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Sommario
Le biblioteche degli
Archivi di Stato:
un patrimonio da esplorare
di Francesca Nepori……..….………......p. 1
La vignetta…………………………….…….…..p. 48
Postscriptum…………………………………..p. 48
Le
Biblioteche degli Archivi di Stato:
un patrimonio da esplorare
di Francesca Nepori
I |
l 24 febbraio 1999 ha avuto luogo nella Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma una Giornata di studi dedicata alle biblioteche d’Archivio, in particolare a quelle degli archivi statali. Queste biblioteche, per tipologia e per le norme che le regolano, custodiscono patrimoni librari in molti casi ancora sconosciuti nonostante da quel lontano 1999 molti passi avanti siano stati compiuti in termini di catalogazione e valorizzazione. Le biblioteche degli Archivi di Stato afferiscono – come gli Istituti che le custodiscono – alla Direzione Generale Archivi e il regolamento, tuttora in vigore, risale al 1911 (R.D. 2 ottobre 1911, n. 1163, in particolare gli articoli 108-110). Se nell’art. 108 troviamo indicata la funzione: «La biblioteca serve specialmente agli impiegati dell’archivio: però gli studiosi possono chiedere nella sala di studio i libri necessari alle loro ricerche», l’art. 109 si sofferma sul patrimonio librario: «Il ministero invia a ciascun archivio la raccolta degli atti del Governo, la Gazzetta ufficiale del Regno ed un esemplare di tutte le pubblicazioni sugli archivi fatte a spese dello Stato, nonché i bollettini e gli elenchi della Consulta araldica», così come l’art. 110 chiarisce le norme sul prestito e la consultazione: «Nessun libro può essere portato fuori dell’archivio, tranne che per oggetto di studio personale, dagli impiegati dell’archivio e sotto la responsabilità del sopraintendente o direttore. Di ogni libro che si ottiene di consultare deve essere data ricevuta, che sarà restituita dal bibliotecario, quando l’opera gli verrà riconsegnata; la restituzione dei libri dovrà avere luogo, in ogni caso, entro due mesi dalla consegna». Un aggiornamento è avvenuto con le linee guida della Circolare n. 249 del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali del 26 novembre 1997, Regolamento delle biblioteche degli Istituti archivistici, in cui vengono fornite indicazioni sulla ammissione (utenti maggiorenni che hanno già compilato la domanda di accesso alla Sala Studio), sulla consultazione, sulla distribuzione, sul prestito, sulle riproduzioni. Chiude le Linee Guida la parte relativa alle sanzioni in caso di danneggiamento o furto. Il ruolo che le norme vigenti assegnano alle biblioteche d’Archivio è finalizzato dunque al supporto dell’attività istituzionale dei funzionari archivistici; ciò significa che non è consentito il prestito esterno se non agli stessi archivisti e che le raccolte librarie sono concentrate sulla storia amministrativa e locale e sulla formazione professionale; pubblicazioni, dunque, che permettono agli operatori del settore di avere le cognizioni necessarie sui fondi ai fini del riordinamento e dell’inventariazione. Già queste poche considerazioni aiutano a chiarire la particolarità delle biblioteche archivistiche statali che in molti casi (e i cataloghi lo confermano) possiedono opere di difficile reperimento trattandosi spesso di pubblicazioni che le biblioteche civiche del territorio non prevedono nei loro piani di acquisto. A queste raccolte, strettamente legate alla mission della biblioteca d’istituto, si debbono aggiungere le raccolte librarie che sono giunte in Archivio a seguito di versamenti, dunque unitamente ai fondi archivistici di enti periferici dello Stato (per esempio le biblioteche delle Avvocature di Stato, delle Corti d’Appello, dei Provveditorati agli Studi), o a seguito di donazioni di collezioni private (in molti casi assieme all’archivio familiare viene donata la biblioteca), per non tacere le biblioteche degli uffici soppressi degli Stati preunitari. Interessanti poi sono i casi, alquanto frequenti, di incremento dovuto alle donazioni librarie degli ex direttori degli istituti archivistici così come le donazioni volute da personaggi, per la maggior parte storici o docenti universitari di archivistica e materie affini (paleografia, sfragistica, ecc.), che hanno avuto un rapporto molto stretto con l’Archivio di Stato del territorio. Situazioni particolari si registrano, infine, in alcuni istituti archivistici che conservano le biblioteche delle case editrici a seguito di deposito o donazione dell’archivio dell’impresa o casi ancor più rari di raccolte di cataloghi di librai antiquari, strumenti indispensabili per esercitare le funzioni di tutela o per reperire sul mercato opere di storia locale. Se queste sono le casistiche, senza alcuna pretesa di esaustività, delle raccolte che possono essere presenti negli Archivi di Stato, patrimonio librario che attende, spesso, di essere oggetto di campagne di catalogazione mirate per mancanza di personale qualificato e inquadrato nel ruolo di bibliotecario, è importante sottolineare tutto un universo sotterraneo di pubblicazioni, quali opuscoli, manifesti, bandi, fogli volanti, decreti, ordini, gride, che si trovano frammiste ai fondi archivistici stessi, conservate all’interno dei faldoni e delle carte documentarie. Si tratta di materiale minore spesso prodotto in ancien regime da ducati, principati e vescovadi, il cui valore, come ben sanno gli addetti ai lavori, aumenta proprio in virtù della sua caducità. Ma non basta. Pensiamo, per esempio, alle pubblicazioni degli enti sanitari (istituti di beneficenza, ospedali, case di cura, manicomi, congregazioni di carità) che forniscono ragguagli di tipo statistico sugli accessi alle strutture di ricovero, all’implemento delle rette e altri dati gestionali, o alle edizioni scolastiche (in alcuni casi veri e propri sussidiari) dei Provveditorati agli Studi, alle piccole e curiose pubblicazioni degli enti radiofonici, alle pubblicazioni delle associazioni operaie, di mutuo soccorso, delle camere del lavoro, delle accademie musicali e dello spettacolo, per non dimenticare i cataloghi editoriali e di antiquariato librario che venivano regolarmente inviati (una pratica che si è persa purtroppo) agli istituti archivistici. Su quest’ultimo punto mi preme evidenziare i cataloghi editoriali e del commercio librario antiquario conservati negli Archivi delle allora Soprintendenze Bibliografiche, istituite con il R.D. n. 2074 del 19 ottobre del 1919 e le cui competenze furono trasferite alle Regioni negli anni 1972-1977 e che oggi vengono svolte, relativamente alla tutela e conservazione, dalle Soprintendenze Archivistiche e Bibliografiche. Analizzando i pochi inventari pubblicati (Liguria, Toscana, Emilia-Romagna) è possibile individuare tutta un'interessante serie di cataloghi editoriali e di librai antiquari del territorio per la maggior parte sconosciuti ai maggiori cataloghi nazionali, per non parlare del nutrito carteggio che le varie Soprintendenze istituivano con i commercianti librari per le opportune funzioni di tutela e per esercitare il diritto di prelazione. E ancora: tipologie librarie che meriterebbero particolare attenzione sono tutte quelle pubblicazioni, dagli opuscoli divulgativi dei partiti politici clandestini alla copia d’obbligo (delle tre inviate) che le case editrici dovevano consegnare per superare il visto della censura, – soprattutto dopo la circolare 442/9532 del 3 aprile 1934 che istituiva un Ufficio Stampa del Prefetto –, che si trovano conservate nei fondi delle Prefetture, sotto la categoria XII Difesa dello Stato del titolario di classificazione del 1940. Se, in alcuni casi, si è provveduto a estrapolare questo materiale dal fondo di provenienza (con gli opportuni rimandi alla busta in cui era conservata), per permettere un agevole recupero della pubblicazione catalogata e collocata in una sezione speciale della biblioteca, nella maggior parte delle situazioni questo materiale minore si trova ancora celato nei depositi archivistici e non è stato ancora né inventariato né tantomeno catalogato. Ci troviamo di fronte a un complesso librario eterogeneo che necessiterebbe di campagne di catalogazione mirate e di studi specialistici valorizzandone in tal modo le potenzialità dal punto di vista storico editoriale. Spesso questo mondo editoriale viene segnalato in maniera approssimativa negli inventari non permettendo quel recupero dell’informazione che soltanto una catalogazione bibliografica è in grado di assicurare (non a caso si usano distintamente i termini “inventariazione” per gli archivi e “catalogazione” per le biblioteche). Infine è bene sottolineare come all’interno dei vari fondi archivistici si trovino non di rado elenchi di libri, inventari e cataloghi di biblioteche che a seguito di soppressione dell’ente (pensiamo alle congregazioni ecclesiastiche), per lascito testamentario (e il progetto RICABIM ne è una notevole testimonianza), o per donazione si trovano all’interno di serie documentari e come ebbe a sottolineare Savino in un articolo sulle biblioteche medievali: «La funzione degli inventari è quella di ogni fonte documentaria, cioè la pezza d’appoggio di una verità storica da cercare, scoprire e spiegare». Un’ultima segnalazione che si trova al limite dell’argomento intrapreso ma che desidero sottoporre ai lettori dell’«Almanacco Bibliografico»: se le modalità di accesso librario a seguito di versamento, o deposito archivistico permettono un introito non preventivamente calcolato (non è chiaro fino alla fase dell’inventariazione analitica che cosa possa custodire dal punto di vista editoriale un fondo documentario), diverso è il caso dell’acquisto mirato. Negli ultimi decenni gli Archivi di Stato sono stati esclusi da accreditamenti che permettessero di acquisire pubblicazioni necessarie e di supporto all’attività istituzionale dei funzionari archivistici né tantomeno di acquistare strumenti lessicografici, tematici, monografie storiche e locali indispensabili per studiare la documentazione da riordinare e inventariare. Il cambio di rotta è avvenuto negli ultimi due anni con il decreto ministeriale a sostegno del libro e dell’intera filiera dell’editoria libraria che ha permesso alle biblioteche degli Archivi di Stato di aggiornare collane, di completare opere in più volumi la cui pubblicazione si è dilatata negli anni (si pensi al Dizionario Biografico degli Italiani) e di comperare pubblicazioni di storia contemporanea così come testi di aggiornamento per gli operatori del settore. Si spera, ma la situazione del personale del Ministero della Cultura è a dir poco drammatica, che venga finalmente contemplata nell’organico archivistico la figura del funzionario bibliotecario (mansione solitamente svolta da personale amministrativo con poche competenze in materia o addirittura da personale addetto alla movimentazione e alla vigilanza con scarsa dimestichezza con i più diffusi software di catalogazione), anche se ad oggi forse si rende quanto mai necessario implementare il numero degli archivisti negli Archivi di Stato e dei bibliotecari nelle Biblioteche Statali.
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060-A Biblioteca (La) di Leonardo, a cura di Carlo Vecce, Firenze, Giunti, 2021, pp. 549, ill. col., ISBN 978-88-09-89778-6, € 90. La pubblicazione, realizzata dal Museo Galileo di Firenze, ha il non facile compito di ricostruire virtualmente e concettualmente la biblioteca di una grande personalità versatile e polimorfica quale quella di Leonardo da Vinci, uno dei simboli indiscussi del Rinascimento e insieme personaggio lontano da un’educazione umanistica nel senso classico del termine. In un vol. elegante e di grande formato (scelta che pare ammiccare idealmente all’atlantismo codicologico leonardesco), Carlo Vecce ha orchestrato un gruppo di studiosi che, partendo dalle liste di libri elencati in più luoghi da Leonardo stesso, ha fornito oltre duecento schede di opere, mss. e a stampa, che il vinciano avrebbe posseduto, consultato, letto e citato, affiancate da immagini tratte da queste ultime e dai disegni del celebre lettore, indizi ovviamente irrinunciabili anche in questo tipo di ricerca. Impressiona la ricca messe di «altori» (autori) che avrebbero costituito questa biblioteca, dove scienza, letteratura, classicità, medioevo e modernità, arti e ingegneria si fondevano, rispecchiando l ’universalità degli interessi leonardeschi. Per orientarsi, pertanto, è prezioso lo studio introduttivo del curatore (pp. 11-57), che fornisce una prospettiva chiara e preziosa: in queste pagine, le vicende biografiche e gli interessi del vinciano seguono i viaggi dei suoi voll., le sue letture, la sua curiosità verso la materialità della produzione libraria, l’evoluzione “umanistica” del suo rapporto con le pagine scritte, la sua volontà di apprendere da queste partendo da una condizione di omo sanza lettere. Forti di quest’introduzione, le schede trattano la storia delle singole opere, ripercorrono le loro tracce in Leonardo e, laddove possibile, forniscono un’identificazione più o meno specifica dell’edizione o della fonte ms. consultata e/o posseduta da quest’ultimo (pp. 67-451). In aggiunta a ciò, il vol. dialoga, anzi «va utilizzato […] in parallelo» (p. 8) – aspetto che rende ancor più interessante il progetto – con una biblioteca digitale, presentata da Stefano Casati e Adele Pocci alle pp. 467-71, che propone un database interrogabile secondo più parametri, ricco di fotografie e dotato di collegamenti interni ed esterni a fonti storico-bibliografiche digitali. In tal modo, gli strumenti si sdoppierebbero, con la volontà di sfruttare al meglio le caratteristiche proprie di ciascuno: il cartaceo contiene lo studio introduttivo, schede più corpose, un’appendice e molte citazioni di studi precedenti; il sito è più votato a quel tipo di ricerca e navigazione cui gli strumenti digitali umanistici e bibliografici ci stanno abituando, dando all’utente la possibilità di interrogare e selezionare le schede secondo i criteri a lui più congeniali, nonché di visualizzare un vero e proprio albero genealogico tra le opere e le cc. leonardesche che le citano, grazie a una mappa delle relazioni. In questo sforzo, certo virtuoso, di un dialogo tra cartaceo e digitale, si registra forse uno sbilanciamento verso il digitale, se si considera il punto di vista di chi fosse interessato maggiormente alla biblioteca in quanto collezione di “oggetti libro” di Leonardo. A causa di criteri probabilmente riconducibili alla volontà di non creare due gemelli diversi, si avverte personalmente l’assenza di un richiamo, per es., numerico tra scheda on line e cartacea (le schede stampate non sono numerate così come quelle on line non hanno un identificativo), laddove s’è preferito far condivider loro un ordinamento puramente alfabetico per a. o per opera. La scelta è sì funzionale ma un po’ sospende la percezione di un dialogo tra le due parti di questo progetto: d’altronde, in generale, è vero che i due formati nascono per essere uno il completamento dell’altro, ma la sensazione è che un utente non avvezzo li debba tenere sempre sott’occhio entrambi per capire come questi si integrino, mentre si sarebbe potuto guidarlo a percepire come limitata la sola consultazione o del vol. o del sito (anche perché, se così non fosse, perché creare il doppio strumento?). Nel cartaceo, inoltre, si è prediletta una forma discorsiva che ingloba la spiegazione di eventuali identificazioni più o meno precise della fonte a stampa o ms. posseduta e/o letta da Leonardo (sia essa indicata o meno anche nelle intestazioni delle schede): in questo caso, per es., sarebbe stato auspicabile isolare visivamente i paragrafi interessati, senza incorrere peraltro nel rischio di frapporsi alla risorsa digitale. Coerente con la consapevolezza delle potenzialità offerte dal sito nell’organizzazione dei dati, invece, è stata la scelta di stampare il solo indice dei nomi a cura di Giovanni De Vita (pp. 539-49). Si segnalano, infine, la ricchezza della bibliografia complessivamente raccolta alle pp. 473-538, redatta da Laura Manzoni sotto la direzione scientifica di Mauro Guerrini, e un contributo di quest’ultimo dal titolo Le “biblioteche” di Leonardo (pp. 455-65), su raccolte librarie e progetti legati alla figura di Leonardo da Vinci. Nel suo complesso, il vol. è quindi un rigoroso, ricco e importante passo negli studi su Leonardo, sulla storia delle biblioteche e della cultura nel Rinascimento, nonché un’interessante prova di convivenza tra strumenti cartacei e Digital Humanities. – S.C.
060-B Calendriers d’Europe et d’Asie. De l’Antiquité à la diffusion de l’imprimerie, études réunies par Alain Arrault – Olivier Guyotjeannin – Perrine Mane, Paris, École nationale des Chartes, 2021 (Matériaux pour l’histoire, 11), pp. 342, ill. col., ISBN 9782357231597, € 49. Questo vol. deriva dagli interventi tenuti durante due giornate di studio effettuate nel 2016 e soprattutto nell'ambito di un colloquio internazionale organizzato nel 2017 dall’École nationale des Chartes e dall’École des hautes études en sciences sociales, il cui scopo era di stimolare la ricerca in un settore esplorato nel passato soprattutto riguardo agli aspetti astronomici e matematici. I calendari utilizzati dalle grandi civiltà sono oggi relativamente noti, grazie all’attenzione di studiosi (tra cui storici, archeologi, storici della scienza, astronomi) che hanno cercato di tradurre nello standard attuale i passati modelli dell’organizzazione del tempo, spesso lacunosi e difficilmente intelligibili. Questi erano legati ai cicli naturali, in primis il corso apparente nel cielo dei corpi celesti maggiori (Sole e Luna) e la successione delle stagioni, dalla cui osservazione vennero ricavati dati complessi che dovettero essere trasposti in strumenti atti alla consultazione e alla conservazione futura delle informazioni. Scarsa considerazione è stata data al calendario inteso come oggetto materiale, lo strumento pratico utilizzato quotidianamente per “abitare il tempo”, per prevederlo e in qualche modo controllarlo, presente negli spazi privati e pubblici di tutte le società. Non a caso questa tipologia di materiali non è stata oggetto di studi miranti alla creazione di un corpus unico, in grado di offrire una visione d’insieme. Frutto di una ricerca collettiva condotta dall’École des Hautes Etudes en Sciences Sociales, dall’École française d'Extrême-Orient e dall’École nationale des chartes, le ricerche presentate in questo vol. coprono ampi orizzonti culturali e geografici e permettono di esaminare e confrontare le notevoli diversità con cui sono stati realizzati questi oggetti. I curatori hanno scelto una impostazione di tipo comparativistico, andando dall’ Europa all’Estremo Oriente e cercando di non trascurare – non senza difficoltà, come sottolineato nell’introduzione all’opera – anche le aree di influenza araba e bizantina con una commistione di generi differenti di manufatti che sono stati realizzati con tecniche diverse: da quelli scritti a mano o incisi dell’Europa antica e medievale, ai calendari trovati nelle tombe e nelle grotte della Cina prodotti tra il III secolo a.C. e il X secolo dopo la nostra era, o quelli progettati in Giappone dal VII secolo a.C. al XV secolo e successivamente nel sud e sud-est asiatico. L’esame di tali materiali provenienti da zone geografiche e culturali non omogenee fa riflettere sulle modalità della diffusione delle conoscenze astronomiche di un ristretto gruppo di sapienti tra il resto della popolazione e di come tali conoscenze siano state fatte proprie, utilizzate e anche manipolate per usi alternativi a quelli presentati dalla scienza ufficiale nei trattati e nei manuali. Grazie alle particolari tracce di utilizzo lasciate dai proprietari (come l’aggiunta di tabelle, annotazioni, disegni) il calendario può essere ricondotto a pieno titolo all’interno di quella che viene denominata Storia sociale, in quanto nasce come strumento fornito dalle autorità politiche locali con alto contenuto normativo, ma che viene poi modificato da chi lo usa per scopi alternativi a quelli originali, segno ancor più evidente del suo successo. Un esempio evidente è l’applicazione tramite i calendari delle previsioni di natura astrologica, modulate a seconda dei cambiamenti delle posizioni degli astri nei diversi momenti dell’anno, oppure l’uso, che ne viene fatto anche oggi, per la registrazione di fatti e avvenimenti, da quelli di tipo più personale a quelli che riguardano nazioni intere. Anche il rapporto tra testo e illustrazione occupa nel calendario un posto centrale: raffigurazioni dello Zodiaco, delle stagioni, dei mesi, del Sole, della Luna, delle comete etc. diventano col tempo sempre più comuni, adeguandosi al gusto e alle esigenze degli utilizzatori. Con l’avvento della stampa si svilupperanno nuovi usi e nuove manipolazioni a partire soprattutto dal XVI secolo, in cui diventerà un vettore di propaganda nelle lotte ideologiche che caratterizzeranno la storia moderna. Il vol. si apre con una sezione dedicata al rapporto tra i calendari e le immagini, che raccoglie saggi sul mondo romano-imperiale (Valérie Huet, Les images de fêtes dans les calendries romains en images (fin IIe – milieu IVe siècle apr. J.-C.), pp. 11-29) e sull’Europa medievale e moderna (Olivier Guyotjeannin, De signes et d'images. Les «calendriers des illetrés» dans l’Europe latine médiévale et moderne, pp. 31-46). Segue una sezione sui calendari nell’uso quotidiano con un saggio sulla Cina dell’inizio del periodo imperiale (Daniel Patrick Morgan, Les derniers jours du défunt. L’empire et l’individu vus à travers les calendriers provenant des tombes du début de la Chine impériale, pp. 49-70), della Cina medievale (Alain Arrault, Les activités quotidiennes dans les calendriers de la Chine médiévale, pp. 71-104) e del Giappone tra VIII e XI secolo (Gerhard Leinss, The conversion of a state calendar into a personal diary: on a new function of the Chinese calendar emerging in Japan between the 8th and 11th centuries, pp. 105-22). Ai calendari “savants” è dedicata la terza sezione, in cui vengono analizzati materiali provenienti da civiltà differenti, quale quella bizantina (Jean Lempire, Calendriers et astronomie dans le monde byzantin, pp. 125-41), del buddismo thai (Gregory Kourilsky, Jours propices, jours funestes. Les calendriers traditionnels en milieu bouddhiste thai, pp. 143-67), europea del XV secolo (Alexandre Tur, Éphémérides, almanachs et prédictions annuelles: les calendriersastrologiques dans l’Europe du XVe siècle, pp. 169-89) e della Malesia (Farouk Yahya, The Ketike Lima (Five Times): a Malay form of chronomancy, pp. 191-217). La sezione successiva riguarda il rapporto tra i calendari e la natura, a partire dalla civiltà dell’antico Egitto (Catherine Chadefaud, Activités rurales, crue du Nil et calendrier en Ègypte, de l'Ancien Empire à l'époque gréco-romaine (2800 av. J.-C.-IVe siècle apr. J.-C.), pp. 221-37), passando per la civiltà cinese (Li Guoqiang, Élaboration des systèmes phénologiques dans les calendriers chinois (XIIIe siècle AEC - IIe siècle EC), pp. 239-79) fino all’Europa medievale (Perrine Mane, Calendriers et nature dans l’Occident médiéval, pp. 281-300). Chiude l’opera una sezione dedicata ai primi calendari realizzati con la stampa a caratteri mobili (Christine Bénévent, Usages et fonctions des calendriers aux premiers temps de l’imprimerie en Europe: l’exemple de quelques livres d’Heures incunables parisiens, pp. 303-22). Seguono poi i riassunti dei singoli saggi (pp. 325-30) e un indice generale (pp. 331-9). – M.C.
060-C Dante e la Divina Commedia in Emilia Romagna. Testimonianze dantesche negli archivi e nelle biblioteche, a cura di Gabriella Albanese – Sandro Bertelli – Paolo Pontari, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2021, pp. 416, ill. col., ISBN 9788836648207, € 37. Quest’anno sono state diverse le iniziative organizzate per celebrare il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri. In ambito bibliografico sono state allestite svariate esposizioni di collezioni, pubbliche e private, di materiale dantesco, con la Commedia vera e propria protagonista. La tradizione del Poema, solo restando nei territori italiani, conta infatti circa 700 mss. superstiti, tra completi, mutili e frammenti, la maggior parte di questi di area toscana, perlopiù fiorentina. Più consistente è invece la tradizione a stampa composta da poco più di 800 edizioni italiane dal XV secolo ai giorni nostri. L’edizione di Foligno del 1472 ha aperto la strada ai 15 incunaboli a oggi conosciuti e ha anticipato di 9 anni la prima fiorentina, pubblicata nel 1481 con il commento di Cristoforo Landino e una serie di incisioni ricavate dai disegni di Sandro Botticelli. Più numerose le cinquecentine (29), di cui non si può non citare la celebre edizione aldina del 1502 (per l’anastatica Þ «AB» o60-005) e l’edizione veneziana di Giolito de’ Ferrari del 1555, la prima in cui compare l’aggettivo “divina” associato al titolo. Il XVII e il XVIII sono invece i secoli meno danteschi (solo 3 edizioni per il ’600, circa una ventina per il ’700), mentre una straordinaria ripresa editoriale è avvenuta tra XIX e XX secolo, con la pubblicazione anche dei primi lavori di una certa rilevanza filologica. Tra le esposizioni bibliografiche maggiormente degne di nota, dunque, l’Emilia-Romagna ha dedicato grandi sforzi con l’organizzazione di 14 mostre – alcune ancora in corso – in altrettante istituzioni pubbliche del territorio. Di questo significativo impegno culturale è stato inoltre pubblicato il catalogo che qui si presenta. Si tratta di un catalogo unico che illustra tutti i percorsi espositivi grazie alla suddivisione in altrettanti capitoli formati da un’introduzione e dalle schede firmate da alcuni tra i maggiori studiosi ed esperti di Dante e del patrimonio bibliografico. I cataloghi veri e propri sono preceduti da un apparato introduttivo di contributi lucidi ed esaurienti che toccano diversi argomenti come il rapporto del Sommo Poeta con diverse città emiliano-romagnole, per esempio Bologna (pp. XXIII-XXXII), Forlì e Ravenna (XXXIII-XLVI), le origini ferraresi di Dante (XCI-XCVIII) o ancora alcuni temi specifici come i manoscritti (XCIX-CX) o le edizioni illustrate (CXI-CXX) della Commedia conservati nelle istituzioni emiliane, per concludere con un itinerario degli incunaboli rintracciabili nei territori della regione (CXXXIII-CXLIII). Il catalogo vero e proprio si apre con la collezione della Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza (pp. 5-26), che conserva alcuni preziosi frammenti e manoscritti, tra cui spicca il Codice Landiano 190, datato intorno al 1336 e considerato il più antico testimone manoscritto della Commedia. Grande spazio è dedicato alle tre città più attive nell’organizzazione di mostre dantesche: Modena, con le esposizioni allestite all’Archivio di Stato (61-74) e alla Biblioteca Estense Universitaria (75-118), Bologna che vanta addirittura tre mostre all’Archivio di Stato (119-46), alla Biblioteca dell’Archiginnasio (147-68) e alla Biblioteca Universitaria (169-86), e Ravenna con una doppia iniziativa alla Biblioteca Classense (213-56) e al Centro Dantesco dei Frati minori conventuali (257-80). Degna di nota anche l’esposizione della Biblioteca Palatina di Parma, il cui catalogo (26-60) presenta anche la lussuosa edizione bodoniana del 1795 (di recente ripubblicata in edizione anastatica per i tipi di Gazzetta di Parma editore), vero gioiello tipografico della stamperia privata aperta da Bodoni nel 1790. Il catalogo prosegue poi con le schede delle esposizioni organizzate dalle biblioteche comunali di Imola (186-200), Ferrara (201-12), Forlì (281-90), dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena (291-316) e dalla Biblioteca civica Gambalunga di Rimini (317-25). Se uno dei contributi introduttivi è dedicato agli incunaboli danteschi emiliano-romagnoli, l’appendice espone invece un chiaro ed esaustivo percorso tra le cinquecentine e le editiones principes qui conservate, con relative schede catalografiche. Dunque, un’operazione editoriale di grande interesse culturale e bibliografico, anche grazie a un ottimo livello di analiticità delle schede, che di ogni esemplare presentano, oltre ai dati tipografici e ai riferimenti bibliografici, un’attenta descrizione e anche qualche notizia di carattere storico-editoriale. In chiusura un utilissimo censimento del patrimonio librario antico dantesco in Emilia-Romagna, bibliografia e indici. – P.S.
