intervista

Intelligenza Artificiale e giornalismo: l’etica non è automatizzabile

Intelligenza Artificiale e giornalismo: l’etica non è automatizzabile

Condividi su:

 

Lo scorso 1° giugno è entrato in vigore il nuovo Codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti, un testo che aggiorna principi e responsabilità della professione in un contesto mediatico in rapida trasformazione. Le novità introdotte incidono in modo significativo sulle pratiche quotidiane dell’informazione e pongono questioni cruciali per la tutela della libertà e della qualità del giornalismo. Per approfondire questi aspetti abbiamo intervistato il Professor Ruben Razzante, uno dei maggiori esperti di diritto dell’informazione, con il quale abbiamo discusso il senso delle nuove regole e le sfide che attendono la professione. Questa conversazione si inserisce nel quadro delle attività del seminario organizzato in Università Cattolica lo scorso 31 ottobre, nell’ambito del Modulo Jean Monnet EU-Media Freedom.

Che ragioni c'erano per emanare un nuovo codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti?

L’emanazione di un nuovo Codice deontologico si è resa necessaria per diverse ragioni. Innanzitutto perché il contesto dell’informazione è profondamente cambiato: il giornalismo oggi si situa in un ecosistema digitale segnato dai social media, dall’uso di algoritmi e dall’Intelligenza Artificiale (AI), elementi che pongono nuove responsabilità e nuovi rischi etici. L’obiettivo del nuovo Codice è quello di riunificare, aggiornare e rendere più chiari i principi fondamentali della professione, rafforzandone la coerenza. C’era l’esigenza di ribadire con maggiore forza i valori centrali del giornalismo, ossia il rispetto della dignità delle persone, la tutela dei soggetti vulnerabili, la parità di genere, il contrasto ai linguaggi discriminatori e l’affidabilità dell’informazione come bene pubblico. Perciò, esso è nato per offrire uno strumento attuale e adeguato alle sfide della contemporaneità.

Quali sono le novità principali del nuovo testo?

Le novità principali riguardano la sua struttura unitaria e più chiara, che supera la frammentazione dei precedenti testi e offre alle giornaliste e ai giornalisti un quadro di riferimento più semplice e accessibile. Sul piano dei contenuti, viene rafforzata l’attenzione al rispetto della dignità delle persone, al contrasto dei linguaggi d’odio e delle discriminazioni, alla tutela dei soggetti vulnerabili e alla parità di genere, con indicazioni più esplicite sull’uso responsabile delle parole e delle immagini. Una novità particolarmente significativa è l’introduzione di una disposizione specifica sull’uso dell’Intelligenza Artificiale, prevista dall’articolo 19 del Codice. Per la prima volta si afferma in modo chiaro che l’AI può essere utilizzata come strumento di supporto all’attività giornalistica, senza andare a sostituire la responsabilità professionale. Inoltre, l’articolo richiama i principi di trasparenza, verificabilità delle fonti e controllo umano, ponendo dei limiti all’uso di tali sistemi che possano compromettere l’accuratezza dell’informazione o i diritti delle persone. Perciò, il nuovo testo aggiorna i principi deontologici alla realtà del giornalismo contemporaneo, tenendo insieme innovazione tecnologica e tutela dei valori fondamentali della professione.

In materia di Intelligenza Artificiale quali sono gli obblighi deontologici dei giornalisti?

In materia di Intelligenza Artificiale, il nuovo Codice ribadisce che la responsabilità dell’informazione resta sempre in capo ai giornalisti. L’uso di sistemi di AI non esonera dal dovere di verificare le fonti, controllare l’accuratezza dei contenuti, garantire la correttezza delle informazioni e prevenire la diffusione di notizie false o fuorvianti. I giornalisti, inoltre, hanno l’obbligo di dichiarare in modo trasparente l’eventuale utilizzo dell’AI nella produzione dei contenuti, quando questo incide in modo significativo sul processo informativo. Il Codice richiama anche il rispetto dei diritti fondamentali della persona, della dignità umana, della non discriminazione e della tutela dei dati personali, evitando l’uso di strumenti algoritmici che possano amplificare bias, stereotipi o violazioni della privacy. Quindi, l’Intelligenza Artificiale è solamente uno strumento di supporto; l’etica, la responsabilità e l’autonomia professionale restano elementi irrinunciabili del lavoro giornalistico.

Il primo articolo del nuovo Codice riproduce fedelmente l'art.2 della legge professionale dei giornalisti. Che cosa significa questo sul piano operativo?

La riproduzione fedele dell’articolo 2 della legge professionale nel primo articolo del nuovo Codice deontologico rafforza il legame diretto tra etica e professione. Sul piano operativo significa che i principi fondamentali del giornalismo non sono affermazioni astratte, ma obblighi giuridici e professionali immediatamente applicabili. Per i giornalisti questo comporta che ogni scelta editoriale, dall’utilizzo delle fonti al linguaggio, dalla selezione delle notizie fino alle nuove pratiche digitali, deve essere valutata alla luce di quei principi fondativi. In altre parole, il Codice chiarisce che la deontologia non è un fattore aggiuntivo rispetto alla legge, ma la sua traduzione concreta nell’esercizio quotidiano della professione, anche nei contesti più innovativi come l’informazione online e l’uso delle tecnologie digitali.

Come giudica il lavoro dei Consigli di disciplina, chiamati a far rispettare tali principi deontologici?

I Consigli di disciplina svolgono una funzione centrale nel garantire il rispetto dei principi deontologici e la credibilità della professione giornalistica. Il loro compito non è punitivo in senso stretto ma di garanzia. Essi applicano le regole con criteri di proporzionalità, tenendo conto del contesto, della gravità dei fatti e del comportamento complessivo del giornalista. Quando operano con autonomia, competenza e trasparenza, i Consigli contribuiscono a rafforzare la fiducia dei cittadini nell’informazione e a tutelare la libertà di stampa come valore pubblico. Tuttavia, è fondamentale che siano messi nelle condizioni di lavorare con strumenti adeguati e tempi certi, perché l’efficacia della disciplina è parte integrante della qualità del sistema informativo.

Ha ancora un senso avere un Ordine dei giornalisti nell'era della multimedialità e della digitalizzazione spinta?

Sì, l’Ordine dei giornalisti ha ancora senso, proprio perché il contesto digitale e multimediale ha reso l’informazione più fragile e più esposta ai rischi. Nell’epoca attuale, vista la centralità dei social media e ora anche dell’Intelligenza Artificiale, l’Ordine rappresenta un presidio di responsabilità, a tutela non solo dei giornalisti ma anche e soprattutto dei cittadini. Il suo ruolo non è quello di limitare l’innovazione ma piuttosto di accompagnarla, stabilendo regole comuni sull’etica, la trasparenza, la verifica delle fonti e il rispetto dei diritti. In un ecosistema informativo sempre più affollato, l’Ordine continua a dare senso alla professione giornalistica come servizio pubblico fondato su competenza, autonomia e responsabilità.

 

  Project 101175844 – EU – MEDIA FREEDOM

 

 

Data

Condividi su:

Newsletter

Iscriviti alla newsletter