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Sommario
v Amazon e il destino del libro di Guido Lagomarsino…..……………………........ p. 1
v Postscriptum…………………………..…… p. 63
Amazon e il destino del libro
di Guido Lagomarsino
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uesta recente presa di posizione della casa editrice E/O ha messo in evidenza la necessità di una riflessione sulla situazione del mercato librario in Italia: «Da anni ormai Amazon è diventato il più grande negozio on-line di libri (e non solo) nel mondo. Ovunque tende al monopolio e in alcuni paesi già controlla la maggior parte del mercato. Ha creato occupazione, ma ha costretto alla chiusura tantissime librerie (con conseguente perdita di posti di lavoro). Numerose testimonianze giornalistiche documentano le cattive condizioni di lavoro nei magazzini del colosso on-line. Per esempio è in corso un’agitazione sindacale nel magazzino di Piacenza a causa delle condizioni di lavoro che i sindacati definiscono “insostenibili” e Amazon non si è neppure presentata all’incontro di mediazione convocato in Prefettura. La chiusura delle librerie causata dalla concorrenza spietata di Amazon significa anche impoverimento economico e culturale del territorio: vengono a mancare essenziali luoghi di ritrovo e di cultura. Molti consumatori però accettano Amazon per i suoi prezzi (in genere più scontati quando le leggi nazionali lo consentono) e per l’efficienza. Abbiamo visto con quali conseguenze per le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti e per l’impoverimento del territorio Amazon riesce a ottenere questa efficienza. I suoi prezzi spesso vantaggiosi sono il risultato di una politica che a volte è arrivata ai limiti del dumping (vendere a prezzo minore o pari a quello d’acquisto dai fornitori); di una frequente elusione delle tasse (nell’ottobre 2017 Amazon è stata condannata dalla Commissione Europea a pagare alla UE 250 milioni di tasse non versate; “¾ dei suoi profitti non sono stati tassati”, ha denunciato la Commissione); di condizioni economiche inaccettabili richieste agli editori. Noi siamo appena stati oggetto di tali richieste. Ci è stato richiesto uno sconto (quello che gli editori pagano ai distributori e alle librerie come loro “quota” del ricavo finale) a loro favore troppo gravoso per noi e neppure giustificato dal volume dei loro affari con la casa editrice. Di fronte al nostro rifiuto, Amazon ha sospeso l’acquisto di tutti i nostri libri e ha reso quelli che aveva in magazzino. (Attualmente sul loro sito i libri E/O cartacei sono in vendita solo attraverso soggetti terzi, quindi a condizioni più sfavorevoli per tempi di consegna e per costi di spedizione addebitati al cliente). A questo punto i consumatori potrebbero dire che si tratta di negoziazioni tra imprese e che a loro interessa solo avere un buon prezzo e un servizio efficiente. Il nostro punto di vista è che siamo in presenza di un’azienda che tende pericolosamente e con parziale successo ad avere una posizione dominante nel mercato del libro, sicuramente per quanto riguarda il settore dell’e-commerce. Quindi non un’azienda qualsiasi, ma QUELLA che potrebbe in futuro essere l’unica (o quasi) venditrice di libri. È evidente che il pericolo per la libertà di espressione è reale, costante e quotidiano. Inoltre le case editrici hanno bisogno di margini economici sufficienti per investire nella ricerca di nuovi autori e di nuove proposte. Se questi margini vengono troppo erosi, le case editrici rischiano di sparire (assieme alle librerie, agli autori e a tutto il mondo del libro). Per questo abbiamo detto NO. Per questo chiediamo il vostro sostegno di lettori, di cittadini che non possono ridursi a essere solamente consumatori ma sono consapevoli di essere anche parte di un territorio (che non può essere desertificato), lavoratori e soggetti degni e liberi di una comunità plurale». Va detto che tra gli editori italiani solo pochissimi hanno seguito l’esempio dell’editore romano. Non che manchino i giudizi critici. Martina Testa, una delle più intelligenti osservatrici dell’editoria indipendente, mi ha dichiarato, per esempio: «Guardo Amazon con lo stesso tipo di sospetto e distanza con cui guardo tutte le mega-aziende di ogni settore: potenze economiche in grado di influenzare le politiche nazionali e internazionali avendo di mira il profitto dei propri azionisti più che il benessere collettivo dei cittadini. Amazon ha sul mercato una posizione praticamente monopolistica dalla quale può tenere in scacco le amministrazioni pubbliche (negli Stati Uniti, le città fanno a gara a offrire sgravi fiscali all’azienda purché apra il suo nuovo quartier generale nel loro territorio), imporre condizioni di lavoro durissime ai propri dipendenti, ricattare i produttori delle merci che vende (nel 2014, quando l’editore Hachette ha rifiutato di accettare gli sconti imposti da Amazon, il sito ha reso quasi impossibile l’acquisto dei suoi libri). In ambito specificamente editoriale, la politica di Amazon mi sembra altrettanto pericolosa: la sua piattaforma di self-publishing punta a svuotare di senso la funzione di filtro e curatela dell’editore tradizionale, e a mettere in contatto diretto produttore-autore e consumatore-lettore: un modello dove l’opera creativa è ridotta a pura merce da distribuire». Tuttavia, malgrado questi giudizi siano largamente condivisi, in Italia Amazon continua ad avere un ruolo preminente nel mercato del libro (e non solo in questo). Per il “consumatore” offre vantaggi difficilmente superabili: un facile accesso, una rapida reperibilità dei cataloghi e prezzi d’acquisto quasi sempre più convenienti. Amazon ha anche fissato un “codice etico” di comportamento che impone ai propri fornitori. C’è da chiedersi se questo codice coincida con la propria politica aziendale. Citerò a titolo di esempio due clausole del “codice”: «Lavoro fisicamente impegnativo. I fornitori sono tenuti ad identificare, valutare e controllare in maniera costante, le attività impegnative dal punto di vista fisico al fine di garantire che la salute e la sicurezza dei lavoratori non venga messa a repentaglio. Libertà di Associazione. I nostri fornitori sono tenuti ad osservare il diritto dei lavoratori di instaurare e di aderire ad una organizzazione legalmente ammessa di propria scelta. I lavoratori non devono essere penalizzati o sottoposti a vessazioni o intimidazioni a motivo dell’esercizio non violento del proprio diritto di aderire o di astenersi dall’aderire a tali organizzazioni». La stessa disinvoltura nelle relazioni industriali di Amazon si manifesta anche nella politica fiscale, spesso tesa all’elusione (in questo non diversa dalle grandi imprese globali della new economy). Nell’ottobre 2017 la Commissione europea, per esempio, ha imposto al Lussemburgo una penale di 250 milioni di euro per avere concesso ad Amazon vantaggi fiscali indebiti. Molti editori, pur dichiarandosi critici, sanno ormai che rinunciare alla presenza dei propri titoli su Amazon comporterebbe una perdita netta del proprio fatturato. Inoltre, la vita sugli scaffali delle librerie è sempre più breve e il ciclo prenotazioni-consegne-rese è macchinoso e inaffidabile, e accresce le incertezze dal punto di vista contabile. A ciò si aggiunge il fatto che la concorrenza digitale esaspera la crisi dei punti di vendita: ne fanno le spese soprattutto le librerie indipendenti nei quartieri e nei centri urbani minori e questo rende ancor più complicato per il lettore l’acquisto dei libri che desidera. C’è una casa editrice americana, OR Books, che fin dalla nascita, nel 2009, ha deciso programmaticamente di non ricorrere alla distribuzione di Amazon, con la ambizione di creare una relazione diretta con i propri lettori in tutti gli Stati Uniti. Ho chiesto per questo a uno dei suoi fondatori, John Oakes, di illustrare i motivi di questa scelta. «Dal punto di vista di oggi, i due contributi più impressionanti della America alla storia del mondo sembrerebbero essere Trump… e Amazon. C’è una strana simbiosi tra questi due fenomeni apparentemente divergenti, entrambi assurti alla notorietà internazionale negli ultimi anni, ciascuno a suo modo nutrendosi dei più bassi istinti umani. Non è strano che il presidente Trump si consideri in opposizione a Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon. Ma Trump e Bezos non sono tanto contrapposti quanto complementari, persino simbiotici tra loro. Una persona ragionevole potrebbe chiedersi qual è il problema di Amazon. Impiega centinaia di migliaia di persone. È all’avanguardia di una nuova industria rappresentativa della imprenditorialità americana – proprio in un periodo in cui molti pensavano che quella singolare capacità americana di reinventare il mondo fosse un fenomeno del passato. Negli Stati Uniti, Amazon è celebrata per la costante erogazione di donazioni di $ 25.000 ad artisti e a fautori delle libertà civili. E i consumatori ne ricavano un vantaggio (almeno in apparenza): i prezzi sono più bassi e la varietà è a portata di mano. Prendersela con Amazon, sostiene chi ragiona così, non è solo sbagliato ma inutile. Nonostante abbia realizzato profitti in modo discontinuo, dal momento della sua fondazione le azioni della compagnia sono salite alle stelle e, secondo quanto si conosce, dispone di circa $ 26 miliardi di riserve in contanti – in questo superata solo dall’esiguo numero dei paesi più ricchi del mondo. Ultimamente, i profitti di Amazon si sono dimostrati più stabili, in parte grazie al fatturato record di oltre $ 60 miliardi alla fine del 2017. Ma sappiate questo, voi che non avete ancora sperimentato tutto il peso del tallone amazzonico sul collo. Dove passa Amazon, segue la devastazione: per i lavoratori, per le comunità, per le culture. È all’avanguardia, ma non di cambiamento gestito collettivamente, ma di una ricostituzione radicale – nello stile dell’Isis – che offre vantaggi in cambio del proprio trionfo, di quello dei suoi azionisti e al suo amministratore delegato, a detta di tutti l’uomo più ricco del mondo. I suoi dipendenti negli Stati Uniti, anche quelli a tempo pieno, spesso non guadagnano abbastanza per mantenersi al di sopra della soglia di povertà. (Intercept ha recentemente rivelato che un terzo dei dipendenti di Amazon in Arizona deve rivolgersi all’assistenza pubblica per arrivare alla fine del mese). I governi locali erogano ingenti sussidi ad Amazon (oltre $ 1,2 miliardi, secondo un rapporto), e il risultato è una mega-corporazione che gestisce almeno il 50% di tutto il business online e per quanto riguarda il commercio di libri – la mia attività in particolare – si avvicina dovunque a quasi il 100% delle vendite di qualsiasi titolo. I politici considerano che sia preferibile e ragionevole trattare con una grande impresa piuttosto che con molte piccole. Questo ovviamente fa il gioco di Amazon. Ma che cosa rende in sostanza Amazon degna di aiuti pubblici mentre una quota in proporzione non viene data a librerie storiche che hanno profonde radici nelle comunità e storie insostituibili come City Lights a San Francisco, o Three Lives a New York City o Prairie Lights in Iowa City… o la libreria Acqua Alta a Venezia? Gli aiuti dati ad Amazon sono colpi diretti al sostentamento di centinaia di migliaia, se non milioni, di piccole imprese indipendenti in tutto il mondo. Il problema essenziale con Amazon non è che sia una società inefficiente. Non è che non guadagni soldi per i suoi azionisti. È che l’avvento di Amazon segna una radicale riconfigurazione di una società verso l’uniformazione – ironicamente con il pretesto di fornire più scelta – e la distruzione del meraviglioso caos che è un mercato di dimensioni umane. Ma se il profitto supera la storia, la profondità e la complessità – cioè quella cosa che a volte può essere definita, in modo antipatico, “cultura” – non abbiamo niente di cui preoccuparci». La riflessione continua. Certo è che il fenomeno Amazon invita a pensare anche ad altre contraddizioni della realtà globale di oggi.
Scuola estiva 2018
Antiquariato e collezionismo librario:
storia e metodo
Torrita di Siena, Residence Il Convento, 27-30 agosto 2018
Vedi programma nel Taccuino
046-A Barzazi (Antonella), Collezioni librarie in una capitale d’antico regime. Venezia secoli XVI-XVIII, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2017 (‘Temi e testi’, 166), XIV, pp. 260, ISBN 978-88-9359-124-9, € 38. Durante tutto l’ancién régime Venezia è stata per lunghi periodi la capitale della produzione del libro a stampa in Italia e in Europa. Molti sono gli studi che hanno riguardato non solo le singole aziende tipografiche ed editoriali veneziane, ma anche l’inquadramento del fenomeno nel suo insieme. Per quanto concerne invece la bibliografia esistente sulle singole biblioteche lagunari – pubbliche, private, di ordini religiosi – si può affermare che ormai sia piuttosto ricca di titoli innanzitutto riguardo alla Biblioteca Marciana, la cui storia ha potuto godere di una attenzione particolare grazie a una forte tradizione di studi effettuati al suo interno, e inoltre più di recente è stata prodotta una serie di studi sulle biblioteche patrizie e religiose. Come giustamente fa notare l’a., fino a ora era però mancata un’opera che facesse il punto delle ricerche effettuate, mettendole in rapporto tra loro per cercare di offrire una visione d’assieme dello sviluppo delle raccolte librarie veneziane. A causa della sua particolare storia, che vide la città-Stato lagunare essere sempre governata da un “duca-doge” ma all’interno di una repubblica, Venezia non fu mai sede di una biblioteca di tipo “signorile” durante il XIV e il XV sec., come invece accadde in molti stati italiani. In questo modo venne a mancare il punto di riferimento di una unica istituzione libraria che potesse identificarsi con lo Stato e quindi diventare modello per tutte le altre: non è per caso che la Biblioteca Marciana ebbe una sede solamente dopo la metà del Cinquecento con la funzione principale di conservare i circa novecento codici del legato del cardinale Bessarione, ma non con lo scopo di diventare uno strumento privilegiato per la politica culturale della città. L’a. avvia il suo denso percorso dal XVI sec., momento in cui il valore di una biblioteca era determinato dal pregio dei testi e dei manoscritti conservati, oltre dalla coerenza dei nuclei librari costituiti dal proprietario secondo i suoi interessi personali. Il primo nome che si incontra è quello di Giacomo Contarini, un patrizio del secondo Cinquecento, membro del Consiglio dei Dieci, senatore e personalità molto attiva e influente nel mondo della committenza architettonica e in quello scientifico-universitario, la cui biblioteca confluì nella Marciana solamente nel 1713 in seguito alla morte del suo ultimo erede legittimo. Si trattava di una raccolta di circa 1.500 opere a stampa e di 175 manoscritti di impianto tendenzialmente enciclopedico con filoni derivanti dalla cultura tardo-umanistica integrati dagli interessi scientifico-matematici e naturalistici tipici del Contarini, più un complesso documentario di natura politica, usuale presso i membri del ceto dirigente veneziano. Inevitabili i rapporti e i collegamenti con la grande biblioteca padovana di Gian Vincenzo Pinelli, la quale era diventata un vero e proprio centro di studio e di incontro aperto non solamente agli studiosi locali, ma anche a ospiti stranieri e italiani di altissimo livello col beneplacito delle autorità della Repubblica. La descrizione delle raccolte librarie cinquecentesche prosegue con quelle di Leonardo Donà (800 titoli), ma diviene più variegata quando ci si sposta all’analisi – basata essenzialmente sugli inventari presenti oggi alla Biblioteca Vaticana e redatti su ordine della Congregazione dell’Indice tra il 1599 e il 1603 – delle biblioteche delle 25 case religiose presenti in città per un totale di circa ventimila titoli riguardanti non solamente testi di natura religiosa. Anche la biblioteca del senatore Domenico Molin, il più influente uomo politico veneziano dagli inizi del Seicento fino agli anni Trenta, dimostrava lo straordinario ascendente culturale esercitato in patria e all’estero dal suo creatore. Imperniata sulla filologia e sulla erudizione storico-antiquaria, come di prassi nelle élites della prima parte del XVII sec., era sì una biblioteca privata, ma in quanto strumento aggiornato per gli studi si offriva come privilegiato polo aggregativo per la rete clientelare del senatore. Non a caso nel 1629 Molin fu il principale promotore della creazione a Padova della Biblioteca Universitaria, la cui attività però non decollò per molti decenni fino al Settecento inoltrato, in questo seguendo un destino analogo a quello della Biblioteca Marciana. Dopo la metà del sec. per le biblioteche delle famiglie patrizie venne predisposto un luogo appositamente dedicato in grado di colpire l’attenzione del visitatore, suscitando ammirazione e curiosità non solo per la grande quantità e varietà di libri, ma anche per gli arredi e la compresenza di collezioni artistiche e antiquarie: le raccolte culturali diventarono così emblemi di prestigio da esibire all’interno della società. Nel vol. vengono portate a es. le biblioteche di Giovan Battista Corner Piscopia e Angelo Morosini, entrambi procuratori di San Marco, di Battista Nani, ma anche di famiglie di mercanti da poco aggregate al patriziato come i Bergonzi. Il ruolo della biblioteca ricevette la sua consacrazione a fine Seicento col doge Silvestro Valier, che presentò al patriziato veneziano il modello di una raccolta libraria ordinata e ben sistemata, affidata a un bibliotecario esperto e aperta agli studiosi. Un personaggio-chiave in questo momento storico si rivelò essere Apostolo Zeno, che promosse le istanze di una riforma culturale in campo librario sulla base dei canoni della erudizione europea, segnatamente di area francese e germanica. Era infatti diventato evidente il bisogno di collezioni librarie in grado di venire incontro alle nuove esigenze degli studiosi, i quali erano ormai costretti al controllo di una massa sempre più grande di informazioni bibliografiche, essendo quindi obbligati a collaborare tra di loro con la necessità di poter utilizzare strutture bibliotecarie più imponenti e articolate. Nel corso del Settecento si venne così a creare a Venezia una rete di biblioteche di natura erudita appartenenti a diversi enti religiosi e a privati – tra cui quelle dello stesso Apostolo Zeno, dei somaschi di Santa Maria della Salute, dei domenicani di Santa Maria del Rosario, dei cassinesi di San Giorgio maggiore, dei camaldolesi di San Michele in Isola, dei Minori osservanti di San Francesco della Vigna, del senatore Giacomo Soranzo, del doge Pietro Grimani, la biblioteca della famiglia Pisani –, raccolte librarie che erano aperte agli eruditi e dotate di bibliotecari e cataloghi, in un misto di liberale servizio e mecenatismo. E quasi di conseguenza i bibliotecari addetti a queste grandi raccolte divennero a loro volta produttori di opere erudite, intermediari fondamentali nello scambio di informazioni bibliografiche e protagonisti di un intenso traffico di libri al fine di aggiornare e incrementare i propri fondi. Probabilmente sull’onda di questo nuovo modo di intendere le raccolte librarie, anche la Biblioteca Marciana venne rilanciata a partire dagli anni Trenta del Settecento, grazie a una politica di incremento e aggiornamento dei fondi che corse di pari passo alla nomina al suo governo di un patrizio di primo piano, Lorenzo Tiepolo, e di Anton Maria Zanetti quale custode-catalogatore sia dei fondi librari che dello statuario annesso. Nelle biblioteche patrizie la seconda metà del sec. vide includere progressivamente saperi diversi all’interno della preesistente impostazione erudita, come nel caso delle biblioteche Manin, Farsetti e soprattutto Nani, sviluppatasi in questo caso in parallelo e a complemento del museo di antiquaria, gemme, monete e iscrizioni. Verso la fine del sec. la Marciana sotto la guida di Jacopo Morelli assunse sempre di più un ruolo centrale, tanto da diventare la destinazione delle collezioni librarie provenienti dalle soppressioni di alcuni ordini, come per es. i canonici regolari di San Giovanni di Verdara di Padova, e dei libri di maggior valore presenti nelle biblioteche degli ordini religiosi cittadini per ragioni di sicurezza, oltre che dei materiali documentari conservati dalle magistrature aventi ormai un mero valore storico. La Marciana era diventata la vera biblioteca dello Stato proprio alla fine della millenaria storia della Repubblica di Venezia, ma l’avvio della fase napoleonica, con la vendita sul mercato di tante biblioteche patrizie unitamente alla soppressione delle corporazioni religiose e alla dispersione delle loro secolari collezioni, distrusse quel tessuto bibliotecario cittadino che si era costruito con fatica nel corso del tempo. Come si è detto all’inizio, si tratta di un’opera densa di dati e dotata di una bibliografia esaustiva utilizzata dall’a. con indubbia capacità nel creare collegamenti: ne risulta una sintesi efficace del mondo delle biblioteche veneziane di antico regime, argomento di per sé complesso e ricco di molteplici aspetti non solamente culturali. – M.C.
046-B Bibbia. Immagini e scrittura nella Biblioteca Apostolica Vaticana, a cura di Ambrogio M. Piazzoni (e Francesca Manzari), Milano, Jaca Book, 2017 (‘Monumenta Vaticana Selecta’), pp. 366, ISBN 978-88-16-60547-3, € 130. Il monumentale vol. presenta, grazie al prestigioso apparato illustrativo, innanzitutto una magnifica carrellata di Bibbie (e testi affini) tra Oriente e Occidente, da alcuni preziosissimi lacerti tardo antichi all’Umanesimo italiano, tutte possedute dalla BAV, mettendo in grande risalto, come è ovvio, gli esemplari miniati. Nella presentazione il curatore spiega infatti come la Vaticana, pur non essendo di per sé una biblioteca religiosa, conservi una vastissima collezione di Bibbie, a partire dal papiro Hanna 1 (proveniente dalla Fondazione Bodmer) e arrivando fino ai più innovativi prodotti digitali: la selezione non privilegia però solo le direttive geografiche e temporali, ma anche quelle delle tipologie dell’uso, così da fornire una campionatura eccezionale non solo in sé, ma preziosa anche dal punto di vista metodologico. Il vol. si articola in saggi che, basandosi sul materiale vaticano, ricostruiscono però temi, situazioni, casi. La prima parte si occupa delle più antiche testimonianze della trasmissione del testo biblico cristiano, con particolare attenzione alle altre culture orientali. Si parte con Timothy J. Janz che si occupa del testo greco esordendo con l’importante osservazione che «la Bibbia cristiana nasce greca», così da giustificare e far meglio intendere un’attenzione che, partendo dai frammenti papiracei più antichi, passando per i mss. in onciale, si spinge in avanti verso i mss. bizantini. Pierre-Maurice Bogaert si occupa invece delle antiche versioni latine della Sacra Scrittura, arrivando sino all’epoca merovingica, usando anche alcuni rari palinsesti. Si passa poi alle antiche versioni in altre lingue orientali e occidentali: Paola Buzi con le versioni copte, importantissima testimonianza dell’Egitto cristiano; Juan Pedro Monferrer-Sala con le versioni arabe probabilmente risalenti a epoca preislamica; Barbara Lomagistro con le versioni slave che hanno la loro origine nella tradizione cirillo-metodiana; Alessandro Bausi con le versioni etiopiche, centro della vita intellettuale delle comunità cristiane del corno d’Africa; Giovanni Lenzi con quelle siriache, attestate in una grande varietà di tradizioni; Anna Sirinian con la versione armena, realizzata nel V sec. a completamento del processo iniziato con la conversione al cristianesimo dell’intero popolo armeno; Gaga Shurgaia con la versione georgiana realizzata anch’essa tra V e VI sec.; infine, Carla Falluomini con la Bibbia gotica, attribuita al vescovo Vulfila. La seconda parte (la più ampia) si interessa soprattutto del mondo latino, declinando la ricerca tra i centri scrittori e artistici. In realtà ecco ancora una sezione dedicata da Janz al mondo bizantino con l’uso tipico di abbandonare la riproduzione di mss. integrali della Bibbia per preferire raccolte di gruppi di libri biblici, ma anche con la varietà delle soluzioni praticate in un’area geografica tanto estesa (Medio Oriente, penisola Anatolica, Grecia, Balcani…). Vi si aggiungono due paragrafi isolati dedicati l’uno da Monferrer-Sala ad alcuni mss. poliglotti realizzati in Egitto e l’altro di Giancarlo Lacerenza alla tradizione ebraica (qui forse collocato un po’ fuori posto). Passando decisamente al mondo latino occidentale, Fabrizio Crivello appunta la sua attenzione sulla produzione fra tarda antichità e epoca carolingia, mentre propongono approfondimenti Michelle P. Brown sull’Evangeliario Barberini (Barb. Lat. 570) e Beatrice Kitzinger sull’Evangeliario bretone (Arch. Cap. S. Pietro, D.154). Segue l’epoca ottoniano-romanica: ancora Crivello disegna un profilo sul periodo ottoniano, con la Brown che approfondisce il Salterio di Bury (Reg. Lat. 12), e quindi sulle Bibbie romaniche, con Erika Loic che parla della Bibbia di Ripoll (Vat. Lat. 5729). Giulia Orofino passa poi a occuparsi prima delle Bibbie atlantiche, secondo il nome inventato da Pietro Toesca, quindi del materiale in scrittura beneventana. Valentino Pace offre schede su particolare materiale realizzato in area mediterranea, i Vangeli di Monreale (Vat. Lat. 42) e i cosiddetti Vangeli di Terrasanta (Vat. Lat. 5974). Passando poi all’ambiente gotico tra XIII e XIV sec., Margaret Alison Stones si interessa della produzione biblica francese con Bibbie glossate e no, persino di Bibbie in francese: Caroline Zöhl si occupa della Bibbia di Jean de Berry per Clemente VII (Vat. Lat. 50 e 51), Francesca Manzari di una malnota Bibbia avignonese (Vat. Lat. 48-49) e di una fiorentina (Pal. Lat. 13), Monika E. Müller di un Nuovo Testamento veronese (Vat. Lat. 39), Silvia Maddalo si occupa delle Bibbie manfrediane (Vat. Lat. 39), Massimo Medica delle Bibbie bolognesi del XIII sec., Federica Tontolo della Bibbia veneta (Ross. 254), Fabrizio Lollini delle Bibbie dugentesche in Romagna, la Manzari delle Bibbie nella Napoli angioina, Lola Massolo di una Bibbia teramana (Vat. Lat. 10220). Una nuova sezione è dedicata al Rinascimento occidentale del XV sec., introdotta da un saggio di Federica Toniolo. Seguono approfondimenti di Ada Labriola sui mss. fiorentini nella biblioteca Montefeltro di Urbino, Gennaro Toscano sui Salteri di Alfonso V d’Aragona e Diomede Carafa (Pal. Lat. 41 e Vat. Lat. 3467). La terza e ultima parte si interessa di forme e usi particolari del testo biblico. Claudia Montuschi insiste sulle letture bibliche per l’uso liturgico, presentando le diverse forme che il testo scritturistico può assumere in tali contesti (assai utile anche per la terminologia impiegata), con la Manzari che offre l’es. di un Evangelistario avignonese (Arch. Cap. S. Pietro B. 74). Patricia Stirnemann si interessa della Bibbia per lo studio (e quindi dotate di commento) e delle Bibbie portatili. Maria Theisen si occupa delle trasformazioni subìte dal dettato biblico in alcune forme letterarie (e testuali) di sapore ultimamente divulgativo, dalla Historia scholastica alla Bibbia moralizzata, dalla Biblia pauperum allo Speculum humanae salvationis, sconfinando nel mondo del libro silografico e tipografico. La Zöhl approfondisce il caso di una Bibbia moralizzata latino-francese (Reg. Lat. 25), Antonio Manfredi della Bibbia francese (una Bible historiale) di Belbello (Barb. Lat. 613), la Theisen si occupa dell’opera di Petrus Comestor, e della sua versione ceca (Reg. Lat. 87). Il vol., pur privilegiando come è normale in questo genere di pubblicazione di grande impatto visivo, il materiale miniato, costituisce una interessantissima introduzione al mondo biblico cristiano del primo millennio e mezzo della sua storia. Chiudono il vol. le note, la bibliografia (pp. 348-59), l’indice dei mss. e quello dei nomi. – Ed.B.
046-C Cavallaro (Cristina), Storie di biblioteche a Torino: Giacomo Francesco Arpino nel tempo di Federico Patetta, Manziana, Vecchiarelli, 2017 (‘Bibliografia, Bibliologia e Biblioteconomia. Studi’, 19), pp. 121, ill., ISBN 978-88-8247-403-4, € 25. Il sottotitolo del libro avrebbe potuto essere: Bibliografia e Storia fra Otto e Novecento a Torino: città di grandi istituzioni e grandi studiosi, capitale di ducato per un secolo e mezzo e di regno per quasi altrettanto che, compiuta l’Unità d’Italia, fu spossessata del titolo e ridotta a capoluogo di provincia. La nuova capitale, cinque anni dopo, avrebbe subìto lo stesso destino, anche psicologico (su tale dimensione del post-Risorgimento policulturale, che si prolunga forse fino alla morte di Gentile, vale ancora il Garin di La cultura italiana tra Ottocento e Novecento, 1962). Il tema, l’a., lo ha toccato in un articolo, 2015, sulla figura seicentesca di Giacomo Francesco Arpino, archiatra dei Savoia. Quanto al metodo, nel 2001 già collaborò a una stratigrafia catalografica (in La biblioteca ecclesiastica del Duemila, Palermo, l’Epos, 2001, pp. 89-108), e un saggio di sua titolarità del 2002 s’intitola Biblioteche in biblioteca («Culture del testo e del documento», n. s. 3., n° 9, pp. 19-67). Allora si mostrava sensibilità per la diacronia, senza indulgere a reverenza retorica: qui i dati di fatto sono esaminati e accettati o scartati in una visione laica dell’insieme; il lavoro si conclude integrato di una ulteriore consapevolezza dei molti saperi richiesti dal complesso tessuto del collezionismo. La prima citazione nella quale c’imbattiamo, non a caso, è il nome di Adalgisa Lugli († 1995), col saggio del 1983 sulle Wunderkammern, riadoperato con nuova sensibilità ora che il rapporto immagine/parola, scritta e letta, ha recuperato antichi legami. Il corredo di Tavole, con figure, non è vastissimo, ma puntuale: immagini scelte in base alla valenza documentaria, per una miglior sintesi epidittica. «Lo spunto di questo lavoro nasce da un’assenza», scrive l’a. nella prima riga d’Introduzione (pp. 9-14) alludendo ad alcune cinquecentine passate fra le mani di uno dei protagonisti del libro, Federico Patetta (1867-1945) e poi tornate nell’indistinta Terra di mezzo che ospita i libri nell’interregno fra un vecchio e un nuovo collezionista. La curiosità, appunto, per l’indistinto ha spinto l’a. a risalire dagli ex libris di Arpino a libri che non c’erano più e ai rapporti intellettuali di Patetta, in tre tappe per altrettanti capitoli. Il 1. La Biblioteca e il Museo di Giacomo Francesco Arpino (pp. 15-32) scava fra i «due inventarî che censiscono la raccolta di Arpino [...] recanti entrambi un ex libris del sovrano Carlo Alberto: uno, Storia Patria 586, che informa sulla composizione della biblioteca e su parte degli oggetti, completandosi con una lista di allievi [...]; l’altro, Storia Patria 810, che descrive con maggiore precisione gli oggetti del Museo e include una sezione dedicata esclusivamente alla ricca collezione numismatica» (p. 16). Obiettivo: il confronto con le collezioni di A. Kircher, M. Settala, L. Moscardo, P. Séguin; scopo laterale, riflettere su una possibile frattura nella non ininterrottamente documentata continuità di raccolte della Bib. Reale (pp. 29-32). Il Cap. 2. allarga il cerchio dalle memorie sabaude al collezionismo di vasto raggio: La memoria di Arpino fra tre collezionisti del primo Novecento (pp. 33-72). Oltre a Patetta, si tratta di Vincenzo Armando (1858-1928) e Giovanni Carbonelli (1859-1933). Il primo fu giurista di tale livello che un suo allievo di grande futuro, Carlo Arturo Jemolo, gli avrebbe affettuosamente rimproverato il non essersi impegnato a continuare, avendone dottrina e capacità, niente di meno che la Geschichte des römischen Rechts im Mittelalter di von Savigny. Né manca chi lo volle arruolare nei ranghi degli storici moderni. Armando fu uomo di corte: bibliotecario del Duca di Genova, poi della Accademia delle scienze, cui lasciò una sua collezione solo nel 2009 ben catalogata da Elena Borgi. Si dedicò alla circolazione delle informazioni («maestro dei bibliofili» lo definisce Luigi Einaudi, p. 57) e dei libri, come si rileva da tracce specifiche lasciate sugli stessi. Ebbe ruolo di promotore della Collezione Simeom, inventariata dopo che il Comune l’acquisì negli anni ’70 del Novecento. Il terzo, Carbonelli, fu libero docente in Ostetricia dal 1893 a Torino, poi in cattedra per la specialità. Abbandonò la pratica medica per la storia della Medicina a partire dal 1918. Il «filo rosso» che lega i tre consiste, per l’a., nell’incontrarsi delle loro attività intellettuali e nella modellizzazione che ne emerge. Gli oggetti della loro passione furono destinati: il patrimonio di Patetta fra Università di Torino e Biblioteca Vaticana (1950 e 1945); quello di Armando fra la “sua” biblioteca e la Collezione Simeom. Andò all’erigendo Museo di arte sanitaria a Roma la collezione di strumenti medico-chirurgici e di osservazione scientifica di Carbonelli, la cui vita non ne arrivò all’inaugurazione. Diverso nei tre l’interesse, identica la pulsione al durare. Il caso di Patetta è il più vistoso; in Vaticana al suo nome sono intestati un fondo di ms (circa 2.000), di documenti (centinaia di faldoni, carte imprecisate), una sala; nonostante la sede e gli oltre sette decenni dall’acquisizione (1945) solo una parte minoritaria ne è descritta, e quindi utilizzabile. La enorme quantità di suoi libri prese consistenza autonoma in Università, per decreto rettorale del 1953, come Biblioteca «Patetta», confluita dal 23 Ottobre 2014, per ulteriore D. R., nella Biblioteca «Bobbio», dove se l’accesso ai singoli volumi è facile via catalogo onomastico, l’esplorazione del fondo come un tutto è affidata più alla collaborazione del personale (per altro generosa) che non alla presenza di strumenti di corredo obiettivi. Il Cap. 3. Assenze e sopravvivenze dei libri di Arpino nelle biblioteche torinesi (pp. 73-82) è dedicato a incrociare i dati dedotti dai documenti con quelli indotti dalle unità. Come viene spiegato, non è detto: a) che data una registrazione si possano rintracciare tutte le unità ivi elencate; b) che dato l’insieme delle unità rintracciate, esse siano tutte, anche se di appartenenza certa, riscontrabili su una registrazione. Un grafico (p. 82) riassume in schema sintetico i rapporti descritti. Completano il lavoro: Bibliografia (pp. 83-99) di oltre duecento voci, organizzata alfabeticamente e citata compendiosamente nel testo; Tavole (pp. 101-12); Indice dei nomi, pp. 113-21. Delle tre collezioni presentate, insomma, l’unica cui sia toccato un trattamento che concilia conoscenza scientifica e utilità pratica è quella di Armando, perché ben catalogata. La nozione esatta di un patrimonio è preliminare; non lo si utilizza senza descrizione fededegna delle singole unità (che potremmo anche chiamare catalogo) e magazzinaggio dei risultati di chi già lo utilizzò (che potremmo anche chiamare bibliografia). Un altro gran nome dell’Ateneo torinese, Einaudi, s’incontra in queste pagine: intimo di Patetta, coltivò anch’egli la Bibliografia, considerò un successo l’acquisizione della biblioteca dell’antico collega (vide p. 46-7, et alibi), e fu tanto post-risorgimentale da raggiungere il vertice della nuova Repubblica. Una delle sue famose Prediche inutili reca un titolo famosissimo, Conoscere per deliberare. Pensa un po’: calza persino per catalogare dei libri! – Piero Innocenti
046-D Darnton (Robert), I censori all’opera. Come gli stati hanno plasmato la letteratura, Milano, Adelphi, 2017, pp. 364, ISBN 978-88-459-2021, € 30. Non studiare la storia della censura significa non fare una buona storia del libro. O, almeno, significa fare una storia del libro incompleta, zoppa. Con questo vol., Darnton ha compiuto un lavoro importantissimo e monumentale (c’è abbastanza materiale per una trilogia), ricostruendo i meccanismi censori – sia a livello teorico che pratico – di tre differenti regimi autoritari. Infiltrandosi come un segugio nel sottobosco degli archivi, tra documenti ufficiali e non, tra acta giudiziari e memorie private degli addetti ai lavori, l’a. ci fa compiere un viaggio temporale e geografico, che parte dalla Francia del XVIII sec., passa dall’India britannica e finisce con la Repubblica Democratica Tedesca. E nei tre diversi stati, nei tre diversi periodi storici, la censura ha operato differentemente. Concedendo il loro privilegio di stampa, i funzionari borbonici non soltanto limitavano la circolazione dei “libri proibiti”, quelli ideologicamente non ortodossi, ma reprimevano anche quelli “brutti”, scritti male, stilisticamente inappropriati, certificando così la qualità di quelli “buoni” (tanto che i loro commenti finivano pubblicati a inizio volume dal tipografo, come una réclame pubblicitaria). I censori del Raj britannico seguivano con un’attenzione ai limiti della maniacalità la letteratura indigena – soprattutto dopo il 1857 (cioè dopo la rivolta dei Sepoy). Ne risultavano rapporti dettagliatissimi, che potevano portare l’autore in tribunale, con l’accusa di “reato di sedizione”, ai sensi della sezione 124° del codice penale indiano. In buona sostanza, gli inglesi usavano i processi come mezzi di deterrenza e repressione, cercando di non uscire troppo allo scoperto. Gli apparatčik, invece, controllavano tutta la stampa attraverso un piano ben calcolato – il “Piano”, lo chiamavano – un’opera dalla precisione ingegneristica, dove niente veniva lasciato al caso. Con largo, larghissimo anticipo, venivano infatti decisi quali e quanti libri pubblicare e con quali case editrici (private, sulla carta, ma in realtà dipendenti dal partito). Tre meccanismi, tre modi diversissimi di plasmare la letteratura (mi approprio così del bel sottotitolo del vol.), ma «in tutti e tre i sistemi presi in esame, la censura era una battaglia intorno al significato. Che comportasse la decodificazione dei riferimenti in un romanzo a chiave o le sottigliezze della grammatica sanscrita o la lettura tra le righe di un romanzo picaresco, la censura richiedeva sempre un confronto interpretativo» (p. 257). Era uno scontro combattuto tutto sul terreno della ermeneutica: il buon censore sapeva quanto potesse essere pesante e carica una parola, per questo metteva tutto su una bilancia. È la potenza millenaria del lògos, del pensiero che si fa concreto, tangibile, che in pochi e apparentemente insignificanti grafemi può smuovere masse numerosissime di uomini. La censura era quindi un processo tortuoso, che richiedeva personale preparatissimo, in grado di cogliere implicazioni logiche e semantiche, di prevedere la risposta del lettore, di immaginarsi l’eco di un testo. «È sbagliato», conclude l’autore, «liquidare la censura come pura e semplice repressione da parte di burocrati ignoranti» (p. 258). Per l’imponenza del materiale documentario raccolto, il vol. appare denso, densissimo. Denso di storia, di nomi, di luoghi… E il lettore – anche quello più esperto – certe volte fa un po’ fatica a non perdere di concentrazione. Ma la bellezza di Darnton – e quindi di tutti i suoi libri – sta anche in questo miscuglio eterogeneo di storie d’archivio e di avventure personali, in un turbinìo travolgente di oggettività e soggettività. Il tutto condito da una metrica impeccabile, da un linguaggio chiaro e preciso, estremamente godibile. Completano il vol. un ricco apparato di note e un utilissimo indice di nomi e argomenti notevoli. – Ar.L.
