L’Almanacco

   Bibliografico

 

 n° 71, settembre 2024

 

 Bollettino trimestrale

 di informazione sulla

 storia del libro e delle

 biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

    Sommario

 

 

 

 

 Biblioteche familiari: importanza e potenzialità

      di Michela Corsini.……..….……………….........p. 1

 Recensioni.…………………………………....p. 2

 Spogli e segnalazioni……………….…...p. 14

 (indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 43

 Cronache convegni e mostre …….…p. 44

In memoriam…………………………………p. 44

 Taccuino………………………………………..p. 46

 Postscriptum…………………………..…….p. 49

 

 La questione

 

 Le biblioteche familiari: importanza e potenzialità

 di Michela Corsini

 U

n antico proverbio cinese afferma che «è molto più facile costruire una fortuna che conservarla»; se applichiamo questa massima ai patrimoni documentari, preziosi scrigni della memoria e della cultura arrivati a noi attraverso i secoli, non possiamo che concordare con l’anonimo autore del detto. Ricostruire la storia di una biblioteca è un po’ come ricomporre un mosaico, con la consapevolezza che: non esiste un metodo univoco per approcciarsi a questa tipologia di ricerca, ogni biblioteca pur essendo riconducibile a una casistica specifica ha una sua storia e possiede connotazioni proprie e uniche; si potranno aggiungere solo pochi tasselli alla volta e forse questi tasselli dovranno essere nuovamente ricollocati a seconda di quanto potrebbe emergere da ricerche successive; non saremo gli unici artefici di questa ricostruzione, trattandosi del frutto del lavoro di più persone; infine, con tutta probabilità, il mosaico non sarà mai del tutto completo. La storia delle biblioteche si muove nello spazio e nel tempo, ed è proprio quest’ultima dimensione ad avere il ruolo preponderante. Se poi pensiamo a particolari fondi documentari, afferenti, per esempio, le biblioteche familiari, concentrandoci soprattutto su quelle che non sono confluite presso istituzioni pubbliche o che non sono balzate agli onori della cronaca e della storia, ci rendiamo conto che le raccolte di cui esse si compongono sono potenziali fonti e testimonianze delle quali forse il pubblico non verrà mai neppure a conoscenza. La ricostruzione storica e catalografica dell’antica biblioteca privata di un’ importante famiglia nobile, di cui non si ha cognizione neppure della consistenza, a esclusione di pochi dati da verificare sulle fonti, è un lavoro al contempo complesso ed emozionante. Durante la Summer School 2024, da poco conclusasi a Torrita di Siena, sono stata invitata a relazionare proprio su questo tema, che mi ha accompagnato durante tutto il mio iter professionale di bibliotecaria. Lo studio e l’analisi della biblioteca Graziani di Vada, in provincia di Livorno, mi fu proposta come argomento di tesi di laurea nel 1997 da Alberto Petrucciani, allora docente di Biblioteconomia presso l’Università degli Studi di Pisa. Non potevo immaginare che questo paziente lavoro di ricerca sarebbe proseguito anche dopo il conseguimento della laurea come una sorta di leitmotiv a più riprese nel corso di vent’anni. Una fedele descrizione della famiglia Graziani ci viene fornita da un attestato di nobiltà di Sansepolcro datato 28 maggio 1691, che riporta testualmente: «[...] La qual Famiglia de’ Sig.ri Gratiani [...] pervenuta in questa nostra città suddetta molti secoli sono dall’Augusta Città di Perugia, è [...] degna di tutti gl’onori di questa città, nella qual famiglia sono stati Homini insigni in lettere, e armi, Abbati, Vescovi, e nuntii Apostolici [...]». La biblioteca Graziani vanta un patrimonio di circa 2000 volumi a stampa in un arco cronologico che va dal XV al XIX secolo. Il primo nucleo documentario è da attribuirsi al vescovo Antonio Maria Graziani (Borgo San Sepolcro, 23 ottobre 1537 - Amelia, 16 marzo 1611), nominato nunzio apostolico da Clemente VIII nel 1596. Personalmente, mi sono occupata a più riprese della catalogazione degli incunaboli e delle cinquecentine (in-4°, in-8° e formati inferiori) per un totale di oltre 400 schede catalografiche e, tramite alcuni inventari seicenteschi e settecenteschi rinvenuti nel prestigioso archivio di famiglia e pazientemente trascritti, sono stati collegati circa 300 titoli alle edizioni del XVI secolo presenti a scaffale. Grazie al valido contributo di altri studiosi e ricercatori, nel corso degli anni sono state catalogate anche tutte le cinquecentine in-folio e parte delle edizioni del XVII secolo. Inoltre, buona parte della documentazione archivistica è stata riordinata ed è oggi oggetto di ricerca da parte di studiosi provenienti da diversi atenei italiani e stranieri.  Lo studio e la ricostruzione storica della documentazione archivistica e bibliografica di una famiglia si intreccia con le origini, le vicissitudini e le caratterisiche della stessa e delle persone che ne hanno fatto parte, costituendo proprio quel patrimonio documentario. Nel caso della biblioteca Graziani l’esame dei segni di possesso e la ricerca svolta sulla documentazione archivistica hanno permesso di ricomporre una piccola parte del contesto storico, politico e sociale dell’Italia tra il ’500 e il ’600, vissuto da un nunzio apostolico all’epoca della Controriforma. La biblioteca, ricostruita tramite il confronto tra gli elenchi / inventari presenti in archivio e le edizioni catalogate, fornisce un campionario di letture e generi in voga in quel particolare periodo storico e apprezzato da quel determinato ceto sociale. I cataloghi che sono scaturiti dall’analisi dei volumi sono fondamentali non solo per la valorizzazione del patrimonio documentario familiare, ma anche per la sua conservazione. Le biblioteche private di questo tipo sono perle rare, come rare sono le famiglie che decidono di investire tempo e risorse per tutelare, promuovere, condividere e tramandare il loro patrimonio documentario. Inoltre, esse possono fornire occasioni rilevanti in diversi ambiti e livelli di ricerca, che permettono la realizzazione di più tipologie di progetti: da una tesi di laurea a un PRIN (Progetto di Rilevante Interesse Nazionale). A questo proposito è stato recentemente presentato dall’Università di Parma un portale interamente dedicato all’archivio Graziani (Nuncio’s Secret Archives), che ricostruisce e valorizza una parte ingente della documentazione conservata a Vada. In questi anni, il progresso, soprattutto relativo alle tecnologie informatiche, sta facendo passi da gigante anche in ambito archivistico e bibliografico; grazie a Internet e all’avvento della digitalizzazione la realizzazione del sogno di Borges, la ricerca del “catalogo dei cataloghi”, è sempre più vicina e le biblioteche digitali abbattono le barriere della distanza in un click. C’è da chiedersi se anche la conservazione di una tale mole di dati bibliografici sarà in grado di tenere il passo con questo radicale e veloce cambiamento, se il problema dell’obsolescenza dei supporti troverà una soluzione consona a questa sorta di rivoluzione copernicana. E che dire della documentazione originale? Si ha l’impressione che la conservazione dei manufatti sia un po’ trascurata con la (fallace e scontata) giustificazione che “tanto ormai in Internet si trova tutto”. La speranza è che, anche tra molti anni, ci sia ancora la possibilità di ricostruire la storia delle biblioteche tramite le fonti che verranno tramandate e che queste ultime, in qualunque forma e supporto, possano essere fruite da chi, come la sottoscritta, si prodiga per ricomporre “mosaici”.

 Recensioni

071-A A libro aperto. Le esposizioni bibliografiche tra passato e futuro. Atti del convegno internazionale, Milano, Castello Sforzesco e Università Cattolica del Sacro Cuore, 22-23-24 settembre 2021, a cura di Pierfilippo Saviotti, introduzione di Klaus Kempf, conclusioni di Isabella Fiorentini, Firenze, Leo S. Olschki, 2023 (Biblioteca di bibliografia. Documents and Studies in Book and Library History, 220), pp. LI+377, ill. b/n, ISBN 978-88-222-6906-5, € 45. Il libro, oltre che essere oggetto di lettura, studio e collezione, è anche inserito, tanto come protagonista quanto come comparsa, in mostre ed esposizioni. La difficoltà di esibire un oggetto più comunemente pensato come strumento per trasmettere un contenuto, in parte sottraendolo all’interazione col lettore, ha posto e pone tuttora difficoltà non irrilevanti per gli organizzatori di esposizioni concernenti i libri. Questo densissimo vol., figlio di un altrettanto ricco convegno tenutosi nel 2021 a Milano, non vuole essere una rassegna puramente storiografica di mostre bibliografiche, ma propone una riflessione sulle loro origini e implicazioni culturali, sulle soluzioni espositive e tecnologiche adottate, sull’arrivo del digitale, nonché sul valore stesso di questo tipo di iniziative nella preservazione del patrimonio librario. A tale scopo, sono state coinvolte personalità di spicco del settore, esperte – anche per esperienza personale – degli aspetti teorici e pratici dell’organizzazione di questo tipo di mostre in biblioteche e sale museali. Dopo la prefazione del curatore Pierfilippo Saviotti (pp. VII-XVI), dove, partendo da un altro vol. intitolato A libro aperto, cioè quello di Massimo Recalcati, si spiega l’iniziativa e il contenuto del vol., la bella introduzione di Klaus Kempf, Mostra virtuale. Un ritorno al passato (pp. XVII-LI), spazia dalla Wunderkammer d’età moderna all’odierna frontiera del digitale e alla cultura dell’immagine, con esempi dal mondo tedesco (come il portale Bavarikon). Gli interventi successivi sono organizzati in quattro sezioni: la prima, La filosofia del libro esposto, è ricca di riflessioni teoriche e spunti sull’organizzazione di mostre bibliografiche, sull’esperienza e sul ruolo del visitatore, sulle complessità e sulle soluzioni espositive, anche in rapporto alle tipologie di libri da mostrare; la seconda sezione, Per una storia delle mostre bibliografiche, propone studi su esposizioni passate, con particolare attenzione al Novecento e all’Italia; la terza sezione, Biblioteche e musei tra esposizioni analogiche e mostre digitali, affronta il mondo del digitale e le possibilità che quest’ultimo offre sia a supporto di eventi fisici sia nella creazione di esposizioni digitali; la quarta sezione, Professioni e prospettive a confronto, propone considerazioni, da un punto di vista tanto istituzionale quanto metodologico, sulle tematiche in esame nel vol. Questa grande varietà contenutistica prende per mano il lettore e lo porta in un viaggio tra vetrine ed eventi distanti nello spazio e nel tempo, ma accomunati da un unico grande protagonista: il libro. Sono molte le realtà (non solo biblioteche) nazionali e internazionali considerate, tra le quali: la Real Biblioteca di Madrid e la Biblioteca de Galicia (María Luisa López-Vidriero, pp. 3-9); la Biblioteca Apostolica Vaticana (Marco Cursi per la storia delle mostre di mss., pp. 11-35, e Irmgard Shuler, pp. 235-45, per i progetti fotografici e di digitalizzazione); la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna (Anna Manfron, pp. 165-210); la Hoofdbibliotheek Biekorf di Bruges (Evelien Hauwaerts, pp. 213-22, in particolare per la mostra del 2018 sul copista, calligrafo e tipografo quattrocentesco Colard Mansion), la Fondation Bodmer di Cologny con la mostra del 2013 Le lecteur à l’œuvre curata da Michel Jeanneret, il Musée Érasme di Bruxelles e la Bibliothéque de Genève (Alexandre Vanautgaerden, pp. 223-34); il Mart di Rovereto (Duccio Dogheria, pp. 247-57); le Gallerie Estensi di Modena (Martina Bagnoli, pp. 259-66); il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci” di Milano (Claudio Giorgione, pp. 291-9); il Museo Poldi Pezzoli di Milano (Federica Manoli, pp. 301-7). Non si trattano, tra l’altro, solo casi legati a enti pubblici, di cui non sfuggono le sfide istituzionali, normative e logistiche (Ornella Foglieni, pp. 325-55): nel vol. trovano spazio anche riflessioni sul ruolo, per il Novecento, delle librerie antiquarie (Giovanni Biancardi, pp. 129-37) e in generale del collezionismo (Graziano Ruffini, pp. 53-66). D’altro canto, una mostra quale la londinese Printing and the Mind of Man del 1963, curata da Stanley Morison, dovette tantissimo proprio alla collezione di un famoso scrittore, Ian Fleming (Vincent Giroud, pp. 139-53). La sfera della letteratura, inoltre, trova posto anche in riflessioni sui rapporti tra musei del libro e musei letterari (Maria Gregorio, pp. 279-90). Da un punto di vista della cronologia, oltre alle mostre tenutesi in anni più vicini a chi scrive e a chi legge, uno studio sulla biblioteca del re di Ungheria Mattia Corvino (1443-1490) mostra l’importanza che una raccolta libraria poteva avere in una corte del XV secolo (István Monok, pp. 267-76). Gli affondi sull’Italia del Ventennio mostrano un regime fortemente segnato dal rapporto col libro, in occasione dell’organizzazione non solo di grandi eventi – tra i quali la mai realizzata Esposizione Universale di Roma del 1942 (Igor Melani, pp. 69-104) –, ma anche di mostre librarie politicizzate, dove emerge l’attività di Domenico Fava (1873-1956) tra gli organizzatori principali di queste iniziative (Edoardo Barbieri, pp. 105-28). Sempre del Ventennio, inoltre, si segnala la pratica di allestire mostre bibliografiche all’estero per la propaganda del regime, a partire da quella parigina del 1926 curata da Tammaro De Marinis (Andrea De Pasquale, pp. 155-63). La molteplicità di argomenti, luoghi ed epoche testé riassunta si riscontra anche nelle tipologie di voll. esposti di cui qui si discute – che includono interessanti curiosità come, per es., i libri animati (Gianfranco Crupi, pp. 37-52) – e nelle tecnologie che negli anni sono entrate nel mondo del libro, quali le tecniche e le esperienze dell’editoria facsimilare (Lucia Panini, pp. 309-24) o le varie opportunità che il mondo digitale offre nelle scelte espositive. Le parole conclusive di Isabella Fiorentini (pp. 357-62) riflettono sulle diverse esperienze condivise in questa rassegna e, ricollegandosi anche alle considerazioni iniziali di Kempf, chiudono il cerchio. Nel complesso, questi atti presentano un numero importante di situazioni, fornendo un’importante panoramica storica, teorica e pratica sul tema dell’esposizione bibliografica. Il risultato è la presentazione ponderata di tanto materiale, frutto di un’eterogeneità che non significa dispersione ma ricchezza. La lettura è, inoltre, facilitata dal bell’apparato di immagini e dall’indice dei nomi in coda (pp. 363-77). Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – S.C.

071-B Barnett (Mac), La porta segreta. Perché i libri per bambini sono una cosa serissima, Milano, Terre di mezzo, 2024, pp. 101, ill. b/n, ISBN 979-12-5996-211-9, € 16. Il più grande errore che si possa commettere quando si parla di libri per bambini è pensarli come libri… per bambini. Dunque come libri di una categoria inferiore, che devono essere necessariamente relegati a un’età considerata tanto primitiva e sprovveduta da non permettere ai “lettori” neanche di riconoscere il valore (artistico, letterario ed editoriale) dei volumi con cui entrano in contatto. Mac Barnett riflette proprio su questo, costruendo una vivacissima esplorazione del tema: denuncia i «tantissimi libri brutti» (p. 15) destinati ai bambini e facendolo illustra le caratteristiche di cui la letteratura per l’infanzia dovrebbe risplendere. E per capire come ridefinire questa tipologia narrativa bisogna partire dal suo pubblico, dunque i bambini e gli adulti – soprattutto gli adulti, ma non in qualità esclusiva di mediatori del testo. Ai bambini si deve imparare a dare una considerazione e una stima che raramente ricevono, evitando di limitare i racconti scritti per loro ad allegorie didascaliche o a frasi convenzionali (“Sii gentile!”). Le stesse “Letture gentili” non sono che una pensata di marketing. Questo atteggiamento presuppone una superiorità da parte dell’adulto che a sua volta rende incapace il bambino di accedere a una vasta gamma di emozioni che i libri possono veicolare: una storia bella, quindi, diventa una storia che tratta tutti i sentimenti umani, senza censurare i più scomodi o spaventosi. Per inquadrare la versione migliore dei libri per i bambini Brown usa diverse teorie, e forse quella più efficace è quella Delle tre zie (pp. 36-40), che identifica i libri per bambini con le tre zie con cui tutti abbiamo avuto a che fare. La prima è la zia che tratti i nipotini come qualcuno da intrattenere con toni cantilenanti che non userebbe mai per parlare con amici: sono i libri «forzatamente positivi» (p. 39), colorati e divertenti che però, alla fine, non hanno niente da dire. La seconda è la zia saggia, che non vede l’ora di spiegare come si sta al mondo: questi sono i libri tediosi e autocompiaciuti. La terza è la zia mitica, quella che tutti pensano di essere: è la zia che ha a cuore le opinioni del nipote, lo ascolta e non risponde mai in modo scontato, anche alle domande più sfidanti. Infatti, gli scrittori per bambini non sono insegnanti, non devono subentrare ai maestri o alle maestre nel compito di educatori: c’è una differenza abissale tra dire a un bambino quanto sia fantastica la diversità e farglielo scoprire. Inserire una morale è sacrosanto, ma se questa viene imposta qualsiasi sforzo risulta vano, perché al bambino va chiesto di collaborare con l’a., di trovare il senso di quello che sta leggendo, di decidere qual è il significato per lui o lei. Questa indeterminatezza di senso, allora, è il prezioso strumento che permette ai più piccoli di rimuginare. Sono tanti i nomi e i titoli che l’a. cita in cui si fa un buon lavoro. Tra questi, l’attività letteraria di Margaret Wise Brown, una maestra d’infanzia che era una pessica educatrice e una perfetta scrittrice, proprio perché accompagnava i suoi bambini a scoprire le più svariate sensazioni, dava valore alla loro capacità critica e di immaginare. Il suo Buonanotte luna, pubblicato per la prima volta nel 1947 e ancora oggi un vol. di riferimento, fa questo, evitando di raccontare o spiegare il momento in cui il sonno sopraggiunge, ma facendo rivivere la sensazione di abbandono che si vive tra la veglia e il sogno, «quando sei qui e non ci sei» (p. 69). I libri che i più piccoli leggono, infatti, rimangono con loro per tutta la vita, facendo capolino in vari momenti, ma per lasciare che tengano compagnia anche nella vita adulta – e questo è l’invito finale – non si deve dimenticare quell’incompletezza, e quindi della flessibilità di pensiero, che il bambino ha. – Ludovica Montalti

071-C De Donato editore. Saggi, testimonianze, cataloghi, a cura di Francesco Giasi, Dueville, Ronzani, 2024 (Storia e culture del libro. Historica, 7), pp. 544, ISBN 979-12-599-717-39, € 30. In occasione dell’allestimento della mostra documentaria Visioni, passioni, legami. Diego De Donato Editore, tenutasi a Bari dal 14 marzo al 7 aprile 2024, il presente vol. ha preso forma per ripercorrere le tappe fondamentali, sia di crescita sia di stallo, della originaria tipografia Leonardo Da Vinci, situata a Città Castello, conosciuta poi, dalla seconda metà degli anni Sessanta, come “De Donato editore”, dal nome del suo fondatore. Sin dalla prefazione, firmata da Francesco Giasi (pp. 7-13), a partire dall’estratto di un’intervista allo stesso De Donato, si propone il ricordo della pubblicazione di Segreto Tibet, primo libro sia di Fosco Maraini sia dell’editore. Peculiarità fondanti di quella prima pubblicazione, nonché del progetto editoriale avviato da Donato, si rivelarono presto «combinazione sapiente di immagini e testi e sguardi rivolti al mondo intero (culture, condizioni sociali, vita di popolazioni non ancora del tutto investite dai processi di assimilazione e modernizzate del secondo dopoguerra, terre inesplorate, meraviglie della natura)» (p. 8). Perseguendo tale interesse rivolto alla letteratura di viaggio, con acuto utilizzo di fonti fotografiche, essenziale fu anche il legame con la propria città e regione. Rilevante, a questo proposito, l’accoglienza da parte di De Donato del progetto dei giovani intellettuali baresi militanti nel Pci, desiderosi di partecipare attivamente a dibattiti politici e culturali, di sguardo nazionale e internazionale. La rifondazione della casa editrice, che dal 1970 acquisì i tratti di un’impresa collettiva, non impedì, nonostante una fervente attività di stampo letterario (nel panorama delle traduzioni di autori russi e tedeschi e di relativi saggi, si ricorda la prima traduzioni italiana de Il maestro e Margherita, nel marzo 1967), la chiusura della casa editrice nel 1983. Le varie testimonianze raccolte nel vol., unite ai due inserti fotografici (Diego De Donato al lavoro e nel tempo libero, pp. 287-300; Leonardo da Vinci e De Donato. La grafica editoriale, pp. 305-37) rivelano appieno l’immagine di «un lavoro intenso che unì un vasto gruppo di intellettuali non solo meridionali», in cui emerse «l’originalità di quel programma fondato su una spregiudicata revisione del marxismo (che proiettò effettivamente il gruppo in un dibattito italiano e internazionale) e dalla volontà di connettere sapere e politica» (p.10). Contribuiscono a delineare ancora più specificatamente il ritratto di questo progetto editoriale i due cataloghi storici che, a seguito dei contributi, chiudono la pubblicazione (Leonardo da Vinci. Catalogo storico 1949-1965, pp. 367-97; De Donato. Catalogo storico 1966-1983, pp. 399-517), prima di giungere all’Indice dei nomi (pp. 519-39). Unanime è il giudizio circa l’ individuazione del momento in cui si toccò il picco di difficoltà, quando, alla fine degli anni Settanta, il progetto editoriale risultò sempre più offuscato, fino a disperdere il nucleo originario, in concomitanza con un radicale cambiamento del contesto culturale e politico che rivoluzionò anche la vita dell’editoria italiana. Ciò che comunque oggi permette di ripercorrere vividamente le tappe fondanti della casa editrice è l’ampia documentazione conservata relativa alla storia dal 1970 al 1983, a differenza del periodo precedente che, a causa della perdita dei documenti aziendali, è difficile ricostruire. Il panorama dei contributi si apre con lo scritto firmato da Felice Blasi (Diego De Donato prima della De Donato, pp. 15-90), in cui si offre una tanto ampia quanto dettagliata analisi del profilo giovanile dell’editore, conferendo particolare rilievo all’attività della tipografia Leonardo da Vinci e all’importanza dell’interesse politico che, oltre a portarlo all’iscrizione al Pci nel 1956, gli permise di entrare in contatto con numerose figure e gruppi politico-intellettuali della sua generazione. A questo proposito, Luigi Masella (Un progetto neogiacobino, pp. 91-115), grazie a un lucido inquadramento storico, approfondisce la questione relativa allo stretto rapporto tra l’iniziativa editoriale e i movimenti di stampo politico - studentesco degli anni Sessanta. Collocabili in quel medesimo contingente sono, oltre alla formalizzazione e stabilizzazione di collane quali “Movimento operaio”, i primi importanti progetti, sorti a partire dalla precedente attività della Leonardo da Vinci e da notevoli sodalizi quali quello con Fosco Maraini. Nel suo scritto Cesure e continuità (pp. 117-24), Franco Buono fornisce la prima testimonianza circa l’atmosfera percepibile all’interno della casa editrice negli anni Settanta, periodo in cui l’intellettuale, dopo aver lavorato per Laterza, iniziò la sua collaborazione per la De Donato, contribuendo a consolidare il catalogo di stampo letterario. Sulle iniziative della casa editrice rivolte alla saggistica letteraria riflette Ferdinando Papparlardo (Arcangelo Leone de Castris e la sua scuola, pp. 125-35), il quale, nel considerare l’apporto di varie figure di intellettuali all’interno della casa editrice, attribuisce un ruolo di primo piano ad Arcangelo Leone de Castris. A lui va infatti il merito non solo di aver profondamente revisionato la natura e i compiti della critica letteraria dell’epoca, ma anche di aver fornito una risposta convincente ai docenti che allora chiedevano un cambiamento capace di opporsi al canone storiografico imperante nella manualistica scolastica di allora. In seguito, Gabriella Bonacchi (Linguaggio e poteri. A proposito di Autoritratto di Carla Lonzi, pp. 137-43) propone una puntuale analisi editoriale di quest’interessante raccolta di dialoghi, pubblicata nel 1969 nella collana “Atti”. Riallacciandosi in parte ai toni di stampo storico di Felice Biasi, Giuseppe Cotturri (Tra progetto e organizzazione, pp. 145-58) prosegue il quadro storico della casa editrice dalla fine degli anni Sessanta ai primi anni Ottanta. Prosegue Pietro Di Siena, che nel suo contributo (Il primato della politica, pp. 159-67), sulla linea di quanto delineato da Franco Buono, offre un racconto circa la sua esperienza personale vissuta all’interno della casa editrice, con un affondo sulle influenze politiche presenti all’interno della stessa. Di egual respiro risultano poi essere i contributi di Marcello Montanari (Considerazioni su “Ideologia e società”, pp. 169-87), di Michele Ciliberto (Il mio incontro con la De Donato. Un libro su Delio Cantimori, pp. 189-210), di Carlo Spagnolo (La ricezione di “Passato e presente”, pp. 211-35) e di Isidoro Davide Mortellaro (Cronache editoriali degli anni 1976-1983). In chiusura del vol., sono proposti una serie di incisivi ritratti dell’editore, firmati rispettivamente da Luciano Canfora (Un editore libertario, pp. 301-2), Chiara Saraceno (Un editore lungimirante, pp. 303-4), Antonio Resta (Fare i libri negli anni Settanta, pp. 339-56) e da Sebastian Mattei (L’archivio della casa editrice De Donato, pp. 357-65), posti tra i due sopracitati inserti fotografici che corredano il vol. (Diego De Donato al lavoro e nel tempo libero, pp. 287-300; Leonardo da Vinci e De Donato. La grafica editoriale, pp. 305-37). – Maddalena Baschirotto

071-D Deutsch (Jeff), La libreria dei sogni possibili: guida per esploratori di storia e di scaffali, traduzione di Valentina Nicolì, Milano, Feltrinelli, 2023, pp. 187, ISBN 9788807493638, € 17. Il vol. di Jeff Deutsch, direttore della Seminary Co-op di Chicago, tra le più rinomate librerie accademiche statunitensi, presenta vari spunti d’interesse per chi ama libri e librerie o si diletta nel leggere storie dai mondi del libro. A cominciare dall’offrire una preziosa testimonianza delle peculiarità della libreria che dirige, fondata nel 1961 nel quartiere Hyde Park vicino all’Università di Chicago, cresciuta fino a diventare un riferimento non solo a livello nazionale con un negozio di oltre 100.000 volumi, quindi trasformatasi nel 2019 da cooperativa in organizzazione no-profit “la cui missione è la libreria stessa”, primo caso, probabilmente ancora unico, forse possibile modello alternativo di gestione per un tipo particolarissimo di esercizio commerciale in grande crisi (si veda anche l’intervista a Deutsch di Marzia Nicolini consultabile al link). Rispetto ad altre merci, sottolinea l’a., il presupposto che i librai mai devono dimenticare è che «il prodotto non è il libro in sé, ma l’esperienza della libreria: la consultazione e i pensieri, le conversazioni e le scoperte che la raccolta libraria induce». Ben lungi dall’essere un saggio, il vol. si colloca anche nella tradizione anglosassone della memorialistica professionale dei librai (quale, per esempio, l’autobiografia di Martin Latham), di cui però solo in parte ricalca lo stile di zibaldone di ricordi e racconti incentrati sulla lettura, sulle diverse tipologie di incontro e di relazione tra libri e lettori, studiosi e bibliomani, su una ricchissima anedottica su clienti, scrittori, libri. Deutsch privilegia piuttosto citare Borges, Calvino, Emerson, Manguel, Musil o anche Ranganathan (solo alcuni tra i numerosi autori della Bibliografia a corredo del vol.) nel suo agile percorso, una Guida appunto, sul rapporto tra persone e libri reali, di carta, ancora da privilegiare, perché il solo capace proprio in virtù della fisicità di trascenderla, allentando i limiti della identità spazio-temporale, consentendo l’accesso a una dimensione che sa di eternità, uno spazio interiore infinito dove coesistono la solitudine dell’individuo e la condivisione della comunità. L’utilizzo di termini religiosi e il richiamo alla spiritualità viene spiegato dall’a. stesso con le sue origini in una comunità di ebrei ortodossi che gli ha trasmesso «la devozione per la parola scritta», la sacralità della lettura e delle biblioteche come rifugi per la ricerca di sé e come membri di una comunità, ma non l’ortodossia; l’ a. si definisce eretico piuttosto, l’eresia della eterodossia intellettuale. La partizione dei capitoli del libro rispecchia una trattazione quasi filosofico-religiosa, una sorta di ontologia della libreria evocata da riflessioni e massime: La presenza dei libri (la consultazione come attività ‘ruminante’); Lo spazio (i classificatori/ordinatori dei libri sono ordinatori dell’ universo), L’ abbondanza (l’irraggiungibile fondo dell’oceano /libreria), Il valore (l’esperienza come valore aggiunto), La comunità (la libreria è una pubblica piazza, loquace anche se muta), Il tempo (il ritmo della libreria è il respiro dell’ozio umanistico), La buona libreria (elogio e speranza di uno spazio libresco puro). L’aspetto tuttavia più interessante di questo vol. risiede probabilmente nella elaborazione di una vera e propria fenomenologia della «esperienza della libreria» che l’a. propone come metafora esistenziale, della ricerca della propria prospettiva individuale e di umanità. Come ogni gestalt, anche questa è molteplice ma si può farcene un’idea scorrendo l’indice degli argomenti che alla voce libreria ne richiamano almeno in parte la fenomenologia: librerie come ambienti totalizzanti, come attività commerciali, come bene pubblico, come cataloghi di cataloghi, come depositi della memoria, come doni, come enciclopedie, come istituzioni democratiche egualitarie, come luoghi di apprendimento, come luoghi sacri o di culto, come luoghi ‘sottili’ vicini al cielo, come spazi fisici (spazio e comunità), libreria e forme letterarie, librerie come negozio onnicomprensivo. La libreria è insomma un sacro paesaggio (ce ne sono anche altri) che forma, costruisce chi riesce a viverla, che dà origine a una preziosa esperienza esistenziale da custodire, incoraggiare, salvare dall’estinzione perché nella «buona libreria è custodito un che di unico la cui scomparsa porterebbe alla perdita di un certo modo di stare al mondo». – Tiziana Stagi

