n° 39, settembre 2016
Sommario
Fra cartaceo e digitale, chi ci guadagna è il lettore di Stefano Parise p. 1
Postscriptum p. 56
Fra cartaceo e digitale,
chi ci guadagna è il lettore
di Stefano Parise
P |
otrà suonare provocatorio ma credo che oggi si legga molto più di quanto non succedesse soltanto 15 anni fa, benché le rilevazioni statistiche realizzate dall’ISTAT attestino che dal 2001 al 2015 la popolazione che ha letto nel corso dell’anno almeno un libro sia sostanzialmente stabile (era il 40,9% nel 2001 e il 42% nel 2015). Siamo un popolo di non lettori di libri, eppure viviamo immersi nel codice scritto: i testi ci accompagnano ovunque, la loro lettura scandisce le nostre giornate. Leggiamo in tram, in metropolitana, mentre siamo in ufficio o mentre mangiamo un panino in pausa pranzo. Si legge di tutto, dalle mail agli instant messages, dai post sui social network al giornale online, da Wikipedia agli anime giapponesi. I più temerari affrontano persino gli ebook. Qualcuno legge mentre passeggia, altri mentre guidano (e sarebbe assolutamente da evitare). Questa fioritura non è merito della scuola, delle biblioteche o degli editori: è grazie a internet che stiamo sviluppando un nuovo rapporto con i testi scritti. La lettura di libri, insidiata dalla concorrenza della tivù e di altri media, sta diventando un’attività sempre più interstiziale: si legge nei rari momenti lasciati liberi da altre forme di svago. Al contrario, la lettura digitale, agevolata da dispositivi in grado di consentire l’ accesso in qualsiasi momento a testi di varia natura, è ormai una componente importante del mercato dell’ intrattenimento, dove la risorsa contendibile è il tempo dei potenziali clienti. Paradossalmente questo carattere della lettura, oltre a rivoluzionarne i ritmi, sta mettendo in luce le sue inclinazioni adattative rispetto ai luoghi e alle situazioni in cui si svolge, che si sono moltiplicati: non si legge più soltanto in biblioteca, a scuola o fra le mura domestiche ma ovunque, pervasivamente, con gli occhi piantati sul monitor dello smartphone o del tablet. Questo processo evolutivo ha un corollario ormai evidente: i libri sono soltanto una componente di un “docuverso” in costante evoluzione ed espansione. I dispositivi digitali veicolano, almeno in questa fase, forme testuali generalmente più brevi di quelle consegnate al libro a stampa, che non richiedono una lettura immersiva perché la loro struttura è più semplice: essi paiono congegnati per massimizzare l’immediatezza dell’ esperienza di lettura digitale, probabilmente a scapito (ma la questione è controversa) della profondità necessaria per l’analisi e l’elaborazione critica. Il web ha dunque reso universalmente disponibile una messe mai vista di contenuti scritti, mentre i protocolli 2.0 hanno consentito lo sviluppo dei social network e di numerose altre piattaforme interattive che hanno reso i lettori a un tempo creatori di contenuti. L’evoluzione dell’hardware, invece, ha tolto a una delle tecnologie più longeve nella storia del progresso umano un primato plurisecolare: il libro, al cui successo dobbiamo lo sviluppo della moderna industria editoriale, l’allargamento progressivo della base sociale dei lettori, la moltiplicazione dei vettori di circolazione delle idee e persino la nascita dell’opinione pubblica, non gode più dell’esclusiva: la pagina di cellulosa ha cessato di essere l’interfaccia privilegiata per la decodifica della scrittura. A essa si è affiancata un’altra tecnologia, dotata parimenti dei requisiti di portabilità e dimensionabilità, che tuttavia consente un accesso amplificato alla parola scritta: il monitor – retroilluminato, touch, o a inchiostro elettronico – è oggi la porta che ci dischiude orizzonti potenzialmente infiniti di lettura. Questo nuovo supporto modifica la forma e le dimensioni del testo, consente – grazie ad altre tecnologie a esso associate – di passare da uno scritto all’altro. Il monitor è una componente hardware studiata affinché il lettore possa utilizzare tecnologie software progettate per consentire la navigabilità fra i testi e rendere accessibili in tempo reale documenti scritti in altri codici non verbali, come quello iconico, filmico, musicale. Dobbiamo quindi ritenere che il libro cartaceo abbia i giorni contati? Benché la questione appassioni gli studiosi di tutto il mondo, nessuno è realmente in grado di dare una risposta attendibile. Troppi i fattori in gioco, troppo rapidi i cambiamenti, ancora prematuri i tempi per comprendere come e fino a che punto le due forme di lettura – digitale e cartacea – possano influenzarsi vicendevolmente. Certo, è un dato di fatto che la diffusione di ebook in Italia stia aumentando costantemente, anche se non ha ancora raggiunto il livello di diffusione conosciuto negli Stati Uniti o in Gran Bretagna: il mercato del libro digitale vale circa 40,5 milioni di euro e rappresenta il 3,4% dei canali cosiddetti “trade” (librerie, online, grande distribuzione). Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Associazione Italiana Editori, nel 2014 gli ebook immessi sul mercato sono stati 51.692, con un aumento del 26,7% rispetto all’anno precedente. Il mercato è pragmatico e si adatta, mettendo a disposizione dei lettori un set più articolato di prodotti e più ampie possibilità di scelta rispetto a cosa e dove leggere. L’insieme del digitale (comprensivo anche di banche dati e servizi web ad aziende e professionisti) oggi rappresenta il 9,4% del mercato. L’aumento dell’offerta va di pari passo con la diffusione della lettura di ebook: mentre tra 2013 e 2014 si è perso il 17,7% di lettori di libri nelle età che vanno da 6 a 19 anni, i lettori di ebook nel 2014 sono aumentati sino a 5 milioni (nel 2013 erano 1,9 milioni), con una concentrazione nella fascia giovane della popolazione (15-44enni) significativamente sopra la media nazionale. Non è chiaro se si tratti di uno slittamento di lettori dalla carta al digitale o se si tratti di un pubblico nuovo, ma il fenomeno sostitutivo è ugualmente intrigante. I lettori, inoltre, stanno imparando a costruire “palinsesti” di lettura caratterizzati dalla presenza di diversi formati: il 32% vuole avere la possibilità di scegliere su quale formato leggere (carta o schermo) e dove comprare (in libreria o in mobilità). I canali di vendita del libro subiscono, infatti, una non meno importante trasformazione e in alcuni casi drastici ridimensionamenti nella quota di mercato che rappresentano: l’e-commerce di libri fisici dal 5,1% che rappresentava nel 2010 è passato al 13,8%. Ma la diminuzione dei lettori di libri cartacei e l’aumento dei lettori di ebook non è il fenomeno più rimarchevole di questa trasformazione incessante. Lo smartphone, device della convergenza digitale per eccellenza, sta diventando “lo” strumento di lettura per le giovani generazioni e sta allargando il suo raggio di influenza anche ai libri: un fenomeno in crescita, di cui si dovrà attentamente monitorare l’evoluzione. Per quanto riguarda la lettura per lo studio, il panorama è invece ancora differente. Le tecnologie attuali non sono ancora mature per garantire una sostituzione completa della carta. Tutte le ricerche condotte confermano che gli studenti preferiscono utilizzare supporti cartacei per l’ apprendimento, anche se nel tempo libero sono a tutti gli effetti lettori digitali. È lecito ritenere che si tratti della conseguenza diretta del livello di sviluppo raggiunto da queste tecnologie, che tuttavia iniziano a offrire funzioni che emulano il mondo cartaceo – come la possibilità di annotare i testi digitali – e altre “native” – come la condivisione delle annotazioni in rete e l’interazione. Nella storia dell’uomo le tecnologie nuove hanno convissuto per lunghi periodi con quelle preesistenti. Anche per i libri sarà inevitabilmente lo stesso e dobbiamo abituarci a un periodo di compresenza e di reciproche influenze. Questa situazione ha un impatto sul mondo editoriale, che deve predisporre prodotti in una molteplicità di formati (i testi nascono ormai come digitali e poi sono “declinati” in formati a stampa e formati digitali), e pone problemi a tutti gli istituti della conservazione, come archivi e biblioteche, che devono gestire contemporaneamente collezioni cartacee, digitalizzate e digitali-native. Si tratta però, a ben vedere, di un vantaggio per i lettori, che hanno a disposizione un numero più ampio di possibilità. La lettura, invece, sta cambiando pelle: la fenomenologia dei testi si è ampliata e allo stesso modo sono cambiate le modalità di fruizione: mentre vanno riducendosi i momenti dedicati alla lettura profonda, si ampliano i confini della lettura istantanea e si moltiplicano i dispositivi per praticarla. Le polemiche e le preoccupazioni che accompagnano la transizione, in parte certamente condivisibili, partono spesso dal presupposto che si debba scegliere univocamente da quale parte del campo stare: un riflesso di manicheismo ideologico che dovrebbe essere superato cercando di cogliere gli elementi di forza di entrambe le forme di lettura. Va diminuendo anche la distanza che ha sempre separato lettura e scrittura: un tempo due attività distinte, la prima connotata in senso passivo come fruizione, la seconda attività creativa per eccellenza, appannaggio di una categoria di professionisti – gli scrittori – dotati di prestigio sociale non trascurabile; oggi lettura e scrittura sono due aspetti complementari di un’attività che le ricomprende, il vivere in rete. Siamo quindi entrati in un’epoca in cui la pagina scritta e i testi digitali coesisteranno per un tempo che non siamo in grado di quantificare: un’era la cui cifra è la diversità delle forme e delle occasioni di lettura. Una ricchezza che va in primo luogo riconosciuta, per evitare di alimentare sterili contrapposizioni fra libri di carta e libri digitali, e coltivata, nel senso che abbiamo il dovere di educare i lettori – presenti e futuri – ad avere consapevolezza delle potenzialità, delle caratteristiche e delle competenze richieste dalle varie forme di lettura a loro disposizione, per trarne il massimo vantaggio possibile. Con la convinzione che la lettura sia destinata ad acquisire centralità crescente rispetto al passato perché siamo entrati in un’epoca in cui la capacità di migliorare le competenze individuali lungo tutto l’arco della vita diverrà il discrimine fra inclusione ed esclusione sociale. Un’abilità che, in ultima analisi, è strettamente legata alle capacità di lettura.
Seminario di Alta Formazione in
Metodologia della ricerca
in discipline umanistiche
e bibliografiche 2016
***
Lonato, 27-28 ottobre 2016
Per informazioni
http://centridiricerca.unicatt.it/creleb
Si veda anche qui in
“Taccuino” e “Postscriptum”
039-A Armstrong (Lilian), La xilografia nel libro italiano del Quattrocento. Un percorso tra gli incunaboli del Seminario Vescovile di Padova, traduzione di Lucia Mariani, edizione a cura di Paola Maria Farina, Milano, EDUCatt, 2015, pp. 164, ill. b/n., ISBN 978-88-6780-966-0, € 12,50. Il contributo di Lilian Armstrong, una delle più importanti studiose dell’illustrazione dei manoscritti e degli incunaboli, uscì per la prima volta nel 2008 all’interno del vol. Gli incunaboli della Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova. Catalogo e studi, a cura di Pierantonio Gios e Federica Toniolo. La presente edizione, per la prima volta pubblicata in forma autonoma, è stata voluta da Edoardo Barbieri e data alle stampe nel 2015 grazie al PIL Project (Production of Incunabula in Lombardy), avviato dal CRELEB dell’Università Cattolica e finanziato da Regione Lombardia. Il libro, che si apre con l’utile e puntuale premessa di Federica Toniolo (pp. 5-8) a cui segue la nota di edizione di Edoardo Barbieri (pp. 9-10), è interamente dedicato alle numerosissime xilografie che illustrano gli incunaboli della Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova: settanta volumi ornati da tale tipologia decorativa, sull’ingente patrimonio complessivo di 455 esemplari, interamente catalogati da Piero Scapecchi nel vol. del 2008. L’introduzione dell’autrice (pp. 15-8) giustamente ricorda che la tecnica della decorazione tramite xilografia fu un’invenzione innovativa quanto la contemporanea rivoluzione della stampa della parola scritta. Inoltre, circa la metà dei volumi con xilografie, la maggior parte dei quali pubblicati a Venezia, è priva delle relative note di possesso, in mancanza delle quali è assai arduo giungere a stabilirne l’originaria appartenenza. Della restante metà invece 17 furono di proprietà di ecclesiastici o enti religiosi, 19 di laici. Sempre l’introduzione enuncia al lettore le diverse tipologie decorative a xilografia che, anche qui, è bene riportare: fregi decorativi che circondano i frontespizi; iniziali istoriate o decorative all’inizio dei libri e dei capitoli; diagrammi di natura scientifica; ritratti degli autori all’inizio delle rispettive opere; infine vere e proprie illustrazioni a corredo del testo. Successivamente nel corpo del contributo la studiosa delinea efficacemente un preciso percorso stilistico e cronologico, all’incirca lungo l’ultimo quarto del sec. XV, in cui la scansione per capitoli – piacevolmente fluente – è dettata dalla suddivisione per tipologie illustrative e in cui, secondo l’indicazione della stessa autrice nelle conclusioni (pp. 147-9), sono individuabili tre scansioni. Preliminarmente è utile però ricordare che la Armstrong, nel corso dell’intero testo, è intenta a individuare le personalità alla base dell’ideazione e del disegno delle xilografie, più volte sottolineando la diversità tra tali figure artistiche e gli artigiani effettivi intagliatori delle matrici. La prima scansione, oggetto dei due capitoli iniziali (pp. 19-51), vede xilografie degli anni ‘70 e, soprattutto, ‘80 del Quattrocento. Le xilografie su incunaboli negli anni ‘70 sono numericamente scarse e contraddistinte da grande sperimentalismo: sono i primi tentativi di questa nuova tecnica illustrativa, che vede talvolta la peculiarità esecutiva, poi – con maggior correttezza – abbandonata nel decennio seguente, di imprimere le xilografie in un momento successivo alla stampa. Tipica di questo primo periodo è anche la presenza di xilominiature ovvero xilografie colorate a mano. La Biblioteca del Seminario possiede inoltre un esemplare del De re militari di Roberto Valturio: benché stampato a Verona nel 1483, le xilografie illustrative sono copie dell’editio princeps del 1472. Esse rappresentano sicuramente una fase precoce della decorazione xilografica, in quanto anteriormente in tutta Italia si contano solo cinque opere dotate di questa tipologia decorativa. Nel decennio successivo, come nel precedente, non si identificherebbero distinte e precise personalità artistiche. Ciò sarebbe dovuto principalmente alla pedissequa dipendenza da disegnatori tedeschi e all’assoluto anonimato e ripetitività di alcune raffigurazioni, a esempio le vedute urbane che illustrano le cronache italiane. L’autrice però enumera anche esemplari contenenti diagrammi matematici astronomici o logici e talvolta anche vere e proprie xilografie figurative. Fra di esse la più interessante è sicuramente rappresentata dal frontespizio dello Sphera mundi di Giovanni Sacrobosco, di cui nella Biblioteca del Seminario si trova un esemplare del 1490, però ristampa dell’edizione del 1488. All’inizio dell’opera infatti è visibile una pregevole immagine che raffigura Astronomia, Urania e Tolomeo, la cui particolarità risiede nella precoce attestazione iconografica della musa raffigurata nuda. Degne di nota sono anche le xilografie che decorano un testo composito, stampato da Aldo Manuzio nel 1499 e contenente la Mathesis di Firmico Materno e i Phenomena di Arato. Le immagini, tranne tre completamente nuove e prossime alle xilografie della famosa Hypnerotomachia Poliphilii sempre del 1499, sono state eseguite riutilizzando le matrici di precedenti esemplari degli anni ‘80, principalmente del Poeticon Astronomicon di Igino stampato da Thomas de Blavis nel 1488. Gli anni ‘90 del sec. XV, invece, sono dominati da xilografie di stile popolare e di stile classico. Al primo stile sono dedicati i capitoli dal terzo al sesto (pp. 57-102): si tratta di una tipologia decorativa che emerse dal 1489 per diventare poi dominante nel panorama delle xilografie veneziane fino almeno al 1495. Esso fu studiato nel 1935 da Arthur Mayger Hind (An Introduction to a History of Woodcut, pp. 464-85), che chiamò l’artista principale di tale maniera Disegnatore popolare: le sue xilografie sono caratterizzate dal disegno angoloso e dal forte afflato realistico, con «dettagli della vita di tutti i giorni» (p. 95). Lilian Armstrong, già in una pubblicazione del 1990, lo identifica con il Maestro di Pico (pp. 57-8 e nota 85), un anonimo miniatore che lavorò a Venezia almeno tra il 1469 e il 1495 e che trae il suo nome dalla decorazione dell’Historia naturalis di Plinio, manoscritto del 1481 miniato per Pico della Mirandola (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Cod. lat. VI, 245). Tale identificazioni si baserebbe sulla vicinanza tra i frontespizi incorniciati da elementi architettonici classicheggianti del manoscritto marciano e di altri codici e alcune xilografie incipitarie di libri stampati a Venezia tra il 1490 e il 1492. Al 1491-1492 risalgono infatti i mirabili frontespizi architettonici che aprono La Commedia dell’Alighieri e il Decamerone di Boccaccio unito al Novellino di Masuccio presenti nella collezione in esame; essi si impongono per la convivenza di un creativo spirito decorativo impregnato di classicismo e di un’elegante armonia tra testo e immagine e tra elementi narrativi e decorativi, tali da creare alcune pagine in xilografia tra le più raffinate dell’ intero sec. XV. Tali frontespizi architettonici incontrarono subito una grande popolarità, venendo copiati o in parte riprodotti grazie alle medesime matrici; non solo a Venezia, ma anche a Roma e Ferrara. Il Maestro di Pico, la sua bottega e suoi imitatori dominarono così la scena veneziana con un numero davvero vasto di xilografie di diverse tipologie, formati ed esiti qualitativi. Vennero create immagini di autori e maestri, a soggetto biblico, allegorico, narrativo, secolare, religioso o storico. Alle xilografie di stile classico, così come definite sempre da Hind (An Introduction to a History of Woodcut, pp. 501-2), invece, sono dedicati i capitoli dal settimo al nono (pp. 103-41). Esse emersero nel 1493 e perdurarono sino alla fine del sec. Le xilografie in tale stile sono chiaramente caratterizzate, come indica il nome stesso, da figure e architetture fortemente influenzate da «prototipi dell’arte classica» (p. 103). Tale stile, come riportato dall’autrice, è stato attribuito da diversi studiosi (pp. 103-4 e nota 155), non senza difficoltà, sulla base di «vari elementi di carattere documentario e stilistico» (p. 104), al miniatore padovano Benedetto Bordon (circa 1450-1530). Proprio una xilografia della Biblioteca del Seminario ripropone ulteriormente tale problematica attribuzione. I raffinatissimi fregi a fondo nero che decorano il prologo del commento ai salmi di san Girolamo – uno degli apici di questa tecnica a fondo nero – all’interno dell’edizione dei Commentaria in Bibliam stampata da Giovanni e Gregorio de’ Gregori nel 1494, sono infatti molto vicini alla cornice xilografica, sempre a fondo nero, che decora l’edizione delle opere di Luciano, voluta da Simone Bevilacqua sempre nel 1494, presunta opera del Bordon. La maggior parte delle xilografie nel cosiddetto stile classico della Biblioteca del Seminario – opera non solo del Bordon e della sua bottega ma anche di seguaci – conta ritratti d’autore e immagini di santi: quest’ultime godettero di scarsa fortuna presso la critica rispetto a omologhe xilografie fiorentine. Un vasto riconoscimento, invece, ha riscosso la xilografia dell’edizione delle epistole di santa Caterina stampate da Aldo Manuzio nel 1500. Si tratta di un testo di una rarità eccezionale in quanto è una delle poche aldine in volgare e illustrate. L’immagine è una raffigurazione di santa Caterina a piena pagina, che è stata assegnata dagli studiosi, per la sua eleganza e cura, all’intervento diretto di Benedetto Bordon (pp. 129-31 e 129 nota 199). La conferma della paternità dell’artista proverebbe da alcune miniature dello stesso autore, a esempio – come individuato dalla Armstrong – Cristo che mostra le ferite di un antifonario di San Nicolò dei Frari di Venezia del 1500 (Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, MS. Ross. 1195). A ogni modo verso la fine del sec. XV le illustrazioni in stile classico di libri liturgici e di preghiera andarono moltiplicandosi ma al contempo scemando di qualità artistica ed esecutiva. Segue il breve cap. dedicato alle marche tipografiche (pp. 143-6), cioè il marchio dello stampatore: anch’esse furono eseguite a xilografia, spesso, ma non sempre, poste alla fine del testo sotto il colophon e a volte rappresentanti un personaggio sacro. Avviandosi alle conclusioni l’ autrice ricorda – utilmente – che gli incunaboli con xilografie del Seminario di Padova contengono principalmente testi religiosi e in latino; fanno doppiamente eccezione il Novellino di Masuccio, il De re militari di Valturio e le opere di Dante e Petrarca: opere laiche e, a esclusione del De re militari, anche in volgare. La collezione così risulta essere principalmente ricca di esemplari di natura religiosa, nonostante qui non si sia riusciti a rendere giustizia, per evidenti ragioni di spazio, della ricchezza proprio di tale produzioni libraria. Le xilografie di tali incunaboli dovevano svolgere il compito di «facilitare la comprensione e la pratica della fede» (p. 148), oltre che essere apprezzate per il loro evidente valore estetico. Indubbiamente il lavoro di Lilian Armstrong si impone – oltre che per l’articolazione, la chiarezza espositiva e la precisione tecnica e iconografica – per la possibilità di addentrarsi, a partire da una singola ma vasta collezione, in una più ampia disamina della decorazione xilografica degli incunaboli tardo quattrocenteschi, utile specialmente per la ricostruzione del profilo e della diffusione di tale tecnica in ambito veneziano – data la natura della collezione stessa –, ma che vede puntuali riferimenti anche ad altri centri artistici ed esperienze figurative. Non secondaria è poi la ricchezza di confronti proposti dall’autrice sia tra xilografie della stessa Biblioteca sia tra xilografie del Seminario padovano e di altre collezioni; numerosi sono anche i rimandi a miniature e alla pittura monumentale. – Stefano Candiani
039-B Bingen (Nicole) – Renaud Adam, Lectures italiennes dans les pays wallons à la première Modernité (1500-1630), Préface de Chiara Lastraioli, Turnhout, Brepols, 2015 (‘Etudes Renaissantes’, 16), pp. 220, ISBN 978-2-503-56632-0, € 50. Il bel vol. qui presentato mira a illustrare la presenza di un interesse per la cultura scritta italiana nella prima età moderna in un’area geografica più o meno corrispondente al Belgio francofono attuale. In realtà, proprio la giustificazione e la circoscrizione di tale entità spaziale occupano le prime pagine del lavoro, perché solo un’attenta ricostruzione storica permette di individuare con buon senso la zona qui definita come pays wallons (vedi la mappa p. 18). Quanto all’interesse per la cultura italiana, esso è assai più largo di quello per la lingua italiana (che pure sarà stata nota a mercanti o viaggiatori, magari anche provenienti dalla penisola): a esempio per un’opera come l’ Alcorano di Macometto, cui è stata recentemente dedicata una particolare attenzione, la lingua in cui è stato redatto è puramente funzionale alla trasmissione di un contenuto di per sé eteronomo. Così come, alle origini proprio della stampa in zona neerlandese, un caso qui non ricordato, sarebbe stato quello della riproduzione della versione latina di Marco Polo, ben studiato da Lotte Hellinga. Il primo capitolo del lavoro si occupa della produzione a stampa, soffermandosi sulla tipologia delle fonti impiegate, dal Philausone della stessa Bingen dedicato alle edizioni in italiano in area francofona 1500-1660, a Edit16, al repertorio delle traduzioni dall’italiano in francese del XVI sec. realizzato da un gruppo coordinato da Jean Balsamo. Si passa poi a un interessante panorama sui centri editoriali individuabili nella zona geografica prescelta, abbozzando una vera e propria storia della stampa in tale regione: si tratta di realtà tutte oggettivamente minori, ma per questo interessanti in quanto molto legate alla domanda libraria locale. È quindi possibile passare a un’analisi, sia pur sommaria e affidata soprattutto a rilevamenti di tipo quantitativo, della presenza di libri “italiani”, inserendo in tale ambito sia quelli (pochi) impressi in volgare di sì, sia quelli tradotti (quasi tutti in francese) dall’italiano. Tra le diverse tipologie testuali, sono ovviamente le opere religiose quelle a guadagnare la palma, permettendo addirittura di individuare in Antoine de Balinghem, un gesuita vallone, il più prolifico traduttore locale. Tra i libri “laici” un posto particolare riveste ovviamente Petrarca tradotto in francese da Philippe de Maldeghem (1606), che presenta anche un caso particolare di doppia emissione (p. 58). Un secondo ambito di analisi concerne gli inventari di librarie, che dovrebbero permettere di superare una visione localistica per allargare lo sguardo ai grandi circuiti della produzione e della circolazione libraria. Purtroppo il numero dei documenti disponibili in tale ambito è piuttosto limitato, a partire da quelli nati da un’iniziativa di inquisizione politica attuata negli anni 1567-1576; inoltre, stante il taglio culturale e non linguistico qui adottato che segnala lo stacco tra una ricerca di questo genere e la semplice storia del commercio librario, rilevazioni precedenti e preziose, come quelle di Albert Labarre, non rendono conto della presenza proprio delle traduzioni dall’italiano qui invece considerate, e che spesso costituiscono pressoché l’unico modo di diffusione della cultura italiana (Les Azolains di Bembo, Le Nimphale di Boccaccio, o il Discours du Songe de Polyphile…). Ultima tipologia considerata, gli inventari di biblioteche private, per i quali l’area considerata manca però di raccolte organiche. Fra tutte spicca comunque la raccolta libraria di Michael Broutin del 1568, nella quale la presenza di libri italiani e latini è pressoché totale. Forse un ultimo sguardo avrebbe meritato anche la presenza e la produzione di libri manoscritti, una tipologia libraria in quegli anni ancora ben attestata. Completano l’opera alcune importanti appendici: l’elenco dei libri in italiano o tradotti dall’italiano stampati nella vallonia tra il 1500 e il 1660 organizzati per luogo di produzione (pp. 99-139); le liste dei librai in cui compaiono libri italiani arricchiti da un commento a ciascuna voce (pp. 141-59); i cataloghi delle biblioteche private considerate (pp. 161-71); l’elenco dei libri italiani posseduti da François Modius a Francoforte negli anni 1585-1587 (pp. 173-9). Chiudono il vol. gli indici di autori, traduttori e titoli di opere anonime (pp. 181-97) e la bibliografia (pp. 201-16). – E.B.
039-C Bocchetta (Monica), Biblioteche scomparse. Le librerie claustrali degli eremiti del Beato Pietro da Pisa. Ricostruzione storico-bibliografica, Cagerghe, Editoriale Documenta, 2016, pp. 410, con CD-ROM allegato, ISBN 978-996454-362-8, € 30. L’ottimo vol. che qui si recensisce è il frutto di una pluriennale ricerca condotta dall’a. su una realtà bibliotecaria religiosa poco nota, quella cioè della Congregazione di san Girolamo degli Eremiti del beato Pietro da Pisa. Fondato nel sec. XV, privo di una vera e propria missio “sociale”, votato prevalentemente alla basilare cura pastorale e a una tenue attività assistenziale, quello degli Eremiti fu un ordine che venne duramente colpito dalle soppressioni settecentesche e da quelle napoleoniche e sabaude. Sebbene agli inizi del Novecento i sacerdoti del beato Pietro siano stati capaci di ripristinare sei conventi, tuttavia i pochi mezzi di sostentamento e la presenza di pochi religiosi tra le file della comunità portarono alla decisione del pontefice Pio XI di dichiarare nel 1933 la definitiva soppressione dell’ordine. Il lavoro di Bocchetta consente al novello scopritore di questa realtà dimenticata di ottenere una esaustiva analisi circa il rapporto intessuto dai religiosi con l’universo dei libri in quasi seicento anni di storia. Come in ogni buona ricerca incentrata sulla storia bibliotecaria di un ordine religioso, l’a. parte analizzando non tanto la storia culturale della Congregazione quanto piuttosto quella legislativa, quella cioè legata all’organizzazione istituzionale dei conventi e, di rimando, delle raccolte ospitate nelle varie sedi. Come oramai acclarato, focalizzare in prima battuta l’attenzione della ricerca sul corredo normativo che regola una data istituzione religiosa rappresenta il primo solido gradino su cui poggiare per intraprendere il non poco arduo cammino che porta alla ricostruzione storica (nel senso più letterale del termine) dei patrimoni librari legati alla medesima istituzione. Di conseguenza, il secondo capitolo (pp. 43-70) sospinge il lettore tra le carte costitutive e regolamentari degli Eremiti, ponendo l’accento marcatamente sulle forme di gestione della collectio conventuale in rapporto soprattutto al cursus studiorum dei religiosi. A questa prima tipologia di fonti ufficiali, paragonabili allo scafo di una nave senza cui si è impossibilitati a muoversi nel fluido e multiforme percorso di ricostruzione storica, l’a. affianca in seconda istanza quelle di natura archivistica. Nella fattispecie, la documentazione utilizzata in questo lavoro è stata quella quanto mai preziosa del censimento condotto dalla Congregazione dell’Indice negli anni 1599-1600 (racchiusa nel codice Vaticano Latino 11292 e riprodotta nel CD-ROM allegato al vol.), alla quale è stata unita l’analisi dei documenti relativi alle soppressioni dei secc. XVIII-XIX. A queste principali risorse, l’a. ha aggiunto altre e ben più complesse (in termini di interpretazione) testimonianze storiche. Le fonti di tipo inventariale e catalografico – vere e proprie vele alzate per iniziare e portare avanti il viaggio tortuoso della ricerca – sono state analizzante in dialogo con quelle di stampo cronachistico e amministrativo. In questo modo l’a. è stata in grado non solo di delineare la fisionomia della libraria claustrale modello e di rilevare le procedure canoniche di creazione, amministrazione e utilizzo dei patrimoni librari, ma anche di porre in evidenza le discrepanze e i conflitti palesi tra la legislazione dell’ordine e le effettive modalità di gestione delle biblioteche conventuali. Ecco dunque, a esempio, che per la maggior parte dei casi analizzati (28 case sparse prevalentemente nell’Italia centro-settentrionale) è stato rilevato come nel concreto i conventi ospitassero una raccolta comune prevalentemente trascurata, unitamente a una diffusa trama di micro biblioteche personali “allestite” nelle celle dei singoli religiosi. L’analisi sulle singole realtà, che si spinge in ultimo fino all’ individuazione dei volumi dispersi nelle attuali biblioteche italiane, ricompone un mosaico distaccato e di difficile restauro. Il metodo serrato e l’approccio sistematico utilizzati dall’a. in questo lavoro consentono in definitiva di comprendere la complessa architettura bibliotecaria della Congregazione, in maniera tale da valorizzare l’immagine globale del sistema bibliotecario degli Eremiti e contemporaneamente di dare risalto alla vita dei singoli istituti librari dell’ordine. Il tutto espresso in un’ottica intelligente volta a restituire la fisionomia oggettiva (ovviamente sotto il profilo culturale) di una comunità di religiosi la cui dimensione intellettuale ruotava imprescindibilmente attorno all’azione di sostegno nei confronti della Chiesa postridentina. Il vol. di Monica Bocchetta rappresenta in definitiva un ottimo esempio di come si debba studiare e analizzare la storia delle biblioteche, soprattutto in un contesto che intende indagare le vicende di raccolte religiose ponendosi come obiettivo quello di ricostruire il significato effettivo delle biblioteche d’ancien régime in relazione soprattutto al loro rapporto col processo costitutivo degli odierni istituti bibliotecari. Chiudono questo denso vol. un’ampia bibliografia e il sempre utile indice dei nomi. – N.V.
