine ebraico che si riferisce all’emanazione archetipica di Dio. – A.T.

057-089 Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts. Proceedings of the 19th Colloquium of the Comité international de paléographie latine (Berlin, September 16-18, 2015), edited by Martin Schubert – Eef Overgaauw, Turnhout, Brepols, 2019 (Bibliologia. Elementa ad librorum pertinentia, 50), pp. 340, ill. b/n e col., ISBN 978-2-503-57875-0, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti del diciannovesimo convegno del Comité international de paléographie latine svoltosi alla Staatsbibliothek e alla Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften di Berlino dal 16 al 18 settembre 2015. Gli interventi sono stati selezionati in seguito a una call e si sono soffermati su vari aspetti e fenomeni del cambiamento nella scrittura medievale e rinascimentale. Il vol. è corredato da un indice dei manoscritti e dei documenti d’archivio, da un indice dei nomi, dai riferimenti degli autori e da una bella serie di tavole a colori. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.

057-090 Chartier (Ann-Marie), Avant et là-bas: actualité des formes anciennes de la lecture, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 237-60. Il contributo presenta le conclusioni del vol. e del convegno, considerando vari aspetti trattati, ma proponendo importanti considerazioni e suggerendo ulteriori temi e problemi per la ricerca nel settore. In particolare, ci si sofferma su alcune trasformazioni nella lettura nel corso dell’età moderna. – L.R.

057-091 Chartier (Ann-Marie), Chantons toujours, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 13-7. Si pubblica un testo commemorativo di Xavier Bisaro, dei suoi lavori e dei suoi progetti, pronunciato dall’a. il 7 maggio 2019, in occasione di una giornata alla memoria dello studioso. – L.R.

057-092 Chatzopoulou (Venetia), Ignatios Sarafoglou from Adrianople, Bishop of Nazianzos: Scribe, Scholar, and Owner of Manuscripts, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 379-98. Il contributo fa luce su un raro esempio di biblioteca privata del sec. XVIII nella Tracia Orientale, quale quella allestita da Ignazio Sarafoglou di Adrianopoli (1739-1818), monaco della Grande Lavra sul Monte Athos (1753) e vescovo di Nazianzo (1793). Della collezione, destinata da Sarafoglou alla scuola pubblica di Adrianopoli, sopravvivono oggi 28 manoscritti e 17 stampati, conservati in due fondi poco noti ad Atene (Museo Benaki, Tameio Antallaximôn) e a Néa Orestiada (Φιλεκπαιδευτικς Σλλογος δριανουπόλεως). L’a. analizza i soli manoscritti: li presenta in base al contenuto e li mette in relazione con la biografia e la produzione erudita di Sarafoglou. – Eleonora Gamba

057-093 Cheng (Alicia Yin), This is What Democracy Looked Like. A Visual History of the Printed Ballot, New York, Princeton Architectural Press, 2020, pp. 176, ill. col., ISBN 978-1-61689-887-8, $ 29,95 (£ 25). Questo interessante vol. indaga un tema non comune nel campo degli studi sulla stampa e sulla grafica e proprio per questo certamente non scontato, ovvero quello delle schede elettorali. In particolare, l’a. esplora diverse schede elettorali statunitensi del XIX e degli inizi del XX secolo da un punto di vista prettamente grafico, analizzandone i diversi stili mutati nel tempo. L’a. insiste in particolare su come alcune schede basate su schemi grafici ben precisi abbiano potuto sia influenzare le scelte dell’elettorato in crescita in un momento cruciale della storia americana, sia favorire truffe e frodi elettorali. Uno studio di grande interesse non solo per i grafici, ma anche per la storia della democrazia statunitense, come dimostrano la prefazione di Julian E. Zelizer, professore della Princeton University e un saggio di Victoria Bassetti, ricercatrice del Brennan Center for Justice della New York University School of Law, che completano il vol. – P.S.

057-094 Chiabrando (Mauro), Il particolare superfluo. Atlante delle minuzie editoriali, Milano – Riva del Garda, Luni – Associazione librai antiquari italiani, 2019 Þ rec. Roberta Cesana, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 532-7.

057-095 Chines (Loredana), Il volto di Lucrezia fra documenti e finzioni narrative, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 63-80. Lo studio porta alla luce alcuni documenti d’archivio di Lucrezia Borgia (1480-1519) che dimostrano tutta la potenzialità narrativa della sua vicenda biografica, anche perché messa in relazione con alcuni scambi epistolari avuti dalla scrittrice Maria Bellonci, autrice, nel 1939, di una biografia della nobildonna italiana. – P.S.

057-096 Chiron (Pascale), La voix des écoliers dans quelques farces, moralités et comédies du XVIe siècle, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 197-215. L’a. intende dimostrare che il teatro fu, per alcuni precettori o maestri di scuola del XVI secolo, un luogo di educazione all’espressione linguistica. La commedia o la farsa che vedono tra i personaggi lo studente stesso sono uno specchio piacevole e utile in questo sistema educativo. – L.R.

057-097 Ciaralli (Antonio), Questioni paleografiche: sulla databilità dei frammenti. A proposito del frammento Pergamene sparse, scatola 1bis della Biblioteca universitaria di Pavia, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – P. L. Mulas, pp. 133-62.

057-098 Ciccarello (Domenico), Tra grandi biblioteche e grandi lettori: i Conventuali, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 139-82. «L’esame della normativa sul possesso e l’uso dei libri nei conventi, e del quadro organizzativo degli studia e dei curricula dei frati Conventuali, soprattutto in epoca post-conciliare, permette di individuare le principali direttrici di sviluppo delle biblioteche dell’Ordine dopo i primissimi secoli» (pp. 180-1). – L.R.

057-099 Clemente San Román (Yolanda), Textos e imágenes publicitarias en la prensa periódica hispanoamericana de finales del siglo XIX y principios del siglo XX, «Titivillus», 6, 2020, pp. 123-35. Si esaminano le pubblicità presenti nelle riviste letterarie ispano-americane della fine dell’Ottocento e del primo Novecento sia attraverso le immagini che a livello testuale. L’analisi dell’uso delle pubblicità e dei prodotti reclamizzati mostra una società investita da profondi cambiamenti. Particolare attenzione viene dedicata a quelle pubblicità dedicate al pubblico femminile. – Marco Francalanci

057-0100                                           

057-101 Cohen (Adam S.), Diagramming the Diagrammatic: Twelfth-Century Europe, in The Visualization of Knowledge, pp. 383-404. Il contributo, evitando di cadere in un eccessivo rigorismo classificatorio, tenta di definire alcuni criteri che permettano di distinguere e delineare differenti tipologie di diagrammi in uso nell’Europa del dodicesimo secolo. – A.T.

057-102 Colloquio (Il) circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, a cura di S. Cremonini – F. Florimbii, Bologna, Pàtron, 2020, pp. 652, ill., ISBN 978-88-555-3469-7, € 62. Vol. edito in occasione del settantesimo compleanno della festeggiata, della quale viene censita la bibliografia (pp. 13-24, a cura di Valentina Zimarino). Si schedano alcuni contributi.

057-103 Come vadia il cielo. Mostra bibliografica in omaggio ai 100 anni della Società Astronomica Italiana (1920-2020). Contributi e catalogo della mostra, a cura di Massimo Mazzoni – Paolo Tiezzi Maestri, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2020 (Il Moreni, 16), pp. 136, ill. b/n e col., ISBN 978-88-98282-50-0, s.i.p. Il vol., conformemente alla bella tradizione della Società Bibliografica Toscana, rappresenta il catalogo della mostra libraria svoltasi presso lo spazio espositivo Carlo Azeglio Ciampi dell’Expo Comuni Toscana di Firenze dal 19 febbraio al 5 marzo 2020. Oltre alle schede, con riproduzioni dei frontespizi, delle trentadue edizioni del Cinquecento esposte, si trovano anche sette saggi, utili a inquadrare alcuni aspetti della mostra e la storia della Società Astronomica Italiana, il cui centenario della fondazione ha fornito il “pretesto” per l’iniziativa. In particolare, si segnala il contributo di Ileana Chinnici (La fondazione della Società Astronomica Italiana, un centenario da ricordare, pp. 9-16), che ripercorre il primo secolo di vita della Società. Spazio poi al calendario gregoriano (Francesco Vizza, Il Calendario Gregoriano, pp. 47-59 e Manlio Sodi, Misurare il tempo: tra fascino e sfide. Alle origini del calendario gregoriano, pp. 61-74), a figure di astronomi come Alessandro Piccolomini (Alberto Righini, Alessandro Piccolomini divulgatore di scienza, pp. 17-28) e Giovanni di Sacrobosco (dello stesso Righini, La Sfera di Giovanni di Sacrobosco, pp. 29-31) e un approfondimento sull’Opera mathematica di Johann Schoener, la cui prima edizione uscì a Norimberga con una prefazione di Filippo Melantone (Y. De Leo – Massimo Mazzoni – M. Romoli, 1551: il sapere del Mondo nell’Opera Mathematica di Schoener, pp. 75-90). Il vol. comprende anche un contributo di Massimo Mazzoni (L’universo è iniziato in una notte d’autunno, pp. 33-46) e di Paolo Tiezzi Maestri (L’ossessione delle misure, pp. 93-4), che gioca sulla sottile ambiguità tra il misurare che caratterizza la storia dell’uomo e il collezionismo librario. – L.R.

057-104 Conconi (Bruna), «Demonstrer ce qui est plus clair que le plein midy»: italianisme et traduction d’après les inventaires de la Croix du Maine et Du Verdier, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 91-110. Il contributo analizza il ruolo della traduzione nella penetrazione di autori italiani nella produzione bibliografica e nella cultura francesi, studiando le Bibliothèques françoises di François Grudé de La Croix du Maine (Paris, 1584) e Antoine Du Verdier (Lyon, 1585), importanti elenchi alfabetici di edizioni francesi del XVI sec. – S.C.

057-105 Conigliello (Lucilla), Itinerari artistici di perfezione tra La Verna e Camaldoli nel primo Seicento, in La Rilliana e il Casentino, a cura di A. Busi – L. Conigliello – P. Scapecchi, pp. 91-108. L’a. considera alcune mostre organizzate alla Rilliana negli anni ’90 e nei primi anni 2000. Fra gli artisti al centro di queste esposizioni, poi confluite in cataloghi, spicca la figura del pittore veronese Jacopo Ligozzi, che a La Verna nel 1607 produsse straordinari disegni della vita di san Francesco. R. Schiaminossi e D. Falcini li riprodussero in 23 incisioni che posero a corredo della rara Descrizione del Sacro Monte della Vernia del 1612. – Marco Francalanci

057-106 Conti (Daniele) – David Speranzi, Uno sconosciuto incunabolo della Theologia platonica con note d’autore (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, P.4.28), «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 83-102. I due autori parlano di una copia (fino a oggi sconosciuta) di un’editio princeps della Theologia platonica recentemente donata alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e recanti correzioni d’autore. – Ar.L.

057-107 Contreras (Mayte), Falsificaciones en la imprenta de Alcalá, con la guerra de Cataluña al fondo, in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 77-111. Uno studio sul materiale tipografico utilizzato per la stampa della Defensa de España contra las calumnias de Francia e della Idea del Principado de Cataluña, entrambe opere di José Pellicer, rivela che si tratta di edizioni contraffatte ad Alcalá dallo stampatore Antonio Vázquez. L’a. propone anche di attribuire due lastre calcografiche utilizzate nella Idea del Principado alla mano di Juan de Noort: un’ipotesi che apre uno spiraglio a ulteriori approfondimenti. – D.M.

057-108 Corelli (Silvia), Immagini di donna nel cantare: strategie canterine nella rappresentazione del personaggio femminile, «Testo», 79/2, 2020, pp. 111-27. Il saggio affronta la rappresentazione del personaggio femminile nella letteratura canterina e dei debiti che essa intrattiene con la produzione stilnovista, rimarcando anche il ruolo della stampa popolare nella diffusione del genere. – M.G.

057-109 Cottignoli (Alfredo), Dante, Ilaro e l’enigma della «Commedia» latina, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 207-14. Si ripercorre il testo della nota e controversa Epistola di Ilaro, con una rassegna delle ultime voci bibliografiche sull’argomento. – L.Ma.

057-110 Couleau (Jérémie), Au travail suis, le cheminement de l’élève musicien, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 145-55. Interessante contributo che presenta alcune note derivate in particolare dal ms. London, British Library, Add. MS 37075, con appunti musicali di uno studente a integrazione di un quaderno di grammatica latina. – L.R.

057-111 Crivello (Fabrizio), L’iniziale zoomorfa e il suo contesto, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – P. L. Mulas, pp. 111-20.

057-112 Crupi (Gianfranco), Il collezionismo della memoria mobile: gli alba amicorum, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 111-29. Particolarmente diffusi nell’ambiente germanico, gli alba amicorum, ovvero le raccolte di firme autografe di persone illustri incontrate durante i viaggi per l’Europa e corredati di disegni e stampe, divennero un fenomeno comune soprattutto a partire dal 1550 e nel corso di tutto il ‘600, per esaurirsi al termine del secolo successivo. – M.C.

057-113 Cruz de Carlos Varona (María), Sobre un dibujo de Alonso Cano en la Morgan Library de Nueva York, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 215-25. Si presenta la corretta identificazione del tema di un disegno di Alonso Cano (1601-1667) conservato presso la Morgan Library di New York, dimostrandone anche l’appartenenza a un grandioso ciclo conventuale, di cui viene puntualmente ricostruita la storia. – E.G.

057-114 Curran (Colleen M.), Standardization through Hybridization: The Morphology of English Caroline Script, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 259-68. Sulla base di due casi di studio – il London, British Library, MS Additional 9381 e il San Pietroburgo, Public Library, O.v.XIV.I –, il saggio mostra alcune caratteristiche della carolina inglese, nel momento della sua fissazione. – L.R.

057-115 Cutrì (Maicol), Storia editoriale del «Cannocchiale aristotelico», «Testo», 79/2, 2020, pp. 63-86. In uno studio organico e dettagliato, l’a. ripercorre l’intera storia editoriale del Cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro a partire dalla princeps del 1654: tutta la trafila delle edizioni dell’opera è puntualmente corredata da schede bibliografiche che informano dei dati della stampa e rimandano ai principali repertori. – M.G.

057-116 Damiani (Concetta) – Alessia Ricci, «La mia professione, le mie attività, ciò che io più che altro sono stato, è qui»: carte e libri di Ugo Gregoretti tra conservazione consapevole e necessità di riorganizzazione, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 81-98. Il contributo discute di alcuni temi legati alle carte del regista, attore e drammaturgo Ugo Gregoretti (1930-2019), da lui stesso raccolte e conservate. Un vero e proprio archivio d’a. che, come sottolineato dalle autrici dell’articolo, le quali hanno anche avuto la possibilità di discuterne con lo stesso Gregoretti, necessita di un progetto di riorganizzazione sistematica. – P.S.

057-117 Danesi (Daniele) – Ilenia Maschietto, Catalogo del Fondo Cesare Grassetti della Fondazione Giorgio Cini, Firenze, Olschki, 2020 Þ rec. Federica Fabbri, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 491-4.

057-118 David (Massimiliano) – Alessandro Melega, Cultura del monogramma nelle religioni misteriche della Tarda Antichità, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 105-118.

057-119 Davies (Martin) – Neil Harris, Aldo Manuzio: l’uomo, l’editore, il mito, Roma, Carocci, 2019 (Frecce, 283) Þ rec. Antonio Castronuovo, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 476-81.

057-120 De Franceschi (Loretta), Le biblioteche private di Annibale e Alessandro Guidotti a fine Ottocento, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 247-66. Si analizza il fondo documentario e librario dei due membri della famiglia Guidotti, antica schiatta senatoria bolognese. – P.S.

057-121 De Los Reyes Gómez (Fermin), Las Ordenanzas de Cuéllar (1499), un incunable incontrolado, «Titivillus», 6, 2020, pp. 23-44. Viene presentato e analizzato un incunabolo sinora ignoto ai cataloghi ma ricordato in alcuni studi di storia locale e digitalizzato dall’archivio municipale di Santibáñez de Valcorba (Valladolid). Si tratta di un’edizione in folio che l’a. attribuisce a Juan de Burgos e colloca cronologicamente all’inizio dell’estate del 1500. – Marco Francalanci

057-122 De Pasquale (Andrea), Digitalizzare la letteratura italiana del Novecento: i progetti della Biblioteca nazionale centrale di Roma per le biblioteche e gli archivi d’autore, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 349-66. Si illustrano alcuni progetti di tutela e valorizzazione di fondi archivistici e librari di alcuni tra i più importanti scrittori del Novecento conservati dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, diventata negli anni uno dei maggiori centri di studio della letteratura italiana contemporanea. – P.S.

057-123 De Robertis (Teresa) – Nicoletta Giovè, Come cambia la scrittura, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 9-23. Il contributo presenta una riflessione sui meccanismi di cambiamento grafico – visto come una fissazione irreversibile –, attraverso l’esame di due momenti di articolazione essenziale della scrittura latina: il passaggio al sistema grafico moderno e l’Umanesimo. – L.R.

057-124 Degott (Pierre), «Not fitt or desent»: le débat sur la présence des garçons de la Chapelle Royale sur la scène anglaise de 1599 à 1626, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 225-34. Il saggio intende evocare alcuni aspetti problematici legati a un breve periodo, all’inizio del XVII secolo, della storia della Royal Chapel, istituzione inglese composta da musicisti ed ecclesiastici. – L.R.

057-125 Delcorno (Carlo), Una predica fiorentina di Alessandro da Bologna, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 215-24. La predica Et surgentes eadem hora, tenuta nella Pasqua del 1444 dal domenicano Alessandro da Bologna, è contenuta in due manoscritti miscellanei: il C.IV.20 del Seminario Arcivescovile di Firenze e il Pal. 23 della Palatina di Parma. Si forniscono notizie sull’a., noto come eccellente predicatore, un riassunto del testo, e si evidenziano alcuni motivi in esso presenti, molto diffusi nella cultura coeva degli umanisti: l’insistenza sull’eleganza dei palazzi di Firenze, le feste, le giostre e i balli (tutte occasioni, queste ultime, di peccato), la critica all’idea di «padre della patria», forse un’allusione a Cosimo. – L.Ma.

057-126 Delcorno Branca (Daniela), Fisionomia e circolazione di una raccolta di lettere spirituali del Quattrocento: nuove testimonianze del «Giardino novello», in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 225-37. Il Giardino novello è una raccolta di 32 lettere di direzione spirituale anonime, risalenti al primo trentennio del Quattrocento, contenute nel ms. Conventi Soppressi C.IV.1437 della BNCF. La prima redazione è il Liber epistolarum con le prime 18 lettere, nel Vat. lat. 11259. Esistono inoltre tre testimoni antologici: il Laur. Segni 20, il Ricc. 2105 e il Barb. lat. 3932. La prima redazione nacque nell’ambiente brigidino genovese nel primo ventennio del secolo, per poi diffondersi presso altri ordini religiosi fiorentini – le terziarie francescane di Sant’Onofrio e le domenicane di Santa Lucia – e romani – un gruppo di affiliazione agostiniana. – L.Ma.

057-127 D’Elia (Diego), Il Codice Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, Ms. 1475 ‘Catalogo di tutte le edizioni di autori che hanno trattato sopra il Giuoco degli Scacchi’. Edizione critica e commento di una bibliografia manoscritta inedita sul gioco degli scacchi, e analisi del patrimonio librario, Bassano del Grappa, Attilio Fraccaro editore, 2020, pp. 690, ill., ISBN 9788896136768, € 40. Un vol. complesso, ricco di contenuti e approcci diversi con un unico fil rouge a legare le differenti sezioni di cui è composto: il gioco degli scacchi. La prima parte è incentrata sulle principali bibliografie che hanno trattato del nobile gioco a partire dal XVI secolo fino a tutto l’Ottocento, compresi anche i contributi tratti da periodici e quelli inseriti in opere più ampie. Segue l’edizione critica de Il Codice Vicenza ms. 1475, che dà il titolo all’opera, e una terza sezione dedicata ai libri riguardanti gli scacchi presenti nelle collezioni della Biblioteca Bertoliana di Vicenza, divisi per provenienze. A completare questa sezione vi sono infine tre appendici: la tavola delle provenienze dei singoli libri, la tavola dei libri con segnatura di provenienza sconosciuta e la trascrizione del ms. 3570 della Biblioteca Bertoliana, Discorso sul gioco degli scacchi, copia del Modo facile per intendere il vago, e dilettevole giuoco de gli scacchi, pubblicato a Venezia nel 1665. Un ricchissimo corredo fotografico costituisce la quarta parte dell’opera, seguito da una vasta bibliografia e da una serie di indici. L’a. considera i libri di scacchi presenti nella biblioteca vicentina come un fondo scacchistico «di eccezionale livello», sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, a testimonianza nei secoli passati di un interesse non secondario riguardo a questo antico gioco. – M.C.

057-128 Depaolis (Federica) – Walter Scancarello, Alessandro Brezzi e Emma Perodi: un incontro fortunato, in La Rilliana e il Casentino, a cura di A. Busi – L. Conigliello – P. Scapecchi, pp. 115-25. Si riflette sull’attività di promozione di A. Brezzi dell’opera di Emma Perodi, scrittrice tardo ottocentesca che scelse il Casentino come cornice a Le novelle della nonna. Gli sforzi di Brezzi, che culminarono nell’organizzazione del convegno Casentino in fabula: cent’anni di fiabe fantastiche, 1893-1993, hanno avuto il merito di rinvigorire l’interesse per la Perodi. – Marco Francalanci

057-129 Dessi (Paola), L’educazione alla vocalità nel sistema di scolarizzazione barbadiciano, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 173-82. Il saggio si basa sull’impianto curriculare degli studi delle scuole diocesane padovane messo in atto dal vescovo Gregorio Barbarigo tra 1664 e 1697 e che resterà in vigore fino alla fine dell’Ottocento. – L.R.

057-130 Di Domenico (Giovanni), Per una biblioteca inclusiva, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 375-387. Una caratteristica fondamentale delle biblioteche future, ma anche di quelle di oggi, è l’inclusività, requisito di primaria importanza nelle società del domani. – M.C.

057-131 Di Nicola (Laura), «Una biblioteca mia non riesco mai a tenerla assieme»: gli scaffali reali e ideali di Italo Calvino, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 99-112. Il contributo analizza il rapporto tra Italo Calvino (1923-1985) e i suoi libri, conservati in tre diverse biblioteche private tra Roma, Torino e Parigi, e lo fa intrecciando alcune considerazioni dell’a. recuperate sia nelle corrispondenze d’archivio, sia in alcuni suoi scritti, su tutti Guida alla formazione di una biblioteca pubblica e privata (Einaudi, 1969) e le celebri Lezioni americane (Garzanti, 1988). – P.S.

057-132 Die Inkunabeln der Württembergischen Landesbibliothek Stuttgart, Beschrieben von Armin Renner unter Mitarbeit von Christian HerrmannEberhard Zwink, Geleitwort von Hannsjörg Kowark †, 4 voll., Wiesbaden, Harrassowitz, 2018, pp. 2894, ISBN 978-3-447-11075-4, € 512. Il monumentale catalogo degli incunaboli della Württembergischen Landesbibliothek di Stoccarda conta ben 7.125 schede, di cui 32 relative a esemplari perduti elencati in fine e un certo numero di probabili postincunaboli numerati ma marcati in modo particolare, cui si devono aggiungere 11 Blockbücher descritti al principio (tra cui un libro tibetano già di Caterina di Russia). Oltre le notizie essenziali sull’edizione e una selezionata bibliografia, le schede riportano notizie dei possessori e dello stato di conservazione. L’opera è dotata di un ampio saggio introduttivo (I, pp. 7-103), nonché di un indice generale (IV, pp. 2319-2437), di uno dei possessori (IV, pp. 2437-2505), di quello dei tipografi (IV, pp. 2506-28), dei legatori (IV, pp. 2529-47), di concordanze coi maggiori repertori e infine di un’ottantina di belle tavole a colori. – Ed.B.

057-133 Dompnier (Bernard), Il libro tra i frati, i libri dei frati, «Franciscana. Bollettino della Società internazionale di studi francescani», XXI, 2019, pp. 259-94. Il saggio, concepito come conclusioni del XLVI Convegno internazionale di Assisi, 18-20 ottobre 2018, Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed età moderna (Þ «AB» 057-112), propone un’ampia rassegna di temi e problemi che legano il libro, specie quello a stampa, ai frati francescani. – L.R.

057-134 Dompnier (Bernard), Xavier Bisaro, infatigable traqueur de l’insaisissable, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 9-11. L’a. offre un breve profilo di Xavier Bisaro, attraverso i suoi scritti. – L.R.

