L’Almanacco

  Bibliografico

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


53, marzo 2020

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

   Sommario

 

 

 

 

 

 

Un ghost editor del XIX secolo, il card. Jean Baptiste Pitra

di Lucio Coco……...……..….……………….........p. 1

Recensioni.…………………………………....p. 3

Spogli e segnalazioni……………….…...p. 14

(indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 34

Cronache convegni e mostre …….…p. 35

Taccuino………………………………………..p. 36

Postscriptum…………………………..…….p. 40

 

  La questione

 

  Un ghost editor del XIX secolo

  il card. Jean Baptiste Pitra

                                                             di Lucio Coco

 

N

ella Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae XXV del 2019 è stato pubblicato un mio studio sul cardinale Jean Baptiste Pitra (1812-1889) di cui ricorrevano nel 2019 i 130 anni dalla morte. Monaco benedettino di Solesmes, quindi cardinale e Bibliotecario della Vaticana dal 1869 dom Pitra ha legato il suo nome soprattutto all’edizione della Patrologia del Migne, ponendosi come un vero e proprio “ghost editor” di questa immensa opera: 221 volumi per la Series latina, apparsi tra il 1844 e il 1864, e 161 volumi per la Series graeca, stampati tra il 1857 e il 1866. In un articolo pubblicato il 5 febbraio 1858 su «L’Univers», un giornale di ispirazione cattolica fondato dallo stesso Migne, dom Pitra fa il punto sullo stato dei lavori. Alla data in cui scriveva e dopo quindici anni di pubblicazioni erano usciti circa «trecento volumi» (su un totale complessivo al 1866 di 382). Il campione era sufficientemente ampio per poter formulare delle valutazioni sulla grandiosità di un’iniziativa editoriale «che nessuna corporazione, nessuna società letteraria, nessun governo, aveva osato affrontare» e che solo «un uomo, Jacques-Paul Migne, senza l’aiuto manifesto di nessun notabile dell’amministrazione e della finanza e malgrado la crisi europea del ’48, aveva potuto realizzare». Il giudizio di Pitra è entusiastico, si trattava di una impresa eccezionale, assolutamente «in disaccordo con la moda, la fantasia, le passioni, le speculazioni dell’epoca, una specie di anacronismo bizzarro nel mezzo della letteratura facile, della vita molle, degli studi fiacchi, della teologia comoda e superficiale». Nel seguito dell’articolo il monaco di Solesmes non manca di informare su come, nel corso del tempo, egli stesso avesse collaborato alla realizzazione del «progetto patrologia». Non senza un po’ di modestia egli afferma che la sua parte fino ad allora era consistita nel fornire «notizie sugli autori, indicazioni e consigli sui brani e le edizioni» e aggiunge che mai aveva fatto mancare all’editore di Montrouge, il quartiere di Parigi dove era situata la tipografia, «osservazioni minuziose sull’insieme e sui dettagli dell’esecuzione, avendo sempre sotto gli occhi il piano completo dell’opera». Proseguendo nell’esposizione, dom Pitra conferma all’editore «l’appoggio decisivo per il completamento di quanto iniziato», senza tuttavia approfondire la natura del legame che aveva stabilito con Migne. Come egli ha modo di ricordare poco più sotto, si trattava di un sodalizio che durava da «una quindicina d’anni», da quando cioè a Parigi nella veste di giovane priore di Saint-Germain, aveva fatto la conoscenza nel 1844 di questo brillante e intraprendente editore che già aveva alle spalle i venticinque volumi dello Scripturae Sacrae cursus completus (1838-1840) e i venticinque volumi del Theologiae cursus completus (1840-1842) e che coltivava il sogno della Patrologia, un’opera nella quale – come è scritto nell’incipit del primo volume del 1844 – «venissero stampati, con il favore di Dio e la benevolenza della Vergine Deipara, tutti i Padri e gli scrittori ecclesiastici» (PL 1,9). Malgrado la reticenza del monaco filologo, la collaborazione di dom Pitra all’opera per la Series latina era proseguita fino a Innocenzo III (voll. 214-217 del 1855) e a Fozio per la Series graeca (voll. 101-104 del 1860). Nell’articolo su «L’Univers» egli sentiva così suo questo progetto da avvertire il bisogno di difendere il lavoro anche dalle accuse che potevano sembrare secondarie, quali la presenza di refusi e mende tipografiche. Infatti, quasi accalorandosi, scrive: «Per restare nel giusto e nel vero occorre dichiarare che in ogni confronto fatto a diverse riprese e su vasta scala la Patrologia risulta per correttezza superiore ad altre edizioni». E quanto critiche di questo tipo fossero ingenerose lo dimostra anche il fatto che, quando si parla di errori di stampa, e lo scrive uno che di libri se ne intendeva, «aucune édition ne resisterait a une critique de détails». E se ci sono dei refusi nel suo libro, scrive dom Pitra, «è perché molto ha fatto; ma molto gli sarà perdonato perché molto ha amato la Chiesa». A fronte di un tale impegno, se si guardano gli indici della Patrologia, le tracce di questa duratura collaborazione sono davvero poche e non danno affatto l’esatta misura del lavoro svolto dal benedettino. Le opere dei Padri latini pubblicate vengono infatti genericamente ascritte ai monaci di Solesmes e a dom Pitra viene riservata una semplice menzione: «tra i quali editori della Patrologia c’è il R. P. Pitra dell’ordine di san Benedetto [inter quos editores Patrologiae R. P. Pitra ordinis S. Benedicti» (Index XI scriptorum recentiorum, PL 218,338). Scorrendo questo indice si incontra anche la voce «Pitra», sotto la quale viene ricordata la prefazione all’opera di Tertulliano e si dà il riferimento ad altri due soli contributi relativi a testi di san Bernardo (PL 185,1798 e 1817) e alle lettere di Smaragdo (PL 102,13-552). Non molto, se si pensa al lavoro svolto dal monaco benedettino. La critica si è interrogata a lungo su questa carenza di informazioni su redattori ed editori della Patrologia. Probabilmente una risposta a un simile quesito la può dare il contratto tra Migne e i padri di Solesmes nel quale, pur venendo riconosciuta «a dom Pitra la direzione esclusiva per la parte intellettuale dell’opera» e allo stesso Migne «la direzione esclusiva della parte materiale [edizione e commercializzazione]» (art. 1), non era previsto che figurassero i nomi dei curatori. Così infatti recita il successivo art. 3: «Il nome dei RR. PP. non sarà messo da nessuna parte né individualmente né collettivamente, né nei prospetti né negli annunci, né nei titoli né nei frontespizi dei volumi. Il nome di Migne invece potrà figurare dovunque egli lo riterrà opportuno eccezion fatta delle note che gli editori si riservano di fare intervenendo con una particolare indicazione». Nel 1860 escono gli ultimi volumi della Patrologia graeca in cui è presente il contributo di dom Pitra, si tratta di PG nn. 101-104 che contengono le opere del patriarca di Costantinopoli Fozio. Dal 1861 in avanti la vita del benedettino si svolge prevalentemente a Roma. Al 1863 risale la sua creazione a cardinale per opera di Pio IX e invano l’abbé Migne gli aveva chiesto di completare il progetto con i Padri greci posteriori a Fozio e fino al Concilio di Firenze (1439). A gestire questa parte finale (quasi 60 volumi!) dell’opera fu Jean-Baptiste Malou, professore a Lovanio e vescovo di Bruges. Questi infatti riuscì a completare il progetto di pubblicare i padri greci fino a Bessarione (uscito nel 1866, PG 161), aveva anche approntato il volume 162 con gli indici nel 1864 (anno in cui il patrologo sarebbe venuto a mancare) ma, come scrive con grande rammarico lo stesso Migne in una lettera a dom Pitra, questi materiali non avrebbero mai visto la luce per via dell’incendio del 1868, divampato quando il n.162 era in stampa. L’edizione della Patrologia si chiude con un incendio che la priva del suo ultimo volume, storie di libri che si legano a vite di uomini, in un intreccio che testimonia come la cultura del libro rappresentasse un vero e proprio dovere sacro per questi operosi studiosi dei Padri.

 

 

 

 

Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia

Seminari “Aldo Manuzio”

Seconda edizione

Sermoneta, Castello Caetani,

5-7 giugno 2020

Un’iniziativa per dottorandi e giovani ricercatori: informazioni qui.

Iscrizioni prorogate al 30 aprile 2020

 

Recensioni

 

o53-A Borghesi (Angela), L’anno della «Storia». 1974-1975. Il dibattito politico e culturale sul romanzo di Elsa Morante, Macerata, Quodlibet, 2018 (Saggi, 8), pp. 918, ISBN 978-88-2290-240-5, € 34. Con le sue 661 pagine vendute a 2.000 lire, nel 1974 uscivano le prime centomila copie de La Storia di Elsa Morante. Pubblicato direttamente in edizione economica per volontà della stessa a., il libro ebbe un immediato successo, raggiungendo il milione di copie vendute in un solo anno e sollevò un inimmaginabile dibattito tra politici, scrittori e intellettuali (soprattutto di sinistra, ma non solo) come non si era mai visto in precedenza. Ripercorrere oggi quelle vicende non è compito facile, perché la mole di materiale documentario da consultare è immensa, disseminata in articoli, recensioni e critiche che comparvero un po’ su tutti i quotidiani, riviste e rotocalchi d’epoca. Eppure, Angela Borghesi, docente di Letteratura Italiana presso l’Università di Milano Bicocca, dimostra di essere pienamente riuscita nell’operazione, governando sapientemente le fonti a disposizione, presentandole in una veste straordinariamente lucida e coerente. Per farlo, l’a. si è innanzitutto gettata a capofitto alla ricerca di tutti gli interventi che comparvero tra il giugno del 1974 e l’agosto del 1975, per poi trascrivere i più significativi (200 su un totale di 354 individuati, esclusi i saggi veri e propri) che dunque sono oggi pienamente fruibili nella parte centrale di questa pubblicazione (pp. 351-826, corredate da un indice degli autori in calce). Ma il libro della Borghesi è molto più di questo: infatti, nella prima parte viene fornita un’attenta disamina del dibattito politico in una rassegna che mette in luce, mese per mese, le posizioni ricoperte da noti personaggi, tra cui Geno Pampaloni, Natalia Ginzburg, Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini e molti altri, fino all’assordante silenzio di Franco Fortini, a cui è dedicato il primo capitolo del saggio. Molto interessante infine la sezione dedicata alla bibliografia analitica (redatta con l’aiuto di Domenico Scarpa), dove per ogni pezzo in antologia sono trascritti per esteso i paratesti, con occhielli, sommari, catenacci, più di rado le titolazioni interne e perfino la presenza o meno di illustrazioni. In questo modo, si può peraltro ripercorrere la cronistoria degli interventi di uno specifico a. sul tema. Al di là dell’indubbio apporto fornito alla comunità di studiosi di storia della critica e di letteratura italiana contemporanea, la riflessione di Borghesi sul caso-Morante fornisce spunti di riflessione sul ruolo del critico nella nostra società e sulla sua autorevolezza: rileggere oggi alcune recensioni uscite negli anni Settanta a volte può strappare un sorriso per l’ingenuità delle affermazioni, in altri casi invece scorre un brivido lungo la schiena nell’ascoltare posizioni di aperta misoginia, che nulla hanno a che vedere con l’oggettività del giudizio letterario (anche se poi ci si dovrà interrogare fino a che punto un giudizio possa essere considerato imparziale). Serva da lezione a noi contemporanei: guardarsi dall’invidia del successo e stare lontani da coloro che sventolano slogan semplicistici o fondano il proprio consenso su pregiudizi e paure. In ultima analisi: restare vigili, sempre. A ben guardare, la struttura del libro così puntuale e ben organizzata, fa sì che possa essere presa a modello per indagare anche altri casi letterari, non solo da chi questo lavoro lo fa di mestiere, ma soprattutto da quei giovani (magari laureandi) appassionati di storia dell’editoria contemporanea, che desiderino avviare inedite ricerche seguendo una rigorosa metodologia. – D.M.

o53-B Catalano (Lucia) – Rosalia Claudia Giordano – Marco Palma– Anna Scala – Salvatrice Terranova – Rosalba Tripoli, Incunaboli a Ragusa, con la collaborazione di Giuseppe Barone – Maria Domitilla Occhipinti – Mariano Pepi – Nadia Scardino – Marzia Scialabba, Roma, Viella, 2019 (Incunaboli 2), pp. XII+294, ill. b/n, ISBN 978-88-3313-211-2, € 40. Questo catalogo, dedicato alla descrizione di 73 esemplari conservati in sei biblioteche della provincia di Ragusa, si inserisce in un più vasto progetto riguardante l’ incunabolistica della regione siciliana. Si tratta infatti del secondo vol. uscito nella collana “Incunaboli” dopo quello riguardante le catanesi Biblioteche Riunite “Civica e A. Ursino Recupero” (AB 049-065), ed è collegato con il precedente catalogo, concepito con gli stessi criteri, dedicato a Siracusa (Incunaboli a Siracusa) edito sempre da Viella nel 2015, ma inserito nella collana Scritture e libri del Medioevo (Þ «037-E»). L’impianto della descrizione catalografica resta uguale ai due casi precedenti (alle cui recensioni si rimanda per le considerazioni in merito), di fatto considerando i singoli incunaboli come fossero manoscritti e quindi centrando l’intera descrizione sull’ esemplare in sé e non tanto sull’edizione. Le biblioteche inserite nel catalogo sono sei, di cui tre appartenenti a enti locali (Biblioteca comunale “Salvatore Quasimodo” di Modica, Biblioteca comunale “Giovanni Verga” di Ragusa, Biblioteca comunale “Carmelo La Rocca” di Scicli), due ecclesiastiche (Biblioteca “Padre Giuseppe Balestrieri” del Convento dei frati minori “S. Maria di Gesù” di Ispica, Archivio storico della Cattedrale di San Giovanni Battista di Ragusa) e una privata (Collezione “Giorgio Ottaviano”): per quest’ultima è da sottolineare la non ovvia disponibilità dimostrata dal collezionista nel voler rendere pubblico il proprio fondo di incunaboli a vantaggio della intera comunità degli studiosi. L’opera è fondamentalmente divisa in tre parti: il catalogo degli incunaboli (molto particolareggiato riguardo alle note di esemplare) occupa la sezione centrale del vol. (pp. 102-211), è preceduto dai saggi di approfondimento (pp. 3-102) e seguito dagli apparati bibliografici e indicali (pp. 213-72) oltre che dalle tavole illustrative riprodotte in bianco e nero (pp. 273-94). Dopo le presentazioni e la premessa, il primo contributo è dedicato alle Storie dei fondi (pp. 3-12): si tratta di agili schede dedicate alla storia delle sei biblioteche in cui sono presenti gli incunaboli, utili per poterli contestualizzare in modo più preciso. Segue poi la Nota sugli esemplari (pp. 13-31), a opera di Rosalia Claudia Giordano, dove l’a. tira le fila dei dati ricavati dall’analisi degli esemplari, soffermandosi con più attenzione sulla metodologia utilizzata nella descrizione delle legature. Nel contributo Segni d’uso e provenienze (pp. 33-81) vengono analizzate in maniera approfondita le note di possesso presenti, organizzate in due sezioni distinte – nella prima gli ordini religiosi, nella seconda le persone e le istituzioni laiche – al cui interno i nomi sono posti in ordine alfabetico. In modo particolare si segnalano le fotografie delle note di possesso stesse, dei timbri e degli ex libris a stampa, che risultano essere di grande utilità per i ricercatori nella identificazione dell’appartenenza agli stessi possessori di altri libri ora in biblioteche diverse. Della meddesima a. è la Nota sulla conservazione (pp. 83-102), in cui sono raggruppate le indicazioni dello stato conservativo di ogni singolo incunabolo. Sebbene tale scelta abbia offerto la possibilità di porre l’accento sull’imprescindibile importanza della conservazione e della consapevolezza nell’attuazione di corrette pratiche di restauro, sembra essere più logico inserire la descrizione dello “stato di salute” di ogni incunabolo all’interno della scheda a lui destinata, coerentemente alla particolare attenzione dimostrata nell’impostazione del catalogo nei riguardi dei singoli esemplari in qualità di “oggetti”. Dopo il catalogo, di cui si è già parlato in precedenza, è posta una ricca Bibliografia (pp. 213-31), nella quale si deve però rilevare il mescolamento di libri e siti internet, indicizzati questi ultimi spesso sotto la voce http:// (ovvero l’URL, mentre per esempio Edit16 e ISTC sono inseriti alfabeticamente), quindi non distinguibili e difficilmente rintracciabili. Si ricorda infatti che le bibliografie sono deputate solo alle pubblicazioni a stampa, mentre sono esclusivamente le sitografie a essere destinate ai siti internet. Analogamente nelle Fonti archivistiche (pp. 233-4) sono stati inseriti anche codici manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, che ovviamente non appartengono a fondi d’archivio. Il vol. termina con l’Indice cronologico (pp. 235-6), l’Indice degli autori, delle opere e degli incipit (pp. 237-47), l’Indice dei nomi di persona e di luogo (pp. 249-58), l’Indice dei nomi degli editori e dei tipografi (p. 259), l’Indice dei luoghi di edizione (p. 261), l’Indice dei possessori (pp. 263-4), l’Indice delle edizioni citate (ISTC) (pp. 265-70) e infine gli Addenda et corrigenda ISTC (pp. 271-2). – M.C.

o53-C Delaforce (Angela), The Lost Library of the King of Portugal, London, Ad Ilissvm, 2019, pp. xiii+330, ill. col., ISBN 978-1-912168-15-6, £ 45. Il violentissimo terremoto che colpì Lisbona nel 1755 distrusse, tra le altre cose, la Biblioteca Reale assemblata da João V (1689-1750) a Palazzo Ribeira, una delle più importanti collezioni di corte del XVIII secolo. L’a. del vol. affronta l’impresa di raccontare la storia di questa grande biblioteca, dovendo ovviare alla sfortunata assenza di un suo catalogo generale e di sue raffigurazioni o planimetrie. Le prime cose che si notano, prendendo tra le mani e sfogliando il grande vol., sono la sua eleganza e, sia qui concesso il termine, l’opulenza conferitagli dai risguardi marmorizzati, dalle numerose e grandi illustrazioni a colori, dai titoli in rosso scuro e dagli ampi margini esterni di ogni pagina (con i quali forse stona un po’ la scelta dell’allineamento a sinistra dell’intero testo anziché di una più simmetrica giustificazione). Lo studio si articola come segue: Preface (pp. viii-x), Abbreviations (pp. xi), Acknowledgements (pp. xii-xiii), cap. 1: Prologue: The Regis Bibliotheca (pp. 1-21), cap. 2: The Legacy of the Ducal House of Bragança (pp. 23-37), cap. 3: Creating the Royal Library at the Paço da Ribeira: Paris, Amsterdam and The Hague (pp. 39-63), cap. 4: The Royal Library: ‘Ornaments et Décorations(pp. 65-103), cap. 5: The Academia Real da História Portuguesa, the Print Collection and Cabinet of Medals (pp. 105-27), cap. 6: The Cabinet of Natural History at the Paço da Ribeira (pp. 129-63), cap. 7: Dom João V and the Celebrated Library of Charles Spencer, third Earl of Sunderland (pp. 165-87), cap. 8: The Royal Library and Italy (pp. 189-209), cap. 9: Art and Science: Francesco Bianchini and the King of Portugal (pp. 211-49), cap. 10: History and Diplomacy: Luís da Cunha and his Memórias da Paz de Utrecht (pp. 251-80); quattro appendici seguono i dieci capitoli, rispettivamente intitolate Maps and Atlases in the Mapoteca Real of the Royal Library (p. 281), The Cabinet of Prints and Drawings (pp. 282-3), Index dos Manuscriptos do Rey de Portugal (pp. 284-5), A Fifteenth-century Bible and the Classical Editions in the Royal Library before 1 November 1755 (p. 286). Chiudono il vol. le Notes (pp. 287-311), la Bibliography (pp. 312-25) e l’Index (pp. 326-30). Già dai titoli dei capitoli si può cogliere come l’a., potendo affidarsi solo a testimonianze per lo più frammentarie, abbia scelto di seguire una strada molto intelligente. Innanzitutto, è tracciata una storia delle biblioteche legate alla famiglia reale in Portogallo e si evidenziano la personalità e i motivi per cui João V curò così tanto la sua raccolta (capp. 1-2). Sono poi indagate a fondo le modalità con cui, pur rimanendo in Portogallo, il re si procurò i libri, appoggiandosi a diplomatici e ambasciatori di stanza nei principali centri di produzione e compravendita (cap. 3), interessandosi alle sorti di importanti collezioni come quella di Charles Spencer (cap. 7) e coltivando numerosi contatti anche in Italia (capp. 8-9). Lo studio, inoltre, include giustamente altri aspetti non meramente storico-bibliografici, trattando della fondazione dell’Academia Real nel 1720 e dei gabinetti numismatico e di storia naturale. Per quanto riguarda l’aspetto dell’edificio (cap. 4), l’a. si affida a confronti con progetti che coinvolsero altre grandi raccolte librarie in quegli anni, continuando ad affiancare parole e illustrazioni per aiutare il lettore a immaginare la biblioteca del re portoghese. Tramite questo lavoro, ulteriormente arricchito dai mirati approfondimenti in appendice, l’a. riesce a raccontare una storia piuttosto complessa e in più punti oscura, intrecciando sapientemente competenze interdisciplinari, quali la bibliologia, l’indagine sui documenti e sui carteggi, la storia dell’arte, ecc. Il vol. si impone, in tal modo, come un interessante e bel capitolo della storia delle biblioteche, vestito d’un abito editoriale tanto prezioso quanto utile all’efficacia del testo. – S.C.

