Sommario
Biblioteche del Ticino. Nuove prospettive per la Salita dei Frati di Lugano
di Pietro Montorfani……..….…………......p. 1
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Biblioteche del Ticino.
Nuove prospettive per la Salita dei
Frati di Lugano
di Pietro Montorfani
L |
a storia della Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, che ha da poco superato i quarant’anni di esistenza, è quella di un felice e lodevole sforzo di condivisione nato dalla volontà comune dei frati cappuccini e di un’associazione di laici amici del convento. La presenza cappuccina nella Svizzera italiana è ben radicata sin dagli albori dell’ordine, sorto nelle Marche attorno al 1525 e già attivo pochi anni più tardi nel piccolo convento di Bigorio (1535), prima sede svizzera di quella che sarebbe diventata una vasta rete, a sud come a nord delle Alpi, in terre di Riforma protestante. Il convento che ospita la Biblioteca Salita dei Frati era stato fondato a Sorengo nel 1565 e in seguito trasferito a Lugano nel 1653: a queste altezze vanno situate le prime accessioni del fondo librario, gestito dai cappuccini fino al 1980, quando il testimone è passato alla neocostituita Associazione che tuttora anima la Biblioteca negli spazi sotterranei immaginati dall’architetto Mario Botta. Il nucleo antico corrisponde quindi alla biblioteca del convento, una realtà prevista dagli Statuti cappuccini ma non comparabile per ricchezza e varietà con quelle di ordini religiosi più versati nell’erudizione, come i domenicani, i gesuiti o i francescani osservanti. Gli ambiti a cui guarda il patrimonio librario sono infatti quelli utili all’attività dei frati – la predicazione e l’omiletica – e attingono soprattutto all’oratoria sacra, all’agiografia, alla devozione popolare e all’ascesi. Tra i pezzi di maggiore prestigio si conta una rarissima edizione dell’Arbor vitae di Ubertino da Casale, stampata a Venezia da Andrea Bonetti nel 1485 (una trentina gli incunaboli attualmente conservati in biblioteca). In ambito locale, il fondo cappuccino registra numerose edizioni ticinesi del Sette e dell’Ottocento, cui già era stato dedicato un catalogo nel 1961, nonché l’accorpamento di piccole biblioteche di conventi non più esistenti come quelli di Mesocco e Landeron. Nel complesso, il Fondo antico assomma circa 90.000 voll.. Le accessioni successive, distribuite in pochi lasciti di provenienza privata (Fraschina, Pozzi, Sommaruga) e negli acquisti librari attuati dall’Associazione sin dal 1980, costituiscono il Fondo moderno di circa 30.000 voll. distribuiti, dopo alcune correzioni di rotta, in tre principali aree di interesse: la religiosità popolare, il francescanesimo e lo studio del libro antico. Un discorso a parte, per il prestigio del personaggio e per l’importanza del suo patrimonio, meritano i 10.000 libri appartenuti a padre Giovanni Pozzi (1923-2002), italianista e filologo che ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, dopo la lunga esperienza accademica a Friburgo, nel convento di Lugano e che, per avervi mosso egli stesso i primi passi, è stato tra i principali promotori dell’apertura al pubblico della biblioteca cappuccina. Studioso versatile attratto da sentieri di ricerca non convenzionali, padre Pozzi ha raccolto una collezione notevole di titoli, soprattutto negli ambiti della retorica e dell’iconografia, con particolare attenzione per l’umanesimo e per la cultura barocca. In occasione del centenario della nascita, che si celebrerà nel 2023, gli verranno dedicati un simposio scientifico e una mostra bio-bibliografica, e verrà messo a disposizione degli utenti l’archivio personale dello studioso. A fianco della tradizionale offerta culturale promossa dall’Associazione (conferenze, convegni e la pubblicazione annuale della rivista «Fogli», disponibile anche online) nel 2015 è stato creato il Centro di Competenza per il Libro Antico, cui è stato affiancato un comitato scientifico composto da Marina Bernasconi Reusser, Ottavio Besomi, François Dupuigrenet Desroussilles, Andrea Giovannini e Werner Oechslin. In pochi anni il CCLA ha saputo promuovere la partecipazione ad ambiziosi progetti digitali quali e-rara, e-codices e Fragmentarium, dei quali la Salita dei Frati è stato il primo partner nella Svizzera italiana. Sono stati inoltre catalogati fondi antichi sia di biblioteche religiose, come quelle dei conventi di Bigorio (4.000 voll.), Orselina (14.000) e prossimamente Faido (2.500), sia di provenienza laica come il fondo appartenuto ad Antonio Fontana di Sagno (1784-1865, direttore generale dei ginnasi di Lombardia) e la biblioteca giuridica di Palazzo Riva di Santa Margherita. Pur restando nelle loro sedi d’origine, buona parte di queste biblioteche antiche vengono oggi gestite dalla Salita dei Frati. Sopravvissuta alla chiusura del convento nel 2014, la Biblioteca si è dovuta confrontare negli ultimi anni con una situazione di crisi data dalla volontà dei frati di vendere a privati l’intero complesso. Dopo alcune trattative con un imprenditore che avrebbe trasformato tutto in un hôtel de charme, la costituzione della Fondazione Convento Salita dei Frati di Lugano ha permesso, nel 2021, di salvaguardare il patrimonio immobiliare nel pieno rispetto della sua storia, garantendo alla Biblioteca di poter continuare la propria attività. Gli sviluppi futuri previsti per il comparto, dalla creazione di una scuola materna alla nascita di un centro socio-culturale per associazioni attive nel territorio, avrà sempre la Biblioteca Salita dei Frati al centro della propria identità e della propria storia.
Sono aperte le iscrizioni
ai Master in Editoria
dell’Università Cattolica,
edizioni 2022-2023!
“Professione editoria cartacea e digitale”
Iscrizioni entro: 10 ottobre 2022
(prove di selezione il 13 e 17 ottobre)
Iscrizioni entro: 1 novembre 2022
(prove
di selezione il 3 e 7 novembre)
063-A Biblioteca (La) di Dante. Roma, Palazzo Corsini, Biblioteca dell’Accademia Nazionale dei Lincei e Corsiniana, 8 ottobre 2021-16 gennaio 2022, catalogo della mostra a cura di Roberto Antonelli – Lorenzo Mainini, Roma, Bardi Edizioni, 2021, pp. 344, 76 ill. col., ISBN 978-88-218-1215-6, € 35. Autori dell’elegante catalogo sono due dei curatori (insieme a Ebe Antetomaso e Marco Guardo) della mostra promossa dall’Accademia dei Lincei per celebrare il 700° anniversario dalla scomparsa dell’Alighieri. L’evento s’inquadra nel più ampio Trittico dell’Ingegno Italiano 2019-2021, un progetto per ricordare i centenari di morte, casualmente contigui, di Leonardo (†1519), Raffaello (†1520) e Dante (†1321). Come spiegano Alberto Quadrio Curzio (Premessa, pp. 9-11) e Roberto Antonelli (Le ragioni della mostra, pp. 13-17), trait d’union di questo percorso ideale è il rapporto dei tre grandi “maestri” con l’Antico, elevato a paradigma e canone, e oggi elemento identitario della cultura occidentale. Con rigorose basi metodologiche in linea con la tradizione Lincea, la mostra ricostruisce “virtualmente” la biblioteca interiore dell’Alighieri, ossia quei testi che formarono la sua memoria culturale. In assenza di autografi o di voll. da lui fisicamente posseduti o manipolati, vi sono raccolte tutte le opere della cultura cristiana e medievale espressamente citate nei suoi scritti, con la sola sporadica interpolazione di qualche testo non menzionato, ma certamente a lui noto. Con coerenza e credibilità i mss. selezionati sono materialmente simili a quelli che Dante avrebbe effettivamente potuto avere tra le mani, e dunque realizzati nel XIII secolo o nei primi decenni del XIV: alcuni – ed è una finezza! – provengono dal convento francescano di S. Croce a Firenze, dove si ritiene che il poeta avesse studiato teologia e filosofia. Il catalogo ricalca in modo palmare la struttura dell’esposizione, ma forse proprio per questo talvolta pare disorientare il lettore, non sempre a suo agio fra le articolate partizioni interne delle sue sezioni: La Bibbia e la tradizione cristiana (nn. 1-14), Gli auctores nella Vita nuova (nn. 15-20), La tradizione romanza (nn. 21-30), Gli auctores dopo la Vita nuova (nn. 31-48), Retorica e trattatistica medievale (nn. 49-59), Filosofia, scienza e teologia (nn. 60-76). Difficile giudicare dalle sole parole con cui l’architetto Susanna Nobili ne illustra il concept (Le ragioni di un progetto, pp. 19-20) se il visitatore fosse meglio orientato tra le sale e i giardini di Palazzo Corsini dal «moderno trillage sottile e trasparente» che «scandisce […] l’ordinamento scientifico della mostra», non essendoci nemmeno un’immagine che traduca con più immediatezza la realtà espositiva. Le sezioni sono organizzate sia su base tematica sia, al loro interno, in un ordine temporale che segue la vita e la produzione letteraria di Dante; di ciascuna è accessus una presentazione di più ampio respiro, nucleo la descrizione analitica dei mss. esposti, coda (in posizione sacrificata e mal distinta dalle schede) un paragrafo in cui sono esplicitati i loci in cui Dante cita tali testi. Il lavoro corale – sono una quarantina i redattori delle schede di catalogo – ha come strascico qualche veniale incoerenza nella forma (per esempio l’uso non uniforme delle abbreviazioni) e rare imprecisioni (come il nome del noto collezionista Thomas Phillipps, banalizzato in “Phillips”). Alla fine vi sono la bibliografia citata nel testo in forma abbreviata (pp. 233-66) e, in 76 splendide tavole a col. quasi tutte ad alta risoluzione, le riproduzioni dei mss. esposti. Alla luce della natura omogenea dei pezzi selezionati e del valore scientifico delle schede, il catalogo guadagna un valore aggiunto, extra-dantesco e forse non previsto, costituendo di fatto anche un variegato e non comune repertorio di scritture e ornamentazioni in mss. in alfabeto latino dal Duecento al primo Trecento. Avrebbe giovato un indice dei nomi e delle fonti. – E.Gam.
