Intervista

La partecipazione salverà l'Europa?

La partecipazione salverà l'Europa?

Condividi su:

 

di Saverio Gileno*

 

"Ci sono tantissime iniziative e proposte", osserva Federico Terreni, Policy & Advocacy Manager dello European Movement International, "che offrono la possibilità di rafforzare la democrazia europea ed avvicinarla ai suoi cittadini". A margine dell'incontro, Listen to People. Promuovere la partecipazione dei cittadini in Italia e in Europa, tenuto il 6 marzo 2023, in Università Cattolica del Sacro Cuore, abbiamo rivolto alcune domande a Terreni per comprendere problemi e prospettive della partecipazione dei cittadini all'Unione europea.

 

Nel nostro Paese, la partecipazione alla vita politica, alle elezioni, ad associazioni e partiti è diminuita in modo netto nel corso degli anni, fino alle ultime elezioni amministrative di Lazio e Lombardia che hanno visto una partecipazione del 40% circa. Come spiega questo fenomeno? La politica non interessa più o non riesce a cogliere i bisogni delle persone, e, dunque, stimolare la partecipazione?

La partecipazione politica è diminuita in tutta Europa negli ultimi anni. L’astensionismo dilaga in tutto il continente, a partire dall’Italia, un paese che storicamente ha vantato elevatissimi tassi di partecipazione elettorale in passato. La nostra ricerca intitolata “Listen to People” mostra che i cittadini italiani si sentono abbandonati dallo Stato e di conseguenza impotenti, alienati. La stragrande maggioranza degli italiani è convinta di essere senza voce, di non essere ascoltata dalla classe politica. Per questi ed altri motivi, la fiducia nei confronti della democrazia e delle istituzioni politiche è in progressivo calo. Questa tesi trova riscontro nei risultati delle nostre indagini, dalle quali si evince un sempre minore sostegno verso la democrazia ed il suo funzionamento, soprattutto in risposta allo scoppio della guerra in Ucraina.

Diversi fattori incidono su questo clima di sfiducia e disaffezione, a partire dalla crisi dei partiti, i quali hanno perso quel potere di mobilitazione e attrazione proprio dei decenni successivi alla fine del secondo conflitto mondiale. Inoltre, ritengo che l’assenza di un’offerta politica innovativa che risponda in maniera concreta alle sfide del nostro tempo non farà altro che allontanare ulteriormente l’elettorato dalle urne. Gli eletti si sono distaccati dagli elettori, quasi come se fosse venuta a mancare la sintonia tra le esigenze dei cittadini e l’agenda politica. Per questo motivo, l’elettore è sempre più disaffezionato e meno incentivato a partecipare attivamente alla vita politica. L’appartenenza si sta dissipando.

Quello che abbiamo assodato in maniera inequivocabile nel nostro lavoro è che anche quelle porzioni della società che più sostengono la democrazia hanno bisogno di stimoli per essere mobilitate. Lo stesso discorso vale per le elezioni europee dell’anno prossimo. È possibile che tutti questi elementi che contribuiscono ad allontanare i cittadini dalla politica, esacerbati dall’ascesa della destra nazionalista euroscettica che ambisce a destabilizzare l’Europa e promuovere un’agenda reazionaria, contribuiranno a indebolire sempre di più la democrazia e la partecipazione in Europa. Le elezioni del 2019 hanno visto la partecipazione di 200 milioni di cittadini, la più alta affluenza alle urne dal 1994, espressione di un forte interesse per l’Unione europea che non possiamo permetterci di trascurare.

 

Lei è Policy & Advocacy Manager dello European Movement International, crede che il vasto universo degli enti, delle Istituzioni e dei progetti dell’Unione europea, da ultimo la Conferenza sul Futuro dell’Europa, possano essere concretamente stimolo a una nuova partecipazione democratica, in particolare nel contesto Europeo che troppo spesso è visto come lontano dalle persone?