060-D Giancaspro (Mauro), Il morbo di Gutenberg, Napoli, Homo Scrivens, 2021, pp. 288, ISBN 978-88--327-8189-2, € 18. L’a. ha diretto per dieci anni la Biblioteca Nazionale di Cosenza e per diciannove anni è stato direttore della Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli. Durante il suo impegno lavorativo non ha mai smesso di scrivere e ha negli anni continuato a pubblicare volumi in cui l’amore per il libro è elemento fondante e stimolo continuo delle sue riflessioni. Nel 2001, per la napoletana L’Ancora del Mediterraneo, pubblica Leggere nuoce gravemente alla salute; nel 2005 tira fuori dal cassetto del suo surreale universo bibliografico E l’ottavo giorno creò il libro che affida a Cargo edizioni. Con l’editore napoletano Tullio Pironti pubblica Elogio del filobus (2004), Elogio della lettera anonima (2005), Elogio del recupero. Quasi un delirio (2014). E non si arresta: con la Grimaldi di Napoli pubblica L’odore dei libri. Fiabe e racconti per bibliofili (2007) e Un libro per piacere. Fiabe e racconti (2011), e la pièce teatrale L’importanza di essere un libro pubblicata per Liberilibri di Macerata nel 2006. Nel 2019 Al computer preferisco il nonno (Napoli, Homo Scrivens) e Il vecchio che parlava alle piante (Napoli, Alessandro Polidoro). Ma il suo primo debutto editoriale, forse sconosciuto ai più, è Introduzione allo studio della bibliografia (Cosenza, La meridiana, 1988) che raccoglie le lezioni tenute in occasione di corsi di formazione professionale patrocinati dall’Istituto per gli studi storici di Cosenza per conto dell’Amministrazione comunale di Rende. Il vol. Il morbo di Gutenberg – oggetto di questa recensione –, uscito dapprima nel 2003 per L’Ancora del Mediterraneo, ha fatto conoscere al grande pubblico l’ironia e la sagacia di Giancaspro, tanto che nel 2004 la stessa casa editrice ne pubblicò la terza edizione (la seconda uscì a pochi mesi di distanza dalla prima). E adesso, a circa vent’anni dalla princeps, Homo Scrivens ripropone l’opera al pubblico; al proposito si legga la postfazione Una malattia di successo di Aldo Putigliano, direttore della collana, che spiega le motivazioni della nuova edizione. Sia detto onestamente: non è semplice spiegare in poche parole il contenuto del libro e forse, sia concesso, non è neanche opportuno. Si tratta di un’opera sui generis, dove l’elemento semantico (i giochi di parole) e l’elemento sintattico (la costruzione delle frasi porta a veri e propri paradossi) s’intrecciano conducendo il lettore in un universo surreale in cui il libro diventa l’oggetto dei desideri ma anche delle ossessioni di bibliofili, bibliomani, bibliofagi, bibliofobi, biblioclasti. Un mondo, quello dei libri, popolato, da personaggi – gli esseri umani – che, una volta infettati dal morbo di Gutenberg per l’appunto, cercano ogni sistema per curarsi, per lenire l’irrefrenabile desiderio di comprare, cercare, possedere carta stampata. E ogni tentativo di guarigione è inutile in quanto il morbo di Gutenberg si annida nel profondo e debellarlo è praticamente impossibile in quanto sempre in agguato sono le varianti: «Uno dei veicoli principali del morbo è certamente la carta. La carta può essere posseduta tattilmente, occupa gli scaffali di casa, favorisce l’innocente esercizio di tutte le manie che il libro consente; può assumere compiti di rappresentare un uomo e il suo carattere attraverso il modo di sistemare sui palchetti una raccolta libraria, addirittura la scelta dei titoli e delle legature. La carta dei libri, anche per l’uso di particolari colle, abbinata a quella degli scaffali, sprigiona profumi che inebriano il bibliofilo e il bibliomane, i quali potrebbero, bendati, solo dall’odore distinguere una collezione libraria da un’altra. La carta, insomma, diffonde inesorabilmente tutte le forme della variante del Gutenberg A legate, come si vedrà, all’acquisizione, al possesso, alla conservazione, e alla gestione di tutto ciò che è stampato. La carta incamera tutti gli odori delle cose con le quali può trovarsi a contatto, assumendo personalizzazioni diverse da scaffale a scaffale, da un’ abitazione all’altra» (pp. 55-6). Dall’alto della sua lunga esperienza di funzionario bibliotecario prima, e di direttore di biblioteche nazionali poi, Giancaspro ha incontrato nella vita tanti personaggi assurdi, i bibliofili per l’appunto, accomunati dalla mania per il libro, per la carta, per la legatura, per l’edizione rara, per il possessore: «Facendo questo lavoro ho scoperto i danni gravissimi di un’ affezione patologica e psicologica: il morbo di Gutenberg» (p. 51). Osservandoli con occhio divertito, ma anche riconoscendo in sé stesso alcune delle patologie bibliofiliche, li ha rappresentati attraverso la malattia di cui sono affetti. Questa nuova edizione, a differenza della prima, è ampliata con un capitolo inedito dal titolo eloquente: L’incubo dei Girolamini. Nominato custode giudiziario in seguito al sequestro della Biblioteca Nazionale dei Girolamini, Giancaspro racconta la notte tra il 18 e il 19 aprile del 2012. Gli eventi sono squisitamente surreali, tutta la vicenda possiede i connotati dell’assurdità e lasciamo pertanto al lettore il piacere della scoperta. Tra l’incredulo e il disincantato, primo testimone oculare dello scempio perpetrato ai danni di una delle biblioteche più importanti d’Italia, Giancaspro riesce ancora una volta a farsi narratore d’eccezione senza falsi moralismi o ipocrite nostalgie. La morale è alla fine sempre la stessa: la realtà supera ogni fantasia. – Francesca Nepori
060-E Golvers (Noël), Johann Schreck Terrentius, SJ. His European Network and the Origins of the Jesuit Library in Peking, Turnhout, Brepols, 2020 (De diversis artibus, 107 [n. s. 70]), pp. 648, ill. b/n e col., ISBN 978-2-503-58143-9 (cartaceo) – 978-2-503-58144-6 (pdf), s.i.p. L’a., che si è occupato a più riprese della missione gesuitica in Cina nel XVII secolo indagando in particolare i punti di contatto fra il retroterra umanistico mitteleuropeo dei gesuiti e la cultura libraria del tardo impero Ming e del primo impero Qing – con pubblicazioni sul corpus astronomico di Ferdinand Verbiest e sulla circolazione del libro occidentale in Estremo Oriente (Þ «AB» 28-103 e 104) in tale contesto –, si focalizza ora sulla poliedrica figura del tedesco Johann Schreck Terrentius (Bingen, 1576-Pechino, 1630). L’instancabile viaggiatore dotato di un’erudizione non comune che gli valse il soprannome di “Terrentius” come l’enciclopedico a. romano Varrone, prima di entrare nella Compagnia di Gesù frequentò decine di Accademie europee e le personalità più in vista della Res publica litterarum. Il vol., frutto di ricerche condotte con rigore e non comuni capacità di analisi e sintesi, più che tracciare un profilo biografico dell’ affascinante personaggio ne riscostruisce la base culturale, enfatizzando la rete di relazioni e contatti sottesa alle sue acquisizioni bibliografiche. Cardine dell’intera ricostruzione storico-culturale è il biennio 1616-17, quando Terrentius fu associato al gesuita Nicolas Trigault nell’allestimento di un corredo di libri e strumenti scientifici da inviare in Cina a supporto della missione. A questo periodo risale una testimonianza mai valorizzata in questo senso, quale il libro dei conti dell’Officina Plantiniana ad Antwerp, dove Trigault e Terrentius acquistarono più di trecento libri. Il grosso della restante documentazione è costituito dal carteggio fra Terrentius e il botanico linceo Giovanni Faber (conservato nel fondo Faber della biblioteca Corsiniana di Roma), già noto, ma ora appositamente riesaminato dall’a. Questi dati vengono sapientemente messi in relazione con i libri superstiti, già patrimonio delle biblioteche delle missioni gesuitica e lazzarista a Pechino, confiscate attorno al 1950 e ora nella collezione Beitang della Biblioteca Nazionale Cinese. Dopo una breve prefazione, il vol. ricostruisce gli anni della formazione di Terrentius attraverso il tour europeo da Friburgo a Roma fino a Lisbona, dove nel 1618 il gesuita s’imbarcò per la Cina (cap. 1), la sua rete di contatti, ciascuno presentato in ordine alfabetico con un breve profilo biografico (cap. 2), i libri e gli strumenti da lui raccolti, comprensivi delle letture personali, dei 331 libri acquisiti ad Antwerp e di 75 libri contrassegnati dal motto “Missionis Sinensis”, reperiti nel fondo Beitang e direttamente riconducibili alla sua attività del 1616-17 (cap. 3), una valutazione delle sue sorprendenti competenze pluridisciplinari in medicina e mineralogia, botanica e matematica, astronomia e magnetismo, crittografia, linguistica ed enciclopedismo (cap. 4), e un giudizio sommativo sulla sua attività (cap. 5). Seguono sei appendici (la lista dei 416 libri della collezione Beitang che Trigault ricevette dal papa Paolo V; i documenti reperiti negli archivi dell’Officina Plantiniana; l’elenco analitico dei 75 libri con il motto citato; un catalogo delle edizioni Plantin-Moret acquistate per la missione; un necrologio di Terrentius; i riferimenti archivistici alle lettere del carteggio), una lista delle abbreviazioni, un indice dei nomi di persona (altri indici, che avrebbero appesantito il già corposo vol., sono intelligentemente pubblicati solo in rete), una bibliografia selettiva comprensiva di alcune testimonianze manoscritte e la lista delle illustrazioni, mappe, tavole e grafici che corredano il testo. – E.Gam.
060-F Gotico-Antiqua, Proto-Roman, Hybrid. 15th Century types between Gothic and Roman. Caractères du XVe siècle entre Gotique et Roman, edited by Christelle Kirchstetter – Thomas Huot-Marchand – Jérôme Knebusch, designed by Jérôme Knebusch, Pont-à-Mousson, École nationale supérieure d’art et de design Nancy – Atelier national de recherche typographique, 2021, pp. 470, ill. col., ISBN 978-2-37-896226-5, € 48. Che cosa succede quando si mettono insieme per un convegno (e per una mostra) esperti di tipografia, studiosi di paleografia e incunabolistica? Succede che riuniscono atti e catalogo in un unico vol. (in italiano e francese) che è quasi un’opera d’arte, tanto da venire premiato come Most Beautiful German Book Shortlist del 2021. Date le premesse, quindi, vale la pena spendere qualche parola sull’oggetto-libro. Copertina in tela con impressione di titolo bilingue, tagli in doppia colorazione blu e rosso (il rosso segnala il confine degli atti, il blu quello della mostra), un bel font gothic-revival (anzi, metà romano metà gotico: è il carattere “Almost” di cui si parla alle pp. 209-31), fotografie e illustrazioni ben curate (e anche ben stampate). Le prime 231 pagine contengono gli atti del Convegno omonimo tenutosi all’Atelier National de Recherche Typographique il 25 e 26 aprile 2019 con contributi di Olivier Deloignon (Photographic waverings remarks on printing incidents in the incunabulum period, pp. 21-42), Riccardo Olocco (Venice in the Early 1470s: the inceptions of Roman type and some odd alternatives, pp. 43-75), Martina Meier (Armando. A contemporary interpretation of the Subiaco typefaces by Sweynheim & Pannartz, pp. 77-86), Nikolaus Weichselbaumer e Mathias Seuret (Automatic font recognition and “in-between-fonts”, pp. 87-107), Alexis Faudot e Rafael Ribas (History through design: potential and objectives of reviving ancient typefaces, pp. 107-33), Dan Reynolds (Midolline, the most characteristic hybrid typeface between Nineteenth Century German type-founding, pp. 135-60), Christopher Burke (German hybrid typefaces 1900-14, pp. 161-79), Ferdinand P. Ulrich (Fanfare. The expressive blackletter grotesk from Berlin, pp. 181-208) e, in fine, Jérôme Knebusch (Almost. Note on the typeface used in this book, pp. 209-31), curatore della mostra (tenutasi tra il 25 aprile e il 17 maggio 2019 sempre all’Atelier National de Recherche Typographique) e del relativo catalogo che occupa la seconda parte del vol. (da p. 235 in avanti). Il tema del convegno, della mostra e dei relativi atti e catalogo è lo studio – coniugato secondo il proprium delle discipline di ciascun a. dei contributi – dei caratteri “ibridi”, cioè non romani e neanche gotici, nati nel XV secolo in Germania (e precisamente in Renania) insieme alla stampa, usati poi anche in Italia e Francia tra 1459 e 1482. Si tratta dei (quasi sconosciuti) caratteri “Gotico Antiqua”, sviluppatisi direttamente sulla base di quelli usat da Fust e Shöffer (nientemeno che i soci di Gutenberg!) nel 1459 per la pubblicazione del Rationale divinorum officiorum e arrivati, pur con le dovute modifiche e aggiornamenti, fino alla fine del XIX secolo (grazie agli inglesi Morris e Walker). Il bel vol. – che arriva a coronamento del programma di ricerca diretto dal 2016 da Jérôme Knebusch all’Atelier National de Recherche Typographique – riesce così a fare luce su una porzione (piccola, ma non insignificante) di storia della tipografia (e in particolare, degli incunaboli). Chiudono il vol. utili indici, biografie degli autori, una breve bibliografia sull’argomento e qualche immagine a piena pagina dell’allestimento della mostra – Ar.L.
060-G Latham (Martin), I racconti del librario, traduzione di Elena Cantoni – Carlo Capararo, Milano, Rizzoli, 2021, pp. 406, ISBN 9788817155717, € 19. Per apprendere delle vicende professionali di Martin Latham, librario per trent’anni alla Waterstones di Canterbury, occorre leggere l’ultimo capitolo dal titolo di Librerie, appunto, di questo vol. che propone uno zibaldone di racconti incentrati sulla «lettura privata» quale apertura a «nuove dimensioni interiori» e sul «rapporto appassionato con i libri reali» nella sua «connotazione sensuale», come la definiva Virginia Wolf. Latham, dopo il dottorato in Storia dell’India, mentre arrotondava il magro stipendio di docente a contratto della Hertfordshire University con altri impieghi, racconta di essere “inciampato” in quella che chiama “la sua vocazione” iniziando a lavorare nella nuova libreria di Stanley & McKay sulla King’s Road a Chelsea. Un incontro casuale, ma decisivo per la sua vita. La stessa casualità che governerebbe (secondo Latham) il pensiero («le idee non scaturiscono soltanto dal pensiero lineare») ma anche la frequentazione delle librerie, quando non è mirata all’acquisto di un determinato libro, ma guidata dalla serendipità (secondo quella che lui stesso chiama “legge di indeterminazione di Latham”): «le librerie allentano le fasce che stringono l’identità» perché «la giusta libreria, così come il giusto libro, ci rimanda all’infinito, con gli scaffali che svaniscono nell’oscurità per raggiungere idealmente un luogo» dove vivere un “senso di eternità”, uno “spazio interiore infinito”. Questo libro, dunque, non è solo un esempio di autobiografia tra le professioni del libro secondo la consolidata tradizione anglosassone, ma finisce col fornire un inusuale contributo alla storia del libro, delle librerie e della lettura nel mondo occidentale. Nel primo capitolo, Libri di consolazione, che costituisce l’archetipo di questo approccio, i protagonisti sono quei voll. che offrono conforto (in particolare nell’infanzia ma anche nei momenti difficili o decisivi dell’esistenza in genere), che rappresentano qualcosa di “forte”, di “totalmente personale”, “una vera e propria epifania” perché capaci di produrre «un’esplosione al rallentatore in un’area deserta dell’anima mai visitata prima». Questo ripiegamento in se stessi (spesso anche fisico, nel proprio cantuccio) rappresenta in molti casi una liberazione, un’espressione di libertà contro a quelle condizioni, lavorative o sociali, che tendono a limitarla, come suggerito nel secondo capitolo Leggere nelle avversità. Sono vari i racconti di lettori e lettrici impegnati nell’agricoltura o nell’industria, ma anche in lavori domestici che sono riusciti, soprattutto in età moderna e nei paesi del nord Europa più alfabetizzati, a dare libero sfogo alle emozioni scaturite dalla lettura silenziosa di racconti e romanzi più diversi, compresi i libri considerati di minor valore letterario, ai quali è dedicato il terzo capitolo, La strana potenza emotiva dei libri dozzinali. Con leggerezza, ma anche conoscenza degli studi accademici che solo recentemente hanno riconsiderato il ruolo nella storia della cultura mondiale di questo genere letterario, Latham riesce a evocare le ragioni della loro diffusione tramite l’esempio dei chapbook inglesi: libri brevi, economici e illustrati (in genere fiabe e miti) che «raccontavano storie di fantasmi, delitti, imprese cavalleresche e principesse addormentate, amanti sventurati e di misfatti, di miracoli e di prodigi», che spesso contenevano anche «poesie riprodotte abusivamente, compendi di romanzi, folclore e informazioni utili e venivano consultati da tutte le classi sociali», dando un contributo all’aumento del tasso di alfabetizzazione e «alimentando la spinta del cambiamento sociale». Con la stessa attenzione verso i più recenti e innovativi filoni di ricerca nella storia del commercio librario, il capitolo successivo (Allegri con il vento e con la pioggia venditori ambulanti di libri) prosegue in questa sorta di contestazione alla rigida dicotomia letteratura popolare versus letteratura elitaria nei secoli della stampa che hanno preceduto il postmodernismo, grazie ai racconti su decine di personaggi, di luoghi e di modi di commerciare diversi, talvolta istrionici: dai venditori ambulanti di libri, ai gestori di bancarelle in vari quartieri londinesi, o nelle più lontane isole scozzesi che hanno rivestito un ruolo importante nella storia della cultura scritta. Acquirenti in cerca di leggende, di storie religiose, di libri proibiti dalla censura, di scritti sovversivi o anche di rarità insperate (gli stessi moventi che hanno decretato per secoli il successo dei bouquinistes della Senna – cui è dedicato un capitolo – che rappresentano il più noto mercato all’aperto di libri capace di resistere anche alla rivoluzione urbana di Hausmann, quasi simbolico baluardo della serendipità di contro al razionalismo). La resilienza delle librerie cittadine, d’altra parte, da New York in età contemporanea (Caos organizzato: le librerie di New York) a Venezia nei primi secoli della stampa (Perché Venezia?), si può anche spiegare – secondo Latham – con la loro natura di ecosistemi urbani: cambiano forma ma la loro energia non si spegne, si sposta. L’a. anche nel racconto della pluralità dei modi in cui l’uomo si è rapportato fisicamente all’oggetto libro nel periodo della produzione amanuense (La vita ai margini. I misteri dei marginalia medievali) o dopo la diffusione della stampa (Segni di lettura), non nasconde la sua predilezione per ambiti di ricerca, come lo studio dei marginalia, poco considerati se non osteggiati dalla cultura accademica più istituzionalizzata (si veda anche il capitolo Sopravvivere alla Sorbona. I libri nell’ancien regime), e l’attenzione per ogni forma di “ingaggio guerrigliero con il testo” da parte dei lettori, della testimonianza del dialogo tra intelligenze ed emozioni scaturite da questo incontro. Un incontro che realizza il sogno di connessione che ogni essere umano ha nel profondo, e che i libri riescono a far realizzare; una connessione che si amplifica nei luoghi in cui questi connettori sono molti e organizzati su scaffali, per settori e compartimenti, nelle librerie come nelle biblioteche (Sogni di biblioteca): perché come insegnava Jung, che scoprì la relazione tra biblioteca e inconscio, trasposta in letteratura da Borges e Senbald, «gli scaffali di una biblioteca ricordano ed equivalgono al nostro io sconosciuto, lasciare andare la parte logica e razionale in un deposito di libro diviso in compartimenti è normale perché anche la nostra mente è divisa in compartimenti». È nell’ampio capitolo, dedicato alle Passioni private. I collezionisti, che il mix di approccio psicoanalitico e fervore sociologico raggiunge il suo apice: decine di storie su abitudini private, passioni, ossessioni e manie di singoli individui per i libri e sui libri dimostrano per il nostro a. come queste esistenze travalichino la sfera privata per diventare sogni, memorie di valore universale e monumenti perenni nella storia della cultura mondiale. Senza trascurare le ragioni, molteplici, all’origine del collezionismo in generale, piace la convinzione (e l’ottimismo) di Latham che quando l’oggetto della collezione è il libro, qualsiasi collezionista mette la sua mania al servizio di un futuro migliore per l’intera umanità. Per la segnalazione del vol. in lingua originale (The Bookseller’s Tale, [London], Penguin Book, 2020) Þ «AB» 059-128. – Tiziana Stagi
060-H Le Guillou (Yves), Topographie d’une bibliothèque. Le portrait par ses
livres d’un juriste dans la société parisienne du XVIIe siècle,
Genève, Droz, 2021 (Histoire et civilisation du livre, 39), pp. XIV+1144, ISBN 978-2-600-05739-4, s.i.p. Il robusto (sotto tutti i punti di vista) lavoro di Yves Le
Guillou conduce – grazie al ricorso a un ampio ventaglio di fonti soprattutto
archivistiche – all’interno della biblioteca, di taglio perlopiù giuridico e
storico (ma si noti una non infima, né ovvia, presenza di testi legati alla
Terra Santa), dell’avvocato al Parlamento di Parigi Julien Brodeau (1583-1653).
Una raccolta non di taglio collezionistico, ma di lavoro, si potrebbe dire di
servizio, che porta l’indagine dell’a. a ragionare su quanto una biblioteca di
questo tipo rispecchi la personalità del suo creatore/possessore. Questi,
alieno dagli ambienti più strettamente letterari, è stato però un uomo che ha
saputo costruire il proprio successo personale, sia dal punto di vista
professionale, sia da quello economico. Il titolo dell’eccezionale studio di Le
Guillou ammicca alla migliore tradizione della storia sociale del libro da
Henri-Jean Martin a oggi, qui con una solida componente documentaria. Il fulcro
della ricerca è l’inventario post mortem della biblioteca di Brodeau,
conservato in un atto notarile presso gli Archives nationales, Minutier central
(des notaires parisiens), CXXII, 466, n° 2, 4 février 1657. Un documento
eccezionale per la precisione con cui vengono rilevati i dati bibliografici dei
libri sugli scaffali, sicché l’a., oltre a fornire una completa trascrizione
del documento, può identificare quasi tutte le edizioni ivi menzionate. Si
parla, complessivamente, di oltre 5.400 voci, comprendenti non solo libri a
stampa (edizioni del Cinque e del Seicento, rari, ma non assenti, gli
incunaboli), ma anche un nucleo non infimo di manoscritti.
L’edizione dell’inventario occupa l’intera seconda metà del vol., con un
apposito, ricchissimo e utilissimo apparato indicale, comprendente un indice
degli autori, uno dei librai-stampatori raggruppati per luogo di attività, uno
cronologico delle edizioni, uno tematico, uno dei possessori precedenti e
successivi a Brodeau (ovviamente per gli esemplari che è stato possibile
identificare) e, da ultimo, un indice dei volumi postillati. La prima metà del
vol. è, invece, occupata dalla trattazione vera e propria. Dopo la premessa di
Robert Descimon, l’elenco delle abbreviazioni e i ringraziamenti, si trova
l’introduzione dell’a., il quale nella prima parte che segue (Les conditions
économiques et sociales de la formation de la bibliothèque) conduce il
lettore nel mondo di Brodeau a partire dalla storia (sociale ed economica)
della sua famiglia tra Cinque e Seicento, per poi passare a fornirne un profilo
spirituel et intellectuel. La seconda parte, più ampia, si sofferma
sull’inventario, prima offrendone una descrizione, poi definendo la topografia
della biblioteca di Brodeau, così come restituita dal documento, toccando tutti
i vari ambiti disciplinari e tematici rappresentati. La terza parte (La
bibliothèque de Julien Brodeau) volge lo sguardo alla formazione della
raccolta libraria e al significato per il suo proprietario. La quarta e ultima
parte (Les conditions de la dispersion de la bibliothèque) narra le
vicende conclusive e la lenta dispersione non solo dei libri, ma dell’eredità
intellettuale di Brodeau. Dopo le conclusioni e l’ampia bibliografia di
riferimento, si apre un ricchissimo apparato di appendici, da cui emerge in
prima istanza l’attività professionale di Brodeau, in seconda il sistema di
classificazione della sua raccolta libraria (adattata anche alla moderna
Dewey). Seguono una serie di utili strumenti come le suddivisioni per formato,
nonché numerose tabelle di analisi, genealogie, cartine… – L.R.
060-I Nouveau (Le) Testament d’Érasme (1516). Regards sur l’Europe des humanistes, publ. par Thierry Amalou – Alexandre Vanautgaerden, Turnhout, Brepols, 2020 (Nugae Humanisticae, 21), pp. XX+370, ISBN 978-2-503-59385-2, € 65. La bella collana “Nugae Humanisticae” fondata da Gilmont e Vanautgaerden prosegue le sue pubblicazioni! E questa è già una bella notizia. Si aggiunga che l’uscita del presente vol. è davvero di grande interesse. Quantomeno in Italia, infatti, è praticamente passato sotto silenzio il fatto che nel 2016 si è celebrato il V centenario della pubblicazione del Nuovo Testamento di Erasmo. Nel frattempo, è però stata invece pubblicata la fondamentale edizione critica costituita da: Basel 1516. Erasmus’ edition of the New Testament, ed. by Martin Wallraff – Silvana Seidel Menchi – Kaspar von Greyerz, Tübingen, Mohr Siebeck, 2016. La “scoperta” delle Adnotationes in Novum Testamentum di Lorenzo Valla aveva suscitato nel dotto olandese un autentico interesse verso il testo greco del N.T., tanto più che egli era poco più che un neofita nell’apprendimento del greco e nell’ applicazione alla filologia greca. Il soggiorno veneziano presso Aldo gli avevano però aperto gli occhi su una realtà greca viva, fatta anche dei dotti bizantini emigrati in Occidente e su una grecità di lunga durata che si apriva non solo sui testi letterari, ma anche su quelli storici, scientifici, teologici. L’arrivo al N.T. non era con ciò scontato, né tantomeno la scelta di procurarne un’edizione bilingue greco-latina (figlia dell’aspirazione aldina a una Bibbia poliglotta), né ancor meno quella di munire il greco non del latino vulgato, ma di una traduzione ex novo. Da ciò infiniti problemi (e continui ritocchi) sia per il greco (pochi i mss. collazionati, malcerta l’idea dello specifico del greco neotestamentario) sia per il latino (contrasto con la versione ormai tradizionale e difficile confine tra lessico classico e lessico cristiano). Il vol. nasce da un colloquio tenuto alla Sorbona proprio nel fatidico 2016, organizzato dal citato Amalou e da Jean-Marie Le Gall. Dopo una preziosa sinossi che mostra organizzazione e distribuzione dei testi interni nelle cinque edizioni in folio realizzate da Froben nel 1516, ’19, ’22, ’27 e ’35, l’importante Introduction di Amalou descrive l’impresa del N.T. come centrale non solo nel percorso intellettuale di Erasmo, ma all’interno della riflessione sullo sviluppo dell’umanesimo europeo. Silvana Seidel Menchi si applica invece a rievocare l’impresa erasmiana in quanto tale, un passaggio fondamentale dell’ultimo ventennio della sua vita, un’impresa sulla quale si è perfettamente informati, anche se sussistono molti punti oscuri, come il movimento, l’organizzazione e la presenza dei paratesti (in primis il breve col quale papa Leone X benediceva l’impresa) nelle diverse edizioni, anche solo le autorizzate, senza contare la ventina di quelle minori pubblicate ancora vivente il loro curatore. A sua volta André Godin punta a ricondurre quest’opera filologica erasmiana all’interno della sua riflessione teologica, illuminata dall’idea di “Philosophia Christi” che intesse largamente la riflessione del roterodamo. Luigi-Alberto Sanchi illumina un altro aspetto della vicenda, cioè il suo porsi dialetticamente di fronte al testo latino della vulgata, o, se si vuole, in continuità coi tentativi di correzione e revisione del testo della vulgata, uno dei protagonisti della quale fu Guillaume Budé. Marie Barral-Baron indaga invece sui collaboratori dell’edizione a partire dal gruppo redazionale di Froben. Gilbert Fournier si sofferma sulla figura di uno degli amici di Erasmo, l’alsaziano Louis Ber (Baer) ben presente nella corrispondenza del nostro. Passando a esaminare la fortuna dell’opera, ecco Malcom Walsby che si occupa della fortuna delle edizioni francesi dell’opera, Jonathan Reid che, riconnettendo i nodi che legano il N.T. erasmiano al progetto di Lefèvre d’Étaples, illumina il rapporto tra l’opera di restitutio textus di Erasmo e il suo sostegno delle traduzioni vernacolari, mentre Christine Bénévent racconta dell’accoglienza degli scritti di Erasmo presso la corte di Francesco I di Francia. In fine, se Le Gall tenta di tirare le conclusioni di un ritratto così sfaccettato del lavoro erasmiano, Vanautgaerden a sua volta inserisce un lungo dossier (pp. 209-302) che costituisce insieme un prezioso status quaestionis degli studi sul tema e un dettagliato rendiconto di iniziative e pubblicazioni che, prendendo spunto dalle celebrazioni per il quinto centenario, negli ultimi anni hanno messo al centro l’edizione del N.T. del 1516. Il vol., dotato di un interessante apparato illustrativo, è chiuso da una serie di strumenti: l’indice delle fonti manoscritte, la bibliografia generale divisa in diverse sezioni, un elenco delle opere di Erasmo e un indice dei nomi. – Ed.B.