046-E Denis Janot (fl. 1529-1544), Parisian Printer and Bookseller. A bibliography, by Stephen Rawles, Leiden – Boston, Brill, 2018 (‘Library of The Written World’, 54), pp. XX + 749, ill., ISBN 978-90-04-33052-8, s.i.p. L’ampio vol. sviluppa la tesi di dottorato dell’a., discussa nel 1976 all’università di Warwick: anni nei quali, come si afferma nella Preface (pp. IX-X), era impensabile anche solo l’idea di consultare i cataloghi delle più importanti biblioteche del mondo comodamente seduti davanti al pc di casa, nonché di fotografare con macchine fotografiche digitali – o di trovare riprodotte on line – le risorse librarie del XVI sec. Dopo aver lavorato per anni alla Glasgow University Library, l’a. ha rimesso mano alla sua tesi, e grazie a ulteriori indagini, rese più agevoli anche dalle nuove tecnologie disponibili, ha incluso nella bibliografia 41 nuove edizioni precedentemente non considerate e alcuni esemplari finora sconosciuti. La bibliografia comprende così 391 edizioni di Janot: di 25 di queste (il 6,5%) non sopravvive nessun esemplare, di 168 (il 43%) meno di tre, di 123 (il 31,5%) solo uno. L’edizione con più esemplari, ben 50, è la Grand monarchie di France di Claude de Seyssel, 1541 (n° 160 della Bibliografia); mediamente, sopravvivono quattro esemplari per edizione. I ringraziamenti (pp. XI-XII) e la lista delle illustrazioni (pp. XIII-XX) concludono la prefazione. Il primo cap. del vol., Denis Janot: Career (pp. 1-37), analizza la produzione libraria di Janot, suddivisa in periodi che corrispondono a diverse tappe della sua carriera. Di ogni periodo viene fornita la tavola delle pubblicazioni con autori, titoli e date; viene analizzato il materiale di stampa (caratteri, iniziali, xilografie) e si registrano i collaboratori. Il secondo cap., Denis Janot: Context and Achievement (pp. 38-55), raggruppa la produzione del tipografo francese nelle principali aree: traduzioni da latino e greco, medicina, romanzi e raccolte di novelle (tra cui la rara Histoire de Morgant le geant, n° 317.7, di cui sopravvive una sola copia in collezione privata statunitense), libri di emblemi, legge, opere religiose e morali, poesia, «gender politics» (opere come De la noblesse et preexcellence du sexe foeminin, traduzione dell’opera di Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim, ni 227, 228). Segue Janot’s Printing Materials (pp. 56-182), ampia rassegna, sorretta da abbondante materiale iconografico, di caratteri, filigrane, iniziali, ornamenti e di tutte le 1057 xilografie usate dal tipografo parigino. Il quarto cap., Non-bibliographical Texts (pp. 183-4), riproduce l’unico scritto di Janot, la sua breve prefazione al Lilium medicinae di Bernard de Gordon (n° 173), e la lettera di nomina di Janot a stampatore reale, scritta da Francesco I nel 1543. Segue la Bibliografia vera e propria (pp. 189-714), le cui schede sono organizzate nel seguente modo, ispirato ai Principles di Bowers: intestazione (la numerazione progressiva in ordine cronologico è basata sulla tesi del 1976; le edizioni non registrate in quella sede sono segnalate con un ulteriore numero decimale dopo il punto), autore, titolo (con uso, se presente nell’esemplare, dell’inchiostro rosso), colophon, formula di collazione, contenuto (collocazione di titolo, colophon, privilegio, «achevé», marca, eventuali prologhi e sommari), caratteri, iniziali usate, descrizioni delle xilografie, localizzazione, eventuali note, bibliografia. Seguono due appendici (pp. 715-33): la prima elenca i libri erroneamente attribuiti all’officina di Janot dalla bibliografia, la seconda riproduce l’elenco dei libri in vendita che lo stesso tipografo pubblicò in data imprecisata (n° 292), alcuni dei quali non sono sopravvissuti. Dopo la bibliografia (pp. 734-8) si trovano gli indici dei nomi propri e delle opere anonime (pp. 739-49). – L.Ma.
046-F Dogheria (Duccio), Pirati e falsi editoriali nell’Italia degli anni ’70, Pitigliano, Le Strade Bianche di Stampa Alternativa, s.d. [ma 2018], (‘I saggi sconfinati’, 8), pp. III, 96, 26 tav. fuori testo, ill. col., senza ISBN, € (almeno) 5. Era il 7 gennaio 2018 quando Marcello Baraghini, l’immarciscibile fondatore di Stampa Alternativa, “editore all’incontrario, pirata e falsario”, nonché “Costruttore di incertezze” con la sua nuova associazione-libreria-editrice Strade Bianche di Stampa Alternativa di via Zuccarelli 25 a Pitigliano, comune di 3867 abitanti in provincia di Grosseto, era il 7 gennaio, dicevamo, quando Marcello Baraghini sulla pagina Facebook di Strade Bianche presentava “orgogliosamente” quest’ultimo volume di Duccio Dogheria, archivista del Mart e studioso di illustrazione, di grafica e di libri d’artista, del quale ricordiamo almeno il volume su Ugo Carrega, fra i più grandi esponenti della poesia visiva: La parola al livello dei sogni, l’archivio di Ugo Carrega al Mart di Rovereto, Lugano, Biblioteca cantonale, 2014, curato assieme a Paolo Della Grazia e Luca Saltini; o ancora Depero in biblioteca: libri, riviste e volantini di Fortunato Depero dalle collezioni della Biblioteca civica G. Tartarotti, Rovereto, Biblioteca civica G. Tartarotti, 2011. Pirati e falsi editoriali nell’Italia degli anni ’70, è volume che, in accordo con il progetto editoriale di Strade Bianche di Stampa Alternativa non ha ISBN, “codici a barre, copyright, diritti, museruole e guinzagli” (p. 96), fatto che lo rende, anche paratestualmente, coerente col proprio argomento. On line e scaricabile gratuitamente, costerà “almeno 5 euro”, come leggiamo in quarta di copertina, quando verrà stampato. Ora, è noto che la storia dell’editoria pirata non cominci propriamente negli anni Settanta del Novecento, e questo l’autore lo sa bene. Tuttavia in quegl’anni non si trattò più di una pirateria squisitamente commerciale bensì del tutto politica, “legata ai moti di contestazione postsessantotteschi e più specificatamente a quei festosi quanto informali movimenti libertari e controculturali che divamparono lungo il corso del decennio, fino alla metà degli anni Ottanta. Una pratica editoriale certo clandestina, ma non finalizzata al lucro alle spalle degli autori, quanto, innanzitutto, al dissequestro di opere ritenute fondamentali da un punto di vista politico e già in circolazione presso altri editori anche militanti, ma proposte a prezzi giudicati proibitivi per buona parte dei potenziali interessati” (p. 6). E non solo. Si ricordano alcuni casi eclatanti, in cui fu proprio l’editoria pirata a far da volano verso edizioni più complete o tradotte in maniera più coerente. Come accade per i Minima moralia di Theodor W. Adorno, pubblicati in forma incompleta da Einaudi nel 1954 ai quali rispose nel 1976 l’editrice L’Erba Voglio di Milano pubblicando a mo’ di supplemento i componimenti tralasciati dalla casa editrice torinese, tradotti da Gianni Carchia e ri-titolati per l’occasione MINIMA imMORALIA. Aforismi “tralasciati” nell’edizione italiana (Einaudi, 1954). O di quella volta in cui, nel 1968, venne pubblicata a Bari da De Donato, in prima traduzione italiana, La società dello spettacolo di Guy Debord, ma la traduzione di Valerio Fantinel e del mio caro Miro Silvera venne ritenuta inadatta o addirittura “mostruosa”, tramanda Duccio Dogheria. Chiamai dunque Miro, che è grande scrittore sefardita in pianta stabile a Milano e capace di scrivere squisitamente, a quanto io stesso ho visto, in italiano come in francese (e penso almeno al Liber Singularis del 1977, uscito presso Vanni Scheiwiller con disegni originali di Piero Fornasetti), per chiedergli cosa fosse accaduto: «Caro Andrea, vedi, negli ambienti più ardentemente Situazionisti, la nostra traduzione venne ritenuta incapace di trasmettere l’essenza dell’opera di Guy Debord il quale poi, fra le altre cose, non è quel che noi definiremmo un genio». Fatto sta che ad appagare finalmente i Situazionisti ci pensò una nuova traduzione in edizione pirata del 1974, totalmente priva di note editoriali, alla quale seguì, nell’autunno del 1976, una seconda edizione pirata stampata fittiziamente a Londra da Release Publication per Stampa Alternativa. Ed è tutta un’editoria all’insegna del Situazionismo – ritenuto da alcuni (per es. Mario Perniola) l’ultima avanguardia del Novecento – e dell’Anarchismo. Fra le case editrici che brillarono di luce propria e che, con qualche piccolo aggiustamento troviamo ancora in vita, bisogna segnalare Stampa Alternativa di Marcello Baraghini e le Edizioni Anarchismo di Alfredo Maria Bonanno a Catania. Ed è proprio a Catania che, a quanto ci dice Dogheria, si apre la serie delle edizioni pirata politiche in Italia, con Wilhelm Reich, Materialismo dialettico e psicanalisi, Catania, Edizioni Underground e Ragusa, La fiaccola, 1972, pp. 110, 11° volume della collana “La sinistra libertaria”. Venendo ai falsi. A parere dell’a. è ancora Alfredo Maria Bonanno, arrestato l’ultima volta in Grecia nel 2009, a donarci “una delle posizioni più radicali legate all’uso politico del falso”, arrivando financo a teorizzare ne Il falso e l’osceno (Catania, Edizioni Anarchismo, 2007) che: “Se per attaccare il nemico devo rinunciare alla verità, perché è questo il terreno dello scontro [...] non perdo la mia dignità una volta che il falso proposto si muove nella direzione dell’attacco, diventa strumento di lotta e non espediente per avvantaggiare una mia eventuale condizione di dominio. C’è una profonda differenza tra la menzogna del potere, prodotta e commercializzata per rendere più forte le possibilità di dominio e controllo, e la menzogna impiegata come mezzo per allargare la mia possibilità di attacco, per fronteggiare il dilagante oppressore che mi sta davanti, per ridurre i danni della repressione e quindi, in definitiva, per non farmi strappare dalle mani quegli strumenti che mi sono dato per continuare la lotta”. Se per le edizioni Anarchismo di Bonanno ricordiamo il falso Sartre de Il mio testamento politico, Catania, Edizioni Anarchismo, 1978, che sortì la splendida riflessione sul falso da parte di Umberto Eco pubblicata sull’“Espresso” il 2 aprile 1978, nella quale Eco si pone una domanda drammaticamente attuale al tempo delle fake news “Ce ne accorgiamo ancora perché le falsificazioni sono grossolane e tutto sommato inabili o troppo paradossali: ma se tutto fosse fatto meglio e con ritmo più intenso?” Dall’altro non possiamo non menzionare il caso più riuscito, ovvero il Rapporto veridico sulle ultime opportunità di salvare il capitalismo in Italia pubblicato a Milano da Scotti Camuzzi nel 1975, autore un certo Censor dietro il quale si cela Gianfranco Sanguinetti, membro dell’Internazionale Situazionista. “Il pamphlet in questione, uscito a firma Censor in soli 520 esemplari numerati nel luglio 1975 per Scotti Camuzzi, fu fatto capillarmente circolare tra giornalisti e industriali, politici e sindacalisti, suscitando una vasta polemica, tanto da essere subito ripubblicato in ampia tiratura da Mursia” (p. 64). Nel 2012 Sanguinetti, su un sito francese dedicato a Guy Debord, svela alcuni retroscena dell’operazione, “rivelando come a conoscenza del Rapporto veridico fossero solo Guy Debord e l’amico giurista Ariberto Mignoli, soprannominato ‘il Doge’, e come fu proprio quest’ultimo a suggerirgli la realizzazione di un’edizione limitata e di lusso, da inviare a una serie di indirizzi da lui stesso forniti”. Leggiamo sul sito: “On se moqua bien lorsqu’on reçut les lettres de remerciement de la part des ministres et hauts commis, c’est à dire de ceux qui y avaient cru, Giulio Andreotti, Aldo Moro, le gouverneur de la Banque d’Italie Guido Carli, Giorgio Amendola, Pietro Nenni, le Préfet de Milan, le Conseil Supérieur de la Magistrature, etc.” Ultima fra le schede dei falsi troviamo un’edizione dell’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, stampata a Catania nel 1980 dalle Edizioni Anarchismo, contente in realtà un “trattatello rivoluzionario”. A seguire un’appendice a I fiori de “Il Male” (1978-1982), il settimanale satirico che falsava le prime pagine di giornali e del quale rimane indimenticabile il titolo sull’arresto di Ugo Tognazzi in quanto capo delle Brigate Rosse. Concludono il vol. due interviste. La prima a Vincenzo Sparagna, falsario, che ricorda l’esperienza al “Male”, e la forza immaginifica del proprio operato: “Quando poi uscì il falso con Tognazzi capo delle BR io mi trovavo su un taxi e sentii la notizia dal tassista, il quale me la disse come una notizia vera e anzi era convinto che l’attacco brigatista alla sede romana della DC in piazza Nicosia, avvenuto quel giorno con morti e sparatorie, fosse una risposta delle BR all’arresto del loro capo”. La seconda, invece, è proprio al pirata Marcello Baraghini, corsaro dell’eversione, già da quella volta in cui nel 1967 si recò all’Ordine dei Giornalisti di Roma, con un dossier preparato ad hoc da Marco Pannella per richiedere il tesserino, che prontamente gli venne concesso, sebbene non avesse mai scritto una riga in vita propria. – Andrea G.G. Parasiliti
046-G Gold und Bücher lieb ich sehr… 480 Jahre Staats- und Stadtbibliothek Augsburg. Die Cimelien. Katalog zur Cimelien-Ausstellung vom 19. Oktober bis 15. Dezember 2017, herausgegeben von Karl-Georg Pfändtner, Luzern, Quaternio Verlag, 2017, pp. 240, ill., ISBN 978-3-905924-59-6, s.i.p. L’elegante vol. costituisce il catalogo della mostra che si è svolta pressa la Staats- und Stadtbibliothek di Augusta per i 480 anni dalla fondazione: in quest’occasione sono stati esposti alcuni dei cimeli custoditi nella biblioteca, in modo da consentire a un pubblico più ampio di apprezzare la qualità dei tesori conservati nell’istituzione. Il titolo è ripreso, con qualche adattamento, da una poesia del 1828 di August Schnezler († 1853): «Gold und Silber lieb ich sehr» (‘Amo molto l’oro e l’argento’). I capp. introduttivi, con sintesi efficace, offrono un affresco della storia della biblioteca (pp. 17-20, Zur Geschichte der Staats- und Stadsbibliothek Augsburg, di K.-G. Pfändtner), degli ambienti deputati ad accogliere i cimeli (pp. 21-5, Die Cimeliensäle und die Cimelien der Staats- und Stadtbibliothek Augsburg, di K.-G. Pfändtner) e del patrimonio, manoscritti, libri e autografi, di questa eletta collezione (pp. 26-9, Die Handschriften im Cimelienbestand, dello stesso Pfändtner e di W. Meyer; pp. 31-3, Buchdruck und Grafik im Cimelienbestand, di W. Meyr; pp. 35-6, Die Autografen in der Staats- und Stadtbibliothek Augsburg, di U. Korber). Dopo questa sorta di accessus, utile per introdurre il lettore a una miglior conoscenza delle ricchezze della biblioteca, segue il catalogo vero e proprio con la descrizione di 77 cimeli: ogni scheda, destinata anche a un pubblico di non specialisti, è accompagnata da splendide riproduzioni. Una buona percentuale dei libri (e non solo) che godono dello statuto privilegiato di essere considerati tra i documenti più rilevanti conservati nella Staats- und Stadtbibliothek di Augusta è stata esposta. La consistenza totale di questa sezione è pari a 114 pezzi, come emerge chiaramente dalla tavola allegata alle pp. 235-9 (Kurzverzeichnis der Cimelien-Signaturen), che ha il vantaggio di presentare brevemente tutti i cimeli. Tra questi si incontrano non soltanto codici latini e greci e antiche stampe, ma anche manoscritti orientali, arabi, persiani e pure giapponesi, distribuiti cronologicamente su un lungo arco temporale. Alcuni di questi cimeli meritano di essere presentati più distesamente: al di là dei ‘soliti’ manoscritti miniati, di cui facilmente si può sospettare la presenza in questa rassegna di libri preziosi, incuriosisce la così detta Augsburger Bibelhandschrift (pp. 60-1 n° 8), del sec. XIV med., che porta tra l’altro la traduzione in antico tedesco di parte del Nuovo Testamento e dell’apocrifo Vangelo di Nicodemo (lo studio del lezionario trasmesso nel vol. ha indotto a collocarne l’origine nella diocesi di Ratisbona; il libro entrò quindi in possesso di Gabriel Ridler, morto nel 1470, membro di una famiglia mercantile di Augusta). Altrettanto interessanti la tavoletta di cera con notizie economiche, vergata in gotica corsiva tra Trecento e Quattrocento in lingua tedesca (pp. 62-3 n° 9), o la storia genealogica della famiglia Hainhofer del sec. XVIII, in latino e tedesco, dove l’albero genealogico di Philipp Hainhofer († 1647) e della sua consorte Regina Waiblinger è rappresentato in forma di ruota di pavone sullo sfondo della città di Augusta (pp. 86-9 n° 18). Altri cimeli degni di nota sono i due manoscritti appartenuti all’umanista Albrecht von Eyb († 1475), che studiò in Italia settentrionale: un Valerio Massimo miniato, vergato di sua mano (pp. 140-1 n° 41), e una raccolta poetica con Giovenale e Ovidio, di origine pavese (pp. 142-3 n° 42), dove le glosse marginali e interlineari sono dello stesso Albrecht von Eyb. Sul fronte greco brilla lo splendido volume con le Omelie di Giovanni Crisostomo, databile al sec. X-XI e collocabile a Bisanzio (pp. 184-5 n° 62), e tra gli autografi sono di rilievo le lettere di Lutero e di Melantone al consiglio della città di Memmingen (pp. 166-9 ni 54-55). Per l’arte della stampa sono sicuramente da ricordare la matrice quattrocentesca in legno per una tavola dell’ABC, che serviva come strumento didattico per gli scolari (pp. 100-01 n° 24), o quella, in legno e piombo per le parti scritte, per la stampa di un foglio che rappresenta la Chiesa cattolica assediata e si deve al predicatore di Heilbronn Johann Fabri, morto nel 1558 (pp. 104-5 n° 26): se ne conserva un solo esemplare completo presso la British Library e la matrice proviene insieme ad altri 36 pezzi dal monastero di S. Ulrico e Afra di Augusta. Provocano infine la curiosità del lettore i frammenti di un libro vergato su foglie di palma in sanscrito e lingua tamil, sec. XIX-XX (pp. 206-7 n° 69). In conclusione questo catalogo, arricchito da un imponente corredo iconografico, offre un panorama sul patrimonio più prezioso che la Staats- und Stadtbibliothek di Augusta si impegna a trasmettere alle generazioni future. – Marco Petoletti
046-H Guerrini (Mauro), De bibliothecariis. Persone, idee, linguaggi, a cura di Tiziana Stagi, Firenze, University Press, 2017 (‘Studi e saggi’, 174), pp. XXXV, 484, ISBN 978-88-6453-555-5, € 19,90. Il vol. si articola in quattro parti, o movimenti, per citare la presentazione a firma di Graziano Ruffini che bene ne coglie in apertura anche lo spitito ‘utilitaristico’ in linea con la IV legge della biblioteconomia di Ranganathan che, come noto, recita Save the time of the reader. La miscellanea riunisce infatti, grazie alle cure e all’iniziativa di Tiziana Stagi, molti dei contributi che Mauro Guerrini, autorevole docente di Biblioteconomia presso l’Università di Firenze e già Presidente dell’AIB (cadde sotto la sua Presidenza l’importante congresso 2009 dell’IFLA svoltosi a Milano dopo un’assenza italiana di oltre cinquant’anni), ha disseminato negli ultimi quarant’anni in riviste, atti di convegni e presentazioni di volumi altrui. L’elenco dei contributi riprodotti (pp. 435-9) restituisce infatti bene la continuità temporale degli studi di Guerrini, dal breve ricordo di Renzo Cianchi, predecessore di Mauro Guerrini nella direzione della Biblioteca e Museo Leonardiano di Vinci, apparso sul «Bullettino storico empolese» del 1986, al recentissimo profilo di Guido Biagi, introduzione al volume di Rossano De Laurentis, Guido Biagi, Roma, AIB, 2017. Il risultato finale è un vol. ben strutturato che, pur non volendo presentarsi affatto come un manuale di biblioteconomia, sarà certamente di grande utilità agli studenti che si affacciano alla disciplina e a coloro che avessero la vocazione di intraprendere la professione bibliotecaria. L’a. ha infatti un pregio, indubbio. Quello innanzitutto di far emergere la professionalità e la forte dimensione etica di un mestiere a lungo bistrattato, incompreso, che in Italia, soprattutto, ha stentato a lungo a ritagliarsi una dimensione e un riconoscimento sociale. Non è allora forse un caso che l’epigrafe con la quale si apre la raccolta sia di chi ha per certi versi rivoluzionato la prospettiva del lavoro in biblioteca (il già citato Ranganathan) e suoni appunto «fino a quando l’obiettivo principale di una biblioteca fu la conservazione dei libri, tutto quello che si pretese dal suo personale fu che fosse costituito da guardiani capaci di combattere i quattro nemici dei libri… non era strano che un posto di lavoro in biblioteca rappresentasse il rifugio possibile per le persone incapaci di fare altri lavori. Ci volle davvero molto tempo perché si comprendesse che era necessario un bibliotecario professionale». Con logica consequenzialità la prima parte del vol. non poteva che essere dedicata alla ‘figura del bibliotecario’ e il primo dei contributi fosse pertanto l’intervento di Guerrini al LIII Congresso nazionale dell’AIB del 2006 (Le politiche delle biblioteche in Italia: la professione), dal titolo decisamente esplicativo Da impiegato a professionista: l’evoluzione della professione di bibliotecario in Italia (pp. 4-8). Prologo ai contributi che seguono, vi si delinea l’accidentato percorso che ha portato il bibliotecario, da erudito di formazione umanistica e retaggio settecentesco tutto dedito alla conservazione (e studio, anche meramente personale) del patrimonio librario antico, a un professionista dell’informazione «che sa pensare in termini di servizio, in linea con i requisiti del mercato del lavoro della società della conoscenza, le cui attività consistono sempre più nella creazione di informazioni nuove e nell’elaborazione di quelle esistenti» (p. 3). Nei decenni si è dunque venuta superando una concezione impiegatizia della funzione bibliotecaria in direzione di un professionista dotato di istruzione di livello universitario in grado di governare l’intero processo produttivo della biblioteca e di gestire l’intero iter della risorsa, dalla sua acquisizione all’informazione all’utenza. L’a. insiste particolarmente sull’etica del bibliotecario e l’impegno civile nei contributi centrali della prima parte della miscellanea, mettendo in luce quello che è il codice deontologico della professione (approvato nel 1997 e aggiornato nel 2014), scandito dai doveri verso l’utente, verso la professione e verso i documenti, sino a giungere a una conclusione di assoluta condivisibilità nella sua pregnanza etica che dà bene il senso della missione del bibliotecario: «senza impegno civile la competenza professionale diventa una dimensione tecnicistica, incapace di incidere sulla crescita civile della società» (p. 15). Condivisibili e ancora di assoluta attualità sono, a parere di chi scrive, le riflessioni del quinto contributo, nel quale l’autore invita a superare una frattura, per certi versi tutta italiana, tra bibliotecari e docenti di biblioteconomia auspicando, al contrario, un regime di influenza reciproca, nel quale le biblioteche intensifichino «il grado di collaborazione inerente a progetti di ricerca e a programmi di politica culturale». Il primo cap. si conclude, non a caso, con due contributi che ruotano attorno a IFLA 2009 Milan: l’intervista del 2007 a Peter Lor, all’epoca Segretario generale dell’IFLA, e l’intervento di Guerrini datato 2006 in previsione del Word Library and Information Congress dal titolo Una vetrina delle biblioteche italiane. Sarebbe allora interessante chiedere oggi all’a., a distanza oramai di un decennio dall’evento che ha ridato visibilità all’Associazione Italiana Biblioteche e offerto un’occasione fondamentale per bilanci e prospettive, un contributo dal titolo Cosa resta, a dieci anni esatti, di IFLA 2009 Milan? La seconda parte del vol. rende pienamente ragione del titolo De bibliothecariis scelto per l’intera miscellanea. Sotto l’etichetta, che strizza l’occhio a due maestri del calibro di Luigi Crocetti e Francesco Barberi, Più avanti delle biblioteche: i bibliotecari italiani e la professione ‘ancipite’, la curatrice ha raccolto 13 contributi, un paio dei quali inediti, che tratteggiano alcuni dei protagonisti, non ancora pienamente messi a fuoco, della tradizione bibliotecaria italiana (sempre che di tradizione si possa parlare, facendo eco a Crocetti). Si inizia con il patriota e bibliotecario Torello Sacconi (1822-1912), responsabile dell’inchiesta tardo-ottocentesca sulle biblioteche comunali italiane (tra cui quella di Empoli) da cui si evince una situazione complessiva tutt’altro che florida. Si prosegue con Guido Biagi (1855/56-1925), figura che solo in anni recenti è stata sottratta all’oblio cui è stata troppo a lungo condannata, nonostante Mauro Guerrini ne colga l’indiscutibile modernità nell’apertura alle riflessioni biblioteconomiche internazionali (a lui si deve, fra l’altro, la prima traduzione in Italia del pensiero biblioteconomico di Charles Jewett), nell’interessamento e il sostegno per gli standard catalografici e nella rivendicazione della professionalità del bibliotecario. Inedito è il profilo dedicato a Carlo Battisti (1882-1977), noto glottologo e filologo romanzo, le cui competenze in campo biblioteconomico, frutto di un’esperienza diretta sul campo come primo Direttore italiano della Biblioteca Isontina di Gorizia (1919-1925), sono invece rimaste sinora misconosciute. L’a. ne offre un primo utilissimo profilo, che si sofferma soprattutto sul fondamentale contributo offerto da Battisti alla formazione dei bibliotecari in qualità di docente presso la Scuola speciale per bibliotecari e archivisti paleografi dell’Ateneo fiorentino. Del percorso dedicato ai bibliotecari fa parte anche il bel cap. riservato all’unica donna, la piemontese Virginia Carini Dainotti (1911-2003), già Direttrice della Governativa di Cremona, dove inaugura nel 1938 la prima sala per ragazzi, e poi per un lungo periodo ispettrice ministeriale, incarico che svolse con ostinata passione nella difesa e promozione anche in Italia del modello anglosassone della public library. Diego Maltese, Luigi Crocetti, Carlo Revelli e infine Alfredo Serrai conducono il lettore sino ai giorni d’oggi, presentando, anche ai più giovani, alcuni maestri e protagonisti della biblioteconomia italiana del XX sec. L’emiliano, laureato in Giurisprudenza, senza alcun’esperienza biblioteconomica alle spalle nonché esule in Inghilterra, Antonio Panizzi (1797-1879) inaugura, né potrebbe essere diversamente, la parte terza del vol. (pp. 203-371), che ripercorre, seguendo il filo rosso della riflessione catalografica, la Great tradition degli studi internazionali. Una tradizione che principia, appunto, nel 1839 con le 91 regole di Panizzi per il catalogo a stampa del British Museum; prosegue, idealmente, con il contributo On the construction of catalogues of libraries and their publication by means of separate stereotyped titles with rules and exemples di Charles Jewett del 1853 (fatto conoscere in Italia nella traduzione di Biagi ristampata nel 1996 con introduzione di Mauro Guerrini) e si rafforza, ancora nell’Ottocento, con le fondamentali Rules for a printed dictionary catalogue (1876) di Charles Cutter (di cui Biagi fece solo in tempo a progettare la traduzione) alle quali è dedicato l’inedito contributo a firma di Carlo Ghilli, Direttore della Biblioteca Comunale di Empoli. Appartengono invece al Novecento due figure di primissimo piano della riflessione catalografica moderna, che Mauro Guerrini ha contribuito a far conoscere in Italia: l’ungherese Ákos Domanovszsky, il cui Functions and objects of author and title cataloguing (1974) è apparso in traduzione italiana (col titolo Funzioni e oggetti della catalogazione per autore e titolo) nel 2001 nell’edizione a cura di Guerrini; e la statunitense Elaine Svenonius, tra le massime studiose dei problemi teorici della catalogazione, dei processi di mediazione fra raccolta bibliografica e utenti e dell’organizzazione dell’informazione, della quale Guerrini ha promosso la traduzione italiana (2008) di The Intellectual Foundation of Information Organization. Uno sguardo al futuro offre il contributo conclusivo Il diluvio informazionale e l’arca di Michael Gorman, che offre al lettore entrambe le presentazioni di Guerrini alla traduzione italiana dei due più importanti libri del bibliotecario inglese trapiantato negli Stati Uniti (già presidente dell’American Library Association) sui temi della biblioteca, della figura del bibliotecario e dei valori che devono ispirarne la professione (I nostri valori: la biblioteconomia nel XXI secolo, 2002; La biblioteca come valore: teconologia, tradizione e innovazione nell’evoluzione di un servizio, 2004). Chiudono infine il vol., sotto l’intestazione Effemeridi, alcuni scritti d’occasione in forma di omaggi e ricordi di amici e colleghi (da Renzo Chianchi a Padre Lino Mocatti), coi quali Guerrini ha condiviso, nell’arco di quarant’anni di attività, idee e linguaggi. Esattamente come recita l’efficace sottotitolo scelto per la miscellanea: figure, idee e linguaggi. – Giancarlo Petrella
046-I Iurilli (Antonio), Quinto Orazio Flacco. Annali delle edizioni a stampa. Secoli XV-XVIII, Genève, Droz, 2017 (‘Travaux d’humanisme et Renaissance’, 574), 2 vol. pp. 1538, ill. b/n; ISBN 978 2 600047302, s.i.p. Il due poderosi vol. raccolgono gli annali delle edizioni oraziane pubblicate in tutto il mondo dal 1465 al 1800. L’a. – che già si era cimentato con l’argomento in Orazio nella letteratura italiana (1993) – espande e porta qui a compimento la sua ricerca tesa a indagare la “ricezione nelle culture letterarie moderne di un grande modello di scrittura poetica” (p. 11). Lo scopo è perseguito, come rivela sempre l’a. nella Premessa, tenendo conto anche di tutte le varie forme di ricezione “non strettamente poematiche… che si possono ricostruire attraverso la ricerca bibliografica” (p. 11): si parla quindi di esegesi, traduzione, parodia, adattamento musicale e rilettura verbo-figurativa. Il primo vol. – dopo un’amplissima Introduzione (pp. 19-301) scritta dall’autore (di cui si dirà tra poco) – raccoglie 2372 schede bibliografiche di altrettante edizioni oraziane, distinte – oltre che in pubblicazioni di opere di Orazio – in tutti quei vari generi derivati sopra ricordati. La densissima e articolata Introduzione si caratterizza come una lucida e dettagliata analisi della fortuna editoriale del poeta attraverso quattro secoli, ed è infatti divisa in altrettanti capitoli: uno per ogni secolo toccato dagli annali. Per il Quattrocento si ricostruisce la nascita della fortuna delle opere di Orazio nel periodo arcaico della stampa. Si tenta prima di tutto di sciogliere un nodo che aveva stretto molti bibliofili e studiosi del poeta nel Settecento: quello cioè di quale fosse stata la editio princeps delle opere di Orazio. Mostrando una accurata conoscenza bibliografica, l’indagine è condotta ripercorrendo alcuni dei più importanti lavori bibliografici del Settecento e dell’Ottocento (dal Maittaire, allo Hain, a Lord Spencer solo per citare alcuni dei maggiori), così come cataloghi di aste. Dopodiché si passa a indagare il significato culturale sotteso alle stampe quattrocentesche – in Italia e oltralpe – rivelando come “la prima stampa romana di Orazio a noi nota si accredita come significativo riflesso editoriale del mutato atteggiamento che la cultura umanistica, sulla scia del Petrarca, andava assumendo verso l’opera del Venosino privilegiandone decisamente la componente lirica in alternativa a quella satirico-gnomica e a quella stilistico-prescrittiva prevalenti in età medievale” (pp. 38-9). Questo atteggiamento prosegue anche nel Cinquecento nel solco dell’iniziativa editoriale di Aldo Manuzio che – rivolgendosi a lettori fortemente interessati alle suggestioni liriche del testo – inserisce Orazio nella sua famosa collana di classici latini pubblicati senza alcun commento. Parallelamente a questo tipo di iniziative editoriali che privilegiavano un uso non scolastico del testo di Orazio, anche l’offerta rivolta al mercato scolastico tentò però di rinnovarsi, proponendo edizioni di testi che “fossero dotati di apparati esegetici prodotti da intellettuali di sicuro richiamo e frattanto intenti a destinare ad Orazio, sempre più numerosi, il loro impegno filologico ed esegetico” (p. 69). Altro tema fondamentale nel Cinquecento – a cui l’a. dedica ampio spazio – è quello delle volgarizzazioni di Orazio nelle varie lingue nazionali, qui indagato ripercorrendo il lavoro e i profili di vari intellettuali che si caricarono di questo compito. Il Seicento conosce invece un riuso di Orazio “svincolato da pregiudizi classicisti e, anzi, ideologicamente orientato verso molteplici, e talvolta stravaganti forme” (p. 142), fatto che può essere “il segnale dell’irrompere sulla scena culturale europea di un Orazio «barocco»” (p. 142). A tutto ciò, sempre nel Seicento, si affiancano usi di tipo scolastico, parodico ed esegetico. Il Settecento (che occupa ampio spazio nell’Introduzione), definito come il «secolo d’Orazio» nelle letterature moderne d’Europa (p. 19), è caratterizzato da numerosissime iniziative editoriali in tutta Europa: traduzioni, tentativi di esegesi, parodie, imitazioni e aforismi. Chiude l’Introduzione una sezione dedicata alla fortuna di Orazio nell’editoria verbo-figurativa. Gli Annali (pp. 303-957) sono introdotti da una chiara nota che esplicita i criteri di registrazione bibliografica adottati dall’a. Le 2372 schede che raccolgono tutte le edizioni delle opere di Orazio pubblicate dal 1465 al 1880 sono ordinate cronologicamente per anno, e all’interno di ciascun anno per tipologia (complete, parziali, sillogi, traduzioni complete o parziali, ecc…); queste si caratterizzano per uno stile descrittivo duttile, finalizzato allo scopo letterario del lavoro e vincolato alla ampia dimensione spazio temporale dell’indagine condotta. Le schede sono così strutturate: cifra araba; intestazione e dati di stampa; descrizione dell’edizione, costituita da un’area della collazione e una trascrizione delle parti liminari; nota di edizione e repertori bibliografici. Il secondo vol. è interamente dedicato agli indici, strumenti preziosi e necessari per orientarsi all’interno della vastità delle tipologie di testi raccolti nella bibliografia, non solo opere di Orazio in quanto tali, ma parafrasi, parodie, traduzioni, ecc. Troviamo quindi un Indice delle Fonti bibliografiche, catalografiche e biografiche, un Census delle biblioteche, due indici biografici, uno degli autori secondari e uno degli editori, librai, tipografi, un Indice dei luoghi di stampa, un Indice per autore delle imitazioni, delle parafrasi, delle parodie, delle traduzioni, un Indice cronologico delle imitazioni, delle parafrasi, delle parodie, delle traduzioni, un Indice per lingua nazionale delle traduzioni, un Indice per autore delle edizioni musicali, un Indice cronologico delle edizioni musicali, un Indice generale dei nomi di persona e di luogo, e – a chiudere l’ammirevole lavoro svolto dall’a. – un Indice delle illustrazioni. – A.T.