039-D Campailla (Sergio) – Marco Menato – Antonio Trampus – Simone Volpato, La biblioteca ritrovata. Saba e l’affaire dei libri di Michelstaedter, Firenze, Olschki, 2015 (‘Biblioteca di Bibliografia’, 99), pp. X+84, ill. b/n, ISBN 978-88-222-6394-0, s.i.p. Il vol. raccoglie le schede catalografiche della ritrovata biblioteca della famiglia Michelstaedter: del filosofo Carlo (1887-1910) e del padre di questo, Alberto (1850-1929). Il lavoro condotto su questo fondo librario, composto da oltre duecentosettanta tra libri, opuscoli e periodici, si presenta come contributo importante per meglio comprendere e ripercorrere, attraverso i libri, il profilo intellettuale e umano di Carlo Michelstaedter, morto suicida all’età di ventitré anni. A introdurre il catalogo vero e proprio, curato da Marco Menato, due saggi, uno di Sergio Campailla e uno – scritto a quattro mani – di Antonio Trampus e Simone Volpato, che raccontano la storia della biblioteca, del suo ultimo possessore e del suo ritrovamento. Questi contributi, grazie all’attenta lettura della tipologia dei testi e dei segni lasciati sui libri, inquadrano la biblioteca ritrovata all’interno della complessa e in parte tormentata vicenda biografica del giovane filosofo goriziano. La biblioteca salvata – questo il titolo del saggio di apertura di Sergio Campailla (pp. 1-21) – prendendo le mosse dal passato ritrovamento (a opera dello stesso Campailla) – avvenuto nel 1973 nelle case dove visse la famiglia Michelstaedter – delle carte, dei manoscritti, dei disegni, delle foto, e di altro materiale librario di Carlo, ripercorre le vicende legate al più recente rinvenimento di ciò che fino a oggi era rimasto nascosto: il grosso del nucleo librario della famiglia Michelstaedter, salvatosi da due guerre e dalle persecuzioni antisemite. Fino a oggi, infatti, le uniche testimonianze delle letture di Carlo erano date da un lato dai pochi libri di culto che la sorella Paula Winteler aveva conservato (Vangelo di San Giovanni, Nuovo Testamento e Salmi, nella versione di Martin Lutero) che testimoniano la scoperta fatta da Carlo di Cristo negli ultimi giovani anni, e dall’altro da due edizioni dei Canti e delle Prose di Leopardi e dal testo degli Indische Sprüche (massime indiane): tutte attestazioni di quelli che erano stati gli interessi e le letture del giovane. Una riflessione più profonda in tal senso è però oggi possibile, come già ricordato, grazie al recupero del grosso del nucleo librario di casa Michelstaedter. Il primo riferimento a questa raccolta si trova in una lettera di Saba a Cesare Pagnini (1899-1989), avvocato e storico triestino, in cui Saba informava quest’ ultimo di come fosse a conoscenza di “una biblioteca goriziana di uno scrittore-filosofo” e di come fosse disposto a interessarsi dell’acquisto della stessa per suo conto: Saba stava parlando della biblioteca di Carlo Michelstaedter che la di lui sorella, Paola, stava cercando di vendere. Il Pagnini, su suggerimento di Saba, acquisterà quindi, nel 1951, tutti libri. Questi rimarranno nella biblioteca Pagnini fino a quando Simone Volpato (nel giugno 2013), inventariando la suddetta biblioteca, riconoscerà il nucleo appartenente al giovane filosofo Carlo Michelstaedter e al padre Alberto: i libri di casa Michelstaedter saranno quindi acquisiti dall’unità del Fondo Carlo Michelstaedter a Gorizia. Dopo aver ricostruito la storia del ritrovamento, Campailla conduce una intelligente rilettura del fondo – sempre con l’attenzione a non cadere in facili tranelli (non tutti i libri saranno stati effettivamente letti da Carlo o dal padre e il fondo, così come si conserva oggi, manca sicuramente di alcuni pezzi) – mostrando come i titoli delle opere e i segni di attenzione lasciati da Carlo sui libri (spesso opuscoli o numeri di riviste) ben riflettano i suoi interessi, la sua filosofia e il suo tormento interiore. Un esempio per tutti: gli schizzi lasciati nei margini della rivista «La Voce». Nel numero del 15 agosto del 1910 si trovano, nel margine superiore, le iniziali del giovane C.M., inserite in quello che sembra – almeno a prima vista – un rettangolo sorretto da vari fili, a cui sottostanno diversi quadratini neri e bianchi. Un ghirigoro dal significato apparentemente insignificante, ma che – se analizzato meglio (i quadrati sono in tutto 22 e non sono semplici quadrati, ma bensì pesi da bilancia) e inserito nel contesto corretto (Carlo entrava a quell’altezza nei 23 anni di età) – rivela invece tutta la drammaticità e l’urgenza di una esistenza che, seppur giovane, Carlo sentiva pesare di anno in anno. È qui espressa, infatti, la metafora del peso che pende e dipende, immagine chiave della Persuasione di Carlo. Chiude il saggio il riferimento a quella porzione di libri che viene riconosciuta come appartenente al padre e che viene giustamente ricondotta a un più maturo interesse bibliografico, volto a un incremento ragionato della raccolta, rilevabile anche nelle diverse sottolineature al Catalogo generale della libreria di Colombo Coen usato, in tal senso, come strumento da Alberto Michelstaedter. Il saggio di Antonio Trampus e Simone Volpato introduce invece la figura di Cesare Pagnini, presso cui risiedettero e si conservarono i libri di Alberto e Carlo Michelstaedter: Cesare Pagnini: Biografia dell’Uomo e della sua biblioteca Otto-Novecentesca (pp. 23-34). Il profilo biografico dello storico triestino viene tracciato minuziosamente da Antonio Trampus, mentre Simone Volpato ricostruisce la natura della biblioteca del Pagnini, riconosciuta come sostanzialmente di matrice ottocentesca, mentre viene invece individuata, anche in relazione al caso Michelstaedter, la forte influenza della Libreria Saba nel suggerire acquisti di testi del Novecento, con un’attenzione tutta particolare al destino delle biblioteche d’autore. La seconda parte del vol. che costituisce il cuore bibliografico vero e proprio della pubblicazione, è il catalogo della biblioteca Michelstaedter, curato da Marco Menato e aperto da una introduzione dello stesso che chiarisce la struttura del fondo, in cui sono appunto individuabili due nuclei: uno più ampio riconoscibile come appartenuto a Alberto Michelstaedter e uno di estensione minore appartenuto al figlio Carlo (71 unità fisiche delle 271 totali). Nell’ introduzione, oltre alle diverse lingue rappresentate dalle varie opere e all’indice di aggiornamento della raccolta libraria, vengono discussi i criteri bibliografici adottati per la descrizione, che è analitica e attenta a individuare i dati di esemplare, preziosi per ricostruire l’interesse che i libri suscitarono in casa Michelstaedter e, di conseguenza, il profilo di chi ne attinse conoscenza e su di essi formò il suo intelletto. – A.T.
039-E Frigerio (Sveva), Linguistica della nota. Strategie metatestuali autoriali, Genève, Éditions Slatkine, 2016, pp. 531, ISBN 978-2-05-102758-8, 61,50 CHF. «Questo lavoro di ricerca si colloca nell’ambito della linguistica testuale e si propone di indagare il funzionamento di alcune forme di annotazione a opera dell’ autore» (p. 13): ovvero tutto quello che c’è da sapere delle note e sulle note, tenendo presente che la formula “strategie metatestuali” esplicitamente adottata nel titolo designa le manifestazioni (testuali) «che si riferiscono ad un altro testo, di grado superiore all’interno della gerarchia testuale, provvedendolo tramite varie modalità di una forma di commento» (p. 13). Entro questo perimetro, delineato con chiarezza e padronanza fin dalle battute introduttive (Introduzione, pp. 13-24), si snoda il lavoro densissimo dell’a. (si tratta della sua tesi di dottorato), che per conferire un elemento di novità alla propria riflessione sceglie di concentrarsi sulla nota d’autore nella narrativa e nella poesia, in linea con gli studi di orientamento letterario, e avvalendosi però – ad abundantiam!– anche di quelli linguistici. Il quadro di indagine, in questo modo, riesce a oltrepassare i (consueti) criteri di delimitazione e si allarga, arricchendosi tanto sul piano morfosintattico, semantico e pragmatico, quanto per ciò che concerne la comparazione e la messa in luce delle analogie fra le diverse forme di metatestualità che coesistono all’interno di un’opera di un dato autore. L’ operazione complessiva del vol., insomma, consiste in un approccio linguistico alla questione-nota applicato alla letteratura – non a caso, infatti, le analisi minuziosissime dei brani letterari che accolgono una dimensione metatestuale (si vedano, in particolare, i tanti esempi ai capp. 9 e 10) si caratterizzano per un taglio certamente linguistico – ma anche in una (nuova) catalogazione delle note stesse e, last but not least, in un’esplorazione del rapporto che intercorre fra nota e testo principale condotta soprattutto attraverso l’analisi di alcune forme di annotazione letteraria autoriale. L’ ossatura del lavoro, da suddividere idealmente in due parti (capp. 2-8; capp. 9-10) segue, a seconda degli argomenti trattati, un criterio diacronico, in particolare nella sua “prima parte”. Un’attenta e inevitabile disamina della terminologia utilizzata per designare la nota e le locuzioni che ne sono derivate, tanto in ambito italiano che francese, spagnolo, tedesco e inglese – (glossa, chiosa, scolio, postilla, annotazione, solo per citare i termini più conosciuti; all’accertamento di ciascuno di essi è dedicato un paragrafo ad hoc) – offre un orientamento preliminare (cap. 2, Terminologia), che evitando al lettore il rischio di incorrere in pericolose ambiguità potenzialmente annidate fra le pagine stesse del vol., lo guida, nel contempo, alla conoscenza della storia della nota e del commento nonché della loro accoglienza da parte di pubblico e critica (cap. 3, Breve storia della nota e del commento). Rinunciando intelligentemente all’ambizione di tracciare una storia globale della nota (troppa la varietà/quantità di forme in cui si può presentare), l’a. dà conto, piuttosto, di una serie di tappe fondamentali, che le consentono di individuare alcune linee evolutive rispetto ai diversi modi in cui gli autori hanno, diciamo così, maneggiato lo strumento. L’excurusus selettivo (zeppo di esempi a supporto della riflessione e di rimandi letterari), prendendo le mosse, necessariamente, dai pionieristici interventi a margine vergati dai filologi alessandrini – approdati al fondamentale commento continuo, sistematizzato da Aristarco di Samotracia – si snoda attraverso l’analisi delle ingombranti glosse dei commentatores medioevali per poi affrontare la pratica degli autocommenti, osservati nella loro evoluzione lungo il corso del Medioevo (si cita, ovviamente, il modello dantesco della Vita nova e del Convivio) e fra Quattro e Cinquecento, allorché il commento venne inteso, di nuovo, come ausilio alla comprensione del senso letterale dei testi. Il passaggio dalla tradizione manoscritta al testo a stampa, così come l’uso massiccio e manipolatorio che ne fece l’età barocca ma anche il Settecento e i suoi romanzi epistolari, cambiarono pelle alle strategie metatestuali (e quindi anche al rapporto autore/testo), che nell’Ottocento caddero parzialmente in disgrazia (fatta salva la narrativa storica), per attraversare sostanzialmente indenni il Novecento e aprirsi, invece, oggi, a nuove e tutto sommato imprevedibili chances grazie ai testi digitali. Le note, dunque, hanno avuto sorti alterne ma la loro storia non si è mai interrotta. Anzi. Definite dunque le coordinate storico-terminologiche e muovendo dalle acquisizioni fissate alla fine del secolo scorso da Genette, lo sguardo dell’a. entra nel dettaglio delle manifestazioni del fenomeno, vale a dire delle relazioni che il commento instaura con le varie tipologie di testi (cap. 4, Il commento e le relazioni transtestuali) per poi passare a un altro excursus storico, quello – assai nutrito e quindi per forza di cose, ancora una volta, selettivo – inerente agli studi sul campo (cap. 5, Studi sulla nota e sul commento). L’a. lo percepisce come un passaggio necessario, che le consente di fare il punto sullo status quaestionis e soprattutto di proporre finalmente, a corollario degli studi e delle classificazioni precedenti (cap. 6, Ipotesi preesistenti di classificazione della nota), la propria tassonomia delle diverse configurazioni metatestuali, circoscrivendo il concetto stesso di metatesto (cap. 7, La nota e le strategie metatestuali). Per completare il quadro di indagine, prima di approdare alla “seconda parte” del lavoro, resta però da scandagliare un ultimo aspetto, quello relativo alle modalità di impiego delle note in rapporto al testo (cap. 8, La nota in rapporto al testo). Si tratta di un cap. importante, non solo perché costituisce l’elemento di raccordo con la parte finale del lavoro, ma anche perché riconduce efficacemente il ragionamento a una dimensione per così dire più pratica. Se infatti il focus del cap. è dichiaratamente il rapporto della nota con il suo testo, l’a. illustra come e per mezzo di quali strategie questo rapporto si può concretamente estrinsecare: attraverso un piano tipografico (8.1 Tipografia della nota) volto a distinguere la nota dal testo (si pensi, ad esempio, all’escamotage classico della differente grandezza dei caratteri); un piano sintattico (8.2 Sintassi della nota) che indaga la forma degli elementi annotati e i legami testuali che li uniscono; un piano semantico (8.3 Semantica della nota) che invece pone l’accento sulle funzioni degli elementi contenuti nella nota (qui l’a. rivolge la sua attenzione soprattutto alle note usate nella saggistica, rispetto alle quali sono infatti disponibili significativi contributi critici che delineano un quadro parzialmente applicabile anche alla letteratura); un piano pragmatico (8.4 Pragmatica della nota) in cui si chiarisce cosa si debba intendere per scopo della nota (= rapporto nota/autore) ed effetto della nota (= rapporto nota/lettore). Giunta a questo stadio della riflessione, l’a. è pronta a inoltrarsi nel territorio delle strategie metatestuali autoriali in letteratura, distinguendo, anzi separando, l’indagine fra narrativa (cap. 9) e poesia (cap. 10) ma collocandosi sempre cronologicamente in ambito novecentesco e focalizzandosi volutamente su un numero limitato di autori, pur mantenendo, per quanto possibile, una visione globale della tematica. La struttura conferita a questi due capp. del lavoro è però analoga: l’a. suddivide infatti i metatesti di entrambi i generi letterari in metatesti integrati (che contengono, cioè, al loro interno ricchi momenti commentativi; esemplare il caso del commento integrato nel testo poetico di Giorgio Orelli, pp. 463-7), metatesti distinti (quelli in cui la vera e propria nota d’autore, tipograficamente distinta dal testo principale, svolge un ruolo primario) e metatesti dislocati (quelli in cui la nota modifica drasticamente il senso del testo commentato) irrobustendo l’analisi di ciascuna tipologia metatestuale con una grande ed esperta messe di esempi (particolarmente convincente la riflessione dedicata al romanzo The French Lieutenant’s woman di John Fowels, citato come esempio di metatesto integrato, pp. 300-13). Segue poi, quanto alle note d’autore ai testi narrativi, una lunga disamina dei metatesti combinati illustrata direttamente sulla prosa di Gadda (9.4 Metatesti combinati: le note di Gadda, pp. 393-418), caso emblematico, appunto, di impiego della dimensione metatestuale combinata – compresenza di note integrate e note distinte – che ha come effetto il passaggio a un diverso piano del testo, quello metalinguistico, poiché sposta l’attenzione da ciò che è primario a ciò che è secondario compromettendo così la gerarchia della nota stessa. Speculare all’esempio gaddiano sta un’altra chicca di questo lavoro, la disamina comparativa – ovviamente per le note d’autore ai testi poetici – dei metatesti indipendenti (cioè degli autocommenti) di Ungaretti – Ungaretti commenta Ungaretti – e Saba – Storia e cronistoria del Canzoniere. Chiudono il vol. un paragrafo di Conclusioni (ricco soprattutto di spunti e proposte per indagini future), un’ articolata Bibliografia comprensiva della sitografia consultata, l’indispensabile Indice dei nomi e l’Indice delle tabelle e dei diagrammi che hanno rappresentato graficamente alcuni dei concetti esplicati nel testo. Si tratta di un vol. certamente specialistico ma (in buona parte) accessibile anche ai non addetti ai lavori – l’a. ha ben calibrato questioni generali e osservazioni nel dettaglio – che dopo aver fatto il punto sullo status quaestionis, ha spostato l’asticella delle conoscenze sul campo molto più avanti e – soprattutto – ha spiegato con forza e chiarezza, accettando di correre gli inevitabili rischi correlati alla scelta di un tema così vasto, l’importanza storica culturale e letteraria dell’annotazione. – Elena Gatti
039-F Hellinga (Lotte), Fare un libro nel Quattrocento. Problemi tecnici e questioni metodologiche, a cura di Elena Gatti, Udine, Forum, 2015 (‘Libri e Biblioteche’, 35), pp. 238, ISBN 978-88-8420-939-9, € 26. Per la prima volta viene offerta la traduzione italiana di una raccolta di lavori di Lotte Hellinga, studiosa di vaglia internazionale nel campo dell’ incunabolistica, grazie alla quale risulta più agevole l’ approccio alle tematiche e alla metodologia d’ indagine, che hanno caratterizzato la sua attività scientifica. Il vol. è costituito da sette saggi della studiosa olandese di nascita, ma londinese di adozione, ben tradotti da Elena Gatti, a cui si deve una breve introduzione iniziale (pp. 9-11). Il vol. è soprattutto incentrato sull’analisi della funzione del libro a stampa nell’ambito della trasmissione e della disseminazione dei testi, ovvero il processo di riproduzione di un testo mediante la composizione tipografica a stampa e la sua distribuzione. L’a. intende tale termine in un’accezione generale, considerando anche il percorso compiuto dai libri per conquistare nuovi mercati in aree geografiche più vaste, raggiungendo un numero maggiore di lettori. Il primo saggio della serie si intitola Il libro del Quattrocento fra riproduzione manoscritta e stampa tipografica (pp. 13-38), in cui l’a. si sofferma su quel particolare momento, che vedeva un manoscritto essere trasformato («trasmesso») dai compositori in un testo da stampare con tutte le problematiche connesse al nuovo medium tipografico. Dedicato alle vicende legate alla diffusione di un testo è il secondo saggio, La disseminazione di un testo a stampa: il caso delle Facetiae di Poggio Bracciolini (pp. 39-72), in cui è offerto ai lettori un caso esemplare ed esemplarmente illustrato dall’a. In seguito al confronto tra l’edizione romana di Georg Lauer e quella veneziana di Christoph Valdarfer, l’a. attribuisce la princeps dell’opera a quella lagunare realizzata nel 1470 sulla scorta di un manoscritto contenente la serie completa delle 273 facetiae e inoltre ricostruisce lo stemma delle edizioni uscite successivamente fino alla raccolta delle opere del Bracciolini, impressa a Basilea nel 1538. Torchi e testi nel primo decennio della stampa (pp. 73-100) è il terzo saggio presentato nella presente raccolta, incentrato sulla ricostruzione dell’avvio dell’introduzione del torchio a due colpi, avvenuta una decina d’anni dopo l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Lo studio in questione è stato condotto sulle edizioni in-quarto, dove risulta più immediato notare la differente posizione della filigrana a seconda che l’impressione fosse stata realizzata su due mezzi fogli o su un foglio unico. L’indagine della Hellinga indica la prima testimonianza dell’uso del torchio a due colpi nel 1472 nella stamperia romana di Georg Lauer, tecnica che già due anni dopo si ritrova utilizzata a Napoli e a Venezia, per poi diffondersi in tutta Italia e nei centri più importanti del continente, diffondendosi entro la fine degli anni Ottanta nel resto d’Europa. Tale innovazione, che portava a una indiscutibile velocizzazione nella fase della stampa, comportò al contrario una più complessa procedura nella fase di composizione, in quanto la progettazione e la realizzazione delle forme di più pagine da imprimersi simultaneamente doveva essere necessariamente eseguita in anticipo. Risulta comunque evidente dalle analisi condotte dall’a. che i due metodi di stampa coesistettero per almeno un quindicennio anche all’interno di una stessa stamperia. Dopo il torchio a due colpi, nel saggio Compositori ed editori. Allestire un testo per la stampa nel XV secolo (pp. 101-16) l’a. passa a investigare la fase della composizione. L’identificazione e l’analisi dell’exemplar manoscritto utilizzato per la composizione è di epoca relativamente recente, come sottolinea l’a. nella parte iniziale del saggio. Quelli giunti ai giorni nostri dal XV sec. sono comunque numericamente pochissimi, ma hanno fatto sì che si sia potuto comprendere di quanta libertà godessero i compositori nel maneggiamento del testo, soprattutto per cercare di ovviare alle limitazioni tecniche derivate dall’uso dei caratteri mobili nella mise en page. Il quinto saggio, Il viaggio di un testo: dal copista al tipografo, all’esploratore (pp. 117-43), ripercorre le vicende della trasmissione del testo dell’edizione latina dei viaggi di Marco Polo, stampata nel 1483-1484 a Gouda nei Paesi Bassi dal tipografo Gheraert Leeur, basandosi su un manoscritto copiato a Padova e usando una polizza di caratteri veneziana. Una copia dell’ edizione, appartenuta a Cristoforo Colombo e da lui postillata, è ora conservata presso la Biblioteca Colombina di Siviglia. In questa occasione viene evidenziato il metodo di ricerca usato dalla Hellinga, che utilizza le indagini di filologia analitica insieme ai dati bibliografici, ai documenti archivistici e storici. Un altro esempio di indagine viene offerta dall’a. nel saggio successivo, Il modello di Peter Schoeffer: indagine bibliografica sul sistema di lavoro di un prototipografo (pp. 145-73). In questo caso viene realizzato un percorso di ricerca partendo dall’edizione delle Lettere di san Girolamo, effettuata da Peter Schoeffer il Vecchio a Magonza nel 1470, di cui esistono ancora 89 esemplari. L’analisi di ogni caratteristica delle copie rimaste – non solamente quello testuale, ma anche le legature, le decorazioni e le miniature – ha permesso all’a. di ricostruire aspetti ancora sconosciuti dell’organizzazione dell’attività produttiva ed editoriale dell’azienda di Schoeffer. Dopo le tavole fuori testo con 18 immagini a colori ben realizzate, chiude la presente raccolta il saggio L’edizione dei testi nel primo quindicennio della stampa (pp. 193-212), in cui viene delineato il ruolo del curatore nella trasmissione dei testi dalla forma manoscritta a quella a stampa, grazie alla descrizione di alcuni esempi di studio. Termina il vol. una Postfazione (pp. 213-29) di Edoardo Barbieri, in cui nella prima parte vengono inquadrate l’esperienza lavorativa e l’attività scientifica dell’a. – sempre strettamente connesse nei suoi lavori tra analisi bibliologia e catalogazione, ricostruzione storico-documentaria e tecnologica – mentre la seconda parte ripercorre criticamente i contributi della Hellinga tradotti e pubblicati nell’occasione. Seguono gli indici dei nomi (pp. 231-5), delle figure e delle illustrazioni (pp. 236-8). – M.C.
039-G Labyrinthes (Les) de l’esprit. Collections et bibliothèques à la Renaissance. Renaissance libraries and collections, sous la direction de Rosanna Gorris Camos – Alexandre Vanautgaerden, Genève, Droz – Bibliothèque de Genève, 2015 (‘Travaux d’Humanisme et Renaissance’, 551), pp. XXX+673, ill. b/n, ISBN 978-2-600-01909-5, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti di due convegni internazionali organizzati dalla Fédération Internationale des Sociétés et Instituts pour l’Étude de la Renaissance (FISIER) e aventi per oggetto le Collections et Bibliothèques de la Renaissance. I due eventi si sono tenuti, rispettivamente, a Montréal, dal 24 al 26 marzo 2011, nell’ambito del congresso annuale della Renaissance Society of America, e a Cambridge, dal 17 al 19 settembre 2012 presso il Clare College. Il vol. di atti, tuttavia, si propone di ricondurre a unità i due eventi, offrendo un percorso storico e metodologico che ricostruisca il contesto delle biblioteche private europee (con particolare riguardo alla Francia e all’Italia) nel XVI sec. Il bel saggio introduttivo di Alexandre Vanautgaerden (La bibliothèque écartelée, pp. XV-XXVII) chiarisce bene il senso dell’iniziativa e la colloca nell’ambito della storia delle biblioteche, mostrando come l’ inflazione documentaria degli ultimi due secoli sia talvolta da ostacolo alla comprensione di un fenomeno più lento e meditato come quello della formazione di una biblioteca personale all’inizio dell’età moderna. Ciò pone anche una sfida alle moderne biblioteche di studio e di conservazione che si trovano a dover conservare il ricco patrimonio del passato, salvaguardando l’identità specifica dei fondi, ma anche a mettere a disposizione degli studiosi le risorse, cartacee e multimediali, che sono alla base di nuovi studi e ricerche. Il percorso è diviso in sei parti, due delle quali dedicate alle biblioteche private di due grandi come Rabelais e Montaigne. La parte I (Naissance des bibliothèques) funge da preludio: i due saggi che la compongono si soffermano, rispettivamente, sulla nascita di una biblioteca pubblica poco considerata dalla storiografia, quella di Anversa (Pierre Delsaerdt, À l’ombre de l’Ambrosienne: les débuts de la bibliothèque publique d’Anvers en 1608 et 1609, pp. 3-23) e sugli ambienti di studio e di lavoro degli umanisti italiani da Petrarca a Paolo Giovio (Harald Hendrix, Italian humanists at home: villas, libraries, and collections, pp. 25-42). La parte II, che si deve alla Canadian Society for Renaissance Studies (La bibliothèque retrouvée de Rabelais), si concentra sulla biblioteca di Rabelais offrendo, tramite una lettura al microscopio di alcune sue opere, un profilo delle edizioni a cui l’umanista francese ha copiosamente attinto. I lavori di Claude La Charité (La bibliothèque hippocratique de Rabelais. Dans Gargantua, l’almanach de 1535, le Tiers Livre et le Cinquiesme Livre, pp. 45-74), di Jean Céard (Rabelais antiquaire: les Lectiones antiquae de Coelius Rhodiginus et le Tiers Livre, pp. 75-87), di Romain Menini (Le dernier Plutarque de Rabelais, pp. 89-104) e di Raphaël Cappellen (Rabelais lecteur des Epigrammatum graecorum libri VII commentés par Jean Brodeau (1549), pp. 105-27) dimostrano come dai testi si possa talvolta risalire ai libri e quindi ricostruire una biblioteca effettivamente letta e non solo posseduta. Solo parzialmente diverso è l’approccio della parte III (La bibliothèque de Montaigne), curata dalla Société française d’études du seizième siècle. Qui il fulcro è la biblioteca di Montaigne, che viene ricostruita davvero a tutto tondo sia nella sua genesi e nella sua composizione, sia nell’uso che il filosofo francese ne ha fatto. I contributi si devono a Marie-Luce Demonet (Éphémérides de la bibliothèques de Montaigne, pp. 131-53), Alain Legros (À la recherche des premiers livres de Montaigne, pp. 155-72), Marco Sgattoni (Les libri prohibiti de Montaigne, pp. 173-92) e Barbara Pistilli (Dai Grecs agli Essais: un lessico greco-latino ignorato della librairie di Montaigne, pp. 193-209). Alcune grandi biblioteche, per numero e varietà di testi, sono l’oggetto della parte IV (Bibliothèques encyclopédiques), curata dal Centre for the study of the Renaissance della University of Warwick. Le figure che vi si incontrano sono ampiamente note, ma la vastità dei loro interessi richiede ancora indagini e riserva qualche sorpresa. Si tratta di Gian Vincenzo Pinelli (Anna Maria Raugei, Gian Vincenzo Pinelli 1535-1601. Ses livres, ses amis, pp. 213-27), di Jacques Auguste de Thou (Ingrid A. R. De Smet, Des livres pour de Thou (et Pinelli): collectionneurs, livres clandestins et sillons professionnels, pp. 229-53 e Karen Limper-Herz, Readings from the library of Jacques Auguste De Thou in the Bibliotheca Grenvilliana, pp. 255-302) e di Ulisse Aldrovandi (David A. Lines, A library for teaching and study: Ulisse Aldrovandi’s Aristotelian texts, pp. 303-79). Il saggio di Karen Limper-Herz, in particolare, basato su sessantotto legature de Thou che riemergono nella collezione Grenville alla British Library, descrive un ulteriore capitolo della lunga dispersione di una delle più importanti biblioteche francesi a cavallo tra Cinque e Seicento. La parte V (Bibliothèque recomposées), curata dal Gruppo di studio sul Cinquecento francese dell’Università di Verona, presentando alcuni casi concreti, ha però una vocazione metodologica riguardo al lavoro di ricostruzione di antiche biblioteche. I saggi di François Rouget (Elements nouveaux pour la reconstruction de la bibliothèque de Philippe Desportes, pp. 383-401 e Le chirurgien et ses livres: complément d’enquête sur la bibliothèque de François Rasse des Neux (ca 1525-1587), pp. 421-71), di Denis Bjaï (La bibliothèque d’Étienne Pasquier au miroir de sa correspondance, pp. 403-419) e di Eva Del Soldato (In pulvere, quasi neglecta: the libraries of Simone Porzio and Benedetto Varchi, pp. 473-85) apportano nuovi elementi su alcune biblioteche note e meno note. Infine, al drammatico incendio della Biblioteca nazionale di Torino nel gennaio 1904 è dedicata la parte VI (Renaissance d’une bibliothèque), che vede un unico contributo che rientra sempre nell’ambito del Gruppo di studio sul Cinquecento francese (Rosanna Gorris Camos, Una notte d’inferno. Autour de l’incendie de la Bibliothèque nationale de Turin, livres détruits, livres rescapés, pp. 489-547). Il caso è importante, perché tra i fondi danneggiati c’è quello dei manoscritti della collezione dei Duchi di Savoia, ma soprattutto perché i lavori di restauro e di catalogazione hanno permesso la rinascita della biblioteca. È parso significativo chiudere il vol. con un caso che dimostra la costante distruzione, ma anche ricostruzione delle biblioteche. Chiudono un’amplissima bibliografia e un indice analitico con nomi, luoghi e titoli. – L.R.