060-L Spandowski (Michał), Catalogue of incunabula in the National Library of Poland, in collaboration with Sławomir Szyller, descriptions of bookbindings prepared by Maria Brynda, Warszawa, Biblioteka Narodowa, 2020, pp. 694 (vol. 1) + 382 (vol. 2), ISBN 978-83-7009-833-9, s.i.p. La Storia da sempre ha inciso sul destino dei libri, ma in questa parte di Europa lo ha fatto di più. L’occupazione tedesca durante il secondo conflitto bellico e la dominazione sovietica fino al 1989 rappresentano infatti, in ordine di tempo, solo le ultime di una lunga serie di sciagure abbattutesi sul patrimonio librario polacco, come racconta la sintesi introduttiva dell’a. (vol. 1, pp. 7-21). Spandowski ricostruisce anche le varie sedimentazioni/trasformazioni della biblioteca, spesso contorte e difficili da seguire, almeno fino alla caduta del Muro, fornendo così alcuni punti fermi per delineare la storia dell’istituzione. Se de facto due, e ognuno con vicissitudini proprie, furono i nuclei fondativi della biblioteca – la ricchissima collezione dei fratelli Załuski (grossomodo quattrocentomila voll., affidati ai Gesuiti di Varsavia alla morte dei proprietari, ma deportati subito dopo a San Pietroburgo da Caterina II); i voll. restituiti dai Russi nel 1934 (parte piccolissima di quelli sottratti duecento anni prima dalla zarina) tra cui circa duemila edizioni del XV secolo –, l’attuale fisionomia del suo posseduto di incunaboli è da connettere principalmente a collezioni nobiliari, alla raccolta della Biblioteca Universitaria di L’viv spostata a Varsavia dopo il 1945 e a parte dei voll. temporaneamente affidati alla Germania dopo la conferenza di Postdam. Incidono in misura minore donazioni, acquisti e frammenti sparsi recuperati da legature di edizioni più tarde. All’introduzione segue il catalogo vero e proprio – 1034 edizioni per un totale di 1131 esemplari – che offre un largo campione soprattutto della produzione tedesca e di quella veneziana. Le schede sono in ordine alfabetico per a. e titolo, organizzate secondo un numero d’ordine progressivo (vol. 1, pp. 29-675). Il modello descrittivo del catalogo si rifà dichiaratamente a IPB (Incunabula quae in bibliothecis Poloniae asservantur, moderante Alodia Kawecka-Gryczowa, composuerunt Maria Bohonos – Eliza Sandorowska, 2 voll., Wrocław, 1970; Addenda, Indices, Wrocław, 1993) e propone una scheda short title. All’intestazione seguono i dati bibliografici (data, luogo, tipografo) e un elenco dei principali repertori di riferimento – per garantire l’accesso a una descrizione completa dell’edizione – che include, se possibile, specifica bibliografia polacca sull’esemplare. Incomprensibile in un catalogo di incunaboli la mancanza di un rinvio diretto ad ISTC (perché “passare” da GW on line o da Bod-Inc on line, ad esempio, per arrivare al record di ISTC?), non foss’altro perché consente di conoscere a colpo d’occhio le proposte attributive avanzate nel tempo dagli studiosi, laddove, invece, l’a. si limita solo all’ultima in ordine di tempo, desunta passivamente proprio da ISTC (si vedano per esempio n. 582, Isidoro di Siviglia, De summo bono; n. 767 Pietro Lombardo, Sententiarum libri IV; n. 909 Svetonio, Vitae XII Caesarum). La scheda prosegue con la descrizione dei dati di esemplare e con la meticolosa rilevazione delle provenienze, che spesso costituiscono una scheda nella scheda (si veda per esempio n. 828) e rappresentano il vero valore aggiunto del catalogo rispetto al già noto da ISTC. Si passa poi alle legature, i cui attenti criteri descrittivi sono dichiarati da Maria Brynda alla fine dell’ introduzione (vol. 1, pp. 22-3). Chiude la scheda l’indicazione (in rosso) della segnatura di collocazione. Seguono poi l’elenco di otto (probabili) cinquecentine, erroneamente incluse in IPB (Postincunabula; pp. 679-80) e una sorta di catalogo separato, corredato dall’indice dei nomi di persona, di sedici mss. rinvenuti in alcune legature di incunaboli, cui rinvia la relativa segnatura di collocazione al termine della descrizione del ms. (Manuscripts bound together with early printed books, pp. 685-95). Il secondo tomo è invece dedicato a un lungo apparato indicale: si parte con la bibliografia citata, per poi passare all’indice dei nomi, delle opere anonime, dei luoghi di edizione e dei relativi tipografi, delle concordanze con i repertori citati, della letteratura usata per le provenienze, delle provenienze vere e proprie suddivise in Persone (c’è Girolamo Savonarola, cui l’a. riconduce san Tommaso, Summa theologica. P. II.2, Venezia, Wild, 1498; n. 943) e Istituzioni (sarebbe stato forse meglio raggruppare queste ultime per luogo, vista l’elevata percentuale di conventi e monasteri), indice dei nomi di luogo ricorrenti nei testi delle provenienze, indice dei principali argomenti e infine indici (di luogo e cronologici) delle legature. Dal punto di vista editoriale, il vol. è ben fruibile, la grafica è ariosa e bella (elegantissime le pagine rosse “di divisione” tra le varie sezioni, in entrambi i voll.), così come lo sono i materiali e la legatura: peccato manchi il benché minimo apparato iconografico. – E.Gat.
060-M Stray (Christopher), Classics in Britain. Scholarship, Education, and Publishing 1800-2000, with an introduction by Constanze Güthenke, Oxford, Oxford University Press, 2018, pp. XXVI+385, ill. b/n, ISBN 9780199569373, $ 135. Il lettore che volesse farsi un’idea dell’impatto delle ricerche di Christopher Stray sulla storiografia degli studi classici nell’ultimo trentennio può partire dal recentissimo Festschrift a lui dedicato: Scholarship and Its History: From the Renaissance to the Present. Essays in Honour of Christopher Stray, a cura di Stephen Harrison e Christopher Pelling (primo titolo della collana “Trends in Classics – Scholarship in the Making” dell’editore berlinese de Gruyter). Il vol. che qui si presenta costituisce invece l’ultima incarnazione del metodo di Stray, uno studioso formatosi inizialmente come classicista e passato poi alla sociologia; proprio dall’applicazione di un approccio sociologico al contesto educativo inglese è venuto nel 1998 l’innovativo Classics Transformed: Schools, Universities, and Society in England 1830-1960, nel quale Stray mostrava come il rispetto di tutti gli standard irrinunciabili in questo tipo d’indagini storiche – anzitutto, accuratezza e ampiezza d’informazione – fosse compatibile con un impianto analitico al riparo da tentazioni neo-classicistiche e neo-elitistiche. Nulla infatti potrebbe essere più estraneo a Stray della celebrazione dei presunti valori immortali o universali del mondo classico con cui la classe dirigente britannica si mostra pronta a identificarsi, allorché sovrappone alla propria inequivocabile insularità e vocazione atlantica connotati greco-romani (una contraddizione quanto mai evidente oggi nelle velleità classicistiche dell’attuale primo ministro nonché primo Brexiteer, come pure nel residuo colonialista che per i marmi del Partenone non lascia immaginare posto migliore di un museo nel centro di Londra). Già prima di Classics Transformed, Stray aveva iniziato a identificare temi e contesti d’indagine che consentissero il ricorso a strumenti diversi da quelli con cui la storia degli studi classici era stata condotta in ambito anglofono. Anche neutralizzando la tentazione classicistica, bisognava infatti fare i conti con una tradizione consolidata, non solo nei due centri universitari principali, che ruotava intorno ad alcune figure di spicco e ai loro capolavori – su tutti, Richard Bentley (1662-1742) e A.E. Housman (1859-1936). Lungi dal disdegnare l’approccio biografico, Stray lo ha emancipato da una storia di geni eccentrici e controversie filologiche all’ultimo sangue, osservando al microscopio (dunque ricorrendo a tutti gli strumenti dell’erudizione, compresa la valorizzazione di materiali inediti) singoli casi in una prospettiva tendenzialmente comparativa su base generazionale, istituzionale, disciplinare, etc. Di qui il lavoro, condotto individualmente o nell’ambito di progetti collettivi, su studiosi attivi nell’area anglofona quali Gilbert Murray (1866-1957), A.E. Housman, E.R. Dodds (1893-1979) – da segnalare anche i recenti contributi sull’ebreo tedesco Eduard Fraenkel (1888-1970), esule in Inghilterra e professore a Oxford dal 1934 –. Non meno significativi sono gli studi dedicati da Stray a figure di minor grandezza ma indubbia importanza per il contributo recato in ambiti specifici, non solo quelli della critica testuale o letteraria; così in Classics in Britain troviamo capitoli dedicati a Thomas Gaisford (1779-1855), William Smith (1813-1893), Richard Jebb (1841-1905), John Taylor (1781-1864), Edward Adolf Sonnenschein (1851-1929), Benjamin Hall Kennedy (1804-1889). Per soffermarsi solo sul primo, Stray mette in luce i vari aspetti della sua multiforme attività, collocandoli entro coordinate disciplinari e istituzionali che illuminano il caso specifico inserendolo al contempo in una storia più ampia – nel caso del Gaisford lessicografo una connessione rilevante è quella con Henry George Liddell (1811-1898, il padre della Alice di Lewis Carroll) e Robert Scott (1811-1887), autori del celebre dizionario della lingua greca (1a ed. 1843) nonché fellows del college (Christ Church) di cui Gaisford fu Dean dal 1831 alla morte. A questo proposito, è il caso di ricordare le numerose ricerche che Stray ha condotto e suscitato sul tema dei dizionari classici, tra cui meritano segnalazione almeno due voll. da lui curati: Classical Dictionaries. Past, Present, and Future (2010) e, insieme a M. Clarke e J. Katz, Liddell and Scott: The History, Methodology, and Languages of the World’s Leading Lexicon of Ancient Greek (2019). Tutta la parte III di Classics in Britain è dedicata alle grammatiche e ai vari libri di testo usati nell’insegnamento delle lingue classiche; l’aspetto istituzionale è centrale in alcuni capitoli della parte I, dove viene esaminata in particolare la questione del curriculum e delle sue varie (o tentate) riforme a Oxford e Cambridge nel XIX secolo. Lo stesso approccio permette di valorizzare l’emergere nel Regno Unito delle associazioni di studi classici, un tema caro a Stray (da segnalare almeno il vol. da lui curato nel 2003 sulla Classical Association), nonché la nascita di nuovi periodici scientifici (Quarterly Review, Museum Criticum, Philological Museum, fino alla Classical Review ancora in attività); ma su questi temi va segnalato il vol. curato da Stray nel 2007 dal titolo Classical books. Scholarship and publishing in Britain since 1800. Altri temi ricorrenti nel suo lavoro riaffiorano in Classics in Britain, in particolare i sistemi di esaminazione degli studenti e selezione dei professori; soprattutto va segnalata la costante riflessione sui diversi indirizzi e tendenze – sul loro affermarsi non meno che esaurirsi – emersi negli studi classici inglesi da Bentley in poi. Ne sono esempio in questo vol. non solo il capitolo introduttivo, dal carattere tipicamente programmatico (Purity in Danger. The Contextual Life of Savants), ma anche quello sulla parabola del “Porsonismo” – cioè sulle alterne fortune del modello di scholarship incarnato da Richard Porson (1759-1808) nei decenni successivi alla sua morte – nel quale la preferenza di Stray per una storiografia focalizzata su «groups, networks, and institutional traditions» (p. 85), invece che sugli individui, è non solo affermata ma illustrata magistralmente. – Gian Mario Cao
060-001 A mon povoir. La biblioteca di Francesco Sassetti, banchiere fiorentino, a cura di Silvia Scipioni, Firenze, Mandragora, 2021 (La biblioteca in mostra, 2), pp. 135, 60 ill. col., ISBN 978-88-7461-542-1, s.i.p. Bel catalogo della mostra bibliografica tenutasi presso la Biblioteca Medicea Laurenziana dal 21 giugno al 6 agosto 2021 per ricordare il sesto centenario della nascita di Francesco Sassetti (1421-1490), uomo d’affari al servizio dei Medici e facoltoso collezionista di manoscritti latini e volgari inserito nell’ambiente umanistico. Attraverso schede ben strutturate e adatte a una lettura a più livelli, anche specialistica, e un corredo di riproduzioni a piena pagina ad alta definizione, il vol. ripropone il percorso espositivo dei 48 esemplari sassettiani conservati fra i plutei della Laurenziana, dove è confluito il grosso di questa eccezionale raccolta, a lungo curata da Bartolomeo Fonzio e contrassegnata dal motto «en mon povoir». Quasi tutti membranacei e riccamente decorati, gli splendidi testimoni dei classici latini e cristiani furono acquistati dal Sassetti in Europa e nell’Italia settentrionale durante i suoi viaggi per curare gli interessi del Banco dei Medici (i più antichi risalgono ai secoli IX e X) o commissionati a botteghe fiorentine. – E.Gam.
060-002 Adam (Renaud), Printing for Central Authorities in the Early Modern Low Countries (15th-17th Centuries), in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 64-85. Con questo saggio si considera il peso che ebbe la stampa di testi normativi e ufficiali nell’area delle Province Unite. L’ampiezza cronologica del contributo permette di conoscere l’andamento dell’interesse delle autorità giusdicenti e dei tipografi per i privilegi di stampa relativi al materiale ufficiale. – Marco Francalanci
060-003 Adam (Renaud), The paper supply of a printing house as a mirror of the paper trade in the early modern Low Countries: the case of Dirk Martens’ workshop, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 90-105. Preceduto da un sintetico profilo dell’iter classico della carta – dalla cartiera al torchio – per meglio comprendere in generale l’industria del libro e, nello specifico, le dinamiche di produzione delle singole officine, si propone un interessante caso di studio. Confrontando la carta di due diverse edizioni licenziate da Dirk Martens ad Aalst nel 1473 e nel 1490, l’a. ne ha potuto dimostrare/mappare la provenienza da diverse cartiere della Francia occidentale, accomunate, quanto a resa finale del prodotto, dal ricorso alle medesime materie prime, agli stessi corsi d’acqua e a operai altamente specializzati. Corredano il pezzo tre ill. col. – E.Gat.
060-004 Adame Miranda (Celia) – José Luis Herrera Morillas – Margarita Pérez Pulido, L’ allineamento tra le università spagnole e le loro biblioteche sul tema della ‘responsabilità sociale’ attraverso l’analisi dei siti web istituzionali, «AIB Studi», 61/2, maggio-agosto 2021, pp. 299-322. Gli a. analizzano l’allineamento tra le università spagnole e le loro biblioteche sul tema della “responsabilità sociale universitaria” (RSU) evidenziando come sia spesso carente una programmazione preliminare delle attività. Le azioni svolte sono per la maggior parte isolate, pur rilevandosi in linea con le politiche delle istituzioni di appartenenza e con le linee guida proposte a livello nazionale. – Em.B.
060-005 Alighieri (Dante), Le terze rime di Dante lo’nferno e’l pvrgatorio e’l paradiso di Dante Alaghieri, con un’ introduzione di Edoardo R. Barbieri, Firenze, Leo S. Olschki, 2021, pp. XXXII, cc. [245], ISBN 978-88-222-6783-2, s.i.p. In occasione dell’anno dantesco, viene pubblicato il facsimile anastatico dell’esemplare conservato nel fondo Olschki della Biblioteca Classense di Ravenna dell’edizione realizzata da Aldo Manuzio nel 1502. Il vol. è preceduto da una prefazione di Maurizio Tarantino e da una introduzione di Edoardo Barbieri, Noterelle per una anastatica (Dante, Le terze rime, 1502), in cui viene ripercorso l’iter che portò alla preparazione di questa edizione curata da Pietro Bembo, fondamentale nella tradizione filologica a stampa del testo dantesco. – M.C.
060-006 Anelli (Franco) – Mario Delpini – Sergio Mattarella, 1921-2021: i cent’anni dell’Università Cattolica, «Vita e Pensiero», 3, maggio-giugno 2021, pp. 5-16. In apertura al terzo numero di «Vita e Pensiero» del 2021 si legge la trascrizione del discorso del Rettore in occasione delle celebrazioni del centenario dalla fondazione dell’Università Cattolica, tenutesi il 13 aprile a Milano, La forza della storia, l’audacia del pensiero, il saluto dell’Arcivescovo Mario Delpini (anche Presidente dell’Istituto Toniolo), Il gradimento e l’inquietudine e Il contributo della Cattolica al Paese di Sergio Mattarella, a distanza. – Ar.L.
060-007 «Avisos», 93, enero-abril 2021. Si parla di progetti di digitalizzazione condivisa delle immagini (HIF), della corrispondenza Granvelle, di fra Lorenzo da Villavicencio. – Ed.B.
060-007A Barbieri (Edoardo R.), Noterelle per una anastatica (Dante, Le terze rime, 1502), in Le terze rime di Dante lo’nferno e’l pvrgatorio e’l paradiso di Dante Alaghieri, pp. IX-XXXII. Þ «AB» 060-005.
060-007B Barbieri (Edoardo R.), Prefazione, in Inter prima artis incunabula. Catalogo delle edizioni quattrocentesche della Biblioteca diocesana di Lugano, a cura di L. Montagner, pp. 9-13. Þ «AB» 060-064.
060-008 Bartoli Langeli (Attilio), Memorie di Armando, «Archivio della Società romana di storia patria», 142, 2019, pp. 227-66. A testimonianza dell’importanza della figura di Armando Petrucci, è stata pubblicata una rassegna degli scritti usciti in sua memoria dopo la morte avvenuta nel 2018. Il saggio è strutturato in due parti: la prima registra i testi su Petrucci stampati dopo la sua scomparsa (necrologi immediati, memorie biografiche e approfondimenti critici, collettivi e individuali, che hanno di lui descritto la figura scientifica, culturale, umana), mentre la seconda passa in rassegna recensioni (e scritti di natura similare) alle raccolte dei suoi studi a partire da Letteratura italiana, uscito nel 2017 e da considerarsi quasi un testamento intellettuale, fino alle raccolte postume. – M.C.
060-009 Bellingradt (Daniel), The paper trade in Early Modern Europe: an introduction in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 1-27. L’a. chiarisce in apertura la traiettoria dell’intero vol. e degli studi futuri sul tema (A future paper history, pp. 25-7), necessariamente incentrati/da incentrare sulle attività – in larga parte ancora invisibili, con tutto ciò che ne è conseguito per gli studi sul campo – a monte dell’intero ciclo della carta: produzione, distribuzione, lettura, stoccaggio e riciclo. – E.Gat.
060-010 Bertazzoli (Agnese), Biblioteche e modelli di Biblioteca nelle strategie delle università italiane: un’indagine su allineamento e impatto atteso, «AIB Studi», 61/2, maggio-agosto 2021, pp. 323-38. L’a. riflette sui risultati di un’analisi volta a esaminare se e in che modo gli atenei italiani tengano conto di biblioteche e sistemi bibliotecari in sede di programmazione strategica, valutando il ruolo a essi riconosciuto e il contributo richiesto. – Em.B.
060-011 Bertini (Severino), Rampazetto di Lonato e la Commedia di Dante. Vicende di una famiglia di stampatori lonatesi del Cinquecento, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 35-47. Ampio contributo che, riprendendo e integrando precedenti interventi dell’a., ripercorre le vicende editoriali della famiglia Rampazetto sulla piazza di Venezia. In fine, ci si sofferma sulla edizione della Commedia dantesca sottoscritta da Francesco Rampazetto nel 1564, ma rinfrescatura della celebre marcoliniana del 1544. – L.R.
060-012 Bertulli (Cesare), Il manoscritto “Arbor anima[r]um familiarum Cellaticae (1430-1760)” dell’Archivio parrocchiale e l’origine delle famiglie di Cellatica, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 49-54. Il registro di 190 fogli denominato Arbor animarum familiarum Cellaticae «riporta la genealogia delle famiglie “rurali” di Cellatica [BS] dal 1430 fino al 1760 circa» (p. 49). Il vol., basato in parte su documenti precedenti ora perduti, si conserva nell’Archivio parrocchiale del paese bresciano. – L.R.
060-013 Bertulli (Cesare), Vecchi libri che riemergono, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/54, 2021, pp. 101-6. Si parla di alcuni libri, manoscritti e a stampa, conservati dall’a. come cimeli di famiglia. – L.R.
060-014 Biblioteca (La) Malatestiana. Storie & Segreti, a cura di Marisa Zattini, Cesena, Il Vicolo, 2018 (Città & Territorio), pp. 207, ill. b/n e col., ISBN 978-88-854-402-03, € 50. I contributi che compongono il vol., corredati della traduzione francese e inglese, sono dedicati alla ricostruzione del passato della Biblioteca Malatestiana di Cesena, partendo dalle iniziative politiche e culturali di Domenico Malatesta e della moglie Violante, i cui princìpi umanistici hanno animato il desiderio di una biblioteca autosufficiente e completa. Un’attenzione particolare e inedita è riservata ad architettura e arredi della Biblioteca, così come al corpus su cui è stata eretta questa libraria domini – affiancata dal confronto con le biblioteche umanistiche di S. Marco a Firenze e di Federico da Montefeltro a Urbino. Attestata da numerose descrizioni di stimati visitatori e da firme, talvolta datate, apposte alle pareti o ai banchi dagli studiosi, la magnificenza della Biblioteca Malatestiana come «Mémoire du Monde» è accresciuta da un corredo fotografico tra rappresentazione degli spazi e dei codici miniati. – Ludovica Montalti
060-015 Birkenholz (Frank), The paper purchases of the Dutch East India Company’s Amsterdam Chamber in the early Eighteenth century, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 244-64. Muovendo da un documento giuridico datato 1718 – un reclamo della Camera di Amsterdam, che lamentava l’impossibilità di leggere alcuni rendiconti relativi alla Compagnia olandese delle Indie orientali per la qualità pessima della carta – l’a. racconta come la carta prodotta in Batavia, l’odierna Giacarta, non fosse minimamente paragonabile a quella confezionata in Europa. Di questa carta si riforniva la stessa Compagnia – coinvolta quindi nel commercio del prezioso bene – ma per destinarla a Cina, Giappone, India, Ceylon e perfino alla Persia safavide, visti i profitti da capogiro. Corredano il pezzo 1 ill. col. e alcuni grafici. – E.Gat.
060-016 Bollo (Alessandro), Il futuro delle biblioteche alla prova del tempo presente: riflessioni attorno al documento Disegnare il futuro della biblioteca: linee guida per la redazione dei piani strategici per le biblioteche pubbliche, «AIB Studi», 61/2, maggio-agosto 2021, pp. 441-7. L’articolo riflette sul futuro delle biblioteche a partire dal documento “Disegnare il futuro della biblioteca: linee guida per la redazione dei piani strategici per le biblioteche pubbliche” pubblicato dall’AIB nell’autunno 2020. L’a. evidenzia come esso possa rivelarsi lo strumento necessario al momento giusto, in grado di risvegliare la consapevolezza politica sul ruolo delle biblioteche nel nuovo scenario politico e sociale, e possa svolgere una funzione di guida all’individuazione degli snodi programmatici, tecnici, amministrativi, economici, organizzativi e culturali necessari per avviare il cambiamento. – Em.B.
060-017 Bonfadini, (Paola), “Quell’arte ch’ alluminar chiamata è in Parisi”: la “Divina Commedia” e il libro antico, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 55-7. Il contributo pubblica appunti della conferenza tenuta durante un incontro svoltosi on line martedì 26 gennaio 2021 e relativa ai celebri riferimenti danteschi all’arte (Oderisi da Gubbio, Franco Bolognese, Cimabue e Giotto), con particolare riguardo alla miniatura e quindi ad alcuni manoscritti miniati della Commedia. – L.R.
060-018 British (A) Book Collector. Rare Books and Manuscripts in the R.E. Hart Collection, Blackburn Museum & Art Gallery, edited by Cynthia Johnston, London, University of London Press – Institute of English Studies, 2021, pp. XIV+234, ill. col., ISBN 978-0-9927257-9-2, s.i.p. È schedato sotto i singoli contributi.
060-019 Burrows (Simon) – Michael Falk – Rachel Hendery – Katherine McDonough, Stationers, papetiers and the supply network of a Swiss publisher: The Sociéte Typographique de Neuchâtel and the paper trade 1769-1789, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 266-301. Attraverso un’istantanea – purtroppo ancora sfuocata ma comunque efficace – sui sistemi di rifornimento/produzione/consumo di carta della Sociéte Typographique de Neuchâtel (un vero colosso commerciale, con dodici torchi attivi, che agiva sul mercato con modalità assolutamente moderne e pervasive), il contributo dimostra come le pratiche dei singoli editori abbiano plasmato a monte la domanda e come, di conseguenza, gli stampatori abbiano implementato il proprio network. Corredano il pezzo 4 ill. col. e alcuni utili grafici. – E.Gat.
060-020 Callegari (Marco), Una tipografia per lo Stato: la Stamperia Reale di Milano in età napoleonica, «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 241-61. Nel 1805, a seguito dell’istituzione del Regno d’Italia, venne portato a compimento anche il progetto di apertura di una tipografia nazionale, già ipotizzato a partire dagli anni ‘70 del XVIII secolo. Grazie all’analisi di diversi documenti dell’Archivio di Stato di Milano, il contributo ricostruisce la fondazione della Stamperia Reale milanese e fa luce sulla sua politica editoriale (la stampa, almeno inizialmente, perlopiù del Codice Napoleonico e dei bollettini di leggi) e sui rapporti con le altre tipografie meneghine, nonché sulle più importanti figure che ruotavano attorno all’impresa, su tutti Leonardo Nardini, Luigi Castiglioni e Giuseppe Taverna. – P.S.
060-021 Campanelli (Maurizio), In errorum fovea languentes. Esportare la filologia nell’età degli incunaboli, «Rationes Rerum», 10, luglio-dicembre 2017, pp. 177-220. L’articolo studia, tramite numerosi esempi, il ruolo della stampa nell’incontro tra la cultura filologica umanistica e altre discipline quali la medicina e la giurisprudenza. Le parole di curatori ed editori, tesi a difendere l’esattezza dei testi pubblicati, nonché il loro lavorio più o meno filologico e la migliore qualità rispetto a edizioni altrui, sono tratte da colofoni e paratesti: da qui l’a. estrae espressioni, topoi e metafore utilizzate trasversalmente nelle stampe delle diverse discipline, «nel più ampio fenomeno dell’esportazione di temi e stilemi della filologia degli umanisti verso altri ambiti disciplinari […] che correva sulle strade ferrate del mercato editoriale» (p. 209). Il numero della rivista in cui è pubblicato l’articolo contiene gli atti del convegno La filologia e l’errore (Roma, 28-29 settembre 2016). – S.C.
060-022 Cantale (Claudia) – Simona Inserra, Incunaboli a Catania I e II: il caso studio di una campagna di crowdfunding come strumento di partecipazione, «AIB Studi», 61/2 maggio-agosto 2021, pp. 449-64. L’articolo analizza, attraverso la prospettiva della sociologia dei processi culturali e comunicativi, i dati relativi a due progetti di crowdfunding volti alla pubblicazione di due cataloghi di incunaboli: Incunaboli a Catania I: Biblioteche riunite “Civicae A. Ursino Recupero”, pubblicato nel 2018 (Þ «AB» 049-065), e Incunaboli a Catania II: Biblioteca regionale universitaria, pubblicato nel 2021 (Þ «AB» 059-117). Le a. si soffermano soprattutto sulle modalità utilizzate e finalizzate alla valorizzazione delle biblioteche e del loro patrimonio in un’ottica di partecipazione e di condivisione delle biblioteche come beni comuni. – Em.B.
