L’Almanacco

 Bibliografico

 
 

 

 

 

 

 

 


50, giugno 2019

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

  Sommario

 

 

I 50 numeri de “L’Almanacco Bibliografico”

di Edoardo Barbieri……..….……………….........p. 1

Recensioni.…………………………………....p. 3

Spogli e segnalazioni……………….…...p. 15

(indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 35

Cronache convegni e mostre……..…p. 36

Taccuino………………………………….……..p. 40

 

La questione

 

I cinquanta numeri de “L’Almanacco Bibliografico”

di Edoardo Barbieri

«L

e ricorrenze di un periodico sono sempre importanti. Quando si cerca di spiegare agli studenti la natura di una pubblicazione periodica, oltre alla sua “periodicità”, occorre far capire che le riviste hanno tutte una data di inizio e tutte anche una di fine, anche se di solito non è programmaticamente prefissata… Quindi arrivare a 50 numeri di un trimestrale come il nostro non è cosa da poco. È una grazia. Vogliono dire esattamente dodici anni e mezzo di lavoro (considerando sempre che ci fu anche un numero zero di prova che fu per noi importantissimo, perché raccolse consensi e osservazioni – forse ancora più preziose! – di tanti amici: ricordo solo i nomi di Luigi Balsamo e Alessandro Olschki perché non ci sono più). Sono circa 2.500 (!!!) pagine di informazioni disponibili on line e ora ricercabili grazie al PDF complessivo di tutti i numeri pubblicati (un’altra novità significativa, introdotta dal n° 30 del giugno 2014, è la disponibilità di una versione liquida che permette la lettura su vari tipi di device). Significa anche che intorno ad AB si è costruita tutta la sfaccettata attività del CRELEB che, se ha oggi circa un 50% delle proprie attività dedicate al progetto “Libri ponti di pace” condiviso con l’Associazione Terra Sancta, ha però nel lavoro per AB una sua articolazione importante, sia il costante servizio gratuito che rende all’esterno, sia per il continuo aggiornamento cui costringe chi vi collabora. Dal materiale inviato per recensione ad AB nasce anche l’ormai ricca raccolta documentaria del CRELEB che, se manca ancora di spazi adatti alla sua piena fruizione, costituisce però un nucleo informativo noto, cui ricorrono per argomenti specialistici allievi, amici e colleghi. Dei collaboratori degli inizi molti ormai si occupano di altro, alcuni sono invece rimasti “nei secoli fedeli”, altri più giovani se ne sono aggiunti. Lo scopo di AB si è mantenuto sempre lo stesso: cercare di informare in maniera veloce ed efficace su cosa accade nel mondo della storia del libro e delle biblioteche in Italia (e, per quel che si può, nel mondo). Il confine non è mai rigido, lasciando aperte molte virtuose interferenze, anche con l’ambiente (spesso assai tecnicistico) della biblioteconomia, anche nella sua sottocategoria della catalogazione. Mai, invece, abbiamo accettato la perniciosa riduzione della bibliografia a “information science”, nonostante qualche collaborazionista con il nemico alligni anche tra le file dei colleghi della disciplina. Il lavoro è sempre affannoso e (per colpa mia) un po’ confuso: d’altra parte gli spazi assai angusti in cui siamo costretti a lavorare rendono anche solo la distribuzione dei voll. tra i collaboratori non sempre lineare. Non parliamo dell’archiviazione di libri e articoli: sebbene il sistema, molto primitivo, che abbiamo adottato per il catalogo ci consente di rintracciare quasi tutto, la collocazione in doppia fila di molto materiale, oltre a rischiare di deteriorarlo, ne complica quantomeno l’accesso. Poi, è logico: più persone mettono mano e più confusione c’è! Non è mia intenzione però cedere alla tentazione della lamentatio cui tutti oggi sembra sempre ricorrano: vorrei invece fare quattro osservazioni positive. Innanzitutto che AB (con tutti i suoi limiti che noi conosciamo meglio di tutti!) comunque esprime al meglio il compito e lo spirito del CRELEB, il Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca dalla cui attività è generato. Uno spirito di servizio che produce iniziative di formazione e informazione offerte a studenti, dottorandi, giovani ricercatori non meno che a bibliotecari, colleghi e studiosi, spesso in partnership con altre istituzioni (si chiacchera molto di terza missione: noi la facciamo da dieci anni…). In secondo luogo che AB svolge un servizio che è offerto gratuitamente a tutti: l’open access (anche qui, quanti se ne riempiono la bocca e non fanno nulla o quasi… percependo spesso stipendi e finanziamenti ad hoc, cosicché svolgono realmente concorrenza sleale con l’attività editoriale imprenditoriale…) è la filosofia di AB, ma anche della collana “Minima bibliographica” o dei cataloghi delle mostre di Gerusalemme, persino di tutto il materiale pubblicato nel sito libriantiqui.it. Non solo AB è offerto gratuitamente, ma chi lo realizza non percepisce alcun compenso: si tratta di un’opera di volontariato culturale meritoria che corrisponde alla necessità della disseminazione dei risultati della ricerca scientifica. Da ultimo la novità di questi mesi, la vittoria di un PRIN coi colleghi Patrizia Bertini Malgarini della LUMSA, Neil Harris di Udine e Paolo Tinti di Bologna. Per volontà comune, AB affiancherà all’immagine del consueto venditore di almanacchi anche un apposito logo (ce lo sta disegnando l’amico Riccardo Olocco), divenendo nei prossimi anni anche quello che potremmo definire “l’organo ufficiale” del progetto, onde poterne diffondere iniziative (speriamo numerose!), lavori, risultati… Credo sia un passaggio importante. Tutto ciò, naturalmente, non appena si potrà iniziare. Nel momento in cui scrivo, infatti, tutto è bloccato a causa di due ricorsi al TAR e di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica… Ora, certamente, ciascuno ha tutto il diritto di contestare e ricorrere secondo i meccanismi che la convivenza democratica consente. Che per il ricorso di 3 si blocchi il lavoro di X persone mi pare invece ingiusto. Il problema mi pare, infatti, un po’ diverso. Io per ciò che riguarda concorsi etc. uso sempre il verbo “vincere”, mai né “ottenere” né “meritare”. Credo infatti ci sia una tale dose di aleatorietà in qualunque scelta o selezione, che occorre essere felici quando ti capita, cercare di sopportare quando non ti capita e sperare che la ruota giri. Tutto qua. Se si sapessero esattamente le caratteristiche necessariamente presenti (la ricetta alchemica, diciamo) in un progetto finanziato, tutti le perseguirebbero! Non credo quasi mai al giudizio (positivo o negativo) di giudici che non so cosa capiscano dei miei lavori: tutti i PRIN che sono stati “premiati” sono sicuramente eccellenti, ma altrettanto eccellenti saranno probabilmente stati anche alcuni altri progetti che per ragioni misteriose non hanno ottenuto il medesimo punteggio. Certo, da un lato fa impressione che alcuni riescano a “vincere” sempre (anche nel nostro settore è successo per molti anni…), dall’altro che chi non ha vinto questa volta pesti i piedi (o peggio). D’altronde, per usare le parole di Dante, la Fortuna gira e «vostro saver non ha contasto a lei / questa provede, giudica, e persegue / suo regno come il loro li altri dèi. / Le sue permutazion non hanno triegue; / necessità la fa esser veloce; / sì spesso vien chi vicenda consegue» (Inf. VII).

P.S. Dimenticavo, per questa volta Montag l’abbiamo mandato in vacanza: se lo meritava…

 

 

Scuola estiva “Beniamino Burstein” 2019

Libri di viaggio tra Medioevo ed Età moderna

La scoperta culturale, religiosa e visiva del Vicino Oriente

Torrita di Siena, Residence Il Convento

26-29 agosto 2019

Un’iniziativa per studenti universitari, neolaureati e dottorandi di ricerca: informazioni qui.

Iscrizioni entro il 14 luglio 2019

 

Recensioni

050-A Barbier (Frédéric), Histoire d’un livre. La Nef des fous de Sébastien Brant, Préface de Michel Espagne, Postface de István Monok, Paris, Ed. des Cendres, 2018, pp. 240, ISBN 978-2-86742-281-2, € 32. Se le éditions des Cendres ci hanno da anni abituati ai loro elengantissimi vol. (penso ai cataloghi delle belle mostre della Mazarina), in questo caso del tutto eccezionale è anche il contenuto presentato. Non solo per il suo oggetto, il testo di Brant (editio princeps Basel, Johann Bergmann, 1494), assai noto, forse meno letto, sicuramente centrale (quantomeno in una prospettiva transalpina), ma per il metodo usato. Si tratta infatti della ricostruzione del “ritratto” di un libro, sia nel senso dell’opera col suo a., ma anche in quello di un prodotto editoriale con le sue illustrazioni, le sue edizioni, i suoi lettori. L’a. cioè, rompendo consciamente con lo schema storiografico francese (e non a caso il discorso trova mano mano punti d’appiglio in una seletta schiera di auctoritates citate esplicitamente nel testo, da Febvre a Gilmont, da Huizinga, a Schenda), propone un’opera storiografica innovativa che, iuxta sua propria principia, varrà come modello per altre ricerche di questo tipo. Non a caso il prefatore si interroga proprio su come «l’histoire du livre peut ajouter à l’histoire d’une transmission écrite» (p. 7); ancora più esplicitamente l’a. spiega a p. 13: «Étudier, à travers un livre emblématique, la manière dont fonctionne le nouveau média de l’imprimé, et comprendre comment ces transformations mêmes du média peuvent être révélatrices de phénomènes beaucoup plus larges et plus profonds, tel est l’enjeu de l’enquête que nous ouvrons aujourd’hui». Dopo una sorta di excusatio per la sua trattazione non solo in francese ma francesocentrica (si parla di Nef des fous e non di Narrenschiff, si utilizza la bella versione francese di Nicole Taubes…), l’a. punta l’attenzione sul frangente storico nel quale nasce l’opera di Brant, caratterizzato da una certa ossessione per la morte e la salvezza eterna, e dalla particolarità dell’area storica nella quale si pone (il bacino del Reno), qualificata da una forte concentrazione di studia universitari e dalla precoce diffusione dell’arte tipografica. Si passa poi a una efficace presentazione della figura del giurista Sebastian Brant (1458-1521) che da Strasburgo si trasferì, prima come studente e poi come insegnante, a Basilea (importante centro editoriale per la grande disponibilità di biblioteche religiose e per la presenza di intellettuali legati all’università), per poi far ritorno nella città natale: uomo assai religioso, non alieno da un’autentica aspirazione a un rinnovamento della vita ecclesiastica, è inserito in una rete di “umanesimo cristiano” piuttosto vivace, in stretto rapporto con le vicende cittadine e politiche, non meno che col mondo dei tipografi, in particolare il Bergmann. Il testo della Nef ha un contenuto didascalico molto forte, coniugato però con un’eccezionale attenzione allo strumento impiegato: la scelta del volgare (tedesco), la memorizzabile scrittura in versi, la suddivisione in brevi capitoli ognuno dedicato a un tema, l’ampio uso di illustrazioni appositamente preparate. Il viaggio marino rappresentato è quello della vita umana, nella quale i folli – spalleggiandosi tra loro – credono di potersi imbarcare senza un reale impegno da parte loro, accontentandosi di vanità, sciocchezze, forme vacue o esteriori (anche religiose, ma persino i tipografi non sono alieni dal rischio, visto che «beaucoup impriment et peu corrigent», cap. 48). Il cap. successivo mira a presentare l’iniziativa editoriale del 1494 in tutti i suoi aspetti, innanzitutto collocandola all’interno della produzione vernacolare (e in particolare tedesca) del XV sec., e analizzando la scelta di inserirvi ben 114 legni, dei quali 109 non ripetuti. In alcuni casi, al di là dei rilievi degli storici dell’arte che vi hanno scorto anche la mano di Dürer, si può indagare la complessa iconografia, sempre in rapporto assai stretto col testo cui si riferisce, o alcuni errori, con lo scambio tra loro di legni abbastanza simili. Dovendo ora passare a un’analisi dettagliata della conformazione bibliologica del vol., l’a. si interroga sul significato ermeneutico della bibliografia analitica, riuscendo così a motivare e introdurre un’attenta analisi delle diverse edizioni, di ristampe e nuove traduzioni, che assicurano dell’immediato e assai largo successo del testo prima in terra germanofona, poi nei territori francofoni, poi (attraverso il latino) un po’ in tutta Europa. Si trapassa qui facilmente dalla fortuna vera e propria dell’opera alle sue “figliazioni”, come la “nave delle folli” di Josse Badius, o l’Encomium Moriae di Erasmo. L’a., contro molte facili generalizzazioni (a oggi in MEI sono registratiin tutto 65 esemplari per 14 edizioni – quasi tutte latine, più qualcosa in francese e pochissimo in tedesco – sulle 26 edizioni note, a segnalare quante aree restino ancora del tutto scoperte…), si interroga su quali fonti si possano usare per analizzare la recezione della Naf: anche se un generoso scandaglio delle note di possesso e lettura sugli esemplari superstiti permette una serie di importanti rilevazioni sugli ambienti nei quali il testo fu diffuso nonché sui passi condotti dalle edizioni persino nel mercato antiquario e collezionistico, resta essenziale unire tali osservazioni, per loro natura casuali e sporadiche, alle più tradizionali fonti come quelle storico-letterario-bibliografiche. Si noti, a esempio, la considerazione che Trithemius propone già nel suo De scriptoribus ecclesisticis del 1494 (lo stesso anno della princeps) laddove, parlando del Brant annota che «compilavit praeterea mira arte et ingenio vulgari tamen vernacula lingua libellum quedam quem Navem Narragoniae appellavit. In quo causam et radicem omnium stulticiarum adeo eleganter expressit: mores hominum carpit et quadam salutaria remedia singulis tradit ut non iure stultorum librum, sed divinam potius satyram opus illud appellasset» (c. 134v, qui p. 136). Pur avendo già nel corso del percorso più volte fatto appello alle mutazioni (a esempio con la numerazione delle carte) che intervengono nel modo di presentazione (e uso) del libro tra XV e XVI sec., l’a. alla fine non si esime dall’esplicitare che «par la perspective d’histoire du lvre, c’est toute la problématique classique de la sociologie de la réception qui se trouve renouvellée. Le texte en tant que texte ne peut plus être envisagé indépendamment de sa réception, c’est-à-dire de son lectorat implicit tel que l’auteur ou le libraire-éditeur se le représente sur le moment, ou tel que l’historien le reconstruit a posteriori» (p. 169). L’a., recentemente ritiratosi dall’insegnamento, ha dedicato molti anni di lavoro al tema, producendo un certo numero di studi parziali che egli via via cita (anche se sarebbe stato utile forse trovarne un elenco a sé stante, vista lo loro efficacia per approfondire determinati aspetti anche più specifici dell’intera vicenda: si veda per esempio La “mise en livre” (“mettere in libro”): il Narrenschiff, 1494-1500, «La Bibliofilia», 116, 2014, pp. 83-96). Il vol., scritto in uno stile volutamente piano e privo di eccessivi tecnicismi, è suddiviso in otto capitoli seguiti dalle conclusioni (le sintetiche note, su carta rosina, sono raggruppate alle pp. 177-208). Seguono (pp. 209-22) le didascalie della cinquantina di illustrazioni b/n e a colori disseminate nel testo. Da ultimo la bibliografia delle edizioni, quella dei repertori e degli studi scientifici (nella concisione che domina queste pagine si nota una certa repulsione dell’a. per la trattazione erudita, che però è una componente inevitabile negli studi di bibliografia storica), l’indice dei nomi di persona e luogo. – Ed.B.

050-B Bertolo (Fabio Massimo)Marco Cursi– Carlo Pulsoni, Il Bembo ritrovato, Il postillato autografo della «Prose», Roma, Viella, 2018, pp. 335, ISBN 978-88-6728-975-2, € 60. Il fortunato ritrovamento presso un collezionista privato di una copia della princeps delle Prose fittamente postillato dall’a. va salutato senz’altro come una delle più rilevanti scoperte degli anni recenti nel campo degli studi filologici e linguistici sul XVI sec. Questo non solo perché permette di vedere Bembo al lavoro sulla sua opera più significativa ma, e soprattutto, perché permette di ricostruire con maggior precisione la tradizione testuale delle Prose entro la lunga arcata che conduce dall’autografo (contenuto nel codice Vaticano latino 3210) all’edizione postuma del 1549, curata, con ampie libertà di intervento, da Benedetto Varchi. Il nuovo esemplare dell’edizione del ‘25 costituisce infatti la copia di lavoro sulla quale l’a. dovette tornare lungamente a partire dagli anni immediatamente successivi alla stampa e in vista della seconda impressione che – con le correzioni dell’a. – sarebbe stata impressa nel ‘38 da Marcolini. Ma, ad un confronto con i materiali depositati da Bembo nei vivagni di questa sua copia, si intende chiaramente che la revisione durò ben oltre la stampa marcoliniana nella quale, pertanto, non si esaurisce la volontà autoriale: alcuni interventi testimoniati dalle postille, infatti, non si rilevano nell’edizione del ‘38 ma si instaurano solo all’altezza di quella postuma del ‘49. Le condizioni della tradizione, vivente l’a., che si possono ora verificare sul postillato permettono dunque di illustrare con una certa chiarezza quanto è avvenuto nell’ultima fase dell’elaborazione delle Prose e di distinguere meglio quanto corrisponde effettivamente all’ultima volontà di Bembo da quanto invece è frutto degli interventi di Varchi e degli altri curatori. Lo studio di questo nuovo reperto che si articola in indagini bibliologiche, linguistico-filologiche e paleografiche prende in esame le moltissime postille che riguardano 98 capitoli sui 121 totali. Un’accurata trascrizione di ciascuna delle pericopi interessate dalle postille di Bembo (100 in totale) – disposte sinotticamente con la lezione delle due stampe successive (quella del ‘38 e quella del ‘49 con le varianti di stato) – permette non solo di intendere la natura degli interventi ma anche di vedere con chiarezza il momento in cui esse si sono depositate nella tradizione editoriale. Oltre a ciò, alcune righe di commento dedicate a ciascuna delle porzioni di testo analizzate consentono di mettere a sistema il singolo intervento (linguistico, filologico o letterario, specie nella scelta delle citazioni) con il resto della documentazione bembesca, dentro e fuori le Prose. Se l’indagine testuale delle postille apre spiragli importanti sul pensiero di Bembo – non solo in rapporto al dato strettamente linguistico ma anche in rapporto ai modelli che definiscono il canone del classicismo volgare – non di minore rilievo è lo studio sul loro aspetto ‘materiale’ (o ‘visivo’, se si preferisce). Un’ampia sezione del vol. è costituita infatti da un approfondito esame paleografico della mano responsabile delle postille. Grazie a ciò non solo è stato possibile dimostrare con sicurezza l’autografia degli interventi ma anche di determinare, nei limiti del possibile, una cronologia di riferimento per le diverse fasi del lavoro di Bembo che, potenzialmente, si può essere esteso dalla data della stampa (1525) a quella della morte (1547). Un accurato protocollo applicato principalmente all’esecuzione delle lettere maiuscole (le più caratterizzate nell’uso bembesco) e riferito alle testimonianze autografe di datazione certa, ha permesso di individuare, anche fra le postille, diverse stagioni della scrittura di Bembo che sembra essere rimasto al lavoro sul proprio esemplare fino ai suoi ultimi anni. Conclude il vol. un interessante tentativo di riprodurre l’ultima volontà dell’a. che si riesce a derivare dalle postille, anche da quelle (37 in totale, ma 15 depennate già da Bembo) che, per ragioni non documentabili, non sono state recepite nelle stampe del ‘38 e del ‘49. Viene pertanto fornita la trascrizione completa della princeps corredata delle varianti e delle aggiunte espresse dalle postille, ricreando così quella che doveva essere stata l’ultima forma delle Prose voluta dall’a.. Con tuttavia una giusta consapevolezza da parte dei curatori: «si tratta di un testo non concluso che il suo a. non avrebbe certamente licenziato senza un’ulteriore rilettura e che forse avrebbe integrato con l’inserimento di ulteriori passi tratti dalle opere chiamate in causa, ma nonostante tutto ci teniamo a fornirlo come testimonianza di un’opera che ha forgiato la nostra lingua letteraria» (p. 219). – M.G.

 

050-C Biographien des Buches, Herausgegeben von Ulrike Gleixner, Constanze Baum, Jörn Münkner und Hole Rössler, Göttigen, Wallstein Verlag, 2017 (Kulturen des Sammels. Akteure – Objekte – Medien, I), pp. 477, ill. col., ISBN 978-3-8353-3145-7, s.i.p. Nel 2016, presso la Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel in Germania, si è tenuto un importante convegno della durata di 4 giorni – dal 5 al 8 aprile – sul tema Biographien des Buches (Biografie dei libri). Punto di partenza delle numerose conferenze è stata la teoria della Biografia culturale degli oggetti, sviluppata dall’antropologo Igor Kopytoff (1930-2013). Ci si potrebbe domandare, a questo proposito, cosa possa avere a che fare tutto questo con il mondo della storia del libro. Tuttavia, cosa più di un libro antico o di un manoscritto medievale ha una vera “biografia” da raccontare? Non soffermandosi solo sulla modalità di creazione con cui l’esemplare in questione è stato realizzato, la sua storia, infatti, parla di migrazioni da una collezione a un’altra, narra del cambiamento nella modalità di utilizzo, racconta vicende politiche o culturali. Una storia, quindi, che tocca non solo l’oggetto in questione, ma anche e soprattutto le persone che, con l’oggetto, hanno interagito nel corso dei secoli. Si tratta, quindi, di un mondo tutto da scoprire, che va letto utilizzando canoni di ricerca ben specifici. Ed è su questa linea che si inseriscono i diversi interventi delle giornate di studio raccolti in questa pubblicazione, contributi proposti da studiosi di letteratura, di storia del libro, di filosofia, da bibliotecari e restauratori, che hanno cercato di mettere in luce una proposta di approccio “biografico” allo studio del libro, affrontandone sia i limiti che le possibilità. Il vol. è diviso in cinque sezioni. Nella prima (Perspektiven) i tre saggi trattano di questioni teoriche e metodologiche di base. Viene illustrato il tema degli Used Books, e di come questi siano stati dei veri e propri pionieri nell’esplorazione dell’interazione tra lettori e libri nel XV e XVI secolo, soffermandosi soprattutto sul binomio tra parola e immagini, e sul ruolo che nel Rinascimento questo aspetto ha avuto per leggere e capire. Si rammenta il tema centrale della storia delle copie, che traccia i movimenti di un esemplare attraverso i secoli. Si presenta come sia opportuno combinare, insieme all’aspetto della biografia del libro, quello definito dell’“archeologia del libro”, che parte da uno stato reale dell’oggetto e ripercorre il libro come un artefatto archeologico. La seconda sezione (Dutzendware – Einzelstück) propone un discorso intorno al confronto tra esemplare unico ed esemplari multipli, situazione che segna un cambiamento di prospettiva tra i testi riprodotti meccanicamente a quei libri esteticamente e materialmente singolari. Infatti, come oggetto materiale, l’esemplare unico trae il suo valore di scambio e la sua rilevanza storiografica proprio grazie alla sua specifica differenza rispetto ad altre copie della stessa edizione. Nella terza sezione (Medium – Akteur), invece, si presenta come nell’approccio di studio biografico del libro non ci si focalizzi solamente su testo e immagine, aspetto contenutistico che spesso fa scomparire la materialità del vol. stesso, ma di come si cerchi di evidenziare e sottolineare il ruolo che i libri hanno avuto come attori di pratiche sociali e culturali. Infatti, sia i libri a stampa che i manoscritti hanno avuto la capacità di riuscire a creare legami tra le persone, sono stati coinvolti in sconvolgimenti sociali, evocano la memoria, trasmettono ordine e identità. La quarta sezione (Transfer – Transformation) mette in luce come il modo in cui un libro funziona come mezzo di trasferimento della conoscenza non dipenda unicamente dal suo contenuto. La sua forma, per esempio, così come le attribuzioni di valore a esso associate, sono fattori rilevanti per il cambiamento dei contesti di conoscenza. Inoltre, tutte quelle trasformazioni che avvengono durante la storia di un libro sono chiaramente riconoscibili nell’oggetto stesso, attraverso degli elementi precisi: nuove firme, nuove legature, pagine rimosse o aggiunte. Questi cambiamenti sono i testimoni dell’adattamento alle condizioni soggettive e culturali della sua rappresentazione. Certo è che tra le conseguenze di questi passaggi vi è il fatto che, spesso, si vengono a creare problemi nella comprensione degli stati precedenti a quello con il quale il libro si presenta. L’ultima sezione (Makulierung – Wiederentdeckung) si concentra sulla valutazione d’importanza di un libro, spesso dettata da svariati motivi. Ci sono momenti in cui alcune opere raggiungono temporaneamente lo status di culto per poi essere dimenticate, mentre altre volte l’interesse si sposta dal contenuto vero e proprio al libro come “materia prima”. Un ruolo fondamentale lo giocano anche tutti quei processi di rivalutazione culturale, come per esempio la Riforma e la secolarizzazione, che si accompagnano spesso alla distruzione: gli oggetti di culto diventano rifiuti, i documenti scritti diventano carta straccia. Oppure le conseguenze di un uso intensivo dell’oggetto, che possono portare anche a ridurre il valore di utilità dei libri, a tal punto che si ritiene non esserci più un motivo per conservarli. Si può vedere, quindi, un modo nuovo di approcciarsi allo studio del libro, rispetto ai canoni della scuola storico sociale francese, che merita di essere approfondito e analizzato. — L.Mo.