Una cosa che non smetto mai di ripetere è il fatto che l’Unione europea offre al pubblico una moltitudine di strumenti per partecipare alla vita politica europea e avere una voce. Le consultazioni pubbliche promosse dalla Commissione europea, l’iniziativa dei cittadini europei, le petizioni al Parlamento europeo e le denunce al Mediatore europeo sono solo alcuni esempi. Tuttavia, come si denota da uno studio recente commissionato dalla commissione affari costituzionali del Parlamento europeo, questi strumenti sono sconosciuti al grande pubblico e vengono utilizzati in maniera sporadica. I motivi sono diversi: l’Unione europea continua ad essere vista come un enorme apparato distante e inaccessibile; vi è una disparità di accesso a questi strumenti; e la frammentazione dell’apparato partecipativo dell’Unione europea complica il tutto. In altre parole, è necessario rendere la partecipazione democratica nell’Unione europea più accessibile ed attraente.

La Conferenza sul Futuro dell’Europa e le assemblee dei cittadini hanno dato ai cittadini europei l'opportunità di partecipare al processo decisionale e di esprimere le loro opinioni sull'Unione europea e su come potrebbe essere migliorata, dimostrando che la nostra democrazia può essere rafforzata unendo il lavoro dei rappresentanti eletti con il contributo dei cittadini e della società civile organizzata. L’European Movement International (EMI) e molti dei suoi membri hanno preso parte a questa iniziativa. Per noi è stato chiaro fin da subito che i cittadini vogliono avere un ruolo attivo nella definizione delle decisioni politiche. Le raccomandazioni della Conferenza ci dicono che gli europei ritengono che solo una risposta europea comune possa risolvere le sfide che si trovano ad affrontare. La partecipazione della società civili e dell’universo degli enti è fondamentale in questo contesto.

Per essere azionisti attivi del corpo politico, i cittadini devono sentirsi impegnati al di là delle urne e devono essere in grado di partecipare e influenzare il processo decisionale e migliorare la democrazia. Le assemblee transnazionali di cittadini della Conferenza non solo hanno aumentato la qualità delle decisioni politiche ma hanno anche rappresentato uno strumento costruttivo per lo sviluppo di un dialogo più stretto tra cittadini e istituzioni politiche. Questo processo deve continuare.

 

Approfondendo il tema europeo, Lei ritiene che si possa considerare, a oggi anche dopo gli scandali del Qatargate, il sistema istituzionale e politico dell’Unione Europea come un esempio di democrazia?

Il Qatargate è uno scandalo deplorevole che ha chiaramente messo in luce la fragilità della democrazia. Il Parlamento europeo ha sempre rappresentato la sede della democrazia europea, l’unica istituzione dell’Unione europea direttamente eletta e questo rende tutto più frustrante. Temo che ci vorrà ancora del tempo per capire appieno la portata e gravità di questo scandalo. Il problema è che di tempo non ne abbiamo, soprattutto visto l’avvicinarsi delle elezioni europee.

L’Unione europea è un esempio di democrazia che ha garantito la pace e la libertà per oltre settant’anni. Cionostante, come ho già detto, non possiamo sederci sugli allori e dare la democrazia per scontata. Il Qatargate, come la guerra in Ucraina, ne sono la prova lampante.

Quello che è chiaro, a mio avviso, è il bisogno immediato di riformare le istituzioni europee per rafforzare la democrazia. Temi quali la trasparenza e la responsabilità politica devono essere la priorità dell’Unione europea e dei suoi stati membri. Ritengo necessaria una discussione politica seria sul miglioramento del funzionamento democratico dell’Unione europea. Ci sono tantissime iniziative e proposte che offrono la possibilità di rafforzare la democrazia europea ed avvicinarla ai suoi cittadini, come l’elezione del Presidente della Commissione europea (il cosiddetto “Spitzenkandidaten principle”) o la riforma della legge elettorale dell’Unione europa. Un altro esempio, come possiamo continuare ad accettare il fatto che i negoziati interistituzionali nel contesto della procedura legislativa ordinaria tra Consiglio dei ministri, Commissione europea e Parlamento europeo (i cosiddetti “trilogues”) avvengano a porte chiuse e che non esistano documenti, aggiornamenti o informazioni di alcun genere sul loro progresso?

La democrazia va difesa, protetta e costantemente aggiornata e migliorata, soprattutto per far fronte alle sfide degli ultimi anni e a quelle che ci aspettano.

 

* Studente del Corso di Laurea Magistrale in Politiche Pubbliche

 

Data

Condividi su:

Newsletter

Iscriviti alla newsletter