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Sommario
v Discipline della tradizione e innovazione
di Paola Castellucci……..….……………….........p. 1
v Postscriptum…………………………..….….p. 45
Discipline della tradizione e dell’innovazione
di Paola Castellucci
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a SISBB, Società Italiana di Scienze Bibliografiche e Biblioteconomiche – costituita nel 2011 – conta poco meno di 100 soci. Apparentemente una piccola comunità. Si tratta invece di un numero consistente, considerando che il settore scientifico disciplinare di riferimento, M-STO/08 Archivistica, Bibliografia, Biblioteconomia, è composto attualmente da 90 fra ricercatori e professori. I dati vanno però disaggregati, considerando che i 90 incardinati (come si è soliti dire, secondo un brutto gergo burocratese) riguardano l’intero settore e dunque includono anche gli archivisti; e, ancora, la SISBB, differentemente proprio da AIDUSA-Associazione Italiana Docenti Universitari Scienze Archivistiche, non limita l’associazione solo a chi fa ricerca per professione. Come infatti recita l’articolo 2 dello Statuto, possono essere accolti non solo professori e ricercatori ma anche “studiosi qualificati, italiani o stranieri”. Potremmo allora dire che la SISBB già dalla sua composizione afferma un valore democratico ed epistemologicamente avanzato: la comunità scientifica si estende al di là delle mura accademiche. Ovunque lavorino – un’università, una biblioteca – tutti i soci SISBB sono riconosciuti in quanto ricercatori. I soci utilizzano il medesimo laboratorio, posto al centro di un ampio circolo ermeneutico: la biblioteca. Diverse sono semmai le specializzazioni dei laboratori, e le metodologie, in ragione degli ambiti di indagine. I soci SISBB fanno ricerca in biblioteche storiche come in biblioteche di pubblica lettura, in biblioteche universitarie o di ordini religiosi. E anche in biblioteche digitali. Si occupano di incunabolistica o di accessibilità ai servizi, di banche dati bibliografiche e testuali o di storia della lettura, di bibliologia o di informatica umanistica, di bibliografia o di intelligenza artificiale. Ciascun socio e l’insieme dei soci, nella differenziazione e nell’unità, compongono i tratti identitari della Società. Nell’art.1 dello Statuto, così vengono descritti gli scopi della SISBB: favorire e promuovere il dibattito e la circolazione di idee e informazioni concernenti l’ambito degli studi di bibliografia, biblioteconomia, storia del libro e delle biblioteche nei loro vari aspetti, nella prospettiva di approfondire la metodologia di tali discipline, coordinare le ricerche, realizzare iniziative comuni, nonché arricchire le potenzialità delle medesime discipline nel panorama delle ricerche scientifiche, anche attraverso il collegamento con altri studiosi e con associazioni similari in Italia e all’estero. L’Associazione, peraltro, si prefigge di rappresentare e tutelare ruolo e funzioni delle relative discipline in ambito accademico e presso le istituzioni. L’Associazione non ha fini di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale… Sono passati solo pochi anni dalla redazione dello Statuto eppure la parola chiave, e come tale maggiormente ripetuta, discipline, ha subito notevoli processi di ridefinizione nel più ampio contesto scientifico internazionale. Gli effetti sono percepibili anche nella nostra Società. Se a fine 2011 “bibliografia” e “biblioteconomia” (indicate in ordine alfabetico e in minuscolo) sembravano esaurire il panorama di riferimento, e se l’ulteriore specificazione (“storia del libro e delle biblioteche”) confermava l’interesse preminente della SISBB per le discipline storiche, più articolata risulterebbe adesso l’operazione di mappatura. Va certo tenuto conto che in uno Statuto il necessario esercizio di sintesi induce ad evidenziare un’implicita gerarchia. E ancora, è innegabile che le due “B” che appaiono nel logo della SISBB rappresentIno il cuore degli interessi. Eppure, proprio il dovere statutario di “arricchire le potenzialità delle medesime discipline”, e proprio “il collegamento con altri studiosi e con associazioni similari in Italia e all’estero” hanno determinato significative operazioni di analisi e rappresentazione. Prendiamo un caso particolarmente significativo. Nell’estate 2022 la SISBB – come ogni altra Società scientifica italiana – è stata invitata dal CUN-Consiglio universitario nazionale a proporre una declaratoria aggiornata rispetto al proprio ambito scientifico disciplinare. Con il Direttivo SISBB allora in carica (Edoardo Barbieri, Gianfranco Crupi, Giovanna Granata, Maurizio Lana, Fiammetta Sabba, Luca Rivali) abbiamo lavorato intensamente per fornire un autoritratto del sub-settore bibliografico e biblioteconomico all’interno del già citato settore scientifico disciplinare di appartenenza, M-STO/08. Come è intuibile, non si trattava di un esercizio burocratico ma di una delicata operazione di “dichiarazione” di identità. In pochi caratteri (peraltro predeterminati) occorreva dichiarare cosa “vale” nel settore: bibliografia e biblioteconomia analizzano gli aspetti storici e materiali del libro, dei documenti e degli oggetti digitali d’interesse bibliografico, i relativi processi di produzione e diffusione e la loro descrizione e catalogazione; studiano l’organizzazione dei contenuti e delle informazioni, la progettazione e la gestione delle biblioteche nelle loro diverse tipologie, considerandone la funzione sociale e lo sviluppo storico; adottano, nei loro specifici campi di ricerca, una pluralità di metodi, valorizzando la propria dimensione meta e interdisciplinare. Non è stato facile tener conto di ogni aspetto, di ogni percorso euristico. Si è tentato di valorizzare i grandi temi, secondo la tradizione disciplinare; ma si è cercato anche di dare fiducia a possibili percorsi futuri, di cui ora intravediamo i primi passi. Importante anche il riferimento alla dimensione meta e interdisciplinare. Se tutti gli ambiti di ricerca – umanistici e non solo – esprimono i risultati delle ricerche tramite libri e documenti, e se molte aree disciplinari si occupano del contenuto di testi, le discipline del libro e del documento si interessano anche all’oggetto in sé, nonché all’atto stesso di rapportarsi a libri e documenti (dimensione metadisciplinare). Pensiamo ad esempio a quanto le nostre discipline possano insegnare rispetto all’azione consapevole di ricercare, ordinare, classificare, preservare, disseminare. Inoltre, in gruppi di ricerca ampi – come richiesto al fine di finanziamenti nazionali e internazionali – le nostre discipline possono offrire un prezioso elemento di raccordo, armonizzazione e innovazione (dimensione interdisciplinare), come ad esempio accade nei sempre più numerosi progetti di digitalizzazione e valorizzazione di fondi antichi, o nella messa a disposizione open di ricerca corrente. Oltre a rappresentare un’importante testimonianza dello stato dell’arte, la declaratoria ha anche la grande responsabilità di offrire una sorta di canone, rispetto al quale valutare i candidati nei concorsi. La questione diventerà ancor più scottante a breve, a seguito del D.M. 639/2024 del 2 maggio che ha recepito le nuove declaratorie e ha introdotto i Gruppi scientifico-disciplinari in sostituzione dei settori concorsuali. Se gattopardescamente sembra che tutto cambi perché nulla cambi, potremmo in effetti assistere anche all’esatto contrario. E allora, più che mai, la forza di una Società dovrà essere esercitata come elemento di coesione ma anche come spinta innovativa. La SISBB deve pertanto essere attiva anche nella relazione con i Ministeri affini. La presenza del rappresentante SISBB al Comitato tecnico scientifico del MiC (nella persona di Edoardo Barbieri) per il settore bibliografico e biblioteconomico, nonché la prosecuzione di un tavolo di lavoro presso il medesimo Ministero, in accordo con le altre rappresentanze dell’Area storica e delle associazioni professionali, AIB e ANAI, sono azioni volte proprio in tal senso. Occorre garantire un’adeguata formazione e un giusto riconoscimento e inquadramento concorsuale per favorire la ricerca. Sia in biblioteca che nelle università – per riprendere l’immagine circolare. La SISBB cerca di diversificare i modi di comunicazione dei risultati delle ricerche. A tal fine sono stati offerti Seminari (in diretta e poi fruibili registrati), ospitati da Il canale dei libri, Youtube. Numerose sono poi le iniziative organizzate da singoli soci e patrocinate. Come Società, e dunque coralmente, la SISBB si è espressa nel convegno organizzato a Cagliari dalla vice presidente in carica nel 2022, Giovanna Granata. Gli atti sono in corso di pubblicazione e verranno distribuiti (come già avvenuto per gli Atti del Seminario italo spagnolo di Biblioteconomia e Documentazione, Ledizioni, 2024) in modalità open con licenza CC Share Alike. Anche il modo di pubblicazione vuole essere un segnale di consapevolezza e impegno. Un secondo convegno SISBB è previsto per il 20 e 21 settembre a Roma e vede impegnato il Direttivo nel compito di comitato scientifico (Edoardo Barbieri, Andrea Capaccioni, Giovanna Granata, Maurizio Lana, Lucia Sardo, Fabio Venuda). La SISBB è intervenuta anche con donazioni per favorire specifici progetti di intervento dopo le inondazioni che hanno colpito le biblioteche emiliane lo scorso anno (e, ahimé, recentemente). L’ottica non è ovviamente quella filantropica. Lo Stato deve occuparsi delle biblioteche, grande bene comune italiano. Ma di per sé, come atto concreto e insieme simbolico, la SISBB ha voluto testimoniare la cura, la presa in carico. Ogni Società scientifica – come la società in senso esteso – deve cercare di garantire armonia, coesione, e anche dinamismo. Certo ci sono problemi, aspetti critici e perfino errori. Una Società scientifica, però, può contare su una comunità più omogenea e pertanto deve aver fiducia nella grazia sociale, nell’ampiezza del circolo ermeneutico, nella universitas degli studi e nei valori etici della scienza aperta.
070-A Ardissino (Erminia) – Élise Boillet, Repertorio di letteratura biblica in italiano a stampa (ca 1462-1650), Turnhout, Brepols, 2023 (Études Renaissantes, 27), pp. 637, ISBN 978-2-503-60928-7, € 120. Il vol. rappresenta un efficace ed esauriente strumento di studio per il proseguimento di ricerche interdisciplinari a quanti, tra studiosi afferenti a vari ambiti quali in primis la storia del libro, siano interessati alla letteratura biblica andata a stampa in Italia nella prima età moderna. Il repertorio è stato curato dalle due note studiose Erminia Ardissino, esperta di letteratura da Dante al Seicento, ed Élise Boillet, ricercatrice sulla letteratura italiana del Rinascimento (nonché curatrice in passato dell’edizione critica delle opere bibliche di Pietro Aretino). Partendo dalla constatazione che sin dai suoi albori la stampa, nelle peculiarità che la distinsero come – citando la definizione di Elizabeth L. Eisenstein – “rivoluzione inavvertita”, non solo ha spesso attinto all’ampia varietà e ricchezza di stilemi biblici (ricordando anche quanto affermato da Ugo Rozzo «il libro a stampa nasce religioso»), ma ha anche permesso un incremento di diffusione delle Sacre Scritture, è rilevante notare come il grado di penetrazione del testo biblico fosse ben attestato in passato nelle abitudini di lettura degli italiani, sia laici che ecclesiastici. La riproduzione di tali testi in latino (nonché la diffusione degli stessi nelle lingue volgari), accompagnati dalle relative interpretazioni, ha quindi permesso che questi assolvessero alle funzioni prettamente liturgiche e devozionali, oltre che come supporto per la meditazione e l’orazione. A tal proposito, giova ricordare due importanti strumenti di studio efficaci per indagare tali fenomeni. In primis, per quanto riguarda la presenza del testo sacro in lingua italiana attestato prima della stampa, figura il progetto di ricerca sui volgarizzamenti biblici in Italia avviato negli anni Novanta dalla Fondazione Ezio Franceschini e dall’École française de Rome (Le traduzioni italiane della Bibbia nel Medioevo. Catalogo dei manoscritti (secoli XIII-XV), a cura di Lino Leonardi, Caterina Menichetti, Sara Natale, Firenze, Sismel, 2018) che ha portato all’attenzione un primo censimento di poco più di 130 mss., includendo una vasta tipologia di testi (non solo traduzioni, ma anche rielaborazioni e riscritture di vario tipo). La rilevanza della versione volgare della Bibbia nella prima età moderna è stata inoltre, anni prima, ampiamente indagata e approfondita dal catalogo delle Bibbie italiana a stampa dei secoli XV e XVI curato dal professor Edoardo Barbieri (Le Bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento. Storie e bibliografia ragionata delle edizioni in lingua italiana dal 1471 al 1600, Milano, Editrice Bibliografica, 1991), efficace, considerato l’arco temporale analizzato, anche per comprendere le conseguenze della censura ecclesiastica su tale specifica produzione editoriale. Considerando anche quanto sottolineato da Barbieri nella suddetta pubblicazione circa il fatto che la domanda di cultura biblica in Italia abbia visto un minor numero di impressioni volgari se comparata alla situazione di altri paesi europei, a causa dell’elevata domanda di cultura biblica rivolta a un altro genere di produzione dei testi sacri, si giunge alla scelta del materiale portato all’attenzione nel repertorio curato da Ardissino e Boillet. Il vol., nato dal progetto di ricerca The Laity and the Bible. Religious Reading in Early Modern Europe, finanziato da LE STUDIUM Loire Valley Institute for Advanced Studies, Orléans e inserito nelle attività del Centre d’études supérieures de la Renaissance (CESR) dell’Università di Tours nel 2015, si pone infatti come obiettivo quello di far luce sulle modalità più diffuse che hanno permesso nel tempo ai laici di avere accesso al testo biblico. I primi risultati di studio hanno dimostrato non solo una certa fluidità tra gli ambienti ecclesiastici e laici nella vita religiosa della prima età moderna, ma anche come le rielaborazioni in volgare del testo biblico siano spesso state destinate a lettori provenienti da entrambi gli ambienti. Il repertorio intende portare all’attenzione un vasto numero di testimonianze afferenti al vasto genere della letteratura biblica in italiano, circoscrivendo un arco temporale utile per definire tale fenomeno nella prima età moderna, spaziando tra gli albori della stampa e il 1650. Per quanto riguarda la natura dei testi selezionati, si è scelto di includere testi biblici vergati in volgare, oltre che altri bilingui che includono una forma volgarizzata del testo sacro, anche nel caso questo sia riportato in lingua latina. In particolare, sono stati riuniti «testi che formano un vero e proprio corpus, la cui caratteristica primaria e il cui comune denominatore è proporre un accesso alla Bibbia in volgare», andando a includere «sia le tipologie della traduzione e del volgarizzamento, che condividono il riferimento alla lingua di destinazione, sia quelle di ri-elaborazione, ri-facimento e ri-scrittura che rimandano alla Bibbia come testo primaria che si intende ri-proporre in un testo secondario» (p.20). In sede di Introduzione (pp. 9-32), è stata inoltre evidenziata l’utilità della miscellanea Retelling the Bible (Retelling the Bible. Literary, Historical, and Social Context, a cura di L. Dolezalova e T. Visi, Frankfurt am Main, Peter Lang, 2011), che porta all’attenzione testi afferenti sia alla tradizione cristiana che a quella giudaica, analizzando, per questi stessi, le modalità di trasmissione prettamente orale. Riferendosi dunque alle categorie ivi identificate, il presente repertorio ha incluso le seguenti tipologie di testimonianze bibliche: alcuni testi apocrifi; vari tipi di traduzioni, parafrasi e commenti fondanti sulla Bibbia o un singolo libro biblico, o anche su un insieme di estratti; alcuni catechismi; narrazioni agiografiche, vite e meditazioni, poemi narrativi; alcune raccolte poetiche e i sette salmi penitenziali. La raccolta di dati qui proposta è stata ricavata dai cataloghi e meta-cataloghi online delle biblioteche che conservano importanti collezioni di antichi testi in italiano. Nell’allestire le singole schede del repertorio sono stati stabiliti criteri perseguendo le finalità di studio alla base dell’opera, fornendo quindi dati bibliografici utili per gli studiosi interessati ad approfondire l’ambito della letteratura biblica stampata in italiano nella prima età moderna. A corredo delle poco più di 4000 schede, ordinate cronologicamente, che costituiscono il vol., sono inoltre forniti in appendice alcuni indici, utili per il reperimento di precise informazioni editoriali: Indice dei titoli di opere (pp. 599-603), Indice dei nomi relativi alle responsabilità autoriali (pp. 605-17) e l’Indice dei nomi relativi alle responsabilità editoriali (pp. 619-35). – Maddalena Baschirotto
070-B Ai margini della Commedia. Il Dante Vallicelliano. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Roma, Biblioteca Vallicelliana, 23 settembre 2021, a cura di Paola Paesano – Gianni Pittiglio, Roma, Viella, 2023 (Incunaboli, 8), pp. 205, ill. b/n e col., ISBN 979-12-5469-480-0, € 40. L’incunabolo Roma, Biblioteca Vallicelliana, Inc. Z79A non si segnala solo per essere una copia della prima edizione fiorentina della Commedia di Dante del 1481 con il commento di Cristoforo Landino e le incisioni basate su disegni di Sandro Botticelli. Sebbene l’esemplare di questa travagliatissima edizione, la cui stampa delle illustrazioni è notoriamente e gravemente incompleta, appartenga al gruppo contenente solo due delle incisioni realizzate, esso è tuttavia un vol. straordinario proprio per le sue immagini. Infatti, il cosiddetto Dante Vallicelliano è decorato da oltre trecento disegni di considerevole fattura, accompagnati da note mss. Oltre che per la mole, questo apparato illustrativo ad hoc spicca anche per la scelta tematica perseguita dal disegnatore (o dai disegnatori): solamente 17 disegni raffigurano scene narrative del poema (16 per l’Inferno e 1 per il Purgatorio), mentre ben 289 riproducono in immagini le similitudini dantesche. Da tempo nota all’erudizione e agli studi, questa preziosa copia della Commedia fiorentina è già stata oggetto di indagini, in particolare rivolte all’attribuzione dei disegni e delle note, che tradizionalmente si vollero opera della famiglia di artisti fiorenti da Sangallo. Questo vol., raccogliendo gli atti del convegno tenutosi il 23 settembre 2021 in Biblioteca Vallicelliana a Roma – di cui è disponibile anche una videoregistrazione sul canale YouTube della Biblioteca (parte 1 e parte 2) –, si propone l’ambizioso compito di studiare il Dante Vallicelliano a 360 gradi, grazie al contributo di diversi specialisti e di metodologie di discipline differenti, dalla storia della letteratura a quella dell’arte, dalla paleografia all’analisi chimica. Così, dopo gli scritti che fungono da introduzione, ossia la Preface di Bill Sherman (pp. 7-10), la nota dei curatori (pp. 11-2) e L’incunabolo Z79A. Note introduttive di Paola Paesano (pp. 13-29), utilissimi perché informano chiaramente il lettore sullo status quaestionis e su quale direzione prenda il vol., lo studio del Dante Vallicelliano qui proposto è organizzato come segue: Paolo Procaccioli (I bianchi del 1481. I vuoti e i pieni, pp. 31-40) contestualizza l’edizione fiorentina del 1481, il commento di Landino e la difficoltosa vicenda delle illustrazioni; Pasquale Terracciano e Matteo Procaccini («L’inferno di Dante con tutti i cerchi e partimenti». Antonio Manetti, Raggio Sensale e la topografia infernale, pp. 41-57) ragionano sulle affinità e differenze delle rappresentazioni dell’inferno dantesco fatte dal disegnatore del Vallicelliano e da Botticelli al f. 101r del ms. Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Reg. Lat. 1896, facendole dialogare con le riflessioni quattro-cinquecentesche sulla forma e le dimensioni dell’inferno della Commedia; Antonio Ciaralli (Note in margine a una Commedia della Biblioteca Vallicelliana, pp. 59-81) studia paleograficamente le note marginali dell’esemplare, gli interventi correttorî e l’introduzione di varianti nel testo dantesco, sconfessando l’attribuzione alla famiglia da Sangallo e proponendo che almeno le note siano state realizzate da un’unica mano cinquecentesca; Marzia Faietti (Un rompicapo di “Commedia”, pp. 83-96) affronta la questione concentrandosi invece sui disegni, allontanando anch’essa l’attribuzione a Giuliano da Sangallo e famiglia, datando la realizzazione degli interventi mss. al primo Cinquecento e diminuendo la possibilità che essa sia ascrivibile a più mani, se non per «contributi piuttosto marginali rispetto allo sviluppo unitario dell’insieme» (p. 96); Gianni Pittiglio (Immagini e retorica: le similitudini figurate del Dante Vallicelliano, pp. 97-120) e Diletta Gamberini (Gli affetti umani alla luce del “divin poema”: disegni di pseudo-similitudini nel Dante Vallicelliano, pp. 121-34) affrontano rispettivamente l’analisi iconografica dei disegni e delle raffigurazioni delle similitudini e lo studio delle “pseudo-similitudini” dantesche nell’incunabolo; Maria Luisa Riccardi e Paola Biocca (Aspetti formali, strutturali e chimici dell’incunabolo Z79A, pp. 135-42) espongono rispettivamente lo studio della legatura e della carta dell’esemplare, e i risultati delle analisi chimiche degli inchiostri; Livia Marcelli (Un “pulcherrimo” Dante illustrato e altri canti scomparsi: manoscritti danteschi vallicelliani tra Europa e Stati Uniti, pp. 143-51) conclude la rassegna di contributi presentando casi di sottrazioni di mss. danteschi dalla Biblioteca Vallicelliana tra XVIII e XIX secolo. Gli studi sono poi arricchiti dalla presenza di una bibliografia finale (pp. 153-65) e dalle 81 tavole (pp. 167-98), che non solo aiutano la comprensione dei contributi ma offrono anche un gustoso assaggio della preziosità della copia dell’incunabolo qui protagonista. Altrettanto prezioso, infine, è l’indice dei nomi (pp. 199-205). In sintesi, il vol. ha il merito di aprire nuovi spiragli e nuove direzioni di indagine, rimettendo in discussione – sempre con onestà intellettuale e sine ira et studio – vecchie attribuzioni e concezioni dell’apparato iconografico ms. di questo mirabile esemplare. Il successo di questi atti deve molto alla scelta intelligente di interrogare un oggetto come il Dante Vallicelliano in modo multidisciplinare, instaurando un dialogo che ha saputo rendere onore alla complessità e unicità dell’argomento trattato. – S.C.
070-C Bocchetta (Monica) – Giulia Lavagnoli, La Biblioteca storica di Palazzo Campana, con la collaborazione di Costanza Lucchetti, [Osimo], Istituto Campana per l’Istruzione Permanente, 2023, pp. 127, ill. col., ISBN 978-88-7969-556-8, s.i.p. L’elegante e ben curato vol., arricchito d’un eccezionale apparato illustrativo, offre un primo quadro della biblioteca storica dell’Istituto Campana per l’Istruzione Permanente di Osimo, ente erede di una tradizione plurisecolare che lo vide nascere nel 1715 come collegio maschile e seminario vescovile e diventare nel 1876 Collegio Campana. L’approccio metodologico adottato, al passo con i più recenti sviluppi delle discipline del libro e garanzia di risultati di qualità, è «una visione d’insieme che comprende anche la storia dei singoli volumi o di eventuali nuclei (da dove provengono, chi li possedette, chi li studiò)» (così le curatrici M. Bocchetta e G. Lavagnoli nell’introduzione). Senza pretesa di esaustività, una serie di saggi documentati sviluppa tre diversi filoni interpretativi della raccolta: I. La storia; II. La collezione; III. I personaggi. Nella sezione I, Monica Bocchetta ne traccia un profilo storico (L’identità recuperata), con le sue acquisizioni e perdite, per poi soffermarsi sulla prima dotazione libraria, gli incrementi e l’organizzazione dei voll. nei primi locali della biblioteca (“Ad uso di esso Seminario e Collegio”: lo spazio dei libri dal 1716 al 1850 circa); Andrea Paolini descrive l’allestimento della biblioteca ottocentesca, con le scaffalature a parete, la scala retrattile per accedere al ballatoio superiore, la gradevole decorazione del soffitto (Oltre ai libri: la realizzazione della nuova biblioteca nel 1851). La sezione II presenta anzitutto alcuni dei 155 mss. dei secoli XIV-XIX, fra cui si distinguono quelli legati all’ordinamento del Collegio e i più numerosi codici di provenienza veneta (tre greci), pervenuti con il lascito Molin, in parte già di S. Michele e di S. Mattia di Murano e di S. Giovanni di Verdara in Padova (C. Lucchetti, Codici e manoscritti: un mosaico di opere, autori, miniature e provenienze); Agnese Contadini (Di opere ed edizioni “molto buone e assai rare”. Il patrimonio antico a stampa) passa in rassegna alcune fra le edizioni più belle e rare, ricomprendendovi gli incunaboli, l’Atlas di Mercatore (1613), la Bibbia ebraica di Hutter (Froben 1603), alcuni prodotti della tipografia francese e pubblicazioni relative a Osimo; infine, dell’inattesa presenza di Edizioni scientifiche e mediche di autori antichi, rinascimentali e sei-settecenteschi, splendidamente illustrate, si occupa Annamaria Raia. Nell’ultima sezione sono valorizzati alcuni possessori rilevanti, a partire dalle note di possesso, dagli ex libris e dai timbri, fino alle note d’uso e ai dialoghi a distanza con i futuri lettori (A. Contadini – A. Raia, “Si chiama torna a casa”. Excursus tra le note di possesso); C. Lucchetti (“Lasciati propriamente al seminario dall’abate professore Molin”. I libri di un docente collezionista bibliofilo a Palazzo Campana) si occupa nello specifico del carmelitano veneziano Agostino Maria Molin, morto a Osimo nel 1840 dopo avere insegnato nel Seminario e Collegio Campana e avervi fatto trasferire i suoi quasi diecimila voll., una parte dei quali vi è ancora conservata (intriganti le indecifrate note scritte in un alfabeto di sua invenzione); Gioele Marozzi, Scritti d’occasione e dediche letterarie svelati dalle miscellanee di Giuseppe Ignazio Montanari, scandaglia le plaquettes e i libri con dedica appartenuti allo scrittore ottocentesco Montanari. Non mancano una bibliografia e un indice dei nomi. Al di là degli apprezzabili apporti specifici messi in luce dai singoli contributi, il vol. nel suo complesso è un bell’esempio di come la catalogazione sistematica del patrimonio di un’istituzione – in questo caso effettuata dal 2017 al 2022 – abbia ricadute importanti sulla conoscenza del fondo stesso e sulla sua valorizzazione. – E.Gam.