050-D Borsani (Ambrogio), La claque del libro. Storia della pubblicità editoriale da Gutenberg ai nostri giorni, Vicenza, Neri Pozza, 2019, pp. 187, ill. b/n, ISBN 978-88-545-1681-6, € 16. Magonza, 1469: «Voletes sibi oparare infrascriptos libros magna cum diligentia correctos?». Con queste esatte parole, Peter Schöffer inventa quello che cinque secoli più tardi Gerard Génette chiamerà epitesto, ossia qualunque cosa si trovi anywhere out of the book e che lavori in funzione del libro, quasi sempre senza che l’a. ne abbia effettiva responsabilità. Quello di Schöffer era un foglio volante, un piccolo manifesto affisso alla porta della propria bottega, o della propria casa. Un misero foglietto stampato a caratteri mobili con un elenco di diciannove voll., “corretti con grande diligenza”. Era la nascita della promozione libraria. Da quel 1469 sono passati esattamente 550 anni, ma le cose non sono cambiate un granché. O, almeno, non è cambiato il fatto che un libro appena uscito dalla tipografia, ancora fresco di inchiostro, deve cercare di farsi largo nel disinteresse più totale, catapultato in un mare magnum di altre migliaia di titoli, in un mercato crudelissimo, che se ne infischia delle regole. In quindici brevi capitoli, Ambrogio Borsani cerca di ricostruire «la storia della pubblicità editoriale da Gutenberg ai nostri giorni » (come recita il bel sottotitolo del vol.). Ed è un racconto davvero interessante, è la cronistoria di tutti quegli uomini che hanno preso per mano i libri, che li hanno accompagnati uno per uno, diligentemente, fino al proprio lettore. L’a. registra tutto, dai primi tentativi – ingenui, amatoriali – al momento in cui il marketing prende piena consapevolezza di sé, uscendo allo scoperto. Nel 1759 in The art of advertising exemplified, Samuel Johnson scrive: «The man who first took advantage of the general curiosity that was excited by a siege or a battle to betray the readers of news into the knowledge of the shop where the best puffs and powder were to be sold, was undoubtedly a man of great sagacity, and profound skill in the nature of man». Era nato il marketing: la propaganda commerciale divenne assai più aggressiva, passando dai giornali ai muri. Nei primi dell’Ottocento le città vennero quindi invase da manifesti, da uomini-sandwich, da torri mobili di annunci. Ma la pubblicità – come tante altre cose, d’altronde – si deve adeguare ai cambiamenti, alla società. Il libro e la promozione libraria, anche. Ecco allora che nel Novecento nasce il “prodotto-libro”, ecco che anche gli autori si prestano alla pubbicità. Da Verona e Bontempelli (che scrisse un racconto sulla FIAT 522), passando per Paul Valery (Perrier) ad Alda Merini (Motorola), ma anche Hemingway e Steinbeck (entrambi per la Ballantine Ale). Nel 2000, con il web, si rimescolano le carte: arriva la “pubblicity”, l’esposizione mediatica – non a pagamento – dei libri. In tre parole: recensioni sul web. Pubblicità gratis, ma incontrollabile. È un mondo complicato quello della “claque del libro”, un universo dolce-amaro, fatto di grandi trionfi ma anche di tonfi assordanti, e Borsani riesce a raccontarlo con amabile leggerezza, facendo anche un uso intelligente delle immagini – che sono veramente numerosissime (e riescono a dialogare molto bene con il testo). Interessanti gli aneddoti, un po’ peregrini rispetto alla classica “storia dell’editoria” (e ogni tanto, forse, deviano l’attenzione dal focus principale). Pare vincente anche la scelta di usare un registro linguistico poco accademico, ai limiti del giornalistico. I capitoletti sempre brevi non annoiano ma divertono. Un buon libro, utile, che fa riflettere. – Ar.L.

050-E Clavería Laguarda (Carlos), Los correctores: tipos duros en imprentas antiguas, Zaragoza, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2019 (‘…in culpa est’, 6), pp. 153, ill. b/n, ISBN 978-84-17633-64-6, s.i.p. «Es de pueblo y vive en un pueblo». Queste sono le parole con cui l’a. si descrive e alle quali tiene fede con un lavoro vivace, fruibile e persino simpatico, ma frutto di passione e competenza. Già dal titolo l’obiettivo e il taglio del vol. sono chiari: presentare al pubblico, tramite un distillato di testi antichi e di studi moderni, la figura dei correttori, definiti i «tipos duros» del mondo del libro antico. Il profilo di questa professione, sospesa tra l’ombra di un duro lavoro dietro le quinte e le critiche plateali per la sopravvivenza di errori e refusi, è articolato come segue: alla premessa Con el permiso de los pacientes lectores (pp. 13-17) seguono i capitoli Introducción en la imprenta de Johann Froben (19-46), De cómo hombres de gran dignidad y pobres diablos se manejan en lo oscuro (pp. 47-85), Llámese errata pertinaz, venial o mortal (pp. 87-99), Es más fácil mantener un error impreso que aceptar una corrección manuscrita (101-130). Chiudono il vol. una bella e ricca bibliografia (pp. 131-146) e l’Índice de nombres y de personas (pp. 147-153). Organizzato entro questi titoli evocativi, il testo delinea una panoramica onnicomprensiva del correttore, non limitandosi a trattare gli aspetti più pratici dell’attività – ancorché le pp. 73-75 riassumano bene il processo di correzione coi dovuti rimandi bibliografici –, ma considerando anche il lato economico, inteso tanto come stipendio e ore di lavoro quanto come pubblicità (un’edizione definita “emendata e corretta” attira sicuramente l’acquirente esigente). L’a. si sofferma poi sulle differenze tra i correttori “di professione” e quelli saltuari o “per passione”, quali gli scrittori e gli intellettuali in generale, nonché sulla diversa considerazione di cui godevano i professionisti nelle varie realtà europee. Nei capitoli 3 e 4 si dedica spazio anche agli errata corrige e al conseguente ruolo del lettore, la cui penna ha l’ultima voce in capitolo nell’emendare i refusi sopravvissuti. Grazie a quest’ultimo aspetto, tra l’altro, si esce dall’idea di “correttore” inteso come figura che gravita intorno a una tipografia, laddove invece i tipos duros sono anche i fruitori di un’edizione, allorché le emendano, collazionano e postillano (si analizzano casi importanti come le vicende del testo di Catullo). La camaleontica immagine del correttore, risultato dei molteplici punti di vista proposti, non è sostenuta da esempi ricavati solo dal Siglo de Oro spagnolo, sicuramente utile per la grande quantità di materiale che mette a disposizione, ma l’a. supera i confini iberici e bussa alla porta dei tipografi più documentati e studiati, come per esempio Ratdolt, Manuzio, Plantin e soprattutto Froben, senza dimenticare il ruolo di scrittori quali Erasmo e Bembo, arrivando a includere esempi settecenteschi. In conclusione, in poco più di cento pagine il vol. di Clavería Laguarda fornisce un valido punto di partenza per chi desideri approfondire il lavoro sulle bozze all’epoca della stampa manuale. Certo, un po’ si rischia di perdersi nella messe dei casi citati, a causa dell’assenza di una rigida griglia cronologica sacrificata sull’altare dell’organizzazione tematica: questo è il piccolo prezzo da pagare se si vuole condividere l’entusiasmo collettore – sempre sapiente e non meramente erudito – dell’a., desideroso di concentrare i casi più emblematici di un argomento molto affascinante. In questa circostanza, l’indice dei nomi sarà una bussola pronta ad aiutarci qualora ci smarrissimo tra tipografi e correttori. – S.C.

050-F Delacroix, Manet, Picasso, Matisse. Pagine da collezione. I libri d’artista della Fondazione Cariparma Donazione Corrado Mingardi, testi di Vittorio Testa, Corrado Mingardi, Sandro Parmiggiani, Michele Tavola, Parma-Fontanellato, Fondazione Cariparma Franco Maria Ricci, 2018, pp. 396, ill. col., ISBN 978-88-943409-1-4, € 80. Catalogo della collezione dei 171 libri d’artista messa su in quarant’anni da Corrado Mingardi, collezionista, insegnante e bibliotecario a Busseto (quindi compaesano di Giuseppe Verdi) e adesso donata alla Fondazione Cariparma. La collezione attraversa due secoli di storia dell’arte partendo dall’Ottocento con Delacroix che illustra il Faust di Goethe, Manet con Il corvo di Poe (nella traduzione francese di Stéphane Mallarmé), mentre Toulouse Lautrec fa rivivere il caffè chantant con Yvette Guilbert. Nel ‘900 troviamo le litografie di Pierre Bonnard, mescolate alle poesie erotiche di Paul Verlaine, per continuare con le Avanguardie e il Futurismo che nel fare libri impiega non solo carta ma anche latta e bulloni, arte metallica sì ma anche preludio dell’arte povera. E poi Henry Van De Velde, Oskar Kokoshka, Kandisky, Grosz, Kirchner fino ad arrivare alla fioritura dei decenni tra il 1930 e il 1960, che ha per protagonisti i pittori dell’École de Paris: tra gli altri Picasso e Matisse del quale Jazz (Paris, Tériade, 1947, con 20 tavole colorate a pochoir) sembra aver ispirato la vita e la collezione di Mingardi (a tal punto che è evidente la centralità di quest’opera anche nel vol. adesso stampato da Franco Maria Ricci dove le tavole di Matisse vanno a sincopare i testi introduttivi di Vittorio Testa, Sandro Parmiggiani e dello stesso Mingardi, che raccontano la genesi della collezione e la passione del collezionista). A seguire i testi introduttivi troviamo le interessanti schede ai voll. collezionati, compilate dallo stesso Mingardi e da Michele Tavola. Per ogni libro è, infatti, presente un’accurata scheda descrittiva corredata con i dettagli tecnici dell’opera, affiancata da riproduzioni fotografiche di pagine significative, dando modo al lettore di familiarizzare con le tecniche espressive di ogni singolo artista. L’approfondimento finale di Michele Testa, dedicato alla collaborazione tra Franco Loi e l’incisore Giancarlo Vitali, narra l’evoluzione contemporanea del libro d’artista. Il vol. è stampato dall’editore Franco Maria Ricci (che nel proprio Labirinto della Masone ha, fra l’altro, accolto l’esposizione della collezione dal 11 novembre 2018 al 24 marzo 2019) in caratteri bodoniani e non è un caso. Racconta infatti Mingardi che la raccolta è iniziata con una passione bibliofilica certo più tradizionale: «con Giambattista Bodoni, il sommo disegnatore e incisore di caratteri, il tipografo-editore, che da Parma nell’Europa dei Lumi e di Napoleone diffuse opere, soprattutto i grandi classici, elegantissime per la composizione della pagina e per il nitore della stampa. Bodoni, colui che nella maturità, col rifiuto programmatico delle figure e della decorazione, diede alla pagina tipografica una mirabile, forse mai superata, valenza estetica autonoma. [...] Da Bodoni breve fu il passo a raccogliere voll. dei celebri stampatori del passato, da Jenson a Manuzio fino a Marcolini, Étienne, Elzevier, Baskerville, Ibarra, i Didot, e del nostro tempo Giovanni Mardesteig e Alberto Tallone. [...] Franco Maria Ricci, personale, fantasioso eppure coerente, è da lunga data un amico caro, lui che, adottando i caratteri di Bodoni, ne ha rinnovato la fama, accostandovi in più un apparato illustrativo fotografico senza pari. La mia veramente notevole collezione bodoniana è confluita nella sua, che sta, via via per magnifici acquisti successivi, divenendo, se non ne è già divenuta, la più importante e vasta in mani private. La cessione a lui dei miei Bodoni, e ad altri degli incunaboli (alcuni magnifici in greco) e delle importanti edizioni dei secoli successivi, mi ha permesso così la ricerca e l’acquisto dei libri d’artista». Da quel momento in poi Mingardi iniziò a cedere sempre più voll. della propria collezione originaria, per quella che egli definisce «una radicale inversione di marcia alla caccia di nuova bellezza». E vendemmiò rimproveri, come quella volta in cui cedette il De divina proportione di Luca Paciolo (Venezia 1509), al momento di acquistare Jazz di Matisse. Ma senza rimorso: «Io non ne sono per nulla pentito, dato che Jazz rappresenta il vertice per bellezza, rarità, e valore di mercato, dei libri d’artista, e per me segnale quasi di compimento della collezione. Compimento che per il collezionista non può mai essere tale, poiché nell’inconscio di costui c’è come una sfida col tempo, con l’eternità». Andrea G.G. Parasiliti

050-G Dizionario biblico della letteratura italiana, diretto da Marco Ballarini, responsabili scientifici e curatori Pierantonio FrareGiuseppe FrassoGiuseppe Langella, con la collaborazione di Simona Brambilla, responsabile di redazione e coordinatore editoriale Edoardo Buroni, Milano, IPL, 2018, pp. 1054, ISBN 978-88-7836-475-2, € 90. Frutto del lavoro di circa 150 studiosi, il Dizionario comprende 270 voci, dedicate agli autori che compongono tutto il panorama della nostra produzione letteraria (in realtà gli scrittori trattati sono più numerosi, perché alcuni lemmi sono collettivi, per esempio Dolce stil novo, Giovan Battista Andreini e il teatro del Seicento, Letteratura siciliana del Novecento, Luciano Erba e i poeti della “linea lombarda”, Vangeli apocrifi moderni). Le voci sono di diversa ampiezza, essendo suddivise fra autori “canonici”, “minori” e “minimi”. Spigolando qua e là tra gli autori dei primi secoli della nostra letteratura, Poeti della scuola siciliana (pp. 761-765, di Paolo Gresti) chiarisce che «non è […] facile distinguere, nei componimenti della Scuola Siciliana, ciò che discende direttamente dalla sacra Scrittura da ciò che, pur provenendo da essa, arriva ai Siciliani attraverso la mediazione dei trovatori della Francia del Sud» (p. 761). La sacra pagina sembra essere comunque per i Siciliani più che altro un serbatoio di immagini (tratte soprattutto dal Cantico dei Cantici, come è lecito aspettarsi in una produzione poetica prevalentemente amorosa come quella siciliana), alcune delle quali peraltro già vulgate: non sono infatti frequenti le riprese organiche della Bibbia. Dalla voce Alighieri Dante (pp. 28-39, di Emiliano Bertin) si evince che le citazioni bibliche complessive nelle opere del poeta sono almeno 588, ben superiori a quelle di Aristotele (401) e Virgilio (193): sono – comprensibilmente – assenti nelle Rime, risultano diafane nella Vita nova e nel De vulgari, sistematiche in Convivio, Monarchia ed Epistole, strutturali nel poema, tanto da diventare «un modello che detta alcuni paradigmi essenziali» (p. 29) quali la conversione, la possibilità di scrivere poesia ispirata, la critica radicale verso il proprio tempo e l’annuncio di un messaggio salvifico, il tema della risurrezione, il rapimento verso la luce del Paradiso, la tensione escatologica. Biblica è anche la scelta stilistica di Dante: un linguaggio che sia una sintesi fra l’umile e il sublime, per usare la celebre formula di Auerbach; non a caso Contini parlava della Commedia come di una imitatio Bibliae. Dolce stil novo (pp. 328-333, di Donato Pirovano) prende le mosse dal celebre sonetto Voi, ch’avete mutata la mainera di Bonagiunta Orbicciani, nel quale Guinizzelli è accusato di «traier canson’ per forsa di scrittura» (v. 14). Vengono indicate le varie proposte esegetiche su cosa si debba intendere per scrittura: la Sacra Scrittura (Gorni), per cui Guinizzelli userebbe i testi sacri come repertorio poetico, prospettiva che vede nella Bibbia il codice di riferimento fondante della produzione stilnovistica e che, pur avendo avuto una certa fortuna, oggi gode di minor credito – ma Pirovano nota che «è ampiamente documentato in sede esegetica […] che Guinizzelli guardasse alla Bibbia per rinnovare la poesia laica», p. 329 –; i testi dottrinari e filosofici (è l’ipotesi di Contini, curiosamente non citato da Pirovano); secondo Menichetti, invece, il verso significa «estrarre canzoni mediante uno sforzo stilistico, o manieristico, anziché in virtù del proprio ingegno naturale» (cit. a p. 329). Petrarca Francesco (pp. 717-728, di Marco Baglio) ricapitola le frequentazioni religiose del poeta e i tasselli che vanno a comporre il quadro di un uomo dedito a una intensa e rigorosissima pratica religiosa. Fra i libri del Petrarca, solo due erano biblici: un codice delle Lettere di san Paolo con la Glossa ordinaria, postillato, e un Levitico con una sola postilla. Più ricco, invece, l’insieme dei manoscritti patristici. «Vicende e personaggi del testo biblico diventano per Petrarca specchi di sé, occasioni per definire, in affinità o contrasto, la propria autobiografia; la parola sacra è nutrimento di fede, ma anche fonte storica, deposito di nozioni geografiche e antiquarie, sfida per delicate questioni interpretative» (p. 719). In varie opere Petrarca afferma di avere vissuto una svolta che lo ha condotto a una più assidua frequentazione della Scrittura e dei Padri e al parallelo rifiuto delle opere dei classici: si tratta di una ricostruzione letteraria modellata sull’esempio della conversione agostiniana, che però probabilmente rielabora dati biografici reali. Molto diverso – più superficiale – è invece il rapporto di Boccaccio con i testi sacri, come chiarisce Boccaccio Giovanni (pp. 148-159, di Marco Petoletti), secondo cui questo giudizio è comunque limitato dalla mancanza di affondi bibliografici sul tema, lacuna cui si sta rimediando solo in tempi recentissimi: ma la Bibbia è comunque un riferimento costante in tutte le sue opere. Nessun manoscritto biblico appartenuto a Boccaccio è presente nella parva libraria di Santo Spirito, dove confluirono i suoi libri (sono invece presente alcuni testi patristici, ma nessuno di essi è stato identificato): è tuttavia possibile che eventuali codici biblici del Certaldese siano stati versati nella magna libraria, destinata alla formazione dei religiosi. Non sono ancora state compiute indagini volte ad analizzare le presenze bibliche nel suo capolavoro, ma si può comunque affermare che «le forme con cui Boccaccio si accosta alla Bibbia nel Decameron, al di là di alcune riprese onomastiche, spaziano dalle citazioni esplicite, declinate nella lingua volgare (tranne in un caso), usate con intenti più o meno parodici, all’utilizzo di situazioni offerte dall’Antico o dal Nuovo Testamento per la costruzione di alcuni elementi narrativi delle novelle» (p. 156). Boiardo non mostra particolare sensibilità ai temi biblici o religiosi: i riferimenti alla Scrittura presenti negli Amorum libri tres sono isolati e comunemente presenti in poeti lirici coevi di buona cultura, mentre la memoria biblica affiora di rado nell’Inamoramento de Orlando, «perlopiù con l’aspetto di formule passate in proverbio»: Boiardo Matteo Maria (pp. 159-162, di Andrea Canova; desumo la cit. da p. 161). Fittissimi, invece, i ricordi biblici in Lorenzo de’ Medici, già nei Capitoli, dove «fonti bibliche e patristiche si intrecciano con tessere classiche, dantesche e petrarchesche» (p. 595), ma soprattutto nelle opere dell’ultimo periodo della sua vita (Laudi, Rapresentatione di san Giovanni e Paulo): Medici de’, Lorenzo, pp. 594-596, di Giuseppe Crimi; la cit. a p. 595). Un a. come Savonarola (su cui Savonarola Girolamo, pp. 881-885, di Edoardo Barbieri) ha naturalmente il testo biblico al centro della propria produzione. Nelle sue prediche, egli sceglie quasi sempre riferimenti all’Antico Testamento, spesso profeti, «le cui parole, più che essere oggetto della predicazione del predicatore, vengono da lui fatte proprie, in un processo di marcata identificazione» (p. 883). Tutt’altro che irrilevante la fruizione della Scrittura in Poliziano, anche se le sue opere vertono in minima parte su argomenti religiosi (Ambrogini Angelo, pp. 42-49, di †Alessandro Daneloni). – L.Ma.

050-H Fragnito (Gigliola), Rinascimento perduto. La letteratura italiana sotto gli occhi dei censori (secoli XV-XVII), Bologna, Il Mulino (Collezione di Testi e di studi), 2019, pp. 325, ISBN 978-88-15-28020-6, € 26. In questo denso vol., frutto di meticolose indagini archivistiche e bibliotecarie, Gigliola Fragnito torna a rivisitare il tema a lei particolarmente caro della censura ecclesiastica in Età Moderna. Sulla falsariga dei precedenti Proibito capire. La Chiesa e volgare nella prima età moderna (Bologna, il Mulino, 2005) e La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura (Bologna, il Mulino, 2015), le finalità dell’opera sono pressoché le medesime («interrogarsi sulle ricadute della repressione censoria non soltanto sulla produzione libraria, nel Seicento e oltre, ma anche sulla pratica della lettura (e dell’ascolto) di uomini e donne “sanza lettere”», pp. 24-25), ciò che invece cambia è il soggetto, ora spostatosi sulla letteratura italiana e i suoi generi letterari. I primi due capitoli, più teorici, ripercorrono l’evoluzione storica della censura attraverso un’analisi dettagliata degli apparati, ma anche delle “regole” o liste semiufficiali in cui compaiono titoli e autori della letteratura italiana: un percorso a tutto tondo, da cui emergono in modo vivido gli ampi interventi repressivi della Chiesa di Roma sui testi dell’epoca, che coinvolsero non solo le opere letterarie, ma anche quelle di svago, dalla novellistica al romanzo cavalleresco fino alla satira e al poema sacro. Parafrasando l’espressione usata nel titolo del terzo capitolo, emerge una letteratura italiana letteralmente “accerchiata” dai censori, impegnati a reprimere, espurgare o – in extrema ratio – requisire e distruggere i libri proibiti. E, se da un lato non c’è dubbio che la Chiesa abbia esercitato fin dalle origini svariate forme di controllo sull’ortodossia, ben più complesso è invece dimostrare quanto queste imposizioni abbiano influito e condizionato il canone dei letterati italiani. Un interrogativo a cui l’a. tenta di rispondere ripercorrendo l’epistolario di Daniello Chiabrera, dove si evince la cogente preoccupazione dello scrittore a non oltrepassare i confini imposti dall’Inquisizione. Del resto, l’autocensura fu ancora più evidente in Tasso che, per le stesse ragioni, si arrovellò a lungo sulle parole e sui contenuti più consoni da inserire nella Gerusalemme Liberata. Per questo, se da un lato il vol. mette in mostra i risvolti più negativi dei meccanismi manipolatori, non manca di evidenziare anche le fratture e le contraddizioni che si aprirono presto (e spesso) tra la stessa Congregazione dell’Indice, le sedi vescovili locali e le singole personalità coinvolte negli ingranaggi della macchina censoria. L’altalenante accordo/disaccordo fra queste parti condusse inevitabilmente alla genesi di una trama a maglie larghe, da cui poté sfuggire intatto, tra gli altri, il Furioso ariostesco. Un ampio capitolo finale analizza da vicino le ansie e le incertezze di Ludovico Beccadelli, arcivescovo e letterato petrarchista che, trovandosi a emendare il Decameron, non ebbe l’ardire di corrompere il pensiero originale del certaldese. Di notevole interesse è anche l’analisi delle politiche nei confronti di materiali popolari “minori” (in particolare, pasquinate e libelli), il cui controllo era reso difficile da una circolazione spesso in forma manoscritta e circoscritta all’ambito locale. Il vol. non lascia dunque nulla di intentato e fornisce spunti di notevole interesse sia per la storia dell’editoria, della pratiche sociali e della lettura. Tuttavia, lo stile eccessivamente citazionale (dove i virgolettati vengono sovente usati per i titoli dei paragrafi) influiscono negativamente sulla lettura che a tratti risulta frammentata: un’appendice documentaria in calce al testo con la trascrizione delle fonti più significative avrebbe forse reso più arioso e accessibile il filo logico dell’intero saggio. – D.M.

050-I Gatti (Elena), Francesco Platone de’ Benedetti. Il principe dei tipografi bolognesi tra corte e Studium (1482-1496), Udine, Forum, 2018 (Libri e biblioteche, 39), pp. 614, ill. b/n, ISBN 978-88-328-3107-8, € 35. Il poderoso e denso vol. ricostruisce non solo gli Annali di Francesco de’ Benedetti, ma tesse magistralmente la trama delle collaborazioni e dei rapporti di quest’ultimo con l’ambiente intellettuale e culturale della Bologna di quegli anni. Infatti – come sottolinea Daniela Delcorno Branca nella Premessa – i capitoli che precedono gli annali veri e propri dipingono un «tassello della storia dell’Umanesimo bolognese» (p. 7) che «contribuisce non poco ad arricchire e precisare il quadro delle dinamiche culturali, politiche e cortigiane di quell’ultimo quarto del Quattrocento» (p. 8). Il lavoro, come precisa l’a. stessa nella Introduzione, è frutto di un lungo tragitto che la ha vista impegnata per molto tempo e che ha avuto uno snodo cruciale in due tesi di dottorato. Forte anche dell’avanzamento degli “strumenti del mestiere” – da quelli bibliografici e catalografici tradizionali alle banche dati online – la ricostruzione qui operata dell’attività del de’ Benedetti viene posta costantemente in dialogo con gli studi precedenti sul tipografo, portando così a un avanzamento sostanziale della conoscenza. Da un lato viene ridefinito quello che fu il ruolo di Francesco Platone de’ Benedetti nel contesto culturale e letterario della Bologna di quegli anni, mentre dall’altro, si ricostruire l’effettiva produzione tipografica a lui legata e il circuito commerciale che lo vedeva invece impegnato come venditore di libri stampati da altri. Nel primo capitolo – La famiglia, il debutto tipografico (1437-1482), pp. 23-53 – viene tracciato il profilo del de’ Benedetti e di quello che era il suo contesto familiare, proponendo molte precisazioni rispetto a ciò che fino ad oggi era noto e ricostruendo le vicende sottese alla nascita dell’attività tipografica. Nel secondo capitolo – Il triennio silenzioso (1483-1485), pp. 55-83 – si analizza invece il lasso temporale intercorso tra l’anno 1483 e 1485, anni in cui l’attività di Francesco pare interrompersi. Il lavoro dell’a. è – in questo caso – quello di proporre nuove ipotesi in relazione a quello che, secondo studi precedenti, dovrebbe essere stato un periodo di apprendistato del tipografo a Venezia. Il terzo capitolo – Consolidamento e messa a regime dell’officina: gli anni del successo (1486-1496), pp. 85-113 – (già come in parte il capitolo precedente) è orientato a «smontare alcuni topoi bibliografici che, sedimentandosi, avevano viziato il quadro interpretativo» (p. 18). I capitoli quarto e quinto – L’officina: gli uomini, i torchi, pp. 115-201; Fisionomia della produzione editoriale, pp. 203-391 – tentano da un lato di tracciare il profilo dell’officina tipografica e, dall’altro, di dare una stima di quella che poteva essere la reale portata degli affari del de’ Benedetti, basandosi su una analisi dei libri che dovevano trovarsi sugli scaffali del suo magazzino librario. In tal senso, nel capitolo quinto, grazie anche alla copiosa documentazione in merito, si ricostruiscono quelle che dovevano essere le maestranze e le attrezzature tipografiche dell’officina, nonché tutto il circuito di redattori e collaboratori editoriali che gravitavano attorno a essa. Nel capitolo successivo, invece – secondo l’intenzione dell’a. – si tentano di identificare le edizioni rinvenute nel magazzino del de’ Benedetti (che si ricorda era anche rivenditore di libri altrui), quelle cioè attestate dal famoso inventario di magazzino di Francesco Platone de’ Benedetti (Archivio di Stato di Bologna, Archivio Notarile, atti di Marcantonio Belvisi, 1497, coll. 7/8). Grazie a questo lavoro di identificazione, si cerca anche ipotizzare quale fosse il potenziale pubblico dei lettori/acquirenti a cui il de’ Benedetti si rivolgeva. Il documento in questione, già studiato nel secolo scorso da Albano Sorbelli, viene qui nuovamente messo al centro dell’attenzione e di questo – grazie alla perizia dell’a. e alle potenzialità fornite dalle banche dati online relative alla produzione incunabolista – si ridiscutono tutte le 637 voci, tentando di identificare per ognuna l’edizione corrispondente. L’analisi dei dati ottenuti dal lavoro di “scavo”, si avvale magistralmente di diagrammi e tabelle al fine di tracciare il profilo del posseduto all’interno del magazzino. Dalla pagina 393 alla pagina 523 si trovano invece gli Annali tipografici veri e propri, divisi in tre sezioni: 56 schede di edizioni sottoscritte da Francesco de’ Benedetti, 21 schede di edizioni sine notis attribuite a Francesco de’ Benedetti e 4 schede di edizioni sine notis non attribuite a Francesco de’ Benedetti. Le rigorose schede seguono gli elevati standard descrittivi della bibliografia analitica e sono suddivise in: area dell’intestazione, area della collazione, area della bibliografia e area dell’esemplare, in cui si descrivono gli esemplari esaminati autopticamente. Precedono gli Indici finali due altri apparati di estrema utilità: da un lato si esplicita e si analizza (grazie anche al proficuo utilizzo di molte fotoriproduzioni) quello che era il materiale tipografico e silografico usato dal tipografo (pp. 525-539), mentre dall’altro si fornisce una ricca appendice documentaria relativa alla figura e all’attività del de’ Benedetti (pp. 541-573). Chiudono il vol. utili indici: indice dei nomi di persona, indice degli autori e dei titoli delle opere nell’inventario, indice dei possessori e delle provenienze, indice delle concordanze con i principali repertori bibliografici e indice delle tavole. – A.T.