046-J White (Eric Marshall), Editio princeps: A History of the Gutenberg Bible, Turnhout, Brepols (Harvey Miller Publishers), 2017, pp. 465, ill. col. b/n, ISBN 978-1-909400-84-9, € 120. La storia del libro è una disciplina estremamente affascinante, non c’è dubbio. Quando si vive in un’era che guarda troppo alla superficie piatta di uno schermo digitale, avere a che fare con i libri, con le pagine che ancora rumoreggiano nell’aria, rappresenta inevitabilmente un balsamo per l’anima (e non solo per quella intellettuale). Questo è, ripeto, un dato di fatto. D’altro canto, tuttavia, è pur vero che sono proprio pochini i “libri sui libri” che riescono ad appassionare il lettore, medio o specialista che sia. L’opera di Eric Marshall White rientra, fortunatamente, nel novero delle cosiddette “mosche bianche”. Attraverso una scrittura agile e mai polverosa, l’a. riesce nell’intento di “attaccare” il lettore alla pagina, raccontando, senza mai scadere nella banalità, nientemeno che la storia del primo libro a stampa della storia. La Bibbia di Gutenberg è ampiamente riconosciuta come il primo volume impresso con caratteri mobili, un libro che, secondo una vulgata non proprio corretta, ha cambiato per sempre le sorti del mondo. Tuttavia, nonostante il suo impatto iniziale (e a questo proposito basti ricordare la famosa lettera che il 12 marzo 1455 Enea Silvio Piccolomini inviò dalla Germania al cardinale Juan de Carvajal) la Bibbia di Magonza fu praticamente dimenticata per almeno due secoli, assurgendo a simbolo indiscusso dell’ ingegno umano solo a partire dal XVIII sec. Editio princeps è di fatto il primo libro che riesce a ricostruire e narrare l’intera storia della prima edizione a stampa d’Europa, descrivendo la sua creazione intorno al 1455, il suo impatto sulla vita e la religione del XV sec., la sua caduta nell’oblio durante i sec. XVI e XVII, la sua riscoperta e l’ascesa alla fama mondiale nei secoli successivi. Questo studio completo esamina le quarantanove copie sopravvissute della Bibbia di Gutenberg, e i frammenti di almeno altre quattordici, nell’ordine cronologico in cui sono venute alla luce, fornendo un resoconto, dettagliato e leggibile, dei destini e delle vicissitudini di tutti gli esemplari conosciuti, ivi compresi i frammenti rinvenuti nei rinforzi di legature. Combinando un’attenta analisi degli indizi materiali all’interno delle Bibbie stesse con nuove scoperte documentarie, il libro ricostruisce la storia di ogni copia, dai primi possessori, passando per ogni cambio proprietà fino ad arrivare ai giorni nostri. Il percorso narrativo conduce il lettore nelle biblioteche di famosi collezionisti, da Lord Spencer al cavalier De Rossi, da Henry Huntington a J. Pierpont Morgan, come pure tra gli scaffali delle librerie antiquarie dei più noti e raffinati librai del passato (Bernard Quaritch, H. P. Kraus etc.): una compagine di personaggi che in vario modo hanno contribuito alla costruzione dell’odierno mito della Bibbia di Gutenberg. Il vol. si compone di tre parti principali, di cui la prima ricostruisce la storia di Gutenberg e la “non-storia” della sua prima fatica editoriale. La seconda parte costituisce una rassegna completa delle biografie delle copie conosciute della Bibbia magontina, suddivise seguendo un ordine cronologico relativo al riconoscimento bibliografico del singolo esemplare. In ognuno dei record, le ricerche dell’a. forniscono nuove e interessanti informazioni. In modo particolare, colpisce il rocambolesco lavoro sui frammenti, che vengono raggruppati organicamente grazie a una certosina analisi materiale, consentendo all’a. di identificare le copie di origine di ognuno di essi. La terza parte, infine, costituisce un ampio e dettagliato censimento degli esemplari del libro magontino. È noto che a partire dall’inizio del XIX sec. sono stati pubblicati numerosi censimenti della Bibbia di Gutenberg. Nell’opera di White il censimento si trasforma in una narrazione coinvolgente che si muove attraverso cinque secoli e che tiene conto non solo delle copie integrali e dei frammenti, ma anche di copie e fogli un tempo registrati ma non localizzati, per ognuno dei quali viene riportata una ipotesi di indagine. Il vol. presenta inoltre una interessantissima sezione dedicata alle copie dubbie e ai fantasmi bibliografici, esempio eccellente di perizia investigativa. Nota a parte merita il ricchissimo corredo di illustrazioni, all’interno del quale vengono presentate non solo immagini relative agli esemplari analizzati, ma anche splendide testimonianze fotografiche di aste, cataloghi librari, documenti archivistici di antichi possessori e librai. Riunendo per la prima volta le “vite” di tutte le Bibbie di Gutenberg a oggi conosciute, questo studio contestualizza sia l’importanza culturale del primo libro a caratteri mobili, sia il percorso storico che lo ha fatto divenire uno dei tesori immortali della cultura mondiale. Chiudono il vol. una nutrita bibliografia, un indice generale, un indice dei possessori e infine un curioso indice delle più importanti edizioni a stampa del XV sec. – N.V.
046-001 300 nuptialia dal XVI al XX secolo. Catalogo librario, Lucca, Studio Bibliografico Pera, 2017, pp. 80, ill., s.i.p. Si tratta di un catalogo pensato in occasione dell’edizione 2017 di Carta d’Epoca, mostra-mercato del libro e della stampa antichi che si è tenuta a Lucca il 13-15 ottobre scorsi (proprio mentre alla Biblioteca Statale veniva presentato il volume relativo agli atti del Convegno su Giuseppe Martini). Dopo una riflessione introduttiva di Marco Paoli, già direttore della Biblioteca Statale di Lucca (Nuptialia. Fortuna e caratteri di un microgenere editoriale, che indaga caratteristiche, origine e sviluppi di questo singolare prodotto, pensato unicamente come corredo della cerimonia matrimoniale, pp. 1-4), il vol. censisce ben 319 pubblicazioni per nozze, lungo un arco temporale che va dal 1586 al 1999. Il materiale è ordinato alfabeticamente: secondo il titolo del componimento contenuto, in mancanza di autore/i (nn. 1-47) oppure secondo l’autore/i (nn. 48-319). Ogni scheda contiene una piccola riproduzione fotografica relativa alla prima carta dell’esemplare e una sua sintetica descrizione. Corredano il vol. una Appendice. Titoli varî di argomento nuziale (nn. 320-329) e tre indici: degli sposi (pp. 72-5); dei luoghi di stampa e dei luoghi citati (pp. 75-7); degli autori, coautori, curatori, dedicatari (pp. 77-80). – E.G.
046-002 «ABEI Bollettino di Informazione», 26, 2017/2. In questo numero si raccoglie la prima parte degli atti del convegno associativo dal titolo “L’incremento del patrimonio librario nelle biblioteche ecclesiastiche. Criteri, strategie, risorse” tenutosi dall’8 al 10 giugno 2017 a Seveso e a Milano. A seguire, due contributi in lingua inglese che presentano le attività e il lavoro compiuto dal Montefiascone Conservation Project (MCP), un importante caso di sinergia tra istituzioni e studiosi. Chiude il bollettino la presentazione del convegno associativo 2018, anno in cui ricorrono i 40 anni dell’Associazione. – Em.B.
046-003 Allegranti (Barbara), «Per costruire una biblioteca speciale di quel seminario di filologia italiana che andiamo vagheggiando»: alle origini della donazione Barbi alla Scuola normale di Pisa, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 191-232. Ricostruzione storica e presupposti sulla donazione della biblioteca e dell’archivio di Michele Barbi alla Scuola Normale di Pisa. – L.Mo.
046-004 Álvarez García (Beatriz), Dar cuenta de la verdad. Las relaciones de sucesos en torno a Cádiz (1625) como instrumento de justificación personal, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 193-211. Le relaciones de sucesos potevano essere utilizzate per motivi diversi: come mezzi informativi, di propaganda politica o religiosa, ma anche di propaganda personale con la manipolazione più o meno sottile di avvenimenti storici. Il raffronto di più relaciones, integrandole con documenti dell’epoca, può aiutare a ricostruire la verità sui fatti accaduti e a identificare le posizioni differenti dei personaggi nel caso di storie secondarie, ma non meno significative. – M.C.
046-005 Andreoli (Ilaria), L’Orlando furioso “di figure adornato” (1516-2016). Rassegna critico-bibliografica dei più recenti contributi sull’illustrazione del poema dantesco, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 128-48.
046-006 Andreoli (Ilaria), Macchine nel tempo. Sette matrici silografiche, quattro manoscritti e cinque edizioni a stampa illustrati del corpus galenico, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 29-64. Il reperimento e l’identificazione presso il Museo Correr di Venezia di una serie di matrici silografiche impiegate per illustrare l’opera di Galeno offre l’occasione pe ricostruirne la tradizione occidentale, gli studi, le copie tanto del testo greco che della trad. latina. – Ed.B.
046-007 Antunes (Leonor), Influência da gravura hispano-flamenga na tipografía portuguesa do séc. XVII: a propósito de um inventário, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 331-37. La realizzazione di un inventario delle incisioni presenti nel libro portoghese del Seicento permette di confermare l’influenza esercitata dalla scuola fiammingo-spagnola. – Ed.B.
046-008 Archivio (L’) della Soprintendenza bibliografica per la Toscana, inventario a cura di Novella Maggiora, [Firenze], Regione Toscana, 2017 (‘Archiversi. Gli universi degli archivi’, 3), pp. 385, ISBN 978-88-7781-894-2, s.i.p. Le Soprintendenze bibliografiche, istituite nel 1919 in numero di dodici (tra esse vi era già contemplata quella della Toscana), avevano la duplice competenza di conservazione e valorizzazione delle biblioteche non governative, con annessa la promozione della lettura, e di tutela del materiale bibliografico raro e di pregio delle biblioteche possedute dai comuni, enti morali e privati. Nel 1935 le soprintendenze vennero aumentate a 15, nel 1948 rese autonome dalle Biblioteche governative (il ruolo del Soprintendente veniva esercitato dal Direttore) e dotate di personale autonomo, infine nel 1976 vennero soppresse e le funzioni di tutela vennero delegate alle neonate Regioni con il D.P.R. n. 616 di quell’anno. L’inventario dell’archivio della Soprintendenza bibliografica per la Toscana, a cura di Novella Maggiora, ricostruisce, attraverso la documentazione descritta, le vicissitudini del suo soggetto produttore sino alla delega delle funzioni alla Regione Toscana che tramite l’istituzione del Servizio regionale per i beni librari e archivistici ne ha accolto le competenze. L’inventario analitico, corredato da un utilissimo indice topografico delle biblioteche citate (pp. 371-82), permette oggi di ricostruire la storia di un capitolo importante, e poco conosciuto, della tutela e valorizzazione del patrimonio librario toscano in un arco cronologico che parte dal fascismo, attraversa la seconda guerra mondiale, l’alluvione del 1966 e approda alle soglie degli anni Ottanta. L’inventario vero e proprio è preceduto dal saggio di Paola Ricciardi, L’eredità della Soprintendenza Bibliografica e il ruolo della Regione nel sistema bibliotecario toscano (pp. 11-34), che inquadra e ricostruisce le funzioni, le difficoltà istituzionali delle Soprintendenze Bibliografiche, concentrando l’attenzione su quella toscana, dalla nascita sino alla soppressione, e da quello di Novella Maggiora, Le Soprintendenze Bibliografiche dalle origini all’ istituzione delle Regioni, nelle carte del fondo archivistico regionale (pp. 35-115), che descrive le attività della Soprintendenza Bibliografica della Toscana attraverso l’analisi dei titolari di classificazione e delle serie documentarie individuati in fase di riordinamento archivistico. La consegna e trasferimento della documentazione della Soprintendenza Bibliografica della Toscana alla Regione Toscana, in seguito al passaggio di consegne e deleghe funzionali, spiega il motivo per cui la pubblicazione dell’inventario sia stata patrocinata dalla stessa Regione Toscana. La pubblicazione dell’ inventario della Soprintendenza Bibliografica della Toscana risulta estremamente attuale ed esce in concomitanza a un altro cambio di consegne: le Soprintendenze Archivistiche e Bibliografiche esercitano oggi, a seguito delle modifiche all’art. 5 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, introdotte dal D.L. 19 giugno 2015 n. 78, le funzioni, ereditandole dalle Regioni, di tutela sulle biblioteche di enti pubblici e di privati dichiarate di eccezionale interesse culturale. – Francesca Nepori
046-009 Armstrong (Elisabeth), Paris Printers in the Sixteenth Century: an International Society?, in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 3-13. All’inizio del Cinquecento, la situazione politica ed economica di Parigi rese la capitale francese un polo attrattivo per imprenditori e mercanti stranieri, ivi compresi anche tipografi e librai che potevano rivolgersi a un mercato nazionale di circa 15 milioni di persone. – L.R.
046-010 Assmann (Jan), Religione totale. Origini e forme dell’inasprimento puritano, a cura di Elisabetta Colagrossi, Firenze, Lorenzo de’ Medici Press, 2017, pp. 128, ISBN 978-88-99838-30-0, € 12. L’a., illustre egittologo, è noto agli studiosi italiani per il denso e prezioso vol. La memoria culturale, Torino, Einaudi, 1997. Sviluppando una serie di idee già presenti in altri suoi scritti (compresa La memoria culturale) l’a. propone di attribuire le violenze dell’ISIS non a una particolare caratteristica della religione musulmana, ma all’idea stessa di religione monoteistica (posizione analoga a quella del neo-illuminista Paolo Flores d’Arcais o al recente romanzo Credere al meraviglioso di Christophe [ironia della sorte!] Ono-Dit-Biot che si fa propugnatore del politeismo greco…). In fine indice dei nomi e bibliografia (pp. 119-26). – Ed.B.
046-011 «Avisos», 82, mayo-agosto, 2017. Diego Perotti parla di un autografo di Tasso alla Real Biblioteca di Madrid, viene recensito un vol. sulla corrispondenza di Felipe II con Pedro de Hoyo, si studia il fondo portoghese della Bibliotheca Gomdomariensis. – Ed.B.
046-012 «Avisos», 82, septiembre-diciembre, 2017. Il numero si apre con tre commossi ricordi, scritti da María Luisa López-Vidriero e dedicati a Anastasio Rojo, Giuseppe Mazzocchi, Agustín Bustamente; segue il racconto Escarcha di Pablo Andrés Escapa. – Ed.B.
046-013 Bacci (Giorgio), Roberto Innocenti. L’arte di inventare i libri, Pisa, Istos, 2016 Þ rec. Leo Lecci, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 152-3.
046-014 Baena Sanchez (Francisco) – Carmen Espejo Cala, En busca de un vocabulario compartido para describir y representar el periodismo de la Edad Moderna, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 107-30. Early Modern News Ontology (EMNO) è uno strumento digitale studiato per descrivere e rappresentare concettualmente il giornalismo dell’Età Moderna, ancora in fase di sviluppo e di realizzazione, e di cui l’a. offre una presentazione. – M.C.
046-015 Baldacchini (Lorenzo), Se ben che non siam libri…, in Scrittura e potere, pp. 23-8. In una manciata di pagine, l’a. ci fa riflettere sui problemi di definizione bibliografica del cosiddetto “materiale minore” (che poi, spesso, “minore” non lo è per niente). Si tratta di stampati che non sono libri, se vogliamo essere vaghi ma corretti. E con questo «materiale non librario» (p. 23), si sono cimentati anche i più noti tipografi delle origini, da Gutenberg a Sweynheym e Pannartz. Ephemera, li chiamano gli anglofoni, prendendo in prestito dal greco, “cose effimere”, diremmo noi: tutto materiale che fatica a resistere al lento e inesorabile scorrere della storia, delizia di collezionisti e croce di librai. Le abbreviazioni “da catalogo”, scrive l’a., non rendono per niente giustizia alle stampe popolari, difficilissime da gestire ma comunque di una certa importanza. – Ar.L.
046-016 Baldi (Diego), De bibliothecis syntagma di Justus Lipsius: l’apice di una tradizione, l’inizio di una disciplina: commento e traduzione, con una presentazione di Alfredo Serrai, Roma, ISMA, 2017 Þ rec. Enrico Pio Ardolino, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 378-82
046-017 Balsamo (Luigi), La bibliografia. Storia di una tradizione, Milano, Unicopli, 2017 (‘L’Europa del libro’), pp. 224, ISBN 978-88-400-1963-5, € 17. Era divenuto da tempo introvabile, questo importantissimo profilo storico della bibliografia, dovuto a uno dei più autorevoli e acuti studiosi della disciplina, Luigi Balsamo (1926-2012). L’ultima edizione era infatti apparsa per Sansoni Antiquariato nell’ormai lontano 1995 (ma la princeps è del 1984!). Va dunque dato merito all’editore Unicopli di aver reso di nuovo disponibile, a uso di studenti e studiosi, questo importante lavoro che, come dichiarava l’a. nella prefazione del 1984, «si propone essenzialmente di chiarire, più a fondo di quanto sia stato fatto finora, circostanze e motivazioni che hanno favorito l’evoluzione di quei particolari strumenti d’informazione culturale oggi raggruppati sotto l’insegna della ‘bibliografia’, ma che ebbero in passato anche denominazioni diverse» (p. 9). Certo bisognosa oggi, a oltre trent’anni dalla sua prima apparizione, di qualche aggiornamento, specie relativamente agli sviluppi più recenti della disciplina, questa storia mantiene intatta la chiarezza e la densità di idee e di prospettive che l’a. aveva proposto in questo testo a cui fu sempre particolarmente legato. La nuova edizione è un’occasione proficua per tornare a leggere un “classico” e farne tesoro per un vero progresso della ricerca e della conoscenza. – L.R.
046-018 Balzaretti (Erik), Estetica della transizione e della canonizzazione: il Don Chisciotte illustrato tra Sette e Ottocento, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 65-80. La storia delle illustrazioni dell’opera di Cervantes mostra con chiarezza il mutare dell’interpretazione del testo, fornendo un esempio unico del valore narrativo dell’apparato illustrativo. – Ed.B.
046-019 Barbiche (Bernard), Les stratégies d’évitement des crises entre la France et Rome sous Henri IV, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 7-29. Nonostante l’assoluzione di Enrico IV da parte di Clemente VIII nel 1595, i rapporti tra Regno di Francia e Santa Sede si mantengono problematici anche a causa della pubblicazione di libri in sospetto d’eresia. – L.R.
046-020 Barbier (Frédéric), Entre le manuscrit et l’imprimé: les bibliothèques occidentales, XV-XVIIe s., in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 185-206. Importante contributo che illustra come le biblioteche tra Quattro e Cinquecento si siano trasformate a causa dell’ingresso dei libri a stampa. A una crescita della domanda di libri riscontrabile già nella prima metà del XV sec., si accompagnerà lo sviluppo di un’idea di biblioteca “pubblica” che rilegherà sempre più il ms. a prodotto elitario la cui produzione si motiva per ragioni particolari. – Ed.B.
046-021 Barbieri (Edoardo), Come valorizzare una raccolta libraria ecclesiastica: il caso della Biblioteca della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, in Conoscere, conservare, valorizzare il patrimonio culturale religioso, III, Archivi, biblioteche, musei, a cura di Olimpia Niglio – Chiara Visentin, Roma, Aracne, 2017, pp. 36-40. Vengono illustrati finalità e modalità di realizzazione del progetto “Libri ponti di pace” in corso a Gerusalemme: oltre a un aggiornamento e a una messa in evidenza del lavoro svolto, si fornisce la bibliografia aggiornata sul progetto. – N.V.
046-022 Barbier-Mueller (Diane), Inventaire de la bibliothèque poétique d’auteurs français du XVIe siècle de Jean Paul Barbier-Mueller 1549-1630, Genève, Droz, 2017 (‘Travaux d’Humanisme et Renaissance’, DLXXIII), pp. XII + 340, ill col., ISBN 978-2-600-05793-6, s.i.p. Il grande collezionista svizzero Jean-Paul Barbier Mueller (1930-2016) ha dedicato la sua vita a raccogliere volumi antichi, specie di poeti francesi di cui, al momento della scomparsa, stava pubblicando anche un monumentale dizionario (Dictionnaire des poètes français de la seconde moitié du XVIe siècle (1549-1615), 4 vol. pubblicati, Genève, Droz, 2015-2017). La nipote offre ora al pubblico un inventario della raccolta, composto da poco meno di 1.000 record. Il termine impiegato non è casuale: come precisa l’a. «il ne donne pas d’indications spécifiques sur les éditions (autre que l’ordre de parution), leur rareté ou leur état» (p. XI). Si tratta, infatti, di uno strumento compendioso al monumentale Ma bibliothèque poétique, catalogo della propria raccolta redatto dallo stesso Barbier Mueller dal 1973 al 2017 (per l’ultimo vol., uscito postumo, Þ «AB» 046-023). Le schede utilizzano un modello particolare: dopo il numero d’ordine si trova il nome dell’autore, cui segue una parziale trascrizione facsimilare del frontespizio. Più sotto brevi note sulla rarità dell’edizione (p. e. «Seule édition connue»), il formato bibliologico e l’altezza in millimetri dell’esemplare. Infine una descrizione essenziale della copia, limitata a legatura e provenienza (alcune prestigiosissime come Enrico III, de Thou, Fairfax Murray, il duc de la Vallière, Renouard e altri). Chiude un utile apparato di indici (nomi di persona, provenienze, legatori), che forse sarebbe stato opportuno integrare almeno con uno dei luoghi di edizione. – L.R.
046-023 Barbier-Mueller (Jean Paul), Ma bibliothèque poétique. Deuxième partie, II: Ronsard, Genève, Droz, 2017, pp. 552, ill. col., ISBN 978-2-600-01945-3, s.i.p. Già nel 1990 il grande collezionista svizzero Jean-Paul Barbier Mueller (1930-2016) aveva pubblicato, nell’ambito del catalogo della propria importantissima raccolta libraria, il volume dedicato alle edizioni di Ronsard. Nel corso dei 25 anni successivi, il nucleo di stampati del grande poeta francese si è arricchito di altri 59 pezzi, rendendo necessaria una nuova edizione integrata. Si ha qui così descritta in maniera molto analitica una delle più complete e prestigiose collezioni ronsardiane. Ciò assegna a questo vol. un notevole valore bibliografico. La scheda si completa poi con alcune osservazioni relative non solo al valore dell’edizione descritta, ma anche all’esemplare e alla sua storia. Il lavoro è stato composto e rivisto direttamente dall’autore/proprietario che purtroppo non è riuscito a vederlo stampato. Il poderoso vol. è corredato anche da un apparato di 470 illustrazioni e da un indice dei nomi e da uno per materia, nonché da una Table des notices de Ma Bibliothèque poétique. Deuxième partie: Ronsard (tomes I et II). – L.R.
046-024 Bartha (Ákos), A Nemzeti Radikális Párt (1930-1936) és sajtója, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 314-40. Vicende e contenuti delle pubblicazioni periodiche promosse dal Partito radicale nazionale in Ungheria. – Ed.B.
046-025 Barzazi (Antonella), «Si quid e Gallia afferatur, avide lego». Reti intellettuali, libri e politica tra Venezia e la Francia nella prima metà del Seicento, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 449-92. I contatti epistolari e librari tra Francia e Venezia nell’ultimo Cinque e nel primo Seicento furono fortemente incrementati e portarono, dopo il 1615, alla pubblicazione di numerosi saggi sulla storia francese recente e alla prima diffusione internazionale degli scritti di Paolo Sarpi. – L.R.
046-026 Bas Martín (Nicolás), Así nos vieron. Libros españoles en la Europa del siglo XVIII (París y Londres), in Del autor al lector, pp. 69-95. L’a. si interroga su come i libri prodotti in Spagna e diffusi in Europa abbiano potuto influenzare l’immagine stessa che della Spagna ci si poteva fare nel resto dell’Europa. Ciò che emerge è l’immagine di un paese esotico e lontano dalla modernità, immagine perfettamente in linea con il tipo di opere diffuse dalla Spagna in Europa: romanzi picareschi o di cavalleria e grandi opere di drammaturghi del Secolo d’Oro. – A.T.
046-027 Beato (Il) Giovanni Colombini e l’ordine dei Gesuati, [Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2017], una plaquette di 4 cc. ripiegate, manca ISBN, s.i.p. Lo scorso anno ricorreva il 650° anniversario della morte del beato Giovanni Colombini (1304-1367), fondatore dei Gesuati. Con questo elegante fascicoletto, la Società Bibliografica Toscana, con il giovane Istituto per la Valorizzazione delle abbazie storiche della Toscana e altri importanti sponsor, partecipano alle celebrazioni, offrendo una bella rassegna bibliografica con edizioni antiche e moderne, di cui si riproducono anche alcuni frontespizi e incisioni. In particolare, si rende ragione della plurisecolare fortuna della Vita, scritta dal fiorentino di Feo Belcari (1410-1484) nel 1449, di cui si segnalano le edizioni Siena, Callisto e Francesco Bindi, 27 ottobre 1541; Roma, Ippolito Salviani, 1558; Roma, Giacomo Dragondelli, 1659 (edizione importante perché uscita a pochi anni dalla soppressione); Imola, Ignazio Galeati, 1831 e Parma, Pietro Fiaccadori, 1839. Altra chicca è la seconda edizione della raccolta di santi e beati senesi intitolata Intronatorum Academiae Fasti Senenses (Siena, Bonetti, 1669) dovuta ai gesuiti Giovanni Battista Ferrari (ca. 1584-1655) e Sebastiano Conti (1623-1696). Infine, la Vita del beato Pietro Petroni (Venezia, Pietro Savioni, 1762), attribuita a Luigi Bandini, l’edizione delle Lettere del Colombini (Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1923) e la versione italiana della biografia del Colombini, dovuta alla contessa de Rambuteau, curata da Vittorio Lusini (Siena, Cantagalli, 1941). Chiude una bella immagine dell’abito dei Gesuati, tratto da Odoardo Fialetti, De gli habiti delle Religioni con le Armi e breve Descrittion loro, Venezia, Marco Sadeler, 1626. – L.R.
046-028 Becchi (Antonio), Naufragi di terra e di mare. Da Leonardo da Vinci a Theodor Mommsen alla ricerca dei codici Albani, edizione del manoscritto XIII.F.25, cc. 129-136 della Biblioteca Nazionale di Napoli a cura di Oreste Trabucco, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2017 (‘Temi e testi’, 158 [“Between Mechanics and Architecture”. Serie diretta da Antonio Becchi e Federico Foce]), pp. 202, ill. b/n, ISBN 978-88-6372-999-3, € 28. Il vol. si inserisce nell’ambito degli studi sugli scritti di meccanica del matematico e poeta Bernardino Baldi (Urbino, 1553-1617), con un interesse particolare per le sue Exercitationes edite postume nel 1621. A tale scopo è chiamata in causa la storia delle due biblioteche della famiglia Albani (Urbino e Roma), al cui interno erano custoditi diversi inediti dello scrittore. Benché questa collezione sia stata smembrata dal 1798 e una sua buona parte sia scomparsa a seguito di un naufragio nel 1863, alcuni esemplari sono oggi custoditi presso biblioteche differenti in Italia e all’estero. Nel primo dei due capp. che compongono il vol. (pp. 1-130), l’a., dopo aver ricostruito la storia dei codici Albani, analizza i ff. 129-136 del manoscritto XIII.F.25 della Biblioteca Nazionale di Napoli. Il codice è il vero protagonista dello studio, in quanto unico documento ricollegabile direttamente alle Exercitationes del Baldi. Il secondo cap. (pp. 131-67) ospita quindi l’edizione di questi fogli a cura di Oreste Trabucco, al cui testo è affiancata la fotoriproduzione dell’esemplare ricco di disegni. Chiudono il vol. un elenco dei manoscritti (pp. 169-71), una corposa bibliografia (pp.173-94) e un indice dei nomi (195-202). – S.C.
046-029 Bedocchi (Alberta), Dal libro, alla medaglia, al libro. Vicende di una medaglia postuma di Federico Barbarossa, in Itinerari del libro nella storia, pp. 181-92. Si esamina la documentazione raccolta attorno a una particolare medaglia – raffigurante Federico I Barbarossa e una silografia (che si trova anche in edizioni della Cosmographia universalis del Münster) con una scena raffigurante un episodio delle guerre del Barbarossa in Italia – per ridiscutere manifattura e cronologia dell’oggetto. – A.T.
046-030 Behringer (Wolfgang), The Invention of a News Medium: The First Printed Periodical Newspapers in Strasbourg (1605), Wolfenbüttel (1609) and Frankfurt (1615), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 51-76. Lo studio dei primi giornali periodici a stampa apparsi in Europa offre l’occasione all’a. di riflettere sui meccanismi che hanno portato alla loro nascita, come per esempio i fogli manoscritti prodotti già nel XVI secolo dalla ditta Fugger e inviati settimanalmente ai propri alleati commerciali. – M.C.
046-031 Bella ci! Piccolo glossario di una lingua sbalconata, a cura degli studenti di Scienze della comunicazione, informazione marketing dell’Università LUMSA di Roma, [Alghero], Edicions de l’Alguer, 2017, pp. 128, (‘Alba_Pratalia’), ISBN 978-88-99504-05-2, s.i.p. Il volumetto registra 506 lemmi, divisi in tre sezioni (vocaboli, locuzioni e modi di dire, acronimi) dello slang giovanile di oggi. Per ognuno sono riportati strato di appartenenza, etimo, categoria grammaticale, tipo lessicale e marca d’uso, significato, ambito di attenzione. – Martina Molino
046-032 Benavent i Benavent (Júlia) – María José Bertomeu Masiá, Relaciones sobre Turquía y Túnez en el siglo XVI, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 373-88. Si tratta di un repertorio bibliografico dei rapporti anonimi in versi pubblicati in Italia nel Cinquecento sulle notizie belliche provenienti dal Mare Egeo e dai territori nord-africani, in un miscuglio di realtà storica e finzione letteraria. – M.C.
046-033 Bernuzzi (Marco), Fogli volanti. Tesi e sonetti per la laurea teologica di Gaetano Giudici (1789), in Itinerari del libro nella storia, pp. 115-26. Si analizzano le proposizioni difese da Gaetano Giudici (1766-1851) durante la discussione della sua tesi di dottorato. Alle tesi si affiancano anche quattro sonetti stampati su fogli volanti che saranno poi pubblicati sugli «Annali ecclesiastici» di Firenze. – A.T.
046-034 Berté (Monica) – Marco Petoletti, La filologia medievale e umanistica, Bologna, Il Mulino, 2017 (‘Manuali’), pp. 293, ill. b/n, ISBN 978-88-15-26543-2, € 26. Per la prima volta un manuale è dedicato alla trattazione di questa disciplina. Tramite una sapiente partizione in capitoli tematici, il vol. non si propone solamente di spiegare il metodo filologico tout court (che è espressamente lachmanniano), ma offre una panoramica completa di tutti gli aspetti che deve affrontare chi si occupa di testi composti in un arco di tempo che va da Boezio a Erasmo da Rotterdam. Dopo la Premessa (pp. 9-10), il cap. Identikit della filologia medievale e umanistica (pp. 11-43) spiega la storia della disciplina e il suo metodo, introducendo il metodo di Lachmann e specificando le problematiche e le prospettive generate dalla peculiarità dei testi trattati. Il secondo cap., Aspetti materiali e diffusione del libro (pp. 45-71), passa dal testo in sé allo strumento che lo veicola. Qui viene dato ampio spazio ai fondamentali della codicologia e della paleografia, senza mai cadere nell’eccessivo tecnicismo, ma fornendo le coordinate della storia del libro e della scrittura. Un paragrafo è ovviamente dedicato anche all’invenzione della stampa e alle sue implicazioni testuali. Col terzo cap., Il rapporto con l’antico (pp. 73-123), il lettore è ampiamente informato sulla ricezione dei classici, la trasmissione e la riscoperta delle loro opere, dai tempi di Carlo Magno fino all’Umanesimo. Il quarto e ultimo cap. teorico, L’edizione critica dei testi medievali e umanistici (pp. 125-65), scende nel dettaglio per quanto riguarda le casistiche che si possono incontrare e gli accorgimenti da prendere nell’allestimento di un’edizione critica. Segue l’Antologia di testi medievali e umanistici (pp. 169-251), una selezione di sedici testi dal IX al XVI sec., testimonianti l’atteggiamento verso i classici nelle epoche studiate dalla disciplina. Ogni brano, oltre alla traduzione, ha una breve premessa, una bibliografia essenziale e un commento esegetico. Chiudono il vol. la bibliografia generale (pp. 255-71) e gli indici delle cose notevoli, dei manoscritti e dei nomi (pp. 275-93). – S.C.
046-035 Besa un codice d’onore. Albanesi musulmani che salvarono ebrei ai tempi della Shoah, Reggio Emilia, Istoreco – Yad Vashem, 2013, pp. 39. Besa – besë in albanese – significa mantenere una promessa. È un precetto etico e morale, un comandamento individuale che spinge a mantenere la parola data, anche quando va contro il proprio interesse, la propria incolumità. È questo “codice etico nazionale” che ha spinto gli albanesi della Seconda Guerra Mondiale a salvare centinaia di famiglie ebraiche destinate ai campi di sterminio nazisti. Anche nelle situazioni peggiori, anche nello sconforto più totale, c’è chi sa e riesce ad agire coraggiosamente. E proprio questo, con le sue fotografie (la mano è quella di Norman Gershman) e i suoi racconti, vuole testimoniare l’agile volumetto pubblicato dall’Ente per la memoria della Shoah – lo Yad Vashem: la storia di diciassette “Giusti tra le nazioni”, albanesi musulmani che hanno salvato gli ebrei a seguito dell’occupazione tedesca del 1943. – Ar.L.
046-036 Bibliografia degli scritti di Dante Isella, a cura di De Marchi (Pietro) e Guido Pedrojetta, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2017. ISBN: 978-88-8450-802-7, pp. 90, € 26. Il vol. raccoglie la bibliografia (ragionata) di tutti gli scritti di Dante Isella estesa dal 1945 alle ristampe e alle raccolte postume del 2017. In essa, allato agli scritti propriamente filologici, sono raccolti gli interventi giornalistici e le trascrizioni da nastro delle conferenze. – M.G.
046-037 Bibliografia di Anna Giulia Cavagna: 1980-2017, a cura di Paolo Tinti, in Itinerari del libro nella storia, pp. 37-64.
046-038 «Biblioteca (La) di via Senato», 1, gennaio 2018. Con interventi dedicati al libro imbullonato di Depero (Massimo Gatta), a un incunabolo della Historia di Maria per Ravenna (Giancarlo Petrella), alla legatura in pelle umana (Sandro Montalto), a Zola e L’Argent (Giuseppe Scarrafia), a Magalotti e i profumi (Piero Meldini), ai Canti orfici (Stefano Drei). – Ed.B.
046-039 Biografia di Anna Giulia Cavagna, a cura di Fiammetta Sabba, in Itinerari del libro nella storia, pp. 33-6.
046-040 Boadas Cabarrocas (Sònia), La impresión de los panfletos políticos de Diego de Saavedra: Noticias del Tratado de Neutralidad y Carta de un holandés, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 567-81. Il ritrovamento di tre edizioni a stampa di due relaciones conosciute solo in versione manoscritta offre l’occasione all’a. di analizzare le variazioni del testo e del pubblico a cui erano destinate. – M.C.
046-041 Bocchetta (Monica), I manoscritti degli Osservanti di Tuscia dal censimento della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti: Cod. Vaticano latino 11281, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 151-67. Proseguendo le linee di ricerca del progetto RICI, l’a. si occupa unicamente dei mss. (di cui individua anche 25 pezzi oggi identificabili) ricavabili dagli inventari frutto dell’inchiesta romana di fine ’500 e relativi ai francescani osservanti delle custodie di Firenze e Lucca. – Ed.B.
046-042 Bonora (Elena), Il sospetto d’eresia e i “frati diplomatici” tra Cinque e Seicento, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 49-74. Il saggio mostra il protagonismo, nel XVII sec., dei regolari nel complesso meccanismo diplomatico europeo, suggerendo alcuni approfondimenti che mettano in risalto il ruolo politico delle reti missionarie. – L.R.
046-043 Borraccini (Rosa Marisa), L’ Oratione alla Madonna di Loreto. Edizioni ed esemplari, in Itinerari del libro nella storia, pp. 193-204. Si censiscono otto edizioni – conservatesi in esemplari pressoché unici – di una tipologia testuale tanto diffusa quanto effimera nel XV e XVI sec.: l’Oratione alla Madonna di Loreto. – A.T.
046-044 Botta (Alessandra), Illustrazioni incredibili. Alberto Martini e i racconti di Edgar Allan Poe, Macerata-Milano, Quodlibet-Fondazione Passaré, 2017 Þ rec. Giuseppe Virelli, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 151-2.
046-045 Brownless (Nicholas), The Concept of Periodicity in English Pamphlet News, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 77-88. Ai fini del presente studio, l’a. considera come periodico quel genere di pubblicazioni che, sebbene non avessero una cadenza di uscita precisa, erano comunque intese come tali dall’editore e così percepite dal pubblico. In Inghilterra la prima apparizione di questi opuscoli di notizie (pamphlet news) risale al 1622 e rimasero l’unica fonte a stampa fino al 1665 con la nascita della prima gazzetta, la «Oxford Gazette». Il fatto che gli stessi scrittori delle notizie si riallacciassero a quanto riportato nei pamphlet precedenti, fece sì che venissero percepiti dai lettori come una unica narrazione, tanto da rilegarli insieme e da recepire l’idea che il presente potesse essere compreso solamente se si fosse letto il passato. – M.C.
