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Argentina: Milei contro Massa

Argentina: Milei contro Massa

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di Samuele Mazzolini

 

In Argentina, i sondaggi che prevedevano un trionfo di Javier Milei, il candidato anarco-capitalista e vero e proprie mattatore della campagna elettorale per via delle sue esuberanti sfuriate contro la casta politica e lo Stato, sono stati invece ribaltati. Rispetto alle primarie svoltesi in agosto (un appuntamento obbligatorio e simultaneo per tutti i partiti che fornisce una prima rilevazione degli orientamenti politici del paese), il primo turno elettorale ha infatti visto il riscatto del peronismo, rappresentato da Sergio Massa, impostosi con il 36,68%. Secondo Milei, che ottiene il 29,98% dei consensi e vola così al ballottaggio che avrà luogo il 19 novembre. Terza, e quindi fuori dai giochi, la conservatrice Patricia Bullrich con il 23,8%.

In molti si sono chiesti cosa abbia indotto la popolazione argentina a votare per Massa, attuale Ministro dell’economia (con un’inflazione che si attesta al 140% annuo, la cui avanzata era stato chiamato a frenare appena nominato) di un governo ampiamente screditato, contenendo così l’ascesa di Milei, che sembrava inarrestabile. Di certo, le primarie agostane hanno reso chiaro che le possibilità di quest’ultimo di giungere alla Casa Rosada erano reali, uno scenario che fino a qualche mese prima pareva piuttosto inverosimile. La minaccia di disboscare lo Stato a colpi di motosega, brandita scenicamente più riprese durante la campagna elettorale, gli ha permesso di conquistare un nutrito seguito di elettori disillusi dalla politica tradizionale e stanchi di una crisi economica che pare non aver mai fine, ma ha contemporaneamente spaventato chi riconosce nello Stato un palliativo e una rete di sicurezza sociale insostituibile. La violenza delle sue esternazioni ha fatto il resto. Definito “el loco” (il matto), ha pubblicamente detto dello Stato che è come “un pedofilo in un asilo, con i bambini incatenati e imbrattati di vaselina”. O ancora che “tra la mafia e lo Stato, preferisco la mafia. La mafia ha dei codici, la mafia mantiene le promesse, la mafia non mente, la mafia compete”. Tempo fa aveva definito Papa Francesco “il rappresentante del male sulla terra”; da ultimo, il suo mentore Alberto Benegas Lynch aveva paventato la possibilità di interrompere le relazioni diplomatiche con il Vaticano in caso di vittoria. Ma fanno discutere anche proposte come la dollarizzazione dell’economia argentina, la legalizzazione della compra-vendita di organi e la chiusura di vari ministeri, tra cui quelli della salute e dell’educazione.

Sarebbe tuttavia ingiusto non prendere in considerazione i meriti di Massa. Politico dalle ambizioni personali illimitate, è riuscito a posizionarsi come il candidato serio, affidabile, sensato, arrivando persino a invocare un governo di unità nazionale. La normalità è stata in tal senso la sua carta vincente, dimostrando capacità di interlocuzione trasversale, dalla signora del mercato alla direttrice del Fondo Monetario Internazionale (con cui l’Argentina mantiene un debito di 44 mila milioni di dollari, contratto infelicemente dall’ex Presidente conservatore Mauricio Macri). Ha inoltre mantenuto un rapporto positivo con Cristina Fernández de Kirchner, la cui area politica è componente fondamentale del peronismo, ma facendo capire che da presidente rimarrà lontano dalle sue posizioni radicali e non tollererà le diatribe tra le varie anime del movimento che hanno funestato l’attuale governo.

Quali sono le prospettive in vista del ballottaggio del 19 novembre? Gli elettori di Patricia Bullrich non sono un blocco omogeneo e pertanto non tutti i suoi voti sono necessariamente destinati a finire a Milei. La Unión Civica Radical, partito dell’alleanza Juntos por el Cambio che ha candidato Bullrich, ha fatto capire di non volerne sapere di appoggiare Milei in vista del secondo turno. Massa ha già cercato di sedurre questo settore la notte stessa delle elezioni, mettendo in rilievo che sono accomunati da valori democratici, quali l’educazione pubblica e l’indipendenza dei poteri. Probabilmente Massa godrà dell’appoggio di buona parte dei voti ricevuti dalla trotskista Myriam Bregman, mentre resta da capire cosa faranno gli elettori del peronista di destra e governatore della provincia di Córdoba, Juan Schiaretti. Dal canto suo, Milei, alla ricerca di nuovi voti, ha già contraddetto il suo totale ripudio della casta politica e abbassato sostanzialmente i toni degli ultimi mesi.

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