063-B Caravale (Giorgio), Libri, uomini, idee. Studi su censura e inquisizione nel Cinquecento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2021, pp. 308, ISBN 9788893596268, € 25. Il vol. in oggetto raccoglie dodici saggi scritti da Giorgio Caravale, affermato storico dell’Età moderna e del periodo della Controriforma, nel corso di 20 anni di ricerca storica (le ricerche contenute sono già state pubblicate altrove, in riviste scientifiche e in voll. collettivi). L’opera è organizzata in due parti: la prima sezione Libri e censura è espressamente dedicata ai temi del controllo della circolazione libraria, con speciale attenzione alle letture dei semicolti; la seconda Inquisizione, eresia, etnia tocca i libri trasversalmente, ed è destinata allo studio degli apparati della macchina inquisitoria e a questioni di metodologia e storiografia. Nei primi due saggi della prima, Proibire libri, suggerire libri e Censurare la povertà, l’interesse dell’a. si sofferma specialmente sulle strategie di controllo riservate alle scritture destinate ai «senza lettere», ossia all’universo multiforme dei semplici, scarsamente o affatto istruiti. Particolare attenzione viene qui spesa attorno al tema dell’importanza dei modi e dei contesti di accesso alle scritture, questione centrale per avvicinare il problema della ricezione che emergerà a più riprese nel corso di tutto il vol. In Ciascuno a modo suo (3) si riflette invece sulla differenza che è apprezzabile nell’esperienza censoria italiana e spagnola con speciale riguardo all’opera di Serafino da Fermo e di frate Luis de Granada. Tra pubblico e privato (4) è dedicato all’articolata opinione che sviluppò la Chiesa di Roma durante la Controriforma a proposito della dimensione che avrebbe dovuto mantenere la devozione. Se da una parte la tradizione pienamente medievale, ripresa da Savonarola e da Lutero fra gli altri, insisteva sulla supremazia della preghiera in solitaria, silenziosa e privata, nel contesto controriformistico si insisteva invece sull’importanza degli atti di devozione esternati, sulle preghiere recitate pubblicamente e sulle attività che non isolassero gli uomini. In Censurare un best-seller (5) si indagano poi le strategie impiegate per arginare la diffusione del Beneficio di Cristo, un «pernitioso» libretto uscito a stampa a Venezia già nel 1543 per il tipografo Bindoni, che circolò da subito in moltissime copie per tutta Italia. Infine, a conclusione della prima parte dell’opera, viene proposto un saggio dedicato ai sistemi di controllo messi in atto per sorvegliare la circolazione di testi profetici nell’Italia della fine del XVI secolo. Da questa prima parte dell’opera emerge bene la volontà dell’a. di sottolineare il fatto che la censura non fu solo sottrazione. Non si provvide quindi semplicemente all’eliminazione dei libri, ma si cercò di sostituire le scritture ritenute non adatte al pubblico dei fruitori con materiale ulteriore. La seconda parte apre invece con il saggio Un vescovo sotto osservazione (7), che assieme a Contro il tridentino (11) è dedicato alla figura di Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria. Dapprima viene presentato il suo rapporto con Marcello Cervini, futuro Papa Marcello II, attraverso un corpus di lettere scoperto dall’a. nell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, mentre il secondo contributo si occupa invece delle polemiche condotte dal Vergerio nei confronti del concilio di Trento. Il saggio Negare tacitamente (8) analizza invece la censura di un confessionario ms. redatto probabilmente da Scipione Lentolo negli anni Quaranta e fatto circolare in area napoletana. In Predicatori, inquisitori e storici (9) si apre poi a questioni più votate alla metodologia, indagando il sottile rapporto fra storico e oggetto di studio. Il contributo Predicare a Venezia nel Cinquecento (10), riprende il tema della dissimulazione, presente anche nel saggio precedente per riflettere sul modo in cui a Venezia si guardò all’eterodossia. Infine, nel saggio di chiusura Gli zingari nella Roma della Controriforma (12), l’a. si preoccupa di studiare l’atteggiamento delle istituzioni verso una minoranza come quella gitana, che non definiva la propria identità sulla base di orientamenti religiosi (come ad esempio gli ebrei, i protestanti o i musulmani). In conclusione, la presente raccolta, oltre a offrire uno spaccato di deciso interesse sui temi della storia dell’inquisizione e della censura libraria, ha il merito non comune di risultare eccezionalmente coesa, tanto per metodo quanto per temi – Marco Francalanci
063-C Castillejo Benavente (Arcadio), La imprenta a Sevilla en el siglo XVI (1521-1600), 2 voll., edición y prólogo a cargo de Cipriano López Lorenzo, Córdoba-Sevilla, Editorial Universidad de Córdoba-Editorial Universidad de Sevilla, 2019, pp. 1748, ill. b/n, ISBN 978-84-472-1913-1, € 55. Nel 2019 la proficua collaborazione tra Editorial Universidad de Córdoba ed Editorial Universidad de Sevilla ha permesso la pubblicazione di un imponente lavoro bibliografico sulla produzione tipografica sivigliana del XVI secolo, che non c’è alcun dubbio sarà destinato a diventare un repertorio di riferimento per gli storici del libro spagnolo. L’opera, redatta in oltre quindici anni di attività da Arcadio Castillejo Benavente, personalità di spicco che ricoprì importanti incarichi presso le biblioteche universitarie di Barcellona e Siviglia, esce postuma grazie alla ferma volontà dei suoi eredi, che hanno affidato la revisione e l’aggiornamento ai prof. Juan Montero e José Solí de Los Santos dell’Università di Siviglia, oltre a Eduardo Peñalver, direttore del fondo antico nello stesso ateneo, mentre la supervisione complessiva è stata curata dal prof. Cipriano López Lorenzo, il quale firma un Prologo (datato 7 marzo 2017, pp. 15-22), in cui ripercorre la carriera dell’a., scomparso improvvisamente nel 2015. Nell’idea originale del suo repertorio, Castillejo Benavente aveva previsto un’introduzione in quattro sezioni: la prima che delinea lo status quaestionis in merito agli studi bibliografici sugli stampatori di Siviglia, capitale economica della monarchia spagnola nel Siglo de Oro, a partire dalle prime ricerche condotte dagli eruditi ottocenteschi fino a quelle apparse in anni più recenti (Tipografía hispalense. Antecedentes bibliográficos de la imprenta en Sevilla. Status quaestionis, pp. 25-49). Segue un’attenta disamina storica delle varie officine (divise per voci e ordinate in base a un criterio alfabetico per cognome, ma anche corredate da una riproduzione in b/n delle marche tipografiche adottate), accompagnata da un percorso critico sull’evoluzione della stampa sivigliana dalle origini fino al termine del XVI secolo (Talleres de imprenta. Esbozo histórico, pp. 51-190). A questo proposito, sebbene non sia noto esattamente in quale anno la stampa manuale sia stata introdotta in Spagna, l’a. recupera l’idea che il più antico libro spagnolo sia il Sinodal de Segovia, sine data, ma probabilmente da collocare non prima del 1472 (ISTC is00753500, GW online M43438). Il catalogo delle cinquecentine – come da prassi – è preceduto da una chiara esposizione della metodologia e dei criteri descrittivi utilizzati (pp. 191-200), compresa una nutrita bibliografia delle fonti (pp. 201-11). Il primo vol. raccoglie le schede delle edizioni apparse a Siviglia a partire da 1521 (anno in cui si arrestava la precedente ricognizione di Frederick John Norton, A Descriptive Catalogue of Printing in Spain and Portugal 1501-1520, peraltro già soggetta a un aggiornamento di Julián Martín Abad, intitolato Post-incunables ibéricos) fino al 1552, il secondo quelle dal 1553 al 1600. Si tratta di 1.347 schede descrittive, ordinate cronologicamente, in cui sono forniti, oltre agli imprescindibili dati editoriali, una trascrizione facsimilare in forma integrale delle parti più significative dell’opera (solitamente frontespizio e colophon), insieme a un apparato bibliografico relativo all’edizione (tra cui spicca un sapiente e assiduo ricorso alle notizie bibliografiche raccolte nel Cinquecento da Hernando Colón e ai libri della sua vasta raccolta, poi donata e ancora oggi conservata dal Capitolo della Cattedrale di Siviglia) e a una lista completa delle localizzazioni note sia in Spagna che all’estero (un asterisco indica quelle consultate direttamente, una croce greca quelle che sono servite per condurre verifiche e ulteriori controlli per distinguere le possibili varianti). Si applica invece una descrizione abbreviata per le edizioni uscite dai torchi Cromberger, già in precedenza descritte nella monografia di Clive Griffin Los Cromberger. La historia de una imprenta del siglo XVI en Sevilla y Méjico (1991), a meno che l’edizione fosse ancora sconosciuta o l’esemplare all’epoca consultato da Griffin fosse imperfetto. Alle pp. 1507-1516 si presentano secondo i medesimi criteri anche le opere stampate nella città andalusa di Osuna, piccolo centro tipografo tra il 1549 e il 1555. Nell’insieme, il lavoro di Castillejo Benavente dimostra che, di fronte al prepotente avanzare degli strumenti digitali di catalogazione bibliografica, opere in formato cartaceo come quella proposta non siano ancora del tutto superate. Inoltre, in un mondo in cui tutto sembra correre sempre più velocemente, l’a. insegna (soprattutto ai giovani o aspiranti bibliografi) che per assaporare appieno i risultati di una ricerca, sia talvolta necessario un lungo periodo di studio, costante applicazione e dedizione alla materia. In calce al II vol. un agilissimo apparato indicale dei nomi (pp. 1615-48), di tutte le edizioni descritte (pp. 1519-1614), dei riferimenti bibliografici insieme alle altre fonti consultate (pp. 1649-1730) e di tutte le istituzioni culturali citate (pp. 1731-1748). – D.M.