057-135 Donati (Barbara), L’Accademia degli eretici. Professori e studenti a Pisa tra Inquisizione e Granducato, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 241-58. Il contributo analizza il caso sollevato dall’inquisitore generale Giacomo Savelli, in relazione alle presunte posizioni eterodosse di un certo ambiente accademico pisano. In particolar modo, l’a. si interroga sulle reali ragioni che portarono all’attenzione la vicenda, sottolineando come «se, infatti, a Roma qualche inquisitore temeva per l’ortodossia dell’accademia pisana, a Pisa certamente molti temevano ancora di più le invidie e le ambizioni dei colleghi, feroci e puntuali tanto quanto i tribunali del Sant’Uffizio» (p. 242). – A.T.

057-136 Donati (Riccardo), «In un punto si capisce il mondo». Il laboratorio poetico di Remo Pagnanelli alla luce delle carte d’archivio, in La poesia in archivio. Progetti amatoriali e processi editoriali, pp. 59-74. Remo Pagnanelli è stato un poeta ingiustamente relegato ai confini della storiografia letteraria. Attraverso uno studio approfondito delle sue carte (conservate presso il Gabinetto Vieusseux di Firenze), Riccardo Donati spiega i motivi che lo hanno portato a comprendere e ad apprezzare veramente la figura dell’a. marchigiano. – Ar.L.

057-137 Ehl (Patricia), Voix d’élèves dans les collèges jésuites à la fin du XVIe et au début du XVIIe siècle, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 79-90. Il contributo indaga il ruolo della parola e del saper parlare nel sistema scolastico-educativo dei collegi gesuitici nel momento di affermazione definitiva della ratio studiorum. – L.R.

057-138 Errani (Paola) – Marco Palma, Incunaboli a Cesena, Roma, Viella, 2020 Þ rec. Simona Inserra, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 482-5.

057-139 Evangelou (Youli), “τ ν τ νήσ Χάλκ μοναστήριον Μητροφάνης νήγειρεν”. The Founding and Restoration of Monasteries in the Ottoman Empire, 16th Century, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 61-73.

057-140 Even-Ezra (Ayelet), Seeing the Forest beyond the Trees: A Preliminary Overview of a Scholastic Habit of Visualization, in The Visualization of Knowledge, pp. 163-82. L’a., basandosi sull’analisi dei marginalia in alcuni manoscritti universitari del XIII secolo, arriva a definire un modello scolastico di suddivisione del pensiero e della conoscenza sul quale gli studiosi si potevano appoggiare: divisione e sottodivisione in categorie ed enumerazione. – A.T.

057-141 Faggiolani (Chiara), «Uno e indivisibile è il problema del libro». Giulio Einaudi per la pubblica lettura, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 335-49. Il progetto e la realizzazione della biblioteca di pubblica lettura per il Comune di Dogliani, realizzata da Giulio Einaudi in memoria del padre Luigi, rappresentò un momento innovativo per il mondo bibliotecario italiano, da cui derivarono molte altre esperienze similari negli anni successivi. – M.C.

057-142 Felici (Lucia), La ricerca religiosa di Caterina Cybo nella Firenze cosimiana, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 57-75. L’a. mira a ricostruire il percorso religioso della nobildonna Caterina Cybo nella Firenze di Cosimo I. La ricerca religiosa della Cybo si inserisce a pieno titolo nella crisi spirituale e politica dell’Italia del XVI secolo, che ebbe il suo epicentro nella Firenze di Cosimo de’ Medici: la nobildonna si spinse dapprima verso la sfera dell’eterodossia e successivamente, col mutare dei tempi, ripiegò verso una dimensione privata della fede. – A.T.

057-143 Ferrand (Mathieu), Du colloque scolaire au théâtre latin. Paroles d’élèves dans les Dialogi d’Adrien Barlandus (Louvain, Thierry Martens, 1524), in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 185-96. I dialoghi umanistici erano non solo dei prontuari per apprendere formule di conversazione in latino, ma anche dei testi che potevano essere recitati, sempre con finalità didattiche. – L.R.

057-144 Ferrigno (Amélie), L’«italianisme bibliophilique» dans le fonds de la Bibliothèque Mazarine, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 283-300. Si studiano possessori e provenienze nei fondi della Bibliothèque Mazarine di Parigi per ricostruire la storia del collezionismo e della lettura di libri in lingua italiana in ambiente francese nel XVI e XVII sec. – S.C.

057-145 Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento (1498-1569), a cura di Lucia Felici, Torino, Claudiana, 2020 (Collana della Società di studi valdesi, 43), pp. 361, ill. b/n, ISBN 978-88-6898-254-6, € 35. Il vol. traccia un’immagine della religiosità nella Firenze medicea dal 1498 al 1569, religiosità considerata attraverso approcci storiografici diversi e con uno sguardo rivolto sia all’interno del ducato sia alle sue proiezioni verso l’esterno. La materia è quindi suddivisa in due sezioni: La religione e la corte; Circuiti delle esperienze religiose a Firenze e oltre. Nella prima sezione si trovano saggi dedicati a figure di spicco all’interno dell’entourage della corte medicea, figure in rapporto con questo ambiente per motivi religiosi, finanziari, politici, culturali. Attraverso la vita e le attività di questi personaggi è possibile ricostruire l’evolversi della situazione religiosa, sociale e politica fiorentina. Nella seconda sezione si trovano invece vari studi che analizzano la vita religiosa e culturale fiorentina in relazione alla sua dimensione extraurbana. Chiude il vol. un utile indice dei nomi. Si spogliano i singoli contributi. – A.T.

057-146 Fisico (Un) reggiano a Parigi. Giovanni Battista Venturi e una nuova immagine di Leonardo da Vinci, a cura di Roberto MarcuccioChiara Panizzi, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 2019, pp. 213, ill. col., € 10. Il vol. è il catalogo della mostra realizzata in occasione dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, presso la Sala Pianoterra della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia (19 ottobre 2019 – 19 gennaio 2020). Il progetto aveva come obiettivo quello di creare un dialogo tra il genio italiano e un personaggio profondamente legato al territorio di Reggio Emilia, il fisico e storico della scienza Giovanni Battista Venturi che, per primo, studiò a Parigi i manoscritti di Leonardo requisiti a Milano dai francesi. Il catalogo si apre con cinque saggi a cura di Roberto Marcucci, Chiara Panizzi e Claudio Giorgione e ripropone il percorso della mostra, suddiviso in sei sezioni: di ogni opera sono presenti una riproduzione fotografica, una scheda dettagliata e una nota bibliografica. Il vol. è inoltre corredato da un apparato bibliografico. – Martina Mineri

057-147 Fonti d’ispirazione, Quellen der inspiration. Biblioteche degli artisti tedeschi a Roma, Deutsche künstlerbibliotheken in Rom 1795-1915, a cura di Ulf Dingerdissen, Maria Gazzetti e Michael Thimann, Roma, Casa di Goethe, 2020, pp. 240, ill. col., ISBN 978-3-930370-53-5, € 18. Il vol., bilingue, è stato pubblicato in occasione della mostra al museo Casa di Goethe a Roma (28 febbraio – 20 settembre 2020), dedicata alle biblioteche degli artisti tedeschi nella Roma del XIX secolo. All’introduzione e ai due saggi firmati rispettivamente da Maria Gazzetti, Ulf Dingerdissen e Michael Thimann, segue un’ampia sezione dedicata alla riproduzione fotografica di molti materiali presenti nella mostra e dal catalogo di tutte le opere esposte. Il libro si conclude con una ricca bibliografia. – Martina Mineri

057-148 Formiga (Federica), Sviluppo dell’agricoltura nello Stato Veneto attraverso le accademie e la produzione editoriale (1768-1797), in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 193-204. A partire dal 1768 la Repubblica di Venezia promosse la formazione di Accademie agrarie in tutti i maggiori centri di Terraferma, con la conseguente stampa di libri miranti al miglioramento della coltivazione e della produttività delle campagne locali. – M.C.

057-149 Fortin (Stefano), Torquato Tasso, poeta tra «ideale» e «reale» nella riflessione critica di Giovita Scalvini, «Testo», 79/1, 2020, pp. 81-93. L’articolo prende in esame gli scritti di argomento tassiano del poeta e critico bresciano Giovita Scalvini: di particolare interesse, la sua breve ma significativa collaborazione con gli ambienti della «Biblioteca italiana» e il suo dialogo letterario a distanza con Foscolo. – M.G.

057-150 Fossati (Fabrizio), La catalogazione del fondo degli incunaboli della Biblioteca Nazionale Braidense. Con una nuova datazione per il De fide et legibus di Guillaume d’Auvergne, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 167-74. Grazie alla recente catalogazione (iniziata nel 2016) degli incunaboli della Biblioteca Nazionale Braidense sono state portate alla luce tantissime informazioni riguardo la circolazione libraria in Lombardia (e non solo). L’a. propone anche una nuova datazione del De fide et legibus di Guillaume d’Auvergne. – Ar.L.

057-151 Frigeni (Roberta), La Francia vista dall’Italia. Il caso delle Scritture di Francia di Comino Ventura (1593-1594), in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 191-206. L’a. ripercorre la biografia del tipografo bresciano Comino Ventura, attivo a Bergamo tra 1579 e 1617, per contestualizzare all’interno della sua produzione l’edizione della Raccolta di scritture di Francia, una rassegna di documenti e fonti sulla Francia di fine XVI sec. da lui stesso curata. – S.C.

057-152 Gagliardi (Isabella), Simone Fidati da Cascia e Lutero, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 177-90. Nel contesto della letteratura agostiniana, l’a. analizza la diffusione dei testi di Simone Fidati da Cascia, testi a cui presumibilmente si ispirò anche Lutero. – A.T.

057-153 Gambarara (Daniele) – Giuseppe Cosenza, Distribuire e riunire. La biblioteca e il fondo di Tullio De Mauro, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 367-88. Si fanno alcune osservazioni sul fondo librario di Tullio De Mauro (1932-2017), conservato presso la biblioteca dell’Università della Calabria. – P.S.

057-154 Gambari (Stefano) – Mauro Guerrini, «Voi sarete più ricco, ma dubito moltissimo se sarete più felice». A proposito del periodo d’insegnamento di Antonio Panizzi a Londra, 1828-1831, in La Rilliana e il Casentino, a cura di A. Busi – L. Conigliello – P. Scapecchi, pp. 151-71. Il contributo riflette sui primi anni inglesi di Antonio Panizzi. Si ripercorrono brevemente le relazioni che intrattenne con alcuni intellettuali e si considerano gli anni del suo insegnamento alla neonata London University, presso cui tenne la cattedra di lingua e letteratura italiana. Speciale enfasi è dedicata all’analisi e alla descrizione delle opere che pubblicò fra il 1528 e il 1531. – Marco Francalanci

057-155 Gambari (Stefano) – Mauro Guerrini, Antonio Panizzi e le sue due antologie di letteratura italiana: Extracts from the Italian Prose Writers e Stories from Italian Writers, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 245-259. Nel 1828 e nel 1830 Antonio Panizzi, appena nominato professore di lingua e letteratura italiana alla London University, pubblicò due antologie di prose tratte dalla letteratura italiana, dimostrando una notevole versatilità anche nel predisporre strumenti didattici per i propri studenti. – M.C.

057-156 Gambaro (Elisa), «Sul rovescio dell’estate». Il lavoro di Sereni in Un posto di vacanza, in La poesia in archivio. Progetti amatoriali e processi editoriali, pp. 33-57. Ci sono volute quasi due decadi, a Vittorio Sereni, per comporre uno dei suoi lasciti letterari più alti e pregnanti: Un posto di vacanza. Un testo pieno zeppo di meta-letterarietà (perché parla di poesia, di crisi creativa, del rapporto difficile, quasi conflittuale, tra la pagina e la realtà), che l’a. sapientemente interroga – insieme alle carte del poeta luinese – per spiegarne il lavorìo compositivo. – Ar.L.

057-157 García Arenal (Mercedes) – Stefania Pastore, Cartas desde la prisión inquisitorial, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 163-177. Si analizzano, in quanto fonti documentarie autonome del tutto diverse dagli interrogatori, le lettere scritte dagli eretici durante la loro carcerazione. – E.G.

057-158 García-Cervigón Del Rey (Inmaculada), El «Soliloquio de Sant Buenaventura»: una nueva edición del sucesor de Pedro Hagenbach, in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 113-30. Il contributo indaga l’attività dell’anonimo successore di Pedro Hagenbach a Toledo attraverso l’edizione del Soliloquio di Sant Buenaventura, nelle due copie alla British Library di Londra e alla Hispanic Society of America a New York. Attraverso l’analisi del materiale tipografico, si propone di retrodatare la stampa di circa 20-25 anni rispetto alla lezione comunemente accettata da cataloghi e repertori. Viene scartata anche l’ipotesi che l’a. sia Juan de Villaquirán, mentre il traduttore potrebbe essere il francescano Ambrosio Montesino. La dedica a Doña Catalina de Toledo, contessa di Cifonte, potrebbe spiegare la scelta di Toledo come luogo di stampa. Il saggio è corredato da una scheda bibliografica dell’edizione e da una puntuale analisi degli esemplari conservati. – D.M.

057-159 Gastgeber (Christian), Ogier Ghislain de Busbecq und seine griechischen Handschriften, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli - M. Cassin - M. Détoraki, pp. 145-81. Approfondita analisi della raccolta dei più di 270 manoscritti greci acquistati a Costantinopoli fra il 1555 e il 1562 dal diplomatico fiammingo Ogier Ghislain de Busbecq per conto dell’imperatore d’Austria, oggi conservati a Vienna nella Österreichische Nationalbibliothek, con particolare rilievo alla loro provenienza. – Eleonora Gamba

057-160 Gatta (Massimo), Per una fragilità della conoscenza: il manoscritto Voynich. Un testo limite, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 163-91. L’a. ripercorre la storia dei passaggi di mano del misterioso codice Voynich. – F.F.

057-161 Gatti (Elena), Francesco Platone de’ Benedetti: il principe dei tipografi bolognesi tra corte e Studium (1482-1496), prefazione di Daniela Delcorno Branca, postfazione di Edoardo Barbieri, Udine, Forum, 2018 (Libri e biblioteche, 39), pp. 614, ISBN 978-88-328-2107-8, € 35. Þ rec. Graziano Ruffini, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 197-9.

057-162 Gavinelli (Simona), Ipotesi per una localizzazione dell’antico frammento musicale della Biblioteca universitaria di Pavia, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – Pier L. Mulas, pp. 121-32.

057-163 Géhin (Paul), Scribes du milieu patriarcal dans les années 1607-1610: le protosyncelle Gabriel Soumaroupa, le didascale Anthime et le didascale Hilarion Gradenigos, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – Détoraki, pp. 211-23. L’articolo illustra la produzione di tre copisti attivi fra il 1607 e il 1610 sull’isola di Halki: Gabriel Soumaroupa e il monaco Antimo nel monastero della Panagia, Hilarion Gradenigos nel monastero della SS. Trinità. – Eleonora Gamba

057-164 Gersten (Tatiana), The care and conservation of the manuscripts of the Dukes of Burgundy today, in The Library of the Dukes of Burgundy, edited by B. Bousmanne – E. Savini, pp. 103-18. L’a. descrive il fondo borgognone della Bibliothèque Royale di Bruxelles, con particolare riferimento alla conservazione di questi preziosi manoscritti, alcuni dei quali hanno avuto anche una storia complessa. – L.R.

057-165 Giannini (Massimo Carlo), Intellettuali militanti: i frati predicatori tra censura e Inquisizione nel Cinquecento, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 327-54. Si propongono «alcune riflessioni in merito ai problemi complessi in tema di esercizio da parte dei Domenicani dell’attività censoria sia all’interno dell’ordine e per conto della Santa Sede sia nelle vesti di inquisitori, mettendo in evidenza interessanti elementi di periodizzazione e cortocircuiti personali e istituzionali che aprono nuove prospettive di ricerca» (p. 331). – L.R.

057-166 Gimeno Blay (Francisco M.), Muestrario gráfico del otoño medieval: Ars litteraria y Ars alphabetica de Hartmann Schedel, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 239-55. Al medico tedesco Hartmann Schedel, noto per il celebre Liber chronicarum, si devono anche due manoscritti (München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 451 e Clm 961) con diversi tipi di scritture in uso in Italia e Germania. Si dovranno forse intendere questi libri come esempi calligrafici in un’epoca di radicali cambiamenti. – L.R.

057-167 Ginzburg (Carlo) – Adriano Prosperi, Giochi di pazienza. Un seminario sul Beneficio di Cristo, Macerata, Quodlibet, 2020 (Saggi, 41), pp. 298, ISBN 978-88-229-0495-9, € 20. Si tratta della nuova edizione del celebre lavoro pubblicato per la prima volta da Einaudi nel 1975. Il vol. raccoglie il resoconto di un seminario che i due autori tennero all’Università di Bologna, insieme a un gruppo di studenti, sul Beneficio di Cristo, uno dei testi religiosi più diffusi nell’Italia del XVI secolo. L’interesse che il libro suscitò allora – ma fu anche al centro di numerose critiche –, e che continua a suscitare, è dato dalla modalità di narrazione: non l’esposizione di una ricerca compiuta, ma la cronaca di tutto il lavoro, fatto di ipotesi, controipotesi e anche errori di valutazione. Corredano il vol. due postfazioni in cui gli a. ricordano l’avventura e commentano alcune critiche che il testo ricevette. – P.S.

057-168 Giovè Marchioli (Nicoletta), Catalogare per trovare. La scoperta dei frammenti attraverso la catalogazione dei “manoscritti datati d’Italia”, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – Pier L. Mulas, pp. 27-46.

057-169 Golob (Nataša), Painted Key-Words: Accessing Contests by Images, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 133-45. Il ms. Ljubljana, Narodna in univerzitetna knjižnica, Ms 33 (ca. 1300), con la Summa de iure canonico di Monaldus Justinopolitanus, presenta una interessantissima serie di circa 1.600 disegni che rappresentano dei veri e propri notabilia grafici. – L.R.

057-170 Gomis (Juan), “Promulgadores de Papeles infamatorios”. Historia de un col-loqui, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 107-21. Forte della lezione metodologica di Amelang, l’a. propone una gustosa vicenda occorsa nel 1756, incentrata sulla diffusione, peraltro priva della necessaria licenza di stampa, di un infamante col-loqui (forma tipica di scritto diffamatorio in lingua valenciana; il brano è trascritto a fine pezzo) ai danni di un fabbro e del suo segretario che, stando al diffamatore, avevano deriso sua moglie. Il diffamatore, puntualmente querelato, era però un habitué del genere e studiando il suo corposo fascicolo giudiziario l’a. prova a gettare luce su uno di questi oscuri “autori” – della cui esistenza di solito si conosce solo il nome se e in quanto compare in un testo stampato – e sulle dinamiche sociali che fanno da sfondo ai col-loquis. – E.G.

057-171 Granata (Giovanna), Dalle povere origini alle grandi biblioteche: gli Osservanti, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 183-221. Basandosi soprattutto sui dati dell’inchiesta della Congregazione dell’Indice, l’a. mira a «ricostruire le caratteristiche culturali e bibliografiche del patrimonio dei conventi osservanti alla fine del ‘500» e a «cogliere le peculiarità di carattere strutturale attinenti alla stessa realtà bibliotecaria dell’Ordine» (p. 189). – L.R.

057-172 Granata (Giovanna), Libri, biblioteche e società: le ricerche di Rosa Marisa Borraccini tra storia del libro e storia delle biblioteche, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 43-58. Nell’occasione vengono ripercorse le tematiche principali, che negli anni hanno caratterizzato la ricerca della studiosa dell’Università di Macerata. – M.C.

057-173 Granata (Giovanna), Patrimonio librario antico e biblioteche religiose. Il caso della Sardegna, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 167-202. Il saggio esamina la distribuzione del patrimonio librario antico nelle biblioteche della Sardegna dove, a parte le Universitarie di Cagliari e di Sassari, gli istituti più rilevanti per la presenza di fondi antichi sono le biblioteche religiose. Su questa base viene indagato il caso della Biblioteca dei Cappuccini di Cagliari, una delle più importanti in Sardegna per numero di voll. antichi. – L.R.

057-174 Gregori (Elisa), «Una lingua che gli italiani riuscirono a imporre». L’amour pour la langue italienne: imitation, traduction, autotraduction, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans le culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 111-24. Tramite l’analisi di casi specifici, cioè i canzonieri in italiano dei tre francesi Odet de La Noue, Pierre Bricard e Claude-Gaspard Bachet, l’a. studia la presenza e l’utilizzo della lingua e della letteratura peninsulari in Francia tra XVI e XVII sec. – S.C.

057-175 Grélois (Jean-Pierre), Le Patriarcat de Constantinople vu par quelques voyageurs occidentaux (XVIe-XVIIe siècles), in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli - M. Cassin - M. Détoraki, pp. 49-60.

057-176 Grosso (Giovanni), Tra fedeltà e riforma. Cultura e libri nei conventi dei Carmelitani del XVI secolo, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 223-49. Dopo aver inquadrato il mondo carmelitano, con particolare riferimento alle varie osservanze, l’a. fissa l’attenzione sulla organizzazione degli studi e sull’uso dei libri, tratteggiando anche alcune delle principali biblioteche. – L.R.

057-177 Guercio (Mariella), “Il tempo è fuori squadra: brutta sorte che io sia nato a mettere ordine” (Shakespeare, Amleto), in Oblio, tempo, cultura ed etica, pp. 119-29. Si riflette sul ruolo dell’archivista: ruolo di alta rilevanza etica e sociale che lo vede impegnato a consegnare al tempo della storia un passato ricco, su cui potere costruire il futuro. – A.T.

057-178 Haemers (Jelle), Consensus and Confrontation: the Low Countries in the Burgundian Period (1384-1506), in The Library of the dukes of Burgundy, edited by B. Bousmanne – E. Savini, pp. 50-90. Ampio contributo in cui l’a. descrive il contesto storico dei Paesi Bassi, specie quelli meridionali, tra fine Tre e inizio del Cinquecento. – L.R.

057-179 Haines (John), The Visualization of Music in the Middle Ages: Three Case Studies, in The Visualization of Knowledge, pp. 327-40. Si indagano alcune modalità per traslare “l’essenza sonora” della musica in rappresentazioni grafiche che permettano di conservare traccia dell’evanescenza e della istantaneità del suono musicale. – A.T.

057-180 Hall (Alistair), London street signs. A visual history of London’s street nameplates, London, Batsford, 2020, pp. 191, ill. col., ISBN 978-1-84994-621-6, £ 14,99. Dare agli street nameplates la giusta attenzione: questo è quello che si ripromette di fare l’a. in questo bel vol. graficamente molto curato (formato album, dorso in tela, piatti bianchi ma riccamente illustrati…). Passando al setaccio le strade londinesi, Alistair Hall ci dona un’enciclopedia dei multiformi cartelli che popolano i quartieri cittadini, dividendoli in base al tipo di supporto (hand-painted, architectural signs, applied lettering, tiled namepalates, ma anche cast metal, vitreous o wooden) e all’alfabeto (quindi al font) utilizzato. Utile l’indice delle vie (lo stradario?) in fine di vol. e la bibliografia. – Ar.L.

057-181 Hamburger (Jeffrey F.), Mindmapping: The Diagram Paradigm in Medieval Art – and Beyond, in The Visualization of Knowledge, pp. 61-86. L’a. tenta di delineare un framework collettivo attraverso cui descrivere le caratteristiche comuni dei diagrammi medievali, in relazione alla loro funzione di mappe mentali e strumenti della conoscenza. – A.T.

057-182 Harari (Yuval), Functional Paratexts and the Transmission of Knowledge in Medieval and Early Modern Jewish Manuscripts of Magic, in The Visualization of Knowledge, pp. 183-210. Il contributo si sofferma su un genere legato all’ebraismo che circolava al di fuori dei canali ufficiali: quello dei manoscritti di magia. In questi testi, sottolinea l’a., risulta fondamentale la distribuzione delle informazioni, con un’attenzione anche al layout del testo che permetta la facile e veloce reperibilità delle informazioni. – A.T.

057-183 Heller (Steven), Storia universale della svastica. Come un simbolo millenario è diventato emblema del male assoluto, Milano, Utet, 2020, pp. 240, ill. b/n, ISBN 978-88-511-7958-8, € 25. Da simbolo benevolo (di fertilità, di vita, di pace) a emblema del male assoluto. La storia della croce uncinata ha radici profondissime, antiche e trasversali: tutte le società, di ogni secolo e latitudine, ne hanno fatto ampio uso (rituale, talismanico, apotropaico). Etruschi, latini, troiani, babilonesi, lapponi, antichi ebrei, inglesi, scozzesi… In ciascuna di queste società la svastica ha assunto un significato diverso, ma sempre e comunque positivo. Oggi (e cioè dal Nazismo in avanti), la sua fortuna è cambiata. Steven Heller racconta la devoluzione di questo simbolo in un bel vol. graficamente molto curato (forse un po’ infelice la scelta di combinare rosso e nero nella veste editoriale… un po’ troppo nazi-revival). – Ar.L.

