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La crisi politica cilena come spia sullo stato di salute delle democrazie

La crisi politica cilena come spia sullo stato di salute delle democrazie

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di Tommaso Rossi*

 

La traiettoria compiuta dal sistema politico cileno può essere una spia sullo stato di salute delle democrazie? Questo l’interrogativo posto e articolato da Enrico Padoan, ricercatore presso la Scuola Normale Superiore di Siena, nel corso dell’incontro "Chile despertó" (de mal humor) Politica e antipolitica: lezioni dal Cile che si è tenuto mercoledì 23 novembre 2022.

Aprendo l’incontro Damiano Palano ha ricordato che: il Cile non è una grande potenza, è un paese significativo ma il suo peso geo-economico non è paragonabile a quello del Brasile. Dal punto di vista politico però l’attenzione è sempre stata abbastanza forte anche a causa di eventi significativi, come il colpo di stato del 1973, e tutto ciò che ha rappresentato per gli esperimenti di socialismo democratico in Italia.

Il colpo di stato del generale Pinochet dell’11 settembre 1973, in cui Salvador Allende venne destituito ed assassinato, ha segnato infatti la storia cilena ed ha avuto importanti effetti anche in Italia. Dopo il 1988 il Cile diventa un nuovo laboratorio politico di transizione democratica, caratterizzato da una grande stabilità politica, che è anomalia in America Latina, immune da crisi e proteste, ma diventa soprattutto laboratorio di riforme neoliberali. Questo quadro si è incrinato a partire dal 2019, come spiegato da Padoan nella sua introduzione.

Il Cile, oggi governato dal giovane Presidente socialista Gabriel Boric, sta vivendo una fase di instabilità dopo un lungo periodo di tranquillità politica e di sperimentazione democratica. L’apice della crisi è riscontrabile – spiega Padoan – il 4 settembre 2022 con la vittoria del “no” al “plebiscito de salida”, il referendum costituzionale dal voto obbligatorio per approvare o meno le modifiche alla Costituzione, risalente ancora al periodo dittatoriale. Il referendum ha però visto una netta vittoria del fronte del rifiuto al processo costituzionale: “un risultato prevedibile – sostiene Padoan – ma come ha fatto un Paese, che nel 2019 scese in piazza, chiese un cambio costituzionale ed ottenne una straordinaria vittoria sia alle politiche che all’Assemblea costituente, a perdere il referendum?”.

Questo l’interrogativo che ha condotto Padoan a ripercorrere la crisi iniziata nel 2019 ed a sostenere che il sistema partitico e sociale cileno sia molto fragile.

Le proteste in Cile del 2019, conosciute come Estallido social e nate contro l’aumento del costo del biglietto della metropolitana della capitale cilena, hanno visto l’ascesa di una nuova classe politica e la strutturazione di un grande accordo partitico verso una nuova Costituente per superare la Costituzione di Pinochet, in cui, come spiegano i giuristi, vi erano delle Enclavi Autoritarie legate al periodo precedente. Secondo le parole di Ostiguy (2022): “la protesta cilena raccolse nel solo concetto di ‘dignità’ tutte le richieste della popolazione (…) Tutto il non ascoltato per vent’anni di neoliberismo (…)  favorì questa mobilitazione”.

Ma come si è passati in pochi anni dall’affermazione di una grande mobilitazione sociale e dalla vittoria di giovani esponenti socialisti, ad un esito che potrebbe essere definito come ‘reazionario’ al referendum di ratifica? 

Enrico Padoan spiega questo deficit del sistema con una lunga ed articolata elaborazione concettuale, sintetizzabile con la rottura intempestiva della logica equivalenziale del movimento di protesta, la sovrastima delle forze sociali, ed il non aver riconosciuto l’urgenza di mettere in discussione la politica in generale e non l’articolazione Costituzionale. Inoltre, evidenzia Padoan, “analizzando i principali sondaggi sulla fiducia della popolazione verso le istituzioni cilene, vi si rileva una scarsa rappresentatività e capacità di articolazione delle richieste da parte del sistema partitico”.

La volatilità del processo democratico e riformatore cileno può ritenersi quindi un’indicativa spia generale sullo stato delle democrazie. L’opposizione perenne verso le politiche o il sistema politico stesso, il porre come soluzioni esclusivamente la tecnica, l’indebolirsi dei partiti – un tempo fondamentali per articolare e strutturare le domande della popolazione – coniugati ad un eterno movimento populista, un bacino di domande insoddisfatte e di scarsa articolazione della rappresentanza: tutto ciò può produrre, come sta avvenendo in Cile, un sistema democratico fallato. Il risultato non può quindi che essere una funzione espressiva del dissenso dei rappresentati, unita alla presenza di forti personalismi mediatici.

* Studente del Corso di Laurea Magistrale in Politiche pubbliche - Modelli e strumenti per la gestione del welfare e dello sviluppo sostenibile (MOST) 

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