050-L Gill (Eric), Saggio sulla tipografia, traduzione di Lucio Passerini, Monticello Conte Otto, Ronzani Editore, 2019 (Typographica. Storia e culture del libro, 2), pp. 212, ill., ISBN 9788894911152, € 23. A quattordici anni di distanza dalla prima edizione italiana (Milano, Sylvestre Bonnard, 2005), la casa editrice Ronzani ha dato alle stampe la seconda edizione del testo di Eric Gill (1882-1940), stampatore e designer inglese. Se si pensa ai contributi sulla tipografia offerti dagli studiosi nel corso degli anni, vengono in mente saggi di carattere prettamente tecnico o, al limite, storico. In questo caso si tratta di un testo di natura completamente differente. L’analisi di Gill, che si muove attorno al contesto dell’Inghilterra nei primi decenni del XX secolo, periodo di grande fermento e rinascimento grafico, si concentra sul quadro socio-culturale in cui agisce la tipografia. La prima edizione inglese, pubblicata a Londra da Sheed & Ward nel 1931, portava infatti la dicitura “Printing and Piety”, lasciando intendere qualcosa di diverso rispetto a un classico approccio tecnico. Dall’introduzione di Lucio Passerini dell’edizione oggetto di queste righe si legge infatti: «L’espressione ‘Printing & Piety’, ‘stampa e devozione’, riassume in due parole la volontà di occuparsi non tanto di aspetti tecnici, secondo la tradizione di trattati dedicati alle arti meccaniche come la tipografia, quanto alle implicazioni generali, etiche e sociali, che riguardano tutte le persone che in diverso modo sono coinvolte nel mondo della stampa o toccate da questo mondo». Ciò è evidente fin dal primo capitolo, intitolato Composizione del tempo e del luogo (pp. 29-44): utilizzando un abile gioco di parole, l’a. non si occupa di composizione tipografica, ma preferisce analizzare il contesto sociale e umano, ponendo l’accento più sui valori etici che sugli aspetti tecnico-industriali del mestiere. Gill individua una grossa anomalia negli anni in cui scrisse il saggio, ovvero la progressiva abitudine a meccanicizzare la vita lavorativa delle persone, relegando qualsiasi aspetto umano al tempo libero; l’uomo, così facendo, perde una qualsiasi sensibilità individuale, diventando mero “strumento nelle mani di un altro”. Il discorso di Gill è sempre orientato a combinare trattazione teorica e ragionamento socio-universale, con un costante riferimento alla separazione tra lavoro artigianale, quindi spirituale, e industrialismo. Il secondo capitolo, dal titolo Disegno delle lettere (pp. 45-75), è una appassionata ricostruzione storica dei diversi alfabeti e delle diverse scritture grafiche, e come esse siano state influenzate dall’epoca e dal contesto culturale in cui sono nate, nonché dai modelli di riferimento. Per quanto riguarda il mondo della stampa, nessuno si è reso protagonista dell’invenzione di nuove forme, bensì si sono sempre formalizzate quelle esistenti adattandole alle esigenze di fusione dei caratteri. Nel terzo capitolo, Tipografia (pp. 77-88), l’a., dopo un lungo preambolo, arriva ad ammettere l’esistenza, sul piano socio-culturale, di due tipografie che appartengono ad altrettanti mondi: una industrializzata che ha come fine la creazione del prodotto commerciale, utile e funzionale, che risulterà semplice nonostante la ricchezza di possibilità di cui dispone; l’altra, quella “umana”, che mira all’arte e alla spiritualità concedendosi eccentricità e stravaganze ma, in quanto umana, risulta talvolta grezza e imprecisa. Per Gill, la soluzione per una pacifica convivenza tra queste due scuole di pensiero è “accettare l’impossibilità di un compromesso” e lasciare a ciascuna il proprio spazio e le proprie competenze. I successivi capitoli (Incisione dei punzoni, pp. 89-92; Carta e inchiostro, pp. 93-97; Il letto di Procuste, pp. 99-103; Lo strumento, pp. 105-109; Il libro, pp. 111-122 e Perché le lettere, pp. 123-133) affrontano la questione tipografica da un punto di vista più prettamente teorico. La seconda parte del vol. è dedicata alla trascrizione del testo inglese e alla nota finale dell’editore. – Pierfilippo Saviotti

050-M Imhof (Dirk) – Paul van Capelleveen – Goran Proot – Andrew Steeves – Guy Vingerhoets, Balthasar Moretus and the Passion of Publishing, Kontich, BAI, 2018, pp. 88, ill. col., ISBN 9789085867708, € 22,50. Il vol., edito in inglese e olandese (Balthasar Moretus en de passie van het uitgeven), è stato pubblicato in occasione della mostra “Baroque Book Design”, allestita presso il Museo Plantin-Moretus di Anversa dal 28 settembre 2018 al 6 gennaio 2019 e organizzata nell’ambito dell’iniziativa culturale cittadina “Antwerp Baroque 2018”. L’attività dell’officina Plantiniana è stata studiata a lungo e indagata in modo molto approfondito (si veda almeno Leon Voet, The Golden Compasses. A History and Evaluation of the Printing and Publishing Activities of the Officina Plantiniana at Antwerp in Two Vol.s, 2 voll., Amsterdam, Vangendt & co., 1969–72). Il contributo che qui si recensisce analizza invece un particolare aspetto, ovvero il rapporto professionale tra Balthasar Moretus I (1574-1641), figlio di Jan I (1543-1610) e Martine Plantin (1550-1616), e Pieter Paul Rubens (1577-1640), celebre pittore e padre del Barocco europeo. Il primo saggio, di Dirk Imhof, è intitolato ‘Ex arte et decore typographica’: Balthasar I Moretus, publisher of Baroque books (pp.12-28) e analizza la figura di Balthasar Moretus, a capo dell’Officina Plantiniana dal 1610 al 1641. Questo fu un periodo di grande prosperità per la stamperia di Anversa: Balthasar I è qui descritto come un tipografo costantemente attento a tutte le fasi della produzione e pubblicazione dei testi. Egli era alla continua ricerca della perfezione grafica, con un’attenzione particolare ai costi delle operazioni, seguendo le due linee guida della bellezza e della vendibilità. Anche per questi motivi Balthasar strinse un profondo rapporto professionale e di amicizia con Pieter Paul Rubens, il quale fu l’a. di numerose, meravigliose, illustrazioni dei voll. pubblicati in quegli anni. Il contributo di Goran Proot, The Pricing Policy of the Officina Plantiniana, 1580–1655 (pp. 32-44), prende in esame la politica di determinazione dei prezzi di quattro generazioni dell’Officina, dalla conduzione di Christoph Plantin (1580-1589) a quella di Balthasar Moretus II (1641-1655). Il punto di partenza dell’indagine è il manoscritto M321, conservato presso il museo, che contiene l’elenco delle pubblicazioni della stamperia con relativi prezzi. Questa fonte permette di analizzare più in generale, anche grazie all’ausilio di precisi grafici, la politica economica dell’Officina, che in questi anni diventò un’attività robusta e florida. Gli ultimi due saggi (Literary publishing & deep regard, a cura di Andrew Steeves, pp. 50-54 e Visual Editions: Stories for contemporary readers, a cura di Paul van Capelleveen, pp. 60-74) affrontano in maniera più generica alcuni aspetti della storia della stampa: il primo riguarda alcune considerazioni sul confronto tra l’editoria letteraria di quattrocento anni fa e quella di oggi, mentre il secondo analizza il rapporto tra editoria contemporanea e stampa di qualità, facendo l’esempio pratico della Visual Editions, attività multimediale che si interfaccia tra diverse sfere di lavoro quali l’editoria, il graphic design, il marketing e la tecnologia. Il vol., ricco di belle illustrazioni, riesce quindi a fare luce in maniera scrupolosa sulla collaborazione tra diverse arti e mestieri che portò un mirabile contributo alla storia culturale europea. – Pierfilippo Saviotti

050-N Maggiora (Novella), L’Archivio storico della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze. Guida archivistica, Lucca, Istituto storico lucchese, 2012, (Cataloghi, Guide, Inventari, 11), pp. 247 ISBN 978-88-6525-040-2. La presente pubblicazione s’inserisce nella collana “Cataloghi, Guide, Inventari” dell’Istituto storico lucchese che da anni pubblica ricerche finalizzate alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio archivistico e librario toscano e rappresenta il frutto delle ricerche svolte dall’a. per la tesi del Corso di Laurea specialistica in Scienze Archivistiche e Librarie presso l’Università degli Studi di Firenze. L’intervento di Maria Letizia Sebastiani, nel 2012 direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, chiarisce come l’archivio storico di questo importante Istituto sia lo specchio di un periodo della storia del nostro Paese e perciò la presente «guida, che offre le chiavi di accesso a un patrimonio ancora tutto da indagare e da esplorare, si configura come uno strumento di studio e di consultazione e avrà raggiunto il suo obiettivo se riuscirà a offrire agli studiosi e ai cittadini uno stimolo per accostarsi alla riscoperta e alla valorizzazione della nostra Biblioteca» (p. 8). Antonia Ida Fontana, già Dirigente della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, ricorda il gravoso lavoro portato avanti da Novella Maggiora e da Anna Nesi, membro della Commissione di Scarto della Biblioteca, poiché la documentazione archivistica dell’Istituto versava in condizioni di disordine e accumulo indiscriminato. L’intervento di Antonio Romiti, presidente dell’Istituto storico lucchese nonché relatore della tesi, mette in evidenza l’importanza della Guida «che prevede infatti la stesura di più o meno complesse “note introduttive” sia storiche, sia istituzionali, sia metodologiche» (p.14). Nell’introduzione alla Guida, Novella Maggiora offre una breve storia istituzionale della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze dall’apertura della Biblioteca Magliabechiana nel 1747, al 1861 in cui assume il nome di Biblioteca Nazionale di Firenze per poi divenire Centrale nel 1885. Il conflitto della seconda guerra mondiale e il conseguente trasferimento dei libri di pregio della Nazionale in un rifugio antiaereo nell’antica Badia a Passignano nel Chianti e l’alluvione del 1966 sono altri passaggi storici fondamentali ricostruiti velocemente dall’autrice assieme a tutti i programmi di cui la Nazionale si fa promotrice: il Bollettino delle Pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa, l’Archivio della letteratura italiana, il Soggettario delle biblioteche italiane, etc. L’Archivio storico della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze documenta sia la storia istituzionale dell’ente sia la storia dei progetti portati avanti e la Guida, attraverso il titolario di classificazione, permette di individuare rapidamente il materiale di interesse per ulteriori ricerche. Il vol. si conclude con un utilissimo Indice dei nomi delle persone, delle Istituzioni, dei luoghi e delle materie e con la bibliografia di riferimento. – Francesca Nepori

050-O Staikos (Kostantinos Sp.), The architecture of libraries in Western civilization. From the Minoan era to Michelangelo, translated by Timothy Cullen, Alexandra Doumas, Nikos Koutras, Katerina Spathi, New Castle, Oak Knoll Press, 2017, pp. 453, ill. col., ISBN 9781584563679, s.i.p. Innanzi tutto è bene segnalare che il vol. di Staikos è stato realizzato con grande cura: l’impostazione grafica è moderna ed elegante, dalle pagine dai margini ampi e utilizzando caratteri di facile lettura. Il libro è inoltre dotato di numerose illustrazioni sia in bianco e nero che a colori di ottima stampa. Il piano dell’opera è stato suddiviso in cinque capitoli, che n – come anticipa il titolo – coprono circa 3000 anni di storia delle biblioteche, dall’epoca minoica fino al Rinascimento. L’a. unisce in sé sia la professionalità dell’architetto, sia le conoscenze dello storico del libro, in particolar modo greco, tali da poter affrontare il non facile compito di preparare una sintesi sulla evoluzione degli edifici e delle strutture bibliotecarie dell’area mediterranea dove sorse la civiltà occidentale. Dopo l’introduzione dell’a., il vol. si apre col primo capitolo dedicato al mondo greco (The Greek world. Typology and equipment of archival and academic libraries, pp. 3-65), in cui la descrizione delle biblioteche prende l’avvio dal mondo minoico, in cui svolgevano anche il ruolo di archivi, per poi svilupparsi lungo i secoli per giungere alla accademia di Platone, al Lyceum di Aristotele, alle famosissime biblioteche di Alessandria e di Pargamo. Il secondo capitolo rivolge l’attenzione al mondo romano (The Roman world. Greek and Roman architects in Rome. Typology of the library, decoration, fittings and library oranization, pp. 69-156) e si apre significativamente con la figura di Vitruvio e la sua influenza sugli architetti della sua epoca. L’a. passa quindi in rassegna le biblioteche pubbliche e private maggiormente conosciute tramite le fonti letterarie e gli scavi archeologici, ovvero imponenti costruzioni a forma di tempio in quanto collegati con divinità quali Minerva, le Muse o Apollo, offrendo anche possibili ricostruzioni degli alzati degli edifici tramite efficaci disegni inseriti nel testo. Dedicato al mondo bizantino è invece il terzo capitolo (The Byzantine world. From the monumental libraries of ancient times to sacristies and humble monastery libraries, pp. 159-213), forse la sezione di maggiore interesse per il lettore non greco grazie alla bibliografia riportata e non sempre facilmente reperibile, in particolar modo riguardo alle biblioteche monastiche. La biblioteca del monastero di Santa Caterina sul Monte Sinai è sicuramente la più antica e la più nota tra quelle di fondazione bizantina, ma non è l’unica. Risalente al V secolo è per esempio il monastero di San Giovanni Battista di Costantinopoli, conosciuto anche come monastero di Studius dal nome del fondatore, di cui ora sopravvivono solo alcune rovine e in cui era presente una raccolta di testi a uso dei monaci. Nell’area del Monte Athos ogni monastero di una certa rilevanza era dotato di una propria biblioteca sin dal IX secolo, ma molti altri sono i monasteri depositari ancora oggi di importanti raccolte librarie, sebbene solo recentemente si sia avvertita l’esigenza di allogarle in sedi più grandi di una semplice stanza o di un corridoio. Il quarto capitolo è incentrato sulle biblioteche europee del medioevo (The Middle Ages. Monastery, university, public and rulers’ libraries. Typology and equipment, pp. 217-265), che come quelle contemporanee bizantine furono di proprietà di monasteri e quindi orientate quasi esclusivamente nella scelta di libri religiosi, inizialmente conservati in semplici nicchie nei muri o in piccoli armadi. Il ruolo della biblioteca come parte dell’edificio concepita a sé stante andò progressivamente facendosi strada nell’architettura occidentale grazie anche alla presenza degli scriptoria all’interno dei monasteri, mentre da parte dei laici tale esigenza prese avvio dalla nascita delle università e dei collegi universitari a esse collegati, in cui erano previsti spazi appositi dove conservare libri a uso comune degli studenti. L’ultimo capitolo riguarda il Rinascimento (Renaissance. The evolution of the design of the library hall from the 14th century to the Late Renaissance. Typology and equipment, pp. 269-349) durante il quale soprattutto in Italia le nuove biblioteche mutarono impostazione, divenendo più monumentali nelle strutture, con interni ricchi di decorazioni e dipinti affrescati dai migliori artisti dell’epoca, oltre a dimostrare una fino ad allora inedita ricercatezza per il mobilio utilizzato nella conservazione e nella consultazione del materiale librario. Lungo sarebbe l’elenco delle biblioteche sparse per tutta la penisola e citate nel capitolo, che si chiude però con la descrizione delle due uniche biblioteche monumentali realizzate al di là delle Alpi alla fine del XVI secolo, ovvero la magnifica biblioteca dell’Escorial vicino a Madrid e la Bodleian Library a Oxford. Il vol., che si chiude con la bibliografia e l’indice dei nomi, si rivela essere un ottimo strumento di alta divulgazione, offrendo al lettore un vasto panorama riassuntivo dell’evoluzione delle biblioteche che hanno segnato lo sviluppo e la conservazione della cultura occidentale fino alla fine del XVI secolo. – M.C.

050-P White (Eric Marshall), Editio princeps. A history of the Gutenberg Bible, London-Turnhout, Harvey Miller Publishers, 2017, pp. 466, ill. col., ISBN 978-1-909400-84-9, s.i.p. La Bibbia di Gutenberg continua a richiamare su di sé l’attenzione degli studiosi che si avvicinano a essa da tutti i possibili punti di vista. In anni recenti hanno prevalso due approcci: da un lato quello di coloro che hanno indagato minuziosamente la procedura di realizzazione, tentando di dimostrare (con teorie talvolta anche piuttosto bislacche) che non furono impiegati solo caratteri mobili, ma tecniche miste, compresa la “fusione” di intere righe di testo; dall’altro quello che ha previsto l’applicazione di indagini di tipo chimico-fisico sui materiali, specie sugli inchiostri, che pare non abbiano fornito un contributo particolarmente significativo. Il vol. di White, invece, è altamente innovativo nella sua apparente “semplicità”. Accortosi degli errori e delle approssimazioni nelle descrizioni degli esemplari superstiti, specie nella rilevazione dei segni di provenienza e nell’identificazione degli antichi possessori, l’a., curatore dei fondi antichi della Princeton University Library, ha intrapreso una paziente analisi di tutte le copie note, frammenti inclusi. Il salto di qualità decisivo, tuttavia, non riguarda solo questo aspetto, ma il metodo impiegato, che ha implicato un approfondito scavo storico-bibliografico: White, infatti, considera gli oggetti della sua ricerca da due punti di osservazione differenti e complementari. Non solo ricostruisce la storia dei singoli esemplari, seguendo i più o meno numerosi passaggi di proprietà che hanno vissuto (approccio di tipo tradizionale), ma partendo dalla storia della bibliografia, ovvero considerando tutti coloro che hanno studiato e/o descritto la Bibbia di Gutenberg, egli identifica di volta in volta le copie utilizzate, riuscendo così a costruire una storia ragionata della bibliografia sulla editio princeps per eccellenza, seguendo passo passo le scoperte, le teorie, i dibattiti e le polemiche che si sono sviluppati intorno a questo straordinario libro. Ciò non vuol dire che anche con il primo approccio, quello che si potrebbe definire più classico, non emergano novità interessanti, come, per esempio, laddove si dimostra l’uso liturgico di alcune copie, anche diverso tempo dopo la stampa dell’edizione. Il vol., corredato da moltissime e ottime riproduzioni fotografiche a colori, dopo l’elenco delle illustrazioni e una breve premessa dell’a., si divide in tre parti. La prima, suddivisa a sua volta in tre capitoli, descrive ampiamente l’invenzione della stampa, la figura di Gutenberg e dei suoi primi soci, le prime testimonianze sulla tipografia e sui suoi primi prodotti. La seconda, anch’essa composta da tre capitoli cui si aggiunge un’appendice dedicata alla scoperta, a Leipzig nel 2017, di un frammento di un nuovo esemplare in pergamena usato come legatura, racconta, secolo per secolo, la storia bibliografica della Bibbia gutenberghiana tra Sette e Novecento, basandosi, come detto, sugli esemplari noti. Da questo punto di vista è significativa la scoperta di Leipzig perché conferma che il ritrovamento, l’acquisto o la catalogazione di una copia o di un frammento forniscono sempre l’occasione per un rilancio degli studi ed eventuali nuove acquisizioni storiche. La parte terza, infine, censisce e descrive (anche se non impiegando canoni propri della bibliografia analitica tradizionale), con il supporto anche di ampi rimandi bibliografici, tutti gli esemplari superstiti della Bibbia. Nel Census non mancano le tracce di esemplari scomparsi desunte da fonti bibliografiche e catalografiche. In calce, le note, un’amplissima bibliografia di riferimento e gli indici (generale, delle provenienze e delle edizioni del Quattrocento citate). Un’opera fondamentale per gli studi gutenberghiani, che speriamo possa trovare presto un più adeguato spazio nelle biblioteche italiane. – L.R.

 

Spogli e segnalazioni

050-001 «ABEI Bollettino di Informazione», 27, 2018/3. In questo numero, dopo un breve profilo biografico dei nuovi membri del direttivo dell’associazione, viene pubblicato il primo gruppo di relazioni tenute al Convegno di Studi svoltosi a Roma nel giugno 2018. Rosaria Campioni tratta della professione del bibliotecario negli ultimi quarant’anni; Noël Golvers parla delle biblioteche nel contesto della missione gesuita cinese nei secoli XVII e XVIII; Marian Papavoine analizza il contributo del bibliotecario al panorama teologico internazionale; Mario G. Cocchi parla dell’esperienza de La Nostra Famiglia come servizio ai più deboli e opera di carità intellettuale. Chiudono il bollettino gli estratti del bilancio di previsione 2018 e il bilancio consuntivo 2017. – Em. B.

050-002 «Avisos. Noticias de la Real Biblioteca», 24, 86 sept.-dic. 2018. Contributi sulla prima trad. castigliana di Utopia (Victor Lillo Castañ), la storia del Palazzo Donn’Anna di Napoli (un vol. a cura di Pietro Belli, Torino, Allemandi, 2017), il racconto Nudos di Pabl Andrés Escapa. – Ed.B.

050-003 «Biblioteche oggi Trends», 4, n. 2 Dicembre 2018. Dopo l’editoriale di Giovanni Solimine in cui si riflette sul concetto di collezione e sul suo ruolo nel contesto attuale, si trovano i seguenti contributi: Sara Dinotola affronta il tema della carta delle collezioni partendo dalla sua storia, illustrando i mutamenti che interessano oggi il concetto di collezione e la sua gestione e concludendo con una riflessione sulla funzione odierna di questo documento; Riccardo Marlin, librario, Marco Locatelli e Silvia Zanini, bibliotecari, riflettono sulla politica degli acquisti sottolineando l’importanza del dialogo tra fornitori e biblioteche e il ruolo di queste ultime come influencer culturali; Maria Cassella tratta dello sviluppo delle collezioni delle biblioteche accademiche in relazione ai fattori del mondo digitale e ne esplora le tendenze attuali; Rossana Morriello affronta l’importanza che la bibliometria ha avuto sulla ricerca scientifica e sulla politica documentaria delle biblioteche; Loredana Vaccani tratta dell’importanza della revisione coordinata e mostra degli esempi (due italiani e uno francese) di magazzino centralizzato; David Rini presenta il programma di ampliamento delle collezioni bibliografiche della Bodleian Library per gli anni 2017-2022 introducendo il lettore alla storia della biblioteca e mostrando un possibile modello di biblioteca universitaria; Edoardo Barbieri presenta un’edizione delle Epistole e vangeli del Nannini fino ad ora ignota in Italia e conservata presso la Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme; Francesco Giuseppe Meliti analizza il fenomeno dei big deal, dei predatory journal e delle shadow libraries al fine di riavviare una riflessione su questi temi con un interessante accenno ai nuovi modelli relazionali dell’IFLA. – Em. B.

050-004 Aldo Manuzio. La costruzione del mito / Aldus Manutius, the Making of Myth, a cura di Mario Infelise, Venezia, Marsilio, 2016; Collectanea manutiana. Studi critici su Aldo Manuzio, a cura di Pier Davide Accendere – Stefano U. Baldassari, Firenze, Le Lettere, 2017 Þ rec. Paul F. Gehl, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 342-7.

050-005 Ardolino (Enrico Pio), «Con ogni sollicitudine e zelo». Le biblioteche dei Cistercensi negli anni dell’inchiesta della Congregazione dell’Indice (1597-1603), in «In monasterio reservetur». Le fonti per la storia dell’Ordine Cistercense in Italia dal Medioevo all’età moderna nelle biblioteche e negli archivi italiani e della Città del Vaticano, a cura di Riccardo Cataldi, Cesena, Badia di Santa Maria del Monte, 2018 (Italia benedettina. Studi e documenti di storia monastica, 43), pp. 291-314. L’a. presenta un quadro riassuntivo di come si svilupparono i rapporti tra i Cistercensi e la Congregazione dell’Indice nell’invio delle liste dei libri dai singoli monasteri, fornendo in appendice la lista delle biblioteche monastiche e dei possessori presenti nel cod. Vat. Lat. 11301. – M.C.

050-006 Armando Sapori, a cura di Stefano Moscadelli e Marzio A. Romani, Milano, Università Bocconi, 2018, (I Maestri della Bocconi, 4), pp. XV+263+16 di tavole, ill. b/n, ISBN 978-88-8350-290-3, € 60. Il quarto vol. del ciclo “I maestri della Bocconi” è dedicato ad Armando Sapori, grande storico dell’Economia e accademico. Una bella raccolta di scritti – a cura di Stefano Moscadelli e Marzio A. Romani – coronata da una interessante antologia di scritti e documenti inediti dello stesso Sapori. Bella l’appendice iconografica in chiusura. Molto ben curata la veste grafica e l’impaginazione. – Ar.L.

