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Quale futuro per la Cina di Xi

Quale futuro per la Cina di Xi

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di Saverio Gileno*

 

Gli esiti del XX Congresso del Partito Comunista Cinese, terminato il 22 ottobre 2022, sono importanti per tutto il mondo. A partire da questa affermazione Damiano Palano ha introdotto l’ultimo incontro del 2022 del ciclo Politica in transizione. Infatti, per capire quello che avviene a Pechino e le ricadute nel resto del mondo, Polidemos ha promosso un incontro con Filippo Fasulo, Co-Head dell’Osservatorio di Geoeconomia dell’ISPI e docente presso l’Università Cattolica.

Il XX Congresso del PCC è stato un appuntamento fondamentale dell’agenda politica del Partito Comunista Cinese. Si tratta dell’iniziativa quinquennale in cui vengono rinnovati i vertici del partito: viene aggiornata la composizione del Comitato Centrale, del Politburo, organismo più ristretto composto da 25 persone, e del Comitato Permanente Politburo, organismo ancora più ristretto composto da 7 membri. Inoltre, in questa occasione, viene eletto il Segretario Generale del Partito, figura che, per consuetudine, è allo stesso tempo anche Presidente della Commissione Militare Centrale e Presidente della Repubblica Popolare Cinese.

 “L’ultimo Congresso, tuttavia, è da ritenersi ancora più rilevante – ha ricordato Fasulo – poiché in questa occasione vi è stata la piena presa di potere da parte di Xi Jinping ed è avvenuta una sconfessione del meccanismo di successione attuato nei trent’anni precedenti”. Per capire l’effetto dirompente di questo avvenimento è utile ripercorrere brevemente alcuni passi della storia della Repubblica Popolare Cinese. Fasulo propone una schematizzazione attraverso una serie di generazioni di leader: la prima generazione fu quella di Mao Tse-tung, fino alla sua morte nel 1976, la seconda fino al 1997 con Deng Xiaoping la terza fu quella di Jiang Zemin terminata nel 2002, la quarta quella di Hu Jintao, conclusasi nel 2012 con l’avvento di Xi e della quinta generazione.

Il percorso di successione tra le generazioni ha comportato un lungo e chiaro processo di istituzionalizzazione nel corso degli anni, spiega Fasulo, perché i successori di Mao volevano evitare l’ascesa di un leader unico e, allo stesso tempo, aumentare il potere collegiale del Partito. Per questo sono stati definiti un tempo limite del potere, due mandati, ed una serie di pesi e contrappesi per evitare una nuova leadership personalistica, ciò che invece è oggi riaccaduto con Xi Jinping.

Quando, nel 2012, Xi è salito al vertice e, con lui, al suo fianco Li Keqiang come Premier, ci si è trovati nel momento di maggiore condivisione del potere tra più figure, con una chiara limitazione temporale. Ma fin da subito Xi Jinping ha avviato un processo di accentramento: nel corso di una delle prime – e poche – riunioni del Comitato Centrale del 2012, si modificò il processo decisionale accentrando il potere al Segretario e riducendo i margini di azione di Li Keqiang. Questo percorso accentratore è proseguito nel corso degli anni fino al 2017, anno del XIX Congresso del PCC, nel quale, secondo la consuetudine, si sarebbe dovuto indicare il successore di Xi per il 2022, ma ciò non avvenne. Nel 2018, inoltre, venne modificata la Costituzione della Repubblica Popolare, rimuovendo il limite, formale in questo caso, dei due mandati. “Il processo di centralizzazione del potere e di riforma della ‘successione’ per poter proseguire il proprio percorso al potere era completato”. Fasulo ricorda che tuttavia, Xi Jinping non si fermò ad un accentramento formale, ma proseguì sul versante ideologico.

Nella Costituzione della Repubblica Popolare sono indicati i principi ideologici fondamentali: il Marxismo-Leninismo, il Pensiero di Mao, la Teoria di Deng, le “Tre rappresentanze” e lo “Sviluppo scientifico”; cinque principi maturati nel corso delle generazioni al potere, tutti sotto al Marxismo-Leninismo ed al ‘Pensiero’ di Mao, non a caso il termine ‘pensiero’ è da ritenersi un grado superiore rispetto agli altri. L’accentramento di Xi proseguì anche su questo versante: venne inserito il “Pensiero di Xi”, dunque dello stesso grado di Mao.

L’aumento di potere, anche sul versante ideologico, proseguì nel 2021, anno del centenario della nascita del Partito Comunista Cinese, con la pubblicazione di una Risoluzione sulla storia del Partito, il terzo documento di questo tipo pubblicato in cento anni. L’ambizione di Xi Jinping, spiega Fasulo, non era solo quella di cristallizzare la storia, ma anche di rivederla completamente. La ‘risoluzione’ divide la storia del PCC in quattro fasi, la quarta è quella di Xi, la ‘nuova era’, descritta come il ritorno della Cina ad essere una grande potenza.

Ambizione della grande potenza, una sorta di Make China Great Again secondo Filippo Fasulo, dimostrata fin dai primi passi alla guida del PCC nel 2012, con la visita simbolica alla mostra “Strada verso il ringiovanimento” in Piazza Tienanmen, il soggetto del ringiovanimento è proprio la Cina e la volontà è quella di tornare ‘grandi’, come lo si era prima dell’influenza occidentale, entro il 2049. Dunque, la politica di accentramento è giustificata da questa narrazione ideologica, dal raggiungimento di obiettivi epocali e dall’affrontare rischi esterni ed interni: i ‘Cigni neri’ ed i ‘Rinoceronti grigi.

Cosa è successo, quindi, tra il 16 ed il 22 ottobre 2022? Xi Jinping è stato eletto Segretario Generale per un ulteriore quinquennio e, all’interno degli organismi direttivi, sono stati selezionati tutti componenti molto vicini a lui. Non è invece successo un azzeramento delle Istituzioni del Partito e Xi non ha assunto la carica che era propria di Mao Tse-tung, quella di ‘Presidente del Partito’.

Sarà molto importante continuare ad osservare i prossimi passi di Xi e del Partito Comunista Cinese, conclude Fasulo, per capire se la Cina riuscirà a raggiungere gli obiettivi che si è fissata in un contesto internazionale più ostile, con una riduzione della crescita economica ed un sempre maggiore scontro con gli Stati Uniti d’America.

 

* Studente del Corso di Laurea Magistrale in Politiche pubbliche - Modelli e strumenti per la gestione del welfare e dello sviluppo sostenibile (MOST) 

Leggi l'articolo di FIlippo Fasulo sul numero 6/2022 della Rivista "Vita e Pensiero"

 

 

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