071-E Droz 1924-2024. Portraits et anthologie, avec une préface d’Antoine Compagnon, édité par Max Engammare – Charles Senard, Genève, Droz, 2024, pp. 267+IX di tavole, ill. col., ISBN 978-2-600-06519-1, € 12. La pubblicazione celebra i 100 anni della libreria Droz, la cui marca editoriale con i quattro putti è simbolo di libri di erudizione. Fondata a Parigi da Eugénie Droz e nel 1947 trasferita a Ginevra, dove ha tutt’ora sede, la casa editrice Droz pubblica periodici e collane in vari ambiti disciplinari, quali letteratura e critica letteraria francese, storia dell’arte, storia delle idee, storia politica, sociologia e linguistica, con una particolare attenzione per il Medioevo e il Rinascimento, ma con affondi anche nell’antichità classica e nell’età contemporanea. Una realtà preziosa, anche in virtù dei contatti stretti con università e centri di ricerca europei, sfociati per esempio in pubblicazioni per l’École des chartres e l’École pratique des Hautes Études di Parigi o per l’Università di Ginevra. Il vol. si apre con una prefazione di Antoine Compagnon dell’Académie Française (pp. 7-18) che affronta quattro questioni inerenti al Rinascimento: periodizzazione e denominazione; se le personalità del tempo fossero consapevoli di aderire a un momento di cambiamento; la recente contestazione del Rinascimento come espressione della cultura patriarcale e occidentale; alcuni anacronismi che emergono nel porre l’Umanesimo e il Rinascimento in una cornice epistemologica. Seguono tre Portraits a firma di Max Engammare, attuale direttore della libreria Droz. Nel primo (pp. 19-33) è proposta una vivace biografia della fondatrice (1893-1976), significativamente denominata nel sottotitolo une grande dame de l’édition française, puis genevoise. Eugénie Droz si firmò per la prima volta tale nel 1919, decidendo di abbandonare il primo nome Laure e il cognome del padre Zahn, a favore del cognome della madre, tipico di Neuchâtel, dove la famiglia si era trasferita nel 1900 e dove la giovane aveva compiuto i propri studi. In questo capitolo se ne ripercorrono le vicende biografiche, gli interessi di studio (con particolare riferimento alla tesi con cui si diplomò all’École pratique des Hautes Études), le amicizie e le prime pubblicazioni, sino alla fondazione di una propria casa editrice, la cui vita si intrecciò con quella di Eugénie, sino alla cessione nel 1963. Un secondo capitolo (pp. 35-42) è dedicato ad Alain Dufour (1928-2017) che si unì alla casa editrice nel 1959 e ne divenne direttore associato insieme a Giovanni Busino nel 1963. Infine, il terzo capitolo (pp. 43-7) chiarisce le condizioni contrattuali stipulate per la pubblicazione del capolavoro Usage du monde di Nicolas Bouvier nel 1963. Seguono 9 pagine di tavole (pp. I-IX) con ritratti di Eugénie e Alain, accompagnati da alcune copertine e dalla dedica che Bouvier fa della propria opera ad Alain e Christiane Dufour. Le restanti 200 pagine circa sono poi occupate dalla sezione Anthologie (pp. 51-257) che, su un’idea di Charles Senard, co-direttore con Engammare, propone cento autori pubblicati prezzo Droz. Ogni brano è preceduto da una breve presentazione dell’a., volta a delinearne le affiliazioni e gli interessi di studio. Chiudono l’Index des collections et des revues, una pagina dedicata ai nomi e relativi ruoli dei membri dell’équipe della libreria Droz e una Table des matières. L’opera riesce senz’altro nel suo intento celebrativo, condensando in una quarantina di pagine l’essenza delle due più importanti personalità che hanno animato la casa editrice nei suoi primi cento anni di vita e lasciando che nelle restanti duecento siano le voci autorevoli degli autori pubblicati a testimoniarne il pregio. Meno pregnante e più analitico è il capitolo dedicato all’Usage du monde, che si presenta quasi come un sassolino che la libreria Droz voleva togliersi dalla scarpa (il sottotitolo è «À compte d’auteur ou acompte d’ami?») ma che lascia comunque incuriositi nell’esplorare le personalità e gli accordi commerciali dietro alla pubblicazione di una pietra miliare della letteratura di viaggio francese. L’antologia è suggestiva per varietà di discipline e temi toccati, ponendosi come perfetto emblema dell’alto livello raggiunto da Droz dal primo libro pubblicato nel 1924 presso l’indirizzo privato della fondatrice a oggi. – Sara Brasca

071-F Du Calendrier des bergers au Pantagruel. L’atelier Nourry à Lyon au début du XVIe siècle, édité par Helwi Blom – Michèle Clément – Francesco Montorsi, Genève, Droz, 2024 (Cahiers d’Humanisme et Renaissance, 198), pp. 448, ill. b/n, ISBN 978-2-600-06478-1, € 45,50. Il vol. miscellaneo presentato supera una tipica tendenza della storiografia francese dedicata alla storia del libro: quella di affrontare, anche con grande intelligenza e perspicacia, il ritratto materiale e intellettuale di un tipografo-libraio come quello qui preso inconsiderazione, lasciando però ancora aperto il repertorio delle sue opere, di cui non vengono forniti né annali, né neppure una lista completa (qui invece si arriva a proporre persino delle preziose giunte pubblicate alle pp. 46-56 e 337-40, rimandando ad altre pubblicazioni più specialistiche come il repertorio digitale Lyon 15-16). Il tipografo lionese Claude Nourry, detto il Principe per la fama dei suoi lavori, è una delle figure più note della produzione libraria francese del Rinascimento, proseguita per circa un trentennio. Basti infatti ricordarlo quale editore di un capolavoro ad altissima base di innovazione e creatività come il Pantagruel di Rabelais (unico esemplare noto alla BNF). La conoscenza della sua produzione non è però pari alla sua fama, anche a causa delle imperfezioni del XII vol. della bibliografia di Baudrier (a lui consacrato), uscito postumo. Per questo i contributi raccolti si prefiggono il compito di far luce su questa figura celebre ma in realtà poco nota, grazie a una serie di ricerche tra loro convergenti, che tentano di esplorarne la carriera, il catalogo, il materiale tipografico, le reti distributive e intellettuali. Ciò che ne emerge è un ritratto dai contorni più netti, che rivela il ruolo cruciale della bottega Nourry nell’editoria della prima metà del XVI secolo, nonché una conoscenza più approfondita delle sue pratiche, alimentata tra l’altro da numerose scoperte, sia su testi specifici sia sulla sua produzione generale, con l’individuazione di più di quaranta nuove edizioni venute in questa occasione allo scoperto. Nella sua Préface (pp. 7-15) Francesco Montorsi, dopo avere sentito la necessità di giustificare uno scavo nel settore della storia del libro, ricorda che il vol. è frutto di un convegno lionese del 2021. La prima edizione data di Nourry (ma nulla esclude lavori precedenti) è La vangeange de notre sauveur del 1501, mentre la scomparsa va posta nel 1533, quando la vedova Claidine Carcan firma un’edizione: si tratta prevalentemente di opere di piccolo formato, in volgare, destinate a un vasto pubblico. Se fino alla metà degli anni ’20 la produzione è segnata da un certo conservatorismo con evidenti legami con testi spesso di tradizione ecclesiastica o romanzesca, grazie al matrimonio della figlia Catherine col tipografo Pierre de Vingle (che pubblicherà a Ginevra il Nuovo Testamento di Jacques Lefèvre d’Etaples nel 1532 e a Neuchâtel la Bibbia dell’Olivetano nel 1535) si aprì alle nuove istanze umanistiche ed evangeliche. È in tale contesto di apertura ad autori come Erasmo o Marot che va inserita la pubblicazione di Rabelais: peraltro la abbondanza di pubblicazioni conservate post 1525 cioè negli ultimi otto anni di attività (circa il 40% di quella conservata) è difficile dire se corrisponda a un effettivo aumento di pubblicazioni o a una delle tipiche distorsioni che la storia provoca, con una più accentuata conservazione di titoli e autori ritenuti più interessanti da collezionisti e bibliotecari. La prima sezione dei contributi pubblicati, Catalogue et trajectoire, pur basata sui precisi spogli documentari di Baudrier, si arricchisce della considerazione attenta delle relazioni intessute da Nourry grazie allo studio delle sue stesse edizioni, scoprendo i forti legami con l’entourage ecclesiastico lionese nella prima parte della sua produzione e coi circoli riformati nella seconda. Nella sezione successiva, Le matériel de l’imprimeur, si parte dall’analisi del materiale decorativo impiegato nelle edizioni (vedi pp. 167-71) per dimostrare prestiti e cessioni tra i diversi tipografi del tempo (in particolare da Étienne Gueynard), mentre si valuta la creazione di diversi modelli iconografici trasmessi dalle silografie (non si scordino le diffusissime edizioni del Calendrier des bergers). Seguono le sezioni La littérature en héritage, Le souffle de l’Evangile e Le renouveau des genres. A fianco di altre edizioni decisamente popolari che ora si possono attribuire a Nourry per ragioni bibliologiche, si deve riconoscere a lui un contributo importante nel genere delle edizioni di modelli per tessuti, nonché la pubblicazione di testi in versioni originali finora non riconosciute. Resta con ciò ancora aperta la completa interpretazione della collaborazione col de Vingle, che pare apportatrice di significative novità. Il denso vol., accompagnato da un puntuale ancorché ampliabile apparato illustrativo in b/n, si chiude con un indice dei nomi (pp. 429-40) e delle illustrazioni (pp. 441-4). Si schedano i singoli contributi. – Ed.B.

071-G Edizioni (Le) Einaudi 1933-2023, a cura di Marco Bertoglio – Sara Latella – Stefania Pico, Torino, Einaudi, 2023, pp. X+1777, ISBN 978-88-068-3354-1, s.i.p. Catalogo storico edito in occasione dei novant’anni di attività della prestigiosa casa editrice, aggiornato al primo semestre 2023. Uscito in edizione fuori commercio, riservata alle trentaquattro agenzie rateali ‘Punto Einaudi’ che con il 2025 cesseranno l’attività: per questo motivo è destinato a diventare una rarità bibliografica. Così strutturato: breve introduzione tecnica (Guida alla consultazione, p. VII-VIII, e Sigle delle collane, pp. IX-X, 113 in ordine alfabetico di sigla, non è compresa ‘Stile libero’ come sigla, che invece è considerata nel corrispettivo indice, pp. 1433-53), quattro indici: bibliografico degli autori e collaboratori (p. 5-1154), cronistorico delle collane (pp. 1157-504, precede l’indice alfabetico delle stesse), per argomento (p. 1507-1668, precede lo schema di classificazione), per titoli (pp. 1671-777). Nell’indice degli autori sono compresi anche i titoli di opere con più autori, i traduttori, gli illustratori, gli autori di prefazioni, postfazioni, introduzioni, apparati, i redattori delle riviste e delle grandi opere; riguardo a queste ultime sono elencati i singoli contributi, ma senza la paginazione, che invece viene registrata negli altri casi, insieme alla presenza di illustrazioni, tavole, fotografie; utile l’indicazione dell’ anno dell’ultima ristampa e delle ristampe in totale; sono comprese le edizioni fuori commercio riservate ai clienti della rete rateale. Viene segnalata altresì la presenza dell’eventuale edizione digitale (ebook) e se il vol. sia ‘rilegato’ (intendendo quindi non una brossura) o contenuto in un ‘astuccio’. Per autori importanti nella vita dell’Einaudi, per esempio Pavese e Calvino, le rispettive voci si presentano come minibibliografie. Le riviste, che non sono mai state il core business dell’Einaudi, sono descritte in numero di 21 alle pp. 1500-4, alla fine dell’indice delle collane. Molti editori, grandi e piccoli, pubblicano i loro cataloghi storici, cercando di sottrarli alla tremenda fugacità del tempo e anche le biblioteche hanno imparato a conservarli e a descriverli (dopo i cataloghi di asta e di antiquariato), tuttavia resta ancora molto lavoro da fare, soprattutto per salvare i cataloghi di case editrici minori, quelli che ancora non possono essere classificati ‘storici’. Inutile aggiungere che Einaudi, tra le molte sue specialità, ha anche una lunga tradizione catalografica realizzata, sia con agili cataloghi annuali delle edizioni in commercio (che difficilmente vengono conservati, l’ultimo disponibile risale al settembre 2021) sia con sette grandi cataloghi generali (1933-1983, 1933-1993 censito in SBN ma non in questo catalogo!, 1933-1998, 1933-2003, 1933-2008,1933-2013) inseriti nella collana ‘Piccola Biblioteca Einaudi’ e da ultimo nella collana ‘I Millenni’ per il periodo 1933-2018 (€ 60,00, in cofanetto, tuttavia anche per alcune problematiche merceologiche, non ha avuto il successo commerciale atteso). – Marco Menato

071-H Frasso (Giuseppe), Tre corrispondenti di mons. Giovanni Galbiati (Elias A. Lowe, Ireneo Sanesi, Paul O. Kristeller), Milano, Biblioteca Ambrosiana, 2024 (Accademia Ambrosiana. Fonti e studi, 35), pp. 164, ISBN 978-88-6894-697-5, € 27. Mons. Giovanni Galbiati (1881-1966) non solo ha retto, in qualità di prefetto, la Biblioteca Ambrosiana per oltre un quarto di secolo (dal 12 ottobre 1924 al 16 luglio 1951, per poi divenire prefetto onorario fino alla morte, occorsa il 15 maggio 1966), ma è stato anche un affermato studioso, cultore di Dante e “poligrafo” – secondo la definizione di Franco Buzzi – capace di cimentarsi in tutti i registri della pubblicistica (dal saggio scientifico all’articolo divulgativo) e con una varietà di temi davvero impressionante. Fu anche, allo stesso tempo, un fervido “animatore culturale”, promotore di numerose iniziative che coinvolsero, oltre ovviamente all’Ambrosiana, l’Istituto storico lombardo e il comitato milanese della Società dantesca italiana. L’erudito vol. di Giuseppe Frasso, considerando i rapporti con tre personaggi di assoluta rilevanza, offre un quadro che «aiuta a intendere il ruolo assai significativo ricoperto dal prefetto Galbiati nell’intrattenere relazioni umane e la sua disponibilità […] a “dare una mano” agli studiosi che si rivolgevano a lui», ma allo stesso tempo «il profilo di una istituzione, la Biblioteca Ambrosiana, che con i suoi fondi preziosi era (e, nonostante i tempi mutati, ancora è) un punto forte di attrazione per paleografi, storici, filosofi, filologi classici e moderni, letterati, per quanti, insomma si impegnano a ricostruire la storia culturale d’Europa (ma, alla luce dei fondi dell’Ambrosiana, non solo dell’Europa), non rinunciando mai all’esame diretto delle testimonianze del passato, remoto o prossimo che sia» (p. 11). L’a. di questo prezioso volumetto da tempo percorre il monumentale carteggio di Galbiati – la cui consistenza è stimata intorno alle 20.000 unità documentarie – e ha già avuto modo di dare l’edizione di alcuni importanti testi. In questa occasione si sofferma «su un paleografo, E.A. Lowe; su uno studioso dell’umanesimo che ai tempi delle lettere a Galbiati era ancora piuttosto giovane, P.O. Kristeller – entrambi assurti a fama mondiale – e […] su un italianista di vaglia, Ireneo Sanesi, professore all’Università di Pavia» (p. 18). Nei casi di Elias A. Lowe (1879-1969) e Ireneo Sanesi (1868-1964) l’edizione offerta al lettore riguarda una vera e propria corrispondenza, comprendendo sia le lettere dei due a Galbiati sia varie (comunque, probabilmente, non tutte) del prefetto ai due. Per quanto riguarda Paul Oskar Kristeller (1905-1999) si pubblicano solo le sue missive giunte in Ambrosiana. Dopo una breve premessa e un saggio introduttivo che inquadra soprattutto la figura di Galbiati e a cui seguono i criteri di edizione, si passa all’edizione dei carteggi, posti in ordine cronologico secondo la data di inizio della corrispondenza. «Ogni gruppo epistolare è aperto da essenziali introduzioni; inoltre, la corrispondenza tra Galbiati e Sanesi è corredata da tre lettere di Gianfranco Contini» (p. 19). Si parte con la corrispondenza Galbiati-Lowe, comprendente una quarantina abbondante di documenti, datati tra il 1923 e il 1939. Seguono quella Galbiati-Sanesi, formata da trentacinque documenti (incluse le lettere di Contini) che coprono gli anni 1925-1939, e infine le otto lettere (di tema ficiniano) inviate da Kristeller a Galbiati tra il 1933 e il 1936. Il saggio in appendice pone l’accento sul Galbiati presidente del comitato milanese della Società dantesca italiana. Chiudono una pagina di ringraziamenti, l’indice dei nomi e quello dei mss. e dei documenti d’archivio, entrambi per le cure di Chiara Azzolini. – L.R.

071-I Plebani (Tiziana), Alle donne che niente sanno. Mestieri femminili, alfabetizzazione e stampa nella Venezia del Rinascimento, Venezia, Marsilio, 2022 (Albrizziana. Documenti per la storia dell’editoria a Venezia, 22), pp. 128, ill. b/n, ISBN 978-88-297-1824-5, € 12. Il volumetto indaga il campo – pressoché inesplorato – della produzione editoriale destinata, nella Venezia di fine XV e XVI secolo, alla popolazione femminile di estrazione umile o borghese. L’a. dimostra come alle donne, impegnate nelle più varie occupazioni – non soltanto la cura dei figli e la gestione del patrimonio familiare in assenza del marito o in seguito alla sua morte, ma anche tutta una serie di mestieri pratici, spesso connessi al mondo commerciale – fosse rivolta una quantità di fogli, opuscoli e “libretti di istruzioni” a stampa. Quanto alla natura di tali pubblicazioni, Plebani specifica che «per lo più si trattava di opuscoli di poche carte a sussidio di un’alfabetizzazione ridotta ma in grado di consentire di ricavare nozioni e strumenti utili alle necessità quotidiane, sovente col supporto delle immagini e della lettura collettiva» (p. 11). Un «leggere per fare» che costituì un essenziale vettore di sviluppo dell’alfabetizzazione tra gli appartenenti al ceto artigiano, consentendo, grazie anche al moltiplicarsi delle proposte editoriali in lingua volgare, una democratizzazione dei saperi e delle tecniche, in particolare tra le donne – negli ambienti dotti la circolazione delle conoscenze era comunque garantita in forma ms. Se intellettuali ed ecclesiastici continuavano a scoraggiare l’istruzione femminile, d’altro canto soprattutto a Venezia editori e tipografi compresero presto la necessità di rivolgersi anche al pubblico femminile per incrementare le vendite. È piuttosto complesso, se non impossibile, tentare di ricostruire oggi tipologia e varietà di tale offerta tipografica “effimera”: libelli e fascicoli di poche carte andavano soggetti a rapida usura, né ci si premurava di conservarli o includerli negli inventari – l’a. porta l’esempio del Salterio per bambini, noto mediante un unico esemplare superstite, a fronte delle 659 copie vendute dal libraio veneziano Francesco de Madiis (p. 15). Tanto più interessante, perciò, la nutrita rassegna di titoli proposta dall’a., organizzata in sette sezioni tematiche: 1. Abbecedari per il mestiere di madre o nutrice (pp. 25-30); 2. Leggere per insegnare a leggere, a scrivere e guadagnarsi la vita: maestre e tipografe (pp. 31-48); 3. Leggere per scrivere lettere (pp. 49-59); 4. Alfabetizzazione numerica e contabile (pp. 61-73); 5. Imparare una lingua straniera (pp. 75-84); 6. Leggere per ricamare e cucire per guadagno o per incrementare il valore dei beni dotali (pp. 85-99); 7. Letture per levatrici, guaritrici, speziali, produttrici di segreti medicinali, domestici e di bellezza, fattucchiere e cortigiane (pp. 101-22). Dei testi menzionati in ciascun capitolo l’a. non si limita a fornire i riferimenti bibliografici, ma – ed è questo il valore aggiunto del vol. – riporta un’ampia serie di brani e fotoriproduzioni, specie degli incipit o delle illustrazioni. A dispetto del titolo – una citazione dal frontespizio del Libro maistrevole, pubblicato a Venezia nel 1524 da Giovanni Antonio Tagliente –, il libro di Plebani spalanca dunque una finestra sul panorama dei saperi femminili in età rinascimentale, invitando studiosi e curiosi a non sottovalutarne il fascino e la complessità. – Lucia Giustozzi

071-L Ruiz García (Elisa), La tiranía del calendario. La medición del tiempo en la cultura occidental, Zaragoza, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2023 (…in culpa est, 13), ISBN 978-84-1340-816-3, pp. 146, € 16. Il vol. di Elisa Ruiz García è il tredicesimo titolo della collana …in culpa est, serie spagnola dedicata alle discipline del libro che sta affermandosi sempre di più anche fuori dai confini nazionali. L’a., paleografa e diplomatista di chiara fama, offre con questa ricerca una panoramica estremamente trasversale ed esaustiva dei sistemi di computo del tempo utilizzati in Occidente dall’età classica sino all’età moderna. Il lettore, trovandosi di fronte a simile argomento, riconosce di primo acchito un conflitto apparente fra il tema del libro e la sede di pubblicazione, caratterizzata da un’identità molto chiara e votata specialmente alla storia del libro. Un autorevole chiarimento raggiunge però subito chi legge: nel prologo, firmato da Manuel Josè Pedraza Garcia, si trovano esposte le ragioni che giustificano questa “divagazione”. Il vol. in oggetto è infatti non solo un trattato di storia della computazione del tempo, ma uno strumento di grande valore, che permette di collocare cronologicamente artefatti di qualunque sorta, scrittori e non scrittori, all’interno di contesti temporali definiti. Man mano che si prosegue con la lettura del vol. diviene sempre più chiara la liceità di simile collocazione. Nel ricostruire la storia della computazione del tempo l’a. passa infatti in rassegna prodotti scrittori di diverso tipo, tanto mss. che a stampa. Ruiz García, dopo aver passato in rassegna il periodo classico e le principali rivoluzioni del calendario romano, analizzate in primo luogo a partire da scritture epigrafiche, si dedica alle riforme medioevali del calendario e alle forme del calendario liturgico. In definitiva il vol. in oggetto si presenta come un utile strumento di supporto allo studio, in grado di far comprendere a pieno l’importanza che rivestirono nella società le riforme dei calendari e di aiutare d’altro canto gli studiosi a datare correttamente artefatti umani di tipo librario e non librario. – Marco Francalanci

071-M Torre (Una) di libri. Viaggio nella cultura lucchese del Quattrocento attraverso i libri e le letture della famiglia Guinigi. Una raccolta di studi e documenti, a cura di Davide Martini, Milano-Lonato del Garda, C.R.E.L.E.B.-Fondazione Ugo da Como, 2024 (Minima bibliographica, 33), pp. VII+148, ill. col., ISBN 979-12-81191-09-9, s.i.p. (ebook PDF in open access). Con una presentazione di Renzo Sabbatini e un’introduzione del curatore, il vol. (gratuitamente scaricabile, insieme agli altri titoli della collana, sul sito del C.R.E.L.E.B.) propone una silloge di studi sulla storia del libro a Lucca nella prima metà del XV secolo. Protagonisti sono alcuni membri della famiglia Guinigi, fra cui l’appassionato bibliofilo Paolo, signore della città dal 1400 al 1430, e le loro raccolte librarie disperse, ma la cui consistenza è ancora visibile in filigrana attraverso gli inventari. Il percorso, che pur s’intreccia alla storia della città, si attiene con coerenza al focus bibliografico, offrendo in un’unica sede le più rilevanti pubblicazioni pregresse relative ai libri posseduti dai Guinigi, affiancate da un inedito del curatore su di una fonte ancora non adeguatamente valorizzata, L’inventario dei libri appartenuti a Giovanni di Michele Guinigi. Intelligentemente, per ogni contributo è adottata una soluzione editoriale ad hoc: viene ripubblicato per excerpta lo storico lavoro di Salvatore Bongi Di Paolo Guinigi e delle sue ricchezze (1871); integralmente di Eugenio Lazzareschi Il tesoro di Paolo Guinigi («Bollettino Storico Lucchese», III, 1931, pp. 73-9) e Relazioni di Cosimo de’ Medici con la Signoria di Lucca (con titolo più agile rispetto all’originale Delle relazioni di Cosimo e Lorenzo de’ Medici con la Repubblica di Lucca, «La Rinascita», VII, 1940, pp. 1-17); Le commerce et le prêt de livres à Lucques dans la première moitié du XVe siècle di Sante Polica (1988) è tradotto per la prima volta in italiano. Buono, per tutti, l’aggiornamento bibliografico (manca, però, per es., Giancarlo Savino, Dante fra i libri di Giovanni Sercambi e Paolo Guinigi, «Rivista di studi danteschi», 1, 2001, pp. 332-9), così come il tentativo di accostare gli inventari attraverso apposite tavole di concordanza. Costituisce un utile apporto originale, di supporto alla lettura, l’identificazione delle opere e degli autori, nonostante qualche incertezza (per es. la misteriosa voce “Utilis” al n. 7 dei primi due inventari adombra senz’altro la medievale Rudium doctrina, nota anche come Liber utilis dalla prima parola del testo). Avrebbe, inoltre, arricchito ulteriormente questo vol. l’identificazione degli esemplari, intentata anche qualora essi siano noti, come il famoso ms. 107 dell’Archivio di Stato di Lucca con le Croniche di Giovanni Sercambi, così che l’impressione è che la biblioteca sia irrimediabilmente perduta, più che dispersa. L’assenza di indici è invece ampiamente compensata dalla possibilità di ricerca a testo pieno sul PDF. Nel complesso il vol. è ricco di spunti e documentazione, in parte direttamente riscontrabile sulle tavole accluse al testo. Particolarmente interessanti risultano la distribuzione dei mss. negli uscioli armarii dello studiolo di Paolo Guinigi (1430-1431), la precisa descrizione delle legature (con i loro differenti supporti materiali, le coperte dai colori sgargianti, ferramenta e fermagli) e le vicende della circolazione libraria, con voll. acquistati e scambiati, presi in prestito e copiati, in un bacino socialmente variegato e internazionale, tutti elementi che connotano queste biblioteche private e la Lucca che le ospita come un polo culturale perfettamente inserito nel migliore Umanesimo italiano, in strettissimo contatto con la vicina Firenze di Cosimo de’ Medici e Vespasiano da Bisticci. – E.Gam.