050-007 Bagni (Irene), L’Accademia Palermitana degli Accesi: un esempio di petrarchismo nel tardo Cinquecento, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 233-44 Þ «AB» 050-080

050-008 Ballarini (Marco), L’ arcivescovo, l’Ambrosiana (e un poʼ di Cattolica), «Vita e Pensiero», 6, 2018, pp. 78-84. L’a. dell’articolo celebra l’identità universale della Biblioteca Ambrosiana facendo riferimento alla definizione che l’arcivescovo Montini diede il 26 aprile 1956 in occasione del discorso tenuto ai rappresentanti delle Nazioni convenuti per la Fiera di Milano: l’Ambrosiana è un luogo in cui «nessuno è straniero» ed è «un santuario della cultura cattolica». Essa è stata fondata da un grande arcivescovo di Milano, Federico Borromeo, che ne dava già la stessa definzione al momento della fondazione. L’Ambrosiana, in stretta collaborazione con l’Università Cattolica, vuole essere la «patria di tutti coloro che vogliono percorrere i sentieri dell’umana cultura». – Rosaria Patanè

050-009 Barbieri (Edoardo), Preistoria e fortuna dell’audiolibro, «Vita e Pensiero», 1, 2019, pp. 96-100. Protagonista dell’articolo è l’audiolibro in formato digitale, che rappresenta il punto di sintesi tra la lettura endofasica (mentale) e la lettura esofasica (ad alta voce). L’a. va a ritroso nel tempo, percorrendo le tappe fondamentali dell’evolversi della narrazione nella sua primaria forma orale, passando attraverso il verso, la rima, la strofa, fino ad arrivare alla nascita della scrittura. Negli ultimi quattro anni, a differenza del mercato dell’ebook, il fatturato degli audiolibri è stato sempre in crescita. Esso rappresenta una felice trovata editoriale, che sta allargando il proprio mercato anche in Italia. L’audiolibro si ascolta nelle più varie situazioni, per esempio per rilassarsi, o durante la guida, o mentre si svolgono attività domestiche. La riflessione dell’a. sottolinea come con l’audiolibro si stia ritornando «alla funzione primaria della lettura come narrazione da ascoltare». – Rosaria Patanè

050-010 Bertini (Giuseppe), La travagliata nascita della Vita del cavaliere Giovan Battista Bodoni di Giuseppe De Lama (1816), Salamanca – Parma, Biblioteca Bodoni, 2017, pp. 64, ISBN 978-84-946724-3-9, edizione privata di 100 copie. Il piccolo vol., dotato di appendice documentaria, bibliografia e indice dei nomi, fornisce una preziosa ricostruzione delle vicende della pubblicazione, della censura e poi del dissequestro della essenziale biografia bodoniana. – Ed.B.

050-011 Beyond Books and Plays Cultures and Practices of Writing in Early Modern Theatre, edited by Raimondo Guarino – Lene Buhl Petersen, «Journal of Early Modern Studies», 8, 2019, pp. Si spogliano i singoli contributi. – A.T.

050-012 Biblioteca Statale di Montevergine, Gli incunaboli della Biblioteca di Montevergine. Catalogo, a cura di Domenico D. De Falco, presentazione di p. Riccardo Guariglia, premessa di P. Gerardo Di Paolo, con un saggio di Giuseppina Zappella, Atripalda, Mephile, 2017 Þ rec. Francesca Nepori, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 340-2.

050-013 Bingen (Nicole), “Aux escholles d’outre-monts”. Étudiants de langue française dans les universités italiennes (1480-1599): Français, Francs-Comtois, Savoyards, 3 volumi, Genève, Droz, 2018 (Travaux d’Humanisme et Renaissance, 596), pp. 3.098, ISBN 978-2-600-05904-6, s.i.p. Basato su un approfondito scavo archivistico relativo a documenti universitari e notarili editi e inediti, nonché su un’ampia massa di fonti indirette (biografie, corrispondenza…), l’opera censisce centinaia di studenti francesi della franca contea e savoiardi che hanno frequentato le università italiane tra il 1480 e il 1599 e che sono stati veicolo di diffusione della cultura e della lingua italiana nell’Europa del Rinascimento. Un rilevantissimo repertorio che per ogni personaggio documentato fornisce un dossier relativo ai suoi studi in Italia, integrato, quando possibile, da un breve profilo biografico. Le schede sono poste in ordine alfabetico. Al termine della serie principale, si trova anche un ulteriore elenco di personaggi citati o variamente collocati nelle università italiane, ma di cui non si è trovato riscontro nello spoglio documentario. In appendice, una terza (brevissima) serie di personaggi, questa volta dedicata ai professori universitari italiani. Nell’approfondita ed erudita introduzione (pp. 11-246), l’a. si sofferma sull’organizzazione degli studi universitari italiani tra Quattro e Cinquecento, descrivendo l’ordinamento degli atenei e i percorsi da seguire per raggiungere il diploma. Si illustrano, inoltre, dettagliatamente i criteri di realizzazione e di interrogazione del repertorio. Chiude un ampio e indispensabile apparato di indici (dei nomi, dei luoghi di origine e delle università) e un’ampia bibliografia delle fonti citate in forma compendiosa. Un repertorio fondamentale per chiunque vorrà occuparsi della storia delle università italiane, ma anche per gli studiosi di storia delle famiglie, della storia sociale, della storia religiosa, politica e culturale. – L.R.

050-014 Blocker (Déborah), Pro- and anti- Medici? Political Ambivalence and Social Integration in the Accademia degli Alterati (Florence, 1569-c. 1625), in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 38-52 Þ «AB» 050-080

050-015 Bocchetta (Monica), «Delle biblioteche e dei bibliotecari». Avvertenze di Agostino Maria Molin (1830, cod. Barb. lat. 3398), «Paratesto», 15, 2018, pp. 105-112. L’a. riflette su una “guida biblioteconomica” del 1830. Si tratta di un opuscolo inedito dell’erudito e bibliofilo carmelitano, che rispondendo a un ignoto corrispondente illustra competenze e funzioni del perfetto bibliotecario. Il “manuale”, riflessione personale e paratesto insieme, aiuta anche a capire meglio la ratio dei cataloghi allestiti dal Molin. – E.G.

050-016 Bolton (Claire), Typesetting and Printing in the Fifteenth Century, in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 147-164. L’a. si dedica ai processi di composizione e di stampa del XV secolo, che nei primi vent’anni di sperimentazione hanno richiesto molta innovazione da parte dei nuovi discepoli dell’arte tipografica. Il saggio è in inglese. — L.Mo.

050-017 Bon (Bruno) – Krysztof Nowak, Autour de Liber. Étude (e-) lexicographique, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 27-38.

050-018 Borraccini (Rosa Marisa), La stella caduta di Maria e Francesco Chiappelli nelle carte dell’archivio Bemporad-Marzocco, «Paratesto», 15, 2018, pp. 155-164. L’a. delinea il contesto letterario-editoriale della fiaba La stella caduta (Bemporad, 1937; Marzocco, 1948), attingendo a quanto è emerso dal carteggio dei Chiappelli con la Bemporad. Ne esce un pezzo di storia della casa editrice fiorentina, che insiste sul rapporto fra Enrico Bemporad e Ugo Ojetti e sul ruolo di quest’ultimo nella vicenda editoriale della fiaba. Correda il pezzo 1 ill. b/n. – E.G.

050-019 Bottari (Salvatore), The Accademia della Fucina: Culture and Politics in Seventeenth-Century Messina, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 77-85 Þ «AB» 050-080

050-020 Bougard (François), Le livre dans tous ces états. Conclusions, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 243-8.

050-021 Bougard (François), Le livre de l’autorité du siècle, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 99-106.

050-022 Bourguinat (Nicolas), Le livre à Strasbourg sous le Premier Empire, «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 353-364. Grazie alla propria posizione geografica e alla fama acquisita dal XVI secolo, la città di Strasburgo riesce a sfruttare l’apertura dell’Europa nei confronti delle edizioni francesi durante il periodo napoleonico per poter estendere il proprio commercio librario. L’a. offre una panoramica attenta della situazione editoriale a Strasburgo tra il 1799 e il 1814 mettendo in luce le influenze prodotte dal Consolato e dal Primo Stato. – Pietro Putignano.

050-023 Braida (Lodovica), Il ricorso all’anonimato nel Settecento: il caso dei libri di viaggio, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 259-278. Il contributo analizza l’uso dell’anonimato nel contesto di uno dei generi letterari più di successo del XVIII secolo: la letteratura di viaggio. Ci si sofferma in particolar modo sulle ragioni che spinsero vari autori a nascondere la loro identità in queste pubblicazioni. – A.T.

050-024 Bravi (Giulio Orazio), I riformati bergamaschi Girolamo Zanchi e Guglielmo Grataroli in Italia prima dell’esilio, in Il dissenso religioso, a cura di G. O. Bravi, pp. 125-67. Lo Zanchi, noto teologo protestante, e il Grataroli, medico aderente alla Riforma, entrambi nati nel 1516, godono di ampia fortuna per il periodo trascorso all’estero, religionis causa. È invece sul periodo italiano, assai meno noto, che l’a. si sofferma così da illuminare la fase di formazione di due, i contatti, gli incontri, le letture, il maturare della scelta a favore di una posizione religiosa dissidente. – Ed.B.

050-025 Brown (Alison), Defining the Place of Academies in Florentine Culture and Politics, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 22-37 Þ «AB» 050-080

050-026 Bruce McKitterick Rare Books. Catalog 66, Narberth (PA), 2018, pp. 48. Una scelta di 75 pezzi di altissima qualità, accompagnati da ottime descrizioni. Ci si limita a segnalare al n° 31 Hieronymus Estensis, Cronaca della città d’Este, [Venezia, Boneto Locatelli, 1490-1503] (ISTC ih00265400), esemplare già Sergio Colombi, e n° 35 le Revelationes di Gioachino da Fiore, [Venezia, Niccolò e Dmenco dal Gesù, post 1511] (Edit16 CNCE 51634). – Ed.B.

050-027 Caillet (Jean-Pierre), Le livre dans l’édifice cultuel aux temps carolingiens et ottoniens, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 193-204.

050-028 Capuccinorum Romae. Incunaboli e cinquecentine della Biblioteca centrale dei Cappuccini, a cura di Fabio Grammatico, Roma, Istituto storico dei Cappuccini (Subsidia scientifica Franciscalia; 14), 2018, 2 voll., ill. b/n, ISBN 978-88-9970-206-9, € 58,00. La pubblicazione, che consta di due voluminosi tomi, raccoglie la descrizione del patrimonio incunabolistico e cinquecentesco della Biblioteca Centrale dei Cappuccini, situata a Roma presso il Collegio Internazionale San Lorenzo da Brindisi. Autore dell’opera è il bibliotecario Fabio Grammatico che, su indicazione del direttore p. Luigi Martignani (qui curatore della prefazione), ha redatto 915 schede descrittive secondo i più attuali criteri di descrizione del libro antico, prestando particolare attenzione alle provenienze e alle note di possesso. In calce al vol. I un nutrito apparato indicale per le opere (in ordine cronologico), degli editori e tipografi, dei luoghi di edizione, degli autori secondari (ma è assente quello degli autori principali), dei possessori e luoghi di provenienza, ma anche di dedicatori e dedicanti. Il vol. II ospita i frontespizi di tutte le edizioni descritte. – D.M.

050-029 Cardillo (Maria), Giuseppe Antonio Guattani e la genesi della stampa periodica illustrata a Roma a cavallo tra Settecento e Ottocento, «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 69-82. Oggetto del contributo è un’indagine sulla prima rivista antiquaria scritta e diretta da Giuseppe Antonio Guattani, ovvero i “Monumenti antichi inediti ovvero Notizie sulle antichità e belle arti di Roma”. La rivista, che ebbe durata assai limitata (tra il 1784 e il 1789, con una singola appendice nel 1805) promosse per la prima volta in Italia l’uso dell’apparato illustrativo per la descrizione dei reperti archeologici. – D.M.

050-030 Carvajal Gomez (Helena), La imagen manipulada: valores devocionales y sacros del libro medieval ilustrado, in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 57-72. L’a. studia il rapporto tra il lettore, i testi sacri e le illustrazioni di manoscritti e primi libri a stampa. – S.C.

050-031 Castellucci (Paola), Dove finisce il racconto? Ipertesto digitale e paratesto strutturalista, «Paratesto», 15, 2018, pp. 189-195. Le nuove modalità di lettura/scrittura in Rete hanno indotto un ripensamento forzato dei ruoli di autore/lettore e delle funzioni di scrittura creativa e saggistica. L’a. prima si sofferma sul concetto di ipertesto e poi, forte delle analisi condotte sulle cosiddette Digital humanities, illustra quali siano i nuovi territori e le possibilità espressive per il lettore comune, cioè l’utente, cioè noi. – E.G.

050-032 Catalogo degli incunaboli della Biblioteca universitaria di Sassari, a cura di Antonella Panzino Roma, AIB, 2018 (Collana sezioni regionali AIB, Sardegna. 1), pp. 146, € 25. Quasi cento anni fa, nel 1923, Federico Ageno (1885-1934) pubblicava il catalogo degli incunaboli della Biblioteca universitaria di Sassari, di cui era stato direttore fra il 1920 e il 1921. Il catalogo di Ageno, redatto nella lingua latina in cui il l’a. era versatissimo, presentava le schede di 57 edizioni. Il ritrovamento in biblioteca, nel corso degli anni, di altri dodici pezzi quattrocenteschi, e il lungo aggiornamento della bibliografia di riferimento (sull’editoria Quattrocentesca in generale, sulla storia della formazione della raccolta sassarese e infine sui singoli esemplari lì conservati) giustificano ora la pubbblicazione di questo accurato lavoro, purtroppo privo di illustrazioni, che presenta le schede di 71 edizioni per 73 esemplari. Particolare attenzione è prestata, in doveroso ossequio a uno dei principali trend della catalogazione incunabolistica degli ultimi anni, alla descrizione degli esemplari e alla rilevazione dei segni di provenienza. I numerosi indici consentono una facile e fruttuosa navigazione all’interno delle schede. – Al.L.

050-033 Chiummo (Carla), Bronzino e l’Accademia Fiorentina, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 258-76 Þ «AB» 050-080

050-034 Christe (Yves), Un nouveau Sinaï pour Pierre et Paul, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 121-30.

050-035 Ciancarelli (Roberto), Visions of the City in Seventeenth-Century Roman Popular Theatre, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 173-188. L’articolo, partendo dalla larga diffusione di sceneggiature comiche nella Roma del diciassettesimo secolo, traccia il profilo di una sorta di “teatro autoreferenziale”, in cui sono coinvolti cittadini, attori e autori dilettanti e descrive immagini chiare di ambienti, convenzioni e abitudini della città. – A.T.

050-036 Ciaralli (Antonio), In memoriam Armando Petrucci, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 331-335.

050-037 Clavería Laguarda (Carlos), Contra la bibliofilia. No amarás los libros sobre todas las cosas, Madrid, Turpin Editores, 2015, pp. 144, ISBN 978-84-944184-2-6, s.i.p. Si tratta di un pamphlet assieme polemico e provocatorio (ma non per questo non dotato in fine di una interessante bibliografia, pp. 131-41), che spinge a una riflessione a 360° sul concetto di “amante dei libri” (con i suoi derivati di collezionista e commerciante di libri preziosi), mostrando contraddizioni, problemi, questioni aperte. – Ed.B.

050-038 Clavería Laguarda (Carlos), Erasmo, hombre de mundo: evasivo, suspicaz e impertinente (misántropo, borrachín, pendenciero), Madrid, Cátedra, 2018, pp. 376, ISBN 978-84-376-3838-6, € 18. Non sempre personalità influenti nel mondo della cultura rappresentano altrettanti modelli di limpidezza morale. L’a. indaga il caso di Erasmo da Rotterdam, un uomo che dedicò la sua intera esistenza a costruirsi un’immagine di intellettuale onesto, guidato dal duplice principio di “humanitas et civilitas”, ma che molto spesso dimostrò tendenze opposte. Una storia di aneddoti e testimonianze che ripercorrono i vizi più spesso criticati a Erasmo: misantropia, ubriachezza e irascibilità. In calce al testo, una bibliografia di riferimento sull’erudito olandese e un elenco descrittivo degli uomini che incontrò ai suoi tempi. – D.M.

050-039 Cohen (Adam), The Book and Monastic Reform, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 173-82.

050-040 Cornaz (Marie), Les Éditions Ysaÿe, «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 95-107. L’a. ricostruisce cronologicamente la biografia di Antoine Ysaÿe – figlio del violinista, compositore e direttore d’orchestra Eugène Ysaÿe – e le tappe principali della storia della casa editrice specializzata in stampa musicale Éditons Ysaÿe, da lui fondata nel 1921. – Pietro Putignano.

050-041 Cory Wright (Harry), The Library of Trinity College Dublin, with an introduction by Helen Shenton, London, Thames and Hudson (Pocket Photo Book), 2018, pp. 176, ill. col., ISBN 978-0500294598, 9,28 €. Un volumetto fotografico che raccoglie i bellissimi scatti effettuati dal fotografo Harry Cory Wright presso l’antica biblioteca del Trinity College di Dublin, introdotte da un breve saggio dalla bibliotecaria e archivista Helen Shelton, che illustra brevemente il suo primo approccio e la successiva frequentazione della sala principale, per la sua conformazione denominata Long Room. – D.M.

050-042 Cosentino (Paola), Dee, imperatrici, cortigiane: la natura della donna nei romanzi degli Incogniti (Venezia), in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 292-305 Þ «AB» 050-080

050-043 Cox (Virginia), Members, Muses, Mascots: Women and Italian Academies, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 132-69 Þ «AB» 050-080

050-044 Crivello (Fabrizio), Tabulae et livres dans les tables des Canons de l’école de la cour de Charlemagne. Questions ouvertes, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 237-41.

050-045 Crupi (Gianfranco), Apianus e le volvelle del cielo, «Paratesto», 15, 2018, pp. 31-47. Muovendo dal Cosmographicus liber di Pietro Appiano (1524; IT\ICCU\RMLE\064975) e dal contesto scientifico-culturale in cui maturò l’edizione, l’a. si concentra sulla meravigliosa novità delle volvelle, dispositivi mobili a dischi rotanti nonché componenti essenziali degli strumenti astronomici incorporati nell’opera, di cui analizza funzionamento e ruolo paratestuale. Corredano il pezzo 10 ill. b/n. – E.G.

050-046 Dante e il fumetto, «Dante e l’Arte», 5, 2018. La rivista «Dante e l’Arte» dell’Institut d’Estudis Medievals attivo all’interno dell’Universitat Autònoma de Barcelona dedica un numero monografico al rapporto fra Dante e il fumetto. Fra i contributi più interessanti segnaliamo L’inferno up to date. Attualizzazioni dell’Inferno di Dante nei fumetti (pp. 60-81) di Ursula Winter dove la studiosa bavarese evidenzia come «nel periodo che va dal 1949 al 2016 possiamo registrare in ambito mondiale quasi venti versioni dell’Inferno di Dante adattato per i fumetti». O ancora A Journey Through Hell: Dante’s influence on Art Spiegelman’s Maus (pp. 37-60) dove Brian Ireland e Penelope James, riconoscendo che «In The Divine Comedy, Dante Alighieri conceived of the Inferno as a physical landscape which could be mapped and navigated through. In so doing, he helped create the language and imagery which modern-day writers and artists often turn to when describing Hell», affermano la centralità della struttura e delle tematiche dell’Inferno dantesco all’interno del celebre fumetto sull’olocausto: Maus di Art Spiegelman. Infine segnaliamo Il Sommo Topolino nella selva oscura. Spunti per una lettura linguistica de L’Inferno di Topolino (pp. 81-104) di Daniela Pietrini la quale si concentra sul fumetto Disney L’Inferno di Topolino, parodia dell’Inferno dantesco realizzata da Guido Martina (testi) e Angelo Bioletto (disegni) per i numeri 7-12 di Topolino (1949-1950) nonché capostipite del fortunato filone delle cosiddette “Grandi Parodie Disney”. Andrea G.G. Parasiliti

050-047 De Franceschi (Loretta), Libri in guerra. Editoria e letture per i soldati del primo Novecento, Milano-Udine, Mimesis, 2019, pp. 329, ill. b/n, ISBN 978-88-575-51-074, € 26. Il libro della De Franceschi ripercorre la grande macchina assistenziale attivatasi durante la Prima Guerra Mondiale per garantire ai soldati al fronte e negli ospedali la possibilità di leggere con costanza per finalità didattiche e di svago. Il libro parte da una prima analisi delle percentuali di alfabetizzazione dell’Italia del primo Novecento per poi passare più nello specifico a narrare le vicende dei primi istituti embrionali formati per la raccolta e distribuzione dei libri. Si passa quindi all’analisi delle pubblicazioni a tema bellico nell’editoria del tempo, passando dai più grandi editori dell’epoca (Treves ad esempio, su tutti il più grande donatore di libri tra l’altro) alle pubblicazioni ecclesiastiche e propagandistiche (con una felice parentesi a tema femminile). Nella seconda parte del libro viene trattata direttamente l’azione dei vari comitati sorti su suolo nazionale nel pieno della guerra, descrivendone nascita e sviluppo. Dopo un’analisi dell’opera del comitato nazionale coordinato da Alfredo Orvieto il libro si chiude con la descrizione contenutistica dei libri preferiti dai soldati: uno sguardo ravvicinato ai materiali manualistici e propagandistici e ai titoli preferiti al fronte (su tutti i Promessi Sposi). Il vol., accurato, esaustivo e portato avanti su materiali storici di prima mano, è corredato da un breve apparato fotografico. – Francesco Reale

050-048 Debiais (Vincent), Apuntes de cultura visual acerca la figura del actor en el libro medieval (s. IX-XI), in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 43-55. L’a. analizza le connotazioni simboliche e di prestigio associate ai manoscritti liturgici negli ambienti di corte carolingi tra IX e XI secolo. – S.C.

050-049 Denoël (Charlotte), L’Épiphanie du Verbe. Essai d’une typologie formelle des représentations du livre au premier Moyen Âge dans les portraits des évangélistes, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 15-26.

050-050 Desmoulière (Paule), La poesia funebre all’Accademia Olimpica di Vicenza, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 277-91 Þ «AB» 050-080

050-051 Di Lorenzo (Leonardo), La biblioteca del condottiero: un inventario dei libri del capitano di Gradisca Niccolò della Torre (1489-1557), «Ce fastu?», 94/1-2, 2018, pp. 83-104. L’a. esamina l’inventario dei libri appartenuti al capitano di Gradisca Niccolò della Torre (1489-1557), custodito presso l’Archivio di Stato di Trieste. Si tratta di una collezione di voll. a stampa incentrati in particolare sul tema della guerra. – S.C.

050-052 Dinotola (Sara), Teorie e pratiche dello sviluppo delle collezioni in area anglo-americana, tedesca e italiana: una rassegna comparata (dalla seconda metà del XIX alla fine del XX secolo), «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 131-170. Il contributo intende ricostruire, sia dal punto di vista concettuale sia terminologico, le tappe fondamentali che hanno contribuito allo sviluppo di teorie e pratiche bibliotecarie per lo sviluppo delle collezioni. La rassegna storica comparata consente investigare anche i maggiori fattori culturali, economici e sociali che hanno influito su queste ricerche. – D.M.

050-053 Dongu (Maria Grazia), An Eighteenth-Century mise en scène and the Play of Refractions: Essayists, Critics, Spectators, and an Actor Negotiate Meanings, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 225-247. L’articolo tenta di ripercorrere la discussione settecentesca relativa alla conoscenza e la sua connessione con un nuovo tipo di recitazione: si fa riferimento alla Mise en scène, cioè la creazione collettiva e negoziabile del significato all’interno del teatro. – A.T.

050-054 Esders (Stefan), Deux libri legum au service des fonctionnaires du royaume d’Italie à l’époque carolingienne, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 79-84.

050-055 Everson (Jane E.) – Lisa Sampson, Introduction, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 1-20 Þ «AB» 050-080

050-056 Exposición bibliográfica Alfonso de Cartagena en Contexto. Un patrimonio textual. En ocasión del VII congreso de la Sociedad de Estudios Medievales y Renacentistas. Salamanca, IV-VI de septiembre de MMXVIII Biblioteca Histórica de la Universidad de Salamanca, al cuidado de Oscar Lilao Franca – Georgina Olivetto – Juan Miguel Valerio Moreno, Salamanca, Biblioteca Cartagena, 2018, pp. 102, manca ISBN, s.i.p. L’elegante catalogo si concentra sulla figura di Alfons di Cartagena (1381 o ‘84 – 1456), vescovo di Burgos e umanista: dopo gli studi all’università di Salamanca, fu tra i primi a recepire in Spagna l’insegnamento petrarchesco, entrando in diretto contatto (anche polemico) coi primi umanisti italiani a lui coevi. Vengono mostrati manoscritti di sue opere o voll. a lui appartenuti. In fine una importante Breve historia de la Biblioteca Universitaria de Salamanca (pp. 87-100). – Ed.B.

050-057 Faini (Marco), A Ghost Academy between Venice and Brescia: Philosophical Scepticism and Religious Heterodoxy in the Accademia dei Dubbiosi, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 102-17 Þ «AB» 050-080

050-058 Formiga (Federica), Con Francisk Skorina l’arte della stampa arriva in Bielorussia, «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 53-68. Partendo da una lapide commemorativa cinquecentesca presso Palazzo Bo dell’Università di Padova, su cui è commemorato il medico bielorusso Francisk Skorina, l’a. indaga i suoi interessi verso l’arte della stampa e il suo ruolo chiave nell’introduzione dei caratteri mobili nel suo paese d’origine. Attivo prima a Praga e poi in territorio russo, Skorina fu impegnato soprattutto in pubblicazioni sacre e di carattere religioso. – D.M.

050-059 Freebury-Jones (Darren), The Diminution of Thomas Kyd, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 251-277. L’articolo tenta di ricostruire i passaggi che, in tempi recenti, hanno impedito alla reputazione di Thomas Kyd di affermarsi come uno dei principali drammaturghi britannici del XVI secolo. – A.T.

050-060 Gardoni (Giuseppe), La biblioteca di un officiale gonzaghesco: i libri di Andrea da Gonzaga (1457), «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 171-189. Il contributo esamina il contenuto di un inventario di libri appartenuti ad Andrea da Gonzaga, ufficiale connesso a Gian Francesco Gonzaga. Il documento, redatto nel 1457, tramanda un elenco di 41 libri, per la maggior parte di retorica; interessante la valutazione data a ciascun libro in relazione al suo eventuale costo. Trascrizione del documento in fine. – A.T.

050-061 Garrison (Eliza), Movement and Time in the Egbert Psalter, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 163-71.

050-062 Gatta (Massimo), I “santini” laici di Leo Longanesi. Il fascino indiscreto di quella strana pubblicità editoriale, «Paratesto», 15, 2018, pp. 165-173. Il pezzo ripercorre la storia dei santini laici che Longanesi realizzava, e poi inseriva, nei voll. della propria casa editrice. Si tratta di schedine pubblicitarie – che sono un elemento paratestuale a tutti gli effetti – contenenti sinossi e dati editoriali delle opere cui erano allegate, ma anche silografie eseguite dallo stesso editore. – E.G.

