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Can Democracy Deliver?

Can Democracy Deliver?

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di Valerio Alfonso Bruno

 

L'Open Society Foundations ha recentemente commissionato un sondaggio, realizzato nel periodo compreso tra maggio e luglio 2023, con l’obiettivo di valutare gli atteggiamenti, le preoccupazioni e le speranze dei un campione composto da più di 36.000 cittadini appartenenti a trenta Stati, la cui popolazione complessiva ammonta ad oltre 5,5 miliardi di persone. Il sondaggio della Open Society, rete di fondazioni internazionali fondata da George Soros con lo scopo di sostenere finanziariamente gruppi di società civile in tutto il mondo e di promuovere giustizia, istruzione, sanità pubblica e media indipendenti è uno dei più grandi studi mai condotti sull'opinione pubblica globale in materia di diritti umani e democrazia. Lo studio ha interrogato i partecipanti sul tema della democrazia e dei diritti umani, nonché sulle sfide importanti che i loro Paesi e il mondo devono affrontare.

La democrazia è in grado di fornire ciò di cui le persone hanno più bisogno?

Ad una prima veloce lettura, stando allo studio intitolato Open Society Barometer: Can Democracy Deliver?, i giovani di tutto il mondo avrebbero meno fiducia sul fatto che la democrazia sia in grado di mantenere le sue promesse rispetto a tutte le altre fasce d'età prese in considerazione dal sondaggio; mentre tra coloro che hanno più di 56 anni, il 26% sarebbe addirittura favorevole a un leader forte che elimini assemblee ed elezioni. Sebbene gli intervistati, soprattutto i più giovani, abbiano in effetti espresso una serie di gravi preoccupazioni concernenti la loro vita quotidiana (dal cambiamento climatico alla violenza politica, fino alla possibilità di mangiare a sufficienza) i risultati indicano non solo che la democrazia è generalmente popolare e che la grande maggioranza delle persone desidera vivere in uno Stato democratico (in media, l'86% degli intervistati), ma anche la speranza che il proprio Paese costruisca relazioni con le democrazie piuttosto che con i governi autoritari (in media il 65%) e l’opinione che le democrazie contribuiscano più dei paesi autoritari alla cooperazione internazionale (in media 66%).

Lo studio è stato concepito in quattro sezioni: (1) democracy and rights, (2) equity and justice, (3) people’s priorities, (4) power and politics. Di seguito sono riportati i risultati più importanti che emergono dal sondaggio relativamente alle quattro aree, accompagnati da alcune riflessioni.

1. Democrazia e diritti: “La democrazia rimane forma di governo preferita, ma un terzo degli intervistati è favorevole ad un governo guidato dall'esercito o da un leader forte incurante di parlamento ed elezioni”

Per la sezione principale, Democracy and Rights, come già accennato, la democrazia rimane la forma di governo più popolare a livello globale, con l'86% degli intervistati che desidera vivere in uno Stato democratico e quasi due terzi (62%) che la preferiscono a qualsiasi altro sistema. Solo il 20% ritiene che i Paesi autoritari più capaci di realizzare "ciò che i cittadini vogliono". Solo il 16% degli intervistati pensa che gli Stati autoritari siano migliori delle democrazie nell'affrontare il cambiamento climatico, da molti identificato come la principale preoccupazione del mondo. Sorprendentemente, anche nei Paesi in cui c'è più simpatia per l'autoritarismo, le persone sono scettiche sulla sua capacità di agire. Gli intervistati ritengono inoltre che i propri valori siano più allineati con quelli degli Stati Uniti (29%) o del Regno Unito (27%) rispetto a quelli della Cina (15%) o della Russia (12%). All'affermazione "i diritti umani riflettono i valori in cui credo", una media del 71% si è dichiarata d'accordo, con solo il 9% in disaccordo; tra i Paesi con il maggior sostegno a tale affermazione vi sono la Nigeria (86%), il Kenya (85%), il Bangladesh, la Colombia e l'Etiopia (ciascuno 82%) e l'India (80%). L’opinione molto diffusa che i diritti civili e politici sarebbero una priorità nei Paesi ad alto reddito, mentre i diritti economici e sociali nei Paesi a medio e basso reddito, non sembra essere vera stando al sondaggio. C'è anche un notevole sostegno alla responsabilità quando i diritti vengono violati. Una media globale del 63% concorda sul fatto che "strumenti come il divieto di viaggiare e il congelamento dei conti bancari sono utili per assicurare alla giustizia i violatori dei diritti umani". Sebbene il sostegno ad un sistema democratico sia più alto, circa un terzo degli intervistati afferma che un governo guidato dall'esercito o da un leader forte, che non si preoccupi del parlamento o delle elezioni, sia un buon modo di governare (33 per cento e 32 per cento rispettivamente). L’età sembrerebbe essere un fattore decisivo nel modellare tali atteggiamenti verso la democrazia. C'è infatti meno entusiasmo tra i giovani (fascia 18 e i 35 anni) per la democrazia, con il 57% che lo preferisce ad altre forme di governo, rispetto alla fascia d’età superiore a 56 anni (71% in media).