071-N Tra filologia e biblioteca. Il carteggio Pietro Canneti - Antonio Magliabechi (1688-1712), a cura di Alfonso Mirto, premessa di Piero Scapecchi, Udine, Forum, 2024 (Libri e Biblioteche, 49), pp. 209, ISBN 9788832834307, € 24. Il carteggio intercorso tra Antonio Magliabechi e Pietro Canneti, ovvero due figure di eruditi e intellettuali di primissimo piano nella scena italiana ed europea tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, va dal 29 giugno 1688, prima missiva del Magliabechi, fino all’ultima del Canneti, scritta da Ravenna il 21 agosto 1712. Apre il vol. una Premessa scritta da Piero Scapecchi (pp. 7-10), che sottolinea come i due corrispondenti fossero legati innanzi tutto dall’essere due bibliotecari e fondatori di biblioteche. Entrambi inoltre con la volontà di costituire delle collezioni librarie finalizzate a diventare pubbliche, quindi a disposizione di tutti gli studiosi, sebbene con la differenza – non secondaria – della destinazione: laica e inserita nella capitale dello Stato toscano per il fiorentino, legata al proprio ordine religioso, i Camandolesi, ma in una città di secondo piano per il cremonese. Se infatti Magliabechi era al centro di una fittissima rete di corrispondenti, che si stendeva ben oltre i confini della penisola in un’ottica di circolazione delle informazioni bibliografiche a livello europeo, l’ orizzonte di Pietro Canneti appare più circoscritto e maggiormente finalizzato alla sua principale passione storiografica: la storia e la valorizzazione della congregazione camandolese. Canneti in questo dimostrò di avere bisogno dell’aiuto del Magliabechi, in primis per la preparazione della edizione delle Epistolae del confratello Ambrogio Traversari (1386-1439), che fu generale dell’ ordine e figura di primo piano nella cultura umanistica della sua epoca, pubblicata solo dopo la sua morte. Significativa in tal senso fu infatti la risposta data dal Magliabechi all’invio di un elenco redatto dal Canneti riguardo le opere scritte dal Traversari con le loro edizioni a stampa: nonostante non avesse avuto modo di approfondire la ricerca, il fiorentino fu in grado di offrire suggerimenti e di rilevare mancanze nella nota inviatagli. Scorrendo le 78 lettere datate e i 12 biglietti privi di data e indicazioni, sono tre i nomi che sono citati più volte di tutti gli altri, ovvero Giovanni Cinelli Calvoli, Jean Mabillon e Lodovico Antonio Muratori, con i quali nel tempo i due corrispondenti hanno intrecciato rapporti culturali più stretti che con altri. L’importanza della pubblicazione di questi carteggi è fondamentale, poiché grazie a questi strumenti vengono messe a disposizione di tutti gli studiosi informazioni inedite con la possibilità di aprire nuove prospettive di ricerca. Per esempio, a proposito delle edizioni in 12° del Decamerone del Boccaccio, uscite tra il 1665 e il 1680 con la data di Amsterdam, è interessante riscontrare come Magliabechi dichiari in una lettera del 29 novembre 1698 (p. 159) che quella del 1665, derivante dalla giuntina di Firenze del 1527, fosse stata stampata a spese degli Elzevier, mentre le altre fossero invece state impresse a Ginevra: «Fu come V.P.Rev.ma scrive ristampato in Amsterdam in 12, conforme alla suddetta edizzione de’ Gjunti del 1527. Anche questa edizzione di Amsterdam, che fu fatta a spese degli Elzeviri, ho nella mia povera Libreriuola, ed è galantissima. Vi sono però delle scorrezioni. Sappia però V.P.Rev.ma, che doppo alla suddetta edizzione di Amsterdam, l’hanno ristampato più volte in Ginevra, medesimamente in 12, ed apparisce dal frontespizzio che sia l’edizzione di Amsterdam. Si accorgerà però V.P.Rev.ma benissimo di questo, dalla carta, e dal carattere, poiché la carta dell’edizzione di Amsterdam è bellissima, ed in quella di Ginevra cattiva, e brutta; il carattere è buono, e galantissimo, ed in quella di Ginevra cattivo, brutto, ecc. Tralascio le molto, e molto maggiori scorrezzioni, che si trovano nelle edizzioni di Ginevra». La testimonianza di prima mano del Magliabechi – evidentemente non conosciuta da Zambrini, Passano, Parenti e nemmeno da Brunet – offre l’occasione di confermare il finanziamento degli Elzevier per la prima e di poter ridiscutere l’attribuzione della edizione datata Amsterdam 1679, che negli opac è data alla capitale olandese sia pur col dubbio di una città tedesca non altrimenti identificata. Inoltre nella missiva il Magliabechi afferma che il Decamerone fosse stato «ristampato più volte in Ginevra, medesimamente in 12», fatto questo di cui prendere sicuramente nota nell’eventualità di nuove ricerche nel settore. – M.C.

071-O Trasporto (Il) del pensiero e l’autobiografia della storia della disastrosa vita del Codino Raffaele, edizione e saggio introduttivo di Marco Francalanci, Dueville, Ronzani, 2024 (Storia e cultura del libro. Historica, 6), pp. 262, ISBN 979-12-5997-151-7, € 24. Chi era Raffaele Codino? Non un fine letterato, questo è certo, e neppure uno stimato erudito. Non apparteneva alla Storia che viene ricordata, ai grandi che si guadagnano un posto nella secolare e impietosa memoria del mondo. Ha vissuto tra le schiere dei molti e come anonimo nella moltitudine avrebbe potuto rimanere, pian piano dimenticato e poi del tutto sconosciuto. Invece, di questo contadino di Ellera è rimasta traccia. Contro ogni pronostico diventò scrittore un uomo del tutto insignificante, un piccolo proprietario terriero della Liguria, quando questa si trovava spaccata in due: da una parte la certezza della tradizione, la cultura contadina votata alla fatica del lavoro e condannata alla malnutrizione e all’insalubrità dei contesti domestici; dall’altra le tanto agognate Americhe, miraggio delle nuove generazioni, promessa di riscatto e di opportunità mai esplorate. Un dualismo che lui stesso visse in prima persona, abbandonato dal padre quand’era ancora un bambino, lasciato dai figli una volta cresciuti, tutti assordati dal richiamo di una vita diversa. L’esperienza in prosa di Codino, che non raggiunse di certo le vette delle humanae litterae, ma rimase, piuttosto, un’incursione, un po’ rozza, da parte di un “cafone” parzialmente alfabetizzato, è venuta a definirsi attorno a due contributi, entrambi pubblicati a sue spese verso i primi anni del Novecento. Ne Il trasporto del pensiero, «una piccola enciclopedia anzi un compendio di tutte le scienze» (p. 105), l’a. accosta teorie e studi non sempre ineccepibili a conoscenze derivate, più che da verità rigorose, da credenze popolari, intercalando, tra una nozione e l’altra, episodi di vita privata e scene da romanzo di fantascienza. Ciò che risulta da una così inaspettata accozzaglia di informazioni è «un testo magmatico, di una potenza comunicativa speciale e insieme talmente confuso da lasciare i lettori in preda a uno spaesamento difficile da arginare» (p. 65). L’unico trait d’union diventa il vagare sterminato del suo «pensiero», teletrasportato di volta in volta in ere remotissime e in luoghi diversi, sulla terra e nello spazio, spesso aiutato nelle osservazioni, quando la distanza diventava incolmabile per l’occhio umano, dall’immancabile binocolo. L’autobiografia della storia della disastrosa vita del Codino Raffaele narra, mantenendo sempre un andamento rapsodico e senza rinunciare a impartire insegnamenti utili alle future generazioni, di varie vicende che, nel bene e nel male, hanno segnato il corso della sua esistenza, influenzando scelte e rivelando la furbizia degli esseri umani. Il nuovo vol. pubblicato da Ronzani non si limita a riproporre, basandosi sul testo della seconda edizione savonese del 1908, gli “Opera omnia” di un a. un po’ improvvisato (pp. 101-248), perché il saggio introduttivo premesso dal curatore provvede a ricostruire il sotteso (pp. 15-99): oltre a fornire un quadro socio-culturale delle campagne italiane, mettendo in luce limiti e potenzialità di un momento di transizione, si propongono vari affondi, su come sono cambiate le pratiche di lettura in base a tempo e luogo, su quale fosse la “biblioteca ideale” del tipo-Codino, ovvero di coloro che, pur avendo ricevuto un’educazione raffazzonata, non rinunciarono alla prospettiva di riscatto di cui la lettura si fa garante, sui cambiamenti che investirono la produzione editoriale a cavallo dei due secoli, con un ventaglio di proposte pensate appositamente per i nuovi alfabetizzati. «Studiate miei carissimi che ve ne troverete molto contenti a Rivedersi; e se studierete potrete diventare qualche cosa, come sarebbe il celebre Marconi, il Volta inventore delle grandi pile eletriche, e via dicendo» (p. 228). Questo l’augurio del nostro amico Raffaele Codino, libero pensatore. – Chiara Araldi

 Spogli e segnalazioni

071-001  «ABEI Bollettino di Informazione», 32/1-2, 2023. Il numero doppio del Bollettino di informazione ospita in apertura alcune relazioni tenute alla giornata di studio regionale Le biblioteche ecclesiastiche del Lazio negli anni del sinodo (Viterbo, 24 febbraio 2023). Elisa Angelone ripercorre la storia del Centro diocesano di documentazione per la storia e la cultura religiosa di Viterbo analizzando i caratteri delle diverse tipologie di biblioteche che ne compongono il patrimonio archivistico e librario mentre il Gruppo di Lavoro Formazione NILDE illustra le funzionalità e le potenzialità del software NILDE, in grado di automatizzare l’intero processo di document delivery e di creare un network di biblioteche che ne condivide usi e opportunità in una dimensione cooperativa. Seguono poi le relazioni del convegno di studio Biblioteche: luogo di sinodalità (Roma, 22-23 giugno 2023), a partire da quella introduttiva di Carlo Pioppi che delinea storicamente una panoramica dell’attività conciliare in Italia tra ’800 e ’900 per poi prendere in esame le tematiche relative a biblioteche, libri e pubblicazioni periodiche attraverso alcuni specifici sinodi e concili. Katiuscia Di Rocco descrive l’esperienza della biblioteca pubblica arcivescovile “Annibale De Leo” (Brindisi), i suoi servizi e i suoi progetti attuali, mentre Giovanni Rutolo porta come esempio di sinodalità e di dialogo la biblioteca del Dominican Study Institute (Dost-I) di Istanbul, oggi il maggior centro di documentazione cristiana in Turchia. Il contributo di Alberto Piola si concentra sulla dimensione della sinodalità vissuta in una biblioteca diocesana accademica come la Biblioteca del Seminario di Torino, quello di Alessandro Tedesco presenta la natura, la storia e le finalità della Biblioteca “Cardinale Carlo Maria Martini” del Seminario Arcivescovile di Milano mentre Tarcisio Tironi e Benedetta Frosi illustrano il caso della Biblioteca parrocchiale di Romano di Lombardia. Chiudono il vol. un saggio di Fabio Cusimano dedicato alla nuova biblioteca del monastero benedettino di San Martino delle Scale (Palermo) alla fine del XVIII secolo, indagata attraverso le testimonianze scritte del bibliotecario d. Salvatore Maria di Blasi e del fratello Giovanni Evangelista Di Blasi e infine una recensione di Domenico Ciccarello al vol. di Francesca Paola Massara La Biblioteca centrale per le Chiese di Sicilia e Biblioteca “Mons. Cataldo Naro” della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. Storia, patrimonio, mission. Con appendice sugli incunaboli di Rita Di Natale (Salvatore Sciascia Editore, 2023). – Massimiliano Mandorlo

071-002 Acerbi (Fabio) – Daniele Bianconi – Anna Gioffreda, Manuele Crisolora a Costantinopoli, «Byzantinische Zeitschrift», 114/3, 2021, pp. 859-928. Il nutrito dossier su Manuele Crisolora (1360-1415) e sui suoi libri caratterizzati dall’ormai famoso titolo bilingue si arricchisce di nuovi tasselli grazie a uno studio sui primi anni di attività del bizantino, prima dell’insegnamento a Firenze dal 1397. Importanti apporti riguardano la famiglia e il padre Giovanni, gli studi nella cerchia antipalamita di Isacco Argiro e Demetrio Cidone, la produzione ms. con particolare attenzione all’Organon aristotelico. L’identificazione della mano corsiva giovanile, raffrontata con le altre già note manifestazioni grafiche di Crisolora, è supportata da un importante apparato di tavole. – E.Gam.

071-003 Acerbi (Fabio) – Daniele Bianconi, Il Codex Vaticanus a Bisanzio. Vicende e figure di una storia millenaria, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2022 (Studi e testi, 556), pp. 312, 53 ill. b/n e col., ISBN 978-88-210-1096-5 e eISBN 978-88-210-1097-2, s.i.p. (15 € sul sito dell’editore). Un intrigante viaggio fra le pagine di uno dei più celebri monumenti della cultura scritta tardoantica, il celeberrimo Codex B delle Sacre Scritture (Vat. gr. 1209), vergato nel IV secolo d.C. in maiuscola biblica a tre colonne. Grazie all’acuta interpretazione paleografica delle tracce di scrittura stratificatesi sulle pergamene plurisecolari, nella prima parte Bianconi ripercorre la storia del ms. nei mille anni intercorsi fra il suo allestimento e l’ingresso in Vaticana, con importanti novità soprattutto per l’età dei Paleologi. Vi sono identificate, tre le altre, le mani del papas Malachia (già Anonymus Aristotelicus), di Giovanni Cortasmeno, del suo allievo Manuele alias Michele Crisococca, del cardinal Bessarione. Nella seconda parte Acerbi argomenta più diffusamente l’identificazione di Manuele con Michele Crisococca, a. dell’Hexapterygon, e si addentra sulla sua produzione di mss. e testi nell’ ambito dell’ astronomia persiana ed ebraica. Ricchissimo il corredo di tavole. – E.Gam.

071-004 Adorni Braccesi (Simonetta), Spiritualisme et dissimulation dans la dédicace de Daniel Camerle à Michel d’Arande de l’Epistola Rabbi Samuelis Iudaei (Nourry, après mai 1527), in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 305-28. Þ rec. «AB» 071- F

071-005 Antonazzo (Antonino), Ricerche incompiute. La conferenza “Letterati, filosofi e medici a Pavia fra Sette e Ottocento” (1982), in Carlo Dionisotti e la filologia, a cura di M. Berisso – S. Brambilla – C. Corfiati –A. Decaria – D. Gionta – A. Mazzucchi – C. Vela, pp. 437-77. Partendo dal caso dichiarato nel titolo, il contributo mostra come le indagini nell’Archivio del Fondo Carlo Dionisotti dell’Università di Messina permettano di entrare nel vivo laboratorio dello studioso. – S.C.

071-006 Ardolino (Enrico Pio) – Fiammetta Sabba, Viaggiare tra i lettori, tra passato e presente, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 262-75. Partendo dalla pubblicazione del vol. Leggere in Europa: testi, forme, pratiche (secoli XVIII-XXI), a cura di Lodovica Braida e Brigitte Ouvry-Vial, Roma, Carocci, 2023, si discutono i principali problemi metodologici e storiografici sul complesso e affascinante tema della lettura. – L.R.

071-007 Armocida (Giuseppe) – Andrea Frigo, La biblioteca di Giovanni Battista Monteggia, chirurgo (Milano 1815), [Mesenzana (VA)], Edizioni Marwan, 2024, pp. 80, ISBN 978-88-879-3287-4, € 10. Si tratta della riproposizione con aggiunte e modifiche del contributo presente nel vol. Giovanni Battista Monteggia (Laveno 1762 - Milano 1815) e la chirurgia milanese del suo tempo, uscito nel 2014, in cui viene pubblicato il catalogo post mortem della biblioteca privata di 1074 titoli di Giovanni Battista Monteggia, medico e professore di Istituzioni di Chirurgia presso l’Ospedale Maggiore di Milano. – M.C.

071-008 Arte (L’) della ricerca. Fonti, libri, biblioteche. Studi offerti ad Alberto Petrucciani per i suoi 65 anni, a cura di Simonetta Buttò – Vittorio Ponzani – Simona Turbanti, con la collaborazione di Enrico Pio Ardolino, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2021 Þ Valentina Sestini, «Paratesto», 20, 2023, pp. 141-3

071-009 Arte e fascismo. Catalogo della mostra (MART Rovereto, 14 aprile-1 settembre 2024), da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Beatrice Avanzi – Daniela Ferrari, Roma, «L’Erma» di Bretschneider, 2024 (Cataloghi Mostre, 74), pp. 576, ill. col, ISBN 978-88-913-3314-8, € 60. Il catalogo espone e approfondisce l’omonima mostra del MART di Rovereto, che dal 14 aprile al 1° settembre 2024 ha offerto una panoramica sugli usi propagandistici dell’arte figurativa da parte del regime fascista (Þ «AB» 070-41). Il vol. si compone di due parti: la prima (pp. 13-260), attraverso diciotto interventi scritti, permette di contestualizzare e meglio comprendere la seconda (pp. 261-563), che consiste nel vero e proprio catalogo delle opere esposte, diviso per sezioni. Il contributo introduttivo, a firma di Vittorio Sgarbi, delinea gli intenti della mostra, contestualizzandola e aprendo alle riflessioni sulla dialettica arte-regime, cardine dell’intero percorso. Ampio spazio è dedicato alla trattazione dell’architettura del Ventennio e al concetto stesso di «arte fascista» o «arte di stato», che non viene appiattito, ma opportunamente distinto in correnti e tendenze spesso in aperta contrapposizione. Altri interventi di taglio più verticale approfondiscono figure di spicco della scena, scuole e movimenti artistici, oppure singoli artistici o iconografici. È schedato sotto i singoli contributi. – Pier Francesco Balestrini 

071-010 Bagnoli (Martina), Sempre in mostra, mai esposti. Di libri, musei e collezioni digitali, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 259-66. Þ rec. «AB» 071-A

071-011 Balzaretti (Erik), Le figure per dirlo. L’illustrazione femminile: l’utile e il necessario, «Paratesto», 20, 2023, pp. 119-29. Il contributo indaga le ricerche di Paola Pallottino relative alle illustrazioni nell’editoria a stampa come legittime opere artistiche, proponendo una visione che considera soprattutto lo sguardo femminile. – Ludovica Montalti

071-012 Barbieri (Edoardo) – Paolo Procaccioli, A proposito del tipografo Niccolò Tedesco, «Medioevo e Rinascimento», 37/n.s. 34, 2023, pp. 121-30. Il pezzo ripropone e sviluppa quanto già esposto da entrambi gli aa. in occasione della presentazione del vol. di Lorenz Böninger Niccolò di Lorenzo della Magna and the Social World of Florentine printing, ca. 1470-1493, Cambridge MA, Harvard University Press, 2021 (I Tatti Studies in Italian Renaissance History), che in realtà non è un “ritratto tipografico” dello stampatore (a oggi mancante) bensì una minuziosa ricostruzione documentaria delle sue vicende. Nella prima parte Edoardo Barbieri colloca la produzione di Niccolò nel quadro della tipografia fiorentina degli anni 1470-1490, concentrandosi su alcune significative imprese editoriali: ovviamente il Dante commentato da Cristoforo Landino ma anche la Geographia di Francesco Berlinghieri, il De re aedificatoria dell’Alberti fino ai disastrosi Moralia in Job. Nella seconda parte Paolo Procaccioli mette invece a fuoco momenti della vicenda biografico-professionale dello stampatore attraverso una serie di iniziative tipografiche a lui affidate, che tendono a contraddire lo stigma di improvvisazione e inaffidabilità da cui il personaggio non è forse mai riuscito a riscattarsi, nonostante il peso specifico del suo catalogo nel (marginale) contesto produttivo fiorentino. E.G.

071-013 Barbieri (Edoardo), «L’interesse ognora crescente per il libro»: Fascismo e mostre bibliografiche, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 105-28. Þ rec. «AB» 071-A

071-014 Barzazi (Antonella), Venezia connessa. Corrispondenze, libri, diplomazia nel primo Seicento, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 11-28. Il contributo si concentra sul ruolo giocato da Venezia in ambito politico e culturale nel corso del primo trentennio del XVII secolo, in un periodo fortemente connotato da sconvolgimenti politici e sociali, su tutti la Guerra dei Trent’anni. Attraverso lo studio degli scambi librari e delle corrispondenze di alcuni tra i principali eruditi del tempo, emergono l’intreccio diplomatico e culturale alla base del posizionamento internazionale della Repubblica di Venezia e le sue relazioni in particolare con Francia, Inghilterra e Province Unite d’Olanda. – P.S.

071-015 Bausi (Francesco), Il “proemio” del De tyranno di Bartolo da Sassoferrato. Problemi testuali e dubbi attributivi, «Medioevo e Rinascimento», 37/n.s. 34, 2023, pp. 1-17. Poggiando su evidenze di natura filologica, su dati legati alla tradizione e al contenuto dell’opera, l’a. corrobora l’ipotesi che il proemio del De tyranno, trasmesso da un unico ms., sia davvero da attribuire all’insigne giurista marchigiano. Corredano il pezzo due tavole b/n. E.G.

071-016 Bella Ci! Piccolo glossario di una lingua sbalconata. Nuova edizione aggiornata, a cura di Patrizia Bertini Malgarini – Marzia Caria, Sassari, Edicions de l’Alguer, 2023, pp. 189, ISBN 978-88-99504-67-0, € 14. Una preziosa analisi senza filtri del linguaggio giovanile, qui presentato sotto forma di ricchissimo Glossario, giunto alla sua terza edizione. La lingua sbalconata, infatti, è quella dei più giovani, selezionata non da un questionario o domande prestabilite, bensì dal confronto diretto tra gli studenti, coordinato da un progetto di ricerca avviato presso l’Università LUMSA di Roma, con la collaborazione della Sapienza. Gli studenti di Linguistica italiana e di Scienze della comunicazione, informazione, marketing hanno infatti censito un numero «pazzurdo» (p. 66) di forme (dalle 506 della prima edizione, il contenuto è andato progressivamente ad ampliarsi). Con la cura della professoressa Patrizia Bertini Malgarini e della professoressa Marzia Caria, si è costruita quella è diventata un’inchiesta sulle modalità di comunicazione giovanili, che diventano anche specchio della società e delle complessità che questa affronta – si pensi ai social, all’hate speech, alle forme locali che sopravvivono nonostante l’azione corrosiva di un presente iperconnesso e velocissimo, agli angloamericanismi e al rapporto in generale con le lingue straniere (e alla conseguente nascita di neologismi). Si dimostra, allora, come alcune locuzioni non soccombano ai ritmi dinamici attuali (è il caso di «gasare» e «pare», pp. 54 e 66), e come si debba valutare anche un stratificazione di vari livelli nel linguaggio dei giovani. Si vedano, infine, le sezioni che compongono il Glossario: Vocaboli (pp.33-91), Acronomi (pp. 92-8), Locuzioni e modi di dire (pp. 99-110), Parole per ferire (pp. 111-9), Parole dei videogiochi (pp. 120-58), Risorse digitali (che tramite qr codes rimanda a video YouTube che contestualizzano espressioni come «Mai una gioia», «L’inverno sta arrivando» (pp. 159-70). Chiude il vol. l’Indice dei nomi (pp. 171-86) e la Bibliografia e sitografia (pp. 187-9). – Ludovica Montalti

071-017 Benison (Liam), “Catching birds in the net”: Paratexts of deception and persuasion in early modern utopias, «Paratesto», 20, 2023, pp. 25-39. Il saggio indaga come i paratesti siano stati utilizzati in relazione alla pubblicazione e alla fruizione dei testi utopici della prima Età moderna, a partire dall’opera Utopia di Thomas More (1516), un vol. presentato al lettore tramite ben sette epistole preliminari. L’a. riconosce come a questa tipologia di testi fosse affidato il ruolo di mediatore tra la complessità del racconto di finzione e la realtà del mondo e della società a cui il pubblico apparteneva. – Ludovica Montalti

071-018 Bertetti (Paolo), Biblioteche, reliquie e altre memorie di culture perdute. La conservazione del passato nella letteratura post-apocalittica, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 59-79. Due opere di letteratura post-apocalittica come Earth Abides (Stewart, 1947) e A Canticle for Leibowitz (Miller Jr., 1959) permettono di riflettere sul problema della conservazione e del recupero della cultura come «memoria della collettività»: se nella prima i “sacri” contenuti della Biblioteca non sono immediatamente utilizzabili, nella seconda l’applicazione della conoscenza annuncia una nuova distruzione dell’umanità. – Monica Cammaroto

071-019 Berthon (Guillaume) – Raphaël Cappellen, Le fou du Prince: Claude Nourry, imprimeur des Lamentations et complaintes de Triboulet contre la Mort (1526-1529), in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 221-66. Þ rec. «AB» 071- F

071-020 Bértolo (Constantino), Una poetica editoriale, Milano, Ledizioni, 2024, ISBN 979-12-560-0108-8, pp. 138, € 19,90. Agile e coinvolgente volumetto che raccoglie in forma di saggi, interventi, articoli e interviste una serie di riflessioni maturate dall’a. nel corso della sua lunga carriera di editore, scrittore e critico letterario. Al centro della trattazione, la questione della responsabilità culturale ed economica dell’editore, con un focus specifico sull’editoria letteraria e sull’universo editoriale spagnolo. Partendo dall’assunto che «l’editoria è un’attività che consiste nel “rendere pubblici determinati testi privati”» (p. 9) e che «pubblicare significa far arrivare al pubblico» (p.26), Bértolo conduce il lettore a ragionare sui molteplici significati e valori veicolati dal libro come oggetto, sulla «identità di agente culturale» (p. 17) incarnata dall’editore, sul rapporto asimmetrico tra editore e a. che «porta con sé il germe del conflitto» (p. 12), sulla distinzione «tra la figura del fabbricante di libri e la figura dell’editore» (p. 38). Di particolare interesse il sagace e provocatorio saggio sul tema della promozione della lettura, aperto dalla domanda «leggere, ma a che scopo?» (p. 28) e l’affondo sulla narrativa sommersa, vale a dire «quell’insieme di originali che sono stati oggetto di una lettura interna alle case editrici ma che alla fine non sono stati pubblicati» (p. 51). Un breve ma illuminante excursus sulla lucida visione dell’a., che, senza tralasciare la delicata relazione tra l’attività editoriale e le necessità capitalistiche, si conclude tuttavia con un incisivo e poetico invito alla lettura. – Martina Guerinoni

071-021 Biancardi (Giovanni), Antiquariato e mostre bibliografiche: la lezione del passato e prospettive per il futuro, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 129-37. Þ rec. «AB» 071-A

071-022 Bianchi (Luca), Per un approccio alla spiritualità del mondo cristiano orientale, a cura di C.R.E.L.E.B. Università Cattolica, Milano – Fondazione Ugo da Como, Lonato del Garda, 2024 (Minima Bibliographica, 34), pp. 25, ISBN 979-12-811-9111-2, s.i.p. Luca Bianchi, frate cappuccino, ha offerto il proprio contributo in occasione del ciclo di incontri Per la riconciliazione in Europa e nel Mediterraneo. Storia, spiritualità e presente delle antiche chiese dell’Oriente Cristiano, tenutosi presso la Sala Capitolare “del Bergognone” della Chiesa di Santa Maria della Passione in Milano. In un clima sempre più di divisione dettato dalle guerre, l’a. parla di unità della Chiesa, riflettendo sulle caratteristiche proprie della spiritualità dell’Oriente cristiano. Avendo come punto di riferimento la lettera apostolica Orientale lumen scritta da Papa Giovanni Paolo II nel 1995, l’a. illustra la suddivisione delle varie Chiese Cattoliche Orientali, connotate da tratti identitari che tengono conto di singole culture e comunità. Seguono le principali caratteristiche della spiritualità orientale: attenzione per teologia trinitaria ricondotta all’Uno, con particolare importanza ricoperta dal ruolo dello Spirito Santo; ruolo centrale della Liturgia che, anche attraverso momenti comunitari, coinvolge l’uomo nella sua interezza; pace interiore, necessaria per l’unione con Dio, derivante dal monachesimo orientale delle origini; teologia basata sulla preghiera, e non sulla ratio, intesa come «rapporto vivo con presenza viva». – Marco Barberis

071-023 Bibliografia e cultura: studi per Alfredo Serrai, a cura di Enrico Pio Ardolino – Diego Baldi, roma, CNR, Istituto di scienze del patrimonio culturale, 2022 Þ Domenico Ciccarello, «Paratesto», 20, 2023, pp. 144-8

071-024 Biblioteca (La) storica di Palazzo Campana, a cura di Monica Bocchetta – Giulia Lavagnoli, con la collaborazione di Costanza Lucchetti, Osimo-Fermo, Istituto Campana per l’Istruzione Permanente – AndreaLivi Editore, 2023 Þ rec. Vincenzo Trombetta, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 353-9

071-025 Biblioteca Diocesana di Lugano, Inter prima artis incunabula. Catalogo delle edizioni quattrocentesche della Biblioteca diocesana di Lugano, a cura di Luca Montagner, Lugano, Biblioteca diocesana, 2021 Þ Stefano Cassini, «Paratesto», 20, 2023, pp. 154-5

071-026 Biblioteche (Le) nella fantascienza. Utopie, distopie, intelligenze artificiali, a cura di Rossana Morriello – Gino Roncaglia – Federico Meschini, Milano, Editrice Bibliografica, 2024, pp. 216, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-531-7, € 25. Miscellanea di saggi che, attraverso molteplici case studies, indagano come il tema del libro (e tutto ciò che vi ruota attorno: la biblioteca, le professioni, la lettura, la conoscenza, la cultura) viene variamente declinato nelle opere fantascientifiche di ogni tempo. I mondi futuri o alternativi in cui sono ambientate le storie hanno delle ripercussioni sulla fruizione della conoscenza, sulla diffusione della cultura e sulle vite delle persone che vi abitano, quindi invitano alla riflessione critica. È schedato sotto i singoli contributi. – Monica Cammaroto

071-027 Biondillo (Gianni) – Leopoldo Freyrie, Vitruvio 4.0. Dialoghi sulla città e sull’abitare innovativo, Mitsubishi Electric (Salone del mobile 2024), pp. 184, manca ISBN, s.i.p. Illustrato con una serie di fotografie distopiche che uniscono palazzi moderni e resti archeologici, raccoglie una serie di dialoghi dedicati all’abitare contemporaneo: Vitruvio più che un modello è una metafora dell’architettura abitativa. – Ed.B.