063-D Cevolini (Alberto), L’ordine del sapere. Un approccio evolutivo, Milano-Udine, Mimesis, 2022 (Coincidentia oppositorum. Singularia, 16), pp. 410, ISBN 9788857586311, € 32. Partendo dal semplice presupposto che la memoria serva a dimenticare piuttosto che a trattenere, contraddizione apparente ma logicissima e costantemente esplorata dall’a., il vol. si configura come un viaggio dettagliato nell’esplorazione della memoria sociale, a partire dall'epoca classica fino alla contemporaneità; il tutto supportato da una rigorosa e informata analisi storica, posta al servizio di più profonde e, se vogliamo, concettuali speculazioni sociologiche. Libro interessante, dunque, anche se a tratti eccedente nella verbosità, che esplora e analizza tecnologie e peculiarità del mondo dei libri, capace di creare quadri in cui le innovazioni, e in particolare quelle nate a seguito della nascita dell’arte tipografica, acquistano significati e funzioni fondamentali nel processo di evoluzione. In esso l’a. concepisce la storia del sapere sotto forma di un progressivo adattamento dell’uomo alla complessità e al tentativo di riordinare dati e informazioni in eccedenza, i quali si accumulano nel corso del processo storico e per i quali è fondamentale selezionare gli «equivalenti funzionali» più adatti alla riduzione della complessità stessa. Seguendo questo ordine di idee, è comprensibile come la rivoluzione tipografica e l’avvento dei motori di ricerca informatici costituiscano i due nodi fondamentali del processo evolutivo del sapere, in cui vengono esplorate le soluzioni più adatte al riordinamento dell’enorme mole di dati da gestire e della complessità crescente. Se la funzione primaria della memoria è la dimenticanza, l’uomo si troverebbe costantemente nella condizione di affrancarsi da un passato eccedente, al fine di liberare le limitate capacità del sistema di elaborare informazioni. È in questo modo che i sistemi di archiviazione e di indicizzazione vengono a delinearsi come sistemi della dimenticanza, atti alla selezione di ciò che deve essere obliato e di ciò che deve essere ricordato. L’originalità dell’opera, del resto, risiede nel tentativo da parte dell’a. di sostituire alla tradizionale indagine bibliografica un approccio di tipo socio-evolutivo. A questo sono destinate le prime 30 pp. della pubbl., ovvero a giustificare l’utilizzo di una teoria evoluzionista, più sottilmente combinata con speculazioni di tipo funzionalistico, nel tentativo di sganciare definitivamente il tradizionale ancoraggio di questi due sistemi teorici all’«analogia biologica», per trasportarli in modo totalizzante nel campo «extra-biologico» della sociologia del sapere. Il discorso sulle innovazioni tecnologiche della sistemazione del sapere è quindi concepito alla luce della necessità umana di economizzare le scarse risorse di tempo e di attenzione che il sistema cognitivo mette a disposizione. La memoria interviene in questo processo attraverso la sua precipua funzione di «dimenticanza», aiutando dunque la struttura a relazionarsi con un numero limitato di dati, in modo da «reprimere il passato per liberare continuamente le limitate capacità del sistema di elaborare informazioni». Punto di partenza di tutto il discorso è dunque l’accettazione di una definizione di memoria più complessa e sfaccettata rispetto a quanto solitamente viene ritenuto, la quale aiuta chi si confronta con l’ampio ventaglio delle questioni bibliografiche ad andare oltre alla tradizionale concezione di una memoria come «magazzino» di informazioni pronte a essere reperite nel momento del bisogno: l’oblio che essa esercita sul passato apre le porte a un infinito gioco di riattivazione dei ricordi, per un’elaborazione delle informazioni sempre originale e differente a seconda delle necessità proiettate sul presente e sul futuro. All’insegna della dimenticanza è letta l’intera storia della tecnologia del sapere umano. La scrittura stessa, d’altronde, cosa potrebbe essere se non uno strumento che «aumenta la possibilità di dimenticare proprio nel momento in cui consente di ricordare molto di più di prima»? Affidare i propri ricordi a un testo scritto significa avere la possibilità di dimenticare quanto scritto (proprio perché in ogni momento reperibile) e dedicare le proprie energie cognitive, non all’esercizio del ricordo, ma alla rielaborazione del sapere. Questo, per es., è applicabile ai temi dell’indicizzazione e dell’archiviazione, in quanto tecniche abili a maneggiare una quantità di dati crescente e velocemente reperibili, a cui l’uomo affida la memoria dei dati stessi per poterli dimenticare. La rivoluzione tipografica, d’altra parte, aveva reso disponibile in pochi anni l’aumento esponenziale di materiale informativo, che necessitava di adeguate tecniche di sistemazione in modo da poter essere fruibile: l’adozione di tecniche di archiviazione e di indicizzazione sempre più complesse, tecniche che in molti casi erano già state sperimentate nel periodo medievale ma che non avevano mai ricevuto una completa accettazione – causa una certa reticenza dell’uomo ad accettare l’innovazione o, come direbbe l’a., le «novità evolutive» – si impongono in modo graduale come vere e proprie conquiste progressive, similmente a quanto avviene ai giorni nostri con l’implementazione dei sistemi di ricerca informatici. – Francesco Ursino
063-E Cultura (Tra) e mercato. Storie di editoria contemporanea, a cura di Arianna Leonetti, [Dueville], Ronzani, 2022 (Storia e culture del libro. Historica, 1), pp. 234, ISBN 9791259970077, € 19. «La storia insegna che l’editoria è sempre stata una questione di mercato». Già dalle prime battute dell’introduzione, la curatrice del vol. mette in chiaro un concetto dato non ancora per scontato e che rappresenta il fil rouge dei saggi che compongono il libro. Se infatti già dai primi decenni dall’invenzione della stampa per i tipografi fu necessario fare i conti con la sostenibilità economica delle imprese di cui si facevano carico, è forse con il passaggio a una fase industriale che il rapporto tra editoria e mercato viene reso ancora più esplicito, quando cioè «nasceva una nuova figura nel mondo librario: quella appunto di un imprenditore, capace, per usare le parole di Mario Infelise, “di concepire sempre nuovi progetti editoriali di respiro nei quali coinvolgere letterati e scrittori all’interno di una redazione che non sia un’impresa occasionale”» (Alberto Cadioli, Le diverse pagine, p. 20). Già negli anni ’20 dell’800, il tipografo Niccolò Bettoni, per la preparazione dell’edizione della Biblioteca Classica italiana antica e moderna, «s’accorse che gli bisognava tener dietro più al buon mercato che allo splendore della forma, contentandosi di dare una veste pulita ma non ricca alle sue pubblicazioni», come ci informa Piero Barbera, che del Bettoni scrisse una biografia che verrà ripubblicata prossimamente dalla stessa Ronzani. Il vol. raccoglie dunque nove saggi di giovani studiosi e inaugura la sotto-collana Historica (Storia e culture del libro). Fabio Forgione approfondisce, anche attraverso l’analisi di una densa corrispondenza con alcuni tra i maggiori collaboratori editoriali, la figura poliedrica di Michele Lessona (1823-1894), per anni impegnato nella divulgazione scientifica intesa come “questione morale” al servizio del popolo della neonata Italia unita. Erica Crespi si occupa, approfondendo le numerose e variegate operazioni editoriali legate all’opera di Jules Verne, di un tema che accompagna la tipografia sin dalle origini, ovvero quello della pirateria libraria, posto in contrasto con esempi di editoria più virtuosa. Francesco Ursino riporta alla luce l’altrettanto eclettica figura di Aldo Sorani (1883-1945), sostenitore di una dimensione “popolare” della letteratura e a. di alcune significative riflessioni sul mondo librario (a proposito si veda Aldo Sorani, Il libro italiano, edito sempre da Ronzani e sempre a cura di Ursino). Di una ricca rete di personaggi si occupa invece Maria Panetta, la quale racconta i legami tra alcuni dei più importanti collaboratori editoriali legati a Einaudi come Papini, Prezzolini, Gobetti. Tra i temi trattati trova inoltre spazio la letteratura per l’infanzia, anche se, come spiega Viola Bianchi, uno dei più significativi testi per ragazzi, La scacchiera davanti allo specchio di Bontempelli, fu negli anni riproposto perfino tra le collane rivolte a un pubblico adulto. Sviluppi inattesi che riguardano diversi casi nel mondo dell’editoria, come Il Castoro che, come racconta Valentina Gorgani, passò da collana di testi legati al cinema a casa editrice con un ricco catalogo di libri per bambini e ragazzi tradotti in tutto il mondo. Alcune interessanti vicende legate al fumetto e alla graphic novel sono invece trattati da Matteo Galiè e Maria Rachele Lucca, che si occupano rispettivamente della grande e duratura fortuna editoriale di Nathan Never e del panorama (e delle nuove sfide) di un genere sempre più in ascesa. Infine, spazio anche a un settore dell’editoria spesso trascurato, ovvero quella legata alla pubblicazione di testi ad alta leggibilità: Nicol Rengucci spiega e illustra diversi esperimenti editoriali inclusivi e accessibili. Uno scenario dunque articolato ma coerente di un mondo in cui, sempre per usare le parole di Cadioli, «l’editore diventa un imprenditore che sceglie i testi in rapporto a un mercato o a una linea culturale (e non sempre c’è contraddizione nelle due motivazioni di scelta), e, acquisiti i loro diritti, li trasforma in un libro». Indice dei nomi in chiusura di vol. – P.S.