050-063 Giachery (Alessia) – Laura Luraschi Barro – Susy Marcon – Stefano Trovato, Jacopo Morelli. Bibliotecario di San Marco, prefazione di Alessandro Soldini, Lugano, Giampiero Casagrande editore, 2014 (I Quaderni della Collina d’Oro, 4), pp. 193, ISBN 978-88-7795-233-2, ill. b/n, € 16. Il vol. presenta 4 interessanti saggi che ricostruiscono la storia della famiglia Morelli e tracciano la biografia dell’abate e “direttore” dell’allora Libreria di San Marco, oggi meglio conosciuta con il nome di Biblioteca Marciana, illustrando il suo ruolo all’interno dell’istituzione veneziana non solo nella veste di Custode, ma anche nella sua importante figura di erudito e studioso. — L.Mo.

050-064 Giola (Marco), Un episodio esemplare di storia romana nel Tesoro toscano: Catilina a Fiesole, in Volgarizzamenti: il futuro del passato, a cura di Roman Sosnowski – Giulio Vaccaro, Firenze, Casati, 2018, pp. 35-47. Importante contributo circa la stratificazione leggendaria medioevale del mito fondativo delle città toscane di Fiesole e Firenze. – Ed.B.

050-065 Girotto (Carlo Alberto), Una miscellanea veronese alla Bibliothèque de l’Arsenal di Parigi. Con aggiunte al catalogo di Bartolomeo Merlo, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 209-257. L’articolo consiste in un sondaggio di 82 edizioni popolari conservate in un vol. miscellaneo alla Bibliothèque de l’Arsenal a Parigi. La maggior parte delle edizioni sono stampate dal tipografo veronese Bartolomeo Merlo. – A.T.

050-066 Gorian (Rudj), Nascosto tra i libri. I periodici antichi della Biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia (1607-1800), Venezia, Marcianum Press, 2017 Þ rec. Alexander S. Wilkinson, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 347-8.

050-067 Griese (Sabine), Layoutformen des Buchs im 15. Jahrhundert, in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 9-42. L’a. si concentra sulla presentazione dell’impaginazione degli incunaboli, facendo notare come quest’ultima risenta ancora fortemente degli standard presenti nella cultura della scrittura Alto Medievale. Il saggio è in tedesco. — L.Mo.

050-068 Guerrini (Mauro), Chi era Francesco da Bologna? Una gaffe bibliografica di Antonio Panizzi, «Paratesto», 15, 2018, pp. 113-121. L’a. racconta la gaffe di Antonio Panizzi – identificò l’incisore/intagliatore dei punzoni dei caratteri aldini Francesco da Bologna con il pittore/orafo felsineo Francesco Raibolini detto “il Francia” – e come, dal dibattito che ne scaturì, in particolare con Giacomo Manzoni, si pervenne alla corretta identificazione del personaggio e poco dopo anche all’individuazione del suo cognome (Griffo). – E.G.

050-069 Guerrini (Mauro), La punta dell’iceberg. Le cinquecentine delle biblioteche ecclesiastiche: proposta (aperta) per la redazione di un repertorio, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 309-330. L’articolo presenta lo status quaestionis e le nuove prospettive in relazione alla ricerca volta a individuare l’originaria appartenenza a biblioteche ecclesiastiche di edizioni del secolo XVI, disperse in seguito alle soppressioni degli ordini religiosi. – A.T.

050-070 Gurreri (Clizia), ‘Nec longum tempus’: l’Accademia dei Gelati tra XVI e XVII secolo (1588-1614), in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 186-96 Þ «AB» 050-080

050-071 Haffemayer (Stéphane), «Great Conspiracy» et «Bloody Pot»: la médiatisation de la révolte irlandaise et le déclenchement de la guerre civile anglaise (1641-1642), «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 173-192. Attraverso testi che rivelano complotti papisti, testi pseudo-informativi con narrazioni fittizie degli eventi, rapporti su atti di torture ed esecuzioni commesse da papisti irlandesi e un’iconografia martiriologica, il contributo evidenzia l’attività mediatica durante la rivolta irlandese e lo scoppio della guerra civile inglese (1641-1642). – Pietro Putignano.

050-072 Haile (Christopher), ‘Pawn! Sufficiently Holy But Unmeasurably Politic’: The Pawns Plot in Middleton’s A Game at Chess, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 191-224. Il contributo indaga a fondo i significanti sottesi alla controversa opera teatrale A Game at Chess di Thomas Middelton. – A.T.

050-073 Hochuli (Jost), L’ABC di un tipografo, traduzione e adattamento dell’edizione italiana a cura di Alessandro Corubolo, Monticello Conte Otto, Ronzani Editore, [2018] (Typographica. Storia e culture del libro, 1), pp. 64, ill. col., ISBN 9788894911077, € 23. Si tratta della prima edizione italiana del testo del grafico svizzero Jost Hochuli (San Gallo, 1933), con cui la casa editrice Ronzani inaugura la collana “Typographica. Storia e culture del libro”. Strutturato in 27 brevi capitoletti (uno per ogni lettera dell’alfabeto, eccetto la ‘M’ che contiene due voci), il vol. risulta essere una sorta di autobiografia professionale dell’a, da anni impegnato nel mondo del design del libro e dell’estetica tipografica. Il testo rappresenta quindi l’occasione per raccontare brevemente aneddoti ed episodi che hanno per protagonisti sia i maggiori personaggi del mondo del libro e della tipografia, sia le principali tematiche artistiche e grafiche del Novecento. – Pierfilippo Saviotti

050-074 Hradilová (Marta), Giovanni Battista Massarengo and his Prague Library, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 201-208. Si indaga il profilo di quella che fu la biblioteca del giurista, compositore e poeta settecentesco, attivo a Praga, Giovanni Battista Massarengo. Una parte dei suoi libri (60) si sono conservati presso il convento dei cappuccini di Nostra Signora Regina degli Angeli a Praga, nel quartiere di Hradčany. – A.T.

050-075 Il dissenso religioso a Bergamo nel Cinquecento, a cura di Giulio Orazio Bravi, Bergamo, Centro studi e ricerche Archivio Bergamasco, 2018, pp. 182, ISBN 978-88-90-6508-2-6, € 10. Il vol., di piccole dimensioni, raccoglie i preziosi atti di una giornata di studi tenutasi in città il 28 ottobre 2017, all’interno di una importante serie di manifestazioni (tra cui ricordo una bella mostra bibliografica alla Angelo Mai) in memoria del V centenario delle tesi di Lutero. L’idea di fondo è di documentare la presenza di una serie di idee ed esperienze che pur riallacciandosi alla Riforma d’Oltralpe testimoniassero l’iniziale successo autoctono del fenomeno. Curato con particolare attenzione, il vol. è dotato di utili indici dei nomi e dei luoghi. Se ne schedano i singoli contributi. – Ed.B.

050-076 Il manoscritto Voynich: il codice più misterioso ed esoterico del mondo, prefazione di Stephen Skinner, postfazione di Rafal T Prinke – René Zandbergen, traduzione di Mattia Faes Belgrado, Milano, Bompiani, 2018, pp. XV, 31 + [105] di tavole, ill. col., ISNB 978-88-452-9641-3, € 40. Trattasi della riproduzione anastatica del celebre ms. risalente alla prima metà del XV secolo. È possibile ripartire il codice in cinque parti: una sezione di botanica e/o erboristeria, una sezione cosmologica, una sezione dedicata a nudi femminili immersi in complessi reticolati di vasche, una sezione farmacologica e un blocco costituito esclusivamente da testo. Nonostante i numerosi studi, il testo non è stato ancora decifrato e molte delle illustrazioni presenti non hanno alcuna corrispondenza con la realtà. – Pietro Putignano

050-077 Imago libri. Représentations carolingiennes du livre, sous la direction de Charlotte Denoël – Anne-Orange Poilpré – Sumi Shimahara, Turnhout, Brepols, 2018, pp. 336, ISBN 978-2-503-56767-9, € 85. Il ricco vol. raccoglie gli atti del convegno internazionale Les représentations du livre aux époques carolingiennes et ottonienne tenutosi alla Sorbona di Parigi nel 2015. Come illustrano le curatrici nella bella Introduction (pp. 5-14) l’idea del lavoro svolto è venuta dal vol. La symbolique du livre dans l’art occidental di François Dupuigrenet Desroussilles, dopo aver constatato l’importanza del libro nella cultura carolingia e l’assenza di studi specifici sulla sua rappresentazione. Fanno da base per la ricerca svolta sia lo sviluppo di migliori cataloghi di mss., che permettono una conoscenza degli oggetti librari più efficace e razionalizzata, nonché la prospettiva di un approccio interdisciplinare che tenga conto di molteplici fattori. Il mondo carolingio (e in parte la successiva epoca ottoniana) è caratterizzato da una profonda “riforma” della scrittura e della produzione libraia, il cui nuovo ruolo sociale può essere osservato a esempio tramite la politica delle dediche o delle illustrazioni: non si scordi infatti che «le christianisme … modifie profondément le rapport au livre: la lecture transformait l’homme, devenait un instrument fondamental de sa restauration, de son salut» (p. 10). Per questo, attraversando la specificità degli studi codicologici ovvero storico-artistici, il progetto mira a illuminare il “valore” del libro, il suo significato simbolico colto attraverso un largo spettro di strumenti di ricerca e punti di vista (si pensi al saggio della Shimahara sul libro nella Bibbia, o a quello della Isaïa sulla presenza del libro nell’agiografia). Per questo gli studi raccolti sono suddivisi in diverse sezioni: Dire et figurer le livre, Livre, loi et autorité, Livre et Bible, Livre et liturgie e infine Livre, signes, images littéraires. Il vol. è dotato di preziosi indici dei nomi (pp. 249-54), dei luoghi (255-9), dei mss. citati (260-3). Oltre alle immagini b/n a testo, in fine una ricca serie di illustrazioni a colori pp. 267-335. Si citano singoli contributi. – Ed.B.

050-078 Incorrupta monumenta ecclesia defendunt. Studi offerti a mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano. I. La Chiesa nella storia. Religione, cultura, costume. Tomo 2, a cura di Andrea Gottsmann ­– Pierantonio PiattiAndreas E. Reheberg, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2018 (Collectanea Archivi Vaticani, 106), pp. 938 ill. col., ISBN 978-88-98638-08-06, € 30. Si tratta del secondo tomo di un ricchissimo corpus miscellaneo offerto a monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano (nonché membro della Pontificia Accademia delle Scienze e del Pontificio Comitato di Scienze Storiche) in occasione del suo settantesimo compleanno. Si schedano solo i contributi di interesse bibliografico. - E.G.

050-079 Isaïa (Marie-Céline), Un simple objet? Le livre dans l’hagiographie médiolatine (IXe-XIe siècle), in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 205-20.

050-080 Italian (The) Academies 1525-1700. Networks of Culture, Innovation and Dissent, edited by Jane E. Everson – Denis V. Reidy – Lisa Sampson, Cambridge-New York, Legenda – Modern Humanities Research Association – Routledge, 2016 (Italian Perspectives, 31), pp. xviii+348, ill. b/n, ISBN 978-1-909662-57-5, s.i.p. Le società che tra XVI e XVIII secolo raggruppavano studiosi più o meno noti hanno avuto una certa rilevanza nella cultura italiana dell’età moderna, soprattutto per la capacità di costruire contatti e reti, che sono una caratteristica fondamentale della cosiddetta “Repubblica delle Lettere”. Chi si occupa di storia del libro, inoltre, sa bene quale impulso all’editoria e alla produzione libraria abbiano fornito queste realtà, in un momento in cui l’Italia perdeva progressivamente la propria centralità nel contesto internazionale. Proprio per questo, però, le accademie, specie quelle sorte in aree di confine, hanno giocato un ruolo importante come ponte tra la Penisola e il resto d’Europa. Il vol. intende indagare queste realtà, prendendo in considerazione alcuni casi esemplari. Dopo un’introduzione dei curatori, i diciotto capitoli che lo compongono, considerati come capitoli, sono suddivisi in quattro parti. La prima (Academies and the Political Environment) affronta i rapporti tra realtà accademiche e governi locali (contributi di A. Brown, D. Blocker, G. Pallini, L. Sampson, S. Bottari). La seconda (Academies and Religion in Counter-Reformation Culture) si sofferma sul fattore religioso, mostrando come le posizioni non fossero sempre così nette negli ambienti accademici (saggi di A. Moroncini, M. Faini e M. Sangalli). La terza sezione (Organisation, Configuration and Membership) evidenzia i meccanismi organizzativi e la composizione sociale, spesso assai variegata, dei sodalizi (V. Cox, P.M. Lukehart, C. Gurreri e S. Testa). La quarta parte (Literature and the Arts: Experimentation, Innovation and Production) mette in luce il contributo innovativo delle accademie specie nel campo letterario e artistico (P. Procaccioli, I. Bagni, L. Sacchini, C. Chiummo, P. Desmoulière e P. Cosentino). In appendice, viene presentata una banca dati bio-bibliografica delle accademie siciliane (D. Montoliu). Chiudono un’ampia (ancorché «selected») bibliografia e l’indice analitico. – L.R.

050-081 Jackson (Ian), Bernard M. Rosenthal 5 May 1920-14 January 2017. A Bibliographical and Bibliographical Account in the Style of the Dictionnaire historique et critique of Pierre Bayle (1647-1706), Berkeley, Wednesday Table, 2017 Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, p. 349.

050-082 Janssen (Franz A.), The Graphic Design of the First Book Printed by Johann Schöffer (1503), in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 43-58. Partendo dall’analisi grafica del Corpus Hermeticum stampato da Schöffer, l’a. sviluppa il discorso sull’evoluzione degli standard grafici e su come bisognerà aspettare diversi anni prima che questi si avvicinino agli standard oggi attuali. Il saggio è in inglese. — L.Mo.

050-083 Jimenes (Rémi), Les caractères de civilité. Typographie & calligraphie sous l’Ancien Régime. France, XVIe-XIXe siècles, Gap, Atelier Perrousseaux (Adverbum), 2011, pp. 120, ISBN 978-2-911220-40-1, € 29.50. Un grande album (ora sembra parte della nuova collezione in 7 voll. dedicata alla Histoire de l’ecriture typographique) dotato di una breve prefazione di Hendrik D.L. Vervliet, che illustra (anche attraverso un gran numero di preziosi esempi fotografici) la storia di un particolare carattere, un gotico corsivo di ambiente francese, nato come imitazione tipografica della calligrafia manuale, che comunemente è detto, appunto, carattere civilité. Creato da Granjon a metà XVI secolo, fu ampiamente usato in ambiente francofono fino a restare per secoli un fossile dedicato soprattutto ai bambini. – Ed.B.

050-084 Kitzinger (Beatrice E.), Representing the Gospels Beyond the Carolingian Center, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 151-61.

050-085 Lacarra Ducay (María Jesús), El valor lúdico de algunos cuentos medievales: la Vida de Esopo, in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 115-126. L’a. studia la Vida de Esopo (stampata per la prima volta a Zaragoza da Pablo Hurus nel 1482), il rapporto tra testo e immagini e i contatti con altri generi contemporanei. – S.C.

050-086 Liesen (Bruno), Sur les traces des imprimeurs bruxellois dans l’entre-deux-guerres: l’impremerie J. Felix et fils, «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 81-93. Fondata nel 1927 da Jean-Baptiste Felix, l’«Impremerie J. Felix et fils» è specializzata nella produzione di periodici, come L’Écho de la mode e Het Kruis. L’a. fornisce informazioni sullo stabile in cui è installata la tipografia e sulle attività editoriali che coinvolgono il fondatore fino alla sua morte (1967). – Pietro Putignano.

050-087 López-Mayán (Mercedes), El libro litúrgico medieval en la Península Ibérica, in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 15-42. L’a. riflette sui codici liturgici della Penisola iberica. – S.C.

050-088 Lukehart (Peter M.), The Accademia di San Luca between Educational and Religious Reform, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 170-85 Þ «AB» 050-080

050-089 Luraschi Barro (Laura), Una ricognizione sui documenti d’archivio relativi alle origini ticinesi di Jacopo Morelli, in Jacopo Morelli. Bibliotecario di San Marco, prefazione di Alessandro Soldini, pp. 21-30. L’a., attraverso la consultazione degli archivi parrocchiali di Morcote (Canton Ticino), conferma l’origine svizzero-italiana della famiglia Morelli, come già era stato rilevato da Carlo Palumbo-Fossati quarant’anni orsono. — L.Mo.

050-090 Luzi (Alfredo), «Quando morir mi parve unico scampo». Il trauma della guerra nella poesia di Clemente Rebora, «Paratesto», 15, 2018, pp. 145-154. Premettendo una nota metodologica (che più che altro è una griglia interpretativa) sul rapporto fra storia-verità e finzione-menzogna, l’a. offre una riflessione sulla genesi delle prose poetiche di Rebora, evidenziandone soprattutto gli elementi paratestuali. Corredano il pezzo 2 ill. b/n. – E.G.

050-091 Marchesin (Isabelle), Mise en voir mathématique et intermédialité du Verbe dans les Évangiles carolingiens. Genèse d’une tradition iconographique, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 39-70.

050-092 Marcon (Susy), Le “erudite memorie di arti belle”, in Jacopo Morelli. Bibliotecario di San Marco, prefazione di Alessandro Soldini, pp. 105-181. L’a. mette in luce la figura di Jacopo Morelli presentando un aspetto forse ancora poco noto del bibliotecario, ossia la sua grande passione verso le belle arti, di cui fu a. di studi e cataloghi, nonché profondo conoscitore. — L.Mo.

050-093 Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, herausgegeben von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, Wiesbaden, Harrossowitz Verlag, 2017 (Wolfenbütteler Schriften zur Geschichte des Buchwesens, Band 49), pp. 224, ISBN 978-3-447-10719-8, ill. b/n e col., s.i.p. Il vol. raccoglie parte degli interventi del convegno Buchdruck im 15. Jahrhunderts, organizzato presso la Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel, in Germania, tra l’11 e il 13 novembre 2013. Tema centrale delle giornate di studio sono stati gli incunaboli, analizzati come oggetti a confronto con i loro predecessori, i manoscritti, e nel loro percorso di sviluppo verso la definizione a vero e proprio libro moderno. — L.Mo.

050-094 Melosi (Laura), D’Annunzio e il Dante monumentale. Dai carteggi con Olschki e Passerini con documenti inediti. Parte seconda: la stampa e l’epilogo (1911-1922), «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 279-308. Il contributo ricostruisce le varie fasi della collaborazione di Gabriele d’Annunzio per la storica edizione della Divina Commedia pubblicata da Leo Samuel Olschki nel 1911. – A.T.

050-095 Montecchi (Giorgio), Emblemi e imprese sul frontespizio: le marche d’autore di Lodovico Castelvetro e di Annibal Caro, «Paratesto», 15, 2018, pp. 49-66. Dopo un sintetico excursus sull’origine di imprese ed emblemi e sulla loro diffusione nella prima metà del ‘500, l’a. analizza il fenomeno delle marche d’autore (emblemi e imprese costruite ad hoc per esaltare la figura autorale), insistendo, quanto a tipologia e senso, su quelle del Castelvetro e del Caro, significativamente collocate in frontespizio. Corredano il pezzo 4 ill. b/n. – E.G.

050-096 Monti (Adalberto)Giorgio e Luca Magagnoli, Cesare Ratta e la Scuola Tipografica Bolognese. L’impegno sociale per comprendere e realizzare una scuola professionale tipografica. La passione per l’opera editoriale, Bologna, Minerva, 2015, pp. 232, ISBN 978-88-7381-793-2, € 25. Il vol. (di ampie dimensioni) costituisce un ritratto dell’uomo Ratta, tipografo e incisore, mosso da una forte istanza culturale (le sorti della grafica italiana) e sociale (la formazione delle giovani leve). Pur con qualche divagazione (le origini della stampa…), si ha la possibilità di un primo focus su questo interessantissimo personaggio (1857-1938) che innovò e valorizzò l’esperienza grafica e incisoria dei suoi anni: certo, l’approccio è ancora quasi estrinseco al vero portato del suo lavoro, testimoniato da tante importanti pubblicazioni oggi tutte rare e preziose, ma si tratta di un vol. senz’altro utile che permetterà nuovi e importanti studi futuri. – Ed.B.

050-097 Montoliu (Delphine), ‘Accademie siciliane 1400-1701’: Una nuova bancadati [sic] bio-bibliografica, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 306-15 Þ «AB» 050-080

050-098 Moroncini (Ambra), The Accademia della Virtù and Religious Dissent, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 88-101 Þ «AB» 050-080

050-099 Mottola (Aurelio), Cent’anni dell’editrice, il futuro di una tradizione, «Vita e Pensiero», 4, 2018, pp. 5-8. Padre Agostino Gemelli fece precedere la fondazione dell’U. C. (nel 1921) con la nascita della rivista «Vita e Pensiero» (1914) e dell’omonima casa editrice (1918). Fino al 1988 è stata l’unica university press italiana. La casa editrice intende raccogliere due sfide: la prima riguarda il mestiere dell’editore che dovrebbe osare di più nel senso della qualità; la seconda riguarda la pervasiva mutazione del lettore nella società digitale. L’articolo si conclude sottolineando che la celebrazione del centenario di «Vita e Pensiero» evoca la responsabilità di partecipare attivamente e con consapevolezza ai processi in corso, non subendoli, ma provando a orientarli. – Rosaria Patanè

050-100 Needham (Paul), Format and Paper Size in Fifteenth-century Printing, in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 59-108. L’a. propone nel suo saggio un discorso intorno alla dimensione e al formato della carta nel XV secolo, aspetto molto rilevante che, nonostante gli studi e le intuizioni di Henry Bradshow, non ha ancora trovato un suo studio sistematico all’interno della storia del libro. Il saggio è in inglese. — L.Mo.

050-101 Nees (Lawrence), Design, Default or Defect in Some Perplexing Represented Books, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 71-8.

050-102 Olivotto (Federica), Il catalogo dei libri cinesi di Lodovico Nocentini e la sua raccolta nella Biblioteca di Studi orientali della Sapienza, «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 111-130. Si dà notizia di un fondo di libri cinesi appartenuti a Lodovico Nocentini (1849-1910), che fu professore di lingue dell’Estremo Oriente nelle università di Firenze, Napoli e Roma. Parte del fondo fu acquistato nel periodo in cui Nocentini risiedette in Cina come interprete presso il Consolato italiano di Shanghai, tra il 1883 il 1888. – D.M.

050-103 Opicelli (Giacomo Filippo), Memorie della Biblioteca Ambrosiana, a cura di Massimo Rivoltella, Milano, Biblioteca Ambrosiana – Centro ambrosiano, 2018 (‘Fonti e Studi’, 29), pp. XXXII+147, ill. a col., ISBN 978-88-6894-318-9, € 24. Traduzione italiana di un’importante fonte per la storia del primo decennio di attività della Biblioteca Ambrosiana; di particolare interesse la ricostruzione delle vicende di alcuni intermediari direttamente inviati dal Borromeo in Europa e nel Medio-Oriente alla ricerca di manoscritti e edizioni a stampa per la costituenda libraria (gli itinerari sono anche visivamente riprodotti in alcune tavole a inizio vol.). Il testo in traduzione è affiancato dalla riproduzione fotografica delle carte dell’esemplare Ambrosiano. F.F.

050-104 Paleography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy: Studies in Memory of A.C. de la Mare, edited by Robert Black – Jill Kraye – Laura Nuvoloni, London, The Warburg Institute, 2016 Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 337-40.

050-105 Pallini (Germano), Accademie senesi: tramonto e alba di una respublica litteraria, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 53-61 Þ «AB» 050-080

050-106 Pallottino (Paola), Physica sacra vs Encyclopédie. Due repertori iconografici settecenteschi a confronto, «Paratesto», 15, 2018, pp. 85-95. Nonostante le opere in questione (la Physica sacra di Johann Jakob Scheuchzer e l’Encyclopédie di Diderot e d’Alemebert) siano lontanissime per concezione e pubblico finale, l’a confronta il corpus dei rispettivi apparati iconografici in cerca di possibili costanti. Chiude il pezzo, corredato da 12 ill. b/n, un’Appendice di Erik Balzaretti contenente un profilo biografico dello Scheuchzer. – E.G.

050-107 Paoloni (Giovanni), In biblioteca e in archivio: una riflessione sulla natura documentaria dei bandi, «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 197-206. Da tempo ci si interroga sul metodo migliore di catalogazione per quella particolare categoria che va sotto l’etichetta di “materiale minore”, ovvero bandi, editti, manifesti e fogli volanti. Il contributo riflette sulla possibilità di catalogare tali documenti attraverso un modello integrato bibliografico-archivistico, che tenga in considerazione la loro duplice natura. – D.M.

050-108 Pedraza Gracia (Manuel José), «De mano» o «de emprenta»: evolución y mutación de los valores del libro en la frontera entre el manuscrito y el impreso, in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 127-147. L’a. studia l’evoluzione del mondo del libro nel passaggio dal manoscritto alla stampa. – S.C.

050-109 Per salvare carta, globi e filigrane. Maria Gioia Tavoni a colloquio con il biologo-restauratore Nicolangelo Scianna, in “Insula europea”, 1 gennaio 2019. “Insula europea” ospita l’intervista a Nicolangelo Scianna, biologo-conservatore-restauratore. Scianna, faentino classe 1945, nel novembre del ‘66 si reca al Laboratorio di restauro del libro dell’Abbazia Santa Maria del Monte di Cesena «per aiutare i frati nell’opera di asciugatura dei libri che arrivavano dalla Firenze alluvionata ed è folgorazione». E infatti, dopo la laurea in Scienze Biologiche, Scianna decide infatti di intraprendere la strada volta a coniugare lo studio del libro dal punto di vista storico-materiale con le metodologie per il suo mantenimento, estendendo la ricerca a ciò che è necessario sapere per il risanamento dei luoghi della sua conservazione. Nell’intervista, oltre a “carte e restauri”, si trova un interessante excursus sui Globi del Coronelli con particolare riferimento a quello posseduto dalla famiglia Enriques (titolare dell’editrice Zanichelli) giacché nel 1991 gli chiese di restaurare il proprio globo terrestre, prima di donarlo all’Università di Bologna. «Il globo, della serie da tre piedi e mezzo (più di un metro di diametro) [...] aveva una particolarità che dovetti studiare prima di capirne il motivo: la dedicatoria era completamente vuota senza tracce di testo a stampa o manoscritto. [...] Durante il restauro, giunsi alla conclusione che l’esemplare di cui mi stavo occupando era il primo in assoluto costruito dal Coronelli». Andrea G.G. Parasiliti

050-110 Petersen (Lene Buhl), A Nomenclature for the Cultures and Practices of Writing in Early Modern Theatre, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 19-27. Saggio introduttivo che ripercorre i vari contributi del vol., tentando di costruire un glossario per un campo accademico i cui perimetri non sono forse del tutto chiari: a metà tra libri, opere teatrali, cultura e pratica di scrittura nel teatro moderno. – A.T.

