di Benedetta Cominelli
Com’è noto, tra pochi giorni, i cittadini europei saranno chiamati a votare per scegliere i rappresentanti al Parlamento Europeo. Tra le tante iniziative organizzate in queste settimane, lo scorso venerdì 10 maggio, presso l’Aula Magna della sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è tenuto un incontro dal titolo “Verso le elezioni europee. Il futuro dell’Unione tra nuove crisi e opportunità” organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche, dal Dipartimento di Scienze storiche, filologiche e sociali e da Polidemos.
Ha aperto l’incontro Luca Lionello, ricercatore di Diritto dell’Unione europea, ricordando che il momento elettorale sarà fondamentale per definire l’Unione europea del futuro, poiché questa è chiamata a rispondere a sfide sempre più incalzanti.
La prima ospite è stata Giulia Rossolillo, professoressa ordinaria di Diritto internazionale presso l’Università di Pavia e docente di Diritto dell’Unione europea presso l’Università Cattolica, la quale ha ricordato che il Parlamento europeo è un organo tanto importante quanto unico tra le istituzioni internazionali, eletto direttamente dai cittadini dal 1979, ha avuto un impatto fondamentale nel processo di integrazione. Quella del Parlamento Europeo è infatti una storia di allargamento delle proprie competenze: se inizialmente poteva emettere solo pareri non vincolanti, con il Trattato di Maastricht ha assunto il potere legislativo e partecipa alla programmazione economica dell’Unione. Attualmente – ha ricordato Rossolillo – nel Parlamento ci sono sette gruppi politici, composti dai rappresentanti dei diversi Stati, che appunto verranno rinnovati con le prossime elezioni, attraverso leggi elettorali non totalmente uniformi tra i diversi paesi, ma certamente tutte conformi al criterio della proporzionalità. Tra le diverse riflessioni e suggestioni proposte, Rossolillo ha messo in evidenza alcuni limiti dell’attuale conformazione del Parlamento europeo, in alcuni casi ancora troppo debole davanti ai condizionamenti dei singoli governi nazionali rispetto alle questioni sul tappeto, come quelle relative alla fiscalità, alla politica estera e di sicurezza, al cambiamento climatico, alla politica industriale e digitale. Inoltre, ha ricordato come il collegamento tra Parlamento europeo e Commissione dovrebbe essere più diretto dal momento che è indubbiamente vero che il presidente della Commissione viene scelto tenendo conto dell’esito delle elezioni europee, ma non c’è alcun automatismo e la figura dello Spitzenkandidat – cioè del candidato alla presidenza della Commissione individuato da ciascun gruppo politico – non si è ancora consolidata.
L’intervento successivo è stato quello di Carlo Muzzi, giornalista del Giornale di Brescia, dove è vicecaporedattore e responsabile di Interni ed Esteri, il quale ha ribadito l’importanza del Parlamento europeo come organo capace, comunque, di influenzare il dibattito pubblico e le decisioni più impellenti, come è avvenuto, poche settimane fa, per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale. Inoltre, Muzzi ha insistito sul ruolo che il Parlamento potrebbe e dovrebbe avere nel dibattito sulle questioni geopolitiche, sui nuovi scenari di guerra e, in particolare, sulle ipotesi di allargamento a quei Paesi che ne hanno fatto richiesta più o meno recentemente. Da questo punto di vista, il ruolo della stampa nazionale e internazionale risulterà sempre più incisivo.
Ma, in fondo, qual è l’idea che i cittadini hanno dell’Unione europea? Matteo Manfredi, docente di Diritto dell’Unione europea, ha fornito alcune risposte a questo quesito, ricordando come le generazioni più giovani ne hanno certamente una considerazione in gran parte positiva perché l’Unione è vista come fautrice, per esempio, dell’abbattimento delle barriere tra Stati, della libertà di circolazione delle merci, dei progetti come l’Erasmus. Ma non bisogna dimenticare che non sono pochi gli euroscettici, che talvolta nelle loro posizioni esprimono una contraddizione di fondo: apprezzano l’Unione solo quando “manda i soldi”, mentre la criticano quando chiede ai singoli Stati di cederle porzioni, più o meno ampie, di sovranità. Dal pubblico presente in sala – composto da studentesse e studenti dell’Università Cattolica, ma anche da alcune classi degli istituti superiori di Brescia – sono giunte diverse domande soprattutto su temi di stretta attualità come la difesa europea, il ruolo della stampa italiana nel raccontare l’attività delle istituzioni europee, la posizione europea nella guerra israelo-palestinese.
Ha chiuso l’incontro Antonio Campati sottolineando i limiti di una campagna elettorale che è concentrata soprattutto su temi nazionali e non affronta i reali problemi europei. Ciò – specifica – è dovuto in parte dalla mancanza di una reale classe politica europea e dall’assenza di un dibattito costruttivo su quali debbano essere, oggi, i valori fondanti dell’Unione europea.
Benedetta Cominelli è studentessa del Corso di Laurea in Scienze politiche e delle relazioni internazionali presso la Facoltà di Scienze politiche e sociali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Brescia).
* Foto di Guillaume Périgois su Unsplash