046-046 Bruni (Flavia), La catalogazione di manifesti e fogli volanti tra archivi e biblioteche: un problema internazionale, in Scrittura e potere, pp. 61-74. Partendo dall’esperienza personale, l’a. descrive i problemi che ancora affliggono la catalogazione di bandi e manifesti a livello internazionale. I diversi tentativi di miglioramento della qualità descrittiva fatti in anni recenti in Italia, non hanno contribuito a garantire l’uniformità a livello nazionale. «Il quadro si aggrava esponenzialmente allargando lo sguardo al panorama internazionale» (p. 62), dove l’accesso a tale materiale è reso impossibile dalla inadeguatezza dei motori di ricerca. Editti, bandi, fogli volanti – tutto quel materiale, cioè, stampato solo su un lato e non piegabile – è cosa di difficile catalogazione (e, quindi, di difficile accesso), ma di notevole importanza storica. L’a. si auspica una revisione delle norme finora attivate nella descrizione di questi documenti, in vista di una migliore accessibilità. – Ar.L.
046-047 Brusotto (Luca), Camillo Leone e le memorie del territorio. Stampatori trinesi a Vercelli, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 11-6. Collocato volutamente in apertura del vol., l’intervento di Luca Brusotto, conservatore del Museo Leone, intende omaggiare la figura del collezionista vercellese e tratteggiare, nel contempo, mission, genesi e fisionomia della sua preziosa raccolta. Sedimentatasi a partire dall’ultimo quarto dell’Ottocento, essa comprende circa 1000 voll., soprattutto cinquecentine, ma ci sono anche alcuni incunaboli. La stragrande provenienza trinese di tutti questi manufatti tradisce da sola il senso dell’operazione, che unì infatti alla passione per i libri del Leone l’intento preciso di salvaguardare la memoria della propria terra, trasmettendone ai posteri una delle sue intraprese più belle. – E.G.
046-048 Bucchi (Gabriele), Traduzioni e traduttori a Lione nel secondo Cinquecento, in Le savoir italien, pp. 275-90. L’a., muovendo dal repertorio di Nicole Bingen del 1994 dedicato alle opere italiane stampate nei paesi francofoni tra il 1550 e il 1660, prende in esame le opere di traduzione che, nel caso di Lione, costituiscono circa un quarto della produzione complessiva dei libri in italiano. Individuando quattro categorie principali («opere a carattere spirituale, religioso e morale», «opere a carattere storico-politico», «opere di erudizione antiquaria e libri di emblemi» e «opere a carattere scientifico o parascientifico»), viene offerta un’ampia rassegna di casi con rimarchevoli affondi sulla riflessione circa la prassi del tradurre che emerge frequentemente dai paratesti che accompagnano le edizioni. – M.G.
046-049 Caldera (Massimiliano), Domenico Nano di Mirabello e la Polyanthea. Una proposta per Lorenzo Fasolo incisiore, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 65-70. Si tratta di un ulteriore spaccato sul tessuto culturale di Trino. Attraverso infatti una riflessione sulla Polyanthea (1503; Edit 16, CNCE 31512) – trattato enciclopedico del medico-poeta savonese Domenico Nani Mirabelli – e sulla silografia che ne apre il testo, l’a. delinea da un lato i rapporti fra il Nani e il marchesato paleòlogo, dall’altro propone di attribuire quell’incisione al pittore Lorenzo Fasolo, attivo fra Genova e Savona, dimostrando così che i rapporti fra il marchesato e la Savona dei della Rovere poggiarono non solo su comuni interessi politici ed economici, ma anche su scambi culturali e figurativi, non sempre così ovvi ma altrettanto importanti. – E.G.
046-050 Campioni (Rosaria), Il cimento di «appresentare» ai lettori le opere di Giulio Cesare Croce, in Itinerari del libro nella storia, pp. 97-104. Si segnala un nucleo crocesco – conservato presso la Biblioteca d’arte e di storia di San Giorgio in Poggiale a Bologna – in cui si trovano alcune edizioni antiche che permettono di aumentare la bibliografia delle opere di Giulio Cesare Croce. – A.T.
046-051 Campopiano (Michele), Écrire/décrire la Terre sainte: les Franciscains et la représentation des lieux sacrés (début du XIVe-début du XVIe siècle), in Orbis disciplinae Hommages en l’honneur de Patrick Gautier Dalché, a cura di N. Bouloux – A. Dan – G. Tolias, pp. 167-82 L’a. ricostruisce il ruolo dei Francescani in Terra Santa nella realizzazione e diffusione di testi, mappe e illustrazioni in cui erano rappresentati e “raccontati” i Luoghi Santi. In particolar modo, ci si concentra sui Francescani del Convento del Monte Sion a Gerusalemme che, già dal XIV sec. iniziarono questa attività volta da un lato a produrre materiali utili a guidare i pellegrini e dall’altro a formalizzare quella che era l’organizzazione degli spazi a loro riservati nei vari Luoghi Santi. La prima tipologia di documenti a venire analizzata sono le liste delle indulgenze: liste di Luoghi Santi legati alle indulgenze che in questi si potevano lucrare; dopodiché si passano ad analizzare quelle che sono vere e proprie descrizioni dei Luoghi Santi, focalizzando l’attenzione sul realismo topografico e sulla formalizzazione dello spazio al loro interno. Infine si indaga la diffusione e la rielaborazione fatta di uno dei testi più noti del genere, quello del francescano Burchard de Mont Sion. – A.T.
046-052 Cappelletti (Cristina), “Un girasole lo veglierà”. La scrittura come memoria: il caso della campagna di Russia, in Perché scrivere? Motivazioni, scelte, risultati. Atti del convegno internazionale di studi (Olomouc, 27-28 marzo 2015), a cura di Francesco Bianco – Jiří Špička, Firenze, Casati, 2017, pp. 551-61. Le ragioni della scrittura memorativa nel caso del ricordo della campagna dei soldati italiani in Russia durante la II Guerra Mondiale. – Ed.B.
046-053 Cappelletti (Cristina), Tasso ‘ridotto alla sua vera lezione’: il sodalizio Serassi – Bodoni, in L’Italianistica oggi: ricerca e didattica. Atti del XIX Congresso dell’ADI – associazione degli Italianisti (Roma, 9-12 settembre 2015), a cura di Beatrice Alfonzetti – Teresa Cancro – Valeria Di Iasio – Ester Pietrobon, Roma, Adi editore, 2017, pp. 1-12 (http://italianisti.it/upload/userfiles/files/Cappelletti.pdf). Sulla base del carteggio tra Pierantonio Serassi e il celebre tipografo Giambattista Bodoni, il saggio ricostruisce le vicende editoriali e le scelte redazionali dell’edizione dell’Aminta (Parma, Bodoni, 1789) e di quella della Gerusalemme liberata (Parma, Bodoni, 1794). La proposta di Tasso rientrava in un progetto editoriale, comprendente anche Dante, Petrarca e Ariosto, con alte ambizioni filologiche, ovvero restituire i grandi poeti alla loro più “vera lezione”. – L.R.
046-054 Caproni (Attilio Mauro), La Bibliografia nel XXI secolo. Una breve riflessione. (Una postilla in onore di: Anna Giulia Cavagna), in Itinerari del libro nella storia, pp. 269-76. Si apre una riflessione su quello che dovrebbe essere il ruolo della disciplina bibliografica nel XXI sec. – A.T.
046-055 Caracciolo (Carlos H.), Giuseppe M. Mitelli. Art and Politics in the Bologna News Market, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 619-34. L’artista bolognese Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718) si dedicò soprattutto alla produzione di acqueforti a diffusione popolare con le raffigurazioni di personaggi della vita quotidiana, giochi da tavolo (giochi d’oca e simili) e vignette satiriche politiche. Alcune di queste ultime sono una preziosa testimonianza della diffusione di notizie di carattere politico a Bologna alla fine del XVII sec. – M.C.
046-056 Caravale (Giorgio), Censura romana e libri francesi nella seconda metà del ’500. Qualche riflessione su normativa e casi specifici, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 277-89. Soffermandosi sui casi degli Essais di Montaigne, della République di Jean Bodin e delle opere giuridiche di Charles Du Mulin, che circolavano ampiamente in Italia, l’a. mostra tutte le difficoltà di costruire una storia coerente della censura, considerate le molte variabili e le sovrapposizioni di competenze che caratterizzano la Francia e l’Italia. – L.R.
046-057 Carloni (Cecilia), Library linked open data: strategie di valorizzazione semantica di bandi, manifesti e fogli volanti, in Scrittura e potere, pp. 75-83. Tenere conto della specificità di ogni documento è un imperativo categorico cui ogni archivista deve prestare un altissimo grado di fedeltà. Ma non sempre lo si riesce a fare, soprattutto quando si ha a che fare con materiale che persino lo standard ISBD definisce con una negazione: NBM – non book material. «Spesse volte documenti di interesse storico e culturale hanno perso in varie vicende vincoli con altri documenti e con le raccolte e collezioni in cui erano inseriti, hanno quindi perso le tracce dei contesti in cui sono stati prodotti» (p. 76). Le innovazioni informatiche – soprattutto gli enormi progressi dell’ultima decade – permettono di superare almeno in parte le criticità di catalogazione e accesso a queste risorse “effimere”, facendo dialogare nuovamente elementi fisicamente lontani, ricostruendo legami e relazioni rimasti per secoli in silenzio. Per permettere ciò, è necessario pensare a uno standard descrittivo internazionale e unico, in grado di restituire un’informazione di qualità, un’informazione LOD – library linked open data –, collegata a banche dati esterne e accessibile a tutti (peraltro supportata, auspicabilmente, da una buona pratica di digitalizzazione). – Ar.L.
046-058 Cartaregia (Oriana), Il servizio educativo nelle biblioteche pubbliche statali, in Itinerari del libro nella storia, pp. 313-22. Si fornisce un primo bilancio indicativo di quello che è il servizio educativo svolto dalle biblioteche pubbliche statali. – A.T.
046-059 Carte (Le) e le pagine. Fonti per lo studio dell’editoria novecentesca, a cura di Andrea G.G. Parasiliti, Milano, Unicopli, 2017, ISBN 978-88-400-1961-1, € 15. Frutto del convegno omonimo svoltosi il 4 maggio 2016 presso l’Università Cattolica di Milano, questo libro presenta diversi spunti interessanti per meglio approcciare lo studio dell’editoria del secolo scorso. Con interventi di Dimitri Brunetti, Elisa Rebellato, Mauro Chiabrando, Massimo Gatta e Andrea Parasiliti, che è anche il curatore del vol., si sottolinea da una parte l’importante e duplice valenza del termine “archivio” e dall’altra la rilevanza di alcuni casi editoriali e dei carteggi come fonti per lo studio editoriale novecentesco. Dalla ricostruzione della collana «La Scala d’oro» all’interesse per le “minuzie editoriali”, fino all’editoria futurista in Sicilia e alla collaborazione tra D’Annunzio, Arnoldo Mondadori e Giovanni Mardersteig per la pubblicazione degli Opera Omnia dell’intellettuale pescarese, il vol. offre una panoramica tanto varia quanto significativa. – Pierfilippo Saviotti
046-060 Carvajal González (Helena) – Camino Sánchez Oliveira, El libro, objeto material poliédrico, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 17-21. Riconoscere, a fianco del valore culturale, la materialità del libro, come molti studi degli ultimi anni hanno contribuito a fare, permette di scoprire la pluralità di dimensioni dell’oggetto librario. – Ed.B.
046-061 Castiglioni (Baldassare), Il libro del Cortegiano, a cura di Amedeo Quondam, Roma, Bulzoni, 2016 Þ rec. Alberto Petrucciani, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 369-73.
046-062 Catalogo degli incunaboli della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, a cura di Piero Scapecchi, presentazione di Luca Bellingeri, Firenze, Biblioteca nazionale centrale di Firenze – Nerbini, 2017 Þ rec. Alberto Petrucciani, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 414-7.
046-063 Catalogo storico delle edizioni Interlinea. I primi 25 anni di libri (1992-2016), a cura di Alessandro Curini, saggio introduttivo di Gian Carlo Ferretti, presentazione di Giorgio Montecchi, Milano, Franco Angeli, 2017, (‘Studi e ricerche di storia dell’editoria’), pp. 242, ill. b/n, ISBN 978-88-917-6131-6, € 28. Il vol., preceduto dai testi introduttivi di Gian Carlo Ferretti e di Giorgio Montecchi, da una sintetica ricostruzione delle date fondamentali della storia della casa editrice, da una Bibliografia essenziale e da un Inserto iconografico, è dedicato ai primi 25 anni (la prima edizione pubblicata è del 1992, ma la fondazione dell’editrice è di un anno precedente) di attività della casa editrice novarese. Il catalogo è ordinato alfabeticamente per autore: due cronologie però (Cronologia generale delle collane e delle riviste e Cronologia generale delle uscite), nonché alcuni utili indici (Indice per titolo, Indice per collana, Indice degli autori e dei collaboratori e Indice degli illustratori, dei fotografi e degli artisti) consentono di muoversi con agilità tra le 1178 schede catalografiche. – F.F.
046-064 Catto (Michela), Les deux voies des catéchismes. Les controverse set l’endoctrinement. France et Italia, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 257-73. Il catechismo proposto da Roberto Bellarmino alla fine del Cinquecento, seguendo il modello del catechismo romano del 1566, fu fortemente sostenuto dalle gerarchie ecclesiastiche, andando a sostituire i catechismi precedenti, in particolare quelli di Edmond Auger e Pietro Canisio, che presentavano, confutandole, le posizioni delle altre confessioni cristiane. – L.R.
046-065 Cavagna (Anna Giulia), Linguaggio dei segni, macchine per comunicare. Il Tachifenografo (1808) fra tipografia e manualistica sulla sordità d’antico regime (XVI-XVIII), «Teca», 9-10, 2016, pp. 107-27. Il saggio mira a mettere in evidenza le somiglianze tra il mondo dei lavori tipografici e l’insegnamento sviluppato storicamente per educare i sordomuti, prendendo in analisi i parallelismi relativi alla gestualità e al pensiero cognitivo. – L.Mo.
046-066 «Charta», 155, gennaio-febbraio 2018. Il numero è dedicato all’abbecedario, il libro di testo unico per la scuola elementare, e alla sua storia (Daniela Pasqualini), alle carte per sponsali tra Settecento e Novecento (Elisabetta Gulli Grigioni), alla fotografa ungherese Eva Besnyö (Francesco Rapazzini), ai militari italiani internati dopo l’8 settembre 1943 (Mario Anton Orefice), alla Biblioteca Marucelliana di Firenze (Rosanna Cuffaro), ai libretti di Mal’Aria creati da Arrigo Bugiani (Pasquale Di Palmo), all’opera Fleurs des Alpes di Henriette de Vendôme (Erminio Caprotti). – Em.B.
046-067 Chaulet (Rudy), ¿Dónde están los esclavos? Relaciones de sucesos y esclavitud: entre tópicos literarios y lagunas informativas, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 353-72. Sulla base dell’analisi di una breve serie di relazioni in cui sono protagonisti degli schiavi e il loro padrone spagnolo, l’a. spiega come queste storie offrano una visione della schiavitù in Spagna nel XVI-XVII sec. segnata in massima parte da cliché letterari, in cui informazione e letteratura si intrecciano in modi difficilmente distinguibili. – M.C.
046-068 Chiodo (Antonella), La committenza artistica a Trino fra Quattrocento e Cinquecento al tempo dei Paleologi, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 45-64. L’affondo dell’a. è finalizzato a meglio contestualizzare il quadro conoscitivo inerente al milieu dei tipografi trinesi. Riflettendo infatti su alcuni casi di committenza pubblica e privata, sia in ambito religioso che civile, l’intervento ha cercato di delineare il tessuto artistico di Trino fra XV e XVI sec., dimostrando il ruolo primario esercitato dalla dinastia paleòloga nei confronti della città anche in campo artistico. Corredano il pezzo una decina di illustrazioni b/n. – E.G.
046-069 Ciappelli (Giovanni), L’ informazione e la propaganda. La guerra di corsa delle galee toscane contro Turchi e Barbareschi nel Seicento, attraverso relazioni e relaciones a stampa, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 133-61. A partire dalla fine del Cinquecento fino agli anni Trenta del sec. successivo, i Granduchi di Toscana finanziarono la piccola flotta dei Cavalieri di Santo Stefano impegnata in azioni “di corsa” contro i Turchi. Le vicende che videro coinvolte queste navi furono oggetto di “relazioni”, viste anche come mezzo di propaganda politica, che saltuariamente vennero stampate fino al secondo decennio del Settecento. In appendice è presente un elenco di 133 titoli impressi dal 1599 al 1719. – M.C.
046-070 Cicala (Roberto), Sostenibilità: la vera sfida delle fiere del libro, «Vita e Pensiero», 6, novembre-dicembre 2017, pp. 127-33. Il contributo riflette sull’attuale stato delle fiere del libro in Italia, indicando le possibili vie per una maggior valorizzazione degli eventi; si sottolinea però, soprattutto, la necessità di iniziative che promuovano la lettura. – F.F.
046-071 Ciccarello (Domenico), Entre política, crónica y bibliografía. Producción y circulación de avisos, relaciones de sucesos y otros ephemera de interés hispánico en Sicilia a lo largo de los siglos XVI y XVII, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 419-51. La redazione di una bibliografia di avvisi, relazioni e di efemera stampati in Sicilia e riguardanti argomenti spagnoli offre all’a. l’occasione di dare una panoramica generale di questo particolare genere informativo prodotto nell’isola tra il 1514 e il 1622. – M.C.
046-072 Ciccariello (Domenico), Juan Horozco Covarrubias e la prima tipografia di Agrigento, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 87-116. Juan de Horozco Covarrubias fu il primo autore spagnolo di libri di emblemi. Nominato vescovo di Agrigento, fu il promotore della prima tipografia nella città siciliana nel 1594. – L.Mo.
046-073 Ciocchetti (Marcello), Editori di libri e di riviste nella Roma liberata, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 247-68. Ripercorrendo il caso esemplare della Editrice Cosmopolita, si parla di Roma ai tempi della liberazione del 1945, capitale non solo politica ma anche editoriale. – L.Mo.
046-074 City, Court, Academy. Language Choice in Early Modern Italy, edited by Eva Del Soldato – Andrea Rizzi, New York, Routledge, 2017, pp. 228, ill. b/n, ISBN 9781472468406, $150. Il bel vol. edito dalla newyorkese Routledge raccoglie dieci interessantissimi saggi dedicati al multilinguismo negli ambienti intellettuali e popolari italiani della prima età moderna. Come ben esplicato nell’introduzione, il vol. “moves beyond the long-established binary notions of relationships between authors and translators, written and aural production, and latin and vernacular languages” (p. 5). La raccolta si incentra dunque sulle modalità in cui autori, traduttori e semplici comunicatori orali oltrepassarono i confini linguistici, sociali e culturali che nell’Italia premoderna delimitavano gli spazi virtuali tra gruppi socioculturali. Il vol. si suddivide in tre sezioni principali. Nella prima, dedicata ai discorsi pubblici nelle città (particolarmente, Firenze e Venezia), vengono indagate le pratiche di comunicazione sociale. Se Elizabeth Horodowich e Andrea Rizzi dedicano il loro contributo all’interessantissimo caso dei gondolieri del Rinascimento veneziano – le cui abilità linguistiche potevano costituire per loro sia un ottimo trampolino sociale, sia una fonte di guadagni monetari – Peter Howard si concentra sulla predicazione pubblica nella Firenze del Quattrocento, ponendo l’accento segnatamente sui cambiamenti linguistici e le aspettative del pubblico di uditori. Il saggio di Luca Bischetto, infine, si focalizza sulla costruzione delle abitudini linguistiche degli umanisti fiorentini nella prima metà del XV sec. La seconda parte del vol. si concentra sui rapporti di potere tra latino e volgare nella cultura scritta, e particolarmente negli ambiti legati alla produzione di testi scientifici, dei documenti legali, delle invettive e dei trattati di architettura. Il mondo dei conflitti letterari viene qui ampiamente indagato, come nei casi analizzati da Stefano Baldassarri e Amy Sinclair, che si occupano rispettivamente di Coluccio Salutati e Lucrezia Marinella. Allo stesso modo, Anna Siekiera si concentra sugli usi linguistici nella letteratura architettonica tra Medioevo e Rinascimento, mentre Eva Del Soldato offre una brillante analisi sul dibattito sorto nel Cinquecento in seno all’Accademia Fiorentina in relazione all’utilizzo del volgare nella trattatistica di ambito medico. Molto interessante risulta la terza parte del vol., in cui si oltrepassano i confini socio-geografici della nostra penisola per esaminare le realtà sociali degli “immigrati” greci nell’Italia premoderna (Ciccolella), il sensazionale multilinguismo di un intellettuale ebreo del calibro del portoghese Isaac Abravanel (Cohen Skalli), e infine la promozione della lingua araba intesa come un compatto set di elementi culturali, linguistici e sociali attraverso la Tipografia Medicea (Casari). Il vol. si presenta come un eccellente punto di partenza per la conoscenza e l’analisi del multiculturalismo Italiano nel Rinascimento, un filone di indagine che sembra promettere ottimi sviluppi negli anni a venire. – N.V.
046-075 Clavería Laguarda (Carlos), Iste liber est meus: No vale nada, in Del autor al lector, pp. 63-8. L’a. – sempre nell’ottica del libro come oggetto commercializzato e destinato a un preciso pubblico – analizza in dettaglio un esemplare delle Opere di Svetonio (edizione Lione, Grifo, 1539) in cui uno dei possessori ha lasciato scritto che il libro stesso “non valeva nulla”. – A.T.
046-076 Clemente San Román (Yolanda), Los aspectos materiales, estructurales y conceptuales de los catálogos de libreros en el siglo XVIII, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 451-65. Interessante contributo su tipologie e organizzazione dei cataloghi dei librai settecenteschi. – Ed.B.
046-077 Clemente San Román (Yolanda), Los catálogos de venta de libros una tipología editorial de la Edad Moderna, in Del autor al lector, pp. 111-43. Si indaga un particolare genere editoriale, quello dei cataloghi editoriali prodotti dagli editori stessi. Questi prodotti erano destinati a essere distribuiti in tutta Europa, in modo da far conoscere la produzione locale anche al di fuori dei confini nazionali. L’a. analizza in particolar modo la morfologia e l’evoluzione del genere, che si adattava di volta in volta a seconda del pubblico di riferimento. – A.T.
046-078 Codignola (Luca), La lettera ai genitori del livornese Filippo Filicchi sui giovani Stati Uniti, 1785, in Itinerari del libro nella storia, pp. 205-14.
046-079 Conte Aguilar (Lucía), Escritos “con pluma de hierro y plomo”: los incunables hebreos de Híjar y sus lectores, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 239-52. Il manipolo dei sopravvissuti incunaboli ebraici impressi a Híjar permette di studiare le annotazioni di possessori, lettori, censori. – Ed.B.
046-080 Coppens (Christian), A Canon’s Library: Jan de Hondt, Courtrai (1571), in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 61-320. Il canonico fiammingo Jan de Hondt (1486-1571) visse gran parte della sua vita a Courtrai e fu a lungo in contatto con alcuni dei più famosi letterati del Cinquecento, tra cui spicca Erasmo da Rotterdam. La sua importante raccolta libraria è oggetto di questo ampio contributo, degno di una vera e propria monografia, che dapprima ne definisce la consistenza, sulla base dell’elenco annesso al testamento del proprietario; poi, in seconda battuta, sulla base degli esemplari riconosciuti, analizza il profilo della biblioteca con particolare riguardo alla storia dei singoli pezzi. Infine l’a. si concentra sulle legature dei libri di de Hondt, identificando anche due ateliers cui il proprietario si rivolgeva (Jan Rijckaert di Gand e Simon vander Muelen di Bruges). Il saggio è corredato da opportuni indici e da un’appendice di immagini degli elementi decorativi delle legature. – L.R.
046-081 Coppens (Christian), The Library of a City Official: Dominicus Wagemakers, Antwerp (1576), in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 321-500. Come nel caso precedente, l’a. descrive qui ampiamente una importantissima biblioteca privata, quella di Dominicus Wagemakers, noto anche come Carpentarius, impiegato amministrativo di alto livello ad Anversa. Questi, ancora studente a Leuven, scrisse un album amicorum da cui si possono ricostruire tutte le sue relazioni sociali. La sua raccolta libraria, censita in un inventario del 1576, viene qui minuziosamente descritta e analizzata. Oltre a identificare autori ed edizioni, l’a. fornisce anche un utile apparato indicale, che permette di navigare all’interno della biblioteca di Wagemakers. – L.R.
046-082 Corsaro (Antonio), Brunetto Latini volgarizzatore in un libro lionese di Jacopo Corbinelli, in Le savoir italien, pp. 395-411. Il saggio prende in esame l’edizione lionese del 1568 impressa da Jean de Tornes e contenente alcune prose volgarizzate da (o attribuite a) Brunetto Latini: l’Etica aristotelica che costituisce il secondo libro del Tresor e le orazioni cesariane. Oltre ad importanti rilievi sui contenuti di questa stampa miscellanea di materiali trecenteschi, l’a. ricostruisce l’ambiente in cui fu prodotta mettendo in rilievo la personalità di Jacopo Corbinelli all’interno di questa impresa, i suoi interessi per lo studio comparato del francese e dell’italiano (che non a caso coinvolsero un testo originariamente oitanico come l’enciclopedia di Brunetto) e i suoi rapporti con l’editoria lionese. – M.G.
046-083 Corubolo (Alessandro) – Taboni (Maria Gioia), Torchi e stampa al seguito, Bologna, Pendragon, 2016 Þ rec. Valentina Sestini, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 373-6
046-084 Crémoux (Françoise), De la noticia al pliego: trayecto de un relato de martirio durante las guerras de religión en Francia (años 1560-70), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 175-92. Anche le guerre di religione furono occasione della diffusione in Spagna di relazioni, che a partire dal 1568 divennero strumenti della difesa del cattolicesimo e del mondo cattolico da parte del re Filippo II, così come si può vedere da come vennero raccontati – mutandoli – i fatti avvenuti nel caso della morte di un francescano nella città francese di Mâcon. – M.C.
046-085 Crupi (Gianfranco), Dare la parola all’immagine: l’Orbis sensualium pictus di Jan Amos Comenius, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 117-40. Si ripercorre il processo filosofico che ha portato Comenio a elaborare il suo concetto di ‘visibile’. – L.Mo.
046-086 Dadson (Trevor), La publicación y diseminación de obras de entretenimiento en la España del siglo XVII, in Del autor al lector, pp. 69-95. Partendo da inventari di librai, editori e autori e persone di rilievo del XVII sec., l’a. ricostruisce il ruolo e la presenza nelle biblioteche spagnole di libri destinati all’intrattenimento del popolo: novelle, commedie e poesie. – A.T.
046-087 Daubresse (Sylvie), Le parlement de Paris et les actes romains au XVIe siècle. Exemples de la pratique judiciaire, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 31-48. Sulla base di diversi es., il contributo analizza le controversie e i ricorsi contro atti romani risolti dal Parlamento di Parigi nel corso del XVI sec. – L.R.
046-088 De Franceschi (Sylvio Hermann), Le mythe politique de la Sérénissime contre les hantises de théocratie. L’hétérodoxie vénitienne face à l’orthodoxie romaine au début de la crise de l’interdit (1606-1607), in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 431-48. Ribadendo il mito politico e storico veneziano, all’inizio del Seicento la Serenissima afferma una nuova dottrina che attribuisce al principe l’infallibilità in materia di scelte temporali così come il papa è infallibile dal punto di vista dottrinale. – L.R.
046-089 de Lama de la Cruz (Victor), El martirio de María la peregrina (Jerusalén, c.1578): relación de sucesos y los otros géneros, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 769-81. L’episodio dell’uccisione a Gerusalemme di tal Maria pellegrina attorno al 1578, per non aver voluto rinnegare la propria fede cattolica, diede origine nei 150 anni successivi alla produzione di almeno quindici relazioni in cinque lingue diverse, che vengono qui analizzate e poste a confronto. – M.C.
046-090 De Pasquale (Andrea), La fabbrica delle parole, Firenze, Leo S. Olschki, 2018 («Quaderni della Fondazione “Luigi Firpo”. Centro studi sul pensiero politico», sotto-serie nata nel 1996 coi n° 1.-2., cui ha fatto séguito un n° 3 nel 1996, a sua volta collegata alla maior «Studi e testi», n° 1 nel 1992, n° 7 nel 1997), pp. 196, € 19. Le caratteristiche di una introduzione di base a un argomento tecnico, o disciplinare, consistono essenzialmente in chiarezza e sintesi nell’esporre quanto di conoscenza specifica è consolidato in dati acquisiti. Il lavoro di De Pasquale soddisfa al requisito, mischiando linguaggio iconico e testuale. Nella costruzione del libro il testo non è ingombrato da note al piede o in chiusura, e delega la informazione sulle fonti utilizzate al sobrio elenco di p. 193-4, consistente di 21 titoli: il più antico del 1763 (l’Éncyclopédie), il più recente del 2015 (Printing Colour 1400-1700: History, Techniques, Functions and Receptions, ed. by A. Stijnman and E. Savage, Leiden - Boston, Brill). Una introduzione di orientamento, inoltre, non dovrebbe cercare (né dare l’impressione di volerlo) di esaurire l’argomento. Il libro non ne corre il rischio: il flusso delle immagini, scorre maggioritario, non disturbato ma accompagnato dal testo, semplicissimo. 116 pagine delle 196 di cui consta (l’Introduzione vi occupa la p. 1) sono infatti dedicate alle 165 figure singole, alternate alle parti di testo secondo questo schema: Capitolo I. La stampa a caratteri fissi fra XV e XVI secolo, pp. 3-5. Cap. II. La stampa a caratteri mobili tra XV e XVIII secolo, pp. 7-34. (Figure n° 1.-61.: pp. 37-75). Cap. III. La stampa tra XVIII e XIX secolo, pp. 77-100 (Figure n° 62.-154.: pp. 101-67). Cap. IV. Le tecniche di stampa di prodotti speciali, pp. 169-81 (Figure n° 155.-165.: pp. 183-92). Insomma, riecheggiando il titolo di una grande e ben nota opera bibliografica d’antan: si tratta, potremmo dire, di Un livre à figures Italien de 2018 (Février). – Piero Innocenti
046-091 De Pasquale (Andrea), Metallurgia e fonderia di caratteri alle origini della tipografia trinese, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 91-8. È noto che il cognome originario dei Giolito era in realtà Giolito de Ferrariis, tradendo una probabile derivazione dall’attività di fabbro. Il legame con la lavorazione dei metalli diventa invece certezza esaminando il soprannome del più antico membro della famiglia, Bernardino Giolito detto Stagnino, attivo principalmente a Venezia (1483-1538) ma con una parentesi a Trino (1521-1522). La contiguità nella famiglia Giolito fra i due mestieri, quello di fabbro e quello di tipografo, fornisce all’a. l’occasione per una sintesi efficacissima sul mestiere di fonditore di caratteri e sull’uso dello stagno, appunto, come ingrediente fondamentale nella realizzazione dei tipi. – E.G.
046-092 De Rosa (Lavinia), La ‘Sala classici’ della Biblioteca del Museo archeologico nazionale di Napoli, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 269-94. Accurata analisi intorno ai numeri d’inventario, timbri, ex libris e note di possesso delle circa 1400 pubblicazioni presenti nella ‘Sala classici’ del Museo archeologico nazionale di Napoli. – L.Mo.
046-093 Del autor al lector. El comercio y distribución del libro medieval y moderno, diretto da Manuel José Pedraza Gracia, a cura di Yolanda Clemente San Román – Nicolás Bas Martín, Zaragoza, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2017 (‘…in culpa est’, 3), pp. 213, ill. b/n, ISBN 9788416935628, s.i.p. Il vol. raccoglie le ricerche presentate al workshop “Del autor al lector. El comercio y distribución del libro medieval y moderno” tenutosi il 5 maggio 2017 a Madrid presso la Biblioteca Histórica “Marqués de Valdecilla” È schedato sotto i singoli contributi. – A.T.
046-094 del Carmen Montoya Rodríguez (María), El negocio de la polémica: la «Gaceta de San Hermenegildo» (Sevilla, 1746-1747), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 635-53. La Gaceta de San Hermenegildo di Siviglia ospitò una serie di articoli satirico-burleschi di polemica antigesuitica tra il 1746 e il 1747, che incrociati con altri di periodici diversi possono contribuire a comprendere quale fosse il reale stato dell’opinione pubblica della città. – M.C.
046-095 Dematté (Claudia) – Del Río Alberto, El escultor Leone Leoni diseña la Ínsula Firme según las reglas de Serlio en las bodas del marqués de Mantua (1561), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 829-42. Nell’occasione del matrimonio tra Guglielmo Gonzaga ed Eleonora d’Asburgo vi furono imponenti festeggiamenti in parte progettati dallo scultore Leone Leoni e con la testimonianza scritta di Luca Contile: l’a. esamina la produzione delle relazioni relative all’avvenimento evidenziando il fluido scambio artistico tra le corti europee dell’epoca. – M.C.
046-096 Díaz de Miranda (María Dolores), Encuadernaciones en cartera bajomedievales salidas de las manos de encuadernadores judíos. Estudio y evolución, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 79-100. Viene individuata una tipologia di legatura (sec. XIV-sec. XVI) che per ragioni di gusto e di materiali va fatta risalire all’attività di legatori ebraici attivi in Spagna. – Ed.B.
046-097 Díez Ménguez (Isabel Cristina), Sobre tipos y tipografía en los inventarios del gremio de impresores y libreros del siglo XVI en España, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 339-54. Gli inventari delle tipografie spagnole del XVI sec. permettono di mettere in relazione la denominazione dei diversi disegni e corpi dei caratteri con quelli realmente usati dai medesimi tipografi. – Ed.B.
046-098 Docampo Capilla (Francisco J.), Horas scriptas/horas de enprenta producción y comercio de libros de horas en la Península Ibérica, in Del autor al lector, pp. 15-36. Partendo dai pochi esemplari superstiti (manoscritti o a stampa), l’a. analizza ciò che i Libri di ore – veri e propri prodotti destinati a un uso privato e capaci di muovere l’attività di molti tipografi – hanno rappresentato nei sec. XV e XVI. – A.T.
046-099 Doce siglos de materialidad del libro. Estudios sobre manuscritos e impresos entre los siglos VIII y XIX, dir. Manuel José Pedraza Gracia – Helena Carvajal González – Camino Sánchez Oliveira, Zaragoza, Prensas Universitarias, 2017 (‘…in culpa est’, n° 4), pp. 604, ISBN 978-84-16935-63-5, € 42. Come ben illustra l’ideatore del vol., Manuel-José Pedraza-Gracia nel suo La materialidad del libro: a modo de presentación (pp. 13-5), si tratta degli atti del “II Congreso International sobre el Libro Medieval y Moderno” (Saragozza 7-9 settembre 2016). Il tentativo, come già per il I congresso (i cui atti coincisero con il primo numero della rivista «Titivillus», il cui diavoletto beneagurante campeggia anche qui in copertina) e per il III che si celebrerà nel settembre prossimo, è quello di far dialogare fra loro le discipline diverse (dalle letterarie alle bibliografiche, dalle paleografiche alle artistiche) che si occupano di libri, non solo antichi. In questo caso al centro c’è l’individuazione del libro come oggetto materiale alla cui produzione intervengono soggetti che si occupano nella sua realizzazione e produzione, nel suo allestimento materiale, nella sua distribuzione commerciale. Il tema non è certo nuovo, ma molti aspetti attendono ancora di essere chiariti e illustrati, sia riguardo la produzione stessa, sia il cammino che il libro deve percorrere per giungere sino al suo lettore. Il denso vol., con illustrazioni in b/n e a colori, è però privo di indici, ma dotato di abstract in spagnolo e inglese. Si schedano i singoli contributi. – Ed.B.
046-100 Dolgopolova (Elene), Francysk Skaryna and his legacy in literature and publishing: to the 500th anniversary of Belarusian book-printing, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 341-5.
046-101 Dondi (Cristina), Printed Books of Hours from Fifteenth-Century Italy, Firenze, Olschki, 2016 Þ rec. François Dupuigrenet Desroussilles, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 149-51.
046-102 dos Santos (Elsa Rita) – João Luís Lisboa, The 1755 Earthquake between Political Information and Accounts of Events, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 453-65. Dopo il devastante terremoto di Lisbona del novembre 1755, in Portogallo e in tutta Europa vennero pubblicati resoconti sulle gazzette e circolarono numerosi avvisi e relazioni. Gli a. in questo saggio mettono a confronto quanto scritto nella Gazzetta di Lisbona, di fatto esprimente il pensiero della corte lusitana, con le altre pubblicazioni. – M.C.
046-103 Erba (Edoardo), Racconti per Anna Giulia, in Itinerari del libro nella storia, pp. 67-74.
046-104 Establés Susán (Sandra), La actividad femenina en los negocios de producción, edición y venta de libros impresos en España e Hispanoamérica (siglos XVI-XVIII), in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 355-63. Sulla presenza e l’attività delle donne nella produzione e nel commercio librario del Cinque-Seicento in Spagna e nell’America Latina. – Ed.B.
046-105 Ettinghausen (Henry), ‘Jews in the News’: el antisemitismo en la primera prensa europea, a propósito de Simón de Trento, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 705-24. Dopo aver offerto un quadro delle relaciones riguardanti gli ebrei tra XVI e XVII sec., l’a. si sofferma sulla prima relazione a stampa della morte di Simone Unferdorben, ovvero il beato Simonino di Trento, uscita il 6 settembre 1475 a Trento. – M.C.
046-106 Failla (Francesco), Le biblioteche ecclesiastiche, laboratorio di valorizzazione umana, culturale e sociale nel territorio, in Conoscere, conservare, valorizzare il patrimonio culturale religioso, III, Archivi, biblioteche, musei, a cura di Olimpia Niglio – Chiara Visentin, Roma, Aracne, 2017, pp. 30-5. Il ruolo e la funzione delle biblioteche ecclesiastiche nella società contemporanea: l’attività e l’impegno dell’Associazione Bibliotecari Ecclesiastici Italiani (ABEI). – N.V.