o53-D Feo (Michele), Cosa leggeva la Madonna? Quasi un romanzo per immagini, Firenze, Polistampa, 2019 (Accademia toscana di scienze e lettere “La Colombaria” - Classe di filologia e critica letteraria. Quaderno 3), pp. 300+XLI di tavole, ISBN 978-88-596-1897-3, € 20. L’a. dichiara, fin dalle prime righe, di non essere credente e, insieme, afferma di non voler dirimere «complesse questioni di fede e di dottrina»; d’altro canto, se non fa velo alla mia lettura il fatto che io sia invece credente, seppur mai pacificato e in ricerca costante, mi pare di cogliere nella indagine presentata (l’a. la definisce nel titolo «Quasi un romanzo per immagini») un continuo, intenso, rispettoso affetto per Maria, donna e madre. Tant’è che l’ultima pagina del libro recita così: «Scrisse Andrea del Sarto / sul fianco del leggio della sua Annunciata fiorentina: andrea del sarto / t’à pinta qui / come nel cor ti porta / et non qual sei / maria / per isparger tua gloria / et non suo nome. Queste parole dicono in tutta semplicità / quanto amore e quanta devozione / i pittori abbiano deversato / nella rappresentazione del loro eterno femminino cristiano. / E noi che pittori non siamo / le facciamo nostre». Ciò detto, provo a illustrare la struttura del libro, sostando solo su alcuni punti che mi sono parsi particolarmente affascinanti; il mio procedere non rende purtroppo ragione del lavoro che si snoda, in un percorso di vigorosa erudizione iconografica, letteraria e anche filosofico-teologica, logicamente connesso, per 18 capitoli (più 5 appendici), capitoli che si segmentano in un alto numero di paragrafi, intesi ad approfondire aspetti specifici degli argomenti trattati (per esempio il secondo capitolo Dalla miseria di Nazareth all’opulenza del Rinascimento. Dalla brocca e dal fuso al libro, pp. 13-64, si struttura in queste sottoparti: Il racconto dei Vangeli sinottici, Maria fidanzata, Lotta fra Gabriele e Maria, L’ombra di Dio, Maria al pozzo, Maria fila, Maria legge o è in compagnia del libro, Cosa leggeva Maria?, Addendum I. Luce e ombra; o, ancora come esempio, il XIV, Dalla pietà popolare all’Umanesimo, pp. 157-80, che si articola in I Disciplinati perugini, Feo Belcari, Giovanni Gerson, Antonio Cornazano, Il Mantovano, Iacopo Sannazaro, Cinque e Seicento, Le Sibille). Ovviamente, un libro come questo non può fare a meno di un corredo di immagini, e l’a. ne allega ben quarantuno al vol., pur avendone inventariate 7 di Maria che attinge acqua al pozzo, 26 di Maria che fila e 367 di Maria cum libro (pp. 29-57); in queste ultime «si distinguono due rivoli, uno in cui lei legge un libro aperto che poggia su un leggio o in grembo, e uno in cui ha letto e tiene il libro chiuso in mano o lo ha lasciato così accanto a sé» (p. 29). Aggiungo che di recente, a Lecco, è stata esposta l’Annunciazione del doge Grimani, ora in collezione privata (vedi Tintoretto rivelato. L’annunciazione del doge Grimani a Lecco, Palazzo delle Paure, Lecco, 6 dicembre 2019-20 febbraio 2020, curatela di Giovanni Valagussa, s.l., 2019). Sosterò soltanto sul capitolo VII (Le giustificazioni dottrinali della lettura, pp. 101-16) e XV (Le Annunciate di Antonello, pp. 183-200), perché il primo mi pare fondamentale per la genesi dell’immagine di Maria cum libro e il secondo perché è dedicato a uno dei quadri più affascinanti e misteriosi che siano stati mai prodotti, per l’a. «l’opera più grande di tutta la pittura europea» (p. 183). Per quanto riguarda il capitolo VII, giustamente Feo sottolinea che «nessun artista avrebbe mai avuto la cultura e l’ardire sufficiente a rompere e trasformare una ortodossia iconografica [Maria con il fuso] riconosciuta e legittimata concordemente per secoli dalle due Chiese, quella orientale e quella occidentale romana. Poteva prendere l’iniziativa solo se richiesto esplicitamente da un’autorità forte e competente». Partendo da uno studio fondamentale di Otto Pächt, studio che peraltro viene qui ampliato, integrato e perfezionato, l’a. sottolinea come si debba risalire alla Expositio in Lucam di sant Ambrogio per trovare l’indicazione di Maria che ha già letto ciò che l’angelo le comunica: «Eccoti la prova: “Ecco la Vergine riceverà un figlio nell’utero e partorirà un figlio”. Questo Maria l’aveva letto, e perciò credette che potesse accadere. Ma come potesse accadere, non l’aveva letto» (p. 102). Per Ambrogio dove Maria avesse letto quelle parole è ovvio: in Isaia 7,14 che, tra l’altro, è testo che ritorna di frequente nei libri in mano a Maria; altrettanto ovvio è per Ambrogio che Maria sapesse leggere e che la sua casa fosse piena di libri, oltre che di arcangeli e profeti che le tenevano compagnia. L’a. spiega che il venerabile Beda si muove, amplificando, sulla linea di Ambrogio, ma è in un sermone di Odilone di Cluny che si dice che Maria sta leggendo all’arrivo dell’angelo (le precedenti testimonianze affermavano che Maria aveva letto); infine in Aelredo di Rievaulx «Maria vien colta con effetto altamente drammatico, non in un momento in cui sa per aver letto, ma nel momento stesso in cui legge le profezie»; Aelredo è consapevole di proporre una congettura, ma, ricorda l’a., «per gli artisti la congettura è diventata certezza» (p. 104). Nel corso del tempo poi la figura di Maria andò assumendo la figura di donna «padrona di ogni sapere e titolare anche del dono della profezia» (p. 104); ne trattano in questa forma un De laudibus Virginis attribuito ad Anselmo d’Aosta o a Onorio d’Autun; sottolineano con particolare forza le doti profetiche della Vergine Basilio Magno e Ruperto di Deutz. Per Abelardo, Maria è di spirito profetico dotata e interpreta le «promesse del Vecchio Testamento come riferite a se stessa e al suo figliuolo», donde si ricava «che sapesse leggere e intender quei testi» (p 107); anche lo ps.-Alberto Magno nel trattato Super missus est affermava Maria essere fornita «di ogni sapere» (p. 108). Tommaso d’Aquino riprende alla lettera Ambrogio; il francescano Nicolò da Lira nel suo fortunatissimo commento alla Bibbia, glossando Isaia, «non perse l’occasione di ricordare le profezie di Maria. A VIII 3, quando il profeta dice “Et accessi ad prophetissam, et concepit et peperit filium”, già la Glossa ordinaria aveva spiegato che prophetissa poteva riferirsi a Maria “quam prophetissam fuisse nemo dubitat”; Niccolò confermò brevemente: “Et accessi ad prophe(tissam), idest Virginem Mariam, ut predictum est». Anche il domenicano Girolamo Savonarola, fondandosi sullo ps.-Alberto Magno e su Tommaso, annota nel suo breviario che la Vergine è «dotta nelle Scritture. Ha infatti tutte le grazie concesse, come dicono Tommaso e Alberto, fra le quali la prima è la sapienza» (pp. 109-10). Questa «glorificazione di Maria dottissima fra le creature», continuerà in età umanistica e ancora nel Cinque e Seicento. Ma da dove prende spunto Ambrogio? L’a. sostiene che alle spalle ci sia il vangelo dello ps. Matteo, testo apocrifo, escluso dal canone; d’altro canto l’uso di testimonianze non canoniche nelle arti e nella letteratura non è mai stato ostacolato dalla Chiesa, come dimostrano vari esempi pittorici indicati dall’autore (p. 113). Penso che Feo ritenga, a ragione, che «l’incontro di Maria col libro» sia «stato un momento decisivo per la storia dell’arte occidentale» (p. 115). Per il capitolo XV, l’a., dopo aver indicato le varie Marie di Antonello da Messina e le loro differenti caratteristiche, si sofferma su due di esse, quella di Monaco e quella di Palermo, che sono Annunciazioni. Non ho competenze sufficienti per valutare la suggestiva ipotesi di datazione (1475), peraltro coerente con la ricostruzione dell’a., della tavola di Palermo, alla luce di un capitello di Palazzo ducale (il XXIV: si narra una storia di amore e morte, pp. 192-3), dove compaiono in contesto differente, sia la mano sinistra che risale verso il cuore della fanciulla che ricambia l’amore del giovane, sia la mano destra che palesa un gesto di difesa – “non toccarmi”, dice la ragazza al giovane –, sia il gesto d’accettazione del giovane con le mani incrociate sul petto. Riprendo invece quanto l’a., considerando insieme l’Annunciazione di Monaco e quella di Palermo, propone. Feo, sottolinea che l’Annunciata di Monaco «ha accettato il suo destino con le braccia in croce [il capitolo V, Le braccia in croce, è dedicato a questo gesto di accettazione in alcune rappresentazioni dell’Annunciazione, pp. 81-90], ma è umanamente sconvolta dalla cognizione di quello che l’attende: il disordine interiore si riflette nella dilatazione degli occhi, nella tormentata piegatura delle dita e nella scompostezza dei capelli» (p. 196). L’Annunciata di Palermo invece presenta per l’a. «una personale suggestiva intuizione» di Antonello; «quando la sua Maria legge i testi e apprende della Vergine che concepirà ecc., viene d’un tratto presa dal presagio che si stia parlando proprio del suo destino. Non l’angelo dunque le porta l’annuncio primo della sua sorte, ma una illuminazione dell’intelligenza… Non sarà che tutti questi testi sacri parlino proprio di me? Non sarà che questa immane sorte tocchi proprio a me? E perché a me? No, non è possibile. Non a me, non alla mia nullità questo compito e questa responsabilità! Passi da me questo calice». Poco dopo arriverà l’angelo e sarà quella la vera annunciazione; per l’a. la tavola di Palermo «non è l’annunciazione, ma dell’annunciazione solo la premonizione» (pp. 198-9). Da queste riflessioni Feo ricava che, pur essendo le due tavole contigue, come sostiene la maggior parte della critica, «la ‘storia’ proceda da quella di Palermo a quella di Monaco» (p. 199). L’erudizione dell’a., spesso stupefacente, gli permette di trattare, con mano sicura e con proposte che meritano di essere meditate, altri aspetti legati all’iconografia di Maria annunciata (per es. Un angelo con quattro ali) o di Maria diventata madre (Dopo la nascita del bambino, pp. 131-56, con tre ‘variazioni’ sul tema) e mater dolorosa (Il destino del figlio, pp. 201-9); o riguardanti l’assunzione di Maria (L’Annunciazione della morte, pp. 211-8). Ogni capitolo potrebbe prestarsi, come forse si è intuito, a una dettagliata esposizione; mi limito tuttavia, in conclusione, a una citazione tratta dal capitolo conclusivo Marginalità o centralità di Maria (pp. 219-22), sostanziata da una attenta riflessione culturale (p. 222), che mi pare illustri la visione che di Maria (o del suo romanzo, secondo la ricostruzione che avanza?) propone l’a., che scrive: «si dice Maria come se si trattasse di un’unica identità. Ma le Marie sono almeno due: la Maria orientale, filosofica, astratta theotókos o madre di Dio, e quella occidentale che, all’insegna del realismo dell’arte e dell’amore sconfinato per le immagini, ci ha tenuto per mano, ci ha aiutati ad essere genitori e figli di uomini fragili come fragili siamo noi stessi, ci ha permesso di portare la divinità alle dimensioni dell’uomo e della sua debolezza, ci ha consentito di guardare attraverso specchiati sembianti e ombre fuggevoli gli aenigmata di verità metafisicamente sovrumane. Sono questo abbarbicamento alla realtà, questo amore per le immagini, alleati con il grande veicolo di civiltà che è il libro che hanno permesso la costruzione del romanzo… La nostra Maria non è una prescrizione catechetica di perfezione sopralunare che scende sulla terra, è al contrario una creatura terragna e femminile che, umiliandosi, si è innalzata ai vertici della sublimazione, senza mai perdere umanità e terrestrità. In questo risiedono la estrema semplicità e anche il fascino del suo romanzo perenne, che intriga credenti e non credenti». Come credente, penso che si debba ringraziare l’a., non solo per la dottissima ricostruzione culturale, ma anche per la sua intensa partecipazione alla vicenda di Maria; alla fine della lettura del libro, oltre ad aver imparato molto, personalmente ho sentito risuonare, nella mente e nel cuore, con più vigore, le mirabili parole del Magnificat (Luca 1, 39-55) e ho sentito ancora più vicina la madre di Gesù. – Giuseppe Frasso

o53-E Festanti (Maurizio), Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, 2019 (Indici e Cataloghi. n.s., 29), pp. 426, ISBN 978-88-240-1190-7, s.i.p. È davvero raro che si possa dire di un catalogo di incunaboli che «lo si legge volentieri»: questo però è uno di quei casi. Sarà perché frutto non di un’operazione improvvisata e frettolosa, ma di lunghi anni di studio. Sarà perché (ma si ridice la stessa cosa di prima) si tratta di un lavoro “autorale” in cui la personalità dell’a. spicca in modo evidente. E che a.! Tanti anni dedicati alla Biblioteca Panizzi, una passione che continua da ormai un decennio dal pensionamento, un impegno intellettuale notevolissimo (e basti ricordare gli innovativi atti, curati col compianto Luigi Balsamo, dedicati ai fondi librari antichi del 1981, o la presentazione di storia e fondi della Biblioteca Panizzi del 1997, o una mostra intelligente e interessante come La Biblioteca curiosa del 2017). Insomma le premesse sono ottime, e ottimo è il risultato, come attesta il breve scritto del maestro del settore, Piero Scapecchi (Benvenuto sia il catalogo!, pp. 13-4). Il vol. si apre, dopo le premesse di rito, con un ampio saggio dedicato a La raccolta degli incunaboli della Biblioteca Panizzi (pp. 17-45). La Biblioteca di Reggio Emilia sorge in pieno fervore napoleonico negli ultimissimi anni del XVIII secolo, quale simbolo e sintesi dell’identità culturale cittadina, e come tale subì varie vicissitudini di natura politica, legate anche alla provenienza di molti voll. dalle comunità religiose della città e dei dintorni (non si scordi poi che una cinquantina di incunaboli sono doppi scartati al momento della unione della Biblioteca Estense e della Universitaria di Modena). Se sin dall’inizio si prestò una particolare attenzione al patrimonio incunabolistico, non sono purtroppo pervenuti elenchi di quelli un tempo appartenenti ai maggiori depositi librari cittadini, i Servi di Maria, il Capitolo del Duomo, i francescani del Santo Spirito. Le pagine dell’a. ricostruiscono con esattezza mutamenti di sede della raccolta e trasformazioni nella sua organizzazione, fornendo elementi certi per la storia dell’intera biblioteca. Non particolarmente numerose le acquisizioni successive, tranne l’arrivo dei libri dei Cappuccini con le soppressioni unitarie, la cessione per lascito della collezione di Giuseppe Turri nel 1879 (ma sono segnalate anche numerose vendite di doppi e non solo [Polifilo, Schedel, diverse Commedie]: si vedano le pp. 34-5 per la giustificazione proposta dal direttore stesso della biblioteca…). Col nuovo secolo si assiste a uno stabilizzarsi del fondo che viene catalogato e meglio collocato, con l’idea di valorizzare sempre più il patrimonio di interesse locale (nel 1928, per ordine del podestà, viene anche acquistato presso Hoepli un Savonarola, Expositio in ps. L, Reggio E., Mazzali, 1499). Gli anni ’20 e ’30 vedono anche l’attivismo di Angelo Davòli, che per primo iniziò davvero a studiare gli incunaboli reggiani, mentre nel dopoguerra si intervenne pesantemente sulle legature (bibliografia sulla legatoria Gozzi p. 42 n. 84). Recente l’arrivo di altri 4 incunaboli (impressi a Scandiano o Reggio) provenienti dalla raccolta di Elio Monducci. A questa ampia introduzione segue una nota circa i criteri (ragionevoli e tradizionali, e lo si dice come lode) con i quali sono redatte le schede (pp. 46-50), e infine il catalogo (pp. 55-329) con le sue 411 edizioni descritte per un totale di 445 esemplari (una trentina, quindi, i doppi). Tra i pezzi più rari e preziosi, piace qui ricordarne due che meritarono l’attenzione di un benemerito outsider degli studi incunabolistici italiani, il citato Davòli: al n° 3 Agostino da Crema, Storia di s. Pantaleone e al n° 16 il Doctrinale del Villedieu, Faenza, Fer e Chandler, 1476. Le schede, dopo numero d’ordine e segnatura (o segnature, nel caso di esemplari doppi) di collocazione, riportano l’intestazione per autore e breve ma chiarissima descrizione (modello IGI) con parche indicazioni bibliografiche (IGI, GW e ISTC). Seguono dettagliate descrizioni dei dati di esemplare, redatte con grande discernimento e dottrina: giocano a favore dell’a. la presenza di uno studio di Fabrizio Lollini sulle miniature (ora aggiornato anche on line) e la catalogazione delle legature antiche e preziose realizzata dall’a. con Federico Macchi e pubblicato sul web. Spesso sono presenti, e qui attentamente trascritte, lunghe note bibliografiche del bibliotecario don Gaetano Fantuzzi redatte a inizi XIX secolo. Tra i pezzi dotati di provenienze interessanti il n° 13 Albumasar, Introductorium in astronomiam, Augsburg, Ratdolt, 1489 ampiamente annotato e posseduto dall’esploratore Filippo Pigafetta (1533-1604); oppure n° 58 la Regula Benedicti, Venezia, Benali, 1489 e n° 172 Gregorius I, Vita s. Benedicti, come prima 1490, entrambi già dei benedettini di S. Giovanni Evangelista di Parma. In appendice al catalogo si descrivono brevemente cinque edizioni (n° *412-416) di post-incunaboli sine notis che trovano posto tra le edizioni del XV secolo. Vengono poi gli abbondanti indici: di autori principali e secondari e delle opere anonime, dei luoghi di stampa, di tipografi ed editori, delle provenienze (realizzato con grande cura, seguendo, anche nella loro rilevazione e descrizione, i criteri stabiliti dal noto vol. sulle Provenienze pubblicato dalla Provincia di Trento e dalla Regione Toscana), le concordanze con IGI e ISTC. In appendice una descrizione dei cataloghi storici dedicati agli incunaboli della Panizzi (l’ultimo del direttore Bruno Fava). Vengono ancora una bibliografia delle opere citate e 40 tavole fotografiche, alcune a colori. L’unica obiezione riguarda gli indici delle provenienze. Innanzitutto, perché, essendo dati relativi al singolo esemplare, nel caso di più copie possedute dalla biblioteca il rimando al n° della scheda, che si riferisce all’edizione, non è sufficiente (vedi per es. il caso del n° 373 Suso, Horologium, Venezia, Quarenghi, 1492 di cui l’esempl. Inc. F 74 ha un timbro non identificato, mentre Inc. F 75 apparteneva a S. Giovanni Ev. di Parma). In secondo luogo, è più conveniente raggruppare le istituzioni sotto il luogo (es. Modena, Biblioteca Estense. Biblioteca Universitaria e non Biblioteca Estense etc.): ciò è particolarmente evidente con voci quali Chiesa, Convento o Monastero, specie perché talvolta si può cadere in errore (vedi qui il “Convento di Santa Giustina di Padova”). Con ciò, si ripete, il lavoro è ottimo e ammirevole l’impegno svolto: una prima versione del catalogo col titolo Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Panizzi del 2017 è anche disponibile on line. Una sola nota finale: bene Angela A. Cavarra nella Premessa (pp. 7-11) loda l’uscita del vol. nella collana del Ministero, ma proprio per la sua ufficialità forse si dovrebbe (in futuro) rimediare alla modestia editoriale (grafica, materiali, legatura) della collana… – Ed.B.

o53-F Geoffroy Tory de Bourges. Humanisme et arts du livre à la Renaissance, sous la direction de Rémi Jimenes, avec la collaboration de Robert Tranchida – Colette Puynège-Batard, Bourges, Bibliothèque de Bourges, 2019, pp. 160, ill. col., manca ISBN, € 24. Geoffroy Tory (ca. 1480-1533) è stato uno dei protagonisti dell’editoria umanistica francese del primo Cinquecento. Nato a Bourges da una famiglia modesta – com’egli stesso afferma e come viene puntualmente dimostrato dal contributo di Philippe Goldman («De petits et humble parents». Le milieu d’origine de Geoffroy Tory, pp. 18-21) –, compì il proprio percorso formativo, fino agli studi universitari, nella sua città natale. Tra Quattro e Cinquecento, Bourges è un centro culturale periferico, ma non infimo, nel panorama francese e vi si producono importanti manoscritti, alcuni anche con miniature di alto livello (con il nome di Jean Colombe su tutti). È sede, inoltre, di un attivo commercio librario di cui è protagonista la famiglia di librai-editori parigini Marnef. Per la presenza stabile di una tipografia bisogna arrivare, invece, al 1531. All’inizio del Cinquecento, Tory lasciò la Francia per compiere un viaggio in Italia. Tra le tappe probabilmente Roma, sicuramente Bologna. Nel 1507 fece però ritorno in patria e si stabilì a Parigi dove fu insegnate di grammatica e retorica fino al 1511. Contemporaneamente, entrò in contatto con il mondo del libro parigino, curando testi per alcuni dei più importanti tipografi locali come Berthold Rembold, Josse Bade e Henri Estienne. Tory seppe inserirsi presto e molto bene nel mondo intellettuale della capitale francese, potendo vantare, tra i suoi protettori, un personaggio del calibro di Jean Grolier. Dopo un nuovo viaggio in Italia, Tory rientrò a Parigi, dove forse svolse un periodo di apprendistato presso qualche locale libraio-editore, avviando poi una propria attività dal 1523. Inizia così la seconda parte della vita di Tory, che in un decennio realizzò una serie di importanti edizioni, molte elegantemente illustrate, ispirate dai lavori dei più celebri colleghi europei, primo fra tutti Aldo Manuzio. Tra di esse si deve menzionare il famoso Champ fleury, uscito con un privilegio reale di dieci anni nel 1529. Si tratta di un elegante in folio piccolo di un centinaio di carte, con 127 silografie originali, che rappresenta un non ineffabile trattato sulla scrittura, la grafica epigrafico-testuale e la lingua, ma un vero monumento di cultura tipografica umanistica. Nominato imprimeur du Roi nel 1531, Tory non riuscì a godere appieno del successo maturato, morendo nell’autunno del 1533, vittima di un’epidemia di peste. L’esperienza di questo grande homme du livre è minuziosamente ricostruita nel vol. curato da Rémi Jimenes, che accompagna la bella mostra che si è svolta presso la Bibliothèque des Quatre-Piliers di Bourges dal 20 settembre 2019 al 18 gennaio 2020. Un’impresa di grande interesse che è stata l’occasione per nuovi studi e importanti acquisizioni sull’esperienza, ancora con capitoli oscuri, di una figura così rilevante per l’umanesimo e il Rinascimento francesi. Dopo la premessa di Colette Puynège-Batard, direttrice delle biblioteche di Bourges, e l’introduzione di Rémi Jimenes, il vol. presenta una serie di brevi contributi, raggruppati in sei capitoli, che guidano il lettore (e il visitatore) alla scoperta dell’esperienza di Geoffroy Tory. La prima sezione (Une jeunesse berruyère) si sofferma soprattutto sul contesto in cui Tory è nato e si è formato, inquadrando l’orizzonte storico locale del secondo Quattrocento e la produzione libraria manoscritta che a Bourges ha visto la realizzazione di alcuni pezzi di grande rilevanza. La seconda parte (La carrière d’un humaniste) ripercorre le tappe che hanno portato al successo Tory, con le sue figure politiche e culturali di riferimento, fino all’avvio dell’esperienza editoriale. Nel terzo capitolo (Les arts du livre) ci si sofferma sugli apparati decorativi che caratterizzano le edizioni di Tory e su alcune particolari legature. Un capitolo a parte (L’art de la lettre) è stato dedicato al design del carattere tipografico, a partire dall’analisi del suo celebre Champ fleury. Tema ripreso anche nella sezione successiva (Au service du royaume: langue et culture françaises), che considera la teoria dell’umanista di Bourges riguardo alla lingua e alla traduzione, così come emerge dal suo capolavoro editoriale e dal suo percorso professionale. Nell’ultima e più breve sezione (Échos contemporains) vengono presentate alcune esperienze recenti ispirate a Tory. Ogni sezione è divisa in due parti: nella prima si trovano i testi, nella seconda le schede analitiche e ampiamente commentate dei pezzi esposti in mostra. Il vol. è corredato da ottime e utili riproduzioni fotografiche a colori. Chiudono le note (ma perché porle in fine con numerazione continua?), l’elenco dei pezzi esposti sezione per sezione, con le segnature di collocazione, un’ampia bibliografia e i crédits photographiques. – L.R.

