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Cile, una nuova svolta a destra?

Cile, una nuova svolta a destra?

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di Tomás Leighton e José Acevedo

 

Il 7 maggio i cileni sono stati chiamati alle urne per eleggere il Consiglio costituzionale, l’assemblea che dovrà decidere sulla nuova carta costituzionale e sostituire il vecchio testo, risalente al 1980 e alla stagione di Augusto Pinochet. Nel referendum dello scorso settembre gli elettori avevano già bocciato la proposta di nuova Costituzione, sostenuta dal giovane presidente Gabriel Boric ed elaborata dalle forze di sinistra. E le consultazioni del 7 maggio hanno confermato questa tendenza, registrando la vittoria della destra radicale rappresentata dal Partito Repubblicano di José Antonio Kast, che ha ottenuto il 35,41% dei voti (e la maggioranza dei seggi nel Consiglio). La formazione di Kast – che molti giudicano come una sorta di epigono cileno di Donald Trump e Jair Bolsonaro – ha superato notevolmente la destra tradizionale (21,1%), mentre la coalizione progressista (che si presentava con liste separate) è uscita nettamente sconfitta.

L’esito delle elezioni, oltre a rendere molto complicato il processo di revisione della costituzione, segna probabilmente un momento di svolta per la politica cilena. Nel 2019 le proteste studentesche avevano aperto la strada all’ascesa di un blocco di sinistra radicale, guidato proprio da Boric, ex leader di quelle mobilitazioni. Ma ora la tendenza sembra essersi invertita. Come osservano Tomás Lieghton e José Acevedo su “Nueva Sociedad”, è ancora presto per dire se la nuova destra radicale di Kast sarà in grado di conservare il sostegno popolare. Ma la percentuale di elettori che a settembre bocciarono il progetto di nuova costituzione è molto simile a quella dei consensi ottenuti dall’opposizione nelle elezioni del Consiglio costituzionale (intorno al 62%). Il centro politico appare in via di sparizione. E, soprattutto, la destra radicale si è rivelata capace di assumere quel ruolo di collettore del risentimento e dell’ostilità nei confronti dell’establishment che nel recente passato aveva sancito la vittoria del blocco progressista. Mentre chi, come Boric, si trova a gestire il potere, vede dissolversi in un batter d’occhio il proprio capitale di consensi.

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