046-107 Fassino (Gianpaolo), «La Lipsia Italiana»: la tipografia trinese negli scritti di Gaspare De Gregory, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 147-63. L’a. pone in dialogo il lavoro di sintesi organica delle notizie sulla tipografia trinese di Gaspare De Gregroy (1768-1846) con quello di altri studiosi dell’epoca, in particolare Carlo Denina (1731-1813), che pensò a Trino come «ciò che Lipsia è in Lamagna» (p. 147). Si tratta, insomma, di un’altra prospettiva da cui provare a riflettere sul tema e ad arricchirlo. Corredano il pezzo alcune ill. b/n. – E.G.
046-108 Fausto Pagliari, a cura di Luigi Guatri – Marzio A. Romani, Milano, EGEA, 2017, pp. XII+276 +16 tav. fuori testo, ISBN 978-88-8350-274-3, s.i.p. Cremonese ma laureato a Vienna, Fausto Pagliari (1877-1960) era vicedirettore della Società Umanitaria di Milano quando questa venne chiusa dal Fascismo: trovò lavoro come responsabile della Biblioteca dell’Università Bocconi, già ricca di 60.000 volumi, ma disordinata e magmatica. Suo il merito di averla trasformata in una efficace macchina della conoscenza orientata al mondo economico e nazionale e internazionale. Soprattutto del Pagliari, che si era sì già interessato delle biblioteche popolari e della loro organizzazione ma era digiuno di una formazione strettamente biblioteconomica, fu sempre apprezzato l’ampio respiro culturale che non solo lo rendeva consono al mondo accademico, ma gli permetteva addirittura di divenire lui stesso guida e maestro nella ricerche di settore. L’univ. Bocconi ha voluto ricordarne la figura con un bel vol. denso di numerosi interventi che ne analizzano diversi aspetti della poliedrica personalità. In fine una raccolta di suoi interventi e lettere, nonché la bibliografia dei suoi scritti (si noti il lungo silenzio dal 1927 al 1945). – Ed.B.
046-109 Fekete (Csaba), Batizi és kátéja, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 261-82. Diverse edizioni e modifiche del testo nel catechismo di un discepolo ungherese di Melantone, Andreas Batizi. – Ed.B.
046-110 Felix (Madelaine), I re magi, Milano, Jaca Book, 2017, pp. 240, ill. col., ISBN 978-88-16-60552-7, € 90. Quello dei re magi è un mito profondamente radicato nella nostra storia. Esso si è costruito, arricchito, evoluto subendo trasformazioni tali da condurre l’a. a tracciarne un nuovo cammino. A partire dai dodici versetti del Vangelo di Matteo, gli unici del Nuovo Testamento in cui si faccia menzione dei magi, senza alcuna definizione di sorta (né del numero, né dei nomi, né della loro estrazione sociale), quello che nasce essenzialmente come un racconto teologico si presta a divenire leggenda e a fornire materia ricca non solo per l’arte, la musica e la letteratura di tutti i tempi ma anche per l’immaginario popolare. Attraverso cinque sezioni (alle fonti del racconto; le reliquie dei magi; l’iconografia dei magi; i magi attraverso la letteratura; tradizioni popolari), corredate da un apparato illustrativo degno di lode, questi personaggi, che pian piano hanno acquisito un’individualità precisa, percorrono strade che essenzialmente sono le stesse percorse dall’umanità intera, dalla diffusione del cristianesimo a oggi. Così come gli uomini tuttavia, anche i magi a volte si sono persi ma in questo caso, come conclude l’a., l’intento di tale raccolta non è quello di «sacralizzare gesti o atteggiamenti in un periodo e in un contesto ben determinati, ma di lasciare che il racconto si apra alla quotidianità e all’attualità sotto il soffio dello Spirito. In questo modo conserverà tutto il suo valore e l’impatto sui cuori e sulle menti» (p. 226). – Anna Amico
046-111 Fera (Vincenzo), Filologia e Tyche. Ricordo di Alessandro Daneloni, in I ‘Graeca’ nei libri latini tra Medioevo e Umanesimo. Atti della Giornata di studi in ricordo di Alessandro Daneloni, 28 ottobre 2015, «Studi medievali e umanistici», 14, 2016, pp. XI-XXI. Alessandro Daneloni, morto prematuramente nel 2014, si era laureato a Firenze sotto la guida di L. Cesarini Martinelli sulla prima Centuria dei Miscellanea di Poliziano e aveva conseguito il Dottorato a Messina pubblicando l’epistolario di Bartolomeo Fonzio (l’edizione critica è uscita a stampa nel 2008). Tra i massimi conoscitori del Poliziano e dei suoi complessi postillati (si veda il vol. del 2001 Poliziano e il testo dell’Institutio oratoria), ha unito la solida preparazione filologica ad un’ampia conoscenza storico-culturale della Firenze del secondo Quattrocento. L’importante progetto di fornire in edizione critica e commentata gli appunti odeporici dell’Ambrogini, per quanto abbia potuto realizzarsi solo parzialmente (Per l’edizione critica delle note di viaggio del Poliziano, 2013), resta testimonianza luminosa dell’acribia dello studioso, esercitata in terreni oltremodo complessi sul fronte di varie lingue (greco, latino e volgare). – Carla Maria Monti
046-112 Fera (Vincenzo), Petrarca e il greco, in I ‘Graeca’ nei libri latini tra Medioevo e Umanesimo. Atti della Giornata di studi in ricordo di Alessandro Daneloni, 28 ottobre 2015, «Studi medievali e umanistici», 14, 2016, pp. 73-116. L’importante articolo riesamina la vexata quaestio del ruolo giocato da Petrarca e da Boccaccio riguardo alle traduzioni omeriche di Leonzio Pilato. Diversamente da Edoardo Fumagalli, che ha spostato il baricentro dell’impresa verso il Certaldese («Italia medioevale e umanistica», 2013, pp. 213-83), l’a. rivendica con forza l’iniziativa petrarchesca, nella convinzione argomentata che «per passione nei confronti della letteratura greca Petrarca nel Trecento non fu secondo a nessuno». In questa prospettiva vengono indagate le motivazioni del rapporto esibito da Petrarca con Barlaam, elevato al ruolo di precettore di greco, e viene valutata con accurata analisi l’evoluzione della sua conoscenza della lingua e della scrittura greca, attraverso l’esame delle parole greche presenti nelle sue opere e nei libri della sua biblioteca, in particolare nel codice di Svetonio Oxford, Exeter College, 186. – Carla Maria Monti
046-113 Ferraris (Giovanni), Giovanni Pullone e altri stampatori trinesi a Lione, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 115-36. L’a. propone una rapida carrellata delle attività dei tipografi trinesi che operarono a Lione (Giovanni Giolito de’ Ferrari, Vincenzo e Domenico Portonari) concentrandosi poi, in particolare, su Giovanni Pullone (1543-1564), tipografo non adeguatamente conosciuto e sottovalutato (quanto a capacità produttiva), che stampò in proprio ma anche per conto terzi. Chiude il pezzo una Tabella (pp. 124-33) in cui si presenta in ordine cronologico l’attività editoriale del Pullone per complessive 88 edizioni. Corredano il ragionamento alcune ill. b/n. – E.G.
046-114 Field (Richard S.), Antonio Tempesta’s blocks and woodcuts for the Medicean 1591 Arabic Gospels, Paris, Chicago, Les Enluminures, [2011], pp. 27, ill. col., ISBN 9780983854616, s.i.p. Il contributo analizza le sessantatré matrici lignee incise da Antonio Tempesta per l’Evangelium Sanctum Domini nostri Jesu Christi: prima testimonianza occidentale del Vangelo in arabo. Dopo aver ripercorso l’origine del progetto editoriale, si analizza lo stile delle incisioni e si tracciano dei parallelismi tra le illustrazioni della presente edizione del Vangelo e altre illustrazioni bibliche. La parte finale dello studio è dedicata a una ispezione materiale analitica e minuziosa dei blocchi che rivela peculiarità negli strumenti utilizzati per l’incisione, differenze materiche dei supporti e abitudini di incisione. Tutte queste caratteristiche portano a delineare una partizione dei blocchi in due tipi, alcuni più recenti e altri più tardi. Chiudono il tutto due appendici: una con l’indicazione delle raccolte in cui si trovano collezioni di matrici silografiche del sedicesimo sec. e un’altra con la lista delle matrici lignee contenuta nell’edizione del Vangelo in arabo. – A.T.
046-115 Flores Hernández (Yohana Yessica), Desiderata de la encuadernación: las encuadernaciones de un bibliófilo en la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 531-41. Il bibliofilo Antonio Correa (1923-2008) fece realizzare per i suoi libri differenti tipologie di legatura. – Ed.B.
046-116 Fontova Sancho (Laura), Impacto sociocultural de la introducción de la imprenta en Huesca, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 309-20. L’analisi degli inventari di biblioteche cinquecentesche a Huesca permette di studiare la penetrazione dello stampato locale nella vita socio-culturale della cittadina. – Ed.B.
046-117 Fragnito (Gigliola) – Alain Tallon, Introduction, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 1-4. Si introduce il vol., mostrando la varietà di approcci disciplinari impiegati e il contributo offerto alla comprensione di una situazione assai variegata come quella dei rapporti tra Francia e Italia in campo censorio, ecclesiologico, culturale e religioso. – L.R.
046-118 Fragnito (Gigliola), La censura ecclesiastica nell’Italia della Controriforma: organismi centrali e periferici di controllo, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 77-95. Il saggio delinea le varie fasi dell’organizzazione censoria e del controllo sulla produzione e la circolazione libraria, a livello sia centrale sia periferico. Si tratteggiano altresì le ricadute che la costruzione degli apparati repressivi da parte della Chiesa di Roma ebbe sull’applicazione stessa delle norme censorie. – L.R.
046-119 Francesca (Fabio), L’identità grafica delle collane di narrativa Einaudi, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 315-24. Come è nata l’identità grafica, unica e riconoscibile, della storica casa editrice Einaudi. – L.Mo.
046-120 Frasso (Giuseppe), L’edizione Tommaseo delle Lettere di Caterina da Siena tra scontro ideologico e filologia, in Per una nuova edizione dell’Epistolario di Caterina da Siena. Atti del Seminario (Roma, 5-6 dicembre 2016), a cura di A. Dejure – L. Cinelli OP, pp. 1-25. Il ricco e interessante contributo prende spunto dalle recensioni all’edizione Tommaseo delle Lettere di Caterina da Siena per fornire al lettore un dettagliato e lucido quadro del dibattito politico-religioso che animava l’Italia di metà diciannovesimo secolo, a un passo dall’unità nazionale. Si profilano davanti agli occhi di chi legge le voci della «Civiltà Cattolica», con la sua strenua difesa del papato e del suo potere temporale, e dell’«Archivio Storico Italiano» che porta avanti quella che sarà poi la posizione vincente. L’acuta analisi delle voci del tempo muove i suoi passi poggiando sugli ultimi studi sulla figura di Caterina da Siena e sul suo epistolario. Dopo aver ben descritto il quadro che si delinea intorno alla pubblicazione del Tommaseo, l’a. la confronta con quelle a lui vicine e ne analizza il metodo filologico giungendo poi a riconoscere come essa sia importante soprattutto perché permette di «approfondire il pensiero del Dalmata e […] di illuminare […] lo scontro in atto tra potere civile e potere religioso all’alba dell’unità d’Italia». – Em.B.
046-121 Fuente Andrés (Félix de la), Estuches de libro bajomedievales. Factores de continuidad y cambio en el tránsito del manuscrito a la imprenta, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 55-77. Si può individuare una particolare tipologia di piccole cassette lignee decorate e rinforzate, atte a essere veri astucci per conservare libri sia mss. sia a stampa. – Ed.B.
046-122 Gabriel (Frédéric), La loi du magistère. Pouvoir ministériel et forms ecclésiales dans la controverse entre Cajétan et Almain (1511-1512), in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 197-215. Partendo dalla controversia tra il domenicano Tommaso de Vio (1469-1534) e il teologo Jacques Almain († 1515), l’a. discute le modalità di attribuzione della potestas nella teologia romana e nella scuola parigina, che generano due diverse concezioni ecclesiologiche. – L.R.
046-123 Galiñanes Gallén (Marta), La batalla de Lepanto desde un pequeño reino del Imperio: El verdadero discurso de la gloriosa vitoria que N.S. Dios ha dado al Sereníssimo don Juan de Austria contra la armada turquesca, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 163-74. Il presente contributo è incentrato su questo breve scritto in castigliano, opera di Antonio Lofrasso, un soldato e poeta proveniente dalla Sardegna, uscita nel 1571 e che fu uno dei primi componimenti sulla vittoria di Lepanto a cui poi sicuramente si ispirarono altri autori successivi. – M.C.
046-124 Gallarotti (Antonella), Fiabe e leggende goriziane. Un racconto bibliografico, Gorizia, Libraria Antiquaria Drogheria 28 – Biblioteca Statale Isontina, 2017, pp. 102, ISBN 978-88-96925-34-8, € 20. I risultati di una intelligente ricerca bibliografica alla caccia di fiabe e leggende italiane e slovene di Gorizia e dei suoi dintorni: dopo la Prefazione di Marco Menato, l’a. propone una sinossi dei diversi racconti accompagnata dall’indicazione delle fonti note. In fine la bibliografia utilizzata (pp. 91-7). – Ed.B.
046-125 Galletti (Monica), Preliminari allo studio della presenza femminile nella protoindustria tipografica ed editoriale italiana. Milano tra il XVI e il XVII secolo, in Itinerari del libro nella storia, pp. 145-56. Si tenta di far emergere il ruolo sommerso delle donne in quella che era l’attività tipografico/editoriale in Italia, prendendo come campione di indagine la città di Milano. – A.T.
046-126 Gamarra Gonzalo (Alberto), El comercio del libro en España desde la correspondencia de José Hidalgo, in Del autor al lector, pp. 145-213. L’a., usando come fonte i libri contabili della libreria di Siviglia di José Hidalgo (dal 1805 al 1826), rivaluta la funzione del libraio: una figura con un peso sociale importante, capace di influenzare e condizionare il processo creativo ed evolutivo dell’oggetto libro. – A.T.
046-127 Gamarra Gonzalo (Alberto), Nuevos centros editoriales en el siglo XVIII. El caso de Soria (1785-1803), in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 507-16. La nascita di una nuova tipografia nella Soria del Settecento e il riformismo borbonico. – Ed.B.
046-128 Gamba Corradine (Jimena), «Aviéndome Vuestra Señoría encomendado que le escriva cómo han passado los torneos»: lo quese dice y lo que se calla en la representación festiva caballeresca (Torneo de Valladolid, 1544), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 807-27. La festa cavalleresca del Rinascimento fu uno strumento culturale e ideologico che servì a perpetuare, attraverso una manifestazione pubblica, i valori legati all’organismo cavalleresco che gradualmente andava declinando. Le relazioni stampate e manoscritte hanno permesso a questi valori istituzionali cavallereschi di diffondersi nel tempo e nello spazio: confrontandone diverse relative agli stessi tornei e provenienti da centri di produzione differenti, l’a. ha puntato l’attenzione sulle omissioni e sul “non detto”, ricercando le motivazioni e gli scopi. – M.C.
046-129 Garavelli (Enrico), Una chiacchierata di Antonio Fogazzaro con Lina Tommasetti, in Edito, inedito, riedito. Saggi dall’XI Congresso degli Italianisti Scandinavi. Università del Dalarna - Falun, 9-11 giugno 2016, a cura di Vera Nigrisoli Wärnhjelm – Alessandro Aresti – Gianluca Colella – Marco Gargiulo, pp. 91-103. L’articolo ripercorre l’evoluzione testuale di un’intervista rilasciata da Antonio Fogazzaro alla scrittrice e giornalista Lina Tommassetti nel gennaio 1909. Si analizzano in particolar modo le varianti – attribuite in parte a Fogazzaro, in parte a Lina Tommassetti e in parte a un editor anonimo – alle varie versioni del testo, usandole come spunto per riflettere sulle tendenze legate all’uso della lingua italiana nei giornali. – A.T.
046-130 García Giménez (Carlos María), Nuevas aportaciones al estudio del Códice Pomar de la Universitat de Valencia (BH Ms. 9), in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 321-30. Viene analizzata la materialità di una raccolta secentesca di materiale scientifico. – Ed.B.
046-131 Gay (Jean-Pascal), Histoire de censure inverse. Nicolas Chichon, Suárez et Saint-Office (1624-1637), in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 383-410. Il frate minimo Nicolas Chichon, dopo aver subito dure condanne in Francia, anche da parte dei superiori del suo ordine, trovò rifugio presso il convento romano di Trinità dei Monti, dove passò buona parte della sua vita, impegnato a voler dimostrare al Sant’Uffizio l’eterodossia del grande teologo gesuita Suárez. Le sue posizioni mostrano alcuni contatti con una sorta di pelagianesimo e con successive e più mature polemiche antigesuite. – L.R.
046-132 Gehl (Paul F.), American Collecting Traditions. Emblem Books at the Newberry Library, in Itinerari del libro nella storia, pp. 251-8. Si ripercorre la tradizione di acquisizioni di libri di emblematica da parte della Newberry Library, soffermandosi anche sul ruolo e sul profilo culturale degli addetti all’incremento delle raccolte. – A.T.
046-133 Gilmont (Jean-François), Les imprimeurs genevois du XVIe siècle originaires des XVII provinces, in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 47-59. Motivazioni religiose spinsero diversi tipografi a emigrare dalle Diciassette Province a Ginevra nel Cinquecento. Il contributo analizza i legami che questi stampatori mantennero per tutta la vita con i loro paesi di origine. – L.R.
046-134 Gotor (Miguel), «Onde non apparisca che anco tra i cattolici siano diversità d’opinioni in quello che riguarda la fede». I sermoni di Ignazio di Loyola e le censure della Facoltà di Teologia del 1611 tra Parigi e Roma, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 363-81. Analizzando un opuscolo che raccolse gli interventi ufficiali dei teologi della Sorbona e confrontandolo con l’esemplare delle Trois tres-excellentes Predications, tradotte dallo spagnolo dal gesuita François Solier (Poitier, Antoine Mesnier, 1511, Paris, BnF D-53936) che reca le tracce di lettura del primo censore domenicano, l’a. mostra le tensioni esistenti tra gesuiti francesi e Università di Parigi. – L.R.
046-135 Grillo (Manuela), I torchi a stampa ufficiali dello Stato Pontificio: la Stamperia del Popolo Romano, la Tipografia Apostolica Vaticana, la Stamperia Camerale, in Scrittura e potere, pp. 11-21. Si tratta di un breve ma denso approfondimento «interamente derivato da fonti bibliografiche» (p. 15) sulla tipografia camerale di Roma, una vera e propria appendice storiografica a coronamento del vol. Leggi e bandi di antico regime della stessa autrice. Contributo, questo, che cerca di fare chiarezza anche sui tanti e vari fraintendimenti presenti nella letteratura sulle stamperie della Santa Sede. – Ar.L.
046-136 Guercio (Maria), La manualistica per le discipline archivistiche. Dai modelli d’autore del dopoguerra ai bisogni di specializzazione del XXI secolo, in Itinerari del libro nella storia, pp. 258-94. Si riflette sulle trasformazioni che i manuali di archivistica hanno subito nei sec. XX e XXI, trasformazioni resesi necessarie dall’evoluzione delle tecnologie digitali e dai cambiamenti organizzativi delle istituzioni pubbliche. – A.T.
046-137 Guilleminot-Chrétien (Geneviève), Chrétien et André Wechel, ‘libraires parisiens’?, in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 27-38. La perfetta integrazione del libraio brabantino Chrétien Wechel a Parigi si incrinò drasticamente solo a seguito della notte di San Bartolomeo, all’indomani della quale l’azienda di famiglia fu trasferita dal nipote André a Francoforte. – L.R.
046-138 Guzzetti (Francesco), Il Furioso di Grazia Nidasio, tra Ludovico Ariosto e Italo Calvino, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 95-110. Le illustrazioni create per la versione calviniana dell’opera ariostesca mostrano la capacità dell’artista di far propri modi e gusti della riscrittura proposta. – Ed.B.
046-139 Hanny (Ersébet), Romances como noticias sobre la toma de Buda, 1686, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 339-51. Durante la riconquista di Buda vennero pubblicate numerose opere, tra cui tre poemi che l’a. analizza sul piano della veridicità storica delle notizie riportate. – M.C.
046-140 Harris (Neil), Poetic Gymnasium and Bibliografical Maze: Publishing Petrarch in Renaissance Venice, in Specialist Markets in the Early Modern Book World, edited by Richard Kirwan and Sophie Mullins, Leiden, Brill, 2015, pp. 145-74. Partendo dal presupposto che le teorie sul consumo culturale non siano mai state applicate alla produzione libraria, l’a. indaga con gli strumenti della bibliografia analitica le complessità dell’edizione petrarchesca di Gabriel Giolito de’ Ferrari curata da Ludovico Dolce (Venezia, 1557). In tal modo, si evince la possibilità che l’editore abbia realizzato un’opera raffinata dal punto di vista sia grafico che filologico con l’intento di sbaragliare la concorrenza proponendo un prodotto non più generalista, ma di nicchia. – D.M.
046-141 Hendrickson (Thomas), Ancient Libraries and Renaissance Humanism. The De bibliothecis of Justus Lipsius, Leiden, Brill, 2017, pp. XIV + 336, ill. b/n, ISBN 978-90-04-33817-3, € 119. Il De Bibliothecis Syntagma del fiammingo Justus Lipsius venne pubblicato per la prima volta nel 1602 per i tipi dell’officina moretiana, ottenendo ben presto un notevolissimo successo negli ambienti intellettuali europei. Si trattava, di fatto, della prima opera autonoma riguardante la storia e l’organizzazione delle biblioteche. L’edizione ora pubblicata dall’olandese Brill costituisce la prima edizione critica con traduzione in inglese dell’opera, arricchita da un eccellente commento che cerca di inserire l’operetta di Lipsius nel grande quadro della trattatistica erudita relativa alla prassi bibliotecaria. Molto interessante la prospettiva marcatamente filologica che il curatore utilizza per evidenziare la trasmissione e la fortuna del testo a stampa in età moderna. Il vol. è arricchito da una solida bibliografia, come pure da una serie di ottimi indici (manoscritti, iscrizioni e papiri, autori e testi dell’antichità, indice generale). – N.V.
046-142 Hermant (Héloïse), La actualidad de la guerra de Restauración de Portugal entre cartas, relaciones de sucesos y gacetas. Tensión editorial y difracción del acontecimiento, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 299-319. Durante la guerra di Restaurazione portoghese del 1661-1663 venne prodotta una massa eterogenea di pubblicistica a stampa e manoscritta, la cui analisi mostra essere stata presente una complessa rete di informazione rivolta a pubblici e a circoli sociali diversi. – M.C.
046-143 Hernández Pérez (Azucena), Tratados del Astrolabio: el paso del manuscrito al impreso de un manual de instrucciones medieval, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 253-63. Se gli astrolabi erano comuni strumenti di misurazione scientifica in ambienti arabi, ebraici e cristiani, altrettanto diffusi erano i trattati a essi dedicati: con l’avvento della stampa questi testi divengono veri e propri manuali per il loro utilizzo, anche fuori da ambienti specialistici. – Ed.B.
046-144 Hétérodoxies croisées. Catholicismes pluriels entre France et Italie, XVIe-XVIIe siècles, études réunies par Gigliola Fragnito – Alain Tallon, Rome, École française de Rome, 2017 (‘Collection de l’École française de Rome’, 508), pp. 514, ISBN 978-2-7283-1143-9, € 27. Il vol. mostra come la presunta unità del mondo cattolico uscito dagli sconvolgimenti della Riforma sia un mito proposto e sostenuto, ma che non trova piena conferma a un’analisi più attenta della situazione politico-religiosa italo-francese tra Cinque e Seicento. La raccolta di saggi è il frutto di un progetto di ricerca iniziato nel 2008 e sviluppatosi sotto l’egida di importanti istituti di ricerca quali l’École française de Rome, l’Università degli Studi di Parma e l’Université Paris-Sorbonne. I contributi sono raggruppati in cinque sezioni non omogenee: Parlement, diplomatie et pouvoirs romains (Barbiche, Daubresse, Bonora), Organisation du contrôle de l’imprimé (Fragnito, Quantin), Controverses (Gabriel, Schmitz, Catto), La censure des livres (Caravale, Valeri, Quantin, Gotor, Gay) e Venise et la France (Pin, De Franceschi, Barzazi). Chiude l’indice dei nomi. È spogliato sotto i singoli contributi. – L.R.
046-145 Holmberg (Linn), The Maurists’ unfinished encyclopedia, Oxford, Voltaire Foundation, 2017 Þ rec. Lorenzo Mancini, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 382-4
046-146 Iglesias Castellano (Abel), Los ciegos: profesionales de la información. Invención, producción y difusión de la literatura de cordel (siglos XVI-XVIII), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 457-89. In questo intervento viene analizzata la figura dei rimatori ambulanti ciechi, che oltre a comporre e a recitare, furono editori e venditori di relazioni di eventi a stampa, giocando un ruolo fondamentale nella storia della cultura scritta spagnola durante l’età moderna. – M.C.
046-147 «Illustrazione (L’). Rivista del libro a stampa illustrato», 1, 2017, pp. 154. Il nuovo annuario Olschki, fondato e diretto da Giancarlo Petrella, vuole idealmente raccogliere il testimone del mitico periodico «Maso Finiguerra» (1936-1940) frutto dell’opera di Lamberto Donati. Come illustra la lucida Presentazione (pp. 5-8) del dir., però, si è voluto in questo caso concentrarsi non tanto sull’arte dell’incisione, quasi una rivista dedicata a silografia e calcografia artistiche, ma sull’interazione del libro tipografico con l’arte dell’illustrazione. La rivista, di grande formato, è ovviamente arricchita di un ricco apparato illustrativo anche a colori. Si spogliano i singoli contributi. – Ed.B.
046-148 In font we trust!, a cura di Nicoletta Boschiero – Duccio Dogheria, [Rovereto], Casa d’arte futurista Depero – Mart, 2017, ill., ISBN 978-88-95133-31-7, € 15. Si tratta del catalogo dell’omonima mostra che ha avuto luogo presso la Casa d’arte futurista Depero a Rovereto dal 14 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018. Grazie all’ausilio di un notevole apparato illustrativo, il vol. mette in luce il complicato e particolare rapporto tra l’arte tipografica e le avanguardie del XX sec. Un viaggio intermediale che simbolicamente comincia con l’opera di Filippo Tommaso Marinetti L’immaginazione senza fili e le parole in libertà (1913), manifesto teorico dell’utilizzo simultaneo di più caratteri e in corpi diversi, e che prosegue con l’esposizione e la descrizione di manifesti, documenti, opere d’arte e video diventati emblema delle sperimentazioni tipografiche del Novecento. – Pierfilippo Saviotti
046-149 Incisioni di architettura e di ornamento all’inizio dell’era moderna: processi di migrazione in Europa, a cura di Sabine Frommel – Eckhard Leuschner, Roma, Campisano, 2016, pp. 290, ill. b/n, ISBN 978-88-98229-71-0, € 40. Il bel vol., ricchissimo di illustrazioni, indaga ottanta opere provenienti dai fondi di libri e di grafica a stampa di soggetto ornamentale e architettonico conservata a Gotha (Forschungsbibliothek) e a Erfurt (Universitätsbibliothek Erfurt). L’intento non è solo quello di presentare i ricchissimi fondi, ma è soprattutto quello di studiare i fenomeni di “diffusione e transfer artistici” (p. 9). Questo obiettivo è perseguito grazie a una indagine che – per ogni libro o stampa catalogati – va a ricercare tutte quelle tracce lasciate da eventuali modelli e, dall’altro lato, cerca di individuare eventuali influenze che i disegni esaminati avrebbero trasmesso a illustrazioni successive. Dopo una ampia introduzione bipartita delle due curatrici, inizia il catalogo vero e proprio. Le schede – realizzate da diversi esperti – si caratterizzano per un’ampia area di note di edizione che segue l’intestazione. In questa area si riportano eventuali riedizioni e si riflette sul valore artistico delle illustrazioni, facendole interagire anche con il testo; chiudono le schede la bibliografia e le immagini. Si segnala la scheda n. 27 relativa all’illustrazione del Tempio di Salomone a Gerusalemme, calcografia proveniente da una delle più famose opere relative alla rappresentazione dei Luoghi Santi: il Trattato delle Piante & Imagini de i sacri edificii di Terra Santa (stampato nel 1609 e poi 1620) del francescano Bernardino Amico. Indice finale dei nomi. – A.T.
046-150 Incunaboli (Gli) della biblioteca di Montevergine. Catalogo a cura di Domenico D. De Falco. Presentazione di p. Riccardo Guariglia. Premessa di p. Gerardo Di Paolo. Con un saggio di Giuseppina Zappella, Avellino, Mephite, 2017, (‘Scritture e libri del Medioevo’, 14), pp. 191, ill., ISBN 978-88-6320-199-4. Il catalogo – consultabile anche online al sito della biblioteca, http://www.bibliotecastataledimontevergine.beniculturali.it/index.php?it/538/catalogo-degli-incunaboli-della-biblioteca-di-montevergine (interrogabile attraverso un sistema di sette indici modellato esattamente sulla versione cartacea), e nel catalogo nazionale SBN online, dove è presente anche il link alla copia digitale, se realizzata – censisce gli incunaboli della Biblioteca di Montevergine ed è parte di un più ampio progetto che ha già all’attivo il censimento delle cinquecentine della medesima biblioteca. Il patrimonio quattrocentesco consta di 35 esemplari per 23 edizioni, che spaziano cronologicamente dal 1469 (scheda n. 18) al 1500 (scheda n. 16) e che mostrano una molteplicità di autori e materie: si va infatti dalla teologia, ai classici, ai testi umanistici, alla filosofia, alla storia e geografia, ai padri della chiesa e infine ai testi giuridici e liturgici (al prezioso libro d’ore, scheda 15, è dedicato il saggio di Giuseppina Zappella, Una frontiera contesa tra manoscritto e stampato: i libri d’ore, pp. 47-98, arricchito da ben 16 tavole a colori). Le schede, dotate di un numero d’ordine progressivo (che si trova all’inizio, prima della segnatura di collocazione) e ordinate alfabeticamente per autore (che rappresenta l’intestazione), guardano al modello di SBN («il nostro punto di riferimento che noi consideriamo imprescindibile è stato SBN, perché siamo convinti che qualsiasi catalogo che si compili adesso [...] debba avere la sua vetrina nella rete, che nel caso di libri e biblioteche significa innanzitutto SBN», pp. 12-3), e si attengono quindi – quanto alla forma dell’intestazione, ai dati di edizione e alla descrizione materiale dell’edizione (definita note di edizioni, p. 14, e contenente anche l’indicazione delle dimensioni dell’esemplare!) – alle norme REICAT e alla Guida alla catalogazione in SBN materiale antico (Roma, 2016). Seguono: l’area della descrizione – in cui in corsivo si trascrivono (non sempre, e non è chiaro in che forma), colophon, eventuale registro, e altre parti significative dell’edizione – e le note di esemplare, in cui si dà conto dell’aspetto esterno del libro, di eventuali aggiunte, di interventi di decorazione o di segni di lettura. Particolare attenzione è stata posta ai possessori e alle provenienze, puntualmente elencati nell’apposito indice (p. 197). Anche l’area della bibliografia, nella scheda, risente dell’impostazione generale del lavoro, giacché il riferimento ai repertori che descrivono l’edizione contempla (in prima posizione) l’identificativo SBN seguito da ISTC e IGI: manca però del tutto qualsiasi riferimento al GW (come pure a Essling e Sander, in caso di ill.). E altrettanto inspiegabilmente, ad es., alla scheda n. 10 l’indicazione relativa a una serie di carte mancanti è collocata, oltre che nelle note di esemplare, come giusto che sia, anche fra i dati di edizione e la collazione. Come a ribadire che la differenza fra edizione/esemplare risulta non sempre chiara... Ogni scheda è infine corredata da una ill. b/n. Completano il lavoro sette utili indici (intestazioni principali e secondarie, titoli uniformi, editori e tipografi, luoghi di stampa, cronologia delle edizioni, possessori) e i saggi di Anna Battaglia (Gli incunaboli di Montevergine attraverso la storia della Congregazione Verginiana, pp. 19-23), Tommasina Romano e Sabrina Tirri (I centri della produzione editoriale agli albori della stampa: il caso Venezia, pp. 25-34) e di Lucia Palmisano (Riflessioni sulle immagini di alcuni incunaboli della biblioteca di Montevergine, pp. 35-46, che rende ancora più incomprensibile l’assenza nelle schede di qualunque riferimento agli opportuni repertori). – E.G.
046-151 Infelise (Mario), Chi stampava i primi libretti d’opera (Venezia 1637-1645)?, in Itinerari del libro nella storia, pp. 157-66. Si analizzano i risvolti editoriali della inaugurazione, nel febbraio del 1637, del teatro musicale aperto a un pubblico pagante. – A.T.
046-152 Infelise (Mario), Scrivere gli avvisi: autori ignoti e autori di fama, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 19-30. Prima ancora dell’apparizione dei fogli a stampa degli avvisi e delle gazzette, l’Europa era coperta da una vera e propria rete di scambi di informazioni provenienti da tutto il mondo, concretizzati in fogli manoscritti realizzati da autentici professionisti di questo genere di prodotti. Gli autori di questi testi sono generalmente sconosciuti, solo di pochi è possibile attualmente ricostruire le vicende, ma è fondamentale approfondire le ricerche e analizzare in profondità il fenomeno per comprendere il funzionamento della trasmissione delle notizie durante l’ancién régime. – M.C.
046-153 «InPressioni», VIII/15, primavera 2017. Nuovo numero della rivista exlibristica edita dall’Associazione “Eugenio Fassicomo” di Genova, con interventi dedicati al catalogo degli ex libris di Duilio Cambellotti (Francesco Tetro), ai 150 anni dalla nascita dell’artista tedesco Otto Ubbelohde (Siegfried Bresler), alla xilografia policroma di Mariaelisa Leboroni (Gian Carlo Torre), all’artista e designer Katsue Inoue (Cliff Parfit), alla raccolta di ex libris di Antonello Moroni (Massimo Gatta) e agli ex libris dedicati ai viaggi di Ulisse (Giorgio Frigo). – Pierfilippo Saviotti
046-154 «InPressioni», VIII/16, autunno 2017. Numero 16 della rivista dedicata all’arte degli ex libris, con saggi riguardanti diversi artisti otto-novecenteschi: l’italiano Alfredo Baruffi (Gian Carlo Torre), il boemo Okatar Štáfl (Josef Chalupsky), Maurizio Rivetti (Aldo Audisio), il tedesco Erhard Beitz (Siegfried Bresler). Inoltre, sono presenti tre interventi relativi ad artisti moderni famosi (Karl Vissers), al ricordo dello studioso inglese Cliff Parfit, collaboratore della rivista scomparso nel marzo del 2017 (Gian Carlo Torre), e all’approfondimento del Premio Ex libris-piccola grafica promosso dal Comune di Santa Croce sull’Arno (Ilaria Mariotti). – Pierfilippo Saviotti
046-155 Invención (La) de las noticias. Las relaciones de sucesos entre la literatura y la información (siglos XVI-XVIII), Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), Trento, Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, 2017 (‘Collana Labirinti’, 168), pp. 858, ISBN 978-88-8443-737-2, € 15. Si rimanda ai singoli articoli contenuti.
046-156 Ioan Chindriș (Ioan) – Niculina Iacob – Eva Mârza – Anca Elisabeta Tatay – Otilia Urs – Bogdan Crăciun – Roxana Moldovan – Ana Maria Roman-Negoi, Cartea românească veche în Imperieul Habsburgic (1691-1830), Recuperarea unei indentități culturale - Old Romanian Book in the Habsburg Empire (1691-1830), Recovery of cultural identity, Studiu introductiv/ Introduction by Eva Mârza, Cluj-Napoca, Editura MEGA, 2016 Þ rec. István Monok, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 371-3.
046-157 Iraceburu Jiménez (Maite), Lo oral en lo escrito: studio lingüístico de las relaciones de sucesos, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 543-65. All’interno delle relazioni prese in esame nel presente saggio, l’a. non ha rinvenuto dei processi linguistici derivati da forme strettamente orali, quanto piuttosto strategie verbali alla ricerca di una certa immediatezza comunicativa con il lettore. – M.C.
046-158 Itinerari del libro nella storia. Per Anna Giulia Cavagna a trent’anni dalla prima lezione, a cura di Francesca Nepori – Fiammetta Sabba – Paolo Tinti, Bologna, Pàtron, 2017, pp. 357, ill. b/n, ISBN 978-88-555-3398-0, € 56. Il vol. si presenta come una raccolta di contributi offerti da vari studiosi ad Anna Giulia Cavagna. È schedato sotto i singoli contributi. – A.T.
046-159 Jackson (Ian), Bernard M. Rosenthal 5 May 1920 – 14 January 2017. A Biographical and Bibliographical Account, Berkeley, Wednesday Table, 2017, pp. [6] 11 [5], s.i.p. L’a., scomparso nel febbraio scorso, aveva voluto dedicare alla memoria di B. Rosenthal un magnifico grande in folio «in the style of the Dictionnaire historique et critique of Pierre Bayle (1647-1706)». Si tratta di una bio-bibliografia (in parte già nota) in cui non si sa se ammirare maggiormente l’erudita precisione, la ricchezza di informazioni, l’elegante presentazione o il caldo affetto per l’amico venuto meno. – E.B.
046-160 Jiménez López (Jorge), La materialización de un clásico: unas Tragedias de Séneca con comentario de Nicholas Treveth (BGH/Ms.2703) de Diego de Anaya, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 169-83. Analisi codicologica di uno splendido manufatto italiano dell’ultimo quarto del XIV sec., decorata dal calligrafo aquilano Stefano Masi. – Ed.B.
046-161 Klimeková (Agáta) – Janka Ondroušková, Bibliografia územne slovacikálnych tlačí 19. storočia, zväzok 1-7, Martin, Slovenská národná knižnica, 2016, Þ rec. Judit V. Ecsedy, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 376-8.