057-184 Henryot (Fabienne), Bibliothèque et lecture dans les couvents franciscains (France, XVIIe-XVIIIe siècles), in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 377-405. Rispetto ai temi del convegno in cui fu presentato, il contributo sposta lo sguardo sulla Francia e su un arco cronologico più basso, tenendo però come riferimento il mondo francescano. In particolare, si propone un excursus storiografico e metodologico attraverso gli studi sulle biblioteche minoritiche. – L.R.

057-185 Herdman (Jessica), Songs of the Innocent Poor: Musical Discipline and the Orphans of Lyon’s Aumône, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 129-43. Partendo da un episodio occorso a Lione all’inizio del 1589, il contributo analizza la formazione musicale dei bambini alla fine del Cinquecento. – L.R.

057-186 Herman (Nicholas), Metapainting and the Painted Book, in Renaissance Metapainting, edited by P. Bokody – A. Nagel, pp. 137-81. L’illustrazione libraria, specie le miniature, pur essendo comunemente collegata alla funzione di illustrazione di un testo scritto (ma quella della dipendenza o dell’autonomia dell’immagine costituisce una dialettica sempre viva), offre spesso l’occasione per uno sperimentalismo maggiormente accentuato che nella pittura pubblica, la quale comunemente deve rispondere a regole condivise (si veda l’eccezionale immagine, tratta dal Libro d’ore di Engerbert di Nassau, Oxford, Bobleian, Douce 219, qui a p. 142, dove un’elegante dama legge il suo libro di preghiere [in una legatura da cintura in stoffa verde] mentre, come da una finestra che si affacci sull’interno di una maestosa chiesa gotica, le appare Maria col Bambino che riceve l’omaggio di alcune dame). Il fenomeno della meta-pittura può essere osservato nei cartigli disegnati, nelle decorazioni inserite nei margini, nello smarginamento della miniatura che esce dai limiti spaziali a lei assegnati, nell’inserimento di testi su tavole o altri supporti all’interno della miniatura stessa, nelle cornici classicheggianti (tipo Maestro dei Putti) fino ad arrivare alle lussureggianti pagine a stampa reinventate come pergamena leggermente arricciate sui bordi da veri maestri del disegno illusionistico come Girolamo da Cremona al lavoro per il libraio-imprenditore-collezionista Peter Ugelheimer (1483). – Ed.B.

057-187 Hulvey (Monique), L’Italie au miroir des bibliothèques lyonnaises de la Renaissance, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 55-70. L’a. analizza la presenza di edizioni stampate in Italia, o comunque a lei collegate, nelle biblioteche e nelle raccolte della Lione del XVI sec., una realtà molto legata alla cultura peninsulare. – S.C.

057-188 Iaccio (Pasquale), Le carte private di Roberto Bracco: lo strano caso di un doppio archivio, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 113-28. Il contributo si concentra sull’analisi delle sezioni dei carteggi e corrispondenze dell’archivio del drammaturgo napoletano Roberto Bracco (1861-1943), dall’inizio della sua attività giornalistica fino agli ultimi giorni di vita. – P.S.

057-189 Incunaboli (Gli) della Biblioteca Oratoriana dei Girolamini. Un primo catalogo, a cura di Giancarlo Petrella, premessa di Andrea Mazzucchi, presentazione di Vito De Nicola, Roma, Salerno editrice, 2019 Þ rec. Silvia Tripodi, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 486-90.

057-190 Inglese (Giorgio), Ancora su Forese, “editore” della «Commedia», in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 281-86. Commento alla nota di sottoscrizione del perduto codice della Commedia scritto tra il 1330 e il 1331 da Forese di Chierico Donati al quale Luca Martini attinse alcune varianti – tra cui, appunto, la sottoscrizione – da lui riportate nei margini dell’aldina del 1515 con il poema dantesco, la celebre “Aldina Martini”, oggi alla Braidense. – L.Ma.

057-191 Innocenti (Piero) –Marielisa Rossi, La Mandragola di Machiavelli in musica: palinfrasco per Francesco, in Verso una musicologia transculturale. Scritti in onore di Francesco Giannattasio, a cura di Giorgio Amato – Giovanni Giuriati, Roma, NeoClassica, 2020, pp. 53-64. Il contributo, dal titolo che richiama I palinfraschi ridolfiani, considera la figura del compositore e direttore d’orchestra Ignatz Waghalter e la rappresentazione de La Mandragola andata in scena nel gennaio del 1914 alla Deutsche Oper di Berlino. Gli a. seguono poi il percorso biografico e intellettuale di Waghalter negli anni dell’esilio, riflettendo sulla portata e sulle ragioni della fortuna della sua opera. In chiusura viene considerato il peso del Machiavelli nella formazione degli intellettuali italiani primo novecenteschi. – Marco Francalanci

057-192 Innocenti (Piero), Rapporto fra orizzonte di copertura e raggio d’azione nel lavoro bibliografico: vale 2π, o è un numero intero?, «Culture del testo e del documento», 61, gennaio-aprile 2020, pp. 41-78. Articolato saggio in otto densissimi paragrafi che fa il punto sullo stato dei lavori relativi alla Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, istorico, comico e tragico: 1506-1914 (a cura dello stesso a. e di Marielisa Rossi), giunta a oggi a 3 voll., ma a cui presto si aggiungerà un quarto. Dopo aver fornito un quadro generale dell’opera, l’a. si sofferma a considerare varie peculiarità, dalla scelta di integrare l’opera cartacea con supporti multimediali (CD/DVD), alla volontà di estendere la ricognizione anche alla documentazione iconografica. Il paragrafo 4 volge lo sguardo al passato, fornendo una cronistoria del progetto (avviato nel 2012); il quinto, invece, guarda al futuro e anticipa alcune novità che si potranno saggiare nella quarta parte dell’opera. Infine, si discute sulla necessità di affrontare questo tipo di indagine e sulle qualità di alcuni lettori del celebre letterato fiorentino. – D.M.

057-193 «inPRESSIONI. Colloquia grafica et exlibristica», 11/21, primavera 2020. Il nuovo numero della Scuola Grafica Genovese dedica molto spazio agli ex libris, in particolare a quelli prodotti dall’incisore italiano Pietro Parigi (1892-1990, di cui viene anche ricostruita l’attività artistica) e dall’artista catalano Joaquim Renart Garcia (1879-1961). Il tema exlibristico rimane però centrale anche negli altri contributi dedicati al grafico finlandese Raimo Kanerva (1949-1991), al pittore e incisore Gianfranco Schialvino (all’interno è presente una sua incisione originale dell’ex libris di Owen Stanesby, tirato in 500 copie) e all’esame di una serie di ex libris dedicati alla fotografia. – P.S.

057-194 Inserra (Simona), Le certezze del dubbio: riflessioni sulla raccolta di Goliarda Sapienza (1924-1996), in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 129-44. Il contributo fa i conti con alcune difficoltà incontrate nella ricostruzione dell’archivio e della biblioteca di Goliarda Sapienza (1924-1996), difficoltà rese ancora più evidenti dalla contemporaneità della scrittrice e dal fatto che sia mancata da pochi anni. – P.S.

057-195 Jimenes (Rémi), Défense et illustration de la typographie française. Le romain, l’italique et le maniérisme sous les presses parisiennes à la fin du règne de François Ier, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 223-61. Il contributo esamina le ragioni dell’ingresso, nella tipografia francese, del modello aldino e dei caratteri romani e corsivi a discapito dei gotici, evidenziando il ruolo avuto in questo processo da personaggi chiave come il re Francesco I e i famosi fonditori di caratteri Claude Garamond e Robert Grajon. – S.C.

057-196 Jiménez Moreno (Arturo), Una biblioteca nobiliaria de principios del siglo XVI: los libros de Doña María de Zúñiga, II duquesa de Béjar (ca. 1462-1533), in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 131-67. L’a. propone la trascrizione e l’analisi dell’inventario di una biblioteca femminile nella Spagna moderna, ritrovato in un documento post mortem con l’elenco dei beni appartenuti a Doña María de Zúñiga (ca. 1462-1533), II Duchessa di Béjar. Tale lista descrive 82 pezzi (prevalentemente di orientamento spirituale, con una certa predilezione per la devotio moderna), alcuni dei quali furono ereditati da parte di madre, la signora Leonor Pimentel: un caso più unico che raro, siccome sono pochi i casi noti di lettrici spagnole del primo quarto del Cinquecento nel cui corredo è presente una significativa biblioteca, ma è ancor più difficile trovare esempi di trasmissione ereditaria di libri da madri a figlie. – D.M.

057-197 Jones (Peter Murray), Visualization in Medicine between Script and Print, c. 1375–1550, in The Visualization of Knowledge, pp 341-60. L’a. indaga il passaggio dai testi universitari di medicina a libri responsabili di una più vasta circolazione delle nozioni mediche: dalle traduzioni illustrate in volgare di enciclopedie, ai libri a stampa dotati di silografie esplicative dei concetti medici espressi. – A.T.

057-198 Kaklamanis (Stéphanos), “Questa è robba mia!”: Une affaire de réclamation de manuscrits constantinoplitains à La Canée en 1596, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli - M. Cassin - M. Détoraki, pp. 183-209. Ricostruzione di una curiosa vicenda che riguarda un lotto di mss. provenienti dal Patriarcato di Costantinopoli e destinati alla biblioteca Vaticana, ma che, divenuti oggetto di controversia fra gli scaltriti commercianti impegnati nell’operazione, furono intercettati a Creta dalle autorità veneziane e spediti alla Serenissima. I voll. sono identificabili con quelli che Giacomo Gallicio – uno dei mercanti coinvolti nella vicenda – donò alla Repubblica di Venezia nel 1624. In calce al testo si pubblicano il dossier archivistico e l’inventario dei mss. – Eleonora Gamba

057-199 Keil (Wilfried E.), Riflessioni sulla ‘presenza limitata’ delle iscrizioni nel Medioevo, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 135-62.

057-200 Kempf (Klaus), Digitalizzazione degli archivi personali nella Biblioteca di Stato bavarese (Bayerische Staatsbibliothek), in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 389-402. Il contributo analizza i metodi di gestione e catalogazione dei fondi personali della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, la quale possiede una delle più grandi collezioni di archivi personali in lingua tedesca. In particolare, l’a. si concentra sulla questione quanto mai attuale della digitalizzazione del patrimonio. – P.S.

057-201 Kitzinger (Beatrice), Framing the Gospels, c. 1000: Iconicity, Textuality, and Knowledge, in The Visualization of Knowledge, pp. 87-114. L’a. – attraverso l’analisi di due manoscritti prodotti presso l’Abbazia di Saint-Bertin nelle Fiandre francesi – mostra come l’uso dell’apparato decorativo, illustrativo e pittorico all’interno di un codice contenente il testo dei Vangeli contribuisca a “disegnare” nella mente dello “spettatore” l’immagine del piano divino per l’umana salvezza. – A.T.

057-202 Koch (Walter), Schriftwandel bei Notaren in der hochmittelalterlichen Reichskanzlei, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 47-61. Il contributo considera le trasformazioni, in cui giocano un ruolo decisivo le influenze italiane, delle grafie dei notai imperiali nel XII secolo, prima età degli Staufer. – L.R.

057-203 Kontouma (Vassa), Vestiges de la bibliothèque de Dosithée II de Jérusalem au Métochion du Saint-Sépulcre à Constantinople, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 259-89. Primo rigoroso e apprezzabile tentativo di ricostruire una parte della biblioteca manoscritta di Dositeo II, patriarca di Gerusalemme dal 1669 al 1707, attraverso l’esame attento del fondo del Metochion del Santo Sepolcro di Costantinopoli (conservato nella Ethnikê Bibliothêkê tês Hellados di Atene) in cerca di tracce della sua scrittura o di testi direttamente riconducibili alla sua attività editoriale. Ampio spazio è dato alle raccolte di autografi degli illustri teologi che attirarono l’interesse del Patriarca, bibliofilo e sostenitore dell’Ortodossia: Massimo Margunio, Giorgio Koressio, Cirillo Lucaris, Melezio Syrigos, Paisios Ligarides, Nikolaos Kerameus. – Eleonora Gamba

057-204 Kupfer (Marcia), The Rhetoric of World Maps in Late Antiquity and the Middle Ages, in The Visualization of Knowledge, pp. 259-90. Si indagano diversi modelli di rappresentazioni della Terra e delle sue porzioni inabitate nella tarda antichità e nel medioevo. – A.T.

057-205 Lammens (Sara), Preface, in The Library of the dukes of Burgundy, edited by B. Bousmanne – E. Savini, p. 9. La direttrice della Bibliothèque Royale di Bruxelles illustra brevemente il contenuto del vol. e la raccolta conservata in Belgio. – L.R.

057-206 Lampadaridi (Anna), La bibliothèque du Métochion du Saint-Sépulcre à Constantinople à travers ses inventaires anciens, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 291-309. Il contributo presenta la storia del fondo librario del Metochion del Santo Sepolcro a Costantinopoli, fondato nella prima metà del sec. XVII dal Patriarca di Gerusalemme e divenuto nel secolo successivo sede del Patriarcato. L’analisi dei numerosi inventari sette e ottocenteschi rivela che la collezione andò via via arricchendosi di manoscritti e stampati fino alle soglie del Novecento, quando il declino dell’istituzione ne favorì la dispersione. – Eleonora Gamba

057-207 Lastraioli (Chiara), Avant-propos. «Poco a poco» ou des pérégrinations d’une devise, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 7-17. L’a. introduce al contenuto del vol. e spiega la scelta dell’espressione «Poco a poco» nel titolo, tramite un’indagine della sua presenza in marche editoriali della seconda metà del XVI sec. – S.C.

057-208 Lastraioli (Chiara), Libri di esuli fiorentini nello spazio francofono, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 301-316. Il contributo, basato sui dati raccolti nel corso del progetto EDITEF (L’édition italienne dans l’espace francophone à la première modernité), traccia una panoramica della mobilità di uomini, libri, idee e risorse economiche in entrata e in uscita dalla Svizzera romanda ed esplora alcuni dei fondi librari in italiano delle aree francofone dei Paesi Bassi meridionali – A.T.

057-209 Le Cam (Jean-Luc), Prières, chants, récitations, cris et chuchotements: les expressions orales des élèves des écoles latines d’Allemagne du Nord aux XVIe et XVIIe siècles, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 59-78. Per affrontare diversi temi di storia dell’educazione nella prima Età Moderna, l’a. prende in considerazione la politica scolastica e il sistema educativo messi in atto nel principato di Brunswick-Wolfenbüttel. – L.R.

057-210 Library (The) of the dukes of Burgundy, edited by Bernard Bousmanne – Elena Savini, London-Turnhout-Bruxelles, Harvey Miller – Brepols – KBR, 2020, pp. 206, ill. col., ISBN 978-1-912554-24-9, s.i.p. La biblioteca dei duchi di Borgogna fu una delle più importanti del Quattrocento. Composta da non meno di 900 manoscritti copiati e miniati da alcuni dei più celebri artisti dell’epoca, poteva gareggiare senza complessi di inferiorità con le grandi raccolte coeve. Un nucleo di circa 300 di questi libri è conservato presso la Bibliothèque Royale di Bruxelles e offre uno spaccato non solo dei temi e dei testi rappresentati nella raccolta, ma anche del valore di questi manufatti che in alcuni casi sono dei veri e propri capolavori della miniatura francese e fiamminga dell’ultimo Medioevo. Il vol. si divide in due parti: la prima con 5 saggi utili a ricostruire la storia della collezione dei Duchi di Borgogna (qui segnalati singolarmente), la seconda con un catalogo composto da 55 schede, riccamente illustrate, che descrivono altrettanti manoscritti della collezione oggi a Bruxelles. Chiude una Selected bibliography. – L.R.

057-211 Libreria Antiquaria Pontremoli. Catalogo 51, a cura di Giacomo Coronelli, Milano, 2020, pp. 144. Ricchissimo (oltre un centinaio di numeri, talvolta raccolti sotto un unico “cappello” in quanto collegati tra loro) catalogo che, tranne un incunabolo cascato lì quasi per caso (n° 62), offre un’eccezionale selezione di edizioni italiane tra Otto e Novecento (da Manzoni a Primo Levi, con largo spazio all’amato Futurismo) e con una specifica attenzione alla grafica. Come al solito, non solo ottima la scelta, ma di grande valore sia le immagini pubblicate, sia le schede (solo per il Piero Chiara “svizzero” n° 25 si veda anche Andrea Paganini, Un’ora d’oro della letteratura italiana in Svizzera, Locarno, Dadò, 2006). – Ed.B.

057-212 Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna. Atti del XLVI Convegno internazionale. Assisi, 18-20 ottobre 2018, Spoleto, Fondazione Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 2019 (Atti dei convegni della Società internazionale di studi francescani e del Centro interuniversitario di studi francescani, n.s., 29), pp. X + 438, con 8 tav. ill. b/n f.t., ISBN 978-88-6809-266-5, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti di un importante convegno che si inserisce, per certi versi, in un filone di congressi organizzati dalla Società internazionale di studi francescani e dedicati al tema dei libri e dei loro usi tra i mendicanti. In particolare, ci si riferisce al convegno Libri, biblioteche e letture dei frati mendicanti (secoli XIII-XIV), svoltosi sempre ad Assisi dal 7 al 9 ottobre 2004 (Spoleto, Fondazione Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo, 2005). Se i contributi confluiti in quel vol. si concentravano sostanzialmente sul mondo del manoscritto, qui l’attenzione – complice anche il progetto RICI, ampiamente citato – si sposta sul primo secolo (abbondante) della stampa e considera non solo i francescani, ma anche altri ordini mendicanti. Undici sono i saggi che compongono l’opera, cui si somma il contributo di Bernard Dompnier pubblicato su «Franciscana» (Þ «AB» 057-33). Il vol., corredato da alcune immagini in bianco e nero, si chiude con un corposo indice dei nomi. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.

057-213 Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, a cura di Alberto Petrucciani – Valentina Sestini – Federico Valacchi, Macerata, Eum Edizioni Università di Macerata, 2020, pp. 463, ill., ISBN 978-88-6056-658-4, € 16. Si rimanda ai singoli contributi.

057-214 Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de Noelia López-SoutoInés Velázquez Puerto, Salamanca, Instituto de Estudios Medievales y Renacentistas y de Humanidades Digitales-Sociedad de Estudios Medievales y Renacentistas, 2020 (Patrimonio textual y humanidades digitales, VII), pp. 218, ill. b/n e col., ISBN 978-84-121557-78, s.i.p. Il vol. riunisce nove studi che affrontano il complesso e significativo fenomeno della produzione, diffusione e controllo del libro nella prima età moderna. Tale selezione si pone l’obiettivo di dimostrare l’importanza dell’invenzione tipografica e analizzare alcuni problemi derivati ​​dalla moltiplicazione del testo tipografico, illustrando la varietà di approcci alla storia del libro. Al contempo, riflette sull’insieme di figure coinvolte in ambito editoriale durante i primi secoli dalla sua invenzione. Si schedano i singoli contributi della miscellanea. – D.M.

057-215 Licciardello (Pierluigi), Gli inventari della biblioteca di S. Fedele di Poppi (secoli XVI-XVIII), in La Rilliana e il Casentino, a cura di A. Busi – L. Conigliello – P. Scapecchi, pp. 191-204. L’a., con lo scopo di ricostruire il patrimonio librario della biblioteca del Monastero di San Fedele di Poppi, propone tre inventari di libri, il primo risalente al 1729 e redatto dall’abate Benigno Davanzati, il secondo di Angelo Maria Bandini, redatto prima del 1778. Il terzo descrive invece i libri che erano conservati nel 2002 nell’armadio della sacrestia della chiesa di San Fedele. – Marco Francalanci

057-216 Litterio (Silvia), Datare le edizioni sine notis: un case-study di incunaboli contrastampati della British Library, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 109-29. L’articolo propone una nuova datazione di quattro edizioni originalmente appartenute a Giorgio III (ora confluite nel patrimonio della Birtish Library) e l’identificazione di una nuova edizione del Ballatette del Magnifico Lorenzo de’ Medici, di cui, a oggi, si conoscono solo due edizioni. – Ar.L.

057-217 Lo Re (Salvatore), Marcantonio Cinuzzi, “servitore” dei Medici e la sua adesione alla Riforma, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 219-39. L’a. indaga la vita e il rapporto con la corte medicea del poeta senese Marcantonio Cinuzzi: letterato, poeta, finissimo e rivoluzionario traduttore di classici, la cui opera (in gran parte manoscritta) è ancora da investigare accuratamente. – A.T.

057-218 López Pazó (Irene) – Carpallo Bautista (Antonio), El legado del encuadernador Luis Márquez y Echeandía en la Casa de Velázquez, «Titivillus», 6, 2020, pp. 101-21. Il saggio è dedicato alla famiglia dei Marquez y Echeandía. Questi, legatori attivi sulla scena sivigliana fra Otto e Novecento, riuscirono a ricoprire un ruolo di rilievo specialmente grazie a Luis (1841-1919). Gli a. offrono di questi una biografia esaustiva e considerano la storia dell’azienda sotto la sua gestione. – Marco Francalanci

057-219 López Varea (María Eugenia), La imprenta incunable en Salamanca: últimas aportaciones, in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 169-86. Il saggio analizza il problema degli incunaboli sine notis, tradizionalmente assegnati a officine anonime. In alcuni casi, si ipotizza che la responsabilità sia da attribuire a una bottega gestita da più membri della stessa famiglia di Salamanca, in altri si intravede la possibilità che possano essere esistiti altri stampatori, finora poco documentati. Lo studio degli elementi paratestuali (soprattutto il colophon) in alcune edizioni, consente di poter fissare con maggiore precisione la data di stampa. – D.M.

057-220 Lorenzetti (Stefano), Prolegomeni a una fenomenologia della lauda e del travestimento spirituale tra Firenze e Roma, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 259-79. L’a. si interroga sulle implicazioni e sul senso legati alla pratica del travestimento spirituale (l’adattamento di un testo sacro ad una musica profana), arrivando a definire come «il travestimento spirituale sembra che possa costituire, così, una delle prime vestigia, seppur a uno stato evidentemente ancora embrionale, del concetto di opera musicale in senso moderno» (p. 278). – A.T.

057-221 Loriente Torres (José Luis), Las trazas de vida de la documentación inquisitorial como egodocumentos. Una original propuesta de ampliación de fuentes, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 179-88. Si propone, muovendo da un importante saggio di James Amelang, l’analisi sistematica e inedita di una delle fonti autobiografiche più eccezionali e meno utilizzate dei tempi moderni: le testimonianze giudiziarie e inquisitoriali (le trazas de vida appunto). – E.G.

057-222 Losappio (Domenico), Un carteggio ‘umanistico’: Remigio Sabbadini scrive a Gian Francesco Gamurrini, «Schede umanistiche», 33/1, 2019, pp. 191-204. Fra il 1885 e il 1891 Remigio Sabbadini (1850-1934) si rivolse a più riprese a Gian Francesco Gamurrini (1835-1923), bibliotecario della Biblioteca della Fraternita dei Laici di Arezzo, chiedendo informazioni sulla eventuale presenza nella città toscana di epistole degli umanisti, senza celare il suo particolare interesse per Guarino e Giovanni Tortelli. Queste testimonianze (una lettera e cinque cartoline), pubblicate per la prima volta in appendice all’articolo, consentono di osservare da vicino le modalità con cui il Sabbadini conduceva le sue ricerche, sempre in progress, e accedeva a materiali di prima mano. – Eleonora Gamba

057-223 Lucca (Da) a New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento. Atti del Convegno di Lucca, 17-18 ottobre 2014, a cura di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2017 (Biblioteca di Bibliografia. Documents and Studies in Book and Library History, 206), pp. X + 252, ill. b/n e col., ISBN 978-88-222-6541-8, € 35. Þ rec. Fabio Massimo Bertolo «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 207-10.

057-224 Maillard-Álvarez (Natalia), Imprimeurs et libraires italiens dans le monde ibérique (XVIe siècle), in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 207-221. Il contributo si concentra sulla storia dei tipografi e librai italiani in Spagna, a partire dagli ultimi decenni del XV sec. fino al consolidamento della loro attività nel corso del XVI sec., con uno sguardo anche a chi si stabilì in America. – S.C.

