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Italia, un modello (radicale) per l’Ue?

Italia, un modello (radicale) per l’Ue?

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Valerio Alfonso Bruno

 

Il governo Meloni si trova in una congiuntura delicata. L’attuale esecutivo italiano deve infatti navigare in un contesto europeo e internazionale relativamente nuovo, in cui i “vincoli esterni”, dalla NATO alle istituzioni dell’Unione Europea, stanno progressivamente recependo l’emergere di nuovi equilibri politici, in una fase nella quale le strategie e le posture storiche di istituzioni ed alleanze cercano sintesi vicine alle posizioni della destra radicale.

Sul "doppio binario" e il trionfo del pragmatismo (2022-2024). Ad oggi (2022-2025), il governo Meloni, con il suo partito principale Fratelli d’Italia (FdI), ha operato attraverso una strategia del “doppio binario”: da un lato, le politiche interne hanno mostrato alcuni elementi fortemente ideologici, su temi come l’immigrazione e la giustizia; dall’altro, negli affari europei e internazionali, è stato adottato un approccio pragmatico e moderato, principalmente a causa dei vincoli imposti dalle alleanze e dall’appartenenza all’Unione Europea. Se sul piano interno il governo ha adottato politiche simboliche incentrate sulle “guerre culturali”, enfatizzando la difesa dei confini, la lotta all’immigrazione clandestina e la promozione dei valori tradizionali, in politica estera ha seguito il percorso tracciato dai governi precedenti (con la notevole eccezione del governo Conte I), in particolare dal governo Draghi. In questo senso Meloni ha sempre sostenuto l’Ucraina contro l’aggressione russa, mantenendo una forte posizione transatlantica. Più recentemente, a causa di un contesto internazionale ed europeo influenzato dalla vittoria di Trump negli Stati Uniti e dalle crisi politiche in Francia e Germania, il governo italiano e la sua leader Meloni agiscono come “ponte” tra USA ed Europa, rendendo legittima la possibilità di un eventuale “modello politico Meloni” per l’intera UE. Tale circostanza potrebbe spingere ad una revisione della strategia finora adottata dal governo italiano, che abbiamo definito come “doppio binario” (moderata a livello internazionale, marcatamente ideologica a livello domestico), verso posizioni più radicali.

Addio al “doppio binario”. Verso posizioni radicali? (2025-). A livello internazionale, il ritorno trionfale di Donald Trump negli Stati Uniti sta già avendo un impatto significativo sulle democrazie liberali e sui vecchi alleati. La precedente presidenza Trump (2017-2021) ha mostrato una preferenza per le relazioni bilaterali con i singoli Paesi piuttosto che per le istituzioni multilaterali, un approccio che, se riconfermato, ridefinirà le dinamiche transatlantiche. In questo contesto, l’Italia potrebbe emergere come un partner privilegiato per gli Stati Uniti, data l’affinità politica tra i due leader. L’invito di Meloni all’inaugurazione del secondo mandato di Trump è un segnale di questo potenziale partenariato. A livello europeo, è innegabile che l’UE stia attraversando una crisi di leadership politica: Francia e Germania, per ragioni diverse, sembrano incapaci di offrire opzioni di guida credibili. La combinazione di instabilità politica e fragilità economica in questi Paesi rappresenta una sfida significativa e potrebbe avere ripercussioni su tutta l’Unione Europea:

In Francia, sebbene la presidenza sia nelle mani di Emmanuel Macron dal 2017, la situazione politica rimane compromessa, incapace di esprimere quella leadership solida tanto necessaria all’interno dell’UE. Eletto nei mesi successivi alla Brexit (e alla prima vittoria di Trump) con grandi aspettative da parte dei sostenitori dell’integrazione europea, Macron non è riuscito a mantenere vive le speranze di coloro che credono nel rinnovare lo slancio verso il progetto di integrazione europea. La sua leadership si è notevolmente indebolita negli ultimi anni, tra proteste sociali, aumento del debito pubblico e forte frammentazione politica. Se è vero che, almeno per ora, la destra radicale guidata dal Rassemblement National non ha prevalso in elezioni decisive, la tendenza nel sostegno politico appare certamente sfavorevole all’attuale presidente.

Allo stesso modo, la Germania sembra incapace di offrire certezze in termini di leadership politica per l’UE, con le elezioni del 23 febbraio 2025 per eleggere i nuovi membri del parlamento che hanno portato l’estrema destra di Alternative für Deutschland al 20% ed una maggioranza di governo tutta da costruire. Dal 2022, “orfana” del cancellierato di Angela Merkel (2005-2021), si trova ora alle prese con una profonda crisi economico-politica, sorprendente se si considera il suo ruolo di prima potenza economica dell’UE e di uno dei principali Paesi manifatturieri ed esportatori del mondo. Mentre il partito CDU/CSU è ancora in fase di riorganizzazione post-Merkel (volta buona con Merz?), il partito SPD dell’attuale cancelliere Scholz è stato incapace di offrire alternative credibili, in Germania ed in Europa, raggiungendo il 16,5% alle elezioni. Allo stesso tempo, un partito euroscettico ed estremista di destra, impensabile solo pochi anni fa, l’AfD, è in forte ascesa.