063-F Haig (Matt), La biblioteca di mezzanotte, traduzione dall’inglese di Paola Novarese. Roma, Edizioni e/o, 2021 (2020), pp. 329, ISBN 9788833572635, € 18. La Biblioteca di mezzanotte, evocata nel titolo del romanzo che ha come protagonista Nora Seed, non è una raccolta reale di libri, ma la rappresentazione onirica di un ‘mondo di mezzo’, posto tra la vita e la morte degli individui, con infiniti scaffali che custodiscono infiniti voll.. E non voll. ‘qualunque’ contenenti storie o finzioni letterarie, ma scritture di molteplici esistenze possibili della vita di Nora, da lei mai vissute ma che avrebbe potuto vivere se avesse scelto diversamente ogniqualvolta si è trovata a decidere nel corso della sua esistenza. Come spiegato dal ‘suo’ Virgilio in questo viaggio nell’altrove, ovvero la bibliotecaria Mrs Elm, persona realmente conosciuta da Nora, nella biblioteca di mezzanotte «i libri sono come portali che si aprono sulle vite che avresti potuto vivere, perché ogni decisione cambia in maniera irreversibile il risultato», portali che potrebbero ancora attivarsi per Nora semplicemente aprendo e iniziando a leggere ciascun vol.. Il viaggio, tuttavia, prende avvio dalla lettura del grande libro dei rimpianti, una sorta di catalogo, o meglio di Indice dell’intera Biblioteca di mezzanotte, che costituisce la chiave per scegliere tra i molteplici casi del non vissuto. Libri, bibliotecaria e indice: anche se immaginaria, la biblioteca di mezzanotte presenta in qualche modo gli elementi minimi ma indispensabili di qualsiasi biblioteca, del luogo che alla giovane Nora appariva «come un piccolo rifugio dalla barbarie», così come Mrs Elm, nonostante l’età appariva «l’unica persona della scuola sentiva sulla sua stessa lunghezza d’onda». Non a caso è alla bibliotecaria che, nel romanzo, toccherà informare Nora bambina della morte improvvisa del padre, episodio con il quale si apre il libro di Haig e che segnerà la vita di Nora pesantemente, tanto che Haig salta nella narrazione dal periodo scolastico direttamente ai 35 anni di Nora, che in quella fase della vita soffre di una depressione situazionale, fa la commessa in un negozio, ha abbandonato il fidanzato Dan due giorni prima del matrimonio e ha interrotto qualsiasi altro legame di amicizia e familiare. Nelle poche ore che precedono la mezzanotte di uno di questi giorni grigi, a seguito dell’incontro con vecchie conoscenze che la rendono consapevole dei propri fallimenti, fra cui la morte del suo gatto investito da un’auto, Nora decide di suicidarsi. È dopo il terribile gesto che la protagonista si risveglia in un luogo sconosciuto, nebbioso, disabitato se non fosse per un edificio scorto in lontananza, la Biblioteca di mezzanotte appunto, dove incontrerà Mrs Elm e inizierà il viaggio nelle vite mai vissute alla ricerca della felicità, della fama o semplicemente per superare i più grandi rimpianti della sua esistenza reale. Nora potrà così sperimentare una vita insieme a Dan e realizzare il sogno comune di un pub, oppure trasferirsi con la sua amica Izzy in Australia, percorrere la carriera da nuotatrice e quella da musicista di successo, essere genitore di una bambina, vivere una vita gentile, senza però sentirsi pienamente felice, come avrebbe creduto. Come nelle esistenze reali nessuna di queste vite finalmente vissute risulta immune dal dolore, dalla perdita di una persona cara, da vari tipi di delusione, nessuna è perfetta da riuscire ad immedesimarsi completamente e a decidere di restarvi in maniera definitiva (come prevedono le regole della biblioteca di mezzanotte). Questa consapevolezza non rappresenta tuttavia per Nora l’ennesimo fallimento perché in questo suo peregrinare ogni passaggio le lascia un insegnamento, la fa crescere, le fa riscoprire importanti verità filosofiche e psicologiche (innumerevoli le citazioni e le massime di letterati e filosofi), in una sorta di percorso spirituale che la porteranno a superare le proprie paure, a liberarsi delle catene dei rimpianti e infine a pentirsi del suicidio e a scegliere convintamente la vita, anche grazie ai libri e al luogo per i libri, un reciproco rifugio, la Biblioteca. – Tiziana Stagi
063-G King (Ross), The Bookseller of Florence. Vespasiano da Bisticci and the Manuscripts that Illuminated the Renaissance, London, Chatto & Windus, 2021, pp. viii+481+VIII di tavole, ill. b/n e col., ISBN 978-1-784-74266-9, £ 14,99. Il vol., di cui è ora disponibile anche la traduzione italiana di Albertine Cerutti (Milano, Garzanti, 2022), è una biografia del «re dei librai» Vespasiano da Bisticci (1421-1498), del cui ruolo di rilievo è stato d’altronde egli stesso a lasciar traccia, tramite, per es., le Vite da lui scritte e le sue lettere, oggi fruibili anche online grazie a un’utile edizione digitale. In questo libro l’a., partendo dall’umile ingresso di Vespasiano nella bottega fiorentina di Michele di Giovanni Guarducci, racconta il successo della sua attività, la sua frequentazione dell’élite culturale e politica dell’epoca e il novero dei prestigiosi e potenti acquirenti dei suoi pregevoli mss., senza certo tralasciare l’avvento della stampa proprio negli anni in esame. Tuttavia, se qualcuno sfogliasse queste pp. alla ricerca di un catalogo o uno studio codicologico della produzione di Vespasiano da Bisticci, non troverebbe nulla di tutto ciò: l’impostazione del lavoro, infatti, è tesa alla narrazione della vita e dell’operato di Vespasiano, arricchita da un gioco di incastri, flashback e digressioni, per es., sull’avvento della cultura umanistica, sugli incontri tra Occidente latino e Oriente greco, sulla storia di Firenze, sulla materia prima e sulle tecniche della produzione libraria. Questa generosa esposizione fornisce un bello strumento, una lettura piacevole e non manualistica sul mondo della produzione libraria umanistica fiorentina e non solo, attraverso la fortunata impresa di uno dei più insigni rappresentanti del settore. Pertanto, il lettore ideale di questo vol. non sarà tanto lo specialista né lo studente universitario, ma ogni curioso appassionato, purché sia desideroso di accettare l’invito a lasciarsi trascinare da ogni digressione e pausa narrativa, per scoprire e approfondire sì la vita di Vespasiano da Bisticci, ma anche il mondo storico-culturale in cui quest’ultimo mosse i suoi passi. Prova di questo target è anche la volontà dell’a. di non dare quasi mai per scontata alcuna informazione: le pagine sono ricche di informazioni etimologiche così come di precisazioni terminologiche e di biografie di autori anche molto noti come Cicerone, ecc. Tale impresa non è certo condotta senza dottrina: la bibliografia utilizzata dall’a. è testimoniata dalla Selected Bibliography (pp. 407-10) e dalle note al testo (pp. 411-52), opportunamente posizionate in calce al vol. per alleggerire la lettura senza rinunciare alla possibilità di approfondimento. Altrettanto preziosi, in tal senso, sono la mappa di Firenze in apertura con evidenziati i luoghi di interesse e l’indice alle pp. 453-81, che raccoglie nomi, luoghi, opere e argomenti importanti. Infine, il vol. si presenta esteticamente in modo accattivante: la copertina (nella versione per il Regno Unito) recupera alcune miniature, riproducendone anche gli elementi dorati, mentre a., titolo e sottotitolo imitano la scrittura umanistica. Peccato che si sia rinunciato all’utilizzo di veri e propri titoli correnti (eccetto che per il paratesto, in apice alle pp. compaiono solo nome dell’a. e titolo del libro): un impiego più accorto avrebbe sicuramente aiutato il lettore a muoversi più agevolmente, dato anche l’elevato numero di capitoli (27 più l’epilogo). – S.C.