057-225 Mambelli (Francesca), Un archivio complesso per la ricerca storico-artistica: le collezioni documentarie di Federico Zeri, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 145-60. Il contributo fa luce sul metodo di lavoro di ricostruzione della vita e dell’attività di Federico Zeri (1921-1998) tramite l’analisi incrociata dell’archivio, della biblioteca e della fototeca. – P.S.

057-226 Mancuso (Piergabriele), Religione e dinastie: gli Abrabanel nella Firenze medicea (1537-1574), in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 147-59. Grazie all’esame delle relazioni tra la famiglia degli Abrabanel e i Medici, l’a. cerca di offrire una chiave interpretativa per meglio comprendere genesi, natura ed evoluzione delle relazioni tra ebrei e maggioranza cristiana nella Firenze e nella Toscana della prima modernità. – A.T.

057-227 Manfron (Anna), Fondi personali in biblioteca, il caso della Biblioteca dell’Archiginnasio, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 267-80. Il contributo offre una panoramica delle pratiche archivistiche e biblioteconomiche adottate dalla Biblioteca dell’Archiginnasio bolognese in relazione alla catalogazione e conservazione dei fondi d’a. – P.S.

057-228 Mangini (Maria Luigina), Custodire l’invisibile. Scritture scartate, trasformate e nascoste tra Medioevo ed età Moderna, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 335-52. Il fenomeno del riuso di parti o frammenti di manoscritti, non riguarda solo l’utilizzo in legatoria: essi furono anche usati per imballare merce, per modificare il timbro di strumenti musicali, per foderare paramenti liturgici e ornamentali… – F.F.

057-229 Maras (Daniele F.), La firma ‘invisibile’ di un artista ceretano, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 49-74.

057-230 Marcaletti (Livio), Retorica, ornamentazione e «maniera italiana» seicentesca: didattica tedesca e francese a confronto, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 157-71. Il contributo presenta i contenuti tecnici ed estetici e le diverse strategie pedagogiche attraverso cui la didattica tedesca e quella francese si appropriarono dello stile “italiano” di canto. – L.R.

057-231 Marchionni (Roberta), L’orgoglio dei Fontana in un’iscrizione segreta sulla punta dell’obelisco lateranense, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 223-41.

057-232 Marini (Paola), Le arti nel catalogo delle Edizioni Il Polifilo, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 89-96. Un affettuoso viaggio tra le pubblicazioni artistiche e architettoniche de Il Polifilo. – Ed.B.

057-233 Martini (Davide), ‘Ad lumina surgere vitae’: un itinerario sui frammenti manoscritti e a stampa, insieme ad alcuni esempi dai fondi dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 243-309. Contributo dedicato al fenomeno delle maculature: si analizza il caso del riuso di frammenti manoscritti e a stampa, citando un numero considerevole di casi di entrambe le tipologie. Infine, l’a. si concentra sul caso dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca, descrivendo approfonditamente 8 frammenti, di cui alcune carte di un incunabolo dantesco e tre manifesti sconosciuti prodotti dalla tipografia Berruerio. – F.F.

057-234 Martorano (Annantonia), L’archivio di Anna Banti: assenze e presenze documentarie, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 161-76. Il caso oggetto di questo contributo è lo studio alla base del lavoro di riordinamento, ancora in corso, dell’archivio della scrittrice Lucia Lopresti, in arte Anna Banti (1895-1985), con l’intento di illustrarne le dinamiche e le diverse fasi di azione. – P.S.

057-235 Mayer i Olivé (Marc), Las notae tironianae y el corpus de inscripciones publicado por Jan Gruter. Observaciones sobre la presencia de este sistema estenográfico en la epigrafía in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 91-103.

057-236 Mazhuga (Vladimir I.), Le changement d’aspect de la page dans les manuscrits juridiques italiens à la période préaccursienne (d’après les manuscrits et les fragments conservés à Saint-Pétersbourg), in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 83-96. L’a. si sofferma su manoscritti italiani di diritto romano, oggi a San Pietroburgo, analizzando la struttura della pagina: elementi testuali, rimandi e ornamentazione. Cronologicamente, i manufatti si collocano tra XII e XIII secolo. – L.R.

057-237 Mazzei (Rita), Bartolomeo Panciatichi: un mercante “eretico” all’ombra del duca nella Firenze di metà Cinquecento, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 13-24. L’a. analizza la figura di Bartolomeo Panciatichi, mercante attivo a Firenze. Bartolomeo Panciatichi – nato a Lione nel 1507 da un mercante fiorentino – si trasferì ben presto a Firenze, dove visse e operò sotto l’egida del potere ducale. Questo legame è testimoniato dal fatto che, quando il suo nome comparve nell’elenco degli aderenti a dottrine eterodosse presentato da Pietro Manelfi all’inquisitore di Bologna (1551), Cosimo stesso si adoperò per scagionarlo. – A.T.

057-238 Mazzon (Antonella), Gli Eremitani tra normativa e prassi libraria, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 251-300. Ampio contributo che, partendo dalla legislazione dell’ordine in merito ai libri, definisce alcune biblioteche agostiniane, sulla base dei documenti risultanti dall’Inchiesta dell’Indice di fine Cinquecento. – L.R.

057-239 Melissakis (Zisis), “Monsieur le Ministre, je fais un catalogue de la bibliothèque de chaque couvent”: Minas Minoidis and the First Effort to Produce Systematic Catalogues of the Libraries of Mount Athos, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 399-410. Nel corso delle sue missioni per conto del governo francese, Minas Minoidis ebbe accesso a più riprese alle biblioteche del Monte Athos. In due viaggi fra il 1841 e il 1843 inventariò il patrimonio manoscritto di sedici monasteri atoniti, fra cui Vatopedi, Iviron e la Grande Lavra. Le descrizioni, non uniformi e ancora lontane da quelle accademiche moderne, riverberano i suoi interessi personali: acquistare voll. per la Francia o realizzarne delle copie. L’imponente catalogazione, seppur parziale, restituisce una vivida fotografia dell’organizzazione delle biblioteche e dello stato dei voll. attorno alla metà del sec. XIX. – Eleonora Gamba

057-240 Mendola (Martina), Epistole “impossibili”: il paradosso del medium nello Stabat Mater di Tiziano Scarpa, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 365-78.

057-241 Michelacci (Lara), “Nec verbo nec facto quenquam laedendum”. Note su Nemesi e Fortuna, «Schede umanistiche», 33/1, 2019, pp. 63-82. L’a. esamina il rapporto tra Fortuna e Nemesi nell’iconografia cinquecentesca, con particolare riferimento al dialogo fra testo e immagini e alla produzione emblematica e impresistica. Attraverso un’attenta analisi delle fonti, ricostruisce le sovrapposizioni tra Nemesi e Temperanza e più in generale le connessioni tra la Nemesi e il controllo delle passioni e della parola. Emerge così il valore etico e pedagogico dell’immagine della ‘Donna con le briglie’ accompagnata dal motto «Nec verbo nec facto quenquam laedendum». – Eleonora Gamba

057-242 Mirando desde el puente. Estudios en homenaje al professor James S. Amelang, editores Fernando Andrés Robres – Mauro Hernández Benítez – Saúl Martínez Bermejo, Madrid, UAM Universidad Autónoma de Madrid, 2019, pp. 495, ISBN 978-84-8344-687-4, s.i.p. Suddivisi in quattro sezioni, a grandi linee corrispondenti agli interessi del dedicatario (storia sociale e culturale della Spagna, e di Barcellona in particolare, nella prima età moderna; analisi dei contesti urbani europei nella prima età moderna), il vol. raccoglie 33 contributi offerti da amici e colleghi a James Amelang, docente di Storia Moderna presso la Universidad Autónoma de Madrid, per raccontarne la biografia, la personalità e il percorso scientifico nelle sue tante connessioni (soprattutto rispetto agli studi di cultura popolare) con Peter Burke, Natalie Z. Davis, Carlo Ginzburg, Robert Darnton e Roger Chartier. Si schedano solo i contributi di interesse bibliografico. – E.G.

057-243 Miscellanea de libris saeculo XV in Italia impressis, a cura di Edoardo Barbieri, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 1-210. I contributi del numero monografico dedicati ai libri stampati in Italia nel XV secolo sono schedati singolarmente. – Ar.L.

057-244 Modráková (Renáta), The Change of Historical Periods. Manuscripts and Scribes from St George’s Convent at Prague Castle in the Thirteenth and Fourteenth Centuries, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 277-88. Il contributo offre un excursus tra la produzione dello scriptorium – non molto grande – delle benedettine di San Giorgio, nel castello di Praga, dalle prime attestazioni fino al ridimensionamento occorso alla metà del Trecento. – L.R.

057-245 Montagnani (Cristina), I canzonieri quattrocenteschi di area settentrionale: una possibile mappatura, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 353-64. Rassegna delle coordinate letterarie dei canzonieri quattrocenteschi di area settentrionale, basata sul recente Atlante dei canzonieri in volgare del Quattrocento curato da Andrea Comboni e Tiziano Zanato. – L.Ma.

057-246 Montagner (Luca), L’ Antiquariato Hoepli. Una prima ricognizione tra i documenti e i cataloghi, premessa di Giancarlo Petrella, Milano, EDUCatt, 2017, pp. 222, ISBN 978-88-93352-30-7, € 12. Þ rec. Fabio Massimo Bertolo «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 207-10.

057-247 Montroni (Romano), L’uomo che sussurrava ai lettori, Milano, Longanesi, 2020, pp. 207, ISBN 978-88-304-5587-0, € 16. Libraio presso la libreria Rizzoli di Bologna prima, a lungo direttore delle librerie Feltrinelli, in fine presidente del Centro per il libro e la lettura poi, Romano Montroni non solo condivide in queste pagine il suo amore e la sua passione libraria, ma si fa testimone delle numerose attività promosse dal Cepell volte a incoraggiare e incentivare la lettura. In seguito a un quadro introduttivo inerente alla nascita e alla formazione del lettore e alla conseguente propensione alla lettura – quadro che potrebbe implementarsi a quello offerto da Daniel Pennac in Come un romanzo –, l’a. si rivolge ai librai, fornendo delle indicazioni utili a una gestione ottimale e sempre più funzionale delle librerie e alla loro possibile evoluzione. In appendice, Flavia Cristiano – già direttrice del Cepell – entra maggiormente nello specifico in quelle che sono alcune delle attività promosse dal Centro, quali Libriamoci. Giornate di letture nelle scuole – settimana di letture ad alta voce presso le scuole –, Premio Strega Ragazze e Ragazzi e il Maggio dei libri – campagna nazionale per far nascere momenti di lettura in qualsiasi luogo. – Pietro Putignano

057-248 Moroni (Andrea), Dei «Bibliotecarj» del Giornale de’ letterati d’Italia, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 343-419. Nato come strumento di rilancio e rinnovamento della cultura italiana del Settecento, il «Giornale de’ letterati d’Italia» rappresenta una delle esperienze più mature e significative del giornalismo erudito. La rivista, nel tomo XXV, presenta un accurato impianto di indici, tra i quali spicca quello sistematico, articolato in 16 classi. Il saggio propone un’analisi dei contributi classificati sotto la voce «Bibliotecarj». – L.R.

057-249 Mughini (Giampiero), La mia biblioteca, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 470-5. L’a., noto bibliofilo e collezionista di libri, racconta la formazione della sua biblioteca personale e l’incontro con personalità di rilievo, vittime del medesimo furor bibliographicus. – L.R.

057-250 Music Publishing and Composers (1750-1850), edited by Massimiliano Sala, Thurnout, Brepols, 2020, pp. xiv + 322, ill. b/n, ISBN 978-2-503-58815-5, € 110. Il vol. presenta quindici dei ventisette saggi presentati durante la conferenza internazionale Music Publishing and Composers (1750-1850) (Lucca, 24-26 novembre 2017). Si fornisce un’analisi del panorama editorial-musicale tra Sette e Ottocento, divisa in quattro parti. La prima si concentra sulla relazione tra il concetto di opera musicale e le sue edizioni, arrangiamenti e ristampe. La seconda prende in esame questioni riguardanti i diritti e gli aspetti commerciali ed economici del mondo musicale. La terza sezione offre uno sguardo agli scambi musicali tra centri culturali come Roma, Parigi, Londra e Vienna. Infine, l’ultima parte è un focus sull’editoria di musica nella penisola iberica. – Martina Molino

057-251 Nepori (Francesca), Giovanni Parè, libraio ed editore nella Venezia della seconda metà del Seicento, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 278-342. La scoperta di cataloghi editoriali e di libreria di Giovanni Parè, editore e libraio veneziano della seconda metà del Seicento, è occasione per ricostruire la sua attività commerciale e il rapporto con Giovanni Palazzi, pievano di S. Maria Mater a Venezia, storico, letterato e incisore, per il quale pubblicò numerose opere, molte delle quali colpite dalla censura per le evidenti influenze quietiste. – L.R.

057-252 Nepori (Francesca), I libri dei ‘luoghi’ cappuccini tra inchiesta della Congregazione dell’Indice e donazioni pro remedio animae, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 83-138. Il saggio si sofferma sul mondo dei Cappuccini, dapprima considerando le disposizioni interne all’ordine in materia di libri e biblioteche e poi inquadrando queste ultime e le fonti per la loro ricostruzione storica in una più corretta prospettiva. – L.R.

057-253 Neri (Laura), «Una lingua che parla sempre d’altro». Le agende di Giovanni Giudici negli anni Novanta, in La poesia in archivio. Progetti amatoriali e processi editoriali, pp. 75-90. Partendo dalle agende di Giovanni Giudici, Laura Neri indaga il ruolo della scrittura privata dell’a. all’interno della propria opera letteraria. Ne nasce una vera e propria autobiografia (sparsa, disorganizzata, privata ma verissima) culturale dell’a., in grado di raccontare il processo poietico della scrittura. – Ar.L.

057-254 Nissim (Daniele), La tipografia ebraica di Piove di Sacco (1475-1476), «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 47-58. Partendo dalle ipotesi avanzate da Mordechai Glatzer in una sua conferenza gerosolimitana del 1990 (i cui atti non vennero mai pubblicati), l’a. propone una nuova sequenza cronologica per la tipografia ebraica di Meshullam Cusi (nonché una bibliografia aggiornata). – Ar.L.

057-255 Novoa (James Nelson), I Cristiani nuovi portoghesi in Toscana nel crocevia della fede. Il Mediterraneo e l’Atlantico, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 161-74. Prendendo in considerazione alcuni casi specifici, l’a. analizza l’interesse manifestato da Ferdinando I de’ Medici verso quei soggetti definiti come “cristiani nuovi”, “conversi” o “conversos”: discendenti di ebrei convertiti della Spagna e del Portogallo alla fine del Quattrocento, inseriti all’interno delle reti commerciali e mercantili dell’epoca grazie ai loro legami con il Levante e con il Nord Africa. – A.T.

057-256 Nuovo (Angela), Le prime edizioni della Gerusalemme Liberata (1580-1581) nel contesto della legislazione cinquecentesca sulla stampa, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 141-59. L’a. ripercorre le vicende della stampa delle prime edizioni del poema del Tasso alla luce della concessione dei vari privilegi, che furono fattori condizionanti nell’avvio della loro produzione. – M.C.

057-257 Oblio, tempo, cultura ed etica. Saggi e riflessioni dai convegni ANAI 2015-2018, a cura di Anna GuastallaAnnamaria Lazzeri, [Trento], Provincia autonoma di Trento – Soprintendenza per i beni culturali – Ufficio beni archivistici, librari – Archivio provinciale, 2019 (Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi, 23), pp. XII + 242, ill. col., ISBN 978-88-7702-483-1, s.i.p. Il vol. raccoglie alcuni degli interventi presentati nel corso degli annuali incontri della sezione regionale del Trentino-Alto Adige Südtirol dell’Associazione nazionale archivistica italiana (ANAI), a cavallo tra il 2015 e il 2018. In tutti questi incontri si è cercato di avere uno sguardo aperto alla contaminazione, alla condivisione, al confronto e al dialogo fra saperi e professioni differenti. L’intento è quello di riflettere e sottolineare il profondo rapporto esistente tra archivi e cultura, tra fonti e storia dell’umanità. Si spogliano alcuni contributi. – A.T.

057-258 Obrist (Barbara), The Idea of a Spherical Universe and its Visualization in the Earlier Middle Ages (Seventh–Twelfth Centuries), in The Visualization of Knowledge, pp. 229-58. L’a. analizza le varie tipologie di rappresentazioni dell’Universo Sferico, a cavallo tra settimo e dodicesimo secolo. – A.T.

057-259 Olocco (Riccardo), The outstanding spread of the Scotus Roman in Italy and elsewhere, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 131-47. Partendo da un nuovo metodo di analisi della morfologia dei caratteri tipografici, il contributo offre un’illuminante panoramica della diffusione dello Scoto romano, in uso a Venezia dal 1481. – Ar.L.

057-260 Orestano (Girolamo), Un caso di printer’s copy: il codice Vat. lat. 6803 e l’editio princeps delle Periochae liviane, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 7-22. Si parla del manoscritto (identificato come codice Vat. lat. 6803) usato come esemplare di tipografia usato per l’editio princeps delle Periochae liviane del 1469. – Ar.L.

057-261 Overgaauw (Eef) – Martin Schubert, Preface. Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 7-8. Breve introduzione al vol. con le ragioni del convegno di cui si pubblicano gli atti. – L.R.

057-262 Pancheri (Alessandro), Una “dispersa” leopardiana: il «Dialogo di un Lettore di Umanità e di Sallustio», in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 395-410. Edizione del Dialogo di un Lettore di Umanità e di Sallustio, presente nell’autografo napoletano delle Operette morali ma espunto dall’ultima edizione dell’opera leopardiana, la Starita del 1835, verosimilmente perché sottoposto a una interpretazione banalizzante da parte dei lettori coevi. Si tratta di un anticipo della nuova edizione critica delle Operette morali, «la caratteristica più innovativa della quale sarà quella di presentare […] l’edizione del liber secondo l’autografo napoletano, e ponendone a testo non la fase ultima […], ma la prima coerentemente fissata dall’a., quella cioè considerabile quale punto di partenza per il successivo lavoro correttorio» (p. 407). – L.Ma.

057-263 Pane (Riccardo), Nuove acquisizioni sullo Specchio di Illuminazione della Beata Illuminata Bembo, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 101-66. La scoperta di alcuni manoscritti del XV secolo dello Specchio di Illuminazione della Beata Bembo nel cosiddetto “Archivio della Beata Caterina”, custodito presso l’Archivio generale arcivescovile di Bologna, ha spalancato nuove prospettive, del tutto inattese, nell’agiografia di santa Caterina de’ Vigri, rivelando un’evoluzione multiforme e complessa di quest’opera. – L.R.

057-264 Pani (Laura), A mia piacere et consolazione, per passare la contagione. Copiare libri in tempo di peste, in Historie furlane. Miscellanea in onore di Giuseppe Bergamini, a cura di Egidio Screm, Udine, Deputazione di Storia Patria per il Friuli, 2020 (Supplemento a «Memorie Storiche Forogiuliensi», n. 99, 2020), pp. 29-43. Partendo dallo spoglio dei primi trenta voll. dell’opera I manoscritti datati d’Italia, l’a. ha identificato 41 sottoscrizioni di copisti che tra il 1349 e il 1527 menzionano pestilenze ed epidemie in corso o appena cessate. – M.C.

057-265 Paoli (Maria Pia), Il duca Cosimo I e l’“eletto” Antonio Altoviti arcivescovo di Firenze, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 77-105. Il contributo approfondisce il rapporto di forza e poi di collaborazione fra Cosimo I e l’arcivescovo Antonio Altoviti: a seguito della risegna della sede archiepiscopale fatta con atto simoniaco dal cardinal Niccolò Ridolfi, l’Altoviti succedette il 25 maggio dell’anno 1548 all’arcivescovo Andrea Buondelmonti. – A.T.

057-266 Papadakis (Konstantinos M.), The Scholarly Hieromonk Methodios Olympites and the Adventures of his Book Collection, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli - M. Cassin - M. Détoraki, pp. 363-378. Il dotto Metodio, del monastero della SS. Trinità/S. Dionisio sul Monte Olimpo, approfittò della sua permanenza in Europa come rettore delle comunità ortodosse di Leipzig e Wrocláw per acquistare fra il 1762 e il 1764… una biblioteca intera! Il monaco tentò di procurarsi corpora completi di autori classici ed ecclesiastici da destinare al suo monastero. Dopo la distruzione di S. Dionisio (1828) la raccolta fu dispersa: una parte fu acquistata dal metropolita di Larissa e finì alla Scuola teologica di Halki; una parte pervenne al comune di Larissa; un terzo lotto andò dalla scuola della medesima città, ma a fine Ottocento fu venduto ad acquirenti russi e greci. Solo alcuni voll. si trovano oggi nel ricostruito monastero di S. Dionisio. – Eleonora Gamba

057-267 Parlavecchia (Rosa), «Al mio caro amico…»: le dediche d’esemplare in una biblioteca d’autore. Per un’analisi del Fondo Zottoli della Biblioteca provinciale di Salerno, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 281-96. Il contributo analizza il fondo librario del critico letterario Angelandrea Zottoli (1879-1956) conservato presso la Biblioteca provinciale di Salerno. – P.S.

057-268 Paroles d’élèves dans l’Europe moderne. Actes du LIXe Colloque international d’études humanistes (CESR, 4-7 juillet 2016), sous la direction de Christine Bénévent – Xavier Bisaro – Cécile Boulaire – Emmanuelle Chapron, Turnhout, Brepols, 2020 (Collection Etudes Renaissantes), pp. 270, ill. col., ISBN 978-2-503-58813-1, s.i.p. Mediante il ricorso a diverse tipologie di fonti scritte, il convegno, di cui questo bel vol. pubblica gli atti, ha inteso – impresa non semplice – richiamare la “voce” di antichi studenti, nell’ambito di diversi sistemi educativi europei, con particolare attenzione, ovviamente, alla Francia. A dar conto della varietà di temi sono le tre sezioni in cui i saggi sono raccolti: La prima, De l’apprentissage de la voix à la prise de parole (Bisaro, Le Cam, Ehl, Annaert, Castagnet-Lars), prende in esame l’insegnamento elementare. La seconda, La voix et le chant (Herdman, Couleau, Marcaletti, Dessi), si sofferma sul canto, presentando anche diversi libri musicali. La terza, La parole dans la parole, ou l’élève en scène (Ferrand, Chiron, Trofimova, Degott), ha come filo conduttore il teatro. Il vol., in qualche modo dedicato alla memoria di Xavier Bisaro, scomparso durante la lavorazione degli atti, è corredato da alcune belle immagini a colori. Chiude l’indice dei nomi. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.

057-269 Pasquini (Emilio), Per la autenticità dell’Epistola di frate Ilaro: ultime riflessioni, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 423-32. Il compianto Emilio Pasquini vede nell’Epistola di Ilaro una “intervista a Dante” che «ci restituisce la voce e l’immagine del Dante-uomo che agisce e parla in modo diretto e spontaneo» (p. 424). L’incipit latino della Commedia contenuto nell’epistola costituisce l’anello di congiunzione tra la «mirabile visione» del finale della Vita nova, con il conseguente desiderio di trattare più degnamente di Beatrice, e l’inizio del poema; la sua autenticità è garantita dalla lezione fluvido, un hapax presente anche in alcuni codici del poema a Par. XXX 62, difficilior rispetto a fulvido o fulgido, oltre che dalla testimonianza di Villani sul fatto che Dante avesse progressivamente abbandonato il latino in favore del volgare. È infine impossibile, secondo l’a., che ai tempi di Boccaccio qualcuno volesse fabbricare un falso testo di Dante. – L.Ma.

057-270 Passera (Claudio), Gli incunaboli per nozze. Un primo catalogo e alcune note, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 59-74. Si parla di un genere particolare di edizioni di occasione: quello nuziale (Þ «AB» 057-G). – Ar.L.

057-271 Pedrosa (José Manuel), La profecía del moro santón de Granada, ca. 1530: romancero, taumaturgia y milenarismo, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 201-14. Dopo aver collocato nel panorama della letteratura spagnola dei Secoli d’Oro La profecía del moro santón de Granada – parte di due triadi di romances moriscos in cui l’arabo viene presentato mediante la maschera letteraria del feroce e spietato antagonista della civiltà cristiana – l’a. ne evidenzia il collegamento con una fitta letteratura di profezie al servizio della politica imperiale spagnola, fiorita nel XVI secolo, ma le cui radici risalgono al Medioevo. – E.G.

