Intervista

Il futuro della Turchia dopo la vittoria di Erdogan

Il futuro della Turchia dopo la vittoria di Erdogan

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di Francesco Morici, Saverio Gileno, Sara Settimio *

 

Le elezioni presidenziali appena concluse in Turchia hanno rappresentato un momento cruciale per il destino del paese e per il futuro del suo sistema politico. Il risultato ha visto la riconferma del presidente Recep Tayyip Erdogan, che ha così ottenuto un nuovo mandato per governare. Tuttavia, al di là di questa vittoria elettorale, emerge la conferma del rischio sempre più evidente di un sistema autoritario consolidato.

Queste elezioni hanno suscitato un grande interesse sia all’interno del Paese sia all’estero, anche a causa di una campagna elettorale animata e della partecipazione di diversi candidati.

Tuttavia, il contesto in cui si è svolto questo appuntamento elettorale solleva importanti interrogativi sulla democrazia e sullo stato dei diritti umani in Turchia. L’ulteriore riconferma di Erdogan ha rafforzato le preoccupazioni di coloro che temono una deriva autoritaria sempre più marcata in Turchia. Con l'aumento del potere presidenziale, accentuato dal sistema di governo presidenziale adottato nel 2018, si teme che il presidente Erdogan possa continuare ad accentrare potere nelle sue mani, indebolendo le istituzioni democratiche e limitando la separazione dei poteri.

Risulta, dunque, fondamentale analizzare la campagna elettorale che si è svolta e gli effetti della vittoria di Erdogan. Abbiamo posto alcuni interrogativi a Ahmet T. Kuru, Professore di Scienza politica e Direttore del “Center for Islamic and Arabic Studies” dell’Università di San Diego.

 

Quale è stato, secondo lei, il tema più importante in questa campagna elettorale? Quale idea di Turchia sottostà alla vittoria di Erdoğan?

Per il Presidente Recep Tayyip Erdogan, l’argomento più importante delle elezioni presidenziali turche del maggio 2023 è stato la continuazione del suo regime, mentre per l’opposizione era la sua fine. In altre parole, nessuno dei due schieramenti ha considerato le elezioni come un semplice passaggio di potere, bensì come un cambio di regime. Ciò è dovuto alla longevità del periodo in cui Erdogan ha detenuto il potere dapprima come Primo ministro e successivamente come Presidente. Durante questi due decenni, egli ha instaurato un sistema di governo autocratico, che sarebbe potuto crollare se avesse perso le elezioni. Ma ciò non è accaduto.

Erdogan ha fatto di tre fattori i pilastri della sua campagna. In primo luogo, ha utilizzato il conservatorismo religioso. Ha motivato il suo elettorato con gesti simbolici come trasformare di nuovo Santa Sofia in una moschea. In secondo luogo, si è presentato come un potente leader dei nazionalisti turchi. Durante la campagna presidenziale, ha enfatizzato le corazzate, i droni e le altre armi prodotte dall'industria militare turca. Infine, ha fatto leva sul clientelismo. Ha continuato a fare riferimento a nuove risorse petrolifere, che la sua amministrazione sosteneva di aver scoperto, e ha promesso di distribuire risorse di rendita per combattere la povertà crescente.

 

Quando si parla di Turchia, non si può evitare di parlare del rapporto tra autorità centrale (e della maggioranza della popolazione) e le minoranze etniche, come quella curda, o religiose, come quella degli Aleviti, della quale Kılıçdaroğlu fa parte. Anche se non direttamente, quanto ha influito il fatto che Kılıçdaroğlu è espressione di una minoranza spesso discriminata e che ci siano anche dei curdi tra i suoi sostenitori?

Prima della dichiarazione ufficiale della candidatura di Kılıçdaroğlu da parte dei partiti dell’opposizione, molti analisti sottolineavano che questa sarebbe stata una candidatura rischiosa. Hanno enfatizzato il fatto che – secondo quasi tutti i sondaggi – sia il sindaco di Instanbul, Ekrem Imamoglu, sia il sindaco di Ankara, Mansur Yavas, erano molto più popolari rispetto tanto di Erdogan quanto di Kılıçdaroğlu. Tuttavia, Kılıçdaroğlu ha insistito sulla propria candidatura

I conservatori religiosi turchi di matrice sunnita sono un considerevole gruppo in Turchia e hanno votato in massa per Erdogan. Non volevano vedere Kilicdaroglu, che è nato a Dersim, una città popolata sia da Aleviti sia da Curdi, diventare presidente. Molti fra costoro avrebbero potuto votare per Imamoglu o Yavas. Kilicdaroglu si è assunto un rischio e ha perso le elezioni.

 

Come pensa si svilupperà la situazione in Turchia dopo la vittoria di Erdoğan? Ci sarà un inasprimento del sistema autoritario turco? Quale direzione potrebbero prendere le relazioni con l’Europa?

La Turchia è un Paese autoritario da molti anni. Dopo la sua rielezione, Erdogan può aumentare il livello di autoritarismo: è solo una questione di grado. Per quanto riguarda la politica estera. Erdogan ha assunto un approccio anti-occidentale per quasi un decennio. È probabile che continui su questa strada.

 

* Studenti della Laurea magistrale in Politiche pubbliche, studentessa della Laurea magistrale in Politiche europee e internazionali. 

 

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