070-D Catalogo della raccolta di statuti. Consuetudini, leggi, decreti, ordini e privilegi dei comuni, delle associazioni e degli enti locali italiani dal Medioevo alla fine del secolo XVIII. Volume X. Venezia, a cura di Alessandra Casamassima, prefazione di Marcello Pera, introduzione di Gherardo Ortalli, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2024, pp. XXIII+544, XVI tav. col., ISBN 9788822268419, € 130. All’interno della Biblioteca del Senato vi è il fondo Raccolta degli Statuti, Consuetudini, Leggi, Decreti, Ordini e Privilegi dei Comuni, delle Associazioni e degli Enti locali italiani dal Medioevo alla fine del secolo XVIII. Si tratta della più importante raccolta a livello nazionale di statuti dei Comuni e delle corporazioni dal tardo Medioevo fino alla fine del XVIII secolo sia sul piano qualitativo, storico-testuale e bibliologico, che sul piano quantitativo. L'intitolazione del fondo lascia intendere che nel caso specifico il termine “statuti” debba essere inteso in senso piuttosto ampio e non come un insieme di testi che appartengono tutti a quell'antico ius statuendi che fu regola di determinati rapporti sociali, in sostituzione del diritto comune dell'Impero, della Chiesa e anche dei singoli Stati sia per la loro propria natura, sia per quella del soggetto da cui furono emessi. La raccolta quindi non comprende solamente statuti nel senso stretto del termine (ovvero comunali, signorili, urbani, rurali, marittimi, di castellanie, di leghe, di corporazioni, di società, di partiti, di consorterie, di confraternite, di enti, di istituzioni, di accademie ed istituti di cultura, di opere pie, di consorzi economici, di monti di pietà e di credito, di monasteri), ma anche testi giuridici che sono generalmente ritenuti costitutivi del diritto statutario – consuetudini, brevi, privilegi, franchigie e promissioni – o che hanno comunque una sostanza statutaria come i bandi, le convenzioni, i patti, e infine atti di natura diversa, che hanno tuttavia un'importanza storica locale non trascurabile e sono comunque necessariamente legati alla legislazione statutaria del luogo. Il primo nucleo della raccolta deriva dall'acquisto della collezione di 644 statuti dell'avvocato trevigiano Francesco Ferro, avvenuto nel luglio del 1870. Da quel momento in poi la Biblioteca ha iniziato un percorso di accrescimento della propria raccolta statutaria attraverso il ricorso al mercato librario e l'acquisto di collezioni private: degne di nota per consistenza numerica e per importanza furono le acquisizioni nel 1892 di 378 testi riguardanti l'intero territorio nazionale della raccolta Rossi, di un centinaio di statuti dalla libreria Hoepli nel 1904, di 844 statuti di località italiane, costituenti un fondo speciale presso la Biblioteca della Corte Suprema di Giustizia di Vienna nel 1925 e dieci anni più tardi 350 statuti di area emiliano-romagnola, appartenuti al senatore Malvezzi. Fu nel 1943, in uno dei momenti più bui della storia della nazione italiana, che venne stampato il primo vol. del Catalogo, quando il piano editoriale prevedeva quattro voll. più un quinto di indici. Il continuo incremento dovuto agli acquisti sul mercato antiquario e a donazioni di privati – a oggi la consistenza del fondo ha raggiunto il numero di 790 mss. (secc. XIII-XIX), 43 incunaboli e oltre 4000 edizioni a stampa comprese tra il XVI e il XX secolo – ha fatto sì che le dimensioni dell’opera venissero ampliate fino a raggiungere i dieci voll. pubblicati ed entro il 2026 è prevista l’uscita dell'undicesimo e ultimo vol. Sono intanto consultabili online nei database della Biblioteca del Senato le singole schede bibliografiche comprese nei primi otto voll. del Catalogo (A-U) e gli aggiornamenti relativi alle località A-E. Il presente vol., il decimo della serie e interamente dedicato alla statutaria di Venezia, è composto di circa 800 schede descrittive, che riguardano tutti i molteplici e articolati aspetti della vita veneziana, redatte in modo ineccepibile con una approfondita contestualizzazione storica. Ordinate cronologicamente, le schede risultano però di non facile consultazione per la mancanza di indici nell’edizione cartacea. – M.C.
070-E Cockx-Indestege (Elly) – Pierre Delsaerdt, Le goût de la bibliophilie nationale. La collection de livres rares et précieux des ducs d’Arenberg à Bruxelles, XIXe-XXe siècles, I, L’odyssée d’un cabinet de livres rares et précieux, II, Catalogue raisonné de la Collection spéciale des ducs d’Arenberg, Turnhout, Brepols, 2022 (Bibliologia. Elementa ad librorum studia pertinentia, 61), pp. 880, ill. col., ISBN 978-2-503-57942-9, s.i.p. Oggetto di questo corposo studio, pubblicato in due ponderosi volumi, è una importantissima raccolta libraria assemblata nel corso dell’Ottocento. Si tratta della celebre collection spéciale del duca Engelbert-Auguste d’Arenberg (1824-1875), originariamente conservata a Bruxelles e poi dispersa dal figlio Engelbert-Marie d’Arenberg (1872-1949). Il fondo mirava a rappresentare soprattutto la produzione a stampa quattro e cinquecentesca dei Paesi Bassi e intendeva documentare la storia della letteratura fiamminga. La ricerca che sta alla base dell’opera si deve a due nomi di primo piano per gli studi di storia del libro in Belgio: Elly Cockx-Indestege, conservatrice onoraria della Réserve précieuse della Bibliothèque royale de Belgique, e Pierre Delsaerdt, docente alle università di Anversa e di Leuven, dove insegna storia del libro e delle biblioteche. Il primo vol., dopo una breve introduzione degli autori (pp. 12-5), si sofferma dapprima, in generale, sul contesto collezionistico del Belgio (capitolo primo: La bibliophilie en Belgique aux XVIIIe et XIXe siècles: un aperçu, pp. 17-31) – che, come un po’ in tutta Europa, vede uno sviluppo decisivo tra il 1770 e il 1830 e che si caratterizza per l’attenzione alla produzione dei Paesi Bassi tra Quattro e Cinquecento –, per poi ripercorrere le vicende della famiglia d’Arenberg (capitolo secondo: Prestige et fortune de la maison d’Arenberg, pp. 33-44), che possedeva una rilevante biblioteca privata già prima dell’avvio della collection spéciale (capitolo terzo: Les Arenberg et leurs bibliothèques à travers trois siècles, pp. 39-44). La formazione di quest’ultima è al centro delle pagine seguenti (capitolo quarto: Engelbert-Auguste d’Arenberg, Charles De Brou et la création de la Collection spéciale, pp. 45-6), dove emerge anche una fase decisiva come l’acquisto di un nucleo importante, proveniente dalla grande collezione del professore e bibliofilo di Gand, Constant Philippe Serrure (1805-1872; capitolo quinto, Un achat majeur: les livres de Constant Philippe Serrure, 1862-1871, pp. 47-69), il cui carteggio, quasi interamente conservato, con Charles de Brou (1811-1877), bibliotecario del duca Engelbert-Auguste, è oggetto di una appendice dedicata (La correspondance entre Charles de Brou et Constant Philippe Serrure, 1862-1871, pp. 136-274). Dopo aver analizzato in dettaglio la raccolta nel momento della sua massima espansione, non tanto per quanto attiene alle materie rappresentate, ma alla sua formazione, grazie a un’ampia rassegna sulle provenienze dei volumi (capitolo sesto: La Collection spéciale en 1875: une analyse, pp. pp. 72-101), gli autori ricostruiscono le vicende che ne hanno portato alla dispersione (capitolo sesto: L’odyssée de la Collection spéciale et sa dispersion au XXe siècle, pp. 104-34). Chiudono il primo tomo una ricca bibliografia e l’indice dei nomi. Il secondo vol. fornisce l’edizione e la descrizione di un catalogo manoscritto ottocentesco, conservato presso gli Archives et Centre Culturel d’Arenberg di Enghien (Belgio), che permette di ricostruire la fisionomia complessiva della raccolta, dal momento che non è possibile rintracciare tutti gli esemplari (quelli oggi identificati sono sparsi tra Europa e Stati Uniti). Il catalogo, di cui si pubblica sia la trascrizione (in corsivo) sia l’identificazione delle singole voci, descrive ben 1.418 prime edizioni impresse tra il 1467 e il 1846, più 25 voci senza data. Nei casi in cui sia noto l’esemplare appartenuto a Engelbert-Auguste d’Arenberg, se ne offre una descrizione. Anche il secondo tomo – e a maggior ragione – è dotato di un corposo apparato di indici, che permette un’ampia possibilità di “navigazione” all’interno del catalogo: titoli e opere anonime (pp. 781-800), autori, editori, traduttori e illustratori (pp. 801-14), luoghi di edizione e di stampa (pp. 815-8), tipografi, editori e librai (pp. 819-29), luoghi falsi (p. 830), cronologico (pp. 831-5), concordanze dei repertori bibliografici (pp. 836-66), legatori (p. 867), rubriche e miniature (p. 868), provenienze (pp. 869-77) e luoghi di conservazione (pp. 878-80). – L.R.
070-F Ferrando (Anna), Adelphi. Le origini di una casa editrice (1938-1994), Roma, Carocci editore, 2023 (Frecce, 365), pp. 448, ISBN 978-88-290-1813-0, € 39. Definire le origini di una casa editrice come Adelphi – nata per dare spazio alle voci italiane e internazionali tenute ai margini dalla cultura di massa – è impresa complicata, soprattutto se la ricerca è stata svolta durante la pandemia. Contro ogni logica binaria, contro il pensiero di massa (soprattutto quello razionalista), contro gli ideologismi politici, Adelphi è una casa editrice di difficile definizione, difficile anche da incasellare in una cornice storica. Perché è come se sia nata “al di fuori”. Al di fuori della storia, del dibattito politico degli anni 50/60, delle mode letterarie, delle logiche editoriali e delle ragioni industriali. «Che nessuno venga a raccontarmi che tu o io […] viviamo nell’epoca della tecnologia e subiamo la pressione della cultura di massa. Ciò che succede veramente è che viviamo in un mondo nostro e in un’epoca nostra, e che più o meno raramente ci troviamo alle prese con seccature provocate da gente che […] subisce la pressione della cultura di massa, dalla quale seccatura ci difendiamo con risultati più o meno brillanti» (p. 65), scriveva Roberto (Bobi) Bazlen nell’agosto del 1962 a Luciano Foà, pochi mesi dopo la fondazione della casa editrice. Bazlen e Foà: i due sodali, i due adelph(o)i: uno consulente editoriale, l’altro agente letterario. A loro si deve la nascita della Adelphi, il suo piano editoriale, i primi titoli e la prima collana di «Classici». Si erano conosciuti nel 1938 (e proprio da questo anno parte la ricostruzione di Anna Ferrando) e da subito avevano cominciato a scavare nei meandri sotterranei della letteratura dimenticata e rinnegata o mai tradotta in italiano: «gli adelphi volevano presentarsi come gli amici colti, maturati nella letteratura intesa come libero intrattenimento e curiosità, quelli a cui si chiedono consigli per appuntarsi quel libro mai sentito, quell’autore sconosciuto, magari di non facile accesso, ma comunque godibile e soprattutto rivelatore di linguaggi, paesaggi e mondi inediti» (p. 13). Da qui l’idea, anche, di pubblicare l’opera omnia di Friedrich Nietzsche, un’impresa grandiosa e sconsiderata per due ordini di ragioni: la prima, perché si voleva restituire un’opera il più fedele possibile all’originale, attraverso la collazione dei mss. Dall’altra, perché la filosofia nietzschiana, portatrice di «ideali di rapacità e ferocia», come ebbe modo di scrivere Benedetto Croce, elevata a teologia di regime dalla Germania nazista (che ne aveva deformato i connotati filosofici, saccheggiandone gli scritti, per piegarne il pensiero ad aforismi di propaganda), era stata condannata a una damnatio memoriae ingiusta e pregiudizievole. Pubblicarne tutti gli scritti, compresi quelli postumi (22 voll. di opere e 5 di lettere, ancora da terminare), e farlo a casa editrice appena nata, era una dichiarazione di intenti. La più sonora di tutte. L’a. ricostruisce le alterne vicende della Adelphi dal 1938 (quando era ancora solo un’idea nelle menti di Bazlen e Foà) al 1994, anno della clamorosa rottura tra Roberto Calasso e Luciano Foà, dopo uno scontro sulla pubblicazione dell’opera (tacciata di antisemitismo) Dagli ebrei la salvezza di Léon Bloy. Mancherebbe quindi all’appello, per una storia completa della casa editrice, tutta la Adelphi di Calasso. Ferrando, pur riconoscendone un indiscusso merito vuole «riflettere sugli uomini e sulle donne che informarono l’architettura della casa nel corso del tempo, si proverà cioè a storicizzare, rintracciando le origini della storia di Adelphi dove più facilmente si offuscano i nomi dei protagonisti e i loro progetti. Si tenterà di mettere a fuoco progressivamente alcuni incontri, alcuni momenti che avrebbero condotto alla fondazione della casa, per restituire così una voce anche ai protagonisti maggiormente trascurati di questa vicenda. Roberto Calasso fu sicuramente uno degli adelphi, e, da un certo momento in poi, il più importante. Sarebbe però diventato direttore editoriale soltanto nel 1971, quasi una decina di anni dopo la fondazione della casa editrice» (p. 20). Nonostante l’indisponibilità dell’archivio Adelphi, nonostante la pandemia, l’a. (muovendosi per “cerchi concentrici”, come scrive lei stessa) ha scavato a fondo tra gli archivi, studiando le carte di autori, traduttori, agenti, consulenti, esplorando una trentina di fondi documentari (molti dei quali inediti) e raccogliendo le testimonianze dirette di tanti degli attori coinvolti. Cinque capitoli densi di informazioni, dati e nomi, resi efficacemente al lettore con uno stile piano ma mai banale, che fa del vol. una lettura godibile e interessante. In fine, un Epilogo (p. 317), le note delle diverse sezioni, le fonti archivistiche e delle abbreviazioni (p. 425), l’elenco delle testimonianze (p. 427) e dei nomi (p. 429). – Ar.L.
070-G Hochuli (Jost), Tipobiografia. 60 anni di progetti, Dueville, Ronzani, 2023, p. 197, ill b/n e col., ISBN 9791259971098, € 34. Il vol. – elegantissimo, una vera gioia per gli occhi (anche dei non addetti ai lavori, si può starne certi) – nasce per omaggiare il book-designer svizzero Jost Hochuli (San Gallo, 1933) in occasione del suo novantesimo compleanno. Si tratta di una e vera e propria autobiografia per immagini che raccoglie quanto di più significativo ha realizzato questo straordinario personaggio in sessant’anni di carriera, occupandosi senza sosta di caratteri (scritti e disegnati) e di tipografia in tutte le sue forme e tipologie, come dimostrano le (più di trecento) ill. Il lavoro preparatorio al vol. – nonché la sua ossatura, che fa da controcanto alle immagini – è costituito da una serie di interviste che Rupert Kalkofen, Roland Stieger e Doris Überschalg (i curatori) hanno fatto a Hochuli allo scopo di fissare alcune delle storie che il designer di tanto in tanto raccontava loro. La spinta decisiva alla pubblicazione delle interviste – sbobinate alla fine del 2020 ma senza pensare, in quel preciso momento, di farle confluire in un libro – arriva agli inizi del 2022, quando l’editore Ronzani, la casa editrice B42 di Parigi e la Workroom di Seul si sono coordinate con lo storico editore francese di Hochuli per dedicargli una pubblicazione (vista anche l’importante ricorrenza...), che è quindi uscita contemporaneamente in tedesco (con la VGS, Verlagsgenossenschaft St. Gallen, la casa editrice che Hochuli ha fondato e con cui ha pubblicato la maggior parte dei libri da lui stesso progettati), italiano, inglese, francese e coreano. Il taglio del vol. lo ha deciso lo stesso Hochuli. Rifiutando infatti la forma aneddotica, e forse un po’ agiografica, che rischiavano di assumere le interviste, il designer svizzero ha optato piuttosto per una narrazione oggettiva della propria carriera, lungo la quale è lui stesso a presentare e a descrivere – con parole e soprattutto con immagini, ça va sans dire – il proprio percorso biografico-professionale e le scelte che lo hanno informato. È chiaro quindi che anche la progettazione di questo vol. italiano finisce per essere un’ulteriore (e voluta) dimostrazione della maestria tipografica di Hochuli. Il racconto vero e proprio, tutto in prima persona, si dipana lungo un asse diacronico (utilmente sintetizzato nei Dati biografici a pp. 184-186). È una narrazione zeppa di nomi e di date, che rende bene l’idea della ricchezza e dell’operosità del percorso anche umano di Hochuli, senza tuttavia omettere i progetti pensati ma poi abbandonati. Egli inizia a raccontare partendo dagli anni della propria formazione, costellata da incontri – quello con il grafico svizzero Willi Baus (1909-1985), suo insegnante alla Kunstgewerbeschule a San Gallo; con il tipografo e redattore Hostettler nel cui studio, come tirocinante, Hochuli matura le prime idee nel campo tipografico e frequenta corsi di calligrafia e lettering – e da esperienze indelebili – quella parigina, nel 1958, assieme a Max Koller (1933-2018) e quella come progettista-grafico free lance a Zurigo, dove contemporaneamente segue lezioni di composizione. Agli anni del decollo (con)seguono inviti a convegni e prestigiosi corsi in qualità di docente, ma solo a partire dal 1979 (dopo la fondazione della casa editrice VGS) Hochuli inizia a progettare libri stricto sensu e addirittura è nel 2005 che approda al suo primo personalissimo carattere (l’Allegra, p. 25). Ad eccezione della moglie Ursula, Hochuli lavora da solo – per poter scegliere sempre in modo indipendente, egli rivendica con orgoglio – ma soprattutto lavora in modo analogico cioè con matita, pastelli e ritagli incollati. Solo dopo aver fissato su carta l’idea, passa al PC e al graphic design. Tale linearità, che tanto fa rima con artigianalità e competenza, è speculare al thought design (preferisce questa definizione a quella di filosofia di lavoro) che da sempre connota il suo modo di operare. Sì perché Hochuli – lungi dall’attribuire importanza allo stile personale – progetta in modo onesto e obiettivo (p. 23) e pensa che «un libro dovrebbe essere il più leggero possibile [...]; le sue dimensioni non dovrebbero essere più grandi del necessario, dovrebbe risultare confortevole tra le mani ed essere piacevole da toccare; la macrotipografia dovrebbe essere invitante e chiara; la microtipografia leggibile» (p. 23). Si tratta, insomma, di un personaggio per molti versi d’altri tempi (e non è questione di anagrafe), che immagina e realizza opere d’arte grafica modernissime e dall’atmosfera silenziosa, riservate ma ricche di personalità e savoire-faire (impossibile, a questo proposito, “citare” un’immagine piuttosto che un’altra; bisogna scorrere l’intero vol. per rendersene conto). Il grande pregio di questo libro – più da guardare, in verità, che da leggere – è di avere raccontato tutto ciò al lettore in modo rigoroso, elegante ma non lezioso. Correda il vol. la Bibliografia di Hochuli. – E.G.
070-H In “fondo” allo scaffale. Storie, momenti, personaggi nella vita delle biblioteche trentine, a cura di Matteo Fadini – Italo Franceschini – Mauro Hausbergher, Trento, UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali, 2023 (Biblioteche e bibliotecari del Trentino, 12), pp. XII+301, ill. col., ISBN 978-88-7702-534-0, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti dell’omonimo convegno, tenutosi nel 2020 esclusivamente in modalità online a causa dell’emergenza pandemica – le registrazioni degli interventi sono disponibili sul portale Trentino Cultura. Preceduto nel 2018 dalla giornata di studi Patrimonio librario antico. Conoscere per valorizzare (⇒ «AB» 054-237), che inaugurava l’adesione del Sistema Bibliotecario Trentino al progetto Archivio dei possessori della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, l’appuntamento del 2020 si poneva in dialogo con quel primo incontro, prevalentemente incentrato su problemi di carattere specialistico quali la digitalizzazione del patrimonio librario e la comunicazione efficace della sua rilevanza. «Con l’organizzazione del secondo convegno, si è provato ad uscire da questo campo un po’ ristretto, per ‘aprire’ i depositi delle biblioteche trentine e permettere di darvi un’occhiata anche a chi non le frequenta abitualmente. Da questa semplice constatazione è nata quindi l’idea di mettere al centro della seconda iniziativa più la storia che la gestione delle biblioteche, dando la parola ai bibliotecari e ai responsabili di biblioteca che […] sono a conoscenza di cosa, fra quanto è conservato ‘in fondo allo scaffale’, poteva essere utilizzato per ricostruire le vicende delle raccolte» (pp. IX-X), sottolineano nell’Introduzione i curatori e la rappresentante dell’Ufficio Beni archivistici, librari e Archivio provinciale della Soprintendenza Laura Bragagna. Tale intento, avvalorato da un solido approccio scientifico, è confermato nella Postfazione di Edoardo Barbieri, dove ampio spazio è riservato alla definizione di “fondo bibliotecario” quale «unità discreta all’interno della biblioteca» (p. 297) e alla sua importanza da un punto di vista biblioteconomico, oltre che bibliografico. I contributi presenti sono suddivisi in tre sezioni tematiche: Personaggi, Storie, Rassegne; la quarta ed ultima sezione, dal titolo Fare un teleconvegno, ospita, oltre alla Postfazione, una riflessione di W. Biondani sulle modalità tecnico-operative di realizzazione del “teleconvegno” e sui risvolti positivi dell’esperienza. Come suggerisce il titolo, la sezione Personaggi tratta il tema delle biblioteche private, in particolare le biblioteche d’a.: nei saggi di A. Facchinelli, G. Mori, L. M. Gadaleta, M. Fadini si propone la ricognizione dei fondi appartenuti rispettivamente allo storico “Giuseppe Gerola” nella biblioteca del Castello del Buonconsiglio, al musicista “Riccardo Zandonai” presso la Biblioteca Civica di Rovereto, al poeta e sacerdote “Clemente Rebora” nell’Archivio Storico dell’Istituto della Carità a Stresa e allo storico della Chiesa Hubert Jedin presso la Biblioteca della Fondazione Bruno Kessler. La sezione Storie mira a ripercorre capitoli salienti o ancora poco noti della vita delle biblioteche trentine: il contributo di I. Franceschini getta nuova luce sulle modalità di acquisizione da parte della biblioteca del Convento minorita di San Bernardino a Trento di numerosi voll. appartenuti ai canonici del Duomo; A. Malossini ricostruisce la storia del Fondo antico della Biblioteca civica di Riva del Garda; C. Delama ed E. Corradini si occupano invece dei ricchi fondi bibliografico-musicali delle biblioteche Diocesana Vigilianum di Trento e Comunale di Ala. Infine, la sezione Rassegne comprende l’ampia panoramica di G. Ingegneri sulla Biblioteca dei Cappuccini di Arco e un’introduzione allo straordinario fondo storico donato dal bibliografo arcense Bruno Emmert alla propria città, a cura di A. Demartin e R. Turrini. È schedato sotto i singoli contributi. – Lucia Giustozzi
070-I Malos libros. La censura en la España moderna, a cura di Maria José Vega, Madrid, Biblioteca Nacional de España, 2023, ISBN 978-84-92462-91-9, pp. 304, € 25. Fra il 24 novembre 2023 e l’11 febbraio 2024, presso la Biblioteca Nazionale di Madrid, è stato possibile visitare la mostra Malos libros. La censura en la España moderna, curata da Maria José Vega e parte del progetto Censura, expurgación y lectura en la primera era de la imprenta. Los índices de libros prohibidos y su impacto en el patrimonio textual. L’esposizione è stata particolarmente significativa, tanto per la qualità e la bellezza dei pezzi offerti al pubblico, quanto per l’intelligenza con la quale è stata pensata, rendendo il prodotto culturale estremamente versatile e adatto sia al pubblico degli specialisti che a una platea maggiormente generalista. Entrando, gli avventori erano guidati in un percorso accessibile e specifico sul mondo della censura in età moderna, che non si limitava a mostrare gli effetti e le tracce lasciati dai censori sui libri, ma offriva uno sguardo completo sul fenomeno. Dalla rassegna non rimanevano infatti esclusi problemi inerenti a come i censori lavorassero, attraverso quali canali comunicassero, su quali libri si formavano. Si trovavano informazioni accurate sull’effetto che ebbe la censura sugli autori e sui lettori, sulla pluralità di conseguenze che ha avuto sul panorama intellettuale spagnolo ed europeo. Era possibile, insomma, avere una panoramica d’insieme del fenomeno e sulle sue implicazioni. La stessa ampiezza di sguardo è stata mantenuta all’interno del catalogo della mostra, che oltre a un ricchissimo apparato iconografico contiene saggi di affermati specialisti internazionali sui temi affrontati nell’esposizione. Il vol. è ripartito in 4 sezioni, la prima è firmata dalla curatrice del catalogo e della mostra e si propone di introdurre il tema della censura libraria con uno sguardo a volo d’uccello sul problema in oggetto. La seconda sezione è invece è dedicata direttamente al lavoro dei censori; correndo dal Cinquecento al Settecento, ci si sofferma sulla genesi e le funzioni degli indici dei libri proibiti (sia quelli romani che quelli particolari) e sulle pratiche dell’espurgazione (firmano i saggi J. Ledo, M. Albhisson, M. J. Vega, P. M. Baños, J. L. Gonzalo). La terza sezione del vol. è particolarmente trasversale e si preoccupa di studiare quali generi testuali vennero considerati pericolosi dai censori nello specifico contesto spagnolo. Si trovano quindi approfondimenti sul rapporto che tennero i censori con i libri di diritto, quelli di storia, quelli di magia e, soprattutto, quelli di svago. Trova spazio in questa parte del vol. anche una sezione dedicata al tema del controllo sulle letture femminili (firmano i saggi M. Landoño, P. G. Acosta, C. Esteve, L. B. Varela, F. Gernert, D. Gagliardi, P. M. Baños, J. Gamba). Nella sezione conclusiva del libro si trova infine una panoramica firmata da J. L. G. Sánchez-Molero che guida i lettori verso la fine dell’età moderna e il raggiungimento della libertà di stampa. Il poderoso catalogo è anche disponibile online, open access. – Marco Francalanci