063-H Patria (La) dei nomi. Todomodo, Indici 2011-2020, a cura di Luca Rivali, Firenze, Olschki, 2021, pp. XLIV+328, ISBN 978-88-222-6753-5, € 38. Undici anni fa usciva per Olschki il primo numero di «Todomodo», rivista annuale dedicata solamente e interamente (!) alla figura di Leonardo Sciascia, a dimostrazione di quanto lo scrittore di Racalmuto possa ancora dire e fare, a più di trent’anni dalla sua morte, in un dialogo sempre continuo con un pubblico mai annoiato di studiosi e appassionati. Contro la tendenza attuale a privilegiare il Sé e il proprio – perché è solamente nel Tu che si fa l’uomo (e su questo sono state scritte molte pagine, a cominciare da quelle di Martin Buber ed Emmanuel Lévinas) – Sciascia denunciava la fine delle riviste, «perché è finito il colloquiare; quindi non ci si incontra più» (p. XII). Ed è proprio la dimensione conversativa la cifra che distingue «Todomodo» da altre riviste dichiaratamente letterarie, con le sue numerose rubriche, con i resoconti dei Colloquia organizzati dagli Amici di Leonardo Sciascia (che hanno voluto questo vol.) attorno a temi e ri-visitazioni sciasciane. Dieci anni, dunque, più di 4.000 pagine: un oceano di informazioni, «un luogo dove ripensare a idee non contingenti» (p. XIII) per dare un futuro alla memoria dello scrittore. Senza una guida, però, si sprofonderebbe tra i fitti contributi, tra centinaia di autori e milioni di parole. Ed è allo studioso smarrito che arriva in aiuto La patria dei nomi, un poderoso vol. di indici che non vuole essere una celebrazione sterile, ma uno strumento utile che offre amplissime possibilità di ricerca. Dopo i contributi in apertura dell’editore Daniele Olschki (Meminisse iuvabit, pp. IX-X), il manifesto Al dilettante di Francesco Izzo (primo Direttore della rivista, insieme a Carlo Fiaschi) pubblicato in «Todomodo», I, 2011 e qui alle pp. XII-XIII, il contributo di Ricciarda Ricorda (nuova Direttrice) La patria dei nomi. I dici anni di «Todomodo» (pp. XV-XXI), quello di Joseph Farrel («Todomodo»: Sciascia’s mind and immagination unravelled, pp. XXIII-XIX) e Alberto Petrucciani (Con Sciascia fra uomini e cose, nei cinque continenti, pp. XXXI-XXXVI), trova posto la nota del curatore Luca Rivali: Un indice, anzi due, per i dieci anni di «Todomodo» (pp. XXXVII-XLIV). Complementare a un indice generale pubblicato online, La patria dei nomi richiede una consultazione più lenta del semplice Ctrl+F, una modalità di lettura lineare, più arricchente (quante volte capita a chi ricerca, di perdersi e di ritrovarsi con informazioni più interessanti di quelle che si stavano cercando?). Già dal primo sguardo – già dalla soglia, dal sommario – si capisce il lavoro monumentale che è stato fatto nello spogliare completamente «Todomodo»: sette indici diversi per un totale, su carta, di 328 pagine. Un Indice generale (pp. 3-177) presenta in maniera cronologica i sommari delle dieci annate, insieme al nome dell’a., al titolo, all’indicazione delle pagine, alle parole chiave e a un breve riassunto in italiano e inglese; l’Indice analitico alle pp. 179-97 (che più che essere un indice è un catalogo) non riporta – come vorrebbe la norma – nomi di luogo o persona, ma i temi trattati (e il lavoro del curatore è stato eccezionale, perché ha scelto di lasciare la mera ricerca per occorrenze alla versione online, che può colmare le lacune nei casi – estremi – in cui «in un testo figurano numerose citazioni di un certo a., ma quest’ultimo non compare nel titolo, nel sommario o nelle parole chiave, non troverà nemmeno riscontro nell’indice analitico, producendo una lacuna nelle possibilità di ricerca. Lacuna comunque superata al presente con l’indice digitale, dove il nome sarà recuperabile, e in futuro con una nuova impostazione delle parole chiave che troverà impiego nei prossimi numeri della rivista e che consentirà una più agevole ed efficiente indicizzazione», p. XLI). A seguire, trovano spazio un Indice degli autori (pp. 199-232), un Indice delle opere recensite, postillate e segnalate (pp. 233-46), un Indice delle illustrazioni che comprende, oltre alle tavole a colori, anche le illustrazioni comparse nei singoli contributi (pp. 247-67), un Indice delle rubriche con tutti gli articoli a eccezione delle recensioni (pp. 269-86) e, in fine, un Indice dei corrispondenti di Sciascia che prosegue il lavoro iniziato da Salvatore Greci (pp. 287-28). Per gli studiosi sciasciani e per chiunque voglia approcciarsi allo studio di Sciascia, La patria dei nomi diventa è, quindi, opera imprescindibile, strumento fondamentale per navigare agevolmente e consapevolmente nel maremagnum di «Todomodo». – Ar.L.
063-I Traniello (Paolo), Le opere e i libri. Foscolo, Leopardi, Manzoni alle soglie dell’editoria moderna, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2021 (Temi e testi. Testi e studi di storia delle idee e della cultura, 211), pp. XII+192, ISBN 978-88-9359-622-0, € 28. Il lavoro di Paolo Traniello parte da una considerazione solo apparentemente ovvia: l’opera di un a. – grande o minore che sia – si finalizza attraverso il suo diventare libro, ovvero il suo prendere forma in una manifestazione bibliografica che può essere, tradizionalmente, un ms., un libro a stampa o, oggi, un formato digitale. In questo bel vol., Traniello considera tre casi relativi ai più importanti autori della letteratura italiana della prima metà dell’Ottocento nell’atto di trasformare in una edizione il frutto del loro lavoro intellettuale, mostrando così il loro rapporto con il mondo dell’editoria. Si tratta di Ugo Foscolo, Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni; tre scrittori che si collocano – e qui sta la ragione della scelta – in un momento decisivo di trasformazione non solo storico-politica, con l’inizio dell’età contemporanea, ma anche editoriale, con il progressivo superamento della stampa gutenberghiana per approdare al mondo della tipografia moderna. In realtà, soprattutto in Italia, il processo di ammodernamento delle strutture produttive o, per usare una espressione francese, di superamento dell’ancien régime typographique, richiederà ancora del tempo. Soprattutto, però, nella Penisola ancora frammentata in entità statali di ridotte dimensioni, tarderanno a manifestarsi i «presupposti per la nascita dell’editoria moderna», che consistono, secondo le parole dell’a., «sul piano giuridico nell’eliminazione della censura e nel riconoscimento di un preciso diritto dell’a. sulla sua opera, trasferibile a terzi (specificamente, all’editore); sul terreno economico nell’esistenza di un mercato dove le imprese editoriali possano liberamente competere facendo ricorso a investimenti di capitale sostenuti da adeguati finanziamenti; su quello sociale nella formazione di un pubblico di lettori abbastanza vasto da permettere, almeno per le opere di maggior successo, tirature e vendite capaci di realizzare programmi di una certa ampiezza» (p. 180). A ognuno dei tre autori, facendo ricorso soprattutto agli epistolari e nell’ordine con cui sono elencati al frontespizio, Traniello dedica un capitolo che presenta sempre, sostanzialmente, la medesima struttura: dapprima si analizza il rapporto con il mondo dell’editoria, poi si offre un affondo, relativamente alla pubblicazione di una o più opere, infine si ripubblicano in appendice i documenti relativi alla/e vicenda/e ricostruita/e. Non si tratta sempre di episodi ignoti. Si pensi, per esempio, alle note polemiche legate alle contraffazioni della princeps dei Promessi sposi. Qui, però, i fenomeni vengono appunto messi in relazione con il nuovo mondo editoriale, che anche in Italia va progressivamente affermandosi. Benché né Foscolo, né Leopardi, né Manzoni possano ragionevolmente collocarsi pienamente in quel nuovo mondo, che dovrà attendere almeno l’Unità per una progressiva affermazione, tuttavia emergono, nelle vicende editoriali che li riguardano, i primi germi di una rinnovata cultura editoriale. Una cultura che viene puntualmente illustrata nell’epilogo del vol. (Alle soglie dell’editoria moderna, pp. 179-85), in cui l’a. tira le fila del discorso. Emerge così che pur essendo legato al tradizionale ruolo dell’editore-letterato, Foscolo si dovette misurare con le difficoltà del vivere della propria penna e dunque con la necessità di affidarsi a progetti editoriali altrui. Anche Leopardi condivide una visione elitaria della letteratura, ma è comunque capace di entrare consapevolmente nei meccanismi produttivi e in quelli censori. Manzoni, facendosi editore di se stesso, è certo il più addentro al mondo editoriale, specie sul versante della tutela dei diritti dell’a., ma ancora non trova un contesto che generalizzi la propria innovativa visione. Chiude il vol. l’indice dei nomi (pp. 187-91) curato da Giovanna Granata. – L.R.