057-272 Perozzo (Valentina), Scrivere per vivere. Romanzi e romanzieri nell’Italia di fine Ottocento, Milano, Unicopli, 2020, pp. 254, ISBN 978-88-400-2094-5, € 20. L’a. si propone di fornire un quadro completo della produzione di romanzi in Italia tra 1870 e 1899. Base della ricerca è la banca dati bio-bibliografica costruita dall’a. stessa, che raccoglie informazioni su questo tipo di produzione. All’analisi quantitativa di romanzi e autori si affianca quella qualitativa. Si analizza quindi quale tipo di testo fosse considerato “romanzo” all’epoca; si descrive la situazione produttiva nelle città più importanti – compresa un’analisi dei prezzi e delle riedizoni – e la fortuna dei romanzi italiani all’estero. Si delinano poi i profili di chi scriveva romanzi nell’Ottocento (con un focus sulle romanziere): il background familiare e scolastico, la considerazione sociale e le professioni parallelamente esercitate da cui trarre il reddito principale, l’eventuale attività politica. In appendice, si illustrano i criteri di costruzione della banca dati e le informazioni fornite per ogni formato. – Martina Molino

057-273 Petoletti (Marco), Per la tradizione manoscritta della «Novella del grasso legnaiuolo». Un nuovo testimone della versione palatina, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 433-43. Il ms. Ambrosiano Z 123 sup., del 1457, latore del Corbaccio di Boccaccio, contiene anche una versione della redazione palatina (così chiamata perché fino a oggi conservata solo nel ms. Palatino 200 della BNCF) della Novella del grasso legnaiuolo, redazione della quale il nuovo testimone ambrosiano fornisce un importante ausilio per la datazione, ascritta agli anni 1470-78 da André Rochon: la data andrà riportata più in alto, appunto tra il 1446, esplicitamente menzionato nella novella, e il 1457, anno di stesura del codice ambrosiano. Viene fornita l’edizione del testo secondo il codice ambrosiano, previo confronto con la redazione palatina e le congetture e integrazioni testuali proposte a quest’ultima da Michele Barbi. – L.Ma.

057-274 Petrella (Giancarlo), «Il De Marinis non perde mai una occasione per dimostrare simpatia alla Biblioteca di Ferrara». Tammaro De Marinis, Giuseppe Agnelli e l’Ariostea. Frammenti di un carteggio, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 297-319. Tammaro De Marinis durante la sua attività di libraio antiquario donò alcuni preziosi esemplari alla Biblioteca Ariostea di Ferrara e in questa sede viene riproposto il carteggio che intercorse con il direttore Giuseppe Agnelli tra il 1914 e il 1933. – M.C.

057-275 Petrella (Giancarlo), «Ne’ miei dolci studi m’acqueto». La collezione di storia della scienza Carlo Viganò, Firenze, Olschki, 2020 (Piccola biblioteca umanistica), pp. XX + 96 con 16 pp. di tav. b/n f.t., ISBN 978-88-222-6707-8, € 20. L’a. ritorna più estesamente sul caso della importante raccolta libraria dedicata a testi scientifici assemblata dall’ing. Carlo Viganò (1904-1974) nel pieno Novecento e oggi confluita presso la biblioteca della sede bresciana dell’Università Cattolica, dove è catalogata e liberamente accessibile. Di questa non comune collezione, non solo vengono ricostruite la formazione e le vicende storiche, ma si presentano alcuni dei pezzi più notevoli e più antichi, con particolare attenzione alle provenienze. Il vol. è corredato da un bell’apparato di immagini in bianco e nero, utili ad apprezzare meglio la natura di una collezione unica nel suo genere. – L.R.

057-276 Petrella (Giancarlo), Intorno a un possible sconosciuto incunabolo: Lorenzo Spirito, Libro de la Ventura, Bologna [Caligola Bazalieri, c. 1500], «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 149-65. Analisi di una copia rarissima – appartenuta a Tammaro De Marinis – di una (oscura) edizione bolognese del Libro delle sorti di Lorenzo Spirito. – Ar.L.

057-277 Petrucciani (Alberto), Dino Campana studente di chimica in biblioteca a Bologna, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 279-96. Nel periodo in cui risiedette a Bologna, il poeta Dino Campana frequentò le biblioteche della città, tra cui la Biblioteca Popolare, dove nei registri delle richieste è stato possibile riscontrare la sua presenza e le letture effettuate. – M.C.

057-278 Piattelli (Angelo M.), I primordi della stampa ebraica a Mantova e a Ferrara (1473?-1477), «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 31-46. L’a. propone una interessante panoramica di documenti sulla storia della stampa ebraica a Mantova e Ferrara nel 1470 e una nuova sequenza cronologica delle edizioni. – Ar.L.

057-279 Pilocane (Chiara), La circolazione del libro ebraico nel Piemonte dei secoli XVI-XIX. Notizia su nuove fonti dalla Biblioteca Nazionale di Torino e dall’Archivio Ebraico Terracini, «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 175-87. Le raccolte librarie ebraiche piemontesi sono tante, molto importanti e, al tempo stesso, poco conosciute (soprattutto per la scarsa o inesistente disponibilità delle fonti). L’a. presenta quindi due progetti dell’Università di Torino che intendono colmare il buco documentario e strumentale che rende complicato lo studio di tali collezioni (e relativa circolazione). – Ar.L.

057-280 Pirillo (Diego), Tra Firenze, Venezia e Londra: l’ultima fase del Tridentino e la crisi delle “speranze conciliari”, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 281-300. L’a. – al fine di indagare come i servizi diplomatici europei seguirono le azioni di Cosimo al concilio (con l’intendo di valutarne le conseguenze sugli equilibri politici italiani) – si concentra sul filo protestante italiano Guido Giannetti: informatore e agente diplomatico al servizio dei Tudor. – A.T.

057-281 Pissis (Nikolas), La bibliothèque princière de Nicolas Mavrocordatos: Pratiques de collection et de lecture, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 339-53. In attesa della pubblicazione del catalogo integrale a cura dell’a. e di K. Sarris (The Libraries of Nikolaos Mavrokordatos [1680-1730]. A Reconstruction), in preparazione, il saggio getta un primo sguardo sulla biblioteca, sempre in divenire, di Nicola Maurocordato, esponente di una famiglia nobile imparentata anche con il patriarca di Gerusalemme Dositeo, e primo principe fanariota di Moldavia e di Valacchia. Si indagano in particolare le modalità di acquisizione dei voll. – reperiti in Oriente attraverso la protezione concessa ai monasteri dei territori sotto il dominio ottomano, e in Occidente grazie ai contatti con la ‘Repubblica delle lettere’ – e le pratiche di lettura del principe Nicola. – Eleonora Gamba

057-282 Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone. Actes du LXe Colloque international d’études humanistes (CESR, 27-30 juin 2017), textes réunis par Chiara Lastraioli – Massimo Scandola, Turnhout, Brepols, 2020 (Études Renaissantes, 32), pp. 386, ill. b/n, ISBN 978-2-503-59028-8, € 50. Il vol. raccoglie gli atti dell’omonimo convegno del 2017 ed è collegato al progetto di ricerca L’édition italienne dans l’espace francophone à la première modernité (EDITEF). Introdotti dall’avant-propos di Chiara Lastraioli (pp. 7-17), gli interventi indagano la presenza e il ruolo letterario-culturale delle edizioni italiane nel mondo francofono rinascimentale. I diversi contributi sono suddivisi nelle seguenti sezioni: I. Aux origines d’une enquête: le livre italien dans le fonds des bibliothèques (pp. 21-87); II. Transferts culturels: traductions, imitations et formes du livre en italien (pp. 91-154); III. Une approche comparée au livre et à la typographie: Italie, France et Espagne (pp. 157-261); IV. Lecteurs, bibliophiles et collectioneurs au fil des siècles (pp. 265-368); in chiusura si trovano l’indice dei nomi (pp. 369-84) e il sommario (pp. 385-86), consultabile anche sul sito dell’editore. Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – S.C.

057-283 Poesia (La) in archivio. Progetti amatoriali e processi editoriali, a cura di Elisa Gambaro e Stefano Ghidinelli, Milano, Edizioni Unicopli, 2019, pp. 128, ill. b/n, ISBN 978-88-400-2088-4, € 15. Il vol., che raccoglie cinque interessanti saggi (con uno scritto introduttivo di Stefano Ghidinelli) che studiano il lavoro del poeta attraverso le carte d’archivio, è stato qui schedato per singolo contributo. – Ar.L.

057-284 Politis (Alexis), Ο πνευματικός ορίζοντας ενός μικρού εμπόρου στα Βαλκάνια, γύρω στα 1800: Βιβλιοθήκες και Διαφωτισμός, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 355-62. Studio dedicato alla biblioteca privata di un mercante greco ambulante – Gregorios Antoniou Abrames – vissuto fra Costantinopoli e la Moldavia tra la fine del sec. XVIII e l’inizio del XIX. Attraverso il confronto con la biblioteca di Antimo, futuro igumeno del monastero della Panagia Olympiotissa a Elasson (Tessaglia), l’a. evidenzia le peculiarità di quella di Gregorios, meno legata ai classici, più aperta alle lingue moderne e più incline alle novità. Essa è un valido esempio di come nella classe media la funzione del libro cominciasse a virare verso il piacere della lettura. – Eleonora Gamba

057-285 Prévost (Xavier), Les premières lois imprimées. Étude des actes royaux imprimés de Charles VIII à Henri II (1483-1559), préface de Patrick Arabeyre, Paris, École des chartes, 2018 (Mémoires et documents de l’ École des chartes, 108), pp. 339, ill. b/n e col., ISBN 978-2-35723-100-9, € 34. Nella Francia di epoca moderna, il rafforzamento del potere monarchico costituì uno dei principali fattori per la promulgazione di leggi a mezzo stampa. L’a. (docente di Storia del diritto presso l’Università di Bordeaux, dove dirige il Montesquieu Research Institute) analizza come tali iniziative portarono la monarchia francese a concedere una serie di privilegi di stampa, che investivano il tipografo-libraio dell’autorità necessaria per la pubblicazione di documenti regi ma, al contempo, consentivano anche di mantenere un pieno controllo commerciale. Tra i sicuri pregi del vol., quello di aver dimostrato il forte impatto e le innovazioni che la stampa produsse nel sistema della comunicazione normativa. Inoltre, dalla fine del regno di Francesco I, con l’intensificarsi della circolazione di voll. a stampa, in Francia si diffuse la pratica sempre più frequente di allestire raccolte miscellanee a sfondo legislativo, ancora oggi inesauribili risorse per la studio della legislazione monarchica. – D.M.

057-286 Privilegio (Il) della parola scritta. Gestione, conservazione e valorizzazione di carte e libri di persona, a cura di Giovanni Di Domenico – Fiammetta Sabba, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2020, pp. 514, ISBN 978-88-7812-300-7 (ebook). Il vol. raccoglie gli atti dell’omonimo convegno internazionale svoltosi nel campus di Fisciano (Salerno) dal 10 al 12 aprile 2019. Del vol. è disponibile sia una versione sia cartacea, sia digitale, reperibile sul sito https://www.aib.it/negozio-aib/. Qui si segnalano i singoli contributi, preceduti da riflessioni introduttive di Giovanni Di Domenico e seguiti da un commento di Fiammetta Sabba. – P.S.

057-287 Privilegio (Il) della parola scritta. Gestione, conservazione e valorizzazione di carte e libri di persona, a cura di Giovanni Di Domenico – Fiammetta Sabba, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020 Þ rec. Roberta Cesana, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 532-7.

057-288 Procaccioli (Paolo), Da modello a stereotipo. Henri III, Corbinelli, Montaigne e i libri di lettere italiani in Francia, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 139-54. Si studia la ricezione e l’imposizione come modello dei libri di lettere italiani, in particolare di lettere amorose, presso la corte di Henri III alla fine del XVI sec.; l’a. considera in particolare le testimonianze di Montaigne nei suoi Essais e del fuoriuscito fiorentino Jacopo Corbinelli nelle sue lettere al padovano Giovan Vincenzo Pinelli. – S.C.

057-289 Procaccioli (Paolo), Dalla lettera al libro di lettere di metà Cinquecento. Destinazioni (e letture) prime e seconde, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 317-32. Ripercorrendo i principali contributi sul tema, si traccia un profilo del genere delle raccolte di lettere, fiorito nella metà del XVI secolo. – A.T.

057-290 Puggioni (Salvatore), Metafore nautiche e scene piscatorie nello «Stato Rustico» di Gian Vincenzo Imperiali, «Testo», 79/1, 2020, pp. 65-79. Il saggio si concentra sulle costruzioni retoriche improntate al lessico marinaresco o all’imitazione delle ecloghe piscatorie nello Stato Rustico di Gian Vincenzo Imperiali (1607-1613). – M.G.

057-291 Pujol (Xavier Gil), El pastelero anticuario. Luis López y sus obras sobre historia de Zaragoza en los años 1630 y 1640, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 71-81. Jim Amelang ha portato alla luce le storie di tanti artigiani che, fra XVI e XVII secolo, hanno osato scrivere, compito ritenuto inappropriato per la loro condizione sociale. Proprio come il pasticcere Luis López. L’a. fa sua la lezione metodologica di Amelang e propone un’analisi – dei contenuti, delle forme e della ricezione – dei Tropheos, y antiguedades de la imperial ciudad de Zaragoza, uscito per la prima volta a Barcellona (a spese dello stesso López) nel 1639. – E.G.

057-292 Raieli (Roberto), Web-scale discovery services. Principi, applicazioni e ipotesi di sviluppo, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020 Þ rec. Alfredo Serrai, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 545-6.

057-293 Raines (Dorit), Le collectionisme des Aldine en France aux xviie-xviiie siècles, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 301-41. L’a. studia la presenza delle edizioni aldine nelle collezioni private francesi tra XVII e XVIII sec. tramite EDITEF, MEI e i cataloghi di vendita dell’epoca. – S.C.

057-294 Rao (Ida Giovanna), Gli incunaboli della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, premessa di Neil Harris, Firenze, Edifir, 2019, pp. 2o7, ill., ISBN 978-88-7970-858-6, € 22. È con sincera letizia che si accoglie la pubblicazione del catalogo degli incunaboli di una delle più celebri biblioteche storiche italiane. Dopo la premessa di Neil Harris, segue l’Introduzione in cui l’a. ripercorre le vicende della collezione fiorentina facendo inoltre il punto sulla situazione catalografica della raccolta. Il catalogo vero e proprio è preceduto coerentemente dalla tavola dei criteri editoriali con i quali sono redatte le 533 schede dedicate ad altrettante edizioni quattrocentesche, per un totale di 555 esemplari. Le schede short-title, ordinate alfabeticamente per a., riportano una breve descrizione sul modello ISTC, seguita da essenziali indicazioni bibliografiche (ISTC, IGI e GW). A seguire troviamo le descrizioni dei dati di esemplare, redatte con buon mestiere, e, in chiusura, le segnature dei singoli vol. Chiudono il catalogo un elenco delle abbreviazioni bibliografiche, una serie essenziale di indici (luoghi di stampa, tipografi, provenienze) e due tavole di concordanze delle schede di catalogo con, rispettivamente, i repertori ISTC e IGI. – N.V.

057-295 Redondi (Pietro), Da pari a pari: scienze, tecniche e arti, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 45-55. Il bel saggio offre una utile carrellata tra le pubblicazioni di argomento tecnico-naturalistico, o meglio di testi di scienze applicate o di arti e mestieri (p. 46) uscite presso “Il Polifilo”, a indicare un’attenzione di Vigevani che dall’enciclopedismo settecentesco conduce all’antropologia di Lévi-Stauss. – Ed.B.

057-296 Regnicoli (Laura) – David Speranzi, Mutamenti, continuità e interazioni delle scritture distintive librarie latine e greche nel Quattrocento fiorentino, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 177-95. La princeps fiorentina dell’Anthologia Planudea di Giano Lascari (1494) offre, «riuniti in un medesimo vol., gli esiti finali di un processo di mutamento che, con modalità e tempi diversi, ha riguardato i due registri grafici tramite i quali si è espresso il movimento umanistico, il latino e il greco» (pp. 177-8). – L.R.

057-297 Reinsch (Diether Roderich), Greek Manuscripts in the Sultan’s Library, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 105-18. L’a. indaga la genesi, le caratteristiche (tematiche e materiali) e le linee di dispersione della raccolta di manoscritti greci appartenuti a Maometto II il Conquistatore (1432-1481), selezionati fra quelli disponibili a Costantinopoli dopo la conquista ottomana, o appositamente copiati da uomini della sua cerchia. Il nucleo principale è conservato nella Biblioteca del Serraglio (Topkapi Sarayi Müzesi Kütüphanesi) di Istanbul, parecchi codici giunsero in Occidente (Bibl. nationale de France, Bibl. Univ. di Bologna, El Escorial, Bibl. Laurenziana), molti altri andarono perduti fra il XVI e il XIX secolo a causa di furti, donazioni o incuria. – Eleonora Gamba

057-298 Renaissance Metapainting, edited by Péter Bokody – Alexander Nagel, Turnhout, Brepols – Harvey Miller Publisher, 2020, pp. IV + 348, ISBN: 978-1-912554-26-3, € 125. Il vol., riccamente illustrato, offre un ampio dossier (con anche il recupero in inglese di testi di André Chastel [1964], Klaus Krüger [1993] e Wolfgang Kemp [1995]) sulla tendenza alla meta-pittura in una serie di opere miniaturistiche, ad affresco o su tavola del Rinascimento italiano e dell’Europa settentrionale. Si tratta di rintracciare e analizzare le forme visive di autoconsapevolezza dell’artista e della sua opera (tipico fenomeno dell’arte moderna) nel contesto variegato del cristianesimo latino del Rinascimento. La meta-pittura è quel fenomeno attraverso il quale le opere d’arte rivelano (in modo giocoso o critico) la propria natura di immagini: i pittori hanno infatti interrogato la natura costruita della rappresentazione attraverso illusionismo, immagini incorporate, attributi sovversivi, cornici equivoche, veli trasparenti e messa in scena dello stesso pittore al lavoro. Ci si sofferma a parte sul contributo di Nichola Herman dedicato alla miniatura (Þ «AB» 057-86). – Ed.B.

057-299 Rilliana (La) e il Casentino. Percorsi di impegno civile e culturale. Studi in ricordo di Alessandro Brezzi, a cura di Alessia Busi – Lucilla Conigliello – Piero Scapecchi, Firenze, Consiglio Regionale della Toscana, 2020, pp. 317, ISBN 978- 88-85617-73-5, distribuzione gratuita. Il vol. è dedicato ad Alessandro Brezzi, dal 1985 bibliotecario presso la Rilliana di Poppi, e ai suoi meriti nella valorizzazione e promozione del patrimonio culturale del Casentino. È schedato sotto i singoli contributi. – Marco Francalanci

057-300 Río Barredo (María José, del), Estefanía de Villaquirán, la niñera de Ana de Austria. Una matriarca Española En la corte de Francia, in in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 255-267. Prendendo le mosse da un tema caro ad Amelang – l’attenzione ai dimenticati della storia sotto forma di biografie di persone poco importanti, poiché le vite ordinarie sono intrinsecamente interessanti – l’a. ricostruisce la vita di Estefanía Romero de Villaquirán (c. 1550-1631), baby-sitter della promogenita di Filippo III di Spagna. – E.G.

057-301 Rodríguez Díaz (Elena E.), El origen del libro gótico en los reinos de Castilla y León. La diferente ubicación de las iniciales secundarias y mayúsculas, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 69-82. Tra le caratteristiche identificative del libro prodotto nei regni di León e Castilla nel XII e XIII secolo c’è il posizionamento delle iniziali al di fuori dello specchio di scrittura. – L.R.

057-302 Rossi (Federica) – Alina Wenzlawski, Nello scrittorio di Giuseppe Raimondi: carte e libri di un letterato bolognese su Paul Valéry, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 177-94. Il contributo propone l’analisi del fondo dello scrittore bolognese Giuseppe Raimondi (1898-1985), oggi conservato presso la Biblioteca “Ezio Raimondi” dell’Università di Bologna, composto sia dai suoi documenti archivistici, sia dalla biblioteca. In particolare, l’articolo porta alla luce alcuni nuovi elementi relativi all’impegno che Raimondi dedicò allo studio del poeta francese Paul Valéry. – P.S.

057-303 Rouse (H. Richard) – Mary A. Rouse, Renaissance illuminators in Paris. Artists & Artisans 1500-1715, Londra, Harvey Miller Publishers, 2019, pp. 280, ill., ISBN 978-1-912554-28-7, s.i.p. Seguito ideale del loro Illiterati et uxorati. Manuscripts and their Makers: Commercial Book Producers in Medieval Paris 1200-1500 e di Renaissance Manuscripts. The Sixteenth Century della defunta Myra Orth (gli autori richiamano abbastanza frequentemente queste loro precedenti pubblicazioni), il libro è diviso in due parti: nella prima si occupano di come gli artigiani parigini del libro, e in special modo i miniatori, si siano dovuti reinventare dopo la nascita della stampa e delle loro strategie di sopravvivenza, analizzandone la vita da un punto di vista sociale, i contratti, gli inventari e gli apprendistati; la seconda parte è invece un registro di tutti gli artigiani parigini (oltre 500 nomi) del periodo preso in considerazione, in cui viene inserita la specializzazione, gli anni di lavoro di cui si ha notizia, se possibile l’ubicazione della bottega, le relazioni con altri artigiani e infine tutti i libri certi su cui questi artigiani hanno lavorato. A chiusura del libro un brevissimo glossario di parole francesi relative al libro, la bibliografia e gli indici; all’interno della prima parte sono inserite oltre 60 illustrazioni sia a colori che in bianco e nero. I due coniugi riescono a scrivere un libro utile per storia del libro, storia dell’arte e storia sociale. – Gabriele Russotto

057-304 Rozzo (Ugo), «La gran vittoria»:la battaglia di Lepanto in una miscellanea della Biblioteca Bartoliniana di Udine, in Historie furlane. Miscellanea in onore di Giuseppe Bergamini, a cura di Egidio Screm, Udine, Deputazione di Storia Patria per il Friuli, 2020 (Supplemento a «Memorie Storiche Forogiuliensi», n. 99, 2020), pp. 67-80. Esce postumo questo contributo di Ugo Rozzo, dove l’a. illustra una miscellanea di 39 opuscoli dedicati alla vittoria conseguita a Lepanto nel 1571 dalla flotta cristiana, costituiti di poche carte ciascuno, in lingua volgare (tranne uno) e stampati nel XVI secolo. – M.C.

057-305 Rozzo (Ugo), I Frati e la censura libraria (1487-1574), in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 37-81. Partendo dall’istituzione della censura preventiva da parte di Innocenzo VIII nel 1487 e dalla predicazione (con connessi roghi di libri) di Bernardino da Feltre, il contributo ripercorre diversi episodi di censura, fino all’istituzione della Congregazione dell’Indice. – L.R.

057-306 Rucio Zamorano (Maria José), La visibilidad de lo intimo: la collección de archivos personales de la Biblioteca nacional del España, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 403-14. Si fa una panoramica sulla situazione della collezione di archivi personali della Biblioteca Nacional de España. – P.S.

057-307 Rüesch (Diana), Prezzolini, Flaiano, Ceronetti, Tomizza, Emanuelli e gli altri: gli archivi novecenteschi di Lugano, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 415-26. Il contributo illustra alcuni fondi personali novecenteschi conservati presso la Biblioteca cantonale di Lugano, in particolare quello relativo a Giuseppe Prezzolini (1882-1982). – P.S.

057-308 Ruiz Darasse (Coline), “Stranger Scripts”: hidden texts or new meaning? in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 75-89. Si esamina un’enigmatica tavoletta ritrovata in Francia e si forniscono alcune ipotesi sull’interpretazione dei segni incisi su di essa. – F.F.

057-309 Rusconi (Roberto), Dopo la pubblicazione dell’Index librorum prohibitorum da parte di Clemente VIII nel 1596: una radiografia del posseduto librario da parte del clero regolare in Italia, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 161-69. L’imponente operazione di indagini, che hanno dato il via al progetto di Ricerca sull’Inchiesta della Congregazione dell’Indice (RICI), costituisce l’oggetto della riflessione sul patrimonio librario posseduto dagli Ordini regolari in Italia a cavallo dell’anno 1600. – M.C.

057-310 Ruzzier (Chiara), Les changements dans la fabrication du livre au XIVe et XVe siècles d’après les manuscrits des abbayes bénédictines des Pays-Bas méridionaux, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 161-75. Il saggio mette in luce la produzione libraria quattrocentesca delle abbazie benedettine dei Paesi Bassi meridionali, analizzandola con metodi quantitativi che evidenziano i cambiamenti delle caratteristiche materiali e della scrittura. – L.R.

057-311 Sabaino (Daniele) – Rodobaldo Tibaldi, Musica e liturgia nel “frammento pavese”. Pergamene sparse, scatola 1bis, in Carta canta. Atti della giornata di studio, a cura di M. D’Agostino – P. L. Mulas, pp. 65-92.