071-028 Blasi (Felice), Diego De Donato prima della De Donato, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 15-90. Þ rec. «AB» 071-C

071-029 Blom (Helwi), Le profil du Prince: tendances et évolutions dans la production imprimée de Claude Nourry d’après un nouveau recensement bibliographique, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 19-56. Þ rec. «AB» 071-F

071-030 Bonacchi (Gabriella), Linguaggio e poteri. A proposito di Autoritratto di Carla Lonzi, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 137-43. Þ rec. «AB» 071-C

071-031 Bonchio (Roberto), Un editore discreto. La politica, i libri, una vita, prefazione di Dunja Badnjevic, con una nota di Gian Carlo Ferretti, Roma, Bordeaux, 2023, pp. 284, ISBN 979-12-5963-198-5, € 22. Autobiografia di Roberto Bonchio (Roma, 1923 - Città della Pieve, 2010) fondatore degli Editori Riuniti, casa editrice di riferimento del PCI, ufficialmente nata nel 1953. La narrazione, che riguarda non solo aspetti della storia editoriale, ma anche quelli più ampi della sinistra italiana, parte dal 1946 e si interrompe negli anni Novanta, quando Bonchio lascia l’incarico per ben due volte. Attualmente il marchio e il catalogo sono di proprietà del Gruppo Editoriale Italiano che ne ha rilanciato l’attività (come si evince dal sito internet). Il libro, dotato di un utile indice dei nomi, si legge d’un fiato e rientra in quella sezione delle storie personali, che – se ben scritte - non sono purtroppo frequenti nella nostra editoria. – Marco Menato

071-032 Böninger (Lorenz), Il primo “Dante” commentato da Cristoforo Landino (Firenze, Nicolaus Laurentii, 1481), in Dante, com’era nel 1472 (e come si lesse da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 15-22. Il breve saggio, in chiarissima sintesi, traccia i profili editoriali e testuali della prima edizione fiorentina della Commedia con il commento landiniano. – M.G.

071-033 Braida (Lodovica), «La memoria fa strani scherzi». La casa editrice Adelphi e il mito delle origini, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 245-61. Dal libro di Anna Ferrando, Adelphi. Le origini di una casa editrice (1938-1994), Roma, Carocci, 2023, emerge che la casa editrice Adelphi, nata formalmente a Milano nel 1962, affonda le sue origini alla fine degli anni Trenta, in un dialogo fecondo avviato nei circuiti antifascisti e a cui parteciparono Luciano Foà, Roberto Bazlen, Alberto Zevi e, poi, Roberto Calasso, di cui viene messa in discussione la narrazione mitica. – L.R.

071-034 Buono (Franco), Cesure e continuità, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 117-24. Þ rec. «AB» 071-C

071-035 Busa (Anna), Come comunicare la biblioteca digitale, Milano, Editrice Bibliografica, 2023 Þ rec. Maria Rosaria Califano, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 384-5

071-036 Calzetta (Luca), “That Most Holy Yet Immovable Relic”: Ferdinando I and the Holy Sepulcher, in Florence and the Idea, ed. by T. Verdon – G. Serafini, pp. 165-79. L’a. passa al vaglio le fonti storico-letterarie che contribuirono a diffondere nei secoli XVII e XVIII la storia del presunto piano architettato dal granduca di Toscana Ferdinando I per “rubare” il Santo Sepolcro e ricollocarlo nella Cappella dei Principi presso la Basilica di San Lorenzo a Firenze, interrogandosi sull’origine della leggenda e sulla sua ricezione. – Lucia Giustozzi

071-037 Cappello (Sergio), La chevauchée de Galien. Sur la circulation des gravures sur bois dans les éditions gothiques des romans, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 113-46. Þ rec. «AB» 071-F

071-038 Cardinali (Giacomo), Il cardinale maraviglioso. L’avventura editoriale di Marcello Cervini (1539-1555), Gèneve, Droz, 2022 Þ Flavia Bruni, «Paratesto», 20, 2023, pp. 158-61

071-039 Cardini (Franco), Three “Synoptic Journeys” to Jerusalem, 1384-1385, in Florence and the Idea, ed. by T. Verdon – G. Serafini, pp. 39-50. Mediante l’analisi di alcune tra le più significative testimonianze fiorentine di pellegrinaggio in Terra Santa – i diari “sinottici” di Lionardo di Niccolò Frescobaldi, Simone di Gentile Sigoli e Giorgio di Guccio Gucci; l’Avemaria di Dolcibene dei Tori e il Codice Rustici – Cardini inquadra la pratica del pellegrinaggio nel contesto politico-culturale della Firenze dei secoli XIV e XV e presenta le visioni discordanti sul tema di Giovanni delle Celle e Caterina da Siena. – Lucia Giustozzi

071-040 Carlo Dionisotti e la filologia. Atti del Convegno internazionale Messina, 15-17 settembre 2021, a cura di Marco Berisso – Simona Brambilla – Claudia Corfiati –Alessio Decaria – Daniela Gionta – Andrea Mazzucchi – Claudio Vela, con la collaborazione scientifica del Centro Internazionale di Studi Umanistici - Università di Messina, Firenze, SFLI - Società dei Filologi della Letteratura Italiana, 2023 (Il testo nel tempo, 3), pp. XVII+540, ill. b/n, ISBN 978-88-943855-3-3, € 60. Il vol. ospita gli atti del convegno internazionale Carlo Dionisotti e la filologia, tenutosi presso l’Università di Messina nel settembre del 2021 e organizzato dalla Società dei Filologi della Letteratura Italiana (SFLI) e dal Centro Internazionale di Studi Umanistici (CISU) dell’ateneo ospitante l’evento. Gli interventi hanno indagato i molteplici aspetti della magistrale produzione dello storico della letteratura Carlo Dionisotti (Torino, 1908-Londra, 1998) per rintracciare il concetto di filologia coltivato dallo studioso. Se l’apertura della presidente della SFLI Daniela Gionta (Travi e festuche. La filologia di Carlo Dionisotti, in Carlo Dionisotti e la filologia, pp. VII-XVII) già presenta alcune testimonianze sul tema dell’evento, Renzo Cremante (In limine, pp. 3-26) introduce gli interventi soffermandosi sull’importanza di Dionisotti come studioso della letteratura italiana e sulle sue peculiarità stilistico-retoriche. Toccherà invece a Claudio Vela (Dionisotti editore di testi, pp. 127-52), ripercorrere il contributo filologico-testuale di Dionisotti. Belle panoramiche sull’importanza del protagonista del convegno negli studi sono fornite da: Vincenzo Fera per l’Umanesimo (Dionisotti e l’umanesimo, pp. 55-99), con una ricca appendice tratta dal plico Discorso sull’Umanesimo dall’Archivio del Fondo Carlo Dionisotti; Andrea Comboni (Il Quattrocento volgare, pp. 101-26) per la letteratura volgare del XV (ma anche del XVI) secolo; Corrado Viola (Carlo Dionisotti. Tra Sei e Settecento, pp. 273-301) e Giorgio Panizza (Dionisotti moderno, pp. 303-21) per il periodo tra XVII e XIX secolo. Non mancano, inoltre, interventi volti a inquadrare la posizione di Dionisotti negli studi su un singolo a.: Corrado Calenda (Il Dante di Dionisotti, pp. 27-54) per Dante, sottolineando anche l’attenzione alla storia delle prime edizioni della Commedia; Simone Albonico (“Machiavellerie”, pp. 153-87) e Riccardo Lombardo (Sulla “Mandragola” di Luigi Russo e di Carlo Dionisotti, pp. 323-42) per Machiavelli; Susanna Villari (Un «cospicuo e singolare e disgraziato frammento ariostesco»: i “Cinque canti”, pp. 201-24) per Ariosto. Oggetto di analisi saranno anche importanti recensioni (si veda l’intervento di Matteo Motolese, “Per una storia della lingua italiana”. Sessant’anni dopo (o quasi), pp. 189-200) e raccolte di studi, come nel caso studiato da Andrea Canova, Carlo Dionisotti e gli “Appunti su arti e lettere”, pp. 225-41), teso tra storia, letteratura, storia dell’arte e filologia, e dall’affondo di Daniela Gionta sulla genesi di uno dei volumi più celebri in Archeologia di “Geografia e storia della letteratura italiana”: primi sondaggi (pp. 243-72). Lo studio della corrispondenza effettuato da Vincenzo Fera in Frammenti di colloquio epistolare tra Dionisotti e Luigi Russo (pp. 343-74), non trattando materiale del Fondo Carlo Dionisotti, passa il testimone alla tavola rotonda Libri, archivio, corrispondenza. Metodologie di lavoro di Carlo Dionisotti, che invece proprio dal Fondo, custodito presso l’Università di Messina (si veda il Progetto Carlo Dionisotti), attinge la maggior parte dei suoi contenuti, con un apporto anche dalla biblioteca dello studioso, oggi presso l’Università della Svizzera italiana a Lugano. Quest’ultima parte del vol., cui hanno contribuito Antonino Antonazzo, Giovanni Cascio, Vincenzo Fera, Francesco Galatà, Daniela Gionta e Giacomo Jori, è schedata sotto i singoli contributi. Chiudono il vol. i ringraziamenti di Carlotta Dionisotti (Epilogo, pp. 515-8), che rievoca episodi dell’infanzia del padre, un indice dei mss. e delle fonti d’archivio (pp. 521-3) e un indice dei nomi (pp. 525-40). – S.C.

071-041 Carpallo Bautista (Antonio), El programa doctorado de Ciencias de la Documentación de la Universidad Complutense de Madrid, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni – P. Castellucci, pp. 99-111. L’a. descrive le caratteristiche principali, gli obiettivi e i risultati formativi raggiunti dal Dottorato in Scienze della documentazione dell’Università Complutense di Madrid. – Massimiliano Mandorlo

071-042 Carpentieri (Chiara Maria), The “Hungarian Affairs” in the Paduan Library of Gian Vincenzo Pinelli. (Particularly, the Hungarian Events of the Sixties of the 16th Century), in Chapters from the history of Italian-Hungarian relations, ed. by I. Kristóf, pp. 11-46. Come altre biblioteche coeve, pure la pinelliana conteneva copie (fatte per lo più da Pinelli stesso) di moltissimi testi, anche non ufficiali, inerenti all’attualità storica, politica e sociale italiana ed europea del Cinquecento, inclusi dispacci, relazioni di ambasciatori, lettere, scritti relativi ad affari pubblici/privati. Lo testimonia il mazzo segnato ZZ (foglio 177r) che contiene le carte pinelliane (come noto custodite presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana) espressamente assegnate alle cose di Ungaria (gli Hungarian affairs, appunto). Dopo aver tracciato le principali vicissitudini della famosa raccolta, l’a. propone un’utile disamina generale dell’hungarica pinelliana – estesa ben oltre il citato mazzo segnato ZZ – fornendo anche le coordinate del contesto in cui calare i suoi contenuti: copie dei discorsi strategico-militari, lettere e relazioni sulle battaglie tra gli Asburgo e i Turchi che insanguinarono il territorio ungherese lungo tutto il XVI secolo. – E.G.

071-043 Cascio (Giovanni), Il dossier delle “Rime” di Vittoria Colonna, in Carlo Dionisotti e la filologia, a cura di M. Berisso – S. Brambilla – C. Corfiati –A. Decaria – D. Gionta – A. Mazzucchi – C. Vela, pp. 479-509. Il dossier di Carlo Dionisotti sulle Rime di Vittoria Colonna (1490-1547) mostra le potenzialità offerte dall’interazione delle tre serie del Fondo dello studioso presso l’Università di Messina, ossia Archivio, Miscellanea e Corrispondenza. – S.C.

071-044 Castillo Gómez (Antonio), Paleografía, Historia social de la cultura escrita y revolución digital, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 7-25. L’a. propone un affondo sulla storia della Paleografia, che dal XX secolo si configurò sempre più come storia sociale della cultura scritta, fino alla rivoluzione storiografica di Armando Petrucci che sancì l’importanza dello studio delle società che producono, consumano e preservano le scritture. In chiusura sono proposte alcune riflessioni sui risvolti della rivoluzione digitale in questo ambito. – Sara Brasca

071-045 Castres (Astrid), Un succès éditorial: les livres de modèles de broderie, de lingerie et de tissuterie publiés par Claude Nourry à Lyon au XVIe siècle, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 331-60. Þ rec. «AB» 071-F

071-046 Castro (Elisabetta), Alphabetica per la didattica e la ricerca, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 147-57. Il contributo illustra struttura e funzioni del portale Alphabetica progettato dall’ICCU che permette di accedere a varie banche dati afferenti (OPAC SBN, MLOL ed EDIT16) attraverso un unico sistema di navigazione e ricerca, valorizzando il patrimonio digitale delle biblioteche in un’ottica collaborativa. – Massimiliano Mandorlo

071-047 Catalogo storico 1994-2024. 30 anni Pendragon, Bologna, Pendragon, 2024, pp. 218, ISBN 978-88-336-4690-9, s.i.p. Frutto del lavoro interno della piccola ma attivissima casa editrice bolognese (circa 2.500 titoli pubblicati), il vol. dà conto di un’esperienza editoriale che nasce dal «cercare di tenere gli occhi ben aperti sul mondo, esplorando tutti gli ambiti della conoscenza e della pratica umane, mossi da una curiosità inesauribile» (p. 5). Qui sono registrate tutte le pubblicazioni, mentre per il catalogo delle disponibilità si veda il sito. Le notizie bibliografiche (essenziali ma complete anche di paginazione, prezzo di copertina e ISBN) sono ordinate per anno, ma suddivise per collane (poco meno di una cinquantina) a loro volta raggruppate per aree: saggistica, narrativa, varia, arti, cultura locale e poesia; si aggiungano le riviste. Il volumetto è completato dalla riproduzione di 30 copertine (una per anno) e da un indice dei nomi. – Ed.B.

071-048 Cavarra (Angela Adriana), Cronaca Casanatense: centocinquant’anni di gestione laica, Roma, Il sextante, 2023, pp. 235, ill. b/n, ISBN 978-88-97708-61-2, € 40. Il vol. presenta la storia della Biblioteca Casanatense di Roma dal 1873, anno in cui l’istituto passò da una gestione confessionale a quella “laica”, al 2023. Le vicende sono raccontate in quattro capitoli, ricostruendo il percorso storico a partire dalle figure che ne hanno diretto le sorti. Numerosa è la documentazione dell’Archivio storico Casanatense e dell’Archivio storico della Biblioteca nazionale centrale di Roma utilizzata, che permette di raccontare l’entusiasta attività dei direttori statali che si sono spesi con grande abnegazione per riuscire nell’intento di «restituire alla Casanatense il prestigio e lo splendore di un tempo». – L.Mo.

071-049 Cecchetti (Maurizio), Edoardo Persico e il paese degli equivoci, in Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi – D. Ferrari, pp. 179-90. Rapido inquadramento della figura di Edoardo Persico, seguito da considerazioni e ricognizioni su quanto noto della sua misteriosa morte. Il saggio permette, attraverso precise citazioni, di avere contezza delle conflittualità legate al suo ruolo all’interno della critica di architettura e dell’editoria di settore, nonché di ricostruire una rassegna di quanto scritto e pubblicato sulla sua figura da contemporanei e autori successivi. – Pier Francesco Balestrini 

071-050 Ceriotti (Luca), Svestire le donne. Un contributo minore alla querelle des femmes di metà Seicento, «Paratesto», 20, 2023, pp. 42-58. Il contributo propone integralmente l’inedito Discorso nel quale si propone alle dame l’abito indiano di Alessandro Paveri Fontana (1603-1655), nobile piacentino, le cui pagine sono qui commentate e contestualizzate anche in quanto risposta alla querelle des femmes, che nella Venezia di metà Seicento ha avuto il suo maggiore centro espressivo, a partire dalla Satira menippea contro ‘l lusso donnesco di Francesco Buonsegni, pubblicata da Giacomo Sarzina nel 1638, e dalla Controsatira del predicatore Giovan Battista Torretti, pubblicata nello stesso anno dal Sarzina. – Ludovica Montalti

071-051 Chapters from the history of Italian-Hungarian relations, ed. by Ilona Kristóf, Eger, Líceum Kiadó, 2023, pp. 189, ISBN 978-963-496-262-5, s.i.p. Il vol. – parte integrante dei lavori del gruppo di ricerca Vestigia – offre uno spaccato delle relazioni italo-ungheresi tra XIII e XVI secolo. Basandosi su fonti primarie coeve per lo più inedite o ignorate, il lavoro intende soprattutto illustrare le differenze culturali tra i costumi, il pensiero e lo stile di vita dei due Paesi, anche attraverso le lettere degli italiani (a volte cariche di nostalgia e pure di aspre lamentele) che decidevano di approdare in Ungheria. È schedato sotto i singoli contributi. – E.G.

071-052 Cicala (Roberto), Andare per i luoghi dell’editoria, Bologna, Il mulino, 2024, pp. 190, ill. b/n, ISBN 978-88-15-38873-5, € 14. Una storia dell’editoria originale e inconsueta, raccontata attraverso le coordinate geografiche, da Nord a Sud, da Ovest a Est. Si ritrovano i nomi noti di Einaudi e Bollati Boringhieri, Mondadori, Rizzoli e Feltrinelli, Adelphi, Manuzio e Marsilio, Bodoni e Guanda, Vallecchi, Salani e Olschki ecc. Non si parla solo di luoghi, come lascerebbe intendere il titolo, ma con agilità e penna leggera (senza mai essere banale), Roberto Cicala guida il lettore alla scoperta dei personaggi che hanno fatto la storia del libro in Italia, dalla nascita della stampa fino ai giorni nostri. – Ar.L.

071-053 Ciliberto (Michele), Il mio incontro con la De Donato. Un libro su Delio Cantimori, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 189-210. Þ rec. «AB» 071-C

071-054 Collezioni (Le) di Bibbie delle biblioteche valdesi di Torre Pellice e Roma, a cura di Marco Fratini – Lorenzo Di Leonardo – Stefania Villani; contributi di Edoardo Barbieri [et al.], Torre Pellice, Centro culturale valdese, 2022 Þ Laura Lalli, «Paratesto», 20, 2023, pp. 164-7

071-055 Colombo Timelli (Maria), Entre tradition et renouvellement: le Galien de Claude Nourry (1525), in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 191-220. Þ rec. «AB» 071-F

071-056 Colorabilia. Mostri di carta/Paper monsters, Trento, FBK Press, 2022 (Special Editions, 1), pp. 64, ill. b/n, ISBN 978-88-98989-79-9, s.i.p (pdf in open access). Il vol. nasce dalla volontà della Biblioteca della Fondazione Bruno Kessler di rendere accessibile al pubblico una parte del suo patrimonio culturale, partecipando all’iniziativa internazionale #ColorOurCollections. La raccolta, pubblicata in collaborazione con il Servizio Comunicazione e Relazioni Esterne, presenta una serie di silografie provenienti dall’enciclopedia naturalistica del filosofo bolognese Ulisse Aldrovandi (1522-1605). Le immagini, realizzate da Cristoforo Coriolano (1540-?), rappresentano animali reali e fantastici, mettendo in luce la maestria della silografia, una tecnica di stampa che affonda le sue radici in Europa a partire dal XV secolo. Le linee spesse e i contorni ben definiti si prestano perfettamente a essere colorati, offrendo un’interazione creativa con il materiale storico. La scelta di trasformare queste antiche raffigurazioni in un colouring book riflette l’obiettivo della Biblioteca FBK di coniugare la conservazione del patrimonio con la diffusione della cultura, proponendo un’esperienza che stimola la partecipazione attiva. Gli ampi spazi vuoti delle xilografie invitano i lettori a personalizzare le immagini, trasformando un’opera storica in una nuova forma di espressione artistica. Colorabilia. Mostri di carta/Paper monsters rappresenta un interessante connubio tra arte, scienza e creatività, dove il passato incontra il presente in un dialogo che valorizza il patrimonio culturale rendendolo fruibile a un pubblico eterogeneo. Un’opera che si distingue per la sua capacità di unire estetica e conoscenza, affascinando tanto gli studiosi quanto gli appassionati di cultura visiva. – Elisa Lilliu

071-057 Colorabilia. Natura e meraviglia/Nature and wonder, Trento, FBK Press, 2024 (Special Editions, 2), pp. 70, ill. b/n, ISBN 978-88-98989-85-0, s.i.p (pdf in open access). Il vol., secondo della collana Special Editions di FBK Press, esplora il tema della curiosità nelle scienze naturali della prima età moderna. Le illustrazioni scientifiche incluse in questa raccolta rappresentano uno strumento essenziale per la trasmissione dei segreti e delle meraviglie naturali, riflettendo l’evoluzione delle tecniche di stampa. La calcografia, tecnica innovativa sviluppata con l’uso di lastre incise, ha permesso di ottenere immagini più dettagliate rispetto alle xilografie. Le linee sottili prodotte da questa tecnica hanno reso possibile una rappresentazione precisa di specimen botanici, entomologici e anatomici, ma anche di opere d’arte e architettura. Il libro evidenzia come la curiosità, tema centrale delle illustrazioni antiche, si presti perfettamente a essere reinterpretata in un moderno colouring book. Natura e meraviglia nasce dal desiderio della Fondazione Bruno Kessler di creare una nuova collezione di meraviglie, tratte dai volumi antichi illustrati della Biblioteca FBK. Il progetto invita i lettori a esplorare, colorare e ricreare queste immagini storiche, stimolando il desiderio di conoscenza e celebrando l’eccellenza scientifica. Il vol. rappresenta un dialogo tra passato e presente, dove la curiosità continua a essere il motore della scoperta e della creatività. Grazie a questa raccolta, la Biblioteca FBK non solo conserva, ma rivitalizza un patrimonio culturale, rendendolo accessibile e stimolante per un vasto pubblico. Un’opera che affascinerà sia gli studiosi che gli appassionati di scienze naturali e arte. – Elisa Lilliu

071-058 Corsi (Elisabetta), Gesuiti, libri e «culture del testo» in Cina nella prima modernità, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 131-50. L’articolo si propone non solo di indagare l’attività dei missionari gesuiti in Cina a partire dalla prima metà del XVI secolo, ma anche di offrire qualche considerazione sullo stato della tipografia cinese in quegli anni e di aprire un dialogo tra la storia del libro europea e quella cinese. – P.S.

071-059 Crupi (Gianfranco), Libri in moto e in mostra, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 37-52. Þ rec. «AB» 071-A

071-060 Culture e funzione sociale della biblioteca: memoria, organizzazione, futuro. Studi in onore di Giovanni Di Domenico, redazione a cura di Anna Bilotta, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2022 Þ Monica Bocchetta, «Paratesto», 20, 2023, pp. 148-50

071-061 Cursi (Marco), «Una collezione così ricca e varia»: la Biblioteca Apostolica Vaticana e le mostre di manoscritti, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 11-35. Þ rec. «AB» 071-A

071-062 D’Ottone Rambach (Arianna), In missione: ricerca e acquisizione di manoscritti arabi per la Biblioteca Vaticana (XVII-XVIII secolo), «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 63-78. Tra XVII e XVIII secolo crebbe notevolmente l’interesse europeo (da diversi punti di vista) nella conoscenza del Vicino e Medio Oriente. Il contributo si concentra in particolare sull’attività della Biblioteca Vaticana nella ricerca e acquisizione di mss. orientali (arabi, copti, siriaci). Una massiccia operazione diplomatica e culturale in parte ricostruita grazie all’analisi di note di possesso e lettura registrate nei mss. – P.S.

071-063 Damiani (Concetta), Comunicare gli archivi. Riflessioni a margine di alcune scelte di rappresentazione, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 174-202. L’a. propone una riflessione su modelli e modalità di trasmissione e promozione dei fondi documentali. – L.R.

071-064 Dante e Faruffini. Il fascino del Poeta su un pittore dell’’800, Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense, 2021, pp. 59, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Catalogo della mostra tenutasi presso la Biblioteca Classense di Ravenna fra il 18 dicembre 2021 e il 26 febbraio 2022. Federico Faruffini, pittore nativo di Sesto San Giovanni, dove nacque nel 1833, nell’ottobre del 1863 era a Ravenna. Entrato nel sepolcro del poeta, lasciò traccia del suo passaggio ravennate nel registro delle firme dei visitatori, dove disegnò un monumento immaginario a Dante: solo recentemente il disegno (riprodotto alle pp. 16-7 e 48) gli è stato attribuito da Benedetto Gugliotta. Il catalogo contiene tutti i dipinti di tema dantesco di Faruffini, nonché il ritratto di Dante e le tre incisioni che l’artista lombardo ideò per l’edizione del 1865 del poema dantesco con il commento di Tommaseo. In apertura troviamo tre contributi: una biografia del pittore, non firmata (pp. 11-3); Quell’ottobre del 1863, di B. Gugliotta (pp. 15-20); Faruffini e Dante: una conferma e un’ipotesi, di A. Finocchi (pp. 23-41). – L. Ma.

071-065 Dante e la Divina Commedia in Emilia Romagna. Testimonianze dantesche negli archivi e nelle biblioteche, a cura di Gabriella Albanese – Sandro Bertelli – Paolo Pontari, Cinisello Balsamo, Silvana ed., 2021 Þ Romina Marcattili, «Paratesto», 20, 2023, pp. 150-3.

071-066 Dante, com’era nel 1472 (e come si lesse da allora). Prime edizioni, incunaboli, post-incunaboli e altro, a cura di Francesco Ciabattoni – Alessandro Scarsella, Milano, Biblion edizioni, 2023, pp. 161, ill. col., ISBN 978-88-3383-272-2, € 30. Il vol. raccoglie alcuni interventi del Convegno internazionale tenutosi a Venezia (Ca’ Foscari, 20-21 giugno 2022), centrato sulle prime edizioni del poema dantesco in un ampio arco cronologico che, a partire dalle stampe quattrocentesche, si estende almeno per tre secoli. Si spogliano singolarmente i dieci saggi che lo compongono. – M.G.

071-067 De Paolis (Federica) – Walter Scancarello, Un editore e le sue idee. Enrico Bemporad e la prima Fiera Internazionale del libro di Firenze, a cura di Massimo Gatta, Macerata, Biblohaus, 2023, pp. 144, ill. b/n, ISBN 9791281214033, € 15. Firenze, 1922: prima Fiera Internazionale del libro (ne seguirono altre tre, nel 1925, 1928 e 1932). A farsi promotore di questa importante iniziativa italiana, convinto dell’importanza e della necessità di una mostra editoriale, con la possibilità di vendita al minuto dei voll. esposti, Enrico Bemporad, uno degli editori più importanti della prima metà del ‘900, la cui figura viene finemente tratteggiata (anche se non si segue un criterio cronologico) nelle pagine di questo agile volumetto. Dell’editore si vogliono qui ricordare alcune parole, proferite durante il Convegno degli editori di Torino del 1936, poco dopo aver lasciato la guida della sua casa editrice (e poco prima della promulgazione delle leggi razziali, che obbligò alla trasformazione della ragione sociale e dell’insegna editoriale in Marzocco): «l’industria editoriale non si esercita se non si è guidati da una grande passione […] e in verità, chi ha esercitato per lunghi anni questa difficile arte piena di incognite, dove la prudenza è necessaria e pure deve spesso dar posto all’ardire: dove si buttano sotto i torchi con la carta e il nostro lavoro e le nostre speranze e la nostra fortuna e nonostante tutto ciò ne esce talvolta una creatura grama e infelice: chi conosce questa diurna fatica ne sa che non c’è delusione, non c’è sacrificio che valga a guarirci da questo gioco appassionante e crudele che forse tanto più ci attrae quanto è più grande il rischio che comporta» (p. 30). – Ar.L.

071-068 De Pasquale (Andrea), «Come oggetti da fiera». Le mostre del libro italiano all’estero durante il Ventennio, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 155-63. Þ rec. «AB» 071-A

071-069 De Rubeis (Grazia Maria), EDL: la piattaforma digitale della Biblioteca Estense Universitaria di Modena, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. CapaccioniP. Castellucci, pp. 159-166. Vengono qui descritte analiticamente le caratteristiche dell’Estense Digital Library (EDL), la piattaforma digitale della Biblioteca Estense Universitaria finalizzata non solo alla valorizzazione del patrimonio ma anche al riutilizzo e alla disseminazione dei dati da parte degli utenti, nella prospettiva di una creazione culturale condivisa. – Massimiliano Mandorlo

071-070 Di Domenico (Giovanni), Studi e letture: un biblioteconomo e i suoi libri, intervista di Fiammetta Sabba, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 314-21. Uno studioso di vaglia si racconta nel rapporto con i suoi libri, la sua biblioteca, il suo archivio personale. – L.R.

071-071 Di Marcantonio (Giorgia), Intelligenza artificiale, Large Language Models (LLMs) e Retrieval-Augmented Generation (RAG). Nuovi strumenti per l’accesso alle risorse archivistiche e bibliografiche, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 146-73. I Large Language Models (LLMs) e i Retrieval-Augmented Generation (RAG) offrono un nuovo paradigma per l’interrogazione e la restituzione di informazioni, rendendo i processi di recupero delle risorse più efficienti e accurati grazie alla loro capacità di apprendere e generare delle risposte basate su vasti database di conoscenza. – L.R.