o53-G Hoffman (Adina) – Peter Cole, Il cimitero dei libri. La Geniza del Cairo: un mondo perduto e ritrovato, Milano, Officina Libraria, 2019, pp. 255, ill. b/n, ISBN 978-88-336-7048-5, € 19,50. Solo leggendo il titolo, la mente del lettore potrebbe già fantasticare su misteriose avventure degne del miglior Indiana Jones. In effetti, ci sono altri elementi che indurrebbero a questa conclusione: professori, università, paesi lontani, tesori da scoprire e ostacoli da superare. Però, al contrario della serie di pellicole di George Lucas, qui c’è una differenza sostanziale: i personaggi sono realmente esistiti e i fatti realmente accaduti. Tutta la vicenda ruota attorno alla figura di Solomon Schechter, professore di studi talmudici all’Università di Cambridge, il quale, sul finire dell’Ottocento, si occupa di alcuni frammenti ritrovati in Egitto da due vedove scozzesi, identificandoli come parte della versione originale dell’Ecclesiaste, uno dei più importanti testi all’origine della cultura ebraica. L’avventura del professore parte quindi con un viaggio al Cairo dove, grazie a una fitta rete di conoscenze, riesce ad avere accesso alla Geniza della sinagoga di Ben Ezra, cioè un vero e proprio deposito di testi sacri, «un campo di battaglia fatto di libri, una battaglia a cui ha partecipato la produzione letteraria di molti secoli, le cui disiecta membra sono ora disseminate ovunque» (p. 69), dalla quale riesce a recuperare e a spedire in Inghilterra circa 200.000 frammenti. Una quantità sterminata di documenti, indagati successivamente da almeno altre tre generazioni di studiosi, che ha offerto un contributo decisivo per la comprensione dello sviluppo della cultura e della società ebraica nel bacino del Mediterraneo; infatti, oltre ai testi religiosi e letterari, la scoperta del prof. Schechter riguardò perfino documenti di uso quotidiano, dalle ricette mediche ai contratti matrimoniali, che ben testimoniano nel concreto la vita di intere popolazioni. L’intento di questa pubblicazione risulta dunque di estremo interesse in quanto ricostruisce una vicenda così decisiva – e perlopiù sconosciuta – rispettando in modo intelligente le verità storiche, ma narrandole con piglio dinamico e appassionante; non un saggio scientifico, dunque, ma un testo che permette a tutti di accedere alla conoscenza e alla comprensione della vicenda, offrendo però, allo stesso tempo, numerosi spunti per chi volesse approfondirla ulteriormente. Chiudono il vol. un indice delle illustrazioni (tutte in bianco e nero, quindi non sempre di immediata comprensione) e una ricca bibliografia divisa per le principali vicende narrate. – Pierfilippo Saviotti

o53-H Mack (Merav) – Benjamin Balint, Jerusalem. City of the book, with photography by Frédéric Brenner, New Haven-London, Yale University Press, 2019, pp. VI+263, ill. col., ISBN 978-03-0022-285-2, s.i.p. Pare che non esista al mondo città più complicata – o bisognerebbe dire divisa? – di Gerusalemme. A partire dal nome: Ierusalem, Yĕrūshālayim, al-Quds. Città Santa e santificata da Ebraismo, Cristianesimo e Islam, quotidianamente contesa, celebrata, svilita, osannata. Ombelico del mondo, omphalos, con la sua manciata di pietre bianche e la sua babele di dialetti. Raccontare Gerusalemme – nelle sue due anime inscindibili, quella celeste e quella terrestre – non è impresa di poco conto, anzi, perché Gerusalemme è una e nessuna contemporaneamente, Gerusalemme è centomila, un milione di visioni, di voci, di volti, di razze… ognuna con una sua storia, un suo racconto. Quante parole, in quante lingue, sono state spese su di lei fin dall’alba dei tempi? Quante, ancora, se ne spenderanno? E in un mare magnum di esperimenti di letteratura gerosolimitana “Jerusalem city of the book” – Gerusalemme città del libro – potrebbe sembrare solo uno dei tanti, solo uno dei più recenti. Ma non è così. Il vol. della Mack e di Balint è un viaggio, un pellegrinaggiocomplicato ma mai disordinato, che parte da un assunto tanto semplice quanto chiaro: «more than any other place, Jerusalem has always existed by the power of words. […] Perhaps Jerusalem can be read as a poem that has been written and rewritten, constructed and fractured through language» (p. 5). La Città Santa, la città del tempio di Salomone, la città dove Gesù, il figlio di Dio, si è mortificato sulla croce per gli uomini, la città dell’ascensione di Muhammad, diventa – tra le pagine di questo bel vol. – un palinsesto preziosissimo, una pergamena scritta e riscritta più e più volte, uno strato sull’altro, tanti quanti sono (e sono state) le anime e le vite di Gerusalemme. Questi strati, questi volti della città, vengono qui separati cronologicamente (sette capitoli per sette epoche differenti, dall’antichità ai giorni nostri) e giustapposti, fatti affacciare l’uno contro l’altro, in un dialogo ben studiato fatto di inchiostro, come quello versato sui Rotoli del Mar Morto, o quello dei codici medievali finemente miniati (che i crociati hanno portato Oltremare), o come quello, molto più recente, dei libri che le milizie israeliane hanno sottratto (a scopo conservativo?) dalle case palestinesi durante la guerra (è commovente la storia raccontata alle pp. 185-7)… Il Prospero della tempesta shakespeariana diceva: «me, poor man, my library was a dukedom large enough». Che dire, allora, dei libri di questa Gerusalemme/city of the book? Diremmo che nascondono un mondo, certo. Un mondo che non è solo “grande abbastanza”, ma un mondo che è titano, un mondo certe volte inaccessibile, esclusivo («why were some of the greatest libraries of Jerusalem so forbidding and unwelcoming by design? What manner of secret did the librarian-gatekeepers attempt to conceal – from others and perhaps from themselves?», p. 7; «many gatekeepers of Jerusalem’s libraries dedicate themselves to preserving mystery, not to dispelling it», p. 8) , altre volte inclusivo (si pensi alle traduzioni della Bibbia conservate nella biblioteca francescana di Gerusalemme, o al fatto che molte delle istituzioni gerosolimitane stanno digitalizzando il proprio patrimonio, pp. 201-3), un mondo eclettico, meraviglioso, fatto di memorie comunitarie che si stratificano l’una sull’altra, da migliaia di anni (libri come «portable homeland», p. 89). Insomma, un lavoro di ricerca impressionante, trattato sempre con scioltezza, mai con superficialità, con un linguaggio preciso, senza fronzoli, senza pedanterie. Corredano il vol. un inserto di fotografie a col., una ricchissima bibliografia e un utile indice dei nomi. – Ar.L.

o53-I Melosi (Laura), D’Annunzio e l’edizione 1911 della Commedia, Firenze, Olschki, 2019 (Biblioteca di bibliografia. Documents and Studies in Book and Library History, vol. 211), pp. 108, ill., ISBN 978-88-222-6674-9, € 20. Era il 1909 e a Firenze apriva i battenti una nuova attività editoriale: la Tipografia Giuntina. Ideata e concretizzata da Leo Samuel Olschki, arrivato nel capoluogo toscano poco più di dieci anni prima, nacque con l’obiettivo di avviare una rinnovata cultura tipografica in Italia, che richiamasse i fasti dell’epoca rinascimentale della stampa con un chiaro riferimento alla storica attività dei Giunta. Uno dei primi e monumentali progetti a essere avviato fu la prestigiosa stampa della Divina Commedia – in formato in-folio – uscita nel 1911 in 300 esemplari di cui sei stampati su pergamena. La cura dell’edizione venne affidata al dantista Giuseppe Lando Passerini e arricchita da una nota introduttiva firmata da Gabriele D’Annunzio. Proprio sulle vicende dello scritto dannunziano si sofferma il ricco saggio di Laura Melosi, che con grande acribia ricostruisce le vicende di questa importante ma travagliata collaborazione del Vate all operazione di Olschki. Di questa circostanza si sa che non fu per nulla idilliaca, ma ricca di contrasti e incomprensioni, con continui colpi di scena (che in certi momenti fecero temere per la buona riuscita della stampa). Su questa situazione però sicuramente il non facile carattere di D’Annunzio, e in particolare le grandi difficoltà economiche che lo affliggevano in quegli anni, alla continua ricerca di entrate per sostenere il suo stile di vita sopra le righe. L’a. del saggio, grazie a diverso materiale inedito scaturito dalle sue ricerche, ha portato una nuova luce sulla tanto sudata consegna del saggio introduttivo, delineando in maniera puntuale i rapporti intercorsi in particolar modo tra lo scrittore, il curatore del volume – figura chiave di tutta la vicenda – e l’editore fiorentino. A questo proposito è stato fondamentale il ritrovamento di «un disperso manoscritto autografo della prima stesura del proemio dannunziano che è l’autentica chiave di volta della questione» (p. VII) e che è stato integralmente riprodotto nelle tavole fuori testo del saggio. Tavole – molteplici – che sono un’altra delle ricchezze di questo importante studio. Non sbagliamo, quindi, nell’affermare che questa ricerca ha arricchito con un tassello rilevante il complesso mondo degli studi su D’Annunzio, sollecitando, in particolar modo, nuovi stimoli nell approfondimento dei rapporti che il Vate ebbe, lungo gli anni della sua prolifera produzione letteraria, con i suoi editori. – L.Mo.

o53-L Profili di umanisti bresciani. Seconda serie, a cura di Carla Maria Monti, Travagliato-Brescia, Torre D’Ercole, 2019 (Adunanza erudita, 13), pp. 234, ill. col., ISBN 978-88-96755-25-9, € 20. Si tratta del secondo vol. – nato nell’alveo dell’attività di didattica e di ricerca della cattedra di Filologia medioevale e umanistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia – dedicato all’approfondimento della biografia e dell’operato di diversi umanisti bresciani, a opera di vari studiosi specialisti della materia (il primo vol. è Profili di umanisti bresciani, a cura di Carla Maria Monti, Travagliato-Brescia, Edizioni Torre d’Ercole, 2012 (Þ rec. «024-C»). Le figure qui considerate sono: Andreolo Ochi, Bartolomeo Baiguera, Cristoforo Maestrini, Francesco Arrigoni, Pietro Lazzaroni e Patrizio Spini. Per ogni personaggio si ricostruiscono la biografia e il catalogo delle opere, il metodo adottato per tale ricostruzione passa attraverso l’utilizzo delle testimonianze archivistiche e documentarie e l’arco temporale considerato va dal Tre al Cinquecento. Apre il vol. il profilo del notaio Andreolo Ochi (Carla Maria Monti, Fabrizio Pagnoni, Marco Petoletti, Il bibliofilo bresciano Andreolo Ochi, pp. 7-56) attivo nel pieno Trecento e per cui si presentano nuovi documenti recentemente emersi che evidenziano – oltre alla già nota passione bibliofilica e ai suoi legami con l’ambiente visconteo ispirato al Petrarca – una precisa cultura grafica che lo caratterizza come letterato e uomo di cultura. A seguire viene proposta la figura più rilevante all’interno del vol., quella di Bartolomeo Baiguera (Fabrizio Pagnoni, Bartolomeo Baiguera: impegno culturale e militanza politica di un cancelliere umanista fra XIV e XV secolo, pp. 57-91) – cancelliere e poi segretario del vescovo di Brescia Francesco Marerio e più importante poeta bresciano del primo Umanesimo – per cui si ricostruiscono con precisione la biografia e l’operato che si collocano a cavallo tra Tre e Quattrocento. Il capitolo successivo è invece dedicato alla figura di Cristoforo Maestrini, maestro pubblico di media cultura attivo nella città di Brescia nel Quattrocento, di cui si conserva una grammatica che lui stesso si trascrisse nell’anno 1399 durante la formazione presso la scuola di Giacomo Alieri (Emilio Giazzi, Cristoforo Maestrini da Orzinuovi, docente di grammatica a Brescia nella prima metà del Quattrocento, pp. 93-120). Segue Francesco Arrigoni che – nella seconda metà del Quattrocento – unisce alla sua attività didattica di precettore e professore, anche una intensa attività letteraria, soprattutto dedicata alla produzione di lettere e carmi (Bruno Figliuolo, Il poeta Francesco Arrigoni: per un profilo biografico e culturale, pp. 121-50). Pietro Lazzaroni, a cui è dedicato il capitolo seguente, opera sempre nella seconda metà del Quattrocento nelle scuole della provincia di Brescia, Iseo e Chiari, per passare poi a insegnare grammatica e retorica presso l’Università di Pavia. La sua attività scrittoria si caratterizza soprattutto per componimenti di carattere panegiristico che realizza grazie a un collaudato sistema che prevedeva l’assemblaggio di porzioni testuali, adattate di volta in volta a seconda dell’occasione o del destinatario (Bernard Schirg, Pietro Lazzaroni professore di retorica e poesia a Pavia, pp. 151-80). Infine, si trova la figura di Patrizio Spini, canonico regolare attivo a Brescia verso la fine del XVI secolo. Questi è ricordato per la sua Historia bresciana, in cui volgarizza e aggiorna la Chronica di Elia Capriolo, permettendo così di tramandare a chi non leggeva più la lingua latina le nozioni riguardanti la storia bresciana (Giulia Bonora, Un erudito bresciano nel tardo Cinquecento: Patrizio Spini, pp. 181-203). Chiudono il vol. gli utili indici redatti da Angelo Brumana (dei nomi, dei manoscritti e dei documenti d’archivio, dei luoghi citati, degli incipit) e le tavole a colori che riproducono i documenti. – A.T.

o53-M Reception (The) of Antiquity in Renaissance Humanism, edited by Manfred Landfester, Leiden-Boston, Brill, 2017 (Brill’s New Pauly. Supplements, 8.), pp. XXIV+548, ISBN 978-90-04-29992-4, € 261. L’ottavo vol. di Supplements della autorevole enciclopedia Brill’s New Pauly è dedicato alla ricezione dell’antichità classica nel Rinascimento Europeo. La coppia di termini “Renaissance Humanism”, presente nel titolo, intende evocare due concetti di natura distinta: storico il primo (teso a circoscrivere un periodo che va dalla metà del quattordicesimo secolo ai primi decenni del diciassettesimo), culturale il secondo (facente riferimento a un movimento che individua nello studio del mondo classico la principale fonte di coltivamento della humanitas). Il vol. accoglie 130 voci, molte delle quali veri e propri articoli, ordinabili sulla base di tre principali categorie, a loro volta suddivise in sottogruppi di lemmi. La categoria “topics” include temi e concetti di primaria importanza nella storia della ricezione dei classici nel Rinascimento europeo. In essa trovano spazio articoli dedicati, per esempio, ad aspetti più teorici o trasversali nella tradizione classica, quali “Discovery, Rediscovery”, “Translation”, “Architecture”, ma anche a istituzioni come “Library”, “Academy”, “University”, generi letterari quali “Biography”, “Autobiography”, “Drama”, “Epic”, movimenti filosofici (“Platonism”, “Aristotelianism”, “Stoicism”), solo per citarne alcuni. All’ampia categoria “topics” si accompagna la seconda, “people”, dedicata a figure centrali nel panorama culturale che promossero il recupero del patrimonio classico nella prima modernità. Quarantacinque voci sono riservate ad altrettanti protagonisti della scena letteraria, artistica, politica, religiosa e filosofica del Rinascimento, a cominciare da Dante Alighieri fino a Philibert Delorme (morto nel 1570). Infine, la terza categoria è composta da un numero di voci dedicate a quei luoghi (“places”) a cui il recupero dell’antichità classica fu legato in maniera particolarmente significativa: città italiane (“Florence”, “Mantua”, “Rome”, Venice”) ed europee (“Basel”, “Leiden”, “Leuven”, “London”, “Vienna”). Le voci sono ricche di rimandi interni e forniscono, generalmente, una bibliografia ampia e aggiornata (suddivisa, nel caso di voci biografiche, in fonti primarie e letteratura secondaria). In virtù della sua chiarezza espositiva, dell’affidabilità delle sue voci e del grado di competenza dei 59 studiosi che hanno preso parte all’impresa, The Reception of Antiquity in Renaissance Humanism costituisce un riferimento obbligato per tutti gli studiosi di tradizione dei classici nel Rinascimento europeo. – Tommaso De Robertis.

o53-N Rhodes (Dennis Everard), Una tipografia del Seicento fra Roma e Bracciano: Andrea Fei e il figlio Giacomo, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 (Sussidi eruditi, 98), pp. XXIV+215, ill. b/n, ISBN 978-88-9359-309-0, € 28. Nell’ambito degli studi sul libro antico, se la parola ‘serendipità’ dovesse avere un volto, essa avrebbe sicuramente i tratti di Dennis E. Rhodes. Decano in questa disciplina, grazie alla sua lunga carriera presso il British Museum e poi British Library, Rhodes ha contributo a incrementare notevolmente le conoscenze sulla tipografia manuale, in particolare italiana. Come lui stesso confessa nella prefazione, il presente vol. nacque appena ebbe concluso le ricerche sulla stampa a Viterbo, i cui risultati si trovano raccolti in La stampa a Viterbo. «1488»-1800 (Firenze, Olschki, 1963). All’epoca, l’attenzione di Rhodes si diresse da Viterbo alla vicina Bracciano, un piccolo centro tipografico, la cui produzione certo non regge il confronto con quella della sontuosa Città Eterna. Eppure, intorno al 1620, proprio lì giunse Andrea Fei, uno stampatore già noto per la sua attività editoriale a Roma, forse desideroso di ampliare o differenziare i propri commerci. Sulla sua identità sappiamo poco o nulla, complice l’assenza di specifiche voci biografiche. Per questo motivo, in attesa che qualche storico si incarichi di approfondire adeguatamente questi aspetti, la produzione editoriale rappresenta l’unica fonte per carpire notizie al suo riguardo. Fei iniziò col pubblicare a Roma nell’anno 1600 un’opera storica di Prospero Parisio, l’Aggiunta all’antichità di Roma, anche se poi i suoi torchi subirono lunghi periodi di inattività (1601-1605 e 1607-1612). Tuttavia, guardando alla quantità e alla qualità dei suoi prodotti, Fei non fu affatto uno stampatore sprovveduto: innanzitutto, intrattenne proficue relazioni con molti librai romani (Rhodes ne elenca ben 48), ma seppe anche utilizzare con profitto lo strumento della dedica, indirizzando le opere a cardinali, principi e ambasciatori, tra i quali spiccano soprattutto alcuni esponenti della famiglia Orsini, all’epoca duchi di Bracciano; inoltre, seppe differenziare la propria produzione tra poesia, teatro, storia, medicina, religione, astronomia, ma specializzandosi anche come stampatore musicale; da ultimo – secondo una schema già visto altrove – sposò Caterina de Lazzari, discendente di un’importante famiglia di stampatori, che gli diede otto figli, tra cui Giacomo, che seguì le sue orme in tipografia. Dai torchi Fei uscirono pubblicazioni di notevole fattura: in particolare, spicca la Rosa Ursina del gesuita Christopher Scheiner, il cui colophon specifica che la composizione richiese quattro anni di incessante lavoro tra Roma e Bracciano (1626-1630), munita di una pregevolissima serie di ritratti della famiglia Orsini, incisi da Matthaus Greuter, Daniel Widman (o Widemann?) e Giovanni Lanfranco. La medesima attenzione per le illustrazioni emerge anche dalla seicentina romana di Giovanni Pietro Olina, l’Uccelliera, che fu decorata nel 1622 con 41 calcografie a soggetti ornitologici, più altre 21 di carattere generale. In definitiva, Rhodes presenta un catalogo di 442 essenziali schede bibliografiche, in cui si trovano elencati tutti gli esemplari noti di ciascuna edizione. Un lavoro importante, soprattutto se si considera che è stato redatto da un inglese che vive in Inghilterra e che, per motivi di anzianità, non ha avuto l’occasione di analizzare libro in mano tutte le edizioni. Tuttavia, dove le condizioni fisiche non hanno permesso, sono giunti in aiuto alcuni stretti collaboratori, in primis Carlo Dumontet, Stephen Parkin, Andrea del Cornò e Arnaldo Ganda, oppure le più accessibili scansioni digitali disponibili online. Sebbene manchi all’opera un elenco generale con i titoli delle edizioni (mentre ne esiste uno per i dedicatori e uno per i committenti), Rhodes consegna un utile strumento con cui i futuri ricercatori potranno approfondire gli studi sulla storia del libro italiano nel Seicento, certamente affetto da importanti problematicità, ma anche in grado di raggiungere notevoli risultati di perizia tecnica. – D.M.

 

 

Spogli e segnalazioni

053-001 1517-2017. Palazzo Contucci. 500 anni, a cura di Riccardo Pizzinelli, Sinalunga, Rossi, 2018, pp. 128, ill., manca ISBN, s.i.p. Il vol. raccoglie diversi interventi (ottimamente illustrati) che narrano la cinquecentenaria storia del palazzo di Montepulciano, collegandolo alle vicende della famiglia Contucci. – Ed.B.

053-002 «ABEI Bollettino di Informazione», 28, 2019/2. Il numero raccoglie le relazioni della Giornata di studio, promossa dalla Facoltà teologica del Triveneto in collaborazione con ABEI e AIB, tenutasi a Padova il 13 dicembre 2018 dal titolo E dopo la discussione, quale destino per la tesi? il cui intento era ragionare sulla gestione delle tesi nelle istituzioni accademiche con le opportunità e i limiti che l’open access comporta. Mauro Guerrini parla dei repository nelle biblioteche delle facoltà teologiche italiane esaminandone il ruolo e le potenzialità. Rosa Maiello analizza la triplice natura delle tesi di dottorato (documenti di archivio, opere creative dell’ingegno e risultati di ricerca scientifica), percorrendo la legislazione in materia e cercando di proporre ipotesi per un punto di sintesi che risolva le antinomie reciproche. Antonella De Robbio affronta la gestione dei diritti nelle tesi con uno sguardo ai nuovi modelli open e ai repository. Elena Ravelli tratta della catalogazione del materiale inedito in SBN analizzandone le diverse tipologie e sottolineandone la ricchezza. Chiara Storti parla della valorizzazione e della conservazione delle tesi di dottorato nell’esperienza di Magazzini digitali. Alberto Savoia e Laura Scimò presentano il repository della Facoltà teologica del Triveneto (Thesisfttr). Francesca Maria D’Agnelli e Silvia Tichetti discutono delle possibilità date da Beweb in relazione alla valorizzazione di tesi e dissertazioni. Sara Ricetto presenta Docta (Doctoral Theses Archive), l’archivio istituzionale ad accesso aperto delle tesi di dottorato dell’Università Cattolica. Chiudono il fascicolo un intervento di Francesca Paola Massara sui progetti di integrazione digitale nella catalogazione di fondi speciali della Biblioteca Centrale per le chiese di Sicilia e la pubblicazione del Decreto del Ministero dei Beni Culturali del 20 maggio 2019. – Em.B.

053-003 Adam (Renaud), Le livre italien à Bruxelles 1500-1650, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 127-58. Incrociando tre particolari fonti (bibliografiche e documentarie) – la produzione libraria di Bruxelles, gli inventari dei librai locali e i cataloghi delle biblioteche private –, il saggio evidenzia una presenza solo marginale di libri italiani nella capitale belga tra Cinque e Seicento. – L.R.

053-004 Afterlife (The) of Aldus. Posthumous Fame, Collectors and the Book Trade, edited by Jill Kraye Paolo Sachet, London, The Warburg Institute, 2018 (Warburg Institute Colloquia, 25) Þ rec. Paul F. Gehl, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 182-85.

053-005 Al Kalak (Matteo), Retour à la Parole. Langues anciennes et contestation religieuse dans l’Italie du xvie siècle: le cas de Modène, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 81-100. Nelle comunità riformate modenesi si sviluppa un interesse per la lettura biblica nelle lingue originali che genererà una fitta serie di opinioni divergenti (anche assai radicali) e una frammentazione dottrinaria. – Ed.B.

053-006 Allart (Dominique) – Paola Moreno, Échanges d’informations sur les artistes flamands et hollandaise. Giorgio Vasari, plagiaire occulte de Lodovico Guicciardini, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 171-89. Lodovico Guicciardini, nella sua Descrittione di tutti i Paesi Bassi (1567), riferisce di alcuni importanti artisti fiamminghi, attingendo alla princeps delle Vite vasariane (Firenze, Torrentino, 1550), ma aggiungendo numerose informazioni di prima mano che confluiranno poi nella successiva edizione della celebre opera del Vasari (Firenze, Giunta, 1568). – L.R.

053-007 Alonge (Guillaume), La langue des évangéliques. Du Dialogue en forme de vision nocturne (1524) au Beneficio di Cristo (1543), in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 61-80. Alcuni circoli europei sono stati in grado di elaborare un linguaggio comune (termini, riferimenti scritturistici) a diverse esperienze riformate pur espresse nelle lingue nazionali. – Ed.B.

053-008 Ammannati (Francesco), I privilegi come strumento di politica economica nell’Italia della prima età moderna, in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 17-38. L’a. traccia un quadro esaustivo del rapporto tra privilegio librario e politica economica in Antico Regime, inquadrandolo giuridicamente e mettendolo in relazione sia con le corporazioni del tempo, sia con la necessità di tutela del diritto intellettuale. – Pierfilippo Saviotti

053-009 Angelini (Roberto), L’ultimo Verino: i carmi in lode di san Giovanni Gualberto, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 585-637.

053-010 Antetomaso (Ebe), Letteratura popolare in Biblioteca Corsiniana: materiali e collezionisti tra XVII e XIX secolo, in L’editoria popolare in Italia, pp. 175-202.

053-011 Apollonio (Silvia), Indagini preliminari sulla figura di Roberto Titi: notizie e spunti letterari dalle missive di Malatesta Porta (1601-1606), in “Le lettere sono imagini di chi le scrive”, a cura di R. Ferro, pp. 163-219. Dopo un breve excursus biografico, segue il commento al carteggio tra Titi e Porta (1601-1606), incentrato sul dibattito critico letterario dell’epoca, soprattutto tassiano. In appendice, l’edizione del carteggio e l’elenco dei mittenti delle missive a Titi conservate presso la Biblioteca Universitaria di Pisa (ms. 155-156). – Martina Molino

053-012 Armstrong (Lilian), Petrarch’s Famous Men in Early Renaissance. The Illuminated Copies of Felice Feliciano’s Edition, London, The Warburg Institute, 2016 (Studies and Texts, 5) Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 181-2.