060-023 Cantone (Cleo), Journey in the mind’s eye: the virtue and value of virtual pilgrimage, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 165-90. La presenza nella collezione di R.E. Hart di manoscritti orientali e libri antichi su Gerusalemme e i luoghi santi dell’Islam tradisce la curiosità verso le mete di pellegrinaggio non sempre accessibili agli occidentali. – E.Gam.
060-024 Capilla Aledón (Gema Belia), La Biblioteca de los Reyes Aragoneses de Nápoles: Alfonso el Magnánimo y la evolución hacia la biblioteca di Stato (1412-1458), «Titivillus», 7, 2021, pp. 111-51. Il contributo mira a ricostruire le ragioni della genesi e gli sviluppi della biblioteca di Alfonso il Magnanimo. L’a. integra diverse strategie di ricerca riuscendo ad offrire un panorama esaustivo che permette di contestualizzare la biblioteca di Alfonso nel panorama culturale italiano del Quattrocento. – Marco Francalanci
060-025 Caproni (Attilio Mauro), Il coraggio di sapere. La bibliografia e il suo infinito intrattenimento, a cura di Filippo Puddu, prefazione di Piero Innocenti, Manziana, Vecchiarelli, 2021 (Bibliografia, Bibliologia e Biblioteconomia, 21), pp. XXVIII+172, ill. b/n e col., ISBN 978-88-8247-453-9, € 30. Il vol. ripubblica, secondo volontà autoriale e con aggiustamenti, aggiornamenti e sistemazioni, diversi saggi dell’a. apparsi negli ultimi venti anni, dal 2002 a oggi. Chi conosce il prof. Caproni, ne ritroverà i temi più cari e le riflessioni più acute intorno alla teoria della Bibliografia e, in modo particolare, il legame tra la disciplina e le biblioteche e la lettura. Chi, invece, non lo conosce avrà in queste pagine una mappa per seguirne l’itinerario «di letture, pensieri e riflessioni, dibattiti e confronti, insegnamento e scrittura» (p. XIX), così come ha preso forma negli ultimi due decenni. Il percorso si snoda – quasi che i testi siano stati pensati per costruirlo – in sei capitoli. Il primo (Libro (Libri) e Biblioteca (Biblioteche), pp. 1-42) ha un carattere generale e presenta per molti versi i temi che si sviluppano in seguito. Il secondo (Biblioteca Privata, pp. 43-60) approfondisce un tema particolarmente caro all’a., quello delle biblioteche personali e d’a. Il terzo (Bibliografia, pp. 61-105), che va insieme al quarto (Bibliografie, pp. 107-16), rappresenta il centro del libro: qui emergono le posizioni e le riflessioni di Caproni intorno alla disciplina, al suo ruolo, al suo presente e al suo necessario futuro. Il quinto capitolo (Editoria, pp. 117-32) volge lo sguardo al mondo editoriale e, in particolare, a due particolari esperienze di editori di qualità: Einaudi e Feltrinelli. L’ultimo (Tavole fuori testo, pp. 133-59) presenta alcuni testi di «carattere strettamente personale e intimo» (p. XXII), in cui l’a., più che altrove, parla in prima persona delle proprie letture e dei propri studi. Chiudono la bibliografia di riferimento e l’indice dei nomi. – L.R.
060-026 Carreño Velázquez (Elvia), Fray Juan Bautista y la imprenta en Nueva España en el siglo XVI, «Titivillus», 7, 2021, pp. 153-90. Attraverso lo studio di un caso, quello dell’opera del francescano Juan Bautista de Viseo (1555-163?), l’a. ricostruisce e illustra l’insieme di norme che regolavano la stampa nella Nuova Spagna alla fine del Cinquecento. – Marco Francalanci
060-027 Castronuovo (Antonio), Dizionario del bibliomane, Palermo, Sellerio, 2021 (La Memoria, 1214), pp. 520, ISBN 9788838942679, € 16. In quel capolavoro di stile che va sotto il titolo di Lezioni americane Italo Calvino affermò di aver passato la maggior parte della vita cercando di scrivere per “sottrazione di peso”. La ricerca della leggerezza è l’obiettivo che tanti scrittori da sempre si pongono ma che difficilmente riescono a raggiungere. In questo nuovo, godibilissimo libro della palermitana Sellerio, Antonio Castronuovo ci è invece riuscito in pieno. A differenza di quanto promette il titolo, più che un dizionario il vol. è in realtà un vero e proprio manuale di patologia dei morbi librari che danno vita a quella eccentrica condizione ossessivo-compulsiva chiamata “bibliomania”. In 225 scenette l’a. ha racchiuso una coloratissima casistica delle alterazioni psichiche che da tempo immemore affliggono i (tantissimi) maniaci del libro. In ogni “voce” del dizionario (puntualmente chiusa da utilissimi riferimenti bibliografici), Castronuovo descrive ora i sintomi di una determinata mania libresca, ora storie esemplari di casi particolarmente eclatanti di stramberie da bibliomani. Si va dalle spassosissime tipologie di “Biblioclastia” (semplice, culinaria, poetica), ai tanti casi di “Cleptomania”, passando per voci più articolate come “Fiutare carta”, “Morire su/tra i libri”, e “Pathos della distanza”. Spesso l’a. ci fa sorridere, con le sue trovate linguistiche (“Bibliorrea”, “Bibliofabulator gloriosus”, “Necrobiblioforìa”, per citarne solo alcune), o con alcune storie grottesche, narrate talvolta con sarcastico aplomb ma mai scadendo nella volgarità facilona o nell’aneddotica fine a sé stessa. Altre volte, Castronuovo regala esempi e storie di struggente quanto semplice poesia, come nel caso della voce “Bibliotafia 2”, in cui ricorda l’episodio del compositore Poulenc che affida alla tomba della scrittrice Raymonde Linossier il manoscritto delle sue giovanili Biches, simbolo di una giovinezza perduta e di una dimensione dell’anima che apparteneva unicamente alla donna scomparsa e, in certa misura, amata. L’equilibrato caleidoscopio narrativo che pervade il vol. è sostenuto da una scrittura sempre elegante, acuta, leggera come una melodia d’oboe. La prosa di Castronuovo è colta eppure mai viziata dalla tradizionale gravità che affligge lo stile sofisticato di molti autori di “libri sui libri”. La sensazione che però il lettore percepisce maggiormente scorrendo le pagine questo bellissimo vol. è il delicato sentimento d’amore che l’a. prova per questo pazzo oggetto fatto di carta e inchiostro. Un amore senza zucchero, senza sangue, privo di qualsiasi gelosia romantica. Un amore che, dietro la maschera umoristica che protegge il testo dalla noia dell’accademismo, ha i colori della gioia che prova un bambino quando ascolta la sua fiaba preferita. E questa fiaba, per l’a. come per noi lettori, si chiama “libro”. – N.V.
060-028 Christ (Martin), Between Ego Documents and Anti-Catholic Propaganda: Printed Revocation Sermons in Seventeenth-Century Lutheran Germany, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 390-406. L’articolo analizza il contenuto e il ruolo sociale che svolsero i sermoni di conversione in area riformata. Questi documenti si diffusero specialmente nel Seicento e diventarono estremamente comuni: per la loro duttilità si prestano a interpretazioni molteplici. – Marco Francalanci
060-029 Codici friulani della Commedia. Un itinerario dantesco da Nicolò Claricini (1466) a Quirico Viviani (1823), a cura di Matteo Venier, Udine, Aviani & Aviani, 2021, pp. 141, ill. col., ISBN 978-88-7772-327-7, € 18. Il presente vol. è il catalogo dell’omonima mostra tenuta presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli dal 19 settembre al 28 novembre 2021. L’iniziativa vuole fornire uno spaccato del rapporto tra il testo dantesco e il Friuli, tramite l’esposizione di mss. della Commedia – tra i quali l’attuale Padova, Biblioteca civica, C. M. 937, copiato da Nicolò Claricini nel 1466 –, l’edizione del 1516 della grammatica del pordenonese Giovanni Francesco Fortunio, ma anche un esemplare delle Terze rime aldine appartenuto al bibliofilo udinese Antonio Bartolini, pezzi legati agli studi danteschi in terra friulana, fino a includere un’iscrizione del 1423 su una campana riportante Paradiso XXXIII 1-3. Il vol. è organizzato come segue: Presentazioni delle autorità (pp. 3-10); introduzione del curatore intitolata Dante e il Friuli, settecento anni dopo (pp. 11-8); quattordici schede a opera di Angela Borzacconi, Alessio Decaria, Maiko Favaro, Angelo Floramo, Chiara Kravina, Paola Siano, Andrea Tilatti, Matteo Venier (pp. 21-130); Bibliografia generale (pp. 131-41). Impreziosiscono il catalogo le numerose illustrazioni. – S.C.
060-030 Collantes Sanchez (Carlos), El origen de la imprenta en Córdoba, «Titivillus», 7, 2021, pp. 209-26. L’articolo analizza le prime esperienze di stampa a Cordoba e giunge a considerare determinante l’influenza che ebbe l’episcopato nella promozione dell’arte tipografica nella città andalusa. – Marco Francalanci
060-031 Colombo (Maria Elena), Musei e cultura digitale. Fra narrativa, pratiche e testimonianze, Milano, Editrice Bibliografica, 2020 (Geografie culturali), pp. 233, ISBN 978-88-9357-145-6, € 23. Sul dibattito che lega la sfera digitale al mondo della cultura, in particolare al suo utilizzo nel campo della gestione museale, regna ancora grande confusione. Superata – forse – la fase ideologica che vedeva contrapposte le fazioni dei “pro” e dei “contro” a prescindere, è venuto il momento di discutere seriamente di come sfruttare in modo intelligente le possibilità offerte dal digitale. Compito svolto da Maria Elena Colombo, vera e propria addetta ai lavori in questo campo, che in questo libro raccoglie alcune idee presentando, confrontando e commentando le iniziative più significative in questo senso di alcuni tra i più importanti musei del mondo. Dopo la premessa di Pier Luigi Sacco, il vol. si chiude con 16 interviste dell’a. ad alcuni esperti, già pubblicate sulla rivista «Artribune», e un attualissimo post-scriptum sulla gestione digitale al tempo del Coronavirus. – P.S.
060-032 Contò (Agostino), Ystoria di santa Teuteria vergine. Un manoscritto ritrovato, «Verona illustrata. Rivista del Museo di Castelvecchio», 33, 2020, pp. 5-27. L’a. presenta le vicende di alcuni preziosi mss. agiografici che tramandano le vicende della santa veronese, soffermandosi in particolare su un codicetto miniato passato sul mercato antiquario. – Ed.B.
060-033 Cova (Fernando), Editoria e tipografia a Varese. Alcune vedute di Varese, Varese, s.n., 2014, pp. 57, ill. b/n e col. L’opera, una raccolta di articoli già precedentemente pubblicati dall’a. su varie riviste, si propone come analisi della storia della tipografia nel circondario di Varese e di come la zona sia stata raffigurata mediante vedute artistiche. Il vol. è suddiviso in due capitoli: il primo presenta tre saggi nei quali vengono trattate le case editrici attive nel Varesotto dagli albori della stampa fino alla metà del Novecento; il secondo capitolo è composto da sette contributi riguardanti i disegni, le incisioni, le fotografie e le xilografie raffiguranti vedute di Varese realizzate tra il 1483 e il 1927, ponendo particolare attenzione alla biografia degli autori, alle vedute dedicate al celebre Sacro Monte, ora patrimonio dell’UNESCO, e a un’inedita incisione che illustra i dintorni del lago di Varese. Chiude l’opera un articolo dedicato a un set di carte da gioco stampate a Parigi nel 1763, di cui sono presenti due raffiguranti la regione Lombardia di cui una rappresenta anche la zona del Varesotto. Il vol., frutto di una autopubblicazione, è scaricabile gratuitamente online sul sito dell’a. – Carlo Tagliabue
060-034 Crasta (Madel), Il culturale è sociale, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 347-58. L’a. tratta della sempre maggiore necessità di una sintesi tra la natura di patrimonio culturale delle biblioteche e la loro funzione informativa e sociale. Ne consegue che l’impronta culturale debba essere intesa come parte integrante di un già riconosciuto ruolo sociale e non come un’alternativa, rendendo le biblioteche hub non solo di comunità, ma anche culturali e informativi con una rinnovata funzione connettiva e partecipativa. – Em.B.
060-035 Da Rold (Orietta), Networks of paper in late Medieval England, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 148-66. A partire dal XIII secolo è attestato un network commerciale fondato sull’importazione di carta italiana in Inghilterra, a Londra in particolare. Da qui muove l’a. per analizzare l’uso in loco della carta e dimostrare che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, tra XV e primi anni del XVI secolo la carta italiana veniva impiegata soprattutto come materiale da involucro o comunque per finalità non legate al mondo tipografico. – E.Gat.
060-036 Darley (Rebecca), The value of the past: heritage between local, global and national, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 213-28. Una valutazione complessiva della raccolta di libri e rarità che R.E. Hart donò alla città di Blackburn, con particolare riguardo all’imponente nummoteca di circa ottomila monete greco-romane. – E.Gam.
060-037 Desideri (Laura), Il Vieusseux dei Vieusseux: l’impresa di Giovan Pietro nei «feuilles d’avis», «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 349-69. Il contributo è pubblicato a margine della mostra Il Vieusseux dei Vieusseux. Libri e lettori tra Otto e Novecento (1820-1923), allestita a Palazzo Corsini-Suarez di Firenze nel corso del 2020. Qui l’a. analizza una ricca documentazione relativa al primo secolo di attività del gabinetto di lettura fondato da Giovan Pietro Vieusseux (in particolare i cosiddetti “feuilles d’avis”) da cui ricava un quadro appassionante sulle iniziative e i metodi promozionali proposti negli anni da una delle più importanti istituzioni culturali del Paese. – P.S.
060-038 Dilda (Enrico), Supplemento all’ iconografia queriniana a stampa, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 59-62. All’iconografia del card. Angelo Maria Querini (1680-1755), si aggiungono qui, con relative schede descrittive, 5 poco note incisioni (2 tedesche e 3 italiane), pubblicate tra il 1726 e il 1860. – L.R.
060-039 Dinotola (Sara), Offerta editoriale e collezioni bibliotecarie: uno studio comparato, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 387-424. L’articolo propone un nuovo approccio metodologico per la valutazione delle collezioni delle biblioteche pubbliche: a un’analisi più tradizionale che si focalizza su un paragone quantitativo e qualitativo tra i patrimoni di più biblioteche, si affianca un confronto tra le collezioni e l’offerta editoriale. Questa prima applicazione sperimentale ha visto l’analisi di porzioni dei patrimoni librari di 26 biblioteche pubbliche di due sistemi italiani relative all’area disciplinare delle scienze sociali (CDD 300). – Em.B.
060-040 Distefano (Barbara), Sciascia maestro di scuola. Lo scrittore insegnante, i registri di classe e l’impegno pedagogico, Roma, Carocci, 2019 (Lingue e letterature Carocci, 198), pp. 170, ill. b/n, ISBN 978-88-430-9851-4, € 19. Il passaggio di Leonardo Sciascia nel mondo della scuola è stato sempre posto in secondo piano, vuoi per la sua brevità (solo 8 anni scolastici dal 1949/50 al 1956/57), vuoi per l’insofferenza verso quell’esperienza che talvolta sembra trasparire da alcuni suoi scritti. Eppure, lo scrittore si definì sempre maestro (con la minuscola!) – più propriamente, mastro di scoli vasci – identificandosi con una professionalità, quella legata all’educazione, a cui, per molti versi, non venne mai meno nel corso della vita. Il vol. rielabora parte della tesi di dottorato dell’a., dedicata proprio agli scrittori-insegnanti nel Novecento. In particolare, si valorizza una fonte importante: i registri del maestro Sciascia, provenienti dall’ Istituto comprensivo di Racalmuto e oggi depositati presso la Fondazione Sciascia. Vi si legge, in nuce, la prima opera dello scrittore, le Cronache scolastiche (1955), a sua volta nucleo originario de Le parrocchie di Regalpetra (1956). Dopo una breve Premessa e l’Introduzione, il saggio si suddivide in 3 densi capitoli. Il primo («Una letteratura da maestro di scuola», pp. 17-65) presenta in generale la «centralità che la scuola assume nella vita e nell’opera di Leonardo Sciascia» (p. 14). Il secondo (Come insegnava Sciascia, pp. 66-122) illustra la continuità degli interessi educativi nella vita e nell’opera sciasciane, dagli anni Cinquanta agli Ottanta. Il terzo e ultimo (Dal documento scolastico al testo letterario, pp. 123-62) si sofferma sui registri, pubblicando anche un’ampia antologia di testi, in cui si riconoscono interi brani che dal documento scolastico passano al testo letterario. Chiude, dopo le Conclusioni, un’utile bibliografia ragionata. – L.R.
060-041 Domenichi (Lodovico), Dialogo della stampa (1562). Con due saggi di Ugo Rozzo e uno scritto di Chiara Nicolini, a cura di Massimo Gatta – Ludovica Gatta, Macerata, Biblohaus, 2021, pp. 112, ill. b/n, ISBN 978-88-95844-85-5, € 15. Il vol. presenta l’anastatica del Dialogo della stampa, pubblicato dal poligrafo Lodovico Domenichi nei suoi Dialoghi (Venezia, Gabriele Giolito De’ Ferrari). L’anastatica è preceduta da due saggi di Ugo Rozzo (recentemente scomparso e a cui è dedicato il vol.) che qui vengono ripubblicati: in questi lo studioso analizzava il Dialogo della stampa in relazione alla riflessione del Domenichi sul nuovo mezzo tecnologico e alla questione relativa al plagio del testo, avvenuto forse a opera di Anton Francesco Doni. All’anastatica seguono l’analisi dell’esemplare riprodotto (andato all’asta presso la libreria Pandolfini il 15 aprile 2021) e una nota dei curatori. – A.T.
060-042 Dreisiebner (Stefan) – Fedra Kuttkat – Sophie März – Thomas Mandl, Il comportamento informativo durante la pandemia da Covid-19: le differenze tra gli utenti sudamericani e tedeschi nella fruizione dei media, la loro fiducia nella fornitura delle informazioni e la gestione della disinformazione, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 359-73. Partendo dalla consapevolezza che la pandemia da Covid-19 ha legato le persone di Paesi anche molto lontani nell’affrontare bisogni e domande comuni, soprattutto dal punto di vista informativo, l’articolo propone i risultati di uno studio che si è posto lo scopo di confrontare la fiducia nella trasmissione delle informazioni, il comportamento nella loro ricerca, l’utilizzo dei media e la gestione delle fake news durante la pandemia da Covid-19 di persone residenti in Germania e Sud America. – Em.B.
060-043 Edizioni (Le) Laterza. Catalogo storico 1901-2020. Edizione aggiornata, a cura di Michele Sampaolo, introduzione di Alessandro Laterza – Giuseppe Laterza, Bari-Roma, Laterza, 2021, pp. XXXVI+1485, ill. b/n, ISBN 978-88-581-4379-7, € 25. A centoventi anni dalla sua fondazione (era il 10 maggio 1901 quando Giovanni Laterza annunciava la nascita di una casa editrice che avrebbe portato il suo stesso cognome per più d’un secolo), viene pubblicata la riedizione del catalogo storico della casa editrice barese (la precedente era del 2001, a cura di Michele Sampaolo, Roberto Mauro e Massimo Menna). Durante tutto il Novecento e oltre, la casa editrice ha saputo stare al passo con i tempi, sempre tenendo la schiena dritta (anche nei periodi più bui della storia), dando voce e corpo alla cultura di un’intera nazione. Fa strano vedere, nella stessa pagina, i voll. di Croce e Evola messi uno accanto all’altro, ma questo la dice lunga sulle linee guida della casa editrice: garantire «uno spazio di espressione libero che, tutelando le ragioni dell’impresa per assicurarle indipendenza, dà voce a chiunque, discutendo, formando o informando, cercando di contribuire alla crescita civile del nostro Paese» (p. XXXIV), scrivono Alessandro e Giuseppe Laterza nell’Introduzione al catalogo. – Ar.L.
060-044 Epstein (Nora), Illustrating Authority: The Creation and Reception of an English Protestant Iconography, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 361-89. L’a. in questo contributo mostra come John Day (1522-1584) e suo figlio Richard (1552-1607) abbiano utilizzato immagini tratte da Libri d’Ore cattolici per libri di preghiera protestanti. – Marco Francalanci
060-045 Falsoni (Danilo), Per una sintesi sull’attualità di Dante, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 77-9. Essenziale rassegna sulla fortuna di Dante (ma ai riferimenti si aggiunga il Dionisotti di Varia fortuna di Dante, «Rivista storica italiana», LXXVIII, 1966, pp. 544-83) e sui valori plurimi dell’attualità della Commedia. – L.R.
060-046 Farfa, Tuberie. Edizione di un manoscritto, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, 2021, pp. [44], ill. col., senza ISBN, s.i.p. Si tratta della pubblicazione – in una versione ancora sconosciuta, appartenente a un testimone inedito di una collezione privata – della famosa poesia farfiana Tuberie, corredata da un’introduzione a cura di Giacomo Coronelli. L’edizione dell’esemplare e la puntuale nota al testo sono a cura di Luca Cadioli. A corredo del bel volumetto (con sovraccoperta in plastica trasparente), la riproduzione facsimilare del manoscritto. – Ar.L.
060-047 Fondo (Il) antico della Biblioteca della Scuola Normale Superiore. Esposizione di edizioni di pregio dalle raccolte Delio Cantimori e Eugenio Garin, a cura di Barbara Allegranti – Arianna Andrei – Lucio Biasiori – Carlo Alberto Girotto – Agnese Lorenzini – Sara Miglietti, Pisa, Edizioni della Normale, 2008, pp. 72, ill., s.i.p. Tra l’11 e il 18 ottobre del 2008, la Scuola Normale Superiore di Pisa ha allestito una mostra di proprie edizioni antiche e rarità bibliografiche, per la prima volta nella sua storia direttamente organizzata nella sede della sua biblioteca. I voll. scelti per l’esposizione provenivano soprattutto da due raccolte, quella di Delio Cantimori e quella di Eugenio Garin. Per l’occasione è stato pubblicato anche un catalogo che ripercorre le nove sezioni tematiche della mostra, le quali delineano le caratteristiche di base del libro antico e le principali fasi di lavoro all’interno di un’officina tipografica. Da segnalare, in particolare, l’ultima sezione della mostra (qui nel catalogo alle pp. 59-64), che propone un’esposizione di alcune edizioni rare e di assoluto pregio, come per esempio la prima traduzione italiana dell’Utopia di Tommaso Moro (1548), e il Fiore di virtù (1544), libriccino a carattere didattico in cui si illustra un repertorio di vizi e virtù, associandoli a immagini di animali. Molto ricco e utile anche l’apparato bibliografico (pp. 65-72). La mostra, così come il catalogo, presenta un lavoro che raccoglie diverse discipline e che permette di viaggiare, anche se solo in parte ridotta, tra i tesori custoditi negli scaffali della ricca biblioteca della Scuola Normale Superiore di Pisa, il cui fondo antico conta circa 10.000 voll., tra i quali oltre 1.400 edizioni del XVI secolo e 1.200 edizioni del XVII secolo. – L.Mo.
060-048 Formiga (Federica), La distribuzione editoriale e le biblioteche, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 425-40. L’a. pone la sua attenzione sulla scelta dei libri acquisiti da parte delle biblioteche, analizzando il processo che viene messo in atto perché un titolo possa contribuire ad accrescere proficuamente le collezioni, senza tralasciare il ruolo dei fornitori. – Em.B.
060-049 Forteza Oliver (Miquela), La verdadera dimensión del mercado gráfico mallorquín durante el Antiguo Régimen, «Titivillus», 7, 2021, pp. 191-208. L’articolo studia il mercato delle stampe a Maiorca nell’età moderna. Attraverso diverse tipologie di fonti l’a. riesce a fare luce sia sugli incisori e sugli stampatori che sui clienti che compravano questo materiale. – Marco Francalanci
060-050 Fossa (Antonio Ugo), Monaci a Camaldoli. Memorie Percorsi Interpretazioni, a cura della Comunità Monastica di Camaldoli, Camaldoli, Edizioni Camaldoli, 2020 (Studi e testi camaldolesi, 14), pp. 400, ISBN 978-88-9452-721-6, € 35. In occasione degli 80 anni dell’a., la comunità monastica di Camaldoli raccoglie nella presente miscellanea alcuni saggi di padre Fossa in cui sono ripercorse le varie tappe storiche, dalle origini fino al Novecento pre-conciliare, e le finalità fondanti dei monaci camaldolesi. Le quattro sezioni in cui il vol. è suddiviso si concentrano inoltre sui più noti monasteri e personaggi camaldolesi. – Maddalena Baschirotto
060-051 Gavinelli (Simona), La biblioteca invisibile: l’inventario di San Nicola di Rodengo per la Sacra Congregazione dell’Indice dei libri proibiti (1597-1603), in L’abbazia dei Santi Nicola e Paolo VI di Rodengo dalla soppressione al ritorno dei monaci, a cura di Gabriele Archetti, «Brixia Sacra», s. 3, XXV, 2020, pp. 257-359. Nel Vat. lat. 11274 si conserva, insieme ad altri elenchi frutto dell’inchiesta dell’Indice di fine Cinque e primi Seicento, l’inventario della dispersa biblioteca del convento di San Nicola di Rodengo (BS). L’ampio contributo, oltre a ricostruire la storia della biblioteca, fornisce la precisa trascrizione, con identificazione delle edizioni, dell’elenco che fotografa la raccolta monastica bresciana nel cuore dell’età moderna. – L.R.
060-052 Gesuiti per gesuiti. Catalogo della mostra bibliografica. Montepulciano, 16-17 settembre 2021, a cura di Paolo Tiezzi Maestri, premessa di Luca Rivali, Sinalunga, Istituto per la valorizzazione delle Abbazie storiche della Toscana, 2021 (I Quaderni, VIII), pp. 95, ill. col., ISBN 9791280-433138, s.i.p. Si tratta del bel catalogo della mostra bibliografica Gesuiti per gesuiti (Montepulciano, 16-17 settembre 2021, nel quattrocentesimo anniversario della morte di san Roberto Bellarmino) a cura dell’avvocato, bibliofilo e fine collezionista Paolo Tiezzi Maestri. Si ripercorre la storia della Compagnia di Gesù, del suo processo di evangelizzazione (che ha scatenato, nei secoli, non poche polemiche) attraverso i voll. (se ne descrivono ben 102, tutti provenienti dal fondo agiografico della Biblioteca di Villa Classica) stampati tra Cinque e Settecento da e per i gesuiti (ma anche per non-gesuiti). Chiudono il catalogo un utilissimo indice ragionato degli autori gesuiti e un indice dei nomi. – Ar.L.
060-053 Gialdini (Anna), Selling papers in early modern Venice: paper-retailers and the “Libri da carta bianca” in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 31-54. Con una serie di affondi documentati, l’a. esamina da un lato le fonti di approvvigionamento dei tipografi veneziani – le cartiere, i singoli rivenditori (carteri, librari da carta bianca e librari da conti), le corporazioni di arti e mestieri (Arte dei libreri e stampatori, assimilati in laguna nella medesima corporazione) – e dall’altro l’impatto di produzioni scarse, o viceversa, abbondanti, di carta sul business degli stampatori. Vengono poi approfonditi gli usi e la variegata tipologia dei (meno ovvi) libri in bianco, venduti già rilegati e pronti, cioè, per essere scritti (è il caso, ad esempio, dei libri contabili). Corredano il pezzo 5 ill. col. – E.Gat.
060-054 Gianotti (Gian Franco), Maestri, colleghi, amici. Tra mondo classico e cultura moderna, Ariccia, Aracne Editrice, 2016 (Mnemata. Studi di letteratura, storia e civiltà tra ricerca e didattica, 2), pp. 359, ISBN 978-88-548-9365-8, € 18. Il vol. è una raccolta di contributi scritti dall’a. sugli autori dell’antichità classica e sulla storia degli studi classici, per celebrare maestri del passato o in memoria di colleghi scomparsi, originariamente apparsi in riviste e in voll. collettanei e ora riuniti dopo essere stati rivisti e aggiornati. – M.C.