039-H Montecchi (Giorgio), Storia del libro e della lettura, I, Dalle origini ad Aldo Manuzio, Milano - Udine, Mimesis, 2015, (‘Libricolae’, I) pp. 254, ISBN 9788857532622, € 22. Un viaggio nella storia del libro antico lungo circa dieci secoli: in sostanza, da Platone a Manuzio, dal V a.C. al XV sec. Questo studio mantiene tutte le promesse del titolo e, come raramente accade, fa qualcosa in più: riesce a raccontare i molti aspetti del tema – che hanno dato origine a diverse discipline specialistiche (Papirologia, Paleografia, Codicologia, per citarne solo alcune) – con una chiarezza e un’ abbondanza di materiali notevoli. Il saggio si pone a un livello divulgativo pregevole e offre una storia ricca e precisa, mai banalmente ridotta a elementi di pura cronologia materiale, una guida assai riuscita e utile parimenti al lettore colto, come a quello digiuno del settore. L’opera intrapresa dall’a. non è certo facile, come si può ben vedere dai numerosi saggi in circolazione sul tema che devono limitare l’indagine o all’oggetto-libro in sé, o alla storia della lettura, oppure a un periodo storico ristretto. Montecchi si muove agevolmente e con acribia tra i secoli anche più lontani dalla sua specializzazione, sa spaziare dagli argomenti bibliologici a quelli delle civiltà letterarie antiche, alla storia delle biblioteche, sa far parlare gli Auctores greci e latini di letture e di lettori. Quindi, a differenza di altri manuali del genere, questo saggio presenta uno studio dettagliato anche dei periodi più antichi, offrendo al lettore il vantaggio di una panoramica completa su temi così centrali nella cultura occidentale, senza la solita frammentazione di tante ricerche miniaturistiche (pur irrinunciabili e necessarie), ma che, talvolta, fanno perdere il senso, le direttrici fondamentali dei fenomeni storici. Il testo, sempre molto informato e attento alle fonti, manca di note (appunto, secondo lo spirito divulgativo della collana), ma accompagna passo dopo passo il lettore, desideroso di approfondimenti e di verifiche sulle citazioni, grazie a un ricchissimo Apparato bibliografico conclusivo, strutturato per capitoli e nella forma di una bibliografia ragionata. Questa scelta ricorda un altro saggio analogo per tema e per livello, anch’esso divulgativo, dal largo respiro e dalla sicura dottrina, quale è il Copisti e filologi. La tradizione dei classici dall’antichità ai tempi moderni (Roma-Padova, Antenore, rist. 2016) di L.D. Reynolds e N.G. Wilson (ed. orig.: Scribes and Scholars. A Guide to the Transmission of Greek and Latin Literature, Oxford, Oxford University Press, 19913 con ed.succ.). Merito dell’a. è anche di aver scelto in modo equilibrato tra una bibliografia che, negli ultimi decenni, anche solo sull’epoca greco-romana è diventata immane. Ai contributi sulle diverse modalità di lettura che si affiancano in epoca tardo-antica, aggiungerei il bel libro di L. Coco, La lettura spirituale. Scrittori cristiani tra Medioevo ed età moderna, Milano, Sylvestre Bonnard, 2005 (con un saggio introduttivo di Armando Petrucci), purtroppo non più in commercio. L’eterogeneità delle opere citate mostra anche l’ampiezza degli interessi di Montecchi che comprende gli studi storici stricto sensu, le letterature antiche, i grandi autori, le riflessioni di sociologia della lettura. Il filo conduttore del discorso è l’oggetto-libro, un manufatto che si è evoluto “sotto il segno della leggerezza” (p. 13), come individua bene Montecchi. Infatti, da pesanti lastre di pietra o tavole di legno, dalle scritture sulle pareti dei templi egizi, dalle tavolette cuneiformi, tutti così poco pratici per veicolare uno scritto veramente da leggere (non a caso la funzione originaria di quei supporti era quella conservativa del testo), l’oggetto divenne sempre più leggero, sempre più mobile. Ecco quindi la straordinaria diffusione del rotolo di papiro (dall’Egitto, sua zona d’ origine) in Grecia e quindi in tutto il Mediterraneo. È il libro antico: il rotolo di papiro era leggero, facilmente trasportabile, capiente e duraturo; fu soppiantato dal formato del codice, sia esso confezionato con papiro o con pergamena, solo a partire dal III/IV sec. della nostra era, grazie a un ruolo decisivo svolto dai Cristiani che, molto presto, lo scelsero per trascrivere i propri testi sacri. In questo stesso periodo, nell’impero romano d’ Occidente divenne sempre più difficoltoso l’ approvvigionamento di papiro (che veniva importato sempre dall’Egitto) e perciò si affermò sempre più l’uso della pergamena. In Occidente, i codici divennero dunque quasi esclusivamente pergamenacei. Occorre aggiungere che questo cambiamento di materiale è stato significativo anche dal punto di vista della diffusione libraria e della lettura: la pergamena (anche se poteva essere prodotta ovunque) aveva, infatti, un costo assai superiore al papiro. Basti pensare che un codice perg. come il Virgilio Vaticano (Vat. Lat. 3225, fine V sec.), contenente all’origine circa 440 fogli (220 bifogli), aveva richiesto per le sue pelli almeno 74 pecore, un investimento certo importante (cfr., D. H. Wright, The Vatican Vergil, Berkeley, Los Angeles, University of California Press, 1993, p. 75) che diventava ancora maggiore per manoscritti più lussuosi. L’evoluzione “sotto il segno della leggerezza” per l’oggetto-libro continua in questi nostri giorni che vedono l’affermarsi delle “tavolette” digitali tanto leggere quanto possibili contenitori di migliaia di libri, cioè di testi. Assistiamo oggi alla smaterializzazione del manufatto-libro: il testo sta diventando fruibile sui supporti più diversi: si pensi ai formati epub, al pdf. L’esperienza di lettura dell’uomo greco-romano – aggiungerei – non cambiò troppo per diversi secoli. Dal IV a.C. al III/IV d.C. si leggeva su rotolo papiraceo, sostanzialmente in scriptio continua (ovvero, le parole erano scritte in una catena continua, non separate le une dalle altre), in scritture maiuscole (di ogni tipo, sia librarie di facile leggibilità, sia corsive), senza ausili di lettura costanti, e, di solito, senza divisione del testo in paragrafi o capitoli, né sommari o indici. I codici, (non lo si sottolineerà mai a sufficienza – indifferentemente di papiro o di pergamena nei primi secoli d.C.) ereditarono in toto questa mise en page dal libro-rotolo. Con una simile struttura si capisce bene quanto importante fosse per il lettore il ruolo della memoria e della conoscenza del testo, anche per potersi orientare all’interno di esso. Libri siffatti certo non mettevano in difficoltà i lettori antichi, visto che solo dal VII/VIII sec. e in area anglosassone, comparve la subdivisio verborum, quella distinzione delle parole che pare ai nostri occhi tanto irrinunciabile, un ausilio di lettura che si diffuse pienamente solo dall’XI sec. Fino a ieri, la sopravvivenza dei testi dipendeva strettamente da quella dei loro supporti librari e questo è tanto più vero per le letterature antiche di cui circolavano certo pochi esemplari (rispetto alle copie moltiplicate dopo la diffusione della stampa). L’a., in linea con l’opinio communis degli storici del libro medievale, non manca di sottolineare la maggior resistenza e durata del codice pergamenaceo rispetto al rotolo di papiro (p. 72). In teoria il paragone andrebbe proposto tra i materiali o tra i formati, ma l’esiguità dei codici papiracei superstiti non consente confronti e quindi il discorso si sposta tra rotolo di papiro e codice di pergamena. Certo, il nuovo formato del libro a codice presentava una compattezza, una copertina di protezione, un minor logorio d’uso (le pagine da sfogliare si logorano meno rispetto all’arrotolare e srotolare del rotolo papiraceo). Tuttavia, aggiungerei, entrambi i materiali hanno gli stessi nemici: agenti atmosferici, fuoco, tarme. Da un punto di vista papirologico, abbiamo notizie (da autori antichi) e osservazioni (derivate da note grafiche) di rotoli papiracei usati per un secolo, per trecento anni e oltre, (si veda, da ultimo, G. W. Houston, Inside Roman Libraries: Book collections and their Management in Antiquity, Chapel Hill, University N. Carolina Press, 2014, p. 120 s. et passim). Il vol., pubblicato con data 2015, a cinquecento anni dalla morte di Aldo Manuzio, si chiude con il celebre editore e umanista, il primo a produrre libri così perfetti “da non far rimpiangere” più la bellezza dei codici manoscritti (p. 228). Certamente vero, tuttavia, i libri manoscritti non sparirono e la copiatura, personalmente svolta dallo studioso, sì da ottenere un esemplare proprio, continuò per un paio di secoli ancora (si veda ex.gr. A. Grafton, L’umanista come lettore, in Cavallo, G. – Chartier, R., a cura di, Storia della lettura nel mondo occidentale, Bari-Roma, Laterza 1995 e rist. succ., p. 235 s.). Ma di tale atteggiamento consueto per molti umanisti, certo, il vol. che seguirà nella collana dei Libricolae (termine ben scelto, con il suo significato di “Uomini dediti ai libri e al sapere”), avrà ancora modo di occuparsi. Da un punto di vista storico, è interessante rilevare che i bei enchiridia di autori greci in formato tascabile voluti da Aldo Manuzio ricordano l’oggetto dei Pugillares, volumetti che stanno “in una mano sola”, tanto magnificati dal poeta Marziale (ex.gr., Epigrammi, I, 2, circa 84 d.C.). Come capita oramai troppo spesso in ogni genere librario, dalla letteratura accademica alla migliore narrativa, anche questo volume soffre di vari refusi tipografici. Come semplici notae legentis, segnalo: a p. 9, leggere l’anno 386 dell’episodio di Agostino; a p. 27, intendere la qualità di carta detta “Taeneotica”. Un Indice dei nomi propri, sussidio sempre necessario (e spesso non presente in alcune opere analoghe) chiude l’opera. Nel vol. manca qualsiasi corredo di immagini (che avrebbe fatto lievitare i costi non poco, mentre, oggi, ogni illustrazione è facilmente reperibile attraverso la rete), ma il lettore vi trova molto di più: un affresco storico imponente, chiaro anche nei dettagli più tecnici e ricco di scene, di episodi vivamente raccontati facendo parlare i protagonisti, fonti letterarie e personaggi in primis. - Maria Lauretta Moioli
039-001 «ABEI Bollettino di Informazione», 24, 2015/3. Il numero si apre con l’Editoriale in cui presidente e vicepresidente di ABEI - rispettivamente Francesco Milito e Francesco Failla - si concentrano sul ruolo occupato dall’Associazione dei Bibliotecari Ecclesiastici Italiani al Convegno Ecclesiale Nazionale svoltosi a Firenze tra il 9 e il 13 novembre 2015. Seguono alcune delle relazioni presentate al convegno di Erice “Le biblioteche ecclesiastiche laboratorio di nuovo umanesimo. Storia e sfide” (23-25 giugno 2015): Antonio Tarzia tratta della biblioteca di Cassiodoro; Mariano dell’Omo delle biblioteche monastiche nell’alto Medioevo; Enrico Cattaneo si occupa della storia di Ignazio di Loyola e della Compagnia di Gesù e del loro contributo sino a oggi, mentre Alfonso V. Amarante prende in esame la figura di Alfonso de’ Liguori. Prosegue poi dal numero precedente, nella sezione Documentazione, l’approfondimento e la discussione, attraverso una serie di testi, del profilo professionale dei bibliotecari. Dopo tre brevi note su biblioteche storiche e di ricerca, sull’importanza della biblioteca nei processi di accesso alla conoscenza tra dimensione locale e globale e sull’impatto delle nuove tecnologie su archivi e biblioteche, segue la riflessione di Luciano Osbat dal titolo “L’ alternanza scuola-lavoro: una opportunità per le biblioteche ecclesiastiche?”, scaturita dall’entrata in vigore della legge 107/2015. Chiude il numero il bilancio delle attività ABEI del 2015. –F.T.
039-002 Agiografia (L’) volgare. Tradizioni di testi, motivi e linguaggi. Atti del congresso internazionale. Klagenfurt, 15-16 gennaio 2015, a cura di Elisa De Roberto – Raymund Wilhelm, Heidelberg, Universitätsverlag Winter GmbH, 2016 (‘Studia romanica’, 195), pp. VIII+413, ISBN 978-3-8253-6497-7, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti di un importante convegno tenutosi a Klagenfurt nel gennaio 2015 che mirava, come il testo che ne è il risultato, a «indagare, da prospettive diverse, il significato che la produzione agiografica ricopre all’interno degli studi letterari, filologici e storico-linguistici» (p. 1). Dopo l’introduzione si susseguono nove saggi, in italiano o francese, che affrontano il tema da diverse angolazioni. Chiude un curioso indice dei santi, mentre manca qualsiasi altra indicizzazione. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.
039-003 «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016. La rivista dell’Associazione Librai Antiquari Italiani presenta il suo secondo numero, aperto da un breve editoriale da attribuire al suo direttore (Giovanni Biancardi) e chiuso dalle notizie dell’associazione (bilanci e prospettive del presidente Marco Cicolini, rinnovo delle carche sociali, nuovi soci, l’elenco delle librerie associate). Si schedano i singoli contributi. – E.B.
039-004 Alessandrello (Pier Paolo), Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale. La strana storia dell’opera principale di Remarque in Italia, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 155-72. Utile analisi della iniziale proibizione (nonostante i tentativi suasivi di Mondadori) e poi del successo italiano dell’opera di Remarque. – E.B.
039-005 Alexander (Jonathan J.G.), Scribes and Illuminators in Italian Renaissance Illuminated Manuscripts: Cooperation and Overlaps, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 281-96. La produzione manoscritta italiana vede generalmente una separazione tra le figure del copista e del miniatore. Il saggio, giovandosi di alcuni esempi, sottolinea come le due professioni interagiscano dinamicamente tra loro. – L.R.
039-006 Allegranti (Barbara), L’archivio del comune di Seravezza. Sezione Preunitaria e Opere di chiese, conventi e compagnie religione, Pontedera, Bandecchi & Vivaldi, 2015, pp. 247, ISBN 9788883416286, € 15. Questo vol. è un ottimo strumento per tutti quegli studiosi che sono alla ricerca di notizie e documenti sulla Versilia storica. Il lavoro, oltre a presentare un minuzioso inventario dell’archivio comunale preunitario di Seravezza, è arricchito da due preziose introduzioni storiche ricche di note, una relativa al luogo e un’altra relativa all’archivio in questione, che permettono di inquadrare la storia di questo importante territorio della Toscana. – Luca Montagner
039-007 Álvarez Márquez (Ma del Carmen), Catálogo de colofones de manuscritos conservados en España (I), «Titivillus», 2, 2016, pp. 9-26. L’articolo, a cui ne seguiranno altri due, è parte di un progetto dedicato alla realizzazione di un censimento di copisti e manoscritti conservati in diverse biblioteche spagnole, realizzati tra il XIII e il primo terzo del XVI sec. L’a. trascrive i colophones di 36 manoscritti, suddividendoli in tre differenti categorie in base alle informazioni fornite: 1. Nome e mestiere del copista, luogo e data di realizzazione; 2. Nome e mestiere del copista, data di realizzazione; 3. Nome e mestiere del copista, luogo di realizzazione. – F.T.
039-008 Annoni (Carlo), «Ogni speme deserta non è». Studi manzoniani, a cura di Cristina Cappelletti – Ottavio Ghidini, con una premessa di Marco Corradini, Pierantonio Frare, Giuseppe Langella, Novara, Interlinea, 2016, pp. 246, isbn 978-88-6857-068-2, € 20. Il vol. raccoglie gli ultimi saggi manzoniani del compianto Carlo Annoni, pubblicati in varie sedi tra il 2004 e il 2014, che «si inseriscono in due filoni di ricerca ben definiti: i primi, in particolare, rivelano gli interessi dello studioso per la scrittura drammatica del Manzoni e per la sua riflessione teorica sulla tragedia […]. La seconda parte del volume, invece, dedica una specifica attenzione al grande e controverso tema della liceità della guerra, presente in quasi tutte le opere manzoniane, già a partire da quelle giovanili» (p. 31). Il vol. è aperto dalla premessa a firma di Marco Corradini, Pierantonio Frare e Giuseppe Langella (pp. 9-10), cui seguono un saggio di Ottavio Ghidini dal titolo L’attesa della terra e la vita nell’avvenire. Introduzione (pp. 11-30), nel quale vengono presentati gli studi manzoniani di Annoni, e la Nota al testo (pp. 31-3). I saggi manzoniani sono i seguenti: Manzoni e le «Osservazioni sulla morale cattolica» (pp. 35-7), Strade di Lombardia. Una lettura dei capitoli VII e VIII dei «Promessi sposi» (pp. 39-51), Drammaturgia manzoniana e drammaturgia europea (pp. 53-76), L’incipit del «Conte di Carmagnola» (pp. 77-81), La superbia e l’altezza. Saggio critico sul «Cinque maggio» (pp. 83-112), Tempo della Chiesa e tempo della guerra: appunti su un’aporia manzoniana (pp. 113-27), Manzoni e la critica della ragion teatrale (pp. 129-42), Manzoni e la liceità della guerra (pp. 143-56), Un fucile sull’altare di Natale. Guerra e pace nell’ultimo Manzoni (pp. 157-75). In Appendice si trovano invece una prosa d’invenzione, dal titolo Le cinque prove dell’esistenza di Dio ossia lascio tutto a mia figlia Beatrice (pp. 179-207), altre pagine scritte da Annoni per illustrare i propri studi, dal titolo «Curriculum» scientifico e attività didattica (pp. 209-27), e la Bibliografia degli scritti di Carlo Annoni, a cura di Cristina Cappelletti (pp. 229-39). Chiude il vol. l’indice dei nomi. – Luca Mazzoni
039-009 Archivio (L’) storico della Cassa di risparmio di Asti e fondi aggregati (1730-1988), a cura di Cristina Zuccaro, Asti, Fondazione Giovanni Goria, 2015 Þ rec. Francesca Nemore, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 249-52
039-010 Ardolino (Enrico Pio), Filologia, conservazione, classicità: ambiti e fonti di storia delle biblioteche tra Cinque e Seicento, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 83-98. A partire dal Cinquecento si sviluppa una specifica letteratura dedicata alle biblioteche. Soffermandosi su alcuni esempi di rilievo di tali testi il saggio propone alcune originali osservazioni sulla metodologia applicata, che non trascura problemi architettonici, di conservazione del patrimonio e di gestione degli spazi. – L.R.
039-011 Audibussio (Fulvio), Johannes Virdung von Hassfurt e una raccolta di testi di medicina astrologica del 1584, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 251-9.
039-012 Baldacchini (Lorenzo), Sulle rotte del libro, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 9-22. Appunti sulle modalità di circolazione del libro nella prima età della stampa. Dal punto di vista metodologico si legga però Luigi Balsamo, Tecnologia e capitali nella storia del libro, in Studi offerti a Roberto Ridolfi direttore de «La Bibliofilia», a cura di Berta Maracchi Biagiarelli – Dennis E. Rhodes, Firenze, Olschki, 1973, pp. 77-94 (poi in Id., Per la storia del libro, Firenze, Olschki, 2006, pp. 1-25), non considerato nella bibliografia. – L.R.
039-013 Barbero (Giliola), Manoscritti e scrittura in Lombardia nel secondo quarto del secolo XV, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 149-68. La scrittura impiegata nei codici prodotti a Milano nella prima metà del Quattrocento deriva forse da modelli diversi da quelli di Niccolò Niccoli, Poggio Bracciolini o altri umanisti fiorentini. Il contributo «si propone di delimitare una tipologia specifica di scrittura milanese risalente al secondo quarto del XV sec., definire quali siano le sue caratteristiche e le caratteristiche codicologiche cui essa si accompagna e verificare in quale specifico contesto culturale sia stata utilizzata» (pp. 149-50). – L.R.
039-014 Barbieri (Edoardo), Forme e tipologie delle “Vitae Christi” negli incunaboli volgari italiani, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 351-81. Dopo aver definito alcune tipologie di testi che possono rientrare nel genere “vitae Christi”, l’a. prende in esame alcune delle loro edizioni quattrocentesche, proponendo un più analitico affondo sulla più antica edizione italiana di un’anonima narrazione della vita di Gesù, la rarissima Vita di Gesù Cristo e della vergine Maria, Bologna, Baldassarre Azzoguidi, 1474 (ISTC iv00304050). – L.R.
039-015 Barbieri (Edoardo), Una questione di metodo: Sherlock Holmes e gli studi bibliologici, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 139-48. Viene proposto un suggestivo e acuto collegamento tra uno dei metodi investigativi utilizzati dal personaggio di Sherlock Holmes – quello cioè dell’analisi e del riconoscimento dei caratteri utilizzati in una lettera anonima – e la teoria dell’indagine dei caratteri tipografici e delle abitudini dei tipografi, in relazione allo studio bibliologico dei primi testi a stampa. – A.T.
039-016 Baroffio (Giacomo) – Manlio Sodi – Andrzej Suski, Sacramentari e messali pretridentini di provenienza italiana. Guida ai manoscritti, Città del Vaticano – Torrita di Siena, Lateran University Press – Società Bibliografica Toscana, 2016 (‘Veritatem inquirere’, 1), pp. 443, ISBN 978-88-465-1072-3, € 32. I repertori di manoscritti sono sempre utili: sono spesso fonte preziosa di informazioni e la loro lettura può essere stimolo per nuove ricerche o approfondimenti monografici. Dopo la sobria introduzione (pp. 9-23), che descrive con efficace sintesi il ruolo fondamentale giocato dai libri liturgici nella vita della Chiesa (qui opportunamente si offre al lettore la distinzione tra i sussidi necessari ai ministri per svolgere la propria funzione, in particolare i sacramentari e i messali, oggetto della ricerca), e l’ampia bibliografia (pp. 25-126), distribuita in ordine alfabetico, il vol. propone l’elenco di 488 sacramentari manoscritti, interi o ridotti a frammenti, cronologicamente anteriori al Concilio di Trento e di provenienza italiana (pp. 127-92), e in seguito la lista, ben più ampia, di 2580 messali (pp. 193-416) con le stesse caratteristiche dei sacramentari già presentati. Una breve appendice (pp. 417-20) è deputata ad accogliere le nuove acquisizioni reperite durante la stesura del vol. Seguono due indici: quello cronologico, che consente di cogliere a colpo d’occhio la distribuzione nel tempo del materiale inventariato (importante la distinzione tra codici completi, frammenti e libri liturgici di pertinenza ambrosiana), e quello topografico, che permette con l’immediatezza di un elenco di identificare la provenienza dei molti manoscritti incontrati nel repertorio (più di 3.000). – Marco Petoletti
039-017 Bécares Botas (Vicente), Los agentes del libro incunable salmantino, «Titivillus», 2, 2016, pp. 81-105. Quali sono le caratteristiche e che figure stanno dietro alla nascita delle prime tipografie impiantate a Salamanca? L’a. prova a rispondere a queste domande attraverso l’analisi di alcuni documenti conservati presso l’Archivio capitolare della città. – F.T.
039-018 Behrens (Renate) – Christian Aliverti – Verena Schaffner, RDA in Germany, Austria and German-speaking Switzerland. A new standard not only for libraries, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 253-78. La partecipazione dei paesi di lingua tedesca al progetto RDA ha comportato, nonostante la loro lunga tradizione di standard comuni, ulteriori convergenze verso una catalogazione uniforme secondo le linee guida RDA e la revisione di alcune pratiche difformi. Problematico accordare il multilinguismo svizzero con l’adozione del tedesco che è al fondamento della collaborazione. Altre sfide affrontate sono il trattamento dei materiali speciali e l’ampliamento di RDA ad accogliere le diverse esigenze di archivi e musei. – Pino Buizza
039-019 Bianca (Concetta), Albinia C. de la Mare (biblioteche senza inventario), in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 13-9. Nella ricostruzione di antiche raccolte librarie o di centri scrittori Albinia de la Mare prediligeva, più che la sistematica ricerca d’ archivio a caccia di inventari, «lavorare sui manoscritti, sulle mani dei copisti, sullo stile dei miniatori» (p. 17). – L.R.
039-020 Bianchini (Carlo) – Mauro Guerrini, RDA: a content standard to ensure the quality of data, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 83-99. Dello standard RDA evidenzia in particolare la centralità delle funzioni per l’utente: identificare e mettere in relazione le entità, e la focalizzazione sul contenuto, cioè i dati da registrare e il modo di registrarli, lasciando impregiudicata la scelta di come presentarli (passaggio dalla gestione delle registrazioni alla gestione dei dati), così che per ogni diversa situazione si possano adottare le soluzioni più adatte e coerenti, rispettando il principio delle varianti locali. – Pino Buizza
039-021 Bianchini (Carlo) – Mauro Guerrini, The international diffusion of RDA: a wide overview on the new guidelines, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 1-5. Editoriale per presentare il numero speciale di JLIS.it (titolo: RDA, Resource Description and Access: the metamorphosis in cataloguing) dedicato al farsi e al diffondersi delle linee guida RDA, con qualificati contributi di alcuni protagonisti della sua creazione e dell’evoluzione ancora in corso e con i riflessi, anche critici, di esperti e di responsabili di agenzie nazionali interpellati dalla proposta angloamericana di regole internazionali. – Pino Buizza
039-022 Bianciardi (Giovanni), Tra le copie del Saggio di poesie di Vincenzo Monti, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 101-29. L’a. prosegue nelle sue esplorazioni tra la poesia del XIX sec. alla ricerca di varianti ed edizioni misconosciute, sempre col fine della più corretta restitutio del testo. – E.B.
039-023 Bingen (Nicole) – Renaud Adam, La réception du livre «italien» dans les anciens Pays-Bas à la première modernité: regards sur le Hainaut et le Tournaisis, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 31-44. Il saggio ricostruisce la diffusione del libro italiano (inteso come testi italiani, o traduzioni in francese di opere italiane) in due regioni degli antichi Paesi Bassi. La ricerca non considera la produzione libraria, ma solo la presenza di testi in fonti documentarie dell’area presa in esame (vedi qui Þ «AB» 039-B). – L.R.
039-024 Böninger (Lorenz), The Ricordanze of Lorenzo di Francesco Guidetti: Manuscript Production and Circulation, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 199-213. Le Ricordanze del copista Francesco Guidetti (1439-1519), contengono una serie di informazioni sulla vita fiorentina dell’ultimo Quattro e del primo Cinquecento. Tra di esse anche numerose notizie riguardo la produzione e la circolazione di libri manoscritti, all’interno di circoli umanistici noti e meno noti. – L.R.
039-025 Boschetto (Luca), Letteratura, arte e politica nella Firenze del Quattrocento. La collaborazione tra Vespasiano e Manetti per l’Oratio funebris di Giannozzo Pandolfini, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 23-37. Vespasiano da Bisticci fu particolarmente legato alla famiglia Pandolfini, tra le più importanti nella Firenze dell’epoca, e in particolare al ramo che faceva a capo a Giannozzo (1396-1456), di cui curò anche la celebrazione post mortem, con la collaborazione dell’umanista Giannozzo Manetti (1396-1459). – L.R.
039-026 Bosschieter (Pierke), Continuing professional development (CPD) and the potential of new media, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 71-4. Primo di una serie di contributi dedicati alla formazione professionale continua, che si sofferma sulle potenzialità offerte, nel settore, dei nuovi media. – L.R.
039-027 Brambilla (Alberto), Appunti per la storia editoriale di Cuore, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 79-99. Dal massimo esperto del tema, una puntuale e interessante ricostruzione degli inizi editoriali del più fortunato romanzo italiano tra Otto e Novecento, con una prolungata coda di successi. – E.B.
039-028 Brown (Glenda), Law via the Internet 2015 conference, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 12-6. Dal convegno Law via the Internet 2015, tenutosi all’Australasian Legal Information Institute della University of New South Wales l’11 e il 12 novembre, sono emerse alcune significative novità riguardo al trattamento e all’indicizzazione delle informazioni legali di pubblico dominio disponibili in rete. – L.R.
039-029 Brumana (Biancamano), Notizie fiorentine sul musicista Francesco Masini (1804-1863), in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 123-34. L’a., che da tempo si occupa della figura di Francesco Masini, si sofferma sul periodo italiano di questo musicista, illuminando particolari biografici relativi alla famiglia di origine e ai primi anni della sua vita. – A.T.
039-030 «Bulletin de l’AELAC», 24-25, 2014-2015. Il corposo numero doppio presenta non solo l’attività dell’Association pour l’étude de la littérature apocryphe chrétienne, non solo l’elenco dei soci corrispondenti, ma una preziosa bibliografia delle edizioni sul tema (pp. 39-89). – E.B.
039-031 «Bulletin Jugend & Literatur», 1, 2016. L’importante produzione editoriale tedesca rivolta al mondo dei più piccoli presentata alla Fiera del libro pe ragazzi di Bologna. – E.B.
039-032 Butler (Susan), The Aitch factor. Adventures in Australian English, Sydney, Pan Macmillan Australia, 2014 Þ rec. Bill Johncocks, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 39-40
039-033 Buttò (Simonetta), RDA: analisi, riflessioni e attività all’ICCU, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 279-98. Ricordata l’attività dell’ICCU in ambito internazionale e l’attuale lavoro sulla frontiera delle nuove tecnologie (web semantico, dati collegati), analizza la posizione dei paesi europei nei confronti di RDA in rapporto alla salvaguardia e valorizzazione dei patrimoni, catalografici e culturali, nazionali, e illustra la posizione italiana, già aggiornata con la pubblicazione di REICAT, verso una completa FRBRizzazione di SBN nel web semantico e un confronto con RDA nel merito dei contenuti descrittivi e del recupero dell’informazione. – Pino Buizza
039-034 Cadioli (Alberto), Collezionismo librario, ricerca storica e filologia, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 9-16. Con garbo viene presentata una panoramica delle edizioni di classici italiani dell’Ottocento, suggerendo il rapporto col lavoro filologico di ieri e quello di oggi. – E.B.
039-035 Cantù (Roberto), Il canonico si fa artigiano. Il metodo educativo di Lodovico Pavoni, Fondazione Edizioni Il segno tipografico di Lodovico Pavoni, Artogne (BS), (‘Quaderni del Museo della Stampa’, 5), pp. 214, ill. b/n, manca ISBN, s.i.p. Opera di vera devozione alla figura di un “santo” sociale, questo studio biografico su don Lodovico Pavoni (una tesi di laurea discussa negli anni ‘80) documenta in modo efficace la valenza “redentiva” ed educatrice che l’attività tipografica assunse tra quelli che verranno poi chiamati appunto i pavoniani. L’editore è proprio il Museo della stampa di Artogne, il cui fondatore, l’instancabile Simone Quetti, fu a suo tempo allievo linotipista dai pavoniani di Brescia. – E.B.
039-036 Carena (Carlo), Internet rilancia i classici anche senza penna e calamaio, «Vita e Pensiero», 2, marzo-aprile 2015, pp. 76-81. Interessante riflessione sulle implicazioni che internet pone riguardo al futuro della conoscenza e alla possibilità di disporre delle informazioni in maniera immediata; il tema è qui messo in relazione alla disponibilità dei grandi classici in rete. – A.T.
039-037 Carpallo Bautista (Antonio) – Yohana Yessica Flores Hernández, Las encuadernaciones mudéjares con motivo central de la Catedral de Toledo, «Titivillus», 2, 2016, pp. 57-80. Le legature islamiche oggetto di questo contributo vennero realizzate in Italia, in buona parte a Napoli, durante la seconda metà del XV sec. Ciò significa che alcune delle legatorie che produssero tali oggetti furono al servizio dei sovrani napoletani. Gli a. si concentrano sull’analisi e la descrizione delle legature soprattutto dal punto di vista decorativo. – F.T.
039-038 Carpallo Bautista (Antonio), José María de Francisco Olmos, Montserrat Calvo Rodríguez, Juan Bautista Massó Valdés, Encuadernaciones de las Guías de Forasteros de la Real Academia de la Historia, Madrid, Ollero y Ramos, 2015 Þ rec. Arantxa Domingo Malvadi, «Titivillus», 2, 2016, pp. 224-8
039-039 Castillo Gómez (Antonio), Aux marges du fétichisme livresque: les éphémères dans l’histoire sociale de l’écrit, in Les éphémères, un patrimonie à costruire, présentation par Olivier Belin & Florence Ferran, www.fabula.org/colloques/document2923.php. Questo contributo, che è di fatto una riflessione riguardante il ruolo del materiale effimero a stampa all’interno della Storia sociale della scrittura, fa parte degli atti di due giornate di studi tenutesi il 17-18 gennaio 2014, pubblicati online nel sito di Fabula. La recherche en littérature all’ interno della sezione Colloques en ligne. – M.C.
039-040 Castillo Gómez (Antonio), Efímeros y menudencias. Otras lecturas en tempo de Carlos I, in Bibliotecas y librerías en la España de Carlos V, director José María Díez Borque, editores Álvaro Bustos y Elena Di Pinto, Barcelona, Calambur, 2015, pp. 125-57. In questo contributo vengono analizzate le modalità di comunicazione e distribuzione di editti, avvisi, opuscoli di poche carte etc. – quel materiale tipografico effimero definito materiale minore – in alcuni casi emblematici avvenuti in Spagna durante il regno di Carlo I, ovvero dell’imperatore Carlo V d’Asburgo. – M.C.
039-041 Ceccherini (Irene), Codicologia dei manoscritti della prima età umanistica: i libri di Sozomeno da Pistoia, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 87-104. Il saggio propone «una riflessione sull’idea di libro di Sozomeno da Pistoia (1387-1458), un intellettuale, filologo, copista e bibliofilo della prima età umanistica», già oggetto dell’interesse di Albinia de la Mare e di un progetto di ricerca dell’Università di Firenze. – L.R.
039-042 Cesana (Roberta), Sui cataloghi editoriali e altri saggi, prefazione di Ambrogio Borsani, a cura di Massimo Gatta, Macerata, Bibliohaus, 2015, [2] + 205, ill. b/n, ISBN 978-88-95844-47-3, € 15. Il titolo non rende ragione di questo volumetto che restituisce un bel profilo dell’editoria italiana tra Otto e Novecento, affrontando la questione dal punto di vista della ricostruzione dei cataloghi editoriali di alcuni importanti editori e dunque facendo dialogare bibliografia e storia. Dopo una breve premessa di Ambrogio Borsani dedicata generalmente ai cataloghi e l’introduzione dell’a., si propongono sei saggi tutti già usciti tra il 2006 e il 2012, ma qui ampliati e aggiornati. Se il primo e l’ultimo hanno un valore anche metodologico, i quattro centrali si soffermano su alcune figure: Guanda, Scheiwiller, Ricciardi, Feltrinelli. In coda un saggio di Massimo Gatta dedicato alla Catalografia e già apparso nella Guida alle librerie di Napoli, a cura di Massimo Gatta – Carlo Raso, Napoli, Colonnese, 1997, pp. 170-120. Chiude l’indice dei nomi. – E.B.
039-043 Chambers (David S.), Matteo Contugi of Volterra (d. 1493): Scribe and Secret Agent, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 171-98. Il copista Matteo Contugi da Volterra lavorò per Ludovico Gonzaga, marchese di Mantova, e per Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Alcune sue lettere conservate negli archivi gonzagheschi ne smascherano l’attività spionistica negli ultimi anni della sua vita. – L.R.