046-162 Kubíček (Tomáš), Moravská zemská knihovna. Její historie, současnost, vize, Brno, Moravská zemská knihovna, 2016, pp. 127, ill. b/n e col., ISBN 978-80-7051-212-8, s.i.p. In questo vol., Tomáš Kubíček racconta la storia e i progetti della Moravian Library di Brno (Moravská zemská knihovna) di cui è direttore dal 2014, accompagnando la narrazione con numerose immagini e fotografie. Dopo una breve introduzione (Úvodem, pp. 7-11), il vol. prosegue con un ampio cap. sulla storia della biblioteca, dai suoi albori ottocenteschi fino al 2001, quando l’istituzione si trasferisce nella bella sede attuale (Z historie Moravské zemské knihovny, pp. 13-74). Segue un cap. sui progetti in corso e sui servizi forniti (Současnost, pp. 75-93), quali l’organizzazione per aree disciplinari dei piani dell’edificio e delle sale di lettura, il ruolo di biblioteca scientifica, la collezione di libri in lingua straniera e il massiccio lavoro di digitalizzazione del materiale custodito. Dopo aver parlato di passato e presente, sono esposti in due capp. i progetti per il periodo 2015-2025 (Koncepce Moravské zemské knihovny na období 2015-2025, pp. 95-8; Vize Moravské zemské knihovny v Brně, pp. 99-109). Chiudono il vol. l’elenco di abbreviazioni, la bibliografia e l’indice dei nomi (pp. 110-21), nonché un agile riassunto in inglese dell’intero contenuto (pp. 122-7). – S.C.
046-163 Leedham-Green (Elisabeth), Goliardic Verses, in Itinerari del libro nella storia, pp. 65-6.
046-164 Leonardi (Timoty), Principali fonti piemontesi sugli stampatori trinesi del XV e XVI secolo, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 99-114. Muovendo dai dati contenuti in ISTC, Edit 16 e ICCU, l’a. restituisce una panoramica delle principali fonti edite sugli stampatori originari di Trino attivi fra la fine del XV e il XVI sec. in diverse città italiane e straniere. Ne censisce ben 32, di cui offre una sintetica presentazione. – E.G.
046-165 Leonetti (Francesca), El barroquismo de las «grandes alegrías»: los rituales del poder en las relaciones de sucesos españolas e hispanoamericanas del siglo XVII, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 843-58. L’a. indaga le strategie e le tecniche di riaffermazione rituale del potere della monarchia nelle feste pubbliche così come riproposte nelle relazioni spagnole e ispano-americane del XVII sec. – M.C.
046-166 Libraria Antiquaria Pregliasco, Catalogo 108. Immagini in movimento. Guerra e pace, Torino, dicembre 2017. Oltre 200 offerte, tutte “iconograficamente” rilevanti. Si passa dall’origine della fotografia ai diorami, dai viaggi alle vedute, dalla danza alla scherma, seguono libri di fortificazioni e militaria, carte decorate e da ritagliare. Una selezione visivamente interessantissima. – Ed.B.
046-167 López (Jorge García), Relaciones en la imprenta de Pablo Campins, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 583-97. L’a. esamina il corpus delle relazioni stampate dal tipografo barcellonese Pablo Campins tra il 1700 e il 1780. – M.C.
046-168 López Montilla (María Jesús), “Viajes” de libros en la Baja Edad Media. Mercado y distribución, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 35-53. Il commercio del ms. tardomedioevale nel suo contesto sociale richiede ancora di essere studiato, tra sviluppo di librai laici, crescita del possesso personale dei libri, nuovi usi devozionali. – Ed.B.
046-169 López Poza (Sagrario), Festejos por la «conversión del reino de Inglaterra»: noticias, literatura y propaganda (1554-1555), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 783-805. Il matrimonio del principe Filippo (futuro re Filippo II di Spagna) con la regina Maria Tudor d’Inghilterra nel 1554 fu un evento di grande interesse anche a Roma, in quanto era in gioco la conversione ufficiale del regno al cattolicesimo. I resoconti degli eventi mostrano le aspettative politiche e religiose, le notizie provenienti dal regno dell’isola e la loro trasformazione a fini di propaganda da parte delle autorità civili e religiose. – M.C.
046-170 López Varea (María Eugenia), La imprenta incunable en Salamanca, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 265-79. A Salamanca si iniziò a stampare dal 1478 circa. Viene riletta tutta la bibliografia sul tema, puntualizzando le caratteristiche delle varie officine attive. – Ed.B.
046-171 Lorenzo Arribas (Josemi), Maniculae monumentales. Traslación de signos librarios a conjuntos murales medievales de Castilla, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 207-20. L’a. tenta di ricondurre al modello delle maniculae presenti nei mss. (e nei primi libri a stampa) alcune “figure con mano indicante” ritrovate in chiese medioevali spagnole (forse il ricordo dell’iconografia di san Giovanni Battista “indicante” poteva essere d’aiuto). – Ed.B.
046-172 Lucchesini (Federica), Lettera alle professoresse, «Gli asini», 42-43, 2017, pp. 58-61, ISBN 9788863572193, € 13. L’a. prende spunto dal celebre testo di don Milani per indirizzare, a cinquant’anni dalla morte del prete di Barbiana, un rinnovato appello alle docenti dallo stile agile e avvincente. «A che punto siamo con la scuola?» ci si chiede; «per chi lavoriamo?», «che mestiere facciamo?». L’analisi non può limitarsi a ribadire le ben note difficoltà della scuola italiana, ma traccia delle linee di sviluppo e di riflessione ulteriore per «darci una mano ad aprire gli occhi e a capire cosa fare». – Dario Romano
046-173 Luengo Cuervo (Sara), Consejos a Su Majestad, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 599-618. Lo sopo dell’a. in questo saggio è analizzare l’evoluzione di una serie di pubblicazioni uscite a nome del “Patán de Carabanchel” tra la fine del XVII sec. e la metà del sec. successivo, pubblicazioni realizzate da esponenti dell’opposizione politica dell’epoca che volevano rimanere nell’anonimato. – M.C.
046-174 Manganotti (Ester Beatrice), La legatura all’antica oggi: manualità & fantasia, Verona, a cura di Marco Girardi e Laura Minelle, Verona, Biblioteca Civica di Verona, 2008 (sedicesimi/didattica, 2), pp. 22, ill., senza ISBN, s.i.p. La dispensina, creata per l’omonimo seminario presso la Biblioteca Civica, illustra in maniera semplice le tecniche base della creazione dell’oggetto-libro. Le illustrazioni, dell’autrice, mostrano le fasi (cucitura, legatura e decorazione della coperta) passo per passo. Utile per percorsi guidati con momenti di laboratorio nelle biblioteche. – Martina Molino
046-175 Marazzini (Claudio), Gli editori vercellesi-trinesi e la lingua italiana, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 165-74. L’a. riflette sulla marginalità culturale dell’imprenditoria libraria piemontese, e trinese in particolare, con la conseguente necessità di trasmigrare verso l’Italia orientale – soprattutto, ovviamente, Venezia – attraverso le vicende e i personaggi legati alle stampe di alcune importanti grammatiche. Corredano e irrobustiscono il ragionamento cinque utili grafici, che ben rappresentano la produzione e le scelte linguistiche dei tipografi fra Trino, Vercelli e Casale nel XVI sec. – E.G.
046-176 Martín Jaraba (María Ángeles), Las relaciones de sucesos en el Catálogo Colectivo del Patrimonio Bibliográfico Español, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 391-418. Viene offerto un quadro riassuntivo delle relaciones de sucesos presenti nel Catalogo Collettivo Spagnolo con una presentazione delle problematiche connesse alla catalogazione e una analisi statistica delle stesse. – M.C.
046-177 Martín Molares (Mónica), Paratextos legales en las relaciones de sucesos impresas entre 1550 y 1650, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 365-83. Se le relaciones de sucesos sono «textos ocasionales en los que se relatan acontecimientos con el fin de informar, entretener y conmover al receptor», qui si indagano gli interventi di certificazione legale inseriti nell’ampio corpus analizzato. – Ed.B.
046-178 Martín Velasco (Margarita) – Almudena Torrego Casado, Lecturas y grabados para esculpir: una aproximación a la materialidad gráfica de la librería madrileña Pompeo Leoni, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 421-36. Analisi di una importante “biblioteca d’artista” (1531-1608). – Ed.B.
046-179 Martínez Pereira (Ana), Divertimentos seriados en Lisboa, más allá de la Relación, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 531-42. Tra gli annunci nella Gazzetta di Lisbona è segnalata una serie di notizie internazionali presentate in modo beffardo a complemento delle notizie più ufficiali. L’a. cerca di capire le connessioni letterarie e ideologiche tra le informazioni contenute nelle notizie e i testi di questi rapporti burleschi presentati sotto il titolo “O anónimo” (1752-1754) e “Sonho lembrado” (1754). – M.C.
046-180 Martínez Pereira (Ana), Víctor Infantes de Miguel (†), Correcciones después de imprimir. Juan José Sigüenza y Vera y su ejemplar del Mecanismo del arte de la imprenta (1811), in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 483-506. Recupero e studio dell’esemplare personale dell’a. del primo trattato spagnolo sull’arte tipografica: correzioni, aggiunte, appunti interfoliati… – Ed.B.
046-181 Mattotti. Sconfini, Catalogo della mostra, direzione di Michel-Edouard Leclerc, Modena, Logos, 2016 Þ Giorgio Bacci, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 153-4.
046-182 Mazzocchi (Giuseppe), Riflessi manzoniani di un’emissione milanese ignota dei sermoni di padre Antonio Vieira, in Itinerari del libro nella storia, pp. 105-14. Partendo dal ritrovamento di una sconosciuta emissione milanese dei sermoni del milanese padre Vieria, si analizza la produzione editoriale di Milano a fine del Seicento paragonandola con quella veneziana. – A.T.
046-183 Meilán Jácome (Patricia), Transformaciones de una edición de Ovidio: sobre las metamorfosis de Ovidio de Francisco Crivell (1805-1819), in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 543-59. Praticamente ciascun esemplare conservato mostra una diversa combinazione di testo e illustrazioni. – Ed.B.
046-184 Menato (Marco), Le collocazioni, i fondi e la collezione d’arte della Biblioteca Statale Isontina. Appunti di storia bibliografica, «Ce fastu?», 93, 2017, pp. 109-48. Dopo un breve excursus storico sulla pratica della collocazione libraria, l’a. fornisce un vademecum per orientarsi tra volumi e raccolte periodiche, biblioteche e archivi privati e sulle collezioni d’arte della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, tutto in ordine alfabetico e corredato di note bibliografiche. Il saggio, inizialmente nato per informare i distributori dell’esatta collocazione del materiale posseduto, ha un taglio storico oltre che biblioteconomico, dato che «la storia di una biblioteca è storia biblioteconomica (cioè storia della sua organizzazione biblio-catalografica), oltre che essere più in generale storia della cultura. Infatti la serie delle collocazioni dice molto della storia di una biblioteca» (p. 110). E, in effetti, l’Isontina ha un passato molto affascinante, in quanto biblioteca “straniera” almeno fino al 1918, come si evince dal succedersi cronologico e bibliografico delle collocazioni generali (periodo asburgico con il patrimonio librario dei Gesuiti e dei Piaristi [cioè degli Scolopi], che subentrarono ai primi; Studienbibliothek e, infine, periodo italiano). Molti fondi – accresciutisi in numero negli ultimi anni nonostante il taglio del budget destinato agli acquisti – nascono come biblioteche private e rappresentano il grado di cultura esistente sul territorio e il ruolo assegnato alla Biblioteca cittadina. Tra le collocazioni, invece, vanno ricordate almeno: la Civica (che ospita i vol. editi dal XVIII sec. al 1994, importante anche per gli elementi di storia della tipografia e dell’editoria goriziana); la MS., MS. Civ. (con manoscritti salvatisi dalla distruzione cui la prima guerra mondiale sembrava destinarli); il Fondo Hugues, primo importante fondo privato, e quello di Della Bona, nucleo primario della Biblioteca Civica (in entrambi i casi non si tratta di raccolte autonome, dal momento che il materiale librario è andato a finire nelle diverse collocazioni storiche della biblioteca). Tra le biblioteche private, infine, merita menzione quella del filosofo Carlo Michelstaedter. – Dario Romano
046-185 Mészáros (Zsolt), Női hálózatok és a 19. századi divatlapok. A Magyar Bazár és olvasóközönsége, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 297-313. La rivista di moda «Magyar Bazár» si presta a un’analisi circa il ruolo della donna nella società ungherese del XIX sec. – Ed.B.
046-186 Milano (Alberto), Giochi da salotto – Giochi da osteria nella vita milanese dal Cinquecento all’Ottocento, con la collaborazione di Giuliano Crippa, Milano, Mazzotta, 2012, pp. 126, ill. col., ISBN 978-88-202-1996-3, € 30. Catalogo della mostra tenutasi a Milano (palazzo Morando) dal 16 dicembre 2012 al 3 marzo 2013. Il catalogo riproduce i 150 pezzi esposti nell’occasione (stampe, calendari, tavolieri, mazzi di carte, matrici, attrezzi per il gioco…) accompagnando le immagini con brevi ma esaustive schede descrittive. Un utile testo introduttivo elenca le principali tipologie di giochi (da tavoliere, di dadi, di estrazione, di carte), ne riassume le regole principali, ne descrive l’evoluzione e fornisce alcuni sintetici appunti in merito alla storia della produzione. – F.F.
046-187 Nepori (Francesca), Padre Carlo Giuseppe Ghigliotti e le biblioteche religiose a Genova durante la Repubblica Democratica Ligure (1797-1805), in Itinerari del libro nella storia, pp. 259-68. Basandosi su fonti archivistiche inedite, si cerca di ricostruire lo svolgimento delle vicende legate alla Commissione di Vigilanza istituita dalla Repubblica Democratica Ligure, per presiedere alle biblioteche degli ordini e delle congregazioni soppresse. – A.T.
046-188 Nider (Valentina), Ecos de la expulsión de los moriscos en Italia entre relaciones de sucesos y literatura, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 725-46. Il saggio prende in considerazione la pubblicistica (relazioni, pamphlet, etc.) di propaganda sulla cacciata dei moriscos dalla Spagna pubblicata in Italia e in altri paesi europei nel sec. XVII, oltre ai rapporti intertestuali intercorsi con le opere letterarie del Capaccio, del Leti, del Tassoni e di altri autori. – M.C.
046-189 Nuovo (Angela), Da Trino a Venezia a Lione. Le imprese librarie dei mercanti trinesi, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 137-45. Forte di uno studio ormai più che decennale, l’a. riassume i momenti nodali della dinastia Giolito de’ Ferrariis partendo dal fondatore, Bernardino Stagnino, passando per Giovanni ma soprattutto per Gabriele. Con la sua intelligenza e la sua caratura da vero editore moderno, egli rappresenta il mercante trinese di libri per antonomasia. L’a. ne analizza in modo come sempre convincente la rete commerciale, la capacità imprenditoriale e soprattutto il catalogo librario, duttile e costantemente avanti sui tempi. – E.G.
046-190 Olivari (Michele), Note su di una relación de sucesos barcellonese del primo Seicento, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 89-106. L’a. offre un es. di una relación, scritta dal poligrafo domenicano Jaime Rebullosa, in cui il testo innanzi tutto di natura informativa si interseca con altri generi letterari ritenuti all’epoca più elevati, come la letteratura religiosa e i sermoni. – M.C.
046-191 Osti (Giuseppe), Attraverso la regione trentino-tirolese nel Seicento. Con due appendici per il Quattrocento e il Cinquecento, Rovereto, Osiride – Accademia roveretana degli Agiati, 2017, pp. 888, ill. b/n, ISBN 978-88-7498-277-6, € 40. Il vol. completa un vasto progetto di repertoriazione della letteratura di viaggio nell’area trentino-tirolese in età moderna e condotto dall’a. negli ultimi 15 anni. Dopo il Quattro (2005) e il Cinquecento (2011), di cui qui si fornisce un’appendice, ecco il poderoso tomo con il Seicento. Vi si raccolgono documenti relativi al passaggio nella regione di umanisti, diplomatici, artisti, e pellegrini (verso Roma o la Terra Santa). Le tracce testimoniali che emergono nei tre tomi assommano a circa 300. Il vol., come i due precedenti, è strutturato per capitoli-schede, disposti in ordine cronologico, che comprendono «breve presentazione dei personaggi – viaggiatori e/o autori –, introduzione alle fonti documentarie, trascrizione, laddove necessario, dei manoscritti originali, riproduzione, nella lingua originaria, da testi a stampa, se esistenti ed accessibili, dei brani riferiti alla […] regione, traduzione in lingua italiana dei brani stessi, nei manoscritti o nei testi a stampa, in lingua diversa dalla nostra, breve commento dei brani in questione, affidato prevalentemente alle note esplicative a pie’ di pagina o alla bibliografia essenziale al termine di ogni capitolo» (pp. 15-6). Le schede sono anche arricchite da immagini, tratte per lo più da testi d’epoca, e dalla bibliografia di riferimento. Si attende per il prossimo autunno l’indice dei nomi di persona e di luogo, che permetterà di muoversi agevolmente e proficuamente nell’intera trilogia e che verrà proposto in formato digitale. – L.R.
046-192 Ottocento (L’) di Clara Maffei, a cura di Cristina Cappelletti, presentazione di Remo Morzenti Pellegrini, introduzione di Matilde Dillon Wanke, Milano, Cisalpino, 2017 (‘Acta et studia’, 17), pp. XIV 202 + CD, ill. b/n, ISBN 978-88-205-1109-8, € 26. Il vol. raccoglie varie ricerche che trovano la loro origine da due convegni: uno svolto in occasione delle celebrazioni per il bicentenario della nascita di Clara Maffei (13 marzo 2014, Clusone) e un altro tenuto il 7 novembre 2014 presso l’Università degli Studi di Bergamo. Tutti i contributi del vol. indagano la figura di Clara Maffei mettendola in relazione con altri importanti intellettuali dell’Ottocento. Da un lato si ripercorrono quindi i rapporti culturali che hanno attraversato il salotto culturale della Maffei, mentre dall’altro si studiano i carteggi e i documenti inediti della contessa. – A.T.
046-193 Paba (Tonina), Autobiografía y relaciones de sucesos. El caso de los Comentarios del desengañado de sí mismo de Diego Duque de Estrada, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 687-704. Le lunghe, varie e minuziose digressioni intercalate nel racconto della propria vita, relative alle esperienze di soldato, commediografo e infine frate dell’Ordine di San Giovanni di Dio in Sardegna, evidenziano la conoscenza da parte dell’a. dell’autobiografia della ricca produzione di relaciones e avisos largamente confluita nelle sue memorie, che appartengono per molti versi al genere della novella picaresca. – M.C.
046-194 Páiz Hernández (María Isabel), La corrección editorial en la imprenta incunable castellana, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 281-307. Cosa si intenda per “correzione editoriale” o, se si vuole, le diverse tipologie di tale essenziale operazione, viene esemplificato con tre casi particolari: un testo giuridico del 1485 in cui è esaltata l’autenticità del contenuto legale, un Giulio Cesare del 1491 (esemplato su un’ed. veneziana dell’82) in cui i fogli con le correzioni “in stampa” vennero mantenuti rigorosamente separati dagli altri, un’edizione in castigliano del 1486 del cui testo esiste un ms. (non di tipografia) che testimonia per mano di due diversi correttori un processo di revisione editoriale particolarmente attento. – Ed.B.
046-195 Pallottino (Paola), L’altra faccia di Pinocchio. Artisti che non hanno mai illustrato le Avventure di un burattino, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 81-94. Riprendendo le fila di alcuni studi a suo tempo già dedicati dall’a. agli illustratori di Pinocchio, vengono presentati artisti che si sono occupati del burattino solo in contesti occasionali. – Ed.B.
046-196 Pandolfi casa d’aste, Libri antichi e rari, Firenze 20 giugno 2017. Bella selezione di 122 lotti dalla princeps del Secretum di Petrarca alla Vernia del Moroni, dallo Scappi alla rivista Verve. – Ed.B.
046-197 Pandolfi casa d’aste, Libri, manoscritti e autografi, Firenze 14 febbraio 2018. Ben 144 offerte, da alcuni interessanti mss. tardo medioevali ad alcuni incunaboli, dall’Ortelio all’Encyclopédie, dai fogli volanti Salani ai multipli picassiani. – Ed.B.
046-198 Pandolfi casa d’aste, Stampe e disegni dal XVI al XX secolo, Firenze 20 giugno 2017. 360 pezzi, da Piranesi a Tiepolo, da Mirò alla rivista Xilografia. – Ed.B.
046-199 Parent-Charon (Annie), La pratique des privilèges chez Josse Bade (1510-1535), in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 15-26. L’umanista e tipografo Josse Bade, attivo a Parigi dal 1503 al 1510, fu il primo ad adottare una politica editoriale che prevedeva il ricorso quasi sistematico al privilegio per proteggere la propria produzione. – L.R.
046-200 Pedraza Gracia (Manuel José), El mercado, la comercialización y la distribución del libro medieval y moderno, in Del autor al lector, pp. 11-4. Il contributo di apertura – tracciando quella che è stata l’origine della pubblicazione e ripercorrendo i temi dei vari contributi – si propone di esplicitare la prospettiva assunta nel vol., quella cioè di focalizzarsi sulla fase finale della “vita” del libro: la sua diffusione attraverso il commercio, fase che viene definita come strettamente connessa a tutte le altre, più legate alla produzione dell’oggetto. – A.T.
046-201 Pellegrini (Paolo), Franco Sacchetti e la lingua del «Trecentonovelle»: a proposito del testo base, «Studi linguistici italiani», 42, 2016, pp. 220-40. Il contributo prende le mosse dalla recente edizione del Trecentonovelle curata da Michelangelo Zaccarello (Firenze, Sismel, 2014) che ha valorizzato moltissimo il testimone seriore G (Oxford, Wadham College, A 21 24), ritenuto linguisticamente porziore rispetto alla tradizione borghiniana sfruttata dai precedenti editori dell’opera. Una nuova disamina dei fatti fonomorfologici del fiorentino trasmesso da G mostra tuttavia sensibili divergenze dalla lingua dell’autografo sacchettiano latore delle opere minori (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 574): tale rilievo sembra così diminuire il prestigio del testimone oxoniense a favore di una maggior genuinità linguistica delle copie riconducibili all’ambiente del Borghini. La poca (o relativamente poca) affidabilità di G sul piano della lingua, inoltre, sembra associarsi a una lezione in alcuni casi poco perspicua come attesta qualche incidente testuale segnalato dall’a. – M.G.
046-202 Pena Sueiro (Nieves), Los autores de relaciones de sucesos: primeras precisiones, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp.491-507. Utilizzando i dati derivati dal Catálogo y biblioteca Digital de Relaciones de Sucesos l’a. offre un primo studio che mira a descrivere non il singolo autore, ma a considerare l’insieme degli scrittori con una serie di tabelle e studi statistici. – M.C.
046-203 Petrella (Giancarlo), All’ombra di Raffaello. La tradizione a stampa e un’edizione sconosciuta dell’Antiquae urbis Romae simulachrum di Marco Fabio Calvo, «L’illustrazione», 1, 2018, pp. 9-28. Viene ricostruita la storia dell’opera dell’umanista ravennate Marco Fabio Calvo che, dopo la princeps romana del 1527 (quasi interamente perduta durante il Sacco, in cui perse anche la vita l’a.), la ristampa con le medesime tavole realizzata nel 1532, due edizioni di Basilea 1556 e ’58, ebbe anche un’edizione ancora romana nel 1592 di cui si segnala qui l’unico es. ambrosiano, finora dimenticato. – Ed.B.
046-204 Petta (Massimo), Il racconto degli avvenimenti tra poesia e prosa: la reinvenzione delle notizie da parte degli stampatori, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 509-30. Sebbene non lo si espliciti nel titolo, il saggio è incentrato sulla produzione milanese delle relazioni e dei poemi sugli avvenimenti accaduti in Europa dal 1471 fino alla fine del Seicento. – M.C.
046-205 Pin (Corrado), Paolo Sarpi a colloquio con i gallicani, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 413-29. I contatti epistolari di Paolo Sarpi con il mondo gallicano mostrano quanto il servita avesse in animo di riformare la chiesa veneziana sul modello francese. Il dibattito sui rapporti tra i poteri politico e religioso era già stato un elemento che accomunava teologi veneziani e gallicani nel delicato passaggio dell’Interdetto (1606-1607). – L.R.
046-206 Porcile (Monica), Uno spazio per i libri e per la comunità accademica. La nuova biblioteca di Scienze Politiche a Genova, in Itinerari del libro nella storia, pp. 305-12. Si analizzano i passaggi biblioteconomici che hanno portato al trasferimento della biblioteca di Scienze Politiche dell’Università di Genova presso una nuova sede, trasferimento che ha comportato la ricollocazione a scaffale aperto di tutti i volumi e l’adozione della classificazione decimale Dewey. – A.T.
046-207 Pozzati (Simonetta), Trino fra Quattro e Cinquecento. Famiglie illustri, personaggi eminenti, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 35-44. Le peculiarità geografiche di Trino, comodamente situata in un’area pianeggiante e a poca distanza dal Po, posero la città al centro degli equilibri politici fra la dinastia imperiale paleòloga, i marchesi del Monferrato (vicari dell’Impero in Italia) prima, e i Gonzaga dopo. A partire dal XIII sec., e fino all’avvento dei Gonzaga, negli anni Trenta del Cinquecento, l’a. illustra vicende e personaggi che caratterizzarono la storia della cittadina, allo scopo di contestualizzare meglio i successi dei tipografi trinesi. – E.G.
046-208 Printers and readers in the sixteenth century. Including the proceedings from the colloquium organised by the Centre for European Culture, 9 June 2000, edited by Christian Coppens, «Bibliologia. Elementa ad librorum studia pertinentia», XXI, 2005. Il numero 21 della rivista «Bibliologia» di Brepols offre al lettore due ampi contributi di Christian Coppens, che pubblica qui due rilevanti estratti dalla propria tesi di dottorato del 1992, dedicati ad altrettante raccolte librarie private fiamminghe del Cinquecento. In apertura, si trovano invece gli atti di un convegno svoltosi nel 2000 e intitolato Aspects of Intellectual Migration in Sixteenth Century Europe: Printers and Publishers in Paris, Geneva and the Law Countries (contributi di Elisabeth Armstrong, Annie Parent-Charont, Geneviève Guilleminot-Chrétien, Hendrik Vervliet e Jean-François Gilmont). Il vol. è corredato da un indice generale finale. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.
046-209 Procaccioli (Paolo), Le «tre corone» Lione. Guillaume Rouville e Lucantonio Ridolfi, in Le savoir italien, pp. 223-44, La ricchissima tradizione tipografica cinquecentesca italiana delle opere di Dante (specificamente della Commedia), di Petrarca (del Canzoniere) e di Boccaccio (del Decameron) – prima e dopo l’affermazione del canone bembiano – viene misurata con quella, altrettanto florida, delle edizioni lionesi delle Tre Corone fiorentine. Il saggio prende in esame nello specifico i progetti editoriali intrapresi a Lione nel sesto decennio del Cinquecento per la stampa dei classici italiani trecenteschi; in questo contesto, vengono studiate le personalità coinvolte in questa impresa e la riflessione letteraria e linguistica che ne derivò. – M.G.
046-210 Quantin (Jean-Louis), Érudition gallicane et censure romaine au tournant des XVIe et XVIIe siècles. Papire Masson devant l’Index, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 309-62. Il saggio ricostruisce l’aspro dibattito che si sviluppò per un decennio intorno al De Episcopis urbis di Papire Masson (Paris, Sébastien Nivelle, 1586), una storia dei papi segnata da un forte gallicanesimo politico e culturale, che fu condannata “donec expurgetur”. – L.R.
046-211 Quantin (Jean-Louis), Les institutions de censure religieuse en France (XVIe-XVIIe siècles), in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 97-194. Ampio contributo nel quale si mostra la complessa (ma non sempre efficace) organizzazione censoria nella Francia del Cinque e del Seicento, evidenziando i punti di frizione tra le varie autorità e magistrature competenti. – L.R.
046-212 Raviola (Blythe Alice), «Non si ha molta notizia di questi paesi»: las Relaciones universales de Giovanni Botero entre historia contemporánea, catolicismo y visión global del mundo conocido (siglos XVI-XVII), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 673-85. Nel caso delle Relazioni universali di Giovanni Botero, non ci si trova di fronte a notizie inventate, ma a uno sforzo enorme di fornire quante più notizie dettagliate su ogni parte del mondo, con ulteriori aggiornamenti effettuati dal Botero stesso nelle edizioni successive dell’opera. – M.C.
046-213 Raviola (Blythe Alice), La città sul Po. Spazio e possibilità di Trino nella prima età moderna, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 17-34. Sullo sfondo della storia della città di Trino in età moderna, l’a. cesella l’avventura dei tipografi cittadini, connettendola con la temperie culturale – ma anche geografica, altrettanto indispensabile – che favorì la nascita di un’industria di tale respiro. Il Po rappresentò la condicio sine qua non per la crescita urbana di Trino e di larga parte del Monferrato, e nodali furono la gestione delle acque del fiume, cui si legarono indissolubilmente sia le vicende politiche (o meglio, della geografia dei poteri) dell’intero Monferrato, sia le relazioni del territorio con Milano e Torino. – E.G.
046-214 Realtà (La) dello sguardo. Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica, a cura di Filippo Piazza, Milano, Scalpendi, 2017, pp. 96, ISBN 978-88-99473-43-3, € 15. Organizzata con intelligenza dal Museo Camuno CaMus di Breno, la mostra illustrava la presenza in Valle dell’artista nei primi decenni del Settecento: tra i vari aspetti enucleati anche quello di libri e materiale scrittorio (Þ «AB» 044-253). – Ed.B.
046-215 Rebellato (Elisa), La Scala d’oro: libri per ragazzi durante il fascismo, Milano, Unicopli, 2016 Þ rec. Paolo Tinti, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 395-8
046-216 Redondo (Augustin), La comunicación sobre la victoria de Pavía de 1525: los canales de la propaganda imperial (cartas manuscritas, pliegos impresos, oralidad) y los retos correspondientes, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 255-71. Nel caso della vittoria nella battaglia di Pavia contro il re francese Francesco I, l’imperatore Carlo V e suoi funzionari organizzarono in Spagna un’intensa campagna di informazione e di propaganda interna mediante vari canali che implicavano l’uso della scrittura e dell’oralità (relaciones de sucesos, avvisi, prediche, componimenti poetici, romanzi) per raggiungere ogni fascia della popolazione di tutte le città. – M.C.
046-217 Redondo Parés (Iban), Las marcas de mercader y las filigranas de papel como origen de las marcas de impresor, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 221-38. Se le filigrane sono tra i più antichi segni di origine produttiva, le marche editoriali, nate in ambienti contigui come la produzione del libro a stampa, ne sono uno sviluppo? – Ed.B.
046-218 Rodríguez Peinado (Laura), Morfología de la encuadernación textil en la Edad Media, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 23-33. Tra le legature preziose vanno annoverate, ancorché conservatesi assai raramente, quelle in tessuto: si analizza tipologia della legatura e qualità dei materiali impiegati. – Ed.B.
046-219 Roncaglia (Gino), Tra granularità e complessità: contenuti digitali e storia della rete, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 349-61. Analisi intorno all’evoluzione della rete rispetto alla dicotomia granularità/complessità. – L.Mo.
046-220 Roposcher (Massimo), La miscellanea del cardinale: la battaglia della Polesella tra stampa, manoscritto e oralità, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 31-50. Analizzando le vicende politiche e militari avvenute agli inizi del Cinquecento e culminate con la battaglia di Polesella tra i Veneziani e l’esercito del Duca di Ferrara, insieme al racconto che ne venne fatto con diversi strumenti di comunicazione, l’a. vuole dimostrare che all’inizio dell’età moderna il mondo dell’informazione operasse come un sistema all’interno del quale i vari media interagivano tra di loro influenzandosi a vicenda. – M.C.
046-221 Rosenzweig (Claudia), “Comprate e leggete ogni settimana”. Istruzioni ai lettori della versione yiddish del Libro dei Salmi (Venezia 1545), in AMB. Dialoghi scritti per Anna Maria Babbi, a cura di Giovanni Borriero et alii, Verona, Fiorini, 2016, pp. 491-503. Sfugge spesso allo studioso dell’editoria italiana dei primi secoli il ruolo e la rilevanza della produzione in ebraico; peggio per le rare edizioni in lingua yiddish. Viene qui presentata la versione dei Salmi dovuta a Elia Levita uscita a Venezia presso Cernelio Adelkind nel 1545 e indirizzata soprattutto a un pubblico femminile (ma anche ai «padri di famiglia che non hanno avuto tempo di studiare»). – Ed.B.
046-222 Rosenzweig (Claudia), Sefer Teshu’at Israel. A Yiddish Translation of a Defense Against the Blood Libel, «Frankfurter Judaische Beiträge», 41, 2016/2017, pp. 55-75. In risposta alla ripetute accuse per omicidi rituali, gli ebrei dello Stato della Chiesa usavano rivolgersi all’autorità pontificia per avere giustizia: agli inizi del ’700 venne pubblicato a Viterbo un libello in lingua yiddish che non solo traduce tale materiale, ma usa chiaramente degli scritti dei polemisti cattolici per volgere i loro ragionamenti a difesa della comunità ebraica. – Ed.B.
046-223 Rosso (Paolo), La politica culturale dei Paleologi fra Quattrocento e Cinquecento e i suoi riflessi nell’editoria del marchesato, in Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo, pp. 71-91. La stabilità politica sotto il governo di Guglielmo VIII Paleologo, negli anni fra il 1464 e il 1483, favorì a Casale lo sviluppo di centri culturali, di importanti scuole e l’avvio (conseguente) di qualche iniziativa tipografica. Il modello culturale fu ovviamente quello del vicino ducato sforzesco. Da qui prende le mosse la riflessione dell’a., che ha illustrato come importanti umanisti e giuristi prestarono le proprie competenze presso la Corte casalese, condizionando, per così dire, la produzione tipografica locale. Se è vero infatti che ai marchesi urgevano notai e segretari all’altezza delle nuove necessità organizzative degli uffici dello Stato, è altrettanto vero che l’industria tipografica seppe rispondere adeguatamente, facendo ab origine del libro giuridico uno degli elementi portanti del proprio business. Il caso più emblematico e rappresentativo, che dimostra «il forte ancoraggio della produzione editoriale trinese ai Paleologi» (p. 80), è ovviamente quello di Giovanni Giolito de’ Ferrari a Trino, la cui parabola professionale non a caso si affievolì poco dopo la morte del marchese Guglielmo nel 1518. Come poi Giolito si orientò verso altri mercati, per approdare proficuamente e per sempre a Venezia, è storia nota. – E.G.
046-224 Rózsa (Dávid) – Gábor Rózsa, A bibliológia Rózsa György munkásságában, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 360-6. La cultura libraria nell’opera di György Rózsa. – Ed.B.
046-225 Rózsa (Mária), A prágai Ost und West magyar vonatkozású közleményei 1837-1848, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 283-96. Il periodico culturale praghese «Ost und West» ha pubblicato diversi articoli riguardanti l’Ungheria. – Ed.B.
046-226 Rozzo (Ugo), Fogli volanti tortonesi del Cinquecento. Originali, ristampe, rielaborazioni (e falsificazioni), in Itinerari del libro nella storia, pp. 75-86. Si ricostruisce il ruolo dei fogli volanti a stampa nella storia della produzione editoriale tortonese di fine XVI sec., distinguendo tra fogli originali emessi da autorità civili o religiose, fogli di prova o copie di documenti ufficiali. – A.T.
046-227 Rubio Árquez (Marcial), Estrategias políticas y propaganda literaria: Carlos II y el viático, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 747-68. L’episodio, che vide il re Carlo II cedere la propria carrozza a un sacerdote affinché potesse andare celermente a prendere l’estrema unzione per un povero moribondo, offre l’occasione all’a. per esaminare i rapporti tra tutte le testimonianze conservate, per analizzare le diverse strategie letterarie, informative e politiche riguardanti l’evento storico e la sua trasmissione letteraria. – M.C.
046-228 Rueda Ramírez (Pedro José) – Mónica Baró Llambias, Los carteles publicitarios del libro en la España del siglo XVIII, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 467-82. Analisi di alcuni manifesti informativo-pubblicitari circa le novità editoriali. – Ed.B.
046-229 Ruiz Astiz (Javier), El editor y sus exigencias: convenios de impresión en la Pamplona del siglo XVII, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 401-20. Le indicazioni degli editori ai tipografi di Pamplona nel Seicento. – Ed.B.
046-230 Sabba (Fiammetta) – Paolo Tinti, Anna Giulia Cavagna e i suoi itinerari nella storia, in Itinerari del libro nella storia, pp. 13-32.
046-231 Sabba (Fiammetta), ‘Le biblioteche’ di Decio Azzolino: dalle raccolte personali a quelle di Cristina di Svezia e di Michelangelo Ricci, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 141-62. Approfondimento sulla figura del cardinale Decio Azzolini, dove per la prima volta viene attestata l’esistenza di sue raccolte personali oggi conservate a Fermo. – L.Mo.
046-232 Sabba (Fiammetta), Sulle tracce della biblioteca del cardinale e matematico Michelangelo Ricci, in Itinerari del libro nella storia, pp. 241-50. Si ripercorrono le vicende dei libri della raccolta del cardinale e matematico Michelangelo Ricci (1619-1682) a seguito della sua morte. – A.T.
046-233 Salgado Ruelas (Silvia) – Argentina Enríquez Arana, El Manuscrito Tresguerras. De lo material a lo textual, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 517-30. Un artista neoclassico scrive nel 1796-7 un “manifesto” della sua arte nel Messico “barocco”, modificandone però la struttura dopo la legatura. – Ed.B.