070-L Martini (Andrea), Fascismo immaginario. Riscrivere il passato a destra, Bari-Roma, Editori Laterza, 2024, pp. 240, ISBN 9788858153536, € 22. Il vol. in oggetto intende affrontare il tema dell’auto narrazione di sé messa in atto da fascisti e filofascisti a partire dall’immediato dopoguerra e negli anni a venire, fino a indagare le ripercussioni tutt’oggi riscontrabili. Viene ricostruita la genesi e l’inaspettato successo del «nuovo fascismo immaginario» come espressione della «volontà di raccontare la propria versione dei fatti» (p. 11) da parte dei fascisti, con l’obiettivo di «ripensare il ruolo […] nella costruzione di una memoria pubblica del fascismo che appare ancor oggi problematica, intrisa di stereotipi» (p. 19). Dopo un primo capitolo che discute e situa nel contesto storico esaminato i concetti di fascismo, filofascismo e antifascismo, passandone al vaglio linguaggi ed esponenti, cuore del libro sono i due capitoli centrali, in cui vengono presi in esame i due canali maggiormente percorsi, «l’editoria e la carta stampata […]. Entrambi si rivelarono ben lontani dal risultare inaccessibili per fascisti e filofascisti. Pur con qualche eccezione, non fu posto loro alcun veto» (p. 86). Il secondo capitolo, suggestivamente intitolato Da piazzale Loreto agli scaffali delle librerie, indaga il ruolo e la complicità degli editori, compresi quelli che si rivolgevano «a un pubblico non necessariamente connotato politicamente», che consentirono ad autori filofascisti di introdursi in un «mercato letterario in crescita seppur tra molte contraddizioni» (p. 91.), approfittando del «significativo rinnovamento» (p. 94) del mercato editoriale a partire dal 1945. In questo capitolo Martini prende in considerazione tanto le piccole case editrici, quanto due casi emblematici: quello di Garzanti, «uno degli editori più inclini ad accogliere la voce fascista» (p. 101) e quello di Longanesi, che «abile nel dopoguerra a ritagliarsi una fetta importante del mercato, diede ampia ospitalità a fascisti e filofascisti» (p. 112). Il terzo capitolo passa invece al vaglio il mondo delle riviste che «attirò l’interesse di milioni di cittadini. Fu proprio in quella sede che molti giornalisti con un passato fascista ebbero l’opportunità di rilanciarsi o di affermarsi definitivamente» (p. 135), beneficiando del fatto che «il dopoguerra fu, in effetti, per il rotocalco una stagione d’oro» (ibid.). Viene portata come esempio la figura di Giorgio Pisanò, «un combattente di Salò che costruì la propria carriera giornalistica attraverso scritti apologetici nei confronti del fascismo […]. Questi, con gli anni, assunse un ruolo fondamentale nel contrastare l’affermazione del paradigma antifascista in Italia e nel dissodare il terreno alla successiva operazione revisionista di un altro giornalista: Giampaolo Pansa» (p. 145). Interessante, inoltre, il paragrafo dedicato al ruolo giocato in questo contesto dalla voce diretta di «testimoni del Ventennio e della guerra civile» (p. 154). Culmine del vol. è il capitolo conclusivo, che dà un resoconto dell’operazione condotta da Duilio Susmel, «scrittore e giornalista dall’indubbia appartenenza alla causa fascista […]. Susmel infatti pubblicò l’intera produzione scritta e orale del leader del fascismo […] tra il 1951 e il 1980, con il titolo Opera omnia di Benito Mussolini» (p. 21-22). Martini in questo capitolo racconta la vicenda editoriale dell’opera, ipotizzata con Garzanti ma poi realizzata con La Fenice dei fratelli Stianti, evidenziando i limiti metodologici di un’impresa tutt’altro che obiettiva e politicamente neutrale. In conclusione, l’a. evidenzia che tutt’oggi, a dimostrazione di quanto «la letteratura fascista e filofascista abbia comunque inciso sulla scena culturale» (p. 216), «l’operazione di riscrittura della storia continua, nonostante tutto, a rappresentare una delle attività più praticate dall’estrema destra» (p. 213). Resta quindi in vita «un fascismo immaginario, assai distante da quello reale» (p. 25). Conclude il vol. un accurato indice dei nomi. – Martina Guerinoni
070-M Libro (Il) de spirituale gratia di Melchiade. Volgarizzamento umbro del Liber Specialis Gratiae di Matilde di Helfta (Gubbio, ms. Armanni 1 G 2), a cura di Patrizia Bertini Malgarini e Ugo Vignuzzi, con la collaborazione di Marzia Caria, premessa di Marco Bartoli, Pisa, Edizioni ETS, 2023 (Biblioteca dei volgarizzamenti. Testi, 8), pp. IX+323, ISBN 978-8846765635, € 32. L’explicit del ms. eugubino Armanni 1 G 2 cela in sé il mistero del testo che custodisce, ma anche la sua interpretazione. A svelarla sono i curatori di questo vol., dando prova nella Prima parte (pp. 13-65) di un lavoro e di uno studio sul testo (o meglio sui testi, come si vedrà) costruito sapientemente e in modo estremamente minuzioso. È a partire dall’analisi della formula conclusiva del ms. («Finisce el libro dela beata Melchiade, scripto per me indegna serva de Yesu Christo et indegna sora de sancta Chiara al’uso delle povere sore del Monasterio dela Santissima Trinità. Finis. Deo gratias. Amen») che si può iniziare a trovare una risposta alle questioni relative all’attribuzione, alla provenienza e alla trasmissione. Prima di tutto, grande attenzione viene dedicata a ricostruire chi sia «Melchiade», o meglio, a capire perché si faccia riferimento proprio a questo nome. Occorre fare un passo indietro, però. Il ms. Armanni, infatti, è un volgarizzamento del Liber Specialis Gratiae di santa Matilde di Hackeborn, prodotto nel XIII sec. nell’abbazia di Helfta come risultato di una scrittura che non vide come (sola) artefice Matilde, ma che si avvalse dello sforzo di almeno due altre religiose: una “scrittura collaborativa” che contribuì a dare animo e solidità alla spiritualità cristiana medievale in area tedesca. Allora, cosa può raccontare la variante «Melchiade» sull’origine di questo ms. di provenienza umbra, nel quale ricorre più volte? Da dove viene e cosa rivela sulla comunità e sull’ambiente in cui fu realizzato? In realtà, il riferimento a Melchiade non sorprende particolarmente se si considerano i riscontri in fonti relative al contesto clariano locale. È nelle Ricordanze del Monastero di Santa Lucia di Foligno che si nomina «el libro de sancta Melchiade», “scritto” da «Catarina da Oximo» – sulla scelta del verbo scribo, ovviamente, nel vol. si procede con cautela e senza attribuire un’accezione precisa. Ha allora inizio un’esplorazione che conduce a scoprire quali siano i testi a cui possono rimandare le Ricordanze e l’Armanni, e questi sono il ms. Vat. Lat. 11315, che include l’inventario dei voll. della «Provinza di san Francesco» (e, tra i libri di Santa Lucia di Foligno, compare il Liber manu script(us) Beate Melchiadis), e il ms. 1/42 della Biblioteca del Collegio dei Francescani Irlandesi di Sant’Isidoro a Roma, ovvero un altro Liber attribuito a Melchiade, su cui compare il riferimento alle consorelle di Foligno. A rendere estremamente agile la comprensione di questo viaggio alla scoperta del francescanesimo osservante tra Foligno e Perugia nei secoli XV e XVI è presente una serie di tabelle comparative, come quella che confronta la composizione del ms. Armanni, del ms. latino di Sant’Isidoro e dell’edizione critica ottocentesca di Dom L. Paquelin del Liber specialis gratiae di santa Matilde (= REV), dimostrando le frequentissime divergenze tra i tre. Un riassunto, questo, volto a inquadrare meglio il volgarizzamento umbro qui presentato in edizione critica, che è inoltre preceduta da una dettagliata riflessione sulle note linguistiche e stilistiche – tra queste, quelle relative a una diffusa allotropia, a una «peruginità linguistica» (p. 44) che si differenzia nella sua varietà cittadina di tardo Quattrocento, e a una forte variabilità che probabilmente dipende dal modello linguistico tosco-fiorentino (e relativamente alla quale i curatori offrono una nutritissima casistica che mette anche a confronto le forme a livello di prologo, incipit, indice e titolo). È poi molto probabile che il ms. eugubino sia stato copiato da un precedente antigrafo in volgare, che a sua volta dipendeva da un antecedente in latino, e proprio sulla carente qualità della cultura latina del copista (ma anche di chi ha volgarizzato il testo) si è chiamati a ragionare. La Parte Seconda del vol. è infine dedicata all’Edizione del ms., anticipata dai criteri di edizione e dal raffronto della sequenza dei capitoli di Armanni, di REV e delle tre stampe veneziane (in latino quella del 1522, in volgare quelle datate 1558 e 1588); la menzione di queste altre edizioni è poi ripresa dalle note di commento di Armanni, in una continua analisi che le mette in relazione, mentre chiudono il vol. l’Indice dei libri biblici e l’Indice dei nomi propri, di luogo e di persona. Presentato qui per la prima volta alle stampe, questo ms. diventa un testimone centrale per comprendere il valore della lettura e della scrittura all’interno del percorso religioso: sono «cultura e pietas» (p. 38) a sostenere veri e propri centri umanistici come quelli degli scriptoria dell’Osservanza di Santa Maria di Monteluce di Perugia e di Santa Lucia di Foligno. Va ai curatori e a chi ha collaborato al vol. il merito di aver saputo riconoscere e valorizzare questo testo e i progetti delle comunità clariane femminili, strettamente legati all’insegnamento di Matilde di Helfta, che, come scrive Marco Bartoli nella Premessa (pp. V-IX), aveva il «dono di vedere l’invisibile» e di «dire l’indicibile». – Ludovica Montalti
070-N Plantin (The) Press Online. A Bibliography of the Works Printed and Published by Christopher Plantin at Antwerp and Leiden (1555–1589), edited by Kristof Selleslach – Zanna Van Loon, Leiden-Boston, Brill, portale in open access. Nel 1969, Léon Voet pubblicò l’ormai celebre The Golden Compasses: a history and evaluation of the printing and publishing activities of the Officina Plantiniana at Antwerp (Amsterdam, Vangendt), l’opera in due voll. che per la prima volta sistematizzò lo studio dell’attività tipografica fondata ad Anversa da Christophe Plantin (1520-1589) nei primi anni ’50 del XVI secolo. Poco più di un decennio più tardi, tra il 1980 e il 1982, uscì un secondo, importante lavoro dello studioso belga, in collaborazione con Jenny Voet-Grisolle, dal titolo The Plantin Press (1555-1589). A Bibliography of the Works printed and published by Christhope Plantin at Antwerp and Leiden (Amsterdam, Van Hoeve). Si tratta del più completo e accurato catalogo (in sei voll.) delle edizioni stampate dalla Officina Plantiniana dalla fondazione fino alla morte di Christophe Plantin, a seguito della quale le sorti della tipografia passarono sotto la guida definitiva di Jan Moretus (1543-1610). Ora, grazie allo sforzo e alla supervisione di Kristof Selleslach e Zanna Van Loon, l’opera di Voet trova una sua versione online grazie al portale The Plantin Press Online, pubblicato in open access sul sito della casa editrice Brill in collaborazione con il Museo Plantin-Moretus di Anversa, che rende disponibile anche l’introduzione di Voet all’opera cartacea. Il portale è suddiviso in sei sezioni; oltre al catalogo vero e proprio, un’introduzione che spiega in maniera dettagliata l’origine del progetto e i criteri di compilazione, gli indici (delle edizioni false, di quelle di attribuzione dubbia, di quelle illustrate, edizioni con caratteristiche particolari – senza attribuzione di stampa, stampate nell’officina di Leida dal 1583 al 1589, con il marchio della libreria plantiniana di Parigi, edizioni su commissione, ecc. –, e dei nomi, quest’ultimo interrogabile per ricerca alfabetica), una sezione dedicata a eventuali segnalazioni esterne circa errori o lacune, e due piccole parti riservate alle informazioni e responsabilità del progetto. Per quanto riguarda il catalogo vero e proprio, viene proposta una possibilità di ricerca per lettere alfabetiche, che comprendono sia il titolo breve dell’opera (sfuggono a una prima analisi i criteri di indicizzazione degli articoli e delle preposizioni: i titoli che cominciano con l’articolo olandese “de”, solo per fare un esempio, si trovano talvolta indicizzati sotto la lettera “d”, talvolta sotto la lettera iniziale della parola successiva), sia i nomi degli autori ordinati per cognome. Una modalità che crea forse qualche confusione, ma a cui è aggiunta anche la possibilità di una ricerca per parola con possibilità di inserire filtri circa la provenienza dell’esemplare da cui sono state tratte le informazioni bibliografiche, il luogo di stampa e il soggetto. Le edizioni descritte sono dunque quelle pubblicate fino al 1589, data della morte di Christophe Plantin, comprese quelle stampate con i torchi della stamperia di Leida dal 1583 al 1585, e dal 1586 al 1589, anni in cui le redini dell’officina olandese furono prese dal genero Frans Raphelengius. Di ogni edizione (indicizzata con il metodo dello short title), viene indicato il titolo uniforme, il numero di riferimento della bibliografia di Voet, il nome latino dell’a. (in alcuni casi, i nomi in lingua originale sono aggiunti come riferimento), la trascrizione fedele del frontespizio e i dati bibliologici (formato, fascicolatura, paginazione e numero di fogli tipografici utilizzati per la stampa dell’edizione), più alcune eventuali informazioni aggiuntive (stampa in rosso e nero o entro cornice xilografica, ecc.). Di alcune edizioni è inoltre fornita l’impronta bibliografica secondo le banche dati STCV (De Vlaamse bibliografie van het handgedrukte boek) e STCN (Short-Title Catalogue Netherlands). Inoltre, viene indicata la presenza di illustrazioni, di cui vengono fornite informazioni circa la tecnica utilizzata (xilografia, calcografia, ecc.), le misure in centimetri e, laddove conosciuto, il nome dell’illustratore. Per quanto riguarda invece i dati di esemplare, sono indicate informazioni circa il supporto, la legatura ed eventuale presenza di segni o postile manoscritte, oltre, ovviamente, alla provenienza dell’esemplare descritto (la maggior parte conservata nella collezione del Museum Plantin-Moretus e, in generale, nelle più importanti istituzioni bibliotecarie nazionali europee). Infine, è presente una sezione aggiuntiva che prevede un accenno a ulteriori note derivanti perlopiù da materiale d’archivio (molte informazioni sono già presenti nell’opera di Voet) riguardo la preparazione, pubblicazione, distribuzione e vendita dell’edizione in oggetto, nonché l’aggiunta di riferimenti bibliografici cartacei e digitali, oltre, laddove presente, il link che rimanda ad almeno una copia digitalizzata. In conclusione, The Plantin Press Online è un progetto certamente di grande utilità. Molto lavoro è stato fatto, sia per quanto riguarda le fasi di preparazione del portale e di ‘digitalizzazione’ delle informazioni contenute nell’opera di Voet, sia per lo sforzo di integrazione e ampliamento bibliografico di queste notizie rispetto all’edizione cartacea. Come d’altronde dichiarato, non si tratta però di un lavoro definitivo, ma di un “work in progress” il cui obiettivo sarà il costante aggiornamento, reale e forse più significativo vantaggio di un’operazione digitale di questo tipo. – P.S.
070-O Tavoni (Maria Gioia), «Libri all’antica». Le Edizioni dell’Elefante nel panorama dell’editoria italiana (1964-2011), con il catalogo storico a cura di Federica Rossi, premessa di Alberto Cadioli, Bologna, Pendragon, 2024, pp. 240, ill., ISBN 978-88-3364-671-8, € 20. L’esperienza editoriale di Enzo Crea († 2007, poi per ancora qualche anno del solo figlio Alessio), attiva a Roma per oltre un cinquantennio, non è stata tra le più eclatanti, tanto da sfuggire anche all’occhio vigile di Giuliano Vigini nella sua recente Guida ai piccoli editori del Novecento, 1901—1990 (Milano, Metamorfosi, 2020), anche se non allo scandaglio di Massimo Gatta, che un ventennio fa le dedicò un breve articolo (Un elefante nel cuore di Roma, «Charta», 67, nov.-dic. 2003, pp. 68-72). Si tratta in effetti di una piccola e raffinata casa editrice segnata dalla volontà di produrre libri di alta qualità tecnica, realizzati appunti “all’antica”, come sottolinea Cadioli nella breve premessa (pp. 9-11). L’a. si è basata, nella assenza di materiale archivistico (ma qualcosa forse sopravvive nelle istituzioni francesi con cui il Crea collaborò largamente), sull’analisi dei cataloghi, della stessa produzione editoriale, dei nomi e delle personalità degli spesso assai rilevanti collaboratori: i cataloghi – veri strumenti di auto-presentazione oltre che di informazione – divennero infatti un luogo testimoniale, uno spazio di auto-critica in cui le parole e gli scritti dei diversi “maestri” con cui entrava in contatto si sono depositati e ora possono essere riletti (Dionisotti scriveva che un catalogo così «è un bel regalo in sé)». L’opera dell’a. risulta un affresco che, secondo uno stile ormai consolidato, conduce il lettore a navigare tra le varie vicende dell’editoria italiana, non meno che nella cerchia dei raffinati intellettuali e artisti in rapporto con l’editore, artigiano che si fa promotore di un bene condiviso e condivisibile. Se dunque l’esperienza dell’Elefante si pone ovviamente tutta all’interno della più generale vicenda dell’editoria del dopoguerra e del boom economico, e nell’ambito di quel particolare ambiente della Roma legata al mondo della produzione artistica, Crea è sin dall’inizio coinvolto in lavori editoriali per conto di altre case editrici (collaborò con la De Agostini), per esempio in raffinate ricerche iconografiche per illustrare edizioni particolarmente raffinate. Non meno rilevante è la conoscenza e la collaborazione col ricco mondo delle tipografie di alta qualità, col quale riesce a immaginare e creare voll. che sapessero unire un importante contributo culturale e un livello estetico notevole con la possibilità di divenire a loro volta oggetto non di consumo (quasi un moto intellettuale parallelo e contrario all’affermazione, caratterizzante quegli anni, del tascabile e della cultura di massa) ma di vero collezionismo (di qui le molte edizioni numerate a tiratura limitata): con ciò l’editore, contando anche sulla diffusione internazionale delle proprie opere, arrivò anche a stampare diverse migliaia di alcuni titoli. Centrale risulta allora l’interesse assiduo per Roma, la sua storia, la sua ricchezza culturale, non meno che il gusto (spesso frutto del contributo dell’intelligencija di quegli anni, legata al mondo della Sapienza: notevolissimi in tal senso gli scambi con una figura carismatica come quella di Armando Petrucci) per alcune magistrali riproduzioni anastatiche di veri e propri capolavori della cultura e dell’arte tipografica italiana, lungi però – come in noti casi coevi – dalla semplice “prestazione d’opera” a prodotti bancari messa in atto da qualche editore-poeta o dalla pretesa letteraria e accademica di qualche editore-antiquario. In Crea si congiungeva quindi la grande esperienza nel settore della stampa d’arte con una indubbia capacità imprenditoriale: piace in tal senso all’a. mettere a confronto la sua esperienza con quella di diverse altre imprese più o meno coeve (e più o meno di successo) che posero in quegli anni al centro del proprio lavoro la qualità estetica del prodotto librario. Con ciò, si possono distinguere nella produzione opere nate dalla chiara progettualità editoriale del Crea, da altre realizzate su commissione di diverse istituzioni culturali. Allo studio della Tavoni segue il saggio Per un catalogo storico delle Edizioni dell’Elefante (pp. 165-228), che, dopo alcune preziose pagine circa metodo e limiti del lavoro svolto, presenta il catalogo della produzione dell’editore, diviso in sezioni. A seguire i cataloghi editoriali e di mostre di libri pubblicati dalla casa editrice (se non erro 18), la produzione vera e propria delle edizioni dell’Elefante (174 in tutto) e poi l’elenco delle uscite legate alla private press del Crea, nella sostanza plaquettes riservate a omaggi e a un uso privato (complessivamente 12): le schede, essenziali ma precise e lucidissime, sono completate da un indice delle collane e da uno dei titoli. Chiudono definitivamente il vol. (sobriamente illustrato) i ringraziamenti (pp. 239-40), preceduti da un indispensabile indice dei nomi (pp. 229-38). A non perder l’abitudine dei libri come oggetti unici e preziosi, dei 600 esemplari impressi, 100 sono locupletati da una linoleografia dell’artista Giovanni Turria, che la Tavoni ha anche recentemente intervistato. – Ed.B.
070-001 100 anni di F.U.C.I. in Università Cattolica. La storia dalla voce delle persone, a cura del gruppo F.U.C.I. “Giuseppe Lazzati” in Università Cattolica, Milano, EduCatt, 2021, pp. 104, ISBN 978-88-9335-885-9, € 7. Dopo gli interventi introduttivi di Rettore e Assistente ecclesiastico UC, il volumetto raccoglie una decina di contributi (curati dai diversi membri dell’associazione) che, di decennio in decennio, ricostruiscono l’attività di uno dei più importanti gruppi giovanili cattolici. Pur non ignorando momenti di difficoltà e polemica, il racconto mira a documentare l’attività antifascista dell’associazione e il suo cammino ecclesiale dando voce ai diversi protagonisti delle vicende narrate. Chiudono il tutto i saluti dei presidenti nazionali, una utile bibliografia (p. 101) e i ringraziamenti. – Ed.B.
070-002 Ács (Pál), A Szent László-ének mint zarándokének, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/II, pp. 149-75. Il poema latino-ungherese dedicato a san Ladislao scritto intorno al 1470 è forse connesso al pellegrinaggio verso il luogo di sepoltura del santo re. – Ed.B.
070-003 Agnelli (Cinzia) et al., Gian Giacomo Martinengo (cronaca “pretestuosa ed attenuante” di un congiurato), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 133-40. Sulla base di una manoscritta (e a tratti fantasiosa) Cronaca di Gian Giacomo Martinengo, «uno dei nove gentiluomini bresciani che, fin dall’inizio del 1511, tramarono contro i francesi che a quel tempo occupavano la città» (p. 133), si ricostruiscono alcune vicende politiche riguardanti Brescia nei primi anni Dieci del Cinquecento e oltre. – L.R.
070-004 Albanesi (Roberto) Teoria dell’intelligenza. Misura il tuo quoziente intellettivo, Milano, Tecniche nuove, 2023, pp. 208, ill. b/n, ISBN 978-8848147095, € 24,90. Il testo esamina diverse forme di intelligenza (intuito, memoria e spirito critico), individuando i punti di connessione e studiando le loro interazioni per migliorare la qualità della vita. La seconda parte del vol. descrive un test sul quoziente d’intelligenza sviluppato con l’aiuto del sito scuola-e-cultura.it. Il test non solo fornisce un risultato complessivo, ma anche un’analisi dettagliata delle aree meno sviluppate, offrendo strumenti per migliorare ciascun tipo di intelligenza. Può essere completato sia nel libro che online sulla relativa piattaforma. – Francesco Ursino
070-005 Alexander (Jonathan J.G.), Re-uniting Cuttings by Antonio Maria da Villafora Collected by James Dennistoun in Padua in 1839 with their Parent Manuscript, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 371-88. Il contributo identifica i ritagli M. 1069/1-2 della Pierpont Morgan Library di New York ricavati dal corale realizzato per l’abbazia di Santa Giustina a Padova, ora conservato alla Biblioteca civica di Padova, MS C.M. 811. Inoltre, l’a. propone un modello che consente di identificare la provenienza di altri numerosi ritagli presenti in collezioni sia pubbliche che private. – D.M.
070-006 Andenna (Giancarlo), Novara Medievale. Cinquant’anni di studi sulla storia tra Ticino e Sesia, Novara, Interlinea edizioni, 2023 (Studi, 107), pp. XIV+458, ill. b/n e col., ISBN 978-88-6857-490-1, € 30. Dopo una breve premessa a cura di Nicolangelo D’Acunto, Direttore del Dipartimento di Studi Medievali, Umanistici e Rinascimentali dell’Università Cattolica di Milano, Giancarlo Andenna presenta l’opera, composta da raccolta di saggi, scritti e pensati nell’arco di cinquant’anni di studi. Inizialmente, l’a. pone l’attenzione a Il territorio: tra fiumi, castelli e pievi, sottolineando l’impatto che fiumi, laghi e torrenti hanno avuto sul territorio e la loro importanza nell’evoluzione economica e sociale. Segue La città, capitolo che approfondisce lo sviluppo e la trasformazione urbana della città di Novara durante tutto il Medioevo. In particolare, l’a. parla di Novara come città dalle dimensioni internazionali, riferendosi sia ai rapporti con gli Sforza sia con l’ambiente francese. Il capitolo dedicato a I Vescovi, che animarono la Chiesa novarese e che per anni guidarono la vita politica e spirituale, si focalizza sull’importanza delle visite pastorali nella diocesi e sulla figura del vescovo Guglielmo da Cremona. L’opera termina con una sezione dedicata a Monasteri, chiesa feudale e confraternite, in cui si fa cenno alla Storia di Novara di Francesco Cognasso e all’inquietudine dei canonici novaresi durante l’età del vescovo Litifrido, stimolando la curiosità con il caso della Confraternita di Santa Marta di Arona e con quello dell’Isola di San Giulio, presso Orta, come caso di castello e santuario. – Marco Barberis
070-007 Andreoli (Ilaria), Les Missels imprimés à Venise (1896): storia di un incunabolo moderno, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 389-446. Saggio dedicato ad approfondire la monografia sui messali stampati a Venezia nel XV e XVI secolo realizzata dal principe di Essling sul finire dell’Ottocento, il quale peraltro ne allestì un’importante collezione, oggi conservata presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Dal saggio emerge l’attualità del metodo bibliografico condotto da Essling, a cui si deve un esame approfondito dei monogrammi individuati nelle matrici veneziane precedenti al 1600, oltre a un nutrito elenco di collezionisti (citati nei ringraziamenti) che fornisce una documentazione essenziale per tracciare una mappa del collezionismo librario europeo alla fine del XIX secolo. Il saggio si conclude con alcune considerazioni sugli esemplari della collezione Essling oggi alla Fondazione Giorgio Cini. – D.M.
070-008 Andreoli (Ilaria), Per il centenario di Giovanni Pozzi (1923-2002), «L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 155-7. L’a. ricorda i contributi di padre Giovanni Pozzi, i suoi studi relativi alla filologia, alla critica letteraria e alla riflessione sullo statuto dei testi letterari, al rapporto tra testo e immagine. – Ludovica Montalti
070-009 Andreolli (Claudio), Due raccolte librarie nella Biblioteca capitolare di Trento: i codici di Johannes Sulzpach e gli incunaboli di Iacobus Sceba, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 3-22. C. Andreolli, archivista, individua l’atto di nascita della Biblioteca capitolare di Trento in due legati della seconda metà del Quattrocento. Il primo si deve a Johannes Sulzpach, decano del Capitolo della cattedrale di Trento: mediante l’analisi delle note di possesso, dei marginalia e dell’apparato miniato, a Sulzpach sono stati attribuiti ben 25 degli 87 codici posseduti dalla biblioteca. È grazie a un secondo lascito, quello disposto dal canonico di origine cipriota Iacobus Sceba, che la Biblioteca capitolare può vantare «esemplari patristici» e «scritti squisitamente teologici, altrimenti di rarissima attestazione» (pp. 11-2). – Lucia Giustozzi
070-010 Ardissino (Erminia), I Geroglifici morali di Maria Alberghetti. Una voce delle Dimesse tra simbolismo e missione educativa, in Rivelazioni. Scritture di donne. Per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 367-85. Nel chiudere la sezione del vol. dedicata alle raccolte poetiche femminili di stampo devozionale, l’a porta all’attenzione la sezione Geroglifici morali, estratta dalla raccolta Giardino di poesie spirituali, pubblicata sotto il nome di Maria Alberghetti, un decennio dopo la sua morte, nel 1674 a Venezia, da parte delle consorelle della congregazione delle Dimesse. Le peculiarità lessicali e stilistiche dei componimenti, a seguito di un’analisi degli stessi nei mss. autografi, evidenziano la finalità di educazione morale e spirituale, efficace per la formazione delle suore. Nonostante le metafore adottate riprendano principi di natura biblica ed evangelica, gli scritti risultano utili anche per andare incontro a una sensibilità e una comprensione adatta per le Dimesse. – Maddalena Baschirotto
070-011 Art (The) of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by Ilaria Andreoli – Helena Katalin Szepe, Turnhout, Brepols, 2023, pp. 480, ill. col., ISBN 978-2-503-58463-8, € 175. Miscellanea di studi in onore di Lilian Armstrong, che durante la sua carriera si è spesa in numerosi ambiti legati alle scienze del libro, sia manoscritto che stampato. I singoli contributi del vol., che testimoniano l’ancor vivo influsso degli studi condotti dalla Armstrong, sono oggetto di spoglio. – D.M.
