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Il futuro capovolto

Il futuro capovolto

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di Sara Settimio*

 

È ora disponibile il libro Il futuro capovolto. Per una mappa degli immaginari distopici del XXI secolo, che indaga i motivi e le forme della rinnovata vitalità delle distopie. Come scrive Damiano Palano nel suo saggio introduttivo, citando Mark Fisher, Realismo capitalista (2018), «un tempo i film e i romanzi distopici erano esercizi di immaginazione in cui i disastri agivano come pretesto narrativo per l’emersione di modi di vivere nuovi e differenti» entro cui pensare il futuro ed evitare la fine del mondo, mentre, oggi, gli scenari offerti da questo genere di narrazioni sembrano suggerire che la fine del mondo sia già avvenuta e che «molto probabilmente il futuro non porterà altro che reiterazione e ripermutazione di quanto già esiste», cioè il ripetersi dei nostri peggiori incubi (pp. 17-18).

Mentre la crisi della democrazia si approfondisce e le sue stesse condizioni di possibilità sono messe costantemente in discussione, le distopie sono ancora in grado di cogliere tutte le inquietudini e le paure del nostro tempo: non solo ne aggiornano il catalogo, ma mettono al loro servizio linguaggi e modalità espressive rinnovate.

La «mappa degli immaginari distopici del XXI secolo» è tracciata nel volume da contributi diversi, che indagano la distopia da differenti prospettive. Ad esempio, ripercorrendo la nascita, l’affermazione e i percorsi del termine “distopia” nel vocabolario socio-politico dell’Otto Novecento, e mettendo in relazione la narrativa distopica con i contesti storici, politici e sociali che forgiano e ispirano le distopie (Manuela Ceretta). Oppure indagando il suo rapporto con altri sottogeneri, come la fantascienza, con cui intrattiene un rapporto complesso e fruttuoso, o l’ucronia, che, a partire da un fatto storico realmente accaduto, sviluppa scenari controfattuali, mai realizzatisi, che si prestano a sviluppi inediti e stimolano così ulteriori riflessioni a partire dalla domanda What if? (Federico Trocini). O, ancora, richiamando gli elementi fondamentali che definiscono almeno in forma generale una distopia e sviluppando una tassonomia dei sotto-filoni tematici più importanti dalla produzione classica a quella contemporanea (Luca G. Castellin).

Rilevante è anche il contributo di Paolo Carelli, Mattia Galli, Massimo Scaglioni e Anna Sfardini, che presentano l’Atlante delle distopie mediali promosso e curato dal CerRTA il Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi di cui sono essi stessi componenti di rilievo. L’Atlante ha come obiettivo non solo il “censimento” delle serie TV distopiche, ma evidenziare attraverso questo importante strumento la numerosità dei titoli, la varietà delle tematiche e delle forme di rappresentazione nonché l’ampiezza del loro successo, fornendo materiali per ulteriori riflessioni interdisciplinari. In effetti, la mappa fornita dall’Atlante si dimostra un eccellente strumento di approfondimento del ruolo che le distopie possono assumere nella conoscenza di elementi chiave della politica contemporanea, quali, ad esempio, la polarizzazione dell'opinione pubblica e le modalità di espressione della bubble democracy.

Per le sue caratteristiche, il racconto distopico, insomma, non solo è di nuovo al centro dell’attenzione degli studiosi, oltre che del pubblico, ma si dimostra in grado di leggere la realtà odierna: presentando società del già e del non ancora, mondi alternativi che non esistono ma incarnano le più pressanti paure della nostra società, oltre che collocarsi in fondo a chine pericolose che sembrano già intraprese, svolgono ancora una funzione di critica e denuncia morale, rivelando chiaramente il proprio valore politico, oltre che polemico.

Il confine tra realtà e finzione è sempre mutevole, e anche per questo le distopie possono evidenziare quali minacce incombono sul nostro tempo, e anche se non potranno mai indicare come salvarsene, ci ricordano continuamente con cosa la società e la politica devono misurarsi.

* Studentessa del Corso di Laurea Magistrale in Politiche Europee e Internazionali

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