046-234 Salviati (Carla Ida), Un piccolo libro, una piccola scrittrice e la grande Storia, in Itinerari del libro nella storia, pp. 27-236. Si indagano le conseguenze sulla produzione editoriale italiana a seguito del testo unico per la scuola elementare, introdotto dalla riforma Gentile. – A.T.
046-235 Samarini (Francesco), Poemi sacri nel Ducato di Milano, Bologna, I libri di Emil, 2017, pp. 269, ISBN 9788866802464, €22. Con questo vol., che entra nella collana Biblioteca del Rinascimento e del Barocco, Francesco Samarini integra gli studi sull’epica sacra in età moderna attraverso un’analisi della produzione a stampa nella Milano dei due Borromeo. Il punto di partenza è il materiale catalogato online dall’Università di Torino (per quanto la lista di titoli non risulti del tutto esauriente), da cui si ricavano venti testi poco noti di un secolo altrettanto poco noto nella sua vera natura al grande pubblico. La ricerca mette in luce anzitutto le peculiarità storico-letterarie di questi poemi a tema religioso, ma non lesina l’analisi bibliologica delle edizioni. Attraverso lo studio delle pratiche e delle scelte degli stampatori, infatti, si possono comprendere il pubblico di riferimento di queste opere e l’effettiva eco che esse ebbero tra i lettori dell’epoca: si tratta di testi in gran parte di breve lunghezza, tramandatici in edizioni di poco pregio, pubblicate velocemente e a basso costo per essere smerciate direttamente nel Milanesado o poco oltre. Tuttavia non sono testi “provinciali”, ma opere che possono superare i confini del Ducato poiché interpreti di uno spirito diffuso, come ha voluto evidenziare Samarini tentando di applicare i risultati del suo lavoro su scala “italiana”. Parimenti, gli autori di tali componimenti (di cui si offre sempre una biografia) non sono ingenui o privi di preparazione, per quanto producano opere in volgare che sono state spesso tacciate di soli intenti catechetici e controriformistici. Certo manca un capolavoro in grado di imporsi come modello e che permetta al genere di raggiungere una codificazione precisa (quello dell’epica sacra, infatti, risulta un filone più che un vero genere) né può supplire il ricorso a Tasso e al suo meraviglioso (pure richiamato più volte nei titoli delle opere), ma il giudizio della critica su questi poemi risulta comunque troppo tranchant, come quello spesso espresso nei confronti del secolo Barocco. Anche per questo Samarini torna sulla letteratura del ’600, continuando a gettare luce su una produzione guardata con sospetto già dalla censura ecclesiastica del tempo, diffidente nei confronti di un genere che mescolava facilmente il vero della Scrittura con le invenzioni dei poeti. – Dario Romano
046-236 Sâmbrian (Oana Andreia), La imagen de Transilvania en las relaciones de sucesos durante la guerra de los 30 años (1618-1648), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 273-284. A partire dal 1590 e fino alla metà del XVII sec. venne a crearsi una rete di informazioni tra Italia, Germania e Spagna, che determinò una rapida diffusione di relazioni con oggetto la Transilvania e gli scontri con i Turchi avvenuti in quella regione. – M.C.
046-237 Sánchez Oliveira (Camino), Análisis del proceso de edición y producción de las cartas ejecutorias de hidalguía en pergamino: un modelo propio de confección y expedición documental, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 385-400. Interessante analisi dei processi scrittori e di autenticazione di una particolare tipologia documentaria. – Ed.B.
046-238 Sánchez Oliveira (Camino), La distribución del libro como objecto de consumo entre y por particulares, in Del autor al lector, pp. 37-61. Grazie all’analisi della documentazione conservata nell’archivio privato della Famiglia Belmonte-Chico de Guzmàn (archivio che copre i sec. dal XV al XIX), si ricostruiscono tutte quelle relazioni personali sottese al commercio del libro: relazioni che portano quindi un libro dal libraio al suo lettore. – A.T.
046-239 Sánchez-Pérez (María), Diferentes perspectivas de un mismo suceso: el asedio de Belgrado de 1688 a través de las relaciones de sucesos hispánicas y sefardíes, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 321-38. Mentre gli ebrei sefarditi di origine spagnola, ma abitanti ormai da due secoli a Belgrado, composero i loro resoconti dell’assedio riportando i fatti come li avevano subiti e vissuti, i testi composti da autori spagnoli mirarono soprattutto a celebrare le vittorie degli eserciti cristiani contro l’Impero Ottomano. – M.C.
046-240 Santità vallombrosana. Per i mille anni dell’Abbazia di Spineto, [Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2017], una plaquette di 4 cc. ripiegate, manca ISBN, s.i.p. Elegante divertissement con cui la Società Bibliografica Toscana e l’Istituto per la Valorizzazione delle Abbazie Storiche della Toscana partecipano alle celebrazioni per il millenario dell’abbazia vallombrosana di Spineto (1016-2016). L’opuscolo è costruito su rimandi, immagini e citazioni. Sotto ciascuna delle belle riproduzioni di incisioni calcografiche, viene presentato un breve profilo di cinque santi vallombrosani del pieno Medioevo: dai fondatori, san Giovanni Gualberto (995-1073) e santa Umiltà (Rosanese Negusanti, 1226-1310), a san Pietro Igneo (ca. 1020-1089), santa Berta (1106-1163), fino a san Bernardo Uberti (1060-1133). Il percorso si chiude con una immagine a colori dell’abbazia di Spineto. – L.R.
046-241 Savelli (Rodolfo), Maestria tipografica e mercato accademico. A proposito di due edizioni delle Institutiones di Giustiniano, in Itinerari del libro nella storia, pp. 127-34. Si esaminano due edizioni delle Institutiones di Giustiniano, pubblicate ad Anversa e a Ginevra nel 1575 e nel 1583: ci si sofferma in particolar modo sull’analisi dei formati che testimonia la vasta circolazione di questi testi in tutta Europa. – A.T.
046-242 Savoir (Le) italien sous les presses lyonnaises à la Renaissance, Etudes réunies pas D’Amico (Silvia) et Susanna Gambino Longo, Genève, Droz, 2017. ISBN 978-2-600-01954-5, pp. 635, € 35. Il vol. raccoglie gli atti del Convegno «Le livre italien à Lyon à la Renaissance» (giugno 2014) dedicato al complesso problema della stampa di libri italiani in Francia (e specificamente a Lione) nel XVI sec. L’importanza nodale dell’argomento nella storia della tipografia europea ha stimolato una lunga tradizione di studi che vengono ripresi e approfonditi dai molti contributi (ben venti) che costituiscono questo vol. Dopo una sintesi iniziale di Jean Balsamo che allarga lo sguardo alla situazione storico-politica dell’Europa di metà Cinquecento, i saggi sono organizzati in quattro sezioni. La prima sezione (Éditeurs, imprimeurs, Typographes) si occupa di diversi aspetti della questione con contributi centrati sui tipografi e sui collaboratori editoriali, toccando tuttavia anche argomenti più specifici come le collezioni librarie o l’analisi dei tipi. Una seconda parte (Les genres) si occupa invece dei differenti generi librari che caratterizzano la produzione lionese, dal libro religioso illustrato ai grandi modelli del classicismo fiorentino, con interessanti saggi dedicati alle traduzioni e ai volumi bilingui. Il terzo blocco (Les livres) prende in esame singole edizioni con contributi mirati a casi, dai dizionari alle opere italiane del Trecento (come l’Etica aristotelica volgarizzata da Brunetto Latini) ai testi dei riformati. L’ultima sezione (Du manuscrit au livre imprimé. Le cas du ms. Ashburnham 1365) analizza invece un caso di studio relativo ad un modello manoscritto preparato per l’edizione di un adattamento delle opere militari di Paolo Giovio. – M.G.
046-243 Schmitz (Benoît), Le pouvoir du pape sur le royaumes. La controverse imprimée entre catholiques romains et catholiques gallicains à propos des bulles de 1585, 1589 et 1591, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 217-37. Negli ultimi anni delle guerre di religione, per tre volte la Santa Sede cercò di far valere il proprio diritto di deporre i sovrani, scontrandosi con le posizioni gallicane. Solo un certo ammorbidimento delle posizioni di entrambi gli schieramenti permise la riconciliazione di Enrico IV con Roma. – L.R.
046-244 Schmitz (Benoît), Les thèses gallicaines sur le pouvoir pontifical à l’épreuve du protestantisme, in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 239-56. L’opposizione dei teologi tedeschi e italiani a Lutero riguardo all’autorità del sommo pontefice non trova sostegno tra i gallicani, sostenitori da sempre di posizioni marcatamente conciliariste. Questi ultimi parteciparono però al dibattito sulla salvezza, senza rinunciare alla propria concezione ecclesiologica. – L.R.
046-245 Scrittura e potere. Leggi e bandi tra età moderna e contemporanea, Atti del Convegno (Roma, 24 settembre 2015) a cura di Manuela Grillo, Cargeghe, Editoriale Documenta, 2017, pp. 99, ISBN 978-88-6454-388-8, € 12. Si tratta degli Atti della giornata nazionale di studi “Scrittura e potere. Leggi e bandi tra età moderna e contemporanea”, tenutasi presso la Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma il 24 settembre 2015, sotto la direzione scientifica della dott.ssa Manuela Grillo. Si schedano solo i contributi di interesse bibliografico. – Ar.L.
046-246 Seicentine (Le) dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, catalogo a cura di Emilia Olostro Cirella, introduzione di Massimo Della Valle, con un saggio di Giuseppina Zappella, Napoli, Giannini, 2017, pp. 331, ill. col. ISBN 978-88-7431-780-6, s.i.p. Prosegue, con la pubblicazione del catalogo dedicato ai libri del XVII sec., il lavoro di catalogazione del fondo antico dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, che già aveva portato alla pubblicazione del catalogo delle cinquecentine nel 2014. Si dirà subito che si tratta di un vol. estremamente ricco: non tanto per la quantità di edizioni descritte, che sono infatti 57, per un totale di 59 esemplari; sono però altri gli elementi che impreziosiscono il vol.: innanzitutto la qualità delle descrizioni bibliografiche che sono estremamente dettagliate, sia nelle parti riguardanti l’edizione (con descrizioni particolareggiate di frontespizio, marche tipografiche, illustrazioni, presenza di elementi paratestuali e loro posizione nel testo, eventuali errori nella numerazione delle pagine/fascicolatura…) sia per quanto riguarda i dati di esemplare; ogni scheda è inoltre accompagnata da una riproduzione fotografica del frontespizio dell’edizione. Proprio la presenza di un ampissimo corredo iconografico è un altro elemento che arricchisce in maniera significativa il vol.: al termine del catalogo vero e proprio, infatti, è presente un notevole apparato che riproduce iniziali silografiche, testatine, fregi e finalini; poi ancora alcune tavole (queste richiamate anche nelle singole schede) e le marche tipografiche (anche queste, ovviamente, richiamate in ogni scheda e la cui descrizione si trova nelle pagine seguenti). Una specifica riflessione intorno al tema dell’illustrazione nel libro astronomico del XVII sec. è inoltre offerta dal contributo di Giuseppina Zappella in apertura di vol., anche questo arricchito da numerose immagini provenienti dalla raccolta di Capodimonte. Chiudono il vol. alcuni imprescindibili indici: delle intestazioni, degli artisti, dei tipografi, dei luoghi di stampa, cronologico delle edizioni e dei possessori. – F.F.
046-247 Serrai (Alfredo), L’entelechia della biblioteca, in Itinerari del libro nella storia, pp. 237-40. Si vuole sottolineare come il fine ultimo a cui la Biblioteca tende sia quello di deposito della memoria scritta. – A.T.
046-248 Serrai (Alfredo), La biblioteca tra informazione e cultura, Pistoia, Settegiorni, 2016 Þ rec. Antonella Trombone, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 398-401.
046-249 Sestini (Valentina), Annali della Tipografia Gabiana (1592-1595), «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 59-85. Nel panorama dell’editoria romana della fine del XVI sec. si trova la presenza di una ‘Typographia Gabiana’. L’a. propone gli annali di questa tipografia, attiva tra il 1592 e il 1595. – L.Mo.
046-250 Sestini (Valentina), In tempore pestilentiae. Gli effetti del «contagioso morbo» sull’attività dei tipografi tra XV e XVII secolo, in Itinerari del libro nella storia, pp. 135-44. Si analizzano le ripercussioni causate dalla peste ai danni dei tipografi e degli editori. – A.T.
046-251 Sherwood (Peter), Adalék Sir John Bowring magyarországi kapcsolataihoz, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 358-9. Le relazioni ungheresi di Sir John Bowring nella prima metà dell’Ottocento. – Ed.B.
046-252 Solé Boladeras (Isaura), “Se hacen toda clase de impresos”. Los impresos efimeros en la publicidad de la imprenta y la industria de las artes gráficas en la Barcelona de la seguda mitad del siglo XIX, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 561-72. Si analizza un corpus di splendide pubblicità della propria attività realizzate da tipografie e laboratori litografici della Barcellona ottocentesca. – Ed.B.
046-253 Solimine (Giovanni), Libri e lettura nell’Italia unita. Analisi di un aspetto delle trasformazioni culturali del Paese, in Itinerari del libro nella storia, pp. 277-84. Confrontando i dati relativi allo sviluppo della produzione editoriale e delle pratiche di lettura, si riflette sull’evoluzione dei due fenomeni dal Novecento fino ai primi anni del XXI sec. – A.T.
046-254 Szalai (Béla), Szakáll János ismeretlen Kolozsvár látkép- metszete 1752-ből, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 352-7. Una inedita incisione settecentesca con la raffigurazione della città di Cluj-Napoca. – Ed.B.
046-255 Tavoni (Maria Gioia), Cui prodest la rinascita in Italia del libro d’artista?, «L’illustrazione», 1, 2017, pp. 111-25. L’a., osservato lo sviluppo d’interesse per il libro d’artista, rivendica il suo ruolo culturale e sociale. – Ed.B.
046-256 Tinti (Paolo), L’immagine del tipografo clandestino, artigiano ed eroe della Resistenza (Russia-Francia, 1918-1945), in Itinerari del libro nella storia, pp. 167-80. Si indagano i manuali e gli opuscoli professionali novecenteschi, per ricostruire quale fosse l’immagine del tipografo nell’età contemporanea. – A.T.
046-257 Tipográfia régtől fogva, A nagyváradi nyomdászat 450 éves története, Budapest, Országos Széchényi Könyvtár - Argumentum Kiadó, 2016 Þ rec. Melinda Simon, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 373-6.
046-258 Torres (Luc), Cuatro corografías o tratados de obispología del centro-oeste peninsular (Ávila, Salamanca, Ciudad Rodrigo, Plasencia) de finales del XVI y principios del XVII. Estudio comparado, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 657-72. Utilizzando quattro pubblicazioni informative riguardanti la zona centro-occidentale della penisola iberica tra la fine del XVI sec. e l’inizio del successivo, l’a. offre una serie di dati su come sono state scritte le corografie in Spagna all’inizio del XVII sec. tra storia ufficiale, mitologia, ideologia e letteratura locale. – M.C.
046-259 Torres (Xavier), Imaginario religioso y comunicación política en la guerra de separación de Cataluña (1640-1659), in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 285-97. L’a. esamina il caso delle relazioni prodotte durante la guerra di Catalogna, in cui dati reali e fantasia – anche religiosa – si mescolano in entrambi gli schieramenti. – M.C.
046-260 Tóth (Ferenc) – Michel Laurencin, Szent Márton lovasként való ábrázolása a tours-i Szent Márton- bazilika káptalanjának 1635-ös breviáriumában, «Magyar Könyvszemle», 133, 2017/III, pp. 346-51. L’iconografia di san Martino come cavaliere ungherese in un breviario di Tours. – Ed.B.
046-261 Tramontana (Alessandra), Pontico Virunio tra storia, mito e letteratura, Messina, Centro Internazionale di Studi Umanistici, 2017 (‘Biblioteca umanistica’, 18), pp. 349, ill. b/n, ISBN 978-88-87541-73-1, € 75. In questo vol. è studiata a 360 gradi la figura di Pontico Virunio, vissuto tra la seconda metà del XV e gli anni ’20 del XVI sec., al fine di superare le leggende e le cattive interpretazioni che in passato sono nate attorno a questo singolare umanista. Dopo una presentazione della questione (La leggenda, pp. 1-8), l’a. analizza la biografia romanzata del Virunio, attribuita a suo cognato Andrea Ubaldi e stampata nel 1655 (La biografia dell’Ubaldi, pp. 9-77). L’esame indica come l’autore del testo sia in realtà lo stesso Virunio, le cui vicende biografiche vengono quindi chiarite e ampliate. Dopo una lista dei manoscritti parzialmente o interamente autografi (I manoscritti, pp. 79-89), il cap. L’attività filologica e letteraria (pp. 91-178) ricostruisce la biblioteca dell’umanista e ne ripercorre la carriera di esegeta e studioso di lingue antiche. Nel cap. L’attività editoriale, invece, l’a. studia l’impegno del Virunio in tipografia, dalle prime imprese di Reggio e Ferrara alla collaborazione con Gershom Soncino. L’appendice contiene l’edizione commentata delle prefazioni alle stampe (pp. 231-324), a cui seguono gli indici delle tavole, delle fonti manoscritte e dei nomi (pp. 327-49). All’interno del vol. sono inserite anche otto tavole illustrate. – S.C.
046-262 Trino e l’arte tipografica nel XVI secolo. Dal marchesato del Monferrato all’Europa al mondo. Atti del Convegno di Trino e Vercelli, 13-14 aprile 2013, a cura di Magda Balboni, Novara, Interlinea, 2014, (‘Studi storici’, 66), pp. 200, ill., ISBN 978-88-8212976-7, € 15. Il vol. raccoglie gli interventi presentati all’omonimo convegno organizzato dall’Associazione Culturale Le Grange, da tempo attiva sul territorio per comunicare e valorizzare, in particolare, la storia del basso vercellese, che ebbe nell’intraprendenza/intelligenza dei tipografi di Trino uno dei suoi momenti più gloriosi. Dodici in tutto gli interventi, la prima parte dei quali – attraverso un’ampia panoramica sulla situazione geografica e socio-culturale della Trino paleòloga fra Quattro e Cinquecento – intende spiegare come e perché proprio in questa periferica cittadina si radicò così fortemente l’arte tipografico-editoriale. La seconda parte, invece, focalizza su temi più strettamente inerenti gli editori e le loro attività, per poi confluire sulla figura di Camillo Leone, raccoglitore meticoloso di memorie del territorio fra cui oltre mille cinquecentine, larga parte delle quali esposte nella mostra (Stampatori trinesi del Cinquecento. Editoria, arte e “avanguardia” tra Monferrato ed Europa. Museo Leone, Vercelli 14 aprile – 2 giugno 2013) organizzata in occasione del convegno. Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – E.G.
046-263 Tristano (Caterina), Il códice “stretto”: realtà e rappresentazione, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 101-49. La tipologia di mss. di piccole dimensioni e piuttosto lunghi e stretti sono tipici esempi di libro umanista che porterà poi agli enchiridia aldini o non piuttosto un elemento di continuità col libro di poesie volgare di epoca gotica? – Ed.B.
046-264 Turbanti (Simona), Bibliometria e scienze del libro: internazionalizzazione e vitalità degli studi italiani, Firenze, Firenze University Press, 2017 Þ rec. Fabio Venuda, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 401-7.
046-265 Umberto Boccioni. Atlas. Documenti dal fondo Callegari-Boccioni della Biblioteca Civica di Verona, a cura di Agostino Contò e Francesca Rossi, Milano, Scalpendi Editore, 2016, pp.216, ill., ISBN 978-88-994-7327-3, € 25. Alla morte di Guido Valeriano Callegari (1876-1954), studioso e archeologo delle civiltà del Centro America, la moglie Raffaella Amelia Boccioni (1876-1964) decise di donare la raccolta libraria del marito alla Biblioteca Civica di Verona. Tra il materiale pervenuto erano però presenti anche libri e carte certamente appartenuti a Umberto Boccioni (1882-1916), celebre artista futurista e fratello della vedova. Il vol. raccoglie alcuni documenti, in particolare tre cartelle contenenti vario materiale a stampa. Ritagli di giornali, di immagini, di pitture e di ritratti, ma anche incisioni e francobolli, il tutto incollato da Boccioni su fogli di carta, utili a ricostruirne le vicende artistiche. Grazie ad accurate illustrazioni, il vol. presenta questi documenti i quali restituiscono una sorta di autobiografia costruita nel tempo dall’autore. – Pierfilippo Saviotti
046-266 Valeri (Elena), «Per la conservazione della religione e dello stato». Les guerres de religion en France aux yeux des historiens italiens (XVIe-XVIIe siècle), in Hétérodoxies croisées, études réunies par G. Fragnito – A. Tallon, pp. 291-308. Furono diversi gli storici italiani che tra Cinque e Seicento affrontarono il tema delle guerre di religione in Francia. La necessità di ricomporre l’unità religiosa transalpina era spinta anche, sul piano politico, dal sostegno all’unica potenza europea in grado di contrastare il dilagare dell’influenza spagnola. – L.R.
046-267 Valverde Robles (Antonio Ángel), La conjura austracista de 1705 en Granada en las noticias de España y Europa, in La invención de las noticias, Giovanni Ciappelli y Valentina Nider (eds.), pp. 213-54. Viene ripercorsa la vicenda di un fatto storico minore, ma che ha provocato la produzione di un numero considerevole di relazioni autonome – a stampa e manoscritte – e di articoli nelle gazzette europee, segnale dell’uso di riprendere le notizie direttamente da un periodico all’altro. – M.C.
046-268 Varry (Dominique), Dévoiler la production clandestine lyonnaise des Lumières, in Doce siglos de materialidad del libro, pp. 437-50. A Lione si stamparono clandestinamente sia contraffazioni di opere protette dai privilegi, sia nel XVIII sec. opere di autori illuministi proibiti. – Ed.B.
046-269 Vedere l’invisibile. Lucrezio nell’arte contemporanea, a cura di Marco Beretta – Francesco Citti – Daniele Pellacani – Roberto Pinto, Bologna, Tipografia Tamari, 2017 (‘Centro studi La permanenza del classico. Ricerche’, 39), pp. 95, ISBN 978-88-6598-951-7, s. i. p. Catalogo di mostra: stesso titolo, Bologna, Biblioteca Universitaria e Museo di Palazzo Poggi, 21 Novembre 2017 - 14 Gennaio 2018. Finalità della mostra, oggi del catalogo, documentare come Lucrezio abbia ispirato immagini e metafore innovative nella cultura visiva, invadendo con immagini e soluzioni grafiche anche la tradizione libraria. Lo sviluppo dell’argomento manifesta infatti accanto all’interesse per la componente artistica una sensibilità non meno attenta per la componente bibliografica del tema. Furono esposte in mostra e qui sono documentate in gran numero edizioni illustrate e libri d’artista, nonché carte d’archivio di poeti che hanno tradotto Lucrezio nel ’900. I quattro curatori dell’opera appartengono all’Università di Bologna, in varî ruoli: di Beretta, ordinario di Storia della scienza; segnalo come di stretta pertinenza pregressa che ha promosso nel 2016 per Bononia University Press la ristampa anastatica della princeps bresciana di Lucrezio nell’ esemplare Laurenziano D’Elci. In ambedue le occasioni (a p. 7 dell’anastatica, nel presente catalogo a p. 14) prende le mosse dalla tesi di Stephen Greenblatt sulla riscoperta di Lucrezio (la “svolta”) ai fini del costituirsi della sensibilità rinascimentale (The Swerve, New York-London, Norton & C., 2011, tradotto in Italiano come Il manoscritto, Milano, Rizzoli, 2012), aggiungendo che è addirittura «sorprendente la fascinazione che gli scienziati del Novecento hanno mostrato per il poema» La riproduzione del Vorwort di Albert Einstein alla traduzione tedesca di Lucrezio, a c. di Hermann Diels, Berlin, Weidmann, 1924 (p. 15; il lettore italofono ne trova il testo in Leggendo Lucrezio, a c. di Gherardo Ugolini, Napoli, La Scuola di Pitagora, 2012) è lì per recarne esempio. Citti è ordinario di Lingua e Letteratura Latina; Pellacani è ricercatore a tempo determinato. Pinto, ricercatore, ha al suo attivo l’insegnamento in varie Accademie d’arte e numerose curatele espositive. È impossibile elencare i quasi cento nomi (persone ed enti) dei collaboratori: si leggeranno nel verso del frontespizio; ha senso invece soffermarsi sulla struttura del libro, tripartita: saggi, opere in mostra, bibliografia; in sequenza: Introduzione, p. 4-5; Ivano Dionigi (latinista), Lucrezio: p. 6-13. M. Beretta, La scienza contemporanea di fronte al De rerum natura, p. 14-5. Elena Pontiggia (specialista di Novecento, insegnante all’Accademia di Brera e al Politecnico di Milano), Lucrezio e l’arte italiana dagli anni Trenta agli anni Sessanta, p. 16-8. R. Pinto, L’arte contemporanea ‘osserva’ Lucrezio, p. 19-21. F. Citti, Le biografie romanzate, p. 22-6. D. Pellacani, Le traduzioni poetiche, p. 27-33. Opere in mostra: p. 34-89. Bibliografia: p. 90-4. Le schede delle opere sono firmate, ricche, corredate di immagini; la bibliografia è aggiornata, citata in forma compendiata e sciolta a parte. In stragrande maggioranza si tratta di libri, scelti non solo per l’importanza estetica delle soluzioni, ma anche per l’impatto ideologico della loro pubblicazione. Il contenuto del vol. è anche disponibile gratuitamente in Rete. – Piero Innocenti
046-270 Vervliet (Hendrik D.L.), Paris type design in the sixteenth-century Low Countries, in Printers and readers in the sixteenth century, edited by C. Coppens, pp. 39-46. I modelli tipografici parigini ebbero grande fortuna nei Paesi Bassi, grazie anche all’emigrazione definitiva o temporanea di importanti tipografi quali Christophe Plantin e Robert Granjon. – L.R.
046-271 Vierge (La) dans les arts et les littératures du Moyen Âge. Actes du colloque de Perpignan du 17 au 19 octobre 2013, sous la direction de Paul Bretel Michel Adroher et Aymat Catafau, Paris, Honoré Champion, 2017 (‘Nouvelle Bibliothèque du Moyen Âge’, 120), 410 pp., ill. col., ISBN 978-2-7453-3604-0, € 58. La devozione alla Vergine ha alimentato gran parte dell’ispirazione artistica e letteraria dell’età Medievale. La giornata di studio di Perpignan propone un approccio pluridisciplinare alla materia, dalla letteratura alle arti figurative. Di particolare interesse l’intervento intitolato Marie toute belle: la création poétique du personage de la Vierge di Denis Hüe che, a partire uno studio comparato tra alcune rare edizioni di libri silografici diffusi tra la Germania settentrionale e i Paesi Bassi, ricostruisce le caratteristiche salienti attribuite a Maria, successivamente ereditate dalla civiltà rinascimentale. – D.M.
046-272 Waquet (Françoise), De la BN à la BNF. Un parcours émotionnel, in Itinerari del libro nella storia, pp. 295-304. Si analizzano le emozioni espresse dai lettori della sala Labrouste della Bibliothèque Nationale e del Rez-de-jardin della Bibliothèque dei Tolbiac a Parigi, prima e dopo il trasferimento delle collezioni. – A.T.
046-273 Wolkenhauer (Anja), Die Erfindung des Buchdrucks als Gegenstand frühneuzeitlicher Heurematakataloge: Marcantonio Sabellico und Polidoro Vergilio auf den Spuren von Plinius d.Ä, in Itinerari del libro nella storia, pp. 87-96. Si analizza il genere dei cataloghi degli inventori, con particolare attenzione agli scritti di Marcantonio Sabellico e Polidoro Vergelio, concentrando l’attenzione sull’invenzione della stampa. – A.T.
046-274 Wos (Jan Władysław), La partecipazione della Polonia alle Fiere internazionali del libro di Firenze (1922-1932), «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», XXXI, 2017, pp. 233-46. Ricostruzione storica sulla partecipazione polacca alle 4 Fiere internazionali del libro di Firenze. – L.Mo.
046-275 Zammit (William), ‘Libri erronei e pestiferi’. Maltese Publications Reported to the Roman Congregations during the 19th Century: a Preliminary Survey, in Itinerari del libro nella storia, pp. 215-26. Si indaga la produzione editoriale a Malta nel Novecento a partire da una nuova fonte: gli archivi dell’Inquisizione del Sant’Uffizio – oggi Congregazione per la Dottrina della Fede – conservati a Città del Vaticano. – A.T.
046-276 Zheng (John Wang), Supply chain management for collection services of Academic libraries. Solving operational challenges and enhancing user productivity, Cambridge, MA, Elsevier, 2017, pp. 174, ill., ISBN 978-0-08-102031-9. Poiché l’a. intende l’insieme dei servizi per implementare le collezioni delle biblioteche universitarie come una vera e propria filiera produttiva, da gestire con criteri manageriali – come tradisce inequivocabilmente anche il lessico del vol., a cominciare dal suo titolo – questo lavoro si prefigge di indicare la soluzione delle sfide operative che attendono i bibliotecari, aiutando nel contempo gli utenti a incrementare la propria produttività. Il vol. è diviso in tre sezioni, ciascuna composta da alcuni capitoli tematici su un argomento specifico. La prima sezione (Introduction to supply chain. Management and case studies) spiega – anche attraverso alcuni casi pratici, basati ovviamente su biblioteche anglosassoni – come e perché una gestione adeguata della supply chain sia ormai inevitabile per le biblioteche. La seconda sezione (Library supply chain model), sviluppando ulteriormente i temi delineati nella prima, mette in discussione il metodo classico di accrescimento delle collezioni (acquisto, dono, scambio, scarto), proponendone poi un’attualizzazione che tenga conto tanto degli sviluppi tecnologici quanto delle sempre più risicate risorse economiche, che costringono le biblioteche a misurare costantemente i propri servizi per sopravvivere. Infine la terza sezione (Future proof library supply chain) delinea un modello prettamente teorico di filiera, basato sulle quattro componenti – obiettivi dell’utente, efficienza del flusso di lavoro, gestione finanziaria e servizi di base – che ogni biblioteca dovrebbe poi sapere applicare/adattare alle proprie esigenze. Pena la non sopravvivenza. Chiude il vol. un indice (dei nomi e dei temi trattati; pp. 171-4). – E.G.
ABEI: 2
Anna Giulia Cavagna: 37, 39, 158, 230
Antiquariato: 196, 197, 198
Archivistica: 136
Bernard Rosenthal: 159
Bibbie: B
Bibliografia: 17, 54, 161
Bibliologia: 60, 99, 217, 237
Bibliometria: 264
Censura: D, 42, 56, 117, 118, 122, 131, 134, 144, 205, 210, 211, 243, 244
Circolazione libraria: 93
Commercio librario: 104, 126, 146, 168, 189, 200, 228, 238
Dante Isella: 36
Editoria del '400: G, J, 43, 62, 79, 101, 150, 164, 170, 194, 250
Editoria del '500: E, 6, 9, 19, 22, 29, 43, 47, 48, 49, 61, 64, 68, 72, 82, 87, 95, 97, 100, 109, 113, 116, 125, 133, 135, 137, 140, 164, 199, 203, 208, 209, 221, 223, 235, 241, 242, 249, 250, 262
Editoria del '600: 22, 86, 88, 125, 151, 182, 191, 229, 235, 246, 250, 258, 268
Editoria del '700: 26, 33, 53, 127, 145, 222, 233
Editoria del '800: 107, 120, 183, 185, 192, 251, 252, 253
Editoria del '900: F, 52, 59, 73, 119, 129, 172, 195, 215, 234, 256, 265, 274, 275
Editoria contemporanea: 13, 63, 70, 74, 245
Ex libris: 153, 154
Filologia medievale umanistica: 34, 111, 261
Fogli volanti e materiale minore: 15, 46, 57, 226
Gesuati: 27
Giochi da tavolo: 186
Greco: 112
Illustrazione: 5,7, 18, 44, 55, 85, 114, 138, 147, 149, 166, 178, 181, 254, 260
Libro d’artista: 255
Lucrezio: 269
Manoscritti: 28, 41, 51, 121, 130, 143, 160, 263
Monoteismo: 10
Nuptialia: 1
Orazio: I
Re Magi: 110
Rete web: 219
Shoah: 35
Soprintendenze: 8
Storia dell’informazione: 4, 14, 24, 30, 32, 40, 45, 67, 69, 71, 84, 89, 94, 102, 105, 123, 124, 128, 139, 142, 152, 155, 157, 165, 167, 169, 173, 176, 177, 179, 188, 190, 193, 202, 204, 212, 216, 220, 227, 236, 239, 259, 266, 267
Storia della legatura: 96, 115, 174, 218
Storia della lettura: 171
Storia della lingua italiana: 31, 175, 201
Storia della stampa: 83, 90, 91, 98, 148, 180, 270, 273
Storia delle biblioteche: A, C, H, 3, 16, 20, 21, 23, 25, 41, 50, 58, 75, 76, 77, 80, 81, 92, 106, 108, 132, 141, 162, 184, 187, 206, 231, 232, 247, 248, 272, 276
Storia delle macchine da scrivere: 65
Vallombrosani: 240
Vergine Maria: 271
In memoriam
Armando Petrucci
«The day of his death was a dark cold day». (W. H. Auden, In Memory of W. B. Yeats (d. Jan. 1939). Molti di noi, cresciuti all’Università di Roma senza la fortuna di averlo avuto come docente, Armando Petrucci lo hanno conosciuto e frequentato come amico e maestro. Io sono fra quelli (la sua vera prole) che avevano con lui e con l’inseparabile Franca una frequentazione che è diventata per forza di cose viva e intensa, familiare e colloquiale, e mi sento legata a loro proprio per aver avuto il privilegio di condividerne il lato umano, autentico, domestico. Le visite del giardino della casa di Pisa, i racconti dei loro viaggi in America, il tè con i biscotti, la tenerezza per gli animali, i tanti momenti conviviali, allegri anche in momenti di cupezza e preoccupazione, poiché era facile, magari con una battuta “in romanesco”, trovare la corda giusta per fare riaffiorare un sorriso, anche quando la tristezza degli ultimi anni sembrava prevalere. Straordinaria è stata l’esperienza di viverli insieme, nel quotidiano come in contesti scientifici molto seri, a Udine nel febbraio 1997, quando Conor Fahy ricevette la laurea honoris causa dell’Università di Udine, a Spoleto nel 2000 in un Convegno sul Collezionismo al quale interveniva come accompagnatore di Franca, a Madrid nel maggio 2007 in due giorni di un indimenticabile Seminario sulla legatura organizzato da Maria Luisa López-Vidriero, intervenivano insieme spesso animandosi in una vivace schermaglia che risvegliava il pubblico coinvolgendo immediatamente l’attenzione. Numerosi sono stati in questi giorni i ricordi, le commemorazioni, le analisi della personalità e dell’eredità intellettuale di Armando Petrucci. Mentre era in vita, la sua personalità complessa e la sua opera non sempre hanno goduto di successi e riconoscimenti. Il segno, Petrucci lo ha lasciato ancor più nel tipo di intellettuale che è stato: un intellettuale atipico, vulcanico, fuori dal coro e, in un mondo accademico paludato e talora conformista non gli sono stati risparmiati frequenti attacchi e polemiche; la sua produzione non è sfuggita a critiche anche dure, ma questo in fondo capita alle grandi personalità che lasciano il segno. Appartiene cioè a quel gruppo di personalità straordinarie capaci di incidere in termini riformatori in ogni ambito delle loro attività e di tener sempre aperta la comunicazione tra società, scienza e politica e sempre in termini innovativi. Una forte carica di utopia era necessaria per navigare controcorrente, per difendere un impegno culturale e civile non conformista mai appiattito dalle politiche culturali «sentirsi libero dal proprio tempo, così da esso esiliato» (come ha detto Carlo Levi). A conclusione di queste poche memorie vorrei ricordare il rapporto personale, un rapporto improntato – nel mio come in molti altri casi – alla generosità e alla disponibilità assolute ma anche, e soprattutto, al fascino, alla discrezione e alla contagiosità della sua intelligenza, pronta ad affrontare percorsi, snodi, intrichi in maniera instancabile. E poi quel Convegno memorabile che organizzai a Roma per celebrare i 50 anni dall’Apparition du livre, che lo vide protagonista nonostante i tanti studiosi presenti. Il vero protagonista fu lui, nonostante la sua riluttanza a preparare un vero e proprio intervento, con la solita sommessa finezza in quelle poche sintetiche conclusioni che sono ancora da leggere e da meditare con attenzione. Sperando di aver trovato le parole giuste – che non ci sono mai in questi momenti – voglio solo promettere alla sua memoria che non dimenticherò mai la sua capacità di relazione empatica e immediata, anche quando non sedeva in cattedra. Che in fin dei conti definisce ogni grande magistero esercitato prima attraverso l’attività umana, che con il tempo viene meno, e poi attraverso gli scritti, che invece rimangono e continuano ad operare nel tempo e nello spazio. Dalla sua vasta produzione continueranno per molto tempo a venire – ne siamo certi – spunti da approfondire, suggestioni da sviluppare, insegnamenti da trasmettere. – Maria Cristina Misiti
Risorse elettroniche
a cura di L.R.