070-012 Avril (François), Une énigmatique illustration dans un incunable vénitien, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 145-58. Tra gli incunaboli della Bibliothèque Mazarine di Parigi è conservato un piccolo diurnale a stampa per la recita dell’Ufficio divino, realizzato per le monache benedettine di San Zaccaria a Venezia. L’ esemplare reca una decorazione molto elaborata in apertura di vol., con un’enigmatica miniatura di una monaca, probabile committente dell’opera, proveniente da una nobile famiglia veneziana. – D.M.
070-013 Baldasso (Renzo), The Graphic Style of the First Books Printed in Venice, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 63-86. Contributo che analizza gli esperimenti grafici e realizzati da Giovanni da Spira nella prima tipografia veneziana (1469), poi proseguiti dal 1470 dal fratello Vindelino. Basandosi sulle soluzioni introdotte precedentemente da Johann Mentelin, Urlich Zel, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, i fratelli da Spira sperimentarono la giustificazione della pagina tipografica, la spaziatura delle lettere e la crenatura dei caratteri: innovazioni che dimostrano un progressivo sviluppo delle abilità grafiche dei primi stampatori, frutto della naturale competizione professionale e in stretto rapporto con i finanziatori del nuovo mercato editoriale. – D.M.
070-014 Barbieri (Edoardo), Il Calepino 1533: una doppia emissione, un frontespizio «metalibrario,» e una nuova edizione delle Tre Parche, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 159-76. L’a. analizza l’edizione veneziana del Dictionarium di Ambrogio Calepino, pubblicata da Aurelio Pinzi nel 1533. Due i caratteri distintivi di questa pubblicazione: primo, la marca raffigurante le Tre Parche, che lo identifica come iniziativa di Antonio Brucioli, che forse operò proprio nelle vesti di curatore; in secondo luogo, il frontespizio in due diverse fogge, le quali testimoniano due emissioni contemporanee. Un frontespizio presenta una cornice architettonica con iscrizione “OSM”, con probabilmente riferimento a Ottaviano Scoto junior, forse finanziatore di quell’edizione; l’altra con una singolare cornice tridimensionale a forma di libro, probabilmente riferita ad Aurelio Pinzi. – D.M.
070-015 Barbieri (Edoardo), Postfazione, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 297-301. Þ rec. «AB» 070-H
070-016 Bauer-Eberhardt (Ulrike), Venetian Miniatures in Munich Incunabula: New Additions, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 325-40. Durante l’analisi di alcuni incunaboli miniati conservati presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, sono stati rinvenuti alcuni esemplari con decorazioni veneziane finora sconosciute attribuite a Giovanni Vendramin, Antonio Maria da Villafora e Benedetto Bordon. – D.M.
070-017 Beier (Christine), Italian Book Design as Paradigm and Challenge for German Artists, Intellectuals, and Printers (among others Ulrich Schreier, Hartmann Schedel, and Günther Zainer), in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 89-114. Già nei primi decenni in seguito all’introduzione della stampa in Italia, la produzione tipografica italiana era aumentata considerevolmente, al punto che molti vol. italiani venivano venduti oltralpe. L’a. indaga attraverso alcuni esempi significativi in che modo i libri italiani abbiano influenzato la decorazione dei libri stampati nell’Europa centrale, tematica non ancora indagata in modo sistematico. – D.M.
070-018 Bertini (Severino), Le ultime volontà dell’eccellente medico Girolamo Fantoni, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 75-82. Un profilo del medico salodiano Girolamo Fantoni, con l’edizione di due codicilli al testamento, dettati nell’aprile del 1589 a pochi giorni dalla morte (Venezia, Archivio di Stato, Notarile, Atti, notaio Girolamo Savina, atti 22-23 aprile 1589). – L.R.
070-019 Bertulli (Cesare), Cellatica – Cronotassi cappellani e arcipreti della antica cappella e successiva chiesa dedicate a S. Giorgio, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 51-8. Si presenta un elenco, con essenziali profili, dei cappellani e degli arcipreti della cappella e poi chiesa di San Giorgio di Cellatica (BS) dal 1353 ai giorni nostri. – L.R.
070-020 Biondani (Walter), L’esperienza del Laboratorio fotografico dell’Archivio provinciale di Trento, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 289-96. Þ rec. «AB» 070-H
070-021 «Bollettino del Museo Civico di Padova», CVIII-CIX, 2019-2020; CX-CXI, 2021-2022. Riprende le pubblicazioni, dopo qualche tempo, l’illustre rivista fondata nel 1898, che si prefigge lo scopo di «evidenziare la consistenza, il valore e la vitalità del patrimonio storico, culturale e artistico della città e del territorio veneto» (il sottotitolo è infatti Rivista padovana di arte antica e moderna, numismatica, araldica, storia e letteratura). Gli ultimi due fascicoli trattano prevalentemente di storia e arte, con contributi dedicati a un arco cronologico che va dal Trecento alla contemporaneità. – L. Ma.
070-022 Bonfadini (Paola), Un prezioso best-seller del passato: il Liber chronicarum di Hartmann Schedel nelle collezioni bresciane, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 83-8. Un profilo del celebre Liber chronicarum di Hartmann Schedel, con la descrizione dei quattro esemplari conservati a Brescia e provincia. – L.R.
070-023 Bonomi (Alfredo), Sabbio e i suoi stampatori, un percorso culturale significativo, in Per gli stampatori “da Sabbio”, pp. 9-17. Oltre a sottolineare il valore storico dell’esperienza dei tipografi valsabbini, l’a. ripercorre le ricerche e le opere di valorizzazione di quelle figure, che si sono susseguite nel corso, soprattutto, degli ultimi 25 anni. – L.R.
070-024 Bravi (Giulio Orazio), Elogio del libro tascabile. La Bibbia stampata a Basilea da Johann Froben nel 1491, Bergamo, Monti Edizioni, 2023, pp. 47, ill. col., ISBN 979-12-80020-52-9, € 8. Nell’intuizione di Johann Froben (ca. 1460-1527), che nel 1491 stampa a Basilea la Bibbia in-ottavo, c’è la potenza della stampa a caratteri mobili. Il formato maneggevole proietta l’edizione in un mercato nuovo, che alla schiera di chierici e teologi affianca quella dei laici colti; contribuisce così al processo di democratizzazione del testo sacro che proprio in quei decenni vive momenti decisivi. Il vol. ripercorre la carriera di Froben, dall’apprendistato nelle tipografie di Anton Koberger (ca. 1445-1513) e Johann Amerbach (ca. 1440-1513) al trentennio di lavoro intenso nella propria, fino al passaggio di consegne in favore del figlio Hieronymus nel 1527. Si analizzano quindi le peculiarità dell’edizione di Froben, su tutte l’inserimento dei passi paralleli (o concordanze) ai margini della pagina e soprattutto l’importante Exhortatio prefatoria del teologo e umanista Johann Heynlin de Lapide (ca. 1425-1496), noto per aver introdotto l’arte della stampa a Parigi nel 1470. Il testo – in cui è racchiuso l’elogio del libro tascabile – è riportato nel latino originale e in seguito in traduzione italiana in fondo al vol., subito prima degli indici dei nomi di persona e di luogo. – Lorenzo Consorti
070-025 Brescia d’autore. Nuovi studi e ricerche, «Misinta», strenna 2023. Questo numero della rivista dell’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”, con le sue ill. col., è pubblicato come strenna in occasione del trentennale dell’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”. Le tematiche trattate per l’occasione sono disparate: il ruolo degli ambienti cristiani nella trasmissione nel medioevo della cultura classica e la figura di don Giuseppe de Luca (Mino Morandini, Santi bibliofili e salvataggio dei classici: appunti introduttivi per un “iter latīnum” tra IV e X secolo e oltre, pp. 3-16); un caso di manualistica settecentesca (Cesare Bertulli, Il notaio istruito nel suo ministero di Giovanni Pedrinelli, Venezia 1768, pp. 17-22), gli interessi storiografici e il materiale del sacerdote, storico e bibliotecario Paolo Guerrini (1880-1960) sulla bresciana Valtrompia (Giovanni Boccingher, Paolo Guerrini e la Valtrompia: una lunga frequentazione storiografica, pp. 23-36); la storia e la documentazione di mulini salodiani (Iole Mirabile – Luciana Mattioli, I mulini di Salò dell’antica contrada delle Tavine, pp. 37-70); uno studio di araldica (Giuseppe Nova – Enrico Stefani, Gli inediti stemmi del “curtìf ” di via Lama in Mompiano, pp. 71-84); la descrizione di due rare incisioni raffiguranti Brescia (Mario Manera, Due rare opere cartografiche bresciane: Veduta e pianta territoriale di Brescia di Hiacintus Rubinus (1728), pp. 85-8); uno scritto su un’opera di argenteria (Silvia Perini, Un inedito capolavoro dell’argenteria bresciana: la lampada pensile di Giuseppe Filiberti (1754), pp. 89-98); uno studio di odonomastica (Giuseppe Nova, Odonomastica bresciana (dai sentieri della Bricia ligure alla proposta viaria dell’Ateneo cittadino), pp. 99-122); un contributo sul culto dei santi patroni di Brescia Faustino e Giovita e sul Tesoro delle Sante Croci (Edoardo Bignetti, Brescia e il suo tesoro, pp. 123-72). La strenna è liberamente consultabile online. – S.C.
070-026 Una bella edizione di Sir Thomas Browne, Der Garten des Cyrus, nella traduzione di Manfred Pfister, «Culture del testo e del documento», 71, 2023, pp. 5-12. Il contributo fornisce una raccolta complessiva degli scritti dell’a. e medico sir Thomas Browne, tradotto e commentato dall’anglista Manfred Pfister. Un nuovo vol. riaggiornato con vita e opere, ulteriori informazioni e collegamenti. Un’opera alla riscoperta del «pensiero selvaggio» (p. 5) di un affascinante scrittore letto da pochi. – Erika Paoletti
070-027 Bruce McKittrick Rare Books, Catalog 72, Narberth PA, 2024, pp. 40. Come sempre, una splendida selezione di pezzi: si segnalano un rarissimo [Giovanni Mariani], Tariffa de diversi ori, Venezia, Bindoni e Pasini, 1530 in 4° oblungo (agenda) e una singola carta di un’Ars moriendi silografica (solo testo) Germania, circa 1480, in folio piccolo. – Ed.B.
070-028 Brumana Kaunitz (Angelo), Trenta anni di Misinta, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 3-5. L’attuale presidente ripercorre le tappe salienti della storia dell’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”, che pubblica la rivista, nata ufficialmente il 2 febbraio 1993. – L.R.
070-029 Buda (Attila), Két pogánnyal egy hazában. A Nyugat Kiadó és Irodalmi Részvénytársaság története 1938 és 1949 között, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/3, pp. 382-85. La casa editrice Nyugat ebbe vita assai difficile nel decennio intorno alla II Guerra Mondiale. – Ed.B.
070-030 Caproni (Attilio Mauro), Due note di lettura, «Culture del testo e del documento», 71, 2023, pp. 13-22. Il mio lungo viaggio tra libro antico e biblioteche, Roma, Vecchiarelli, 2021 un’antologia di L. Baldacchini, percorso alla scoperta del mondo libresco e delle sue figure. Bibliografia delle edizioni di Niccolò Macchiavelli: 1506-1914, IV, Roma, Vecchiarelli, 2023, di P. Innocenti e M. Rossi. – Erika Paoletti
070-031 Carini (Giovanni), Le origini del Palazzo Cimaschi a Brescia, di alcune proprietà circostanti e del casato bresciano dei Valossi, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 141-58. Palazzo Cimaschi, in via san Francesco a Brescia, è noto soprattutto per un affresco cinquecentesco dell’artista bresciano Lattanzio Gambara (ca. 1530-1574). – L.R.
070-032 Cassiani (Chiara), I sonetti sullo specchio di Vittoria Colonna, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 257-78. Nel portare all’attenzione, all’interno della terza sezione del vol. dedicata alle figure di donne impegnate nell’arte poetica, i componimenti firmati da Vittoria Colonna, si offre un’interessante analisi di un nucleo di sonetti raccolti nella Raccolta di rime per Michelangelo. Significativa, a questo riguardo, la metafora dello specchio per riflettere sul desiderio di un rinnovamento spirituale, grazie a un attento studio delle Scritture, da parte dell’a., fino a giungere all’aspirazione di un’esperienza mistica. – Maddalena Baschirotto
070-033 Catalogo 56 della Libreria Antiquaria Pontremoli, a cura di Giacomo Coronelli, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, giugno 2023, pp. 176, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Il catalogo in oggetto – edizione Estate 2023 – si apre con la collezione completa di tutti i manifesti futuristi nelle edizioni definitive ufficiali in italiano, per presentare poi una consistente selezione di autori e opere riferita soprattutto agli anni Trenta. Si segnalano in particolare il capitolo dedicato alle vicende editoriali dei Canti orfici di Dino Campana, «“mito” della poesia novecentesca» (p. 35); il curioso affondo sulla ceramica futurista, a partire dalla collezione di Fulvio Maria Rosso, «uno dei più grandi collezionisti di ceramica italiana del Novecento» (p. 44); l’approfondimento sui quattro cataloghi dedicati al pittore Lorenzo Viana dall’esordio, alla guerra, agli anni Trenta; il rapidissimo passaggio su come nasce una copertina, dalla raccolta di bozzetti di Bruno Munari per la Storia del design italiano di Andy Pansera. In copertina un’elaborazione grafica a partire dalla collezione completa in fascicoli sciolti del periodico Wendingen. Il catalogo è disponibile anche online. – Martina Guerinoni
070-034 Catalogo 57 della Libreria Antiquaria Pontremoli, a cura di Luca Cadioli – Giacomo Coronelli, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, dicembre 2023, pp. 192, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Diviso in due parti distinte e tematicamente disomogenee, il catalogo in oggetto – edizione Natale 2023 –presenta nella prima parte un percorso che si snoda da Dante a Schifano, proponendo un itinerario incentrato prevalentemente sullo sviluppo della poesia nel Novecento, nella sua intersezione con le arti visive. Si segnala l’utilizzo di un’elaborazione grafica della locandina della mostra di Schifano Tuttestelle (1967) come copertina del catalogo. La seconda parte, dedicata alle prime traduzioni italiane di fiabe e avventure fantastiche, presenta una selezione di quaranta autori di diverse culture ed epoche, da Hans Christian Andersen a Beatrix Potter, da Charles Dickens ad Astrid Lindgren. Le schede descrittive delle loro opere sono corredate da godibilissime illustrazioni tratte dalle prime edizioni. Il catalogo contempla sia raccolte di racconti, sia romanzi e racconti lunghi, in un affresco che contiene tanto capolavori riconosciuti della storia della letteratura fiabesca e fantastica, come il Robinson Crusoe di Daniel Defoe, quanto opere meno note come Il magazzino delle fanciulle di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Il catalogo è disponibile anche online. – Martina Guerinoni
070-035 Chiarla (Myriam), La Bibbia nella lirica sacra e spirituale delle autrici del Seicento, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 319-35. Ponendosi in diretta successione con un filone di studi dedicato all’uso di fonti bibliche nella produzione poetica religiosa del XVII secolo, l’a. offre un’accurata analisi di alcune influenze delle Sacre Scritture nei componimenti in versi di due figure femminili: Isabetta Coreglia di Lucca e Francesca Farnese. Con particolare attenzione alle metafore concernenti la dimensione spirituale e sacra, osservando anche le precise scelte lessicali delle due autrici, il contributo individua punti di contatto e di distanza anche rispetto ad altre raccolte poetiche contemporanee, cercando quasi di definire le specificità di questa precisa sezione della poetica femminile rinascimentale. – Maddalena Baschirotto
070-036 Classe IIIa A Liceo Scienze Umane Istituto di Istruzione Superiore “don Milani” Montichiari (a.s. 2022-2023), Sacramenti e serpenti. Eretiche paure nei conventi bresciani del Cinquecento, a cura di Severino Bertini, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 41-9. Partendo da alcuni documenti del complesso archivistico dei Savi all’eresia – conservato all’Archivio di Stato di Venezia – gli autori raccontano alcune vicende inquisitoriali del pieno Cinquecento, che riguardarono frati bresciani e, in particolare, quella del francescano Nicolò Targhetti di Gottolengo. – L.R.
070-037 Coletti (Chiara), Tra slancio mistico e zelo riformatore. Le reti della scrittura mistica francescana femminile in Umbria tra XVIII e XIX secolo, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 127-48. Nel concludere la prima sezione del vol. dedicato alle opere mistiche scritte per mano femminile, il contributo intende portare all’attenzione un’ampia panoramica di esperienze degne di nota in tale clima spirituale da collocarsi nel XVIII secolo, nonostante un sempre più ampio clima ideologico che all’epoca verteva a un ferreo razionalismo. In particolare, l’Umbria si rivelò un territorio ricco di esperienze carismatiche: tra queste vengono approfonditi i casi di Veronica Giuliani (1660-1739), Maria Chiara Totti (1695-1778) e Maria Lanceata Morelli (1704-1762), riscontrando punti di contatto per il linguaggio e alcune peculiarità del viaggio spirituale vissuto da tali protagoniste. – Maddalena Baschirotto
070-038 Corradini (Elena), I fondi musicali come specchio della comunità, non solo locale. Riflessioni di una bibliotecaria, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 219-35. Þ rec. «AB» 070-H
070-039 Csapó (Fanni), Koppány a szerémi vezér? Egy Lazius-szöveg könyvtörténeti tanulságairól, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/3, pp. 318-38. La descrizione geografica dell’Ungheria dovuta all’umanista Lazius. – Ed.B.
070-040 Csorba (Dávid), Takács Béla (1930–1997), a sárospataki nyomda monográfusa, «Magyar Könyvszemle», 2023, 139/1, pp.109-14. Ricordo di Bela Takács (1930–1997), a. di uno studio monografico sulla stampa a Sárospatak, nell’Ungheria nord-orientale, zona di forte presenza calvinista. – Ed.B.
070-041 Czagány (Zsuzsa) – Gabriella Gilányi, Egy 14. századi magyarországi graduále töredéke az Országos Levéltárban, «Magyar Könyvszemle», 2023, 139/1, pp. 1-23. Il recupero dei frammenti di un graduale del XIV secolo all’Archivio Nazionale di Budapest. – Ed.B.
070-042 D’Urso (Teresa), Una nuova tessera per l’attività di Cristoforo Majorana e la biblioteca di Andrea Matteo III Acquaviva, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 207-24. Esame degli Excerpta ex legibus Platonis (MS VIII. F. 41, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli), prezioso codice miniato di piccole dimensioni finora sconosciuto agli storici dell’arte. L’opera si apre con un frontespizio istoriato che sintetizza visivamente le coordinate principali del testo e ritrae l’autore e il traduttore. Committente dell’opera Andrea Matteo III Acquaviva (1458-1529), duca di Atri e Teramo, conte di San Flaviano e Conversano, come testimonia il suo stemma miniato in apertura. Le miniature sono attribuite a Cristoforo Majorana, uno dei protagonisti della miniatura rinascimentale napoletana. – D.M.
070-043 Davies (Martin), I, libelle: Rodericus Zamorensis Launches his Book, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 23-62. Saggio che cerca di dimostrare, attraverso una combinazione di analisi stilistiche e documentarie, che il vescovo spagnolo Rodrigo Sánchez de Arévalo (1404-1470), uno dei primi autori viventi a veder pubblicata la sua opera a stampa, non solo commissionò la sua opera Speculum vitae humanae ai tipografi Sweynheym e Pannartz (Roma, 1468), ma si occupò anche della sua decorazione e distribuzione. Sembra infatti che egli avesse fatto decorare gli esemplari dell’edizione in due stili distinti per soddisfare un pubblico di acquirenti diversi. L’a. propone l’attribuzione della decorazione di alcuni esemplari miniati a Gioacchino de Gigantibus. – D.M.
070-044 Decarlini (Giuseppe), San Luigi Orione. Frammenti di vita tortonese, Tortona, Editrice Sette Giorni per la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, 2022, pp. 96, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Opuscolo dedicato a riordinare notizie, informazioni e aneddoti sulla vita e le opere di Luigi Orione, santo nel 2004 per volontà di papa Giovanni Paolo II, che l’a. in passato aveva già pubblicato alla spicciolata sui settimanali tortonesi «Il Popolo» e «Sette Giorni a Tortona». – D.M.
070-045 Delama (Cecilia), Musica e spettacolo nel Seminario minore di Trento a fine Ottocento, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 197-218. Þ rec. «AB» 070-H
070-046 Demartin (Alessandro) – Romano Turrini, Il Fondo storico appartenuto a Bruno Emmert e le pubblicazioni di interesse locale tra ’800 e inizio del ’900, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 273-88. Þ rec. «AB» 070-H
070-047 Di Domenico (Olimpia), Enrico Baj illustratore: livres de peintre e livres d’artistes, «L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 127-45. Enrico Baj (1924-2003) fu un pittore e un illustratore lombardo; e proprio all’illustrazione libraria è dedicato il contributo. Tra il 1952 e il 2003, infatti, Baj sperimenta con grande fervore le possibilità che anche la grafica gli mette a disposizione, quindi la tecnica dell’acquaforte, l’acquatinta, la serigrafia, la litografia, il collage. L’a. ripercorre i suoi lavori in campo editoriale – dal De Rerum Natura di Lucrezio (a cura di Arturo Schwarz, 1958), al suo primo libro illustrato sperimentale, Dames et Généraux (a cui inizia a lavorare nel 1962), al Paradiso Perduto di John Milton (1987), fino al libro-oggetto Soledad (Fiorin, 1998) –, proponendo un’analisi artistica ed editoriale sui suoi progetti e sull’evoluzione di questi. – Ludovica Montalti
070-048 Dilda (Enrico), Giovanni Maria Ghisalberti (1718-1788): incisore dalle “barbare mani”, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 59-74. Un profilo del misconosciuto incisore Giovanni Maria Ghisalberti, attivo a Brescia nel secondo Settecento, con il catalogo delle sue opere note. – L.R.
070-049 Dogheria (Duccio), Tra parola e immagine. La digital library del Mart su Internet Archive, «L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 147-54. L’a. presenta il progetto, avviato a fine 2021, che ha portato alla creazione della digital library su Internet Archive dell’Archivio del ’900 del Mart di Rovereto. Un «work in progress» (p. 149) che, a oggi, conta più di 500 edizioni. Tra queste, si ricordano le edizioni futuriste e i libri illustrati (dando spazio anche a una cinquecentina, ovvero il Viaggio da Venetia al sancto sepulchro di Niccolò da Poggibonsi, Venezia, Niccolò Zoppino, 1518). – Ludovica Montalti
070-050 Early Modern Catholicism and the Printed Book. Agents – Networks – Responses, edited by Justyna Kiliańczyk-Zięba – Magdalena Komorowska, Leiden-Boston, Brill, 2024, pp. 199-219, ill. b/n, ISBN 978-90-04-53867-2, € 116,42. Si schedano alcuni contributi.
070-051 Evrard (Clarisse), «Ut pictura incunabola». Procèdès hypericoniques dans les illustrations du Recueil des Histoires de Troie de Raoul Lefèvre, «L’ Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 5-28. Il libro illustrato del XV secolo è studiato nelle sue diverse e interconnesse declinazioni: le miniature e le incisioni coesistono, i cicli pittorici e a stampa “dialogano”. Un rapporto strettissimo, dunque, esemplificato da un ms. di origine fiamminga, realizzato nel 1495 (BnF, FR 22552), dell’opera di Raoul Lefèvre scritta nel 1464 per il duca di Borgogna. Il successo di Recueil des Histoires de Troie si tradusse nella produzione di mss. e libri a stampa. Il contributo, confrontando le immagini del ms. fiammingo con le silografie di un’edizione lionese del 1490 (BnF, RES-Y2-169), si concentra proprio sulle complessità relative alla trasposizione iconografica, alla ricezione di questa e al commento intersemiotico. Arricchisce la trattazione un prezioso corredo illustrativo. – Ludovica Montalti
070-052 Fabri (Stefania), La riscoperta dei classici. Percorsi di lettura, Milano, Editrice Bibliografica, 2023 (Piccola Biblioteca Bibliografica, 5), pp. 128, ISBN 978-88-9357-592-8, € 13. Ricognizione sulla letteratura per l’infanzia nella Golden Age del genere (1860-1920). L’a. ha strutturato il suo saggio come bussola per orientarsi nel mare magnum dei classici per bambini e ragazzi, costruendo una biblioteca ideale, capace di proporre un’offerta narrativa valida anche per le scuole e modificabile in base alle necessità. Il vol. è particolarmente utile a chi stia compiendo studi sulle forme in cui, al di là della trama, un classico irradia molteplici significati ora nei suoi personaggi, ora nello stile o persino nelle modalità di diffusione. Ogni capitolo è dedicato a uno specifico genere, declinato diversamente dai maestri della letteratura mondiale: dalle fiabe al realismo, passando per il giallo e i romanzi di formazione e d’avventura, per approdare a riscritture contemporanee e trasposizioni in forme completamente nuove, dal graphic novel al videogioco, in sintonia con le espressioni culturali e l’immaginario del XXI secolo. Colpisce lo sguardo nient’affatto paternalistico nella scelta delle opere, poiché in esse trovano rappresentazione anche gli aspetti meno edificanti delle personalità dei giovani protagonisti. – Monica Cammaroto
070-053 Fabri (Stefania), Proibito proibire. L’anticonformismo nei libri per ragazzi (nuova edizione riveduta e ampliata), Milano, Editrice Bibliografica, 2023 (Piccola Biblioteca Bibliografica, 6), pp. 157, ISBN 978-889357-593-5, € 15. Panorama dell’offerta letteraria per bambini e ragazzi a partire dagli anni settanta del Novecento, fino alla contemporaneità. Avvalendosi di studi recenti e più datati, che colgono il tema tanto retrospettivamente quanto nel suo divenire, l’autrice individua un filone narrativo sovversivo e rivoluzionario, collegando la sua comparsa alle esigenze di lettura del pubblico più giovane, agli accadimenti storico-sociali del periodo e ai grandi filoni letterari, critici e filosofici. A un primo capitolo di inquadramento generale seguono rassegne di esempi concreti, ciascuna dedicata a uno dei nuovi temi comparsi nella letteratura per l’infanzia, sempre più spinosi e globali, con attenzione anche ai bisogni di lettura degli adolescenti. Ai casi editoriali più noti si alternano perle nascoste della letteratura per giovani, italiana e straniera, di cui vengono rapidamente delineati la trama e i personaggi, anch’essi in continuo mutamento rispetto alla tradizione. L’ultimo breve capitolo è dedicato al libro-game, figlio del fantasy e sublimazione ludico-letteraria dello scontro tra bene e male. – Pier Francesco Balestrini
070-054 Facchinelli (Alessandra), I libri di Giuseppe Gerola nella Biblioteca del Castello del Buonconsiglio: testimonianze della cultura in Trentino nel primo Novecento. Prima panoramica, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 23-36. Þ rec. «AB» 070-H
070-055 Fadini (Matteo) – Italo Franceschini – Mauro Hausbergher – Laura Bragagna, Introduzione, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. IX-XII. Þ rec. «AB» 070-H
070-056 Fadini (Matteo), Biblioteca personale e cantiere storiografico: il fondo Jedin della Biblioteca FBK, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 81-105. Þ rec. «AB» 070-H
070-057 Fajt (Anita), Héber betűkkel magyarul. Daniel Klesch nyelvelméleti nézeteiről és költői kísérleteiről, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/1, pp. 1-40. Nuove notizie sulla produzione poetica di Daniel Klesch (II metà XVII sec.) con anche inserti in caratteri ebraici. – Ed.B.