2. Equità e giustizia: “Le promesse mancate della democrazia?”

Per la sezione Equity and Justice, l'insicurezza alimentare e la fame hanno un impatto notevole sulle persone nei Paesi sia ad alto che a basso reddito. Nei 30 Stati presi in esame, quasi la metà (49%) degli intervistati ha dichiarato di aver faticato a sfamare se stesso o la propria famiglia nell'ultimo anno. In Bangladesh, come negli Stati Uniti, il 52% delle persone si è dichiarato d'accordo con questa affermazione. Per quanto riguarda i diritti umani, quasi due intervistati su cinque concordano con l'affermazione “i diritti umani non proteggono me e la mia famiglia" mentre il 42% ritiene che le leggi del proprio Paese non li proteggano. È inoltre diffusa la percezione che i diritti umani siano applicati in modo selettivo a livello globale. Alla domanda se i diritti umani siano "usati dai Paesi occidentali per punire i Paesi in via di sviluppo", in media il 42% si è detto d'accordo. A differenza degli intervistati nella maggior parte dei Paesi europei, negli Stati Uniti è più probabile che siano d'accordo (34%) che in disaccordo (28%). Gli intervistati hanno dimostrato un diffuso timore che i disordini politici possano sfociare in violenza: una maggioranza globale del 58% si è dichiarata d'accordo con l'affermazione "Temo che i disordini politici nel mio Paese possano sfociare in violenza nel prossimo anno". Il timore è stato più elevato in Sudafrica e Kenya (79%), Colombia (77%), Nigeria (75%), Senegal (74%), Argentina e Pakistan (entrambi 73%). Ma anche la maggior parte delle persone dei Paesi ad alto reddito sono preoccupate, in particolare circa due terzi degli intervistati negli Stati Uniti e in Francia. Un numero altrettanto significativo (42%) di persone in tutto il mondo non ritiene che "le leggi del proprio Paese tengano al sicuro persone come loro". L'insicurezza è particolarmente percepita in Brasile (74%), Argentina (73%), Sudafrica (72%), Colombia (65%), Messico (60%), Nigeria (60%), Italia (53%) e Senegal (52%), ove la maggioranza è in disaccordo con tale affermazione. Infine, il 69% degli intervistati ritiene che la disuguaglianza economica tra i Paesi sia una sfida maggiore, quest'anno, rispetto al precedente: almeno la metà degli intervistati si dichiara d'accordo in tutti i Paesi intervistati tranne due (Giappone e Ucraina, rispettivamente 48 e 46%), con un consenso maggiore registrato tra i Paesi dell'Africa, dell'America Latina e del Medio Oriente.

3. Priorità delle persone: “Povertà, corruzione e cambiamento climatico”

Per la sezione People’s priorities, la corruzione batterebbe perfino il cambiamento climatico e la povertà quando gli intervistati sono stati interrogati sulla sfida più importante per il proprio Paese. Quasi un quarto delle persone (23%) ha scelto questa risposta e quasi un quinto (19%) ha affermato che la corruzione sia il problema con il maggiore impatto sulla propria vita. La corruzione a livello nazionale è risultata la priorità più alta sia Africa che in America Latina, ma anche in Asia e Russia. Il 70% degli intervistati è preoccupato che il cambiamento climatico possa colpirli entro l'anno prossimo. In particolare, alla domanda su quali fossero le modalità in cui temevano che il cambiamento climatico li avrebbe colpiti, il 50% ha risposto di temere eventi meteorologici estremi. I fenomeni migratori non sono una delle principali preoccupazioni degli intervistati: sono all'ultimo posto nella classifica delle sfide nazionali, con appena il 7% delle persone a livello globale che li selezionano quale preoccupazione principale; due terzi degli intervistati (66%) sono d'accordo sul fatto che i Paesi dovrebbero aprire vie più sicure e legali per i rifugiati, mentre solo il 13% non è d'accordo. Gli intervistati dei Paesi europei ad alto reddito hanno ritenuto le migrazioni un problema più importante rispetto a quelli dei Paesi a basso reddito.

4. Potere e politica: “USA o Cina. Quale Paese rispecchia maggiormente i propri valori?”

Per la sezione Power and Politics, alla domanda su quale Paese sarà il più influente entro il 2030, Cina e Stati Uniti primeggiano, rispettivamente con il 32 e il 26%, con il supporto maggiore per la Pechino registrato in Africa, Asia e America Latina, mentre Washington è sostenuta da percentuali elevate provenienti dall'Europa dell'Est. Per quanto concerne la percezione della Cina il sostegno più entusiasta è arrivato da parte di Pakistan (76%), Etiopia (72%) ed Egitto (71%). I meno positivi sono stati invece Giappone (3%), Germania (14%), Ucraina (15%), Regno Unito, Polonia e Francia (16%) e Italia (17%). Circa un terzo degli intervistati in India (32%) ritiene che l'ascesa della Cina avrà un effetto positivo, mentre quasi la metà (46%) pensa che avrà un effetto negativo. Negli Stati Uniti, invece, un quarto degli intervistati (25%) ha registrato dati positivi rispetto a quasi la metà (48%) di quelli negativi.

In conclusione, come rispondere alla domanda posta dagli autori dello studio commissionato da Open Society, “Può la democrazia funzionare?”. Secondo gli autori dello studio, dal sondaggio emergerebbero complessivamente segnali positivi, perché la democrazia come ideale continua a esercitare un fascino diffuso. Tuttavia deve ancora dimostrare d’essere davvero in grado di fornire risultati concreti migliori rispetto a quelli conseguiti da altre forme di governo.

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