Mazarinum. Les collections numériques de la Bibliothèque Mazarine http://mazarinum.bibliotheque-mazarine.fr/. Dal 2015 la Bibliothèque Mazarine di Parigi ha messo a disposizione on line sul portale Mazarinum una porzione via via crescente del proprio patrimonio librario e documentario. Il sito è stato avviato con una selezione dei circa 2.400 incunaboli (rappresentativi di 2.100 edizioni) della Biblioteca, ma attualmente comprende altre sei sezioni: Manuscrits et archives, Iconographie et illustration, Livres imprimées, Encyclopédie (frutto di un importante progetto e di una mostra che hanno consentito di mettere on line la princeps dell’opera di Diderot e D’Alembert), Antilles (con la collezione relativa alla storia dei Caraibi) e Musique (progetto recente che riguarda manoscritti e stampati). Per quanto attiene agli incunaboli, le riproduzioni sono raggiungibili anche tramite un link dalla relativa scheda di ISTC, altri materiali sono invece disponibili anche dalla piattaforma Gallica. Dalla home page di Mazarinum si può accedere direttamente alle varie sezioni, ma è possibile anche interrogare la banca dati o per parole chiave (con un box in alto a destra), oppure combinando più parametri con la ricerca avanzata. Gli accessi (e quindi i dati che si possono combinare) sono molti: titolo, soggetto, segnatura di collocazione, editore, autori secondari, data, legatura, provenienza, luogo di edizione, testo integrale, sommari e legende. I risultati sono restituiti in forma sintetica, con una scheda essenziale e la riproduzione del frontespizio o di una pagina significativa. Cliccandoci sopra si viene rimandati a una scheda più analitica, con la serie completa dei dati rilevati e con la riproduzione integrale dell’oggetto, che è anche scaricabile. È possibile, per esempio (ma sono oltre 2 GB l’uno), scaricare i due volumi dell’esemplare mazarino della Bibbia di Gutenberg in pdf e ad alta definizione, comprese le rispettive legature e i fogli di guardia. L’opera di digitalizzazione ha interessato principalmente i pezzi più rari (spesso unici) della collezione. Alcuni di questi sono proposti nella sezione del sito Sélection de documents, dove oltre alla summenzionata Bibbia gutenberghiana, si trovano alcuni testi di denuncia dello schiavismo, lo splendido breviario di Oderisio (1099-1105), un eccezionale manoscritto miniato con le Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio e un esemplare del Lancelot du Lac, primo romanzo del ciclo arturiano impresso in Francia (Rouen, Jean Le Bourgeois, 24.XI.1488, ISTC il00033500). La navigazione nel sito è semplice e intuitiva, le informazioni precise e ampie, le riproduzioni sempre di ottima qualità, con la possibilità di ingrandire a dismisura le immagini per cogliere i più minuti dettagli. Un lavoro degno della prestigiosa collezione di cui offre alcuni dei più importanti tesori. Tra le risorse messe a disposizione dal sito della Mazarine, varrà la pena segnalare anche la pagina Calames (http://www.calames.abes.fr/pub/imagesmazarine.htm), da cui si può accedere a una selezione di manoscritti integralmente digitalizzati (alcuni sono zibaldoni e miscellanee a uso personale), e la pagina dedicata alle mostre virtuali, dove vengono proposte on line alcune grandi esposizioni realizzate negli ultimi anni dalla Biblioteca (https://www.bibliotheque-mazarine.fr/fr/bibliotheque-numerique/expositions-virtuelles?search=liste_expos_virtuelles_modif_reu&task=search). Attualmente sono sette le mostre disponibili, tra cui quella dedicata ai lettori francesi di libri italiani tra Quattro e primo Seicento (Libri italiani lecteurs français, 30 giugno-29 settembre 2017), quella sui cataloghi (De l’argile au nuage, 13 marzo-13 maggio 2015) e quella sui libri armeni (Le livre arménien de la Renaissance aux Lumières, 26 ottobre-30 novembre 2012). Un sito da tenere d’occhio e ricco di molti materiali utili per la ricerca, ma anche per la didattica.
Cronache
Convegni
Una giornata per fare crescere Manus OnLine 2018, Roma, Istituto Centrale per il Catalogo Unico, 18 aprile 2018.
A Roma il 18 aprile si è tenuto il terzo di una serie di convegni a cadenza annuale, tutti dedicati al censimento nazionale italiano dei manoscritti Manus OnLine. Nel corso dei suoi dieci anni di vita, l’applicazione web Manus OnLine (familiarmente MOL) ha subìto infatti alcune importanti implementazioni di natura tecnica, che hanno permesso e favorito l’ampiamento del progetto, coinvolgendo non solo nuove biblioteche interessate alla descrizione sistematica dei propri fondi, ma anche istituzioni di ricerca. Di conseguenza, a partire dal 2015, l’Area di attività per la bibliografia, la catalogazione e il censimento dei manoscritti ha promosso queste giornate di lavoro, improntate alla comunicazione e al confronto del lavoro svolto utilizzando il software dell’ICCU. Dopo l’introduzione e i saluti della direttrice Simonetta Buttò, Lucia Negrini ha riassunto le nuove funzionalità del software, ossia un modulo che permette la visualizzazione di progetti speciali (censimenti di singole regioni, cataloghi tematici), i servizi relativi all’authority file e l’attivazione di una tastiera virtuale che favorisce l’inserimento dei caratteri del greco esteso, dell’arabo e dell’ebraico. In tale contesto è stata annunciata la pubblicazione delle Linee Guida per la formulazione e il trattamento in Manus Online (MOL) delle voci di autorità di nomi di persone, di enti, di famiglie e di luoghi, un fascicolo di 45 pagine che intende porsi come un primo esperimento di normativa per il trattamento dei punti di accesso formali all’interno del catalogo (scaricabile da https://manus.iccu.sbn.it//norme-catalogazione.php). Lucia Negrini ha messo in evidenza che l’ICCU non si pone più soltanto l’obiettivo di catalogare passo a passo l’immenso patrimonio manoscritto italiano all’interno delle singole biblioteche, ma intende sempre di più gestire un servizio articolato e adeguato per tutti coloro che si occupino di manoscritti, evitando quella frammentazione che ha dimostrato, in contesti anche molto diversi tra loro, la propria insostenibilità. Nel contempo è in corso di studio l’inserimento di Manus OnLine in un nuovo sistema di ricerca integrato che l’ICCU sta realizzando. Agli interventi iniziali di natura programmatica, sono poi seguiti due approfondimenti mirati a illustrare specificatamente le Linee guide (Lucia Merolla) e la condizione attuale della lista di autorità di Manus OnLine. Valentina Atturo ha comunicato il numero dei nomi presenti (103.546 nomi in forma accettata e identificata e 54.633 nomi in forma accettata non identificata, oltre alle varianti manoscritte e alle forme di rinvio), ha evidenziato l’introduzione delle categorie dei nomi di famiglia e di luogo aderenti allo standard UNIMARC/ Authorities e presi in considerazione dall’IFLA Library Reference Model pubblicato ad agosto 2017, e ha dimostrato l’interoperabilità tra Manus OnLine, il Servizio Bibliotecario Nazionale e gli standard internazionali. Caterina Tristano ha avviato una discussione sulla nomenclatura delle scritture. Gli altri interventi hanno poi descritto concretamente i progetti che utilizzano Manus OnLine e che gli interessati potranno valutare in rete: MOL Liturgica, una collaborazione avviata da poco tra l’ICCU e l’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici (con il coordinamento di Giacomo Baroffio); l’Illuminated Dante Project del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli (http://www.dante.unina.it, coordinato da Gennaro Ferrante); l’analisi dei manoscritti di natura archivistica della Biblioteca Emidiana di Agnone; la catalogazione in atto presso la Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma; infine il Censimento internazionale dei mss. francescani promosso dalla Società Internazionale di Studi francescani (SISF) di Assisi https://manus.iccu.sbn.it//progettiS.php?id=227). – Giliola Barbero
Mostre
Haute Lecture by Colard Mansion: Innovating Text and Image in Medieval Bruges. Groeningemuseum, Brugge (Belgio), 1 marzo - 3 giugno 2018, a cura di Evelien de Wilde, Evelien Hauwaerts e Ludo Vandamme. Una città dinamica e cosmopolita, che vive d’acqua, e un uomo che trasforma quell’acqua dapprima in carta e poi in parole: sono la Brugge del XV secolo e Colard Mansion, la coppia protagonista di questa affascinante mostra di primavera al Groeningemuseum della cittadina belga. Di più, sono un uomo e una città in un’epoca di grandi trasformazioni e di nuove scoperte che, a pochi chilometri dalla grande Anversa e in quello che già allora era un crocevia di lingue e popoli, promuovevano un’arte nuova, la stampa, medium unico per tecniche differenti, luogo di tradizione e innovazione in un mondo che agli occhi del tipografo e dei contemporanei doveva davvero apparire “nuovo”. Brugge era il luogo perfetto per avviare l’industria del torchio e Mansion, copista e tipografo attivo dal 1457 al 1484, l’uomo adatto per una produzione libraria di livello: un tale connubio non poteva che dare dei frutti significativi. Testi di lusso, infatti, furono prima i manoscritti – alcuni di essi esposti proprio in apertura – e poi le opere a stampa che videro le cure di Mansion, belli per gli occhi ma ancora più importanti per la storia. Infatti, se di Colard si ricordano certamente il Jardin de dévotion (sua prima opera a stampa nel 1475) e le Méthamorphoses di Ovidio moralizzate (1484), tra i suoi vari incunaboli vanno segnalati quei testi a stampa in lingua francese e inglese che egli pubblicò per primo in Europa, intrattenendo rapporti persino con il tipografo d’oltremanica William Caxton (una relazione professionale di natura a noi non chiara). Stando così le cose e, soprattutto, data la versatilità dello stampatore fiammingo, i curatori non si sono lasciati sfuggire l’occasione di accompagnare i testi in esposizione con approfondimenti di carattere storico-tecnico riguardo l’artigianato e l’industria della carta e dei caratteri e le vicende locali, tutti racconti di un universo in cui, oltre a C. M. , si muovevano molti altri copisti, stampatori e professionisti. Dunque, alla fine del percorso espositivo è stato possibile ricostruire una vera e propria rete continentale che lega fra loro tutte queste figure. Ovviamente la mostra, promossa dalla Biblioteca Municipale di Brugge e dal museo stesso con la collaborazione di numerose istituzioni estere (fra cui la Bibliothèque Nationale de France), ha avuto un occhio di riguardo nei confronti del Tardo Medioevo in terra di Fiandre, ma ha cercato pur sempre di cogliere gli elementi di continuità o di rottura “sovranazionali” nell’evoluzione della stampa. Inoltre, il taglio interdisciplinare adottato dai curatori ha consentito di individuare i debiti che l’arte tipografica doveva alle altre forme di espressione artistica: vetrate, guglie, dipinti, pittura e scultura, così ricche in queste terre del centro-nord Europa tra XIV e XVI secolo, erano davvero le muse ispiratrici dell’opera di Mansion e, più, in generale della stampa. La prova del nove sono le belle incisioni che Colard, per primo, inserì tra le pagine di testo; poi, c’è tutto quel materiale che pure circolava nella sua bottega (e in questa mostra), ma in maniera minore: rilegature, matrici, caratteri e pitture del periodo dei cosiddetti Primitivi Fiamminghi. Il quadro finale nella mente di chi ha visitato la mostra (e che il catalogo ripropone in maniera analitica) è quello di una città con un’industria laboriosa, quasi all’apice del suo potenziale per il tempo, nutrita dall’iniziativa di un grande imprenditore, come era Colard Mansion. Tuttavia, dello stampatore non si hanno più notizie dopo il 1484: «Colard Mansion perfugit» sono le ultime parole annotate sul suo conto a margine di un libro. Ma questa volta, ovviamente, non si tratta di uno dei suoi. – Dario Romano
Taccuino
Scuola estiva 2018
Antiquariato e collezionismo librario:
storia e metodo
Torrita di Siena, Residence Il Convento, 27-30 agosto 2018
Presentazione
Le moderne trasformazioni legate principalmente all’e-commerce stanno profondamente modificando il mercato del libro antico, non solo in Italia. Se a ciò si aggiungono alcune esecrabili vicende della cronaca recente, che hanno gettato oscure ombre sul mondo del collezionismo e dell’antiquariato librario, si comprende perché i tempi siano maturi per ripensare a una tradizione che tanta parte ha avuto nella storia culturale anche italiana. Alcuni studi recentemente pubblicati hanno contribuito a inquadrare meglio il fenomeno del collezionismo e dell’antiquariato librario nell’Italia tra Otto e Novecento. Facendo tesoro di questi casi esemplari, il corso intende fissare l’attenzione sul metodo, non ovvio, con cui approcciare questa realtà, mostrando come antiquari e collezionisti abbiano contribuito a scrivere pagine importanti della storia culturale italiana negli ultimi due secolo. L’immersione in un eccezionale contesto naturalistico e artistico come il borgo di Torrita di Siena, in Val di Chiana (a pochi chilometri dall’autostrada, ma raggiungibile anche in treno, non lontano da Pienza, Montepulciano e Cortona) e la formula residenziale vorrebbero favorire l’instaurarsi di un clima fecondo di lavoro, ma conviviale nelle modalità di svolgimento. Lo sforzo di contenimento dei costi consente di offrire ai partecipanti un’occasione unica di formazione e conoscenza.
Destinatari
Il corso si rivolge a studenti universitari, neolaureati e dottorandi di ricerca nelle discipline del libro, bibliografia e storia del libro e dell’editoria, ma anche a tutti coloro, bibliotecari, collezionisti, amatori e bibliofili, che hanno interesse per il libro antico a stampa.
Docenti del corso
Edoardo Barbieri Università Cattolica di Brescia
Fabio Massimo Bertolo Minerva Auctions
Mario Giupponi Presidente dell’Associazione Librai Antiquari Italiani
Giancarlo Petrella Direttore de «L’illustrazione», editrice Olschki
Luca Rivali Università Cattolica di Milano
Programma
Lunedì 27 agosto
14.00 Registrazione
14.30 Saluti di Giacomo Grazi, Sindaco di Torrita di Siena, e di Simona Giovagnola, Presidente della Fondazione Torrita Cultura.
15.00-16.30 Luca Rivali, Metodo e passione: cosa vuol dire collezionare libri
16.30-17.00 Pausa
17.00-19.00 Edoardo Barbieri, Il mercato antiquario nel suo quadro storico
19.30 Cena presso il ristorante La Ripicca
Martedì 28 agosto
9.00-11.00 Luca Rivali, Principi e borghesi: appunti per una storia del collezionismo librario
11.00-11-30 Pausa
11.30-13.30 Edoardo Barbieri, Profilo di un antiquario: Leo Samuel Olschki
13.30 Pranzo a buffet
15.00-17.00 Luca Rivali, Collezionisti e antiquari: Ugo Da Como e i librai del primo Novecento
17.00-17.30 Pausa
17.30-19.30 Edoardo Barbieri, Oltre i manuali: l’antiquariato di casa Hoepli
Visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena
20.30 Cena libera
Mercoledì 29 agosto
9.00-11.00 Luca Rivali, Collezionisti e bibliotecari: Ugo Da Como e le biblioteche del primo Novecento
11.00-11.30 Pausa
11.30-13.30 Edoardo Barbieri, Tra antiquariato e collezionismo: il caso Giuseppe Martini
13.30 Pranzo a buffet
15.00-17.30 Pienza, Palazzo Piccolomini: Edoardo Barbieri, Come si legge un catalogo di antiquariato
18.00-19.30 Pienza, Palazzo Piccolomini. Incontro pubblico in occasione dell’uscita del catalogo degli incunaboli della collezione di Paolo Tiezzi Maestri, a cura di Alessandra Panzanelli Fratoni. Saluti di Fabrizio Fè, Sindaco di Pienza. Intervengono Giancarlo Petrella, Mario Giupponi e Fabio Massimo Bertolo. Modera Edoardo Barbieri. In collaborazione con la Società Esecutori Pie Disposizioni.
20.00 Cena a Pienza e rientro a Torrita
Giovedì 30 agosto
9.00-11.00 Giancarlo Petrella, Ritratto di un collezionista: la biblioteca ritrovata di Renzo Bonfiglioli
11.00-13.00 Luca Rivali, Falsi, facsimili e restauri: Ugo Da Como e i suoi libri
13.00-13.15 Edoardo Barbieri, Conclusioni
Sede
Il corso si svolgerà a Torrita di Siena, presso la sala conferenze del Residence Il Convento, via Passeggio Garibaldi 52 (http://www.convento-torrita.com/ita/), a ridosso delle mura del borgo.
Modalità di partecipazione
Per partecipare è necessario far pervenire entro e non oltre il 10 luglio 2018 la propria candidatura, compilando il modulo disponibile cliccando su ISCRIVITI e allegando un proprio curriculum vitae. L’organizzazione si riserva la facoltà di revocare l’iniziativa qualora non si raggiunga il numero programmato di partecipanti. Una volta ricevuta conferma dell’avvio del corso, gli iscritti dovranno provvedere al pagamento della quota di iscrizione secondo le modalità che verranno comunicate.
Quote di partecipazione
Il costo di iscrizione alla Scuola estiva è di € 250. La quota comprende la partecipazione all’intero ciclo di lezioni e attività, nonché i pranzi a buffet di martedì 28 e mercoledì 29 agosto e le cene di lunedì 27 e di mercoledì 29. È possibile iscriversi al corso anche in qualità di uditori al costo di € 100, quota che comprende la libera frequenza di non più del 50% delle lezioni (da indicare al momento dell’iscrizione). Dalle quote di iscrizione è escluso l’alloggio.
Quote agevolate
Tra gli studenti universitari, i neolaureati e i dottorandi di ricerca che ne faranno richiesta con lettera motivazionale verranno anche messe a disposizione 16 quote agevolate per il corso (€ 150, invece di € 250). Tali agevolazioni sono state messe a disposizione da: ALAI (4), Casa Editrice Leo S. Olschki (1), «La Bibliofilia. Rivista di storia del libro e di bibliografia» (1), CRELEB (2), in memoria dell’antiquario Beniamino Burstein (8).
Vitto e alloggio
A Torrita di Siena sono disponibili varie possibilità di sistemazioni alberghiere (da prenotare autonomamente). Tra queste si segnalano in maniera particolare:
Albergo Belvedere (http://www.belvedereonline.it/index.php?lang=it ): camera singola € 26, camera matrimoniale € 37.
Residence “Il Convento” (http://www.convento-torrita.com/ita/): camera matrimoniale uso singola € 50, camera matrimoniale € 70, camera tripla € 90 (tariffe valide solo con prenotazione diretta). La colazione è inclusa.
Albergo La Stazione (http://albergolastazione.com): camera singola € 48, camera doppia/matrimoniale € 75. In tal caso è opportuno essere automuniti. La colazione è inclusa.
Case dei Fiori, residenza storica (http://holiday-home-case-dei-fiori-it.book.direct/), dotato di tre mini appartamenti con camera doppia e un appartamento più grande con quattro posti letto: € 30 a persona.
I prezzi si intendono per notte. Al momento della prenotazione specificare la partecipazione alla Scuola estiva.
Attestato
Alla conclusione del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione. Agli studenti universitari che ne faranno richiesta potrà essere riconosciuto, previa stesura di una relazione scritta, 1 cfu nel settore scientifico disciplinare M-STO/08, pari a 25 ore di attività formativa.
Per altre informazioni e l’iscrizione: http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-centro-di-ricerca-europeo-libro-editoria-biblioteca-creleb-international-summer-school#content
III Corso di alta formazione
Metodologia della ricerca in discipline umanistiche e
bibliografiche 2018
Lonato, Fondazione Ugo Da Como – Brescia, Università Cattolica, 25-26 ottobre 2018
giovedì 25 ottobre
Lonato (BS), Fondazione Ugo Da Como
ore 14.00 visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como
ore 15 Rocca di Lonato, modera Edoardo Barbieri
15.15 Andrea Canova (Università Cattolica di Brescia)
Letteratura e libri nella storia di una città: Mantova tra Medio Evo e Umanesimo
16.45 Angela Nuovo (Università degli studi di Udine)
La storia economica del libro: fonti, metodi, problemi
ore 18.30 rinfresco
ore 19.45 cena conviviale a Lonato (su prenotazione)*
venerdì 26 ottobre
Brescia, Università Cattolica, via Trieste 17, Sala della Gloria
ore 9 modera Luca Rivali
Mario Taccolini (Università Cattolica di Brescia, Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche)
Sergio Onger (Presidente Fondazione Ugo Da Como)
Saluti
ore 9.15 Alessandro Tedesco (Università Cattolica di Milano)
Tipologie editoriali dei viaggi in Terra Santa di età moderna
ore 11.00 Laura Melosi (Università degli Studi di Macerata)
Gabriele D’Annunzio e il Dante monumentale di Leo Samuel Olschki
ore 12.45 pranzo presso la struttura “Giardino” Cooperativa Agazzi
ore 14.00 Edoardo Barbieri – Pierangelo Goffi, Presentazione della Biblioteca Viganò
ore 15.00 conclusione dei lavori
Per informazioni creleb@unicatt.it tel. 0272342606 – 0302406260
* Per chi viaggia coi mezzi pubblici, Lonato è raggiungibile da Brescia o da Desenzano con gli autobus interurbani della linea Brescia-Verona (www.trasportibrescia.it). È possibile prenotare la cena e il pernottamento a prezzo concordato utilizzando il modulo allegato. Per l’iscrizione rivolgersi all’Ufficio Formazione Permanente di Brescia: elena.apostoli@unicatt.it
Engaging the reader 2018
giovedì 15 novembre
Università Cattolica di Milano
Un bastimento carico, carico di…
Esperienze e sfide editoriali nel mercato gliobale
Presentazione del Master di II livello “Professione Editoria cartacea e digitale”
http://offertaformativa.unicatt.it/master-professione-editoria-cartacea-e-digitale
e del Master di I livello “Booktelling. Comunicare e vendere contenuti editoriali”
http://offertaformativa.unicatt.it/master-booktelling-comunicare-e-vendere-contenuti-editoriali
Incunaboli a Cagliari
Martedì 8 maggio, ore 16
Cagliari, Biblioteca Universitaria – Sala Settecentesca
L’Università degli Studi di Cagliari partecipa a un grande progetto di catalogazione degli incunaboli conservati a Cagliari. La giornata sarà l’occasione anche per esporre alcuni volumi appartenenti alla collezione della Biblioteca, coinvolta nel progetto.
Interverranno:
§ Claudia
Giordano (Soprintendenza BBCCAA di Siracusa)
§ Bianca Fadda e Roberto Poletti (Università di Cagliari)
§ Giovanna Granata (Università di Cagliari)
§ Marco Palma (già Università di Cassino)
§ Cecilia Tasca (Università di Cagliari)
Universo futurista 11 satelliti futuristi
Fino al 10 giugno 2018
Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio
La mostra – a cura di Jeffrey T. Schnapp e Silvia Evangelisti – nasce dalla collaborazione con la Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, e completa idealmente il percorso dell’esposizione principale, allestito presso la sede della Fondazione. Le undici bacheche (gli 11 satelliti del sottotitolo) che accolgono documenti e oggetti, illustrano la concezione estetica e le tematiche centrali del movimento attraverso la selezione di dipinti, sculture, oggetti di design, disegni progettuali, fotografie e fotomontaggi, manifesti pubblicitari e documenti autografi di ogni genere, realizzati fra il 1909 e la fine degli anni ‘30 del Novecento.
Per informazioni:
tel. 051-276811 / 051-6288300
Bessarione latino.
Conferenza di John Monfasani.
Giovedì 14 giugno 2018, ore 17
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana – Libreria Sansoviniana
Si tratta di una conferenza pensata nell’ambito delle celebrazioni dell’anno bessarioneo – nel 2018 ricorrono cinquecento e cinquant’anni dalla donazione a san Marco, e quindi allo Stato veneziano, della biblioteca del cardinale Bessarione – che si concluderanno ad aprile 2019.
Per informazioni:
tel. 0412407211
https://marciana.venezia.sbn.it/eventi/anno-bessarioneo-2018-0
Programma:
Venerdì 15 giugno
9.30: § Accoglienza e registrazione dei partecipanti § Saluti istituzionali: S.E. mons. Francesco Milito, S.E. mons. Michele Pennisi, don Valerio Pennasso, Paola Passarelli § Prolusione: S.Em.za card. Gianfranco Ravasi § Fausto Ruggeri, Per una storia dell’ABEI (1978-2018) § Rosaria Campioni, La professione del bibliotecario negli ultimi quarant'anni § Paola Sverzellati e Elisabetta Zucchini, Formazione ieri, oggi e domani § Markus Krienke, Carità intellettuale in prospettiva filosofica § Noël Golvers, Carità intellettuale in prospettiva missiologica: verso una teologia dei libri § Francesco Bonini, Carità intellettuale e sfide professionali § Dibattito
Sabato 16 giugno
8.30: § Santa Messa § Marian Papavoine, Il contributo del bibliotecario al panorama teologico internazionale § Mario Cocchi, Carità intellettuale e servizio ai più deboli: l’esperienza de La Nostra Famiglia § Guido Dotti, Editoria e vita spirituale § Roberto Alessandrini, L’Editoria come forma concreta di carità intellettuale § Dibattito § Tavola rotonda e dibattito : La biblioteca ecclesiastica nell’azione pastorale diocesana e nella sensibilità giovanile § Assemblea dei soci con rinnovo cariche sociali
Domenica 17 giugno
Angelus in piazza San Pietro
http://www.abei.it/c/273/Convegno_di_studio_2018_nel_40_dell_ABEI_19782018.html
Dalla Libreria della Casa alla Biblioteca Riccardiana
Fino al 15 giugno 2018
Firenze, Biblioteca Riccardiana – Sala Esposizioni
Si tratta di una mostra preziosa di manoscritti e stampati antichi provenienti dalla libreria del marchese Gabriello Riccardi (1705-1798), che ebbe un ruolo fondamentale nella storia e nell’evoluzione della Biblioteca nel corso del XVIII secolo. L’esposizione è organica al volume di Guglielmo Bartoletti La libreria privata del Marchese Suddecano Gabriello Riccardi. Il fondo manoscritti (Firenze; University Press, 2017), presentato il 17 maggio u.s., che ricostruisce infatti le vicende della libreria privata del marchese, poi confluita nella Biblioteca, concentrando l’attenzione soprattutto sui manoscritti, la parte più preziosa della raccolta.
Giardini, vigne, orti e altri spettacoli
Fino al 16 giugno
Ravenna, Biblioteca Classense
La mostra espone materiale documentario e iconografico proveniente dalle collezioni antiche della Biblioteca Classense e dell’Archivio Storico del Comune.
Il percorso espositivo sarà articolato in diverse sezioni. Una, a carattere generale, sarà incentrata sulla botanica e proporrà erbari a stampa e i lavori di illustri studiosi come Leonart Fuchs (1501-1566), Pierandrea Mattioli (1500-1577) e Ulisse Aldrovandi (1522-1605), il grande scienziato bolognese. Nella parte relativa alla grafica e all’illustrazione verranno esposte raccolte di vedute e incisioni, alcune delle quali ordinate in bellissimi album dall’architetto Camillo Morigia, poi alcuni disegni attribuiti ai pittori Ferrari (XIX secolo), la nota famiglia di artisti e decoratori di cui in biblioteca si conservano bozzetti e studi creati ed utilizzati per la loro notevole attività di decorazione in antichi palazzi e nello stesso complesso classense. Dell’Archivio Storico Comunale, saranno esposte alcune mappe topografiche realizzate a Ravenna tra XVI e XVIII secolo. Si tratta di rappresentazioni del territorio che pongono in evidenza il tipo di coltivazioni per lo più presenti nel nostro territorio e l’estensione ed i confini dei boschi cittadini ovvero delle pinete ravennati.
Per informazioni:
Restaurare cum laude
Fino al 16 giugno 2018
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale – Galleria
La mostra, curata dalla Scuola d’Alta Formazione dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione dei beni archivistici e librari (ICRCPAL), offre al pubblico gli interventi e le soluzioni conservative intrapresi dalle laureande ed eseguiti su beni della Biblioteca, di solito manufatti di rara bellezza e notevole interesse storico.
Rodolfo Namias. Manualistica tecnica tra fotografia e industria: 1891-1938
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana – Sale Monumentali (ingresso dal Museo Correr)
L’esposizione offre una sintesi della manualistica tecnica di Rodolfo Namias (1867-1938), chimico e figlio di tipografo, che si propose di formare una classe di operatori specializzati fornendo loro cognizioni pratiche e teoriche proprio attraverso i suoi celebri manuali. Le opere in mostra spaziano infatti all’interno di questa sua produzione, proponendo sessanta opere (quattro provenienti dal patrimonio della Biblioteca Nazionale Marciana e due da quello della Fondazione di Venezia), affiancate da oggetti d’epoca e da manufatti contemporanei realizzati con alcune tra le tecniche descritte nei manuali. Nove in totale le sezioni della mostra: Chimica fotografica, Ripresa fotografica, Camera oscura e postproduzione, Apparecchiature fotografiche, Ottica, Industria, Tipografia, Processi di stampa artistica, Editoria.
Per informazioni:
tel. 0412407211
https://marciana.venezia.sbn.it/eventi-e-mostre/mostre
Materiali e strutture del libro antico
Corso di aggiornamento per bibliotecari
Regione Lombardia
18-19 giugno 2018
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense
Dopo una prima parte teorica introduttiva e un intervento sulle procedure per la tutela e la conservazione del materiale bibliografico antico (autorizzazioni, collaudi in corso d’opera e collaudi finali) , il corso si articolerà in seminari basati sulla discussione delle problematiche presentate dalle collezioni storiche della Biblioteca Nazionale Braidense.
Docenti: Melania Zanetti (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano – Università Ca’ Foscari, Venezia) e Michele Losacco (Biblioteca Nazionale Braidense).
Programma:
Lunedì 18 giugno
§ I materiali librari: costituzione e manifattura § Pergamena, carta, inchiostri § Problemi di conservazione. Pomeriggio § Storia ed evoluzione delle tecniche della legatura latina e greca (ppt, facsimili e possibilmente originali)
Martedì 19 giugno
§ Procedure per la tutela e la conservazione del materiale bibliografico antico (autorizzazioni, collaudi in corso d’opera e collaudi finali) § Attività seminariale di analisi e descrizione di volumi rappresentativi provenienti dalle collezioni della Biblioteca nazionale Braidense.
La catalogazione dei manoscritti del fondo antico: ricordo di Elpidio Mioni
28 giugno 2018, alle ore 16
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana. Libreria Sansoviniana
Nell’ambito del programma dell’Anno Bessarioneo viene ricordato il professor Elpidio Mioni (8 ottobre 1911- 6 settembre 1991), già ordinario di paleografia greca all’Università di Padova; la conferenza è dedicata alla catalogazione dei manoscritti greci, attività alla quale Mioni dedicò anni operosi stendendo con infinita cura i cataloghi dei codici greci della Biblioteca Marciana, di parte di quelli della Biblioteca Nazionale di Napoli e di vari fondi greci sparsi in biblioteche italiane.
Programma: § Elisabetta Lugato, Elpidio Mioni: un maestro § Maria Rosa Formentin, Ricordo di Elpidio Mioni: gli studi bessarionei. La generosità intellettuale, il continuo impegno scientifico e la dedizione all’insegnamento, la lunga e proficua collaborazione con ‘Indici e Cataloghi’: una lezione d’impegno e di rettitudine § Paolo Eleuteri, Elpidio Mioni catalogatore di manoscritti greci § Ricordi di Georgios Ploumidis e Agamemnon Tselikas.
Per informazioni:
XVIII edizione Mostra Mercato Nazionale del Libro Antico e della Stampa Antica
31 agosto – 2 settembre 2018
Città di Castello, Loggiato Gildoni ex Logge Bufalini
Oltre 40 operatori italiani ed esteri (librerie antiquarie e venditori di stampe e cartografia), alcuni dei quali leader di settore a livello internazionale, proporranno rarità bibliografiche originali come manoscritti miniati, incunaboli, cinquecentine, libri di varie epoche rari e di pregio, fotografie, incisioni, litografie, cartografia, stampe decorative e quant'altro inerente la bibliofilia e relativo collezionismo.
La cucina di buon gusto
Fino all’8 settembre 2018
Torino, Biblioteca Reale – Salone monumentale
La mostra intende essere un viaggio tematico intorno al cibo, per mostrare l’arte della buona tavola alla corte sabauda attraverso l’esposizione di rari e preziosi ricettari dal Seicento all’Ottocento, porcellane e argenti reali, disegni, manoscritti e i più celebri trattati culinari del Settecento.
Orari di visita:
martedì - venerdì dalle 9 alle 18; sabato dalle 9 alle 13
Per informazioni:
mr-to@beniculturali.it
Byblos 2.0
15-16 settembre 2018
Rinnovata nel nome e nei contenuti, la rassegna di Parco Esposizioni Novegro dedicata agli appassionati di antiquariato e modernariato librario raccoglie oltre 40 espositori dall'Italia e dall'estero, per un'offerta che, accanto ai pregiati volumi, mette in mostra i più vari ed originali ephemera: stampe e mappe d'epoca, documenti storici, fotografie, periodici.
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i questi tempi molte trasformazioni si vanno accumulando le une alle altre. Quelle dell’università, della sua organizzazione e della selezione del personale docente. Quelle del mondo delle biblioteche con la nuova articolazione ibrida tra cartaceo e digitale, con il ripensamento delle funzioni della biblioteca, con la contrazione dei posti di lavoro nel settore, col sempre più massiccio ricorso al lavoro di personale esterno spesso assai poco qualificato. Anche il mondo della editoria è in una continua “crisi di rinnovamento”, per cui le tradizionali professioni legate al mondo del libro subiscono profondi mutamenti. Questo per dire che non voglio sostenere che in questo momento sia facile orientarsi. Ciò che è però chiaro è che le discipline del libro, se non vogliono sparire dall’ambito delle Facoltà di Lettere e Filosofia o di Beni Culturali, devono interrogarsi sul loro futuro. Devono cioè chiedersi di quale utilità possono essere all’interno di un percorso formativo umanistico. C’è da credere che non serva, o addirittura peggiori la situazione, il feroce trasformismo praticato da alcuni, che abbandonando gli insegnamenti a esempio di Bibliografia, si sono buttati in una sua povera imitazione digitale, sotto il paravento delle cosiddette Information Sciences. Io penso che nelle nostre Facoltà noi dobbiamo portare un contributo storico-culturale moderno, capace di spiegare la storia dell’organizzazione del sapere, quella della gestione delle biblioteche, quella del libro e della sua produzione e circolazione. Questi sono contributi essenziali alla formazione di insegnanti, operatori culturali, giornalisti. Le materie più tecniche dovrebbero invece confluire nella formazione professionalizzante gestita dalle università, cioè i Master universitari con rilascio di CFU (ci sono in giro molti master che nulla c’entrano, dalla cucina alla pittura murale…). Io personalmente ho fatto così, col Master di II livello in Professione editoria cartacea e digitale e col nuovo Master di I livello in Booktelling. Comunicare e vendere il prodotto editoriale. Il moderno percorso di formazione universitaria prevedrà sempre più l’articolazione tra baccellierato e master, quindi anche le nostre discipline dovranno articolarsi in tal modo. Questo mi pare il modo più realistico di rispondere alla realtà: restare fermi e ossessionati dall’unico tema della formazione dei bibliotecari (quando le biblioteche faticano a capire da che parte vanno) pare invece francamente un’operazione suicida. Io vorrei (numeri REALI alla mano) sapere quanti dei nostri studenti vengono assorbiti OGGI dal mondo delle biblioteche. Non dei nostri laureati, si badi bene, degli studenti! Certo, lo scarto scientifico e didattico cui alludo richiede intraprendenza, conoscenze, capacità di internazionalizzazione. Invece si ha spesso l’impressione, e purtroppo non solo per le nostre materie, di un insopportabile trionfo della mediocrità. Certi convegni fanno venir da piangere… Persino i nostri dottorandi sono spinti ad atteggiamenti succubi, burocratici, impiegatizi… Intellettualmente di grado zero. Un professore universitario non è innanzitutto un funzionario pubblico! Le sue capacità critiche, di elaborazione e proposta sono fondamentali e vanno messe al centro, anche a rischio di scontrarsi con amministrazioni universitarie o ministeriali. Un collega di altra università giorni fa, alle mie perplessità su un certo progetto, mi rispose: «Ah, non saprei. Io obbedisco…». Eh, no. Non ci siamo. Questa si chiama prostituzione intellettuale. Quella è la frase dei massacratori dei campi di concentramento: uno che dice così non dovrebbe neppure varcare il portone di un’università! Occorre una ripresa di serietà nello studio, nell’elaborazione del pensiero, nella impostazione “morale” del nostro agire nell’ambito culturale. Finisco con un po’ di peperoncino. Mi ha lasciato MOLTO perplesso il filmato pubblicitario lanciato da un gruppo di ricerca finanziato da fondi europei (in un paese peraltro che non è più membro della UE). La perplessità muove da tre ordini di ragionamento. Innanzitutto il contenuto, di stucchevole banalità (vengono anche presentati come una stupefacente novità la serie di dati offerti da una scheda di Bod-Inc cartaceo, che è del 2005!): se questo deve promuovere il contributo scientifico del gruppo, più che altro fa sorgere qualche dubbio... In secondo luogo l’opportunità. Prodotti pubblicitari di questa qualità costano infatti diverse decine di migliaia di euro: non si sarebbero dovuti usare per borse di studio per giovani studiosi? La UE finanzia l’auto pubblicità dei ricercatori? La terza perplessità è di buon gusto. Il tono generale del filmato rievoca infatti certe ambientazioni a metà strada fra Dan Brown e Twilight (ve li ricordate? vampiri contro licantropi…) e Frankestein Junior…. Un mio amico avvocato dice che spesso non occorrerebbe neppure l’illuminazione della fede, basterebbe il corretto uso della ragione. Diciamo che talvolta basterebbe anche solo un po’ di autoironia… – Montag
Bollettino trimestrale
di informazione sulla
storia del libro e delle
biblioteche in Italia
numero 046, giugno 2018
(chiuso il 13 giugno 2018)
ISBN 9788881327614
disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it
(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)
a cura del
CRELEB - Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca
(Università Cattolica – Milano e Brescia)
comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa
redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi (capo-redattore)
contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it
edizioni CUSL – Milano
per informazioni: info@cusl.it