063-L Trombetta (Vincenzo), La stampa a Napoli nell’Ottocento. Una storia per generi editoriali, Firenze, Olschki, 2022 (Biblioteca di Bibliografia. Documents and Studies in Book and Library History, CCXIV), pp. IX+248, ISBN 978-88-222-6785-6, € 32. A eccezione del cap. 3 (L’editoria scientifica), il vol. raccoglie saggi dedicati alla editoria napoletana dell’Ottocento, apparsi in origine in altre sedi e qui riproposti con modifiche e aggiornamenti. Suddivisi in tre sezioni poste in successione cronologica, l’a. ha voluto strutturare l’opera trattando i principali generi editoriali (uno per ogni capitolo) sviluppati dagli editori partenopei, offrendo una puntuale descrizione dei titoli e degli editori impegnati nella loro produzione. La prima sezione è dedicata a Il decennio francese e si apre con il capitolo intitolato I generi editoriali nel «Corriere di Napoli» (pp. 3-30). Fondato nel 1806, pochi mesi dopo l’entrata dell’esercito napoleonico a Napoli, uscì sotto la direzione di Vincenzo Cuoco fino al gennaio 1811. Questi fu anche l’a. delle recensioni dei libri, che vennero presentate nel foglio partenopeo: sempre usando una logica che andava a prediligere opere che fossero di utilità e di istruzione per i lettori, Cuoco incentrò la sua attenzione su alcuni settori particolari, quali la Storia, l’Antiquaria, la Letteratura, il Teatro, l’Encomiastica, la Legislazione, la Scienza e Tecnica, Militaria e infine l’Istruzione. La sezione prosegue poi col secondo capitolo dedicato a L’editoria musicale (pp. 31-58), denotata durante il decennio francese di una qualità di stampa molto scarsa. I libretti d’opera infatti erano prodotti con alte tirature, con prezzi bassi, ma con carta dozzinale, inchiostratura spesso non omogenea, presenza di refusi e di piccolo formato. Dal lato quantitativo invece la produzione conobbe un alto numero di edizioni (170 tra il 1806 e il 1814) praticamente in esclusiva della Tipografia Flautina, mentre la Tipografia dei fratelli Masi poté inserirsi solamente nel segmento dell’editoria musicale. La sezione L’età borbonica prende l’avvio con un capitolo che tratta della Editoria scientifica (pp. 61-88), che già durante il periodo napoleonico aveva incontrato un clima politico favorevole al suo sviluppo. L’a. presenta il susseguirsi delle uscite delle singole opere riguardanti i vari segmenti del sapere scientifico dagli anni venti del secolo fino al termine del Regno, segnalando l’apice raggiunto in concomitanza col VII Congresso degli Scienziati Italiani del 1845 e il problema della rapidissima senescenza (implicita nella natura stessa della scienza e dei suoi progressi) delle edizioni prodotte, che rendeva poco appetibile la stampa di questo genere in un mercato abituato a continue impressioni di ristampe preferite dagli editori per i minori costi di allestimento. Il vol. prosegue col quarto capitolo, L’editoria di viaggio (pp. 89-115), genere presente a Napoli almeno dal XVII secolo e che continuò a essere presente per tutto l’Ottocento, adeguandosi alle nuove esigenze dei viaggiatori, fornendo materiali pratici e a prezzi contenuti. L’editoria antiquaria (pp. 117-144) è il titolo del quinto capitolo, in cui l’a. evidenzia come alle edizioni in grande formato e ricche di illustrazioni calcografiche del secolo precedente si preferirono più agili ed economiche stampe di opuscoli e soprattutto due riviste: le «Memorie della Regale Accademia di Archeologia» e il «Bullettino Archeologico Napolitano», «Italiano» dopo l’annessione al Regno d’Italia, di iniziativa privata e aperto al dibattito tra le opinioni degli studiosi riguardo agli scavi e ai ritrovamenti archeologici. A L’editoria di Stato (pp. 145-171) è dedicato il sesto capitolo, dove vengono ripercorse le vicende che, il 1° agosto 1821, videro tornare l’esclusiva delle impressioni statali alla Stamperia Reale di Napoli, dopo un lungo periodo durato più di vent’anni di gestione dell’editoria pubblica affidata ai privati. Il periodo postunitario è la terza e ultima sezione in cui è articolata l’opera e si apre con il settimo capitolo, L’editoria cattolica (pp. 175-201). Qui l’a. ripercorre il ricco numero di riviste di ispirazione cattolica, che si sono succedute negli anni postunitari seguendo le oscillazioni dei complessi rapporti Stato-Chiesa del periodo e delle trasformazioni della società della fine dell’Ottocento. Ultimo capitolo dell’opera – l’ottavo – riguarda L’editoria scolastica (pp. 203-229) dei decenni posteriori all’unione al Regno d’Italia, settore di produzione libraria fondamentale per il nuovo Stato, e in cui spicca la famiglia Morano per numero di edizioni, anche se non è l’unica azienda ad aver operato in questo comparto così strategico. A completare il vol. seguono una bibliografia di riferimento (p. 231) e l’Indice dei nomi (pp. 233-248). – M.C.