039-044 «Charta», 144, marzo- aprile 2016. Il numero è dedicato alle edizioni dell’Histoire de ma fuite di Giacomo Casanova (Gianluca Simeoni), ad alcune opere di Fabio Sanminiatelli (Antonio Castronuovo), alla figura di Antoine de Saint-Exupéry e al suo Il Piccolo Principe (Anna Rita Guaitoli), al primo atlante dell’Africa di Livio Sanuto del 1588 (Piero Falchetta), alla collana longanesiana di Rizzoli “Il Sofà delle Muse” (Lucio Gambetti), all’immagine, divenuta poi stereotipo, del topo da biblioteca (Mauro Chiabrando), ai divertissement fotografici di fine Ottocento e Novecento (Enrico Sturani) e alle reazioni suscitate nella letteratura infantile del Novecento dal libro Cuore (Elisabetta Gulli Grigioni). – F.T.
039-045 «Charta», 145, maggio- giugno 2016. Gli articoli si occupano della stampa su seta tra Sette e Ottocento (Elisabetta Gulli Grigioni), di libri musicali illustrati per l’infanzia (Corrado Farina), della mobilità dei libri grazie alle biblioteche popolari e circolanti italiane (Mauro Chiabrando), delle pubblicità dedicate alla famosa Pasticca del Re Sole (Loris Rambelli), della tanto criticata arte di Carol Rama (Francesco Rapazzini), della figura di Giuseppe Martino Orioli e del suo Adventures of a Bookseller (Massimo Gatta), del bestiario fantastico di Antonio Rubino (Michele Rapisarda), della didattica giocosa tra Otto e Novecento (Pompeo Vagliani) e della grandiosa biblioteca di Umberto Eco (Frans A. Janssen). – F.T.
039-046 Chello (Dario), Intellettuali e cultura popolare nell’Italia del dopoguerra. La Cooperativa del Libro Popolare (COLIP) 1949-1954, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 145-54. Poco più di una (utile) provocazione a non dimenticare l’esperienza di una casa editrice (e della sua collana del Canguro) assai interessante. – E.B.
039-047 Chrám věda múz. 450 let vědecké knihovny v Olomouci, edited by Jana Hrbáčová – Rotislav Krušinský, Olomouc, Vědecká knihovna v Olomouci, 2016, pp. 392, ISBN 978-80-7053-311-6, s.i.p. Frutto di una bella esposizione libraria locale (di cui conserva la suddivisione cronologico-tematica), viene presentato uno splendido viaggio tra i materiali manoscritti e a stampa più preziosi della Biblioteca di ricerca di Olomouc, in Moravia, discendente dalla locale biblioteca gesuitica (riassunto in inglese pp. 387-90). – E.B.
039-048 Chrám věda múz. Dějiny Vědecké knihovny v Olomouci, edited by Miloš Korhoň – Tereza Vintrová, Olomouc, Vědecká knihovna v Olomouci, 2016, pp. 328, ISBN 978-80-7053-310-9, s.i.p. Interessantissima (e illustratissima) storia della biblioteca di Olomouc in Moravia, dalla fondazione gesuitica fino ai nostri giorni, organizzata in 17 saggi (sommario in inglese alle pp. 323-7). – E.B.
039-049 Coe (Mary), Website indexing, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 20-5. L’indicizzazione di siti web può essere condotta secondo diversi metodi, ma gli elementi di base dell’arte restano sempre validi. La continua evoluzione e modificazione dei siti web fa sì che il lavoro di indicizzazione non possa mai essere concluso, anzi, una tale impresa non può che vedere un’impressionante accrescimento nel prossimo futuro. – L.R.
039-051 Congregazione di Santa Maria di Vallombrosa dell’Ordine di San Benedetto, a cura di Samuele Megli – Francesco Salvestrini, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2013 (‘Libri e biblioteche degli ordini religiosi in Italia alla fine del secolo XVI’, 1) Þ rec. Enrico Pio Ardolino, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 232-4
039-052 Conti (Marina) – Federica Dallasta, Vardamone Sansone Foà «hebreo reggiano» (1550 ca.-1606) e la sua biblioteca, «La Bibliofilìa», 118, 2016, n. 1, pp. 45-122. Corposo e interessante articolo in cui viene analizzato l’inventario della biblioteca appartenuta al reggiano Vardamone Sansone Foà, figlio del rabbino Isacco Foà e nipote del noto editore ebreo Tobia Foà operante nella Sabbioneta gonzaghesca. – N.V.
039-053 Coronelli (Giacomo), Spigolature bibliografiche sui manifesti futuristi 1909-1910. Con nuovi elementi per la sistemazione cronologica, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 59-77. Tipica del Futurismo fu una particolare predilezione per manifesti e proclami: li si vede qui elencati ricostruendone la storia delle prime pubblicazioni e uscite. – E.B.
039-054 Costa (Paolo), Il futuro della lettura. L’esperienza del testo nell’era postmediale, Milano, Egea Tools, 2016, pp. 75, ISBN 978-88-7534-146-6, € 8. Un gioco di parole muove l’a. verso una riflessione critica che ha tutto il sapore di un viaggio attraverso pratiche e problemi antichi e sempre nuovi: che fine farà la lettura? Ma, ancor più, qual è il fine della lettura? Particolare attenzione è rivolta alla questione del medium: codex, libro tipografico, e-book hanno modificato in modo sostanziale forme e modi del leggere. Evoluzioni che, in quanto tali, causano perdite e producono guadagni. Dalla lectio dell’oratoria, alla lettura profonda, alla cosiddetta twitteratura, con il suo leggere per riscrivere in 140 caratteri. Paolo Costa dimostra con lucidità che non occorre schierarsi necessariamente a favore di passato o modernità, come nella battaglia delle api e dei ragni. «Non tutto ciò che disturba – afferma − viene per nuocere: a volte ci nutre». Leggere, riscrivere e condividere in tale contesto postmediale hanno pur tuttavia il grande merito di diffondere l’amore per la letteratura e svegliare il lettore che è in noi, ognuno a suo modo. – Anna Amico
039-055 Crini (Pietro), Una misconosciuta iniziativa pratese, ponte fra passato e futuro, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 135-8. Si porta a conoscenza, grazie all’analisi della pubblicazione Prato e la sua Esposizione Artistica-Industriale del 1880. Bollettino Ufficiale dell’Esposizione Supplemento al Periodico La Toscana Industriale illustrato da ricchissime incisioni, una lodevole iniziativa del XIX sec., legata all’industriosa città di Prato. – A.T.
039-056 Crystal (David), Making a point. The pernickety story of English punctuation, London, Profile Books, 2015 Þ rec. Bill Johncocks, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 38-9
039-057 Dalloul (Zaynab), Una cinquecentina particolare di Bernardino Guerralda nella Biblioteca Nazionale di Budapest, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 65-80. Indagini su di una cinquecentina posseduta dalla Biblioteca Nazionale di Budapest: la pista segue un fil rouge che lega l’autore del testo (tale Stefano Giovvanninesi di Siena), lo stampatore (l’anconitano Bernardino Guerralda) e il possessore dell’esemplare (il conte ungherese Sándor Apponyi). – A.T.
039-058 Day (Ronald E.), Indexing it all. The subject in the age of documentation, information, and data, Cambridge (Mass.), MIT Press, 2014 Þ rec. Kristin Harley, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 87-8
039-059 De Bellis (Nicola), Introduzione alla bibliometria: dalla teoria alla pratica, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2014 Þ rec. Simona Turbanti, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 255-6
039-060 De Robertis (Teresa), I primi anni della scrittura umanistica. Materiali per un aggiornamento, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 55-85. Aggiornando i preziosissimi contributi di Albinia de la Mare, il saggio, che riprende anche nel titolo un celebre lavoro della grande studiosa, propone «un resoconto sintetico delle nostre conoscenze riguardo alla fase iniziale e formativa della scrittura umanistica» (p. 55). – L.R.
039-061 De Roberto (Elisa), I cantari agiografici brevi. Tradizioni testuali e dinamiche linguistiche nella trasmissione manoscritta e a stampa, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 263-350. Ampio contributo che mira a «descrivere, alla luce dell’esame della tradizione, gli adattamenti e i mutamenti determinati a livello testuale e linguistico dal viaggio del testo attraverso lo spazio e dal passaggio dal medium chirografico alla stampa» (p. 263). Sono presi in considerazione tre cantari agiografici tre-quattrocenteschi dedicati a santa Margherita di Antiochia, sant’Elena e san Sebastiano, tràditi da numerosi testimoni quattrocenteschi, ma che godono anche di una precoce tradizione a stampa. – L.R.
039-062 De Roberto (Elisa), Introduzione. Il testo agiografico al crocevia degli studi linguistici, letterari e filologici, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 1-19. Si esplicitano le ragioni del convegno e degli atti che ne sono il frutto e si forniscono alcuni temi e chiavi di lettura riguardo ai problemi trattati nel vol.: dai volgarizzamenti al rapporto tra agiografia e potere, dalla circolazione dei testi alla permanenza dei modelli nel tempo fino al presente. – L.R.
039-063 Delcorno (Carlo), Apogeo e crisi della predicazione francescana tra Quattro e Cinquecento, «Studi Francescani», 112, 2015, pp. 399-439. Tra l’ultimo quarto del XV e il primo del XVI sec. sono soprattutto i francescani osservanti, sulla scia della predicazione di san Bernardino da Siena, a sviluppare una scuola di oratoria sacra particolarmente significativa. Legata alla tradizione del sermo modernus, incentrata sui grandi temi della polemica sui monti di pietà e sulla lotta ai Turchi, tale produzione raggiunge con insistente frequenza la stampa, venendo a costituire una vera e propria “biblioteca omiletica”, nella quale lo spazio lasciato all’exempum è sempre notevolissimo. – E.B.
039-064 Delcorno Branca (Daniela), Agostino di Portico, discepolo di Traversari, tra eremo e “cura monialium”, in Camaldoli e l’Ordine Camaldolese dalle origini alla fine del XV secolo. Atti del I Convegno internazionale di studi in occasione del millenario di Camaldoli (1012-2012), a cura di Cécile Caby – Pierluigi Licciardello, Cesena, Badia di S. Maria del Monte, 2014, pp. 455-72. L’importante figura di Agostino da Portico (1408-1468), a suo tempo discepolo diretto del generale dell’Ordine Ambrogio Traversari, viene illuminata quasi dall’interno, attraverso lo studio del ricco epistolario volgare conservato da un ms. bodleiano, esemplato dalle monache (da lui paternamente seguite) di S. Maria della Rosa di Siena. – E.B.
039-065 Delsey (Tom), The making of RDA, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 25-47. Delinea i passaggi dalle prime ipotesi di AACR3 alla nuova struttura di RDA che segue da vicino FRBR: dalla tradizionale successione della descrizione seguita dalla registrazione degli elementi di accesso, alla scansione dei trentasette capitoli in due parti, gli attributi delle entità e le relazioni fra entità. Struttura adatta alle nuove tecnologie, dove i dati sono meglio allineati con metadati provenienti da altri ambiti grazie all’introduzione di precise codifiche, e resta la compatibilità con i dati finora registrati seguendo AACR2. Evidenzia il passaggio dalla designazione generica e specifica del materiale alla descrizione di contenuto, medium e supporto, la maggiore elasticità nei criteri di trascrizione dei dati, e le diverse opzioni per registrare le relazioni. Con cenni a sviluppi ancora in corso in rapporto alla revisione di FRBR e del RDA/ONIX Framework e alla pubblicazione del RDA Registry. – Pino Buizza
039-066 Di Pinto (Daniela), Le confraternite laicali dell’Arcidiocesi di Trani: fonti archivistiche e note storiche, Cargeghe, Editoriale Documenta, 2014 Þrec. Marina Raffaeli, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 247-9
039-067 Diliberto (Oliviero), Ecophilia, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 173-8. L’a. riporta qui il suo intervento introduttivo al numero speciale della rivista «Cantieri» (31, 2015, pp. 5-7) dedicato a Umberto Eco (Þ «AB» 038 pp. 49-51). – A.T.
039-068 Dillon Bussi (Angela), Albinia C. de la Mare, Vespasiano da Bisticci e la miniatura: il caso di Bartolomeo Varnucci, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 323-32. Partendo da e discutendo alcuni spunti forniti da Albinia de la Mare, l’a. indaga l’uso del putto come elemento ornamentale originale e caratteristico del miniatore Bartolomeo Varnucci (1410/13-1479). – L.R.
039-069 Divizia (Paolo), Volgarizzamenti due-trecenteschi da Cicerone e Aristotele in un codice polacco poco noto (Kórnik, Polska Akademia Nauk, Biblioteka Kórnicka, 633), «Italia medioevale e umanistica», 55, 2014, pp. 1-31. Il saggio fa conoscere alla comunità scientifica un manoscritto contenente alcuni volgarizzamenti dal latino, già censito da Kristeller nell’Iter Italicum ma finora sfuggito a tutti gli studiosi che si sono occupati dei testi che contiene. Si offre anzitutto una dettagliata scheda del codice da cui si apprendono i contenuti: anzitutto volgarizzamenti da Cicerone (De amicitia, De senectute, la prima Catilinaria e le orazioni cesariane insieme a parti delle Rethorica ad Herennium e del De inventione), accompagnati dall’ Etica aristotelica (nella redazione comunemente attribuita a Taddeo Alderotti). Lo studio prova quindi a collocare i testi riportati dal manoscritto nelle rispettive tradizioni testuali (talora con correzioni importanti sugli stemmi), non rinunciando ad alcuni affondi metodologici sulle seriazioni affini di testi all’interno dei codici compositi. – Marco Giola
039-070 Dondi (Cristina), CERL’s work and vision for provenance research I: CERL Thesaurus, Material Evidence in Incunabula, and the 15cBOOKTRADE Project, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 317-21. Il contributo illustra l’esperienza di tre strumenti fondamentali per gli studi di provenienza libraria ideati dal Consortium of European Research Libraries negli ultimi anni. – N.V.
039-071 Dora (Paola), Santa Fina da San Giminiano. Storia, leggenda, arte, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 9-38. Si ripercorre la vita di santa Fina da San Giminiano, patrona – assieme a san Giminiano – di Torrita di Siena: attraverso testimonianze scritte e raffigurazioni iconografiche se ne traccia nitidamente la figura e si delinea la sua spiritualità. – A.T.
039-072 Dunn (Linda), Resources for handling event names in indexes, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. C5-C8. L’a. riprende il tema già trattato nei numeri di settembre e dicembre 2015 della rivista, proponendo ulteriori risorse per la formulazione di nomi di eventi negli indici e nei databases. – L.R.
039-073 Dunn (Linda), Resources for handling geographic names in indexes, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. C1-C5. L’a. riprende il tema già trattato nei numeri di settembre e dicembre 2015 della rivista, proponendo ulteriori risorse per la formulazione dei nomi geografici negli indici e nei databases. – L.R.
039-074 Dunsire (Gordon), Towards an internationalization of RDA management and development, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 308-31. Riporta le varie modalità e iniziative messe in atto per favorire e accrescere la partecipazione internazionale attiva alla crescita di RDA, invece dell’adesione passiva a un prodotto già confezionato. Presenta la nuova strutturazione della dirigenza, i gruppi di lavoro, gli eventi hackathon in cui, posta RDA come istanza del modello FRBR, vengono codificati in puro formato RDA i dati delle opere ed edizioni di un autore prolifico e molto tradotto, sviluppandone le relazioni verso risorse di ogni genere, ben oltre gli elementi strettamente bibliografici (a partire dal Jane-athon per Jane Austin). Rileva l’utilità dei riscontri ricevuti dalle comunità professionali non anglofone, non coinvolte nell’elaborazione di RDA fin dall’inizio. – Pino Buizza
039-075 Ebbs (Heather), Ethics for the indexer, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 16-20. Gli indicizzatori affrontano piuttosto di frequente dilemmi etici, come emerge da sessioni di convegni esplicitamente dedicati al tema. Una guida etica generale esiste, ma la discussione deve favorire la coesione per dare risposte migliori e sempre uguali a livello di categoria professionale. – L.R.
039-076 Escolano Rodrìguez (Elena), RDA and ISBD: history of a relationship, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 49-82. Contro indebite semplificazioni e contrapposizioni fra un presunto passato (ISBD) e un incipiente futuro (RDA), chiarisce i diversi scopi e ambiti dei due standard, che cosa è confrontabile e che cosa non lo è. Rivendica il valore permanente di ISBD per le comunità non angloamericane e per le situazioni meno avanzate tecnologicamente. Pur nelle differenze di contenuto, l’interoperabilità è oggi realizzabile con la tecnologia dei dati collegati, purché siano sempre chiariti i rispettivi riferimenti e rispettate le diversità, in atteggiamento di collaborazione e di approfondimento dei nodi problematici. – Pino Buizza
039-077 Etruschi (Gli) maestri di scrittura. Società e cultura nell’Italia antica, Cinisello Balsamo, Silvana, 2015, pp. 216, ill. col., ISBN 978-88-366-3198-8, € 29. Interessantissimo viaggio tra i più significativi lacerti della scrittura etrusca, accompagnato da ottime fotografie e precise schede: mirabile il liber linteus (che avvolgeva la cosiddetta mummia di Zagabria), unico esempio di libro su tela giuntoci quasi integro dall’antichità. Spicca la varietà dei supporti scrittori e la tipologie degli usi della scrittura. Il materiale si sarebbe però prestato a uno sguardo più linguistico-paleografico, tale da interpretare il fenomeno, mentre la mostra (organizzata dal Musée Henri Prades) preferisce restare a un livello archeologico di semplice documentazione dell’esistente. – E.B.
039-078 Faggiolani (Chiara), Il tempo della lettura: i risultati di un’indagine su lettori deboli, tempo libero e nuovi media, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 207-27. Un’analisi delle più recenti indagini italiane sulla lettura e sull’impiego del tempo libero, con la definizione di alcuni profili di cosiddetti lettori deboli. – L.R.
039-079 Fatti (Sergio), L’edizione del 1590 delle Opere spirituali e morali composte in lingua toscana di Fra Antonio Polti: un reminder del XVI secolo, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 187-204. Indagine accurata e meticolosa di due edizioni cinquecentesche che recano le opere del Frate Antonino da Colle Mancio. – A.T.
039-080 Feo (Michele), Persone: da Nausicaa a Adriano Sofri, Santa Croce sull’arno, Il grandevetro, 2012 Þ rec. Alberto Petrucciani, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 269-71
039-081 Fera (Vincenzo), L’umanesimo di Albinia C. de la Mare, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 3-12. Grazie a documenti del suo archivio personale, oggi alla Bodleian Library, si ripercorrono le tappe che hanno portato la de la Mare a mettere a punto il suo caratteristico approccio metodologico ai codici e ai copisti dell’Umanesimo, a partire dal lavoro di ricerca per la mai pubblicata tesi di dottorato dedicata alla figura di Vespasiano da Bisticci. – L.R.
039-082 Ferrari (Mirella), Umanisti italiani nel fondo Burney della British Library: autografi di Pier Candido Decembrio, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 365-75. L’a. identifica la mano di Pier Candido Decembrio in alcuni manoscritti appartenuti al collezionista Charles Burney. 520 suoi codici furono acquistati dal British Museum nel 1818, ma non furono molto studiati per lungo tempo. – L.R.
039-083 Fontana (Edoardo), Manhood: visioni e xilografia. Il primo libro stampato da Ralph Nicholas Chubb, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 173-85. Lettura soprattutto biografico-letteraria di un’opera poetica illustrata dallo stesso autore nell’Inghilterra del 1924. – E.B.
039-084 Fresu (Rita), Scritture dei semicolti, in Italiano dell’uso, pp. 195-223. Una volta chiarito cosa si debba intendere per “semicolti” (si tratta degli alfabetizzati che però «non hanno acquisito una piena competenza della scrittura e pertanto rimangono sempre legati alla sfera dell’oralità», p. 195) e perché la loro lingua (l’ italiano popolare) sia indissolubilmente legata alla dimensione del parlato, e anzi a essa sovrapponibile, l’a. indaga i meccanismi che hanno condizionato la scrittura e la «(s)grammatica» (p. 209) dei loro testi, giungendo a dimostrare come oggi sia necessario rimettere in discussione le tassonomie testuali che li riguardano. Individuando, per esempio, i picchi di produttività in relazione a certe epoche, la distribuzione geografica delle produzioni semicolte, le classi di testi tradizionalmente ritenute semicolte e così via. Chiude il saggio una riflessione (Semicolti di ieri, semicolti di oggi, p. 217-23) su come e perché lo studio di queste scritture possa offrire oggi un contributo importante per documentare la fisionomia (morfologico-sintattica in particolare) di alcuni dialetti periferici, altrimenti poco considerati nel panorama degli studi sul campo. – Elena Gatti
039-085 Fusa (Le) del gatto. Libri, librai e molto altro, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2015, pp. 211, ill. b/n, ISBN 978-88-982823-02, s.i.p. Si schedano i singoli contributi – A.T.
039-086 Gaido (Francesca) – Francesca Pino, Raffaele Mattioli: documenti e fotografie della maturità, Milano, Hoepli, 2015 Þrec. Eleonora Lattanzi, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 252-5
039-087 Galeffi (Agnese) – Lucia Sardo, Cataloguing, a necessary evil: critical aspects of RDA, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 163-97. Dopo alcune osservazioni sulla logica interna a RDA, tra fondamento nella tradizione e obiettivi di innovazione e flessibilità, focalizza l’analisi delle linee guida dal punto di vista della funzionalità d’uso per il catalogatore, evidenziando le difficoltà di orientamento, lenite nella versione in linea RDA Toolkit, dagli strumenti di supporto come le politiche, i flussi di lavoro e i supporti didattici preparati dalle maggiori agenzie che applicano RDA, e alcuni aspetti insoddisfacenti e penalizzanti della visualizzazione e navigazione, dei collegamenti interni, della grafica… suggerendo modifiche migliorative. Testo in italiano. – Pino Buizza
039-088 Galluzzi (Anna), Libraries and public perception: a comparative analysis of the European press, Oxford, Chandos, 2014 Þ rec. Alberto Salarelli, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 261-5
039-089 Gambetti (Lucio), Rari e preziosi del Novecento letterario italiano, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 17-58. Interessante serie di schede ragionate su un gruppo di edizioni di opere italiane di ambito letterario caratterizzate da elementi di particolare rarità o interesse collezionistico (da Alvaro a Volponi). – E.B.
039-090 Gambetti Luciano, Rarissimi. Riflessioni sul collezionismo letterario del Novecento italiano, a cura di Massimo Gatta, Macerata, Biblohaus, 2015, pp. 94, ill. b/n, ISBN 978-88-95844-45-9, € 15. Potrebbe apparire insolito trattare di libri rari in relazione al secolo appena trascorso. In realtà l’a., attraverso cinquanta esempi concreti di libri (al momento) del tutto spariti dalla circolazione o di cui si conserva una sola copia, dimostra come anche durante il Novecento, secolo di ascesa dell’industria editoriale, alcuni titoli, per le ragioni più disparate, sono oggi visti come prelibatezze nel mondo del modernariato, non soltanto per il loro valore economico ma anche per aver dato «un contributo significativo alla letteratura italiana di questo secolo» (p. 5). Alla densa introduzione fanno seguito le schede dei cinquanta libri ordinate alfabeticamente per autore; chiudono il volumetto l’apparato iconografico, la postfazione di Massimo Gatta e l’indice dei nomi. – F.T.
039-091 García Cuadrado (Amparo), La impresión en Murcia del Prontuario general de D. Manuel Sarti (1768-1770), «Titivillus», 2, 2016, pp. 181-199. Quali furono le circostanze entro le quali venne prodotto il Prontuario general, opera patrocinata dalla Tesoreria Reale spagnola con lo scopo di alleggerire le procedure amministrative della contabilità del Dipartimento della Marina? – F.T.
039-093 Gatta (Massimo), “Per far di bianca carta carta nera”. I Sonetti sei di Vittorio Alfieri “stampati di propria mano”, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 207-29. Indagine (con utili fotografie) dell’esperimento di stampa casalinga realizzato da Alfieri nel 1786, testimonianza di una ben più ampia e interessante frequentazione del modo dei tipografi. – E.B.
039-094 Gazoia (Alessandro), Come finisce il libro: contro la falsa democrazia dell’editoria digitale, Roma, Minimum fax, 2014 Þ rec. Valeria Lo Castro, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 267-9
039-095 Gentile (Sebastiano), Nuove considerazioni sullo ‘scrittoio’ di Marsilio Ficino: tra paleografia e filologia, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 385-421. L’a. ritorna, a distanza di vent’anni, sullo scrittoio ficiniano, tema su cui i suoi interessi si incontrarono con quelli di Albinia de la Mare. Il saggio apporta qualche nuovo elemento ed evidenzia «alcune difficoltà di natura insieme metodologica e filologica emerse proprio dallo studio delle mani del Ficino e dei suoi copisti e segretari» (p. 386). – L.R.
039-096 Geymonat (Francesca), Scritture esposte, in Italiano dell’uso, pp. 57-100. L’a. ragiona sugli usi linguistici di quella particolare e articolata categoria di testi rappresentata appunto dalle scritture esposte. Una volta chiarito per quali motivi e soprattutto cosa si debba intendere, in linea generale, per scritture esposte – epigrafi (pp. 60-74), didascalie (pp. 74-5), graffiti (pp. 75-8) – la riflessione si sposta ad analizzarne i tratti costituenti e caratterizzanti: la grafia e i sistemi delle abbreviature, la fonetica, la morfologia e la sintassi, la metrica, lo stile e infine il lessico. Il risultato è un’interessante e chiara disamina dell’ argomento, condotta per quanto possibile seguendo un fil rouge cronologico. – Elena Gatti
039-097 Gialdini (Anna) – Anne D. McLaughlin, A fragmented History: A Letter to Reginald Pole in an Ambrosiana Aldine (INC. 372/1), «La Bibliofilìa», 118, 2016, n. 1, pp. 31-43. L’articolo presenta un frammento di una lettera indirizzata al cardinale Reginald Pole utilizzato come segnalibro in un esemplare del terzo volume dell’edizione aldina di Aristotele. Le a. propongono inoltre una interessante ipotesi riguardante l’appartenenza del volume stesso alla biblioteca del porporato inglese. – N.V.
039-098 Giuva (Linda), Con «prudente audacia»: il dibattito sull’organizzazione degli archivi in Italia tra la legge del 1939 e il decreto del 1963, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 159-78. L’a. ricostruisce il dibattito nella comunità archivistica tra il 1939 e il 1963. Emerge come il modello fascista non fu abbandonato, anche a causa delle forti resistenze burocratiche. – L.R.
039-099 Gomis Coloma (Juan), Menudencias de imprenta. Producción y circulación de la literatura popular (Valencia, siglo XVIII), Valencia, Institució Alfons el Magnànim, 2015 Þ rec. Nicolás Bas Martín, «Titivillus», 2, 2016, pp. 221-3
039-100 González Hernando (Irene), Abrir para aprender: disecciones anatómicas en libros medievales, «Titivillus», 2, 2016, pp. 27-55. L’a. prende in esame la rappresentazione di alcune dissezioni anatomiche in manoscritti medievali, contenenti testi particolarmente rilevanti. Gli esempi noti hanno due caratteristiche precipue: la prima è quella di essere relazionati a libri medico-chirurgici o ispirati all’antichità romana; la seconda riguarda la loro collocazione temporale, ascrivibile al basso Medioevo. Risulta fondamentale lo studio di queste illustrazioni per poter meglio comprendere quello che fu un fenomeno scientificamente e sociologicamente rivoluzionario, ma soprattutto le loro versioni silografiche e calcografiche più tarde. – F.T.
039-101 González Sánchez (Carlos Alberto), Sevilla y la biblioteca del Conde-Duque de Olivares, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 235-69. L’articolo ha come oggetto lo studio analitico della biblioteca del conte-duca di Olivares Gaspar de Guzmán y Pimentel, favorito di Filippo IV di Spagna, ponendo particolare attenzione sulle vicende riguardanti le sedi di ubicazione della raccolta. – N.V.
039-102 Gonzalo Sánchez-Molero (José Luis), Leyendo a Edo, Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2013 Þ rec. Antonio Carpallo Bautista, «Titivillus», 2, 2016, pp. 223-4
039-103 Gonzalo Sánchez-Molero (José Luis), Los orígenes de la portada: un laberinto editorial con una salida inesperada, «Titivillus», 2, 2016, pp. 127-157. Se inizialmente gli incunaboli “imitarono” in moltissimi aspetti i codici manoscritti, col passare del tempo andarono nettamente differenziandosi da questi ultimi. Un elemento fondamentale in questa direzione fu il frontespizio. Esistono dei suoi antenati, magari in codici italiani del Quattrocento? Può il frontespizio essere considerato come il luogo di traslazione di alcuni degli elementi interni del libro? – F.T.
039-104 Gorman (Michael), RDA: the emperor’s new code. A brief essay, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 99-107. Come ne Il vestito nuovo dell’imperatore (Andersen) bisogna vedere la nullità del nuovo codice, ‘una risposta costosa a un problema inesistente’. Gorman rivendica la continuità dei principi di catalogazione e l’adeguatezza dei codici attuali, facilmente aggiornabili a nuove esigenze, e deplora che, mentre la riduzione di bilanci e la contrazione degli uffici di catalogazione lasciano spazio a motori di ricerca che illudono gli utenti ma non rispettano buoni criteri del recupero dell’informazione, si sprechino energie e denaro per un testo che risulta confuso quando non scorretto e non porta vantaggi sostanziali che non si potessero ottenere con minimi sforzi. – Pino Buizza
039-105 Graheli (Shanti), La circolazione libraria lungo la Loira nel Rinascimento: il caso del libro italiano, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 73-92. Il saggio tenta di spiegare storicamente il curioso fenomeno che vede un elevato numero di incunaboli e cinquecentine italiane conservati nelle regioni della Loira. – L.R.
039-106 Gregori Roig (Rosa M.), La impressora Jerónima Galés i els Mey (València, segle XVI), Valencia, Biblioteca Valenciana, 2012 Þ rec. Nicolás Bas Martín, «Titivillus», 2, 2016, pp. 219-21
039-107 Gschiel (Natalie), Les formules kinésiques dans les scènes de prières. Premiers relevés à partir d’un corpus hagiographique, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 39-62. Si analizzano, da un punto di vista linguistico, le formule che indicano movimento, soprattutto con connotazioni liturgiche e di preghiera, nell’ambito di un corpus di otto testi agiografici dei secc. XII e XIII. – L.R.
039-108 Guidi (Remo L.), Frati e umanisti nel Quattrocento, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013 Þ rec. Alberto Bartola, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 229-30
039-109 Hammad (Manar), Bel/Palmyra. Hommage, prefazione di Paolo Fabbri, Paris-Rimini, Geuthner-Guaraldi, 2016, pp. 181, ill. col., ISBN 978-88-6927-231-8, €39. Il 25 agosto 2015 il tempio di Bel, complesso monumentale simbolo della città di Palmira, veniva colpito dalla follia iconoclasta dell’uomo moderno. Non vandalo ma, come afferma Paolo Fabbri − direttore del Centro Internazionale di Scienze Semiotiche all’Università di Urbino − «stratega esperto nei simboli propri e in quelli dell’ avversario» (p. x). Oblio e ricordo tuttavia, sono due facce della stessa medaglia cosicché, anche quando un edificio cessa di esistere, esso continua ad abitare nelle mappe mentali di chi lo ha vissuto. Questo vol. è dunque, innanzitutto, un omaggio all’ umanità intera, uno scrigno che custodisce e testimonia (attraverso ben 150 fotografie) uno dei più preziosi reperti storici del mondo antico e, in secondo luogo, la dimostrazione che l’architettura è anch’essa latrice di senso. L’a., Manar Hammad, è architetto e semiologo. Quando da un insieme di rovine si vuole riscoprire l’antico splendore non si effettua altro che la medesima operazione di quando si va alla ricerca di senso in un messaggio. Si interpretano piante strutturali, si spostano pietre, si attribuisce valore simbolico agli oggetti ritrovati; in tal modo si avvera, anche per il santuario di Bel, quanto diceva Giovanni Crisostomo: «le rovine lasciate non sono mai state completamente distrutte, ma restano al loro posto, quasi a gridare che sono state conservate come monito per le generazioni future». – Anna Amico
039-110 Hankins (James), Latin Autographs of Leonardo Bruni, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 377-84. Partendo dalle circostanze nelle quali l’a. conobbe Albinia de la Mare, il saggio illustra i lavori per la preparazione del catalogo ragionato degli scritti di Leonardo Bruni, definendo anche gli elementi caratteristici della scrittura bruniana. – L.R.