071-072 Digital Humanities. Metodi, strumenti, saperi, a cura di Fabio Ciotti, Roma, Carocci, 2023 Þ rec. Federico Meschini, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 379-83

071-073 Diplomatici e libri in età moderna. Tra vecchi e nuovi mondi, a cura di Daniele Bianconi – Elena Valeri, «La Bibliofilía», 125/1, 2023. Nuovo fascicolo de «La Bibliofilía» che raccoglie gli atti dell’omonimo convegno Diplomatici e libri in età moderna tra vecchi e nuovi mondi, organizzato il 20 e 21 settembre 2021 presso il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo (SARAS) della Sapienza Università di Roma e curato da Daniele Bianconi ed Elena Valeri, cui è affidata la curatela anche di questo numero della rivista pubblicata da Olschki. Al centro della discussione la circolazione culturale con il libro come medium, con un percorso che segue «le nuove e più estese rotte della diplomazia in età moderna» e indaga «se la scoperta di nuovi mondi e il consolidamento di contatti commerciali e politici con paesi remoti, dal nord Europa all’Africa, o non certamente nuovi, ma poco conosciuti, come per esempio l’Estremo Oriente, avessero modificato – e, nel caso, come e in quale misura – il rapporto, sempre fecondo, intercorrente tra libro e diplomazia» (Diplomatici e libri tra vecchi e nuovi mondi. Note liminari, p. 5). Si schedano i singoli contributi. – P.S.

071-074 Divizia (Paolo), Due testimoni parziali delle Historiae adversus paganos di Paolo Orosio secondo il volgarizzamento di Bono Giamboni, «Zeitschrift für romanische Philologie», 140/1, 2024, pp. 257-69. Il contributo studia per la prima volta due testimoni parziali del volgarizzamento trecentesco a opera di Bono Giamboni delle Historiae adversus paganos di Paolo Orosio, contenuti nel ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat. 4119 e London, The British Library, Add. 16554. A questo studio, l’a. aggiunge nuove considerazioni sulle prime edizioni a stampa del volgarizzamento di Orosio. – S.C.

071-075 Dogheria (Duccio), Bux. Fotografia e sperimentazione editoriale in Italia negli anni del regime, in Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi – D. Ferrari, pp. 237-248. Il contributo si pone l’obiettivo di introdurre, attraverso un’interessante panoramica di exempla presenti all’interno del patrimonio bibliografico trentino, il tema delle ricerche editoriali legate all’uso sperimentale della fotografia da parte del regime con scopi propagandistici e auto-celebrativi, sulla scia delle ricerche in ambito internazionale. Oltre alle più note testate di grafica e illustrazione, sono citate altrettante iniziative editoriali ed eventi espositivi che trovano testimonianza nei rispettivi cataloghi. – Pier Francesco Balestrini 

071-076 Dogheria (Duccio), Libri e riviste come opere d’arte. Il caso del Mart, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 247-57. Þ rec. «AB» 071-A

071-077 Donadi (Francesco), Ancora sull’Aldina dell’Encomio di Elena, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 9-40. Il contributo studia filologicamente il testo dell’Encomio di Elena di Gorgia nell’editio princeps aldina, indagandone la trasmissione ms. e l’identità del curatore. – S.C.

071-078 Duncan (Dennis), Indice, Storia dell’. Dai manoscritti a Google, l’avventurosa storia di come abbiamo imparato a orientarci nel sapere, trad. di Chiara Baffa, Milano, UTET, 2022 (ed. orig.: Index, a history of: a bookish adventure, [New York], Allen Lane, an imprint of Penguin Books, 2021) Þ Elena Gatti, «Paratesto», 20, 2023, pp. 167-9

071-079 Esch (Arnold), Prototipografi tedeschi a Roma. Le prime due generazioni nei registri di Paolo II, Sisto IV e Innocenzo VIII, Roma, Roma nel Rinascimento, 2024 (Inedita saggi, 111), pp. 87, ill. b/n e col., ISBN 978-88-858-0037-3, € 20. Storico del Medioevo (e non del libro), direttore del Deutsches Historisches Institut in Rom dal 1988 al 2001, l’a. raccoglie in questo vol. tre suoi contributi pregressi, integrati, per l’occasione, da nuova documentazione tratta dal Repertorium Germanicum, cui si aggiungono anche documenti provenienti dai registri delle Suppliche alla Penitenzieria Apostolica, dai Registri doganali, dagli Atti notarili romani e dai Libri di memorie. Una tale macchina documentaria è stata funzionale a fare emergere non tanto notizie sulla prototipografia romana stricto sensu, per altro già ben dissodata, quanto, piuttosto, testimonianze sulla personalità dei primi tipografi, sui chierici e sulle richieste da essi rivolte alla Chiesa come istituzione. Quello che ne esce, nonostante una traduzione certamente eccepibile, è una minuziosa ricostruzione documentaria, che fornisce lo spaccato – economico-storico-sociale – in cui andarono a innestarsi le vicende, quelle sì tipografiche in senso stretto, dei (noti) prototipografi tedeschi attivi a Roma. Corredano il vol. un Indice dei nomi e dei luoghi e 10 ill. b/n e col. E.G.

071-080 “Ex libris… ne pereant”. Cultura libraria e archivistica tra Umanesimo e Rinascimento. Miscellanea di studi offerti a Paolo Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri in occasione del suo 70° genetliaco, a cura di Manlio Sodi – Mario Ascheri, Firenze, Olschki, 2023 Þ rec. Ludovica Montalti, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 322-8

071-081 Favoloso Calvino. Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri (13.10.2023-04.02.2024), a cura di Mario Barenghi, Roma, Electa, 2023, pp. 240, ill. b/n e col., ISBN 978-88-928-244-92, € 30. Favoloso Calvino è il titolo della mostra allestita presso le Scuderie del Quirinale dal 13 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024 a cura di Mario Barenghi, in occasione del centenario della nascita dello scrittore. Favoloso non solo per la grandezza e la notorietà, ma perché la struttura della sua opera tende a un esito fantastico. L’esposizione propone l’incontro tra il realismo e l’astrazione calviniana, la sintonia di Calvino con i grandi temi della contemporaneità. Fin dalle esplorazioni favolistiche dei primi romanzi, Calvino è sempre alla ricerca del nuovo; eppure, così sempre uguale a sé stesso, coerente col proprio vissuto dall’inizio alla fine. La mostra, costruita secondo un rigoroso ordine cronologico, valorizza le parole come veicolo dell’immaginazione supportate a loro volta dalle immagini che accompagnano in una materialità visiva fatta di oggetti e, parallelamente, immergono il visitatore nella narrazione fantastica attraverso un percorso storico del Novecento che spazia dal fumetto all’architettura, dalla biologia all’ecologia. Le opere d’arte che punteggiano le sale, nell’ideazione di Nunzio Giustozzi, costituiscono una mostra nella mostra, un insieme tra narrazione biografica e collezionismo postmoderno. Punto di forza di Favoloso Calvino è l’essere riusciti a rendere conto delle due facce del mondo calviniano, quello realistico e quello fiabesco, continuamente mescolate tra loro. – Marco Barberis

071-082 Fera (Vincenzo), Il Fondo Carlo Dionisotti nell’Università di Messina, in Carlo Dionisotti e la filologia, a cura di M. Berisso – S. Brambilla – C. Corfiati –A. Decaria – D. Gionta – A. Mazzucchi – C. Vela, pp. 377-82. L’a. presenta il Fondo Carlo Dionisotti, offerto all’Università di Messina nel 2008 Anna Carlotta Dionisotti, e i lavori in corso per la valorizzazione di questo patrimonio, anche tramite il digitale. – S.C.

071-083 Ferrari (Barbara), La Vie des Trois Maries de Jean Drouyn dans les éditions de Claude Nourry, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 175-90. Þ rec. «AB» 071- F

071-084 Ferrari (Daniela), Il sistema dell’arte in Italia durante il Ventennio, in Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi – D. Ferrari, pp. 31-48. Tra chiusure forzate, riviste integrate, critica artistica militante e istanze di autonomia da parte degli artisti, il mondo dell’editoria – soprattutto periodica – raccoglie le testimonianze di un complesso e vivace universo artistico sempre più politicizzato, di cui si descrivono contraddizioni e tendenze attraverso il racconto delle figure, delle mostre e delle iniziative più significative. – Pier Francesco Balestrini

071-085 Ferreri (Luigi), A proposito di Aulo Giano Parrasio e degli Epigrammata Bobiensia, «Medioevo e Rinascimento», 37/n.s. 34, 2023, pp. 67-100. Muovendo dal recente lavoro di Orazio Portuese sulla tradizione degli Epigrammata Bobiensia, l’a. dimostra come nessuno degli argomenti lì avanzati basti a provare che sia stato Aulo Giano Parrasio (1470-1522) a fare allestire la raccolta di epigrammi. Anzi, al contrario, secondo l’a., una serie di prove ignorate dal Portuese evidenziano, semmai, l’estraneità all’iniziativa dell’umanista calabrese. E.G.

071-086 Ferreri (Luigi), Le prime due edizioni a stampa del De liberis educandis dello Pseudo-Plutarco, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 41-96. Il contributo studia le prime due edizioni del De liberis educandis dello Pseudo-Plutarco, la prima pubblicata da Lorenzo Alopa e la seconda da Manuzio nei Moralia del 1509, con lo scopo di indagarne l’ordine cronologico e le fonti, nonché la paternità della prima, tradizionalmente attribuita a Giano Lascaris. – S.C.

071-087 Ferrieri (Luca), La biblioteca dei consigli. Introduzione ai servizi di orientamento alla lettura, Milano, Bibliografica, 2024, pp. 311, ISBN 978-88-9357-566-9, € 17,10. Il vol. approfondisce il tema del consiglio di lettura e del suo rapporto con la biblioteca. Se negli USA sono da tempo nati i Readers’ Advisory Services, servizi bibliotecari dedicati ai consigli di lettura, nuove figure si propongono oggi al lettore interessato: book blogger, book influencer, booktuber, bookstagrammer, fino ad arrivare al biblioterapista. Si presentano casi, pratiche e tecniche, fino a fornire una rapida panoramica sull’intelligenza artificiale. – F.F.

071-088 Fiorentini (Isabella), Le mostre bibliografiche al bivio tra musei e biblioteche, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 357-62. Þ rec. «AB» 071-A

071-089 Firenze, Oxford e ritorno. Le lettere di Roberto Ridolfi a Cecil Roth e a Cecil Grayson, a cura di Marco Francalanci, Firenze, Polistampa – Fondazione Spadolini Nuova antologia, 2023 Þ rec. Graziano Ruffini, «Bibliothecae.it», 13/1 (2024), pp. 360-5

071-090 Florence and the Idea of Jerusalem, ed. by Timothy Verdon – Giovanni Serafini, Turnhout, Brepols, 2024, pp. IV+334, ill. b/n e col., ISBN 978-2-503-59786-7, € 150. Il vol. ospita i contributi – di interesse principalmente storico-artistico – presentati nell’ambito dell’omonimo convegno tenutosi a Firenze nel novembre 2018 in occasione del millenario della Basilica di San Miniato al Monte. Gli interventi esplorano sviluppo e declinazioni del rapporto privilegiato tra la Firenze reale e la Gerusalemme biblica nell’immaginario religioso, artistico e letterario dal Medioevo fino al Rinascimento inoltrato. Alla Prefazione e l’Introduzione, a cura di T. Verdon, seguono cinque sezioni tematiche: I. Biblical, historical, and cultural Background (saggi di T. Verdon, A. Frisardi, F. Cardini, S. Furstenberg-Levi, A. Lidov, G. Wolf); II. The “Jerusalem moment” of the Florence Council (saggi di D. Baldi, M. Garzaniti, A. Diana, L. Calzetta); III. The Arts (saggi di B. Quash, A. Hoffmann, L. Gnocchi, D. Apostolos-Cappadona, M. Lidova, S. Garzonio); IV. Monastic Roots (saggi di M. Shannon CJ, G. Conticelli, B. F. M. Gianni OSB); V. The Exhibition (saggio di T. Verdon). È schedato sotto i singoli contributi. – Lucia Giustozzi

071-091 Foglieni (Ornella), Il libro in mostra tra valorizzazione e tutela: il punto di vista del bibliotecario, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 325-55. Þ rec. «AB» 071-A

071-092 Fontanin (Matilde), Dalle fake news all’infodemia. Glossario della disinformazione a uso dei bibliotecari, Milano, Editrice Bibliografica, 2022 (Biblioteconomia e scienza dell’informazione, 47), pp. 246, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-500-3, € 25. Il vol., che ha origine da una tesi di dottorato dell’a. sul ruolo dei bibliotecari di fronte alla disinformazione, è strutturato come un glossario ordinato alfabeticamente i cui termini sono stati presi in considerazione a partire dalla loro relazione associativa col più ampio termine fake news, di particolare rilievo nello scenario contemporaneo dell’informazione digitale dominato dalla continua moltiplicazione di informazioni e dati sul web. Il lavoro di ricerca di Matilde Fontanin, condotto su lemmi spiegati a partire da un’analisi contrastiva dei dizionari linguistici italiani e inglesi in formato digitale, si offre come un glossario-saggio sul tema della disinformazione che potrebbe rivelarsi di particolare utilità per i bibliotecari impegnati nelle attività di reference e information literacy, nell’ottica di fondo di una mission etica del bibliotecario nel saper valutare l’informazione contribuendo all’educazione di un pensiero critico. Si va dal più generale fake news a termini come onlife («la dimensione […] frutto di una continua interazione tra la realtà materiale e analogica e la realtà virtuale e interattiva») o truthiness («la qualità di sembrare o essere percepito come vero, anche se non necessariamente vero»). – Massimiliano Mandorlo

071-093 Formiga (Federica), I lettori e i loro comportamenti d’acquisto dopo la pandemia, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 259-72. L’a., sulla base dei dati AIE 2022, conduce un’analisi su come sono cambiati i comportamenti di acquisto dei lettori dopo la pandemia, con particolare attenzione alla dualità tra fisicità e virtualità online. – Sara Brasca

071-094 Forzati (Claudio), Oltre il baratro. Quattro storie di “biblioteche distopiche”, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 43-57. Le biblioteche di The Cerebral Library (Keller, 1931), Le venti giornate di Torino. L’inchiesta di fine secolo (De Maria, 1977), Il suo appuntamento è fissato per ieri (Dick, 1966) e La terza forza (Laidlaw, 1999) sono connotate in modo radicalmente negativo: la parte sinistra delle distopie in cui sono situate emerge non tramite l’uso di elementi fantascientifici ma attraverso il rovesciamento noir dei ruoli e dei meccanismi intrinseci al mondo della cultura. – Monica Cammaroto

071-095 Fosi (Irene), Libri in movimento fra Europa e Nuovo Mondo: la prospettiva del modernista, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 161-4. Al contrario rispetto al contributo di Margherita Losacco in questo fascicolo de «La Bibliofilía», questo articolo compie alcune riflessioni circa la circolazione libraria tra XVII e XVIII secolo seguendo l’approccio di studio della storia moderna. – P.S.

071-096 Furstenberg-Levi (Shulamit), Solomon’s Temple in the Writings of Jewish Humanists in the Renaissance, in Florence and the Idea, ed. by T. Verdon – G. Serafini, pp. 53-9. L’a. pone a confronto i testi di tre umanisti di origini ebraiche – Mosè ben Yitzaq da Rieti, Yohanan Alemanno e Avraham Portaleone –, concepiti a partire dall’immagine del Tempio di Gerusalemme quale porta della salvezza e, al contempo, «microcosmo dell’universo creato». – Lucia Giustozzi

071-097 Galatà (Francesco), Linee di ricerca tra lettere e dediche, in Carlo Dionisotti e la filologia, a cura di M. Berisso – S. Brambilla – C. Corfiati –A. Decaria – D. Gionta – A. Mazzucchi – C. Vela, pp. 401-36. Il contributo presenta i lavori condotti sulle serie documentarie “Corrispondenza” e “Miscellanea di studi” (una terza serie è l’“Archivio”) del Fondo Carlo Dionisotti dell’Università di Messina, mostrando esempi delle potenzialità che questo materiale apre alla ricerca. – S.C.

071-098 Galiè (Matteo), Nathan Never, un fumetto di fantascienza tra fenomeno pop e difesa della cultura, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 147-67. Il tema della conservazione del libro è costante in Nathan Never ed emerge soprattutto nei comportamenti del protagonista che più lo distaccano dall’ultramodernità del suo mondo. Egli è spesso disegnato mentre legge, attività che lo esalta in una realtà corrotta e spersonalizzata dalla tecnologia. La biblioteca, anche digitalizzata o ambulante, è l’istituzione positiva che potrà salvare il mondo diffondendo la cultura. – Monica Cammaroto

071-099 Gamba (Eleonora), Le illustrazioni dell’incunabolo veneziano del 1491, fra strategie e soluzioni compositive, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lessa da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 23-44. L’a., con preciso dettaglio, discute il corredo iconografico che accompagna l’edizione della Commedia dantesca procurata a Venezia nel 1491 da Bernardino Benali e Matteo Capcasa. Il saggio mette a confronto modelli e scelte innovative della stampa veneziana. – M.G.

071-100 Garzaniti (Marcello), The Council and the City of Florence as Seen by Russians in the 15th and 16th Centuries, in Florence and the Idea, ed. by T. Verdon – G. Serafini, pp. 135-45. Attraverso l’attenta lettura di resoconti di viaggio e testimonianze letterarie della tradizione slava orientale l’a. ricostruisce i contatti tra Firenze e Mosca nel corso del XV e XVI secolo: dalla “scoperta” della prospera città toscana da parte della delegazione russa in occasione del Concilio di Ferrara-Firenze (1437-1439), al coinvolgimento nella vicenda del Savonarola attestato nelle memorie composte da Massimo il Greco durante i suoi anni in Russia, fino alla processione indetta nella Domenica delle Palme dal metropolita di Mosca Makarij sul modello di quella grandiosa organizzata a Firenze nel 1496 dal Savonarola. – Lucia Giustozzi

071-101 Gentile (Sebastiano), La Cosmographia tra Enea Silvio Piccolomini e Pio II, «Medioevo e Rinascimento», 37/n.s. 34, 2023, pp. 19-65. L’Europa e l’Asia di Enea Silvio Piccolomini (titoli editoriali attribuiti, nel XV secolo, rispettivamente al De iis quae sub Cesare Friderico tertio per Germaniam gesta sunt e all’Historia rerum ubique gestarum) vennero pubblicate a Venezia nel 1503 sotto il titolo complessivo di Cosmographia pape Pii (Edit 16, CNCE 666579). L’a. indaga le ragioni della fama di cosmografo tradizionalmente attribuita al Piccolomini proprio in virtù della grande fortuna editoriale di queste due opere, a cui l’a., in realtà, volle conferire un’impostazione ben più storica che geografica. – E.G.

071-102 Giacomelli (Michela), Il paratesto del libro anatomico dalla prima Età moderna agli inizi del Novecento, «Paratesto», 20, 2023, pp. 75-90. I preziosissimi flap books di soggetto anatomico sono esaminati considerando le parti mobili e interattive che si possono trovare nei paratesti, a partire dai primissimi fogli volanti oggi difficilmente conservati, poi con la De humani corpis fabrica libri septem del medico fiammingo Andrea Vesalio, pubblicata nel 1543, fino alla seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento con le innovazioni meccaniche che permisero un aumento dei flap books e una qualità ancora più raffinata dei prodotti. – Ludovica Montalti

071-103 Gimeno Blay (Francisco M.), Librorum fragmenta. Incunables i manuscrits reutilitzats en la Biblioteca HistòricaIncunables y manuscritos reutilizados en la Biblioteca Històrica, [València, Biblioteca Històrica de l’Universitat de València], 2023, pp. 240, ISBN 9788491336389, € 25. Tra il dicembre 2023 e l’aprile scorso si è tenuta nella sala Duc de Calàbria dell’Universitat de València una mostra di eccezionale valore, dedicata ai frammenti di mss. e incunaboli recuperati tra i fondi antichi della suddetta università: il catalogo di cui si parla, realizzato con una altissima qualità delle fotografie utilizzate e una illuminante creatività grafica (le lettere del titolo ritagliate presenti alla copertina in cartone violaceo sono però assai fragili!) ne costituisce una preziosa testimonianza. La ricerca prende il via da una densa Presentació dell’a.-curatore, che illustra la “filosofia” della mostra, che illumina come la vita dei libri in biblioteca non sia uniforme, e come diversi oggetti librari – per noi oggi preziosi – abbiano subito l’abbandono e l’insignificanza, fino a divenire semplice materiale di scarto riutilizzato soprattutto per rinforzi e legature di altri libri: solo un’azione cosciente e filologica ne permette oggi un saggio recupero, che non coincide necessariamente col loro distacco, ma con lo studio e la conservazione attenta. Resta aperta invece la questione di come studiare e mostrare tale materiale: si potrebbe infatti valorizzare le modalità di riutilizzo, oppure i libri che sono andati a proteggere, oppure l’origine di tali frammenti: questa è la strada qui scelta. La trentina di casi esaminati si suddividono quindi secondo le tipologie di testi cui appartengono i frammenti: Bibbie, commenti biblici, agiografia, liturgia, diritto e testi letterari. Fa eccezione la prima sezione dedicata a due casule (la ricca veste colorata indossata dal sacerdote durante la messa) a rinforzo della cui zona centrale ricamata sono stati recuperati diversi fogli della versione catalana di Brunetto Latini. Fra i molti casi interessanti (mancano recuperi miniati preziosi) si noteranno però il n° 6, un frammento biblico latino probabilmente in una tarda carolina del X sec. (non un’umanistica del XV come è scritto), il n° 11 legato con un foglio in beneventana con frammenti patristici e il n° 16 con un foglio di stampa in rosso e nero non tagliato che avrebbe dovute entrare a far parte di un libro d’ore cinquecentesco. Alla fine di questa sezione un indispensabile indice che permette di ripercorrere velocemente il materiale mostrato (pp. 154-9). Seguono alcune appendici con la riedizione del saggio del curatore “Trocios librorum parvi valoris” para reciclar del 2022, dotato di una bella bibliografia finale (pp. 162-222) e l’utile saggio Rescatats de l’oblit delle restauratrici Susana González Martínez e Mónica Pintado Antúnez (pp. 224-39) con interessanti descrizioni e immagini dei modi del riutilizzo dei frammenti per rinforzare le legature di altri voll. I testi pubblicati sono redatti in catalano con una utile versione castillana a fronte. – Ed.B.

071-104 Gionta (Daniela), Il Progetto Carlo Dionisotti, in Carlo Dionisotti e la filologia, a cura di M. Berisso – S. Brambilla – C. Corfiati –A. Decaria – D. Gionta – A. Mazzucchi – C. Vela, pp. 511-3. Si presenta il Progetto Carlo Dionisotti, avviato dal Centro Internazionale di Studi Umanistici (CISU) dell’Università degli Studi di Messina e collegato a una rete nazionale e internazionale di studiosi. – S.C.

071-105 Giorgione (Claudio), Libri antichi in un’esposizione permanente, tra valorizzazione e conservazione. Il caso delle Gallerie Leonardo, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 291-9. Þ rec. «AB» 071-A

071-106 Giroud (Vincent), Retour sur Printing and the Mind of Man, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 139-53. Þ rec. «AB» 071-A

071-107 Gonzalo Sánchez–Molero (José Luis), Una propuesta de internacionalización para los programas de Doctorado en Biblioteconomía y Ciencias de la Documentación entre España e Italia, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 79-85. Viene qui delineata la situazione attuale del percorso degli studi di dottorato in Biblioteconomia e scienze dell'informazione in Spagna e vengono infine proposte modalità di collaborazione tra i due paesi nel campo della ricerca di dottorato. – Massimiliano Mandorlo

071-108 Granata (Giovanna), Studi mediterranei e politiche di internazionalizzazione tra Spagna e Sardegna. Le scienze del libro e del documento all’Università di Cagliari, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 113-9. Vengono qui ricostruite le ricerche di ambito sardo-ispanico in Sardegna e illustrato il caso dell’Ateneo di Cagliari, le sue relazioni con le università spagnole e la rilevanza acquisita dalle scienze bibliografico-biblioteconomiche anche attraverso l’istituzione di un nuovo dottorato in “Fonti scritte della civiltà mediterranea”. – Massimiliano Mandorlo

071-109 Granata (Giovanni), La ricerca della Congregazione dell’Indice (RICI). Note per un bilancio, «Paratesto», 20, 2023, pp. 11-23. Con la promulgazione dell’Indice clementino del 1596 la Congregazione dell’Indice censì l’intero patrimonio librario conservato presso i conventi e i monasteri della penisola, in quella che diventò, oltre che una pratica censoria, un’operazione bibliografica mai sperimentata. Il materiale, confluito nel 1917 nella Biblioteca Apostolica Vaticana, è al centro della Ricerca sull’Inchiesta della Congregazione dell’Indice (RICI), che valorizza l’importanza della documentazione, rendendola disponibile. Il contributo ricostruisce la nascita e lo sviluppo del progetto, ricordando anche la centralità della banca dati responsabile dell’organizzazione e indicizzazione informatica dei contenuti, ovvero Le biblioteche degli Ordini regolari in Italia alla fine del secolo XVI. – Ludovica Montalti

071-110 Gregorio (Maria), Musei letterari e musei del libro. Intrecci e alleanze, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 279-90. Þ rec. «AB» 071-A

071-111 Grzesiak (Martina) – Ilenia Maschietto, Il progetto “Dante 1491” alla Fondazione Giorgio Cini. Un censimento illustrato degli esemplari superstiti, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lessa da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 45-60. Le due autrici illustrano un progetto internazionale mirato al censimento e alla descrizione delle copie superstiti dell’edizione veneziana della Commedia del 1491 dovuta alle cure di Bernardino Benali e Matteo Capcasa; si riportano i primi risultati del lavoro con interessanti rilievi sulla distribuzione degli esemplari nelle loro sedi di conservazione e sui loro primi possessori. – M.G.

071-112 Guerri (Giordano Bruno), Giuseppe Bottai e la “politica delle arti”, in Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi – D. Ferrari, pp. 201-8. Sintetica analisi della politica culturale e artistica condotta da Giuseppe Bottai a partire dalla sua elezione a ministro dell’Istruzione fino al 1942; politica non priva di forti contestazioni, soprattutto da parte delle frange più conservatrici del fascismo. Dal punto di vista editoriale, il saggio cita la fondazione di «Le Arti», rivista di archeologia e storia dell’arte, e si sofferma in particolare sulla breve e controversa esperienza di «Primato», la cui storia e i cui indirizzi si sono legati a doppio filo con le vicende belliche. – Pier Francesco Balestrini

071-113 Hauwaerts (Evelien), Haute Lecture by Colard Mansion. Organising a book exhibition at a fine arts museum, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 213-22. Þ rec. «AB» 071-A

071-114 Idea (L’) della biblioteca. La collezione di libri antichi di Umberto Eco alla Biblioteca Nazionale Braidense, a cura di James M. Bradburne – Riccardo Fedriga – Anna Maria Lorusso – Costantino Marmo – Valentina Pisanty – Bill Sherman, Milano, Scalpendi, 2022 Þ rec. Marco Menato, «Bibliothecae.it», 13/1 (2024), pp. 366-8

071-115 Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante, a cura di Benedetto Gugliotta, prefazione di Giordano Bruno Guerri, Ravenna, Longo Editore, 2023, pp. 111, ill. col., ISBN 9788893501187, € 15. Catalogo della mostra tenutasi presso la Biblioteca Classense di Ravenna fra il 12 settembre 2020 e il 10 gennaio 2021. Il sesto centenario della morte del Poeta – inaugurato da un discorso pronunciato da Benedetto Croce il 14 settembre del 1920 – vide la fioritura di libri, manifesti, fotografie, dipinti, mss. e oggetti d’arte. La città ravennate, peraltro, già nel 1905 aveva acquisito la ricchissima raccolta bibliografica dantesca, offerta da Leo S. Olschki a un prezzo vantaggioso. Gli omaggi danteschi affluiti a Ravenna in quegli anni e le foto delle celebrazioni del Secentenario vanno a comporre questo vol., riccamente illustrato. Spicca, fra coloro che sentirono il dovere di omaggiare Dante, D’Annunzio, che inviò un messaggio al sindaco di Ravenna (è riprodotto a p. 61) e tre sacchi colmi di foglie d’alloro, decorati da Adolfo de Carolis, recanti il motto che dà titolo al vol. (riproduzione a p. 66), con allusione alla fiamma che ardeva anticamente nel tempio di Apollo a Delfi. Il catalogo, introdotto da due saggi (G.B. Guerri, La fonte ricoronata di Dante. Premessa, pp. 9-11; B. Gugliotta, La fiamma che non si è spenta. Riflessioni su Dante da un centenario all’altro, pp. 13-4), è articolato in varie sezioni, ognuna delle quali è introdotta dai seguenti saggi: B. Gugliotta, Le «feste dantesche» del 1908: la nascita di un rito, pp. 17-9; F. Amicucci, «Un monumento ideale di vivida cultura». La Raccolta Dantesca Olschki, pp. 31-35; B. Gugliotta, L’estasi della pineta. Dante, D’Annunzio e Ravenna, pp. 45-55; B. Gugliotta, I giorni del centenario e i sacchi di D’Annunzio e De Carolis, pp. 57-60; V. Raimondo, Adolfo de Carolis e l’Arte tessile popolare, pp. 77-8; A. Luparini, La marcia su Ravenna, p. 81; D. Poggiali, Ravenna celebra Dante: imprese d’arte e di restauro in città, pp. 85-91; C. Foschini, Solennissimi ricordi: le celebrazioni dantesche nei documenti dell’Archivio storico comunale di Ravenna, pp. 103-7; B. Gugliotta, L’omaggio a Dante di Federico Faruffini, p. 111. – L. Ma.

