Editoriali e interventi sulla stampa | Economia europea ed italiana

Mario Draghi e l'Ue, in fase avanzata di rischio sistemico

05 marzo 2024

Mario Draghi e l'Ue, in fase avanzata di rischio sistemico

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Siamo ben oltre il mantenimento del vantaggio competitivo (c’è ancora?) auspicato da von der Leyen nel momento dell'incarico affidato all'ex premier di redigere un rapporto sulla competitività. Pandemia e guerre hanno colpito duro, ma la divaricazione rispetto a Usa e Cina è iniziata prima. Come mobilitare l'immensa mole di investimenti che servono per porre rimedio

HuffPost, 5 marzo 2024

Da quando il 12 settembre la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen comunicò di aver affidato a Mario Draghi il compito di preparare una "relazione sul futuro della competitività europea" sono passati pochi mesi e le elezioni europee sono in giugno. La presidente della Commissione, incaricando Draghi, ha detto che "l’Europa farà tutto il necessario, costi quel che costi, per mantenere il suo vantaggio competitivo". Questo vantaggio è già molto compromesso e non riguarda solo i problemi indicati dalla presidente relativi alla "manodopera, inflazione, contesto imprenditoriale… industria per la transizione pulita". La genericità di questi riferimenti non vincola certo Draghi, che von der Leyen ha definito "una fra le piu grandi menti dell’Europa in materia di economia".

Istituzioni, Politica, Economia

Nei ruoli istituzionali alla Bce dal 2011 al 2019, poi come presidente del Consiglio della Repubblica italiana, Mario Draghi ha ampiamente dimostrato di essere un europeista capace di distinguere le complementarietà tra istituzioni, politica ed economia su cui si basano i progetti e la loro fattibilità. E quindi la caratteristica della Unione europea come democrazia complessa, dove federalismo, confederalismo e funzionalismo convivono. Così pochi sono i poteri funzionali forti ed efficaci (come la Bce) e troppi sono quelli pseudo-federali (votati alla unanimità). Da tempo Draghi si è reso conto che la Ue è entrata in una fase avanzata di rischio sistemico che può portare a esiti irreversibili, ben oltre il mantenimento del vantaggio competitivo (c’è ancora?) auspicato da von der Leyen. La pandemia e le guerre hanno avuto effetti negativi potenti, ma c’è di più perché la divaricazione rispetto a Usa e Cina dal punto di vista degli investimenti e della tecnoscienza è iniziata ben prima. Così come la dipendenza esterna per le materie prime è stata troppo sottovalutata. (...)

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