063-M Zito (Paola), Granelli di senapa all’Indice. Tessere di storia editoriale (1585-1700), seconda edizione rivista e aggiornata, Macerata, EUM, pp. 334, ISBN 9788860566720, € 16. Giocando sulla immagine evangelica del piccolo granello di senape che genera però una pianta di notevoli dimensioni, l’a. spinge la sua indagine in un ambiente tanto significativo quanto poco frequentato dagli storici del libro (non si sa se più per ignoranza storico-religiosa o per mancanza di fantasia). Si tratta del quietismo italiano, cioè di una tendenza teologico-spirituale che, basata su un assoluto affidamento alla volontà divina, veniva così a sminuire sia in concetto di libero arbitrio, sia l’iniziativa umana, sia la necessità stessa della mediazione sacramentale. Come illustrano le lucide pp. della Prefazione stesa da Rosa Marisa Borraccini (pp. 9-11), il vol., che ebbe nel 2008 una prima edizione qui sostanzialmente aumentata, muove da un interesse dell’a. che risale ad almeno un quarto di secolo addietro. Il fulcro della documentazione utilizzata è costituto dal materiale censorio romano prodotto nel trentennio a cavallo dell’anno 1700, coagulato intorno alla proibizione dell’opera di Miguel de Molinos, ma che tra imitatori ed epigoni coinvolse un gran numero di personalità, suscitando, specie in ambiente gesuitico, la più profonda avversione (nonostante proprio un gesuita, Achille Gagliardi, potesse essere nominato tra i precursori del quietismo). Scriveva un sonetto anonimo del tempo «Roma, la fede tua che si preggiava / stabile pietra aver per fondamento / un molin col suo giro, e cheto e lento / ancora un poco e te la rovinava». Il lavoro dell’a., pur teologicamente non ingenuo e anzi mosso da una vivace (talvolta quasi smaccata) simpatia per l’oggetto e i protagonisti delle vicende narrate, si muove però con serietà nell’ambito delle disciplina della storia del libro e dell’editoria, essendo così capace di individuare non sono autori e titoli che, magari sommessamente o nascostamente, sono riconducibili alle dottrine moliniste, fissando così un “canone bibliografico” di tali scritture, ma mette in rilievo il coinvolgimento non certo casuale di alcune imprese librarie che fecero di questo particolare prodotto un loro cavallo di battaglia (si pensi alla officina della Nave di Gian Giacomo Hertz). A tale attenzione editoriale fa da corrispettivo un’acuta sensibilità alle forme del testo, così da sottolineare i formati spesso modesti conformi al genere spirituale, volutamente dimesso, privato, quasi da lettura riservata e segreta, i titoli ampi, non meno ripetitivi che effusivi, i paratesti volutamente ambigui e reticenti, persino le forme dell’anonimato autorale o il gioco di specchi dei traduttori. Da tali osservazioni sull’oggetto si può allora trascorrere a quelle circa l’uso reale di tali volumetti che, anche se spesso vittime della censura romana (per cui furono proibiti – da qui i rari esemplari sopravvissuti – sequestrati, distrutti o espurgati) non meno che del logoramento causato da un uso prolungato e reiterato, testimoniano una fitta rete di lettori e lettrici. Tali “utilizzatori” (forse interessati più che allo specifico di una dottrina teologica che poteva anche sfuggire nel suo complesso e nelle sue ultime implicazioni e la cui condanna forse spesso condividevano) venivano però attirati dalla domanda di una devozione più personale e intima, di una religiosità svincolata da pompe esteriori, da una preghiera più spontanea e confidenziale. Insomma, si tratta della rara e misconosciuta documentazione libraria di una vera seduzione di massa, che predicava una via breve, facile e sicura per arrivare a Dio (p. 14). Il vol. si suddivide in diversi capitoli-saggio, dal I dedicato a una vera mappatura che, prendendo spunto dalle proibizioni, cerca di ricostruire il circuito del libro quietista, al II dove si analizzano le indicazioni circa autori principali e secondari. Il III tenta invece di penetrare nella selva della produzione tipografico-editoriale e il IV si sofferma con attenzione sugli elementi paratestuali, fino a giungere col V al mondo della lettura vera e propria. Se già il repertorio delle edizioni quietiste era dotato di indici di luogo/editore, per anno, per formato (!), per a., per dedicatario, per possessore (pp. 137-57), il vol. si chiude con una ricca bibliografia (pp. 291-316), un indice della cinquantina di illustrazioni b/n pubblicate (pp. 317-19) e un indice dei nomi (pp. 321-34). Sul Canale dei libri su YouTube, nell’ambito della serie dei seminari SISBB, è pubblicato un incontro con l’a. – Ed.B.
063-001 «ABEI Bollettino di Informazione», 30, 2021/1. Numero interamente dedicato alla vita delle biblioteche durante l’emergenza Covid-19, con testimonianze dalla Biblioteca del Seminario Arcivescovile di Torino (Alberto Piola), dal Capitolo di Milano (Stefano Maria Malaspina), dalla Diocesana di Trento (Paola Tomasi); e ancora: da Padova e Firenze (Giovanna Bergantino e Silvia Delfitto), Bologna (Valentina Zacchia Rondinini Tanari), dalla Biblioteca della Pontificia Università Santa Croce (Stefano Bargioni e Juan Diego Ramirez), da Brindisi (Katiuscia di Rocco), dalla Facoltà Teologica di Sicilia (Francesca Paola Massara). Ne emerge un affresco vivace della realtà bibliotecaria ecclesiastica italiana. Chiude un contributo dedicato alla digitalizzazione, realizzata presso l’Archivio Arcivescovile di Bologna, del quotidiano «L’Avvenire d’Italia» (Simone Marchesani). – F.F.
063-002 «ABEI Bollettino di Informazione», 30, 2021/2. Numero dedicato alla Giornata regionale di studio ABEI tenutasi il 2 luglio 2021 a Rossano Calabro. Gioacchino Strano riferisce su Rossano e la Calabria bizantina; Giacomo Baroffio Dahnk racconta aneddoti (Tra avventure e disavventure cercare il senso della vita) di una vita di ricerche d’archivio. – F.F.
063-003 «ABEI Bollettino di Informazione», 30, 2021/3. Nelle giornate 30 settembre-1° ottobre 2021 si è tenuto, a Reggio Calabria, il Convegno nazionale ABEI, dedicato alla Biblioteca Multiculturale. Domenico Minuto si concentra sul multiculturalismo nella storia della Calabria (Genti in Calabria, pp. 9-18); seguono i contributi dedicati alla Biblioteca del Pime a Milano e Monza, al bilinguismo nelle collezioni della Biblioteca Diocesana di Aosta (Luca Jaccod, pp. 25-36), alla catalogazione dei libri ebraici (Chiara Camarda, pp. 47-52) e cinesi (Federica Olivotto, pp. 53-66); Valerio Pennasso, infine, si interroga sui rapporti tra biblioteca ecclesiastica e altri istituti culturali religiosi. – F.F.
063-004 Albertini (Martina), Cia Ubaldini, la mulier clara di Matteo Villani, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 249-77. Sulla novità del ritratto di Cia Ordelaffi offerto dal Villani, influenzato dal De mulieribus claris di Boccaccio. – Ed.B.
063-005 Albi (Veronica), Il commento di Paola da Perugia alle Satirae di Persio, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 53-62. Definito da Giovanni Boccaccio maestro e custode della biblioteca di Roberto d’Angiò, Paolo da Perugia è una figura di rilievo ancora poco conosciuta. L’a. fornisce una dettagliata descrizione delle caratteristiche relative al ms. 109 del Fondo Governativo della Biblioteca Statale di Cremona, già segnalato da Francesco Novati nel 1893, nel quale si conserva il commento del perugino alle Satirae di Persio. – D.M.
063-006 Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di Giacomo Comiati, Milano, Ledizioni, 2019 (L’Ippogrifo. Quaderni dell’Associazione Alumni della Scuola Galileiana di Studi Superiori, 5), pp. XV+232, ISBN 9788855260503, € 19,90. Il vol. nasce dagli interventi tenuti durante il convegno Aldo Manuzio umanista, editore e filologo tenutosi a Padova il 15 dicembre 2015, in occasione del centenario della morte di Aldo Manuzio. Questa miscellanea raccoglie contributi che indagano vari aspetti dell’esperienza aldina, quali i suoi cataloghi, le innovazioni in ambito tipografico-editoriale e interpuntivo, il rapporto con Pietro Bembo, l’interesse per il greco e la storia del suo celebre emblema. Il vol., qui schedato sotto i singoli contributi, è inoltre arricchito dai profili biografici dei contributori (pp. IX-XI), dagli abstract (pp. XIII-XIV), da un’introduzione del curatore (pp. 1-4), da una preziosa bibliografia unificata suddivisa in fonti primarie, secondarie e in alfabeto cirillico (pp. 187-213), da un indice dei mss. (pp. 215-6) e da un indice dei nomi e dei luoghi (pp. 217-32). – S.C.
063-007 Ambrogio, Inni natalizi con le incisioni di Albrecht Dürer, presentazione di Carlo Carena, Novara, Interlinea, 2021, pp. 60, ISBN 978-88-6857-408-6, € 10. Intelligente riproposta di un gioiellino natalizio del ’96, il volumetto offre (con testo latino a fronte) la bella traduzione di Claudio Casaccia. – Ed.B.
063-008 Angiolini (Enrico), Fra campanile, accademia e biblioteca: le “medievistiche” locali nella Romagna dell’Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di Andrea Giorgi – Stefano Moscadelli – Gian Maria Varanini – Stefano Vitali, II, pp. 689-98. Contributo che mostra come la medievistica romagnola ottocentesca rimase ancorata per lungo tempo alle biblioteche comunali (dove confluì buona parte degli archivi religiosi soppressi in età napoleonica), accademie e chiese locali, ammodernatasi soltanto nel Secondo Dopoguerra con la nascita della Società di studi romagnoli, l’applicazione della legislazione archivistica statale e l’affermazione di giovani studiosi interessati a promuovere la storia locale in chiave nazionale. – D.M.