039-111 Haskins (Lucie), Jumping on the embedded indexing bandwagon – or should I?, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 54-9. Una rassegna sull’indicizzazione integrata, con alcune considerazioni utili a valutarne l’opportunità di applicazione in varie situazioni. – L.R.
039-112 Hider (Philip) – Barbara Spiller – Pru Mitchell – Robert Parkes – Raylee Macaulay, Enhancing a subject vocabulary for Australian education, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 25-33. Il saggio, soffermandosi sul caso dell’Australian Thesaurus of Education Descriptors, si concentra su come migliorare l’accesso soggettivo a raccolte di risorse per gli insegnanti nel settore dell’istruzione superiore. – L.R.
039-113 Hoffman (Marci), The Index to Foreign Legal Periodicals, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 42-7. L’a., general editor del progetto, illustra il contenuto di questo importante indice legale multilingue e il suo sviluppo nell’era elettronica. – L.R.
039-114 Hulvey (Monique), Towards a federation of data: remarks on the evolution of the Lyon Provenance project, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 324-34. Interessante contributo che illustra il progresso di un importante strumento di ricerca storico bibliografica francese, offrendo inoltre alcuni esempi applicati a un illustre possessore del passato: Robert Estienne. – N.V.
039-115 Illustrator annual 2016, Bologna, Corraini, 2016, pp. 188, ISBN 97888875705589, 35 €. Il vol. raccoglie una selezione di opere realizzate dai 77 artisti internazionali che hanno partecipato alla Mostra degli Illustratori 2016, uno degli eventi principali ospitati all’ interno della Fiera del libro per ragazzi di Bologna. Oltre alle opere (a colori), il libro ospita alcune interviste sul ruolo dell’illustratore nell’ editoria contemporanea a Laura Carlin, autrice della copertina del vol., e alla giuria, composta da Francine Bouchet, Klaus Humann, Sergio Ruzzier, Taro Miura, Nathan Fox. Alcune pagine a inizio vol. ripercorrono i cinquant’anni della kermesse bolognese, in calce sono invece riportate alcune riflessioni sull’illustrazione e sui libri per bambini di Steven Heller e Maira Kalman. – Davide Martini
039-116 In viaggio verso la Casa. La Lauretana senese fra cartografia, incisioni, libri, a cura di Mario De Gregorio, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2016, pp. 183, ill. col., ISBN 978-8-89828-231-9, s.i.p. Il vol. presenta il catalogo della mostra La lauretana senese fra cartografia, incisioni e libri (Torrita di Siena, chiesa di Santa Croce 7-15 maggio 2016), esposizione organizzata in occasione del convegno La Via Lauretana. Cammino di fede, storia, arte (Torrita di Siena, 7 maggio 2016). Le tre parti in cui è suddiviso, corrispondenti alle differenti tipologie di documenti esposti (mappe, incisioni, edizioni a stampa), sono precedute da un saggio introduttivo (Doriano Mazzini, La Strada Lauretana o di Valdichiana nelle riforme del granduca Pietro Leopoldo Asburgo Lorena) che ripercorre le iniziative del granduca Pietro Leopoldo Asburgo Lorena, insediatosi a Firenze nel 1765, volte alla riabilitazione della Strada Lauretana. A seguire il catalogo delle varie mappe e dei progetti relativi alle opere di ristrutturazione e sistemazione promosse nel XVIII sec. La sezione successiva raccoglie invece le schede di molte incisioni (XV-XIX sec.) in cui vengono rappresentate diverse vedute che rendono conto delle città e dei luoghi di interesse posti lungo il cammino. Chiudono la sezione catalografica del vol. le schede delle edizioni, esposte in mostra, che documentano la tradizione della devozione del santuario di Loreto. Il tutto è arricchito dalla trascrizione di un manoscritto che racconta di un viaggio alla Santa Casa degli illustri senesi Girolamo Ballati e Mario Cerretani, avvenuto nel 1666 (Mario De Gregorio, Alla Casa e ritorno, Nobili senesi in viaggio da Siena a Loreto nel secolo XVII). Chiude il vol. una rassegna di incisioni contemporanee che rappresentano i vari momenti del pellegrinaggio e le tappe del percorso (Gian Carlo Torre, Una rivisitazione della via Lauretana toscana: momenti contemporanei incisi). – A.T.
039-117 Incunabula universitatis: los incunables de las bibliotecas universitarias españolas, Edición a cargo de Ramón Rodríguez Álvarez, Oviedo, Universidad de Oviedo, 2015 Þ rec. Manuel José Pedraza Gracia, «Titivillus», 2, 2016, pp. 213-4
039-118 Incunabula. Printing, Trading, Collecting, Cataloguing, Atti del convegno internazionale, Milano, 10-12 settembre 2013, a cura di Alessandro Ledda, «La Bibliofilia», 116, 2014, 1/3 Þ rec. Maria Gioia Tavoni, «Titivillus», 2, 2016, pp. 214-9
039-119 Indexes reviewed, edited by Christine Shuttleworth, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 33-7. Consueta rubrica di recensioni di indici. – L.R.
039-120 Indexes reviewed, edited by Christine Shuttleworth, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 84-7. Consueta rubrica di recensioni di indici. – L.R.
039-121 Italiano dell’uso, a cura di Giuseppe Antonelli – Matteo Motolese – Lorenzo Tomasin, Roma, Carocci, 2014, pp. 499, ISBN 978-88-4306078-8, € 45. I saggi raccolti in questo vol. – terza e ultima parte di Storia dell’italiano scritto (a cura di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese, Lorenzo Tomasin) che attraverso le più recenti metodologie ricostruisce quella parte di storia linguistica legata agli usi scritti dell’italiano – intendono dare conto della gamma vasta e assai vitale proprio di quegli usi, poiché la nostra lingua ha conosciuto una vita tutta sua, «esterna alla letteratura e non limitata alla sfera ufficiale» (p. 13). Chiudono il vol., schedato sotto i singoli contributi, una ricchissima Bibliografia, un Indice dei nomi e delle opere anonime e un Indice delle cose notevoli, entrambi curati da Marcello Ravesi – Elena Gatti
039-122 Jahresbericht des Instituts für Buchwissenschaft an der Friedrich-Alexander-Universität Erlangen- Nürnberg 2015. Forschung und Lehre, herausgegeben von Ursula Rautenberg, Erlangen-Nürnberg, Friedrich- Alexander-Universität, 2016, ill. b/n, ISBN 978-3-940338-43-3, s.i.p. Il volumetto raccoglie i lavori e le ricerche sviluppate nel campo della Buchwissenschaft alla Friedrich- Alexander-Universität di Erlangen- Nürnberg. Dopo una breve premessa della curatrice Ursula Rautenberg, Günther Fetzer si interroga su cosa sia oggi la critica letteraria, mentre Axel Kuhn si sofferma ad analizzare le relazioni scientifiche esistenti tra Germania e Cina relativamente al mondo del libro. Segue un contributo della curatrice, legato al precedente, dedicato alla presenza di opere cinesi e/o sulla Cina nel mercato librario tedesco tra 2006 e 2014. Simon Hiller prende invece in esame alcune reazioni sviluppatesi nei mercati editoriali tedesco e americano a seguito delle innovazioni che hanno coinvolto il mondo del libro negli ultimi anni. Günther Fetzer si occupa della figura di Rolf Heyne, per anni a capo di una tra le più importanti case editrici tedesche oggi, e Caren Reimann della Typographia Medicea attiva tra 1584 e 1614. Fetzer e Jörn Fahsel dedicano poi due brevi contributi a workshops e convegni di rilievo tenuti nel 2015 a cui seguono una serie di recensioni a importanti lavori quali il Reclams Sachlexikon des Buches (Þ «AB» 036-203) e Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch (Þ «AB» 038-157). Le ultime sezioni forniscono invece un resoconto su personale, attività, pubblicazioni e progetti del 2015. – F.T.
039-123 «JLIS.it», 7/2, 2016, RDA, Resource Description and Access: the metamorphosis in cataloguing. Si schedano i singoli contributi. – Pino Buizza
039-124 Kašparová (Jaroslava), La base de données «PROVENIO» et les recherches concernant les marques de provenance des collections conservées dans la Bibliothèque du Musée national de Prague, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 350-6. Un interessantissimo esempio di base dati digitale in progress dedicata all’analisi dei segni materiali, proveniente da una realtà culturalmente assai vivace come quella boema. – N.V.
039-125 Kim (Wi-Seon), Vespasiano da Bisticci: un cartolaio dissenziente nella Firenze del Quattrocento, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 39-52. Un profilo del grande cartolaio fiorentino Vespasiano da Bisticci, con alcuni spunti sul suo rapporto (e le sue considerazioni) con Giannozzo Manetti, ma soprattutto con Cosimo de’ Medici. – L.R.
039-126 Kuhagen (Judith), RDA content in multiple languages, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 300-6. Lo stato delle traduzioni di RDA e le iniziative per favorirle, nell’ottica di una maggiore diffusione e condivisione internazionale. – Pino Buizza
039-127 «La Biblioteca di via Senato», marzo 2016. Si tratta dell’editore Federico Valli (Antonio Castronuovo), delle questioni editoriali relative ai Canti Orfici di Dino Campana e dei Canti Neri di Alfio Tommaselli (Massimo Gatta), della tradizione a stampa della Historia di Maria per Ravenna, novella erotica del ‘500 (Giancarlo Petrella), di Giorgio Maffei e del libro d’artista (Massimo Gatta). – A.T.
039-128 «La Biblioteca di via Senato», aprile 2016. Si parla dello storico periodico «Omnibus» (Massimo Gatta), della raccolta libraria del marchese Giovanni Costabili (Giancarlo Petrella) e della collana tipografico-editoriale “Lungarno Seriers” di Giuseppe Martino Orioli (Massimo Gatta). – A.T
039-129 Landes (Cheryl), Does embedded indexing have a future?, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 59-63. L’a., specializzata nel lavoro di indicizzazione con le nuove tecnologie, discute le modalità con cui strumenti e tecniche di indicizzazione sono cambiati nel tempo e, sulla base della propria esperienza, si interroga sul futuro dell’indicizzazione integrata tradizionale. – L.R.
039-130 Lastraioli (Chiara), Il progetto EDITEF: genesi, prospettive, problemi, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 23-30. Si ricostruiscono le origini, gli ambiti di indagine e le prospettive del progetto EDITEF, L’édition italienne dans l’espace francophone à la première modernité, coordinato dal Centre d’Étude Supérieures de la Renaissance di Tour e avviato nel 2011. – L.R.
039-131 Laurent (Françoise), Vocation hagiographique et ambition historique dans les vies de saints anglo-normandes. La Vie de saint Thomas Becket de Guernes de Pont-Sainte-Maxence, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 21-38. Inquadrandola nell’ambito della produzione agiografica anglo-normanna dei secc. XII e XIII, l’a. si sofferma sulla Vie de saint Thomas Becket di Guernes de Pont-Sainte-Maxence, che testimonia in maniera esemplare i tratti peculiari di tale produzione e i suoi risvolti religiosi, politici e storici. – L.R.
039-132 Lennie (Frances S.), Planning (and preserving) your indexing legacy, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 79-82. Riprendendo un tema dibattuto, il saggio propone alcune strategie relative al passaggio di consegne nella realizzazione di alcuni indici il cui completamento è potenzialmente infinito. – L.R.
039-133 Leresche (Françoise) – Vincent Boulet, RDA comme outil pour la transition bibliographique: la position française, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 229-51. Confronta il programma nazionale francese Transition bibliographique, che mira all’adeguamento dei cataloghi al modello FRBR e a nuove regole nazionali che generino catalogazione corrente in questa forma, con RDA, che non risponde alle esigenze francesi perché è fondato sulla tradizione angloamericana e inoltre si distacca dalle norme internazionali. La transizione morbida prevede l’allineamento secondo FRBR dei dati preesistenti e la progressiva elaborazione e pubblicazione di regole parziali dedicate a specifici aspetti, secondo le necessità preminenti delle biblioteche, avendo come riferimento RDA ma distaccandosene nei casi di disaccordo. La partecipazione a EURIG (European RDA Interest Group) per proporre miglioramenti a RDA e la collaborazione con le comunità degli archivisti e degli operatori della cultura completano il quadro delle attività per immettere i cataloghi nel web in contesti geograficamente e tematicamente più ampi. – Pino Buizza
039-134 Libro (Il) e le sue reti. La circolazione dell’edizione italiana nello spazio della francofonia (sec. XVI-XVII), a cura di Lorenzo Baldacchini, Bologna, Bononia University Press, 2015 (‘Studi sul patrimonio culturale’, 2), pp. 167, ill. b/n, ISTC 978-88-6923-086-8, € 25. Il volumetto raccoglie gli atti della giornata di studi tenutasi a Ravenna il 15 novembre 2013, nell’ambito del progetto EDITEF (L’édition italienne dans l’espace francophone à la première modernité) coordinato dal Centre d’Étude Supérieures de la Renaissance di Tour. Si tratta di sette saggi che, da diversi punti di vista e impiegando fonti e metodologie differenti, indagano i percorsi che hanno portato i libri italiani del Rinascimento (testi ed edizioni) in Francia e, in generale, nell’area francofona europea. Chiudono l’indice dei nomi e i profili degli autori. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.
039-135 Look! Eighty-five Illustrators of Children’s Books, Frankfurt am Main, Frankfurter Buchmesse GmbH, 2016, pp. 76, ill. col. Una splendida carrellata di 85 illustratori tedeschi impegnati con libri per bambini. – E.B.
039-136 López Varea (María Eugenia), En Vitoria: En la Imprénta nueva de Doña Manuela de Ezquerra, Impressora de esta M. N. y M. L. Provincia de Alava, [1762-1763?], «Titivillus», 2, 2016, pp. 201-12. L’articolo nasce dalla scoperta di uno stampato sconosciuto di Manuela de Ezquerra, moglie di Bartolomé de Riesgo primo stampatore di Vitoria y Álava, la quale creò una sua piccola impresa tipografica. Vengono elencate le edizioni a oggi note da lei prodotte. – F.T.
039-137 López-Mayán (Mercedes), Entre la liturgia y el coleccionismo: la circulación de pontificales italianos en la España bajomedieval y moderna, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 5-25. Si ricostruisce quando e come undici pontificali italiani oggi conservati in biblioteche e archivi dell’antica Corona di Castiglia siano giunti nella penisola iberica. Da libri d’uso per la liturgia i libri diventano oggetti da collezione. – L.R.
039-138 Lubello (Sergio), Cancelleria e burocrazia, in Italiano dell’uso, pp. 225-59. L’a. analizza i tratti linguistici caratterizzanti, e le successive modificazioni, dell’italiano burocratico-amministrativo e di quello usato dalle koinè cancelleresche. Quell’italiano, cioè, nato dall’incontro «tra la lingua scritta adoperata per usi ufficiali di tipo burocratico e quella di tipo giuridico, da cui discende e da cui mutua alcuni tratti peculiari» (p.225), che fu per lungo tempo repertorio di riferimento (in quanto norma salda e rassicurante) per gli scriventi semicolti. Si trattò di un processo lento di conquista da parte del volgare di territori appartenenti allo spazio di scrittura giuridica in latino, che poté dirsi compiuto solo dopo la centralizzazione dell’amministrazione seguita all’Unità d’Italia. Chiude il saggio una riflessione (amara) sul burocratese di oggi, che nonostante i numerosi tentativi di riforma ha mantenuto la sua «ossificazione» di fondo, registrando infatti solo «qualche forma nuova nel mare magnum di vecchi vizi» (p. 259). – Elena Gatti
039-139 MacGlashan (Maureen), Editorial, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, p. 1. Si apre la nuova annata della rivista, segnalando alcuni cambiamenti nei collaboratori. – L.R.
039-140 MacGlashan (Maureen), Editorial, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, p. 41. Si lamentano alcuni cambiamenti, non positivi, per gli indicizzatori. – L.R.
039-141 MacGlashan (Maureen), The joy of managing without, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 82- 3. Difficoltà nell’ indicizzazione di un libro di cucina e tentazione di realizzare un prodotto così strutturato che non ci sia nemmeno bisogno di indicizzarlo. – L.R.
039-142 Magro (Fabio), Lettere familiari, in Italiano dell’uso, pp. 101-57. La lettera è allo stesso tempo uno strumento di comunicazione e un genere letterario, la cui più vistosa e trasversale peculiarità – far dialogare persone assenti – l’ha resa una tipologia testuale stabile nel tempo. Tutto ciò risulta ancora più vero per l’ epistolografia familiare (si tratta, solitamente, di assenze che bruciano e portano ad accentuare alcuni tratti), di cui il saggio analizza minuziosamente gli usi scritti e soprattutto gli aspetti strutturali anche attraverso l’analisi di brani di lettere celebri (Datini, Michelangelo, Alfieri, tanto per citare qualche nome). L’a. chiude la propria riflessione con una domanda Quasi un epilogo: un genere senza futuro? (pp. 153-6), rispondendo a sé e al lettore che «la tecnologia ha cambiato i modi e i mezzi della scrittura epistolare ma non la sostanza» (p. 155), perché il fattore necessario alla comunicazione rimane la distanza, filtrata o meno da uno schermo. Completa il saggio la lista dei Testi citati per abbreviazione. – Elena Gatti
039-143 «Magyar Könyvszemle», 131, 2015, 4. Si parla di nuove scoperte circa la morte di re Luigi II di Ungheria e Moravia deceduto dopo la battaglia di Mohács (Gábor Farkas Farkas, Péter Kasza, Zsolt Szebelédi, Dávid Csorba) e di un misterioso ms. nella versione rumena dell’alfabeto cirillico ora a Wolfenbüttel. Seguono schede e recensioni. – E.B.
039-144 Mancini (Lorenzo), Un «increscioso ma non trascurabile argomento»: la fine del matrimonio di Aldo Manuzio il giovane e la sua mancata ammissione agli ordini sacri (con documenti inediti), «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 27-43. Sulla base di documenti noti e lettere inedite di Aldo il giovane ad Antonio Maria Graziani (1537-1611), l’a. ricostruisce la mancata ammissione di Manuzio agli ordini sacri, una vicenda strettamente connessa con la fine del suo matrimonio con Francesca Giunti, poi sposa del suo socio Nicolò Manassi. – L.R.
039-145 Manfredi (Antonio), «I libri forti ottengono lettori degni». Giuseppe Billanovich e la storia delle biblioteche, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 67-81. Si ricostruisce l’originale e pragmatico approccio di Giuseppe Billanovich (1913-2000) a un campo di studi solo tangenziale ai suoi interessi più propriamente filologici: la storia del libro e delle biblioteche. – L.R.
039-146 Manuzio ha bisogno di una mano! Il sogno d’amore di Polifilo, testi di Giulia Rossi, illustrazioni di Marta Vianello, 2016, pp. 11, ill. Un oggetto in grado di divertire i più piccoli e di attirare l’attenzione anche dei più grandi, è l’album realizzato grazie al contributo di Fabriano in occasione della mostra “Aldo Manuzio. Il rinascimento di Venezia”, svoltasi nella città lagunare presso le Gallerie dell’Accademia. Attraverso una serie di giochi e disegni da realizzare che accompagnano il racconto, viene ripercorsa in poche pagine la storia di Polifilo, alla ricerca della donna amata. – F.T.
039-147 Marginalia sul beato Giovanni da Tossignano vescovo di Ferrara = «Analecta Pomposiana», 14, 1989, pp. 180. La figura del gesuato Giovanni da Tossignano (forse ignota ai più) è invece di grande interesse, non solo per la missione pastorale svolta a Ferrara (1431-1446), ma per i diversi interessi librari e letterari che lo animarono. Il vol. raccoglie interventi di Antonio Samaritani, Enrico Peverada e Lorenzo Paliotto. – E.B.
039-148 Mariani Canova (Giordana), La dimensione accademica della miniatura del Rinascimento a Padova, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 297-322. A Padova la miniatura rinascimentale nasce e si sviluppa con un legame strettissimo con l’Università. Il saggio evidenzia tale prospettiva, già emersa dagli studi di Albinia de la Mare e Laura Nuvoloni, considerando anche la miniatura dei libri a stampa del Quattrocento. Un ruolo primario nella promozione della miniatura padovana, in relazione agli ambienti universitari, fu giocato da Bernardo Bembo (1433-1519). – L.R.
039-149 Maspero (Gabriele), Un’opera noiosa e una buona collezione di mogli. La prima traduzione italiana del Libro di Mormon, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 187-97. Interessante ricerca sugli inizi della fortuna in Italia (ma l’edizione fu impressa a Londra nel 1852) di una delle più geniali truffe pseudoreligiose dell’età moderna. – E.B.
039-150 Mazzei (Ferdinando), L’editore che non è mai esistito, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 109-16. Si svela la “identità” di un editore, operante a cavallo tra XVI e XVII sec., la cui esistenza è frutto di una lettura poco attenta dei dati di edizione dichiarati, dati che erano volti a mascherarne la vera identità. – A.T.
039-151 McMaster (Max), Indexing in the editorial process, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 65-7. Utile vademecum per l’editore che voglia commissionare un indice a un professionista dell’indicizzazione. – L.R.
039-152 McMaster (Max), Stop words in the filing of subheadings, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 68-70. Alcune proposte per il trattamento, in indicizzazione, di preposizioni, congiunzioni e articoli. – L.R.
039-153 Mecacci (Enzo), Note a margine, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 81-108. L’a. propone una puntuale analisi delle note marginali di vari manoscritti appartenuti a Giovanni Antonio Pecci, esaminati in occasione della preparazione della mostra Brandano. Un romito senese del Cinquecento fra storia e leggenda (Montefollonico, 5-20 dicembre 2015). Da questa attenta disamina emergono interessanti risvolti, in relazione a una redazione della vita di Brandano in cui dovrebbe essere coinvolto il letterato senese Girolamo Gigli. – A.T.
039-154 Mestre Navas (Pablo Alberto), Libros hospitalarios sevillanos en la Edad Moderna, «Titivillus», 2, 2016, pp. 159-80. L’articolo analizza come venivano utilizzati i libri in alcuni ospedali di Siviglia nell’Età Moderna, le tipologie librarie maggiormente diffuse (medicina, botanica, liturgia…) e il ruolo giocato dai librai nella loro produzione. – F.T.
039-155 Morlino (Luca), La fortuna duratura di un libro d’occasione (e di un censore d’eccezione), in Leo Spitzer, Lettere di prigionieri di guerra italiani. 1915-1918, a cura di Lorenzo Renzi, Il Saggiatore, 2016, pp. 37-58. ISBN 9788842822141, € 30. Il saggio, che fa parte dell’introduzione alla riedizione della nota raccolta spitzertiana di lettere di prigionieri italiani, ricostruisce criticamente la genesi e la fortuna di quest’opera, fondamentale per la definizione della sociolinguistica scientifica. Se ne ribadisce il carattere occasionale (Spitzer ebbe modo di leggere questi materiali come addetto all’ufficio centrale di censura dell’impero asburgico) e viene approfondito il ruolo del suo autore nel panorama della grande linguistica europea del primo Novecento (Wilhelm Meyer-Lübke, Hugo Schuchardt e Karl Vossler) e della cultura italiana coeva, attraverso i giudizi (e i silenzi) di Croce e di Contini. – Marco Giola
039-156 Morris (Susan R.) – Beacher Wiggins, Implementing RDA at the Library of Congress, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 199-228. Dettagliata rassegna del contributo della Library of Congress alla costruzione di RDA, dell’U.S. RDA Test effettuato per verificarne fattibilità e benefici, delle operazioni preliminari all’adozione di RDA, incluse le scelte applicative e l’ addestramento dei bibliotecari, le fasi successive all’adozione; con riferimenti alla costante collaborazione con altri istituti e organismi coinvolti nel passaggio da AACR2 e con un bilancio finale positivo. – Pino Buizza
039-157 Murano (Giovanna), Excerpta fideliter ab eius originalibus. La raccolta di consilia e quaestiones di Dino del Mugello († 1298), «La Bibliofilìa», 118, 2016, n. 1, pp. 45-122. Il saggio indaga le fonti su cui si è basata l’edizione 1496 (Milano, Ulderico Scinzenzeler) dei consilia e quaestiones del celebre giurista fiorentino Dino del Mugello. – N.V.
039-158 Negri (Martino), La scuola dei giocattoli di Antonio Rubino. Un progetto di editoria didattica degli anni Venti, Scalpendi editore, Milano, 2013, voll. 7, ISBN 978 88 895464 82, 30 €. Nel 1922 l’Istituto Editoriale Italiano pubblicò “La scuola dei giocattoli”, una serie di albi a colori scritti e illustrati da Antonio Rubino, che rispondeva al principio di “istruire divertendo” del pedagogo tedesco Friedriec Fröbel. I sei albi (Belle lettere, Numeretta, Io asino primo, Bestie per bene, O di Giotto, Re Bifè), oggi ripubblicati da Scalpendi nel loro formato originale e all’interno di un pratico cofanetto, presentano tutti in copertina alcuni pupazzetti, disegnati secondo i canoni dell’ anamorfismo, tali cioè da risultare proporzionati solo se adeguatamente piegati. La serie era pensata per essere ospitata all’interno di un contenitore a forma di edificio scolastico, in cartone o in legno, che dava ragione al nome della collana. Il saggio introduttivo di Martino Negri presenta le ragioni della riedizione. – Davide Martini
039-159 Nesset (Valerie), A look at classification and indexing practices for elementary school children: who are we really serving?, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 63-5. Recenti studi dimostrano che i metodi di indicizzazione e classificazione tradizionali impiegati nelle scuole elementari e nelle biblioteche scolastiche non consentono di raggiungere in maniera univoca l’informazione richiesta. – L.R.
039-160 Noetica versus informatica: le nuove strutture della comunicazione scientifica: atti del convegno internazionale, Roma, Tempio di Adriano, 19-20 novembre 2013, a cura di Fiammetta Sabba, Firenze, Olschki, 2015 Þ rec. Antonella Trombone, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 258-61
039-161 Not dead things: the dissemination of popular print in England and Wales, Italy and the Low Countries, 1500-1820, edited by Roeland Harms – Joad Raymond – Jeroen Salman, Leiden, Brill, 2013 Þ rec. Lorenzo Mancini, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 231-2
039-162 Nuvoloni (Laura), Bartolomeo Sanvito and Albinia C. de la Mare, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 251-78. Ripercorrendo soprattutto gli studi di Albinia de la Mare, l’a. ricostruisce non solo l’interesse della studiosa per il prolifico copista Bartolomeo Sanvito, ma anche l’ampia produzione di codici da lui copiati, rubricati, integrati…, alcuni identificati e attribuiti in anni recenti. – L.R.
039-163 Oakley (Stephen P.), The ‘Puccini’ Scribe and the Transmission of Latin Texts in Fifteenth-Century Florence, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 345-64. Numerosi dei manoscritti di questo anonimo copista, esemplati a Firenze e databili agli anni 1420-1450, recano l’ex libris di Bernardo Puccini. Si tratta di codici importanti per la tradizione di testi classici e patristici. – L.R.
039-164 Padovani (Umberto), Alcuni fogli volanti con cornice a stampa, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 231-50. Nella vasta tipologia dei fogli volanti (ma qui, se non erro, neppure un cenno all’essenziale studio di Ugo Rozzo) se ne studiano alcuni dotati di una cornice decorativa. – E. B.
039-165 Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy: Studies in Memory of A.C. de la Mare, edited by Robert Black – Jill Kraye – Laura Nuvoloni, London, The Warburg Institute, 2016 (‘Warburg Institute Colloquia’, 28), pp. xiv+475, ill. b/n e col., ISBN 978-1-908590-51-0, s.i.p. Albinia de la Mare (1932-2001) è stata una delle più importanti paleografe e studiose di manoscritti del Rinascimento italiano dello scorso sec. In occasione del decennale della sua scomparsa, si è svolto presso il King’s College e il Warburg Institute di Londra un importante convegno di cui il vol. pubblica ora gli atti, con un’ampia revisione dei testi originali e l’aggiunta di tre nuovi contributi. I ventidue saggi sono raggruppati secondo alcuni dei nuclei di interesse dell’illustre studiosa: la figura di Vespasiano da Bisticci, la paleografia (con particolare riguardo al Quattrocento), alcuni noti copisti (Matteo Contugi, Bartolomeo Sanvito…), la miniatura e, infine, l’Umanesimo. In calce alcune belle tavole a colori, l’indice dei manoscritti e degli incunaboli e l’indice dei nomi e dei luoghi. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.
039-166 Pavlíček (Jan František), Ars Conceptus – Vnitrní protor, Brno, Centrum experimentálního divadla, 2013, pp. 107, ill., ISBN 9788090346758, s.i.p. Il vol. fa parte di un progetto che prende il titolo di Ars Conceptus, e che voleva presentare la discussione sempre più presente nel mondo artistico sull’ utilizzo dello spazio interno nelle opere d’arte, di come questo venga concepito, osservato e compreso dagli artisti e di come venga poi interpretato dal pubblico. L’a., attraverso l’uso di numerose illustrazioni, ha cercato di presentare questa problematica, partendo dalla presentazione di tre artisti che hanno preso parte a questo progetto e che tra il gennaio e l’aprile del 2012 hanno esposto alcune opere per esprimere il loro concetto personale di spazio interno presso la galleria Ha Divadlo Brno. Questi artisti sono Josef Bubeník, Tomâš Medek e Vladimira Sedláková. Il vol. è scritto in ceco con un riassunto finale tradotto in inglese, tedesco e francese. – Luca Montagner
039-167 Pedraza Gracia (Manuel José), Editorial, «Titivillus», 2, 2016, pp. 7-8. Il direttore, presentando il nuovo numero della rivista, sottolinea la varietà che contraddistingue le tematiche toccate dagli articoli: libro manoscritto, incunaboli, legatoria… – F.T.
039-168 Pellegrini (Ettore), Quando i libri sono parte integrante della storia, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 179-86. Si riflette sul collegamento che è possibile tracciare fra le vicende che riguardarono la Guerra di Siena, il ruolo socio-politico di Claudio Tolomei e la fortuna editoriale dei suoi scritti. – A.T.
039-169 Pensato (Rino), Ben detto, Jeeves, Macerata, Biblohaus, 2015, pp. 296, ill., ISBN 978-88-95844-43-5, € 15. «Il lavoro è l’unica medicina per un’anima ammalata». Questo è solo uno dei tanti aforismi di P. G. Wodehouse (meglio conosciuto tra gli amici come Plum) contenuto nell’opera Ben detto, Jeeves di Rino Pensato, edita da Bibliohaus nel dicembre 2015. Una fortuna editoriale, quella del più grande umorista inglese di ogni tempo, che persiste inossidabile al tempo e alle mode da ormai 88 anni. Preceduti da una presentazione di Francesco Guccini e dalla bibliografia delle edizioni italiane delle opere di Wodehouse dal 1928, gli aforismi e i motti di spirito si rincorrono veloci tra le pagine del libro, suddivisi in argomenti quali, solo per citarne alcuni, l’amore, le professioni, lo sport, la musica, il denaro e la politica. – Federica Bosia
039-170 Petrella (Giancarlo), Collezioni e collezionisti di incunaboli nella Milano del Sei-Settecento. II. Incunaboli in casa Trivulzio secondo alcuni elenchi del secolo XVIII, «La Bibliofilìa», 118, 2016, n. 1, pp. 123-203. Questo nutrito contributo propone una dettagliata e sicura indagine attuata su tre inediti elenchi librari manoscritti settecenteschi in cui sono elencati gli incunaboli appartenuti alla famiglia Trivulzio. Il terzo elenco, in particolare, riporta le tracce grafiche di don Carlo Trivulzio e del nipote Gian Giacomo, i quali registrarono nel documento, tra l’altro, 33 edizioni incunabole meneghine sfuggite agli annali della stampa quattrocentesca milanese composti nel 1745 da Giuseppe Antonio Sassi. – N.V.
039-171 Petrucciani (Alberto), Il giardino dei sentieri che s’incrociano: il pubblico della biblioteca di Ginevra (1915), «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 99-135. La ricca documentazione conservata presso la Bibliothèque de Genève rappresenta una fonte importante per indagare un aspetto in genere trascurato della storia delle biblioteche: il pubblico. Il saggio si si sofferma, per il caso ginevrino, su alcuni mesi della primavera del 1915, quando soggiornò in Svizzera il poeta Dino Campana (1885-1932). – L.R.