Quali sono quindi i margini politici per l’Italia? Si può dire che l’approccio del governo Meloni su alcune aree politiche controverse, in particolare sull’ immigrazione, lo abbia posizionato come un modello per alcuni leader europei e movimenti politici di destra. Questa percezione nasce dal fatto che Meloni è riuscita a implementare politiche che rispecchiano una tendenza più ampia in Europa verso un controllo più rigido dell’immigrazione e una maggiore enfasi sulla sovranità nazionale, questioni chiave nei dibattiti politici contemporanei. Oltre alle politiche sull’immigrazione, il governo Meloni è considerato un modello interessante anche in altre aree politicamente sensibili, come il sovranismo economico, l’identità culturale e i rapporti con l’UE (“Europa delle Nazioni”). Meloni equilibra una retorica nazionalista e sovranista con un approccio pragmatico nei confronti delle istituzioni europee, una strategia che attrae sia i governi di destra sia i partiti conservatori all'opposizione in tutta Europa. Intanto l’AfD in Germania e il Rassemblement National (RN) in Francia guardano alla strategia di Meloni come a un modo per acquisire credibilità nel mainstream politico, pur mantenendo una posizione rigida su questioni chiave come l'immigrazione e l'identità nazionale. Inoltre, sebbene Meloni condivida alcune posizioni radicali con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, ha adottato un approccio cooperativo con Bruxelles, rendendola una potenziale figura di raccordo tra le forze sovraniste e il conservatorismo tradizionale.

Il ruolo di Elon Musk: il catalizzatore dell'estrema destra nell'UE. Al contesto internazionale ed europeo favorevole a un “modello politico” radicale, potenzialmente l’Italia guidata dall’attuale governo, si aggiunge un altro tassello che potrebbe agire da catalizzatore: il ruolo svolto da Elon Musk. Di recente, Musk ha espresso sostegno a un movimento MEGA “Make Europe Great Again” in Europa, riecheggiando lo slogan MAGA che ha reso famoso Trump. Un progetto simile era già stato tentato, senza successo, agli albori dell’era Trump, quando Steve Bannon fu inviato in Europa per cercare di unire e federare i partiti della destra radicale europea in un unico progetto politico. Il fallimento dell’iniziativa di Bannon fu dovuto a diversi fattori: in primo luogo, le profonde differenze ideologiche e strategiche tra i leader dei vari partiti nazionalisti, ciascuno concentrato sugli interessi del proprio Paese. Inoltre, l’opposizione di alcuni governi europei e la mancanza di un chiaro supporto economico e organizzativo limitarono l’efficacia del progetto. Archiviata l’esperienza di Bannon, sembra che ora Musk abbia adottato l’ambiziosa iniziativa politica. In questo senso il proprietario di Tesla appare determinato a utilizzare il modello di governo Meloni come esempio per l’intera Unione Europea. L’attivismo di Elon Musk in Europa rappresenta dunque un catalizzatore per un progetto più ampio, volto a replicare la vittoria di Trump spingendo Meloni come un “modello politico” percorribile a livello europeo. Tuttavia, questa scommessa potrebbe incontrare una serie di resistenze e ostacoli, a livello domestico ed a livello europeo.

Un “modello politico” radicale italiano per l’UE, sostenuto da Musk e Meloni, comporta però rischi legato a una potenziale “sovrastima” del governo. A livello domestico, posizioni eccessivamente radicali, sia nel discorso pubblico che nelle politiche, potrebbero provocare reazioni politica più forti del previsto. Un esempio significativo è rappresentato dal caso del generale libico Njeem Osama Almasri. Accusato dalla Corte Penale Internazionale di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, Almasri è stato arrestato a Torino il 19 gennaio 2025 e rilasciato pochi giorni dopo a causa di un presunto errore procedurale, prima di essere deportato in Libia. Questo ha portato la Procura di Roma ad aprire un’indagine contro la Presidente del Consiglio Meloni e altri membri del governo per favoreggiamento e peculato. Per quanto riguarda invece il livello europeo, seppur sguarnita di leadership politiche forti e con la Francia e la Germania in fase di stallo politico, le burocrazie dell’UE potrebbe considerare negativamente la strategia italiana di accreditarsi come ponte tra USA ed Europa.

In conclusione, l’esecutivo Meloni si trova a un bivio. Ha l’opportunità di posizionarsi come un potenziale modello politico per l’UE, soprattutto alla luce dei cambiamenti nelle dinamiche politiche in Europa e negli Stati Uniti. Tuttavia, il percorso è insidioso e l’influenza di figure come Elon Musk, polarizzando velocemente il panorama politico, potrebbero compromettere tale esito. Le prossime decisioni del governo, in particolare sul piano internazionale, determineranno se si continuerà a seguire la strategia del "doppio binario" o se si sposterà verso posizioni radicali a tutto campo, con il rischio di incontrare una resistenza più forte in Italia e nell’UE. In ogni caso, il ruolo dell’Italia in Europa, modellato dalle sue politiche interne e dalle alleanze esterne, sarà cruciale negli anni a venire.

 

Valerio Alfonso Bruno è Assegnista di ricerca presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

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