060-055 Giovè Marchioli (Nicoletta), Usare i cataloghi come specchio del territorio: validità e limiti, «Codex Studies», II, 2018, pp. 33-58. Nel saggio si considerano i codici prodotti al tempo di Dante che sono conservati nelle biblioteche di alcune città dell’area veneta e trentina. – Marco Francalanci
060-056 Glagolitsa. Studi slavistici di storia del libro in Italia, a cura di Alessandro Scarsella, Milano, Biblion, 2021, pp. 120, ISBN 978-88-3383-165-7, € 18. L’agile volumetto (castamente illustrato) è dedicato alla stampa in caratteri glagolitici in Italia nel corso del XV e XVI sec. Se il curatore nella sua introduzione prova a delineare la prospettiva di un’analisi comparatistico-bibliografica dei prodotti librari, i saggi successivi si incentrano piuttosto sulle edizioni qui considerate. Mentre Piero Scapecchi fornisce un manipolo di schede su alcune importanti edizioni veneziane, Andrea Zoller presenta la (faticosa) traduzione di alcuni interessanti paratesti, Marta Mancini si occupa della presenza in Russia di edizioni in paleoslavo, Tiziana D’Amico studia la Bibbia in ceco del 1506, Laura Lalli invece la stampa in caratteri slavi nella Roma dei papi. Chiude il tutto l’indice dei nomi. – Ed.B.
060-057 Golob (Andreas), Rural Officials Discover the Printing Press in the Eighteenth-Century Habsburg Monarchy, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 86-110. L’a. considera l’impatto che ebbe la stampa di documenti ufficiali nelle località rurali della monarchia asburgica e analizza quindi l’uso che venne fatto in Europa centrale alla fine del Settecento di regolamenti e notizie impresse per riformare l’amministrazione rurale. – Marco Francalanci
060-058 Gorian (Rudj), Autori, bibliotecari, open access. Osservazioni empiriche e riflessioni su pratiche, comportamenti e ruoli nella piattaforma IRIS dell’ Università di Trento, Trento, Università degli Studi di Trento, Dipartimento di Lettere e Filosofia, 2021 (Quaderni, 10), pp. XIII+130, ISBN 978-88-8443-944-4, € 12. Il vol. nasce dall’esperienza diretta dell’a. come bibliotecario impegnato nella validazione delle schede di prodotti della ricerca scientifica e dei relativi allegati sulla piattaforma IRIS, l’institutional repository dell’Università di Trento. Ne nasce un’analisi accurata e dettagliata di tutti gli aspetti, a cui occorre prestare attenzione nella gestione di un tale strumento, che supera la visione dell’institutional repository come semplice contenitore ed evidenzia come esso sia un contesto in cui operano diversi attori: gli autori e i bibliotecari. Importante e interessante anche la riflessione sull’open access (a cui viene dedicato un intero capitolo) che non tralascia di affrontare le criticità legate al tema. Chiude il vol. una ricca bibliografia. – Em.B.
060-059 Hillgartner (Jan), Newspapers and Authorities in Seventeenth-Century Germany, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 134-47. Questo contributo analizza il diffondersi di gazzette a Vienna e a Wolfenbüttel. L’a. si sofferma su due casi che conducono a ritenere che le autorità utilizzassero consapevolmente simili strumenti per scopi di legittimazione. – Marco Francalanci
060-060 Hufnagel (Silvia), The paper trail of Guðbrandur Þorláksson: a case study of the official and private paths used for purchasing paper by the Sixteenth-century bishop of Hólar, Iceland, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 302-24. Il contributo – parte integrante di un progetto tutto islandese di storia materiale e culturale (https://papertrailsiceland.wixsite.com/papertrails) – prende le mosse dallo studio di alcuni libri contabili del XVI secolo che registrano acquisti di carta fatti da Guðbrandur Þorláksson (1542-1620), vescovo di Hólar. Si racconta poi come e perché egli decise di pubblicare almeno un centinaio di edizioni (tra cui la prima traduzione islandese della Bibbia), che lo coinvolsero attivamente nel commercio/approvvigionamento della carta, fatta arrivare sull’isola dalla Germania e dalla Danimarca (come dimostra l’analisi delle filigrane) tra mille difficoltà logistiche e tempi lunghissimi di trasporto. Corredano il pezzo 7 ill. col. – E.Gat.
060-061 InPressioni. Colloquia graphica et exlibristica», 23, primavera 2021. Si tratta del periodico dedicato al mondo degli ex-libris. Questo numero raccoglie brevi studi su Aldo Galli (pp. 4-7), Oriol Maria Divì (pp. 8-12), Carlo Barbero (pp. 14-9) e Viktor Guzeniouk (pp. 20-5), maestri della grafica exlibristica. In chiusura, si dedica qualche pagina alla fortuna – sempre negli ex-libris – della raffigurazione dei sette vizi capitali. Arricchisce il numero una bella silografia disegnata da Oriol Maria Divì per Gian Carlo Torre (che ha donato 500 copie alla rivista). – Ar.L.
060-062 Inter prima artis incunabula. Catalogo delle edizioni quattrocentesche della Biblioteca diocesana di Lugano, a cura di Luca Montagner, Lugano, Biblioteca diocesana, 2021, pp. 63, ill. col., ISBN 978-88-946329-0-3, s.i.p. Il vol. descrive tramite sedici schede gli altrettanti incunaboli custoditi presso la Biblioteca diocesana di Lugano, compiendo così un primo importante passo verso la catalogazione del fondo antico di questa raccolta libraria. Delle edizioni quattrocentesche, tutte di carattere religioso a eccezione di un esemplare della Commedia, sono indicati i riferimenti ai principali repertori bibliografici e sono descritti con cura gli esemplari, fornendo così importanti informazioni sulla storia del fondo. Le schede, inoltre, sono impreziosite da belle fotografie a colori. Il vol. è così organizzato: saluto del Vescovo di Lugano Mons. Valerio Lazzeri (p. 7); prefazione di Edoardo Barbieri (pp. 9-13); introduzione del curatore (pp. 15-9); catalogo con relativa tavola delle abbreviazioni (pp. 21-57); indici delle edizioni per anno di stampa, per luogo di stampa e dei tipografi (pp. 59-61). Il catalogo è consultabile anche in rete sulla pagina Academia del curatore. – S.C.
060-063 Jagersma (Rindert), Prohibition as Propaganda Technique: The Case of the Pamphlet La couronne usurpée et le prince supposé (1688), in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 338-59. In questo contributo si approfondisce il caso di un eloquente pamphlet, proibito nel 1688. L’a. mostra come il testo sia stato messo al bando non per il suo contenuto ma con lo scopo di generare attenzione attorno a esso. – Marco Francalanci
060-064 Janin (Jules), L’amore dei libri, a cura di Luigi M. Reale, Lecce, Youcanprint, 2020, pp. 184, ill. col., ISBN 979-12-20308-42-7, € 18. Va dato senz’altro merito a Luigi Maria Reale per aver riscoperto, proponendolo al pubblico italiano, questo scritto di argomento bibliofilico del misconosciuto poligrafo francese Jules Janin (1804-1874). Questi, dopo una fugace fortuna italiana a fine Ottocento, è rimasto infatti nell’ombra fino ai recenti lavori di Giorgio Leonardi, che ne ha tradotto alcuni scritti. A parte la carriera di pubblicista e di critico teatrale – professione che gli diede non unanime fama presso i contemporanei parigini –, Janin fu anche raffinato collezionista. La sua raccolta di mobili d’antiquariato e la sua biblioteca personale – quest’ultima, in realtà, destinata dal possessore all’integra conservazione in una biblioteca statale francese – furono venduti all’asta nel 1877, all’indomani della morte della vedova. Il vol. curato da Reale, che meriterebbe miglior veste editoriale, dopo un breve Preambolo, offre in traduzione italiana L’amour des livres, un trattatello sulla bibliofilia apparso per la prima volta nel 1860 in forma di lettera al ventenne George Moreau. Il testo è piuttosto arduo, denso di riferimenti eruditi, ma di grande interesse per il valore che l’a. insistentemente attribuisce al collezionismo di libri con prestigiose provenienze. All’operetta di Janin seguono una notizia biografica, un’articolata bibliografia dei suoi scritti, una nota editoriale su L’amour des livres e le note al testo. Chiude l’indice dei nomi di persona e di luogo. – L.R.
060-065 Johnston (Cynthia), Book collecting in context: Hart and his contemporaries, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 191-212. Su alcune collezioni librarie private del Lancashire, in particolare quella di James Dunn, concittadino di R.E. Hart e ispiratore del suo lascito in favore della comunità di Blackburn. – E.Gam.
060-066 Johnston (Cynthia), Introduction, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 1-6. Presentando i contributi del vol. dedicato alla pregevole collezione di manoscritti e libri antichi dell’industriale Robert Edward Hart (1878-1946), ora conservata al Blackburn Museum and Art Gallery nel Lancashire, la curatrice offre una panoramica sulla raccolta. – E.Gam.
060-067 Kiliańczyk-Zięba (Justyna), State and Church Sponsored Printing by Jan Januszowski and His Drukarnia Łazarzowa (Officina Lazari), in Krakow, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 202-20. Nel saggio si studia l’importanza che ebbero i legami che tenne con le autorità locali, sia civili che religiose, l’officina tipografica Drukarnia Łazarzova, una delle principali dell’area polacco lituana. Speciale attenzione è riservata al decennio 1577-1587, secondo l’a. periodo cruciale nella stabilizzazione degli affari dell’azienda. – Marco Francalanci
060-068 Krumenacker (Jean-Benoît), Buying paper for the Consulate: insights into the paper trade of Lyon, 1450-1525, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 197-216. Il caso di studio – centrato sulla documentazione amministrativa del consolato di Lione, acquirente ovviamente sistematico di carta – permette di illustrare vari aspetti del paper trade locale, focalizzando, in particolare, l’impatto che su di esso ebbe la nuova arte impressoria. L’a. individua una serie di mutamenti che caratterizzarono l’intero indotto, dal rialzo improvviso della domanda e dei prezzi, alla comparsa sulla scena di attori e fornitori (attestati dalle relative filigrane), che contribuiscono a tracciare le rotte di un network come sempre molto più ramificato di quanto si possa oggi pensare. Corredano il pezzo 1 ill. b/n e alcuni grafici. – E.Gat.
060-069 Letalick Rinaldi (Pia), La Biblioteca Diocesana di Västerås nel passato e nel presente, «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 371-75. Queste righe tracciano un sintetico ma chiaro resoconto della storia e della collezione della Biblioteca Diocesana di Västerås, Svezia. L’a., che qui svolge il ruolo di bibliotecaria, offre uno sguardo sulle edizioni più prestigiose conservate nel fondo antico della biblioteca contestualizzando il discorso con alcuni cenni sulla storia e sulle attività del presente dell’istituzione, la cui importanza si deve all’intuizione e all’impegno di Johannes Rudbeckius (1581-1646), vescovo di Västerås dal 1619. – P.S.
060-070 Libri e circolazione di idee: documenti e contributi sul rinnovamento degli studi a Cagliari nel Settecento, a cura di Francesca Maria Crasta, Cagliari, UNICApress, 2020 (UNICApress Ricerca. Libri e biblioteche in Sardegna, 1), pp. 267, ISBN 9788833120164 (versione cartacea), 9788833120171 (versione online), € 10. In coincidenza con il quarto centenario della fondazione dell’Ateneo cagliaritano, viene varata una nuova collana dedicata alla storia delle biblioteche e del patrimonio librario dell’Isola. Il respiro della collana si dichiara da subito interdisciplinare, come documenta questa polifonica ricerca, che, mettendo in campo gli strumenti dell’indagine storica e di quella bibliografica, presenta dapprima un profilo culturale di una delle personalità più rilevanti degli inizi dell’Università cagliaritana, Liberato Fassoni, che lì insegnò fra gli anni Sessanta e Settanta del secolo. Sulla vicenda del Fassoni, scolopio, docente in varie università della penisola, si innesta il tema, indagato nella seconda parte del vol., del fondo settecentesco della biblioteca degli Scolopi, devoluta all’Ateneo nella seconda metà dell’Ottocento. – Al.L.
060-071 Libri, torchi e imprese editoriali nell’Ottocento italiano, a cura di Marco Callegari, «La Bibliofilía», 122, 2020. Si segnalano qui i singoli contributi del fascicolo. – P.S.
060-072 Loconsole (Matteo), Paolo Mantegazza. Alle origini dell’educazione sessuale, Milano, Biblion Edizioni, 2021 (Storia, politica, società, 64), pp. 300, ill. col, ISBN 978-88-3383-182-4, € 24. Paolo Mantegazza, celebre fisiologo, patologo, igienista, neurologo, antropologo e scrittore italiano di fine Ottocento, fu particolarmente sensibile ai temi della sessualità e dell’educazione sentimentale. In una realtà nella quale il discorso sul sesso acquisì un’inedita visibilità, l’a. presenta Mantegazza come uno dei fondatori dell’educazione sessuale. Il libro risulta essere un’interessante indagine sulla morale sessuale delle italiane e degli italiani all’indomani dell’unificazione legislativa del Paese, facendo luce su molti dei pregiudizi che sopravvivono ancora oggi nella nostra società. – Francesco Ursino
060-073 Lupoli (Rosa), Gli inquisitori in biblioteca. Documenti di censura libraria nell’Archivio dell’Inquisizione di Modena nel XVII secolo, Firenze, Edizioni CLORI, 2017, pp. 231, ISBN 978-88-942416-2-4, s.i.p. Il vol. raccoglie una serie di saggi, in parte già pubblicati dall’a., riguardanti il rapporto tra inquisitori e libri nella Modena del Seicento. La prima parte si concentra sui manuali censori utilizzati dagli inquisitori emiliani. Nella seconda parte, più corposa in termini di varietà, l’a. si focalizza sulle pratiche censorie nello Stato Estense. In particolare, sono analizzati alcuni casi di censura di biblioteche private, come pure l’affascinante storia della censura della Secchia Rapita di Alessandro Tassoni. In ultimo, l’a. si sofferma sui libri proibiti conservati nella biblioteca del cardinale Alessandro d’Este e presso l’Archivio del Tribunale dell’Inquisizione di Modena. Un vol. senz’altro interessante, cui avrebbero certamente giovato un indice analitico e un corretto apparato bibliografico. – N.V.
060-074 Macchi (Federico), I sostegni delle legature: le assi, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 113-4. Benché, per estensione, il termine venga impiegato anche per i piatti in cartone, il contributo si sofferma sulle assi lignee (faggio, olmo, quercia e tutti i legni del mercato locale) utilizzate per la copertura dei libri tra Quattro e Cinquecento. – L.R.
060-075 Macchi (Federico), L’atelier de Blois ou des reliures de Louis XII et de François Ier, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 109-11. «L’attenzione si concentra […] sulla bottega di Blois (città nella valle della Loira) ossia delle legature di Luigi XII e di Francesco I° che segna l’evoluzione dei lavori tardo medievali (XV secolo) verso quelli rinascimentali transalpini (XVI secolo) tra le cui caratteristiche spicca la decorazione a foglia d’oro» (p. 109). – L.R.
060-076 Manzari (Francesca), Rome and Florence at the beginning of the fifteenth century: the different models in the illuminations of the Pancera Missal (Blackburn) and a new hypothesis on penflourishing in the Acciaiuoli Missal (Cambridge), in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 61-92. Sugli influssi della miniatura fiorentina su quella romana all’epoca dello Scisma d’Occidente. – E.Gam.
060-077 Manzoni (Laura), Il deposito legale dei materiali cartografici in Italia e il loro censimento da parte del Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa e della BNI, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 283-97. L’a. tratta del deposito legale dei materiali cartografici in Italia evidenziando come la normativa abbia spesso trascurato questa tipologia di risorse, nonostante lo straordinario valore storico, artistico e culturale. Questa negligenza si rispecchia nel loro censimento, completamente abbandonato negli anni Sessanta del secolo scorso. – Em.B.
060-078 Marrocchi (Mario), Un elenco di libri dal monastero di Spineto del 1238, «Codes Studies», II, 2018, pp. 177-98. Questo contributo trascrive e analizza una scrittura notarile del 1238 nella quale vengono descritti i codici appartenuti al monastero della Santissima Trinità di Spineto, a Siena. – Marco Francalanci
060-079 Martini (Davide), Alcuni episodi sulla mobilità dei mestieri del libro in Toscana nella prima epoca moderna, in Il viaggio. Scoprire ed essere scoperti. Atti della Summer School 2020, Milano, EDUCatt, 2021, pp. 67-81. Una delle invenzioni fondamentali che hanno permesso il passaggio dal Medioevo al mondo moderno è senza alcun dubbio la stampa. Dopo un primo periodo in cui questa novella ars artificialiter scribendi era di esclusivo appannaggio tedesco, l’impianto di un’officina presso l’abbazia di Subiaco a opera di Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz attorno al 1465 promosse la diffusione sul territorio italiano. In questo contributo si offre un quadro circa la situazione nella città di Lucca, partendo dal tentativo di installare un’officina tipografica da Clemente da Padova, passando poi per Matteo Civitali, Michele di Jacopo Bagnoni, Salvatore Zucchetta, Giovanni Battista Faelli e Vincenzo Busdraghi. – Pietro Putignano
060-080 Mazzoni (Luca), Le postille di Vincenzo Monti ai commenti danteschi di Biagioli e Lombardi, «Studi sul Settecento e l’Ottocento», XVI, 2021, pp. 61-71. Certamente nell’estate del 1821 Vincenzo Monti era intento a postillare le edizioni dei commenti di Niccolò Giosafatte Biagioli e Baldassarre Lombardi alla Commedia, un lavoro – quello di Monti – che vide la luce nell’edizione integrale pubblicata nel 1879. In questo contributo l’a. prende in esame le linee di tendenza delle postille – che smentiscono o si avvalgono delle proposte dei due esegeti – e confronta le stesse con le riflessioni presenti nella Proposta, al fine di puntare a un’analisi più corretta e puntuale del testo dantesco. – Pietro Putignano
060-081 McKendrick (Scot), Contextualising the art and innovations of the Master of Edward IV in the Blackburn Hours (Blackburn Museum and Art Gallery, Hart MS 20884), in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 93-143. Su di un libro d’ore appartenuto a R.E. Hart, prodotto attorno al 1490 nel Sud delle Fiandre e miniato dal Maestro di Edoardo IV. – E.Gam.
060-082 McKitterick (David), The Loyalties of a Collector, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 7-21. L’a. mette in relazione al collezionismo inglese dell’epoca gli interessi di R.E. Hart, le sue benemerenze a favore dell’Università di Cambridge e del Fitzwilliam Museum, nonché il suo lascito di libri, monete e oggetti orientali alla città di Blackburn. – E.Gam.
060-083 Memorie istoriche del Sagro Eremo di Mont’Uliveto Maggiore, a cura di Enrico mariani – Roberto Donghi, Istituto per la valorizzazione delle Abbazie storiche della Toscana, 2021 (I Quaderni, VII), pp. 64, ill. col., ISBN 9791280-433077, s.i.p. Si tratta della trascrizione con commento delle Memorie istoriche del Sagro Eremo di M[onte] U[liveto] M[aggiore] di Cherubino Besozzi (nato a Milano nel 1696), che sono la prima descrizione sistematica dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, il complesso monastico di Asciano sede dell’abate generale della Congregazione benedettina di Monte Oliveto. – Ar.L.
060-084 Meserve (Margaret), The Papacy, Power, and Print: The Publication of Papal Decrees in the First Fifty Years of Printing, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 259-99. L’a. considera la produzione papale di documenti ufficiali. Offre dapprima una panoramica sulla produzione del Quattrocento e si sofferma poi sul ruolo che ebbe il pontificato di Giulio II nel rinnovamento degli usi e della struttura dei documenti ufficiali tipografici. – Marco Francalanci
060-087 Morandini (Mino), «La parola è il morbo che vola»: tragedia di parole, comprate e vendute, che corrotte corrompono e uccidono (I), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 17-24. Ampia recensione commentata della tragedia moderna di Bruno Pedretti, Il morbo della parola, Roma, Castelvecchi, 2020, nella quale il Covid-19 lascia il posto a una interminabile e letale logorrea. – L.R.
060-088 Morandini (Mino), Arnaldini tra manoscritti e miniature della Biblioteca Queriniana: un atteso ritorno, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 129-30. Si segnala il ritorno degli studenti del Liceo Classico Arnaldo da Brescia alla Biblioteca civica Queriniana, nell’ambito del progetto di alternanza scuola-lavoro. – L.R.
060-089 Morandini (Mino), L’Utopia di Thomas More e le distopie dei tempi nostri e suoi, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 3-15. Una rilettura dell’Utopia di Tommaso Moro (1478-1535), che pur “vecchia” di Cinquecento anni, mostra tutta la sua attualità. – L.R.
060-090 Morandini (Mino), Libri che parlano di libri, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 123-8. Alcune recensioni a libri recenti: dalla Lisistrata della Fondazione Valla a un prezioso lavoro erudito di Simone Signaroli fino alla monografia di Chiara Parisio sul miniatore Giovanni Battista Cigola. – L.R.
060-091 Morandini (Mino), Per il centenario della nascita di Giuseppe Tonna (1920-1979), alcuni brani dalla sua prefazione a «La massera da bé» di Galeazzo dagli Orzi, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 25-30. Si pubblicano alcuni stralci, in particolare di tono autobiografico, della prefazione di Giuseppe Tonna alla sua edizione (Brescia, Grafo, 1978) della celebre La massera da bé, di Galeazzo dagli Orzi, opera cinquecentesca in dialetto bresciano, uscita per i Turlino nel 1554. – L.R.
060-092 Morandini (Mino), Praga, capitale segreta d’Europa, di Franco Cardini: storia e storie, note e poco note, di una capitale della cultura, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 115-21. Ampia recensione al vol. di Franco Cardini, Praga, capitale segreta d’Europa, Bologna, Il Mulino, 2020. – L.R.
060-093 Morgan (Nigel J.), The Blackburn Psalter and the William of Devon Group, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 23-59. Attraverso un’accurata analisi delle miniature l’a. ascrive all’atelier inglese del copista William di Devon anche il salterio duecentesco appartenuto a R.E. Hart, ora Blackburn Museum and Art Gallery, Ms 091-21001. – E.Gam.
060-094 Muratori (Carlo), A Bibliographical Catalogue of Robert Baden-Powell, Bologna, Biblioteca Frati Minori Cappuccini, 2021 (Biblioteca Scout, 2), pp. 125. L’a. presenta un’ampia ed esaustiva bibliografia degli scritti del fondatore del Movimento Scout, Robert Smith Stephenson Baden-Powell, Lord of Gilwell. Il Movimento Scout, come noto, prese forma in seguito alla pubblicazione di Scouting for Boys, libro dall’enorme successo e dalle numerosissime ripubblicazioni, uscito per la prima volta nel gennaio 1908 in sei numeri, con cadenza quindicinale, e poi riunito in un unico vol. nel maggio successivo. La bibliografia di Muratori contiene ben 937 voci, suddivise in monografie, pamphlet, fogli volanti, collezioni di articoli, citazioni e scritti, libri con interventi e prefazioni di Baden-Powell. – Francesco Ursino
060-095 Nova (Giuseppe), Bricia cenomane (nuove ricerche e ricostruzioni storiche), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 105-7. Appunti sulla città di Brescia prima della colonizzazione romana. – L.R.
060-096 Nova (Giuseppe), I Nicolini da Sabbio (l’officina tipografica di Brescia tra XVI e XVII secolo), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 89-103. Ampio contributo che ripercorre le vicende della famiglia di tipografi Nicolini da Sabbio Chiese (BS), con particolare riguardo al ramo attivo a Brescia. – L.R.
060-097 Omaggio a Nicolò Bettoni (1770-1842). Tre rari scritti ottocenteschi ristampati in anastatica, a cura di Massimo Gatta – Ludovica Gatta, Macerata, Biblohaus, 2021, pp. 230, ISBN 978-88-95844-98-5, € 15. La figura e l’attività di Nicolò Bettoni (1770-1842), tipografo attivo tra Brescia, Padova, Alvisopoli e Milano, sono state studiate e celebrate fin dagli anni a lui contemporanei o immediatamente successivi alla sua morte. A testimoniarlo tre testi, ora ripresentati in edizione anastatica in questo nuovo lavoro pubblicato per i tipi di Biblohaus, che offrono un interessante spunto sullo stampatore. Si tratta di Nicolò Bettoni. Avventure di un editore di Piero Barbera (Firenze, Tipografia di G. Barbera, 1892), Delle edizioni bettoniane. Dialogo (Milano, Per Nicolò Bettoni, 1828) e La Tipografia Bettoni in Padova (Padova, Per li Penada, 1813). In chiusura di vol. – ma forse sarebbe stata più utile un’introduzione ragionata della figura di Bettoni e della sua attività – un breve ma esaustivo profilo bio-bibliografico del tipografo di Portogruaro. – P.S.
060-098 Oyarbide Magaña (Ernesto), Collecting ‘Toute l’Angleterre’: English Books, Soft Power and Spanish Diplomacy at the Casa del Sol (1613–1622) in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 316-37. L’articolo studia la biblioteca di Diego Sarmento de Acuña, conte di Gondomar, ambasciatore spagnolo a Londra fra 1613 e 1622. – Marco Francalanci
060-099 Paper (The) trade in Early Modern Europe. Practices, materials, networks, edited by Daniel Bellingradt – Anna Reynolds, Leiden, Boston, Brill, 2021 (Library of the Written Word, 89), pp. XXIII-393, ill. col. e b/n, ISBN 978-90-04-42399-2 (cartaceo) - 978-90-04-42400-5 (ebook), € 160. Questo vol. gemma da un omonimo convegno – a monte del quale stanno le riflessioni del network internazionale The Paper Trade in Early Modern Europe, fondato nel 2015 – dedicato per la prima volta al commercio della carta, e inteso come momento di incontro per approfondirne dinamiche, attori e indotto fra la seconda metà del Quattrocento e la prima metà dell’Ottocento (The paper trade in early modern Europe. Practises, materials, networks; Erlangen, 26-27 febbraio 2019). L’area geografica indagata è vasta perché comprende gran parte dell’Europa continentale, la Gran Bretagna, l’Islanda e si spinge fino all’impero ottomano. Si tratta di un vol. bello e importante, se non definitivo di certo un buon punto di partenza per mettere finalmente a fuoco, in modo sistematico, una delle questioni meno studiate ma più cruciali della prima storia moderna: la carta appunto e le pratiche della sua commercializzazione. Muovendo da prospettive eterogenee – storia del libro, letteratura, storia della scienza, della comunicazione, digital humanities e biblioteconomia (Notes on contributors, pp. XVII-XXIII) – i relatori hanno posto a confronto gli esiti delle proprie ricerche, fondate principalmente su documenti d’archivio, banche dati ed evidenze fornite da legature e filigrane. Il lavoro – diviso in tre sezioni (Hotspots and trade routes; Usual dealings; Recycling economies) e corredato da utili indici (delle illustrazioni; dei nomi e degli argomenti) – è schedato sotto i singoli contributi. – E.Gat.
060-100 Perini (Silvia), “De la pena che tignarà arzento de minor bontà” (uso illecito del punzone dell’incudine a Brescia), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 31-4. Si ricostruisce la vicenda, occorsa a Brescia ai primi dell’Ottocento, della fraudolenta falsificazione di punzoni con l’incudine, apposti su manufatti argentei. – L.R.
060-101 Petrucciani (Alberto), La terminologia della catalogazione e la sua traduzione: aspetti linguistici, etici e professionali, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 339-46. L’a. evidenzia come, a fronte di alcune scelte compiute nella stesura delle norme per la catalogazione (sia internazionali che nazionali), sarebbe necessario affiancare alla conoscenza approfondita della tradizione catalografica e della sua evoluzione una solida padronanza linguistica che possa evitare soluzioni generiche e poco chiare. Sarebbe utile in questo processo un’analisi, da parte dei comitati internazionali, delle traduzioni locali che spesso evidenziano difetti e limiti dei testi originali. – Em.B.
