Università Cattolica del Sacro Cuore

Testaverde Anna Maria (a cura di), I canovacci della Commedia dell'Arte.

Libri

I canovacci della Commedia dell'Arte, a cura di Anna Maria Testaverde. Trascrizioni e note di Anna Evangelista. Prefazione di Roberto De Simone, Torino, Einaudi, 2007, pp. 854.

«La storia della drammaturgia tra il XVI e il XVII secolo è la storia della “terra di nessuno”, il luogo dove si sono incontrate, intrecciate e poi disperse le esperienze dei professionisti della Commedia dell'Arte, dei letterati accademici, dei pedagoghi di collegio» (P. XVII). Si tratta di una «zona franca» in cui si collocano, appunto, gli scenari, o canovacci, materiali scenici usati dai Comici professionisti e raccolti in questo volume de I millenni come testimoni (seppure frammentari) dell'invenzione di rappresentare all'improvviso tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Settecento. La pubblicazione nasce dal progetto di Ludovico Zorzi rivolto verso un quadro completo dei canovacci, a livello di inventario e di trascrizione, per comprendere appieno il complesso fenomeno del teatro d'improvvisazione nel Seicento, suo secolo d'oro. Il lavoro di raccolta e di interpretazione, interrotto negli anni Ottanta dalla morte dello studioso, è stato portato avanti dai suoi allievi; fra questi Anna Maria Testaverde, con la collaborazione di Anna Evangelista, riunisce ora una cospicua raccolta dei più interessanti scenari, tratti da stampe e manoscritti seicenteschi.
La silloge si apre con Il teatro delle favole rappresentative di Flaminio Scala, dato alle stampe dal comico nel 1611, proseguendo con Della scena de Soggetti comici di Basilio Locatelli, per continuare, poi, con il repertorio della Biblioteca Corsiniana di Roma, e con quelli, di poco successivi, della Vaticana, della Nazionale di Firenze, della Correr di Venezia. Senza trascurare le opere regie di Ciro Monarca e gli scenari Casamarciano di Napoli, il corpus si chiude con la Selva di concetti comici di Placito Adriani, costituendo, così, materiale imprescindibile per gli studi futuri sulla Commedia dell'Arte. Inoltre, secondo le più recenti posizioni storiografiche, l'«eterogeneità di questo insondato mare magnum di scritture teatrali rappresenta [...] il suo sostanziale valore» (P. XIX) ed ambiti un tempo giudicati in contrapposizione producono metodi compositivi e generi che si contaminano a vicenda; tale «condivisione fluida» di modelli letterari costituisce, dunque, la cifra costante del XVII secolo. In questo modo, lo scenario rappresenta un fenomeno «paradossalmente di repertorio e di creazione allo stesso tempo», ponendosi, in prima istanza, come momento di ideazione esclusiva dei Comici ed, in seconda, come diffuso e condiviso sistema di composizione. Pertanto, l'attribuire queste raccolte alla penna del professionista o a quella di un dilettante non costituisce motivo di incertezza, ma testimonianza dell'originalità e delle potenzialità creative dello scenario stesso.
L'introduzione di Anna Maria Testaverde espone e chiarisce i meccanismi compositivi che portano alla stesura delle raccolte, descrivendo ed analizzando attentamente una parabola che vede l'arte comica fissarsi nei materiali scenici della prima generazione (1570-1610), per poi viaggiare attraverso l'Europa, dove importa una drammaturgia d'attore di cui si rinvengono tracce sin nelle opere di Shakespeare e di Molière. L'indagine sonda i repertori di topoi drammaturgici ricavati da modelli letterari e tradotti in scalette per la rappresentazione all'impronta, soffermandosi sui rapporti di scambio intercorsi fra professionisti delle scene e circoli dilettanteschi di intellettuali e mettendo in evidenza la varietà di generi teatrali che anima questi repertori. Di particolare interesse è la riflessione sui segreti comici del gioco scenico, che individua alcuni motivi alla base della dinamica drammaturgica dell'improvvisazione: «si tratta di stereotipi derivati da un procedimento di concertazione dei materiali molto simile a quel sistema di “scrittura di scritture” che la letteratura teatrale erudita cinquecentesca aveva maturato con la riscoperta dei classici e la disarticolazione continua dei testi plautini» (P. XLVI). Così, dall'eredità del teatro classico, passando attraverso le favole della tradizione novellistica medievale, il repertorio della Commedia dell’Arte si arricchisce di temi ricorrenti, lazzi, snodi comici verbali e gestuali che, assemblati da tradizioni diverse, vengono a costituire il bagaglio dell'attore.
Di qui, i viaggi dei canovacci attraverso l'Europa, i numerosi lasciti alla drammaturgia francese ed inglese, i molteplici furti da quella spagnola. Sembra nascere, dunque, nel Seicento la comunicazione globalizzata: il soggetto comico attraversa le frontiere ed il teatro circola ed abbatte le differenze, valicando i confini nazionali sulle spalle degli artisti viaggianti. Il repertorio degli scenari rende conto di questi procedimenti osmotici, suggerendoci temi e soggetti che ricorrono, percorrendo trasversalmente corpus di testi solo apparentemente disomogenei. Le note ai canovacci di Anna Evangelista, le tavole tratte dalla raccolta corsiniana, il glossario e gli indici relativi a personaggi, robbe, tirate, scene e burle completano questa enciclopedia dell'arte «all'improvviso», gettando ulteriore luce sulla vitalità delle scene secentesche. I Canovacci della Commedia dell'Arte sono punto d'arrivo, ma anche di partenza, di un affascinante viaggio che, intersecando drammaturgia ed esperienze performative, ricostruisce un secolo di storia del teatro.

Autore: Anna Maria Testaverde

Anno: 2007