Redazione
Il 18 novembre 2025 il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha presentato al Consiglio Supremo di Difesa il documento strategico intitolato “Il contrasto alla guerra ibrida: una strategia attiva”. Il non-paper delinea con urgenza una diagnosi chiara: l’Italia — per la sua posizione geopolitica, le sue infrastrutture critiche, la sua vulnerabilità energetica e la centralità nel Mediterraneo — è già soggetta a una guerra non convenzionale, continua, multidominio, condotta da attori statuali e non-statuali.
Niente più conflitti tradizionali sul modello delle trincee o delle colonne corazzate, ma azioni miste: cyber-attacchi, sabotaggi, coercizione economica, guerra cognitiva, disinformazione, pressioni sulla sicurezza energetica, uso di droni “grigi”, operazioni sotto soglia — in un continuum strategico che mira a erodere la coesione sociale, minare la fiducia nelle istituzioni, alterare la percezione pubblica e compromettere la stabilità dello Stato. Per il governo italiano non è più tempo di un approccio “reattivo”: serve una strategia attiva, preventiva, integrata, capace di agire su più fronti prima che la minaccia diventi irreversibile.
Il rapporto parte da una definizione operativa: per minaccia ibrida si intendono “azioni coordinate in più domini, condotte da attori statuali e non-statuali, al di sotto della soglia del conflitto armato tradizionale”. Gli strumenti sono molteplici:
- dominio cibernetico — attacchi hacking, intrusione nelle reti, sabotaggi informatici;
- infrastrutture critiche — porti, aeroporti, reti energetiche, comunicazioni, sistemi vitali del Paese;
- manipolazione dell’informazione e guerra cognitiva — disinformazione, deepfake, propaganda online, destabilizzazione dell’opinione pubblica;
- coercizione economica — pressione sulle filiere strategiche, dipendenze energetiche;
- “pressione grigia” militare — uso di droni, spionaggio, presenza parastatale, operazioni sotto soglia in forma non dichiarata;
Il quadro è chiaro: la guerra contemporanea non ha più necessariamente la forma tradizionale di un conflitto armato aperto, ma opera attraverso la frammentazione dei domini — cibernetico, informativo, economico, infrastrutturale, psicologico — colpendo la struttura dello Stato e la resilienza sociale. Il documento delinea una mappa delle fragilità che rendono l’Italia un obiettivo appetibile per attacchi ibridi:
- Dipendenza energetica e filiere strategiche: per la particolare struttura del sistema energetico e la dipendenza da forniture esterne — ciò espone il Paese a pressioni economiche, ricatti, interruzioni o sabotaggi.
- Infrastrutture critiche diffuse: porti, aeroporti, reti elettriche, sistemi di comunicazione, trasporti — tutti potenziali bersagli.
- Ecosistema politico-sociale fragile: l’Italia sarebbe vulnerabile a operazioni di disinformazione, polarizzazione, pressione sul dibattito pubblico, indebolimento della coesione sociale.
- Rilevanza strategica del territorio: per la sua posizione nel Mediterraneo, come ponte tra Nord Africa, Medio Oriente e Europa, l’Italia riveste un ruolo chiave.
In sostanza: non si tratta di scenari remoti o ipotetici, ma di un contesto reale in cui vulnerabilità strutturali e dipendenze critiche si sommano, offrendo al potenziale aggressore un ventaglio di opzioni per attaccare l’Italia su più piani. Per far fronte a queste minacce, il non-paper propone una strategia integrata multidominio e multidisciplinare, che include:
- Costituzione di una “Arma Cyber”: una forza specializzata — composta da personale militare e civile — destinata a presidiare il dominio cibernetico nazionale, con capacità operative e di deterrenza.
- Istituzione di un “Centro Nazionale per il Contrasto alla Guerra Ibrida”: organismo di coordinamento che monitori minacce, raccolga informazioni, promuova contromisure su tutto lo spettro — cyber, economico, informativo, infrastrutturale.
- Scudo anti-drone e rafforzamento delle difese aeree e marittime: per contrastare le nuove minacce “sotto soglia”, come droni e attacchi asimmetrici.
- Rafforzamento della resilienza istituzionale e sociale: protezione delle infrastrutture critiche, riduzione delle dipendenze strategiche, intelligence, strumenti normativi aggiornati, coordinamento con alleati (NATO, UE).
- Approccio proattivo, non reattivo: il documento sottolinea la fine dell’era della “difesa passiva” e l’esigenza di una postura attiva, capace di anticipare le minacce, identificarle e neutralizzarle.
Secondo il Ministro Crosetto, l’Italia non può più permettersi risposte tardive: la guerra ibrida non è un’eventualità, ma la condizione permanente in cui vive il Paese. Il dominio cibernetico non è un sottofondo ma un teatro primario: il non-paper individua il cyber come “moltiplicatore di potenza”, indispensabile per operazioni di sabotaggio, spionaggio, manipolazione informativa e destabilizzazione. L’informazione e la percezione pubblica sono diventate terreno di guerra: attacchi cognitivi, disinformazione, propaganda manipolativa, manipolazione algoritmica — colpiscono al cuore della democrazia e dell’identità collettiva. Il confine tra guerra e pace diventa sfumato: non più date e fronti, ma minacce continue e pervasive, spesso “invisibili”, che operano con mezzi tecnologici, economici e informativi. Serve una visione integrata di sicurezza nazionale — non solo militare, ma civico-istituzionale e sociale: proteggere infrastrutture, media, coesione sociale, filiere strategiche, istituzioni democratiche.

Pur con il merito di offrire una diagnosi aggiornata e concreta, il non-paper solleva anche nodi che restano da chiarire:
- Trasparenza e oversight democratico: come si garantisce che l’“Arma Cyber” operi nel rispetto delle garanzie civili e costituzionali? Quali limiti normativi a potenziali abusi?
- Equilibrio tra sicurezza e libertà: la guerra cognitiva e la disinformazione vanno contrastate, ma con quali strumenti che non finiscano per restringere libertà di comunicazione, dissenso, pluralismo mediatico?
- Coordinamento internazionale e regolamentazione europea/NATO: la minaccia è transnazionale; servono standard comuni, cooperazione, scambio di intelligence, difesa integrata. Il documento lo richiama — ma restano da definire modalità e tutele.
- Prevenzione vs reazione: occorre uno sforzo culturale e istituzionale di lungo periodo — resilienza della società, educazione civica, media literacy, rafforzamento delle infrastrutture critiche — non solo investimenti tecnologici.
Con “Il contrasto alla guerra ibrida”, l’Italia riconosce che la minaccia non è più lontana, astratta o futura: è già in corso. E dichiara la volontà di reagire con strumenti nuovi, moderni, integrati, per difendere lo Stato, la democrazia e la coesione sociale. Ma più che una vittoria — quella che servirà è una guardia costante, una vigilanza democratica permanente, un rinnovato patto tra istituzioni, cittadini, media e società civile. Perché la guerra ibrida non brucia le città: erosione lenta, invisibile, pervasiva.
Il non-paper segna un passaggio fondamentale: l’Italia entra ufficialmente in una nuova era della sicurezza nazionale. Resta da vedere se saprà difendersi con la stessa determinazione con cui il nemico attacca.