071-116 Incunaboli (Gli) e le cinquecentine degli Osservatori Astronomici dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (1478-1560), catalogo a cura di Laura AbramiGiovanna CaprioEmilia Olostro CirellaFrancesca PerroneDonatella Randazzo, Firenze, Olschki, 2024, pp. LX+324+32 di tavole, ill. b/n, ISBN 978-88-222-6873-0, € 58. Le edizioni antiche conservate nelle biblioteche degli Osservatori Astronomici dell'INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) testimoniano l’enorme impatto della stampa a caratteri mobili sul mondo della scienza. Il catalogo cumulativo, comprensivo di 227 edizioni nate tra il 1478 e il 1560, offre infatti una panoramica su poco meno di un intero secolo di studi astronomici europei. Le ampie schede sono precedute dalla bibliografia e sono seguite da un gruppo di oltre trenta tavole, utili per rimarcare il ruolo essenziale delle illustrazioni nei libri scientifici. Chiude il vol. una corposa sezione di indici organizzati per titoli, intestazioni, dedicatari, artisti, luoghi, editori e possessori. A oggi le biblioteche dell’INAF custodiscono una collezione di 19 incunaboli e oltre settemila libri antichi: un patrimonio aperto al pubblico ancora troppo poco conosciuto. – Lorenzo Consorti

071-117 Ingrand-Varenne (Estelle), Chiselled in Rock, Printed on Paper: Francesco Quaresmio and the Epigraphy of the Holy Land, «Mediterranean Historical Review», 38, 2023, pp. 273-90. L’a. chiarisce l’eccezionalità della rappresentazione figurativa di epigrafi latine nell’opera Terrae Sanctae Elucidatio di Francesco Quaresmio, e sottolinea sia la necessaria maestria del tipografo Balthasar Moretus per realizzarla sia la rivendicazione della preminenza dell’Ordine francescano in Terra Santa come motivo del Quaresmio. – Leo S. Groll

071-118 Innocenti (Piero), La Cronaca casanatense di Angela A. Cavarra: centocinquant’anni di gestione laica, «Culture del Testo e del Documento. Le discipline del libro nelle biblioteche e negli archivi», 72, 2023, pp. 43-70. Il saggio è un’estesa recensione dell’opera di Angela Adriana Cavarra intitolata Cronaca Casanatese: centocinquant’anni di gestione laica (presentazione di Lucia Marchi, Roma, Il sextante, 2023) dove viene raccontata la storia della Biblioteca Casanatense di Roma dal 1873 al 2023. Nel testo vengono messi in risalto due aspetti presenti nel vol.: il faticoso passaggio della biblioteca da una gestione confessionale, fino al 1783, a una gestione laica e la presenza di numerose bibliotecarie donne avvicendatesi, nel periodo “laico”, nel ruolo di direttrici della Biblioteca. – L.Mo.

071-119 inPressioni. Colloquia graphica et exlibristica, XIV, 27, autunno 2023. Nuovo numero del bollettino dell’Istituto Pavoniano Artigianelli di Milano che, come annunciato nell’introduzione, sarà il fascicolo conclusivo dopo 14 anni di attività. Come sempre l’attenzione è dedicata al tema degli ex libris, in particolare quelli di Carla Fusi (1961-; pp. 4-9), Luciano Ragozzino (pp. 10-5), Danila Denti (1953-; pp. 16-21), Giovanni Daprà (1953-; pp. 22-6) e Susanne Theumer (1975-; pp. 27-31). – P.S.

071-120 Invernizzi (Simone), Dante a Milano nel Quattrocento: l’edizione nidobeatina della ‘Commedia’ (1478), in Dante, com’era nel 1472 (e come si lessa da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 111-8. Il saggio analizza – nel suo insieme – l’edizione milanese della Commedia del 1478 corredata dal commento dell’umanista piemontese Martino Paolo Nibia; l’a. ripercorre la storia editoriale dell’opera, i profili testuali del commento e la lunga fortuna di questo monumento dell’antica esegesi dantesca. – M.G.

071-121 Istituto (L’) Lombardo ricorda Maurizio Vitale, a cura di Enrico Isacco Rambaldi Feldmann, Milano, Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, 2023, pp. 66, ISBN 978-88-98634-29-3, s.i.p. La figura del grande storico della lingua italiana (1922-2021) viene rievocata da undici suoi sodali dell’Istituto Lombardo, alcuni allievi, altri colleghi, altri amici. Ne nasce un ritratto sfaccettato (la sua biografia ha tratti romanzeschi), che illumina una personalità umanamente ricca e generosa, uno studioso attento e prolifico, un maestro attento. In fine un indice dei nomi. – Ed.B.

071-122 Jori (Giacomo), Marginalia dionisottiani nella “Vita di Carlo Botta” (1867), in Carlo Dionisotti e la filologia, a cura di M. Berisso – S. Brambilla – C. Corfiati –A. Decaria – D. Gionta – A. Mazzucchi – C. Vela, pp. 383-400. Una «parte consistente» della biblioteca di Dionisotti è stata donata dalle figlie alla Biblioteca universitaria dell’Università della Svizzera italiana a Lugano. L’a. mostra un esempio dell’utilità dello studio dei marginalia dei libri dello studioso. – S.C.

071-123 Kammerer (Elsa), Une édition inconnue du Miroir de l’ame pecheresse de Marguerite chez Claude Nourry: les Epistres amoureuses de la « nymphe des fayées » [carême 1533], in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 269-304. Þ rec. «AB» 071-F

071-124 Kemp (William), Le transfert du matériel d’Étienne Gueynard à la maison Nourry, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 147-72. Þ rec. «AB» 071-F

071-125 Kempf (Klaus), Mostra virtuale. Un ritorno al passato, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. XVII-LI. Þ rec. «AB» 071-A

071-126 Krumenacker (Jean-Benoît), L’insertion de Claude Nourry à Lyon et dans le milieu des imprimeurs, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 57-78. Þ rec. «AB» 071-F

071-127 Lalli (Laura), La collezione dantesca a stampa di Giacomo Francesco De Rossi, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lessa da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 61-70. Il saggio descrive i volumi di interesse dantesco provenienti dalla biblioteca del collezionista romano Giacomo Francesco De Rossi (1796-1854) e ora conservati presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, con particolare attenzione alle edizioni quattro-cinquecentesche ma con affondi anche su stampe recenziori. – M.G.

071-128 Lana (Maurizio), L’Intelligenza Artificiale ed il problema dell’agency dal punto di vista bibliografico, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 47-60. L’a. riflette in particolare sulla produzione di contenuti testuali da parte dei sistemi di intelligenza artificiale, sui risvolti etici e sui rischi connessi, analizzando il problema dell’intenzionalità (agency) da un punto di vista bibliografico. – Massimiliano Mandorlo

071-129 Lattanzi (Eleonora) – Michela Tardella, Gli archivi e il “Lessico”: spigolature dalle carte di Tullio Gregory conservate presso l’ILIESI, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 207-33. Grazie al ritrovamento delle carte di Tullio Gregory risalenti agli anni ’40-’80 presso la sede dell’ILIESI a Villa Mirafiori a Roma, le a. ricostruiscono la biografia dello studioso, con particolare attenzione agli anni 1946-1962, e si soffermano sulla sua partecipazione all’ADESSPI, sul ruolo rivestito nell’allargamento del CNR alle aree umanistiche e sul progetto del LIE, nato dal sodalizio con Tullio De Mauro. – Sara Brasca

071-130 Leonetti (Arianna), Stampato a Gerusalemme. Storia della tipografia francescana di Terra Santa tra Otto e Novcento, Milano, Terra Santa Edizioni, 2023 Þ rec. Giacomo Mengarelli, «Gentes», X/10, dic. 2023, pp. 179-81.

071-131 Leonetti (Arianna), Stampato a Gerusalemme. Storia della tipografia francescana di Terra Santa tra Otto e Novecento, Milano, Terra Santa Edizioni, 2023 Þ rec. Pierfilippo Saviotti, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 349-52

071-132 Leopaldi (Salvatore), Vieusseux e i gabinetti di lettura italiani: promozione, progetti e consulenze (1822-1842), «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 60-125. Il contributo delinea i rapporti che Vieusseux, tra 1822 e 1842, intrattenne con gabinetti di lettura e biblioteche circolanti di varie località italiane: dal Granducato di Toscana allo Stato Pontificio, dal Lombardo-Veneto, al Regno delle Due Sicilie, dal Ducato di Lucca al Regno di Sardegna e al Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla. La mappa degli istituti considerati evidenzia l’ampia diffusione del fenomeno e, allo stesso tempo, la sua natura effimera. – L.R.

071-133 López-Vidriero (María Luisa), La luz fuera de la sobra: proyectar exposiciones, abrir vías, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 3-9. Þ rec. «AB» 071-A

071-134 Losacco (Margherita), Mobilità dei libri e storia dei testi: la prospettiva dell’antichista, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 151-60. Il contributo offre una particolare chiave di lettura – quella, appunto, dell’antichista – della storia del libro e, più nel dettaglio, della circolazione libraria. – P.S.

071-135 Machado (Samir Machado de), Il crimine del buon nazista, trad. it. di Vincenzo Barca, Palermo, Sellerio, 2024, pp. 188, ISBN 978-88-389-4683-7, 14. I roghi dei libri voluti dai nazisti in una spumeggiante salsa tra repressione hitleriana e citazionismo: una sorta di divertente Assassinio sul dirigibile express con agnizione finale. Ed.B. 

071-136 Magionami (Leonardo), Biblioteche e libri nello stato di Michoacán (Messico): istituzioni e personalità promotrici di raccolte librarie nel “Nuovo Mondo”, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 117-30. Il contributo esamina l’importanza della raccolta libraria della Biblioteca Pública Universitaria della Universidad Michoacana de San Nicolás de Hidalgo di Morelia, in Messico, che, tra le altre cose, testimonia la cultura libraria alla base dell’attività coloniale della diplomazia europea nel “Nuovo Mondo” tra XVII e XIX secolo. – P.S.

071-137 Manali (Sara), L’archivio privato: strumento di gestione e dispositivo di autorappresentazione. Alcune riflessioni dalle carte Tasca d’Almerita, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 126-45. Esaminando la rimodellazione e l’organizzazione, compiuta da Giuseppe Mastrogiovanni Tasca (1912-1998), degli archivi dell’aristocratica famiglia siciliana dedita alla produzione vitivinicola Tasca d’Almerita, l’a. si sofferma sul ruolo degli archivi privati e su come possano essere utilizzati con finalità mitopoietiche e di costruzione identitaria, familiare e imprenditoriale. – L.R.

071-138 Manfron (Anna), Una grande biblioteca e le sue mostre bibliografiche, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 165-210. Þ rec. «AB» 071-A

071-139 Manoli (Federica), Il libro e le esposizioni temporanee: un protagonista di molteplici e straordinarie narrazioni, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 301-7. Þ rec. «AB» 071-A

071-140 Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di Francesco Donadi – Stefano Pagliaroli – Andrea Tessier, Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, 2015 (Graeca Tergestina. Studi e testi di Filologia greca, 4), pp. 293, ill. b/n, ISBN 978-88-8303-712-2 (cartaceo) – 978-88-8303-713-9 (online), € 24. Questa miscellanea (liberamente consultabile anche online) è «dedicata […] al ‘metodo’ filologico che sottende le principes» (p. 8) aldine, col desiderio di svelare il lavoro testuale e la circolazione di testimoni sottesi a queste iniziative editoriali, nonché l’importantissimo ruolo di Aldo Manuzio il Vecchio. Tra gli argomenti trattati, inoltre, si segnalano anche interventi sulla storia dei caratteri greci non solo aldini. Il contenuto del vol. è il seguente: Presentazione, pp. 7-8; Francesco Donadi, Ancora sull’Aldina dell’ Encomio di Elena, pp. 9-40; Luigi Ferreri, Le prime due edizioni a stampa del De liberis educandis dello Pseudo-Plutarco, pp. 41-96; Stefano Pagliaroli, L’ultimo carattere greco di Aldo Manuzio, pp. 97-141; David Speranzi, Prima di Aldo. Demetrio Damilas disegnatore di caratteri, pp. 143-61; Andrea Tessier, La fraintesa enunciazione di un metodo filologico: la praefatio al Sofocle (1502) e i suoi problemi, pp. 163-96; Id., Un metodo filologico in atto? L’Euripide del 1503, le Baccanti e la (apparente) riscoperta della responsione strofica, pp. 197-218; Aldolfo Tura, Riflessioni sullo spirito editoriale di Aldo Manuzio, pp. 219-26; Valeria Turra, Alla ricerca della responsione perduta? Il caso delle Troiane aldine, pp. 227-82; indice delle filigrane, p. 284; indice delle tavole, p. 285; indice dei mss. e degli stampati, pp. 286-9; indice degli autori e personaggi antichi, medioevali e umanistici, pp. 290-3. Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – S.C.

071-141 Marche (Le) tipografiche italiane nella Biblioteca Apostolica Vaticana: 1480-1515, a cura di Mara Mincione, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2021 Þ Flavia Bruni, «Paratesto», 20, 2023, pp. 155-8

071-142 Martínez–Cardama (Sara), Inteligencia Artificial vs. noticias falsas: las bibliotecas como agente activo frente a la desinformación, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 61-75. Il contributo analizza l’intersezione dinamica tra intelligenza artificiale e disinformazione, focalizzandosi sul ruolo attivo delle biblioteche in tale contesto e presentando una rassegna della principale bibliografia sul tema. – Massimiliano Mandorlo

071-143 Masella (Luigi), Un progetto neogiacobino, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 91-115. Þ rec. «AB» 071-C

071-144 Massa (Paola), Benevento: un particolarismo archivistico, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 27-55. L’a. ripercorre le vicende degli archivi beneventani, sopravvissuti a calamità naturali, complesse vicende politiche e sociali e bombardamenti. Alla loro parziale salvezza contribuì la riorganizzazione diretta dall’ arcivescovo Vincenzo Maria Orsini dopo il terremoto del 1688, di cui si individuano i principi ordinatori e ispiratori. – Sara Brasca

071-145 Mattei (Sebastian), Aggiungere nuove tessere al mosaico della memoria: note preliminari sulle recenti integrazioni all’Archivio di Giovanni Berlinguer, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 235-58. L’a. offre una sintesi della carriera politica e accademica di Berlinguer per poi presentare i risultati del riordino del suo archivio personale presso la Fondazione Gramsci di Roma (2019-2021). Conclude segnalando le recenti integrazioni dell’archivio fotografico (2022) e di altri documenti di natura ibrida rimasti nell’abitazione romana (2023), che richiederanno un ripensamento metodologico. – Sara Brasca

071-146 Mazzoni (Luca), Edizioni dantesche del Sei-Settecento, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lessa da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 141-61. Il saggio ripercorre la fortuna delle edizioni delle opere dantesche tra XVII e XVIII secolo; se il Seicento si mostra notoriamente poco attento alla lettura di Dante, molto più produttiva si mostra l’attività editoriale nel secolo successivo della quale vengono descritti attentamente i principali prodotti. – M.G.

071-147 Melani (Igor), Arte della stampa e oggetto libro: ruolo, funzioni, significati dell’industria libraria nel Rinascimento italiano all’Esposizione Universale di Roma (E42), in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 69-104. Þ rec. «AB» 071-A

071-148 Menato (Marco), Dante Ottocento, nella Studienbibliothek di Gorizia, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lessa da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 71-89. Il contributo prende in esame la fisionomia del fondo dantesco costituitosi sotto il dominio asburgico nella Studienbibliothek di Gorizia (ora Biblioteca statale isontina); l’esame è condotto in larga parte sulle schede mobili del catalogo antico di cui viene riportato anche un ricco corredo fotografico. – M.G.

071-149 Menini (Romain)Raphaël Cappellen, Pantagruel, du grand au petit Prince, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 383-428. Þ rec. «AB» 071-F

071-150 Merisalo (Outi), La cultura libraria intorno a Clas Ekebald il Giovane, envoyé di Svezia presso la corte di Francia (1742-1744), «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 105-15. La famiglia svedese degli Ekeblad ha avuto, in particolare tra XVII e XIX secolo, esponenti di una certa rilevanza in ambito politico e diplomatico. In particolare Clas Ekeblad il Giovane (1708-1771), ambasciatore di Svezia presso la corte di Francia che negli anni ha allestito una prestigiosa collezione libraria incrementata successivamente dal figlio Clas Julius. L’articolo esamina la raccolta libraria della famiglia Ekeblad in particolare grazie all’analisi di un inventario della biblioteca di Stola (residenza della famiglia) compilato nel 1796 e il catalogo dell’asta di Skara del 1811 durante la quale la collezione venne definitivamente dispersa. – P.S.

071-151 Meschini (Federico), Editoriale. Biblioteche e Intelligenza artificiale: stiamo vivendo in tempi interessanti, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 1-10. Una riflessione sui cambiamenti apportati e prospettati dalla diffusione generalista dell’intelligenza artificiale generativa, con particolare riferimento alle istituzioni della memoria. – L.R.

071-152 Meschini (Federico), Libri tra le vignette: la rappresentazione della biblioteca nel fumetto non mimetico, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 169-94. Negli universi DC Comics e Marvel Comics la biblioteca compare variamente declinata entro due estremi: essa può rappresentare da un lato l’ordinarietà interagente con la straordinarietà della storia, dall’altro l’alterità in cui gli stereotipi sono rovesciati. Vi si inseriscono i personaggi – principali o secondari, buoni o cattivi – e il libro-fumetto può persino diventare occasione metaletteraria. – Monica Cammaroto

071-153 Molino (Paola) – Chiara Petrolini, Una biblioteca trans-imperiale: reti diplomatiche e libri orientali a Vienna prima e dopo la Langer Türkenkrieg, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 79-104. Nonostante un certo ritardo nel varare uno strutturato programma di studi orientali e, di conseguenza, di instaurare relazioni diplomatiche con i Paesi a maggioranza islamica, la città di Vienna divenne, tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo, centro di scambi culturali tra Sacro Romano Impero e Impero Ottomano. Al centro, l’attività e il ruolo svolto in tal senso dalla Biblioteca Imperiale viennese e lo scambio di libri, idee e conoscenze tra diverse personalità a vario titolo legate alla biblioteca. In questo articolo si parla in maniera approfondita in particolare di Ogier Ghiselin de Busbecq, diplomatico ed erudito che portò a Vienna da Costantinopoli una prestigiosa collezione di mss., il bibliotecario Hugo Blotius, a. dell’inventario della raccolta di Turcica, e Sebastian Tengnagel, erede di Blotius e uno dei maggiori orientalisti della Repubblica delle Lettere. – P.S.

071-154 Monok (István), Les objectifs permanents et les objectifs variables des expositions Bibliotheca Corvina, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 267-76. Þ rec. «AB» 071-A

071-155 Monopoli (Davide) – Casolari (Silvia), La fin des livres: il futuro del libro in un racconto del passato, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 93-109. Dal genere dell’Utopia scientifica il romanzo di Octave Uzanne (1895) – illustrato da Albert Robida – preleva l’entusiasmo per le innovazioni scientifiche, alla luce delle quali ipotizza le sorti future del libro, delle biblioteche e delle modalità di fruizione e diffusione della parola scritta. Su esempio del fonografo di Edison immagina il libro del futuro, che somiglia all’odierno audiolibro. – Monica Cammaroto

071-156 Montègre (Gilles), Voyager en Europe au temps des Lumières. Les émotions de la liberté, Paris, Tallandier, 2024 Þ rec. Fiammetta Sabba, «Bibliothecae.it», 13/1 (2024), pp. 347-8

071-157 Monti (Vincenzo), Sermone sulla mitologia, edizione critica a cura di Giovanni BiancardiAlberto Cadioli, con un saggio di Arnaldo Bruni, Milano, Il muro di Tessa, 2023 (Biblioteca tipografica, 4), pp. CXXXI+31, ill., ISBN 978-88-94785-50-0, s.i.p. Fino al 1996, ovvero la data in cui venne realizzato da parte di Erica Schweizer il testo critico basato sulla edizione del 1826 della Società Tipografica dei Classici Italiani, l’operetta del Monti aveva ricevuto scarsa attenzione da parte degli studiosi, ma il rinvenimento di esemplari della prima stampa genovese, data per perduta, e di nuova documentazione hanno permesso di predisporre una più completa edizione critica. – M.C.

071-158 Montinaro (Gianluca), Riscrivere la storia. Francesco Maria II della Rovere, Giovanni Battista Leoni e le biografie dei duchi d’Urbino (1605), Firenze, Olschki, 2023 Þ rec. Elisa Tosi Brandi, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 336-9

071-159 Montorsi (Francesco), La circulation de bois gravés entre Claude Nourry et Olivier Arnoullet (avec des observations sur la tradition du Calendrier des Bergers), in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 81-112. Þ rec. «AB» 071-F

071-160 Morriello (Rossana), Dalla pirateria dei libri all’editoria predatoria. Un percorso tra storia della stampa ed etica della comunicazione scientifica, Milano, Ledizioni, 2022 Þ Maurizio Lana, «Paratesto», 20, 2023, pp. 170-4

071-161 Morriello (Rossana), Dalla pirateria dei libri all’editoria predatoria. Un percorso tra storia della stampa ed etica della comunicazione scientifica, Milano, Ledizioni, 2022 Þ rec. Andrea Capaccioni, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 374-8

071-162 Morriello (Rossana), Il paratesto digitale dai formati di transizione ai metadati, «Paratesto», 20, 2023, pp. 103-15. Il contributo riconosce al concetto di paratesto la possibilità di adattarsi alle pubblicazioni digitali, attribuendo ai metadati la funzione di «nuovo paratesto» (p. 115). – Ludovica Montalti

071-163 Morriello (Rossana), Intelligenza Artificiale nelle biblioteche. Stato dell’arte ed esperienze di applicazione, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 33-46. L’a. esplora alcune esperienze di utilizzo dell’intelligenza artificiale in biblioteca, soffermandosi su alcuni possibili campi applicativi (sistemi di indicizzazione automatica, reference, libro antico, sistemi di raccomandazioni di lettura). – Massimiliano Mandorlo

071-164 Morriello (Rossana), Libri, biblioteche e immaginario tecnologico: dagli automi all’intelligenza artificiale, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 17-41. In alcuni esempi letterari degli ultimi tre secoli – da Frankenstein a Macchine come me e persone come voi, passando per Nievo, Dick, Forster, Zamjatin, Čapek, Levi – si coglie il ruolo della biblioteca, del libro e della conoscenza sullo sfondo dell’evoluzione della fantascienza cibernetica fino all’intelligenza artificiale. Le biblioteche sono presenti in queste opere come eterotopie, spazi fuori dal tempo in cui la cultura di ogni epoca, forma, genere e provenienza può essere conservata. – Monica Cammaroto

071-165 Mortellaro (Isidoro Davide), Cronache editoriali degli anni 1976-1983, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 237-85. Þ rec. «AB» 071-C

071-166 Mounier (Pascale), La première impression de l’Espitre de Cleriende de Macé de Villebresme, in Du Calendrier des bergers au Pantagruel, édité par H. Blom – M. Clément – F. Montorsi, pp. 361-80. Þ rec. «AB» 071-F

071-167 Nemore (Francesca), Cercando il bandolo della matassa. Teorie, usi e prassi degli strumenti di ricerca archivistici, Roma, Bulzoni, 2023 Þ rec. Lorenzo Sergi, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 369-73

071-168 Oltremondo inciso. Ebba Holm e la Divina Commedia, Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense, 2021, pp. 63, ill. col., senza ISBN, s.i.p. Catalogo della mostra tenutasi presso la Biblioteca Classense di Ravenna fra il 12 giugno e il 31 luglio 2021. Ebba Holm (1889-1967), artista danese, visse a lungo in Italia, e nel 1929 pubblicò la sua opera forse più importante: 108 incisioni su linoleum per l’edizione danese della Commedia pubblicata nello stesso anno. Il catalogo, piccolo ma elegante, è aperto da alcuni contributi: Paesaggi urbani, sociali, danteschi, di M. Tarantino, direttore della Classense (p. 3); La vita e le opere, di S. Roncaglia (pp. 4-5); Illustrazioni divine. Ebba Holm per Dante, di D. Poggiali (pp. 6-9); Dante a Berlino nel bianco e nero di Ebba Holm e Kuals Wrage, di S. Massa (pp. 10-1). Segue la riproduzione di tutte le incisioni dantesche dell’artista. – L. Ma.

071-169 Oneta (Federico), I fondi di fantascienza in Italia tra istituzioni pubbliche, private e collezionisti, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 195-210. Repertorio dettagliato di istituzioni pubbliche e private in Italia che conservano fondi di fantascienza. Ogni scheda presenta la denominazione e i dati di riferimento per la consultazione del fondo, cenni di storia bibliografica e archivistica, descrizione del contenuto e segnalazioni bibliografiche di corredo. – Monica Cammaroto

071-170 Ordine dei Frati Minori Cappuccini, I, a cura di Carmela Compare – Francesca Nepori – Roberto Rusconi, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2022 («Libri e biblioteche degli Ordini religiosi in Italia alla fine del secolo», XVI, 8 = «Studi e Testi», 555) Þ Enrico Pio Ardolino, «Paratesto», 20, 2023, pp. 161-4

071-171 Pagliaroli (Stefano), L’ultimo carattere greco di Aldo Manuzio, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 97-141. L’a. propone ulteriori sviluppi della propria ricerca sull’ultimo carattere greco di Aldo Manuzio – tradizionalmente identificato con quello usato per stampare il Sofocle dell’agosto 1502 –, valorizzando documenti poco citati e generalmente non tradotti. – S.C.

071-172 Palazzolo (Maria Iolanda), Libri proibiti nella Biblioteca Circolante di Giovan Pietro Vieusseux: alcuni spunti di ricerca, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 109-27. Partendo dal Catalogo delle opere proibite 1850 in poi conservato nell’Archivio del Gabinetto Vieusseux di Firenze, l’a. indaga i rapporti di Giovan Pietro ed Eugenio Vieusseux con la censura granducale, con particolare riferimento all’offerta della Biblioteca Circolante. – Sara Brasca

071-173 Panini (Lucia), 25 anni di editoria facsimilare, dal retino stocastico al digitale, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 309-24. Þ rec. «AB» 071-A

071-174 Paolini (Adriana), “I libri degli eretici non sono eretici”. Una lettura codicologica, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 225-44. Si analizzano, anche grazie alle digitalizzazioni disponibili in rete, le caratteristiche paleografiche e codicologiche dei mss. studiati nei saggi raccolti nel vol. Eretiche ed eretici medievali. La “disobbedienza” religiosa nei secoli XII-XV, a cura di Marina Benedetti, Roma, Carocci, 2023. – L.R.

071-175 Pappalardo (Ferdinando), Arcangelo Leone de Castris e la sua scuola, in De Donato editore, a cura di F. Giasi, pp. 125-35. Þ rec. «AB» 071-C

071-176 Parrilli (Manuela), La gestione dei fondi personali. Note a margine del seminario di studi “Libri, progetti e nuovi orizzonti. Conversazioni sulle biblioteche e i fondi di persona” (Università degli Studi di Salerno – 12 aprile 2024), «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 276-84. Cronaca ragionata del seminario Libri, progetti e nuovi orizzonti. Conversazioni sulle biblioteche e i fondi di persona, svoltosi il 12 aprile 2024 presso la Biblioteca Centrale di Ateneo E. Caianiello dell’Università degli Studi di Salerno. – L.R.

071-177 Pastena (Carlo), Storia della scrittura, Caltanissetta, Lussografica, 2024, pp. 508, ill. b/n, ISBN 979-88-8243-596-7, € 32. A 15 anni dal primo lavoro sul tema (Introduzione alla storia della scrittura, Palermo, Regione Sicilia, Assessorato dei beni culturali, ambientali e della P.I., 2009, da considerare con Storia dei materiali scrittori. Dalle origini della scrittura alla nascita e diffusione della carta, Acireale-Roma, Bonanno, 2009) –, l’a. offre ora questa monumentale storia della scrittura, con numerose aggiunte e una nuova veste. L’opera non manca certo di erudizione e il lettore vi troverà una mole veramente vasta di notizie intorno a scritture, alfabeti e culture dalla più remota antichità fino ai giorni nostri. Chi però cercasse nel vol. una vera storia della cultura scritta – sulla scorta del magistero di Armando Petrucci, per intendersi – resterebbe, invece, probabilmente deluso. Il saggio, infatti, non ha carattere manualistico, né può essere definito una sintesi storica che accompagni il lettore in un percorso organico. Si potrebbe piuttosto definire come un prontuario di consultazione – cui mancano, però, gli apparati indicali che sarebbero stati fondamentali – da “navigare” più che da percorrere dall’inizio alla fine. In tal senso, la struttura dell’opera in 35 capitoli, ben evidente fin dall’indice posto in apertura, agevola efficacemente la “caccia” del lettore. Molto utili le appendici, che includono, oltre all’indice delle immagini, una Timeline della storia della scrittura e dei supporti scrittori, un Glossario, un elenco delle opere citate e una vasta Bibliografia generale di riferimento. – L.R.

071-178 Patto per la lettura in Valle Camonica, Ceto, Il Leggio, 2023, ISBN 978-88-9925-615-9, € 6. Nell’ambito del progetto Custodi della Lettura, che raccoglie ed esamina dati relativi all’impatto della lettura sulla vita delle persone, all’acquisto di libri e alla frequentazione delle biblioteche della Valle Camonica, è stato sviluppato il Patto per la lettura in Valle Camonica. In esso la lettura è definita come pratica aperta e democratica, fattore che coopera alla costituzione di reti e di comunità. – F.F.