057-312 Sabba (Fiammetta) – Lucia Sardo, I fondi personali e la Terza missione. Proposta di buone pratiche, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 427-46. Il contributo fa il punto della situazione sulle pratiche di valorizzazione e fruizione del patrimonio archivistico dei fondi personali legate alla Terza Missione, ovvero a quelle attività di larga diffusione della conoscenza con la prospettiva di una massima democratizzazione della cultura. – P.S.

057-313 Sabba (Fiammetta), Editoriale. La nuova rubrica Voci di biblioteche viventi, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 1-3. Viene presentata la nuova rubrica della rivista, inaugurata da un contributo di Giampiero Mughini (Þ «AB»057-149). – L.R.

057-314 Sabba (Fiammetta), La biblioteca Cardelli a Roma nel XVIII secolo. Notizie a partire da una memoria inedita della contessa marchigiana Giustina Pianetti Cardelli, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 205-20. L’a. offre una descrizione delle vicende riguardanti l’oggi dispersa biblioteca Cardelli grazie alla documentazione archivistica conservata integra presso l’Archivio Storico Capitolino di Roma e a due inedite memorie. – M.C.

057-315 Sabbatini (Renzo), La Sollevazione degli Straccioni: Lucca 1531, politica e mercato, Roma, Salerno Editrice, 2020 (Aculei, 42), pp. 190, ISBN 978-88-6973-495-3, € 16. Un agile compendio che ripercorrere con dovizia di particolari un evento traumatico per la storia della Repubblica di Lucca in epoca moderna. In un linguaggio non specialistico, l’a. ripercorre le tappe che condussero alla cosiddetta Sollevazione degli Straccioni del 1531-1532: una insurrezione scaturita dall’insofferenza delle masse popolari, che non potevano più soffrire le vessazioni imposte dall’aristocrazia al potere. La scintilla che innescò la rivolta fu l’introduzione di nuove leggi sulla produzione serica, ma ben presto il dibattito si accese, allargandosi a più ampie rivendicazioni corporative e salariali, giungendo perfino a mettere in discussione la gestione governativa dell’aristocrazia al potere. Le agitazioni proseguirono per alcuni mesi, finché le classi subalterne, stremate dalle necessità, smorzarono i toni della discordia e la libertas del “pacifico et populare stato” – secondo la definizione resa celebre da Marino Berengo – fu salva. – D.M.

057-316 Sachet (Paolo), “In aedibus Populi Romani apud Paulum Manutium”: la prima tipografia papale tra limiti attuativi e conflitti istituzionali, «Rivista Storica Italiana», 132/1, aprile 2020, pp. 181-205. L’a. analizza la storia della prima tipografia papale, comunemente nota come Stamperia del Popolo Romano, fondata da Pio IV a Roma nel 1561 e affidata all’esperienza di Paolo Manuzio (per il contratto, studiato dallo stesso a., Þ «AB» 029-161). Le ambizioni di rinnovamento testuale che avevano animato il Pontefice dovettero presto confrontarsi con una cronica mancanza di fondi, di mezzi tecnici e di manodopera specializzata nella stampa in lingua greca. Nel 1563 la Stamperia, pur restando sotto il controllo della commissione cardinalizia, divenne proprietà del Comune e questa incertezza gestionale si ripercosse sulla attività stessa. Manuzio, che già nel 1566 in una lettera al card. Sirleto (pubblicata per la prima volta in appendice all’articolo) lamentava l’insostenibilità della situazione, rinunziò formalmente all’incarico nel 1570. – Eleonora Gamba

057-317 Safran (Linda), A Prolegomenon to Byzantine Diagrams, in The Visualization of Knowledge, pp. 361-82. Si indaga la diffusione e l’uso dei diagrammi nel vasto orizzonte culturale della cultura bizantina: ciò che emerge è come alcuni generi di schemi ben diffusi e noti nella cultura occidentale non siano entrati a fare parte del repertorio bizantino. – A.T.

057-318 Saguar García (Amaranta), Para el estudio de las ediciones ilustradas de «Celestina»: estándares y herramientas digitales para la recopilación, la ordenación, la clasificación, la presentación y el estudio de las xilografías de las ediciones antiguas. Una propuesta, in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 187-202. Da qualche tempo si è sviluppato un forte interesse nei confronti dell’iconografia utilizzata per la decorazione delle antiche edizioni della Celestina: si veda, per esempio, CelestinaVisual.org. Dopo aver ripercorso lo stato degli strumenti attualmente a nostra disposizione, l’a. pone le basi per lo sviluppo di un database che, attraverso una puntuale metadatazione degli oggetti digitali, consentirà di soddisfare tanto lo studio delle silografie, senza perdere di vista le esigenze di filologi e storici del libro. – D.M.

057-319 Sánchez Durán (Álvaro), La correspondencia como fuente para la construcción de una historia social microanalítica: los negociantes de la nación portuguesa en la España del XVII, in Mirando desde el puente, editores F. Andrés Robres – M. Hernández Benítez – S. Martínez Bermejo, pp. 189-99. Si riflette, partendo da un case-study, sull’importanza della corrispondenza come fonte primaria di analisi storica: in senso economico, sociale e politico. – E. G.

057-320 Sandler (Lucy Freeman), Religious Instruction and Devotional Study: The Pictorial and the Textual in Gothic Diagrams, in The Visualization of Knowledge, pp. 429-48. Si indagano alcuni adattamenti tardo medioevali di esposizioni diagrammatiche per l’istruzione e i bisogni devozionali del clero secolare e dei laici. – A.T.

057-321 Sangalli (Maurizio), I gesuiti nella Firenze di Cosimo I, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 107-ì27. L’a. ricostruisce i delicati rapporti che si instaurarono tra la Compagnia di Gesù e la corte di Cosimo I, arrivando a concludere come l’interesse del duca nel permettere il radicarsi della Compagnia a Firenze fosse principalmente un «interesse […] da uomo di Stato che ambisce ad avere un pieno controllo anche sulle faccende ecclesiastiche» (p. 127). – A.T.

057-322 Sanz Julián (Maria), Las imágenes de la Melusina Tolosana (1489), «Titivillus», 6, 2020, pp. 11-22. Nel saggio si analizza l’edizione di Johannes Parix e Stephan Cleblat della Historia de la Melusina, stampata a Tolosa nel luglio del 1489. L’attenzione dell’a. si concentra soprattutto sulle eterogenee illustrazioni che accompagnano il testo, sul ruolo che hanno svolto e sul loro rapporto con quelle di un’edizione lionese di poco precedente. – Marco Francalanci

057-323 Scaffai (Niccolò), Il lavoro del poeta. Tra l’archivio e il libro, in La poesia in archivio. Progetti amatoriali e processi editoriali, pp. 17-31. Montale e Sereni mostrati sotto una luce inedita, quella cioè delle loro stesse carte. Le “parole private” dei due poeti sembrano riflettersi nella loro produzione letteraria, spiega l’a. – Ar.L.

057-324 Scandola (Massimo), «Livres curieux» et «livres utiles». Lire en italien dans les bibliothèques robines à Paris au siècle des Lumières, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 343-68. L’a. ragiona sulla lettura di libri in italiano nella Francia del XVIII sec. e sulle opportunità e i limiti dell’uso come fonte dei cataloghi di vendita. – S.C.

057-325 Scapecchi (Piero), Alessandro Brezzi: un Bibliotecario per il Casentino, in La Rilliana e il Casentino, a cura di A. Busi – L. Conigliello – P. Scapecchi, pp. 239-44. Il contributo presenta uno sguardo a volo d’uccello sulla figura di Alessandro Brezzi. Se ne presentano i meriti professionali e culturali, mettendo in risalto la rilevanza del suo impegno nella modernizzazione della Rilliana e per l’aggiornamento e integrazione dei suoi cataloghi nell’ampia rete documentaria aretina. – Marco Francalanci

057-326 Scapecchi (Piero), Savonarola: manoscritti, opere, stampati dal culto delle reliquie alla collezione, in Firenze nella crisi religiosa del Cinquecento, pp. 209-218. L’a. analizza le fasi che hanno portato le opere del Savonarola a divenire – da patrimonio collettivo che erano – esperienza privata di pochi. Mutamento che ha come estrema conseguenza un’ulteriore transizione: infatti, tra fine XVII e inizi XVIII secolo, le sue opere diverranno appannaggio delle attenzioni di bibliofili e collezionisti. – A.T.

057-327 «Schede umanistiche», 33/1, 2019. Si effettua uno spoglio selettivo dei contributi.

057-328 Schiffrin (André), Editoria senza editori, prefazione di Alfredo Salsano, con uno scritto di Andrea Cortellessa, Macerata, Quodlibet, 2019 Þ rec. Antonio Castronuovo, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 538-42.

057-329 Schilder (Günter) – Hans Kok, Sailing Across the World’s Oceans. History & Catalogue of Dutch Charts Printed on Vellum 1580-1725, (Explokart Studies in the History of Cartography, 19), Leiden-Boston, Brill-Hes & De Graaf, 2019, pp. 840, ISBN 978-90-04-39857-3, € 175. Completato da circa 800 illustrazioni a colori, il monumentale vol., collocato sotto l’egida dell’Università di Amsterdam, permette di conoscere la produzione delle mappe stampate dagli editori di carte commerciali di Amsterdam tra il XVI e il XVIII secolo. Questa “cartobibliografia” illustrata descrive e analizza circa 150 carte (datate tra il 1580 e il 1725), per lo più conservate in una serie di istituzioni internazionali, offrendo una panoramica delle mappe dall’Europa all’Oceano Indiano e Atlantico, quest’ultimo comunemente chiamato “West-Indische Paskaerten”. La prima parte del vol. offre sei capitoli che indagano sullo sviluppo di Amsterdam come centro riconosciuto per la produzione e la distribuzione della cartografia in Europa. Ciò permette anche di discutere le tecniche di navigazione utilizzate nel Cinque e Seicento e l’immagine del mondo che andava via via sviluppandosi. Nella seconda parte trova posto il catalogo delle carte prese in esame, suddivise in tre sezioni: le coste europee, l’Atlantico, l’Oceano Indiano. Lo studio offre importanti indicazioni anche circa la lavorazione e la realizzazione di queste carte impresse da matrici in rame su pergamena. – Ed.B.

057-330 Schubert (Martin), The Invention of Space. Verses and the Line Break in Medieval German Manuscripts, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 117-31. Navigando tra manoscritti tedeschi con testi in versi, l’a. analizza una realtà altra rispetto a quella più propriamente e più tradizionalmente paleografica: gli spazi bianchi delle pagine. Questi aiutano a meglio comprendere l’organizzazione dello spazio, ma anche come questo fosse concepito e considerato nella mente del copista. – L.R.

057-331 Schuwey (Christophe), Un entrepreneur des lettres au XVIIe siècle. Donneau de Visé, de Molière au Mercure galant, Paris, Classiques Garnier, 2020 (Bibliothèque du XVIIe siècle, 36), pp. 552, ill. b/n, ISBN 978-2-406-09570-5, € 58. Il corposo e documentato studio di Christophe Schuwey ha il merito di rimettere al centro del XVII secolo uno dei suoi protagonisti oggi un po’ dimenticati o comunque relegati nella generica categoria dei “minori”. Donneau de Visé fu infatti un uomo pienamente inserito nel suo tempo, ma capace di innovare, fondando uno dei più importanti periodici letterari del Seicento francese ed europeo, il «Mercure galant». Il vol. – cui manca forse solo una sezione più propriamente bibliografica, utile a fissare alcuni passaggi – è un viaggio nell’impresa di de Visé, con particolare riguardo al periodo che intercorre tra il 1660 e il 1678, ovvero al momento più decisivo nell’esperienza di quest’uomo, la cui attività è anche assai difficile da definire: giornalista, poligrafo, novellista, un letterato che ha saputo vivere di scrittura, un vero «entrepreneur des lettres». Soprattutto, però, vengono posti al centro gli aspetti economici dell’impresa, mostrando come nel secondo Seicento il mondo dell’editoria (ma anche della letteratura) avesse acquisito ormai una piena maturità non solo tecnica, ma anche strategica e politica, proprio grazie alla diffusione dei periodici letterari. Il vol. è diviso in quattro parti, ciascuna con interne suddivisioni. La prima (L’entreprenant M. de Visé) inquadra il protagonista nel contesto letterario francese del Seicento e ne evidenzia le capacità imprenditoriali. La seconda (De la pièce au livre) si sofferma sul rapporto di de Visé con il teatro. Nella terza (Le règne de l’actualité) si prendono in considerazione varie tecniche, strategie e iniziative promozionali messe in campo da de Visé per pubblicizzare la propria personalità e i propri prodotti. L’ultima (Le Mercure galant) analizza l’impresa più nota di de Visé, il «Mercure galant». Chiudono questo ottimo lavoro la bibliografia, l’indice dei nomi (pp. 539-44) e quello delle figure (p. 545). – L.R.

057-332 Sciarra (Elisabetta), Codici e libri stampati postillati: note di possesso, note di lettura, note di studio nella base dati dei possessori della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 301-12. Il contributo descrive il progetto dell’Archivio dei possessori della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, con particolare attenzione ai postillati a stampa e alle provenienze dei manoscritti. – L.R.

057-333 Scritture nascoste, scritture invisibili. Quando il medium non fa “passare” il messaggio. Miscellanea internazionale multidisciplinare, a cura di Alessandro Campus – Simona Marchesini – Paolo Poccetti, Verona-Roma, Alteritas-Università Roma Tor Vergata, 2020, pp. 378, ill. col., ISBN 978-88-907900-8-9. Raccolta di saggi che, come da titolo, approfondiscono il tema del legame tra scrittura, messaggio e supporto. Il vol. è disponibile in formato ebook open access, scaricabile dal sito web di Alteritas. Si schedano i singoli contributi. – F.F.

057-334 Seche (Giuseppe), Considerazioni sull’utilizzo dei due esemplari dell’ incunabolo della «Carta de logu» con un’annotazione sulla fascicolazione (fine XV secolo), in Libros, imprenta y censura en la Europa meridional del siglo XV al XVII, edición al cuidado de N. López-SoutoI. Velázquez Puerto, pp. 203-18. Il contributo propone una riflessione sull’utilizzo di due incunaboli della Carta de logu (edizione sine notis; ISTC ie00037700 = GW 9285), una raccolta di norme elaborate nei giudicati sardi di Càlari, Arborea, Logudoro e Gallura, che doveva servire come strumento utile alla buona gestione della burocrazia e giustizia locale. L’a. si sofferma a considerare l’apparato di note manoscritte apposte negli unici esemplari noti dell’edizioni, conservati a Torino, Biblioteca Reale, Inc. I,44 e Cagliari, Biblioteca Universitaria, Inc. 230. In calce, una breve considerazione su una lieve differenza di fascicolatura emersa dal confronto tra le due copie. – D.M.

057-335 Serrai (Alfredo), Cultura e beni culturali, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 33-42. In questo saggio l’a. torna a ragionare sui termini “Cultura” e “Beni culturali”, sottolineandone i confini concettuali entro cui collocarli. – M.C.

057-336 Serrai (Alfredo), Giuseppe Malatesta Garuffi, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 458-69. Si rivendica l’esistenza, fin qui negata, di una accademia a Rimini nel Trecento, riportandone gli atti, contenuti nel Ms. Gambalunghiano N.500. Quella fondata da Giacomo Allegretti (1326-1393) diventa così la prima accademia europea dell’età moderna. – L.R.

057-337 Sestini (Valentina), Repetita iuvant: Instruttione et avvertimenti per quelli che vogliono stampare libri in Roma (Roma, Stamperia Camerale, 1607), in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 171-80. L’a. illustra un manifesto, che forniva le istruzioni di stampa per i tipografi attivi a Roma all’inizio del Seicento, riassumendo per sommi capi quanto era già stato espresso in editti precedenti con l’esigenza di sottolineare e ribadire quali fossero le esatte procedure di stampa a cui attenersi nella città papale. – M.C.

057-338 Settis (Salvatore), Alberto Vigevani: l’editore e la città, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 23-43. Partendo dall’esperienza della curatela affidatagli della riproduzione anastatica di alcune rarissime Vedute e prospettive romane di Giovanni Battista Mercati (Milano, il Polifilo, 1995, qui in parte riprodotte), l’a., riprendendo alcuni scritti di Vigevani sulla Milano postbellica, cerca di riflettere sul suo concetto di “città”. – Ed.B.

057-339 Siciliani (Marco Antonio), Scritture di frontiera. Alcune riflessioni su cultura grafica, luoghi e sistemi di produzione libraria ad Avignone nel XIV secolo, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 289-99. L’a. si sofferma sulle trasformazioni nell’ambito della produzione libraria avignonese, durante la presenza della corte papale. Si evidenzia la compresenza di scribi con alle spalle differenti formazioni grafiche. – L.R.

057-340 Silla Sgarbi (Matilda), Codicologia d’archivio. I più antichi registri di imbreviature dell’Archivio di Stato di Firenze, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 269-76. «Obiettivo del presente contributo è esporre i risultati emersi da una prima analisi codicologica applicata a una selezione dei più antichi registri di imbreviature conservati presso il fondo Notarile Antocosimiano dell’Archivio di Stato di Firenze: materiale […] mai sistematicamente considerato nei suoi aspetti fisici e materiali» (p. 269). – L.R.

057-341 Sironi (Marta), Il libro bello. Grafica editoriale in Italia tra le due guerre, Milano, Edizioni Unicopli, 2019, pp. 240, ill. col., ISBN 978-88-400-2095-2, € 35. Veramente di “libri belli” parla Marta Sironi, storica dell’arte con l’interesse per l’illustrazione e la grafica libraria, a. di questo bel volumetto. Partendo dallo studio (svolto tra archivi diversi, privati e non) di un numero veramente impressionante di copertine (più di trecento sono solo quelle che compaiono, a colori, all’interno del vol.), l’a. è riuscita a tratteggiare una storia della grafica editoriale tra le due grandi guerre, riccamente annotata. Utilissimi gli indici dei nomi in fine di vol. – Ar.L.

057-342 Smith (A. Mark), More than Meets the Eye: What Made the Printing Revolution Revolutionary, in The Visualization of Knowledge, pp. 211-28. Si indagano le trasformazioni e le evoluzioni delle scienze ottiche rese possibili grazie all’introduzione della stampa che permetteva di avere una coerenza ben definita tra testo e diagrammi. – A.T.

057-343 Smith (Lesley), Biblical Gloss and Commentary: The Scaffolding of Scripture, in The Visualization of Knowledge, pp. 115-36. Il contributo analizza le diverse “forme” assunte dai codici che – presentando dei commentari – rispondevano a un intento preciso legato allo studio dei testi biblici: si indagano quindi le varie tecniche volte alla giustapposizione di testi differenti all’interno di un medesimo spazio di pagina (in particolar modo commentari dei padri della Chiesa e testo biblico vero e proprio). – A.T.

057-344 Smith (Sukie) – Flynn (Danny), The Physical Becoming Sigil, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 353-63.

057-345 Solimine (Giovanni), Le biblioteche e il loro impatto sulla vita delle università, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 389-99. L’a. offre una riflessione sul ruolo delle biblioteche all’interno del mondo universitario, sottolineando che si deve partire dall’analisi del contributo che esse danno – o potrebbero dare – al raggiungimento delle finalità delle istituzioni di cui fanno parte: supporto all’attività di ricerca e a quella didattica, canale per la realizzazione della “terza missione”, ovvero i servizi resi rispettivamente ai docenti, agli studenti e alla società. – M.C.

057-346 Sonzini (Valentina), Cominus et eminus. La tipografia alla campana: annali di Vittorio Baldini e delle eredi (Ferrara, 1575-1621), introduzione di Angela Nuovo, Milano, Biblion, 2019 Þ rec. Simona Inserra, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 507-10.

057-347 Spaggiari (William), Napoli 1836: «the great moon hoax» (e Giacomo Leopardi), in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 541-50. Nell’epistolario leopardiano mancano quasi del tutto i riferimenti alla luna, mentre è ben noto come il tema lunare – e lo stesso vocabolo – sia assai importante nei suoi scritti letterari. Nel 1835 vennero pubblicati su un quotidiano americano alcuni articoli che riferivano della presunta scoperta di forme di vita intelligente sulla luna da parte di John Herschel, il più noto astronomo dell’epoca. Furono raccolti in un opuscolo che ebbe un enorme successo, tanto da essere tradotto anche in italiano in almeno quattro edizioni, tutte napoletane: nel 1836, mentre componeva Il tramonto della luna nella città partenopea, Leopardi era probabilmente al corrente di quel caso editoriale. – L.Ma.

057-348 Stern (David), The Topography of the Talmudic Page, in The Visualization of Knowledge, pp. 137-62. L’a. traccia la ricezione da parte di copisti ebraici dei modelli di testi biblici glossati, modelli già da tempo nati e sperimentati all’interno del circuito degli studiosi cristiani. – A.T.

057-349 Stokes (Peter A.), Change and Variation in Eleventh-Century English Script, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 37-46. L’XI secolo è un momento di passaggio decisivo per la scrittura inglese, ma proprio per questo non è semplice caratterizzare in modo preciso e univoco trasformazioni e innovazioni. – L.R.

057-350 Storie d’autore, storie di persone: fondi speciali tra conservazione e valorizzazione, a cura di Francesca Ghersetti – Annantonia Martorano – Elisabetta Zonca, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2020 Þ rec. Attilio Mauro Caproni, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 521-3.

057-351 Stutzmann (Dominique), Résistance au changement? Les écritures des livres d’heures dans l’espace français (1200-1600), in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 97-116. Considerando oltre 1.600 copie di libri d’ore prodotti dal XIII al XVI secolo, l’a. mostra come questi oggetti – un vero e proprio genere librario – riflettano chiaramente i mutamenti nella mentalità e nella religiosità di area francese tra basso Medioevo e prima Età Moderna. – L.R.

057-352 Tchentsova (Vera), Les monastères des Îles des Princes et la Russie moscovite, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 75-101.

057-353 Tellini (Gino), Dante in trincea, in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 551-61. Il Dante della Grande Guerra è quello evocato da D’Annunzio (che ripropone Dante come modello nazionale italiano, l’eroe del Risorgimento), Gadda (che sul fronte rilegge il canto di Ugolino), Renato Serra (Dante come esempio di fierezza e virtù italiane), Palazzeschi (che rievocando l’esperienza bellica cita l’ultimo canto del Paradiso come «una voce intensissima di luce e di speranza», p. 560). – L.Ma.

057-354 Terreni (Alessandro), «Quando l’io dice io». Lettere e diari di Antonio Porta postavanguardista, in La poesia in archivio. Progetti amatoriali e processi editoriali, pp. 91-123. Prendendo le mosse dai documenti di archivio, Alessandro Terreni racconta la parabola post-avanguardista di Antonio Porta, uno dei poeti cardine del Gruppo 63. – Ar.L.

057-355 Tiberi (Luca), La biblioteca di Alessandria e l’incendio che non la distrusse. I: Riflessioni moderne fino a Giusto Lipsio, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 4-100. Prima parte di un contributo che mira a riunire tutte le testimonianze dei più importanti autori moderni intorno alla Biblioteca di Alessandria, mostrando come la narrazione dell’incendio si complichi via via che meglio si conoscono le fonti antiche. – L.R.

057-356 Tinti (Paolo), La biblioteca del cardinale Fortunato Tamburini fra i libri dei benedettini di San Pietro di Modena, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 221-32. Nel saggio l’a. ripercorre le vicende che portarono a Modena i libri, di cui viene offerto l’elenco, lasciati in testamento dal cardinale Tamburini. – M.C.

057-357 Tinti (Paolo), La biblioteca professionale di un libraio antiquario nel Novecento. Alberto Vigevani e il Polifilo di Milano, in Alberto Vigevani, a cura di R. Cesana, pp. 73-87. Il saggio solleva il problema delle raccolte bibliografiche a disposizione di un libraio antiquario. Nonostante l’argomento fosse già stato sgrossato dalla tesi di laurea di Lucia Coppari (p. 78 n. 1), si intende che sarebbe stata necessaria una linea interpretativa forte che riconducesse le singole osservazioni a una visione maggiormente in dialogo con la bibliografia internazionale (ma anche quella nostrana: per esempio, la carenza denunciata a p. 86 n. 2 è un palese abbaglio se si confronta il vol. Da Lucca a New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento, pp. 107 n. 1 e 235 n° 21). Occorre aggiungere, tra l’altro – ma questo a un non-milanese può sfuggire –, che essendo la sede de Il Polifilo in via Borgonovo, a poche centinaia di metri dalla Braidense, è evidente che la bibliografia in sede sarà stata integrata con quella a disposizione nella ricca sala consultazione della biblioteca. – Ed.B.