060-102 Piovesan (Andrea), Carte da Gioco e Cartoleri Trevisani, Treviso, Antiga, 2021, pp. 225, ill. b/n e col., ISBN 978-88-8435-257-6, € 30. Il vol., ricchissimo di illustrazioni di mazzi di carte, documenti e pubblicità d’epoca, affronta la nascita, l’imporsi di uno standard grafico e il proliferare di varietà delle carte da gioco trevisane. In questo viaggio, che si muove soprattutto tra i secc. XIX e il XX, l’a., attingendo a fonti storiche e a più collezioni, indaga la storia di ditte più o meno note, spiega le tecniche di produzione e gli obblighi fiscali, mostra alcune rivisitazioni contemporanee. I capp. del vol., introdotti dalla Presentazione di Gustavo Orlando Zon (p. 9) e dalla Prefazione dell’a. (pp. 11-2), sono organizzati come segue: 1. Le origini (pp. 15-9); 2. Le Carte Venete delle origini (pp. 21-30); 3. Prima metà del XIX secolo. Luigi Munari (pp. 33-8); 4. Tecnica produttiva italiana: la rivoltinatura (pp. 41-8); 5. Le Carte Venete (pp. 51-62); 6. La seconda metà del XIX secolo. I Fratelli Prezioso (pp. 65-75); 7. Le imposte sulle carte da gioco (pp. 77-8); 8. Nascita dello standard delle Carte Trevisane “NANI INCI” (pp. 81-5); 9. Francesca Rind (pp. 87-105); 10. Sviluppo dello standard delle Carte Trevisane (pp. 107-31); 11. Ettore Rampini ed Enrico Bennati (pp. 133-40); 12. Teodomiro Dal Negro (pp. 143-56); 13. Cartomanzia (p. 159); 14. Le Carte Trevisane. La seconda Guerra Mondiale (pp. 161-91); 15. Le Carte Venete e Trevisane Mignon (pp. 193-200); 16. Le Carte Trevisane non standard (pp. 203-18). Chiudono le Conclusioni (pp. 221-3) e la Bibliografia (p. 225). – S.C.
060-103 Pomaro (Gabriella), Il manoscritto gigante in Codex nei sec. XI-XIII, «Codex Studies», II, 2018, pp. 199-218. Il contributo, presentando il vol. Les Bibles atlantiques. Le manuscrit bibliques à l’époque de la reforme de l’Eglise du XIe siècle, mostra lo stato attuale delle ricerche sulle Bibbie atlantiche, ricordando i principali interventi dedicati a questo tema negli ultimi anni. – Marco Francalanci
060-105 Rábai (Krisztina), The usage and acquisition of paper in the Jagellonina courts, 1490-1507, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 218-43. Analizzando dai registri contabili i movimenti in denaro negli anni della terza dinastia dei sovrani jagelloni (1490-1507), l’a. ha individuato oltre un centinaio di voci relative all’acquisito di notevoli quantità di carta. L’esame autoptico di una serie di filigrane (pp. 224-225; 234-237) e dei relativi motivi organizzati dall’a. per anni di uso (pp. 230-231), ha inoltre consentito di delineare l’utilizzo (prevalentemente testuale) della carta e di mappare, almeno in parte, produttori e rotte commerciali di quelle balle, evidenziando il ruolo fondamentale dei cartai italiani e tedeschi all’origine dell’introduzione del prodotto nei territori tra Boemia, Moravia e Slesia. Corredano il pezzo 6 ill. col. – E.Gat.
060-107 Reutcke (Chelsea), Royal Patronage of Illicit Print: Catherine of Braganza and Catholic Books in Late Seventeenth-Century London, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 239-57. In questo saggio l’a. considera il ruolo che svolse Caterina di Braganza (1638-1705) nel promuovere la circolazione di libri e testi cattolici nell’Inghilterra del secondo Seicento. – Marco Francalanci
060-108 Reynolds (Anna), “Worthy to be reserved”: bookbindings and the waste paper trade in Early Modern England and Scotland, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 342-68. La tradizione del riuso di supporti scrittorî è certamente molto antica. Dopo una dettagliata tassonomia dei materiali di scarto (pp. 346-355), l’a. indaga il destino degli scarti – manoscritti, in pergamena e stampati – dimostrando come generalmente venissero riutilizzati nelle legature. Dalla fine del XVII secolo in poi gli scarti stampati ebbero però tutt’altra sorte e furono ingloriosamente condannati ad avvolgere burro o altri alimenti. Si individuano così cronologie, rotte commerciali e siti di stoccaggio, con particolare riferimento alle attività della English Stationers’ Company. Corredano il pezzo 8 ill. col. – E.Gat.
060-109 Rial Costas (Benito), Juan Tomás Favario and the paper trade in early modern Spain or the supply of paper as a new modality of publishing, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 106-24. Il pezzo indaga le relazioni tra il commercio della carta e quello dei libri – evidenziando anche le pratiche degli attori coinvolti nel commercio cartario – attraverso il caso di Juan Tomás Favario, libraio, produttore e commerciante di carta già studiato da Dennis Rhodes. Originario della Lomellina ma attivo in Spagna tra fine XV e prima metà del XVI secolo, Favario finanziò non poche edizioni grazie a una rete di prestiti brevi concessi ad alcuni tipografi. E proprio le tracce bibliografico-documentarie lasciate dalla sua attività consentono di mettere a fuoco – e talvolta pure di identificare – dinamiche e personaggi “della filiera” altrimenti difficili da centrare. Corredano il pezzo 4 ill. col. – E.Gat.
060-110 Richards (Celyn), Printing for the Reformation: The Canonical Documents of the Edwardian Church of England, 1547–1553, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 111-33. Il contributo analizza la stampa di testi religiosi e canonici in età edoardiana. Particolare attenzione è garantita alle strategie editoriali messe in atto delle autorità, che privilegiando determinati tipografi riuscirono a influenzare in maniera decisiva il clima politico, religioso e culturale dell’epoca. – Marco Francalanci
060-111 Ridi (Riccardo), La piramide dell’informazione e il realismo strutturale, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 233-55. L’a. tratta nuovamente dello schema concettuale della piramide DIKAS evidenziandone le consonanze con alcune teorie filosofiche contemporanee e passate che ne rendono più plausibili e comprensibili alcuni aspetti superandone l’apparente inconciliabilità tra oggettività e soggettività. – Em.B.
060-112 Rivali (Luca), Ancora sul pastiere-libraio bresciano Lorenzo Gilberti, «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 297-308. A partire da un suo primo lavoro del 2010, l’a. approfondisce alcune questioni relative all’attività del pastiere-libraio bresciano Lorenzo Gilberti, concentrandosi in particolar modo su una disputa, nel 1783, con gli altri librai bresciani che gli contestarono l’avvio dell’iniziativa senza una regolare licenza. Il contributo analizza poi la crescita dell’attività del Gilberti e dei suoi eredi che, accanto al piano commerciale, avviarono anche quello editoriale diventando una delle imprese librarie più importanti nella Brescia nel XIX secolo. – P.S.
060-113 Rivali (Luca), La regola e la forma. Grammatiche italiane in Francia tra Cinque e Seicento, «Studi di grammatica italiana», 39, 2020, pp. 119-43. Pubblicato all’interno degli atti del convegno Cultura e identità nazionale nella storia della grammatica, a cura di Simone Pregnolato e Michele Colombo, il saggio prende spunto dai noti Maître italien di Nicole Bingen e Prime grammatiche italiane per francesi di Giada Mattarucco. Viene così analizzata da un punto di vista bibliografico la produzione di una settantina di edizioni che pongono importanti domande circa gli autori implicati, gli editori coinvolti, la rete dei lettori interessati, i modi stessi della produzione tipografica. – Ed.B.
060-114 Ruiz Astiz (Javier), Fuentes notariales sobre la imprenta pamplonesa del siglo XVII: análisis documental y metodológico, «Titivillus», 7, 2021, pp. 251-75. L’a. studia in questo contributo le scritture notarili sottoscritte a Pamplona nel secolo XVII per fare luce sull’editoria della Navarra e sui suoi principali attori. – Marco Francalanci
060-115 Ruiz García (Elisa), Estudio de las anotaciones adicionadas a mss. vincianos de Madrid, «Titivillus», 7, 2021, pp. 11-53 L’a. studia a livello paleografico e filologico le annotazioni in margine ad alcuni manoscritti di Leonardo da Vinci. Questo articolo corregge alcune attribuzioni precedentemente avanzate da altri studiosi. – Marco Francalanci
060-116 Rusu (Marius), Libri dall’Europa: lettere di editori e librai a Giuseppe Molini, bibliotecario del Granduca di Toscana (1827-1834), «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 335-48. Le biblioteche, in particolar modo quelle legate a una autorità istituzionale, svolsero un ruolo di assoluta centralità nella circolazione del libro durante tutto il XIX secolo. Un chiaro esempio, ricostruito in questo contributo, è quello della Biblioteca Palatina di Firenze gestita da Giuseppe Molini (1772-1856) il quale, grazie alla sua rete di conoscenze internazionali, riuscì a incrementare, in numero e importanza, la raccolta libraria del duca Leopoldo II. – P.S.
060-117 Sachet (Paolo), La Chiesa davanti ai Padri: Erasmo, gli umanisti riformati e la patristica cattolica romana tra Rinascimento e Controriforma, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», 54/2, 2018, pp. 389-419. L’articolo studia il mercato e la produzione di edizioni di patristica greca e latina del XVI sec., analizzando il contributo di Erasmo da Rotterdam, così come dell’area elvetico-tedesca legata alla Riforma (in particolare Basilea), per poi passare alle imprese editoriali promosse dalla Curia romana tra il 1555 e il 1561. Il contributo delinea, in tal modo, «un quadro di grandissimo fermento […] nella corsa alla riscoperta delle fondamenta del pensiero cristiano antico» (p. 417), all’interno delle nuove dinamiche ricollegabili alla cultura filologica umanistica e all’avvento della Riforma. – S.C.
060-118 Sachet (Paolo), The Rise of the Stampatore Camerale: Printers and Power in Early Sixteenth-Century Rome, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 181-201. In questo contributo l’a. studia il percorso che condusse Antonio Blado a ottenere a Roma il ruolo di Stampatore Camerale. Particolare attenzione è dedicata agli anni precedenti alla concessione e all’analisi delle relazioni col potere che tennero le stamperie romane nei primi decenni del Cinquecento – Marco Francalanci
060-119 Salminen (Tapio), Types and sources of paper in late Medieval Finland: a case study of the paper in Raseborg Castle Scriptorium, ca. 1390-1435, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 169-96. Un caso di studio centrato sullo scriptorium del castello reale di Raseborg (Finlandia) dimostra come l’uso della carta, lungo l’arco cronologico considerato, fosse legato prevalentemente alla corrispondenza in entrata/uscita, come le forniture arrivassero da differenti cartiere, come il castello fosse integrato in un network commerciale di respiro europeo, e infine come il consumo delle risme fosse rapido in ragione dei sempre maggiori adempimenti burocratici cui la cancelleria reale era tenuta, soprattutto dal primo decennio del XV secolo in poi. – E.Gat.
060-120 Salomoni (David), Educating the Catholic People. Religious Orders and Their Schools in Early Modern Italy (1500– 1800), Leiden-Boston, Brill, [2021] (History of Early Modern Educational Thought, 3), pp. 220, ill. b/n, ISBN 978-90-04-43646-6, € 99. L’a. ricostruisce il complesso e articolato panorama educativo sorto nell’Italia del Cinquecento e durato fino alla Rivoluzione francese. A fronte di una storiografia che vede il focus puntato principalmente sull’attività educativa operata dai gesuiti, il presente vol. si concentra invece su quelle innovazioni prodotte in campo educativo anche da tutti gli altri ordini religiosi, maschili e femminili che – nell’arco di tre secoli – si fecero carico delle esigenze educative di città e stati della penisola italiana. Dallo studio emerge come l’attività di questi ordini contribuì significativamente a rinnovare la tradizione pedagogica umanistica. Chiudono il vol. la bibliografia e l’indice delle cose notevoli. – A.T.
060-122 Saviotti (Pierfilippo), La prima produzione italiana di torchi tipografici in metallo: le officine Dell’Orto tra Monza e Milano, «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 263-95. Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, il mondo della stampa a caratteri mobili attraversò un periodo di decisivi cambiamenti tecnologici. Sulla spinta della rivoluzione industriale, vennero progettati alcuni sistemi innovativi che portarono alla costruzione di torchi in metallo in grado di garantire una produzione tipografica più rapida e ampia. Il contributo, frutto di parte del lavoro di tesi di laurea magistrale dell’a., ricostruisce quindi la prima produzione italiana degli innovativi torchi tipografici, iniziata negli anni ‘30 dell’800 – quindi qualche decennio più tardi rispetto ad altri Paesi europei – grazie all’impegno della famiglia Dell’Orto, con officine attive a Monza e Milano. – S.C.
060-123 Serrai (Alfredo), Gabriel Naudé, Helluo Librorum, e l’Advis pour dresser une bibliothèque, a cura di Fiammetta Sabba – Lucia Sardo, Firenze, Firenze University Press, 2021 (Biblioteche & Bibliotecari / Libraries & Librarians, 5), pp. 102, ISBN 978-88-5518-186-0, € 9,90. Gabriel Naudé (1600-1653), a., nel 1627, dell’Advis pour dresser une bibliothéque, può a tutti gli effetti essere considerato il padre della Biblioteconomia quale scienza della selezione e dell’ordinamento dei libri. Qui si ripubblica la traduzione di Alfredo Serrai dal francese all’italiano, già presentata nel 2012 per i tipi di Biblohaus, corredata da un’accurata introduzione storico-concettuale sempre a cura di Serrai, così come un profilo biografico ed erudito di Naudé e alcune considerazioni finali sull’importanza, e l’attualità, del discorso del bibliotecario francese. In chiusura di vol. bibliografia e indice dei nomi. – P.S.
060-124 Signorini (Mariano), Un bresciano d’altri tempi: Lucius Antonius Quadratus, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 81-7. Partendo dalla ricostruzione del testo di una lapide murata nella loggetta in piazza della Loggia a Brescia, si ripercorre la vicenda del legionario Lucius Antonius Quadratus, vissuto nell’età di Tiberio e appartenente alla Legio XX Valeria Victrix. – L.R.
060-125 Soler i Fabregat (Ramon), Relaciones sociales establecidas en torno a la producción del libro sobre arte, siglos XV-XIX:de Basilea a Basilea, pasando por otros 20 emporios de la imprenta europea, «Titivillus», 7, 2021, pp. 55-109. Il contributo offre una panoramica sulla produzione di libri sui temi dell’arte, dell’archeologia e dell’architettura in Europa dall’introduzione della stampa sino alla fine dell’Ottocento. L’ampio sguardo dell’articolo consente valutazioni d’insieme supportate da analisi bibliometriche ed econometriche. – Marco Francalanci
060-126 Stampe per crescere. Imparare a sognare con le immagini nell’Europa moderna, a cura di Elisa Marazzi, Trento, Publistampa Edizioni, 2021 (Quaderni, 3), pp. 121, ill. b/n, 978-88-85726-49-9, € 15. Nelle pagine di questo libro-catalogo, ispirato all’omonima mostra realizzata nell’estate 2021 al Museo Per Via di Pieve Tesino, il lettore troverà una vasta e documentata narrazione delle vicende che nei secoli dell’età moderna hanno portato alla formazione di un comune immaginario europeo. Seguendo la diffusione di peculiari testi arricchiti di immagini, come piccoli libretti illustrati o stampe narrative simili a moderni fumetti, l’a. ripercorre infatti le tappe di un processo di acculturazione che non conosce limiti di lingua, di età o di strato sociale. – Francesco Ursino
060-127 Strickland (Forrest), Learned Servants: Dutch Ministers, Their Books and the Struggle for a Reformed Republic in the Dutch Golden Age, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 407-29. Questo contributo studia i ruoli che svolsero i pastori protestanti nelle Province Unite del XVII secolo mettendo in luce attraverso diversi cataloghi quali fossero le loro letture e su quali testi si formavano. – M. Francalanci
060-128 Tosin (Luca), La “Stamperia Nazionale” di Genova (1797-1805), «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 223-40. Attraverso una coerente indagine di fonti documentarie e bibliografiche, il contributo ripercorre le vicende della Stamperia Nazionale di Genova dal 1797, anno della sua fondazione a seguito della proclamazione della Repubblica democratica genovese, al 1805 quando venne soppressa a causa dell’annessione della Repubblica al Primo Impero francese. – P.S.
060-129 Trombetta (Vincenzo), Editoria e istruzione pubblica nella Napoli dei Borbone: il programma dello Stabilimento Tipografico dell’Ateneo (1832), «La Bibliofilía», 122, 2020, pp. 309-34. Il contributo offre una puntuale ricostruzione dell’editoria scolastica ed educativa nella Napoli della prima metà dell’800. Dopo una panoramica che illustra alcune tra le principali iniziative in questo campo, l’a. si concentra sulla figura di Nicola Comerci, fondatore dello Stabilimento Tipografico-Letterario, che propose un organico programma editoriale di testi – anche di autori stranieri – per le scuole primarie e secondarie del Regno dei Borbone. Il contributo ricostruisce la storia di questa impresa dagli inizi fino agli scontri con le altre attività editoriali napoletane. – P.S.
060-130 Usalla (Laura), Biblioteche private nella Sardegna del Seicento. Materiali e fonti, prefazione di Giovanna Granata, Cagliari, UNICApress, 2020 (UNICApress Ricerca. Libri e biblioteche in Sardegna, 2), pp. 540, ISBN 9788833120249 (versione cartacea), 9788833120256 (versione online), € 15. Il ricco vol. si fonda sull’esame di un’ingente messe di materiale notarile in prevalenza conservato presso l’Archivio di Stato di Cagliari: 120 documenti, in gran parte inventari post mortem, forniscono notizie su consistenza e caratteristiche di più o meno ricchi fondi librari di pertinenza di vari personaggi di differente estrazione e ruolo sociale. È proprio la definizione del profilo dei possessori a dare forma al vol., che si completa con un ricco apparato di indici. – Al.L.
060-131 Vanzetti (Anna), La progettualità interculturale nelle biblioteche pubbliche, «AIB Studi», n. 2 maggio/agosto, 61 (2021), pp. 257-81. L’a. espone i risultati dell’analisi comparativa di sei realtà bibliotecarie italiane (la Biblioteca regionale “Bruno Salvadori” di Aosta, la Biblioteca Salaborsa di Bologna, le Biblioteche comunali di Modena, la Biblioteca Lazzerini di Prato e il Polo regionale di documentazione interculturale della Regione Toscana, il Servizio Intercultura delle Biblioteche di Roma, le Biblioteche civiche di Torino) nell’ambito della realizzazione di servizi rivolti alla popolazione residente. Ne vengono tratte otto azioni progressive che possono fare da guida nel rendere le biblioteche protagoniste nell’integrazione e nell’interculturalità. – Em.B.
060-132 Veluwenkamp (Jan Willem), Paper flows through the Danish Sound, 1634-1857, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 125-47. Muovendo dal Sound Toll Register – il registro dei dazi riscossi dalla corona danese sulle spedizioni lungo lo Øresund, lo stretto di mare che separa Danimarca e Svezia – l’a. ha analizzato i movimenti delle balle di carta (provenienti soprattutto da Amstredam e Bordeaux) in direzione Copenaghen, San Pietroburgo, Stoccolma e Lubecca, e ha dimostrato, con l’aiuto di cinque grafici, che il picco del traffico si raggiunse agli inizi del XIX secolo. – E.Gat.
060-133 Voges (Ramon), Pictures and Power: The Visual Prints of Frans Hogenberg, in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by di J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 300-15. L’a. in questo contributo considera l’apporto di alcuni disegni di Frans Hogemberg (noto soprattutto per aver collaborato alle Civitates Orbis Terrarum) al conflitto della Guerra degli ottant’anni. – M. Francalanci
060-134 Volpato (Simone) – Marco Menato, Immondi librai antiquari. Saba libraio, lettore e paziente di Umberto Levi, con una nota di Antonio della Rocca, prefazione di Stefano Carrai, postfazione di Giovanni Biancardi, Milano, Biblion Edizioni, 2020 (Civiltà del libro, 3), pp. 367, ill. b/n, ISBN 978-88-33831-18-3, € 25. Chi si è avvicinato alla storia personale di Umberto Saba, saprà bene che il grande poeta non fu solo scrittore, ma anche libraio antiquario. E saprà anche che questa sua attività venne sempre descritta dal triestino come una necessità più che una passione, vissuta con uno spirito di indefessa tristezza verso un destino che gli imponeva sacrifici lavorativi per tirare a campare. Ma sarà poi stato tutto vero? Volpato e Menato, per la prima volta, smascherano questo castello di carta, costruito scaltramente dal poeta stesso. Il vol. presenta al lettore quello che Umberto Saba era realmente: un mercante poeta capace di competere con i grandi antiquari del Novecento, che nel segreto della sua libreria costituisce una sua personalissima biblioteca, con la quale interagire all’interno di un vero e proprio dialogo poetico. Una pubblicazione che, dopo anni, propone una nuova chiave di lettura sulla figura dello scrittore triestino, dando anche notizia, attraverso documentazione inedita, del particolare rapporto instaurato con il suo medico personale Umberto Levi, al quale confida un passato scottante. Da segnalare la ricca sezione dedicata a La bibliografia nei cataloghi sabiani (pp. 227-332), che presenta ben 834 schede relative a libri raccolti e descritti nei suoi cataloghi d’antiquariato. – L.Mo.
060-135 Weber (Andreas), Material sensibilities: writing paper and chemistry in the Netherlands and beyond, ca. 1800, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 327-41. Considerando la carta dal punto di vista materiale, l’a. spiega nel dettaglio, e con dovizia di immagini, come essa sia un prodotto chimicamente complesso, il cui valore dipendeva anche, appunto, dalle sue proprietà materiali. Si propone quindi una serie di esperimenti chimici – nell’ambito del progetto Chemistry in Everyday Life (2011-2015) promosso dall’Università di Twente, in Olanda – in cui viene dimostrato come le cartiere dell’area adiacente al fiume Zaan, quelle, cioè, che prevalentemente rifornirono i Paesi Bassi agli inizi del XIX secolo, seppero produrre un supporto (materialmente) migliore rispetto ai competitors localizzati nella regione di Veluwe. Corredano il pezzo 4 ill. color. – E.Gat.
060-136 Weduwen der (Arthur), The Politics of Print in the Dutch Golden Age: The Ommelander Troubles (c. 1630-1680), in Print and power in early modern Europe (1500-1800), edited by J. Cumby – N. Lamal – H. Helmers, pp. 148-180. Nella provincia di Groninga erano frequentissimi e duri gli scontri fra le magistrature cittadine e il consiglio rurale dell’Ommelanden. L’a. considera il conflitto attraverso i pamphlets e i manifesti che le parti fecero circolare. – M. Francalanci
060-137 White (Eric Marshall), Fragments of Early Mainz Printing in the R.E. Hart Collection, in A British Book Collector, edited by C. Johnston, pp. 145-64. R.E. Hart acquistò tre esempi delle più antiche edizioni a caratteri mobili: un foglio della Bibbia di Gutenberg (c. 1455) e due frammenti (uno del Salterio 1457, l’altro del Salterio benedettino 1459) di Fust e Schoeffer riutilizzati in legature. – E.Gam.
060-138 Williams (Megan K.), “Unter dem Zeichen des Adlers’”: Frankfurt as hub of the central european paper trade in the 16th century, in The paper trade in Early Modern Europe, edited by D. Bellingradt – A. Reynolds, pp. 55-89. Si analizzano pratiche commerciali e centralità di Francoforte, punto di snodo – o più modernamente hub – nella produzione/smistamento europeo della carta nel XVI secolo, complice naturalmente la famosa fiera (e soprattutto alcuni produttori cittadini). L’a. si concentra in particolare su Anstett Leuthold, che con il suo innovativo sistema per la raccolta degli stracci seppe prevalere e controllare, di fatto, larga parte dei traffici, tanto che la sua filigrana (Fig. 3.1; p. 60) – spesso contraffatta da altre cartiere, locali e non (Fig. 3.3; p. 71) – conobbe una fortuna ben più longeva del suo inventore. Corredano il pezzo 8 illustrazionu. – E.Gat.
060-139 Zaina (Alberto), Gli “amici” bresciani di Giorgio Vasari nel 450° anno delle Vite dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVII/55, 2021, pp. 63-75. Il contributo riprende una relazione tenuta dall’a. il 27 novembre 2018 e propone una rassegna di artisti bresciani di cui Vasari riferisce (più ampiamente rispetto alla princeps) nella seconda edizione delle sue Vite, uscita per i Giunta nel 1568. – L.R.
060-140 Zardin (Danilo), Sugli scritti del padre Gregorio Ferrari (1579-1659). Prime note di lettura, in L’eresia della preghiera. Gesuiti e Pelagini tra Lombardia e Veneto nel Seicento, a cura di Guido Mongini, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2021, pp. 43-73. Il gesuita Ferrari fu attivo a Milano, dove seguì in particolare l’esperienza mistica di Elena Caprina. A. di guide alla vita spirituale, sostenitore di una religiosità effusiva, incontrò molte difficoltà da parte delle autorità inquisitoriali (che vedevano con sospetto i suoi scritti), fino a entrare in aperta polemica con le stesse. – Ed.B.
