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Il D.O.G.E. di Washington

Il D.O.G.E. di Washington

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Francesco Morici

 

È difficile pensare che la scelta dell’acronimo per il nuovo dipartimento per l’efficienza governativa, D.O.G.E., sia stata ispirata al termine italiano che indicava la massima autorità della repubblica veneziana: il Doge. Ma anche quest’ultimo aveva dei limiti, che non poteva superare. L’istituzione del Department of Government Efficiency, voluto fortemente dal presidente Donald J. Trump e dal suo più grande alleato Elon Musk, rappresenta il segnale più tangibile del ridimensionamento della pubblica amministrazione federale.

Dopo che il presidente Trump ha annunciato l’istituzione del D.O.G.E. attraverso un ordine esecutivo, ha deciso di inserirlo all’interno del braccio esecutivo invece di creare un comitato consultivo esterno. L’ordine stabilisce che un ufficio esistente della Casa Bianca, chiamato U.S. Digital Service – un’unità che lavora principalmente su progetti tecnologici del Governo e che è inserita all’interno dell’Office of Management and Budget – verrà rinominata “U.S. D.O.G.E. Service”. Inoltre, l’ordine esecutivo ha indicato che un team D.O.G.E. formato da almeno quattro dipendenti, che potrebbe includere dipendenti governativi speciali, potrebbe essere assegnato ad ogni agenzia, come ad esempio il dipartimento del Lavoro o quello del Tesoro. Questi team dovrebbero avere ciascuno un team leader, un ingegnere, un esperto in risorse umane e un avvocato. I diversi D.O.G.E. team, che saranno inseriti in ogni agenzia/ministero federale dopo essere stati scelti dal direttore dell’agenzia/ministero in accordo con l’amministratore del D.O.G.E., affiancheranno il D.O.G.E. centrale. Il dipartimento guidato da Elon Musk è definito come una “temporary organization” con una data di scadenza: il 4 luglio 2026 (data fortemente evocativa negli Stati Uniti d’America). Di rilevante importanza è che la struttura è di diretta nomina presidenziale e il suo staff riferisce direttamente al presidente Trump circa l’avanzamento del piano di trasformazione digitale del governo federale. Il compito principale del D.O.G.E., stando al testo dell’ordine esecutivo, è quello di dare il via ad una “Software Modernization Initiative” per migliorare la qualità e l’efficienza dell’infrastruttura di rete e la componente IT della pubblica amministrazione americana.

Il D.O.G.E. nei primi due mesi di attività ha già intrapreso alcune azioni importanti. Il Dipartimento ha spedito i suoi agenti all’Ufficio dei servizi fiscali del Dipartimento del Tesoro, che controlla oltre 5.000 miliardi di dollari di esborsi, tra cui i pagamenti dei sussidi previdenziali e di Medicare, i rimborsi fiscali e gli stipendi dei dipendenti federali. I funzionari del D.O.G.E. volevano accedere a due sistemi chiave: il Payment Automation Manager e il Secure Payment System. Anziché ottemperare alla richiesta, David Lebryk, il funzionario più alto in grado del Tesoro, è andato in pensione. Nel frattempo, il Dipartimento sta tentando di ridurre drasticamente USAID, la principale organizzazione americana di aiuti esteri che finanzia progetti in dozzine di paesi. Anche il nostro Paese è stato coinvolto indirettamente. Nel mese corrente i lavoratori civili italiani nelle basi americane, che sono dotati di un account Exchange dovranno rispondere alla richiesta del D.O.G.E. in merito all’attività svolta durante la settimana precedente. Tra le possibili sanzioni, in caso di mancata risposta al proprio supervisore, è previsto anche il licenziamento. La vicenda ha fatto scattare l’allarme dei sindacati italiani, in particolare Fisascat Cisl e Uiltucs, che hanno chiesto un incontro urgente all’ambasciata USA in Italia, ribadendo che “i dipendenti civili italiani sono assoggettati unicamente alle leggi del loro Paese e agli accordi bilaterali: la richiesta di rispondere alla mail è illegittima”. Questo è un esempio delle modalità operative del Dipartimento guidato da Elon Musk.

Un ulteriore aspetto da sottolineare è l’utilizzo massiccio delle ultime tecnologie, in particolare dell’intelligenza artificiale, da parte dei funzionari del D.O.G.E. Per esempio, il Dipartimento voleva che la General Services Administration adottasse un prodotto in particolare: una chatbot AI che potesse collegarsi al portale principale dell'agenzia, l’Enterprise Data Solution. Lo strumento avrebbe permesso ai tecnici del Doge di porre all’AI domande formulate con un linguaggio semplice e ottenere risposte dai vasti archivi di dati governativi. Ma gli informatici della Gsa sapevano che il progetto che il D.O.G.E. aveva in mente era molto più complesso di quanto sembrasse. Il Dipartimento ha poi sostituito parte dei 1.500 dipendenti federali della General Services Administration (Gsa), non appena sono stati licenziati, con l’intelligenza artificiale della chatbot GSAi. La chatbot sarà impiegata per automatizzare attività come preparare bozze per email, scrivere codice o riassumere testi, in futuro potrà essere usato anche per l’analisi dei contratti e gli approvvigionamenti.

Se da un lato le azioni del D.O.G.E. non cessano, dall’altro le contromosse non si sono fatte attendere. La notizia di poche settimane fa che i giudici federali James Bredar e William Alsup hanno emesso due sentenze che bloccano i licenziamenti voluti dal Dipartimento. La motivazione di Aslup è che i licenziamenti in sei agenzie sono stati diretti dall’Office of Personnel Management e da un direttore ad interim, Charles Ezell, che non aveva l’autorità per farlo. Mentre quella di Bredar è che l’amministrazione ha ignorato le leggi previste per i licenziamenti su larga scala. Bredar ha ordinato di fermare i licenziamenti per almeno due settimane e di riportare la forza lavoro allo status quo precedente all’inizio dei licenziamenti. In questo caso il giudice si è allineato a quasi due dozzine di Stati che hanno intentato causa all’amministrazione federale sostenendo che i licenziamenti di massa sono illegali e stanno già avendo un impatto sui governi statali che cercano di aiutare i disoccupati. Secondo le stime, si parla di quasi 24mila dipendenti coinvolti. L’amministrazione Trump ha già annunciato che farà appello.

La vicenda del D.O.G.E., essendo di recentissima creazione, necessita di ulteriori analisi e approfondimenti, ma rimangono alcuni interrogativi. Tralasciando il potenziale conflitto d’interessi di Elon Musk - il “Doge” di Washington -, l’aspetto che più incuriosisce un attento osservatore è la parola “efficienza” inserita nell’acronimo del nuovo dipartimento. Quanto è legittimo sacrificare in nome di una non precisata “efficienza governativa”? Come e con quali strumenti si misura l’efficienza del settore pubblico? Quale impatto avrà l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sull’efficientamento delle pubbliche amministrazioni contemporanee? Queste sono alcune delle domande alle quali è necessario dare delle risposte. Sicuramente alla prima domanda una risposta è stata fornita dalle battaglie legali in corso, dove si assiste allo scontro tra la volontà di un Governo e i limiti posti dalla Legge.

 

 

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