057-358 Tinti (Paolo), Letture portatili, lettori raffinati: un’aldina membranacea della Biblioteca Estense Universitaria (Orazio, 1501), in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 563-576. Indagine su una copia dell’Orazio pubblicato da Aldo nel 1501 su pergamena, un esemplare particolarmente raffinato, protetto da legatura di lusso, e destinato alla famiglia veneziana dei Contarini. – L.Ma.

057-359 Trofimova (Violetta), The Voice of Female Student in the Interlude Nice Wanton, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 217-23. «Nice Wanton is a Tudor play on the stock topic of a prodigal son; although it seems not to have enjoyed broad popularity in its own time, it has attracted considerable attention from modern literary scholars and even historians of medicine» (p. 217). – L.R.

057-360 Trombetta (Vincenzo), Dalle requisizioni all’uso pubblico: il patrimonio librario ecclesiastico del Regno di Napoli nel Decennio francese (1806-1815), in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 233-44. L’a. ripercorre le vicende della indemaniazione dei beni librari ecclesiastici avvenuta durante il dominio napoleonico nel Regno di Napoli con la conseguente dispersione delle biblioteche e la redistribuzione del patrimonio librario. – M.C.

057-361 Trombetta (Vincenzo), La biblioteca di Francesco Torraca: le dediche autografe come tracce dei rapporti con gli intellettuali del suo tempo, in Il privilegio della parola scritta, a cura di G. Di Domenico – F. Sabba, pp. 195-216. Il contributo si concentra su un tema particolare, quantomeno se legato a un discorso archivistico, ovvero quello delle dediche autografe. Nello specifico qui si analizza la biblioteca privata di Francesco Torraca a partire proprio dalle dediche sui libri, scritte da personaggi del calibro di Francesco d’Ovidio, Benedetto Croce, diversi studiosi e scrittori italiani, nonché dei suoi allievi. – P.S.

057-362 Trombone (Antonella) – Simona Turbanti, Il Dottorato in Scienze del libro e del documento, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 352-74. Il saggio descrive l’attività del Dottorato di ricerca in Scienze del libro e del documento istituito a partire dal 2007 presso la Sapienza Università di Roma. – M.C.

057-363 Troncarelli (Fabio), Parole nascoste in un’immagine di Boezio, in Scritture nascoste, scritture invisibili, pp. 119-33. Il medesimo modello di scrittura nascosta è rilevabile in un’opera plastica del VI secolo e in un codice del tardo IX. – F.F.

057-364 Trovato (Paolo), Perché le rime del Tebaldeo sono un canzoniere (e l’ordine della vulgata è “sbagliato”), in Il colloquio circolare. I libri, gli allievi, gli amici. In onore di Paola Vecchi Galli, pp. 577-84. La sequenza dei testi contenuti nella princeps delle rime di Antonio Tebaldeo (1498), poi riprodotta nelle numerose edizioni successive, è stata deliberatamente alterata dal cugino Iacopo che, dedicando la stampa a Isabella d’Este, dichiara apertamente di avere posposto alcuni sonetti e capitoli incipitari (sedici, per la precisione), a suo giudizio troppo lugubri per la posizione iniziale. Il restauro dell’ordinamento originario permette di far assumere alla raccolta una forma pienamente rispondente ai canoni salienti del canzoniere quattrocentesco. – L.Ma.

057-365 Turbil (Alessandro), Le Tre Corone dans la bibliothèque des Bourbons et l’affaire Pétrarque au tournant du xvie siècle: Moulins-Montbrison l’espace d’un réseau d’italianisants?, in Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone, a cura di C. Lastraioli – M. Scandola, pp. 265-81. Il contributo indaga, al fine di studiare il milieu culturale, la presenza di opere di Dante, Petrarca e Boccaccio in due biblioteche borboniche tra XV e XVI sec. – S.C.

057-366 Vaccaro (Luca), “Comandi, che in ogni cosa la servirò con tutto il cuore”. Lettere di F. Maria Vialardi a Jacques-Auguste de Thou, «Schede umanistiche», 33/1, 2019, pp. 117-63. La pubblicazione (dal ms. Dupuy 806 della Bibliothèque national de France) delle epistole che dal 1605 al 1612 il dotto vercellese Francesco Maria Vialardi (ca. 1540/45-1613) indirizzò allo storico francese Jacques-Auguste de Thou (1553-1617), allora président à mortier del Parlamento francese e consigliere di Stato di Enrico IV, consente di ripercorrere le complesse vicende editoriali della Histoire Universelle. La più importante opera storiografica dello statista francese, più volte sottoposta a censura, fu realizzata con il sostegno del Vialardi e di Christophe Dupuy, che si adoperarono presso i maggiori intellettuali di fine Cinquecento e inizio Seicento per raccogliere i materiali biografici e letterari necessari alla redazione dei Clarorum virorum elogia. – Eleonora Gamba

057-367 Van Hemelryck (Tania) – Olivier Delsaux, French Literature at the Court of the Dukes of Burgundy, from Philip the Bold to Charles the Bold, in The Library of the dukes of Burgundy, edited by B. Bousmanne – E. Savini, pp. 91-102. Il contributo si sofferma sui contenuti dei libri della biblioteca dei duchi di Borgogna, in particolare sulla letteratura francese, di cui la corte era uno dei centri di produzione e di diffusione. – L.R.

057-368 Van Orden (Kate), The Voices of Children in Early Modern France, in Paroles d’élèves dans l’Europe moderne, sous la direction de C. Bénévent – X. Bisaro – C. Boulaire – E. Chapron, pp. 21-45. Ampia introduzione ai temi del convegno e ai relativi atti, tra sistemi educativi, testi a stampa, libri di musica e nuove prospettive di ricerca. – L.R.

057-369 Vanwijnsberghe (Dominique), Flemish Illuminators in the Burgundian Library, in The Library of the dukes of Burgundy, edited by B. Bousmanne – E. Savini, pp. 26-49. L’a. presenta le figure dei miniatori fiamminghi che hanno illustrato alcuni libri della biblioteca dei duchi di Borgogna. Alcuni di questi non hanno nulla da invidiare ai grandi pittori dell’epoca, come Jan van Eyck, Rogier Van der Weyden o Hans Memling. – L.R.

057-370 Viaggi di libri. Il contributo dell’Antiquariato Hoepli nella prima metà del Novecento, a cura di Luca Montagner, Campofilone, Biblioteca Titta Bernardini, 2019, pp. 94, manca ISBN, fuori commercio Þ rec. Fabio Massimo Bertolo «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 207-10.

057-371 Viaggi di Toscana, Lezioni magistrali (9 novembre - 12 dicembre 2017), a cura di Maria Fancelli, Firenze, Polistampa, 2019 Þ rec. Fiammetta Sabba, «Bibliothecae.it», 11/2, 2020, pp. 518-20

057-372 Vieusseux (Il) dei Vieusseux. Libri e lettori tra Otto e Novecento (1820-1923), a cura di Laura Desideri in collaborazione con Francesco Conti, premessa di Gloria Manghetti, Firenze, Edizioni Polistampa, 2020, pp. 189, ill. a colori, ISBN 978-88-596-1833-1, € 25. Il bel catalogo della mostra, organizzata in occasione del bicentenario della fondazione del Gabinetto Vieusseux di Firenze, ripercorre la storia di questa istituzione culturale grazie a un notevole corredo di documenti e di immagini, che conducono il lettore attraverso le varie fasi dell’attività dall’inaugurazione a Palazzo Buondelmonti, allo spostamento a Palazzo Feroni, alla costruzione della nuova sede a Palazzo Vieusseux per poi passare di proprietà al Comune di Firenze, che lo trasferì al Palagio di Parte Guelfa e infine a Palazzo Strozzi. – M.C.

057-373 Vigini (Giuliano), Guida ai piccoli editori del Novecento (1901-1990), a cura di Gianni Rizzoni, Milano, Metamorfosi Editore, 2020 (Piccola Biblioteca dell’Agenda Letteraria), pp. 87, ISBN 978-88-94893-11-3, € 12,90. In questa guida l’a. segnala quei piccoli editori che, dall’inizio del Novecento alla fine degli anni Ottanta, hanno in qualche modo contribuito a lasciare un segno nel panorama letterario italiano. 200 sigle editoriali che hanno avuto la forza e l’audacia di diversificare la propria offerta libraria da quella delle grandi case editrici attraverso la scoperta di nuovi autori, la ricerca di nuovi spazi culturali e l’ideazione di collane ben pensate. Le 200 schede descrittive, ordinate alfabeticamente, sono brevi ed essenziali e a chiudere la guida vi è un elenco delle maggiori case editrici cattoliche che completa il quadro presentato dallo stesso Vigini nel suo vol. Storia dell’editoria cattolica in Italia, edito da Editrice Bibliografica (2017). – Pietro Putignano

057-374 Vilà Urriza (Natalia), El informe de Juan Curiel sobre los calendarios (1766-1767), «Titivillus», 6, 2020, pp. 83-99. Il contributo analizza la relazione prodotta dal giudice Juan Curiel e dai suoi collaboratori sulla produzione, lo smercio e la diffusione dei calendari. Il documento, che venne espressamente richiesto dal Consiglio di Siviglia, offre una prospettiva particolarissima e permette di ricostruire i canali di diffusione di questi documenti. – Marco Francalanci

057-375 Visualization (The) of Knowledge in Medieval and Early Modern Europe, edited by Marcia Kupfer, Adam S. Cohen, J.H. Chajes, Turnhout, Brepols, 2020 (Studies in the visual cultures of the Middle Ages, 16), pp. 520, ill. col., ISBN 978-2-503-58303-7, € 200. Il poderoso ed elegante vol. (riccamente illustrato) raccoglie differenti saggi che si concentrano – da differenti punti di vista – sulle varie modalità di rappresentazione grafica della conoscenza che si sono susseguite dal medioevo fino al Cinquecento. Il tema risulta di particolare interesse, poiché è proprio in questi secoli che si vengono a definire quelle modalità – valide ancora oggi – adottate dall’uomo per fissare in forme schematiche, grafiche, definite e chiare la conoscenza relativa a un determinato ambito di studio: elenchi, tabelle, grafici, diagrammi, modelli, mappe. Si spogliano i singoli contributi. – A.T.

057-376 Vivarelli (Maurizio), Leggere le informazioni: dal dato alla rete, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 401-11. L’oggetto del saggio è la presentazione di un modello di analisi, interpretazione, visualizzazione di dati relativi alla lettura, estratti dalla piattaforma di social reading aNobii, con oggetto specifico di studio il libro Gomorra di Roberto Saviano. – M.C.

057-377 Wagendorfer (Martin), Universitätsakten anders gelesen. Kulturtransfer, Transformation und die Humanistica nördlich der Alpen, in Change in Medieval and Renaissance Scripts and Manuscripts, edited by M. Schubert – E. Overgaauw, pp. 197-238. Il saggio impiega una inedita fonte per esplorare la disseminazione della scrittura umanistica a nord delle Alpi: i registri universitari, con particolare riferimento a quelli della Università di Vienna. – L.R.

057-378 Wallis (Faith), Visualizing Knowledge in Medieval Calendar Science: A Twelfth-Century Family of ‘Graphic Glosses’ on Bede’s De temporum ratione, in The Visualization of Knowledge, pp. 291-326. Concentrandosi sull’aspetto legato alla rappresentazione del tempo, l’a. esamina gli interventi visuali all’interno della trasmissione dell’opera di Beda: il De temporum ratione. – A.T.

057-379 Williams (Wendy), La vita e i segreti delle farfalle. Scienziati, ladri, collezionisti che hanno inseguito e raccontato l’insetto più bello del mondo, Sansepolcro, Aboca, 2020, (Human Ecology. Saggi), pp. 282 + [8] cc. di tav., ill. col., ISBN 978-88-5523-071-1, € 24. Le farfalle, da sempre, sono state oggetto di collezionismo, interesse e ammirazione da parte dell’uomo. Wendy Williams, giornalista scientifica, nel suo saggio ricostruisce la biografia delle farfalle, spaziando tra passato, presente e futuro, e svela l’antichissima collaborazione tra questi “fiori volanti” e gli esseri umani. Il vol. è impreziosito dai bellissimi disegni di Maria Sibylla Merian, pittrice e naturalista del ’600. – Martina Mineri

057-380 Zabeo (Claudia), Un incunabolo ritrovato: il Fioretto della Bibbia di Giovanni di Pietro da Magonza (1490), «La Bibliofilía», 122/1, 2020, pp. 103-07. L’a. presenta qui l’unica copia di un incunabolo (sconosciuto fino a oggi) del Fioretto novello conservato presso l’archivio della nobile famiglia degli Arrigoni degli Oddi. – Ar.L.

057-381 Zarri (Gabriella), Le monache e i libri nel secolo XVI: produzione, letture, uso, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti, pp. 355-75. L’a., specialista di questo settore degli studi, affronta il rapporto tra religiose e libri non soltanto sul versante delle biblioteche monastiche, ma anche su quello della committenza e della produzione editoriale del Cinquecento. – L.R.

057-382 Zito (Paola), Speculum. Riverberi editoriali quattro-cinquecenteschi nelle biblioteche conventuali, in Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, pp. 87-101. L’a. esamina la frequenza del termine speculum, con tutte le varianti delle lingue nazionali, all’interno dei titoli di letteratura religiosa pubblicati tra XV e XVI secolo e presenti nella banca dati RICI, offrendo un primo quadro della tipologia delle opere censite al suo interno. – M.C.

057-383 Zorzi (Niccolò), Da Creta a Venezia passando per le Isole Ionie: Un lotto di codici di “Santa Caterina dei Sinaiti”. Per la storia del fondo di manoscritti greci della famiglia Nani ora alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, in Bibliothèques grecques dans l’Empire ottoman, édité par A. Binggeli – M. Cassin – M. Détoraki, pp. 311-38. Il collezionista Giacomo Nani (1725-1797) raccolse nel Levante greco-veneziano un’imponente biblioteca – circa mille manoscritti, fra greci, latini, italiani e orientali –, che legò alla Marciana. Un gruppo di codici greci reca tracce del passaggio da un non meglio identificato monastero di S. Caterina dei Sinaiti: l’accurata analisi delle note presenti sui codici e la ricerca storica portano alla conclusione che essi siano giunti a Venezia attraverso le due più importanti dipendenze del monastero egiziano di S. Caterina del Sinai, ovvero gli omonimi monasteri di Candia e di Zante. – Eleonora Gamba

 

 Indici di recensioni e segnalazioni

AIB studi 3

Alberto Vigevani 4, 5, 86-7, 232, 295, 338, 357

Aldo Manuzio 119

Antiquariato 4, 5, 86, 211, 223, 232, 246, 274, 370

Archivi (anche digitali) e archivistica 11, 15, 18, 33, 59, 177, 257, 340

Astronomia 103

Bibliografia 192, 335, 376

Biblioteche e archivi personali 11, 15, 21, 48, 54, 72-3, 80, 95, 112, 116, 120, 122, 131, 136, 142, 147, 153, 156, 188, 194, 200, 225, 227, 234, 249, 253, 267, 283, 286, 287, 302, 306, 307, 312-13-14, 323, 350, 354

Biblioteconomia 43, 67-8, 130, 141, 345, 362

Censura e inquisizione 8, 36, 44, 61, 63, 69, 71, 135, 142, 145, 152, 157, 167, 214, 217, 221, 237, 255, 280, 305, 309, 321

Dominique Varry N

Donne M, 12, 16, 21, 55, 108, 359, 381

Editoria del ’400 G, 9, 27, 29, 31, 57, 62, 78, 106, 121, 132, 138, 150, 161, 189, 216, 219, 243, 254, 259-60, 270, 276, 278, 285, 294, 322, 334, 342, 364, 380, 382

Editoria del ’500 D, M, 2, 8, 9, 13, 24, 27, 28-30, 37, 41, 52, 56, 62-3, 69, 75, 79, 96, 104, 117, 143, 145, 151-2, 158, 167, 185, 209, 220, 224, 226, 256, 265, 271, 285, 289, 304, 315-16, 318, 329, 346, 358

Editoria del ’600 13, 19, 50, 107, 116, 129, 209, 251, 290-91, 300, 319, 329, 331, 337, 346, 366

Editoria del ’700 148, 170, 248, 250, 374

Editoria dell’800 I, 99, 149, 250, 262, 272, 347

Editoria del ’900 C, L, 58, 86, 93-4, 191, 222, 240, 341, 353, 373

Editoria Contemporanea e grafica 10, 82, 93, 180, 183, 247, 292, 328

Epigrafia 199, 231, 344

Ex libris 193

Frammenti 6

James S. Amelang 242

Libro antico 23

Libro italiano in Francia 2, 25-26, 28, 37, 104, 144, 151, 174, 187, 195, 207-08, 282, 288, 293, 324, 365

Manoscritti A, F, H, 6, 7, 17, 22, 35, 38, 40-2, 47, 49, 51, 60, 64, 77, 81, 83-4, 89, 92, 97, 109-10, 114, 123-6, 140, 159, 160, 162-64, 166, 168, 178, 181, 190, 198, 202, 210, 218, 228, 229, 233, 235-6, 239, 244, 245, 261, 263-4, 266, 269, 273, 284, 296-7, 301, 308, 310-11, 330, 333, 336, 339, 340, 343, 349, 351, 377, 383

Miniatura e illustrazione A, F, 31, 56, 76, 88, 101, 111, 113, 118, 140, 169, 179, 182, 186, 197, 201, 204, 230, 241, 258, 298, 303, 317, 320, 348, 363, 369, 375, 378-9

Paola Vecchi Galli 102,

Papiri E

Rosa Marisa Borraccini 172, 213

Savonarola 326

Scacchistica 127

Sposalizi G

Storia delle biblioteche 9, 20, 22, 32, 45-7, 49, 51, 60, 65-6, 85, 98, 105, 128, 133, 139, 141, 144, 146, 150, 154-5, 165, 171, 173, 176, 184, 196, 203, 205-6, 210, 212, 215, 238, 248, 252, 266, 275, 277, 279, 281, 299, 305, 309, 325, 352, 355-6, 360, 361, 367, 372

Storia del libro 268, 368

Storia della lettura M, 9, 34, 39, 53, 69-70, 90, 137, 277, 279, 332, 372, 381

Storia delle biblioteche 9, 20, 22, 32, 45-7, 49, 51, 60, 65-6, 85, 98, 105, 128, 133, 139, 141, 144, 146, 150, 154, 155, 165, 171, 173, 176, 184, 196, 203, 205-6, 210, 212, 215, 238, 248, 252, 266, 275, 277, 279, 281, 299, 305, 309, 325, 352, 355-6, 360-1, 367, 372

Terra Santa e narrativa di viaggio 1, 62, 74, 175

Titolo B

 

 

 Cronache

 Convegni

The Mystery of the Catholicon. Did Gutenberg invent stereotyping? An online talk by Paul W. Nash for the Oxford Bibliographical Society, 4 marzo 2021. Organizzato dalla Oxford Bibliografical Society, il seminario di Paul W. Nash, tenutosi online il 4 marzo 2021, si è concentrato sulla stampa del Catholicon, [Mainz, stampatore del Catholicon], 1460 [non prima del 1469], solitamente attribuita a Gutenberg e frutto di tre impressioni che sono la causa della datazione così ampia. Partendo da studi precedenti come quelli di Paul Needham, Lotte Hellinga e James Mosley, il relatore ha cercato di dimostrare che lo stampatore si sarebbe avvalso di un primo tentativo di stereotipia, in cui la forma era composta da blocchetti di due linee di testo (two-line slug). A tale scopo, Nash ha analizzato ogni segno o blind impression, verificato le misure dei caratteri, confrontato l’edizione con il Dialogus rationis di Matteo di Cracovia e il De articulis fidei et ecclesiae sacramentis di Tommaso d’Aquino, entrambi attribuiti allo stampatore del Catholicon, e studiato la testimonianza su Gutenberg del tedesco Johannes Trithemius. La parte più particolare del seminario è stata sicuramente la rassegna fotografica delle prove fatte dal relatore per ricreare la tecnica con cui nel XV sec. si sarebbero potuti produrre i blocchetti di due linee. Risultati più dettagliati di questo studio saranno pubblicati in futuro dal relatore in un articolo. – S.C.

 

Material Evidence in Incunabula Seminar (CERL), 2 marzo 2021. Si è tenuto nel pomeriggio di martedì 2 marzo sulla piattaforma Zoom l’incontro virtuale internazionale, interamente in lingua inglese, di alcuni editor del progetto MEI. Dopo l’essenziale introduzione di Cristina Dondi (Lincoln College, Oxford; CERL), si sono avvicendati in una (forse troppo) rapida successione cinque relatori da ogni angolo d’Europa. In apertura Kleopatra Kyrtata, insieme a Vera Andriopoulou e Angeliki Papadopoulou, curatrice della biblioteca storica della Aikaterini Laskaridis Foundation (Piraeus), ha fatto il punto sulla catalogazione MEI in Grecia, sottolineando le difficoltà di una ricerca in cui il materiale (rappresentato soprattutto da incunaboli in lingua greca) è disperso su tutto il territorio nazionale e non è sempre facilmente accessibile, i repertori bibliografici sono spesso inadeguati o non esistono affatto, e appare arduo rintracciare le antiche provenienze degli esemplari. Subito dopo, il nutrito gruppo di ascoltatori (quasi cento!) si è trovato catapultato nel sud della Germania, con la relazione di Claire Bolton a proposito degli incunaboli di Memmingen; passati in rassegna alcuni segni di provenienza, l’attenzione è stata catturata dalle rarità della raccolta (due frammenti a stampa del 1458, i più di settanta esemplari multipli di un’indulgenza, e cinque edizioni uniche) e dalla scoperta di miniature e legature realizzate proprio nella cittadina bavarese. A seguire John Goldfinch, già responsabile degli incunaboli e della base dati ISTC della British Library, ha ricordato come l’interesse anglosassone per i provenance marks, precocemente rilevabile nel BMC, nel caso della prestigiosa collezione di Sir Hans Sloane si sia paradossalmente scontrato con l’assenza di note di possesso: solo il raffronto sistematico con il catalogo compilato da Sloane ha permesso di riconoscere in altrimenti anonimi timbri, etichette, segnature e annotazioni di varia natura gli elementi distintivi della raccolta. Una diversa esperienza di ricostruzione di un’antica biblioteca è stata poi raccontata da Matilde Malaspina (Università di Copenhagen), alle prese con il Libro de los Epítomes di Hernando Colón, un manoscritto contenente le sintesi di 2.300 testi tratti da 1.500 edizioni possedute dal noto collezionista. Per identificarne le fonti, risalendo quando possibile ai singoli esemplari, la ricercatrice si è avvalsa non solo del database MEI, ma anche del modello descrittivo delle copie a esso sotteso, appositamente adattato alle sue specifiche esigenze di studio. Nella relazione finale Alessandra Panzanelli (Università di Torino) ha presentato i risultati della recente schedatura MEI degli incunaboli della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, realizzata con Fabio Uliana e Chiara Rosso grazie a una collaborazione fra l’Università e la Biblioteca. Ha chiuso il seminario Cristina Dondi, con una riflessione sulla necessità, già sentita da molti studiosi, di espandere la ricerca oltre gli incunaboli, comprendendo anche mano­scritti e libri a stampa più tardi: il CERL sta elaborando una soluzione per lavorare alle provenienze di tutte queste tipologie librarie nel loro complesso. Seppure un po’ slegati fra loro, gli interventi hanno saputo fornire spunti metodologici interessanti per chiunque si occupi di antiche collezioni librarie, ma anche dettagli contenutistici che si potranno meglio apprezzare riascoltando la registrazione dell’intero seminario sul canale youtube del CERL. – Eleonora Gamba

 

 Taccuino

Iniziative C.R.E.L.E.B.

 

Book Tales. Da Lettore a bookinfluencer.

Iniziative a cura del CRELEB e dei Master in Editoria dell’Università Cattolica per “Chiari prima Capitale italiana del libro”

 

L’arte del narrare si moltiplica nelle possibilità di “parlare dei libri” offerte soprattutto dal web e dai social media. Si tratta, certo, di uno strumento di promozione libraria che, come tale, viene usato dalle case editrici. Più profondamente, però, il “parlare dei libri” è la condivisione di un’esperienza tutta intima e personale, quale appunto la lettura: si tratta in qualche modo del volto pubblico e sociale del leggere. Sempre più spesso, inoltre, a parlare di libri sono appassionati lettori che, grazie a un abile uso dei social network e del web, riescono a raggiungere altri lettori e trasformarsi in bookinfluencer. Come oggi la comunicazione del libro può svilupparsi usando al meglio anche le molteplici possibilità offerte dalle tecnologie digitali? Tre percorsi, un concorso e un evento per un unico obiettivo: rendere la lettura protagonista.