053-013 Avesani (Rino), Dalle chiavi della sapienza alla professione dell’umanista nel Cinquecento. Scritti sulla scuola dal Medioevo al Rinascimento, Macerata, eum, 2019, pp. 207, ISBN 978-88-6056-618-8, € 14. Come spiegato nella Premessa (p. 7), l’a. raccoglie e in parte aggiorna cinque suoi contributi pubblicati tra il 1965 e il 2001, così ordinati per capitoli: I. «Leggesi che cinque sono le chiavi della sapienzia» (pp. 9-38); II. Il primo ritmo per la morte del grammatico Ambrogio e il cosiddetto «Liber Catonianus» (pp. 39-84); III. La storia della scuola. Aspetti, problemi e prospettive di ricerca con particolare riguardo alle Marche nel Quattrocento (pp. 85-110); IV. Appunti per la storia dello Studium Urbis nel Quattrocento (pp. 111-43); V. La professione dell’«umanista» nel Cinquecento (pp. 145-86). Chiudono il vol. due indici a cura di Sara Simone, il primo dedicato ai manoscritti e alle edizioni antiche (pp. 187-9), il secondo ai nomi di persona, ai titoli, ai luoghi e alle cose notevoli (pp. 191-207). La premessa, il terzo capitolo e gli indici sono consultabili in rete. – S.C.

053-014 «Avisos. Noticias de la Real Biblioteca», 25/88, mayo-agosto 2019. Si parla della corrispondenza Granvela-Foglietta; del vol. “Ser hechura de”: ingeniería, fidelidades y redes de poder en los siglos XVI y XVII, ed. Alicia Muñoz Cámara – Margarita Ana Vásquez Manassero, Madrid, Ediciones del Umbral, 2019; infine di Maria Teresa Ruiz Alcón (1922-2019). – Ed.B.

053-015 Avvertenze necessarie e profittevoli a’ bibliotecarj, e agli amatori de’ buoni libri, Milano, Archivio Storico e Biblioteca Trivulziana, 2019, manca paginazione, manca ISBN, s.i.p. Si tratta del fascicoletto che accompagnava la bella mostra eponima tenutasi in Trivulziana: prendendo spunto dal celebre trattatello di Gaetano Volpi, vengono presentate al grande pubblico una serie di caratteristiche materiali di mss. e libri antichi, dai danni che possono subire alle tipologie di supporto con cui sono realizzati. Alcuni “casi” estratti dai fondi trivulziani aiutano a intendere e visualizzare i diversi elementi evocati. – Ed.B.

053-016 Baldacchini (Lorenzo), Il libro antico. Storia, diffusione e descrizione, Roma, Carocci, 2019 (Studi Superiori, 1168), pp. 281, ill. b/n, ISBN 978-88-430-9609-1, € 26. Il vol., giunto qui alla terza edizione (rinnovata e aggiornata), ha come oggetto il libro antico a stampa dall’invenzione di Gutenberg alla rivoluzione industriale dell’Ottocento. L’a. conduce il lettore attraverso un percorso che vuole investigare tutti gli aspetti relativi all’argomento: la nascita del libro antico e il suo confronto (anche commerciale) con il manoscritto; le varie fasi legate alla sua produzione; il rapporto tra lavoro intellettuale (autore), lavoro manuale (stampatore) e capitale necessario (editore); le forme con cui il testo è veicolato (il paratesto) e la dedica; i privilegi, la censura e il copyright; l’importanza della leggibilità; la descrizione e la catalogazione di questo tipo di risorse con un approfondimento sulle regole italiane. Chiude il vol. una ricca bibliografia e l’indice dei nomi. L’opera, che l’a. rivolge a bibliotecari, studenti universitari e a chiunque sia incuriosito dalla materia trattata, appare equilibrata e completa ai fini di un primo approccio (sufficientemente approfondito) alla materia e alle sue declinazioni. – Em.B.

053-017 Barbieri (Edoardo), I francescani italiani e i libri: dal manoscritto alle edizioni a stampa (XV - inizi XVI secolo), in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 5-36. Il pezzo affronta il tema del rapporto francescani-mondo del libro esplorando le multiformi relazioni intercorse fra cultura del libro (manoscritto ma soprattutto a stampa) e ambienti minoritici nei primi secoli di vita del nuovo Ordine. Posto che non è individuabile un genere editoriale francescano strictu sensu, l’a. mette in luce come esistano, invece, titoli tipici delle raccolte/biblioteche francescane e si sofferma sulle figure dei minoriti Lorenzo da Venezia, Federico da Ròdigo e Gabriele Bruno, per accertare le possibili interazioni tra prodotto tipografico e progetto editoriale francescano. – E.G.

053-018 Baroffio (Giacomo), Appunti sulla Miscellanea di Zanobi Piazza (1636), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 657-75. Una meticolosa descrizione di un piccolo manoscritto di tema liturgico, conservato senza segnatura nell’Archivio generalizio di Vallombrosa, datato 1636 e attribuibile al monaco Zanobi Piazza, autore di varie opere inedite di carattere liturgico, liturgico-musicale e composizioni poetiche. – L.R.

053-019 Belardinelli (Mario), Sul materiale documentario delle carte Sereni, in Emilio Sereni. L’intellettuale e la politica, a cura di G. Vecchio, pp. 38-44. Descrive sommariamente le carte di Emilio Sereni conservate presso l’Istituto Alcide Cervi di Gattatico (RE) concentrandosi in particolare sulle buste relative ai problemi del Risorgimento e dello Stato unitario, contenenti per lo più materiali quali stesure originali di testi poi pubblicati, appunti per conferenze, bozze, schede. – Ugo Pistoia

053-020 Bencistà (Lucia), Artisti noti e meno noti per San Cassiano a Montescalari: Verrocchio, Del Brina, Boccacci e Cornacchini in una descrizione della chiesa di don Fulgenzio Nardi, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 749-62.

053-021 Benvenuti (Anna), Berta di Cavriglia tra inventio erudita e devozione popolare, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 3-22.

053-022 «Bergomum. Bollettino della Biblioteca Civica Angelo Mai di Bergamo», 111, 2017. Si schedano i singoli contributi di interesse bibliografico. – F.F.

053-023 Bertoncini Sabatini (Paolo) – Paola Betti, Giacomo Sardini 1750-1811, Lucca, PubliEd, 2019, pp. 256, ill. col., ISBN 978-88-9652-758-0, € 45. Per i tipi di PubliEd esce un bellissimo vol. sulla figura del poliedrico Giacomo Sardini, aristocratico lucchese, di cui già Renzo Sabbatini nella scheda biografica allestita per il DBI (XC, 2017) aveva esaltato le molteplici qualità di «erudito, letterato, bibliofilo e bibliografo, antiquario e studioso di storia, appassionato d’arte e d’architettura». Nell’attuale monografia, impreziosita dal progetto grafico di Fabio Santiello Bruun, si ripercorre la vita di Sardini grazie alle ben documentate ricerche effettuate da Paolo Bartoncini Sabatini (pp. 17-68). Seguono due corpose sezioni dedicate specificamente alle competenze architettoniche possedute dal lucchese e messe in pratica nella realizzazione di alcune dimore famigliari nella città di Lucca e nella sua provincia (pp. 69-160). A Paola Betti spetta invece il compito di indagare le caratteristiche del collezionismo artistico praticato da Sardini, attraverso lo studio della sua preziosa quadreria, avviando una riflessione anche sui corposi mss. autografi lasciati dallo stesso (pp. 161-235). Chiude il vol. un’ampia sezione bibliografica, in cui si differenziano le fonti manoscritte (pp. 237-9) dai testi a stampa (pp. 240-50). In calce, l’indice dei nomi. – D.M.

053-024 Bible (The) on the move: traditions and translations of the Holy Scriptures. La Bibbia in movimento: tradizioni e traduzioni della Sacra Scrittura. […] [Bibliographic exhibition], Jerusalem, ATS pro Terra Sancta, November 6th 7th 8th, a cura del Progetto Libri ponti di pace del CRELEB, Milano, CRELEB – ATS Pro Terra Sancta, 2018 Þ rec. Paola Sverzellati, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 179-80.

053-025 Bidussa (Davide), Studiare una biblioteca. Il fondo librario Emilio Sereni, in Emilio Sereni. L’intellettuale e la politica, a cura di G. Vecchio, pp. 21-37. Riproduce il testo di un intervento del 2007 che illustra a grandi linee e per raggruppamenti tematici la biblioteca del noto studioso e dirigente del Partito comunista italiano, conservata presso l’Istituto Alcide Cervi di Gattatico (Reggio Emilia). Vi si riconosce la varietà di interessi che spaziavano dalla storia dell’agricoltura, a quella del capitalismo e delle teorie economiche, alla statistica e alla demografia, alla geografia umana, alla cultura popolare e al folklore, alla storia delle religioni ecc. Invita a studiare la biblioteca attraverso l’analisi del modo in cui Sereni leggeva, e quindi attraverso i segni da lui lasciati sui libri, cercando di ricostruire unitariamente linee di ricerca, uso dei testi, relazioni stabilite tra loro dall’enciclopedico lettore, modi e vicende che ne segnarono l’ingresso in biblioteca. – Ugo Pistoia

053-026 Boesch Gajano (Sofia), Pierdamiano Spotorno. Un grato e affettuoso ricordo, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 763-4.

053-027 Bonora (Elena), Comprendre et décrire un autre monde. Le voyage d’un nonce dans l’Europe des confessions et du pluralisme religieux (1560-1562), in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 215-24. Il vescovo Giovanni Francesco Commendone è testimone a Roma della situazione religiosa dei paesi asburgici, tra convivenza, conflitti, pluralità confessionali. – Ed.B.

053-028 Brambilla (Simona) – Mauro Tagliabue, Al «priore dormiglioso». Comunicare per lettera alla fine del Medioevo, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 459-82. Il contributo ricostruisce, con l’edizione del testo, un episodio legato a una lettera, conservata nel fondo documentario di Francesco di Marco Datini presso l’Archivio di Stato di Prato, inviata dal monaco pisano Raniero, abate del monastero olivetano di San Ponziano di Lucca, al suo confratello Lorenzo di Enrico Garganetti da Lucca, residente in San Girolamo di Quarto, presso Genova. – L.R.

053-029 Briggs (Robin), Catholiques et protestants. Les langages du mal, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 191-200. Timore del diavolo, presenza del male, esorcismi. – Ed.B.

053-030 Bruni (Flavia), Ad usum fratrum et amicorum: ordinamento mendicante, Rinascimento e Controriforma nelle raccolte librarie dei Servi di Maria, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 303-25. Nelle costituzioni servite non ci furono disposizioni particolari relative ai libri, comunque consentiti, e dalle liste inviate alla Congregazione dell’Indice a fine ’500 appare chiaro come esistessero – e fossero tollerate – collezioni (anche cospicue) a uso personale dei singoli frati (ad usum fratrum) oppure condivise tra confratelli (et amicorum), ma di fatto private. L’a. indaga implicazioni e significato del fenomeno, nel contesto della vita dell’Ordine nella seconda metà del XVI secolo. – E.G.

053-031 Bucchi (Gabriele), Circolazione e riconfigurazione di un “best-seller” tra XV e XVI sec.: il Contrasto della Quaresima e del Carnevale, in L’editoria popolare in Italia, pp. 65-83.

053-032 Buonocore (Marco), Federico Patetta e il “Lascito” alla Biblioteca Apostolica Vaticana: bilanci e prospettive, in Federico Patetta (1867-1945), a cura di V. Gigliotti, pp. 67-95. Fu certo grazie alla contiguità col card. Mercati che Patetta donò per lascito alla Vaticana il suo fondo di mss., anche grazie all’interessamento dell’amico Tammaro De Marinis. I libri giunsero nel 1946 (con una giunta nel 1964) e solo in anni recenti si è arrivati alla completa catalogazione e suddivisione in diverse sezioni (che hanno in parte snaturato la natura archivistica della raccolta), cioè manoscritti, autografi, pergamene e raccolta (varia). Il contributo è utile, oltre che per le vicende ricostruite e le lettere inedite pubblicate, per la bibliografia degli studi via via segnalata. – Ed.B.

053-033 Burucua (José Emilio) – Santiago Francisco Peña, La poésie macaronique et l’esprit de réforme. Le Baldus de Folengo, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 33-60. Se il macaronico è lingua del gioco erudito, nelle diverse redazioni del Baldus l’elemento religioso assume un ruolo via via più importante. – Ed.B.

053-034 Caby (Cécile), Influenze e insediamenti vallombrosani in Francia? Nuove risposte per una domanda superata, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 23-43.

053-035 Camerota (Michele) – Franco Giudice – Salvatore Ricciardo, Galileo ritrovato. La lettera a Castelli del 21 dicembre 1613, Brescia, Morcelliana, 2019 (Piccoli fuochi, 24), pp. 81, ill. b/n, ISBN 978-88-3723-275-7, € 10. Un agile opuscolo che ripercorre la (ri)scoperta alla Royal Society di Londra della lettera originale che Galileo indirizzò all’allievo Benedetto Castelli, ritenuta perduta. Tale documento rappresenta uno snodo importante nella vita dello scienziato italiano, perché qui è rivendicata con forza la necessità di distinguere l’ambito delle scienze da quello della Sacra Scrittura. Il vol. contiene la trascrizione integrale della lettera, in cui si segnalano anche le correzioni d’a. – D.M.

053-036 Canova (Andrea), Magellano, la prima vera globalizzazione, «Vita e Pensiero», 102/5, 2019, pp. 126-31. Cinquecento anni fa, precisamente il 20 settembre 1519, una piccola flotta partiva dalla Spagna con l’obiettivo di circumnavigare l’Africa e scoprire nuove rotte per le “Isole delle spezie”. Il viaggio terminerà tre anni dopo con il ritorno di una sola nave, ma che portava con sé ben più della sola scoperta di luoghi meravigliosi. L’a. racconta del viaggio di Magellano e del risultato di quella prima circumnavigazione del globo che ha toccato il Brasile, l’Argentina, le terre meridionali del continente americano, zone sconosciute dell’Oceano Pacifico fino alle Isole Marianne e infine alle Filippine, luogo di riposo eterno dell’ammiraglio Magellano, il quale perirà dopo aver scatenato una guerra contro gli indigeni. E sebbene dal punto di vista politico-economico la spedizione sia stata un totale fallimento, agli occhi di noi moderni si tratta di una vera e propria nuova Odissea. Grazie ai diari dei pochi che sopravvissero a questa incredibile spedizione, e in particolare a quello del sobresaliente Antonio Pigafetta, uomo di fiducia di Magellano, siamo in grado di risalire al ritratto eroico del famoso ammiraglio. Attraverso il racconto cronologico di un viaggio, veniamo a conoscenza anche di preziosissime informazioni economiche, geografiche, etnografiche, naturalistiche e linguistiche che i conquistatori spagnoli riuscirono a far proprie già cinque secoli fa. Questo “primo rimpicciolimento del mondo” apportato da Magellano, non di rado frequente con schemi simili seppur moderni anche oggi, fu – secondo alcuni storici – la prima forma di globalizzazione moderna. – Giovanni Storiale

053-037 Caperna (Maurizio), Il monastero vallombrosano di Santa Prassede a Roma: caratteri dell’insediamento e vicenda urbana, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 697-720.

053-038 Carnelos (Laura), PATRIMONiT. Cinquecentine italiane in British Library: da libri popolari a oggetti da preservare, in L’editoria popolare in Italia, pp. 203-25.

053-039 Cassini (Stefano), Le bozze e il poeta: varianti ed errata corrige negli Opuscola di Lidio Catti (1502), «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 93-105. L’articolo mostra un esempio di autore attivo nella preparazione del testo per la stampa: infatti, il poeta ravennate Lidio Catti, nell’errata corrige dei suoi Opuscula, oltre alla consueta lista degli errori, esplicita anche le varie differenze presenti nelle diverse copie del suo testo, copie che l’a. dell’articolo ha collazionato, rilevando numerose varianti testuali. – A.T.

053-040 Cecchini (Rossana), Per una storia dei Vallombrosani fra Otto e Novecento. San Giuseppe, un insediamento nella diocesi di Pescia, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 395-418.

053-041 Ceriotti (Luca), Contributo alla cronologia abbaziale dei monasteri cassinesi (1419-1810), Parma, Tipografie Riunite Donati, 2019, pp. 518, ISBN 978-88-906447-6-4, s.i.p. Alla fine del Medioevo la congregazione di Santa Giustina, poi divenuta Cassinese, legò tra loro molti monasteri maschili benedettini un po’ in tutta Italia, non solo eliminando lo scandalo della commenda, non solo rilanciando la vita religiosa e culturale, ma connettendoli tutti in un unico corpo che (tramite i trasferimenti) garantiva la coesione dell’intero corpus monasticum. Come illustrato nell’ampia Premessa (pp. 5-21), la ricerca presentata è basata sullo spoglio un’ampia raccolta di fonti e di bibliografia (pp. 23-37). Il vol. segue uno per uno tutti i monasteri che nel tempo aderirono alla congregazione prima delle soppressioni napoleoniche: per ciascuno un elenco specifico delle fonti particolari e poi la cronotassi degli abati, con eventuali note. In fine un indice alfabetico degli abati, con i dati sui diversi incarichi coperti nella congregazione. Uno strumento certo perfettibile, ma indispensabile per ogni ricerca storica che riguardi i monaci benedettini nell’Italia moderna. – Ed.B.

053-042 «Charta», settembre-ottobre 2019. Oltre alle consuete rubriche con informazioni su eventi e aste, si parla degli illustratori di Salgari (Claudio Gallo e Giuseppe Bonomi), della collezione Bertieri di grafica (Chiara Nicolini), dei fumetti di Paperino e Topolino (Carlo Bordoni), delle incisioni e dei dipinti di Arturo Checchi (Federica Depaolis), dei disegni di Edouard Henry-Baudot (Francesco Rapazzini), dell’editoria psicoanalitica alla Biblioteca Franco Fornari di Milano (Donatella Boni), della raccolta di grafica di Adriano Benzi e Rosalba Dolermo (Mario Anton Orefice). – Ed.B.

053-043 Ciccarello (Domenico), Tra grandi biblioteche e grandi lettori: i Conventuali, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 141-82. Si analizzano – in chiave biblioteconomica e bibliografica – le liste dei Minori Conventuali pervenute alla Congregazione dell’Indice, per enucleare elementi relativi all’impianto/gestione delle librarie dell’Ordine, e verificare se e come il contenuto delle raccolte librarie risponda/corrisponda a un canone tanto preciso quanto caratterizzante rispetto ad altri ordini. L’a. dimostra come, pur nella varietà dei loci conventuali, i minoritici aderirono alla politica controriformistica della Chiesa senza ammorbidimenti, mostrando anzi una preoccupazione ossessiva per i possibili usi distorti del libro a livello individuale. – E.G.

053-044 Cirnigliano (Giuditta), Leonardo e il libro illustrato. Immagini di Plinio ed Esopo nella biblioteca vinciana, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 73-90. L’a. mostra come le prime edizioni volgari e illustrate della Historia naturalis di Plinio e delle Fabulae di Esopo abbiano influenzato il rapporto tra parole e immagini sulle carte vinciane. Il genio italiano infatti rielabora i temi e la struttura di questi testi, così come l’impianto editoriale e il ricco apparato illustrativo. A suffragio di questa lettura, la presenza simultanea nei mss. leonardeschi di osservazioni scientifiche accanto a racconti favolistici che conferiscono al dato empirico una funzione etico-morale. – D.M.

053-045 Colombo (Fausto), Imago pietatis. Indagine su fotografia e compassione, Milano, Vita e Pensiero, 2018, pp. 120, ISBN 978-88-343-3548-2, € 13. Tutti ricordiamo l’immagine del piccolo Alan, il bambino siriano il cui corpicino viene pietosamente raccolto da un poliziotto su una spiaggia turca. L’a., con rara intelligenza e delicatezza, aiuta a indagare la natura dell’immagine, il perché e il come del suo “successo” mediatico, le implicazioni sociali e cognitive del fenomeno, la capacità dell’immagine di trasformarsi in una icona a sua volta citabile, rievocabile, fonte di nuove informazioni. Un libretto prezioso, che ci aiuta a riflettere in maniera seria su uno dei grandi drammi del nostro tempo, ma anche sul modo in cui noi lo viviamo e sul valore (e i rischi) che in tutto ciò giocano i mezzi di comunicazione di massa. – Ed.B.

053-046 Comino (Stefano) – Alberto Galasso – Clara Graziano, Brevetti e limitazioni alla concorrenza nei corpi di mestiere della Repubblica di Venezia, in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 39-66. Gli autori studiano il caso di Venezia in relazione al fenomeno dei privilegi librari, indagando e mettendo in rapporto tra loro diversi dati numerici relativi a brevetti e corporazioni. – Pierfilippo Saviotti

053-047 Conferimento della Laurea magistrale ad honorem in Scienze archivistiche e biblioteconomiche a Michele Casalini / Award of the Laurea magistrale ad honorem in Library and information science to Michele Casalini. Aula Magna del Rettorato Università degli Studi di Firenze, 21 maggio 2019, Firenze, Firenze University Press, 2019 (Lectio Magistralis, 18), pp. 78, ISBN 978-88-6453-882-2, € 9,90. Il 21 maggio 2019, presso l’Aula Magna del Rettorato dell’Università degli Studi di Firenze, è stata conferita la laurea ad honorem in Scienze archivistiche e biblioteconomiche a Michele Casalini, a capo dell’agenzia bibliografica Casalini Libri, «il più importante esportatore nel mondo di libri e di periodici accademici italiani» (p. 18). «Nella storia dell’Università italiana quello di oggi è il secondo conferimento di una laurea ad honorem in Scienze archivistiche e biblioteconomiche; la prima venne attribuita dall’Università di Udine nel 1995 a Conor Fahy per i suoi studi sul libro antico; questa di Firenze è la prima conferita in biblioteconomia moderna» (p. 17). Nell’occasione, il neodottore ha tenuto una lectio doctoralis sul tema La centralità delle biblioteche per il progresso e la democrazia. Quest’ultima, insieme a tutti gli interventi della giornata, è stata pubblicata in doppia versione, italiano e inglese, in un volumetto della collana “Lectio Magistralis” della Firenze University Press. I testi sono però anche disponibili on line in open access. Dopo una Breve storia dell’Ateneo (pp. 7-8 e 43-4), l’elenco dei membri della commissione (pp. 9 e 45), le Note biografiche (pp. 11-2 e 47-8) e gli indirizzi di saluto del Magnifico Rettore (pp. 13-4 e 49-50) e del Direttore del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (pp. 15-6 e 51-2), si trova la Laudatio di Mauro Guerrini (pp. 17-23 e 53-9), che oltre a esplicitare le ragioni del conferimento, presenta sinteticamente il contributo culturale e le sfide attuali della biblioteconomia. Temi poi ripresi da Casalini nella sua lectio, che spazia dal ruolo storico (ma sempre attuale) delle biblioteche, fino ai nuovi posizionamenti e ai nuovi impegni che devono tener conto – e, per quanto possibile, governare – cambiamenti epocali nella produzione, nella ricerca e nella fruizione dell’informazione. – L.R.

053-048 Conti (Mara), Il libro scolastico in Italia. Dalla ricostruzione all’era digitale, presentazione di Edoardo Barbieri, Milano, Editrice Bibliografica, 2019 (I Saggi, 14), pp. 183, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-097-8, 18. Il vol., la cui redazione è stata affidata agli allievi del Master in Professione Editoria dell’Università Cattolica, riflette sull’importanza e sulla storia del libro scolastico in Italia, dal periodo fascista ai giorni nostri. In fine si trova una preziosa bibliografia sul tema. – Ar.L.

053-049 Cosentino (Paola), Lamenti, Historie bellissime, Casi occorsi e compassionevoli nei fondi Capponi della Biblioteca Apostolica Vaticana, in L’editoria popolare in Italia, pp. 155-73.

053-050 D’Ambrosio (Angelo), Le regole per la cucina di Monte Oliveto Maggiore (sec. XVIII), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 275-92.

053-051 D’Onghia (Luca), Per l’edizione del Contrasto di Tonin e Bighignol. Prime approssimazioni, in L’editoria popolare in Italia, pp. 45-64.

053-052 de Mello e Souza (Laura), Malléables, récalcitrants, démoniaques. Les images des Indiens du Brésil dans les langages de la colonisation et de la lutte religieuse au xvie siècle, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 225-38. Con che linguaggio si può annunciare la fede a un mondo “altro” come quello del Brasile cinquecentesco? – Ed.B.