050-111 Petrella (Giancarlo), Dalla notitia librorum all’esemplare. Le edizioni del XV secolo nel catalogo di devoluzione della biblioteca dei Cappuccini di S. Pietro di Rezzato, «Paratesto», 15, 2018, pp. 123-132. L’a. ragiona sul tema della dispersione di un patrimonio incunabolistico scandagliando il catalogo di devoluzione della biblioteca dei Cappuccini di S. Pietro di Rezzato (BS), oggi conservato presso l’Archivio della Biblioteca Queriniana di Brescia. Quello che ne esce è un esempio metodologico su come passare dalla notizia bibliografica all’individuazione dell’esemplare. Corredano il pezzo 2 ill. b/n. – E.G.

050-112 Petrucciani (Alberto), Kavafis,  POIHMATA (1905-1915) una raccolta “d’autore”, «Paratesto», 15, 2018, pp. 133-143. Muovendo dal ritrovamento casuale da parte dell’a. di una raccolta di poesie di Konstantinos Kavafis datata 1930, l’a. si inoltra nella descrizione dell’esemplare, insistendo soprattutto sull’ex libris della moglie del destinatario, Theodora Ralli, di cui ricostruisce un rapido profilo biografico intrecciandolo con quello del suo giacimento di libri (p. 141), oggi al Gabinetto Vieusseux. Corredano il pezzo 4 ill. b/n. – E.G.

050-113 Petrucciani (Alberto), Scrittori in biblioteca: Dino Campana alla Nazionale di Firenze, «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 83-110. Capita spesso che scrittori importanti abbiano avuto assidui contatti con le biblioteche pubbliche. Il contributo focalizza l’attenzione sulla frequentazione di Dino Campana alla Biblioteca Nazionale di Firenze, tra il 1905 e il 1907, grazie allo studio approfondito dei registri storici delle sale di lettura e delle antiche schede per il prestito librario. – D.M.

050-114 Pettegree (Andrew) Arthur der Weduwen, The Bookshop of the World. Making and Trading Books in the Dutch Golden Age, New Haven and London, Yale University Press, 2019, pp. V+485, ill. col., ISBN 978-0-300-23007-9, $ 35. Mutuando la definizione data da Voltaire ad Amsterdam, «l’emporio del mondo» (ricordata in apertura, a p. 2), gli autori propongono una lettura dell’Olanda nel suo Secolo d’oro come «la libreria del mondo». Il vol., puntualmente illustrato da un corredo di 70 immagini, una ricca bibliografia, un’utile tavola cronologica e un indice dei nomi, si apre con un preludio di ambientazione generale sull’eccezionale spinta propulsiva che la produzione e il commercio del libro ricevono nelle province settentrionali dei Paesi Bassi tra la fine del XVI secolo e l’inizio del Seicento. Nell’ampio corso delle successive quattro parti, che scandiscono l’andamento del saggio, la produzione libraria olandese è contestualizzata in un aggiornato quadro di storia politica ed economica, dove l’ascesa della regione è posta in correlazione diretta con la crisi di Anversa e le tensioni tra la nuova repubblica e la monarchia spagnola; l’importanza dell’editoria universitaria, in particolare di Leida e della dinastia degli Elzevier, non è naturalmente trascurata; a fronte di questo, è dedicata grande attenzione sia al consumo locale dei libri cosiddetti popolari, sia all’accumulo e alla seguente vendita all’asta di collezioni librarie, sia infine al ruolo di snodo primario nel commercio internazionale del libro progressivamente conquistato da Amsterdam a discapito di Francoforte. La centralità che nella storia dei Paesi Bassi assume così il libro tipografico ricorda da vicino quanto sottolineato già negli anni Trenta del Novecento da Johan Huizinga (pure non menzionato esplicitamente dagli autori) in polemica con la definizione tradizionale di Secolo d’oro attribuita al Seicento olandese: «se l’epoca del massimo sviluppo del nostro paese deve avere un nome, che lo prenda dal legno e dal ferro, dalla pece e dal catrame, dai colori e dall’inchiostro» (Nederland’s Beschaving in de Zeventiende Eeuw, Jena 1933; La civiltà olandese del Seicento, trad. it. P. Bernardini Marzolla, Torino 1967). Simone Signaroli

050-115 Pettitt (Thomas), Beyond the Bad Quarto: Exploring the Vernacular Afterlife of Early Modern Drama, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 133-171. L’articolo confronta alcuni brani trovati nei drammi di artisti di strada (dal 1780 al 1920 circa) con le loro fonti in specifiche produzioni teatrali inglesi: infatti, accanto alla “storia del palcoscenico” le prime opere in inglese avevano anche un “aldilà vernacolare”, che comprendeva artisti di strada e burattinai. – A.T.

050-116 Pickwoad (Nicholas), The Techniques and Materials Used to Make Bookbindings on Incunables, in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 189-212. L’a. focalizza l’attenzione sulle tecniche e sui materiali utilizzati per la creazione di legature nel XV, sottolineando come in questo campo, a causa della perdita di molti materiali originali, sia opportuna una ricerca attenta e mirata, per nulla facile. Il testo è in inglese. — L.Mo.

050-117 Poilpré (Anne-Orange), Dans et avec le livre : Jérôme, David et les souverains carolingiens, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 85-97.

050-118 Prima di Babbo Natale. Santa Claus nelle illustrazioni tra Ottocento e Novecento, [a cura di Michele Asolati – Marco Callegari], pp. [16], manca ISBN, s.i.p. Opuscolo in cartonato relativo all’omonima, splendida mostra. Esile ma preziosa testimonianza di un originale percorso tra folklore, iconografia infantile (e non solo) e pubblicità, sostenuto da una serie di rarissimi manufatti minori da tutto il mondo, tali da permettere di ricostruire la sorprendente vicenda delle origini di babbo Natale. – Ed.B.

050-119 Procaccioli (Paolo), Accademia come palestra e come tribuna: Girolamo Ruscelli sdegnato, ardente, dubbioso, fratteggiano, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 214-32 Þ «AB» 050-080

050-120 Proot (Goran), Damned usury, «Cologne», «1715»: Delusion or bona fide? Typographical evolution on title pages in the Southern Netherlands in the 18th century and its potential as a means of identification, «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 287-333. Il ritrovamento di un vecchio libro in lingua olandese stampato a Cologne nel 1715 fa sorgere dei dubbi circa la sua autenticità. Per poterne indagare la storia, l’a. propone una guida per riconoscere un’edizione stampata alla fine del XVIII secolo nell’Olanda meridionale considerando quattro elementi per l’avvio dell’indagine: il tipo utilizzato, le linee e i bordi delle pagine, gli elementi non testuali e la disposizione dei paragrafi. – Pietro Putignano.

050-121 Quaranta (Chiara), La Riforma protestante a Bergamo: uno sguardo comparativo sul Cinquecento veneto, in Il dissenso religioso, a cura di G. O. Bravi, pp. 41-54. L’a. propone una serie di osservazioni che tentano di collocare la diffusione del dissenso religioso a Bergamo (studiato a suo tempo da G. O. Bravi) all’interno del contesto geografico (la vicinanza alle zone di Grigioni) e politico (la Repubblica di Venezia). – Ed.B.

050-122 Reimitz (Helmut), Livres d’histoire et histoire du livre à l’époque carolingienne, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 107-19.

050-123 Renaud (Adam), Le commerce du livre à Bruxelles au XVIe siècle, «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 37-51. Si passano in rassegna alcune delle personalità che hanno permesso il commercio librario a Bruxelles nel XVI secolo come Willem Houtmaert, editore di opere liturgiche e agiografiche; Hendrik int Kelderken, libraio oggi identificato in Henrik van Offene(n); Thomas van der Noot, stampatore attivo dal 1508 al 1523 con una produzione libraria che spazia dai libri di devozione popolare alle opere storiche, dai poemi di retorica ai manuali di farmacologia. – Pietro Putignano.

050-124 Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de Helena Carvajal González, Zaragoza, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2019 (‘…in culpa est?’, 7), pp. 147, ill. col., ISBN 978-84-17633-65-3, s.i.p. Il vol. si propone di analizzare l’evoluzione del libro medievale nei suoi diversi aspetti e usi. È organizzato come segue: Índice (pp. 7-8), Helena Carvajal Gomez, Los valores del libro medieval (pp. 11-14), Mercedes López-Mayán, El libro litúrgico medieval en la Península Ibérica (pp. 15-42), Vincent Debiais, Apuntes de cultura visual acerca la figura del actor en el libro medieval (s. IX-XI) (pp. 43-55), Helena Carvajal Gomez, La imagen manipulada: valores devocionales y sacros del libro medieval ilustrado (pp. 57-72), Elisa Ruiz García, El Liber signorum: consideraciones sobre el lenguaje gestual monástico (pp. 73-93), María Sanz Julían, El valor didáctico del libro medieval: el caso del Compendio de la salud humana de Johannes Ketham (pp. 95-114), María Jesús Lacarra Ducay, El valor lúdico de algunos cuentos medievales: la Vida de Esopo (pp. 115-126), Manuel José Pedraza Gracia, «De mano» o «de emprenta»: evolución y mutación de los valores del libro en la frontera entre el manuscrito y el impreso (pp. 127-147). – S.C.

050-125 Reske (Christoph), Mikroskopische Typenvergleiche an der Gutenberg-Bibel (B42), dem Mainzer Psaltervon 1457 und der Kölnischen Chronik (1499 in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 133-146. Attraverso il confronto di tre importanti edizioni del XV secolo (la Bibbia di Gutenberg, il Salterio di Magonza e le Cronache di Colonia), l’a. intavola un discorso intorno alle prime produzioni di caratteri tipografici e sui nuovi mezzi tecnici a disposizione per il loro studio. Il saggio è in tedesco. — L.Mo.

050-126 Rhodes (Dennis E.), Correzioni per gli annali tipografici di Pisa 1482-1600, «La Bibliofilia», 120, 2018, n. 2, pp. 191-200. L’articolo rivisita e corregge gli annali tipografici della città di Pisa (tramandati da due articoli degli anni ‘70 e ‘80): da un totale di 27 edizioni, si passa a sole 18, si sottolinea inoltre come non ci fu alcuna attività di stampa a Pisa tra il 1499 e il 1600. – A.T.

050-127 Roselli (Mariangela), Les enquêtes ethnographiques en bibliothèque: analyser les relations pour comprendre les barrière à la lecture publique, «Nuovi Annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 32, 2018, pp. 171-196. Da tempo, in Francia, le indagini sociologiche applicate allo studio delle relazioni tra utenti e biblioteche evidenziano che una buona parte della popolazione non usufruisca dei servizi bibliotecari, nonostante si trovino a una relativa distanza dalla propria abitazione o luogo di studio e lavoro. Per questo, l’a. si domanda quali siano le barriere più potenti dell’inaccessibilità fisica. – D.M.

050-128 Rozzo (Ugo), I libri di legno nelle tarsie italiane del Rinascimento, in Incorrupta monumenta ecclesia defendunt. Studi offerti a mons. Sergio Pagano, a cura di A. Gottsmann ­– P. PiattiA. E. Reheberg, pp. 1449-1463. Per libri di legno si intendono qui i voll. rappresentati nelle tarsie lignee di palazzi nobiliari, di sedi laiche ma anche di chiese e abbazie. Muovendo da quelli che compaiono negli studioli di Urbino e Gubbio (progettati per Federico da Montefeltro), l’a. esamina diacronicamente modalità e significati di questa presenza in alcune tarsie della penisola. Corredano il pezzo 9 ill. col. – E.G.

050-129 Rozzo (Ugo), Martin Lutero e la Riforma in Italia (1510-1549), in Il dissenso religioso, a cura di G. O. Bravi, pp. 11-39. L’a., con la competenza che gli è propria, torna con un lucido intervento di sintesi (non alieno da qualche strizzata d’occhio al presente) sulle vicende dello sviluppo del pensiero di Lutero nei primi anni della sua attività, sulla diffusione delle sue idee tramite la stampa, sulla pubblicazione in Italia di scritti luterani, sulla politica di censura ecclesiastica prima dell’Indice romano. – Ed.B.

050-130 Rückert (Peter), Wasserzeichen in Inkunabeln. Neue Forschungsperspektiven in digitalem Format in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 121-132. L’a. si concentra sullo studio delle filigrane negli incunaboli, presentando gli sviluppi del progetto digitale Wasserzeichen-Informationssystem, database promosso dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG). Il saggio è in tedesco. — L.Mo.

050-131 Rudy (Kathryn), Postcards on Parchment. The Social Lives of Medieval Books, New Haven, Yale University Press, 2015, ill. col., ISBN 978-0-300-20989-1, € 56,95. Un libro che indaga la prassi medievale di aggiungere tra le pagine dei libri di preghiera alcuni materiali effimeri come immagini votive, distintivi di pellegrinaggio e altre piccole immagini dipinte, che richiama il nostro attuale modo di collezionare figurine. L’a. analizza per la prima volta questa serie di oggetti, dimostrando che fossero strumenti devozionali in funzione di una personale appropriazione dei voll., oltre che oggetti da collezionare e scambiare tra sodali. – D.M.

050-132 Ruiz García (Elisa), El Liber signorum: consideraciones sobre el lenguaje gestual monástico, in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 73-93. L’a. studia, tramite due fonti medioevali, un sistema di segni adottato dai monaci per comunicare rispettando il silenzio. – S.C.

050-133 Sacchini (Lorenzo), Da Francesco Petrarca a Giovan Battista Marino: l’Accademia degli Insensati di Perugia (1561-1608), in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 245-57 Þ «AB» 050-080

050-134 Saggini (Romilda), I libri ritrovati, Savona, Fondazione Agostino De Mari, 2017, [pp. 94], ill., senza ISBN, s.i.p. Le ricerche dell’a. hanno portato alla scoperta di oltre 100 voll. nella biblioteca del Seminario Vescovile di Savona e in quella Dehoniana di Bologna, provenienti dall’antico convento savonese di S. Giacomo: tra di essi, cinque appartennero a Gabriello Chiabrera, che studiò presso il convento; altri, al poeta Giò Lorenzo Baldano, che nascose, crittografandola nei frontespizi dei suoi libri, una dichiarazione d’amore per la moglie. Realizzato in occasione della mostra omonima tenutasi tra il 16 settembre e il 15 ottobre 2017 alla Pinacoteca di Savona, il vol. della Saggini racconta in breve le premesse e le scoperte della sua ricerca; raccoglie poi un intervento sulle modalità di restauro conservativo dei voll. e un’introduzione all’antica arte della stampa, a cui seguono le riproduzioni dei pannelli esposti in mostra. – Martina Molino

050-135 Sampson (Lisa), Reforming Theatre in Farnese Parma: The Case of the Accademia degli Innominati (1574-1608), in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 62-76 Þ «AB» 050-080

050-136 Sangalli (Maurizio), Between Church, University and Academies: Paolo Beni in Padua, 1599-1623, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 118-29 Þ «AB» 050-080

050-137 Sanz Julían (María), El valor didáctico del libro medieval: el caso del Compendio de la salud humana de Johannes Ketham, in Representatividad, devoción y usos del libro en el mundo medieval, a cargo de H. Carvajal González, pp. 95-114. L’a. esamina il valore didattico dell’opera di Johannes Ketham, medico tedesco del XV secolo, e come questo aspetto abbia influenzato la fisionomia delle sue edizioni incunabolari iberiche. – S.C.

050-138 Saverio Bettinelli. Inventario e bibliografia, a cura di Cristina Cappelletti, Verona, Edizioni QuiEdit, 2018 (Edizioni e Strumenti, 14), pp. 324 + 3 c. di tav., ISBN 978-88-6464-489-9, s.i.p. Viene presentato l’inventario dei fondi conservati presso la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova, sino a ora senza un inventario puntuale, accompagnato dall’elenco dei corrispondenti di Bettinelli presenti nel fondo della Teresiana. A completare il quadro dei manoscritti e autografi mantovani è stato aggiunto un inventario delle carte bettinelliane conservate all’Accademia Nazionale Virgiliana. – M.C.

050-139 Scapecchi (Piero), Tipografie, biblioteche, archivi e scuole, in Arezzo in età moderna, a cura di Irene FosiRenzo SabbatiniGiulio Firpo, pp. 121-6. Questo interessante contributo intende offrire un aggiornamento dei numerosi scritti dell’a. per quanto riguarda la storia delle tipografie, biblioteche e scuole aretine. Nonostante la complessità, per stessa ammissione dell’a., della ricerca delle fonti documentarie e bibliografiche e dell’analisi dei radicali cambiamenti avvenuti nel tempo per una puntuale ricostruzione storica di quattro secoli (dal XVI al XIX), il saggio risulta essere una chiara mappa per sapersi orientare in questi aspetti della tradizione culturale di Arezzo. Per quanto riguarda le tipografie, l’a. ricostruisce brevemente l’attività dei principali stampatori aretini, da Callisto di Simeone Nardi (XVI secolo) a quelli presenti in città fino all’Unità d’Italia. La sezione dedicata alle biblioteche è la più approfondita: si va dalle prime raccolte degli ordini religiosi e monastici in epoca medievale e umanistica, fino alla ricostruzione del materiale librario posseduto dalle biblioteche prima delle soppressioni leopoldine e napoleoniche. Per quanto concerne la storia delle scuole di Arezzo, l’a. lamenta una mancanza di studi approfonditi, almeno per il periodo che va dalla seconda metà del XVI secolo fino all’apertura delle scuole nel Collegio dei Gesuiti. Di notevole interesse i numerosi richiami bibliografici che costituiscono l’ossatura del saggio. – Pierfilippo Saviotti

050-140 Schmid (Frieder), Spätmittelalterliches Papier als dingliches Artefakt, in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 109-120. L’a. sviluppa il suo discorso intorno alla produzione di massa di carta, presentandone l’evoluzione e il contesto storico fin dal tardo Medioevo. Il saggio è in tedesco. — L.Mo.

050-141 Schwarzfuchs (Lyse), Devises et marques dans le livre imprimé en terre francophone au XVIe siècle: Psris, Lyon, Genève, «Revue française d’histoire du livre», n.s. 139, 2018, pp. 295-308. Dopo i fondamentali studi da lei condotti sulla stampa ebraica nei paesi francofoni, Parigi (2004), Lione (2008) e Ginevra (2011), l’a. presenta un certo numero di marche tipografiche di queste città in cui compaiono motti in ebraico, quasi sempre versetti biblici. – Ed.B.

050-142 Segatori (Samanta), Fava giornalista, intellettuale tra copertine e storia, «Paratesto», 15, 2018, pp. 175-187. L’a. spiega come e perché la rivista I Siciliani fondata da Giuseppe Fava nel 1983 abbia cambiato per sempre la storia dell’isola e della sua tradizione periodica, insistendo in particolare sull’uso delle copertine, elemento non solo paratestuale bensì incipit visivo vero e proprio delle storie raccontate dentro la rivista. Corredano il pezzo 6 ill. b/n. – E.G.

050-143 Selmi (Elisabetta), «Anime divote» e “tragici deliqui”. Lirica e Teatro nelle metamorfosi della “letteratura spirituale” tra Seicento e Settecento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2018 (Manierismo e Barocco, 23), pp. 224, ISBN 978-88-6274-883-4, € 20. L’a. riunisce alcuni suoi passati interventi su vari aspetti e forme della letteratura spirituale italiana tra XVI e XVII secolo. L’intento è, a partire dall’analisi di alcuni casi esemplari, una riflessione critica su codici culturali, forme espressive e immaginario di autori e autrici che operarono in questo campo, in un’epoca di controllo censorio delle arti da un lato e di sperimentazione di matrice barocca dall’altro. Tre sono le vie d’indagine: quella della lirica sacra, quella della letteratura mistica femminile e quella dei riadattamenti drammatici del testo biblico. – Martina Molino

050-144 Sestini (Valentina), «Nel segno del padre»: una rilettura degli eredi di Blado attraverso la paratestualità delle loro edizioni, «Paratesto», 15, 2018, pp. 57-66. Grazie all’analisi di alcuni paratesti, l’a. ridimensiona la fama di grossolanità appioppata agli haeredes di Antonio Blado a Roma (1567-1590), dimostrando come nella loro cospicua produzione – costituita soprattutto dal materiale tipograficamente modesto della Segreteria Apostolica – si annidino invece edizioni pregevoli e un entourage politico-culturale di tutto rispetto. Corredano il pezzo 2 ill. b/n. – E.G.

050-145 Shimahara (Sumi), Le livre dans le Livre: parcours exégétiques, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 131-50.

050-146 Smith (Darwin), About French Vernacular Traditions: Medieval Roots of Modern Theatre Practices, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 33-67. L’articolo propone una panoramica dei processi di scrittura delle rappresentazioni teatrali nella Francia medievale. Ci si sofferma in particolar modo su di un caso di studio, quello del Maistre Pierre Pathelin, una commedia della fine del XV secolo. – A.T.

050-147 Sorgeloos (Claude), Bruxelles dans l’historiographie du livre, «Histoire et civilization du livre. Revue internationale», XVI, 2018, pp. 13-36. Breve resoconto della situazione editoriale in Belgio dal XVI al XX secolo. L’a. attua una selezione dei repertori bibliografici, delle personalità e alle famiglie più influenti che gravitano attorno al mondo editoriale. – Pietro Putignano.

050-148 Stefanelli (Matteo), Arte, cinema, libri e tv: la nuova vita del fumetto, «Vita e Pensiero», 6, 2018, pp. 134-9. L’a. analizza il fenomeno della crescente creatività degli autori italiani del fumetto e del ruolo di centralità dell’Italia, al cui festival «Lucca Comics & Games» viene tributato il più grande numero di visite del mondo, nonostante la crisi del suo storico canale distributivo nazionale, le edicole. Parallelamente registra l’interesse crescente degli editori per questo prodotto editoriale che ha portato alla librarizzazione del fumetto, che si sta definitivamente trasformando da prodotto usa e getta a prodotto di qualità. Tale fenomeno ha innescato processi simbolici ed economici di “normalizzazione, una rivoluzione dettata non dalla pressione della digitalizzazione, ma da quella dell’editoria cartacea. – Rosaria Patanè

050-149 Stella (Francesco), Les représentations du livre dans les textes poétiques carolingiens et ottoniens. Naissance de la poésie paratextuelle, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 221-36.

050-150 Tavoni (Maria Gioia), “Elaborare” la Storia del libro italiano di Marco Santoro, «Paratesto», 15, 2018, pp. 11-8. L’a. indugia ancora sulla Storia del libro italiano, a cinque lustri di distanza dalla princeps. È un modo per ricordare l’amico scomparso, per riflettere sul loro rapporto e per entrare nuovamente nella griglia interpretativa dell’opera, insistendo sul suo portato. Che l’a. soppesa (e ridimensiona) alla luce del successo editoriale ma anche dei cambiamenti nei percorsi accademici e nel diverso modo di intendere metodologicamente la storia del libro. – E.G.

050-151 Testa (Simone), Italian Academies and their ‘Facebooks’, in The Italian Academies 1525-1700, edited by J.E. Everson – D.V. Reidy – L. Sampson, pp. 197-212 Þ «AB» 050-080

050-152 Tex. 70 anni di un mito, a cura di Graziano Frediani, Milano, Sergio Bonelli Editore, 2018, pp. 320, ill. col., ISBN 9788869613470, € 40. Settant’anni di storia italiana e del fumetto, anzi di storia di un fumetto. Il vol. narra la genesi del mito chiamato Tex Willer, figlio della penna di Gianluigi Bonelli e della matita di Aurelio Galep Galleppini, e ripropone tavole originali, biografie degli autori, sequenze-chiave, copertine e ritratti dei protagonisti in una storia che è, appunto, anche la storia dell’Italia repubblicana e del mondo globalizzato. Uscito per la prima volta il 30 settembre 1948 alla modica cifra di 15 lire, Tex ha segnato indelebilmente la fortuna di una casa editrice artigianale, le Edizioni Audace (oggi Sergio Bonelli Editore) di una città – la Milano capitale dell’editoria – che risorgeva dalle ceneri della guerra, e ha fatto sognare innumerevoli lettori di diverse generazioni con un successo che non conosce confini geografici. – Dario Romano

050-153 The Bible on the move: traditions and translations of the Holy Scriptures. La Bibbia in movimento: tradizioni e traduzioni della Sacra Scrittura, a cura del progetto “Libri ponti di pace” del CRELEB - Università Cattolica di Milano e di “Associazione pro Terra Sancta”, Jerusalem, ATS pro Terra Sancta, 2018 (Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa), pp. 103, ill. b/n, ISBN 978-889-4217-858, s.i.p. Il catalogo dà conto del percorso ideato per mostrare le varie tipologie del testo biblico nelle collezioni della Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme. Nell’Introduzione (pp. 6-9) Edoardo Barbieri chiarisce subito che questo progetto – realizzato a Gerusalemme fra il 2017-18 grazie al lavoro di catalogazione del materiale (librario e non) della Custodia Francescana di Terra Santa, condotto nell’ambito del progetto Libri ponti di pace gestito dal CRELEB e da ATS pro Terra Sancta – ha inteso testimoniare i tanti, diversi modi nei quali le Sacre Scritture della tradizione ebraico-cristiana si sono presentate lungo i tempi, nei luoghi, secondo le occasioni [...]. Una molteplicità di lingue, di scritture, di forme di presentazione [...] che permette di “immergersi” nella vocazione universale della Parola di Dio (p. 6), come informa d’altra parte anche la prefazione di Saverio Campanini (pp. 3-5). L’intento documentario e didattico del percorso espositivo non ignora affatto – anzi, sottolinea e interpreta semmai – la difficoltà di conciliare la conservazione/ricostruzione del testo biblico con la necessità di moltiplicazione delle lingue disponibili e delle possibili forme di trasmissione. Sette infatti sono le sezioni in cui è articolata la mostra, ognuna dedicata a una “lingua” della Bibbia, per un totale di 36 pezzi fra manoscritti, rotoli (volumina) e testi a stampa (incunaboli, cinquecentine, seicentine, edizioni del Sette-Ottocento), ognuno descritto in un’apposita scheda bibliografica. Dopo la segnatura di collocazione, le schede si presentano divise in due parti, la prima relativa ai dati di edizione, la seconda relativa ai dati di esemplare. Segue un breve commento, in italiano e inglese. Affrontata compare sempre una ill. b/n relativa all’esemplare. – E.G.

050-154 Tinti (Paolo), Prime ricerche sull’uso e funzione del trigramma «IHS» nel frontespizio del libro italiano del Cinquecento, «Paratesto», 15, 2018, pp. 67-76. Dopo aver esaminato la diffusione del trigramma (o monogramma di Cristo) IHS nelle marche tipografiche, l’a. si concentra sul ruolo svolto dai Gesuiti nel secondo Cinquecento, indagando come e perché il trigramma fu sottratto all’ambito culturale originario divenendo via via un elemento identitario e duraturo del frontespizio. Corredano il pezzo 6 ill. b/n. – E.G.