070-058 Fontana (Edoardo), Emilio Mantelli illustratore xilografo, «L’ Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 66-99. L’a. ricostruisce la vicenda biografica e artistica di Emilio Mantelli (1884-1918), illustratore genovese che dedicò la propria arte all’incisione silografica, lavorando a stretto contatto con il gruppo della rivista «L’Eroica», ma anche con il mondo editoriale. Si ricordano infatti collaborazioni come quelle con Angelo Fortunato Formiggini per i “Classici del ridere” (pubblicati dal 1913) e con D’Annunzio per La Crociata degli Innocenti, pubblicata nell’estate del 1915 su «L’Eroica» (e cinque anni dopo in vol.). – Ludovica Montalti
070-059 Fortin (Stefano), L’incarnazione del Verbo. Corporalità e gesto nelle ‘didascalie’ delle performance estatiche di Maria Maddalena de’ Pazzi, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 47-68. L’a. intende proporre una lucida disamina della dimensione prettamente performativa riscontrabile nelle manifestazioni di estasi della celebre mistica fiorentina Maddalena de’ Pazzi (1566-1607), a partire da quanto già emerso non solamente da una ricca bibliografia critica di stampo biografico-dottrinale, ma anche dagli scritti delle consorelle carmelitane. – Maddalena Baschirotto
070-060 Franceschini (Italo), L’eredità dei canonici. Modalità di trasmissione del libro tra gli scaffali del convento di San Bernardino a Trento (XVI secolo), in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 109-27. Þ rec. «AB» 070-H
070-061 Gadaleta (Ludovico Maria), “Santità soltanto compie il canto”. La biblioteca di Clemente Rebora, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 53-79. Þ rec. «AB» 070-H
070-062 Gagliardi (Donatella), La “Propalladia” en el Índice: criterios y descuidos censorios, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 159-80. Þ «AB» 070-84
070-063 Gagliostro (Valeria), Incipit, in Per gli stampatori “da Sabbio”, pp. 51-2. Alcuni spunti sul lavoro fatto e di prospettiva intorno al Museo degli stampatori “da Sabbio”, nel «momento in cui si concretizza agli occhi della cittadinanza un progetto ben più grande e fruibile da tutti» (p. 52). – L.R.
070-064 Gatti (Maria Vittoria), L’ufficio stampa in editoria, Milano, Editrice Bibliografica, 2018, pp. 156, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-021-3, € 23,50. L’a., che insegna Gestione di un ufficio stampa al Master Professione di editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica di Milano, costruisce un’intelligente manuale per muoversi e capire il mondo della comunicazione editoriale, le competenze e gli strumenti dell’ufficio stampa. In un mondo lavorativo organizzato secondo lo smart working, il digitale, e dove la stampa, per come la conosciamo, ha meno spazio, si dimostra qui la centralità di questa professione (senza fermarsi al campo editoriale). In modo efficace il vol. riassume le specificità di un ufficio stampa rispetto ad altre forme di comunicazione: quali sono gli obiettivi? Come gestire i media come target? Perché non ci si può affidare solo a una «comunicazione emozionale» (p. 18)? Come gestire una comunicazione che non prevede scambi economici? Ad affiancare tutte le precise informazioni e istruzioni fornite (relative, per esempio, al comunicato stampa, al piano di comunicazione, ma anche a quelle competenze complementari, come la grafica o il social media management) sono presenti interviste, case studies, dati, esempi concreti. Chiude il vol. il Testo unico dei doveri del giornalista e il Glossario. – Ludovica Montalti
070-065 Gernert (Folke), El heterodoxo mundo de las plantas: disenso medico en los Índices de Quiroga, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 181-98. Þ «AB» 070-84
070-066 Giaccardi (Chiara) – Pierangelo Sequeri – Franco Garelli – Mariapia Veladiano – Massimo Borghesi, Egemonia culturale: uno sguardo cristiano, «Vita e Pensiero», 4, 2023, pp. 83-97. In questo dibattito polifonico, scaturito da una riflessione sull’egemonia culturale nel nostro Paese e seguito da un’analisi delle culture e tendenze in costante affermazione, ci si interroga sul ruolo che ricopre al giorno d’oggi la cultura cristiana e in particolare su come possa la Chiesa tornare a essere un punto di riferimento per la società. Le diverse opinioni degli autori non sono molto distanti tra di loro e offrono interessanti spunti di riflessione sul tema. – Pietro Putignano
070-067 Giallombardo (Federica Maria), Tracciando aria [colorata] come fuoco. I disegni per la Nova espositione di Alessandro Vellutello, «L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 49-63. Il contributo si concentra sull’edizione della Commedia con il commento di Alessandro Vellutello, stampata a Venezia nel 1544. La Nova espositione, arricchita di 87 silografie, dimostra una grande maturità di utilizzo delle immagini, che completano le note di commento e le amplificano. A questo proposito l’a. esamina i 20 disegni preparatorî di alcune delle incisioni e databili tra il 1476 e il 1557 – carte oggi conservate presso la Pierpont Morgan Library (New York) –, riconoscendo in questo ciclo una fase di fondamentale importanza per il successivo sviluppo delle illustrazioni dell’edizione veneziana di Francesco Marcolini. – Ludovica Montalti
070-068 Giordano (Rosalia Claudia) – Rosalba Tripoli, Bibliotheca Conventus Calatayeronis fratrum minorum s. Francisci capuccinorum Index, Palermo, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana – Dipartimento B.C. e I.S., 2015 (Quaderni della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, Unità Operativa 10 per i Beni Bibliografici ed Archivistici. Studi, 3), pp. XXXII+204, ill. col., ISBN 978-88-6164-360-4, edizione fuori commercio. L’indice ms. sei/settecentesco della Biblioteca dei Cappuccini di Caltagirone, conservato presso la Biblioteca dei Padri Cappuccini di Siracusa e oggetto di un recente restauro, fornisce l’occasione per rendere nota la consistenza di una biblioteca storica altrimenti dispersa e distrutta, che all’epoca contava quasi 3000 voll. Alla trascrizione del documento, costituito da due indici dei nomi (uno per nome di battesimo, l’altro per cognome dell’autore) e da uno delle opere, sono affiancate due ulteriori testimonianze: l’elenco compilato in occasione dell’indagine della Congregazione dell’Indice (1600-1601 ca.) e l’ultimo catalogo della biblioteca allestito nel 1867-1868 da Emanuele Taranto. La comparazione tra queste tre fonti e un’accorta consultazione degli Opac hanno consentito alle a. di sciogliere e uniformare gli stringati riferimenti bibliografici dell’indice, identificandone le edizioni. – E.Gam.
070-069 Giordano (Rosalia Claudia), Rosalba Tripoli, Valentina Tutino, Carte xilografate a Siracusa. Biblioteca Comunale, Palermo, Regione siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Dipartimento B.C e I.S., 2015 (Quaderni della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa. Unità Operativa 10 per i Beni Bibliografici ed Archivistici. Cataloghi, 9), pp. 214, ill. col., ISBN 978-88-6164-361-1, s.i.p. Un raffinatissimo catalogo che rende onore alle carte silografate (secc. XVII-XIX), che presenta e di cui propone, per ciascuna scheda, due riproduzioni digitali: la prima che mostra la carta nella sua interezza, la seconda che si concentra su un particolare del disegno. Tra i dati che completano le descrizione analitiche, sono presenti il riferimento all’area di produzione, alla datazione ed eventualmente al produttore, gli esemplari nei quali compaiono queste carte e il loro impiego (carte di guardia, piatti, dorso, angoli, controguardie).
070-070 Giuliani (Marzia), Devozioni borromaiche. Agata Sfondrati e le angeliche di San Paolo Converso a Milano, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 151-69. A inaugurare la seconda sezione del vol., dedicata a una ricca panoramica di pratiche e di testi a tema devozionale, è il presente contributo di Maria Giuliani, in cui l’a. porta all’attenzione la figura di suor Agata Sfondrati, priora del convento di San Paolo Converso di Milano, nonché figlia spirituale del celebre Carlo Borromeo, la cui memoria ed eredità venne da quest’ultima accuratamente conservata anche a seguito della morte del cardinale. Grazie alla presenza di fonti documentarie, sia mss. sia a stampa, viene svelata gran parte del vissuto spirituale di una vita prettamente devozionale. Di particolare interesse la questione relativa alla stampa e relativa diffusione degli scritti dell’angelica grazie all’intervento degli editori milanesi Pietro Martire Locarni e Giovanni Battista Bidelli. – Maddalena Baschirotto
070-071 Golub (Xénia), A történeti Magyarország görögkatolikus közösségeihez köthető kézírásos bejegyzések és tulajdonosi jegyek az Országos Széchényi Könyvtár régi szláv cirillikáiban, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/4, pp. 494-510. Nella Biblioteca Nazionale d’Ungheria possono essere reperiti libri in alfabeto cirillico con postille che rimandano alla vita delle locali comunità greco-cattoliche. – Ed.B.
070-072 Golub (Xénia), Egy velencei nyomtatású szerb antikva a Todoreszku-gyűjteményből és possessorai, «Magyar Könyvszemle», 2023, 139/1, pp. 105-8. Tracce di storia su un esemplare di un’edizione serba pubblicata a Venezia nel 1554. – Ed.B.
070-073 Golub (Xénia), Szerbek Budán és az Egyetemi Nyomda. Adalékok egy hajdani közösség könyvkultúrájához, «Magyar Könyvszemle», 2023, 139/1, pp. 67-91. L’antica comunità serba di Buda e gli inizi della tipografa dell’Università. – Ed.B.
070-074 Golvers (Noël), Johann Schreck Terrentius, SJ. His European Network and the Origins of the Jesuit Library in Peking, Turnhout, Brepols, 2020 (De Diversis Artibus, 107), pp. 648, ill. col., ISBN 978-2-503-58143-9, s.i.p. Nato dal profondo studio del Fondo Faber a Roma e dei libri contabili dell’Officina Plantiniana ad Anversa, il vol. esplora il nucleo delle biblioteche dei Gesuiti in Cina analizzando i viaggi, i libri e le reti personali del gesuita Johann Schreck Terrentius, uomo universale del primo Seicento. La maggior parte dei primi tre capitoli contiene una descrizione dettagliata, in parte enciclopedica, delle tappe in Europa, dei 150 conoscenti più stretti del Terrentius e dei suoi libri, organizzati per materia, come si ricava dalle fonti sopra nominate. Su questa base, questi ultimi possono essere confrontati con i libri delle biblioteche ex-gesuitiche di Pechino, raccolti nel catalogo di Hubert Verhaeren (1949). Seguono un'analisi delle conoscenze scientifiche di Terrentius nei vari campi e una valutazione conclusiva. – Leo S. Groll
070-075 González Montañés (Julio Ignacio), Titivillus. Il demone dei refusi, Perugia, Graphe.it, 2018, pp. 65, ill. b/n, ISBN 978-88-9372-043-4, € 6. Il vol. propone la traduzione italiana, a cura di Roberto Russo, dell’originale spagnolo del 2015 Tutivillus. El demonio de las erratas. Il saggio indaga la genesi, lo sviluppo e le attestazioni in letteratura, teatro e arte della figura del demone Titivillus, inizialmente annotatore di sillabe e parole omesse dai chierici durante le funzioni religiose, di parole inutili e dei pettegolezzi pronunciati dai fedeli in chiesa, per diventare poi la fonte di distrazione di copisti e tipografi, quindi la causa dei refusi (funzione però attribuitagli solo dal XIX secolo). Il vol. è così organizzato: Introduzione (pp. 7-9); Il nome (pp. 9-11); Demone grammatico e scrittore (pp. 12-5); Storia dell’exemplum (pp. 15-8); Comparsa del nome (pp. 18-20); I ruoli di Titivillus (pp. 21-35, a sua volta suddiviso in 1. Notaio di parole vane; 2. Censore di chierici distratti; 3. Raccoglitore di peccati; 4. Colui che confonde gli scrivani?; 5. Demone degli stampatori; 6. Araldo dell’inferno); Titivillus nel teatro (pp. 35-8); Titivillus nell’arte (pp. 38-45, a sua volta suddiviso in 1. Romanico; 2. Gotico; 3. Rinascimento; 4. Barocco; 5. Arte bizantina); Titivillus in Italia (pp. 45-50). Chiudono il vol. le 7 figure dell’Appendice iconografica (pp. 51-9) e la Bibliografia (pp. 61-4). – S.C.
070-076 Gonzalo Sánchez-Molero (José Luis), El “Index et catalogus librorum prohibitorum” de Quiroga: su proceso editorial (1572-1584) – Anexo documental, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 115-58. Þ «AB» 070-84
070-077 Granata (Giovanna), Italian Religious Orders and Their Books at the End of the Sixteenth Century, in Early Modern Catholicism and the Printed Book, edited by J. Kiliańczyk-Zięba – M. Komorowska, pp. 199-219. L’a. presenta i contatti intercorsi tra la Sacra Congregazione dell’Indice e gli ordini religiosi sul finire del XVI secolo. In particolare, prende in analisi le liste di libri richieste, per controllare la presenza o meno di voll. proibiti nelle collezioni monastiche e conventuali. – L.Mo.
070-078 Gruppo 63. Collezione Antonio Autieri, a cura di Raffaella Colombo, schede di Raffaella Colombo – Giacomo Coronelli, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, 2023, pp. 312, ill. col., ISBN 979-12-81634-00-8, € 10. A sessant’anni dalla fondazione del Gruppo 63 (Palermo, 3-8 ottobre 1963), la Libreria Antiquaria Pontremoli pubblica un catalogo interamente basato sull’acquisizione della collezione Antonio Autieri, tra i più importanti collezionisti della Neoavanguardia; essa si compone di oltre cinquecento titoli di venti riviste che, insieme, ricostruiscono l’origine, lo sviluppo e l’eredità del Gruppo. La maggior parte delle opere catalogate escono tra la fine degli anni Cinquanta e il 1969, anno in cui l’esperienza della Neoavanguardia come movimento unitario si considera convenzionalmente conclusa. In questo catalogo scrittori, poeti e critici più o meno noti si affiancano l’un l’altro, tutti ugualmente fondamentali per comprendere la galassia creativa che si organizza con e intorno al Gruppo 63; una galassia intimamente legata al generale fermento culturale e politico del tempo, e composta da mondi verbali e verbo-visuali capaci di precedere e superare anche i confini temporali. A rendere possibile tutto questo è Antonio Autieri, che si separa da quasi tutta la sua raccolta con la speranza che «si possa finalmente superare con serenità l’antico giudizio secondo cui quel momento produsse ottimi testi critici ma deboli prodotti letterari, contribuendo attraverso questa collezione a mostrare i molti e originali percorsi degli autori e delle autrici che animarono questa stagione» (pp. 7-8). – Alice Maggiolini
070-079 Guiducci (Francesca), Di cera e d’inchiostro. Lucia Tartaglini scrittrice e artista devota nell’Italia centrale fra Sei e Settecento, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 213-36. Il contributo offre un esauriente ritratto di Lucia Tartaglini, con particolare riguardo all’ampia e importante produzione di opere di stampo devozionale. Terziaria francescana vissuta nella seconda metà del XVII secolo a Perugia, qui vi fondò il Conservatorio femminile della Torre degli Sciri. Grazie a un attento esame di documenti d’archivio provenienti da Cortona, Perugia e dalla Congregazione per la Dottrina della Fede di Roma, si forniscono interessanti elementi circa la vita di questa figura femminile ancora poco conosciuta. – Maddalena Baschirotto
070-080 Hellinga (Lotte), Nicolas Jenson and Jacobus Rubeus in Cologne and Zutphen, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 115-44. Il saggio affronta la questione delle rotte e il commercio di incunaboli veneziani nei Paesi Bassi orientali, alcuni dei quali raggiunsero la città di Zutphen non molto tempo dopo la loro stampa. L’a. focalizza l’attenzione su alcuni vol. licenziati da Nicolas Jenson e Jocobus Rubeus tra il 1475 e il 1479, ancora oggi incatenati ai banchi dell’antica Librije (raccolta ecclesiastica costituitasi tra il 1495 e il 1521 grazie ai lasciti di un giurista e un canonico). L’analisi degli esemplari consente all’a. di ricostruire il percorso commerciale : da Venezia, i vol. giunsero a Magonza dove fu aggiunta la rubricatura, dunque trasferiti a Colonia dove furono eseguite rilegatura e la miniatura. – D.M.
070-081 Humphrey (Lyle), An Ex-Celotti Antiphonal Cutting Inscribed “BF” in the North Carolina Museum of Art, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 341-70. Contributo che richiama l’attenzione su un cutting ricavato da un antifonale con una miniatura di matrice lombarda conservato dal 1959 presso il North Carolina Museum of Art (NCMA). Si tratta di una iniziale A con due Marie al Sepolcro con iscrizione “BF”, identica a quella presente in altri due ritagli di corali, tutti venduti nell’asta di Luigi Celotti (Christie’s, Londra, maggio 1825). L’analisi stilistica condotta dall’a. suggerisce che il monogramma “BF” di questo cutting possa essere stato aggiunto in epoca moderna e che la personalità artistica del miniatore sia da rintracciare nell’ambiente vicino alla Certosa di Pavia di fine Quattrocento. – D.M.
070-082 In memoriam - omaggio a Fernanda Ascarelli nel trentennale della scomparsa. La bella figura di Fernanda Ascarelli (1903-1994), bibliotecaria e studiosa romana di storia del libro, vessata dalle leggi razziali, a. di importanti contributi scientifici, è stata rievocata lo scorso 8 aprile da una serie di interventi presso la Fondazione Modigliani: on line sono recuperabili i testi degli interventi, in attesa di una più che auspicabile pubblicazione in volume (per la bibliografia dei suoi scritti si veda un intervento uscito l’anno stesso della morte e dovuto a Marco Menato). – Ed.B.
070-083 Incunaboli a Nova Gorica – Inkunabule v Novi Gorici, catalogo bilingue a cura di Rosalia Claudia Giordano – Marco Menato – Marco Palma – Anna Scala, Roma, Viella, 2024, pp. 173+171, ill. b/n, ISBN 979-12-5469-527-2, € 45. Nova Gorica, designata con la vicina Gorizia come Capitale Europea della Cultura 2025, custodisce un prezioso corpus di incunaboli. Il catalogo, originale nella sua struttura bilingue (italiana e slovena) svela una realtà poco esplorata. Il vol. comprende le descrizioni di 35 edizioni – raccolte in 27 volumi – stampate tra il 1474 e il 1500 e conservate in tre sedi: la Biblioteca pubblica France Bevk, la Biblioteca Stanislav Škrabec del convento francescano della Castagnavizza (da cui la maggioranza degli esemplari analizzati) e la collezione privata di David e Marinka Brezigar a Salcano (che annovera tra le altre le edizioni illustrate della Geografia di Strabone e del Liber chronicarum di Hartmann Schedel). La sezione dedicata al catalogo vero e proprio è preceduta dalla storia dei fondi considerati, ed è seguita da un’ampia sezione di indici organizzati per date, autori, luoghi, tipografi e possessori. Ogni scheda è identificata da un numero progressivo, seguito dalla segnatura di collocazione e dai dati di edizione. Subito dopo la bibliografia, un accenno alle fonti archivistiche e infine un’analisi delle peculiarità dell’edizione. – Lorenzo Consorti
070-084 Índices (Los) del cardenal Quiroga (1583-1584). Agentes, elaboración, censuras, al cuidado de Donatella Gagliardi, Roma, Salerno ed., 2022, pp. 256, ISBN 978-88-6973-762-6, € 32. La figura del card. Gaspar de Quiroga è centrale per la storia culturale dei paesi ispanofoni e di quelli controllati dalla corona di Spagna. Un gruppo di ricerca, partendo dal fondamentale contributo alla storia degli indici fornito da Jesús Martínez de Bujanda, si è occupato di diversi aspetti legati all’indice dei libri proibiti e all’indice espurgatorio che vanno sotto il suo nome. Di particolare interesse la ricostruzione delle fasi redazionali e del processo di stampa. Si registrano i singoli contributi. Chiudono il vol. l’indice dei nomi e quello delle illustrazioni. – Ed.B.
070-085 Ingegneri (Gabriele), Uno sguardo sul mondo dalla Biblioteca dei Cappuccini di Arco (1585-1970), in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 239-72. L’a. tenta di rispondere alla domanda: «come dal convento di Arco i frati potevano essere informati e seguire quel che succedeva nel mondo esterno»? (p. 240). La risposta va cercata tra i voll. conservati della Biblioteca dei Cappuccini di Arco, presentati al lettore per aree tematiche – geografia, storia, nuove linee culturali e sociali, storia e dottrina ecclesiastica, storia locale, letteratura, scienze, medicina. – Lucia Giustozzi
070-086 Ioppi (Rossella) – Mauro Hausbergher, La libraria dei principi vescovi di Trento. Nuovi ritrovamenti a Vienna, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 129-71. Gli autori interrogano una nuova e preziosa fonte: un elenco ms. inedito, datato 1806, di 45 edizioni a stampa pubblicate nel XV e XVI secolo e attualmente conservate presso la Österreichische Nationalbibliothek, dove furono ricollocate nell’Ottocento dopo essere state prelevate dall’antica biblioteca vescovile di Trento. Il documento, recentemente riscoperto nel fondo “Registratur” dell’Haus-, Hof- und Staatsarchiv di Vienna, offre agli esperti l’occasione di ricostruire la storia della libraria dei presuli, le spoliazioni da essa subite nel primo Ottocento ad opera della monarchia asburgica e di identificare le opere e le edizioni – in alcuni casi persino gli esemplari – descritte nell’inventario del 1806. – Lucia Giustozzi
070-087 Kiesz (Réka), A Magyar Földrajzi Társaság Könyvtára-sorozat bibliográfiai feltárása, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/III, pp. 339-67. La Società ungherese di geografia possiede nella sua biblioteca diversi tesori librari. – Ed.B.
070-088 Krähling (Edit), “Ha megmaradt a víztől, megmaradt-e az emberektől?” Dokumentumok Radnóti Miklós elveszett könyvtáráról, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/III, pp. 368-81. Alla caccia della personale biblioteca del poeta Radnóti nascosta nel 1944. – Ed.B.
070-089 Lavenia (Vincenzo), Tra Roma e la Spagna: Antonio Possevino e gli Indici di Quiroga, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 219-38. Þ «AB» 070-84
070-090 Ledda (Elena), Come api operose. L’Ateneo di Salò e gli stampatori “da Sabbio”, in Per gli stampatori “da Sabbio”, pp. 33-46. Si ripercorre la storia dell’Ateneo di Salò e si fornisce un catalogo delle edizioni sottoscritte da editori-tipografi sabbiensi conservate nella biblioteca dell’Accademia. – L.R.
070-091 Libreria Antiquaria Mediolanum, Libri antichi e rari, Catalogo 49, Milano, 2024, pp. 188. Splendida rassegna di 153 opere (dal Processus Satanae del 1475 alla princeps di Se questo è un uomo), con ottime edizioni splendidamente illustrate: si notino numerose legature molto importanti, tra cui piace ricordare quella editoriale in cartoncino rosa con decorazioni a stampa in Francesco Bartolazzi, Poesie nella partenza di Andrea Da Mula, Venezia, Albrizzi, 1775 (n° 117). – Ed.B.
070-092 Lilao Franca (Óscar), Francisco Sancho (ca. 1500-1578), profesor en la Universidad de Salamanca, “comisario de la ortodoxia”, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 47-66. Þ «AB» 070-84
070-093 Luraschi (Laura), Catalogo delle cinquecentine del Fondo librario del Convento della Madonna del Sasso a Orselina, Roma, Istituto storico dei Cappuccini, 2023 (Subsidia Scientifica Franciscalia, 15), pp. 456, ill. col., ISBN 978-88-99702-27-4, € 50. Non certo sedentaria è la storia che si cela tra le pagine dei voll. ospitati dalla florida biblioteca del Convento della Madonna del Sasso a Orselina (Svizzera). Frutto della fusione di raccolte librarie appartenute a diverse istituzioni religiose locali, conta attualmente più di 12.000 titoli. L’a. ha condotto una minuziosa opera di catalogazione interessata nello specifico al fondo delle cinquecentine: le 505 schede proposte sono compilate a partire da uno studio puntuale dei singoli esemplari, in un chiaro tentativo di ricostruirne la storia a partire dalle tracce lasciate dal tempo sulla loro materialità. In chiusura al vol., un’appendice propone l’aggiunta di 56 cinquecentine (in origine provenienti da fondi locarnesi, oggi sparse in diverse biblioteche), le tavole di concordanza ricordano le antiche segnature degli esemplari, le illustrazioni a colori permettono di esplorare a distanza gli ambienti e soffermarsi sui dettagli di alcune opere particolarmente significative, mentre gli indici vanno incontro alle esigenze di ricerca dei singoli fruitori. – Chiara Araldi
070-094 Luscia (Onorio), Il Museo degli Stampatori “da Sabbio”, un progetto che prende vita, in Per gli stampatori “da Sabbio”, pp. 7-8. Si riferisce dell’«atto che sancisce la nascita di uno spazio destinato a diventare sede del Museo degli Stampatori nel Comune di Sabbio Chiese» (p. 7). – L.R.
070-095 Macchi (Federico), Le legature a scompartimenti vuoti o à la fanfare: una nota di approfondimento, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 123-32. Erudita nota di approfondimento sulle legature francesi dette à la fanfare, munite di scompartimenti muti e «caratterizzate da sistematico carattere di austerità» (p. 123). – L.R.
070-096 Macchi (Federico), Legature: le grand doreur de Henri II, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 89-98. Si offrono al lettore i profili dei tre professionisti parigini che si contendono il titolo di grand doreur dei libri appartenuti a Enrico II: Claude Picques, Jean Picard e Gomar Estienne. – L.R.
070-097 «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/I. Il fascicolo presenta anche studi su alcuni frammenti di mss. ungheresi, la biografia del musicologo Ágost Beer, la storia della stampa a Debrecen. – Ed.B.
070-098 «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/II. Si pubblicano anche notizie sui pronostici del ’500, un calligramma a stampa, il diario di Ambrus Keczer (II metà XVII sec.). – Ed.B.
070-099 «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/III. Nel fascicolo vengono presentati anche due testi in versi di Iohannrs Serifaber (1550) e una lettera da Londra di István Bornemisza (1636). – Ed.B.
070-100 Malaspina (Matilde), An Illustrated “Esopo” of the Veneto in the British Library, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 177-206. Lavoro che analizza i contenuti testuali, il colophon e le illustrazioni del manoscritto Add MS 10389 della British Library, contenente una rielaborazione in volgare del XIV secolo delle favole di Esopo basata sul popolare Liber Esopi, al fine di fornire le basi per nuove indagini sul suo significato culturale e sul contesto della sua produzione. – D.M.