Archivi e musei 12, 31
Armando Petrucci 8
Avisos 7
Bibliografia 25, 94, 123
Biblioteconomia 4, 10, 16, 34, 39, 48, 58, 101, 131
Censura 73, 121
Collezionismo e antiquariato 27, 32, 46-7, 64-5, 82, 134, 137
Commercio della carta 3, 9, 15, 19, 35, 53, 60, 68, 99, 105, 108-9, 119, 132, 135, 138
Commercio librario G, 116
Dante C, 5, 7A, 11, 17, 29, 45, 55, 80
Editoria del ’400 L, 7B, 21, 22, 30, 62, 79, 137
Editoria del ’500 I, 2, 11, 26, 41, 79, 89, 96, 106, 110, 113, 117, 139, 140
Editoria del ’600 96, 113-4, 140
Editoria del ’700 128
Editoria dell’800 M, 20, 37, 71-2, 80, 97, 112, 122, 128-9
Editoria del ’900 33, 40, 43, 46, 54, 91
Editoria d’arte 125
Editoria e potere 2, 28, 44, 57, 59, 63, 67, 84-6, 98, 104, 106-7, 110, 118, 127, 133, 136
Editoria slava 56
Erasmo I, 117
Ex libris 61
Gesuiti E, 52,
Grafica, cartografia e caratteri F, 49, 77
Informazione 42, 87, 111
Legatura 74-5,
Leonardo A, 115
Leonardo Sciascia 40
Manoscritti e miniatura 32, 55, 76, 78, 81, 88, 93, 103, 115
Niccolò Bettoni 97
Open access 58
Punzoni per argentieri 100
Editoria scolastica e popolare 120, 126
Storia del libro e della lettura D, 70, 120
Storia delle biblioteche e delle raccolte private A, 1, 13-4, 18, 23-4, 36-8, 47, 50-1, 62, 65-6, 69-70, 82-3, 130
Storia delle biblioteche E, H, L
Storia della stampa B, F, 102, 122
Umberto Saba 134
Università Cattolica 6
Cronache
A libro aperto: le esposizioni bibliografiche tra passato e futuro, mostra-laboratorio e convegno internazionale, Milano, Castello Sforzesco – Università Cattolica del Sacro Cuore, 22-24 settembre 2021. Il convegno internazionale A libro aperto, nato dalla sinergia tra l’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana di Milano e il CRELEB dell’Università Cattolica, è stato innovativo per due ragioni: innanzitutto, la presenza di una mostra-laboratorio, allestita presso il Castello Sforzesco, tesa a fornire al visitatore e all’uditore dell’evento una documentazione materiale di quanto ruota attorno all’organizzazione e all’allestimento di mostre bibliografiche; in secondo luogo, il tema stesso dell’evento, per la prima volta centrale e protagonista. L’apertura dei lavori (svoltisi in presenza con qualche intervento telematico), preceduta dall’inaugurazione della mostra-laboratorio, ha avuto luogo nel pomeriggio del 22 settembre tra le mura del Castello milanese: dopo i saluti di Claudio Salsi (Soprintendente Castello Sforzesco) e Isabella Fiorentini (Direttrice di Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana), Klaus Kempf (già Bayerische Staatsbibliothek di Monaco) ha tenuto una lectio magistralis intitolata Bavarikon. Dalle mostre analogiche a quelle virtuali: per una nuova forma di cooperazione tra le istituzioni della memoria, il cui ampio respiro, che ha accompagnato gli astanti dalle Wunderkammer d’età moderna alle più moderne forme di esposizione, arrivando a presentare il portale Bavarikon, ha introdotto perfettamente la varietà cronologica e metodologica delle comunicazioni che si sono avvicendate nei giorni successivi. Nella mattina di giovedì 23 settembre, dopo i saluti di Nicolangelo D’Acunto (Direttore del Dipartimento di Studi Medioevali, Umanistici e Rinascimentali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) e Annalisa Rossi (Soprintendente per gli archivi e le biblioteche della Lombardia, della Puglia e della Basilicata), seguite dalle parole introduttive di Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore – CRELEB) ha avuto inizio la prima sessione, intitolata La filosofia del libro esposto, presieduta da Isabella Fiorentini e tenutasi nella sede di via Nirone dell’Università Cattolica. Maria Luisa López-Vidriero (già Biblioteca Real di Madrid, La luce fuori dall’ombra: progettare mostre, aprire vie), forte della sua esperienza di curatrice di mostre nazionali e internazionali, tramite esempi di esposizioni fisiche e virtuali, ha condotto una riflessione sul rinnovamento e la trasformazione delle pratiche espositive aperte a nuovi percorsi. Yann Sordet (Bibliothèque Mazarine di Parigi, Un libro deve essere o aperto o chiuso [Alfred de Musset?] 10 anni di mostre alla Bibliotheca Mazarine), tenendo ben presente la distinzione della funzione di una biblioteca e quella di un museo, ha mostrato, attraverso eventi tenutisi presso la Mazarine, come anche le esposizioni siano divenute elementi cruciali e importanti nella missione della biblioteca. Spostando il discorso dalla Francia al Vaticano, Marco Cursi (Università Federico II di Napoli, «Una collezione così ricca e varia»: la Biblioteca Apostolica Vaticana e le mostre di manoscritti) ha trattato l’argomento studiando la realtà delle mostre della Biblioteca Vaticana dal primo Novecento a oggi, analizzandone tematiche, spazi e politica espositiva. Ancora diversa è stata la prospettiva dell’intervento di Gianfranco Crupi (Sapienza Università di Roma, Libri in moto e in mostra) che ha presentato le particolari possibilità fornite dall’esposizione di libri animati antichi e moderni in campo interattivo e digitale. Graziano Ruffini (già Università degli Studi di Firenze, Il collezionismo tra nascondimento e ostentazione) conclude la sessione ragionando sul complesso rapporto dei collezionisti nei confronti dell’esibizione pubblica dei propri libri tra XVIII e XIX sec. Nel pomeriggio di giovedì 23 settembre, la seconda sessione, Storia delle mostre bibliografiche italiane, è stata presieduta da Giuseppe Frasso (Professore Emerito di Filologia Italiana – Università Cattolica del Sacro Cuore). La prima metà del Novecento è stata protagonista delle due comunicazioni in apertura. Igor Melani (Università degli studi di Firenze, Arte della stampa e oggetto-libro: ruolo, funzioni, significati dell’industria libraria nel Rinascimento italiano all’Esposizione Universale di Roma [E42]) ha contestualizzato il ruolo che il libro e il Rinascimento avrebbero dovuto avere nella Esposizione universale a Roma nel 1942, mentre Edoardo Barbieri (Tra le glorie della nazione: Fascismo e mostre bibliografiche) ha riflettuto in modo più specifico sull’atteggiamento propagandistico e censorio del regime fascista nel confronto del libro (si ricordi il motto “Libro e moschetto, fascista perfetto”), focalizzandosi in particolare sulla pratica delle mostre bibliografiche e su Domenico Fava, una figura centrale in tale ambito. Il mondo dell’antiquariato, con iniziative passate, storia recente e prospettive future, è stato presentato da un addetto ai lavori, Giovanni Biancardi (ALAI – Il muro di Tessa, Antiquariato e mostre bibliografiche: la lezione del passato e prospettive per il futuro). Vincent Giroud (Université Bourgogne Franche-Comté, Retour sur “Printing and the Mind of Man”) ha ripercorso la storia, i risultati e le limitazioni della mostra Printing and the Mind of Man progettata nel 1963 da Stanley Morison e John Carter, celebri negli studi bibliografici, parlando anche delle iniziative e delle pubblicazioni collegate all’evento. Si è ritornati all’Italia della prima metà del Novecento con Andrea De Pasquale (Archivio Centrale dello Stato, Roma, “Come oggetti da fiera”. Le mostre del libro italiano all’estero nella prima metà del XX secolo), che col suo intervento ha analizzato la storia delle mostre bibliografiche organizzate all’estero (in particolare, Parigi, Buenos Aires e Bruxelles) durante il Ventennio, promosse dal regime fascista a scopo propagandistico. Infine, a chiusura della giornata, la relazione di Anna Manfron (già Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, Una grande biblioteca e le sue mostre bibliografiche) ha ripercorso la storia delle mostre bibliografiche nella bolognese Biblioteca dell’Archi-ginnasio, l’evoluzione nella loro concezione, consapevolezza e finalità, nonché nelle tecnologie utilizzate. La mattina di venerdì 24 settembre si è aperta con la sessione Biblioteche e musei tra esposizioni analogiche e mostre digitali, presieduta da Federico Gallo (Dottore della Veneranda Biblioteca Ambrosiana) e tenutasi nella suggestiva aula “archeologica” G.001 Bontadini di Largo Gemelli. La giornata è stata aperta dalla comunicazione di Evelien Hauwaerts (Bruges Public Library – Henri Pirenne Institute for Medieval Studies Ghent University, Haute Lecture by Colard Mansion: organising a book exhibition at a fine arts museum) che, tramite l’analisi dell’organizzazione e delle tecniche espositive adottate per la mostra su Colard Mansion (copista e tipografo della seconda metà del XV sec.) tenutasi a Bruges nel 2018, ha evidenziato le virtuose possibilità offerte dalla collaborazione tra le realtà della biblioteca e del museo. Altri esempi di modalità e di strategie espositive, con uno sguardo approfondito all’esperienza del visitatore, sono stati portati da Alexandre Vanautgaerden (Académie Royale de Belgique, Centre d’Études Supérieures de la Renaissance de Tours, Le Studium Research Fellow, Le visiteur à l’oeuvre. Livres et lieux de mémoire). Si è poi proseguito con la disamina di tre importanti realtà: Irmgard Schuler (Biblioteca Apostolica Vaticana, Manoscritti “in proiezione”: dalla fotografia alla mostra virtuale) ha tratteggiato la storia della riproduzione fotografica in Vaticana e descritto le potenzialità della sua ricca biblioteca digitale; Duccio Dogheria (MART di Rovereto, Libri e riviste come opere d’arte: il caso del Mart) ha portato esempi di esibizioni tenute presso il MART che hanno permesso, grazie alla peculiarità delle sue collezioni, di affiancare opere d’arte e prodotti tipografici, libri e riviste d’artista del secondo Novecento; infine, Martina Bagnoli (Gallerie Estensi di Modena, Sempre in mostra, mai esposti. Di libri, musei e collezioni digitali) è partita dall’inaugurazione nel 1924 della sala espositiva della Biblioteca Estense (sala Campori), opera di Domenico Fava – già citato nell’intervento di Barbieri –, per arrivare alla apertura al mondo delle esposizioni librarie tramite le nuove tecnologie digitali, grazie alle quali gli utenti (per es., gli insegnanti) possono anche creare percorsi di approfondimento ad hoc. L’ultima sessione del convegno, tenutasi nel pomeriggio, ha avuto come titolo Professioni e prospettive a confronto ed è stata presieduta da Edoardo Barbieri. Maria Gregorio (International Committee of Literary and Composers’ Museums, Musei letterari e musei del libro. Intrecci e alleanze) ha sottolineato l’importanza del mutuo soccorso, dal punto di vista dell’arricchimento dell’offerta al visitatore, che può nascere tra musei del libro da una parte e musei della letteratura e case museo di scrittori e scrittrici dall’altra. Questo sguardo sulla realtà museale è continuato con Claudio Giorgione (Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, Libri antichi in un’esposizione permanente, tra valorizzazione e conservazione: il caso delle Gallerie Leonardo) e poi Federica Manoli (Museo Poldi Pezzoli di Milano, Il libro e le esposizioni temporanee: un protagonista di molteplici e straordinarie narrazioni), che hanno parlato delle biblioteche dei musei e del loro ruolo nelle esposizioni. Editoria facsimilare, riproduzione fotografica e digitale, tecnologie avanzate al servizio del restauro, della conservazione e dello studio sono state al centro della comunicazione di Lucia Panini (Franco Cosimo Panini Editore di Modena, 25 anni di editoria facsimilare, dal retino stocastico al digitale) che, forte dell’esperienza dell’attività promossa dalla sua famiglia, ha delineato storia, presente e sviluppi di questo settore. Ha chiuso questa sessione finale l’intervento di Ornella Foglieni (IFLA International Federation of Library Associations and Institutions, Il libro in mostra fra valorizzazione e tutela: il punto di vista del bibliotecario), teso a focalizzare l’attenzione sul ruolo di chi in biblioteca vive e lavora, con affondi anche sul ruolo delle soprintendenze, attingendo ai momenti della carriera e dell’attività della relatrice. Il convegno, ricco di prospettive e di temi trattati in modo rigoroso e propositivo, in una continua attenzione sia al passato sia al futuro dell’esposizione bibliografica, si è quindi concluso con le parole di congedo di Edoardo Barbieri. Una registrazione completa dell’evento è disponibile su Il canale dei libri di YouTube. – S.C.
Books within Books General Assembly, 21-22 giugno 2021. Nei giorni 21 e 22 giugno 2021 si è svolta online la General Assembly del gruppo di ricerca “Books within Books – Hebrew Fragments in European Libraries” coordinato dall’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi, che si avvale di un network internazionale di studiosi che si occupano di indagare il fenomeno della dispersione e reimpiego di manoscritti ebraici attraverso il censimento, la catalogazione e la digitalizzazione di frammenti di codici reperiti nelle biblioteche e in archivi sparsi per il mondo. Un nutrito gruppo di oltre 40 ricercatori ed esperti provenienti da paesi europei ed extraeuropei si è riunito per partecipare al convegno di studi dedicato al Books within Books project fondato nel 2009 da Judith Olszowy-Schlanger (EPHE-Oxford University). Il progetto, decollato nel 2011 nel laboratorio Savoirs et Pratiques du Moyen Âge au XIXe siècle (SAPRAT) dell’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi – di cui si è fatta portavoce in questa sede la direttrice Brigitte Mondrain–, si è avvalso ben presto di un prezioso strumento di condivisione digitale, ossia un database per la raccolta sistematica di dati relativi ai frammenti ritrovati. Il progetto, che ha ormai all’attivo più di dieci anni di lavoro, oltre ad aver stretto numerose collaborazioni e partnership con istituzioni europee e internazionali, ha ricevuto nel corso degli anni il supporto e il riconoscimento da parte di prestigiose accademie e fondazioni da ogni parte del mondo. Sviluppatosi grazie agli sforzi di alcuni studiosi uniti dalla volontà di salvaguardare un patrimonio di manoscritti destinati alla dispersione e all’oblio, nel corso degli anni il gruppo di ricerca si è accresciuto notevolmente, accogliendo numerosi collaboratori e ricercatori a livello europeo e internazionale. Nel secolo scorso solo pochi esperti avevano intrapreso ricerche più o meno sistematiche limitate al territorio di appartenenza – primo fra tutti Mauro Perani, già ordinario di Ebraico all’Università di Bologna, salito agli onori della cronaca per aver scoperto il rotolo della Torah più antico al mondo, il quale, a partire dagli anni ’80, aveva alimentato la cosiddetta “Genizah italiana” con il ritrovamento di migliaia e migliaia di disiecta membra ebraici sparsi in archivi e biblioteche della nostra Penisola; oppure Andreas Lehnardt, professore di Studi ebraici alla Johannes Gutenberg-Universität di Mainz, tra i primi ad aderire alla ricerca, con il sub-progetto Genizat Germania – mentre allo stato attuale la rete comprende decine di partner in più di venti nazioni di tutto il mondo. Come ha spiegato la neo webmaster Wissem Gueddich (EPHE-SAPRAT) nell’apertura dei lavori dedicata allo stato dell’arte e alle prospettive future, il numero di frammenti individuati in ciascun paese e caricati nel database online sulla piattaforma dedicata, varia da alcune decine, come la Svizzera, a diverse migliaia, come appunto nel caso dell’Italia. A oggi circa 50 istituzioni accademiche o patrimoniali di 25 nazioni hanno effettuato ricerche in 500 biblioteche e archivi, giungendo all’identificazione, descrizione e registrazione di oltre 16.000 frammenti di manoscritti ebraici inediti, di cui 8.000 risultano accessibili e liberamente consultabili nel database. Da ricordare tra le novità segnalate dalla coordinatrice scientifica Emma Abate (IRHT-Università di Bologna), è la nascita di una rivista digitale – che va ad aggiungersi alle edizioni cartacee edite da Brill – intitolata “Books within Books magazine” con notizie aggiornate sullo stato della ricerca, nonché articoli sui più recenti rinvenimenti. La ricerca potrà essere alimentata da ulteriori studi grazie a un nuovo progetto approvato e supportato dall’Ecole française de Rome sul tema Culture scribale fragmentée. Vestiges des manuscrits hébreux en Italie – paléographie et histoire du livre diretto dalla fondatrice Judith Olszowy-Schlanger. A ciò si aggiunge la neo-collaborazione stipulata con la Ludovico Media Library (nata da un’idea di Matteo Al Kalak e del Centro di Ricerca Interdipartimentale sulle Digital Humanities della Università di Modena). Gli interventi del primo giorno hanno visto la partecipazione di diversi studiosi, quali Menachem Katz (Hemdat Hadaron College) e Hillel Gershuni (Hebrew University of Jerusalem), la cui presentazione intitolata Talmudic fragments in the European Genizah, mirava a illustrare quanto lo studio di frammenti di manoscritti talmudici – provenienti principalmente dalla Genizah del Cairo o da legature – possa incrementare le nostre conoscenze su questo testo fondamentale della letteratura rabbinica. I frammenti di manoscritti talmudici rivestono una grande importanza in quanto, essendo stata l’opera più perseguitata dalla Chiesa, esiste una sola copia pressoché completa del Talmud babilonese, e anche del Talmud Yerushalmi o Palestinese. Tali lacerti sono serviti come modello per l’editio princeps di questi testi i quali, dalla stampa in poi, si sono standardizzati, mentre, al contrario, nell’epoca dei manoscritti, esistevano redazioni che presentavano delle varianti testuali. Partendo dal catalogo di Yaaqov Sussman “Thesaurus of Talmudic Manuscripts” edito nel 2012, questi studiosi hanno aggiornato lo stato della ricerca anche grazie all’ausilio di nuove tecnologie, giungendo, tra le altre cose, alla catalogazione di più di 600 esemplari di disiecta membra contenenti porzioni di Talmud Bavli. Mauro Perani (Università di Bologna) ha presentato i risultati di una delle sue ultime ricerche condotta all’Archivio di Stato di Camerino che ha portato al ritrovamento di 23 frammenti ebraici medievali inediti. Di questi, 13 appartengono a tre differenti codici di Bibbie antiche, copiate nell’XI secolo e recanti una particolare tipologia di vocalizzazione con variazioni del sistema tiberiense esteso. Altri due frammenti sono riconducibili a una copia del compendio talmudico Halakoth Gedoloth di Al Fasi; 7 contengono porzioni del commentario di Rashi sul Talmud; un altro presenta un commentario biblico; infine, l’ultimo lacerto ritrovato contiene una parte di un’opera halakhica intitolata Tashbetz di Shimshon ben Tzadoq. Alessandra Molinari (Università di Urbino) è la referente di un progetto di collaborazione che riguarda lo studio di frammenti ritrovati a Urbino e più in generale nella regione Marche. In questa sede si è occupata di presentare il Textus invisibilis project che ha l’obiettivo di censire migliaia di lacerti ritrovati nei vari istituti di conservazione marchigiani, nonché renderli accessibili alla collettività tramite un database con immagini dei frammenti restaurati digitalmente e ricongiunti a formare i codici originari. A ciò si aggiungono anche aspetti più prettamente scientifici e metodologici, attraverso lo studio delle varie tecniche di reimpiego, della definizione di cosa sia un “frammento” attraverso un approccio interdisciplinare che combina tecnologia, studi sui manoscritti, filologia e storia del libro. Il secondo giorno si è aperto con l’intervento di Alina Lisitsina (Russian State Library), incentrato su alcuni frammenti reimpiegati per rilegare un vangelo armeno del XV secolo acquistato dalla Biblioteca statale russa nel 1950. In seguito al restauro del manoscritto che li ospitava – il cosiddetto host volume – sono emersi numerosi lacerti post-medievali di natura composita vergati in ebraico e giudeo-arabo. Tra questi, vi sono frammenti identificabili con testi biblici – con e senza vocalizzazione –, liturgici, poetici, cabalistici, commentari rabbinici, Responsa. Troviamo anche il Mishneh Torah di Maimonide, la Haggadah di Pesach e porzioni di Targumin, ossia versioni in lingua aramaica della Bibbia ebraica, tutti prodotti in area yemenita. Inutile sottolineare l’importanza che riveste tale corpus ritrovato in un solo vol.contenitore, si può dire una libreria in un solo libro, che oltretutto – come ha fatto notare Judith Olszowy-Schlanger – risale alla stessa epoca del famoso rabbino e poeta Shalom ben Yosef ben Avigad Shabazi, vissuto in Yemen nel XVII secolo. Ruzanna Poghosian, ricercatrice senior all’Istituto di Manoscritti Antichi di Matenadaran, Biblioteca centrale di Yerevan, e referente del progetto per l’Armenia, ha presentato diversi frammenti ebraici reimpiegati in legature di manoscritti armeni della Mashtots Matenadaran collection e della Manuscript Library of the Armenian Patriarchate di Gerusalemme. Si possono trovare lacerti di natura biblica, liturgica e halakhica utilizzati per rilegature di opere eterogenee, quali testi manoscritti e a stampa prodotti principalmente in varie zone dell’Armenia e Crimea – e uno anche in Italia, ad Alikurna alias Livorno – in epoche diverse. La giornata di studi è proseguita con il talk di Tamás Visi (Palacky University) sul tema Hebrew Fragments with Medical Content from Central Europe. Il relatore ha passato in rassegna una serie di lacerti da lui studiati appartenenti alla letteratura medica redatti in area askenazita. Questi testi, composti principalmente in tedesco o in yiddish, si basavano su opere in lingua volgare o in latino piuttosto che sui classici di questo genere in arabo, e avevano finalità essenzialmente pratiche: si tratta per lo più di compendia di ricette, trattati su argomenti vari, quali chirurgia, flebotomia, uroscopia e simili. Da segnalare un esemplare di Machazor del XIII secolo che include un testo medico conservato alla Bodleiana di Oxford (Ms Mich. 569). Si è aggiunto come fuori programma un ultimo intervento di Javier del Barco (Consejo Superior de Investigaciones Científicas, Madrid) che ha proposto una panoramica sul lavoro di ricerca svolto tra il 2012 e il 2020 negli istituti di conservazione spagnoli con il supporto della Spanish National Agency of Research. Materiale interessante è emerso soprattutto dalla sezione inquisitoriale dell’Archivio Storico Nazionale di Madrid: diversi frammenti di manoscritti ebraici – di natura biblica, ma anche commentari rabbinici, halakhici, trattati medici – furono riciclati come rinforzi di cartelle d’archivio. Altri frammenti sono stati trovati nella Biblioteca Tomás Navarro Tomás e nelle Biblioteche di Montserrat e di Catalunya a Barcellona. Il convegno si è concluso con una tavola rotonda dedicata alla discussione nonché all’esposizione di altri work in progress da parte di diversi collaboratori, quali Katharina Koch (EPHE-SAPRAT), da diversi anni impegnata in una campagna informativa e di divulgazione scientifica nelle scuole primarie, con lo scopo di avvicinare i più giovani alla materia oggetto di studio; sono intervenute anche Elena Lolli (Oxford University), referente del Regno Unito e responsabile dell’aggiornamento del database online, Roberta Tonnarelli (EPHE-SAPRAT) che lavora sui frammenti italiani, in particolare modenesi, e attualmente collabora insieme a Emma Abate all’allestimento di una mostra sul tema che verrà presentata al Festival di Filosofia di Modena; Sofia Locatelli (EPHE-SAPRAT), attiva nell’ambito della formazione presso le Scuole di Archivistica, Paleografia e Diplomatica degli Archivi di Stato nazionali e Chiara Benini (EPHE-SAPRAT), collaboratrice del progetto Lodovico Media Library e referente territoriale per la città di Ferrara. – Elena Lolli
LIBER – Polo culturale, Mondovì, prossima inaugurazione. È stato da poco rinnovato il Polo Culturale delle ex-Orfane di Mondovì Piazza, adibito a nuovo spazio culturale per la cittadinanza. Il progetto LIBER, i cui lavori sono iniziati nel 2017, si è posto come obiettivo quello di valorizzare e concentrare in uno spazio funzionale il prezioso patrimonio storico-culturale conservato in loco legato al tema del libro. L’ex-collegio delle Orfane, imponente edificio risalente al XVII secolo, è stato scelto come ambiente ideale per questo proposito, e presto sarà pronto ad accogliere il pubblico in tre diversi ambienti. Il primo di questi sarà la Biblioteca Centro Rete del Sistema Bibliotecario Monregalese e il Fondo Storico della Biblioteca Civica. Seguirà il Museo Civico della Stampa, restaurato grazie a un finanziamento della Fondazione CRC, che conserva macchine storiche e originali installazioni digitali: per incentivare una fruizione anche da parte dei ragazzi saranno predisposti dei laboratori, con attività legate all’uso della stampa tipografica. L’ultimo ambiente sarà invece uno spazio polifunzionale finalizzato all’organizzazione di eventi culturali per accogliere la cittadinanza. Fine ultimo del progetto LIBER è infatti quello di coinvolgere in massima parte ogni abitante della zona con varie iniziative culturali, tra cui conferenze con ospiti attivi nel panorama culturale a livello locale e nazionale. Il Comune di Mondovì ha dichiarato di voler inaugurare il Polo del Libro entro Natale. – Maddalena Baschirotto
Presentazione: Archivio dei possessori, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, 19 ottobre 2021. L’incontro, svolto in modalità duale telematica e in presenza (presso le prestigiose Sale Monumentali della Marciana), ha avuto lo scopo di presentare il nuovo sito dell’Archivio dei possessori. Questo strumento, nato nel 2014 e precedentemente ospitato nel sito della Marciana, raccoglie e rende interrogabili secondo più parametri le schede dei possessori di esemplari mss. e a stampa oggi custoditi nelle biblioteche aderenti al progetto (con l’intenzione e la speranza che questo numero continui a crescere), fornendo descrizioni e fotografie delle varie tipologie di note e contrassegni. In sostanza, come ben indicato in apertura della sua Guida all’uso, si tratta di «un archivio di immagini, complementare ai cataloghi, creato allo scopo di individuare anche visivamente i contrassegni di provenienza». La presentazione si è svolta come segue: dopo i saluti introduttivi di Stefano Campagnolo (già Biblioteca Nazionale Marciana e ora Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), che ha poi moderato l’intero incontro, il primo intervento è stato quello di Raphaële Mouren (Warburg Institute di Londra – Centre Gabriel Naudé), che ha scorso il sito, dando un primo assaggio delle possibilità che offre, e ha contestualizzato il progetto all’interno del panorama europeo; la parola è passata poi a Sabrina Minuzzi (Università Ca’ Foscari Venezia – Brown University), che ha fornito una panoramica della struttura del sito e delle ricche e varie informazioni fornite dalle schede; un rappresentante della Bazzmann SAS, partner tecnologico dell’Archivio, ha trattato alcuni aspetti relativi alla progettazione del sito; esempi e prospettive dal punto di vista di alcune biblioteche aderenti sono stati portati da Carla Lestani (Biblioteca Universitaria di Padova), Livia Marcelli (Biblioteca Vallicelliana di Roma), Fabio Uliana (Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino), Francesco Cignoni (Biblioteca Statale di Cremona); la chiusura dell’incontro è stata affidata a Orsola Braides ed Elisabetta Sciarra, le artefici dell’Archivio dei possessori. Una registrazione completa dell’incontro è disponibile sul canale YouTube della Biblioteca Nazionale Marciana. – S.C.
L’art du livre au temps des Plantin-Moretus: Formes, modèles & influences, Colloque International organisé par la Bibliothèque Mazarine et le Cultura Fonds (De Eik nv, Dilbeek), avec la collaboration du Musée Plantin-Moretus (Anvers), Paris, Bibliothèque Mazarine, 17-18 novembre 2021. Il 2020 ha rappresentato il quinto centenario della nascita di Christophe Plantin (1520-1589), tipografo francese ma attivo perlopiù ad Anversa e ancora oggi riconosciuto come uno tra i più importanti stampatori della storia europea. Come spesso accade in occasione delle celebrazioni di anniversari particolari, diverse sono state le iniziative editoriali proposte (se ne segnalano qui due: Dirk Imhof, Christophe Plantin’s Correspondance, Gent, Academia Press, 2020 Þ «AB» 058-094, che analizza parte dell’epistolario conservato presso l’archivio del Museo Plantin-Moretus di Anversa, e De Gulden Passer, XCVIII/2, 2020, numero monografico della rivista dei Paesi Bassi interamente dedicato al tipografo francese). L’evento forse più atteso dalla comunità scientifica, e per certi versi più rilevante, era però il convegno internazionale L’art du livre au temps des Plantin-Moretus: Formes, modèles & influences, organizzato dalla Bibliothèque Mazarine di Parigi e dalla Cultura Fonds Library di Dilbeek, con il sostegno dell’Institut de France e la collaborazione del Museo Plantin-Moretus. Come sappiamo, il 2020 è stato però anche un anno infausto a causa del quale tutte queste iniziative sono state, nel migliore dei casi, rimandate. E così è successo anche al convegno, svolto regolarmente – in presenza – il 17 e 18 novembre 2021. Le vicende legate alla organizzazione e al rinvio dei lavori sono state illustrate da Yann Sordet, direttore della Bibliothèque Mazarine, in apertura della prima sessione di contributi che hanno avuto come fil rouge l’analisi tipografica delle pagine delle edizioni plantiniane. A Christophe Vellet è spettato il compito di tracciare un profilo biografico dello stampatore attivo ad Anversa, mentre Goran Proot, ricercatore della Cultura Fonds e tra gli organizzatori del convegno, ha presentato alcune edizioni prodotte negli anni dall’officina di Plantin, soffermandosi sull’analisi tipografica delle pagine che meglio rendono evidente il progressivo passaggio dallo stile rinascimentale a quello barocco. Occorre in ogni caso ricordare che le scelte tipografiche sono sempre figlie, oltre che del gusto e della politica editoriale di ciascun tipografo, anche delle disponibilità e delle scelte economiche messe in atto. È così che Renaud Milazzo ha illustrato alcune sfide di gestione delle finanze che hanno portato a determinate decisioni riguardo il formato bibliografico e la scelta della carta di alcune edizioni. Dopo diverse considerazioni sul tema – ovviamente imprescindibile – delle illustrazioni delle edizioni plantiniane, con un’attenzione particolare ai lavori dell’incisore Arnold Nicolai (1550-1596) e del pittore Maarten de Vos (1532-1603), molto spazio è stato dedicato alla stampa musicale, altro genere caro al tipografo attivo ad Anversa. Su questo tema, l’intervento di Louisa Hunter-Bradley in chiusura della prima giornata ha infatti traghettato il convegno alla mattina successiva, aperta dal contributo di Laurent Guillo. La seconda giornata è stata invece dedicata all’approfondimento di alcune tematiche specifiche come le incisioni utilizzate per le edizioni dedicate al cardinale Antoine Perrerot de Granvelle (Fabienne Le Bars), l’analisi di alcuni prodotti particolari come il Missale Romanum nell’edizione del 1640 (Kristof Selleslach, unico intervento registrato da remoto) e l’indagine su alcuni falsi plantiniani stampati e circolati nei Paesi Bassi tra il 1579 e il 1700 (Elise Watson). Il pomeriggio conclusivo è stato riservato all’influenza che l’attività di Christophe Plantin e dei suoi eredi ha avuto nei confronti di altri tipografi europei contemporanei. Thierry Claerr si è concentrato sul lavoro di Jacques Kerver (1535-1583), tipografo e libraio parigino, mentre Jean Balsamo si è occupato di un altro stampatore francese, Abel L’Angelier (1574-1610). Il discorso si è poi spostato verso l’Europa dell’est grazie agli interventi di Magdalena Komorowska su alcune edizioni polacche del tardo XVI secolo in cui si possono chiaramente ritrovare elementi tipografico-editoriali di Christophe Plantin, e di Jolita Liškevičienė che ha parlato di un’edizione del viaggio a Gerusalemme del nobile lituano Radvila Našlaitėlis (1549-1616). In chiusura un utile status quaestionis sugli studi relativi all’attività dell’officina plantiniana in occasione del cinquantesimo anniversario della pubblicazione dell’importante studio di Leon Voet (The Golden Compasses, 1969-72) che per primo ha offerto un contributo organico sull’attività dello stampatore di Anversa, e un accenno ad alcune pubblicazioni recenti come il numero monografico della rivista De Gulden Passer citato nelle prime righe di questa cronaca. Al termine dei lavori da segnalare l’inaugurazione della mostra (di cui è disponibile il catalogo in edizione bilingue francese e inglese) Un siècle d’excellence typographique: Christophe Plantin & son officine (1555-1655), allestita nella sala principale della Bibliothèque Mazarine e disponibile fino al 19 febbraio 2022. – P.S.