053-053 Decaria (Alessio), Tra le stampe popolari della miscellanea Malfatti della Biblioteca Riccardiana di Firenze: l’Historia e morte di Lucretia Romana, in L’editoria popolare in Italia, pp. 17-43.

053-054 Degl’Innocenti (Antonella), Un’inedita abbreviazione della Vita s. Iohannis Gualberti di Gregorio di Passignano (BHL 4400), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 439-57. Il ms. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Conv. Soppr. F.3.672 tramanda un’inedita Vita s. Iohannis Gualberti di Gregorio da Passignano. Si tratta di un’abbreviazione della nota biografia, databile all’inizio del Quattrocento e attribuibile al camaldolese Girolamo da Praga (1368-1440). L’a., dopo aver descritto il codice, fornisce l’edizione del testo. – L.R.

053-055 Degl’Innocenti (Luca), Giovanni Manenti e i ciarlatani sfuggenti. I mille volti di un sensale editore nella Venezia del primo Cinquecento, in L’editoria popolare in Italia, pp. 253-73.

053-056 Dell’Omo (Mariano) O.S.B., Montecassino in Umbria. Una visita canonica dell’abate vallombrosano Bono di San Fortunato di Todi alla dipendenza cassinese di San Magno di Quadrelli a Montecastrilli (Terni), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 61-71.

053-057 Di Benedetto (Arnaldo), Federico Patetta e la “Nencia da Barberino”, in Federico Patetta (1867-1945), a cura di V. Gigliotti, pp. 59-64. Viene documentato il lungo e attento interesse del Patetta per la ricostruzione testuale e l’attribuzione della Nencia. – Ed.B.

053-058 «È la stampa bellezza»! Libri e tipografi nel Cinquecento, tra Venezia e Bergamo, «Bergomum», 111, 2017, pp. 117-62. In occasione del quarto centenario dall’ultima pubblicazione del tipografo bergamasco Comino Ventura, il Museo delle storie di Bergamo e la Biblioteca Angelo Mai hanno curato una mostra dedicata alla stampa tra Quattro e Cinquecento. Accanto all’esposizione è stato organizzato un breve ciclo di conferenze, di cui qui si riportano gli atti. Lorenzo Baldacchini espone gli aspetti caratterizzanti del libro cinquecentesco, soprattutto in rapporto con quello del secolo precedente. Fabrizio Brena scandaglia il catalogo editoriale di Comino, focalizzandosi sulla produzione in lingua latina. Giorgio Montecchi riassume brevemente la storia della stampa a Bergamo tra XVI e XX secolo. Edoardo Barbieri, infine, presenta il recente vol. Comino Ventura tra lettere e libri di lettere (Þ rec. «043-B») in cui si pubblica l’intero corpus di lettere dedicatorie delle edizioni del Ventura (che a sua volta curò una Raccolta dedicata al tema). – F.F.

053-059 Editoria (L’) popolare in Italia tra XVI e XVII secolo. Testi, collezioni, mestieri. Atti delle giornate di studio. Università degli Studi Roma Tre – Fondazione Marco Besso (Roma, 13-14 dicembre 2017), a cura di Gabriele Bucchi Paola Cosentino Giuseppe Crimi, Manziana, Vecchiarelli, 2019 (Cinquecento. Testi e Studi di letteratura italiana, 58), pp. 362, ill. b/n, ISBN 978-88-8247-424-9, € 40. Il vol. raccoglie gli atti del convegno, svoltosi a Roma nelle giornate del 13-14 dicembre 2017, dedicato al tema dell’editoria popolare in Italia a cavallo tra XVI e XVII secolo. I vari studi analizzano da un lato il problema della circolazione, dall’altro quello delle caratteristiche materiali, iconografiche e testuali e infine si soffermano sulle figure professionali che erano coinvolte nella disseminazione di questo materiale sul territorio nazionale. Si segnalano i singoli contributi. – A.T.

053-060 Emilio Sereni. L’intellettuale e la politica, a cura di Giorgio Vecchio, Roma, Carocci, 2019 (Studi storici Carocci, 312), pp. 276, ISBN 978-88-430-9615-2, € 28. È schedato sotto i singoli contributi di pertinenza bibliografica. – Ugo Pistoia

053-061 Fabbri (Carlo), Fra Diamante di Feo: un vallombrosano pittore nella Cappella Sistina, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 721-41.

053-062 Farnedi (Giustino), Il breviario trecentesco di San Pietro di Perugia. Il manoscritto Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Conv. Soppr. 461, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 483-535. Il contributo descrive e ricostruisce la storia di un importante breviario monastico di uso corale, «testimone della liturgia monastica medievale adottata nel monastero di San Pietro di Perugia e […] prodotto di una profonda conoscenza della tradizione liturgica e dei testi scritturistici e patristici» (p. 485). – L.R.

053-063 Fattori (Daniela), La prima edizione delle Epistole del X libro di Plinio il Giovane (1502). Girolamo Avanzi, Pietro Aleandro e un “illustre sconosciuto” veronese: Giovanni Battista Baldo, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 67-91. Il contributo, partendo da alcune missive scritte dall’umanista Pietro Aleandro, fa chiarezza su varie vicende legate alla stampa dell’editio princeps del decimo libro delle Epistole di Plinio il Giovane. – A.T.

053-064 Federico Patetta (1867-1945). Profilo di un umanista contemporaneo, a cura di Valerio Gigliotti, Milano, Ledizioni, 2019 (Quaderni del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, 10), pp. 208, ISBN 978-88-6705-914-0, € 28. Iniziativa meritoria questa di offrire una riflessione a svariate voci su una delle figure più sfaccettate della nostra cultura giuridica e (ciò che qui interessa) filologica e bibliofilica del secolo passato. Cultore eccelso della storia del diritto nel Medioevo, fu editore di fonti e studioso di testi, nonché collezionista di libri antichi, manoscritti e a stampa. Si schedano qui i singoli contributi più rilevanti per le discipline del libro, pur notando la veste editoriale fin troppo modesta e l’apparato iconografico scarsissimo per quantità e qualità. – Ed.B.

053-065 Felici (Lucia), Le langage féminin de l’hérésie dans l’Italie du xvie siècle, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 201-14. Pur mancando di uno sviluppo autonomo, il linguaggio dell’eresia “al femminile” usa il topos della scarsa capacità di comprensione per difendere in realtà le proprie opinioni. – Ed.B.

053-066 Ferrant (Julien), Noël Béda ou le langage de la croix, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 151-68. Il responsabile della facoltà teologica della Sorbona ai primi tempi della Riforma mostra un linguaggio profondamente intriso della devotio moderna e del culto della Passione di Cristo. – Ed.B.

053-067 Firpo (Massimo), Le langage des images et l’hérésie dans le cinquecento italien. Propagande ou identité?, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 241-56.

053-068 Five Centuries Later. Aldus Manutius: Culture, Typography and Philology, a cura di Natale Vacalebre, Firenze – Milano, Olschki – Biblioteca Ambrosiana, 2018 (Biblioteca di Bibliografia, 207) Þ rec. Paul F. Gehl, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 182-5.

053-069 Fofi (Goffredo), L’oppio del popolo, Milano, Elèuthera, 2019, pp. 166, ISBN 978-88-98860-18-20, € 16. Una lettura superficiale di questo pamphlet porterebbe a liquidarlo come lo sproloquio di un anziano e burbero signore, sconfitto dalla storia, ma pervicacemente ancorato ai suoi antichi e desueti ideali. I problemi sollevati dall’a. in sette densi capitoli sono invece tutt’altro che banali e, oltre alla critica, presentano una lettura acuta – da cui si può certo sempre dissentire – del mondo culturale contemporaneo, avanzando anche alcune proposte per un possibile cambio di rotta. Come recita la quarta di copertina «la cultura, come oggi il Potere la intende e come noi abbiamo accettato che sia, non è più conoscenza, ma solo un raffinato strumento per ottundere le coscienze e renderci conniventi con il mondo così com’è. Ed è questo il nuovo “oppio del popolo”, che ci viene elargito a piene mani per trasformarci in giocondi lotofagi». La penna di Fofi non risparmia nessuno in quella grande industria – perché la cultura è «la più grande fabbrica del Paese» – culturale: dalla scuola all’università, dalla televisione ai giornali, dai musei agli enti locali, senza dimenticare, ovviamente, la politica. Senz’altro la lettura di questo saggio richiama alla responsabilità di chi opera nella formazione e nella cultura, una responsabilità che va ben al di là degli indicatori, del pubblico, dell’audience o di tante altre manie della nostra quotidianità. – L.R.

053-070 Foschi (Paola), L’abbazia vallombrosana di Santa Cecilia della Croara (Bologna) nel XIV secolo, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 91-108.

053-071 Fossa (Ugo Antonio), Un piccolo monastero camaldolese nella diocesi di Fiesole in territorio di influenza vallombrosana: Santa Margherita di Tosina, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 125-53.

053-072 Francesco e il sultano. L’incontro sull’altra riva (1219-2019), a cura di Maria Pia Alberzoni Andrea Avveduto, Firenze, Società editrice fiorentina, 2019, pp. 116, ill. col., ISBN 978-88-6032-534-1, € 15. Il bel vol. presenta la mostra – allestita all’ultimo Meeting di Rimini – dedicata all’incontro avvenuto nel 1219 tra san Francesco e il sultano al-Malik al-Kāmil. Precedono la presentazione della mostra vari contributi che introducono al tema. – A.T.

053-073 Frioli (Donatella), Girolamo da Raggiolo e Giacomo da Pratovecchio: praeceptor e discipulus a Vallombrosa nella seconda metà del secolo XV, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 537-84. Ampio contributo che riprende, ampliandolo, un inedito intervento dell’a. a un convegno vallombrosano del 2002 e che mira a «meglio delineare non solo e non tanto la consistenza della libraria di Vallombrosa e la tipologia di testi in essa raccolti […], ma soprattutto a individuare se e quali manufatti possano essere frutto di produzione autoctona» (p. 537). – L.R.

053-074 Galbiati (Roberto), L’Historia di Camallo e l’Historia del pescatore: due testi alla confluenza di più generi, in L’editoria popolare in Italia, pp. 85-99.

053-075 Gamba (Eleonora), Bernardino Benali e la creazione della prima collana editoriale (1493-1494), «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 47-65. L’articolo analizza una delle prime collane editoriali – dovuta allo stampatore Bernardino Benali, attivo a Venezia tra il 1483 e il 1543 – dedicata a testi devozionali in volgare. – A.T.

053-076 Garavelli (Enrico), Minima borealia. Primi contributi per la storia dell’italianistica in Finlandia, Milano, LED-Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, 2018 (Palinsesti. Studi e Testi di Letteratura Italiana, 14), pp. 296, ISBN 978-88-7916-848-9, € 36. Il ricco e ben documentato vol. di Garavelli – che si costituisce di dodici saggi, sette dei quali inediti – rappresenta un valido tentativo di tracciare alcuni capitoli della storia degli studi italiani in Finlandia. Questo interessante segmento della fortuna europea dell’italianistica (e sotto tale etichetta si intendano insieme letteratura, linguistica, filologia e traduzione) viene seguito dalla fine del XVIII secolo ai giorni nostri, descrivendo i profili di importanti mediatori della cultura italiana come quello di Carlo Denina, che trattenne importanti rapporti epistolari con un funzionario dello zar, o la storia della traduzione in finlandese (nel primo ’800) di un antico testo narrativo italiano, la Rosimunda. Ma la parte più rilevante del vol. è certamente costituita da una serie di contributi dedicati alle relazioni (accademiche e scientifiche) tra i grandi maestri della filologia romanza finlandese (tra cui Söderhjelm, Langfors, Tallgren) con i colleghi italiani (da Bertoni a Comparetti, da Mazzoni a Parodi a Contini): questi rapporti – tutti intessuti su rigorosi problemi di lingua o di letteratura – sono ricostruiti opportunamente attraverso i loro carteggi che vengono integralmente pubblicati dall’autore – M.G.

053-077 Gasskell (Roger), The typography and layout of Vesalius’ De fabrica as specified in his letter to Oporinus, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 29-54. A partire dallo studio delle illustrazioni contenute nel De humani corporis fabrica, monumento tipografico impresso da Johannes Oporinus a Basilea nel 1543, l’a. propone di considerare Vesalio direttamente implicato nelle scelte progettuali dell apparato iconografico realizzato da Oporinus. Lo si evince da una lettera inviata dallo stesso Vesalio all’editore, ma anche dal confronto tra la prima e la seconda edizione dell’opera, anch’essa uscita dai torchi di Oporinus nel 1555: questa, benché più pregevole rispetto all’altra, avrebbe perso la primigenia impostazione che dunque incarna al meglio le intenzioni di Vesalio. – D.M.

053-078 Ghelfi (Laura), Fulvio Testi scrittore di lettere, in “Le lettere sono imagini di chi le scrive”, a cura di R. Ferro, pp. 221-46. Si ricostruisce la vicenda editoriale dei carteggi (1609-1646) di Testi. Segue un’analisi stilistica e tematica delle missive e un commento alla rete di contatti intessuta epistolarmente dal poeta ferrarese. – Martina Molino

053-079 Giannini (Massimo Carlo), Intellettuali militanti: i frati predicatori tra censura e Inquisizione nel Cinquecento, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 329-54. L’a. propone e documenta alcune riflessioni sull’attività censoria dei frati predicatori nella prima età moderna. Dalle carte emerge con chiarezza l’esigenza di abbandonare alcuni stereotipi – uno su tutti, quello risibile dei frati domenicani come monolitici guardiani della fede (p. 354) – e l’invito a indagare invece il rapporto complesso (e sempre dialettico!) fra l’Ordine con le sue molteplici componenti/sensibilità e l’attività censorio-inquisitoriale. – E.G.

053-080 Gianotti (Gian Franco), Federico Patetta, umanista e filologo, in Federico Patetta (1867-1945), a cura di V. Gigliotti, pp. 29-58. Cresciuto negli studi filologici di scuola tedesca, Patetta dovette creare una propria visione che gli permettesse di continuare a coltivarli pur nel clima antigermanico della I Guerra Mondiale. – Ed.B.

053-081 Gilmont (Jean-François), L’édition italienne à Genève au XVIe siècle, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 14-24. L’a., massimo specialista dell’editoria ginevrina del Quattro e del Cinquecento, mostra come gli editori italiani attivi a Ginevra non si siano limitati a una produzione nella propria lingua madre, ma si siano integrati perfettamente nella realtà in cui si trovarono a operare. – L.R.

053-082 Ginsburg (Jane C.), Proto-proprietà letteraria ed artistica: i privilegi di stampa papali nel XVI secolo, in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 103-288. Questo contributo è un approfondito studio sui privilegi librari papali nel ’500, indagati per procedure, beneficiari, durata, ambito geografico e molti altri aspetti. Di grande interesse, nella seconda parte del saggio, la tabella di tutti i privilegi papali presi in considerazione. – Pierfilippo Saviotti

053-083 Girotto (Carlo Alberto), Testi vecchi e nuovi per Paolo Britti e Giulio Cesare Croce, in L’editoria popolare in Italia, pp. 227-51.

053-084 Granata (Giovanna), Dalle povere origini alle grandi biblioteche: gli Osservanti, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 185-221. La Congregazione dell’Indice commissionò anche all’ordine dei Frati Minori dell’Osservanza elenchi delle proprie raccolte librarie, incluse quelle appartenenti ai singoli frati. L’a. scandaglia l’estesa documentazione, anche da un punto di vista codicologico-paleografico, tracciando così un profilo del posseduto, prima in relazione alle scelte culturali dell’Ordine (pp. 185-201) e poi alla struttura delle sue librarie (pp. 201-18) da cui emerge anche un passaggio nodale nella storia bibliotecaria degli Osservanti (l’opportunità di avere un certo numero di libri presso ogni convento, per un uso, tutelato e normato, del singolo così come dell’intera comunità). – E.G.

053-085 Gross (Geneviève), Des index à la dispute. Investir le vulgaire pour former le fidèle (1524-1536), in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 131-50. L’uso del volgare ha una funzione identitaria, ma anche di apertura al mondo popolare e laicale. – Ed.B.

053-086 Grosso (Giovanni), Tra fedeltà e riforma. Cultura e libri nei conventi dei carmelitani del XVI secolo, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 225-49. Dopo un excursus sulle vicende interne all’Ordine fra XV e XVI secolo, l’a. riflette sulle biblioteche carmelitane, sulla base delle liste consegnate alla Congregazione dell’Indice. Se emerge un quadro disomogeneo riguardo le dotazioni librarie dei tanti conventi, appare invece compatta l’intenzione dell’intero Ordine (a esclusione degli Scalzi) di attuare una riforma profonda, culturale quanto teologica, che doveva avere esattamente nei libri – e nelle tante iniziative editoriali promosse a fine Quattrocento dai priori generali – la propria punta di diamante. – E.G.

053-087 Guillabert-Madinier (Tiphaine), Le langage carnavalesque de Luther. Faux-pas hérétique ou jeu de masque prophétique?, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 23-32. Lutero usa volutamente un linguaggio dissacrante e polemico che rifiuta di giocare il dibatto religioso all’interno del recinto della scolastica. – Ed.B.

053-088 Guzzonato (Pino), Carta e scarto, Fabriano, Museo della Carta e della Filigrana, 2008, manca paginazione, manca ISBN, s.i.p. L’a. è creatore di “libri d’artista”, ma innanzitutto artista della carta, che nelle sue mani acquista una tridimensionalità materica che fa tutt’uno con segno grafico, disegno, colore. Una serie di documenti fotografici dei diversi percorsi ed esperimenti condotti fino alla data di pubblicazione, utili per capire la natura di un’indole poetica e poietica. – Ed.B.

053-089 Henryot (Fabienne), Bibliothèque et lecture dans les couvents franciscains (France, XVIIe-XVIIIe siècles), in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 379-405. L’a. propone un percorso metodologico-storiografico che, attingendo agli studi sul tema, intende gettare nuova luce sul ruolo delle biblioteche monastiche francescane, «pas tenue de donner à lire, mais plutôt de donner à méditer par sa seule existence au cœur du convent une norme théologique affirmée par bien d’autres moyens: les leçons du noviciat, les études conventuelles, l’hagiographie, etc.» (p. 405). – E.G.

053-090 Illuministi (Gli) e i demoni. Il dibattito su magia e stregoneria dal Trentino all’Europa, a cura di Riccarda Suitner, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2019 (Bilioteca del XVIII secolo, 36) pp. 188, ISBN 978-2-9359-285-7, € 95. Probabilmente solo gli addetti ai lavori sanno della lunga disputa sul soprannaturale che ha animato i territori del Trentino lungo la prima metà del Settecento. Questa è legata alla figura di un importante fisico e filosofo locale, Clemente Baroni Cavalcabò, alla cui memoria l’Accademia degli Agiati di Rovereto voleva dedicare una giornata di studi. Il progetto iniziale ha poi avuto uno sviluppo ulteriore, che è sfociato nel convegno tenutosi proprio a Rovereto il 26 e il 27 maggio del 2017 il cui titolo dà il nome a questi atti. I diversi contributi di questo vol. presentano da più punti di vista – filosofico, storico, sociologico, religioso – l’importanza che il dibattitto sulla magia e sulla stregoneria ha avuto nello sviluppo della corrente illuministica italiana del XVIII secolo. – L.Mo.

053-091 Images & révoltes dans le livre et l’estampe (XIVe-milieu du XVIIIe siècle) [Exposition, Paris, 14 décembre 2016-17 mars 2017. Commissariat Tiphaine Gaumy], sous la direction de Stéphane Haffemayer – Alain Hugon – Yann Sordet – Christophe Vellet, Paris Éditions des Cendres – Bibliothèque Mazarine, 2016 Þ rec. Anna Baydova, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 187-9.

053-092 Imhof (Dirk) – Paul van Capelleveen – Goran Proot – Andrew Steeves – Guy Vingerhoets, Balthasar Moretus and the Passion of Publishing, Antwerpen, Museum Plantin Moretus, 2018 Þ rec. François Dupuigrenet Desroussilles, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 121-2.

053-093 Insabato (Elisabetta), Il contributo di Roberto Ridolfi alla conoscenza e alla tutela degli archivi storici familiari, in Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di G. Manica, pp. 99-131. Ridolfi si occupò principalmente di archivi privati e fu portatore di un’esperienza del tutto toscana all’interno dell’acceso dibattito tra archivisti e studiosi. Il contributo delinea l’approccio, l’impegno e le proposte di Ridolfi inerenti ai suddetti archivi. – Pietro Putignano

053-094 Itinéraires du livre italien à la Renaissance. Suisse romande, anciens Pays-Bas et Liège, sous la direction de Renaud Adam – Chiara Lastraioli, Paris, Classiques Garnier, 2019 (Travaux du Centre d’études supérieures de la Renaissance, 3), pp. 204, ISBN 978-2-406-08556-0, s.i.p. Il vol. è frutto delle ricerche svolte nell’ambito del progetto L’Édition italienne dans l’espace francophone à la première modernité, condotto dal Centre d’étude superieures de la Renaissance di Tour, e mira a illustrare i meccanismi che soggiacciono alla diffusione del libro e della letteratura italiana del Rinascimento in aree periferiche dei paesi francofoni (la Svizzera, i Paesi Bassi e Liegi). I nove contributi raccolti, affidati a diversi specialisti, si muovono tra produzione e consumo del libro, tra problemi linguistici e transfert testuali, tra il commercio e il collezionismo librario. Un panorama solo apparentemente frammentario e invece utile a inquadrare un ventaglio di problemi che lo studioso più accorto non può non considerare nel suo insieme. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.

053-095 Jimenes (Rémi), Charlotte Guillard. Una femme imprimeur à la Renaissance, Préface de Roger Chartier, Tours – Rennes, Press universitaires François Rabelais de Tours – Presses universitaires de Rennes, 2017 (Renaissance) Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 186-7.

053-096 Karr Smith (Suzanne), Interactive and Sculptural Printmaking in the Renaissance, Leiden, Brill, 2017 Þ rec. Ilaria Andreoli, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 109-19.

053-097 Lalli (Laura), Le miscellanee v.685-688 del Fondo Capponi della Biblioteca Apostolica Vaticana, in L’editoria popolare in Italia, pp. 125-53.

053-098 Lamal (Nina), The circulation and collections of Italian books in the Low Countries at the beginning of the seventeenth century, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 103-26. Muovendosi su un terreno d’indagine ancora in gran parte inesplorato, l’a. considera la presenza di libri italiani in collezioni e biblioteche private dei Paesi Bassi di lingua neerlandese all’inizio del Seicento. – L.R.

053-099 Langage (Le) et la Foi dans l’Europe des Réformes. XVIe siècle, sous la direction de Julien Ferrant – Tiphaine Guillabert-Madinier, Paris, Classiques Garnier, 2019, pp. 356, ISBN 978-2-406-08592-8, s.i.p. Come illustra la bella Introduction (pp. 7-20), si tratta di una raccolta di 16 contributi (qui schedati singolarmente) che indagano a livello europeo il rapporto tra lingue (e linguaggi) e riforme religiose cinquecentesche, partendo dal presupposto che Lutero per primo denuncia il linguaggio religioso della Chiesa cattolica del suo tempo come deviante ed estraneo rispetto alla vera Parola di Dio. In tale prospettiva si inserisce poi il dibattito sulle lingue sacre e quelle volgari, nonché il problema della filologia dei testi sacri. I saggi sono raccolti in tre sezioni: Il linguaggio del rinnovamento. Liberare o disciplinare la lingua, Le lingue della differenza. Dire l’alterità, Al di là delle lingue. Abbattere i muri del linguaggio. Il vol. è dotato di ampia bibliografia finale (pp. 299-335) e indice (pp. 337-44). – Ed.B.

053-100 Largaiolli (Matteo), Poeti, medici e stampatori: sistema mediale e ruoli professionali nella tradizione di un genere minore del primo Cinquecento (la “predica d’Amore”), in L’editoria popolare in Italia, pp. 275-96.

053-101 Lastraioli (Chiara) – Giulia Ventrella, Les fonds anciens en langue italienne conservés en Suisse romande, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 25-46. Grazie all’esplorazione dei fondi librari delle principali biblioteche pubbliche della Svizzera romanda, è stato possibile, mediante l’analisi dei dati di esemplare (ma non solo), ricondurre diversi voll. in italiano ad antiche raccolte librarie di università protestanti e di istituti cattolici, nonché di qualche privato lettore. – L.R.