039-172 Petrucciani (Alberto), RDA: un’analisi critica alla luce della teoria e della pratica della catalogazione, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 109-62. Un ibrido fra un’elencazione e classificazione di elementi da registrare e un esercizio su FRBR, in cui ‘è difficile mettere i piedi su qualcosa di solido’. Questo giudizio complessivo su RDA è motivato da un’ attenta analisi senza sconti che evidenzia un lessico improprio e impreciso (‘risorsa’ in primis), gravi lacune (sui materiali per bambini, musicali, multimediali…), la perdita della descrizione, che è un testo, un discorso contestualizzato, non un insieme di dati. Le opzioni offerte sono fonti d’ incertezza, perché non sono fissati i criteri secondo cui optare (bisogna di nuovo rifarsi a quanto dicevano AACR2 e ISBD), e gli oggetti descritti non sono trattati come fenomeni culturali, mentre il dato ha senso proprio in questa comprensione; d’altra parte resta infruttuosa la atomizzazione e collegabilità dei dati se non c’è operazione di identificazione. Insoddisfacenti anche l’identificazione delle opere (si perde l’originale e non si aiuta a distinguere fra nuova espressione e nuova opera) e delle loro responsabilità, il trattamento degli enti, l’identità bibliografica (infondata e inefficace), il superamento al ribasso della regola del tre. In sintesi: molti formalismi senza approfondimento della funzione di mediazione culturale del catalogo. – Pino Buizza
039-173 Peverada (Enrico), La visita pastorale del vescovo Francesco Dal Legname a Ferrara, 1447-1450, Ferrara, Deputazione provinciale ferrarese di storia patria, 1982, (‘Monumenti’, 8), pp. 394, s.i.p. Preziosi atti di una visita pastorale quattrocentesca, qui pubblicati nella loro veste originale latina, accompagnata da un’ampia introduzione del curatore. – E.B.
039-174 Piccolomini (Enea Silvio) (Papa Pio II), Asia. (De Asia, 1461), traduzione ed edizione a cura di Remigio Presenti – Manlio Sodi, Roma, IF Press, 2016 (‘Sapientia ineffabilis’, 10), pp. 262, ill. b/n, ISBN 978-88-6788-073-7, € 20. Secondo lavoro di traduzione – preceduto nel 2010 dalla traduzione del De Europa – degli scritti cosmografici di Enea Silvio Piccolomini. Dopo una introduzione alla materia di Serge Stolf (pp. 9-22) e alle note di edizione dovute al traduttore e al curatore dell’edizione (pp. 25-31) si passa al testo vero e proprio, tradotto da Remigio Presenti. Chiude il vol. una rassegna delle antiche edizioni a stampa del De Asia condotta da Francesco Dondoli (pp. 243-55). Indice generale finale. – A.T.
039-175 Pignalosa (Simona), L’Archivio Possessori della Biblioteca Nazionale di Napoli , «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 344-50. Un caso poco conosciuto di archivio digitale italiano dedicato alle provenienze librarie, realizzato da una delle più importanti biblioteche italiane. – N.V.
039-177 Più splendon le carte. Manoscritti, libri, documenti, biblioteche: Dante «dal tempo all’etterno», a cura di Giovanni Saccani, Coordinamento scientifico Donato Pirovano, Torino, Hapax editore, 2016, ill., pp. 159, isbn 978-888800084-8, € 25. Catalogo della mostra dantesca organizzata dalla Biblioteca Reale di Torino in collaborazione con la cattedra di Filologia e critica dantesca dell’ università della medesima città (17 giugno – 31 luglio 2016). L’introduzione Dante Alighieri. «Dal tempo all’etterno», di Donato Pirovano (pp. 11-25) presenta la biografia di Dante e le sue opere, con particolare attenzione alla consistenza manoscritta e alle varie edizioni della Commedia nei secoli. Segue la presentazione della mostra (RealDante, di Giovanni Saccani, pp. 26-7). Il cap. successivo, dal titolo «O mente che scrivesti ciò ch’io vidi». Dante nelle collezioni della Biblioteca Reale, di Pier Franco Chillin, Antonietta De Felice, Eliana Angela Pollone, Maria Luisa Ricci (pp. 28-35), presenta i manoscritti e le stampe dantesche depositate presso la Biblioteca Reale, tra cui, in particolare, una serie di edizioni ottocentesche dedicate a membri di casa Savoia e si chiude con la Bibliografia dantesca in Biblioteca Reale, repertorio (non esaustivo) di pezzi danteschi presenti nella biblioteca. Prevalgono nettamente le edizioni otto-novecentesche; il codice più antico (l’unico precedente al XIX sec.) è anche l’unico testimone delle recollectae del corso su Dante che Benvenuto da Imola tenne nel 1375: il celebre manoscritto compilato nel 1474 da Stefano Talice da Ricaldone (ms. Varia 22, restaurato in occasione della mostra [scheda 11]). Il percorso della mostra «Chi è questi che mostra ‘l cammino?», di Eleonora Corrente, Simonetta Doglione, Giulia Morano, Francesca Olocco (pp. 36-8) illustra la ratio del percorso espositivo. Gli stessi autori hanno compilato le schede del catalogo (pp. 44-153), preceduto dai Criteri redazionali utilizzati per la composizione delle schede (p. 39-40). Il catalogo è articolato in due snodi tematici, dal titolo rispettivamente di Lo scrigno antico e La fortuna di Dante – diversi modi di leggere Dante. Il primo si suddivide in tre sezioni: la prima illustra le modalità di trasmissione della Commedia nel Trecento, e qui sono ospitati alcuni illustri codici prestati da altre biblioteche in occasione della mostra: il Banco Rari 69 [s. 1] e il Palatino 313 della Nazionale di Firenze [s. 2], il N.VI.11 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino [s. 4], il Riccardiano 1035 [s. 5], l’Ashburnham 828 e il 90 sup. 125 della Laurenziana [ss. 6, 8], il Triv. 1080 [s. 7]. La seconda sezione presenta codici più tardi, primo-quattrocenteschi: il celebre LauSC di Petrocchi, 26 sin. 1 della Laurenziana [s. 9], il N.III.12 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, con il commento di Iacomo della Lana [s. 10] e il già citato Varia 22 della Biblioteca Reale [s. 11], quindi due incunaboli: uno veneziano del 1477 con il commento di Iacomo della Lana [s. 13], uno del 1481 con il commento di Cristoforo Landino [s. 12]. La terza sezione, «che intende mostrare le modalità di illustrazione della Commedia tra il Trecento e il Cinquecento» (p. 37), presenta due facsimili: quello dell’Officiolum di Francesco da Barberino (1304-1309), recentemente assurto agli onori della cronaca perché una miniatura evocherebbe un paesaggio infernale e sarebbe dunque la più antica illustrazione della Commedia [s. 14, che mi pare non segnali questo fatto con il rilievo che merita], e quello dell’edizione 1491 del commento di Landino alla Commedia, con l’apparato decorativo di Antonio Grifo [s. 15]. Pertiene alla stessa sezione il ms. L.III.17 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, codice decorato con una traduzione francese del poema [s. 16]. Nel secondo snodo tematico, dedicato alla fortuna di Dante nei secoli e articolato in sette sezioni, si segnalano l’edizione Zatta (1757), «la prima vera raccolta di tutte le opere dantesche» (p. 82) [s. 17], il facsimile della princeps folignate del 1472, pubblicato nel 1975 [s. 24], l’edizione aldina della Commedia (1502) [s. 25], la Giolito del 1555, la prima ad attribuire l’appellativo “divina” al poema [s. 27], l’edizione della Crusca del 1595, rimasta per secoli la vulgata del poema [s. 29], varie edizioni donate a casa Savoia, registri, documenti e opere di Arturo Graf e Umberto Cosmo, entrambi docenti a Torino, la «Giuntina di rime antiche» (1527) [s. 46], la princeps della Vita nova (1576) [s. 47], della traduzione di Trissino del De vulgari eloquentia (1529) [s. 50] e della Questio de aqua et terra (1508) [s. 51], e varie traduzioni del poema. Chiude il catalogo un curioso rotolo con l’intera Commedia in microscrittura, vergata da Raffaele Pavia nel 1885 [s. 64]. – Luca Mazzoni
039-178 Pomaro (Gabriella), Copisti stranieri in Italia nei sec. XIV e XV in Codex – Inventario dei Manoscritti Medievali della Toscana, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 127-48. La conclusione del progetto Codex, avviato dal 1999 con l’obiettivo di catalogare i manoscritti medievali del territorio toscano, è l’occasione per alcune considerazioni sui copisti documentati, con particolare riferimento a quelli stranieri. – L.R.
039-179 Pomi (Massimo), Nelle terre fortunose e dilettose della carta stampata. Il viaggio sentimentale di un pacifista bibliofilo. Edmondo Marcucci (1900-1963), in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 149-72. Ampio profilo biografico, intellettuale e umano del bibliofilo Edmondo Marcucci, basato sul suo scritto dattiloscritto Viaggio sentimentale. – A.T.
039-180 Ponzani (Vittorio), Tra Benedetto Croce e Pitigrilli: romanzi d’appendice e cultura alta nella biblioteca circolante de «L’Italia che scrive», «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 137-57. La Biblioteca circolante dell’«Italia che scrive», fondata da Angelo Fortunato Formiggini (1878-1938) a Roma nel 1922 e ceduta alla fine del 1936, è una delle iniziative private del genere più significative nell’Italia tra le due guerre. L’a. ne ricostruisce la formazione e la composizione. – L.R.
039-181 Porro (Mauro), Da una valle remota. Il “Saggio dei risultamenti avuti nella Clinica chirurgica dell’I.R. Università di Pavia nell’anno scolastico 1824-25” di Bartolomeo Signoroni (1797-1844), «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 199-206.
039-182 Presenti (Remigio) – Manilio Sodi, Enea Silvio Piccolomini, papa Pio II. Finalmente il suo De Asia in lingua italiana, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 39-56. In occasione dell’uscita dell’edizione del De Asia di Enea Silvio Piccolomini tradotto in lingua italiana (Þ «AB» 039-174), il suo traduttore e il suo curatore riprendono qui – visto l’interessamento della Società Bibliografica Toscana per la pubblicazione – alcune pagine dell’Introduzione e l’Indice generale della stessa. – A.T.
039-183 Raieli (Roberto), Limiti dell’ information discovery e necessità dell’ information literacy, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 179-94. Si propongono alcune riflessioni sui limiti dell’information discovery, come modalità di ricerca e scoperta dell’ informazione e delle risorse attuata principalmente tramite i sistemi web-scale discovery service, che non hanno il rigore dell’information retrieval. – L.R.
039-184 Reale (Teodoro), La libreria del 900 e altre storie di librerie e antifascisti a Napoli, Macerata, Biblohaus, 2015, pp. 138, ill., ISBN 978-88-95844-76-3, € 15. Con questo libro l’a. si propone di analizzare le vicende e la storia, spesso beve, di alcune case editrici fondate a Napoli tra il 1927 e il 1939 e fortemente legate alle ideologie del socialismo e del comunismo. Attraverso la presentazione della loro attività, che si può definire non solo letteraria ma culturale e civile in genere, Reale ha così modo di descrivere molte delle personalità più interessanti dell’epoca, anche per i risvolti e le implicazioni giuridiche legate alla loro opposizione al regime fascista. Particolare attenzione è riservata, nel testo, alla Libreria del 900 e ai suoi fondatori, Ugo Arcuno e Salvatore Mastellone. Con l’aiuto di numerose citazioni tratte da fonti disparate, tra cui anche i rapporti della polizia che pedinava i due intellettuali dissidenti, Reale ricostruisce l’immagine di un punto di raccolta non solo per lettori e autori come Bernard e Peirce, ma anche per artisti, pensatori e quanti, nel clima anticipatore della guerra, sentivano il bisogno di una realtà libera e democratica. Chiude il libro una rassegna di immagini di libri, personaggi e vedute delle librerie trattate che affianca il lettore nel percorso di ricostruzione storica. – Silvia Mussini
039-185 Repertorio del personale degli archivi di Stato, II: (1919-1946), a cura di Maurizio Cassetti – Ugo Falcone – Maria Teresa Piano Mortari, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale degli archivi, 2012 Þ rec. Giovanna Tosatti, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 245-7
039-186 de los Reyes Gómez (Fermín), Un temprano incunable sevillano (1478): Carta de jubileo a favor de la catedral de El Burgo de Osma, «Titivillus», 2, 2016, pp. 107-126. L’articolo si occupa di un documento giubilare impresso nel 1478 a Siviglia da Antonio Martínez, Alfonso del Puerto e Bartolomé Segura, e getta luce sul rapporto tra indulgenze e stampa. – F.T.
039-187 Rhodes (Dennis E.), Giovanni Battista Ciotti e la stampa a Siena fra Quattro e Cinquecento, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 57-64. Si riporta l’intervento di Dennis E. Rhodes (Siena, 27 novembre 2013) tenuto in occasione della presentazione dei volumi: A life in bibliography between England and Italy. Studi offerti a Dennis E. Rhodes per i suoi 90 anni, «La Bibliofilìa», CXV, 2013, fasc. 1, pp. 234; Dennis E. Rhodes, Giovanni Battista Ciotti (1562-1627?). Publisher Extraordinary at Venice, Venezia, Marcianum Press, 2013, pp. 340 (‘Anecdota veneta’, 4). – A.T.
039-188 Rhodes (Dennis E.), La stampa a Todi nel Cinquecento: sì o no, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 231-4. Il saggio si concentra su una edizione delle Institutiones Latinae di Angelo Fino da Todi, attribuita dall’a. alla bottega perugina di Girolamo Bianchini “del leone” (1554). – N.V.
039-189 Ricci (Alessio), Libri di famiglia e diari, in Italiano dell’uso, pp. 159-94. L’a. analizza e confronta gli usi dell’italiano di quella particolarissima tipologia di testi costituita dai libri di famiglia («scrittura pratica e utilitaria, tipicamente mercantile e borghese ante litteram, discendente dai libri di conto antichi», p. 159) e dai diari («scrittura che accompagna più o meno assiduamente gli eventi piccoli e grandi dei giorni», p. 177). Lessico complessivamente semplice e ripetitivo quello dei primi, che sono libri-archivio pressoché indifferenti alla correttezza formale e specchio fedele della lingua dei semicolti, molto vicina a quella del parlato. Diverso invece il caso dei diari, che presentano, nella loro dimensione comunque e sempre discorsiva, una scrittura telegrafica e spontanea – tipica di chi scrive nei ritagli di tempo o in condizioni difficili – ma sostanzialmente corretta anche se incline, talvolta, al turpiloquio. Chiude il saggio la lista dei libri di famiglia e dei diari citati. – Elena Gatti.
039-190 Rita (Andreina), Biblioteche e requisizioni librarie a Roma in età napoleonica: cronologia e fonti romane, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2012 Þ rec. Paola Sverzellati, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 234-9
039-191 Rivali (Luca), Storia del libro e provenienze. Introduzione al dossier “Cataloghi, biblioteche e dati di esemplare. Un dossier internazionale sulle banche dati nelle provenienze”, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 309-17. Denso contributo introduttivo che esplica in maniera esaustiva e chiara il significato del dossier dedicato agli studi di provenienza offerto in questo numero della rivista olschkiana. – N.V.
039-192 Rivoltella (Pier Cesare), Il buon uso delle fonti web. È questione di cittadinanza, «Vita e Pensiero», 1, gennaio-febbraio 2016, pp. 107-11. Si riflette, fornendo anche alcuni spunti propositivi, sulla problematica crescente della valenza delle informazioni trasmesse sul web. La massa di queste cresce, ma molte delle notizie reperite in rete sono inattendibili: servono quindi nuove abilità per riuscire a ottenere la “cittadinanza” in questo nuovo ecosistema di condivisione delle informazioni. – A.T.
039-193 Rizzarelli (Giovanna), Fortuna e sfortuna dei poemi cavallereschi italiani in Francia: alcuni casi esemplari, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 93-123. L’edizione del Furioso, Venezia, Gabriele Giolito, 1542 (Edit16 on-line CNCE 2628), «che attraverso il confezionamento editoriale propose un modello esegetico del testo, dopo aver esercitato un’influenza innegabile sul territorio italiano, confermò oltrepassando le Alpi tale posizione dominante, condizionando non solo packaging delle traduzioni e stampe francesi del poema ariostesco ma orientando anche la trasposizione e riproposizione del poema di Boiardo» (p. 120). – L.R.
039-194 Rizzo (Silvia), Il copista di un codice petrarchesco delle Tusculanae: filologia vs paleografia, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 335-43. Rimettendo in discussione alcune attribuzioni di codici petrarcheschi alla mano di Giovanni Malpaghini, l’a. ritorna sulla controversa e complessa attribuzione del codice Roma, Biblioteca Nazionale Centrale, Vitt. Em. 1632, esemplato da un copista educato dallo stesso Petrarca. – L.R.
039-195 Rozzo (Ugo), Autori, editori e librai italiani a Lione nel Cinquecento, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 45-71. Un documentato profilo degli uomini del libro italiani attivi a Lione nel Cinquecento e, in particolare per i tipografi editori, alcune note sulla loro produzione. Se ne deduce «che il Rinascimento a Lione sia stato portato direttamente da librai, editori e intellettuali italiani» (p. 66). – L.R.
039-196 Ruffini (Graziano), Dalla conoscenza alla collezione: bibliografia e collezionismo aldino nel XVIII secolo, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 45-65. Il contributo ripercorre la fortuna bibliografica e collezionistica delle edizioni aldine nel Settecento, un caso fortunato ed esemplare di proficui apporti reciproci tra il mondo della bibliofilia e quello della bibliografia. – L.R.
039-197 Rusu (Marius), Nota sull’edizione 1824 delle Poesie di Giovanni Berchet, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 293-306. Attraverso la collazione di nove esemplari dell’ edizione 1824 delle Poesie di Giovanni Brechet, l’a. offre alcuni interessanti spunti di indagine circa l’annosa questione, proposta da alcuni studiosi del settore, riguardante la postdatazione di questa nota edizione al 1826. – N.V.
039-198 Salamone (Francesco Emanuele), Il passaggio di competenze nell’ esportazione di beni librari. Tutto è cambiato, perché nulla cambi?, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 266-74. Un vero esperto del tema si interroga su ragioni e metodo delle recenti mutazioni di competenze circa la concessione dei permessi per l’esportazione dei libri. – E.B.
039-199 Salem Elsheikh (Mahmoud), Lettura (faziosa) dell’episodio di Muhammad. Inferno, xxviii, «Quaderni di filologia romanza», n.s. 2, 2015, pp. 263-99. Prendendo le mosse dalle origini degli studi di italianistica in Egitto, l’a. esamina l’episodio di Maometto nella Commedia affrontando lo spinoso problema delle fonti islamiche del poema dantesco. Il saggio – che contiene tra l’altro un’ottima rassegna di questi possibili modelli, mediati dalla cultura mediolatina – sostiene inoltre quella che l’a. stesso definisce una «mera ipotesi ‘provocatoria’» (p. 288) e che viene definita come «sindrome del debitore». La cruda rappresentazione di Maometto nell’ Inferno muoverebbe – secondo questa prospettiva – dalla «violenta antipatia che caratterizza il personaggio del creditore» (p. 266), cioè dall’ «antipatia» della cultura Occidentale nei confronti del sapere (evidentemente superiore) che essa ha ricevuto dal mondo islamico. Sul piano della storia sociale della cultura, secondo l’a., «l’accanimento contro il creditore» cioè quello della cultura greco-latina nei confronti di quella araba «diventa un dovere quasi morale e un obbligo per la sopravvivenza in quella società» (p. 286). – Marco Giola
039-200 Sánchez (Manuel Diego), Bibliografía sistemática de Santa Teresa de Jesús, Madrid, Editorial de Espiridualidad, 2008, pp. 1246, ISBN 9788470683404, s.i.p. Questo ponderoso vol. offre una bibliografia sistematica (aggiornata al 2005) degli scritti sulla santa di Avila. Notevole la perizia con cui sono state compilate le singole schede, come pure l’utilissimo indice analitico che consente al lettore di navigare in questo eccezionale strumento che racchiude in sé oltre 12.000 record bibliografici. – N.V.
039-201 «Schede Umanistiche. Rivista annuale dell’Archivio Umanistico Rinascimentale di Bologna», n.s., 27, 2013, Bologna, I libri di Emil, 2015, ISBN 978-88-6680-176-4, €35. Il numero in questione, dopo una breve Premessa del direttore Leonardo Quaquarelli in cui si descrive il percorso compiuto dalla rivista dal 1996 al 2013, raccoglie l’Indice degli autori XI 1-1997 – XXVI 2012 (a cura di Leonardo Quaquarelli ed Elena Gatti), l’Indice dei nomi XI 1-1997 – XXVI 2012 (a cura di Francesco Deponti e Leonardo Quaquarelli, con la collaborazione di Elena Gatti) e l’Indice dei manoscritti e dei documenti d’archivio I 1987 – XXVI 2012 (a cura di Leonardo Quaquarelli). – F.T.
039-202 Schlebusch (Karl), Giorgio Antonio Vespucci: 1434-1514, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 215-29. Profilo dell’umanista studioso di testi latini e greci Giorgio Antonio Vespucci (1434-1514), figura di rilievo nella Firenze del secondo Quattrocento e domenicano nella cerchia di Savonarola, con particolare riferimento alla sua grande biblioteca oggi in gran parte dispersa, ma ricostruibile grazie a inventari. – L.R.
039-203 Schnapp (Jeffrey T.) – Matthew Battles, The library beyond the book, Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 2014 Þ rec. Erika Squassina, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 265-7
039-204 Segnalazioni bibliografiche, a cura di Francesca Turrisi, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 277-88. Tratta proprio dal nostro «AB» dello scorso anno, una lista di novità nell’ambito della bibliografia e della storia del libro, soprattutto in italiano e in vol. –E.B.
039-205 Serrai (Alfredo), La bibliografia come febbre di conoscenza. Una conversazione con Marco Menato e Simone Volpato, a cura di Massimo Gatta, Macerata, Bibliohaus, 2015, pp. [2]+137, ISBN 978-88-95844-49-7, € 15. Il volumetto propone un’ intervista a uno dei più importanti teorici e storici della Bibliografia, Alfredo Serrai. Partendo dalle origini e dai ricordi della gioventù, la conversazione tocca un po’ tutti gli aspetti della carriera di Serrai, dal lavoro nelle più importanti biblioteche romane all’insegnamento universitario, ma anche tutti i temi di carattere storico e teorico che sono stati al centro della sua vastissima produzione scientifica. Ne emerge un colorito ma puntuale ritratto a tutto tondo di uno dei maestri degli studi bibliografici italiani. In calce la bibliografia di Alfredo Serrai, dal 2004 al 2015, con tanto di indice per argomenti e uno spoglio della monumentale Storia della Bibliografia. La bibliografia serraiana continua quella allestita da Maria Teresa Biagetti in L’organizzazione del sapere. Studi in onore di Alfredo Serrai, Milano, Sylvestre Bonnard, 2004, pp. 453-80. Chiude la traduzione italiana di alcune pagine dedicate a Serrai da Friedrich Nestler, Einführung in die Bibliographie, Stuttgart, Hiersemann, 2005, pp. 54-64. – L.R.
039-206 Severino (Filomena), Progetti di biblioteche italiane in ambito geografico: una rassegna, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 195-205. Ampia rassegna ragionata di progetti di digitalizzazione cartografica messi in atto da biblioteche e istituzioni culturali italiane. – L.R.
039-207 Signaroli (Simone), Il trattato De Archivis di Baldassarre Bonifacio e Domenico Molino: politica, storia e archivi nel primo Seicento veneto, «Archivi», a. 10, gen-giu 2015, n. 1, pp. 75-90. La breve operetta di appena 12 pagine, apparsa a Venezia nel 1632 a opera di Baldassarre Bonifacio e dedicata al senatore della Serenissima Repubblica Domenico Molino, è sempre stata considerata il primo trattato di archivistica della storia. La rilettura dell’a. offre una ulteriore prospettiva interpretativa in relazione all’uso politico che ne poteva essere fatto, in quanto secondo il Bonifacio «nihil ad regna conservando magis necessarium» vi è dell’insieme archivistico e documentario prodotto dalle magistrature di una nazione. – M.C.
039-208 Sogni d’autore. Percorsi editoriali tra realtà e fantasia, presentazione di Luigi Mascheroni, Milano, Educatt, 2016, pp. 128, ill. b/n, (Quaderni del Laboratorio di Editoria, 19), ISBN 978-88-9335-019-8, € 10. «Conserva i tuoi sogni – disse Miquel all’ amico Juliàn, creatura della penna di Carlos Ruiz Zafón nella sua opera L’ombra del vento – Non puoi sapere quando ne avrai bisogno». Più che un monito, un augurio che anche quest’anno i ragazzi del Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica di Milano, sotto la guida del prof. Roberto Cicala e dei suoi collaboratori, non hanno tardato a cogliere e realizzare. Il loro sogno di dar vita a un libro, entrando a piè pari negli ingranaggi di una vera e propria casa editrice, con i suoi ritmi e le sue norme, incontra quello di Don Chisciotte, Peter Pan, Alice, Bastiano, Gatsby, Harry Potter e dei tanti altri protagonisti della letteratura nazionale e internazionale, di ieri e di oggi, che ci hanno fatto immaginare le cose con tanta e tale chiarezza da convincerci di averle viste, sentite e sognate davvero anche noi. Quarantasei opere selezionate, accomunate tutte da un’atmosfera al limite tra sogno e realtà, organizzate e suddivise in otto sezioni che guidano il lettore lungo un piacevole percorso tra epoche, ambienti, personalità più disparati. Di ognuna di esse, dopo un breve affondo su autore, storia editoriale, fortuna e particolare attenzione ad alcuni aspetti paratestuali (nello specifico alla copertina della prima edizione) ne viene riportato un brano, breve ma eloquente. Come afferma infatti Luigi Mascheroni nella sua Presentazione «i sogni sognati, come i libri letti, non svaniscono con l’alba o appena richiuso il libro: ma lasciano tracce profonde, ci cambiano, quasi sempre ci rendono migliori». Volendo azzardare, si potrebbe quasi dire che se si inizia a leggere, pensare, immaginare, sognare qualcosa di buono, questo possa concretizzarsi realmente: un po’ come è accaduto al nostro Cavaliere errante, il quale si era talmente convinto «[…] che tutto l’apparato di quelle sognate invenzioni che andava leggendo rispondesse a verità, che per lui non esisteva al mondo altra storia più certa». – Anna Amico
039-209 Stile (Lo) della casa. Artefatti di Alta formazione in Università Cattolica. Repertori di pratica trasferibili, a cura di Giuseppe Scaratti – Ismene Papageorigiu, Milano, Educatt, 2016, pp. 83, ISBN 978-88-933501-36, s.i.p. Il vol. racchiude la sintesi dei risultati e delle riflessioni derivate da un pluriennale percorso che l’Università Cattolica ha dedicato ai temi dell’apprendimento post- lauream. L’intento è, grazie ai dati elaborati in cinque anni di master, quello di fornire indicazioni e buone pratiche per una comune riflessione in relazione all’Alta formazione. – A.T.
039-210 Struttura e Visione. Searching for cultures (SEFOC), a cura di Jan František Pavlíček, vol. 3, Olomouc, s.e., 2015, pp. 57, ISBN 9788024447018, s.i.p. Il vol. raccoglie il contributo di quattro italianisti al convengo International Conference: Searching for Culture SEFOC, tenuto presso la facoltà di lettere dell’Università Palacky di Olomouc in Repubblica Ceca i giorni 16 e 17 ottobre 2014, e il cui tema principale è stato l’arte visuale. I primi due saggi sono frutto di due autori afferenti all’Università ceca: il primo è di Jan František Pavlíček, che ha proposto un articolo dal titolo Scultura strutturale: tensegrity nell’esempio di Kenneth Snelson, mentre il secondo è di Tomáš Medek, scultore di Brno, che ha proposto un intervento dal titolo Applicazione delle tecnologie 3D nell’ambito della produzione scultorea d’autore. I secondi due contributi, invece, sono di due studiosi italiani. Uno è di Paola Ricco, architetto e storico dell’ architettura, che ha scritto un articolo dal titolo Molti occhi per vedere – Un approccio al video di architettura, mentre l’altro è di Alessandro Marini, ricercatore presso l’Università di Firenze, che ha presentato l’argomento Ricostruire la città con immagini e parole. Parma tra Stendhal e Bertolucci. I testi sono tutti scritti in italiano. – Luca Montagner
039-211 Stuart (David), Web metrics for library and information professionals, London, Facet, 2014 Þ rec. Simona Turbanti, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 256-8
039-212 Tallone (Enrico), Progettare il libro tipografico moderno, «ALAI. Rivista di cultura del libro», 2, 2016, pp. 133-44. L’officina Tallone vive sulla stretta lama del porsi in continuità con la tradizione della composizione in piombo realizzata manualmente e della modernità di un’editoria che, sia pur estranea ai circuiti della comune commercializzazione, si pone però sul mercato. – E.B.
039-213 Tavoni (Maria Gioia), Materialità e intellettualità: le piste sempre più intricate della cultura savante. A proposito de L’ordre matériel du savoir. Comment les savants travaillent XVIe-XXIe siècles di François Waquet, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 117-22. Si riflette sulla portata e sull’importanza del vol. L’ordre matériel du savoir. Comment les savants travaillent XVIe-XXIe siècles di François Waquet (Paris, CRNS Éditions, 2015). – A.T.
039-214 Telesio Interlandi: il giornalista, l’intellettuale, lo scrittore. Atti del Convegno, sabato 20 giugno 1998, Sala Congressi “L. Sciascia”, Chiaramonte Gulfi. Si segnala qui quella che è una rarità bibliografica. Il 20 giugno 1998, si tenne un convegno sulla figura di Telesio Interlandi a Chiaramonte Gulfi, sua città natale. A prendere parola per primo fu Giampiero Mughini, scrittore e giornalista, autore del libro “A via della Mercede c’era un razzista” (Milano, Rizzoli, 1990), tentativo – poco fortunato – di ricostruire la storia e la personalità di Interlandi, sulla scia di un progetto che Leonardo Sciascia non riuscì a completare, perché interrotto dalla morte. Vengono ripercorse le tappe principali della vita di Interlandi, da giovane siciliano che guardava con interesse alla vita culturale romana, a giornalista di successo, direttore de «Il Tevere», «Quadrivio», «La difesa della razza» e portavoce ufficioso di Mussolini, fino all’Interlandi braccato, che trovò rifugio, insieme a moglie e figlioletto, nella cantina di un avvocato socialista. Il secondo intervento è quello del prof. Pasquale Iaccio, docente presso l’Università di Napoli, che si propone di spiegare l’oltranzismo razzista del chiaramontano all’ interno di una prospettiva storica. Il terzo relatore è il magistrato Salvatore Vitale, che come chiave di lettura per la vita dell’Interlandi usa la sua personale definizione di “intellettuale” e “anti-intellettuale”: Intellettuale vero, con la “i” maiuscola, è, per lui, l’uomo opposto al potere, è il “primo Interlandi”, quello del «Quadrivio» e de «Il Tevere», che, contro l’idea di una cultura fascistissima, statica, monolitica, proponeva una cultura dinamica e dialettica. Anti-intellettuale è chi invece decide di stare al servizio del potere, e sono questi i panni del “secondo Interlandi”, quello che accetta, senza riserve, di guidare una rivista ultrarazzista come «La difesa della razza». In chiusura, viene allegato il testo della relazione del prof. Meir Michaelis, dell’Università di Gerusalemme. Messe a tacere le voci su una possibile ingerenza tedesca nei giornali diretti dall’Interlandi (lo stesso Ciano chiamava «Il Tevere» “l’oro del Reno”), il Michaelis propone un’indagine sulla vera natura del razzismo del chiaramontano, arrivando alla conclusione che agisse più per ordine di Mussolini che per intimo convincimento. – Arianna Leonetti
039-215 Telve (Stefano), Il parlato trascritto, in Italiano dell’uso, pp. 15-56. Volutamente collocato in apertura di vol., il saggio mette a fuoco gli aspetti teorici del rapporto fra lingua scritta e lingua parlata – che significa riflettere, per altre vie, sul legame fra oralità e scrittura – quando cioè i confini fra le due dimensioni linguistiche si fanno più sfumati, concentrando l’attenzione su «quei soli prodotti testuali che si originano da un processo di trasmissione impromptu del testo dall’orale allo scritto attraverso prassi consolidate di ascolto e scrittura» (p. 15). Dopo una concisa introduzione al problema, l’a. disquisisce su come le differenti tipologie del testo orale abbiano condizionato e modificato la corrispondente versione scritta (dalla reportatio declinata nelle sue molteplici forme, inclusa quella tutta a sé dei cantari, fino alle pratiche consolidate di raccolta tachigrafica del parlato). Si passa poi a un’analisi puntualissima delle distinzioni linguistiche rilevabili sia in generale (Caratteri linguistici generali e tratti comuni, p. 22-7) sia a seconda delle finalità e degli ambiti tematico-culturali dei parlati trascritti (Ambito religioso, p. 28; Ambito politico, pp. 39-48; Ambito giudiziario, pp. 49-56). – Elena Gatti
039-216 Tillett (Barbara B.), RDA, or, The long journey of the catalog to the digital age, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 7-24. Illustra puntualmente, dall’interno, il processo di creazione di RDA, a partire dall’esigenza di rinnovare le regole angloamericane AACR2, con l’obiettivo di un codice internazionale, in grado di trattare ogni materiale documentario e renderlo disponibile nel web. Presenta l’influsso dei documenti elaborati dall’IFLA e l’impatto del semantic web, le collaborazioni con agenzie bibliografiche nazionali, con produttori di metadati e con editori, sotto la guida dello RDA Steering Committee (RSC, già JSC). Con note sul continuo lavoro di aggiornamento e messa a punto attraverso gli altri organi a ciò costituiti. – Pino Buizza
039-217 «Titivillus. Revista Internacional sobre Libro Antiguo», 2, 2016, Zaragoza, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2016, pp. 232, € 30. Secondo numero del periodico spagnolo che nel precedente raccoglieva i lavori presentati al I Congreso Internacional sobre Libro Medieval y Moderno (Þ «AB»036-241). Si vedano schedati i singoli contributi. – F.T.