050-155 Trombetta (Vincenzo), Un poco noto elemento paratestuale: le «permissioni di stampa» nell’editoria napoletana del Settecento, «Paratesto», 15, 2018, pp. 97-103. L’a. propone una prima campionatura (riferita all’editoria napoletana del XVIII secolo) delle cosiddette revisioni preventive ovvero di quei testi che, per certificare l’assenza di opinioni contrarie alla giurisdizione regale e alla morale cattolica, divengono paratesti in quanto restituiscono tasselli conoscitivi di grande interesse sulla storia del libro. – E.G.

050-156 Trovato (Stefano), «Molti fedeli di Cristo morirono tra terribili pene». Bibliografia agiografica giulianea con edizione della Passio Cyriaci BHG 465b, Udine, Forum, 2018 (Libri e Biblioteche, 40), pp. 130, ISBN 9788832831054, € 18. Il vol. è diviso in due parti distinte, come si evince anche dal titolo. La prima parte è un saggio di bibliografia riguardante i testi agiografici bizantini dove è presente anche la figura dell’imperatore Giuliano, mentre nella seconda sono pubblicate due redazioni inedite della passio greca di san Ciriaco. – M.C.

050-157 Trovato (Stefano), Jacopo Morelli bibliotecario di carattere nell’Italia del suo tempo e nella tradizione della Biblioteca Marciana, in Jacopo Morelli. Bibliotecario di San Marco, prefazione di Alessandro Soldini, pp. 79-104. Il saggio ripercorre la figura di Morelli dal punto di vista intellettuale, presentando aspetti del carattere dell’abate e mettendo in risalto come la sua fama venne riconosciuta a livello internazionale per lungo tempo e permanga tutt’oggi in Veneto. — L.Mo.

050-158 Valdés y Salas (Fernando de) – Antonio de Sotomayor – Bernando de Sandoval y Rojas – Francisco Pérez de Prado y Cuesta – Agustín Rubín de Ceballos, Arte de Prohibir Libros. Índice de Libros Prohibidos 1559, Barcelona, Ediciones Delstres, 2001, pp. 18 + 72, ISBN 84-87149-12-X, s.i.p. Il piccolo ed elegante vol. propone l’anastatica della rarissima edizione del Índice de Libros Prohibidos fatto stampare nel 1559 dall’ Inquisitore Generale di Castiglia e Presidente del Consiglio Reale, Fernando de Valdes y Salas. Precedono l’anastatica alcuni prologhi a edizioni successive di vari inquisitori. – A.T.

050-159 Ventrone (Paola), Acting and Reading Drama: Notes on Florentine sacre rappresentazioni in Print, in Beyond Books and Plays Cultures, pp. 69-132. L’articolo indaga il complesso legame istituitosi tra teatro come pratica che coinvolgeva un certo numero di persone, e quello che è stato il cambiamento nell’uso di testi drammatici, avvenuto alle origini dell’industria tipografica italiana, quando questi non venivano più solo recitati, ma potevano anche essere letti e fruiti sotto forma di libri. Infatti, grazie alla stampa, il teatro subisce una trasformazione: da pura azione performativa viene riversato e fissato nel libro. In relazione a questo tipo di produzione tipografica, si indagano anche le connessioni tra la produzione a stampa delle sacre rappresentazioni e gli altri testi letterari religiosi pubblicati tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Largo spazio è dedicato anche a una riflessione sul tema delle illustrazioni: da un lato al loro rapporto con i fedeli, prima che queste subissero una moltiplicazione dovuta alla stampa e dall’altro al rapporto tra il testo stampato e le silografie presenti in questa nuova tipologia di libri. – A.T.

050-160 Vigini (Giuliano), Servono ancora le librerie? Come sopravvivere a internet, «Vita e Pensiero», 1, 2018, pp. 115-8. L’a. definisce la libreria come un soggetto a rischio, da un lato per il fatto che i prodotti editoriali proliferano costantemente, dall’altro poichè il commercio elettronico, offrendo un servizio più comodo, completo e conveniente, sembra essere destinato a soppiantare la libreria, che non ha a disposizione tutti i titoli che può offrire il rivenditore elettronico. Sembrerebbe indispensabile per le librerie specializzarsi in settori di nicchia, come anche riprendere o intensificare un ruolo specifico rispetto al proprio pubblico e alla concorrenza più diretta. – Rosaria Patanè

050-161 Vittori (Rodolfo), Libri in conflitto. Eterodossia e circolazione libraria nella società bergamasca del XVI secolo, in Il dissenso religioso, a cura di G. O. Bravi, pp. 55-124. L’a. descrive con grande competenza la parabola ascendente e poi discendente (fino all’estinzione tardo cinquecentesca) della presenza di idee, pratiche e, soprattutto, libri luterani nella città di Bergamo: si sofferma in modo particolare sulla raccolta di un centinaio di libri sequestrati dall’inquisitore di Bergamo Ludovico Terzi nel 1585 pubblicata anche in fine. – Ed.B.

050-162 Volpato (Giancarlo), Gli Statuti di Verona nelle edizioni non veronesi del Quattro e Cinquecento, «Paratesto», 15, 2018, pp. 19-29. Muovendo dall’analisi/confronto delle prime tre edizioni a stampa degli Statuti di Verona, l’a. connette la nascita delle norme nell’ambito della storia della città con la tipologia editoriale degli statuti, legata spesso a logiche contingenti (diversamente dalle opere giuridiche) e sollecitata soprattutto dall’iniziativa privata o da ragioni pratiche e locali. – E.G.

050-163 Voyer (Cécile), Mise en abyme. Le sacramentaire de Marmoutier et ses images, in Imago libri, dir. de C. Denoël – A.-O. Poilpré – S. Shimahara, pp. 183-92.

050-164 Wittenberg (Andreas), Alte Einbände – Neue Medien. Das Verbundprojekt Einbanddatenbank (EBDB), in Materielle Aspekte in der Inkunabelforschung, hrsg. von Christoph Reske und Wolfgang Schmitz, pp. 175-188. Il saggio presenta la banca dati digitale dedicata alle legature antiche Einbanddatenbank (EBDB), progetto promosso dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG). Il saggio è in tedesco. — L.Mo.

050-165 Zardin (Danilo), “A Single Body”: Eucharistic Piety and Confraternities of the Body of Christ in Sixteenth-Century Italy: Texts, Images, and Devotion, in A Companion to Medieval and Early Modern Confraternities, edited by Konrad Eisenbichler, Leiden, Brill, 2019, pp. 109-32. Partendo da alcune considerazioni sul culto dell’Eucarestia come fattore unificante della comunità di fedeli e come veicolo di comunicazione tra il Cielo e la terra, il saggio si concentra sui principali riflessi di queste tematiche nella Milano e nella Lombardia del XVI secolo analizzando la nascita del fenomeno delle Confraternite. Attraverso l’abile osservazione dell’a. di alcuni tra i principali quadri e opere di devozione, il contributo esamina l’elaborazione del discorso religioso in relazione alla sua manifestazione in testi e immagini. – Pierfilippo Saviotti

050-166 Zito (Paola), La tipografia napoletana agli albori del Seicento. Brevi note su testo e paratesto (1601-1620), «Paratesto», 15, 2018, pp. 77-84. L’a. pone a confronto il catalogo delle seicentine napoletane della Biblioteca “Vittorio Emanuele III” (curato proprio da Marco Santoro nel 1986) con OPAC e METAOPAC locali, nazionali e internazionali. Ne esce un’interessante e documentata integrazione, quantitativa/qualitativa ma soprattutto testuale/paratestuale. Ed è su quest’ultima che l’a. si sofferma con particolare attenzione. Corredano il pezzo 2 ill. b/n. – E.G.

 

 Indici di recensioni e segnalazioni

ABEI 1

Accademie Italiane 7, 14, 19, 25, 33, 42, 43, 50, 55, 57, 70, 80, 88, 97, 98, 105, 119, 133, 135, 136, 151

Agiografia 156

Aldo Manuzio 4

Antiquariato e collezionismo 26, 37

Archivistica 107

Armando Petrucci 36

Avisos 2

Bernard Rosenthal 81

Bibbia 153

Bibbia di Gutenberg P

Biblioteche oggi trends 3

Biblioteconomia 15, 52, 127

Bodoni 10

Censura H, 155, 158

Confraternite 165

Correzioni editoriali E

Dizionario biblico G

Editoria del ’400 I, P, 12, 16, 32, 67, 68, 85, 93, 100, 108, 116, 125, 126, 130, 162

Editoria del ’500 M, 7, 14, 45, 58, 65, 82, 955, 119, 123, 126, 141, 144, 154, 162

Editoria del ’600 19, 25, 35, 166

Editoria del ’700 23, 106, 120

Editoria dell‘800 22

Editoria del ’900 18, 62, 86, 90, 94, 99, 112, 142,

Editoria contemporanea 9, 31, 160

Editoria e grande guerra 47

Editoria musicale 40

Erasmo da Rotterdam 38

Fumetto 46, 148, 152

Illustrazione 29, 30

Imago libri 17, 20, 21, 27, 34, 39, 44, 49, 54, 61, 77, 79, 84, 91, 101, 117, 122, 145, 149, 163

Jacopo Morelli 57, 63, 89, 92,

Libri cinesi 102

Libri d’artista F

Manoscritti 48, 56, 64, 87, 104, 124, 137

Manoscritto Vojnich 76, 131, 132

Periodici 66, 71

Postillati B

Promozione editoriale D

Raffigurazioni del libro 128

Restauro librario 109

Riforme in Italia 24, 75, 121, 129, 161

Sergio Pagano 78

Storia del libro A, C, 114, 147, 150

Storia della carta 140

Storia della grafica 73, 83, 96, 106, 118

Storia della legatura 164

Storia delle biblioteche e delle collezioni librarie N, O, 5, 6, 8, 28, 41, 51, 60, 63, 69, 74, 89, 103, 111, 113, 134, 138, 139

Storia tipografia L

Storia Università 13

Teatro 11, 53, 59, 72, 110, 115, 135, 143, 146

 

Cronache

Convegni

«Testimoni dell’ingegno». Reti epistolari e libri di lettere nel Cinquecento e nel Seicento, Bergamo, 9 maggio 2019. Il seminario di studi ha dato conto dei risultati di alcune ricerche svolte nell’ambito di un progetto di ricerca prin dedicato al Repertorio Epistolare del Cinquecento. Teorie, lingua, pratiche di un genere, e del Progetto Archilet, Archivio delle corrispondenze letterarie italiane di età moderna (secoli xvi-xvii), coordinato da Clizia Carminati, nato col fine di catalogare gli epistolari del Cinque e Seicento (http://www.archilet.it). Paolo Procaccioli (La lettera del Cinquecento: destinatari e destini) ha aperto i lavori con una relazione dedicata alle caratteristiche del libro di lettere cinquecentesche, sottolineando in particolare come dal 1538 al 1548 esso diviene un genere vero e proprio di grandissimo successo. Il passaggio dalla corrispondenza privata al libro di lettere, naturalmente, implica una serie di metamorfosi nella maniera di rivolgersi al destinatario e, soprattutto, prevede una serie di scelte particolari e spesso obbligate non solo dal punto di vista formale. Mario Carlessi si è invece occupato di Claudio Tolomei: il padre nascosto della questione della lingua, sottolineando come l’a. cinquecentesco affidi non solo alla trattatistica, ma anche al suo epistolario, le proprie idee linguistiche, oggi poco note, perché il suo trattato, che avrebbe dovuto essere pubblicato nel 1525, venne oscurato dalle coeve Prose della volgar lingua di Pietro Bembo. Stefano Ghiroldi (L’attività ufficiale di Ludovico Ariosto in Garfagnana attraverso l’epistolario), prendendo in considerazione gli anni in cui Ariosto è commissario estense in Garfagnana (1522-1525), ha mostrato come in questo periodo il poeta scriva un ingente numero di lettere, un picco rispetto alla media di quelle che abitualmente compone. In realtà le missive sfatano molte delle notizie sull’esperienza amministrativa garfagnina, che di norma vengono desunte limitandosi alla sola testimonianza della Satira prima. Quello che emerge dalle lettere scritte in Garfagnana sono soprattutto le preoccupazioni di Ariosto per la difficile situazione di illegalità e la proposta, arrivata con dieci anni di anticipo su Macchiavelli, di creare milizie civiche per ovviare ai disordini. Michele Comelli (Ricerche in corso sulle lettere di Giovanni Della Casa) ha studiato le edizioni cinquecentesche delle lettere di Della Casa, confrontandole con i manoscritti Vaticani Latini che le conservano. Lo studioso si è soffermato in particolare sulle lettere cifrate e sui non pochi problemi di decifrazione che esse pongono. Elisabetta Olivadese (Le lettere dell’ultimo Tasso: questioni filologiche e critiche) ha trattato dei problemi all’edizione dell’epistolario tassiano, che ancora si legge nella stampa ottocentesca, curata da Cesare Guasti, il quale desumeva le lettere dalle princeps delle stampe e solo talvolta dagli autografi. Alla luce del ritrovamento di nuovi autografi e sulla scorta degli studi tassiani più recenti, risulta sempre più evidente la necessità di un nuovo allestimento dell’epistolario tassiano, perché – come dimostra la studiosa – molte delle ipotesi di datazione del Guasti andrebbero ripensate e corrette. Davide Zambelli ha presentato Il carteggio tra Belisario Bulgarini e Roberto Titi, due critici di tardo Cinquecento poco noti alla critica, ma assai famosi nel secondo Cinquecento. Nelle 96 lettere che compongono lo scambio epistolare l’argomento più rilevante è il poema dantesco, del quale Bulgarini fu un agguerrito detrattore; oggetto di discussione è anche la Gerusalemme liberata, argomento di grande attualità in quegli anni, di cui i due corrispondenti si dimostrano convinti estimatori. Federica Chiesa ha proposto Un primo inquadramento dell’epistolario di Cesare Rinaldi, epistolario ristampato tre volte dallo scrittore stesso, con numero crescente di lettere. La peculiarità di questa raccolta epistolare è l’ordine cronologico a ritroso, scelta più unica che rara in questo genere di pubblicazioni. Andrea Colopi (Tra erudizione e collezionismo: le lettere di Lorenzo Pignoria a Domenico Molin) utilizza il carteggio Pignoria-Molin per tratteggiare i vivaci ambienti padovano e veneziano sul principio del xvii secolo. Accanto a numerose lettere di negozio e raccomandazione, lo scambio epistolare presenta però anche molte missive di grande interesse per il collezionismo antiquario. Francesco Rossini (Reti epistolari fra Rinascimento e Barocco) propone una puntuale analisi dell’epistolario di Giovan Battista Strozzi il Giovane, in particolare delle lettere con i suoi due più rilevanti corrispondenti, Torquato Tasso, che conosce a Roma, e verso il quale non nasconde la sua ammirazione, e Giambattista Marino. – Cristina Cappelletti

Benedetto Bacchini nell’Europa fra Sei e Settecento: libri, arti e scienze, Modena, Abbazia di San Pietro, 15 e 16 aprile 2019. Organizzato dal Monastero di San Pietro di Modena in collaborazione con il Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna, il Convegno internazionale dedicato all’abate ed erudito Bacchini (1651-1721) ha riunito esperti dall’Italia e dall’estero per approfondirne aspetti già noti (l’orizzonte europeo, l’attività giornalistica, i rapporti con gli Estensi), ma anche interessi inediti o emersi solo occasionalmente, quali la cura di biblioteche e archivi, la storia della musica, gli scritti scientifici e artistici. La sua statura intellettuale, sorretta da un rigore che gli permise di elevarsi al grado dei grandi letterati del suo tempo, è stata oggetto della relazione introduttiva di Paolo Golinelli (Università di Verona), dalla quale è emerso come quello stesso rigore, rendendolo alieno da compromessi, fu per lui causa di difficoltà con il potere politico e la censura. Da ciò è dipesa anche l’inadeguata fortuna storiografica bacchiniana che questo Convegno e i relativi atti, di prossima pubblicazione, mirano almeno in parte a colmare. La prima sessione, dal titolo Bacchini nella rete culturale europea, presieduta da Davide Conrieri (Scuola Normale Superiore, Pisa), ha inquadrato la figura e l’opera dell’abate cassinese nell’orizzonte della Repubblica delle Lettere: compito complesso sia perché egli non intrattenne corrispondenze epistolari ampie e capillari quanto quelle di altri protagonisti, sia per il fatto che molte delle sue lettere giacciono ancora inedite in biblioteche d’Italia e d’Europa. Jean Boutier (EHESS, Parigi), rilevate tali criticità, ha ricavato preziose testimonianze da alcuni degli epistolari maggiori diretti a corrispondenti non italiani (Mabillon, Montfaucon, Papebroeck, Bayle), e dallo spoglio di tre grandi giornali eruditi: il «Journal des Savants» di Parigi, gli «Acta eruditorum» di Lipsia e il «Giornale de’ Letterati» creato e redatto dallo stesso Bacchini. Le pagine di quel periodico, che egli curò quasi da solo dal 1686 al 1697, attestano il suo contributo alla circolazione dei saperi mediante la quale i savants europei superavano frontiere politiche, confessionali e linguistiche. Alessandro Pastore (Università di Verona) ha offerto un esempio dell’impegno di Bacchini nella mediazione culturale a partire dalla recensione che egli dedicò alla traduzione italiana degli Essais d’anatomie del medico ginevrino Dominique Beddevole (1657-1692), un testo che, oltre a esporre i contenuti del libro, lascia trasparire l’ampio ventaglio di contatti epistolari, quindi scientifici e culturali, del recensore. Le relazioni di Bacchini con lItalia erudita sono state approfondite da Maria Pia Paoli (Scuola Normale Superiore, Pisa), che ha indugiato in particolare sulle missive scambiate con Magliabechi e Muratori, evidenziando i circuiti e i canali di informazione che alimentavano tali rapporti e, in senso più ampio, lo svolgersi della Repubblica delle Lettere tra Sei e Settecento. La stima e il credito riconosciuti a Bacchini dai contemporanei emergono soprattutto nella devozione umana e culturale professatagli dal suo allievo Muratori, come ha dimostrato il contributo di Fabio Marri (Università di Bologna), che ha imperniato la sua relazione su numerosi inediti epistolari del Vignolese. Nell’attesa dell’edizione del carteggio Bacchini-Muratori, tracce di tale considerazione si trovano condensate nel ricordo che quest’ultimo stese per il Porcìa a pochi mesi dalla morte del Maestro, così come nel costante impegno a seguirne e diffonderne gli insegnamenti. La seconda sessione del Convegno, Bacchini e il libro, presieduta da Paoli, assente Lodovica Braida per impegni improvvisi, ha indagato da diverse angolazioni l’approccio del benedettino al principale veicolo di diffusione dei saperi, declinato in molteplici esperienze che egli portò avanti nel corso di tutta la sua vita. In primo luogo il già accennato impegno di divulgazione scientifica attraverso il «Giornale de’ Letterati», del quale Andrea Battistini (Università di Bologna) ha ricostruito da par suo la politica editoriale dimostrando come esso rappresenti a tutti gli effetti la biografia intellettuale di Bacchini. Ispirato a un metodo d’impronta galileiana, il periodico persegue infatti una vocazione enciclopedica, di latitudine europea e militante che condivide gli ideali cosmopoliti della République des Lettres, adottando un approccio interdisciplinare e auspicando la convivenza di religiosità e cultura. Bacchini si accostò al libro anche in veste professionale, eppure egli di rado è menzionato in rapporto ai suoi incarichi di bibliotecario. La relazione di Paolo Tinti (Università di Bologna), ricorrendo a carte inedite dellArchivio di Stato di Modena, ha quindi messo a fuoco gli anni fra il 1696, quando ottenne da Rinaldo d’Este la nomina a bibliotecario ducale, e il 1700: pur nel breve periodo che lo vide ricoprire quel prestigioso ruolo, poi assunto da Muratori, egli impresse alla Biblioteca Estense una svolta, preparandone la trasformazione da raccolta privata a biblioteca d’uso pubblico. La materialità delle edizioni e gli elementi paratestuali sono altri aspetti che Bacchini non trascurava, conscio dell’importanza che rivestono nel veicolare i contenuti dei libri. Le relazioni di Fabrizio Bondi (Scuola Normale Superiore, Pisa) e Domenico Ciccarello (Università di Palermo), incentrate sulle opere di cui egli fu a. o curatore, hanno analizzato rispettivamente l’apparato iconografico, con particolare attenzione alle antiporte, e i contenuti di dediche, prefazioni e altri elementi propri delle soglie del testo. Essi consentono infatti di cogliere i programmi e le scelte sottesi alle pubblicazioni, allo stesso modo in cui il «Giornale de’ Letterati» ospitava le recensioni di quei voll. (altrui) in grado di suggerire nuovi spunti nel dibattito intellettuale europeo a cavallo tra Sei e Settecento. Per comprendere più pienamente il contributo di Bacchini ai temi e alle questioni del suo tempo l’analisi delle edizioni deve accompagnarsi allo studio dei carteggi e della ricca messe di manoscritti inediti. Grazia Maria De Rubeis (Biblioteca Palatina, Parma) ha dato conto dei materiali bacchiniani conservati in Biblioteca Palatina di Parma, che custodisce non solo le sue opere di ‘intellettuale enciclopedico’, ma soprattutto il suo epistolario, dove accanto ai nomi degli allievi figurano quelli di Mabillon, Leibniz, Targioni Tozzetti, e di altri personaggi meno noti e tuttavia non meno rilevanti. Gli interessi dell’abate, che spaziavano dalla storia alla matematica, alla teologia, alla diplomatica e all’anatomia, includevano anche studio dei reperti archeologici e a tal proposito Federica Missere Fontana (Modena), a partire da una raccolta di monete antiche legate alla Roma imperiale, ha dimostrato come Bacchini riteneva geografia e cronologia i dispositivi scientifici degli studiosi, da divulgare con l’insegnamento, l’esempio e il sostegno alla ricerca erudita. Seguendo il filo conduttore rappresentato dalle edizioni bacchiniane, Mercedes López Suárez (Universidad Complutense, Madrid) ne ha illustrato la diffusione e la fortuna in Spagna, rilevando che il suo «Giornale de’ Letterati» è citato per la prima volta nel Diario de los Literatos de España, edito a partire dal 1737. Dalle prime ricerche condotte nelle biblioteche spagnole che hanno accolto i voll. prelevati dalle librerie conventuali in seguito alle confische statali è risultata però una situazione di grave dispersione. A chiosa degli interventi della sessione, padre Giovanni Spinelli O.S.B. ha inteso ripercorrere, forte dei suoi annosi studi, la tradizione scientifica istituita da Bacchini nel monastero modenese: essa non rimase priva di seguito, ma oltre a Muratori e al prediletto discepolo Camillo Affarosi, produsse ancora frutti concreti nelle figure di altri monaci eruditi, vissuti dal Sette al Novecento, da Mauro Alessandro Lazzarelli, Arcangelo Bossi e Giovanni Castagna, l’ultimo muratoriano della Congregazione Cassinese, scomparso nel 1967. L’ultima sessione del Convegno, Padri, letterati e artisti fra monastero e corte, presieduta da Francesca Piccinini (Musei Civici, Modena), ha allargato lo sguardo alla realtà politica e sociale entro cui visse e operò Bacchini, sperimentando le difficoltà di conciliare gli slanci eruditi e la partecipazione alla vita intellettuale di respiro europeo con gli affanni causati dalle contingenze politiche, dai rapporti con i potenti, dallamministrazione dei beni monastici, già ricordata da Golinelli. Martina Frank (Universität Wien-Università di Venezia) ha posto laccento sulla rete di contatti e di scambi artistico-culturali della Vienna imperiale nel primo Settecento, dove la fama di questo monaco giunse grazie a diversi protagonisti legati a Modena che là si erano trasferiti, come Apostolo Zeno e il compositore Antonio Maria Bononcini, nonché per merito di Leibniz, che lo definì «un des plus scavans hommes d’Italie». Tutt’altro che stabile, invece, il rapporto con la corte estense. Sonia Cavicchioli (Università di Bologna) si è soffermata sui primi anni di governo di Rinaldo, divenuto duca nel 1694, evidenziandone il ruolo di committente di importanti progetti a Modena e a Roma e il legame con il monastero benedettino. Il contributo di Vincenzo Vandelli (Centro Studi S. Pietro, Modena), imperniato sugli interventi edilizi promossi da Bacchini in veste di abate, ha messo in luce il rigore e la lealtà verso il suo Ordine, che lo portò a difendere i diritti e i privilegi spettanti al monastero senza esitare a opporsi alle ingerenze ducali. Nonostante le amarezze e i contrasti, Bacchini riuscì comunque a tenere viva l’attenzione verso i più svariati ambiti del sapere, che includevano anche l’archeologia musicale, alla quale dedicò la dissertazione De sistrorum figuris ac differentia (Bologna 1691). Elena Previdi (Conservatorio “A. Boito”, Parma) ha mostrato come quest’opera, non rivolta al pubblico dei musicisti ma alla rete internazionale degli eruditi, rientra in un filone di pubblicazioni che si espanderà fino al pieno Settecento. Le contingenze politiche e le esigenze di corte condizionarono non solo Bacchini ma anche padre Lazzarelli, suo allievo e successore nella gestione dell’archivio monastico, il quale dovette abbandonare gli amati studi per recarsi a Milano in veste di ambasciatore del duca Rinaldo. Chi scrive, attingendo alle riflessioni metodologiche e storiografiche con cui Lazzarelli apre la sua Informazione dell’Archivio del Monistero di S. Pietro in Modana, ne ha sottolineato la consapevolezza di storico, archivista e letterato, plasmata dagli insegnamenti del Maestro e allineata alla temperie culturale di respiro europeo che proprio in quei decenni poneva le basi di un rinnovato interesse verso l’autenticità dei documenti. La metodologia archivistica di Bacchini, ispirata a Mabillon, della quale permangono evidenti tracce nella documentazione confluita all’Archivio di Stato di Modena dopo le soppressioni napoleoniche, è stata oggetto della breve nota di Miles Nerini (Archivio di Stato, Modena), che si sarebbe dovuta accostare ad una analoga nota di Franca Baldelli, purtroppo assente per motivi di salute. I dibattiti seguiti alle sessioni, moderati di volta in volta da Marco Guardo (Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, Roma), Graziano Ruffini (Università di Firenze) e Matteo Al Kalak (Università di Modena e Reggio Emilia), hanno visto una buona partecipazione da parte del pubblico e approfondito i temi emersi nel corso degli interventi; le riflessioni conclusive di Corrado Viola (Università di Verona) hanno plaudito all’interdisciplinarità che ha caratterizzato questa iniziativa, suggerendo in particolare la necessità di aggiornare la bibliografia di e su Bacchini, editarne l’epistolario, indagare la fortuna contemporanea e postuma delle sue opere in Italia e in Europa, accompagnandola a un esame delle dediche per cogliervi tracce dei rapporti intrattenuti con altre figure di spicco della Repubblica delle Lettere. – Chiara Reatti

Convegno «Segni Esemplari», a cura di Silvana Amato, Parma, Biblioteca Palatina – Galleria Petitot, Complesso Monumentale della Pilotta – Biblioteca Palatina – Fondazione Museo Bodoniano, 18 maggio 2019. Il 18 maggio si è conclusa alla Biblioteca Palatina la mostra “Segni esemplari” (a cura di Silvana Amato) con un bel convegno che ha portato a Parma 6 relatori da tutto il mondo, moderati dal Direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Andrea De Pasquale. Un’interessante mattinata di incontri alla scoperta del Manuale tipografico di Gianbattista Bodoni nel bicentenario della sua pubblicazione. Una raccolta di 665 alfabeti e di oltre 1300 fregi, in cui si riescono a percepire le suggestioni di Fournier (Clough e Olocco) e Baskerville (Moseley). In un mare magnum di manuali tipografici (Saviotti) e di cataloghi di fonderie (come quelli della Nebiolo di Torino, presentati dalla Bernstein), quello del grande tipografo parmense rimane sempre attualissimo, un vero classico (anche per l’officina del XX secolo, Alessandro Colizzi). La mostra in sé è stata poi un vero viaggio alla scoperta della creazione dei caratteri, dietro le quinte del laboratorio tipografico bodoniano (e che laboratorio!), tra i bellissimi campionari sapientemente (e cronologicamente) esposti. – Ar.L.