053-102 “Lettere (Le) sono imagini di chi le scrive”. Corrispondenze di letterati di Cinque e Seicento, a cura di Roberta Ferro, Sarnico, Edizioni di Archilet, 2018, pp. 269, ISBN 978-88-99614-01-0, s.i.p. Si schedano i singoli contributi del vol., che è disponibile gratuitamente online.

053-103 Lewis-Jones (Huw), I giornali di bordo. L’arte di raccontare i viaggi per mare, Milano, Rizzoli – Mondadori, 2019 (Rizzoli Illustrati), pp. 304, ill. col., ISBN 978-88-918-2471-4, € 39. L’obiettivo di questo libro è di percorrere un viaggio per mare attraverso una raccolta scelta di memorie, schizzi e appunti ritrovati tra le pagine di giornali di bordo, taccuini e quaderni appartenuti non solo a grandi navigatori – come Gama, Drake, Nelson e Blake –, ma anche a personaggi secondari come mogli di cacciatori di balene, cuochi di bordo, cartografi, mozzi, artisti, pirati, ecc. Il volume si divide in 7 grandi sezioni (Devi solo tuffarti, Lasciarsi trasportare, Viaggi improbabili, Ripetere l’esperienza, Dove termina la strada, Nel più profondo sud e Carta e ghiaccio) e ad affiancare i testi vi è un ricco apparato di illustrazioni, mediante il quale si è agevolati nella collocazione spazio-temporale delle singole tappe di questo viaggio. – Pietro Putignano

053-104 Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna. Atti del XLVI Convegno internazionale. Assisi, 18-20 ottobre 2018, Spoleto, Centro italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 2019 (Atti dei Convegni della Società internazionale di studi francescani e del Centro interuniversitario di studi francescani. Nuova serie, 29), pp. 437, ill. b/n, ISBN 978-88-6809-266-5, s.i.p. Il vol. raccoglie gli interventi del convegno annuale (organizzato ad Assisi dalla Società internazionale di studi francescani, in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Studi francescani) che da tempo è punto di riferimento della comunità scientifica nell’ambito degli studi medievali e francescani in particolare. Corredato da un Indice dei nomi a cura di Francesco Dolciami (pp. 409-37), il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – E.G.

053-105 Libro (Il), il popolo, il territorio: da un’indagine socio-statistica memoria storica di biblioteche, a cura di Maria Gioia Tavoni, Bologna, Pendragon Insulaeuropea, 2019, pp. 45+78+159, ISBN 978-88-3364-099-0, € 20. Questa pubblicazione ha in realtà origine più di 40 anni fa, quando l’amministrazione comunale di Faenza, in provincia di Ravenna, e la direzione della biblioteca locale, si rivolsero all’équipe di lavoro di Achille Ardigò, ordinario di Sociologia all’Università di Bologna, per cercare di capire meglio quali strategie adottare per potenziare il servizio della biblioteca e rispondere alle esigenze non solo di studio, ma anche socio-culturali, della comunità locale. I frutti di questo lavoro sono ora riportati in questo vol., diviso in due parti. La prima è costituita da tre saggi – di Maria Gioia Tavoni, Madel Crasta e Everardo Menardi – che ricostruiscono la vicenda e tracciano una panoramica sullo stato delle biblioteche italiane negli anni Duemila. La seconda parte, invece, raccoglie tutti i dati dell’indagine socio-statistica avviata ormai 4 decenni fa. – Pierfilippo Saviotti

053-106 Lucioli (Francesco), Editoria popolare intorno all’Orlando furioso, in L’editoria popolare in Italia, pp. 101-23.

053-107 «Magyar Könyvszemle», 134/2, 2018. Con contributi di Andrea Kovács, Vergente mundi vespere. Egy ismeretlen Szent László- himnusz a Szepességben és Sittenben, pp. 125-35 (su uno sconosciuto inno latino a san Ladislao); Gábor Kiss Farkas, A második magyar filológus, Joannes Baptista Novosoliensis, pp. 136-47 (sull’erudito Novosoliensis, assai legato agli ambienti bolognesi, collaboratore editoriale); Péter Kasza, Lazius kéziratok. Filológiai alapvetés egy kritikai kiadás elé, pp. 148-69 (con considerazioni filologiche per l’edizione dell’importante opera storica del Lazius); Ágnes Máté, Pacorus és az elképzelt régi magyar irodalom néhány 16. századi francia forrása, pp. 170-84 (sulle traduzioni francesi dell’Historia de duobus amantibus e sulla presunta figura di un ungherese); Levente Nagy, Todoreszku Gyula és az OSZK Cyrillica- gyűjteménye, pp. 185-210 (sulla collezione di testi rumeni della BN di Budapest). Seguono brevi segnalazioni e recensioni: vedi qui. – Ed.B.

053-108 «Magyar Könyvszemle», 134/3, 2018. Con articoli di Áron Orbán, Adalékok Batthyány (III.) Boldizsár könyvtárához. Könyvszámlák, könyvszerző humanisták, újonnan azonosított művek, pp. 253-82 (nuove acquisizioni sulla biblioteca di Balthasar III Batthyány); Norbert Béres, “Román, ’s mi jobb a’ Románnál” – a román népszerűsítésének stratégiáiról, pp. 283-99 (sul romanzo popolare); Ferenc Máté Bodrogi, Műfaji alapú szövegmozgások, hagyománymintázatok az Aurora. Hazai Almanach zsebkönyveiben. Kontinuitás és diszkontinuitás, sémák és keretek, pp. 300-27 (sullo stile narrativo nei racconti in versi). Tra le note si segnalano Péter Ekler, “...liberis tuis, discipulis nostris...”. Megjegyzések Giorgio Valla laki Túz Jánosnak aján - lott Iuvenalis-kommentárjához, pp. 337-9 (Giorgio Valla commenta Giovenale) e István Monok, Újabb adalékok Batthyány (III.) Boldizsár könyvtárához, pp. 340-43 (ancora sulla biblioteca Batthyány). Seguono recensioni: si veda qui. – Ed.B.

053-109 «Magyar Könyvszemle», 134/4, 2018. Si leggono i contributi di Ágnes Sallai – Ádám Szabó, Az Akadémiai Könyvtár Teleki-állományának magyar vonatkozású botanikai és zoológiai könyvei, pp. 381-410 (opere di botanica e zoologia nella collezione Teleki dell’Accademia delle Scienze); Luca Anna Németh, A Singer és Wolfner Kiadó gyerekkönyv-kiadási és hirdetési tevékenysége a századfordulón 1888–1920, pp. 411-43 (la produzione di libri per ragazzi dell’editore Singer); Brigitta Éva Palkovics, Képtelen képregénytörténet: képregények a könyvtárakban, pp. 444-56 (storia del fumetto); Éva Schmelczer-Pohánka, Egy ismeretlen pécsi egyházi könyvgyűjtemény történetének margójára: a pécsi növendék papság könyvtárának kéziratos forrása a 19. század második harmadából, pp. 457-63 (su una sconosciuta collezione libraria di Pécs). Seguono la bibliografia delle pubblicazioni ungheresi di storia del libro e delle biblioteche per il 2017 curata da Györgyi Borvölgyi, e varie recensioni per le quali si veda qui. – Ed.B.

053-110 Margheri (Raffaello), #nonsoloxilo, a cura di Marco Fiori, con interventi di Pierluca Nardoni – Maria Gioia Tavoni, con uno scritto di Nicola Manfredi e una testimonianza di Denis V. Reidy, San Pietro in Casale, Comune di San Pietro in Casale, 2019, pp. 75, ill. manca ISBN, s.i.p. Catalogo della personale dell’incisore Raffaello Margheri, tenutasi dal 18 maggio all’11 giugno 2019 presso il Museo Casa Frabboni di San Pietro in Casale (BO). Oltre alle xilografie, sono state esposte anche acqueforti, linoleografie e libri d’artista. – Martina Molino

053-111 Martini (Davide), Il lucchese Francesco Diodati, i suoi prognostici di stampa e il ritrovamento di una nuova edizione di Pesaro, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 131-56. L’articolo – partendo dal ritrovamento presso l’Archivio Storico Diocesano di Lucca di una prognosticatio del XVI secolo – analizza e aggiorna la bibliografia dell’autore del testo, Francesco Diodati, per poi concentrarsi sull’analisi puntuale del vol. – A.T.

053-112 «Matildica. Rivista dell’AMI-MIA – Associazione Matildica Internazionale», 1, 2018, pp. 188, ISSN 2612-3266, € 30. Pubblicata da Pàtron di Bologna, la nuova rivista ha tema specialistico, declinato però in tutta la sua possibile estensione, dalla storia ai documenti, dalla toponomastica all’iconografia. Oltre ad alcune recensioni, preziosa la bibliografia matildica internazionale (pp. 119-71). – Ed.B.

053-113 Mazzon (Antonella), Gli Eremitani tra normativa e prassi libraria, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 253-300. Il pezzo rapporta le Costituzioni agostiniane, a partire dal 1274, con le relative disposizioni in materia di libri e dotazioni librarie. L’a. si sofferma in particolare su quelle del 1551 e sulle liste librarie richieste in quel torno di anni dalla Congregazione dell’Indice, dimostrando come gli Agostiniani organizzarono e gestirono il proprio posseduto appunto tra normativa (l’Ordine fu sempre fedele e legatissimo alla Santa Sede) e prassi libraria (la compresenza di librarie comuni e titoli, anche in gran numero, a uso dei singoli, non venne mai meno). – E.G.

053-114 Mazzucotelli (Mauro), L’abate vallombrosano Francesco Maratti (1704-1777) lettore di Botanica pratica alla Sapienza e prefetto dell’Orto medico accademico di Roma, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 293-335. L’opera più nota del vallombrosano Francesco Maratti è la Flora Romana, rimasta inedita alla morte dell’abate e fortunosamente recuperata e pubblicata dal domenicano Maurizio Benedetto Olivieri da Acceglio (1769-1845) nel 1822 (2 voll., Roma, Giuseppe Salviucci). – L.R.

053-115 Memoria (La) del chiostro. Studi di storia e cultura monastica in ricordo di Padre Pierdamiano Spotorno O.S.B. archivista, bibliotecario e storico di Vallombrosa (1936-2015), a cura di Francesco Salvestrini, Firenze, Olschki, 2019 (Studi sulle abbazie storiche e ordini religiosi della Toscana, 3), pp. X+768+24 di tav. b/n fuori testo, ISBN 978-88-222-6590-6, s.i.p. Una ponderosa raccolta di saggi nata «dal desiderio di rendere omaggio a Padre Pierdamiano Spotorno (1936-2015), monaco, archivista e bibliotecario di Vallombrosa, per decenni principale testimone della tradizione culturale e della memoria storica appartenenti all’Ordine vallombrosano» (p. IX). Un’iniziativa che rientra nelle attività promosse dall’Istituto per la valorizzazione delle abbazie storiche della Toscana. I 32 contributi sono raggruppati in 3 sezioni: Storia (Benvenuti, Caby, Cecchini, D’Ambrosio, Dell’Omo, Foschi, Fossa, Mazzucotelli, Navoni, Pagano, Paoli, Roselli, Salvestrini, Sassolini, Spinelli, Trolese, Zagnoni), Filosofia, liturgia, codicologia e letteratura (Angelini, Baroffio, Brambilla-Tagliabue, Degl’Innocenti, Farnedi, Frioli, Nardin, Sodi, Togni) e Arte e architettura (Bencistà, Caperna, Fabbri, Moretti, Natali). Chiude il ricordo di Sofia Boesch Gajano. Si fornisce lo spoglio completo, ma sono schedati più estesamente solo i contributi più vicini all’ambito librario. – L.R.

053-116 Menconi (Luca), Il carteggio Ridolfi nel periodo delle grandi biografie (1945-1960), in Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di G. Manica, pp. 133-88. Dallo studio condotto sul carteggio del marchese Ridolfi traspare una personalità assiduamente dedita allo studio, pronta a sfruttare ogni occasione per promuovere il proprio lavoro e assicurarne il successo editoriale. – Pietro Putignano

053-117 Metlica (Alessandro), Galeazzo Gualdo Priorato et l’imprimeur bruxellois François Foppens, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 159-69. Lo storico ed erudito vicentino Galeazzo Gualdo Priorato (1606-1678) visse buona parte della propria vita nelle Fiandre, come militare. Di questa esperienza diede conto a più riprese in scritti e relazioni, da cui si possono trarre informazioni di rilievo sulla presenza e la diffusione del libro italiano a Bruxelles. – L.R.

053-118 Montagner (Luca), Beniamino Burstein libraio e intellettuale a Lugano, Lugano, Biblioteca cantonale di Lugano, 2019 (TicinoLettura, 8), pp. 42, ill. b/n, ISBN 978-88-9432-257-6, fr. 5. Molto più di un libraio antiquario di provincia, anzi figura di imprescindibile importanza per la storia culturale ticinese, Beniamino Burstein (1905-1972) – figlio di Lazar, discendente da un’antica famiglia di ebrei Ashkenaziti di Slonim e imprenditore cinematografico – dà inizio alla sua attività giovanissimo, nel 1932, a Madrid. Allo scoppio della guerra civile lascia la Spagna per fare ritorno in Svizzera, stabilendosi a Massagno e aprendo poi un negozio in pieno centro a Lugano. La passione e la competenza che Beniamino Burstein mette nel suo lavoro lo elevano presto a fama internazionale, e sono tantissimi gli intellettuali con cui intreccia rapporti vivaci e fecondi. Amante entusiasta del Ticino, poeta riservato, studioso raffinato, generoso filantropo (qualità ereditata dal padre), in suo ricordo la figlia Elena dona ogni anno sei borse di studio per la scuola estiva sul libro antico di Torrita di Siena organizzata dal Creleb dell’Università Cattolica di Milano e che dal 2018 porta il suo nome. Questo bel volumetto di Luca Montagner presta finalmente i dovuti onori al Burstein, tracciandone un profilo storico di sicuro interesse. – Ar.L.

053-119 Moretti (Italo), Per un atlante degli insediamenti vallombrosani: proposta di scheda, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 679-96.

053-120 Murano (Giovanna), Per la biblioteca di Giovanni Pico della Mirandola. Ricerche sugli incunaboli, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 5-46. Il contributo si focalizza sui libri a stampa appartenuti alla biblioteca dell’umanista Pico della Mirandola. Partendo da due distinti inventari, si tenta di identificare varie copie appartenute alla sua biblioteca, servendosi anche dei segni di possesso e di uso lasciati sugli esemplari. – A.T.

053-121 Nardin (Roberto), Il Cur Deus homo di Anselmo d’Aosta. Ermeneutiche e prospettive, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 421-38.

053-122 Nardoni (Pierluca), La reinvenzione del lubok nell’arte russa del Novecento: avanguardia e restaurazione (1907-1930), «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 55-72. Il saggio si propone di approfondire differenze formali e contenutistiche tra le diverse reinvenzioni a cui è andato incontro il lubok russo a partire dai primi anni del Novecento. Tali particolarissime stampe figurative destinate alle classi meno abbienti, famose per proporre alla popolazione racconti e notizie in forma illustrata, hanno costituito anche un mezzo efficace per la propaganda artistica sovietica, realizzata da diversi artisti legati alla corrente primitivista (Kazimir Malevič e Vladímir Majakovskij), poi cubista-costruittivista (Vladímir Lebedev e ancora Majakovskij), per approdare negli anni Trenta all’iconografia edificante e antiavanguardista degli artigiani di Palekh. – D.M.

053-123 Natali (Antonio), La quale poi fu posta in San Salvj. Osservazioni sulla destinazione e sulla cronologia del Battesimo di Cristo di Verrocchio e Leonardo, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 743-7.

053-124 Navoni (Marco), Federico Borromeo e Vallombrosa nel carteggio della Biblioteca Ambrosiana, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 177-227. Si pubblicano, con un essenziale apparato di commento, alcune lettere di tema vallombrosano, conservate presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, che documentano i rapporti tra Federico Borromeo e i monaci. – L.R.

053-125 Nepori (Francesca), I libri dei ‘luoghi’ cappuccini tra inchiesta della Congregazione dell’Indice e donazioni pro remedio animae, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 85-138. Muovendo da un’analisi delle liste librarie cappuccine acquisite dalla Congregazione dell’Indice e da testimonianze di donazioni attestate in altre fonti, il pezzo documenta come, dalle restrizioni imposte negli anni Trenta del Cinquecento, a cavallo tra XVI e XVII secolo l’atteggiamento dell’Ordine si sia ammorbidito, in sintonia con il paradigma culturale cappuccino. Se è vero infatti che le biblioteche comuni testimoniano accumuli poco rilevanti, in linea con i dettami costituzionali originari, è invece nei libri ad usum dei frati che le disposizioni generalizie vennero spesso disattese, come hanno confermato le cospicue dotazioni librarie nelle singole celle. – E.G.

053-126 Nuovo (Angela) – Paola Arrigoni, Privilegi librari nello Stato di Milano (sec. XV-XVI), in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 67-102. L’obiettivo di questo contributo è l’indagine del fenomeno dei privilegi librari nello Stato di Milano tra XV e XVI secolo. Dopo una breve introduzione sullo sviluppo della stampa nel milanese, gli autori approfondiscono i temi relativi ai privilegi d’a. e ai privilegi librari concessi a stampatori esteri. Interessante è anche una precisa analisi quantitativa accompagnata da grafici esplicativi. – Pierfilippo Saviotti

053-127 Nuovo (Angela), Introduzione. Le politiche legislative sulla stampa in età moderna, in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 9-16. In questo contributo, l’a. introduce brevemente l’ampio tema dei privilegi librari e spiega quali sono i propositi e gli obiettivi dell’intera pubblicazione. – Pierfilippo Saviotti

053-128 Olschki (Daniele), I rapporti di Roberto Ridolfi con tre generazioni Olschki: Leo, Aldo e Alessandro, in Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di G. Manica, pp. 79-87. Il contributo è volto a ripercorrere i rapporti di Roberto Ridolfi con la famiglia Olschki. Nel dettaglio sono approfonditi i legami con Leo – che Ridolfi difese dagli attacchi ricevuti su «La Tribuna» nel 1930 –, Aldo e Alessandro – il quale considerava l’umanista come padre putativo. – Pietro Putignano

053-129 Ottone (Andrea), Il privilegio del Messale riformato. Roma e Venezia fra censura espurgatoria e tensioni commerciali, in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 289-330. L’a. prende qui in esame un caso particolare, a cavallo tra privilegio librario e censura, quello del Messale, testo fondante della liturgia cattolica e al centro del dibatto post-tridentino. – Pierfilippo Saviotti

053-130 Ottone (Carlo), Edizioni del Sole Nero, introduzione di Massimo Gatta, Milano, Edizioni SimOn, 2019 (Editori, 1), pp. VIII+118, ill. b/n e col., manca ISBN, € 18. Le edizioni SimOn inaugurano la collana “Editori” con un volumetto dedicato alle Edizioni del Sole Nero, un totale di 12 libri usciti tra gli anni ’70 e ’80, pubblicati da un misterioso editore che, fingendo di stampare ad Amsterdam, li diffonde senza averne i diritti prima dell’edizione autorizzata. Una strana storia, che può interessare i collezionisti in cerca di esotiche rarità bibliografiche. – D.M.

053-131 Pacelli (Mario), L’archivio bibliografico e il fondo documentario di Emilio Sereni: le carte politiche, in Emilio Sereni. L’intellettuale e la politica, a cura di G. Vecchio, pp. 45-51. Evidenzia la difficoltà di uno studio unitario delle carte di Sereni data la dispersione del vasto archivio personale su più sedi (Istituto Alcide Cervi, Fondazione Gramsci di Roma, altri archivi privati). Analizza qui in modo particolare le carte conservate a Gattatico e riferibili per lo più al periodo compreso tra la Resistenza e la fine degli anni Cinquanta. Ne ricava considerazioni di carattere generale sull’impossibilità, già peraltro sottolineata da altri studiosi, di scindere l’attività del Sereni storico da quella del Sereni politico, nonché l’inscindibilità del laboratorio sereniano costituito dall’archivio, dalla biblioteca e dallo sterminato schedario. – Ugo Pistoia

053-132 Pagano (Sergio), Una fortunata conservatoria di Giovanni XXII per Vallombrosa (1322), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 73-90.

053-133 Paoli (Ugo), Il primo capitolo generale della congregazione vallombrosana-silvestrina (26 aprile-8 maggio 1665), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 235-74.

053-134 Pecker (Jean-Claude), Lamento 1944-1994, traduzione italiana di Felice Stoppa, Traduzione inglese di Isa Di Domizio, Milano, Salviati & Sagredo, 2019, pp. 62, ISBN 978-88-941736-2-8, € 13. Non è certo abitudine di AB il segnalare libri di poesia, ma in questo caso si deve fare un’eccezione. Si tratta dei versi che il grande astrofisico ha dedicato al tema di dimenticanza e memoria dei propri genitori uccisi ad Auschwitz: vale la pena leggerlo! – Ed.B.

053-135 Peltz (Lucy), Facing the Text: Extra-Illustration, Print Culture, and Society in Britain, 1769-1840, San Marino (CA), Huntington Library, 2017 Þ rec. Elizabeth Savage, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 122-6.

053-136 Pene Vidari (Gian Savino), Federico Patetta, la sua biblioteca e l’Università di Torino, in Federico Patetta (1867-1945), a cura di V. Gigliotti, pp. 97-132. Passata alle eredi al momento del decesso del Patetta, la raccolta libraria fu acquistata dalla Facoltà di Giurisprudenza dopo i disastrosi danni subiti dai bombardamenti. Si ricostruisce la storia (anche amministrativa) del fondo, che dopo diversi trasferimenti e vicende (tra cui un clamoroso furto a inizi anni ’80) ha ora trovato una sua prestigiosa collocazione presso il Campus Luigi Einaudi, come sezione “antichi e preziosi” della Biblioteca centrale intitolata a Norberto Bobbio. – Ed.B.

053-137 Pesavento (Giulio), Artefici, matrici, iconografie: tre prospettive di studio sulle silografie dell’Ovidio Metamorphoseos vulgare (Venezia 1497), «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 5-28. Esame approfondito delle illustrazioni contenute nell’incunabolo veneziano delle Metamorfosi di Ovidio, in cui si mettono in luce le dinamiche sottese alla realizzazione delle silografie, per cui si distinguono i ruoli ricoperti da disegnatori e intagliatori, oltre a indagare aspetti stilistici e prassi di bottega. Nella seconda parte del contributo si affronta il fenomeno di scambio e riuso delle matrici ovidiane in pubblicazioni successive, considerando le problematiche legate a due edizioni latine apparse a Parma nel 1505. Infine, si propone una riflessione sulla presenza di un’iconografia ovidiana nei fregi figurati usati per il postincunabolo Vita di Sancti Padri vulgariter historiada, Venezia, Otino Luna da Pavia, 28 Luglio 1501. – D.M.

053-138 Petrella (Giancarlo), Forme e protagonisti dell’editoria popolare bresciana nei secoli XV e XVI, in L’editoria popolare in Italia, pp. 315-36.

053-139 Petrella (Giancarlo), Roberto Ridolfi e «La Bibliofilía». Una lunga fedeltà (1927-1987), in Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di G. Manica, pp. 47-64. L’a. ripercorre le tappe percorse da Ridolfi all’interno della rivista «La Bibliofilìa» a partire dal 1927, anno del suo primo contributo, al 1987, anno delle dimissioni da direttore. Durante questo percorso, Ridolfi matura sempre più l’interesse nei confronti del libro e della sua storia e, ottenuta la direzione nel 1944, amplia il semplice interesse bibliografico della rivista estendendone il campo a nuove discipline e a nuovi metodi. – Pietro Putignano

053-140 Pierno (Franco), I volgarizzamenti biblici italiani nella Ginevra calvinista e cinquecentesca. Un contributo storico-linguistico e un’ipotesi autoriale, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 47-73. «Tra le traduzioni bibliche della diaspora italiana un posto di rilievo spetta sicuramente al Nuovo Testamento pubblicato nel 1555 da Jean Crespin» (p. 52). Partendo da questa emblematica versione, l’a. insiste «sugli aspetti eminentemente linguistici della produzione in questione» (p. 51), aggiungendo qualche tassello «al complesso mosaico della Riforma in lingua italiana» (p. 52). – L.R.

053-141 Pino Guzzonato. Chroniche & News, a cura di Laura Sbicego – Mauro Zocchetta, Vicenza, Angelo Colla, 2014, pp. 48, manca ISBN, s.i.p. Breve raccolta di testi e immagini relativi alla mostra organizzata a cavallo tra 2014 e ’15 presso la Bertoliana di Vicenza e dedicata all’artista Guzzonato, specialista in carta (qui alcune delle sue “impronte” di carta: una epigrafe, un antico portone…). – Ed.B.