039-218 Tosin (Luca), La circolazione libraria nella corrispondenza fra letterati e tipografi del XVII secolo: alcune considerazioni, in Il libro e le sue reti, a cura di L. Baldacchini, pp. 125-53. L’a., che da tempo si occupa di una fonte poco battuta nell’ambito degli studi bibliografici, cioè la corrispondenza tra gli uomini di lettere del XVII sec., si sofferma sugli scambi epistolari tra eruditi e tipografi, ricavando dati interessanti riguardo alla circolazione dei libri nel Seicento. – L.R.
039-219 Tosin (Luca), Sui libri perduti, danneggiati e rubati nella corrispondenza tra eruditi del XVII secolo, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 271-92. Il contributo, attraverso lo studio degli epistolari secenteschi, analizza le vicende di alcune raccolte librarie (come pure di singoli esemplari) che per differenti cause sono andate perdute o distrutte nel corso del tempo. – N.V.
039-220 Trombetta (Vincenzo), Il Rinascimento meridionale nell’editoria napoletana dell’Ottocento, Pisa-Roma, Serra, 2014 Þ rec. Valentina Sestini, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 239-41
039-221 Valacchi (Federico), Diventare archivisti: competenze tecniche di un mestiere sul confine, Milano, Editrice Bibliografica, 2015 Þ rec. Stefano Gardini, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 29, 2015, pp. 241-5
039-222 Valacchi (Federico), Pezzi di cose di cose nel mondo. Il processo di integrazione delle descrizioni archivistiche nei sistemi interculturali, «JLIS.it», 7/2, 2016, pp. 333-69. Riconosciuta l’esigenza, espressa da molte parti, di integrare dati descrittivi prodotti dai vari mondi della cultura, focalizzarsi sugli archivi significa riconoscere innanzi tutto la grande frammentazione di esperienze e pratiche descrittive, che è necessario uniformare per condividere i dati. Esamina i possibili attori, le soluzioni tecniche, auspica la maturazione di una cultura dell’apertura, evidenzia problemi terminologici. L’ipotesi di RDA come superstandard interculturale è tutta da verificare, specialmente rispetto alle descrizioni archivistiche a molti livelli, e l’ integrazione nel web semantico di elementi aggregabili, insieme all’indubbia utilità, presenta il rischio di ri-aggregazioni false, sterili giochi di scarso valore conoscitivo. – Pino Buizza
039-223 Van Binnebeke (Xavier), Additions to the Latin Library of Giorgio Antonio Vespucci, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 231-50. Alcune nuove acquisizioni (quattro manoscritti e una quindicina di incunaboli) per la ricostruzione della prestigiosa raccolta libraria dell’umanista e domenicano Giorgio Antonio Vespucci (1434-1514). – L.R.
039-224 Van Delft (Marieke), CERL’s work and vision for provenance research II: The Provenance Digital Archive in CERL, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 321-4. Contributo che si concentra su uno degli ultimi strumenti di ricerca realizzato dal CERL. – N.V.
039-225 Venier (Marina), Per dove, fino a dove, da chi: ricostruire il viaggio del libro attraverso i suoi segni. L’esperienza della Biblioteca nazionale centrale di Roma, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 357-66. L’analisi dei segni di provenienza della Nazionale di Roma nei progetti in cui è convolta la più importante biblioteca pubblica italiana. – N.V.
039-226 Verlato (Zeno), Lessicografia della Crusca e “canonizzazione” della letteratura religiosa volgare, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 383-410. Con l’impresa della Crusca i testi religiosi volgari, come già notava don Giuseppe De Luca nel 1954, «morirono come testi spirituali, e nacquero come testi letterari». Il contributo analizza tale passaggio. – L.R.
039-227 Vigini (Giuliano), Il libro cristiano nella storia della cultura, II, Dal VI al XVI secolo, Milano, Vita & Pensiero, 2016, pp. 186, ISBN 978-88-343-2891-0, € 18. A far seguito al I vol. uscito nel ‘15 (Þ «AB» 035-185), viene presentata la prosecuzione di questa interessante storia del “libro cristiano” che diventa in qualche modo una storia della “letteratura” cristiana. Al di là dell’arco cronologico preso in esame, sono qui analizzati diversi importanti fenomeni: dopo un primo approfondimento sul libro decorato e minato, si passa a parlare dei libri legati all’esperienza monastica (e poi a quella mistica) un po’ lungo tutto l’arco dell’età media, per poi soffermarsi su Francesco e gli sviluppi della letteratura francescana. Molto interessante il breve affondo su tre “cattedrali” della cultura medioevale: la poesia con la Comedìa, la teologia con la Summa di s. Tommaso, la spiritualità con l’Imitatio Christi. Il tema della Bibbia viene letto come un crocevia del passaggio tra medioevo ed età moderna, con l’introduzione della stampa, la Riforma, gli interventi di censura. Fa da corona al percorso indicato un affondo su quelle che vengono chiamate le “grandi opere di direzione spirituale”, indicando così i contributi della scrittura di devozione dal Cinquecento in poi (s. Ignazio, s. Teresa de Avila, etc.). Chiudono il bel volumetto una essenziale ma utilissima bibliografia (pp. 165-73) e l’indice dei nomi (pp. 175-86). – E.B.
039-228 Vigini (Giuliano), Naturalismo, Milano, Editrice Bibliografica, 2016, (‘I movimenti e le idee’, 2), pp. 96, ISBN 978-88-7075-884-9, € 9,90. Agile ma precisa introduzione al naturalismo francese, con profili anche dei vari autori implicati e aggiornate indicazioni bibliografiche finali (pp. 89-95). – E.B.
039-229 Vigini (Giuliano), Tra computer, tablet e libri. I giovani e la lettura, «Vita e Pensiero», 2, marzo-aprile 2015, pp. 76-81. Riflessione, dati alla mano, dell’impatto delle nuove tecnologie sulle pratiche di lettura e sull’ acquisto dei libri da parte dei più giovani. – A.T.
039-230 Villari (Susanna), Che cos’è la filologia dei testi a stampa, Roma, Carocci, 2014, pp. 128, ISBN 978-88-430-7418-1, € 12. Inserito in una collana di manualistica universitaria, il volumetto si propone un intento eminentemente didattico, non disgiunto però dalla volontà di fare un po’ il punto sugli studi dedicati al tema. Dopo essersi interrogata circa la natura della disciplina, l’a. propone una breve presentazione della storia della medesima e una riflessione sui suoi settori di applicazione. La recensio diviene in qualche modo l’occasione per presentare alcuni degli strumenti di ricerca (cataloghi librari), soprattutto online, per poi passare al tema della necessaria collazione dei testimoni. La presentazione delle tecniche di stampa in epoca manuale offre l’opportunità per entrare in merito alle problematiche prettamente filologiche inerenti ai testi trasmessi da tradizione a stampa: stupisce che in tale ambito trovi posto una ampia (ancorché assai ponderata) riflessione sull’uso dell’impronta. Il capitolo successivo tenta di delineare, al di là dei problemi della “filologia delle varianti”, il tema della valutazione della tradizione a stampa di un’opera, tentando di individuare diverse tipologie della stessa, nell’ottica sempre del riconoscimento dell’ultima volontà dell’autore e quindi passando anche attraverso il tema delle varianti grafiche (e non solo) dovute all’attività di copisti e poi compositori. Tutto ciò ha il suo culmine nelle pagine dedicate al tema dell’esemplare ideale e a quello di che cosa sia un’edizione critica. Segue una bella serie di esempi (l’Orlando furioso 1516, gli Ecatommiti, la quarantana dei Promessi Sposi). L’opera, scritta con intelligenza e chiarezza, pecca forse di un certo “irenismo” col desiderio di conciliare sempre ciò che inconciliabile non sempre è. Inoltre sorge il dubbio che la creazione di una sorta di disciplina autonoma (la “filologia dei testi a stampa”) non sia forse perspicua: e lo dice chi recensì già alla loro uscita le prime raccolte di studi di Fahy e Stoppelli. Meglio affiancare solidi studi filologici ad altrettanto solidi studi di analytical bibliography: in questo senso il recente vol. di saggi di Lotte Hellinga tradotti in italiano costituisce senz’altro un perfetto vademecum (Þ «AB» 039-F). Il vol. si chiude con un utile glossario (pp. 111-22) e la bibliografia (pp. 123-8). – E.B.
039-231 Villoresi (Marco), Agiografia in versi. Orazioni e laudi fiorentine del secondo ‘400, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 193-207. Ampio e importante contributo in cui l’a. offre un profilo della produzione agiografica in versi nella Firenze di Lorenzo il Magnifico prima dell’avvento della breve stagione savonaroliana. – L.R.
039-232 Wagner (Bettina), The incunables of the Bayerische Staatsbibliothek München and their provenances, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 3, pp. 334-44. Notevole contributo in cui vengono illustrate le potenzialità di BSB-Ink online per gli studi di provenienza. – N.V.
039-233 Walker (Alan), Indexing commonplace books: early modern methods, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 2-11. Si esaminano i metodi di indicizzazione per loci communes nell’Inghilterra del XVI e XVII sec., prima della pubblicazione del “nuovo metodo” di John Locke (1685-1706). – L.R.
039-234 Watts (Gillian), Watching the pennies: finances for freelancers, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 75-9. Alcune linee guida per l’avvio e la gestione di un’attività di indicizzazione freelance. – L.R.
039-235 Wilhelm (Raymund), Poemetti agiografici nello zibaldone di Giovanni de’ Dazi. Trasformazioni degli istituti metrici in alcune leggende popolari, in L’ agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 209-61. Il manoscritto Trivulziano 92, esemplato da e appartenuto a Giovanni de’ Dazi, contiene nella prima parte una serie di testi in versi di carattere popolare e specialmente poemetti agiografici. Se ne fornisce un’ampia analisi linguistica in relazione anche ad altri testimoni, utile per comprendere «le specifiche modalità in cui i testi analizzati si inseriscono nelle tradizioni precedenti e, nello stesso tempo, le superano e le modificano» (p. 211). – L.R.
039-236 Wilson (Jennifer), From librarian to media manager: looking after BBC Scotland’s archive, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, pp. 47-53. Si ripercorre la storia dell’archivio della BBC Scotland, dalla primitiva creazione di uno schedario all’impiego di un avanzato software di gestione e ricerca. – L.R.
039-237 Wright (Alex), Cataloging the world, Oxford, Oxford University Press, 2014 Þ rec. Pierke Bosschieter, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/2, giugno 2016, p. 87
039-238 Yeo (Richard), Notebooks, English virtuosi, and early modern science, Chicago-London, University of Chicago Press, 2014 Þ rec. Florian Ehrensperger, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/1, marzo 2016, pp. 37-8
039-239 Zaggia (Massimo), Per una storia dell’agiografia in Sicilia fra Tre e Cinquecento. Rassegna di testi e varietà di lingue, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 133-91. Il saggio offre una rassegna di testi agiografici siciliani dal Tre al Cinquecento, proponendo alcuni recuperi, svelando alcune possibili falsificazioni e riproponendo poemetti dimenticati. – L.R.
039-240 Zamponi (Stefano), Aspetti della tradizione gotica nella littera antiqua, in Palaeography, Manuscript Illumination and Humanism in Renaissance Italy, edited by R. Black – J. Kraye – L. Nuvoloni, pp. 105-25. L’imitazione della littera antiqua da parte della prima generazione di copisti seguaci di Niccolò Niccoli e Poggio Bracciolini non fu priva, come invece sostiene una meccanicistica vulgata opinio, di significative influenze da parte della scrittura gotica. – L.R.
039-241 Zinelli (Fabio), Au carrefour des traditions italiennes et méditerranéennes. Un légendier français et ses rapports avec l’Histoire Ancienne jusqu’à César et les Fait des romains, in L’agiografia volgare, a cura di E. De Roberto – R. Wilhelm, pp. 63-131. Un’articolata analisi filologica e linguistica di una raccolta di vite di santi in francese, prodotta, come il più celebre Milione di Marco Polo, nelle prigioni genovesi nell’ultimo ventennio del Duecento. – L.R.
039-242 Zorzi (Marino), Essor et déclin du livre imprimé vénitien, Paris, Bibliothèque nationale de France, 2016, pp. 78, ill. b/n e col., ISBN 978-2-7177-2650-3, € 29. Il vol. è il frutto degli interventi dell’a. il 29 e 30 marzo 2013 nell’ambito delle “Conferences Léopold Delisle”. Il tono divulgativo, caratteristico del contesto in cui nascono le Conferences, non sminuisce il percorso proposto, da cui emerge un bel profilo storico di una delle grandi capitali europee della produzione libraria con tecnica tipografica. Il testo si suddivide in dodici brevi capitoli, che si soffermano ciascuno su un aspetto particolare della straordinaria storia dell’editoria veneziana. Si parte, ovviamente, dalle origini, con l’arrivo in Laguna di Giovanni da Spira e l’avvio della stampa con le Familiari di Cicerone (1469). Il secondo, più breve, capitolo si sofferma sull’illustrazione libraria per poi passare alle innovazioni che caratterizzano l’ultimo decennio del Quattrocento. Un capitolo a parte è dedicato alla figura di Aldo Manuzio, con il quale si viene accompagnati al Cinquecento e a tutti i problemi a esso connessi: dalla moltiplicazione delle lingue alla produzione di edizioni d’occasione o musicali, dal tentativo di regolamentazione dell’editoria e del commercio fino alla censura e agli indici dei libri proibiti, la cui applicazione segna, secondo una affermata tradizione, il declino del primato europeo di Venezia in campo editoriale. Il percorso si chiude con gli ultimi due capitoli dedicati ai secc. XVII e XVIII, quando anche l’esperienza politica della Repubblica di Venezia, giunge bruscamente al termine dopo circa un millennio di storia. Pesa, purtroppo, l’assenza di un indice dei nomi. – L.R.
ABEI 1
Aelac 30,
Agiografia 2, 61-2, 71, 107, 131, 226, 231, 235, 239, 241
ALAI 3
Albinia de la Mare 19, 68, 81, 162, 165
Aldo Manuzio 146
Alta formazione 209
Antiquariato 198
Apparati metatestuali E
Archivi 6, 9, 66, 98, 173, 185, 207, 221-222
Bibliografia 160, 183, 200, 204-5
Bibliologia 15, 103
Bibliometria 59
Biblioteca di via Senato 127-8
Biblioteconomia 88, 237
Biografie 80
Charta 44-5
Collezionismo 34, 90, 170, 179, 196
Commercio librario 184
Dante Alighieri 177, 199
Editoria del ‘400 A, F, 14, 17, 117-8, 186
Editoria del ‘500 B, 11, 23, 57, 79, 105-6, 130, 134, 144, 153, 168, 187-8, 193, 195
Editoria del ‘600 218
Editoria del ‘700 91, 93, 99, 136
Editoria dell’‘800 8, 22, 27, 55, 149, 189, 197, 220, 228
Editoria del ‘900 4, 42, 46, 53, 83, 89, 158, 169, 208, 214
Editoria contemporanea 31, 115, 135, 166, 210, 212-3
Editoria di larga circolazione 161
Editoria lauretana 116
Editoria musicale 29
Editoria online 36, 192, 229
Filologia dei testi a stampa 197, 230
Fogli volanti 39, 40, 164
Fusa del gatto 85
Giorgio Antonio Vespucci 202, 223
Illustrazione libraria A, 148
Indicizzazione 26, 28, 32, 49, 56, 58, 72-3, 75, 111-3, 119-20, 129, 132, 139-41, 151-2, 159, 211, 233-4, 236
Institut für Buchwissenschaft 122
Manoscritti 5, 7, 13, 16, 24-5, 41, 43, 60, 64, 69, 82, 95, 100, 110, 125, 137, 147-8, 157, 163, 174, 178, 182, 194, 240
Palmyra 109
Possessori 175
Predicazione 50, 63, 108
Provenienze 70, 114, 124, 191, 224-5, 232,
Raffaele Mattioli 86
RDA 18, 20-1, 33, 65, 74, 76, 87, 104, 126, 133, 156, 172, 216, 222
Reginald Pole, 97
Schede umanistiche 201
Scritture dell’italiano 84, 92, 96, 121, 138, 142, 155, 176, 189, 215
Storia delle biblioteche C, D, G, 10, 47-8, 51-2, 101, 143, 145, 154, 171, 180, 190, 203, 206, 219
Storia del libro H, 12, 150, 227, 242
Storia della legatura 37-8
Storia della lettura 54, 78, 94, 102
Storia della scrittura 77
Storia della tipografia 35
Teresa de Ávila 200
Titivillus 167, 217
Umberto Eco 67
In memoriam
Loredana (Lalla) Pecorini
Doveva essere il 1991 l’anno in cui la conobbi, in quello che allora era il suo “covo”, prima che il nuovo millennio la facesse emigrare nell’altro, bello, ampio e luminoso, di Foro Buonaparte 48. Era quell’anno anche perché il colophon del libro che acquistai da lei, Le carte e la filigrana, porta quella data. Me lo aveva talmente elogiato, quel libretto pieno di specimen di carte a mano di diversa provenienza, che pur dotato, com’ero e sarò sempre, di pochissimo denaro, Lalla riuscì a farmi un tale sconto che non potei sottrarmi all’acquisto. Con quella sua voce da ragazza che non ha mai perduto, quei modi garbati e il sorriso perenne dell’entusiasmo per il suo lavoro, Loredana Pecorini, Lalla per i tanti amici, ha attraversato da protagonista la lunga stagione culturale in quella Milano degli anni Ottanta e Novanta, prima che il nuovo millennio calasse come una mannaia letale sui sogni e sulle attività commerciali legate al libro. Il covo di Lalla era in perenne fermento: presentazioni di libri, concerti di musica (credo barocca o rinascimentale), incontri, mini conferenze, progetti uno più utopico dell’altro, di mostre, edizioni, ristampe, da perderci la testa. Ogni volta che capitavo a Milano una visita a Lalla faceva parte del mio piccolo, intimo, personale Grand Tour tra i bei libri e le raffinate edizioni di cui lei era magna pars in qualità di rappresentante editoriale, com’era stato il padre, di cui Lalla aveva ereditato passione e destino. Il mestiere di questa donna vulcanica era infatti quello di rappresentare micro editori raffinati, stampatori manuali, editori di facsimili costosissimi, editori musicali di nicchia, editori di coltissimi testi di filologia, e soprattutto avere forse la più ampia offerta di repertori bibliografici, dall’incunabolistica agli archivi, dai libri figurati alla storia della scrittura e della stampa, dalla manualistica alle biblioteche, dalla bibliologia alla biblioteconomia ai facsimili, fino a quella bibliofilia della quale si nutriva, e nutriva amici e sodali di quello strano culto laico che è l’amor librorum. Non a caso uno degli appuntamenti editoriali periodici era la pubblicazione delle sue Bibliografie Pecorini, che sempre le stampava, con la consueta maestria, la Stamperia Valdonega di Martino Mardersteig, figlio del principe degli stampatori al torchio del Novecento, il weimariano Hans. Ho sottomano l’edizione del ‘91, dal titolo Bibliografia e Bibliofilia, non casualmente prefato da Giuseppe Pontiggia, altro bibliofilo raffinato e competente. Ma ricordo anche altri suoi lavori di bibliografia come Libro dove. Guida alle librerie milanesi (1983), Bibliografie. Catalogo ‘98 e glossario Pecorini, oppure il Glossario dei termini più spesso usati da antiquari, bibliotecari e collezionisti di Tiziano Rossi e Alberto Ungari da lei edito nel 1999. E siccome la bibliografia non è ovviamente solo arida elencazione di autori, titoli e dati editoriali, quella che Lalla costruiva appassionatamente in questi volumi diventava un solido strumento di lavoro culturale da utilizzare per meglio “leggere” i molteplici fenomeni legati al mondo del libro e della cultura; e forse Lalla aveva in mente le parole con le quali molti anni prima Eugenio Garin aveva dichiarato che non può farsi storia della cultura e delle idee senza fare, nello stesso tempo, storia dell’editoria. Gli ultimi anni nel suo covo di Foro Buonaparte Lalla aveva inventato, il sabato mattina, un incontro tra bibliofili e appassionati, “Il segnalibro”, in ricordo forse dei Sabato del bibliofilo che Mario Armanni, celebre bibliografo e libraio antiquario, organizzava, ma sul versante commerciale, da Hoepli e sul quale Raffaele Carrieri scrisse un aureo librino che Giovanni Scheiwiller gli pubblicherà nel ‘36. Con gli anni le visite a Lalla, e al suo vorticoso mondo di carte, si diradarono ma sempre le sue telefonate giungevano puntuali ad allietarmi, con quella voce inconfondibile in cui entusiasmo e amarezza si alternavano: entusiasmo per il lavoro e per gli amici, tanti, che aveva nel mondo del libro e amarezza per le innumerevoli difficoltà che incontrava giorno per giorno, in una città che mutava pelle e prospettive rapidamente. Le sue utopie erano molteplici ma sempre amava condividerle con gli amici; in fondo chi ama e si occupa professionalmente di libri, soprattutto di quelli di carta, deve per forza essere intrinseco all’Utopia, come implicitamente suggerisce Mughini in questo suo ultimo La stanza dei libri. Gli ultimi anni, chiuso purtroppo il suo magico “covo” e chiuse tante altre prestigiose librerie milanesi (Rovello, Manusé, Milano Libri, ecc.) Lalla li visse nell’amarezza di non aver potuto fare di più, ma ancora piena di progetti, di sogni, di fantastiche, irrealizzabili utopie. Nel 1997 per la Fiera del libro di Torino, Lalla aveva scritto alcune considerazioni sul mestiere del libraio antiquario, forse un altro aspetto di sé, che subito volle condividere con me e con le quali mi piace terminare questo troppo breve ricordo di una cara e bella persona: La bibliofilia professionale è la bibliofilia che colpisce il libraio antiquario. Si manifesta in vari modi: non vuole vendere i libri che ama di più; diventa editore riproponendo la stampa raffinata di libri antichi perdendoci un mare di soldi; vorrebbe utopisticamente che tutti comprassero libri antichi, non per guadagnare, ma per poterne parlare e perdersi in piacevoli discussioni; stampa cataloghi molto belli ricchi di note. – Massimo Gatta
Antiquariato
Casa (La) del collezionista di Lelio Severgnini, Listino I semestre 2016, 1, Pistoia.
Laurent Coulet, Catalogue 60, Paris.
Laurent Coulet, Catalogue 61, Paul Valéry – Éditions originales, manuscrits, Paris. Catalogo redatto da Frédéric Moulin composto da 162 lotti interamente dedicati a Valéry con numerosi autografi o edizioni delle sue opere.
Laurent Coulet, Catalogue 62, Paris.
Liberia Antiquaria La Fenice. Libri antichi e moderni, 1, 2015, Sanremo.
Liberia Antiquaria La Fenice. Libri antichi e moderni, 1, 2016, Sanremo.
Libraria antiquaria Mediolanum, Libri antichi e rari, Catalogo 43, Milano. Preziosa collezione di 172 pezzi, tutti di grande valore e dotati di ottime descrizioni, nonché da numerose riproduzioni in bianco e nero e a colori.
Libreria Antiquaria Pontremoli, Catalogo Inverno 2015-2016, Milano.
Libreria Antiquaria Pregliasco, Libri rari e di pregio. Catalogo 107, Torino, 2012.
Libreria Galleria Demetra, Catalogo 7, Milano.
Libreria Piani, Catalogo 120 “Calderino”, 2015, Monte san Pietro.
Pandolfini casa d’aste, Stampe e disegni dal XVI al XX secolo. Libri e autografi, 23 giugno 2016, Firenze.
Polifilo (Il), Natale 2015 libri rari & per regalo, Milano.
Primigenia studio bibliografico, Catalogo 55, Gattico.
Studio bibliografico Bruno Pucci, Libri antichi e rari, 2015, 4, Napoli.
Studio bibliografico Bruno Pucci, Libri antichi e rari. Natale 2015, 5, Napoli.
Studio bibliografico Bruno Pucci, Libri antichi e rari, 2016, 1, Napoli.
Studio bibliografico il piacere e il dovere, Catalogo 71 (3 2015), Vercelli.
Studio bibliografico il piacere e il dovere, Catalogo 72 (1 2016), Vercelli.
Studio bibliografico Orfeo di Piero Manganoni, Catalogo libri 26, Bologna.
Studio bibliografico Orfeo di Piero Manganoni, Catalogo libri 27, Bologna.
Archivio Tesi
Arena (Valeria), Intervento conservativo su un esemplare delle Tabulae Anatomicae di Pietro da Cortona e analisi comparativa tra tecniche di pulitura ad umido, Ministero dei beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del patrimonio archivistico e librario, Scuola di Alta Formazione e Studio, a.a. 2014-2015, Relatore Silvia Sotgiu, pp. 325. Notevole lavoro che oltre a documentare le tecniche di pulitura e restauro dell’opera in esame, ricostruisce in modo perspicuo la storia della stampa delle Tabulae Anatomicae di Pietro da Cortona.
Cammarata (Maria Teresa), La storia editoriale della fiaba di Biancaneve in Italia, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2014-2015, relatore Edoardo Barbieri, pp. IV+230. Un interessante viaggio che dopo aver ricostruito la protostoria della Biancaneve grimmiana, ne documenta efficacemente la fortuna editoriale in Italia a cavallo tra la Scala d’oro di Hoepli e Antonio Gramsci, tra Walt Disney e Italo Calvino.
Campagna (Roberta), Dino Provenzal (1877-1972): un autore e un carteggio tra editoria e scuola, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2014-2015, relatore Edoardo Barbieri, pp. V+254. Il poligrafo Provenzal fu indefesso collaboratore editoriale oltre che insegnante nelle scuole d’Italia: sulla base di una parte del carteggio conservato a Voghera se ne ripercorre l’attività.
Cucchi (Valentina), Il “Metodo di studiare” di Stefano Antonio Morcelli (1737-1821) e l’organizzazione della sua biblioteca, Università Cattolica di Brescia, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea triennale in Lettere, a.a. 2014-2015, relatore Marco Callegari, pp. 65. Un primo approccio a un interessante e poco noto caso di biblioteca di tradizione settecentesca costruita come uno strumento bibliografico di consultazione.
de Pasquale (Teresa), Un caso di editoria popolare tra Otto e Novecento: l’editore Nerbini di Firenze, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2015-2016, relatore Edoardo Barbieri, pp. XI+171. Basandoci sulla bibliografia nota, ma non disdegnando la verve di una appassionata ricerca, la candidata illustra l’attività editoriale dei celebri Nerbini.
Leggeri (Anna), Vendere libri a Cremona nel Settecento: il tipografo-librario Lorenzo Manini (1757-1821), Università Cattolica di Brescia, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea triennale in Lettere, a.a. 2015-2016, relatore Marco Callegari, pp. 182. Importante sia pur inziale ricerca su alcuni elenchi di libri in vendita a Cremona tra fine Sette e inizio Ottocento.
Londero (Carlo), Edizione genetica e studio critico della raccolta di versi Empie stelle (1993-1996) di Giovanni Giudici (1924-2011), con particolare riferimento alla sezione Creùsa, Università degli Studi di Udine, Tesi di Dottorato in Scienze Bibliografiche, del Testo e del Documento, Ciclo XXVIII, a.a. 2015-2016, Supervisore Rodolfo Zucco, pp. 526. A partire dalle carte e dagli autografi dell’autore, il candidato fornisce una edizione critica (forse viziata da una certa autoreferenzialità) della importante raccolta poetica di Giudici.
Martini (Davide), Un tipografo per una città-stato: l’esperienza di Vincenzo Busdraghi a Lucca (1549-1605), Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2015-2016, relatore Edoardo Barbieri, pp. (7)+258, con CD-ROM. L’attività del Busdraghi editore a Lucca, viene puntualmente analizzata sia ripercorrendone le fonti biografiche, sia incrementando gli annali della sua produzione, sia tentando una rilettura complessiva della sua esperienza libraria.
Mastelotto (Annalisa), Le aggiunte autografe nella Bibliotheca universalis di Konrad Gesner (1545), Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2014-2015, relatore Edoardo Barbieri, pp. 257. Una puntuale ricerca che a partire dall’esemplare della Bibliotheca universalis postillato dall’autore ricostruisce la presenza di autori italiani nell’opera e offre alcuni spunti sul metodo di lavoro di Gesner stesso.
Peccenini (Valeria), Antonio Possevino e la sua «Coltura degl’ingegni», Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2015-2016, relatore Edoardo Barbieri, pp. 153. Una prima ancorché perfettibile edizione commentata dell’opera del Possevino.
Pugliese (Silvia), Melchiorre Guilandino, ‘Bazarro Venetoteutonico’ alla guida dell’Orto botanico di Padova: studi su una biblioteca scientifica del Cinquecento, Università degli Studi di Udine, Tesi di Dottorato in Scienze Bibliografiche, Archivistiche, Documentarie e per la Conservazione e il Restauro dei Beni Librari e Archivistici, Ciclo XXV, a.a. 2013-2014, coordinatore Edoardo Barbieri, pp. vi+267. Assai interessante studio che oltre a offrire una ricostruzione biografica del Guilandino, propone le vicende della sua biblioteca scientifica approfondendo le legature e proponendo anche l’edizione del carteggio con Alvise Mocenigo.
Reale (Francesco), Libri al fronte. Biblioteche “in prima linea” durante la Grande Guerra, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2014-2015, relatore Edoardo Barbieri, pp. 185. Puntuale ancorché tumultuosa ricerca che mira a documentare le iniziative prese da privati e pubbliche istituzioni per rifornire di libri e giornali i soldati della Prima Guerra Mondiale tra fronte, trincee e retrovie.
Reatti (Chiara), L’editoria scolastica a Bologna nel periodo napoleonico e della Restaurazione (1796-1826), Università degli Studi di Udine, Tesi di Dottorato in Scienze Bibliografiche, del Testo e del Documento, Ciclo XXVIII, a.a. 2012-2015, Tutor Renzo Rabboni, pp. XXX+357. Assai preciso studio che illumina un settore poco noto dell’editoria bolognese: la produzione relativa alle scuole in bilico tra occupazione napoleonica e Restaurazione.
Rinaldi (Xenia Gea), Comunicazione politica e tipologie editoriali: scritture pubbliche nel Sessantotto, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2014-2015, relatore Edoardo Barbieri, pp. VII+164. Scritta con piglio vivace, la tesi racconta dell’uso di parole, scritte, giornali, nel Sessantotto italiano.
Tafuni (Elena), Le pubblicazioni per la promozione libraria dall’Ottocento alla contemporaneità, Università Cattolica di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laurea magistrale in Filologia moderna, a.a. 2014-2015, relatore Edoardo Barbieri, pp. 228. Una intelligente indagine che dopo aver ricostruito per sommi capi le pubblicazioni soprattutto periodiche create dagli editori italiani per la promozione della loro produzione, si sofferma a ricostruire storia, vicenda, attività, de “Il libraio” in formato cartaceo e web.
Tedesco (Alessandro), Lodovico Domenichi (1515-1564). Repertorio delle fonti e bibliografia degli studi e delle edizioni, Università degli Studi di Udine, Tesi di Dottorato in Scienze Bibliografiche, del Testo e del Documento, Ciclo XXVIII, a.a. 2015-2016, Supervisore Edoardo Barbieri, pp. 695. Amplissima e densissima ricerca che documenta vita e attività del noto poligrafo cinquecentesco, prima spogliandone e analizzandone le fonti biografiche, poi ricostruendone la fortuna critica e quindi offrendo una completa analisi delle edizioni pubblicate lui vivente.