 

I DIALOGHI

 

Incontri digitali per discutere su dove fare booktelling oggi. Edoardo Barbieri, direttore del CRELEB e dei Master in Editoria dell’Università Cattolica, conduce incontri con alcuni protagonisti del libro in Italia: scrittori, critici, giornalisti che abbiano nel proprio DNA la voglia di raccontare dei libri che leggono.

 

1° marzo 2021 | ore 17.00-18.30

Parlare di libri… sui giornali

Elena Loewenthal, scrittrice e traduttrice (Direttore Fondazione Circolo dei Lettori) – Maurizio Crippa, giornalista (vicedirettore de «Il Foglio»). Saluti introduttivi di Angelo Piero Cappello, direttore CEPELL Centro per il Libro e la Lettura.

 

8 marzo 2021 | ore 17.00-18.30

Parlare di libri… a scuola

Paola Mastrocola, scrittrice e insegnante – Daniele Gomarasca, coordinatore didattico (Istituto La Zolla di Milano).

 

15 marzo 2021 | ore 17.00-18.30

Parlare di libri… nella critica

Antonia Arslan, scrittrice, traduttrice e accademica (Università degli Studi di Padova) – Ermanno Paccagnini, critico letterario e docente (Università Cattolica di Milano).

 

22 marzo 2021 | ore 17.00-18.30

Parlare di libri… ai giovani

Alice Urciuolo, autrice di Adorazione (66th and 2nd) – Paolo Bontempo e Gianluca Dario Rota, autori di Giugno (Sperling & Kupfer).

 

I DIBATTITI

 

Social media manager, bookinfluencer, digital PR, autori ed editori a confronto in incontri digitali, per dare consigli pratici e rispondere alle domande di chi vuole “raccontare i libri online” (e non solo). Conduce Paola Di Giampaolo, responsabile progettazione e sviluppo dei Master in Editoria dell’Università Cattolica.

 

Lunedì 12 aprile | ore 17.00-18.30

Raccontare… le storie e le idee, tra romanzi e saggi

Ami leggere, scrivere e non smetteresti mai di parlare di libri? Vuoi sfruttare web e social network per raccontare al meglio i romanzi e i saggi che ti hanno appassionato? A confronto le esperienze e tanti consigli di Mafe de Baggis, scrittrice ed esperta di media digitali, autrice di Libera il futuro. Quindici lezioni dal digitale per migliorare il nostro mondo (Enrico Damiani editore), Luca Pantarotto, social media manager (NNEditore), e Marta Perego, giornalista, influencer e divulgatrice culturale.

 

Lunedì 19 aprile | ore 17.00-18.30

Raccontare… i fumetti, tra graphic novel, manga & co.

Comics, graphic novel, manga, manhwaIl mondo dei fumetti è sempre più vasto e al centro dell’interesse di tanti che, per passione o per professione, parlano e scrivono di fumetti su web, social network ma anche riviste, organizzando mostre e laboratori. Racconti e suggerimenti per chi vuole condividere il suo amore per le “nuvole”, online e offline. Con Loris Cantarelli, direttore editoriale di “Fumo di China”, Michele Foschini, direttore editoriale e social media manager (BAO Publishing) e Luigi Filippelli, editore, scrittore e fumettista (MalEdizioni), Marco Schiavone, editore e fondatore (Edizioni BD e J-Pop).

 

Lunedì 26 aprile | ore 17.00-18.30

Raccontare… le passioni, tra cucina, viaggi e altro ancora

Cucina, viaggi o gli hobby più strani sono il tuo mondo e vuoi raccontare le tue passioni in un libro, in un blog o sui social network, o lavorando come ufficio stampa? A confronto le esperienze e i consigli di Francesca Aimar, ufficio stampa e digital PR (Rizzoli, BUR, Fabbri), Rossella Biancardi, consulente editoriale (RCS Group MediaGroup), ed Eleonora Sacco, blogger curatrice di Painderoute.it, autrice di Piccolo alfabeto per viaggiatori selvatici (Enrico Damiani editore).

 

I WEBINAR E IL CONCORSO “IO, BOOKINFLUENCER”

 

In pillole, tutto ciò che serve sapere per progettare e realizzare un podcast in modo semplice ed efficace, per scrivere una recensione ben fatta e che sia ben visibile online, o per conoscere i bookinfluencer e creare con loro una relazione efficace. I webinar, gratuiti e su iscrizione, sono tenuti dai docenti dei Master BookTelling. Comunicare e vendere contenuti editoriali e Master Professione Editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica.

I partecipanti del webinar sono invitati ad aderire al concorso “Io, Bookinfluencer”: a realizzare, individualmente o in gruppi di massimo 3 persone, un audio, una recensione o un carosello o serie di stories per Instagram da inviare entro il 12 giugno. Nelle settimane successive ai webinar, un tutor sarà a disposizione di coloro che vogliano partecipare al concorso per offrire consigli e suggerimenti.

Gli elaborati saranno votati dagli studenti dei due Master e i migliori contenuti presentati in pubblico durante il Forum dei Bookinfluencer.

 

Sabato 15 maggio | ore 10.00-11.30

Bookinfluencer. Come sceglierli e creare una relazione efficace (webinar per editori)

Con Giulia Fossati, digital PR (GEMS Gruppo Editoriale Mauri Spagnol)

 

Sabato 15 maggio | ore 12.00-14.00

Creare Podcast. Il progetto, i contenuti e la conduzione

Con Davide Giansoldati, digital strategist

 

Sabato 15 maggio | ore 15.00-17.00

Creare Podcast. Le tecniche, la diffusione e la promozione

Con Davide Giansoldati, digital strategist

 

Domenica 16 maggio | ore 10.00-12.00

Scrivere una recensione. I contenuti e l’ottimizzazione per i motori di ricerca

Con Paola Di Giampaolo, giornalista culturale, e Claudia Consoli, digital manager e contributor di CriticaLetteraria.it

 

Domenica 16 maggio | ore 14.00-16.00

Raccontare libri su Instagram

Con Federica Speziali, social media manager (DGLine)

 

Nelle 4 settimane dal 17 maggio al 12 giugno un tutor sarà a disposizione per aiutare l’autoproduzione di esperimenti di booktelling per il concorso “Io, Bookinfluencer”.

 

IL FORUM DEI BOOKINFLUENCER

 

Sabato 26 giugno | ore 14.00-16.00

I bookinfluencer sono ormai una presenza imprescindibile nel panorama editoriale: raccontano i libri e i loro autori tra blog, social network e sempre più spesso podcast, ponendosi come punto di riferimento per tanti lettori ed editori. Ma chi sono i bookinfluencer? Quali le loro storie, il loro stile, la loro unicità? Quale può essere il loro ruolo nel diffondere la lettura e l’amore per i libri, e – perché no – per aumentare le vendite?

 

Dati ed esperienze nell’incontro condotto da Paola Di Giampaolo, responsabile progettazione e sviluppo dei Master in Editoria dell’Università Cattolica:

Saluti introduttivi Angelo Piero Cappello, direttore CEPELL Centro per il Libro e la Lettura

 

Bookinfluencer e… promozione della lettura

Marino Sinibaldi, presidente CEPELL Centro per il Libro e la Lettura

Matteo Biagi, insegnante, curatore del sito Qualcunoconcuicorrere.org

David Frati, direttore di Mangialibri.com

 

Bookinfluencer e… promozione delle vendite

Giovanna Burzio, curatrice di Chi parla di libri e dove trovarli (La Corte editore)

Giulia Fossati, digital PR di GEMS Gruppo Editoriale Mauri Spagnolo

Un bookinfluencer il cui nome sarà svelato in seguito.

Nel corso dell’evento saranno presentati i contenuti audio, le recensioni e i caroselli e le stories Instagram vincitori del concorso “Io, Bookinfluencer”.

 

Programma a cura di Paola Di Giampaolo e Edoardo Barbieri

I master sui social: #BookTales2021

Su Facebook: MasterEditoriaUnicatt Su Instagram: @editoriaunicatt

Su Twitter: @editoriaunicatt. Su LinkedIn: linkedin.com/in/mastereditoriaunicatt

Per informazioni: master.editoria@unicatt.it

Ufficio stampa: mavi.gatti@mvgpress.it e silvia.introzzi@manzoni22.it

 

 

À la mémoire de Jean-François Gilmont

Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, martedì 27 aprile 2021

Jean-François Gilmont (1934-2020) storico del libro

10.30 Saluti di Angelo Bianchi, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica

 

Presiede Edoardo Barbieri

10.45 Dominique Varry (Université de Lyon – ENSSIB), La contribution de J.-F. Gilmont à l’histoire du livre

11.15 Robert Godding S.J. (Société des Bollandistes, Bruxelles), J.-F. Gilmont et la bibliographie de la première Compagnie de Jésus

11.45 Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), J.-F. Gilmont bibliografo: riflessioni di pratica e di metodo

12.15 Max Engammare (Librairie Droz, Genève), De Crespin à Calvin. J.-F. Gilmont historien de la Réforme par les livres

Pausa

 

Presiede Luca Rivali

15.00 Lorenzo Di Lenardo (Fondazione Centro Culturale Valdese, Torre Pellice), L’editoria riformata nell’Italia del ’500 e gli studi di J.-F. Gilmont

15.30 Alexandre Vanautgaerden (Centre d’études supérieures de la Renaissance, Tours - Le Studium), La méthode de travail de J.-F. Gilmont: la collection des “Nugae humanisticae” chez Brepols

16.00 Lyse Schwarzfuchs (National Library of Israel, Jerusalem), J.-F. Gilmont et l’imprimerie en hébreu au XVIe siècle

16.30 Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), Cosa racconta la storia del libro? L’apporto di J.-F. Gilmont

 

 

Scritture, libri e biblioteche nella storia. Seminari “Aldo Manuzio”. Terza edizione

Sermoneta, Giardini di Ninfa e Castello Caetani, 25-27 giugno 2021

Seminario online, aperto a dottorandi e giovani ricercatori

 

Venerdì 25 giugno 2021, Giardini di Ninfa – Sessione 1

14.00 Accoglienza e registrazione

14.30 Saluti e introduzione ai lavori di Tommaso Agnoni (Fondazione Roffredo Caetani) e Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano)

15.00-16.30 Mathieu Caesar, Scritture dal carcere: lo zibaldone di un cavaliere senese del Quattrocento

16.30-17.00 Pausa

17.00-18.30 Comunicazioni di dottorandi e giovani ricercatori (quattro a seguire di ognuna breve discussione)

18.30-19.30 Visita al Giardino di Ninfa

20.00 Cena presso il Castello Caetani

 

Sabato 26 giugno 2021, Castello Caetani di Sermoneta – Sessione 2

9.00-10.30 Michele Campopiano, Viaggi di uomini e di testi: descrizioni di Terra Santa e resoconti di viaggio dei Francescani di Gerusalemme tra tardo Medioevo e prima Età moderna

10.30-11.00 Pausa

11.00-12.30 Comunicazioni di dottorandi e giovani ricercatori (quattro a seguire di ognuna breve discussione)

13.00 Pranzo e pausa

 

Sabato 26 giugno 2021, Castello Caetani di Sermoneta – Sessione 3

14.30-16.00 Maria Cristina Misiti – Giovanna Scaloni, Il sogno impossibile di Giambattista Piranesi: una storia, una tecnica e una mostra

16.00-16.30 Pausa

16.30-18.00 Comunicazioni di dottorandi e giovani ricercatori (quattro a seguire di ognuna breve discussione)

18.00-19.00 Visita al Castello Caetani di Sermoneta

20.00 Cena conclusiva

 

Domenica 27 giugno 2021

Per chi lo desidera, visita del Borgo di Bassiano e della casa natale di Aldo Manuzio

 

 

 

 

Un’invenzione capitale e il capitale di un’invenzione: Gutenberg e la sua Bibbia.

Scuola estiva “Beniamino Burstein” 2021

Torrita di Siena, Residence “Il Convento” e Montepulciano

30 agosto – 2 settembre 2021

 

Lunedì 30 agosto

14.00                    Registrazione

14.30                    Saluti istituzionali introduttivi

15.00-16.30      Luca Rivali, Una cosmogonia libraria: l’invenzione della stampa nella storiografia europea

16.30-17.00      Pausa

17.00-18.30      Edoardo Barbieri, Gutenberg tra mito e documenti

20.00                   Cena

Martedì 31 agosto

9.00-10.30        Luca Rivali, Il segreto e le parole: lacerti del lessico dei tipografi delle origini

10.30-11.00      Pausa

11.00-12.30      Edoardo Barbieri, La Bibbia delle 42 linee – Parte I

13.00                    Pranzo

15.00-16.30      Edoardo Barbieri, La Bibbia delle 42 linee – Parte II

16.30-17.00      Pausa

17.00-18.30      Luca Rivali, La Bibbia delle 42 linee nei repertori bibliografici e nei cataloghi

19.00                    Per chi lo desidera, visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena (posti limitati)

20.30                   Cena libera

 

Mercoledì 1° settembre

9.30-11.00         Edoardo Barbieri, Gutenberg redivivus: studi recenti su Gutenberg e la sua Bibbia

11.00-11.30       Pausa

11.30-13.00      Luca Rivali, Mistero Gutenberg, un inventore occulto

13.00                    Pranzo

15.00-17.00      Montepulciano, Biblioteca Comunale: Edoardo Barbieri, Gutenberg e i suoi primi successori: un viaggio tra i più antichi libri a stampa della Comunale di Montepulciano

17.30-18.30      Montepulciano, Biblioteca Comunale: conferenza pubblica all’aperto di Tobias Daniels (Ludwig-Maximilians-Universität, München), Il primo libro a stampa italiano con illustrazioni: le “Meditationes” di Juan de Torquemada (Roma, Han, 1467)

20.00                   Cena

Giovedì 2 settembre

9.00-11.00        Tobias Daniels, La rete dei mercanti tedeschi e la prima produzione tipografica veneziana

11.00-13.00      Luca Rivali, Perché non possiamo non dirci... incunabolisti. I primi libri a stampa fra tradizione e nuove prospettive

13.00-13.15       Edoardo Barbieri, Conclusioni

 

 

Incontri, mostre e seminari

a cura di E.G. e R.V.

 

Figure ai margini nella storia, nell’arte, nella letteratura. Roma e dintorni, XV-XVI secolo Ciclo di conferenze online Roma, Biblioteca Casanatense, ogni mercoledì, fino al 31 marzo, alle ore 16.

Prosegue il ciclo di conferenze ideato dall’associazione Roma nel Rinascimento e dalla Biblioteca Casanatense, che pone al proprio centro la marginalità – e le relative strategie di sopravvivenza – declinata nelle sue varie possibili forme, nella storia, nell’arte, nella letteratura. Tutti gli appuntamenti saranno trasmessi per via telematica e il link verrà fornito prima di ogni incontro. Per informazioni info@romanelrinascimento.it. Il programma è disponibile sul sito.

 

Pasta. Fresca secca colorata e farcita nei documenti dell’Archiginnasio. Mostra (il pubblico potrà entrare se munito di mascherina, da indossare fino all’uscita), Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio, fino al 7 marzo.

La mostra, curata da Alessandro Molinari Pradelli e da alcuni bibliotecari dell’Archiginnasio, esplora il mondo di un’eccellenza gastronomica del nostro paese e della città. L’opera di ricerca e di scavo ha permesso di valorizzare documenti librari e iconografici che raccontano come e perché un piatto così semplice sia stato servito sulle tavole, nostre e dei nostri antenati, che si trattasse di pastasciutta, il simbolo dell’italianità nel mondo e oggi piatto globale, o di pasta fresca (ripiena o meno), per la quale Bologna è da sempre punto di riferimento. La mostra è visitabile in presenza (lun-ven, h 9-19) e anche online, sempre gratuitamente, sul sito. Per informazioni: tel. 051-276811 e online.

 

Seminario Internazionale “L’arte della bibliografia”. VII edizione

15-16 aprile 2021

Una due giorni online dedicata alla bibliografia in un dialogo italo-brasiliano giocato su uno scacchiere internazionale. Per il programma completo, si rimanda alla pagina web istituzionale.

Qui il form per l’iscrizione.

 

Lezione “Ugo Rozzo” di Storia del libro e della scrittura | La Bibbia in Italia nel primo secolo della stampa |

20 maggio 2021, ore 18

Per ricordare, a un anno dalla scomparsa, Ugo Rozzo, studioso di Storia del libro e dell'editoria, il Sistema Bibliotecario del Tortonese, con il patrocinio del Comune di Tortona, della Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona e della Diocesi di Tortona, organizza la prima Lezione "Ugo Rozzo" di Storia del libro e della scrittura.

Il 20 maggio 2021 alle ore 18 Edoardo Barbieri terrà una conferenza dal titolo La Bibbia in Italia nel primo secolo della stampa. Vi si potrà assistere collegandosi al canale YouTube della Biblioteca Civica di Tortona.

 

Alessandrina in bianco e nero. Mostra virtuale, Roma, Biblioteca Alessandrina.

Attraverso uno dei (tanti) tesori del suo patrimonio, la collezione di foto d’epoca, la Biblioteca ha voluto testimoniare e documentare visivamente il periodo storico in cui è nata la Città Universitaria, per offrire spunti e momenti di riflessione anche (e soprattutto!) nel frangente così tragico che stiamo vivendo. La mostra è visitabile gratuitamente sul sito. Per informazioni: tel. 06-44740220 e sito web.

 

Una startup tipografica. Appunti su Erhard Ratdolt a Venezia (1476-1486)

11 maggio 2021, ore 17

La SISBB propone a una serie di seminari pubblici che valorizzino le varie componenti dell'associazione. Il primo incontro si terrà martedì 11 maggio 2021 alle ore 17 (le modalità di trasmissione sul web verranno comunicate sulla pagina della SISBB). Edoardo Barbieri e Luca Rivali parleranno di Una startup tipografica. Appunti su Erhard Ratdolt a Venezia (1476-1486).

 

Filippo Juvarra. Regista di corti e di capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa. Mostra, Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, fino al 31 maggio.

La mostra si basa sul corpus juvarriano – acquisito a più riprese dalla biblioteca fra il 1763 e il 1857, e composto da una serie di album di disegni/stampe riconducibili a Juvarra e ad alcuni collaboratori – che documenta come il grande architetto fosse inserito in un contesto ideologico-produttivo non solo italiano ma, anzi, prettamente europeo. A corredo della mostra, saranno allestiti alcuni eventi, visite guidate, un Annullo Postale Speciale acquistabile presso il book shop e infine il catalogo omonimo, che al suo interno ospita l’inventario del corpus juvarriano. L’accesso alla mostra, sempre gratuito, sarà consentito su prenotazione (online e telefonica) dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 16. Per informazioni e prenotazioni: tel. 011-8101113 o 011-537486 e sito web.

 

Una Biblioteca, un Libro

“Una Biblioteca, un Libro” è un viaggio digitale (sono stati adoperati diversi mezzi di comunicazione, dalla televisione a internet) attraverso il tempo in alcune delle grandi biblioteche storiche italiane ed europee, custodi della nostra identità: dai codici delle antiche comunità religiose e delle corti principesche, ai manoscritti dei grandi scrittori italiani del Novecento. I documentari non si limitano a descrivere lo straordinario patrimonio librario ed architettonico del nostro paese ma, grazie a diverse prospettive narrative (arte, musica, scrittura), si addentrano nella complessità e nella ricchezza degli argomenti trattati perché ogni biblioteca, nella sua specificità, è un sistema complesso che richiede una pluralità di strumenti narrativi. Le immagini (esterni, interni, sale di lettura, codici, libri di particolare rilievo, ecc.) sono sempre accompagnate dalle voci narranti di esperti e da un commento di musiche originali.

 

Ma dimmi chi tu se’. Incontrarsi dentro e fuori la Commedia di Dante

Per celebrare i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, la BNCF ha chiesto ad alcuni illustri studiosi di Dante e della sua opera di cimentarsi con il tema dell’incontro "dentro e fuori" la Divina Commedia: il risultato è un percorso on line per immagini e testi cui si affiancheranno anche una serie di incontri digitali.

 

IMAGE. Le illustrazioni della Divina Commedia nelle collezioni della Biblioteca Marucelliana

Un percorso virtuale nella Divina Commedia attraverso un excursus tra i più bei disegni, stampe e voll. illustrati delle collezioni della Biblioteca Marucelliana.

 

 

 Postscriptum

I

nsomma, è passato un anno. Sono cambiate molte cose (compreso, per fortuna, il governo) ma non è cambiato molto: siamo più o meno ancora chiusi in casa, dobbiamo stare distanziati e portare la mascherina, l’economia è in gravissima difficoltà, le scuole e le università sono chiuse o comunque la didattica è tutta a distanza… Ancora predisporre «AB», anche solo far avere i libri ai collaboratori è stata una fatica improba. Eppure, iniziano a vaccinarci, sia pur con estrema lentezza… (io quello che credeva che con le “Primule” si sarebbero creati magicamente i medici e i vaccini necessari lo manderei … a far vaccinazioni 24 ore al giorno). Speriamo. Il Papa è persino andato in Iraq a predicare la speranza. Anche a noi occorre! È stato, oggettivamente, un anno imprevisto, difficilissimo, per alcuni drammatico: è stato necessario reinventarsi tutto con in più le incertezze del caso. Abbiamo dovuto trasferire (quasi) tutto sul web, senza essere preparati. Uno sforzo enorme, una grande fatica, con risultati talvolta al di là delle aspettative. Nel nostro piccolo “Il Canale dei libri” su Youtube (https://www.youtube.com/channel/UCebsJ2J9AjgCnWMukQtbhUA) si è dimostrato una bella invenzione, una risorsa indispensabile nei momenti più cupi: a oggi parliamo di 1.200 iscritti, di oltre 37.500 visualizzazioni, di quasi 130 video pubblicati divisi in 5 playlist, di cui BiblioSnack e Book Tales appena nate. Tutti i docenti dell’università, compresi quelli dei Master in Professione editoria e Booktelling dell’Università Cattolica che conosco meglio, hanno dovuto rivoltare come calzini i propri corsi, facendosi carico di una grande disponibilità e creatività, cui ha fatto spesso da parallelo la serietà degli studenti che hanno subìto una inaspettata, imprevista e improvvisa translazione al digitale. Noi siamo sempre più convinti (sia intellettualmente, sia come esperienza) della convivenza tra cartaceo e digitale, così come di attività in presenza e a distanza. Quest’anno l’esperienza di Lab.Lab (il Laboratorio Libro Antico in Biblioteca), passando sul web, ha decuplicato la partecipazione rispetto allo scorso anno, la Winter School Samuel Paty ha superato le 1.200 presenze da remoto, un convegno specialistico come “Con la penna e con il torchio” ha raggiunto i quasi 650 uditori… Non siamo integralisti né dell’analogico (come avremmo fatto sennò?) né del digitale (se ci si potesse vedere per davvero…). Abbiamo accettato (e in gran parte vinto) una sfida difficilissima, fare lezione e (in particolare nei master) formare a una professione senza quell’impegno diretto, collegiale, artigianale che abbiamo sperimentato fino a oggi; o meglio, abbiamo dovuto tradurre tutto in un linguaggio digitale. I frutti sono però stati buoni, e occorre dire che i molti ottimi risultati testimoniano il buon esito di tanto sforzo. Guardando all’avanzamento di questo secondo semestre, continuiamo nell’obbligo alla sperimentazione, con un approccio critico ma positivo a quanto si può fare sul web. Il lavoro culturale prosegue, forse con anzi una moltiplicazione delle proposte raggiungibili, per cui sempre più vale l’idea della proposta giusta alla persona giusta. Guadagniamo in flessibilità, nella capacità di adattare continuamente la proposta all’evoluzione della situazione, per cui non escludiamo la possibilità della presenza laddove possibile, muovendoci però sul web per tutto ciò che non si può fare altrimenti. Siamo felici di quelle situazioni didattiche in cui sono stati resi disponibili ambienti adatti, con distanze giuste, ingressi controllati, igienizzazione (anche senza i banchi con le rotelle… avete in mente le risorse economiche buttate via? io mi farei restituire i soldi da un certo comico con villa…), per cui attendiamo il giorno in cui potersi rivedere per davvero (offro io la pizza!). La vera scoperta e la vera necessità sono le lezioni in sincrono. Bene registrare tutto a vantaggio di malati e degli studenti che hanno connessioni inadatte alle dirette (ci sono anche studenti che riascoltano le lezioni come aiuto allo studio: io non andavo neanche a lezione, figurarsi se avrei voluto riascoltare i miei docenti…). Non è lo stesso come stare in aula, ma quel minimo di interoperatività (ciao, come state? Mi capite? Si vede?) trasforma un discorso in una lezione. E tutti ci siamo accorti che questo è già una grande cosa. – Montag