053-142 Pizzuto (Alfredo), Ser Mariano di Nanni da Siena pellegrino in Terra Santa. 1431: il suo terzo pellegrinaggio, Siena, Betti, 2018, pp. 243, ill. col., ISBN 978-88-7576-6543, € 19,50. Il vol. – corredato da numerose e belle fotografie – presenta il pellegrinaggio in Terra Santa effettuato da Ser Mariano di Nanni da Siena nell’anno 1431. Precedono il testo vero e proprio del Nanni una serie di capitoli che introducono il lettore nell’universo narrato dal pellegrino. – A.T.

053-143 Pop-App. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app, a cura di Gianfranco Crupi – Pompeo Vagliani, Torino, Fondazione Tancredi di Barolo, 2019, pp. XII+287, ill. col., ISBN 978-88-906542-8-2, s.i.p. Oggi il libro con parti mobili (pop-up) è destinato al pubblico dei più piccoli; negli ultimi anni, poi, si sono sviluppate nuove forme di fruizione dedicate sempre ai più giovani (realtà aumentata, app) o diverse dalla modalità di lettura tradizionale (per esempio l’audiolibro, che non è però una novità assoluta: ricordo quando da piccolo ascoltavo le fiabe su disco in vinile). Ma il percorso del libro interattivo è iniziato già nel XV secolo, con i primi testi scientifici a stampa che integravano parti mobili utili per compiere misurazioni e calcoli, soprattutto nella trattatistica astronomica. L’evoluzione di questo aspetto della storia del libro è stato l’oggetto dell’esposizione tenutasi a Torino (Palazzo Barolo) e Roma (Istituto Centrale per la Grafica) dal 9 maggio al 30 giugno 2019; il vol. presenta 16 brevi saggi sul tema ed è accompagnato da un più breve catalogo dell’esposizione (Þ  «053-144»). – F.F.

053-144 Pop-App. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app. Guida alla mostra, a cura di Pompeo Vagliani, Torino, Fondazione Tancredi di Barolo, 2019, pp. 78, ill. col., ISBN 978-88-94434-90-3, s.i.p. Si tratta del bel cataloghino della mostra tenutasi al Palazzo Barolo di Torino dal 9 maggio al 30 giugno 2019. – F.F.

053-145 Pop-app. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app, a cura di Gianfranco Crupi – Pompeo Vagliani, Torino, Fondazione Tancredi di Barolo, 2019 Þ rec. Paola Castellucci, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 119-21.

053-146 «PreText. Libri & periodici, del loro passato e del loro futuro», VII/10, aprile 2019. Anche con questo decimo numero PreText si conferma uno scrigno di preziose informazioni editoriali e un sostanzioso punto di riferimento periodico per tutti gli addetti al mondo del libro, delle biblioteche, dei giornali e dell’editoria; un approfondimento per tutti coloro che vogliono riflettere sul passato, presente e futuro di questo medium. Tra i ventitré pezzi che compongono il fascicolo, solo per citarne alcuni, si passa da una riflessione sul moderno ruolo dell’editore («E l’editore sta a guardare» di Oliviero Ponte di Pino) alla storia dei fratelli Fabbri («Così fecero conoscere» di Carlo Carotti) fino a cosa significa essere sintetici sulla rete («Quante parole servono» di Paolo Costa) e a una celebrazione della storica figura di Inge Feltrinelli («La signora dei libri» di Salvatore Veca). – Giovanni Storiale

053-147 Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di Erika SquassinaAndrea Ottone, Milano, Franco Angeli, 2019, (Studi e ricerche di storia dell’editoria), pp. 410, ill., ISBN 978-88-9179-725-4. Il vol. ricostruisce, analizzando e comparando alcuni tra i maggiori centri di produzione libraria in Italia nella prima età moderna, l’introduzione e lo sviluppo del sistema dei privilegi librari e il loro ruolo nel corso della storia della stampa. I contributi sono schedati singolarmente. – Pierfilippo Saviotti

053-148 Prosperi (Adriano), Roberto Ridolfi biografo, in Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di G. Manica, pp. 25-35. L’interesse per gli studi di carattere biografico del Ridolfi nasce dall’orgoglio di essere fiorentino ed è rivolto a tre personaggi molto attivi a Firenze: Girolamo Savonarola, la cui biografia è presentata come un vero e proprio racconto volto a esaltarne la grandezza; Niccolò Machiavelli, del quale si tenta di indagare la psiche; Francesco Guicciardini, la cui biografia risulta più sobria ed efficace delle precedenti. – Pietro Putignano

053-149 Prosperi (Adriano), Un volgo disperso. Contadini d’Italia nell’Ottocento, Torino, Einaudi, 2019 (Einaudi storia, 83), pp. XVIII+324, ill. b/n, ISBN 978-88-0624-009-7, € 32. Il mondo dei contadini dell’Ottocento non ha lasciato testimonianze dirette dei suoi protagonisti, ma è ricostruibile almeno in parte grazie all’esame di immagini, racconti, documenti, resoconti e libri eseguiti da chi ne è entrato in contatto. – M.C.

053-150 Rafanelli (Francesca), Come realizzare una mostra bibliografica in biblioteca, Milano, Editrice Bibliografica, 2019, pp. 62, ISBN 978-88-9357-044-2, € 8. Tanto piccolo quanto prezioso, il lavoro presentato costituisce una felice sintesi di consigli e proposte, realizzati con brio e con la reiterata immagine della “tavola apparecchiata”, quella della biblioteca che “si mette in mostra”. Come conclude l’a. «La presente pubblicazione vuole essere un preliminare approccio a una corretta organizzazione di una mostra bibliografica in biblioteca, fornendo consigli di metodo e qualche utile spunto e strumento di riflessione». Imperdibile. – Ed.B.

053-151 Richard (Nicolas), Des rêves mystiques en trois langues. Le carnet d’Ernest Platejs z Platenštejna (1586-1637) – autour du manuscrit VII G 11 du Klementinum praguois, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 285-98. La vita interiore di uno dei ricattolicizzatori della Moravia, il vescovo di Olomouc Jan Arnošt Platejs ze Platenštejna. – Ed.B.

053-152 Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di Giustina Manica, Firenze, Olschki, 2019, pp. 196, ISBN 978-88-222-6650-7, € 25. Il vol. raccoglie gli atti del convegno del novembre 2017 dedicato all’umanista e filologo Roberto Ridolfi a 25 anni dall’acquisizione della sua biblioteca da parte della Cassa di Risparmio di Firenze. – Pietro Putignano

053-153 Roselli (Lucia), L’archivio del monastero di San Bartolomeo di Ripoli a Firenze, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 337-55. Si ricostruisce la storia e si fornisce un profilo dell’archivio del monastero di San Bartolomeo di Ripoli, fondato nella prima metà dell’VIII secolo, oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze. – L.R.

053-154 Rossini (Francesco), Intorno alle ‘Lettere’ di Sertorio Quattromani, in “Le lettere sono imagini di chi le scrive”, a cura di R. Ferro, pp. 73-120. Studio dell’epistolario del critico letterario cosentino Sertorio Quattromani. Le lettere, a carattere esegetico e critico, sono un prezioso strumento per ricostruire il panorama di studi e letture del Quattromani. Se ne traccia in breve anche la vicenda editoriale. – Martina Molino

053-155 Roullet (Antoine), Dieu à l’exclamatif. Usages de la parole, de l’écrit et posture dévote dans les oraisons jaculatoires (Espagne, xvie-xviie siècles), in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 171-90.

053-156 Rozzo (Ugo), I Frati e la censura libraria (1487-1574), in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 39-81. Muovendo dal (non ovvio) presupposto che la censura libraria funziona se e in quanto i suoi divieti sono conosciuti, partecipati e normati, l’a. propone una carrellata di casi censori, dovuti alle autorità romane (pp. 39-51) e alle proibizioni interne ai singoli ordini religiosi (pp. 51-81). L’a. documenta quest’ultima tipologia con una serie di esempi ampiamente connessi anche alla figura del Vergerio, aprendo nel contempo a una riflessione su quanto la censura abbia drasticamente inciso sulla mancata sopravvivenza di molte edizioni. Corredano il pezzo sei tavole fuori testo. – E.G.

053-157 Ruffini (Graziano), La biblioteca di Roberto Ridolfi, in Roberto Ridolfi, un umanista del XX secolo, a cura di G. Manica, pp. 17-24. Il precoce amore per i libri inizierà Roberto Ridolfi alla raccolta del materiale librario – in particolar modo di incunaboli – che confluirà nella sua biblioteca, costituita da 6.000 volumi, 66 contenitori di miscellanee e 37 contenitori di carteggi. Questa, acquistata nel 1990 dalla Cassa di Risparmio di Firenze, è stata oggetto di un piccolo numero di studi, come quelli di Alessandro Olschki e di Maria Jole Minicucci. – Pietro Putignano

053-158 Salvestrini (Francesco), La mobilità dei monaci nell’ordine di Vallombrosa. Italia centrale e settentrionale, XI-XIV secolo, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 45-59.

053-159 Samarini (Francesco), «I torti all’opera e a me fatti». Annibale Guasco e le stampe delle sue lettere, in “Le lettere sono imagini di chi le scrive”, a cura di R. Ferro, pp. 121-61. Il contributo tratteggia e illumina la vicenda editoriale delle lettere del Guasco e illustra i contenuti delle prime edizioni del carteggio, tra il 1601 e il 1618. Chiudono la lettera dello stampatore Felice Motti ai lettori (1607) e quella inviata da Guasco a Orazio Paoli sulle disavventure editoriali della prima edizione. – Martina Molino

053-160 Sanna (Alessandro), Come questa pietra. Il libro di tutte le guerre, Milano, Mondadori – Rizzoli, 2019, senza paginazione, ISBN 978-88-17-10949-9, € 32. Sarebbe poco definire questo vol. un graphic novel, anche se a tale categoria si può utilmente far riferimento. Neppure una parola (solo le ultime due pp. con una breve spiegazione a firma dell’a.): una lunga meditazione figurativa che, partendo dagli orrori della I Guerra Mondiale si è allargata al prima e al dopo. Un’immersione nella scintilla della violenza che, partendo da Caino e Abele, attraversa – misteriosamente – la storia dell’umanità, coinvolgendo la natura stessa, condotta con un tratto profondo, molto personalizzato, coloratissimo, ma che sa sperimentare varie modalità, in parte connesse con le diverse sezioni del vol.: L’uomo, Il fuoco, Il mare, Il cielo, L’infinito. Un oggetto splendido e intelligente che aiuta a riflettere anche su parole e immagini nella nostra contemporaneità. – Ed.B.

053-161 Sapori (Giovanna), Le immagini dei mestieri nella lunga durata: alcuni casi di persistenza e innovazione, in L’editoria popolare in Italia, pp. 297-314.

053-162 Sassolini (Silvano), Le visite pastorali del vescovo di Fiesole mons. Ranieri Mancini agli istituti religiosi maschili nel 1789 e 1790. Le visite all’abbazia di Vallombrosa, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 357-93.

053-163 Schoysman (Anne), La diffusion des Antiquitates des humanistes italiens dans les anciens Pays-Bas, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 89-101. Al fine di verificare la diffusione dei testi degli umanisti italiani nell’Europa settentrionale e la loro presenza nelle edizioni dei locali editori-tipografi, l’a. studia le fonti impiegate da uno dei più importanti storici franco-borgognoni tra Quattro e Cinquecento: Jean Lemaire de Belge (1473-1524). – L.R.

053-164 Sconza (Anna), Il Trattato della pittura di Leonardo da Vinci (Parigi 1651): l’alterna fortuna di un libro composito, «L’Illustrazione», 3, 2019, pp. 29-54. Il contributo esplora le sorti delle illustrazioni realizzate da Nicolas Poussin per l’edizione del celebre trattato leonardesco, pubblicato in forma abbreviata italiana e francese dall’Imprimerie Royal a Parigi nel 1651. Paradossalmente, il successo dell’edizione fu garantito non tanto dalla bontà tipografica dell’edizione, quanto piuttosto dalla polemica che si accese attorno a termini e concetti critici ivi contenuti. Allo stesso modo, anche il gusto delle illustrazioni fu apertamente contestato, ma allo stesso tempo imitato da numerosi artisti francesi. – D.M.

053-165 Sigüenza y Vera (Juan Josef), Mecanismo del arte de la Imprenta para facilidad de los operaios que la exerzan, cur. Ana Martinez Perira – Victor Infantes (†), Madrid, Turpin, 2016 Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 189-90.

053-166 Sodi (Manlio), Il canto liturgico nei libri della Riforma Tridentina (1568-1614), in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 639-55. Si fornisce un sintetico profilo editoriale relativo alla pubblicazione dei principali libri liturgici post Concilio di Trento, con particolare attenzione alla presenza di notazione musicali. – L.R.

053-167 Spinelli (Giovanni), Vescovi vallombrosani in Età moderna, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 229-33.

053-168 Squassina (Erika), I privilegi librari a Venezia (1469-1545), in Privilegi librari nell’Italia del Rinascimento, a cura di E. SquassinaA. Ottone, pp. 331-400. Al centro di questo contributo c’è ancora il caso di Venezia, questa volta a cavallo tra la fine del ’400 e il 1545, anno di inizio del Concilio di Trento. – Pierfilippo Saviotti

053-169 Stile, modelli e modiste per le contesse Thun. Vigo di Ton-Castel Thun, 15 giugno – 27 ottobre 2019, pp. [4]+una tavola allegata, Castel Thun – Provincia Autonoma di Trento, 2019. Elegante e prezioso pieghevole di presentazione della mostra sulle riviste di moda conservate dalla Biblioteca dei conti Thun. – Ed.B.

053-170 Szczech (Nathalie), Ravir les fidèles aux ténèbres. Langage et stratégies discursives au sein du groupe de Neuchâtel, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 101-30. La riforma guidata da Farel a Neuchâtel si impegna in un linguaggio di aperta rottura col mondo cattolico, anche per differenziarsi da una possibile riforma umanistica più irenista. – Ed.B.

053-171 Tarsi (Maria Chiara), Per il carteggio Beccadelli-Gualteruzzi (II), in “Le lettere sono imagini di chi le scrive”, a cura di R. Ferro, pp. 9-72. Edizione del carteggio intercorso tra il 1534 e il 1572 tra Ludovico Beccadelli e Carlo Gualteruzzi, per un totale di 29 lettere. Le missive di Beccadelli sono parte di un epistolario pensato per la stampa, ma che si conserva in realtà solo in alcuni manoscritti della Biblioteca Palatina di Parma. – Martina Molino

053-172 Tedesco (Alessandro), Libri antichi sul web: vantaggi, problematiche e nuove prospettive di ricerca, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 157-78. Il contributo – inserendosi all’interno del dibattito internazionale sul tema – offre una riflessione sulle molte implicazioni derivanti dal poter disporre di una grande mole di digitalizzazioni di libri antichi sul web. – Em.B.

053-173 Tenne (Pierre), La musique et l’ineffable à la lumière des réformes de Henri III, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 257-70.

053-174 Trentini (Francesco), Il torchio e la Regola. Incunaboli e cinquecentine nella riforma carmelitana, «La Bibliofilia», 121/1, 2019, pp. 107-30. Il contributo analizza l’ampia produzione – a cavallo tra fine XV e inizio XVI secolo – legata all’attività dei Carmelitani e alle politiche di riforma. Attività che in questo periodo – per i Carmelitani – è sostanzialmente in mano a due frati: Giovanni Maria Poluzzi da Novellara e Giovanni Battista de’ Cathaneis. – A.T.

053-175 Tricoire (Damien), Le langage du corps. Théâtralisations jésuites et entreprise de conquête spirituelle, in Le Langage et la Foi, dir. de J. Ferrant – T. Guillabert-Madinier, pp. 271-84.

053-176 Trolese (Francesco G.B.) O.S.B., L’abate di San Daniele in Monte Smeraldo Rustega († 1474) e l’abbazia di Santa Giustina di Padova alla luce di un testamento del 1450, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 155-76.

053-177 Verweij (Michiel), Manoscritti italiani del Quattrocento nella Biblioteca Reale del Belgio. L’inizio dell’Umanesimo nei paesi bassi meridionali, in Itinéraires du livre italien à la Renaissance, sous la direction de R. Adam – C. Lastraioli, pp. 75-87. Considerando un gruppo di manoscritti italiani conservati a Bruxelles, ma giunti già in antico nell’attuale Belgio, l’a. mostra la circolazione delle idee umanistiche nella regione e le reazioni dei circoli culturali locali alle nuove tendenze provenienti dalla Penisola. – L.R.

053-178 Viaggi di libri. Il contributo dell’antiquariato Hoepli nella prima metà del Novecento, a cura di Luca Montagner, Acquaviva Picena (AP), Biblioteca Titta Bernardini, 2019, pp. 81, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Catalogo della mostra omonima allestita presso la Sala del Mappamondo nel Palazzo dei Priori di Fermo, tra il 26 ottobre e l’8 dicembre 2019. Dopo i saluti istituzionali, nella premessa Edoardo Barbieri fa il punto della situazione sugli studi relativi all’antiquariato librario, troppo a lungo considerato un saccheggiatore del patrimonio nazionale. Segue il catalogo vero e proprio a cura di Luca Montagner: ventiquattro schede in cui si ripercorrono le vicende di altrettanti cataloghi realizzati dall’antiquario milanese (ma di origini svizzere) Ulrico Hoepli, esposti in loco tramite gli esemplari appartenuti a Ruffo Titta jr (1910-2004), poi donati alla Biblioteca Titta Bernardini di Campofilone. Bibliografia in calce al testo. – D.M.

053-179 Zagnoni (Renzo), I monasteri vallombrosani della collina e montagna bolognesi nel periodo della decadenza: la visita pastorale del 1373, in La memoria del chiostro, a cura di F. Salvestrini, pp. 109-23.

053-180 Zappella (Giuseppina), Le marche dei tipografi e degli editori europei (sec. XV-XIX), vol. III, Milano, Editrice Bibliografica, 2019, pp. 870, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-096-1, € 95. L’a. continua il suo imponente lavoro di ricerca sulle marche tipografiche d’Europa. Uno studio, tra i più completi sul panorama bibliografico, che ha già permesso di descrivere e riprodurre oltre 4.000 marche. Questo terzo vol. della serie continua nella prima parte il censimento delle marche autoreferenziali avviato nel secondo, ossia quelle che in modo allusivo o ironico richiamano il nome del tipografo in questione. La seconda parte, invece, si sofferma sulle insegne raffiguranti soggetti sacri o mitologici. All’interno del vol. sono descritte e riprodotte ben 1.322 marche, di cui solo 280 non censite, facenti capo a 541 diversi tipografi attivi in ben 113 città europee di 11 stati. – L.Mo.

053-181 Zarri (Gabriella), Le monache e i libri nel secolo XVI: produzione, letture, uso, in Libri e biblioteche: le letture dei frati mendicanti tra Rinascimento ed Età moderna, pp. 357-75. Si traccia un profilo del rapporto fra monache e libro (e di conseguenza fra domanda/offerta/committenza, non di rado interna agli stessi conventi), in particolare attraverso le vicende biografico-intellettuali di Caterina Vigri (Caterina da Bologna), Illuminata Bembo e Camilla Battista da Varano, che forniscono anche all’a. una chiave per interpretare il ruolo degli scriptoria monastici e quello della stampa nella produzione di letteratura devota delle donne/per le donne. – E.G.

 Indici di recensioni e segnalazioni

ABEI 2

Agiografia 20, 21, 26, 34, 37, 40, 50, 54, 121, 123, 124, 132

Aldo Manuzio 4, 68

Antiquariato 118, 178

Archivistica 19, 25, 60, 131

Bibbia 24

Biblioiconologia D

Charta 42

Editoria del ’400 B, E, L, 12, 17, 44, 75, 137, 174

Editoria del ’500 F, 3, 5-7, 13, 27, 29, 33, 36, 39, 52, 58, 63, 65-7, 77, 81, 85, 87, 92, 94-6, 98, 99, 101-2, 111, 117, 140, 155, 163, 166, 170, 173-5

Editoria del ’600 N, 11, 78, 151, 159, 164

Editoria del ’700 23, 90, 114

Editoria dell’800 76, 135, 149, 169

Editoria del ’900 A, I, 48, 122, 134

Editoria contemporanea 45, 47-8, 130, 146

Editoria popolare 10, 31, 38, 49, 51, 53, 55, 59, 69, 74, 83, 97, 100, 106, 138, 161

Federico Patetta 32, 57, 64, 80, 136

Galileo 35

Gerusalemme città del libro H

Hungarica 106-9

Libri antichi sul web 172

Libro antico 16

Libro d’artista 88, 141, 160

Manoscritti G, 18, 28, 62, 73, 103, 142, 154, 171, 177

Marche editoriali 180

Matildica 112

Mostre librarie 15, 91, 110, 150

Pop-up 143-5

Privilegi di stampa 8, 46, 82, 126-7, 129, 168

Roberto Ridolfi 93, 116, 128, 139, 148, 152, 157

san Francesco 62

Storia della stampa 165

Storia delle biblioteche C, 30, 43, 79, 84, 86, 89, 104-5, 113, 120, 125, 156, 181

Storia monastica 41, 56, 61, 70-1, 115, 119, 133, 153, 158, 162, 167, 176, 179

Umanesimo N

 

Cronache

Convegni e mostre

Un trésor mis en lumière, Le fonds ancien de la Bibliothèque des Bollandistes. Journée d’études internationale, Louvain-la-Neuve, Auditoire Doyen 22, 14 febbraio 2020. Il 14 febbraio si è tenuta a Louvain-la-Neuve una giornata di studi sull’attività dei padri bollandisti che ad Anversa, dal 1630 al 1773, costruirono una delle più notevoli biblioteche d’Europa, malauguratamente dispersa in più fasi tra il 1773 e il 1827. Quando dieci anni dopo, a Bruxelles, si formò un nuovo gruppo di agiografi, fu necessario ricostituire una biblioteca: grazie a una politica intelligente di acquisizioni e scambi, insieme a diverse importanti donazioni e lasciti, fu possibile ricostituire rapidamente una collezione altrettanto significativa. A distanza di 183 anni, la “nuova” biblioteca è tornata senza dubbio a essere il centro di ricerca più importante al mondo per gli studi agiografici. Dal 2017 al 2019, una generosa sovvenzione dal Fondo Baillet Latour, oltre al supporto tecnico della Biblioteca d’Ateneo dell’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, ha reso possibile la catalogazione computerizzata dell’intera collezione di libri a stampa. Dopo i saluti di Charles-Henri Nyns, direttore dei servizi bibliotecari dell’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, p. Robert Godding ha fornito un’illustrazione generale dei fondi antichi presenti nella Biblioteca Bollandiana. Successivamente, coordinati da mons. Jean-Pierre Delville, vescovo di Liegi, è intervenuto il prof. Pierre Delsaerdt dell’Università di Anversa a presentare i risultati delle ricerche sulla dispersione della prima biblioteca dei bollandisti, in particolar modo durante i periodi dell’occupazione francese e olandese. È stato poi Bernard Jossart della Société des Bollandistes a fornire dati e statistiche sulla rapida ricostruzione della seconda raccolta libraria, avvenuta tra il 1840 e 1909. Edoardo Barbieri dell’Università Cattolica di Milano ha proposto invece un intervento ricognitivo delle più preziose edizioni italiane, soprattutto cinquecentesche, con l’obiettivo di dipingere un quadro generale delle provenienze e dei possessori. Giuseppe Guazzelli, ricercatore indipendente di Palermo, ha offerto una riflessione sui primi martirologi a stampa, di cui la Biblioteca Bollandiana possiede alcuni rari esemplari. Infine, p. Robert Godding ha chiuso la giornata di studi proponendo un percorso sull’attuale consistenza del preziosissimo fondo antico di agiografia, davvero unico al mondo. – D.M.