070-101 Malossini (Anita), Le origini del Fondo antico della Biblioteca civica di Riva del Garda, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 173-95. Þ rec. «AB» 070-H
070-102 Mancini (Claudio Maria), Daniele Varè (1880-1956) ed il suo archivio, «Culture del testo e del documento», 71, 2023, pp. 23-64. Un dettagliato contributo sulla vita di Daniele Varè, diplomatico e scrittore nonché ministro d’Italia in Lussemburgo e in Cina. L’a. ricostruisce la storia dell’archivio della sua famiglia nonostante l’impossibilità di consultare alcuni documenti dispersi. Elemento d’interesse per gli studiosi del Risorgimento italiano e dei rapporti esteri, in particolare con la Cina, nei primi decenni del ’900. – Erika Paoletti
070-103 Manzoni (Alessandro), Il Natale del 1833 e altri scritti, a cura di Valerio Rossi, Novara, Interlinea edizioni, 2023, (Nativitas, 106), pp. 104, ill. b/n, ISBN 978-88-6857-559-5, € 12. La tematica del Natale, protagonista di uno degli Inni Sacri di Alessandro Manzoni, viene qui proposta in maniera singolare. Ideato inizialmente da Angelo Stella (1938-2023), allievo di Maria Corti, Valerio Rossi ha poi curato il vol. sapientemente. Mauro Novelli, presidente del Centro Nazionale Studi Manzoniani, apre l’opera con Il masso e la folgore (2023); è poi proposto Il Natale (1813) di Manzoni, il cui carattere frammentario è evidenziato negli abbozzi riportati accanto alla versione definitiva. Manzoni coltivava un'idea spoglia, severa e religiosa del Natale, così come si può percepire ne Il Natale del 1833, scritto incompiuto, che costituisce un grande esempio di profondità poetica in cui viene sviluppato l’interiore contrasto tra nascita e morte. Il lutto che ha colpito Manzoni nel Natale del 1833 viene ulteriormente approfondito mediante otto lettere, quattro delle quali inviate a Leopoldo II (1834), che aveva espresso la sua vicinanza allo scrittore, colpito anche da un altro lutto. Infine, un estratto da Il Natale del 1833 di Mario Pompilio, pubblicato nel 1983 e insignito del premio Strega. Come pietra che rotola di Alessandro Zaccuri, responsabile della Comunicazione all’ Università Cattolica, è il commento al vol. che conclude il percorso, arricchito anche da illustrazioni di autografi mss. di Manzoni. – Marco Barberis
070-104 Marcon (Susy), Il miniatore Giorgio Colonna e la raffigurazione dell’ Arsenale veneziano, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 307-24. Presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia si conserva un manoscritto del Catastico delle Parti, et ordini, presi circa le cose del Collegio della Militia maritima, il quale reca come foglio di apertura una miniatura con la veduta dell’Arsenale veneziano (modificato dopo la vittoria di Lepanto) attribuibile al talentuoso miniaturista Giorgio Colonna, attivo a Venezia dagli anni Cinquanta agli inizi degli anni Ottanta del Quattrocento. – D.M.
070-105 Mariani Canova (Giordana), Per Alessandro Leoni, Antonio Maria da Villafora, e il Maestro delle Sette Virtù, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 225-52. Saggio dedicato alla sottovalutata opera di Alessandro Leoni, miniatore ferrarese del Rinascimento. Analizzando lo stile di una copia del Decretum Gratiani stampata a Venezia nel 1474, l’a. afferma la presenza dell’artista tra Padova e Venezia negli anni Settanta e Ottanta del Quattrocento, la sua vicinanza al miniatore Antonio Maria da Villafora e altri maestri attivi per il monastero olivetano di San Benedetto Novello. Inoltre, si avanza l’ipotesi che Alessandro Leoni possa essere identificato con il grande Maestro delle Sette Virtù, di cui si ravvisa lo stile nelle miniature di alcuni incunaboli commissionati dal banchiere tedesco Peter Ugelheimer. – D.M.
070-106 Martínez de Bujanda (Jesus), Los Índices de Quiroga, arquetipo de la censura inquisitorial española, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 13-26. Þ «AB» 070-84
070-107 Marzatico (Franco), Presentazione, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. VII-VIII. Þ rec. «AB» 070-H
070-108 Matrice colore ornato, carte per legare e coprir libri, a cura di Rosalia Claudia Giordano – Claudia Benvestito, Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, 2023, pp. 24, ill. col., manca ISBN, s.i.p. La mostra ospitata nelle Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (15 dicembre 2023-28 gennaio 2024) offre un percorso sulle carte decorate che hanno avvolto il libro, partendo da quelle a una sola matrice fino ad arrivare a schemi più complessi. Questi elementi decorativi sono entrati nel mercato tra il XVIII e il XIX secolo. Essi si dividono in due categorie: quelle ottenute con una matrice in legno (carte silografate, vellutate, damascate) e quelle che invece posseggono caratteristiche uniche e si allontanano dal concetto di serialità (marmorizzate, venate, pettinate, a mazzo di fiori, a onde marine). L’esposizione valorizza la fantasia e maestria degli intagliatori, e i decori principali esposti sono legati al mondo vegetale o al tipo geometrico. Alcuni degli stili presentati vengono replicati tutt’oggi, come il caso del famoso motivo zigzagante remondiniano o le decorazioni di Lafertè e Bertinazzi. Nel percorso espositivo domina la produzione di Remondini data la sua sede commerciale a Venezia. Il percorso inizia i suoi passi dai campionari, passando poi agli strumenti e materiali utilizzati. Viene messo in luce il grado di complessità rispetto al numero di matrici utilizzate e la varietà degli impianti. I decori più antichi sono quelli a una sola matrice, gli impianti più complessi a 4, 5 matrici arrivarono più tardi, permettendo una percezione più delineata del disegno. Viene indagata la percezione complessiva del disegno rispetto allo spazio, come il disegno possa presentarsi a risparmio e a rilievo, e un’attenzione particolare viene data anche al motivo (incompleto, a bande o a righe, a nastri, a reticolo, a seminato). È presa in considerazione anche la difficile conservazione di questi materiali data dalle fragili legature e dal fatto che questi materiali richiedono una protezione delicata. Importante soffermarsi anche sui differenti usi delle carte decorative in passato (ricoprire pareti, rivestire mobili e cassetti, trasporto delle reliquie dei Santi). La confezione e i materiali del libro non si limitano a essere solo elementi d’interesse, vanno oltre il mero valore testuale, sono in grado di fornire un quadro storico del gusto nel tempo, forniscono rilevanti informazioni sull’evoluzione delle mode, permettendo anche di ricostruire il contesto sociale ed economico di chi li ha posseduti. – Erika Paoletti
070-109 Milana (Luca), La Carta di Cassini, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 99-102. Si ricostruisce la vicenda che portò alla realizzazione della carta generale del regno di Francia, commissionata all’inizio degli anni Quaranta del Settecento da Luigi XV a «Cesare Francesco Cassini, detto anche Cassini III o Cassini de Thury, appartenente a un’illustre dinastia di cartografi italiani, originari di Perinaldo, in Liguria» (p. 100). – L.R.
070-110 Monok (István), A Magyar Királyság és az Erdélyi Nagyfejedelemség könyvtári rendszerének felépítése új birodalmi keretben (1686/1690–1815), «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/II, pp. 218-29. La ricostruzione della rete delle biblioteche del Regno ungherese e della Transilvania in un nuovo quadro imperiale. – Ed.B.
070-111 Morandini (Mino), Umanesimo in Valcamonica: epigrafi dagli affreschi dei secoli XV/XVI sul Colle della Maddalena (e di Iside e di Leonardo) a Bienno, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 7-40. L’a. si sofferma sugli edifici di culto del Colle della Maddalena a Bienno, in Valle Camonica, e in particolare sulle epigrafi affrescate e sulle suppellettili artistiche ivi conservate. – L.R.
070-112 Mori (Giulia), La biblioteca ‘familiare’ di Riccardo Zandonai. Prime note, in In “fondo” allo scaffale, a cura di M. Fadini – I. Franceschini – M. Hausbergher, pp. 37-51. Þ rec. «AB» 070-H
070-113 Museo Stampatori «da Sabbio». Catalogo delle cinquecentine e delle seicentine, a cura di Ennio Ferraglio – Marco Giuseppe Palladino, [Bione (BS)], Edizioni Valle Sabbia, 2023 (Il quaderno, 1), pp. 160, ill. col., ISBN 979-12-210-4559-8, s.i.p. Il vol. propone il catalogo analitico di una raccolta 44 esemplari di edizioni del Cinque e Seicento, patrimonio del Museo degli stampatori «da Sabbio» di Sabbio Chiese (BS) e frutto per lo più di donazioni di singoli e aziende locali (ne descrive la genesi Alfredo Bonomi, Il valore del dono. Il patrimonio librario del Museo Stampatori «da Sabbio», frutto di elargizioni, pp. 157-8). Si tratta di volumi sottoscritti da tipografi-editori originari della Valle Sabbia. Dopo una breve Introduzione (pp. 7-8) del sindaco di Sabbio, Onorio Luscia, e una nota (Storie di caratteri, di sinergie e di nuove imprese, pp. 9-10) di Elena Ledda, presidente dell’Ateneo di Salò, il saggio di Ennio Ferraglio (Nicolini, Ventura, Gelmini: tipografi ed editori da Sabbio nell’Italia del libro del Cinquecento, pp. 11-23) tratteggia i profili di alcuni protagonisti dell’editoria italiana del Rinascimento che hanno avuto i natali a Sabbio Chiese. Il corpo del catalogo, corredato da numerose immagini, si deve a Marco Giuseppe Palladino, che dispone le schede in ordine cronologico, fornendo poi un indice degli autori e uno dei tipografi e degli editori. «Le schede sono composte […] da una prima parte di trascrizione, una di descrizione dell’opera e dell’autore, ed infine un’ultima di descrizione del singolo esemplare posseduto con le relative note di possesso o particolarità specifiche. Conclude la scheda una parte con il riferimento alla provenienza, gli esemplari presenti nelle maggiori istituzioni bresciane e riferimenti a EDIT16 e quelli più prettamente bibliografici» (p. 28). – L.R.
070-114 Nodi (I) della tutela. Per un recupero consapevole della memoria collettiva. Catalogo della mostra (Siracusa, 4-11 dicembre 2015, Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Siracusa, Sala Caravaggio), a cura di Rosalia Claudia Giordano – Rosalba Tripoli, foto di Daniele Aliffi, traduzione Alberto Campagnolo, Siracusa, Tyche, 2015, pp. 58, ill. col., ISBN 978-88-99060-20-6, € 10. Catalogo della mostra tenutasi a Siracusa nel 2015 dedicata al prezioso lavoro dei restauratori nella conservazione dei libri antichi. Il percorso proposto intende dare voce un’attività silenziosa, spesso condotta “dietro le quinte”, passando in rassegna le diverse componenti dell’oggetto libro, i suoi possibili agenti patologici, fino a mostrare gli strumenti propri del restauratore. – D.M.
070-115 Nova (Giuseppe), Brixia longobarda, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 119-22. Sulla base di fonti antiche e ricostruzioni moderne, si propone una descrizione della città di Brescia in epoca longobarda. – L.R.
070-116 Nova (Giuseppe), Stampatori, librai ed editori bresciani a Treviso (XV-XVII secolo), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 103-12. Una serie (in ordine alfabetico) di profili di stampatori e uomini del libro di origine bresciana attivi a Treviso tra Quattro e Seicento. – L.R.
070-117 Olschki (Daniele), Gioverà ricordare. Meminisse iuvabit, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2024 (Particelle elementari, 11), pp. 40, ill. col., ISBN 978-88-222-6904-1, € 10. Daniele Olschki, presidente della storica casa editrice Leo S. Olschki, ripercorre in un breve ma denso volumetto i primi 60 anni di vita della casa editrice fondata dal bisnonno Leo Samuele Olschki. Dall’avvio dell’attività di libraio antiquario a Verona – dove Leo Olschki, originario di Johannesburg, era approdato nel 1883 –, al trasferimento a Venezia, sino all’arrivo nel 1897 a Firenze, palcoscenico del successo imprenditoriale di Olschki. L’a. ricostruisce con esattezza l’«ondata di germanofobia» (p. 14) che investe l’Italia alle soglie della Prima guerra mondiale, costringendo per la prima volta Leo Olschki all’esilio a Ginevra; i trionfi del decennio successivo – in particolare il conferimento a Leo Olschki della cittadinanza italiana e i festeggiamenti per il cinquantenario della casa editrice – e i prodromi inquietanti della deriva totalitaria del regime fascista. A nulla valsero i meriti di «editore-umanista» (p. 32) riconosciuti a Leo da amici e collaboratori quando, nel 1938, furono pubblicati prima il Manifesto della razza e poi il R.D.L. del 7 settembre: l’ascesa dell’editore vede una prima battuta d’arresto. – Lucia Giustozzi
070-118 Pala (Elena), Ogni casa senza libro è come una spelonca. 1927-1937. La Festa Nazionale del Libro. Il caso di Brescia, Roccafranca, Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, 2023, pp. 111, ill. col., ISBN 978-88-8486-957-9, s.i.p. È noto quanto il libro fosse centrale (se non altro con postulati ideologici e finalità propagandistiche) in molte iniziative culturali durante il Ventennio fascista, a partire dal celebre motto che lo pone accanto al moschetto in quanto strumenti essenziali per il cittadino ideale. Di queste manifestazioni fa certamente parte la Festa Nazionale del Libro, idea proposta inizialmente sulla rivista «La Fiera Letteraria» nel 1926 e lanciata l’anno successivo dal Partito nazionale fascista. Una iniziativa per porre «il libro ben vicino al passante» (p. 33), organizzata (dal 1927 al 1937) in maniera capillare in circa cento città italiane tramite l’installazione di bancarelle di case editrici e librerie e carretti itineranti in piazze, portici e perfino stazioni ferroviarie. Accompagnata da una massiccia campagna pubblicitaria a mezzo stampa, la prima edizione del 1927 riscosse un successo tanto impressionante quanto, forse, inaspettato. L’a. di questo contributo agile ma brillante e originale (corredato da bellissime immagini e fotografie inedite), attraverso un attento esame di fonti bibliografiche e archivistiche (perlopiù conservate al Centro Studi sulla Repubblica Sociale Italiana di Salò) studia il caso specifico di Brescia, tra le città più vive nell’organizzazione della fiera e di numerose attività collaterali. Negli anni successivi, la Festa Nazionale del Libro tentò di rinnovarsi pianificando iniziative inedite come la “Carovana degli scrittori”, che ebbe l’obiettivo di «avvicinare coloro che scrivono al pubblico che legge» (p. 81), mutando però anche nelle finalità, in origine rivolte alla promozione del libro e della lettura anche nelle fasce sociali meno istruite, salvo diventare mano a mano sempre più uno strumento al servizio della «pedagogia totalitaria del regime fascista» (p. 111). – P.S.
070-119 Parlavecchia (Rosa), I libri antichi di Antonio Muñoz nelle biblioteche della Fondazione Giorgio Cini. I, Milano, Ledizioni, 2023, pp. 295, ill., ISBN 978-88-5526-963-6, € 28. Antonio Muñoz, storico dell’arte e architetto, fu una personalità di primo piano nel mondo soprattutto dell’archeologia, dei restauri e dei ripristini di chiese storiche a Roma tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso. Collezionista d’arte e bibliofilo, raccolse una importante biblioteca, comprendente anche fotografie, stampe e disegni, che fu acquistata da Vittorio Cini dopo la sua morte avvenuta nel 1960. L’a. approfondisce con grande attenzione proprio l’aspetto degli interessi bibliofilici del Muñoz, procedendo alla catalogazione del materiale librario antico conservato alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia e con l’appendice dei dodici esemplari rimasti nella biblioteca del Museo di Roma. Il vol. termina con un nutrito ed esaustivo corredo di indici. – M.C.
070-120 Pastori (Paolo), Revenons à Sorel come zurück zu Kant? La critica di Georges Sorel alla società borghese, «Culture del testo e del documento», 71, 2023, pp. 64-183. La critica di Georges Sorel è legata a un conservatorismo dato dal suo ambiente borghese. Segue poi un primo periodo sotto l’influenza del neo-kantismo e di un ritorno a Socrate. Approda infine al pensiero marxiano. Prende le distanze da Lange e da Fouilée, avvicinandosi al socialismo di Proudhon. Sviluppa un’idea di una “rivoluzione dei produttori” e ne analizza il ruolo sindacalista. – Erika Paoletti
070-121 Per gli stampatori “da Sabbio”. Uomini e storie prima del Museo, a cura del Comitato scientifico per la memoria e la valorizzazione degli stampatori di Sabbio Chiese, [Bione (BS)], Edizioni Valle Sabbia, 2021 (Il quaderno, 0), pp. 64, ill. col., ISBN 978-88-97690-30-6, s.i.p. Breve opuscoletto miscellaneo che intende presentare, specie alla locale cittadinanza, ma non solo, il progetto, in corso da diverso tempo e che è ormai in fase operativa, di realizzare a Sabbio Chiese (BS) un museo dedicato agli stampatori originari della Valle Sabbia, ma che furono poi attivi soprattutto a Venezia tra Cinque e Seicento. Basti, su tutti, il nome della famiglia Nicolini, i cui membri sono noti anche come “Sabbi”. È noto che, insieme al Monferrato, la valle del Chiese ha fornito alla capitale dell’editoria italiana antica forse il più nutrito gruppo di operatori nel mondo del libro e dell’editoria. Al fine di rendere omaggio a una tradizione così rilevante e coinvolgere la cittadinanza, nel 2017 è stato costituito un gruppo di lavoro per gettare le basi di un museo che “racconti” queste figure del passato. Il presente vol., schedato sotto i singoli contributi, rende ragione della prima fase dell’impresa. In calce, un’appendice fotografica che documenta alcune iniziative svolte fino al 2021. – L.R.
070-122 Perger (Péter), In memoriam Borsa Gedeon (1923-2022), «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/IV, pp. 566-9.
070-123 Petneházi (Gábor) – Péter Kasza, Gian Michele Bruto magyar történetei. A Rerum Ungaricarum libri szöveghagyománya, «Magyar Könyvszemle», 2023, 139/I, pp. 22-66. Il contributo di Gian Michele Bruto alla storiografia ungherese. – Ed.B.
070-124 Pizarro Llorente (Henar), Los referentes de la acción cortesana de Gaspar de Quiroga, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 27-46. Þ «AB» 070-84
070-125 Pozzi (Giovanni), Il libro illustrato fra Quattro e Cinquecento, «L’ Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 159-86. Si presenta la lezione che padre Giovanni Pozzi tenne il 10 aprile 1981 al Liceo Cantonale di Bellinzona, dedicata al libro illustrato rinascimentale e al rapporto tra lingua e disegno, che «coabitano insieme» (p. 165). Come punto di riferimento per l’editoria quattrocentesca, l’a. cita l’Hypnerotomachia Poliphili, Venezia, Aldo Manuzio, 1499, per poi passare a un altro caso, I promessi sposi del 1840 (Milano, Guglielmini e Redaelli), illustrata da Gonin. – Ludovica Montalti
070-126 Pozzi (Giovanni), San Francesco di scrittura in preghiera, a cura di François Dupuigrenet Desroussilles, prefazione di Pietro Maranesi, Locarno, Armando Dadò Editore, 2023, pp. 234, ISBN 978-88-8281-656-8, CHF 24. Nel centenario della nascita del frate cappuccino Giovanni Pozzi (Locarno, 1923-Lugano, 2002) e nella prospettiva di celebrare anche l’ottavo centenario della morte di san Francesco d’Assisi, si ripropongono riuniti in unico vol. quattro articoli di Pozzi, apparsi tra il 1971 e il 2002, utili a definire il pensiero di san Francesco attraverso un’analisi in chiave filologica e linguistica, ma in una prosa del tutto accessibile anche al pubblico meno esperto. L’edizione è curata dal prof. Depuigrenet, già docente di storia religiosa in Florida e storia del libro all’Università della Svizzera Italiana, mentre la prefazione è affidata a Pietro Maranesi, cappuccino docente all’Istituto teologico di Assisi. – D.M.
070-127 Procaccioli (Paolo), “Cuius regio eius inquisitio?”. La letteratura italiana negli Indici di Quiroga, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 199-218. Importante contributo che, un po’ sulle orme di Ugo Rozzo, ripercorre l’influenza degli Indici del Quiroga sulla cultura italiana. – Ed.B.
070-128 Pucci (Paolo), La vedova orante: la preghiera femminile nel contesto patriarcale, in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 407-27. Collocato nella quarta e ultima sezione del vol., dedicato agli scritti rivolti alle donne firmati anche da mano maschile, il contributo porta all’attenzione una serie di riflessioni concernenti la questione della vedovanza femminile nel XV e nel XVI secolo. La raccomandazione, rivolta a questi stessi destinatari, di una vita dedicata alla preghiera viene espressa in una panoramica di trattati firmati da personalità come Girolamo Savonarola e Ludovico Dolce, oltre a un sincero invito a contribuire alla vita delle comunità cristiane di cui le vedove stesse facevano parte. L’a. riporta anche un’interessante riflessione circa la coesistenza di tale fenomeno sociale con il contesto patriarcale dell’epoca. – Maddalena Baschirotto
070-129 Quel 16 marzo 1978, a cura di Ilaria Moroni – Ilaria Romeo, prefazione di Ilenia Imperi, introduzione di Paolo Mattera, Milano, Biblion Edizioni, 2023, pp. 181, ill. b/n, ISBN 978-88-33833-41-5, € 22. La data del 16 marzo 1978 costituisce uno dei più cruciali «drammi sociali» (secondo la definizione di Victor Turner, p. 7) della Prima Repubblica, un momento che cambiato la storia italiana – e non solo sul piano politico e istituzionale, ma anche e soprattutto sociale, emotivo, identitario. Dunque, il rapimento di Aldo Moro viene ricostruito dai due curatori del vol., anche grazie a un’importante serie di testimonianze scritte e orali, a cui si dà spazio e voce: le pagine dei diari personali, la bozza del discorso parlamentare che Enrico Berlinguer quel giorno non lesse, la solidarietà di papa Paolo VI a Eleonora Moro, i racconti di chi ricorda quel momento (dove si trovava Giorgio Napolitano?). Tra questi, uno spazio considerevole è stato dedicato al Carteggio di solidarietà, ovvero quei messaggi (in forma di lettera, telegramma, disegno, ecc.) che furono recapitati alla famiglia Moro dopo il rapimento. Arricchisce il libro un’Appendice documentaria, che registra le riproduzioni fotografiche di questi documenti, a cui si aggiungono i ricordi e le riflessioni che oggi popolano le pagine dei social, che sono stati inviati tramite mail o messaggio, sulle pagine web. – Ludovica Montalti
070-130 Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2023. Consolidato 2022 e primi sei mesi del 2023, a cura di Ufficio Studi AIE, n. 50, pp. 152, ill. col., ISBN 978-88-99630-26-3, € 30. Raggiunta la sua cinquantesima pubblicazione, Il Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia 2023 a cura dell’Ufficio Studi AIE si pone l’obiettivo di tracciare una panoramica dell’andamento attuale dell’editoria del nostro Pese. Il vol. si suddivide in sei macroaree di indagine: Produzione (pp. 8-19), Lettura (pp. 20-34), Comportamenti (pp. 35-43), Mercato 2022 (pp. 44-81), Mercato 2023 (pp. 82-94), Mercati Stranieri (pp. 95-112). La trattazione si conclude con una sezione dedicata alle Cifre e numeri (pp. 114-50) nella quale sono presenti delle tabelle riassuntive e aggiuntive riguardanti i dati precedentemente esaminati nelle sopracitate sezioni. I dati sono finalizzati a offrire una visione completa delle vendite nei diversi settori, dalla fiction alla non fiction e sino alla produzione per bambini e ragazzi, con un crescente interesse verso le produzioni editoriali digitali e sull’influenza che i social hanno sull’andamento editoriale. Strutturato in maniera chiara e didascalica, il vol. si propone come un efficace strumento per addetti del settore e curiosi della materia. – Elisa Lilliu
070-131 Ranfa (Elena), Il processo distributivo del libro. Uno sguardo sull’editoria in Italia, Milano, Editrice Bibliografica, 2023 (Studi e ricerche, 4), pp. 123, ISBN 978-88-9357-554-6, € 20. Per chi studia editoria, il libro, al di là della bontà del suo contenuto, è un prodotto commerciale, immesso in una filiera produttiva (che parte, certamente e nella maggior parte dei casi, da una fase creativa, autoriale), promozionale/commerciale e distributiva. Proprio su quest’ultimo punto si concentra l’interessante vol. di Elena Ranfa, che mira a delineare i modelli distributivi del libro presenti in Italia oggi. – Ar.L.
070-132 Rédey-Keresztény (János), Szabadkőműves áthallások Agyich István Balassa Ferenc grófhoz címzett latin nyelvű alkalmi költeményében (1785), «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/II, pp. 176-217. Riferimenti massonici in una poesia latina di fine Settecento. – Ed.B.
070-133 Rial Costas (Benito), El impacto del Índice portugués de 1581 en el de Quiroga (1583), in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 97-114. Þ «AB» 070-84
070-134 Richiedei (Flavio), Il libro antico ieri e oggi, in Per gli stampatori “da Sabbio”, pp. 47-50. Qualche nota su storia del libro, storia dell’editoria, storia della tipografia e dei suoi protagonisti. – L.R.
070-135 Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di Erminia Ardissino – Elisabetta Selmi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2023 (Temi e testi. “Donne fedi culture”, 233), pp. XXVI+486, ill. b/n e col., ISBN 978-88-9359-769-2, € 28. Il vol. porta all’attenzione, come ben precisato da una delle due curatrici, Erminia Ardissino, nella sua Premessa (pp. IX-XI), la scarsa rilevanza attribuita alle quasi sconosciute figure di donne scrittrici, in particolare in ambito religioso nell’Italia della prima età moderna. A partire da un invito, rivolto a studiosi di vari ed eclettici settori disciplinari, di colmare tale lacuna, nasce quindi quest’ampia panoramica dedicata alla sopracitata area di indagine. L’Introduzione firmata da Elisabetta Selmi (pp. XIII-XXIV) si occupa di fornire qualche utile strumento per comprendere le questioni emerse in ambito critico, per poi lasciare spazio alle quattro differenti sezioni in cui la pubblicazione è suddivisa. Le prime tre di queste, rispettivamente Mistica (pp. 3-148), Devozione (pp. 149-236) e Poesia (pp. 237-385), offrono contributi dedicati a opere afferenti a questi differenti generi letterari firmati da autrici donne, perseguendo sempre un ordine di tipo cronologico. A concludere il volume vi è una quarta parte, Per donne (pp. 387-449) che vede il pubblico femminile come destinatario di opere di varia natura. Significativo la scelta del titolo della miscellanea, dal momento che, come esplica chiaramente Ardissino, “rivelazioni” non risultano solo essere le opere di carattere spiccatamente mistico, ma tale peculiarità investe anche questo inedito e ancora poco esplorato campo di studi. Si schedano i singoli contributi. – Maddalena Baschirotto
070-136 Rozsondai (Béla), Széchényi Ferenc végintelmei fiához, Széchenyi Istvánhoz, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/I, pp. 41-62. Due lettere di Ferenc Széchényi al figlio István, datate al 1817. – Ed.B.