071-179 Pennacchi (Libera Marta), Piero Vettori, il cardinal Farnese e i Caetani di Sermoneta: documenti per la storia del collezionismo librario e della tipografia nella Roma pontificia, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 57-88. L’a. evidenzia tre lettere di Piero Vettori ad Alessandro Farnese, conservate presso l’Archivio Caetani a Roma e trascritte in Appendice. Si sofferma su quella del 1577 contenente riferimenti all’edizione di Eschilo in uscita quell’anno e su quella del 1561 che si inserisce nelle vicende della stamperia romana di Paolo Manuzio e dialoga con il carteggio passivo di Vettori alla British Library. Infine, ipotizza il percorso che portò le lettere a Sermoneta, attraverso il collezionismo librario del casato e in particolare di Onorato VI Caetani. – Sara Brasca

071-180 Petrini (Meri), Le ragioni di una scelta: caso studio sul trattamento catalografico della raccolta Avvisi e Gazzette della Biblioteca Planettiana di Jesi, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 11-59. Il saggio presenta le tappe e le caratteristiche operative del lavoro di catalogazione del fondo Avvisi e Gazzette della Biblioteca comunale Planettiana di Jesi, iniziato nel 2023, grazie a fondi PNRR. – L.R.

071-181 Petrucciani (Alberto), Traversie documentarie e ritrovamenti fortunati: le cartelle cliniche di Dino Campana, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 153-78. L’a. ricorda lezioni, pubbliche letture e ricerche biografiche su Campana condotte nel dopoguerra e negli anni ’50 da Ungaretti all’Università di Roma. Negli anni ’80 fu Caroline Mezey a cercare documenti sui ricoveri psichiatrici di Campana, ma le cartelle cliniche non furono mai reperite. È qui trascritta la ritrovata cartella relativa al ricovero del 1906 a Imola, inviata dallo psichiatra Glauco Carloni a Giuseppe Ungaretti nel 1959 e oggi conservata presso l’Archivio centrale dello Stato. – Sara Brasca

071-182 Piranesi | Basilico. Vedute di Roma. Le incisioni della collezione Luigi Nocivelli e le fotografie di Gabriele Basilico, a cura di Filippo Maggia, Milano, Skira, 2024, pp. 96, ill. b/n e col., manca ISBN, € 29. «Entrambi architetti, Piranesi e Basilico hanno scelto di esprimere la propria creatività rappresentando il mondo attraverso due pratiche artistiche che si sono succedute proprio nell’intervallo temporale che separa l’uno dall’altro in una sorta di staffetta figurativa: il primo l’incisione, il secondo la fotografia» (p. 11). Ecco che il catalogo della mostra tenutasi presso la Fondazione Ugo Da Como a Lonato del Garda tra il 23 marzo e il 23 giugno 2024 propone un confronto tra la raccolta di acqueforti di Giovanni Battista Piranesi, realizzata a partire dal 1747 per i viaggiatori del Grand Tour, e l’omonimo reportage fotografico del 1989 di Gabriele Basilico. Un confronto tra forme artistiche, epoche, visioni del mondo a quasi duecentocinquant’anni di distanza, in cui «all’idea di magnificenza, al fervore e alla passione per le architetture romane celebrate nelle acqueforti da Piranesi, Basilico contrappone un lucido rispetto per il monumento in sé […] contestualizzando l’opera nel presente» (p. 10). Tavola dopo tavola, l’antico si trova in dialogo con il moderno, il piranesiano «entusiasmo per l’antichità e in particolare per le rovine romane» (p. 9) trova la sua controparte nella «sorta di aggiornamento temporale» (p. 10) che Basilico riesce a conferire ai luoghi senza tempo protagonisti della mostra. Chiudono il catalogo le schede con il profilo biografico dei due protagonisti, ciascuna completata da un ritratto. – Martina Guerinoni

071-183 Printing and Misprinting. A Companion to Mistakes and In-House Corrections in Renaissance Europe (1450-1650), edited by Geri Della Rocca de Candal – Anthony Grafton – Paolo Sachet, New York, Oxford University Press, 2023 Þ rec. Ester Camilla Peric, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 329-35

071-184 Pulsoni (Carlo), Il Dante di Pietro Bembo, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lesse da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 119-40. L’a. analizza, con marcato interesse filologico, l’edizione aldina del poema dantesco curata da Pietro Bembo (1502) mettendone a confronto il testo (e le sue varianti editoriali) con l’autografo dell’umanista veneziano (Vat. Lat. 3197) che prepara la stampa; nella seconda parte del saggio viene invece considerata la fortuna dell’edizione bembiana della Commedia, tra postillati e contraffazioni editoriali. – M.G.

071-185 Regorda (Patrizia), La matita spuntata: testimonianze di oppositori, esuli, confinati, in Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi – D. Ferrari, pp. 249-59. Con l’acuirsi dell’autoritarismo e della pressione del regime su arte e editoria, inizia la soppressione di testate giornalistiche scomode, perpetrata e aggravatasi ulteriormente in seguito alle leggi razziali del 1938. Per intellettuali, vignettisti, architetti e artisti apertamente critici nei confronti del regime diventa sempre più difficile rimanere in Italia. Dei molti costretti all’esilio o inviati nei lager, si citano i casi di Raffaello Giolli, Giuseppe Pagano (Pogatschnig), Ernesto Nathan Rogers, Corrado Cagli e della stessa Margherita Sarfatti. – Pier Francesco Balestrini 

071-186 Reimmaginare la Grande Galleria. Forme del sapere tra età moderna e culture digitali. Atti del convegno internazionale, Torino, 1-9 dicembre 2020, a cura di Erika Guadagnin – Franca Varallo – Maurizio Vivarelli, Torino, Accademia University Press, 2022 Þ rec. Monica Bocchetta, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 340-6

071-187 Rizzo (Luana), “Spiritus mundi” e “opus alchemicum” nel Lapis philosophorum di Cavazza: la fonte di Ficino, «Medioevo e Rinascimento», 37/n.s. 34, 2023, pp. 101-15. L’a. da un lato delinea il contesto sotteso al Discorso sopra il Lapis philosophorum dell’alchimista e filosofo galatinese Giovan Tommaso Cavazza (1540-1611), dall’altro individua la fonte del De vita libri tres di Marsilio Ficino, pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1489. – E.G.

071-188 Roncaglia (Gino), Due esempi di intelligenze artificiali bibliotecarie, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 111-31. Snow Crash (Stephenson, 1992) e The Virtual Librarian. A tale of alternative realities (Rockwell Sr. e Jr., 2007) esplorano il ruolo dell’intelligenza artificiale nel contesto specifico della biblioteca, come strumento di mediazione informativa di tipo enciclopedico, e quanto questi bibliotecari virtuali possano sviluppare una forma di autoconsapevolezza. – Monica Cammaroto

071-189 Ruffini (Graziano), Il collezionismo tra nascondimento e ostentazione, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 53-66. Þ rec. «AB» 071-A

071-190 Sabba (Fiammetta), Iniziative di rafforzamento dell’internazionalizzazione della didattica in un corso di laurea, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 87-97. Il contributo è dedicato al tema dell’ internazionalizzazione della didattica nei corsi di laurea e porta come caso di studio il Corso di laurea magistrale in Scienze del libro e del documento dell’ Università di Bologna, prendendo in considerazione criticità e possibili soluzioni nell’ottica più ampia di un rafforzamento della mission internazionale dell’Università. – Massimiliano Mandorlo

071-191 Salarelli (Alberto) – Cristóbal Urbano, I progetti di digitalizzazione dei fondi storici: temi a confronto, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 123-36. Il saggio, in italiano e spagnolo, introduce alcuni temi chiave relativi alla digitalizzazione dei fondi storici tra i quali l’interoperabilità dei metadati e l’utilizzo di metriche e dati per la valutazione e il miglioramento dei progetti digitali legati al patrimonio. – Massimiliano Mandorlo

071-192 Salvatori (Enrica), Darmok e Jalad a Tanagra. Oralità e scrittura nella biblioteca di Star Trek, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 133-45. In alcuni episodi della saga di Star Trek, la biblioteca LCARS (Library Computer Access and Retrieval System) è un’onnipresenza rassicurante nella sua moralità: ha il ruolo positivo di custode della memoria delle civiltà, sempre disponibile a essere interpellata (come oggi ChatGPT) per omaggiare le radici culturali dell’umanità. – Monica Cammaroto

071-193 Sardo (Lucia), Counter-Clock World e la biblioteca che non vorremmo, in Le biblioteche nella fantascienza, a cura di R. Morriello – G. Roncaglia – F. Meschini, pp. 81-92. Nel romanzo di Philip Dick il fenomeno della Fase di Hobart ha invertito la dimensione del tempo: tutto, anche la morte-vita delle persone, procede a ritroso e il futuro non esiste più. La Biblioteca, istituzione occulta e misteriosa al servizio del potere, è uno dei principali antagonisti e fa in modo che tutte le pubblicazioni, le testimonianze del passato e le invenzioni umane siano distrutte. – Monica Cammaroto

071-194 Scapecchi (Piero), Dante, Napoli, San Gennaro, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lesse da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 105-10. L’a. prende in esame le due rare edizioni quattrocentesche napoletane della Commedia (la prima del 1477, la seconda non datata ma assai verisimilmente successiva a questa) di cui si riportano interessanti note sulla loro storia editoriale. – M.G.

071-195 Seminario (Il) italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione: Roma, 4-5 novembre 2022, a cura di Andrea Capaccioni Paola Castellucci, Milano, Ledizioni, 2024, pp. 166, ill. col., ISBN 979-12-5600-114-9, € 28 (pdf in open access). Il vol. raccoglie la maggioranza dei contributi presentati a II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione tenutosi il 4-5 novembre 2022 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, con l’obiettivo comune di offrire una panoramica generale e comparativa nel campo della biblioteconomia e della scienza dell’informazione e del libro tra Spagna e Italia. Le varie relazioni, in spagnolo e italiano, sono organizzate all’interno di tre principali sezioni tematiche di interesse e spaziano dal tema della rilevanza dell’intelligenza artificiale per le biblioteche alla collaborazione tra Italia e Spagna nel campo delle scienze del libro e del documento, alla digitalizzazione dei fondi storici. Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – Massimiliano Mandorlo

071-196 Serra (Eugènia), Archivo de Revistas Catalanas Antiguas (ARCA): un caso paradigmático entre los proyectos de digitalización cooperativa en los que participa la Biblioteca de Catalunya, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 137-45. L’a. porta come esempio di digitalizzazione cooperativa il progetto Archivo de Revistas Catalanas Antiguas (ARCA), portale promosso dalla Biblioteca de Catalunya che fornisce libero accesso alla consultazione delle annate retrospettive di giornali e riviste storiche della Catalogna. – Massimiliano Mandorlo

071-197 Shuler (Irmgard), Manoscritti “in proiezione”: dalla fotografia alla mostra virtuale, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 235-45. Þ rec. «AB» 071-A

071-198 Signorello (Lucrezia), Disiecta membra. Frammenti di collezioni antiche nella Biblioteca centrale della Provincia Agostiniana d’Italia, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 165-79. Il contributo presenta i risultati del progetto di censimento e schedatura della collezione di incunaboli ora conservata presso la Biblioteca centrale della Provincia Agostiniana d’Italia a Viterbo e raccolta a partire dai primi anni Duemila grazie ai trasferimenti disposti dal Consiglio provinciale dell’ordine con l’obiettivo di salvare il patrimonio librario e garantirne una più efficace valorizzazione. – P.S.

071-199 Speranzi (David), Prima di Aldo. Demetrio Damilas disegnatore di caratteri, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 143-61. Si dimostra che la scrittura del cretese Demetrio Damilas è il modello dei caratteri tipografici degli Erotemata di Costantino Lascaris stampati a Milano nel 1476. Di questi caratteri Damilas stesso fu, tra l’altro, il disegnatore. – S.C.

071-200 Tenaglia (Camilla), Celestino Endrici. Un principe vescovo in Italia (1918-1940), Bologna, Il Mulino, 2023 (Fondazione Bruno Kessler. Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Quaderni, 108), pp. 268, ISBN 978-88-15-38663-2, € 26. Noneso (1866-1940), vescovo di Trento dal 1904 su nomina imperiale, fu protagonista di un saggio sviluppo del laicato cattolico italiano impegnato nel sociale (si pensi in primis alla figura di Alcide De Gasperi). Dopo essere stato allontanato dalla diocesi durante la IGM, fu interlocutore autorevole e serio del nuovo stato italiano. Il saggio ne delinea con intelligenza la figura, non dimenticando la sua cura per i fedeli germanofoni della diocesi, vessati dal Fascismo. In fine una ricca bibliografia e l’indice dei nomi. – Ed.B.  

071-201 Tessier (Andrea), La fraintesa enunciazione di un metodo filologico: la praefatio al Sofocle (1502) e i suoi problemi, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 163-96. Si propone una nuova interpretazione della prefazione aldina al Sofocle del 1502. – S.C.

071-202 Tessier (Andrea), Un metodo filologico in atto? L’Euripide del 1503, le Baccanti e la (apparente) riscoperta della responsione strofica, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 197-218. Si indaga la fonte delle Baccanti di Euripide nell’edizione aldina del 1503 ponendo grande attenzione alle peculiarità metrico-strutturali delle sezioni meliche. – S.C.

071-203 Toschi (Alessandra), Salute in biblioteca: l’adozione di norme igieniche tra fine Ottocento e inizio Novecento, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 129-51. L’a. conduce un’indagine sulla tutela della salute in biblioteca nei decenni a cavallo tra Otto e Novecento, periodo in cui si diffuse una vera e propria moda per l’igiene. Sono ricordati sperimentazioni, esposizioni, dibattiti e tecniche di disinfezione, con interventi da parte di scienziati e bibliotecari, che finirono per attenuarsi con la Grande Guerra. – Sara Brasca

071-204 Tripodi (Silvia), Una panoramica sull’Archivio di Goliarda Sapienza, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 203-24. Il contributo espone la storia e l’articolazione del recente ordinamento del fondo archivistico della scrittrice e partigiana di origini catanesi Goliarda Sapienza (1924-1996) – di cui ricorre il centenario della nascita – tuttora conservato presso la sua abitazione nel quartiere Parioli di Roma. – L.R.

071-205 Trombetta (Vincenzo), Dediche, avvisi ai lettori e «figure in rame» nelle edizioni napoletane di Domenico Antonio Parrino (1642-1716), «Paratesto», 20, 2023, pp. 60-74. L’attività editoriale del napoletano Domenico Antonio Parrino è ricostruita grazie ai paratesti allestiti per le sue edizioni più emblematiche. Attraverso dediche, lettere ai lettori, qui riportate in parte, e vignette figurate, chiarì il suo modus operandi in tipografia e dialogò con il pubblico dando indicazioni sulla fruizione dell’opera, dimostrando la sua «rara perspicacia editoriale» (p. 63). – Ludovica Montalti

071-206 Trombone (Antonella), Due lettere inedite di Franco Venturi a Maria Perotti nell’Archivio Adolfo Venturi: libri in prestito dalle biblioteche romane nel periodo di internamento, «Paratesto», 20, 2023, pp. 91-102. Le epistole che Franco Venturi scrisse a Maria Perotti sono qui pubblicate integralmente (pp. 101-2), permettendo di ricostruire come comunicarono (soprattutto relativamente a quesiti bibliografici) quando, tra il 1941 e il 1943, Venturi fu confinato ad Avigliano, in Basilicata. Qui, infatti, il Venturi riuscì a lavorare anche grazie all’aiuto di bibliotecari e all’accesso alla Biblioteca Provinciale di Potenza, dove i libri provenienti dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma gli venivano recapitati. – Ludovica Montalti

071-207 Trombone (Antonella), La libertà di studiare: libri dalla Biblioteca Nazionale di Roma per Franco Venturi negli anni di internamento (1941-1943), «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 179-206. Il contributo ricostruisce le letture di Franco Venturi durante gli anni di internamento in Basilicata (1941-1943). Venturi frequentò la vicina Biblioteca provinciale di Potenza, da cui chiese anche interprestiti dalla Nazionale centrale di Roma. Inoltre, grazie allo spoglio dei registri del prestito locale della Nazionale centrale, si individuano i libri richiesti a proprio nome da Maria Perotti Venturi, seconda moglie del nonno Adolfo, la quale li inviava per posta al “nipote” Franco. – Sara Brasca

071-208 Tura (Adolfo), Riflessioni sullo spirito editoriale di Aldo Manuzio, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 219-26. L’a. propone considerazioni sul progetto editoriale di Aldo Manuzio e sul suo approccio verso l’allestimento del testo da stampare. – S.C.

071-209 Turbanti (Simona), Tra semantizzazione del sapere e “fantasia” generativa: architetti e oracoli al lavoro, «Bibliothecae.it», 13/1, 2024, pp. 285-313. Il bel libro di Gino Roncaglia, L’architetto e l’oracolo. Forme digitali del sapere da Wikipedia a ChatGPT, Roma-Bari, Laterza, 2023 offre numerosi spunti di riflessione sul rapporto tra le più tradizionali “cattedrali del sapere” e gli strumenti di intelligenza artificiale generativa. Se ne offre qui una ampia lettura. – L.R.

071-210 Turra (Valeria), Alla ricerca della responsione perduta? Il caso delle Troiane aldine, in Manuciana Tergestina et Veronensia, a cura di F. Donadi – S. Pagliaroli – A. Tessier, pp. 227-82. Il contributo si incentra sulla vicenda filologico-testuale delle Troiane di Euripide nell’edizione aldina del 1503. – S.C.

071-211 Unione Romana Biblioteche Ecclesiastiche, Parsifal: un modello di collaborazione bibliotecaria per condividere la conoscenza registrata, a cura di Silvano Danieli, Firenze, Firenze University Press, 2024 (Biblioteche & bibliotecari / Libraries & librarians, 10), pp. 357, ISBN 979-12-215-0355-5, € 22. Il vol. nasce dalle relazioni presentate al convegno Catalogo URBE Parsifal tenutosi a Roma l’11 maggio 2023 con l’aggiunta di ulteriori contributi di esperti. Si tratta di un innovativo catalogo al quale partecipa la quasi totalità delle biblioteche dell’associazione. L’opera ripercorre le diverse tappe del progetto iniziato nel 1944, divenuto un potente strumento di ricerca bibliografica. – Erika Paoletti

071-212 Unterwegs nach Jerusalem. Cheminer vers Jérusalem. In cammino verso Gerusalemme, hrsg. von Ritterorden vom Heiligen Grab zu Jerusalem, Statthalterei Schweiz und Liechtenstein, Beromünster, Wallimann Medien und Kommunikation AG, 2023 (UNITAS, 56), pp. 176, manca ISBN, s.i.p. Il vol. è dedicato al tema del pellegrinaggio, sentito come «profondamente legato all’identità e alla missione» dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (p. 6). Di pellegrinaggio si parla sia nella sua declinazione concreta che spirituale e secondo molteplici prospettive, numerosi sono infatti i contributi presenti, la maggior parte dei quali è pubblicata in versione trilingue (tedesca, francese e italiana). L’orizzonte più strettamente dogmatico e filosofico è indagato nei saggi di J.-M. Poffet OP (pp. 41-3), G. Schwickerath (pp. 43-5), S. Roduit (pp. 45-7) e G. Roessler (pp. 47-51); seguono le riflessioni di M. S. Bugnyár (pp. 51-3), F. Patton OFM (pp. 56-8), M. König (pp. 62-4) e J.-V. Carron (pp. 64-7) sul significato del pellegrinaggio quale pratica devozionale da riscoprire nel mondo contemporaneo; gli articoli di J. Blum (pp. 69-77) e A. Tedesco (pp. 77-81), cui è accostata l’intervista di M. Mandorlo a E. Barbieri (pp. 92-5), sottolineano l’importanza di uno studio scientifico approfondito delle testimonianze storico-documentarie e letterarie prodotte dai pellegrini nei secoli. Nella seconda metà del vol. trova posto una ricognizione delle attività svolte nell’anno 2022-2023 e dei progetti promossi dall’Ordine. – Lucia Giustozzi

071-213 Vacalebre (Natale), I mercanti e il poeta. Ricezione e collezionismo dantesco dal Rinascimento all’età contemporanea, in Dante, com’era nel 1472 (e come si lesse da allora), a cura di F. Ciabattoni – A. Scarsella, pp. 91-104. Entro i lavori su una più ampia indagine relativa ai marginalia delle antiche edizioni delle opere dantesche, l’a. propone l’analisi di alcuni rilevanti interventi mss. (testuali e illustrativi) operati da lettori e bibliofili nei vivagni delle loro copie. – M.G.

071-214 Valente (Michela), Il libro del re: Venezia, Giacomo I e Paolo V, «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 29-44. Il contributo analizza la diffusione dell’opera di Giacomo I Stuart sul giuramento di fedeltà nel 1609 (nata anche a seguito di una polemica sul potere temporale che ebbe tra i protagonisti anche Roberto Bellarmin0) e le conseguenze politico-culturali che la sua pubblicazione causò per gli equilibri tra Londra, Roma e Venezia. – P.S.

071-215 Valeri (Elena), La prima traduzione francese delle Historiae sui temporis di Paolo Giovio (1552-1555). Contesti politici e strategie editoriali, «Studi storici», 1, 2024, pp. 195-224. Facendo seguito a un proprio studio precedente, dedicato alla diffusione delle opere di Paolo Giovio tra Italia, Francia e Spagna nel XVI secolo, l’a. si focalizza sulla circolazione delle traduzioni francesi delle Historie di Giovio, in particolare in ambito lionese. Considerando innanzitutto un fervido clima, che vide la Francia del Cinquecento come luogo particolarmente florido per la produzione editoriale sia in lingua italiana che per le traduzioni francesi di opere italiane, la traduzione dell’opera gioviana si attesta come la prima nel panorama europeo: fu Guillaume Rouillé a stamparla tra il 1552 e il 1555. Il contributo si propone di ricostruire, grazie a un’attenta analisi delle varie fasi editoriali del testo e delle figure intervenute a questo proposito, il contesto politico e culturale in cui tale processo di circolazione si è sviluppato. – Maddalena Baschirotto

071-216 Valeri (Elena), Traduzioni, traduttori e stampatori di Paolo Giovio tra Italia, Francia e Spagna nel Cinquecento, in Traduire – Tradurre – Translation. Vie des mots et voies des oeuvres dans l’Europe de la Renaissance, a cura di J. L. Fournel – I. Paccagnella, pp. 465-85. L’a. traccia un ampio quanto interessante intreccio circa le vicende relative alle traduzioni, e alla conseguente ricezione, del celebre storico Paolo Giovio e delle sue opere nel pieno Rinascimento europeo. Con un legame inscindibile a un panorama di stampo socio-politico, si porta all’attenzione come tale fenomeno linguistico sia da accludere in un fervente clima di forte diffusione di traduzione di testi storici, sia greci e latini, sia volgari relativi a eventi medievali e rinascimentali. A questo proposito, si pongono come punti di inizio le vicende editoriali del tipografo Gabriele Giolito de’ Ferrari, che, con la sua «Collana Historica», si dedicò alla stampa di volgarizzamenti di storici greci e di testi di autori allora contemporanei, e del domenicano lucchese Pietro Perna, all’interno del cui catalogo comparvero più di venti edizioni di testi di Paolo Giovio, pubblicati nella seconda metà del ‘500. Tra le vicende di traduzione più degne di note, oltre a menzionare quelle in francese, in tedesco e in castigliano, Valeri evidenzia quanto l’ampia circolazione di tali opere storiche non abbia impedito a Giovio di cadere in un inevitabile oblìo, a partire dal XVII secolo. Infatti, le Historiae sui temporis, riportando nel complesso anche gli eventi fiorentini collocabili tra il 1527 e il 1530 (ovvero la rivolta scoppiata a seguito della notizia del Sacco di Roma), arrecarono presto a Giovio l’accusa di troppa vicinanza a Cosimo I de’ Medici, che portarono alla pubblicazione di testi critici anche in Europa. In particolare, la Spagna vide in un primo momento una certa fortuna dell’opera gioviana, da ricondursi a un primo periodo, compreso tra il 1562 e il 1556, in cui le traduzioni in castigliano delle Historiae rappresentarono un punto di svolta della parabola gioviana, grazie anche al forte legame ideologico instaurato tra l’opera e la figura di Carlo V. A questo seguì una fase discendente, da legarsi alla mutata atmosfera legata alla Monarchia negli anni ’60 del ‘500, con una conseguente ondata di antispagnolismo in Europa. – Maddalena Baschirotto

071-217 Vanautgaerden (Alexandre), Le visiteur à l’œuvre. Livres et lieux de mémoire, in A libro aperto, a cura di P. Saviotti, pp. 223-34. Þ rec. «AB» 071-A

071-218 Vanesio (Valeria), The Order of St John’s archival entanglements: cataloguing experiments at the magistral archives in Rome, «Nuovi annali della Scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 37, 2023, pp. 89-107. L’a. propone il caso studio delle prove di nobiltà conservate presso gli Archivi Magistrali di Roma come emblema della storia archivistica dell’Ordine di San Giovanni, arricchendo la prospettiva offerta dal materiale della Biblioteca Nazionale di Malta. In particolare, espone una riflessione su criteri descrittivi e scelte metodologiche e conclude delineando prospettive future, anche grazie al digitale. – Sara Brasca

071-219 Vivarelli (Maurizio), Modelli e pratiche della lettura in biblioteca. Il contesto bibliografico del progetto Reading(&)Machine, in II Seminario italo-spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, a cura di A. Capaccioni P. Castellucci, pp. 19-32. L’a. prende in esame le relazioni tra biblioteche, letture e IA, illustrando alcune caratteristiche e potenzialità del progetto Reading(&)Machine, finalizzato a sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie di intelligenza artificiale e realtà aumentata per l’accesso alla lettura. – Massimiliano Mandorlo

071-220 Volpini (Paola), Segretari e ambasciatori al crocevia delle notizie. Libri e descrizioni del Mondo Nuovo e della Penisola Iberica (secoli XVI-XVII), «La Bibliofilía», 125/1, 2023, pp. 45-62. L’articolo esamina alcune caratteristiche e modalità alla base dello scambio di informazioni e della diffusione libraria di alcuni tra i più influenti personaggi a vario titolo legati alle reti diplomatiche in Europa nella prima età moderna. In particolare, si analizza il caso del Granducato di Toscana e della figura di Orazio Della Rena, segretario dell’ambasciatore mediceo alla Corte di Spagna tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo. – P.S.