Vacalebre (Natale), La biblioteca del Collegio dei gesuiti di Perugia (1557-1773), Università degli Studi di Udine, Tesi di Dottorato in Scienze Bibliografiche, del Testo e del Documento, Ciclo XXVII, a.a. 2014-2015, Supervisore Edoardo Barbieri, pp. VII+265+CD-ROM. Ampia ricerca che mira a ricostruire l’uso del libro nell’ambiente gesuitico e la costituzione della ratio studiorum, la presenza e l’organizzazione delle biblioteche nella Compagnia di Gesù, la biblioteca del collegio gesuitico di Perugia lungo gli oltre due secoli della sua attività.
Risorse elettroniche
a cura di L.R.
Mantua in Jerusalem.
http://exhibitions.museumsinisrael.gov.il/eit-mantua/en/index.html
La comunità ebraica di Mantova è da sempre una delle più vivaci dell’ebraismo italiano. Non è un caso che qui si sia sviluppata, soprattutto sotto i Gonzaga, una significativa fioritura culturale negli studi, nella Qabbalah, nella musica, ma anche nella produzione libraria di manoscritti e di testi a stampa. Un ampio e preciso profilo della cultura ebraica a Mantova viene ricostruita dalla mostra virtuale interattiva, realizzata secondo un progetto ideato, scritto e curato da Andreina Contessa, conservatrice del Museo della sinagoga italiana di Gerusalemme, e realizzato da Moshe Caine (Hadassah College) con il sostegno del Museo Nahon e dal Ministero della Cultura di Israele. La mostra è ospitata nel nuovo Portale nazionale dei musei d’Israele e si propone come un vero e proprio prototipo per altre future esibizioni. Il sito è disponibile in inglese e in ebraico. Un sito semplice, ma estremamente chiaro con un unico menu a tendina dal quale si accede a tutte le varie sezioni. Il percorso virtuale racconta e descrive la storia della comunità di Mantova dall’XI al XX secolo, includendo antiche vedute della città (conservate presso l’Accademia Virgiliana), brani musicali, video, nonché tour virtuali a 360 gradi delle sinagoghe di Norsa e Sabbioneta. Tra gli oggetti che si possono vedere, spicca l’immagine in 3D dell’Arca Santa della Sinagoga Grande di Mantova, uno degli armadi contenenti i rotoli della Torah più antichi al mondo, essendo del 1543. All’Arca è dedicata una specifica sezione. Non mancano poi oggetti rituali, documenti, libri, mappe e reperti del tesoro oggi dispersi in tutto il mondo e qui nuovamente riuniti seppur solo virtualmente. La stessa Arca ha una storia complessa, avendo compiuto varie peregrinazioni (Sermide e Bologna) prima di giungere a Gerusalemme. Particolare valore storico assumono le annotazioni degli antichi inventari della comunità ebraica di Mantova, messi a disposizione dal presidente Emanuele Colorni, che documentano anche le raccolte di fondi per la Terra Santa. Un legame, quello tra Mantova e la Terra Santa, sottolineato anche dall’edizione, nel pieno Cinquecento, della prima mappa narrativa della Terra di Israele con iscrizioni in ebraico, di cui un esemplare si conserva oggi alla Zentralbibliothek di Zurigo. Proprio a Mantova furono pubblicati, a metà Cinquecento, alcuni testi esoterici ebraici, come il Sefer Yetzirah (Mantova 1562)o il Sefer ha-Zohar (Mantova 1558-60) o ancora il Tikun ha-Zohar (Mantova 1557), le cui prime edizioni mantovane sono parzialmente visibili nella mostra negli esemplari della Teresiana. Tra gli stampatori ebrei a Mantova si deve ricordare la figura di Estellina Conat, che lavorò insieme al marito Abraham. Lo sviluppo della filologia e degli studi grammaticali ebraici nel Rinascimento mantovano, va di pari passo con la medicina che ha in Abraham Pantaleone, medico di corte, la figura più nota. Un progetto che dimostra non solo la ricchezza e la rilevanza di questa tradizione culturale, ma anche il valore della collaborazione tra differenti istituzioni nell’ottica di realizzare un prodotto di alta divulgazione ma anche di ricerca, grazie all’impiego intelligente delle nuove risorse elettroniche. Un esempio da seguire anche per altre realtà. Per ulteriori approfondimenti si rimanda alle pagine di Andreina Contessa, Mantua in Jerusalem. A Wandering Ark and its Mysterious Patroness, «Ars Judaica», 12, 2016, pp. 53-70 e il volume Tra Mantova e Gerusalemme. Arte e cultura ebraica nella città dei Gonzaga, in stampa. Utile anche il profilo di Elena Lea Bartolini De Angelis, nella rivista «Terra Santa», gennaio-febbraio 2016, pp. 60-2 (http://www.terrasanta.net/tsx/showPage.jsp?wi_number=7767).
Cronache
Mostre
Le edizioni greche di Aldo Manuzio e i suoi collaboratori greci (c. 1495-1515), Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, 17 settembre-24 ottobre 2016. Ospitata nel Salone Sansoviniano (ma per l’ingresso è necessario passare dal Museo Correr, di cui occorre pagare per intero il biglietto), la mostra è organizzata con materiale proveniente sia dalla stessa Marciana, sia dalla Fondazione Aikaterini Laskaridis. Si tratta di mostrare in successione tutte le edizione greche di Aldo che ci si squadernano davanti in una incredibile successione di meraviglie. Se Aldo fu il primo a immaginare una vera raccolta degli autori greci nella loro lingua originale, è possibile in questo modo ammirare non solo la vastità dell’impresa, ma l’originalità del canone proposto, assai diverso da quello di qualunque manuale moderno di letteratura greca classica. E poi la diversità del disegno del carattere, dei corpi, dei formati… un vero monumento alla capacità di far rivivere quelle pagine vecchie ormai anche per Aldo di oltre un millennio e mezzo. Se si pensa poi che l’attività aldina cominciò quarant’anni giusti dopo la caduta di Costantinopoli, si può intendere quale emozione tale impresa dovesse suscitare negli stessi esuli greci che, numerosi, collaborarono con Aldo alla realizzazione delle sue edizioni. I libri, molto belli e “leggibili” (comunemente non pregevoli però per legature o altri elementi accessori) sono accompagnati da essenziali schede. Alle vetrinette si alternano alcuni pannelli molto interessanti, anche se forse non sempre perspicui per la comprensione del materiale esposto. Si tratta di un’ottima iniziativa, di cui è disponibile anche un catalogo in lingua italiana, curato da Konstantinos Sp. Staikos e da Stephanos Kaklamanis, Atene, Aton, 2016 (in vendita presso Libraria Studium, Calle Larga S. Marco 337, Venezia). – E.B.
Mindful Hands. I capolavori miniati della Fondazione Giorgio Cini, Venezia, Isola di S. Giorgio, 17 settembre 2016-8 gennaio 2017. Le raccolte di miniature (soprattutto fogli distaccati o addirittura veri e propri ritagli, soprattutto da codici liturgici) messe insieme nei primi decenni del Novecento da Hoepli furono poi acquistate da Tammaro De Marinis per poi giungere tra le mani del conte Cini, che le donò infine alla Fondazione da lui stesso creata a S. Giorgio. Si tratta di una mirabolante successione di più o meno celebri miniatori (soprattutto italiani) capaci però di documentare un arco cronologico ampio (anche se concentrato principalmente sul ‘300-’500) e in particolare esteso un po’ a tutti i grandi centri culturali italiani. Nell’occasione del completamento del monumentale catalogo dell’intera collezione, la mostra, accompagnata da un suo più sobrio ma non per questo spregevole cataloghino, documenta una selezione del materiale: ambiente efficace, allestimento e illuminazione semplici ma eleganti (qualche errore nelle lunghe didascalie). Al secondo piano materiali vari, tra cui riproduzioni ingrandite da due dei mss. integrali conservati e un video (piuttosto impressionante) sulla preparazione dei materiali per la realizzazione del manufatto-manoscritto miniato. Due osservazioni. Importante lo “sdoganamento” della miniatura ritagliata, abitudine esecrabile e condannabile, ma che fino a un passato non lontano fu propria tanto del mondo dell’antiquariato quanto di quello del collezionismo. In secondo luogo, un’occasione perduta. Proprio all’ingresso la pagina staccata da un grande antifonario mostrata a fianco di un altro volume (questa volta integro) dello stesso antifonario, oggi conservato proprio dai benedettini che ancora risiedono nel piccolo monastero rimasto a S. Giorgio, e per i quali venne a suo tempo esemplato. Ottimo ricordare che quella pagina faceva parte di un organismo complesso simile a quello mostrato, ma perché non fare un passo ulteriore, per ricordare a che servisse quel grande libro con testo, musica e immagini, usato per secoli nella chiesa a poche centinaia di metri? – E.B.
Taccuino
Iniziative promosse dal CRELEB
Il sabato del bibliofilo. Incontri con libri preziosi della Biblioteca Braidense
Ottobre – Dicembre 2016
Milano, Biblioteca Braidense, Sala Maria Teresa
Programma:
§ Sabato 8 ottobre 2016, ore 10
Marco Giola, Miti profani e leggende sacre nel “Fioretto della Bibbia” (Venezia 1519)
§ Sabato 12 novembre 2016, ore 10
James Clough, Giambattista Bodoni e le due edizioni del “Manuale tipografico” (1788 e 1818)
§ Sabato 17 dicembre 2016, ore 10
Francesco Reale - Edoardo Barbieri, Memorie della “Grande Guerra”: una biblioteca per i soldati al fronte (1916-1918)
Per informazioni:
tel. 0286460907 - int. 504
b-brai.comunicazione@beniculturali.it
Vincenzo Busdraghi 1524-1601 stampatore Europeo a Lucca
15 ottobre 2016, ore 9.30
Lucca, Biblioteca Statale. Sala delle Colonne
Programma:
Saluti dott.ssa Monica Maria Angeli (Direttrice della Biblioteca Statale di Lucca) - Alessandro Tambelli (Sindaco) - Giovanni Lemucchi (Assessore)
Presiede Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano)
§ Renzo Sabbatini (Università degli Studi di Siena), Dagli stracci al libro: la carta di Vincenzo Busdraghi § Davide Martini (Università Cattolica di Milano), Vecchi e nuovi cataloghi delle edizioni impresse da Vincenzo Busdraghi (1549-1605) § Martyna Urbaniak (Scuola Normale Superiore di Pisa), Parole e immagini nelle edizioni Busdraghi § Alessandro Tedesco (CRELEB Università Cattolica di Milano), La collaborazione di Lodovico Domenichi con Vincenzo Busdraghi § Clara Stella (Leeds University), La parola d’autrice tra propaganda e dissenso: alcuni appunti sulla questione politica nelle Rime diverse d’alcune nobilissime et virtuosissime donne (Lucca, Busdraghi, 1559)
Dal 9 al 29 di ottobre si terrà anche, presso la Biblioteca Statale di Lucca, una mostra bibliografica dedicata al Busdraghi.
Metodologia della ricerca in discipline umanistiche e bibliografiche 2016
Giovedì 27 ottobre 2016 - Lonato del Garda (BS), Fondazione Ugo Da Como
ore 14.00 Visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como
ore 15.00 Rocca di Lonato – Presiede Luca Rivali (Università Cattolica di Milano)
Edoardo Barbieri (Direttore del CRELEB, Università Cattolica di Brescia), Introduzione
ore 15.15 Daniele Piccini (Università per Stranieri di Perugia), Nel VI centenario della morte di Federico Frezzi: la tradizione del Quadriregio
ore 16.15 Lorenz Böninger (Deputazione di Storia Patria per la Toscana, Firenze), Il contratto per la stampa del Comento del Landino alla Comedia (1480): una rilettura
ore 18.30 Rinfresco
ore 19.45 Cena conviviale a Lonato (su prenotazione)
Venerdì 28 ottobre 2016 - Università Cattolica di Brescia, Sala Chizzolini
ore 9.00 presiede Edoardo Barbieri (Direttore del CRELEB, Università Cattolica di Brescia)
Saluto di Mario Taccolini (Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche, Università Cattolica di Brescia)
ore 9.15 Neil Harris (Università degli Studi di Udine), Un esercizio di metodo bibliografico. La Hypnerotomachia Poliphili fra "esemplare ideale" e censimento delle copie
Sarà disponibile per una dimostrazione pratica il collazionatore McLeod.
ore 11.00 Angelo Bianchi (Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, Università Cattolica di Milano), La Ratio studiorum (1599) dei Gesuiti e i cultural studies in età moderna
ore 12.45 Pranzo presso il ristorante “Giardino” Cooperativa Agazzi
ore 14.00 Visita alla Biblioteca di storia della scienza “Carlo Viganò”
ore 15.00 Conclusione dei lavori
Per informazioni:
tel. 02.7234.2606 - 030.2406.260
Catalogare per preservare e conoscere. Un itinerario internazionale fra i libri antichi di Gerusalemme/ Cataloguing for preservation and knowledge. An international itinerary through the ancient books of Jerusalem
9th November 2016, h. 14-17
Room St. Francis, Custody of Holy Land, New Gate - Jerusalem
Welcome: p. Francesco Patton o.f.m., Custos of Holy Land (Jerusalem); Dr. Milka Levy-Rubin, National Library of Israel (Jerusalem)
Chair: Prof. Edoardo Barbieri, Haed of CRELEB (European Research Center Book Publishing Library, Catholic University (Milan)
Lecture: Dr. Luisa López-Vidriero Abelló, Director of Real Biblioteca (Madrid). The knowledge of the book and the prospects of its valorization
Discussion and coffee break
Communications: Yoel Finkelman (The National Library of Israel, Jerusalem), Jerusalem as an International Center of Hebrew Manuscript Research and Preservation; George Hintlian (Christian Heritage Institute, Jerusalem), Problems of cataloguing and preservation of Armenian documents; Luca Rivali (Catholic University, Milan), Cataloguing incunabula in Franciscan libraries in Jerusalem; Khader Salameh (Khalidi Library, Jerusalem), Catalogs of the arabic manuscripts in Jerusalem libraries
Conclusions: p. Lionel Goh o.f.m., General Library of the Custody of Holy Land, Jerusalem
On the same occasion, from 8th to 10th November, the Custody of Holy Land will host the exhibition Ars artificialiter scribendi. An exhibition of 15th Century printed books of the Central Library of the Custody of Holy Land.
Per informazioni
tel. +972.2.6266756
http://www.bibliothecaterraesanctae.org
http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-home
Engaging the reader 2016 – L’alba di un nuovo lettore: modi e forme della lettura
17 novembre 2016
Università Cattolica di Milano, Largo Gemelli, 1 - Aula Pio XI
a cura del Master in Professione Editoria cartacea e digitale
ore 9.30
Introduzione di Edoardo Barbieri (Direttore del Master in Professione Editoria)
Lectio di Roberto Casati (CNRS di Parigi)
ne discutono Mario Guaraldi (Editrice Guaraldi di Rimini) e Giulio Fortunio (“Il Pertini” di Cinisello Balsamo)
ore 11.30
Lettura e libri per ragazzi, ponti tra culture, lingue, forme letterarie e di comunicazione
Intervengono Beatrice Masini (autrice e traduttrice della saga di Harry Potter e del Piccolo principe); Sante Bandirali (Uovonero, edizioni per bimbi autistici e dislessici); Fausto Boccati (Libreria dei ragazzi di Milano); Sabrina M. Fava (Letteratura per l’infanzia, Università Cattolica)
Coordina Paola Di Giampaolo (Coordinatrice del Master in Professione Editoria)
Ore 13 Aperitivo
Ore 14.30
Assegnazione premi Ancora Aldina e Master Professione Editoria; Presentazione del libro Manuale di redazione scolastica (Editrice Bibliografica) di Maria Vittoria Alfieri e Alessandro Vigiani, a cura degli allievi e docenti del Master in Professione Editoria; Consegna diplomi agli allievi del Master; Presentazione dell’edizione 2016-2017 del Master in Professione Editoria cartacea e digitale
Ore 16 Conclusioni
Per informazioni:
http://centridiricerca.unicatt.it/creleb
Catalogare per preservare
e conoscere.
Un itinerario internazionale fra i libri antichi
di Gerusalemme
Colloquio internazionale
Gerusalemme,
9 novembre 2016
***
Un primo incontro tra diverse realtà culturali presenti in città (mondo ebraico, palestinese, armeno e cattolico) per parlare dei vari aspetti della catalogazione di manoscritti, libri antichi, documenti.
Per informazioni
+972.2.6266756
http://www.bibliothecaterraesanctae.org http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-home
Si veda anche qui in “Taccuino”
Incontri, mostre, seminari
Libri per bambini
26 settembre 2016, ore 15
Milano, Università degli studi. Sala Crociera Alta di Giurisprudenza (via Festa del Perdono, 7)
L’Università Statale torna a ospitare i Seminari di Apice, il ciclo di incontri inaugurati in maggio dal Centro Apice - Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione editoriale. Tema centrale del seminario, la letteratura per bambini e ragazzi e una riflessione sui suoi diversi aspetti - progetti editoriali, adattamenti e traduzioni - fino a un tema raramente trattato come la divulgazione scientifica. A partire dal recente libro La Scala d’oro - Libri per ragazzi durante il fascismo di Elisa Rebellato, dedicato alla prima collana graduata per i piccoli lettori, uscita negli anni Trenta e più volte riedita, il seminario è un’occasione di rilancio degli studi su un genere, come quello della letteratura per ragazzi, a lungo trascurato. In particolare, il Centro Apice dell’Università Statale custodisce preziosissime raccolte di libri per bambini e ragazzi come il Fondo Reggi, con testi italiani tra Ottocento e Novecento (fra cui la prima edizione de La Scala d’Oro) e il Fondo Wick, ricco di fiabe e abbecedari illustrati inglesi, francesi e americani dal XVIII al XX secolo.
Per informazioni:
tel. 0250332051
Storia del libro e della lettura di Giorgio Montecchi (Ed. Mimesis, 2015). Presentazione del libro
28 settembre 2016, ore 18
Milano, Sala del Grechetto di Palazzo Sormani
Sarà presente l’autore, che converserà con Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Isabella Fiorentini (Biblioteca Trivulziana) e Giuliano Vigini (saggista e docente universitario). L’incontro è parte della rassegna BookStories. Conversazioni sul futuro della lettura, riflessioni sul futuro dei libri e della lettura dedicate alla situazione e alle prospettive dell’ editoria, al ruolo delle biblioteche e delle librerie, all’impatto delle tecnologie sulle pratiche di lettura e a tutto quanto ruota attorno alle professioni del libro.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Storia delle biblioteche e storia della lettura. Giornata di studio e dibattito
29 settembre 2016, ore 10
Pistoia. Sala Gatteschi Biblioteca Forteguerriana
Il convegno di quest’anno si propone di superare la visione puramente istituzionale della biblioteca per entrare nel merito di processi culturali che interessano la società intera, primo di tutti la lettura. Verranno esaminati comportamenti di lettura che si sono succeduti diacronicamente in riferimento a tematiche di vario genere, significative per lo specifico momento culturale in cui sono poste. Inoltre l’azione della biblioteca prevalentemente pubblica in relazione alle esigenze reali o anche indotte nel campo della lettura.
Programma: ore 10, coordinamento di Paolo Traniello § Emanuele Salerno (Università di Firenze), Lettura erudita in ambiente toscano tra tardo Seicento e primo Settecento § Barbara Innocenti (Università di Siena), La diffusione della letteratura erotica e la sua presenza in biblioteche private: il caso del fondo Martini della Forteguerriana § Giovanna Granata (Università di Cagliari), Alla ricerca del lettore sperduto. L’azione delle biblioteche in Sardegna ore 14.30, coordinamento e conclusioni di Alberto Petrucciani § Paolo Traniello (già Università Roma Tre), Espansione della lettura e public library: problemi di priorità e causalità § Lorenzo Baldacchini (Università di Bologna/Ravenna), Le nuove biblioteche generano nuovi lettori? § Claudio Leombroni (direttore Biblioteca Comunale Lugo), Note sulle politiche pubbliche per la lettura nell’Italia repubblicana
Renzo Bonfiglioli, collezionista impareggiabile dell’Ariosto
20 ottobre 2016, ore 17.30
Brescia, Biblioteca Civica Queriniana. Sala conferenze dell’Emeroteca
La prematura scomparsa nel novembre 1963 del raffinato bibliofilo ferrarese Renzo Bonfiglioli (1904-1963) segnò il dissolvimento della sua strepitosa raccolta libraria, formata in prevalenza da sceltissime edizioni a stampa dei secoli XV e XVI. La passione collezionistica, complice l’amicizia con il triestino Bruno Pincherle, era nata durante i mesi di detenzione nel campo di prigionia per ebrei e dissidenti politici di Urbisaglia tra il 1940 e il 1941. Fu però dopo la Guerra che quell’iniziale esigua raccolta fu rapidamente incrementata grazie anche alla consulenza di antiquari e librai di fama mondiale. Ciò permise di rastrellare esemplari di straordinaria rarità e prestigio, alcuni dei quali addirittura unici, come l’edizione quattrocentesca Bradiamonte sorella di Rinaldo, [Firenze, Lorenzo Morgiani e Johannes Petri, c. 1492]. Ma è intorno ad Ariosto che Bonfiglioli radunò una collezione per certi versi irripetibile, che comprendeva pressoché tutte le edizioni a stampa, a cominciare (unico al mondo) dalle tre prime edizioni del poema (1516, la rarissima del 1521 e quella del 1532). Se la raccolta ariostesca, a parte alcuni esili frammenti, sembra irrimediabilmente dispersa (le tre prime edizioni sono probabilmente in mani private), dalla Beinecke Library dell’ Università di Yale riaffiora invece un sostanzioso nucleo di oltre 400 rarissime edizioni quattro-cinquecentesche di argomento cavalleresco o stampate da Niccolò Zoppino che concorre a ricostruire, a posteriori, una delle più affascinanti collezioni private del secolo scorso, di cui l’Italia non può che rimpiangere la perdita.
Per informazioni
Le edizioni greche di Aldo Manuzio e i suoi collaboratori greci (c. 1495 – 1515)
Fino al 24 ottobre 2016
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana
La Biblioteca Nazionale Marciana, in collaborazione con la Fondazione Aikaterini Laskaridis propone questa mostra con l’intento di far conoscere ad un pubblico più vasto il contributo dato alla letteratura greca dal famoso letterato ed editore, presentando tutte le edizioni greche che pubblicò durante la sua vita. Aldo ha inaugurato la sua attività nel 1495, ritenendo che la lingua e la letteratura greca dovessero essere conosciute da un sempre maggior pubblico. Egli stesso ebbe a dire: “In che modo chi non conosce la lingua greca può imitare gli scrittori greci che sono i più dotti in ogni campo del sapere? Da essi infatti è derivato tutto ciò che è degno di lode nella lingua latina.” Per celebrare il Cinquecentesimo anniversario della morte di Aldo Manuzio, la Fondazione Aikaterini Laskaridis ha pubblicato un volume in onore del grande editore, curato da Konstantinos Sp. Staikos con introduzione di Stephanos Kaklamanis. L’edizione ha posto l’attenzione sui collaboratori greci di Aldo, come Arsenio Aristobulo Apostolio e Marco Musuro, che lo accompagnarono fin dai suoi primi passi nel mondo della stampa e dell’editoria. La Biblioteca Storica della Fondazione Aikaterini Laskaridis è una delle più ricche biblioteche del mondo greco e custodisce incunaboli e altre edizioni antiche che coprono quasi l’intera letteratura greca classica e bizantina; a Venezia espone la sua ricca collezione di Aldine greche, che consta di 38 esemplari, alle quali sono state aggiunte, per completezza, alcune possedute dalla Marciana e alcune provenienti dalla Biblioteca della Alexander S. Onassis Public Benefit Foundation.
C’era una volta… il libro. Mostra mercato dedicata all’antiquariato librario e al collezionismo cartaceo
19-20 novembre 2016
Fiera di Cesena
Mostra mercato dedicata a libri antichi, rari ed esauriti, stampe e cartografia; l’evento si inserisce nel contesto della mostra mercato “C’era una volta… Antiquariato”, presentandosi come un’ edizione speciale dove accanto al consueto grand marché (costituito da oltre 250 espositori di merceologia mista) un’area ad hoc sarà allestita per accogliere librerie specializzate e operatori nel campo della stampa antica e della cartografia.
Per informazioni
www.ceraunavoltantiquariato.it
Le Theatre d’Italie. Viaggio in Italia attraverso le rarità bibliografiche della collezione Nocivelli
Novembre 2016 – Gennaio 2017
Lonato del Garda, Palazzo Zambelli
Questo primo ciclo di conversazioni curate da Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) permette di approfondire alcuni aspetti dell’eccezionale collezione libraria di Luigi Nocivelli, depositata dal 2011 presso la biblioteca della Fondazione Ugo Da Como, a Lonato del Garda. Le città di Brescia, Venezia e Roma costituiranno lo spunto per l’avvio di un percorso che intreccerà storia, storia della cultura, storia del collezionismo, attraverso la considerazione di alcune rarità scelte dal Cav. Luigi Nocivelli per la sua biblioteca.
Programma:
§ Sabato 26 novembre 2016, ore 17
Fide, ferro et opibus florens. Brescia città di frontiera e i suoi edifici
§ Sabato 17 dicembre 2016, ore 17
Finché non mi sono saziato dello spettacolo di questa città. Venezia nelle vedute a stampa
§ Sabato 21 gennaio 2017, ore 17
Ogni frammento è venerabile. Roma classica da Marliani a Piranesi
Per informazioni:
tel. 0309130060
1716-2016 Cielo e Terra: Silvestro Amanzio Moroncelli, i grandi globi del 1716 e la collezione cartografica della biblioteca Casanatense
Fino al 28 novembre 2016
Roma, Biblioteca Casanatense
Cosa c’è in Biblioteca - Strumenti e risorse per l’insegnamento dell’economia dal 1902 al 1930
Fino al 23 dicembre 2016
Milano, Biblioteca Università Bocconi
La mostra presenta una selezione di volumi conservati nella Biblioteca Bocconi, usati dalla sua fondazione fino agli anni ’30 come strumenti per la didattica. Dalle dispense ai manuali di materie oggi scomparse, ma allora fondamentali per lo studio superiore delle discipline commerciali, sino alle tesi di laurea, i pezzi esposti - unici per le loro specifiche caratteristiche - sono tutti piccoli segni concreti dell’importanza che la Biblioteca Bocconi ha sempre avuto per l’Università. Essi, inoltre, formano un originale quadro d’insieme dal quale emergono anche i dettagli delle vite di coloro che in quegli anni hanno compiuto qui la propria formazione.
Per informazioni
tel. 0258365102
Ad usum fratris... Miniature nei manoscritti laurenziani di Santa Croce (secc. XI-XIII)
Fino al 5 gennaio 2017
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
La mostra presenta una selezione tratta dai 734 codici della biblioteca del Convento francescano di Santa Croce, pervenuta in Biblioteca Laurenziana nel 1766 per decreto del granduca Pietro Leopoldo. Sono esposti 53 manoscritti fra i più antichi, miniati fra l’XI e il XIII secolo nell’Italia centro-settentrionale. La mostra è articolata in sezioni che riflettono la disposizione dei libri nella biblioteca francescana almeno a partire dal Quattrocento. Attraverso le illustrazioni di questi volumi si intende ricomporre ed evidenziare il contributo dato dai francescani fiorentini alla cultura figurativa fiorentina fra Due e Trecento anche attraverso la ricchezza e molteplicità dei libri miniati da essi riuniti in quella che fu probabilmente la più importante biblioteca formata a Firenze fra Due e Trecento.
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anno accademico che si apre è, come spesso accade, denso di appuntamenti promossi dal CRELEB: il pomeriggio di studi a Palazzolo dedicato al fondo Lanfranchi, il ciclo di incontri “Il sabato del bibliofilo” alla Braidense, la mattina di studi su Vincenzo Busdraghi a Lucca, il Seminario di Alta Formazione dedicato alla Metodologia della ricerca in discipline umanistiche e bibliografiche a Lonato e Brescia, Engaging the reader quest’anno dedicato a “L’alba di un nuovo lettore: modi e forme della lettura”. Un calendario ricco, con decine di relatori, nel quale lo sforzo di proporre contenuti validi su molti temi e secondo assai diverse modalità comunicative è sempre massimo, considerando che il Centro di Ricerca non ha una propria dotazione finanziaria e nessun dipendente… A coronare questo indefesso impegno c’è però sempre l’ esperienza a Gerusalemme, che a oggi, per come è andata sviluppandosi nel tempo, costituisce il punto certo più alto e grave dell’intero lavoro del CRELEB. Alto per l’importanza dell’impresa di valorizzare il patrimonio librario prezioso della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme, grave non solo per la fatica, l’onere e la responsabilità circa i molti giovani (ormai una trentina) che vi si sono o vi sono implicati, ma per l’importanza che tale impegno ha nel costituire un reale luogo di dialogo e incontro tra mondi diversi (quello cristiano, quello ebraico, quello musulmano), tra realtà tra loro altrimenti parallele (le diverse confessioni cristiane presenti a Gerusalemme), tra comunità che raramente interagiscono (i tanti gruppi e famiglie religiose cattolici insediati in città). Questo è il compito che il nuovo Custode di Terra Santa, p. Francesco Patton ci ha rinnovato, in continua sinergia con l’ATS (Associazione pro Terra Sancta). Per questo guardiamo con grande attenzione alla duplice iniziativa che si svolgerà presso la Custodia di Terra Santa a Gerusalemme questo novembre. Nei giorni 8-10 si terrà infatti Ars artificialiter scribendi. Una mostra di edizioni quattrocentesche della Custodia Francescana di Terra Santa / Ars artificialiter scribendi. An exhibition of XVth Century Editions of the Franciscan Custody of the Holy Land il cui cataloghino bilingue e riccamente illustrato, con una premessa di Falk Eisermann, è in stampa in questi giorni. In contemporanea ci sarà però anche altro… Le cronache dei giornali riportano purtroppo spesso notizie sulla distruzione del patrimonio culturale mondiale: catastrofi naturali, incuria, furti, atti di guerra possono causare la perdita di opere d’arte, siti archeologici, libri e documenti. In quest’ottica, le biblioteche e le raccolte librarie devono mettere in atto forme di conservazione del loro patrimonio più prezioso. Prima ancora però di parlare di interventi materiali su libri e manoscritti (come il restauro), quei libri bisogna conoscerli e sapere che ci sono e cosa contengono. Il colloquio internazionale Catalogare per preservare e conoscere. Un itinerario internazionale fra i libri antichi di Gerusalemme / Cataloging for preservation and knowledge. An international itinerary through the ancient books of Jerusalem intende sviluppare tale idea nel particolare contesto della Città Santa. Si tratta di un primo incontro tra diverse realtà culturali presenti in città (mondo ebraico, palestinese, armeno e cattolico) per parlare dei vari aspetti della catalogazione di manoscritti, libri antichi, documenti. Sarà una prima occasione per conoscersi e conoscere cosa si sta facendo in proposito nelle diverse istituzioni culturali: un momento quindi di dialogo e condivisione tra personalità interessate a costruire momenti di comprensione e ascolto tra alcune delle molte identità presenti a Gerusalemme. Allora si intende l’ importante valore culturale di tale iniziativa. L’ incontro, interamente in inglese e programmato per il pomeriggio del 9 novembre prossimo, vedrà la presenza, oltre a diversi relatori locali, di Luisa López-Vidriero Abelló, direttrice della prestigiosa Real Biblioteca di Madrid, che parlerà del tema The knowledge of the book and the prospects of its valorization. Si tratta della scommessa finora più grave che il CRELEB si è assunto a Gerusalemme: speriamo che tutti i fili sottili di amicizia e collaborazione tessuti in questi anni portino i loro buoni frutti! – Montag
Bollettino trimestrale
di informazione sulla
storia del libro e delle
biblioteche in Italia
numero 039, settembre 2016
(chiuso il 19 settembre 2016)
ISBN 9788881327409
disponibile gratuitamente in formato PDF all’ indirizzo http://creleb.unicatt.it
a cura del
C.R.E.L.E.B. (Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca)
(Università Cattolica – Milano e Brescia)
comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Anna Giulia Cavagna, Pasquale Chistè, Giuseppe Frasso, Arnaldo Ganda, Ugo Rozzo
redazione: Marco Callegari, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Fausto Lincio, Giancarlo Petrella, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Francesca Turrisi, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa
contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it
edizioni CUSL – Milano
per informazioni: info@cusl.it