070-137 Sachet (Paolo), Towards the Typographia Vaticana. Gregory XIII’s Promotion of Printing, in Early Modern Catholicism and the Printed Book, edited by J. Kiliańczyk-Zięba – M. Komorowska, pp. 17-36. Il saggio presenta il periodo del pontificato di Gregorio XIII (1572-1585), quando la Santa Sede cercò di riconfigurare il sistema editoriale romano per i propri scopi. Da un lato, tipografie altamente competitive si presentarono come imprese ufficiali e alcuni ambiziosi progetti di sfruttamento della stampa furono presentati alla curia; dall'altro, una stampa papale era segretamente in funzione. L’a. mette in luce una parte di storia importante, che gettò le basi per la creazione della Tipografia Vaticana, nata appunto due anni dopo la morte del pontefice nel 1587. – L.Mo.
070-138 Scala (Ferdinando), Il poeta pescatore, prefazione di Roberta Portelli, introduzione di Aurelio Zentilin, Torino, Graphot, 2024, pp. 160, ISBN 979-12-80629-44-9, € 16. Nei grandi cicli della poesia medievale francese, il “Re pescatore” è l’ultimo discendente di una stirpe illustre che porta su di sé una menomazione che rende lui stesso e il suo regno malati e sfiniti: occorrerà Percival che vada alla ricerca del Graal, il significato ultimo, perché tutto possa riprendere vita. Il protagonista del racconto qui presentato è un un modesto uomo della laguna di Marano lagunare, esigua sponda (più isola che altro) che dalle distese del Friuli si spinge nelle acque dell’Adriatico, figlia dei fiumi e delle loro foci, abitata da giulio-istriani col loro strano linguaggio (vedi il breve dizionario in fine al libro assieme a un parco repertorio fotografico). Si tratta di un libro di memorie, in cui la storia (dalla Prima alla Seconda Guerra Mondiale e un po’ oltre) fa irruzione, ma tutta filtrata dalla vita lenta e semplicissima dei pescatori (soprattutto di anguille), coi loro casoni di canne in mezzo alla laguna e le loro case nel borgo murato di Marano. Protagonista Nicola, un uomo buono che sopporta disgrazie e vive gioie con la saggezza di un “eroe minore”. Un racconto dai toni antropologici e qui e là nostangici, ma non solo scritto con pulizie ed efficacia espressiva, anche colmo di molta più letteratura di quanta vorrebbe far credere. Come il suo autore, uomo probo, generoso e impegnato, garzantiano di ferro, fondatore della Scuola di editoria del centro Piamarta, poi divenuto il Master in Professione Editoria dell’Università Cattolica. – Ed.B.
070-139 Secolo (Un) di cartoline augurali, a cura di Aurelio Valente, con contributi di Ezio Godoli –Carmelo Calò Carducci, Bari, Mario Adda Editore, 2023, pp. 192, ill. col., ISBN 9788867176472, € 30. Efficace e sintetico strumento di comunicazione, la cartolina illustrata nasce alla fine del XIX secolo. In breve tempo si moltiplicano le tipologie di quei rettangoli da spedire per posta e, parallelamente, se ne sviluppa il collezionismo; in particolare, sono le “Signore di Buona Famiglia” a risultare le più assidue raccoglitrici. La cartolina augurale raggiunge l’apice della sua fortuna agli inizi del Novecento, quando si crea un’ampia rete internazionale di collezionisti grazie al supporto determinante dato dalla proliferazione di riviste specializzate, tanto numerose quanto, al giorno d’oggi, difficilmente reperibili. Di conseguenza, cresce rapidamente la produzione di quegli oggetti postali e si moltiplicano le tematiche delle immagini rappresentate, sia fotografiche sia disegnate, quasi sempre stampate in litografia. Tra le tante che riproducono disegni, ci sono le “augurali” e, in particolare, quelle di “Buon Anno”. Aurelio Valente, collezionista specializzato, comincia a raccoglierle negli anni Ottanta; a quattro decenni di distanza dedica alla sua collezione di cartoline augurali storiche questa pubblicazione, che non solo comprende la parte illustrata, ma anche quella dedicata all’affrancatura e all’indicazione del destinatario e dei messaggi, così da valorizzare al meglio e in maniera completa la memoria storica espressa dall’intera cartolina augurale. –Alice Maggiolini
070-140 Signorello (Lucrezia), Books in the Cloister, Books in the Cells. The Augustinians of Santa Maria del Popolo in Rome and Their Book Collections at the End of the Sixteenth Century, in Early Modern Catholicism and the Printed Book, edited by J. Kiliańczyk-Zięba – M. Komorowska, pp. 220-54. L’a. presenta una descrizione dei fondi librari del Convento agostiniano di Santa Maria del Popolo a Roma. La descrizione è ricavata dagli elenchi inviati dalla congregazione religiosa in occasione dell’anno giubilare 1600, in risposta alle richieste ricevute dalla Sacra Congregazione dell’Indice. Il lavoro, inoltre, presenta anche un’analisi quantitativa e qualitativa della biblioteca conventuale e delle collezioni personali dei frati di Santa Maria del Popolo. L’ultima parte del saggio propone una breve panoramica degli eventi storici che hanno interessato questa biblioteca conventuale nei secoli successivi, causandone la progressiva dispersione. – L.Mo.
070-141 Signorini (Mariano), «La Terra non gira, o bestie!». In memoria di Giovanni Paneroni astronomo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 113-8. Nella sua Nuova geografia, [Rudiano (BS), s.n., 1914?], ma anche con incursioni a convegni e invettive scritte sui muri, l’“astronomo” rudianese Giovanni Paneroni (1871-1950), convinto terrapiattista, ripropose pervicacemente il geocentrismo tolemaico. – L.R.
070-142 Simon (Melinda), Bécs vagy Lipcse? A magyarországi könyvkereskedelem egyesületi kapcsolatrendszere a 19. Században, «Magyar Könyvszemle», 2023, 139/I, pp. 92-104. L’attività editoriale ungherese del XIX secolo era molto legata al mondo germanofono, dovendo però scegliere tra Vienna e Lipsia. – Ed.B.
070-143 Simone (Massimiliano), La bella tentatrice. Considerazioni intorno allo statuario di Angelica e all’incisione preposta al canto X del Furioso nell’edizione Zoppino del 1530, «L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 29-48. Tentatrice o «affascinante eroina» che si rifiuta di essere «“oggetto passivo del desiderio”» (p. 46), Angelica è la protagonista di una delle vignette che corredano la prima edizione illustrata dell’Orlando Furioso, data alle stampe nel 1530 dallo Zoppino. Raffigurante l’episodio del canto X che vede l’incontro tra la giovane e Ruggiero, dopo che il guerriero salva la principessa dal mostro marino, l’incisione viene qui analizzata, riconoscendo in questa sia l’intento di accrescere la tensione e l’«umorismo» (p. 39) del momento, ma anche dimostrando i punti di convergenza, e quelli di divergenza, con il poema ovidiano delle Metamorfosi, quindi con Perseo e Andromeda, ma anche con le raffigurazioni di Marte e Venere. – Ludovica Montalti
070-144 Szénási (Zoltán), Lucifer a nyomdagépben. A Nyugtalanság völgye kiadástörténete, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/I, pp. 86-110. La filologia dei testi a stampa applicata a un volume di poesie di Miháli Babits (inizi XX sec.). – Ed.B.
070-145 Szépe (Helena Katalin), Benedetto Bordon, the Barozzi Breviary Master, and the Venetian Procurators of Saint Mark, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 279-306. L’a-attribuisce alla mano di Benedetto Bordon – uno dei più importanti miniatori veneti tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento – una pagina miniata del 1491 e propone l’ipotesi che egli abbia adattato in un manoscritto del 1496 i motivi e la tavolozza del Maestro del Breviario Barozzi, forse per soddisfare le esigenze dei suoi committenti. – D.M.
070-146 Szoliva (Gábriel), A zágrábi káptalan és a katedrális 17. század végi könyvtárából elszármazott régi nyomtatványok horvát és magyar gyűjteményekben. A Mikulić-féle kötéstípus kutatásának eredményei, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/IV, pp. 417-61. L’a., francescano, propone una ricerca sui volumi tardo secenteschi provenienti dalla cattedrale di Zagabria e ora conservati in collezioni croate e ungheresi, con una particolare attenzione per i volumi con dorso in cuoio e piatti ricoperti da lacerti di codici mss. (specie liturgici). – Ed.B.
070-147 Tamás (Ágnes), “Még egy ily győzelmes háború, és elvesztem!”, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/I, pp. 63-85. Sulla rappresentazione della violenza in alcuni giornali ungheresi tra ’8 e ’900. – Ed.B.
070-148 Toniolo (Federica) – Gennaro Toscano, Due codici miniati da Antonio Maria da Villafora: un commentario al primo libro delle Sentenze di Egidio Romano della Biblioteca Angelica e un messale del Musée Jacquemart-André, in The Art of the Renaissance Book. Tributes in Honor of Lilian Armstrong, edited by I. Andreoli – H. K. Szepe, pp. 253-78. Saggio in cui le a. attribuiscono i Commentarii in primum librum sententiarum di Egidio Romano (Roma, Biblioteca Angelica, ms. 624) e un messale conservato al Musée Jacquemart André di Parigi (ms. MJAP-Ms-2078) ad Antonio Maria da Villafora, importante miniatore padovano che lavorò per importanti committenti religiosi e laici dalla seconda metà del Quattrocento ai primi anni del Cinquecento. – D.M.
070-149 Ujvári (Hedvig), Adalékok a pesti német nyelvű lapok, elsősorban a Pester Lloyd zenekritikusainak pályaképéhez a kiegyezés utáni időszakban, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/IV, pp. 535-46. Alcuni appunti sui critici musicali di riviste germanofone, in parricolare la «Pester Lloyd». – Ed.B.
070-150 Valotti (Michela), Per un museo degli stampatori “da Sabbio”… a Sabbio, in Per gli stampatori “da Sabbio”, pp. 19-32. L’a., responsabile scientifico del Museo Stampatori «da Sabbio» di Sabbio Chiese, illustra le ragioni e i “contenuti” dell’erigendo museo e fornisce un primo catalogo sommario del patrimonio librario del Comune di Sabbio Chiese. – L.R.
070-151 Vega (María José), Los “Avisos sobre el catálogo de lo libros vedados” (1579). Juan de Maria y lo Índices de Gaspar de Quiroga, in Los Índices del cardenal Quiroga, al cuidado de D. Gagliardi, pp. 67-96. Þ «AB» 070-84
070-152 Verardi (Fabio), A Udo Moi, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 30/59-60, 2023, pp. 159-94. Si descrive e si pubblica in riproduzione fotografica un quadernetto manoscritto che contiene 70 testi in versi di vario genere, trascritti nell’Ottocento da mano ignota, oggi nella raccolta del collezionista Udo Moi. – L.R.
070-153 Veszprémy (Márton János), Magyar királyok újabb horoszkópjai, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/III, pp. 289-317. Su alcuni oroscopi redatti per i re d’Ungheria. – Ed.B.
070-154 Vigini (Giuliano) Scrittori “contro”. La rivolta nella letteratura francese tra secondo Ottocento e Novecento, Milano, Medusa, 2021, pp. 152, ISBN 978-8876983979, € 18. L’a. analizza i fattori di cambiamento economico, politico e sociale che hanno determinato la rivolta di romanzieri e poeti francesi tra Ottocento e Novecento, come Baudelaire, Flaubert e Hugo. Si esplora anche il movimento naturalista di Zola, che mirava a una rivoluzione del reale, la rivolta cattolica rappresentata da Veuillot e Barbey d’Aurevilly, e la ragione in rivolta di Camus e Sartre. Il saggio delinea le radici, i perché e le forme della rivolta che ha segnato una lunga fase della storia letteraria francese. – Francesco Ursino
070-155 Vigini (Giuliano), Il grande inquisitore: Léon Bloy, Milano, Medusa, 2022 (Le porpore, 142), pp. 165, ill. b/n, ISBN 9788876984273, € 18,50. «Qualunque cosa scriva, Bloy si mostra sempre per quello che è: un cattolico intransigente e uno scrittore fuori dal coro, compiaciuto di essere uno stilita del dolore e della povertà che [...] aveva sposato per amore, senza mai dimenticarsi di condannare i comportamenti del borghese, un bersaglio prediletto, che per tutta la vita cercherà di abbattere con colpi di feroce ironia e di violenti anatemi» (p. 5). In queste parole è racchiusa l’essenza della vita e della personalità del grande inquisitore Léon Bloy (1846-1917), scrittore, saggista e giornalista francese figlio della buona borghesia di provincia, di cui l’a. ha inteso offrire una concisa messa a punto critica soprattutto in relazione al ruolo giocato nella coeva cultura cattolica e all’influenza esercitata su alcuni scrittori/intellettuali, anche oltralpe. Chiude il vol. l’Appendice (pp. 105-65), che offre uno spoglio terminologico scelto dall’opera di Bloy, che infatti costruì un lessico tutto suo per raccontare virtù e colpire vizi e stupidità umane senza pietà. – E.G.
070-156 Vigini (Giuliano), Storia dell’ editoria italiana. Le collane storiche (1861-2000), Milano, La Vita Felice, 2021 (Liberilibri, 19), pp. 140, ISBN 978-88-9346-506-9, € 12. Nella storia dell’editoria italiana, molti sono stati i fattori che hanno contribuito a far sì che essa fosse protagonista della crescita culturale e dello sviluppo economico dell’Italia contemporanea. Le collane editoriali sono state uno tra questi fattori, nascendo a partire dal secondo Ottocento come opportunità di conoscenza e studio anche per le classi popolari, e sfidando così le difficoltà di un sistema industriale precario, un analfabetismo rampante e un mercato nazionale pressocché inesistente. In questo senso, le collane sono sintomatiche degli obiettivi e dei programmi di una casa editrice. Sono il modo in cui un editore fa sentire la propria voce e capire il proprio progetto editoriale, nonché l’idea di letteratura e cultura che egli ha e vuole offrire al proprio pubblico di riferimento e a nuove possibili fasce di clientela. Vigini ricostruisce il contesto storico dell’editoria italiana attraverso più di un secolo, dalle primissime collane milanesi (quelle di Treves e Sonzogno) fino al panorama più recente, cercando di mettere in luce il filo che ha legato le diverse esperienze editoriali. Elenca poi in ordine cronologico, dal 1861 al 2000, 107 collane editoriali selezionate, con i primi 10 titoli pubblicati da ciascuna di esse. Completa l’opera con l’Elenco alfabetico delle collane e l’Elenco alfabetico degli editori. – Caterina Pernechele
070-157 Virelli (Giuseppe), Le illustrazioni sonore, tattili e odorose di F.T. Marinetti, «L’Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato», 7, 2023, pp. 101-26. Le illustrazioni, con Marinetti, sono «sonore, tattili e odorose», proprio perché in grado di stimolare i vari organi di senso, in una perfetta compresenza e armonia con il testo e/o con l’oggetto libro – dalle parole in libertà ottenute con esercizi tipografici (si pensi a Zang Tumb Tumb, 1914, e a Les mots en liberté, 1919, entrambe pubblicate a Milano per le Edizioni futuriste di «Poesia») all’«illustrazione parlante» (p. 108), fino al Lito-Latta. – Ludovica Montalti
070-158 Viskolcz (Noémi) – Emese Pócsi, “Hidd el, életem olyan volt, mint az ezeregy éjnek bármely regénye”. Pulszky Ferenc önéletrajzi levelei 1869-ből, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/IV, pp. 511-34. Ferenc Pulszky nel 1869 scrive alcune lettere autobiografiche. – Ed.B.
070-159 Vrabély (Márk), Laskai Osvát és Temesvári Pelbárt a sajtó alatt. Johann Rynmann, Heinrich Gran és a középkori ferences könyvkiadás, «Magyar Könyvszemle», 2022, 138/IV, pp. 461-93 (con alcuni grafici). Gli autori ungheresi che andarono per primi a stampa con un certo successo europeo furono i francescani Pelbár Temesvári (c. 1435–1504) e Osvá Laskai (c. 1450–1511), le cui opere iniziarono la loro fortuna grazie a Johann Rynmann e alla tipografia di Heinrich Gran a Hagenau. – Ed.B.
070-160 Zardin (Danilo), La Cetra delle divine lodi del p. Gregorio Ferrari (1639), in Rivelazioni. Scritture di donne. Per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 429-49. In chiusura del volume, nonché di quest’ultima sezione in cui lo stesso è suddivisa, vi è il presente contributo in cui l’a. riporta una miscellanea devozionale, pubblicata a Milano nel 1639, molto probabilmente per mano del gesuita Gregorio Ferrari (1580-1659), il cui impegno rivolto all’educazione spirituale di suore e di fedeli era già ben noto all’epoca. L’opera, intitolata Cetra delle divine lodi, offre un interessante corpus di inserti poetici, accompagnati da relativi commenti. La fortuna di pubblico di tale opera, in particolare per i destinatari femminili, è confermata da molteplici attestazioni documentarie. – Maddalena Baschirotto
070-161 Zardin (Danilo), La Cetra delle divine lodi del P. Gregorio Ferrari (1639), in Rivelazioni. Scritture di donne e per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 429-49. Un vero «manuale di pronto uso devoto» (p. 434) è la miscellanea che, anonima nel 1639, uscì dai torchi della Stamperia Reale di Milano con il titolo Cetra delle divine lodi. Alternando passaggi prettamente poetici a momenti di riflessione didascalico-formativa, il padre gesuita Gregorio Ferrari, a cui è ricondotta la paternità, vuole promuovere un «potenziamento del legame di intimità con il mistero di Dio che si rivela e raggiunge l’uomo vivente attraverso Cristo» (p. 437) e le altre figure cardinali della Chiesa, sulla base di una comunione quasi “panteistica” tra divinità e cosmo. Il contributo dell’a. mette in luce vari aspetti dell’opera: dai temi trattati alla struttura e alla mescolanza fra i generi, per soffermarsi poi su un’analisi dello stile, piuttosto elevato se messo a confronto con la letteratura devozionale di più ampio consumo, e ricostruendo, da ultimo, l’indagine attribuzionistica. – Chiara Araldi
070-162 Zarri (Gabriella Bruna), Un «signoril modo» per giungere alla perfezione. La lettera della beata Elena Duglioli dall’Olio ad Anna di Monferrato (1521), in Rivelazioni. Scritture di donne. Per donne nell’Italia della prima età moderna, a cura di E. Ardissino – E. Selmi, pp. 3-22. Il contributo, che apre la prima sezione dedicata alle scritture di carattere mistico, propone un interessante quanto esaustivo approfondimento sulla spiritualità della beata Elena Duglioli dall’Olio, basandosi su quanto emerso dalla lettera inviata ad Anna d’Alençon, Marchesa del Monferrato, nel 1521. La riflessione si focalizza su snodi spirituali che pongono come fine ultimo quello della contemplazione, grazie a un quotidiano percorso di preghiera. – Maddalena Baschirotto
Alfabeto cirillico 71
Antiquariato 27, 33, 34, 78, 91
Archivi 102
Associazione Misinta 25, 28
Bibbia A, 24, 35
Bibliografia A, D, 7, 115
Cartografia 109
Censura I, 53, 65, 76, 84, 89, 92, 106, 124, 127, 133, 151
Dante B
Editoria 400 B, 22, 43, 51, 80, 83, 116, 159
Editoria ’500 N, 3, 14, 1, 23, 24, 31, 32, 36, 39, 62, 63, 72, 73, 90, 93, 94, 98, 99, 121, 137, 150
Editoria ’600 26, 57, 160, 161
Editoria ’700 132
Editoria ’800 103, 120, 136, 142, 149, 152, 154, 156, 158
Editoria ’900 F, L, O, 29, 44, 52, 117, 118, 129, 138, 139, 141, 144, 155, 156
Editoria cattolica 1
Editoria contemporanea 4, 64, 66, 78, 130, 131
Epigrafia 111
Errore tipografico 75
Gedeon Borsa 122
Giovanni Pozzi 8, 126
Grafica e libro illustrato G, 11, 12, 13, 16, 17, 20, 47, 48, 49, 58, 67, 125, 143, 147, 157
Libri liturgici 7
Manoscritti M, 2, 19, 41, 153
Miniatura 5, 16, 42, 81, 100, 104, 105, 145, 148
Museo del libro 94, 113, 114
Novara medievale 6
Padova 21
Scritture femminili 10, 35, 37, 59, 70, 79, 128, 135, 162
Statuti D
Storia biblioteche E, H, 9, 15, 38, 45, 46, 54, 55, 56, 60, 61, 68, 74, 77, 82, 85, 86, 87, 88, 101, 107, 110, 112, 119, 140, 146
Storia del libro 30, 50, 114, 134
Storia della legatura 69, 95, 96, 108
Storia della stampa 40, 97
Storie e bibliografia C
La Biblioteca Apostolica Vaticana estende il periodo estivo di apertura fino al 31 luglio, dalle ore 9 alle ore 17.20 (solo nei giorni di venerdì 19 e 26 luglio chiuderà alle 13.30).
Per altre informazioni si rimanda al sito della Biblioteca.