La Fabbrica dei Classici. La Traduzione delle Letterature Straniere e l’Editoria Milanese (1950-2021). Convegno di Apice, Milano, Università degli Studi, 24-25 novembre 2021. Nel mondo editoriale, la traduzione è tutt’oggi una pratica tanto fondamentale quanto spesso ai margini del dibattito pubblico e accademico. Se è vero, come ha detto Renata Colorni, per più di vent’anni direttrice della collana “I Meridiani” e ospite del convegno, che «alla base di una buona editoria ci sono delle buone traduzioni», è altrettanto vero che si tratta di una professione che rimane quasi sempre nell’ombra delle attività editoriali. Proprio per questo il Centro Apice (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università di Milano ha voluto organizzare questo importante convegno che ha raccolto gli interventi di studiosi e ricercatori, offrendo anche al pubblico – presente in aula e connesso da remoto – le preziose testimonianze di alcune tra le più prestigiose figure femminili nella storia editoriale italiana. Al centro del dibattito il ruolo di Milano, vero e proprio polo dell’editoria italiana dal dopoguerra, e delle sue case editrici protagoniste delle traduzioni dei più importanti classici delle letterature straniere, in molti casi presenti ancora oggi nelle varie collane. I diversi interventi de La Fabbrica dei Classici sono stati suddivisi in quattro sessioni spalmate su due intense giornate. Il 24 novembre, dopo i saluti introduttivi della professoressa Lodovica Braida, presidente del Centro Apice (nel corso della mattinata sono arrivati anche quelli del Rettore dell’Università degli Studi di Milano, Elio Franzini) i lavori sono stati aperti dalla discussione incentrata sul ruolo di Milano nell’editoria italiana del dopoguerra. Irene Piazzoni ha esposto una ricca e lucida panoramica dell’attività di traduzione delle principali case editrici milanesi, offrendo alcuni esempi di titoli, autori e collane degne di nota. I successivi interventi sono stati orientati all’analisi di alcuni casi particolari di traduzione delle principali lingue europee: i romanzi inglesi, con una maggiore attenzione a quelli confluiti nella collana “Medusa” di Mondadori (Sara Sullam), le opere in tedesco di Hans Magnus Enzensberger tradotte e pubblicate da Feltrinelli (Irene Frantappé) e il portoghese di Fernando Pessoa, dalle prime traduzioni fino alla straordinaria affermazione editoriale (Elisa Alberani). La mattinata è proseguita con le brillanti testimonianze dirette di tre giganti dell’attività editoriale e traduttiva italiana: oltre alla già citata Renata Colorni, Teresa Cremisi, per anni alle case editrici Garzanti e la parigina Gallimard e da poco presidente di Adelphi, ed Emilia Lodigiani, fondatrice della casa editrice Iperborea. Il discorso del pomeriggio è stato invece dedicato alle traduzioni delle letterature extra-europee. Spazio dunque a Ernest Hemingway, con un focus particolare al romanzo Addio alle armi, uno dei più fortunati classici moderni pubblicati da Mondadori, nonché primo titolo della collana degli “Oscar” (Cinzia Scarpino), alla letteratura cinese, a cui grande attenzione negli anni è stata dedicata dall’editore Vanni Scheiwiller che pubblicò anche l’opera di Confucio tradotta da Ezra Pound (Alessandra Lavagnino), e la narrativa araba, che ancora non ha preso molto piede nel mondo editoriale occidentale, in particolare italiano, ma che rappresenta una sfida dall’alto potenziale (Elisabetta Bartuli). La seconda giornata, giovedì 25 novembre, è stata dedicata a due temi a cavallo tra storia e contemporaneità. La sessione mattutina ha approfondito l’argomento della ri-traduzione di classici della letteratura ancora oggi presenti nelle principali collane italiane, con l’attenzione posta sulle diverse traduzioni delle poesie di Walt Whitman (Mario Corona), Albert Camus (Yasmina Melaouah) e Jorge Luis Borges (Francesco Fava), tutti autori caratterizzati da un altissimo numero di edizioni e traduzioni italiane. La sessione pomeridiana si è invece occupata di riportare alla luce l’attività di alcune figure al centro della storia della mediazione editoriale italiana, ovvero Giuseppe Bellini, tra i protagonisti dello sviluppo della letteratura ispanoamericana nella Penisola (Emilia Perassi) e Carlo Bo, poliedrico intellettuale fondatore, nel 1951, della Scuola per interpreti e traduttori di Milano (Ermanno Paccagnini). Alla fine delle sessioni sono state organizzate diverse tavole rotonde che, grazie alle testimonianze dirette di alcuni addetti ai lavori, hanno rappresentato l’occasione per approfondire alcuni temi legati alla professione, con uno sguardo congiunto al passato, al presente e al futuro. – P.S.
Taccuino
Quattro incontri dedicati ad ascoltare, raccontare, riflettere per sostenere l’attività formativa della scuola secondaria
Una iniziativa gratuita, proposta on line e dedicata a una scuola che studia, legge, discute. Quest’anno il tema è la lettura: perché promuoverla? È davvero importante per la formazione di persone libere e consapevoli di sé e del mondo? Come si trasforma oggi? Come si può promuoverla? La lettura è su carta o anche sul digitale? I suoi antagonisti sono i social e le serie TV? Si fa insieme o da soli? Ma, soprattutto, a cosa serve leggere?
Programma
Mercoledì 12 gennaio 2022 h. 21.00
Incontro con MASSIMO RECALCATI che presenterà il suo saggio A libro aperto. Una vita è i suoi libri, ed. Feltrinelli.
Martedì 25 gennaio 2022 h. 15.30-17.30
15.30 MICHELE CECCHINI, scrittore e insegnante, propone “La lettura dei ragazzi nell’esperienza di chi scrive”.
16.15 Testimonianza di EMILIA RAMUNDO CRIPPA, docente Liceo Scientifico Statale “B. Russell” di Garbagnate Milanese, sui gruppi di lettura nelle scuole secondarie superiori
16.45 Intervento di MARIA VITTORIA ALFIERI intitolato “Leggo perché mi piace. Il social reading come strumento per una didattica contemporanea integrata”, sul progetto PEARSON SOCIAL READING
17.15 Domande del pubblico
Giovedì 3 febbraio 2022 h. 15.30-17.30
15.30 LUIGI CAMPAGNER, psicoanalista e scrittore, propone “Vietato leggere! O la forza del paradosso”
16.15 Testimonianza di DANIELE GOMARASCA sulla promozione della lettura nelle scuole secondarie inferiori
16.45 Laboratorio di MLOL Scuola, con GIULIO BLASI e PAOLA PALA
17.15 Domande del pubblico
Mercoledì 9 febbraio 2022 h. 15.30-17.30
15.30 Proposta di PATRIZIA LUPERI, di AIB Scuola, sul ruolo di promozione della lettura svolto dalla biblioteca scolastica
16.15 Testimonianza dei GUTEN GUYS, gruppo di lettura e scrittura autogestito di una scuola secondaria superiore di Chiari (BS)
16.45 Intervento di ANGELO PIERO CAPPELLO, Direttore del CEPELL (Centro per il Libro e la Lettura)
17.15 Domande dal pubblico
Il corso è gratuito su YouTube Il canale dei libri
«Portami i libri, soprattutto le pergamene» (2 tim 4, 13). La funzione pastorale delle biblioteche ecclesiastiche.
Online
3 dicembre 2021, h. 15-17
In un periodo in cui si osservano grandi cambiamenti nell’ambito della comunicazione registrata e della diffusione del sapere, le biblioteche ecclesiastiche sono chiamate a riflettere sul loro ruolo e sul contributo che possono offrire nell’espressione della fede. L’iniziativa vuol mettere a confronto su questo argomento docenti di biblioteconomia ed esperti provenienti dal mondo ecclesiastico.
Per informazioni, visitare il sito.
Dante per tutti
Progetto e mostre
fino a dicembre 2021
Napoli, Biblioteca Nazionale | Napoli, Biblioteca Universitaria
Il progetto – nato dalla collaborazione di numerose istituzioni e soggetti culturali napoletani attivi in settori diversi – si pone l’obiettivo di promuovere a tutto tondo la conoscenza di Dante e dei valori storici, civili e linguistici a lui associati, soprattutto perché, ancora oggi, di lui la stragrande maggioranza degli Italiani sa davvero poco. Due, in particolare, le mostre allestite in biblioteca: presso la Biblioteca Nazionale è visitabile l’esposizione La Divina Commedia per immagini. 700 anni di iconografia dantesca mentre presso la Biblioteca Universitaria è stata allestita la mostra bibliografica Le celebrazioni per i centenari di Dante e i tesori danteschi della Biblioteca Universitaria di Napoli. Dal sito della Biblioteca Universitaria è possibile consultare gli estremi del progetto, scaricare la locandina e prendere visione delle modalità di accesso a entrambe le mostre.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 081-5517025
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Documenti scartati, documenti reimpiegati. Forme, linguaggi e metodi per nuove prospettive di ricerca
Convegno
Università di Bologna | Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà | Aula Prodi, P.zza San Giovanni in Monte 2
2-3 dicembre
Le ricerche finora condotte sui frammenti di riuso si sono concentrate quasi esclusivamente sullo studio di quelli di natura libraria, tralasciando una parte consistente del fenomeno del riuso dei frammenti documentari manoscritti, che, invece, stanno vivendo una stagione di grande fervore critico grazie alle potenzialità trasversali offerte dalle Digital Humanities. L’intento del convegno – nell’ottica di avviare una prima mappatura dell’esistente e di definire nuove prospettive future di ricerca – è quello di portare all’attenzione fonti rilevanti e ricche di potenzialità: per consistenza numerica; perché interessano contesti differenti da quelli finora studiati (cancellerie, uffici amministrativi, archivi pubblici e privati, notarili, ecclesiastici, familiari…); per le peculiarità dei problemi metodologici e descrittivi che sollevano (inadeguatezza degli strumenti catalografici tradizionali, tutti modellati sull’ambito librario). Il programma dettagliato del convegno, fruibile anche on-line, è disponibile nell’apposito sito, da cui è scaricabile anche la relativa locandina.
Per informazioni e iscrizioni:
roberta.napoletano3@unibo.it
cristina.solidoro2@unibo.it
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Dall’Alma mater al mondo. Dante all’Università di Bologna
Mostra
fino al 17 dicembre
Bologna, Biblioteca Universitaria | Anticamera dell’Aula Carducci
La mostra intende valorizzare il contributo dei professori bolognesi allo studio di Dante, e si caratterizza quindi per la sua natura multidisciplinare. Quello fra il Poeta e l’Università di Bologna è un rapporto stretto e antico, che proseguirà per tutta l’esistenza di Dante, all’indomani della quale non solo (e non a caso) la prima diffusione della Commedia avrà come epicentro Bologna, ma anche la cultura cittadina sarà in prima fila nel lavoro esegetico. Sul sito della biblioteca è disponibile una più ampia e articolata presentazione dell’evento.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 051 2088306
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Memorie e smarrimenti. Il viaggio di Dante tra manoscritti, antiche edizioni della biblioteca e i disegni di Guido Scarabattolo.
Mostra (ingresso gratuito consentito esclusivamente su prenotazione, con Certificazione verde Covid-19 valida, documento di identità e mascherina)
Pavia, Biblioteca Universitaria | Salone Teresiano
fino al 31 dicembre
La mostra, organizzata con materiali della biblioteca, affianca ai manoscritti e alle antiche edizioni illustrate della Commedia le tavole originali della mostra Smarrimenti realizzate da Guido Scarabottolo, illustratore, grafico e designer. Già ospitata a Pisa e a Fano, la mostra è stata anche oggetto di un libro d’artista, pubblicato nel 2016 da La Grande Illusion in tiratura limitata. Riproporla arricchita dalle tante memorie dantesche della biblioteca, diventa quindi un modo originale per celebrare questo importante anniversario, coniugando antico e moderno, e proponendo una nuova maniera di conoscere il Poeta.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 0382-24764
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Dante e il suo tempo nelle biblioteche fiorentine
Mostra (ingresso gratuito, consentito esclusivamente con Certificazione verde Covid-19 valida)
Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale | Firenze, Biblioteca Mediceo Laurenziana | Firenze, Biblioteca Riccardiana
fino al 15 gennaio 2022
Promossa dalla Società Dantesca Italiana, curata da Gabriella Albanese, Sandro Bertelli, Sonia Gentili, Giorgio Inglese e Paolo Pontari, la mostra si svolgerà contemporaneamente nelle sedi espositive delle tre storiche biblioteche fiorentine che la organizzano. Ciò che si intende offrire al pubblico è un percorso originale, che permetterà di ammirare, per la prima volta integrati in un unico percorso espositivo, materiali rarissimi e di straordinaria importanza culturale facenti parte del patrimonio delle tre biblioteche (manoscritti e antiche edizioni delle opere dantesche). In particolare, presso la Biblioteca Nazionale Centrale, nella sezione Leggere e studiare nella Firenze di Dante: la biblioteca di Santa Croce, saranno riuniti per la prima volta alcuni codici dell’antico patrimonio librario del convento francescano fiorentino di Santa Croce, la cui conservazione è oggi dislocata tra la Biblioteca Medicea Laurenziana e la Biblioteca Nazionale Centrale. Dal sito dell’evento è scaricabile anche la brochure con tutte le informazioni sull’iniziativa. Le modalità richieste da tutte e tre le biblioteche per l’ingresso (art. 3 D. L. n. 105/23 luglio 2021) sono consultabili qui.
Per informazioni:
tel. 055 24919 96-97
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La Divina Commedia per immagini
700 anni di iconografia dantesca
Mostra (ingresso gratuito, consentito esclusivamente con Certificazione verde Covid-19 valida e mascherina)
Napoli, Biblioteca Nazionale
fino al 31 gennaio 2022
Un percorso ricco di seduzioni alla tradizione figurativa dantesca: esposte le illustrazioni più famose, come la pregiata edizione di Antonio Zatta dedicata alla Sagra Imperial Maestà di Elisabetta Petrowna imperatrice di tutte le Russie), l’Atlante Dantesco di John Flaxman, le illustrazioni di Francesco Scaramuzza e quelle più celebri di Gustave Doré nella prima tiratura delle composizioni. Molte le rarità e originalità; presenti infatti le tavole in rame di Giovan Giacomo Machiavelli, ovvero i disegni originali realizzati da Machiavelli tra il 1806 e il 1807, che affiancavano l’edizione della Divina Commedia curata da Filippo Machiavelli apparsa a Bologna per Gamberini e Parmeggiani tra il 1819 e il 1821 con le 101 tavole dell’incisore. Tra le curiosità l’albero genealogico degli Alighieri, una Divina Commedia in napoletano e una tradotta in ebraico. Il posto d’onore è occupato dagli autografi di Leopardi e De Santis. Di Giacomo Leopardi sono esposte anche alcune pagine autografe dello Zibaldone e la canzone Sopra il monumento di Dante con note di pugno del poeta. Il percorso espositivo si apre con gli splendidi miniati, dal più antico quasi coevo della Divina Commedia risalente alla seconda metà del Trecento, con settantasei disegni a penna; un altro codice della fine Trecento e inizio del Quattrocento riccamente illustrato proveniente dalla collezione del medico e bibliofilo Domenico Cotugno; appartiene infine alla collezione farnesiana il manoscritto miniato datato 1411. L’immaginario dantesco, ricco di suggestioni e allegorie, di simboli e luoghi fantastici, ha da sempre attirato l’interesse degli artisti.
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A proposito di Dante. Alighieri in carta, audio e video
Mostra (ingresso gratuito consentito con Certificazione verde Covid-19 valida)
Genova, Biblioteca Universitaria
fino al 31 gennaio 2022
La mostra – realizzata con materiali della biblioteca in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova nell’ambito del progetto Genova per Dante – illustra l’interesse e la fortuna dell’opera di Dante nel corso dei secoli attraverso manoscritti e libri a stampa, dal Quattrocento fino ai nostri giorni. Il percorso espositivo delinea da un lato l’impatto e la divulgazione dell’opera dantesca nel contesto culturale italiano, e dall’altro la sua influenza su personalità come quella di Edoardo Sanguineti, la cui raccolta libraria è conservata proprio in Biblioteca.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 010-2546431
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Una voce nella città. Predicatori e società da Domenico alla Riforma.
Mostra (ingresso gratuito, consentito esclusivamente con Certificazione verde Covid-19 valida e mascherina)
Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio
fino al 2 febbraio 2022
Attraverso i libri legati alla predicazione posseduti dalla biblioteca, la mostra – curata da Pietro Delcorno, con la collaborazione di Giovanna Delcorno ed Elisa Rebellato – intende sottolineare il legame antico e profondo tra san Domenico e Bologna, come testimonia anche l’immagine scelta per la mostra, che riproduce il santo nell’atto di reggere in mano una città. La mostra è però anche altro. Si tratta di un modo per recuperare appunto «una voce nella città»: nel silenzio dei libri, parole e immagini ridanno voce a questi professionisti della predicazione/comunicazione, che dai pulpiti contribuirono a plasmare il nostro orizzonte sociale e culturale combattendo, a volte pure con armi sbagliate, contro i nemici della fede. Sul sito della biblioteca è disponibile anche il calendario delle visite guidate.
Per informazioni:
tel. 051-276811
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Un splendor mi squarciò ’l velo. Dante illustrato: dal codice 3285 a Scaramuzza
Mostra (ingresso gratuito consentito con Certificazione verde Covid-19 valida)
Parma, Complesso monumentale della Pilotta. Salone delle Scuderie
fino al 13 febbraio 2022
Un percorso espositivo diffuso che valorizza il patrimonio dantesco di 14 biblioteche e archivi storici nel territorio in cui l’autore della Commedia, dopo l’esilio, trovò la sua seconda patria.
A prefigurarne il contenuto della mostra sono le due citazioni del sottotitolo, ovvero “il codice 3285” e il nome di Scaramuzza. Il codice citato è il Ms. Parm. 3285, uno dei maggiori tesori della Biblioteca Palatina: capolavoro già appartenente ai Danti del Cento, è riconosciuto come una delle più antiche trascrizioni della Commedia dantesca (risale ai primi del ’300), dotato di uno straordinario apparato decorativo. Intorno, e accanto, Giuseppa Zanichelli ha ideato un percorso che svela al pubblico l’importantissimo patrimonio di opere dantesche, manoscritte e a stampa, posseduto dalla Biblioteca Palatina. Tesori bibliografici (e artistici) acquisiti nei secoli dai Farnese, dai Borbone e, infine, da Maria Luigia d’Austria per arricchire la loro Biblioteca. La seconda citazione proposta nel sottotitolo menziona “Scaramuzza”. È riferita all’artista parmense Francesco Scaramuzza, che eseguì i dipinti murali con tecnica ad encausto a freddo tra il 1841 e il 1857, al fine di impreziosire con la sua opera la Sala Dante della Biblioteca Palatina.
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Mostra (ingresso gratuito consentito con Certificazione verde Covid-19 valida)
Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana
fino al 25 febbraio 2022
Nata dall’incontro tra l’artista romano Pietro Ruffo e la Biblioteca Vaticana, l’esposizione si snoda in quattro sezioni. Nella prima vengono presentati quattro esempi di cartografia celeste e terrestre creati da Pietro Ruffo, mentre nella seconda si possono ammirare tre rari esemplari provenienti dai tesori della collezione pontificia: un planisfero cinese, un rotolo astronomico indiano e cinque astrolabi cartacei cinquecenteschi.
https://www.vaticanlibrary.va/it/news/in-evidenza/mostra-bav-pietro-ruffo.html
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Il cammino dell’eroe. Dante, Alice e altri viaggiatori
Mostra (ingresso gratuito consentito con Certificazione verde Covid-19 valida)
Ravenna, Biblioteca Classense
fino al 26 febbraio 2022
La mostra prende in considerazione alcuni viaggi letterari che si sviluppano a partire da una situazione iniziale del protagonista sconvolta per accadimenti straordinari e risolta attraverso un percorso di trasformazione. Il cammino degli eroi e delle eroine, spesso difficoltoso e pieno di insidie, sancisce anche la redenzione e la crescita emotiva dei personaggi. Ambientazioni e situazioni tipiche di questo tipo di intreccio narrativo sono riscontrabili nella Commedia dantesca, come in romanzi, racconti e fiabe tra i più famosi della tradizione occidentale. I libri e le illustrazioni in esposizione raccontano il fantastico cammino di Dante verso la salvezza e i viaggi avventurosi di tanti personaggi che ci fanno compagnia fin dall’infanzia.
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Dai libri di… Vite svelate
Mostra (ingresso gratuito consentito con Certificazione verde Covid-19 valida)
Mantova, Biblioteca Teresiana
fino al 19 marzo 2022
Dai libri di…Vite svelate, espone una selezione di sessanta ex libris, cartellini a stampa incollati all’interno di un libro, generalmente su carte di guardia o controguardie o frontespizi, per attestarne la proprietà. Attraverso un percorso cronologico, dal Cinquecento alla contemporaneità, il visitatore potrà ammirare un’accurata rassegna iconografica declinata in una classificazione tipologica che pone in luce ex libris araldici, epigrafici, calligrafici e figurativi, che oltre a esprimere un’evidente dichiarazione di appartenenza, sono, contemporaneamente, i messaggeri di un significato caratterizzante il pensiero, il gusto, la professione, le preferenze culturali e letterarie del proprietario.
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Seminari di filologia moderna
fino a giugno 2022
Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica | Università degli Studi di Bologna
Proseguono i seminari di filologia moderna organizzati dal Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università degli Studi di Bologna. Per la partecipazione in presenza (le aule cambiano di volta in volta) è obbligatorio il Green Pass; per seguire i seminari on line, accedendo dall’apposita sezione eventi del sito del Dipartimento verrà fornito il link di accesso all’aula virtuale. È disponibile anche il programma (le date di alcuni appuntamenti del 2022 sono però ancora da definire).
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Dante e il ’900: parole, immagini, letture
Progetto e Sezione espositiva permanente (ingresso gratuito, consentito esclusivamente con Certificazione verde Covid-19 valida)
fino alla fine del 2021
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale
Questo progetto – inaugurato il 25 marzo u.s. in occasione del Dantedì, ma pensato per tutto il 2021 – vuole indagare il rapporto di poeti e scrittori del Novecento con Dante, a partire dagli autori esposti nel museo Spazi900 della Biblioteca (Gabriele d’Annunzio, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini, Giorgio Caproni, tanto per ricordarne alcuni). E lo farà attraverso edizioni e documenti originali facenti parte delle collezioni dell’Istituto. Saranno “presenti” anche gli artisti del Novecento che hanno illustrato la Divina Commedia. Il viaggio, che prende avvio in modo virtuale, diverrà poi reale attraverso una sezione espositiva permanente allestita all’interno del museo Spazi900, e precisamente nella sala dedicata a Pier Paolo Pasolini. Sul sito della biblioteca è disponibile una dettagliata presentazione del progetto. Le modalità richieste per l’ingresso (art. 3 D. L. n. 105/23 luglio 2021) sono consultabili nell’apposita sezione del sito della biblioteca.
Per informazioni:
tel. 06-49891
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unque, il cardinale Angelo Maria Durini si sbagliava. Se nel 1795, al momento di donare i suoi libri, la Biblioteca Braidense gli appariva “ricca e grande e gloriosa” e destinata a “restare eterna”, oggi la situazione è parecchio differente. Gloriosa certo, ma di una gloria ormai passata. Grande sì, ma come sono grandi certe stanze vuote delle dimore abbandonate. Ricca? Forse, ma di una ricchezza dimenticata. Sicuramente non eterna, ma nemmeno destinata a durare ancora a lungo, almeno a sentire il direttore della Biblioteca James Bradburne. Il quale, nel tradizionale appuntamento dedicato alla presentazione delle attività di Pinacoteca e Biblioteca per l’anno prossimo, ha lamentato carenze di personale e di fondi. Entrambe, peraltro, riconducibili a precise scelte politiche. Soldi per le biblioteche non ce ne sono, perché non sono musei e sono fuori dai circuiti turistici. E per quanto riguarda il personale… beh, si sa che concorsi non vengono banditi da secoli… Difficile dargli torto. Soprattutto quando invoca autonomia per l’assunzione di personale, o sottolinea l’impossibilità di fare le nozze con i fichi secchi. Del resto, ognuno, dando un fugace sguardo alla pagina Wikepedia dell’attuale dell’attuale Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo (peraltro responsabile della nomina prima e della riconferma poi di Bradburne), potrà rendersi conto di quello che è stato fatto negli ultimi sei anni e mezzo. Si può però anche approfondire un po’ il discorso, evitando di fermarsi a slogan e numeri a effetto. Prima di tutto una domanda sorge (o meglio, continua a risorgere di volta in volta) spontanea: ma se una biblioteca non è un museo, perché un architetto-museologo guida una biblioteca? Passi in un piccolo paese di provincia, ma non c’è nessuno che abbia competenze più specifiche per guidare la terza biblioteca italiana? La domanda non è oziosa né polemica: la Braidense custodisce un patrimonio che deve essere oggetto di studio e ricerca e dunque richiede di essere valorizzato e reso fruibile secondo criteri scientifici! Perché altrimenti si rischia di spendere male anche i pochi (pochissimi) soldi disponibili. Per esempio, impegnare risorse per implementare la catalogazione del ricco patrimonio antico. Così si crea un progetto ad hoc e si affida il lavoro a una cooperativa: l’occasione è ghiotta e in pochi mesi il catalogo della biblioteca si arricchisce di diverse migliaia di registrazioni. Certo, sono tutte edizioni già possedute da altre biblioteche, perché catalogare ex novo edizioni non ancora segnalate in nessuna biblioteca italiana avrebbe comportato un tempo molto superiore per ogni vol. e un numero totale di catalogazioni decisamente minore. La soluzione sarebbe forse potuta essere un’altra, che salvaguardasse sia l’esigenza di “fare numero” sia quella di arricchire in maniera significativa il catalogo nazionale. Tra le iniziative presentate per l’anno prossimo si segnalano, naturalmente, le mostre bibliografiche, che in Braidense vengono allestite nella splendida sala Maria Teresa. Ma le esposizioni, in biblioteca, devono essere eventi che stuzzicano l’attenzione di studiosi, appassionati o semplici curiosi… Servono per valorizzare il patrimonio di una biblioteca, certo, ma devono anche informare, insegnare e, dove possibile, suggerire possibili percorsi di lettura e ricerca. Ma questo oggi a Brera è difficile, perché i posti tutt’ora disponibili in biblioteca sono soltanto 30, e su prenotazione. E con spazi e tempi contingentati è difficile “trovare il libro di cui non si sospettava l’esistenza ma di estrema importanza per noi”. Anche perché nell’impresa si rischia di essere soli. Solo due i bibliotecari rimasti, più un’altra trentina di dipendenti, che bibliotecari non sono… e quindi non catalogano libri né forniscono servizi di reference. E dire che potrebbero fornire un servizio all’utente ad personam, visti i numeri! Certo, negli “anni gloriosi” i bibliotecari erano una ventina, il resto dei dipendenti quasi 150 e la Braidense doveva avere l’aspetto di un operoso formicaio. Sono cambiati i tempi. È quanto meno però lecito domandarsi se, vista la penuria di concorsi presso il Ministero, qualcuno dei non-bibliotecari non potesse (o non possa!) essere formato e cambiato di ruolo. Non ha torto Pierluigi Panza nel sostenere dalle colonne del Corriere che “la soluzione non è solo l’incremento di personale, ma quale personale”: la biblioteca la fanno anche i bibliotecari, altrimenti rimane uno scrigno, magari prezioso e bellissimo ma pur sempre uno scrigno, impenetrabile se non a pochi. Se l’obiettivo della Biblioteca Braidense per il futuro è quello di diventare la biblioteca ideale, oggi questo futuro appare molto lontano. Saprà la Braidense rinnovarsi e rimanere eterna? – Roland di Gilead