Nero su bianco. Carte d’archivio raccontano Leonardo, a cura di Giovanni Battista SannazzaroMichela Palazzo, Milano, Archivio di Stato di Milano, Palazzo del Senato, via Senato 10, 16 gennaio-28 marzo 2020. Come in molte altre località d’Italia che l’anno scorso hanno celebrato il cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, anche presso l’Archivio di Stato di Milano è stata allestita una mostra documentaria in cui sono esposti alcuni rarissimi documenti del noto maestro, accompagnati da un innovativo (e immersivo) allestimento multimediale in 2D e 3D. L’esposizione (http://www.eventinarchivio.it) ruota attorno a tracce tematiche riguardanti la vita, le opere e i luoghi di Leonardo: complice una narrazione che accompagna il visitatore dall’inizio alla fine, è possibile interagire virtualmente grazie a comodi touch screen collocati in ogni sala. La prima è dedicata alle tracce lasciate da Leonardo nella città di Milano: sulla parete campeggia l’enorme mappa cittadina disegnata da Giovanni Filippini nel 1722, dove sono evidenziati i luoghi toccati dal grande artista. La seconda sala documenta la nascita della Vergine delle rocce e l’Ultima cena: uno speaker ridona vita alle antiche carte d’archivio, mentre un filmato proiettato sulla grande parete di fondo aggiunge un tocco visuale di forte impatto. Le altre due sale che completano il tour, propongono un approfondimento sull’eredità leonardesca, con particolare riferimento alla figura di Gian Giacomo Caprotti, l’amato-odiato allievo che Leonardo soprannominò Salaì, Saladino, in virtù proprio del suo carattere irrequieto. Pezzo forte della mostra è però il documento notarile contenente l’unica firma autografa conosciuta di Leonardo: poiché slavato, le carte sono state sottoposte dapprima a un minuzioso restauro dall’Opicificio delle Pietre Dure e, successivamente, le indagini diagnostiche compiute da Culturanuova hanno virtualmente riportato alla luce il testo che ormai si considerava perduto. – D.M.

 

The World of Bruegel in Black and White, a cura di Joris Van Grieken, Bruxelles, Mont des Arts 28, Palais de Charles de Lorraine, 15 ottobre 2019-16 febbraio 2020. Mentre in Italia si celebra il cinquecentenario della morte di Leonardo, nelle Fiandre ci si è mobilitati per festeggiare i 450 anni dalla morte di Pieter Bruegel il Vecchio (1525-1569 ca.), noto artista del XVI secolo che seppe distinguersi tanto per il talento di pittore quanto per quello di incisore. Così la Biblioteca Reale di Bruxelles ha recuperato dai propri magazzini l’intera collezione delle sue stampe, insieme a tre disegni originali dell’artista, che raramente vengono mostrati al pubblico. L’esposizione (si veda anche il sito https://www.kbr.be/en/the-world-of-bruegel-in-black-and-white) si apre con un’approfondita presentazione due principali personaggi che hanno contribuito al successo delle stampe di Bruegel: infatti, furono Hieronymus Cock e la moglie Volcxken Diericx, che dal 1548 gestivano insieme la tipografia Aux Quatre Vents di Anversa, ad avere avuto l’idea di moltiplicare le opere del maestro fiammingo attraverso la calcografia, in risposta alle crescenti richieste dei loro contemporanei. Appena il tempo di varcare l’ingresso e si viene catapultati tra le mura di un laboratorio d’incisione, dove una voce narrante accompagna il visitatore spiegando l’uso degli strumenti, le tecniche e le varie fasi di lavorazione delle lastre prima e della stampa tipografica poi. Il percorso prevede anche una prova olfattiva dei profumi con cui un incisore entrava quotidianamente in contatto nella sua bottega. Tra il 1554 e il 1568, si reputa che Bruegel abbia realizzato una sola incisione per Cock (La caccia al coniglio), mentre furono quasi sessanta i disegni preliminari poi pedissequamente riprodotti da altri mastri incisori, tra i quali si contano i fratelli Joannes e Lucas van Doetecum, ma anche Pieter van der Heyden e Frans Huys. Attraverso una analisi ai raggi X e infrarossi su alcuni disegni originali emerge l’assoluta bravura di Bruegel, in grado di realizzare un disegno nero su bianco (da qui il titolo della mostra, neanche a farlo apposta, ripreso dalla mostra leonardesca a Milano) senza commettere errori o avere ripensamenti: per questo, l’allestimento prevede anche di potersi confrontare con il maestro muniti di calamo e penna d’oca, nel tentativo di replicare le sue opere (esperienza bella, ma alquanto ardua!). Segue una lunga sezione dedicata alle stampe di paesaggi, ispirati ai viaggi compiuti dal fiammingo in Italia, la quale fa da contraltare alle rappresentazioni quasi oniriche dei vizi e delle virtù – nel pieno segno di Jerome Bosch – in cui si incontrano creature immaginarie, esseri mostruosi, angeli e demoni, figure ibride, ecc. La mostra prosegue poi negli splendidi saloni al primo piano con le serie dedicate alle dettagliatissime vedute di città, campagne e porti, dove campeggiano vividissime le navi in partenza dal porto di Anversa. – D.M.

 

Taccuino

a cura di Ed.B., E.G. e Ar.L.

Iniziative C.R.E.L.E.B.

Vista la difficile situazione e i molti annullamenti, vengono segnalati qui solo eventi già conclusi o in programmazione nei mesi più lontani e attualmente confermati, con particolare riferimento a quelli del CRELEB. In particolare la mostra incunabolistica della Braidense, cui il CRELEB lavorava da molto tempo, dopo un bel lancio sui mezzi di comunicazione, è di fatto rimasta aperta pochi giorni e speriamo possa essere prorogata, altrimenti un grande sforzo sarà in gran parte vanificato. Per fortuna esiste il catalogo in formato digitale liberamente scaricabile on line: questa la versione ultima completa di tutti i materiali didattici. È una situazione inedita che è difficile giudicare. Siamo in continuazione provocati da un lato a una profonda preoccupazione per il diffondersi del contagio e i possibili scenari, dall’altra a un certo scetticismo circa l’effettiva necessità delle misure prese. Certo, tutto questo implicherà per il futuro, a partire dai prossimi mesi, un profondo ripensamento del nostro modo di fare e di organizzarci, prevedendo una più massiccia condivisione di testi e materiali tramite il web, onde evitare eccessivi spostamenti. Tutti stiamo cercando di riorganizzare anche la didattica tramite forme di insegnamento a distanza. Vedremo: a oggi possiamo solo esortarci ad accettare di buon grado i sacrifici imposti, a non drammatizzare ciò che già è difficile, a tenere ugualmente vivi progetti e collaborazioni, a guardare con speranza ai prossimi mesi.

 

Viaggiare nel testo. Scritture libri e biblioteche nella storia. Seminari “Aldo Manuzio”. Seconda edizione

Sermoneta, Castello Caetani | 5-7 giugno 2020

L’incontro, riservato a 12 dottorandi e giovani ricercatori in discipline umanistiche, italiani e stranieri, prevede la presenza di tre docenti universitari in qualità di discussant: Alberto Cadioli (Università degli Studi di Milano), Matteo Al Kalak (Università di Modena-Reggio) e Saverio Campanini (Università degli Studi di Bologna).

Le iscrizioni sono state prorogate fino al 30 aprile 2020. Per maggiori informazioni, consultare il sito del Creleb.

 

Scuola estiva “Beniamino Burstein” 2020 | Torrita di Siena, Residence Il Convento

24-27 agosto 2020

La scuola estiva di Torrita di Siena 2020 organizzata dal Creleb sarà dedicata alla storia degli esemplari e alla rilevazione dei dati di antichi lettori e possessori. Relatori Edoardo Barbieri, Luca Rivali, Paolo Crisostomi, Fabrizio Fossati, Alessadro Tedesco. Qui il programma e tutte le informazioni necessarie.

 

A libro aperto

21-23 settembre 2020 | Milano, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana

23-25 settembre 2020 | Milano, Università Cattolica

Una iniziativa speciale organizzata dal CRELEB e dall’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, dedicata alle esposizioni bibliografiche: teoria, storia e pratiche. Tre giorni di laboratori aperti a studenti e operatori del settore e due giornate di convegno con relatori internazionali.

 

Incontri, mostre e seminari

 

Minuzie editoriali. Lezioni sul libro del Novecento in Italia

Ciclo di incontri

Bologna, Università degli Studi. Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica, Via Zamboni 32 - Aula Forti

giovedi 5 marzo - ore 15 EVENTO RINVIATO A DATA DA DESTINARSI

§ Paolo Tinti (Università di Bologna), La vetrina della libreria: esporre e vender libri nell’Italia del Novecento

giovedì 2 aprile - ore 15

§ Elisa Pederzoli (Università di Bologna), A. F. Formiggini e la pubblicità editoriale

Per informazioni:

CERB - Centro di Ricerca in Bibliografia, tel. 051-2098566. www.ficlit.unibo.it/ricerca/dottorati

paolo.tinti@unibo.it

 

Il tempo di Leonardo 1452-1519

fino al 5 marzo

Torino, Biblioteca Reale

Il percorso si snoda nelle due sale al piano interrato della Biblioteca. La prima sala espone il Codice sul volo degli uccelli, una selezione di opere di artisti italiani contemporanei a Leonardo e nove disegni autografi del maestro, compreso il celebre Autoritratto. La seconda sala presenta invece manoscritti miniati, incunaboli, cinquecentine, carte geografiche antiche, disegni e incisioni, affiancati da un ricco corredo didascalico che allarga anche ai personaggi e ai principali eventi storici occorsi durante la vita di Leonardo.

Lunedì 10-18; martedì-venerdì 9-18; sabato 9 –13.

Per informazioni:

tel. 011-19560449

https://www.museireali.beniculturali.it/events/il-tempo-di-leonardo-1452-1519/

 

Viaggio alla scoperta del libro

fino al 5 giugno

Cremona, Biblioteca Statale – Via Ugolani Dati 4

Prosegue, con cadenza settimanale, la serie di incontri per favorire l’approccio di bambini e ragazzi al libro antico. Le lezioni sono corredate da immagini e dalla visione di alcuni facsimili di manoscritti miniati posseduti dalla Biblioteca Statale. Il biglietto è gratuito ma la prenotazione è obbligatoria.

Per informazioni e prenotazioni:

tel. 0372 495613

www. bibliocremona.it

 

Le legature raccontano una storia? Proposte di indagine nello studio delle legature antiche

Giornata di studio

lunedì 9 marzo EVENTORINVIATO A DATA DA DESTINARSI

Sessione mattutina - Venezia, Biblioteca S. Francesco della Vigna, Calle S. Francesco della Vigna, Castello 2786

§ 10.30 Federica Benedetti (Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia), I fondi librari della Biblioteca di San Francesco della Vigna: un excursus fra donatori, possessori e biblioteche scomparse § Nicholas Pickwoad (Ligatus Research Centre, Londra), Deconstructing the Forster Codices of Leonardo da Vinci: an artefactual history § 11.30 Pausa caffè e visita alla mostra bibliografica §12.00 Nina Hesselberg Wang (Nasjonalbiblioteket, Oslo), Missale Nidrosiense, 1519. An archaeological approach § Athanasios Velios (University of the Arts, Londra) Conceptual modelling of bookbinding descriptions using the CIDOC-CRM

Sessione pomeridiana - Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Libreria Sansoviniana

§ 14.15 Silvia Pugliese ((Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia), La biblioteca a stampa di Melchiorre Guilandino (1520-1589) tra le collezioni marciane: rilievi sulle legature § Georgios Boudalis (Museo della Cultura Bizantina, Salonicco), I capitelli nelle legature del mediterraneo orientale: struttura, variazioni e sviluppi della ricerca § Karin Scheper (Biblioteca universitaria, Leida), Hebrew prints, Jewish bookbinders? Early 16th century books from Venice § Almuth Corbach (Herzog August Bibliothek, Wolfenbüttel), Expende: caring for the object during digitization of written heritage § 16.15 Conclusioni

 

Per informazioni:

Biblioteca Nazionale Marciana

https://marciana.venezia.sbn.it/

Biblioteca San Francesco della Vigna

https://www.bibliotecasanfrancescodellavigna.it/

Ligatus Research Centre

https://www.ligatus.org.uk/

Ufficio stampa - Biblioteca Nazionale Marciana

ufficiostampa@marciana.venezia.sbn.it

Tel. 0412407211

Biblioteca San Francesco della Vigna

info@bibliotecasanfrancescodellavigna.it

Tel. 041 5235341

Biblioteca San Francesco della Vigna

 

Viaggio nel Mediterraneo: uomini, merci e libri in movimento nelle collezioni della Biblioteca Riccardiana

fino al 13 marzo 6 marzo

Firenze, Biblioteca Riccardiana

Curata da José Maria Pérez Fernández (Università di Granada) e Giovanni Tarantino (Università degli Studi di Firenze) e basata sulle collezioni manoscritte/a stampa della Biblioteca, la mostra propone al visitatore un’ampia selezione di materiali che testimoniano le contaminazioni culturali nell’area del Mediterraneo in Età moderna.

Lunedì, Giovedì 9.00 - 17.00; Martedì, Mercoledì, Venerdì 9.00 - 13.00

Per informazioni:

tel. 055-212586

www.riccardiana.firenze.sbn.it

 

Gli incontri dell’Arcadia

Ciclo di incontri

Roma, Biblioteca Angelica - Salone Vanvitelliano

venerdì 21 febbraio - ore 17

§ Patrizia Bertini Malgarini (Università di Roma LUMSA) - Ugo Vignuzzi (Università Sapienza di Roma), Il volgare e la via del latino nelle grammatiche umanistiche da Guarino Veronese a Niccolò Perotti (e oltre)

venerdì 17 aprile - ore 17

§ Quinto Marini (Università di Genova), Giovanni Della Casa biografo e polemista

venerdì 22 maggio - ore 17

§ Carlo Vecce (Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”), Una scrittura infinita: i manoscritti di Leonardo

Per informazioni:

tel. 06-68408048

info@accademiadellarcadia.it

www.accademiadellarcadia.it

 

Leonardo e il Rinascimento nei codici napoletani. Mostra bibliografica e iconografica

fino al 13 marzo 6 marzo

Napoli, Biblioteca Nazionale Centrale - Sale dell’Appartamento privato borbonico

La mostra, dedicata alla memoria di Carlo Pedretti, illustre studioso vinciano, propone per la prima volta al pubblico testimonianze manoscritte, iconografiche e bibliografiche provenienti dalle collezioni della Biblioteca, dell’Università di Napoli Federico II e di altre istituzioni napoletane e italiane sul tema relativo a Leonardo e alla diffusione della lezione vinciana (e del Rinascimento in generale) nell’architettura e nell’ingegneria del Mezzogiorno moderno.

Per informazioni:

tel. 081-7819321

bn-na.urp@beniculturali.it (per prenotazioni e visite guidate)

 

Gli archivi degli ordini religiosi:

nuove prospettive sul cattolicesimo globale

Seminario estivo

Periodo: 22-26 giugno 2020

L’Istituto Sangalli per la storia e le scienze religiose di Firenze ha il piacere d’annunciare il primo workshop sugli archivi centrali degli ordini religiosi, che si terrà nell’ultima settimana di giugno 2020 a Roma.

Lo scopo del seminario è quello d’introdurre i giovani studiosi in discipline umanistiche alla conoscenza degli archivi centrali di alcuni importanti ordini religiosi, su come accedervi e utilizzare il materiale in essi conservato, al fine di fornire nuove prospettive sulla storia del cattolicesimo globale tra la prima età moderna e l’età contemporanea. Il seminario vuole offrire un approccio multidisciplinare relativamente al ruolo giocato dagli ordini religiosi e al loro impatto a livello mondiale da un punto di vista storico, etno-antropologico, storico-artistico etc. I partecipanti saranno introdotti allo studio degli ordini religiosi e dei loro archivi e impareranno a conoscere, a leggere e a comprendere i differenti tipi di documenti in essi conservati.

Il seminario sarà particolarmente utile non solo a studenti magistrali e dottorandi in storia moderna e contemporanea, ma anche ad archivisti, curatori museali, antropologi e studiosi che si occupano di storia del cattolicesimo e delle missioni a livello globale.

Il seminario si articolerà in lezioni mattutine sulla storia degli ordini religiosi, sui loro archivi e in esercitazioni sui documenti (lettura, comprensione e contesto archivistico), insieme a momenti durante i quali i partecipanti al corso potranno presentare le loro ricerche e confrontarsi con i docenti. Il pomeriggio avranno luogo visite guidate ad alcuni archivi di ordini religiosi di particolare importanza.

Le lezioni si terranno presso la Sala Achille Erba del complesso barnabitico di San Carlo ai Catinari, Piazza Benedetto Cairoli 117, nel centro di Roma.

Nel corso del seminario verranno visitati i seguenti archivi:

1) Archivio storico dei Frati Minori Francescani

2) Archivio generale dei Frati Cappuccini

3) Archivum Romanum Societatis Iesu

4) Archivio generale dei Missionari di san Carlo Borromeo (Scalabriniani)

5) Archivio centrale dei Missionari del Cuore di Gesù (Comboniani)

Le lezioni verteranno sui seguenti argomenti:

Introduzione alla ricerca negli archivi romani degli ordini religiosi; L’Archivio storico dei Frati Minori Francescani: breve storia e struttura; La ricerca archivistica nell’Archivio generale dei Frati Cappuccini; L’Archivum Romanum Societatis Iesu: breve storia e struttura; La ricerca archivistica nell’Archivio generale dei Missionari di san Carlo Borromeo (Scalabriniani); La ricerca archivistica nell’Archivio centrale dei Missionari del Cuore di Gesù (Comboniani); Esercitazioni sui documenti: linguaggio, contenuto, datazione e tipologie documentarie.

I docenti delle lezioni e dei laboratori saranno, tra gli altri, Matteo Binasco (Università per Stranieri di Siena); Giuseppe Buffon (Pontificia Università Antonianum, Roma); Michele Camaioni (Università degli studi Roma Tre); Sabina Pavone (Università degli studi di Macerata); Matteo Sanfilippo (Università degli studi della Tuscia); Massimo Zaccaria (Università degli studi di Pavia).

Non è richiesta alcuna conoscenza archivistica e paleografica. I partecipanti saranno incoraggiati ad ampliare le proprie ricerche attraverso l’incontro con gli archivisti e i professori del seminario, al fine di programmare futuri viaggi di ricerca a Roma.

Gli interessati sono tenuti ad inviare al seguente indirizzo: segreteria@istitutosangalli.it

1) un CV di una pagina

2) una breve lettera (non più di una pagina formato A4) in cui si specifica come la partecipazione al seminario migliorerà la loro ricerca.

L’indirizzo e-mail sopraindicato va utilizzato per ogni dubbio riguardo alle questioni amministrative, i costi del seminario, e informazioni generali.  Saranno altresì fornite informazioni utili ad individuare soluzioni di alloggio che facilitino la frequenza al seminario.

Costo del seminario (inclusivo delle lezioni mattutine e delle visite agli archivi): 1.000,00 € (mille//00 euro).

Sono inoltre previsti 3 posti al costo agevolato di € 600,00 (seicento//00) riservati a studenti magistrali, che saranno selezionati tenendo conto delle motivazioni indicate per la partecipazione al corso e dell’attinenza del loro profilo di studi al tema del seminario.

Le iscrizioni saranno chiuse al momento del raggiungimento di almeno 12 partecipanti, si invita pertanto gli interessati a inviare la loro domanda di partecipazione quanto prima, in modo da consentire in tempi rapidi la possibilità ai selezionati di prenotare il viaggio e l’alloggio a Roma.

Scadenza per la presentazione delle domande: 31 marzo 2020.

Coordinamento scientifico: Massimo Carlo Giannini (Università degli Studi di Teramo/Istituto Sangalli), Maurizio Sangalli (Università per stranieri di Siena/Istituto Sangalli).

 

Postscriptum

S

e i postscripta avessero un titolo, questo albergherebbe sotto il cartellino L’amore ai tempi del coronavirus e non solo incrociando l’omaggio a Márquez a quello al murales di TvBoy (peraltro subito vandalizzato da chi? venditori abusivi di mascherine? eredi di Hayez?). Direi piuttosto: la vita al tempo del Covid-19 (che mi sembra un robot di Guerre stellari). Naturalmente io poco o nulla so sul tema scientifico: il mio vecchio amico don Roberto Colombo (scienziato serio) ha spiegato la cosa (per quel che se ne può capire), mentre un medico serio ha spiegato ciò che a oggi si può fare. E poi la novità, l’unica vera novità, è che credevamo alle magnifiche sorti e progressive delle tecnologie informatiche che salveranno tutti e tutto, e invece scopriamo che non siamo noi i padroni della ferriera… Ma per questo sarebbe bastato guardarsi intorno normalmente, o guardare a se stessi con un po’ di realismo e autoironia (cioè di carità). Qui ora a me interessa solo fare qualche riflessione “a caldo” dall’osservatorio (assai limitato e imperfetto) di casa mia, in una Milano blindata da giorni, forse troppi giorni… (sto scrivendo domenica 8 marzo, dopo le nuove, ancor più restrittive norme comportamentali). La prima considerazione è la nostra comune debolezza di fronte alla paura. C’è il remoto timore di un contagio e siamo subito tutti terrorizzati. Non sto dicendo che non si debbano seguire le indicazioni, ma il panico è altra cosa… Tre conseguenze: 1) acquisto di infinite riserve alimentari, oltre che di feticci e idoli salvifici, quali amuchina e mascherine; 2) stupida abolizione della vita sociale (al posto di una sua intelligente trasformazione); 3) uno strano “schettinismo dello spirito” cioè l’appiattimento mentale alternativamente a bufale sui social/avvilenti e ripetitive campagne di informazione televisiva/comunicati ufficiali che riflettono schizofrenicamente le diverse “verità politiche” differenti di giorno in giorno (chiudiamo tutto || apriamo tutto || tutti a casa || riapriamo i mercati…). Che bravo il preside del liceo Volta di Milano che ha scritto ai suoi studenti esortandoli a rimanere desti e ricordando loro le pagine di Manzoni (che aveva già spiegato tutto su contagio, paura, ripresa)! Per noi, che di mestiere ci occupiamo di libri e di insegnamento, quello che è certo è che ci hanno colpiti al cuore, chiudendo le biblioteche (ma non dicevano che erano vuote e non ci andava più nessuno? E allora che problema è?) e le università. Diverse settimane di sospensione sono un vero disastro: io, dopo aver iniziato a ricevere i tesisti via Skype, ho iniziato a far lezione usando qualche marchingegno digitale, pur di non far sentire gli studenti proprio dimenticati da chi avrebbe il dovere di accompagnarli nella vita adulta… E qualche studente inizia a reagire e interloquire… Che una volta tanto comincino a leggere e a studiare “in corso d’opera” e non solo alla fine “per preparare l’esame”… Fosse quella buona… C’è poi lo squallore dell’Università chiusa, che ci costringe a una dose maggiore di impegno e “resistenza”. E i colleghi? Che fine hanno fatto? Non rispondono neppure più alle e-mail (qualcuno spieghi loro che NON si tratta di un virus informatico…). Talvolta sembra un film di zombie, tipo World War Z. Non si sa se siamo stati lobotomizzati o siamo depressi (non immunodepressi) cronici: così non va bene! Ognuno è chiamato a fare i conti coi drammi del pezzetto di storia che gli è dato di vivere, non con quelli del passato [facile] o del futuro [impossibile]: mi vien sempre il sospetto che, se ce lo chiedessero, molti di noi firmerebbero un nuovo, qualsivoglia infame Manifesto… (vedi Sottomissione di Houellebecq). E le nostre chiese chiuse o lasciate vuote? Non si parla delle giuste norme precauzionali, ma dell’isteria che contagia talvolta anche i preti… Pensate ai cappuccini che morivano per soccorrere gli appestati nel Lazzaretto di Milano e confrontateli col clero pavido e borghese che in questi giorni sembra “in settimana bianca” (eppure, qualche prete “refrattario” lo si trova, che c’è per chi è in difficoltà, che confessa, che dice messa sia pur in solitaria o con pochi fedeli). Finisco le lamentationes. Non c’è che dire: non possiamo che migliorare. Finito il disastro di oggi inizierà una nuova crisi economica già prospettata “dai mercati” (cioè gli stessi che i virus li fabbricano). Non abbiamo che da rimboccarci le maniche e metterci a lavorare con serietà, naturalmente dopo esserci lavati meticolosamente le mani… (l’unica che si è salvata per quel che mi riguarda è la nonna di casa Surace: dovrebbero fare lei presidente del Consiglio o almeno della Corte costituzionale!). – Montag

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

numero 053, marzo 2020

(chiuso il 11 marzo 2020)

ISBN 9788881327782

disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)

a cura del CRELEB – Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Bilioteca

 

(Università Cattolica – Milano)

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Arianna Leonetti (capo-redattore), Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it