 

Mostre

PopApp. Scienza, arte e gioco nella storia dei libri animati dalla carta alle app, a cura di Gianfranco Crupi e Pompeo Vaglioni, Roma-Torino, Istituto Centrale per la Grafica – Fondazione Tancredi di Barolo, 8 maggio-30 giugno 2019. Sono aperte ancora per qualche giorno queste due mostre (o forse meglio una mostra in due sedi), davvero di grande interesse, che si svolgono in parallelo a Roma e a Torino e che intendono illustrare la storia dei dispositivi e degli elementi di carta mobili, dal libro antico ai libri moderni, soprattutto di carattere ludico-didattico, dell’Otto e del Novecento, specie destinati all’infanzia, giungendo fino alla contemporaneità e alle tecnologie digitali. La pratica di introdurre inserti cartotecnici mobili precede l’invenzione della stampa, ma ha nei voll. impressi di astronomia, di astrologia, di “sorti”, di medicina, di architettura, di geometria… i suoi esempi più interessanti. Basate su approcci metodologici e storici comuni, le due esposizioni hanno tuttavia focus specifici e complementari: quella di Roma mira soprattutto a inquadrare i libri “animati” in prospettiva storica, dando ampio spazio ai libri tecnico-scientifici e a quelli per bambini; quella di Torino è centrata in particolare sulla produzione per l’infanzia, con un orientamento deciso alla contemporaneità. Ci si concentrerà qui, in particolare, sulla parte romana. Il percorso è articolato in due sezioni, dedicate rispettivamente al libro animato moderno e al libro animato antico. La prima, che riguarda le tipologie e i modelli moderni, racconta la storia lungo un arco cronologico che va dai primi dell’Ottocento fino alla metà del Novecento. I libri esposti, provenienti dalla preziosa collezione della Fondazione Tancredi di Barolo, mostrano i dispositivi meccanici e gli espedienti cartotecnici creati a scopo ludico ed educativo. Tra questi si segnalano, in particolare, alcuni libri non libri, come degli abecedari fatti con carte sciolte conservate in custodia e dotate di un quaderno stampato con le istruzioni per l’uso, oppure alcuni grandi libri gioco con veri e propri pop up ad apertura automatica o da costruire. La seconda sezione illustra, invece, la storia antica del libro animato, dalle precoci testimonianze manoscritte del tardo Medioevo (ma nessun codice è esposto in mostra), ai primi prodotti della stampa a caratteri mobili (il pezzo più antico è il Calendario del Regiomontano nella celebre edizione veneziana di Maler, Ratdolt e Löslein, del 1476, che presenta anche il primo vero e proprio frontespizio), fino alla maturità della piena età moderna, di cui un sontuoso esempio sono gli atlanti anatomici del Seicento o alcuni libri di architettura. Si noti lo straordinario Astronomicum Caesareum di Pietro Apiano, pubblicato nel 1540 e dotato, oltre che di un ricco apparato di illustrazioni, di una ventina di volvelle. Gli articolati meccanismi cartotecnici consentivano all’astronomo dilettante, con una competenza matematica non all’altezza, di determinare le posizioni presenti, passate e future degli astri. Tra le curiosità si segnalano le carte da gioco (con inserti testuali da memorizzare) commissionate da Mazzarino, incise nel 1644 da Stefano della Bella e volte all’istruzione del piccolo Luigi XIV, vero e proprio precedente di strumenti didattici più moderni; i dispositivi memotecnici ideati da Giordano Bruno e presentati (ma non materialmente realizzati) nel De umbris idearum del 1582; il gioco d’azzardo con tre dadi, con un percorso costellato da varia umanità (venditori, popolani e personaggi della Commedia dell’Arte) noto come Gioco del Pela il Chiù (dal nome di un piccolo rapace notturno), inciso a bulino da Ambrogio Brambilla. Anche in questa sezione antica non ci sono solo i libri: molto bello il teatrino settecentesco di Martin Engelbrecht con scene di Caccia di corte in acqua, composto da una serie di quinte poste in sequenza, che si ricompongono in una visione prospettica all’interno di una specie di camera ottica che ricorda certi espedienti pre-cinematografici. I pezzi antichi esposti provengono da diverse biblioteche, tra cui si segnalano le due nazionali centrali e l’Alessandrina di Roma. Sulla mostra è disponibile anche il sito https://www.pop-app.org/, dove, oltre a una serie di utili informazioni, è possibile anche seguire il percorso espositivo, grazie alla riproduzione dei pannelli esplicativi (ma non degli oggetti esposti, di cui si può apprezzare solo una selezione di fotografie ampia e di elevata qualità). Da ultimo si segnala il vol. miscellaneo che accompagna la mostra (non un vero e proprio catalogo), con contributi dovuti a diversi specialisti, acquistabile direttamente dalla Fondazione Tancredi di Barolo, oppure dalla piattaforma http://www.casalini.it/#online_store. – L.R.

 

Taccuino

a cura di E.G. e R.V.

 

Iniziative C.R.E.L.E.B.

Scuola estiva “Beniamino Burstein” 2019, Libri di viaggio tra Medioevo ed Età moderna. La scoperta culturale, religiosa e visiva del Vicino Oriente, Torrita di Siena, Residence Il Convento, 26-29 agosto 2019

§Lunedì 26 agosto

14.00 Registrazione

14.30 Saluti istituzionali introduttivi

15.00-16.30 Luca Rivali, Raccontare il viaggio, guidare al viaggio: profilo del libro di pellegrinaggio in Terra Santa

16.30-17.00 Pausa

17.00-19.00 Edoardo Barbieri, Narrazioni leggendarie verso l’Oriente, tra John Mandeville, il Prete Gianni e Marco Polo

19.30 Cena presso la Piccola Trattoria Guastini.

 

§Martedì 27 agosto

9.00-11.00 Luca Rivali, Il Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi e la presenza francescana nel Vicino Oriente

11.00-11-30 Pausa

11.30-13.30 Edoardo Barbieri, Tra resoconto e viaggio spirituale: la misteriosa princeps del Viazo al sancto Hierusalem

13.30 Pranzo a buffet

15.00-17.00 Alessandro Tedesco, Una guida per immagini: le illustrazioni del più fortunato bestseller tra i pellegrini dell’età moderna

17.00-17.30 Pausa

17.30-19.30  Luca Rivali, Tra documentazione e bibliografia: la raccolta di Itinera ad Terram Sanctam (ITS) della Biblioteca Custodiale di Gerusalemme e il progetto di una biblioteca digitale

Visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena

20.30 Cena libera

 

§Mercoledì 28 agosto

9.00-11.00 Edoardo Barbieri, Il Viaggio di santo Brasca e altri pellegrini italiani nella Terra Santa del XV secolo

11.00-11.30 Pausa

11.30-13.30 Alessandro Tedesco, Strategie e tecniche illustrative ne Le tres devot voyage de Jerusalem di Jean Zuallart

13.30 Pranzo a buffet

15.00-17.00 Montepulciano, Museo del Libro e della Stampa: Stampare parole, stampare figure: tecniche di impressione tipografica, silografica, calcografica e litografica. Laboratorio con Antonio Seccia.

17.30-19.00 Montepulciano, Museo del Libro e della Stampa: conferenza di Antonio Musarra, Mercanti, pellegrini, crociati e sognatori d’Oriente nel lungo Medioevo. Il reale e l’immaginario. Presenta Edoardo Barbieri.

20.00 Cena a Montepulciano e rientro a Torrita

 

§Giovedì 29 agosto

9.00-11.00 Edoardo Barbieri, “Fotografare” il viaggio alla fine del Medioevo: le Peregrinationes di Bernhard von Breydenbach e le vedute incise di Erhard Reuwich

11.00-13.00 Luca Rivali, Ordine del mondo e ordine dei libri: la bibliografia dei racconti di viaggio in Terra Santa

13.00-13.15 Edoardo Barbieri, Conclusioni

 

 

Lab.Lab – LABoratorio Libri Antichi in Biblioteca

Brescia – Università Cattolica di Brescia e Lonato del Garda – Fondazione Ugo Da Como, 10 e 24 ottobre 2019

Due giornate di incontri e testimonianze per i bibliotecari che operano nelle biblioteche di conservazione.

 

§Giovedì 10 ottobre ore 10-16

Università Cattolica di Brescia

ore 10 registrazione e saluti di Annalisa Rossi (Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia)

ore 10.30-12.30 Una raccolta di libri antichi per la storia delle scienze: la Biblioteca Carlo Viganò

Presiede Luca Rivali (Università Cattolica di Milano)

Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Brescia), La figura dell’ingegnere Carlo Viganò tra antiquariato e collezionismo

Pierangelo Goffi (Biblioteca dell’Università Cattolica di Brescia), Gestione e sviluppo di una raccolta libraria di storia della scienza

Discussione e esperienze

Ore 14-16 Non solo in biblioteca: libri antichi fuori dalle biblioteche

Presiede Andrea Capaccioni (Università degli Studi di Perugia)

Marco Callegari (Museo Bottacin di Padova), Il fondo librario antico di un museo di Numismatica

Francesca Nepori (Archivio di Stato di Massa), Antichi libri giuridici presso l’Archivio di Stato di Firenze

Discussione e esperienze

 

§Giovedì 24 ottobre ore 10-16

Lonato, Fondazione Ugo Da Como

ore 10-11.00 Visita biblioteca di Ugo da Como

ore 11.00-13.00 Rilevazione dei dati di esemplare e banche dati digitali

Presiede Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Brescia)

Laura Bragagna (Provincia Autonoma di Trento), Una lunga fedeltà. L’esperienza trentina di catalogazione del libro antico

Fabrizio Fossati (CRELEB Università Cattolica), Tre anni di lavoro:

gli incunaboli della Braidense in MEI

Discussione e esperienze

ore 14.00-16.00 Attività di didattica e promozione per la conoscenza del libro

Presiede Paola Sverzellati (Università Cattolica di Milano)

Timoty Leonardi (Biblioteca Capitolare di Vercelli), Ogni libro racconta

una storia: didattica e promozione alla Biblioteca Capitolare di Vercelli

Silvia Merigo (Museo della Carta di Toscolano), Le attività didattiche del

Museo della Valle delle Cartiere

Discussione e esperienze

 

L’iscrizione anche solo a uno dei due moduli è gratuita ma obbligatoria.

Per informazioni e iscrizioni, scrivere all’indirizzo lab.libriantichibiblioteca@gmail.com.

Per una versione aggiornata del programma, si rimanda al sito

https://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2019-lab-lab-laboratorio-libri-antichi-in-biblioteca

 

Arte e libri da collezione: storie dall’antiquariato Hoepli

Fermo - Biblioteca Comunale “Romolo Spezioli”, dal 26 ottobre 2019

Si tratta di una mostra bibliografica, accompagnata da una presentazione pubblica tenuta dal prof. Barbieri e dal dott. Luca Montagner (nostro dottorando) autore del vol. https://www.amazon.it/Lantiquariato-HOEPLI-Luca-Montagner-ebook/dp/B078HBGZJ4, che vorrebbe valorizzare e far conoscere una importante raccolta di cataloghi di antiquariato della Hoepli, che si trova appunto nelle Marche. Si tratta di materiale raro e non di immediata divulgazione, ma da cui emergono storie di libri, di collezionisti, di antiquari e di biblioteche private e istituzionali.

 

Cinque secoli dopo Leonardo da Vinci (1519-2019). Scienza e tecnica nei libri del Rinascimento posseduti dalla Biblioteca della Custodia di Terra Santa.

Gerusalemme - Custodia di Terra Santa, 4-8 novembre 2019

Come ogni anno, in autunno, nell’ambito del progetto “Libri Ponti di Pace”, viene organizzata una mostra pubblica che valorizzi alcuni pezzi dei fondi antichi delle biblioteche francescane di Gerusalemme. Quest’anno, data la ricorrenza leonardiana, il tema proposto è rivolto alle scienze e alle tecniche. Si tratta di un evento importante, che rappresenta anche un’occasione di apertura degli ambienti in genere chiusi della Custodia di Terra Santa e quindi di incontro con altre comunità, soprattutto con il mondo ebraico. Maggiori dettagli dopo la metà di luglio.

 

Engaging the reader 2019 “Slow reading ovvero il significato in prima linea”

Milano – Università Cattolica, 14 novembre 2019

La consueta giornata di chiusura e assieme lancio delle nuove edizioni dei master “Professione editoria” e “Booktelling” si incentra quest’anno sul tema di una lettura “lenta”, cioè profonda, capace di cogliere significati e senso nei testi verbali, iconici, cinetici. Contro la banalizzazione della comunicazione, vogliamo riflettere sulla possibilità di un mondo editoriale capace di gestire la complessità. Attendiamo conferma di un importante relatore, mentre stiamo chiudendo sull’idea della esposizione delle belle tavole realizzate Alessandro Sanna per il vol. “Come questa pietra” https://www.youtube.com/watch?v=w8Ef7YKJ54E. L’evento si colloca nell’ambito di Book City e per la sua rilevanza nel mondo degli editori, ma anche presso un pubblico più ampio, merita attenzione e valorizzazione.

 

VIII giornata di studi: Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna,

Brescia – Università Cattolica, 15 novembre 2019

Si tratta di un ormai tradizionale appuntamento biennale (il primo fu nel 2002!) dedicato alla storia del libro e della cultura a Brescia lungo l’ultimo millennio. La giornata prevede, come sempre, molti interventi di docenti UC, ma anche esterni, nonché la valorizzazione, accanto a studiosi affermati, di giovanissimi neolaureati o dottorandi di ricerca che presentino le ricerche delle loro tesi. Data la rilevanza scientifica e di confronto aperto anche con le realtà di conservazione locali (biblioteche e archivi storici), ci parrebbe un evento da comunicare e valorizzare in maniera significativa.

 

Incontri, mostre e seminari

I manoscritti datati della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

4. Il Fondo Magliabechiano, a cura di Michaelangiola Marchiaro, Stefano Zamponi

Sismel Edizioni del Galluzzo, 2018

14 maggio 2019, ore 17

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale. Sala Galileo

Pensata nell’ambito dell’iniziativa Maggio dei libri 2019, la presentazione del volume, dopo i saluti di Luca Bellingeri, Direttore della Biblioteca, vedrà gli interventi di Nicoletta Giovè (Università di Padova-AIMD), Teresa De Robertis (Università di Firenze-AIMD) e Claudio Ciociola (Scuola Normale Superiore di Pisa). Saranno presenti i curatori e i collaboratori.

Per informazioni: www.bncf.firenze.sbn.it

 

Il peso della responsabilità. Il testimone unico nella tradizione manoscritta e a stampa

17 maggio 2019, ore 15

Bologna, Dip.to di Filologia classica e Italianistica. Aula Pascoli

Si tratta degli incontri del Foro di Ecdotica, periodicamente organizzati dal comitato direttivo dell’omonima rivista. Interverranno Stefano Carrai, Mariarita Digilio, Michael D. Reeve. Moderano Loredana Chines e Francisco Rico.

Per informazioni:

www.ficlit.unibo.itandrea.severi@unibo.it

 

Nicola De Giosa e il genio musicale di Puglia: mostra bibliografica e documentaria

Fino al 31 maggio 2019

Bari, Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi

La mostra è stata organizzata in collaborazione con il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della nascita del compositore pugliese. Il percorso espositivo comprenderà spartiti e partiture autografe di opere, romanze e musica sacra composta dal De Giosa, nonché libretti e altra rara documentazione bibliografica relativa alla vita e alla produzione musicale del musicista. Gran parte del materiale offerto al visitatore proviene dalle raccolte librarie della Biblioteca e dal Fondo De Giosa (di musica manoscritta) acquisito nel 1936 per dono degli eredi.

Per informazioni: www.bibliotecanazionalebari.beniculturali.it

 

Sotto il torchio: libri e monete antiche dalle raccolte della Biblioteca Universitaria di Padova e del Museo Bottacin

Fino al 9 giugno 2019

Padova, Palazzo Zuckermann

Il percorso espositivo presenta una vasta selezione delle monete antiche e delle opere numismatiche più significative stampate in Italia e in Europa dal XVI al XVIII secolo, tratte dalle collezioni della Biblioteca Universitaria di Padova e del Museo Bottacin (parte dei Musei Civici cittadini). La mostra intende mettere in luce soprattutto la riscoperta dell’antichità classica veicolata proprio attraverso lo scambio e lo studio della monetazione romana, che ha favorito lo sviluppo di un’intensa attività editoriale di argomento numismatico.

Orari di apertura: martedì-domenica, ore 10-19

Per informazioni: www.padovacultura.padovanet.it/it/musei/palazzo-zuckermann

 

Il libro e le biblioteche d’autore del 900

Scuola di alta formazione

11-13 giugno 2019

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale

La Biblioteca nazionale centrale di Roma organizza una Scuola di alta formazione dedicata all’approfondimento delle teorie e delle pratiche di conservazione e di valorizzazione del patrimonio librario del ’900. La Scuola è composta da due momenti: il primo, estivo, dedicato al libro in quanto oggetto e prodotto, il secondo, in autunno, destinato all’analisi dei luoghi della conservazione, le Biblioteche d’autore contemporanee.

Nei giorni 11-13 giugno 2019 si tiene la Summer school “Il libro del ’900”. Il corso si svolge nell’arco di tre giornate, durante le quali, coinvolgendone i maggiori protagonisti, si affrontano nodi, caratteri e pratiche della stampa, della biblioteconomia, dell’editoria, dell’illustrazione e della bibliofilia nel ’900.

Programma:

11 giugno, dalle ore 10: Tecniche di produzione e recupero della memoria tipografica del ’900
§ Andrea De Pasquale, Introduzione al corso. Bibliologia del libro del ’900: spunti e riflessioni § Andrea De Pasquale, Evoluzione delle tecniche di stampa § Enrico Tallone, I caratteri tipografici del ’900: fonderie e stili e l’esperienza dell’archivio dei caratteri § Gaetano Grizzanti, Le riviste del libro: l’esperienza di Archivio tipografico, Risorgimento grafico, Campo grafico, Graphicus

12 giugno, dalle ore 9: Aspetti del libro del ’900

§ Massimo Gatta, Libro in metallo § James Clough, I caratteri di legno del libro del 900 § Alessandro Corubolo, Le private presses § Marco Menato e Simone Volpato, La private press di una libreria: Saba e Giotti
13 giugno, dalle ore 9: Esperienze tipografiche del ’900

§ Mauro Chiabrando, L’illustrazione del libro del ’900: tecniche, artisti, stili § Fratelli Antiga, Il recupero dell’eredità tipografica del ’900: l’esperienza della tipoteca di Cornuda § Andrea De Pasquale, La memoria di Bodoni nel ’900: Mardersteig, Tallone, Riva et al. § Eleonora Cardinale, I libri figurati d’autore

Al termine di ciascun corso verrà rilasciato un attestato di partecipazione e frequenza valido per documentare le competenze acquisite.

Numero minimo di partecipanti: il corso di giugno si attiverà al raggiungimento di 30 iscritti

Per informazioni:

http://www.bncrm.beniculturali.it/it/790/eventi/2910/

 

Il diritto alla felicità. La stagione delle riforme nel Regno di Napoli

Fino al 15 giugno 2019

Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III. Sala Esposizioni

La mostra propone un percorso attraverso testi rari, autografi e immagini – tutti posseduti dalla Biblioteca –che muovono dall'opera e dal pensiero di Gaetano Filangieri. Oltre a documentare i suoi rapporti con economisti di vaglia, italiani e non, il percorso espositivo illustra anche come dalle idee del Filangieri si sia sviluppato un movimento di opinione che coinvolse molti ambienti culturali napoletani, che troverà il naturale sbocco nella Repubblica Napoletana del 1799. Un breve excursus costruito con documenti originali testimonia infine al visitatore la nascita e l'organizzazione della Real Fabbrica di San Leucio.

Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 9-18 e sabato, ore 9-13

Per informazioni: www.bnnonline.it

 

A fior di pelle. Legature bolognesi in Archiginnasio

Fino al 23 giugno 2019

Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio

Curata da Federico Macchi, la mostra espone legature di produzione bolognese (secc. XV-XX) presenti nella Biblioteca dell’Archiginnasio. Vengono offerti al visitatore quei volumi che meglio esemplificano l’evoluzione dei manufatti lungo un arco temporale di sei secoli, rivelando la persistenza del modello bolognese e di alcune sue specifiche caratteristiche. La mostra coincide con la conclusione di un importante lavoro di censimento, che ha consentito di registrare, fotografare e descrivere 1.650 legature provenienti da centri di produzione italiani e stranieri. Il materiale esposto è ora disponibile nella banca dati online Legature storiche (ricercabile per data, area geografica e parole comprese nei commenti descrittivi; www.badigit.comune.bologna.it).

Orari di apertura: lunedì-sabato, ore 9-19 e domenica ore 10-14

Per informazioni: www.archiginnasio.it

 

Genova movimento immagine. Mostra bibliografica e fotografica

Fino al 28 giugno 2019

Genova, Biblioteca Universitaria. Sala conferenze e sala mostre

Grazie alle fotografie di Giorgio Bergami e ai materiali documentari della biblioteca, la mostra intende riproporre all’attenzione i fatti del giugno 1960, allorché nella stessa Genova ebbero luogo imponenti manifestazioni per la decisione dell’allora Movimento Sociale Italiano di tenere il proprio congresso a pochi metri dalla lapide che ricorda i nomi di partigiani caduti e di deportati nei campi di sterminio, e di farlo presiedere da chi era stato prefetto della Repubblica di Salò a Genova. Si tratta di pagine di storia in cui la dimensione politica e sociale si intrecciano, in un quadro illustrato appunto dalle immagini e dai documenti proposti.

Per informazioni:

www.bibliotecauniversitaria.ge.it

 

Le finzioni del potere. L’arco trionfale di Albrecht Dürer per Massimiliano I d’Asburgo tra Milano e l’Impero

Fino al 29 giugno 2019

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. Sala Maria Teresa

Dopo il loro restauro, a quasi un secolo dall’unica precedente esposizione, la Biblioteca Nazionale Braidense espone le 24 grandi incisioni che compongono l'esemplare della “Porta dell’onore”, l’imponente (circa 3 metri x 3 metri) arco trionfale effimero commissionato, per l'esecuzione, dall'Imperatore Massimiliano I a Albrecht Dürer, Jörg Kölderer, Albrecht Altdorfer, ideato dall'umanista tedesco Willibald Pirckheimer, per celebrare i fasti della casata d’Asburgo, le qualità personali esemplari dell'imperatore, le sue vittorie militari. La mostra, realizzata in occasione delle manifestazioni celebrative del cinquecentenario della morte di Massimiliano I e di Leonardo, oltre a permettere l'esame ravvicinato delle tavole che compongono la “Porta dell'onore”, esporrà numerose incisioni di maestri tedeschi che consentiranno di ricostruire le vicende iconografiche dell'Arco trionfale, e xilografie da volumi illustrati pubblicati in Italia tra Quattrocento e Cinquecento, a documentazione delle relazioni artistiche e culturali intrecciate tra la corte imperiale di Massimiliano e quella di Ludovico il Moro in età leonardesca, dopo il matrimonio dell'Imperatore con Bianca Maria Sforza, e negli anni successivi al trasferimento alla corte imperiale di esuli lombardi dopo la disfatta di Ludovico il Moro.

Orari di apertura: lunedì-sabato, ore 9-13.30

Per informazioni:

http://www.braidense.it/attivita/news.php?ID_news=1015

 

Molar le corde al Giubilo. Feste popolari della tradizione veronese

29-30 giugno 2019

Verona, Biblioteca Capitolare

Un’esposizione del tutto inedita, che intreccia i testi conservati presso la Biblioteca Capitolare con illustrazioni ad acquerello che narrano il folklore veronese. Le immagini di Giancarlo Zucconelli, tratte dal libro “Molar le corde al Giubilo”, offrono un percorso narrativo facendo rivivere i momenti più significativi e spettacolari della festa, con suggestivi scorci della città.

Orari di apertura: ore 10.30-11.30 e 12.30-16. Visite guidate alle ore 11.30 e alle ore 16

Sabato 29 giugno 2019, ore 17:30 incontro con Monsignor Bruno Fasani e Giancarlo Zucconelli, autore degli acquerelli del volume “Molar le corde al giubilo”

Per informazioni: http://www.bibliotecacapitolare.it/2019/06/24/molar-le-corde-al-giubilo/

 

Il corpo dell’idea. Immaginazione e linguaggio in Vico e Leopardi. Mostra bibliografica, documentaria, iconografica e multimediale

Fino al 21 luglio 2019

Napoli, Palazzo Reale. Sala Dorica

La mostra – sostenuta dalla Regione Campania e organizzata dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, in collaborazione con il Polo Museale della Campania e Palazzo Reale di Napoli - è incentrata sul dialogo tra Giambattista Vico e Giacomo Leopardi, ricostruito soprattutto attraverso l'incontro de La Scienza Nuova e lo Zibaldone di pensieri. Offerti al visitatore ci sono anche vari e importanti autografi dei due letterati conservati presso la Biblioteca Nazionale e alcune statue provenienti dal Museo di Palazzo Reale e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Orari di apertura: lunedì-venerdì (mercoledì chiuso), ore 10-17; sabato, Domenica e festivi, ore 10-19

Per informazioni: www.bnnonline.it

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

numero 050, giugno 2019

(chiuso il 26 giugno 2019)

ISBN 9788881327706

disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)

a cura del

CRELEB – Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca

 

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Arianna Leonetti (capo-redattore), Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it