Cronache
Convegni
Agli albori della stampa in Italia
Roma, LUMSA, Aula Pia – Complesso Giubileo, via di Porta Castello, 44
18-20 giugno 2024
Martedì 18 giugno 2024
ore 14:30 Saluti istituzionali Francesco Bonini (Rettore, LUMSA), Patrizia Bertini Malgarini (Direttore, Dipartimento DISU LUMSA), Paola Castellucci (Presidente, SISBB), Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano - PI PRIN 2017)
ore 15:00 Introduce e presiede Patrizia Bertini Malgarini (LUMSA, Roma)
Lectio di Rita Librandi (Vicepresidente, Accademia della Crusca) La stampa devota: una via verso l’italiano
ore 16:00 Prima sessione Scritture, genere, religione tra Medioevo e prima Età moderna, presiede Caterina Verbaro (LUMSA, Roma)
Marco Bartoli – Giorgia Proietti (LUMSA, Roma) Scoperte e nuove acquisizioni sui manoscritti del Corpus Domini di Bologna
Patrizia Bertini Malgarini – Marzia Caria (LUMSA, Roma) Gli scriptoria di Monteluce e di S. Lucia tra manoscritti e incunaboli
Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) L’orientamento al lettore nella produzione di Erhard Ratdolt
Chiara Orefice (LUMSA, Roma) «Cantiamo con dilecto al fiolo de Maria»: casi notevoli nel lessico religioso delle Laudi di Caterina da Bologna
Mercoledì 19 giugno 2024
ore 9:00 Seconda sessione Ars artificialiter scribendi, presiede Neil Harris (Università degli Studi di Udine)
Elena Fogolin (Università degli Studi di Udine e Johannes Gutenberg Universität di Mainz) Torchio ad un colpo vs. torchio a due colpi: transizione e diagnostica
Oliver Duntze (Staatsbibliothek zu Berlin, Gesamtkatalog der Wiegendrucke) Beyond the ‘Jenson Roman’. Some thoughts on Jenson’s gothic types
Riccardo Olocco (CAST – Cooperativa Anonima Servizi Tipografici, Bolzano) Nicholas Jenson e i suoi caratteri
Nathalie Rollet-Bricklin (Bibliothèque Sainte-Geneviève, Université Sorbonne Nouvelle, Paris) Les incunables italiens de la bibliothèque Sainte-Geneviève
ore 11.00 Terza sessione Il testo in tipografia, presiede Marzia Caria (LUMSA, Roma)
Natale Vacalebre (University of Copenhagen) La Commedia in tipografia
Stefano Cassini (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) Prassi redazionali nella bottega aldina
Davide Martini (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna) I bestiari alla prova del torchio tipografico: perdite e sopravvivenze di un genere medievale
Paolo Tinti (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna) I pronostici a stampa
ore 15.00 Quarta sessione Stampa e territori, presiede Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Marco Callegari (Museo Bottacin, Padova) Come finisce (temporaneamente) un amore. Le ultime tipografie padovane del XV secolo
Sara Brasca (Sapienza Università di Roma) Provenienze toscane in incunaboli dell'antica Palatina di Lucca
Neil Harris (Università degli Studi di Udine) Stampa e torchi a Subiaco
Eleonora Gamba (Università degli Studi di Milano) Edizioni rare, postille stravaganti e altre curiosità dal fondo incunaboli della Biblioteca civica di Bergamo
Marco Biffi (Università degli Studi di Firenze) Gli scacchi e le virtù: osservazioni linguistiche sul De ludo scacchorum di Jacopo da Cessole nel volgarizzamento stampato presso Antonio Miscomini nel 1493
ore 17.00 Quinta sessione Le forme del libro, presiede Paolo Tinti (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna)
Chiara Reatti (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna) Forma della carta, forma tipografica: i Morano di Modena
Valentina Sestini (Sapienza Università di Roma) Cambiare la forma: errori e correzioni fra XV e XVI secolo
Benito Rial Costas (Universidad Complutense de Madrid) Incunaboli italiani e la Spagna: i libri liturgici
Sabrina Minuzzi (Università degli Studi di Udine) Dare forma a un'edizione: il fantomatico Pietro del Min "disegnatore anatomico"
Giovedì 20 giugno 2024
ore 9:30 Lectio di Randall Mcleod (University of Toronto) Aldus Prints Blind
ore 11:00 Sesta sessione Libri e lettori, presiede Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Isabella Gagliardi (Università degli Studi di Firenze) Manoscritti miniati, manoscritti copiati: pratiche di scrittura tra le monache di santa Brigida a Firenze e di Santa Marta a Siena (secc. XV - XVI)
Ester Camilla Peric (Università degli Studi di Udine) (Perduto) tra le pagine della Bibliotheca universalis: il catalogo aldino del 1534
Shanti Graheli (University of Glasgow) Crisi e innovazione nella bottega aldina a fine XVI secolo: cataloghi commerciali e pratiche tipografiche
Saveria Rito (Biblioteca Nazionale Centrale di Roma) Quasi un secolo di storia bibliografica: l'archivio di IGI
Edoardo Bellafiore (LUMSA, Roma) L’alba della stampa e l’alba del digitale. Analogie e riflessioni
ore 15:00 Tavola rotonda Autori, lingue, stampa a Roma tra XV e XVI secolo, modera Paolo D’achille (Presidente, Accademia della Crusca) con Concetta Bianca (Università degli Studi di Firenze), Claudio Giovanardi (Università di Roma Tre), Anna Modigliani (Università della Tuscia, Viterbo), Piero Scapecchi (già Biblioteca Nazionale Centrale, Firenze), Giulio Vaccaro (Università degli Studi di Perugia)
Conclusioni e presentazione PRIN 2022 Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano)
Mostre
Baj. Libri in libertà, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Sala Maria Teresa, 3 maggio-6 luglio 2024. A un secolo esatto di distanza dalla sua nascita, la Biblioteca Nazionale Braidense e l’Accademia di Belle Arti di Brera, in collaborazione con l’Archivio Baj di Vergiate, organizzano insieme la mostra Baj. Libri in libertà. Nato a Milano nel 1924, frequenta l’Accademia di Belle Arti in Brera e si laurea in Legge. Nel 1951 con Sergio Dangelo fonda il Movimento Arte Nucleare e prende parte al fermento di diverse avanguardie; da allora è presente sulla scena internazionale ed espone a Parigi. In oltre cinquant’anni di carriera, non smette di sperimentare e rinnovarsi, sia nelle tematiche sia nelle tecniche pittoriche e incisorie. La mostra presenta al pubblico ben ventisei libri d’artista su un totale di cinquantasei realizzati da Baj nel corso della sua carriera; l’obiettivo di questa rassegna consiste nell’indagare a fondo questa sezione della sua produzione, partendo dai volumi creati negli anni Cinquanta, primo fra tutti De Rerum Natura (1958), fino all’ultimo, Sull’acqua (2003). Questo percorso pone in rilievo il fertile rapporto dell’artista con la letteratura e, in particolare, con la poesia, che è sempre stata tra i suoi principali interessi, oltreché fonte di ispirazione. Dopo la fondazione del Movimento Arte Nucleare e la realizzazione delle sue prime edizioni di argomento antico (tra cui il già citato De Rerum Natura), a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta Baj comincia muoversi anche su un altro binario, quello del Surrealismo; i soggiorni a Parigi lo portano infatti a frequentare artisti e letterati come André Breton, Marcel Duchamp, Eduard Jaguer e molti altri. Questi rapporti, fondati sulla condivisione di valori come l’anticonformismo, la libertà espressiva, la critica sociale e l’ironia, danno vita a importanti libri, conferenze ed esposizioni. Negli anni Sessanta, gli interessi letterari di Baj rivolti all’illustrazione poetica trovano terreno fertile anche in Italia e, in particolare, a Milano; qui lavora con importanti stampatori, come Upiglio e Sergio Tosi, e collabora con poeti, critici e scrittori di rilievo, da Edoardo Sanguineti ad Alda Merini, da Dino Buzzati a Raboni. La sua attenzione si rivolge prevalentemente a una letteratura poetica innovativa, tanto lontana dagli schemi accademici quanto vicino alla sperimentazione linguistica, lessicale e compositiva. Un’altra grande passione che coltiva dal periodo nucleare in poi è quella del “bestiario”: Baj, infatti, popola le sue opere con sculture e collage di ultracorpi, mostri e demoni; ad alimentare quest’inclinazione è la convinzione che il mostro non sia una creatura spaventosa, ma un prodigio che genera attrazione e, allo stesso tempo, repulsione. Questo elemento specifico dell’arte di Baj produce esiti notevoli anche nei suoi libri d’artista incentrati sull’argomento. Poi ci sono le medaglie, status symbol del militarismo, dell’autoritarismo e della brama di onorificenze, che accompagnano l’artista, connotando il suo arsenale di pitture, sculture e collage. Sul finire dei Sessanta, Baj introduce nella sua opera un altro elemento comico, frivolo e modaiolo, la cravatta, alla quale attribuisce un codice sociologico molto ampio. Nell’ultimo decennio di attività, sono ancora numerosi i libri d’artista che produce collaborando con amici nuovi o di vecchia data, italiani e stranieri; questo ciclo di creatività si conclude nel 2003, quando sigla l’ultima sua proposta editoriale, Sull’acqua. Dopo oltre trent’anni dall’ultima grande mostra sui libri d’artista di Baj, il corpus in esposizione ripercorre quindi l’intero arco della sua carriera artistica ed è suddiviso in dieci sezioni: Classici e nucleari, Breton e il Surrealismo, Poeti a Parigi, Queneau e il gioco combinatorio, Nudi, vesti, merletti, Poeti a Milano, La cravate ne vaut pas une médaille, Onorificenze e onori, Bestiari e mostri, Revival o l’arte del ricordo. – Alice Maggiolini
Roverero, MART, “Arte e Fascismo”, 14 aprile – I° settembre 2024, da un'idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. La mostra è bella e vale la pena visitarla: si possono vedere opere di grande interesse, assieme a una massa talvolta di paccottiglia un po’ ripetitiva. Il merito dell’esposizione, ricca di opere pittoriche e scultoree anche di grandi dimensioni, non a caso aperta da una (magra) celebrazione di Margherita Sarfatti, è quello di mostrare la poliedricità dell’arte promossa (tramite mostre e concorsi) e spesso finanziata (tramite acquisti su larga scala) dal regima. Una politica di particolare intelligenza e efficacia (gestita dalla Sarfatti) che tanto poneva chiari obbiettivi ultimamente ideologici, tanto lasciava larghe possibilità interpretative, per cui il futurismo conviveva col più smaccato classicismo, la modernità industriale di Sironi col decorativismo tutto colori di Depero, un primitivismo monumentale con la celebrazione del Duce. A questo proposito merita un accenno il busto bronzeo realizzato da Adolfo Wildt e usato come cifra dell’esposizione. Wildt fu scultore di talento (alcune splendide opere per esempio alla Galleria d’Arte Moderna del Comune di Roma), che dedicò alcuni ritratti a Mussolini: uno di questi è un mezzo busto in bronzo di grandi dimensioni di ieratica plasticità. Nel percorso si ritrova, assieme ad altre opere dell’artista e a numerosi ritratti del duce, anche una delle copie realizzate (è opera di fusione, quindi un multiplo). L’immagine usata però come logo non è però questa, ma un’altra copia, proveniente da una collezione privata e posta in fine alla mostra: se ben si pone caso questa è sfregiata da alcune evidenti lacerazioni, forse colpi di arma da fuoco o colpi di martello che sfondano la fronte, lo zigomo destro e la guancia sinistra. L’ultima stanza è infatti l’unica concettualmente molto pensata perché (oltre un serie di inutili caricature dissacranti del mito mussoliniano poste alle pareti) alle spalle del busto sfregiato campeggia una copia dell’Enciclopedia italiana, a segnalare forse la maggiore impresa culturale del Fascismo (via Giovanni Gentile e da un’idea di Angelo Fortunato Formiggini). Le diverse sezioni sono introdotte da brevi ma puntuali introduzioni, anche se le scarne didascalie non aiutano in nessun modo il visitatore a muoversi tra i diversi reperti, per cui nella visita ci si affida a un certo gusto estetico, non sempre però così facilmente esercitabile di fronte al materiale esposto. Si attende il catalogo, in uscita a inizi giugno. Se è pregevole il sottofondo musicale di canzonette d’epoca trasmesse da radio del tempo, come la mitica Radio Balilla, risulta invece deludente la questione della grafica: la sfilata di grandi manifesti d’epoca all’ingresso farebbe ben sperare, ma poi le due o tre tavolate di libri e riviste, stretti stretti, messi lì quasi per caso, nulla dicono del grande contributo grafico e visivo del Fascismo. Insomma molte aspettative restano deluse ma un debole uso della critica. Geniali le due frasi che aprono e chiudono la mostra, nelle quali l’inossidabile Vittorio getta il sasso e ritrae la mano, con una inaspettata celebrazione crociana dell’arte come forma ideale e senza tempo. Basti l’ultima “Il Fascismo se ne va. L’Arte resta”. – Ed.B.
In memoriam di Amedeo Quondam
La scomparsa di Amedeo Quondam ci priva di un profondo e raffinato conoscitore della storia del libro, fin dall’introduzione della tipografia a caratteri mobili. Intendo ricordarlo, senza incamminarmi nel campo della filologia e dell’italianistica, per il suo rilevante contributo agli studi di storia del libro e dell’editoria (resta una pietra miliare il suo saggio su La letteratura in tipografia, nella Letteratura Italiana, II, Produzione e consumo, Torino, Einaudi, 1983, pp. 555-686), e anche delle biblioteche e dei bibliotecari (si rammenti il vol., in collaborazione con Michele Rak, Lettere dal Regno ad Antonio Magliabechi, Napoli, Guida 1978, o uno dei suoi ultimi lavori Una guerra perduta. Il libro letterario del Rinascimento e la censura della Chiesa, Roma, Bulzoni, 2022, che dedica ancora molta attenzione alle biblioteche e alle raccolte librarie di uso personale). Ricordo i nostri incontri presso la Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma, per studiare la possibilità di offrire agli studiosi le digitalizzazioni dei testi letterari volgari, e il suo intervento in Nazionale Centrale di Firenze alla presentazione del Catalogo degli incunaboli. Se nei suoi studi si è interessato da maestro degli autori tra Quattro e Cinquecento, ha anche prestato somma attenzione all’affermarsi della tipografia (e del suo uso nella diffusione dei testi) e del mercato librario con il prender forza – intorno, ma anche grazie, alla nuova arte – di un rinnovato mondo di incontri, di esperienze, di specializzazioni. A questo aspetto si aggiunse la spiccata comprensione da parte di Quondam delle possibilità offerte dalla nuova "rivoluzione", dalle possibilità offerte dagli elaboratori elettronici e dai programmi appositamente rivolti e preparati per la conoscenza dei dati relativi al mondo del libro e delle biblioteche storiche, strumenti digitali che raccolgono, conservano e permettono l’utilizzo di tesori di storia e di cultura, nel solco di una tradizione secolare. L’attenzione alla stampa e al mondo tipografico è costante nei suoi studi, e basti citare quanto scrive introducendo gli atti su Il libro di poesia dal copista al tipografo, Modena Panini, 1989, curato da lui e da Marco Santagata: «Il nuovo mezzo tanto impersonale, tanto esteso per circuito e destinatario, senza istanze forti di localizzazione, anzi animato da sollecitazioni (intanto quelle del mercato) universalizzanti, un libro non più in esemplare unico da dedicare, bensì in tante anonime copie, un libro tanto più difficilmente deperibile, con una speranza di vita tanto maggiore». In una parola, ecco descritta la rivoluzione apportata dalla stampa tipografica a caratteri mobili! La sua è stata un’attenzione rivolta non solo alla tecnica tipografica, ma al mondo dei letterati, degli umanisti, dei copisti che trasmigrarono in quello delle officine – anzi alcuni ne divennero proprietari e conduttori – e che con il passare degli anni, ma tutto sommato in un breve periodo, schiusero un nuovo orizzonte di lavoro ed anche di studio. Basti qui ricordare l’attenzione dedicata al Cortigiano di Baldassar Castiglione (Roma, Bulzoni, 2016) che in un’ampia monografia in tre voll. affronta i problemi relativi all’edizione, all’esemplare di tipografia ora Laurenziano, all’autore e ai suoi copisti, o ancor prima il testo (sopra citato) con gli atti del convegno ferrarese (tenutosi nel 1987 ma edito nel 1989). Studi che restano alla base delle conoscenze di chi come noi studia tipografi e libri. Un mondo di autori, di opere viste e considerate anche nella loro materialità, non meno che di tipografi che accompagna da secoli lo sviluppo della ricerca e della conoscenza, anticipando pure, nei suoi progetti, i possibili futuri sviluppi. Di questo gli siamo (e gli sono) grati e non dimenticheremo i suoi insegnamenti. – Piero Scapecchi
Taccuino
L’avventura disegnata. Viaggi, peripezie e racconti sensazionali nelle illustrazioni dei libri per l’infanzia: 1900-1950
mostra
fino al 6 luglio
Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio
Lo spunto per organizzare questa mostra muove da due bibliografie on line realizzate nel 2023 dalla Biblioteca stessa (Cercare le figure. Libri illustrati per ragazze e ragazzi nella Biblioteca dell’Archiginnasio: 1900-1950 e Un burattino in Archiginnasio). Attingendo a queste bibliografie, è stata selezionata una serie di testi incentrati su avventure e viaggi in luoghi esotici che raccontano le peripezie affrontate dai protagonisti, quasi sempre allegoria e metafora di una crescita personale (come accade allo stesso Pinocchio, d’altra parte). Il percorso espositivo si focalizza soprattutto sulle illustrazioni, ragione per cui i curatori hanno scelto di offrire al pubblico materiali originali, provenienti anche dalle raccolte della Biblioteca di Casa Carducci. Informazioni su orari di apertura sono disponibili sul sito dell’Archiginnasio.
All’alba della stampa. Itinerari tra gli incunaboli della Biblioteca Universitaria di Pavia
mostra
fino al 24 maggio
Padova, Biblioteca Universitaria – Salone Teresiano
Curata da Davide Martini, Pier Luigi Mulas e Maria Cristina Regali, il percorso espositivo – pensato nell’alveo del progetto nazionale PRIN2017 L’alba dell’editoria italiana. Tecnologia, testi e libri nell’Italia centrale e settentrionale nei secoli XV e XVI, finanziato dal MIUR e a cui collaborano l’Università Cattolica di Milano, l’Università di Bologna, la LUMSA di Roma e l’Università di Udine – si snoda attraverso tre itinerari costruiti a partire da materiali della biblioteca: gli incunaboli pavesi, quelli miniati e gli incunaboli bolognesi (di cui uno con nota di possesso di Ulisse Aldrovandi), scelti, questi ultimi, per omaggiare l’Università di Bologna che ha individuato Pavia tra i suoi poli di ricerca. Completano l’esposizione le edizioni in cuna di Dante, Petrarca e Boccaccio. Sul sito della biblioteca sono disponibili una dettagliata presentazione della mostra e gli orari di apertura.
“La fuga del tempo un ballo sia”. I balletti sabaudi della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino nel centenario della nascita di Mercedes Viale Ferrero
mostra
fino al 28 giugno
Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria – Sala mostre Juvarra
Promossa dall’Università degli Studi di Torino (dipartimenti di Studi Storici e Studi Umanistici) e da ABNUT (Associazione Amici della Biblioteca), la mostra intende celebrare il centenario della nascita di Mercedes Viale Ferrero (1924-2019), nota studiosa di arti della scena, offrendo al pubblico alcuni tra i documenti più significativi delle sue raccolte. Pezzi forte dell’esposizione sono i dieci codici dei balletti danzati alla corte sabauda al tempo delle due Madame Reali Maria Cristina di Francia (1606-1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (1644-1724). Si tratta di codici miniati opera del calligrafo Tommaso Borgonio, che fanno parte di un corpus più ampio custodito dalla stessa Nazionale. Sul sito della biblioteca sono disponibili una puntuale presentazione della mostra e gli orari di apertura.
Esplorazione e conoscenza. Il viaggio delle meraviglie delle città orientali di Marco Polo
mostra
fino all’11 aprile
Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana – Libreria Sansoviniana
La mostra – organizzata da China National Publications Import & Export (Group) Corporation in collaborazione con il Gruppo di Pubblicazione e Distribuzione dello Stretto – è stata pensata per celebrare il settecentesimo anniversario della morte del viaggiatore veneziano. Partendo da una selezione di pubblicazioni dedicate ai viaggi di Marco Polo, il percorso espositivo si avvale di tecnologie quali (ma non solo) la Realtà Mista (MR) e l’Intelligenza Artificiale (AIGC) per promuovere la conoscenza del personaggio e gli scambi culturali tra Cina e Italia. Maggiori informazioni sul sito della biblioteca.
Edocere medicos. Storia della formazione medico-chirurgica a Firenze
mostra
fino al 21 giugno
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
La mostra – pensata nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario dell’Ateneo fiorentino – racconta la storia della formazione medico-chirurgica a Firenze attraverso i manoscritti della Biblioteca stessa e alcuni dei più significativi testi di medicina provenienti dalla Biblioteca Biomedica dell’Università di Firenze. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sul sito della biblioteca.
ImparArte in BuGe
ciclo di incontri
fino al 28 giugno
Genova, Biblioteca Universitaria
Si tratta di una serie di percorsi e attività – per bambini, ragazzi, ma anche adulti – che permettono di avvicinarsi al mondo del libro antico a stampa, di comprendere il funzionamento di una biblioteca oppure di cimentarsi nella realizzazione di un libro d’artista. Informazioni e programma completo dell’iniziativa sono disponibili sul sito della biblioteca.
mostra
fino al 18 maggio
Modena, Biblioteca Estense – Sala Campori
Curata da Federico Macchi, la mostra propone sessanta pezzi che, in virtù delle loro caratteristiche, documentano l’evoluzione strutturale e stilistica delle legature nell’arco di ben sei secoli. Selezionate in seguito al corposo censimento degli anni 2015-2016 condotto dallo stesso Macchi sulla collezione della biblioteca, le legature in mostra sono anche l’occasione per ribadire la ricchezza del patrimonio ivi conservato e l’attenzione a esso riservata dalla stessa istituzione. Sul sito della biblioteca sono disponibili una dettagliata presentazione della mostra e gli orari di apertura.
Donne del cielo: da muse a scienziate
mostra
fino all’8 giugno
Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
Realizzata in collaborazione con il Museo Galileo, la mostra propone un percorso incentrato sul ruolo delle donne nella ricerca astronomica e sulle più frequenti immagini femminili nelle rappresentazioni del cosmo, dal Rinascimento al primo Novecento. Attingendo al ricco patrimonio della biblioteca, il percorso espositivo presenta opere scientifiche, letterarie e cartografiche che rivelano la presenza di interlocutrici e/o di autrici in testi caratterizzati dall’associazione tra donne e sfere celesti. Sul sito della biblioteca sono disponibili una più dettagliata presentazione della mostra e gli orari di apertura.
Il libro illustrato nelle collezioni della Biblioteca Angelica
fino al 31 maggio
Roma, Biblioteca Angelica
Si tratta di un percorso espositivo articolato in tre sezioni – dedicate rispettivamente al libro manoscritto, al libro antico a stampa e a quello moderno – che offrono al pubblico i codici miniati più preziosi che la biblioteca possieda, ma anche rare edizioni a stampa illustrate. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sul sito della biblioteca.
L’ombra del filosofo. Giordano Bruno, Fabrizio Mordente e le operazioni del compasso di proporzione
mostra
prorogata fino al 21 giugno
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale
Il percorso espositivo, organizzato dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma in collaborazione con il Museo Galileo di Firenze, intende mostrare al pubblico alcune delle più rare edizioni di opere del filosofo Giordano Bruno (Nola, 1548 – Roma, 1600), prese in prestito per l’occasione o frutto di importanti acquisizioni (per lo più condotte sul mercato antiquario). La mostra verte in particolare sui testi relativi alla polemica, poi sfociata in un’insanabile e aspra rottura, tra il matematico salernitano Fabrizio Mordente, inventore appunto del compasso di proporzione, e il filosofo nolano, dopo che i due si conobbero a Parigi nel 1585. Tra i pezzi di pregio figurano i Dialogi duo e la Figuratio Aristotelici Physici auditus entrambi stampati a Parigi nel 1586, la Summa terminorum metaphysicorum del 1609 e l’unica copia a oggi nota del dialogo bruniano Idiota triumphans del 1586. Informazioni su orari e accessibilità si trovano sul sito del MiC.
Ars botanica. Giardini di carta
mostra
fino al 30 giugno
Trieste, Castello di Miramare
La biblioteca del Castello di Miramare offre per la prima volta ai visitatori le proprie collezioni librarie dedicate a botanica, fiori, piante e giardini. Si tratta di un autentico giardino su carta, che incarna un ideale di perfezione, bellezza e relazione con la natura così come la intesero, in pieno XIX secolo, Ferdinando Massimiliano d’Asburgo e la sua consorte Carlotta del Belgio, non a caso creatori del giardino che circonda il castello. Informazioni su orari di apertura e accessibilità sono disponibili sul sito dedicato.
mostra
fino al 31 giugno
Ozzano dell’Emilia (BO), Collezione di Anatomia Patologica e Teratologia Veterinaria “Alessandrini-Ercolani”
Qual è il legame tra le descrizioni/interpretazioni delle mostruosità animali contenute nella Monstrum historia di Ulisse Aldrovandi (1522-1605) e la teratologia veterinaria? Prendendo le mosse proprio dalle creature fantastiche dell’Aldrovandi e dai preparati teratologici conservati presso la Collezione di Anatomia Patologica e Teratologia Veterinaria “Alessandrini-Ercolani”, la mostra – organizzata dal Dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Università di Bologna e dal Sistema Museale di Ateneo (SMA) nell’ambito delle iniziative Aldrovandi 500 pensate per celebrare i cinquecento anni dalla nascita del celebre naturalista bolognese – intende accompagnare il visitatore lungo un percorso che ripercorre i capitoli fondamentali della teratologia. Si potrà così comprendere cosa si intenda per monstrum e quali siano le cause che portano alla genesi delle principali malformazioni animali, concludendo la visita con una tappa alla Collezione “Alessandrini-Ercolani”, dove arte e scienza dialogano tra centinaia di preparati di anomalie congenite e acquisite. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sul sito dell’Ateneo bolognese.
Il celeste impero
mostra
fino al 1° giugno
Cagliari, Biblioteca Universitaria – Cappella Tridentina
Si tratta di una mostra cartografica e di libri antichi inerenti alla Cina, allestita con materiali della Biblioteca per celebrare i settecento anni dalla morte di Marco Polo. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sull’apposito sito.
Arco teso. La musica a Firenze al tempo dei Canti Orfici
mostra
fino al 20 settembre
Firenze, Biblioteca Marucelliana
Con questa mostra la Marucelliana – che conserva l’autografo de Il più lungo giorno di Campana – continua l’impegno a promuovere e valorizzare le pagine del poeta marradese. Attraverso l’esposizione di scritti, pubblicazioni, riviste, opere musicali, partiture e fotografie, i curatori si propongono di interpretare il dialogo, talvolta inesplorato, tra il mondo letterario e quello musicale nella Firenze dei primi due decenni del Novecento, proprio quando Campana sfrondava la sua grammatica per approdare a una frase essenziale che fosse insieme musica, colore e archetipo. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sul sito della biblioteca.
Acquedotti e fontane a Napoli: una storia lunga duemila anni
mostra
fino al 24 giugno
Napoli, Biblioteca Universitaria
Attraverso i libri conservati dalla biblioteca sarà possibile ripercorrere la storia degli acquedotti e di alcune delle principali fontane che hanno segnato la vita del capoluogo partenopeo. Saranno esposti libri e documenti databili tra il XVI secolo e il 1885, quando venne inaugurata la fontana monumentale di Piazza del Plebiscito per celebrare il nuovo acquedotto. La mostra intende fornire uno spaccato di come questa storia abbia influenzato in maniera determinante l’evoluzione della città nel suo divenire architettonico e sociale, ma soprattutto intende (di)mostrare come la storia dell’acquedotto sia storia della città e della sua cittadinanza, in un ponte ideale che congiunge passato e presente, antiche istituzioni e gestione moderna delle risorse idriche. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sul sito della biblioteca.
Arrocchi di carta. Il gioco degli scacchi nelle collezioni della Biblioteca Universitaria di Bologna
mostra
fino al 16 giugno
Bologna, Biblioteca Universitaria – Atrio dell’Aula magna
In occasione dell’Alma Mater University Chess (14-16 giugno) – il primo torneo interuniversitario di scacchi organizzato dall’ateneo bolognese – la biblioteca presenta una mostra allestita con materiali propri offrendo al pubblico preziosi manoscritti e libri antichi a stampa dedicati, appunto, agli scacchi. Il percorso espositivo si compone di tre piccole sezioni che testimoniano il fascino ininterrotto suscitato nei secoli da questo gioco. Informazioni su orari e accessibilità sono disponibili sul sito della Biblioteca.
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ià da tempo il CRELEB si è fatto carico di una Winter School dedicata alle biblioteche scolastiche. L’idea nacque alcuni anni fa da un fruttuoso dialogo con l’amico Gino Roncaglia in un ristorante di Trento. Si trattava allora di lanciare una “nuova” idea di biblioteca che, superando le ristrettezze mentali di due localini (magari nel seminterrato) con dentro un po’ di libri vecchi (talvolta non o mal catalogati) verso una struttura nuova, moderna, bella, vivibile, come spazio interdisciplinare e interclasse, capace di avviare i giovani alla lettura, condividendo le diverse manifestazioni multidisciplinari della cultura, dal teatro al cinema, dalla musica ai prodotti digitali. La prima edizione si svolse in presenza in Università Cattolica, poco prima dell’inizio del COVID: una trentina di iscritti, a parlare i maggiori esperti italiani del tema. Da allora, prima per necessità poi per scelta, siamo passati al web, che dà l’occasione di un pubblico veramente nazionale e di una fruizione negli orari più comodi per insegnanti e bibliotecari (così siamo arrivati a diverse centinaia di visualizzazioni: l’incontro con Massimo Recalcati addirittura sfiora le 3.000). Da sempre a seguire la vicenda un bravo laureato bresciano (che si occupò di biblioteche scolastiche), Davide Goffi, oggi insegnante: ad affiancarlo di volta in volta diversi giovani amici. Quest’anno però siamo particolarmente orgogliosi di aver creato un format nuovo, che non solo ha proposto ben sette incontri, ma li ha organizzati ognuno sotto la responsabilità di uno dei membri del gruppo di lavoro. Che bello che i vecchi possano solo dare consigli (speriamo non solo perché non possono più dare “cattivo esempio”…), ma poi a impegnarsi nella organizzazione e nello svolgimento dei progetti siano i giovani! W le nuove generazioni! Come illustrato dal primo breve intervento introduttivo di Luca Rivali il tema è stato quello “La scuola insegna a leggere e a vivere”, a significare che la lettura scolastica non è fine a se stessa, ma deve mirare all’acquisizione di competenze personali e professionalizzanti che sappiano “lanciare” il giovane nel mondo. Gli incontri sono stati tutti di grande efficacia e importanza, grazie anche alla cordiale collaborazione di Editrice Bibliografica e del Master Children’s books & Co. Editoria per ragazzi e crossmedialità, che sono stati partner del progetto. Gli incontri, tutti ora gratuitamente disponibili sul “Canale dei libri” di YouTube, sono stati occasioni importanti per conoscere meglio il mondo della produzione del libro per ragazzi e dei modi della sua fruizione. Li si elenca qui in successione. Sotto il titolo di Leggere a scuola / per la scuola Davide Goffi ha incontrato Marisa Brambilla (ISS Meroni di Lissone) e Bruno Cavallarin (ISS Gonzaga di Castiglione delle Stiviere). Per In editoria varietà vuol dire pluralità Ludovica Montalti ha dialogato con Chiara Fiengo (Feltrinelli), Teresa Panini (Franco Cosimo Panini Editore) e Giovanna Zoboli (Topipittori). Col titolo di Tra produzione e promozione del libro viene presentato l’incontro di Martina Guerinoni con Matteo Biagi (insegnante e formatore) e Marco Magnone (autore, Book on a Tree). Per Che libri ci sono nelle biblioteche scolastiche Sara Brasca ha avuto modo di discutere con Beatrice Eleuteri (Università Roma Tre, AIB) e Piero Attanasio (AIE). L’intervista A ogni giovane lettore il suo libro vede Maddalena Baschirotto dialogare con Elena Pasoli (Bologna Children’s Book Fair), Valentina Trentin (Ufficio biblioteche, Provincia di Brescia) e Valentina Boner (La Vetrina di Brescia). Ascoltare come esperienza di lettura scolastica ha visto Francesco Ursino discutere con: Cristiana Giacometti (il Narratore Audiolibri) e Loredana Perego (responsabile BILL Vicenza, fondatrice Associazione Forum del Libro). Infine, una tavola rotonda con alcuni dei precedenti interlocutori coordinata da Edoardo Barbieri ha costituito la conclusione dei lavori. Il tema è di grande interesse e importanza da molteplici punti di vista: per il ruolo e lo sviluppo delle biblioteche scolastiche e di pubblica lettura, per la funzione sociale e formativa della lettura, per la crescita della nostra gioventù e l’integrazione dei giovani figli degli immigrati. Saper investire in questo settore è un segno di intelligenza e lungimiranza per il futuro dell’intera nazione. Chissà che i politici lo capiscano… – Montag