071-221 Zanoner (Federico), Fortunato Depero e il fascismo, in Arte e Fascismo, a cura di B. Avanzi – D. Ferrari, pp. 77-96. Il saggio approfondisce l’ambigua evoluzione della carriera di Depero, partito dalla ricerca puramente artistica e approdato alle istanze interventiste che il contesto storico-artistico e il regime gli chiedevano e alle quali aderisce convintamente, salvo poi ritrattare dopo la Liberazione. Particolare attenzione è dedicata ai suoi contributi in occasione di mostre, eventi e iniziative sia politici che artistici, con riferimento anche al suo ruolo di illustratore all’interno di riviste quali «La Rivista Illustrata del Popolo d’Italia» e «Lo Sport Fascista». Non mancano accenni a suoi importanti interventi su altri periodici del tempo e su alcune delle sue iniziative editoriali. – Pier Francesco Balestrini

071-222 Zito (Paola), Il veleno dei libri secondo Giorgio Caravale, «Paratesto», 20, 2023, pp. 131-7. La nota offre un commento sulla monografia Libri pericolosi. Censura e cultura italiana in età moderna (Laterza, 2022) di Giorgio Caravale. – Ludovica Montalti

 

  Indici di recensioni e segnalazioni

ABEI 1

Alberto Petrucciani 8

Aldo Manuzio 140, 171, 199, 201, 202, 208, 210

Alfredo Serrai 23

Antiquariato e collezionismo 21, 127, 179, 189, 213, 214

Archivi tradizionali e digitali 63, 71, 72, 128, 129, 137, 144, 145, 181, 186, 196, 204, 218

Archivistica 167

Bibbie 54

Biblioteche e fantascienza 18, 26, 94, 98, 152, 155, 164, 169, 188, 192, 193

Biblioteconomia e catalogazione 35, 41, 46, 87, 107, 108, 142, 180, 190, 191, 195, 203, 209, 211, 219

Carlo Dionisotti 5, 40, 43, 82, 97, 104, 122

Censura libraria 222

Concezione del tempo L

Cultura popolare O

Dante 64, 65, 66, 111, 115, 120, 127, 146, 148, 184, 194

Diplomazia e libri 73

Editoria ’400 12, 25, 32, 66, 77, 79, 99, 103, 113, 116, 120, 171, 187, 199

Editoria ’500 F, 4, 17, 19, 29, 37, 38, 43, 45, 55, 58, 83, 86, 101, 116, 123, 124, 126, 149, 166, 175, 201, 202, 215, 216, 220

Editoria ’600 14, 50, 95, 205

Editoria ’700 146, 150, 156

Editoria ’800 O, 130, 131, 132, 157, 172

Editoria ’900 E, G, 9, 13, 31, 33, 49, 67, 75, 81, 84, 89, 112, 115, 130, 131, 135, 159, 181, 185, 200, 221

Editoria contemporanea C, D, 16, 20, 27, 28, 30, 34, 47, 52, 53, 93, 143, 151, 160, 161, 166

Editoria digitale 162, 163

Editoria per l’infanzia B

Fake news 92

Giovanni Di Domenico 60, 70

Illustrazione libraria 56 57, 75, 99, 102, 119, 159, 168, 182

Indici bibliografici 78

Lettura femminile I, 11

Manoscritti 2, 3, 15, 51, 61, 62, 74, 85, 103, 174, 197, 198

Marche tipografiche 141

Maurizio Vitale 121

Mostre bibliografiche A, 10, 13, 21, 59, 61, 67, 68, 76, 88, 91, 105, 106, 110, 113, 125, 133, 138, 139, 154, 173, 189, 197, 217

Paleografia 44

Paolo Tiezzi 80

Patto per la lettura 178

Spiritualità ortodossa 22

Storia biblioteche H, M, N, 7, 24, 42, 48, 54, 62, 69, 109, 114, 116, 118, 132, 136, 147, 148, 153, 158, 170, 176, 179, 198, 206, 207

Storia del libro 134, 183

Storia della lettura 6

Storia scrittura 177

Terra Santa 36, 39, 90, 96, 100, 117, 211

 

 

 Cronache

Mostre

Cantieri di Gadda. Il groviglio della totalità (Milano, Politecnico, 12 giugno - 11 ottobre 2024). Per celebrare i cinquant’anni della morte di Carlo Emilio Gadda (1893-1973), presso lo spazio espositivo Guido Nardi del Politecnico di Milano dal 12 giugno all’11 ottobre 2024 è possibile visitare la mostra Cantieri di Gadda. Il groviglio della totalità. Nata da un’idea del Centro Studi Gadda dell’Università di Pavia, in collaborazione con la scuola di Architettura del Politecnico di Milano, la mostra è stata curata da Mariarosa Bricchi, Paola Italia, Giorgio Pinotti, Claudio Vela, Roberto Dulio, Massimo Ferrari, Claudia Tinazzi, Sofia Andreoli, Annalucia D’Erchia, Marco Malagodi e Daniela Mori. Viene proposto un dialogo tra sapere tecnico-scientifico, letteratura e filosofia, realizzato attraverso l’esposizione di libri, carte, mss., volumi, riviste e fotografie in relazione a città, luoghi, amicizie e oggetti per contribuire a una maggiore definizione dell’ambiente in cui Gadda ha operato. La laurea in ingegneria di Gadda e la sua passione per la letteratura portano alla manifestazione del groviglio della totalità, su cui la mostra si è focalizzata. Ingegnere della letteratura, egli usa la scrittura come strumento privilegiato di riscatto, attraverso la cura maniacale dedicata alla ricerca delle parole. L’esposizione intende trasformare la scrittura gaddiana in un itinerario visivo, frutto di uno spazio fisico e mentale. La mostra si sviluppa in quattro stanze, la prima delle quali è dedicata allo spazio storico. Gadda, infatti, fu interventista e partecipò alla Grande Guerra. In tale spazio sono esposti oggetti che sono appartenuti al sottotenente Gadda, come per esempio il suo baule, così come anche gli scarponi di Enrico Gadda, fratello morto in guerra. In questa sezione è presentato anche un video che racconta il lavoro di recupero, realizzato dal Laboratorio di diagnostica, della scrittura contenuta in un quaderno del Giornale di campagna del 1916, rovinato irreversibilmente dall’alluvione di Firenze del 1966. La seconda stanza è dedicata allo spazio geografico di Milano, città natale nella quale egli si iscrive alla facoltà di Ingegneria del Politecnico. Di questo periodo si notano esposte la domanda di ammissione alla facoltà di Ingegneria del 1912, così come utensili da lavoro, come il regolo calcolatore e il calcolatore meccanico manuale. Frutto della decisione di iscriversi in seguito alla facoltà di filosofia, sono esposti i mss. dei Quaderni milanesi, unico testo di carattere filosofico di Gadda, rimasto inedito per molto tempo. In questa stanza è anche proposta una mappa digitale letteraria interattiva, la GaddaMap, che documenta su una cartina vie, piazze, palazzi, teatri, giardini e luoghi milanesi presenti nell’opera Adalgisa. Tale mappa è stata realizzata dal Digital Humanities Research Center dell’Università di Bologna. La terza stanza è dedicata allo spazio geografico di Roma, in cui sono esposti manifesti, video e fotografie in relazione al celebre romanzo gaddiano Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana. Nella quarta e ultima stanza è esposto lo spazio mentale di Gadda, da cui si evince la storia della lingua gaddiana, affermatasi come conseguenza di letture, incontri e parole. In tale spazio è esposta la stanza-bottega in cui l’a. metteva in atto un cantiere linguistico, dove grande capacità ingegneristica e interesse letterario si fondevano per dare origine all’unicità di ogni pagina da lui scritta. La mostra, dunque, consente al visitatore di comprendere a pieno la personalità di uno dei più grandi autori della letteratura italiana del Novecento, immergendolo all’interno delle varie fasi redazionali delle proprie opere e scoprendo una grande interazione e complementarità tra mondo scientifico e letterario. – Marco Barberis

 

In memoriam di Stefano Zamponi

Mi è stato affidato il compito di ricordare in poche righe un grande amico, che è stato anche uno dei più illustri paleografi latini degli ultimi decenni, come dimostrano i suoi lavori, le funzioni che ha assunto e tutto il suo percorso accademico. Preferisco quindi far parlare lui attraverso un paio di esempi, atti a mio avviso a chiarire, ovviamente a grandissime linee, la sua posizione di fondo intorno alla paleografia intesa come disciplina di studio e attività di ricerca. Il primo è tratto da un intervento a un seminario romano del 2010, pubblicato soltanto tre anni fa in una raccolta di suoi scritti curata da Teresa De Robertis e Nicoletta Giovè Marchioli, Le ragioni della scrittura. Piccoli scritti di paleografia, Roma, Viella, 2021 (Scritture e libri del medioevo, 19). Il titolo ne spiega chiaramente il contenuto: Il mestiere di paleografo (pp. 231-48); il testo, pur formalmente diretto ai giovani presenti, in realtà costituisce una perfetta applicazione del vecchio principio di «parlare a nuora perché suocera intenda». Ecco le sue parole (pp. 245-6): «Il poco conosciuto e il male conosciuto sono il motivo, il primo motivo per cui ritengo che fare paleografia, fare storia della scrittura, debba essere limitato al ‘sistema’ scrittura. Quasi cinquanta anni fa è stata posta con forza da Petrucci, cioè da un attrezzatissimo paleografo, e da numerosi studiosi che hanno condiviso la sua impostazione, l’esigenza di individuare nuovi campi di ricerca per la paleografia. Quando Petrucci presentò la sua proposta l’interlocutore era sostanzialmente Cencetti, e la proposta di Petrucci, come in modo ineccepibile argomenta Pratesi, andava contro la concezione cencettiana che individuava nella storia della scrittura un ritmo proprio, determinato da elementi interni alla scrittura e non da processi storici esterni, sia pure ampi e comprensivi. Petrucci capovolge questa impostazione, passa dalla scrittura agli scriventi, studia la diffusione e la funzione sociale della scrittura nella direzione di una sociologia dell’alfabetismo: non più la scrittura studiata in sé e per sé, ma in rapporto alla società che l’ha prodotta; non partendo dalle forme grafiche, ma dalla diffusione della capacità di scrivere, dal significato che una certa società le attribuisce, per correlare poi a tutto questo lo studio (mai omesso da Petrucci) delle varie forme grafiche prodotte in quello specifico contesto sociale. Ammetto facilmente che un paleografo esperto come Petrucci è più capace di altri di trattare della funzione di differenti modelli grafici e della diffusione sociale della scrittura, ed è in grado di maneggiare, con piena consapevolezza delle tipologie grafiche e codicologiche implicate, le fonti relative alla storia della lettura, e altro ancora. Ma tutte queste forme di ricerca storica, legittime, autonome, in sé fondate, a mio parere e con tutta evidenza oltrepassano i confini della paleografia». A questa esemplare e chiarissima spiegazione teorica del suo concetto di paleografia, nel quale è evidente la traccia del magistero di Emanuele Casamassima, fa da contrappunto la grande impresa dei Manoscritti datati d’Italia, da lui ideata e condotta per decenni anche attraverso la creazione e l’assunzione della presidenza dell’ Associazione Italiana Manoscritti Datati, grazie alla quale sono apparsi fra il 1996 e il 2022, per i tipi della SISMEL – Edizioni del Galluzzo, ben 33 volumi riguardanti biblioteche di diverse regioni italiane. In questo caso Stefano si è assunto il compito di coordinare un’attività insolita per l’ambiente accademico italiano, cioè l’ organizzazione e la gestione di un’impresa che comporta l’indirizzo e il controllo di collaboratori e ambienti molto vari e diversi da quelli che si incontrano e si frequentano negli impegni abituali di uno studioso. Il quadro gli era comunque molto chiaro fin dal primo vol. (I manoscritti datati della provincia di Trento, a cura di Maria Antonietta Casagrande Mazzoli et al., Firenze 1996), nella cui Presentazione scriveva (pp. VII-VIII): «Il progetto nasce dall’esigenza, fra noi tutti condivisa, di dare impulso alla catalogazione dei manoscritti datati in Italia e di ripensare le finalità che con essa si intendono perseguire, fissando un modello di indagine e un paradigma descrittivo conformi ai nostri propositi. Prima di illustrare le scelte che caratterizzano il lavoro, la presentazione del vol. trentino richiede anzitutto di argomentare l’opportunità della rinnovata impresa in relazione allo stato generale della catalogazione nelle biblioteche d’Italia. Non si può certo tacere il dubbio che il catalogo dei manoscritti datati (d’ora in poi Cmd) possa ritardare più generali e quindi, alla lunga, più meritevoli progetti di descrizione dei fondi manoscritti, distraendo loro forze umane e finanziamenti. Il problema è stato sollevato in relazione alla politica culturale perseguita nella Repubblica Federale Tedesca, ove una organizzazione centrale, la Deutsche Forschungsgemeinschaft, promuove da oltre trenta anni una catalogazione generale, esaustiva, che si realizza in tempi contenuti grazie a un costante impegno di mezzi finanziari e personale specializzato. All’interno di questa politica culturale i cataloghi speciali (e in particolare quelli relativi ai manoscritti datati e ai manoscritti miniati) nascono come il nobile sottoprodotto illustrato del catalogo generale. In tutta sincerità non ci pare che nella situazione italiana il Cmd possa costituire un freno per progetti di portata generale: l’Italia, frazionata in differenti situazioni locali, è forse il paese europeo in cui si avverte maggiormente l’aporia fra l’ampiezza e la dispersione dei fondi manoscritti, la disparità (qualitativa e quantitativa) delle eventuali descrizioni a stampa e la carenza di una politica centralizzata (per opera dello Stato, delle regioni o di enti nazionali di ricerca) volta al censimento e alla descrizione scientifica delle raccolte. In assenza di programmi generali trovano una intrinseca giustificazione imprese individuali (di singoli, di gruppi di lavoro, di associazioni scientifiche) che promuovano censimenti parziali per fini di ricerca fissati in piena autonomia, riproponendo nel contempo l’esigenza di una descrizione complessiva». L’esperienza dei cataloghi finora pubblicati e il mare magnum delle biblioteche di intere regioni ancora da affrontare hanno confermato la profetica esattezza di questa visione e le apparentemente insormontabili difficoltà della catalogazione complessiva dei manoscritti datati fino a tutto il XV secolo conservati in Italia. Un personaggio quindi a tutto tondo, capace tanto di finissime elaborazioni teoriche quanto di concrete e spesso molto impegnative attività di ricerca sul campo, la cui umanità ha lasciato una traccia profonda in chi lo ha conosciuto. – Marco Palma

 

 Taccuino

a cura di E.G. – Maddalena Baschirotto – Simona Iaria

Nuovi cantieri carducciani: ricerca, didattica e digitale

convegno, 16 settembre

Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica – Aula seminari

 

Si tratta dell’iniziativa che inaugura la prima edizione di Almacarducci, evento pensato nell’ambito del progetto digitale Carduccionline ideato nel 2022 dalla professoressa Francesca Florimbii (Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica) e che è oggi una vera e propria piattaforma di Ateneo per docenti, studenti e ricercatori. Informazioni e programma dettagliato del convegno (fruibile anche via Teams tramite l’apposito link) sono disponibili dal sito del Dipartimento.

 

Passeggiare per Bologna … con Francesco Petrarca ed Ezio Raimondi

passeggiate e mostra

21 e 28 settembre

12 e 19 ottobre

Bologna, Museo Civico Medievale; Biblioteca Universitaria; Biblioteca Umanistica “Ezio Raimondi” – Sala Calcaterra

 

Si tratta di un’iniziativa che si snoda in tre luoghi di Bologna significativi per celebrare e ripercorrere le tracce di due tra le figure più importanti della tradizione letteraria e critica italiana: Francesco Petrarca (1304-1374) ed Ezio Raimondi (1924-2014), rispettivamente a seicentocinquanta anni dalla morte e a cento anni dalla nascita. L’ultima tappa del percorso, la biblioteca Umanistica “Ezio Raimondi”, prevede la visita alla mostra di libri e carte I letterati illustri e l’Alma Mater: Francesco Petrarca ed Ezio Raimondi studenti a Bologna (visitabile fino al 29 novembre) allestita in Sala Calcaterra. Ulteriori informazioni sono disponibili dal sito della biblioteca.

 

Bobi Bazlen. I disegni dell’analisi

mostra

fino al 16 novembre

Ferrara, Biblioteca Estense Universitaria – Sala Campori

 

La mostra offre al visitatore alcuni disegni realizzati a mo’ di diario visivo da Bobi Bazlen (al secolo Roberto Bazlen; 1902-1965) durante la sua terapia analitica con Ernst Bernhard. Lungo il percorso in cui le immagini dei sogni e delle fantasie di Bazlen diventano una chiave di lettura del suo inconscio il geniale triestino man mano affina la propria tecnica, partendo dal disegno a matita e a china, per arrivare agli acquerelli e, nell’ultimo periodo, ai mandala. Informazioni su orari di apertura disponibili dal sito della biblioteca.

 

Francesco Novati e la Milano della Belle Époque

conferenza

25 settembre 2025

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

 

Inserita nel ciclo di incontri realizzato in occasione dei 150 anni della Società Storica Lombarda ETS, la conferenza (fruibile in diretta anche dal canale YouTube della Società Storica Lombarda tramite l’apposito link) intende focalizzarsi sulla Milano della Belle Époque attraverso la figura del filologo Francesco Novati (1859-1915). Dalla promozione di iniziative editoriali all’acquisizione di libri antichi e moderni, dalla tutela del patrimonio artistico e archivistico all’organizzazione di conferenze, emerge uno spaccato della vita culturale di una società storica, attenta al recupero identitario del passato “regionale”, ma anche alla proiezione in un orizzonte internazionale. Ulteriori informazioni sono disponibili dal sito della biblioteca.

 

CERL Annual General Meeting: European Printing in Non-Latin Scripts

conferenza

22-24 ottobre

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale

 

Ospitato dalla biblioteca, l’Annual General Meeeting del CERL quest’anno sarà incentrato sul tema European Printing in Non-Latin Scripts e vedrà la partecipazione di importanti istituzioni bibliotecarie europee e nord-americane, custodi, infatti, oltre che di ampie collezioni/fondi di libri antichi stampati in caratteri non latini, anche di importanti materiali impressi in varie regioni del mondo e in una molteplicità di lingue/sistemi di scrittura. Gli interventi si terranno in lingua inglese. La partecipazione è gratuita ma occorre registrarsi su secretariat@cerl.org. Ulteriori informazioni sono disponibili dal sito della biblioteca.

 

Il nostro Stazio dottissimo. Achilles Statius Lusitanus Umanista

mostra

fino al 23 gennaio 2025

Roma, Biblioteca Vallicelliana

 

A settanta anni esatti dalla prima esposizione dedicata all’umanista e filologo portoghese Achille Stazio (1524-1581), questa nuova mostra – promossa dal Centro di Studi Classici dell’Università di Lisbona (CEC-FLUL) e dalla biblioteca stessa, in quanto fu proprio il lascito dello Stazio a favore della Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri a costituire il primo nucleo librario della Vallicelliana – è inserita nell’ambito di una serie di eventi internazionali che celebrano questo poliedrico personaggio a cinquecento anni dalla nascita. Attraverso l’esposizione dei suoi scritti, la mostra intende focalizzare nuovamente su uno dei protagonisti della ricerca culturale, spirituale e politica che prese forma a Roma nel XVI secolo. Arricchiscono la mostra in Vallicelliana le opere di Stazio possedute dalla Pontificia Università Lateranense e qui esposte presso la Sala Centrale. Ulteriori informazioni sono disponibili dal sito della biblioteca.

Pasta. Fresca, secca, colorata e ripiena

mostra

fino al 7 dicembre

Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio

 

Curata da Alessandro Molinari Pradelli, Michele Righini e Rosa Spina, la mostra offre al visitatore i documenti librari e iconografici della biblioteca che permettono di ricostruire e raccontare la storia della pasta, o meglio delle diverse forme con cui un piatto così semplice viene servito a tavola fino dai tempi dei nostri antenati. Maggiori informazioni su orari e visite guidate sono disponibili dal sito della biblioteca.

 

La fortuna del Petrarca nelle collezioni della Biblioteca Universitaria di Bologna

mostra

fino al 19 ottobre

Bologna, Biblioteca Universitaria – Atrio dell’Aula magna

 

In concomitanza con l’iniziativa Passeggiare per Bologna … con Francesco Petrarca ed Ezio Raimondi, la biblioteca ha allestito una mostra bibliografica con preziosi esemplari di opere petrarchesche conservati nelle proprie collezioni storiche. Il percorso espositivo focalizza su alcuni manoscritti provenienti dalle biblioteche conventuali cittadine (in particolare la Biblioteca di San Salvatore) e su edizioni cinquecentesche appartenute a Ulisse Aldrovandi. Maggiori informazioni sono disponibili dal sito della biblioteca.

 

Arco teso. La musica a Firenze al tempo dei Canti Orfici

mostra

fino al 20 settembre

Firenze, Biblioteca Marucelliana

 

Con questa mostra la Biblioteca – che conserva l’autografo di Campana Il più lungo giorno – continua l’impegno a promuovere e valorizzare le pagine del poeta marradese. Attraverso l’esposizione di scritti, pubblicazioni, riviste, opere musicali, partiture e fotografie, i curatori si propongono infatti di interpretare il dialogo, talvolta inesplorato, tra il mondo letterario e quello musicale nella Firenze dei primi due decenni del Novecento. Cioè proprio quando Campana sfrondava la sua grammatica per approdare a una frase essenziale che fosse insieme musica, colore e archetipo. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili al sito della biblioteca.

 

“Al cortese leggitore”. I testi volgari tra Medioevo e Rinascimento e il loro pubblico

Seminario interdisciplinare

Università Cattolica del Sacro Cuore, Largo Gemelli 1, Milano – Aula San Paolo G. 129

Mercoledì 20 novembre 2024

 

Ore 10.00

Saluti del Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Andrea Canova

Presiede Giuseppe Frasso

Nicola Morato (Università degli Studi di Bergamo), “Li occhi ci sospinse quella lettura”. Modi di fruizione e forma-romanzo nella narrativa in lingua d’oïl

Patrizia Bertini Malgarini (Università LUMSA), “E si alcuno fructo o consolatione spirituale ne consequisci, te prego me ne faci participe”: lettura e scrittura delle povere donne dell’Ordine de Sancta Chiara

Marco Francalanci (Universidad de Alcalá), Costruire il pubblico ideale. Produzione e ricezione delle gride milanesi nel Cinquecento

Maddalena Baschirotto (Università degli Studi di Bergamo), Donne lettrici in alcune prefazioni nella letteratura biblica in volgare

 

Ore 14.30

Presiede Simona Brambilla

Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore), Il pubblico del Rosario della Vergine Maria di Alberto da Castello (1522)

Rachele Buzzetti (Università Cattolica del Sacro Cuore), Il lettore ideale dei commenti petrarcheschi nella prima metà del Cinquecento

Roberta Ferro (Università Cattolica del Sacro Cuore), Tra autore e lettore. Sondaggi sui libri di poesia del tardo Rinascimento

Conclusioni di Luca Rivali

 

CRELEB CENTRO DI RICERCA EUROPEO LIBRI EDITORIA BIBLIOTECA

CSI CENTRO DI STUDI ITALIANI – CIS CENTER OF ITALIAN STUDIES

PRIN 2022 “From the Pen to the Type-sort. A Renaissance Mass-media Revolution, 1465-1515”

CENTRO STUDI “UGO ROZZO”

 

Convegno Internazionale / International Conference

Letters, Communities of Ideas and Cultural Exchanges

from the late Middle Ages to the Renaissance

Università di Torino, 20-22 gennaio 2025

Aula G. Quazza – Palazzo Nuovo

 

Lunedì 20 gennaio 2025 (pomeriggio)

Bernhard Huß (Frei Universität, Berlin)

Community building nell’epistolografia petrarchesca

Romana Brovia (Università di Torino)

Scrivere a ‘voi’. Lettere a destinatario plurale negli epistolari di Francesco Petrarca

Giulio Cura Curà (Università di Pavia)

«Immorare igitur mecum, beatissime Patrum». L’incompiuta lettera petrarchesca a Urbano V («Variae», 3)

Timothy Kircher (Guilford College, Greensboro, USA)

Epistolary Humanitas in Petrarca, Aeneas Sylvius Piccolomini, and Laura Cereta

Marco Petoletti (Università Cattolica, Milano)

«Plereque epistole apud me casu reperte». L’epistolario di Giovanni Corversini

Israel Sanmartín (Universidad de Santiago de Compostela)

La “epístola prefacialis” del Vademecum in tribulatione de Jean de Roquetaillade

 

Martedì 21 gennaio 2025 (mattina)

Chiara Gazzini (University of Oslo)

The Circulation and Reception of Byzantine Literary Epistolography in the Renaissance: The Case of Manuel Chrysoloras

Carla Maria Monti (Università Cattolica, Milano)

L’epistolario di Cencio Rustici

Katalin Prajda (Universität Wien)

Lettere fiorentine dall’Ungheria quattrocentesca

Simona Iaria (Università di Torino)

Enea Silvio Piccolomini e le lettere di Ambrogio Traversari all’imperatore Sigismondo

Ewelina Drzewiecka (Jagellonian University, Krakow)

Enea Silvio Piccolomini and Poland: letters from 1431-1455

Stefen Feddern (Universität zu Köln)

La comprensione adeguata della poesia secondo Piccolomini

 

Martedì 21 gennaio 2025 (pomeriggio)

Lidia Grzybowska (Jagellonian University, Krakow)

Building Intellectual Communities: The Interplay of Polish Conciliarists, Krakow University, and a Catalan Theologian Marcus Bonfili

Claudia Corfiati (Università di Bari)

La corrispondenza di Francesco Pucci

Luca Mazzoni (Università eCampus, Novedrate)

«Mitto igitur ad te lucubratiunculas nostras». L’epistolario di Bernardo Rucellai.

Valery Rees (University of Cambridge)

The Letters of Marsilio Ficino

Vincenzo Vitale (Università di Basilea)

Novelle a un destinatario: dalla Griselda di Petrarca a Bandello

Michele Comelli (Università di Milano)

Giovanni Della Casa tra politica e letteratura: dalle lettere alle orazioni (e viceversa)

 

Mercoledì 22 gennaio (mattina)

Eric MacPhail (Indiana University, Bloomington)

Humanist Epistolography and the Origins of the Vernacular Essay

Paolo Sartori (Università di Torino)

Super omnia vincit Veritas: Frans Titelmans and the Franciscan Order in the face of Erasmus' auctoritas

Stephen Molvarec (Boston College, Chestnut Hill, MA)

The Circulation of Saint Bruno’s Letters in the Fifteenth and Sixteenth Centuries

Sara Giovine (Scuola superiore meridionale, Università Federico II, Napoli)

Varietà epistolari al femminile: lettere autografe di nobildonne italiane del Rinascimento

Ulrich Schlegelmich (Universität Würzburg)

Epistolae medicinales vs. Epistolae medicorum

Émilie Séris (Sorbonne Université)

«Riflessioni sulle arti nelle lettere e nelle epistole di Johannes Secundus (1511-1536)»

 

The conference, organized by Simona Iaria, is part of the research project Cultural exchanges, network and community in early humanist Europe. The case of Aeneas Silvius Piccolomini (EuroCult), funded by European Union’s H2020 research and innovation programme Marie Skłodowska-Curie Global Fellowship (grant agreement n° 101028944).

 

 

 Postscriptum

B

uone o cattive che siano, il mondo accademico ha delle proprie regole e leggi. Certo, ogni tot anni c’è qualche riforma ministeriale che muta nomi e caratteristiche di chi insegna in università, non sempre in meglio. Al momento si resta sconcertati e di solito non si capisce nulla (neppure gli uffici), poi un po’ ci si adatta a nuovi nomi, nuovi parametri, e i vecchi giochi di potere, come imperituri scarafaggi, si riadattano alla nuova situazione. Tutto ciò che riguarda l’accesso al mondo della docenza e in particolare gli avanzamenti di carriera sottostà spesso a leggi non scritte di priorità acquisite, sfacciate preferenze, logiche inafferrabili tanto del legislatore quanto degli amministrativi chiamati ad applicarle. Ciò detto, tali leggi valgono però sostanzialmente per tutti (fatti salvi, naturalmente, certi atenei che, siccome sono più belli degli altri, si permettono di fare cose che noi umani non abbiamo mai viste…). Ecco così chiamate senza concorsi, promozioni senza abilitazioni, curricula sostanzialmente falsi, pubblicazioni inesistenti… Ma fin qui, si è ancora più o meno tutti nella stessa barca. Un po’ come con i PRIN, che più che meritarseli, uno li vince, come fosse una lotteria o il grattaevinci: certo, c’è chi li vince sempre, ma sono i figli di papà dell’università (si sa che è così e pace!). Diverso è quando entra un fattore imponderabile che sconvolge tutte le regole scritte e non scritte, le priorità maturate con merito, i curricula più puntuali. Tali piccoli cataclismi ai miei tempi prendevano la forma dei docenti ope legis. Quantomeno nelle facoltà di Lettere, si trattava nella sostanza di professori di scuola che avevano lungamente prestato la loro collaborazione a qualche barone universitario, soprattutto facendo esami, e che a un certo punto, quasi per miracolo, quasi per intervento della Fata Madrina, da rospi che erano diventavano di colpo professori(ni). Erano quasi tutti militanti sindacali, ben informati di leggi e leggine, norme e ricorsi che, saltando come al gioco dell’oca tutto il percorso di studi e pubblicazioni, per il loro zelo leccarello si ritrovavano in cattedra. Certo, in mezzo a tale schiera di miracolati sono saltate fuori anche ottime eccezioni, di docenti poi rivelatisi bravi didatti e talvolta persino bravi studiosi. Questa non fu però la norma, tanto che le università da allora si munirono di curiosi apparati di controllo, quasi delle museruole, per impedire che i collaboratori esterni potessero, post eventum, rivendicare qualsiasi diritto al posto fisso. Se però, ope aetatis potremmo dire, gli ope legis non ci sono più in Università, ecco comparire un’altra, ben peggiore razza, gli ope Europae. Si tratta di signori o signore più o meno giovani, spesso vissuti all’estero, spesso scarsamente parlanti l’idioma gentile, che riescono nell’impresa di compilare macchinosissime e incomprensibili domande relative a progetti di ricerca promossi dalla Comunità Europea. Ci sono università che in questo sostengono al massimo i loro candidati, altre che sconsigliano di perdere tempo, visto che l’assoluta maggioranza delle domande fallisce. Stante che dell’Europa facciamo però parte anche noi, sarebbe utile che tali progetti non calassero dall’alto come dei temporali improvvisi, ma fossero valutati e ponderati anche dagli specialisti italiani dei vari settori. Se però questo funzionasse semplicemente come un aggiungersi alla vita dei nostri atenei, poco male e forse qualche bene se ne caverebbe. Ciò che è assurdo è che i vincitori di tali progetti, che non corrispondono se non in modo del tutto parziale ai parametri di valutazione che noi stessi ci siamo dati o che riconosciamo, vengano di diritto a insinuarsi e installarsi come parassiti nelle nostre università, semplicemente perché portatori di un ricco budget esterno. I gravi danni a ciò collegati sono ben tre: che le amministrazioni preferiranno a questo punto valorizzare questi signori piuttosto che i giovani fatti crescere nella ricerca che possono andare a questo punto per rane; che i vincitori del torneo non portano solo in dono se stessi (che già sarebbe abbastanza…), ma addirittura hanno la possibilità di scegliersi arbitrariamente i loro collaboratori, prescindendo da titoli e pubblicazioni; da ultimo, che siccome tali progetti vengono mal valutati in partenza e mai verificati alla loro conclusione, accade persino che anche i peggiori beneficiari di tali prebende, proprio perché già ne hanno vinta una, poi proseguano, di gloria in gloria, vedendosi assegnare in successione altri progetti europei, nullafacenti e incompetenti come lo erano in principio, autori di migliaia di pagine di promesse e di pochissime di risultati ottenuti. Così va il mondo… ma non ci si può proprio far nulla? – Montag