Redazione
Nel 2024, più di sessanta paesi hanno votato in quello che gli osservatori hanno definito il “super anno elettorale”. Mai come allora l’impatto delle tecnologie digitali sui processi democratici è apparso così evidente, e così problematico. Dalla disinformazione alimentata da intelligenza artificiale alle campagne via messaggi criptati e influencer, il mondo ha sperimentato un laboratorio globale di politica digitale. Il nuovo report The Election Year 2024 and Tech Policy around the World: What Lessons for the European Union? dell’International IDEA e della European Partnership for Democracy individua i principali rischi e indica le priorità per l’Unione europea, che nel 2024 ha a sua volta rinnovato il Parlamento e reso pienamente operativo il Digital Services Act (DSA).
Dagli Stati Uniti all’India, dal Brasile alla Romania, le lezioni sono chiare. Negli USA la mancanza di una normativa unitaria ha creato un “patchwork” di regole statali e policy aziendali che ha lasciato spazio a campagne disinformative mirate. In Brasile, invece, il Tribunal Superior Eleitoral ha anticipato l’Europa imponendo l’obbligo di etichettare i contenuti politici generati da IA e vietando i deepfake elettorali, ma restano ambiguità nell’applicazione. In Romania, la vicenda TikTok — con spot politici non dichiarati e algoritmi opachi — ha messo in luce le debolezze del nuovo DSA e la necessità di rafforzare la vigilanza europea. Il rapporto evidenzia cinque criticità principali:
- Frammentazione normativa: l’efficacia delle regole dipende da una applicazione coerente fra livello europeo e nazionale: oggi mancano coordinamento e risorse per le autorità di vigilanza.
- Intelligenza artificiale: l’AI Act non copre pienamente gli usi elettorali dell’IA, come micro-targeting o deepfake politici. Gli autori invocano una lettura estensiva che includa esplicitamente questi rischi fra quelli “ad alto rischio”.
- Soft law inefficace: codici di condotta e linee guida possono essere utili, ma senza sanzioni reali restano lettera morta. Occorrono regole vincolanti su pubblicità online e uso dell’IA in campagna.
- Nuove forme di influenza: messaggistica privata ed influencer politici aggirano le norme esistenti. Le piattaforme devono identificare e dichiarare i contenuti a pagamento anche in questi spazi.
- Cause offline dei problemi online: disinformazione e odio nascono da polarizzazione, sfiducia e crisi dei media tradizionali. Servono politiche educative e riforme del modello economico delle Big Tech che premia il conflitto e la viralità.
Nonostante l’avanzata regolatoria, l’Europa resta esposta a nuovi rischi. Le regole ci sono, ma sono “giovani e fragili”. Molte autorità nazionali non hanno ancora nominato i Digital Services Coordinators, e le grandi piattaforme spingono per indebolire l’enforcement del DSA e dell’AI Act. Il caso romeno mostra come la trasparenza sui finanziamenti elettorali online e l’obbligo di etichettare gli spot politici siano ancora largamente disattesi.
La raccomandazione centrale del report è chiara: coordinamento ed esecuzione sono la vera sfida democratica del decennio digitale. Senza un impegno politico costante nell’applicazione delle norme, le leggi resteranno gusci vuoti, mentre le piattaforme continueranno a modellare il dibattito pubblico secondo logiche di mercato più che di cittadinanza. Tra le proposte concrete:
- rafforzare la cooperazione fra Commissione e autorità nazionali;
- espandere l’AI Act ai sistemi utilizzati per influenzare le elezioni;
- regolare la pubblicità politica online con standard vincolanti;
- creare un meccanismo europeo di allerta rapida per disinformazione ed elezioni;
- investire in alfabetizzazione digitale e trasparenza dei finanziamenti politici online.
Il 2024 ha segnato l’inizio di una nuova fase: le democrazie non possono più limitarsi a contrastare gli abusi digitali dopo che si verificano; devono anticiparli. La sfida non è solo tecnica ma politica: garantire che l’ecosistema digitale serva il dibattito civico e non la sua distruzione. Come conclude il rapporto, “la credibilità della democrazia europea si giocherà sulla capacità di rendere la tecnologia trasparente, responsabile e al servizio dei cittadini”.