063-009 Antichi (Gli) sillabari della biblioteca Panizzi, a cura di Maurizio Festanti, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 2018, pp. 142, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Il catalogo raccoglie i 521 sillabari conservati in un fondo speciale della Biblioteca Panizzi. La raccolta di sillabari, tutti pubblicati in Italia e nel mondo tra la seconda metà del Settecento e il 1950, è suddivisa in 5 aree linguistiche e arricchita da alfabetieri e altri strumenti didattici; il fondo conta un totale di 550 documenti. Il catalogo è quindi suddiviso in sei sezioni: sillabari in italiano (105), sillabari in francese (111), sillabari in inglese (219), sillabari in tedesco (57), sillabari in lingue diverse (29) e sussidi didattici (29). A ogni sillabario corrisponde una scheda dettagliata, spesso accompagnata da una riproduzione a colori dell’originale. Le schede, all’interno di ogni sezione, sono organizzate in ordine cronologico. Il catalogo si conclude con un indice degli autori e degli illustratori, una bibliografia e un elenco delle risorse online utilizzate. – Martina Mineri
063-010 Antonelli (Rosalba), Tra annotazioni e studio: la pratica della matita rossa nei manoscritti di Leonardo di età sforzesca, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 13-31. Il contributo si sofferma sull’uso da parte di Leonardo della matita rossa nei suoi mss. – soprattutto i taccuini in 16° – databili al periodo milanese e, in particolare, agli anni 1490-1495. Si riesce così a definire alcuni usi particolari, legati ad appunti testuali che si integrano con disegni. – L.R.
063-011 Aranci (Gilberto), La teologia a Firenze nei secoli XIV e XV, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 147-61. Poggiando su fonti ms. edite, l’a. ricostruisce lo studio della teologia a Firenze prima dell’istituzione dell’università, i primordi della facoltà teologica e infine il ruolo dei teologi fiorentini durante lo Scisma d’Occidente, il Concilio di Firenze e la bufera savonaroliana. Chiude il pezzo un esempio di disputa teologica della fine del XV secolo. – E.G.
063-012 Ardolino (Enrico Pio), Storiografia delle biblioteche: genesi, stabilità e fratture di una tradizione di studi, Pesaro, Metauro edizioni, 2020 (Il giardino dei lettori. Biblioteche, Storia e Società, 1), pp. 253, ISBN 9788861561748, € 25. Sebbene gli studi inerenti alla Storia delle Biblioteche presentino una notevole vitalità solo da una ventina di anni, l’interesse per tale argomento si palesa ab antiquo già negli scritti di Francesco Petrarca e si snoda in modo spesso irregolare fino al XVIII secolo, coinvolgendo alcuni degli intellettuali più importanti della cultura europea di epoca moderna, dei quali sono riportati i testi in lingua originale in una ricca appendice. – M.C.
063-013 Augustine and the Humanists. Reading the City of God from Petrarch to Poliziano, edited by Guy Claessens – Fabio Della Schiava, in collaboration with Anthony Dupont – Gert Partoens – Andrea A. Robiglio, Gent, LYSA, 2021 (COLIBRI. Collected Studies in History and Literature, 2), pp. 463+XVI di tavole, ill., ISBN 978-94-6444-762-0 (cartaceo) – 978-94-6444-763-7 (online), € 75 (cartaceo) – € 72,11 (online, iva esclusa). Il vol. prende in esame la ricezione del De civitate Dei tra Tre e Quattrocento, problema notoriamente molto complesso per il ruolo di tramite che questo testo di Agostino ricopre fra filosofia classica e mondo umanistico. Il tema è trattato in maniera analitica dedicando singoli capitoli a diciassette letterati europei, iniziando con Francesco Petrarca e concludendo con Pico della Mirandola. Un capitolo iniziale imposta i termini della questione; uno finale si occupa dell’idea (anche in senso visuale) di città derivata dal modello agostiniano tra il XIV e il XV secolo. Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. L’indice del vol., l’introduzione di Guy Claessens e Fabio Della Schiava e gli indici dei mss., dei luoghi e dei nomi sono disponibili in PDF sul sito dell’editore. – M.G.
063-014 Auletta (Martina), Análisis de un género digital y de sus rasgos orales: los comentarios de usuarios de páginas web culturales, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 11-33. Saggio impostato su un’analisi di circa quattrocento commenti e recensioni online relativi a libri/film in lingua inglese, spagnola e italiana, che presta particolare attenzione alle caratteristiche di oralità riscontrate in questo ambito del digitale. – D.M.
063-015 «Avisos. Noticias de la Real Biblioteca», XXVIII, 96, enero-abril, 2022. Si parla del confronto tra due esemplari di Juan de Alcega, Libro de geometría, prática y traça entrambi stampati a Madrid, l’uno nel 1580 in 8°, l’altro 1589 in folio; del genere teatrale-musicale delle Tonadillas; di Lorenzo Baldacchini, Il mio lungo viaggio tra libro antico e biblioteche, Roma, Vecchiarelli, 2021. – Ed.B.
063-016 Badia (Lola) – Albert Soler – Saturní Martí – Miriam Cabré, El modelo Narpan DB, una plataforma común para proyectos digitales diversos: balance y perspectivas de futuro, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 35-70. Presentazione di NARPAN DB, progetto digitale che ambisce a offrire uno spaccato della produzione scritta della Corona aragonese durante il Medioevo. Gli a., oltre a esporre la logica del progetto e il suo valore, si soffermano sugli aspetti più propriamente tecnici, di manutenzione e sulle prospettive future. – D.M.
063-017 Baldassari (Gabriele), “In van l’ingegno a fabricar presume”? Il sonetto Io ho il penser disparso di Gaspare Ambrogio Visconti dai Rithimi ai canzonieri per Beatrice d’Este e Bianca Maria Sforza, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 33-44. L’a. mostra la ricorrenza del sonetto Io ho il penser disparso in mille parte, l’unico che ricorre in tutte e tre le raccolte poetiche di Gaspare Ambrogio Visconti, indagandone alcuni aspetti formali e mostrandone la centralità per il progetto poetico complessivo. – L.R.
063-018 Baldi (Davide), Aldo Manuzio e le peculiarità greche: le abbreviazioni, in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 119-49. Il contributo studia la sezione dedicata alle abbreviazioni negli Erotemata di Costantino Lascaris nelle tre edizioni aldine del 1495, 1501 e 1508. In chiusura, un’appendice fornisce una tavola sinottica della forma dell’opera nelle tre edizioni. – S.C.
063-019 Baldi (Davide), L’insegnamento del greco a Firenze da Leonzio Pilato a Pier Vettori (1360-1583), in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 83-146. Tra una serie di inutili divagazioni, il contributo intende fare il punto sulla storia e sul portato, non solo filologico-culturale, dell’insegnamento del greco nello Studio cittadino. L’a. muove dall’ esordio poco esperto di Leonzio Pilato (1360-1362) – che però, di fatto, dette vita alla prima cattedra di greco in Occidente – per offrire una carrellata dei lettori bizantini e/o italiani che si avvicendarono nell’ateneo fiorentino fino al Vettori, docente dal 1538 al 1585 (alle pp. 89-90 l’elenco dei lettori per gli anni 1413-1502). Al nodale triennio di insegnamento del Crisolora (1397-1400) sono dedicate le pp. 85-8. Si offre anche un affondo, impreciso e sconclusionato, riguardo al ruolo della stampa a caratteri mobili nella diffusione della cultura/lingua greca, declinato in larga parte solo sui problemi tecnici derivati dall’abbinamento dei caratteri romani e greci (pp. 121-23). – E.G.
063-020 Balestracci (Duccio), In principio fu l’Archivio, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 889-94. Il contributo sottolinea l’eterogeneità della formazione culturale degli operatori e la varietà degli assetti delle istituzioni addette alla conservazione della documentazione nell’Italia dell’Ottocento, oltre a considerare la crescente divaricazione tra il profilo professionale dell’archivista e quello dello storico. – D.M.
063-021 Bardati (Flaminia), Leonardo, il medico, l’architetto e la concordanza degli elementi. Riflessioni intorno al foglio 4r del Codice Trivulziano, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 45-69. Ponendo la lente su un unico foglio del noto Codice Trivulziano di Leonardo da Vinci, l’a. dimostra come temi apparentemente lontani – quali l’architettura e la medicina – siano in realtà perfettamente integrati sulla pagina, che a sua volta riflette un pensiero complessivo del suo estensore. – L.R.
063-022 Bartolini (Donatella) – Ugo Pistoia, Erudizione e storia locale a Feltre nella seconda metà dell’Ottocento: Antonio Vecellio, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 529-54. Don Antonio Vecellio fu studioso di maggior rilievo nella Feltre del secondo Ottocento. A lui si deve l’instancabile opera di costruzione dell’identità cittadina nel contesto dell’Unità nazionale, oltre alla preziosa opera di raccolta delle fonti storiche, alla tutela del patrimonio artistico locale, fino alla fondazione di un museo e di una biblioteca. – D.M.
063-023 Benedetti (Federica), Fondi documentari conservati a Venezia relativi al centenario del 1865, «I quaderni del Cardello. Annale di studi romagnoli della Fondazione Casa di Oriani - Ravenna», pp. 99-123. La costruzione ottocentesca del mito di Dante come poeta civile, come poeta della nazione, fu promossa dalle celebrazioni dantesche in occasione del sesto centenario della nascita che si tennero nel 1865. Partendo dall’analisi dei cataloghi cartacei, a stampa e digitali delle biblioteche veneziane, l’a. riassume le modalità con cui le città venete e i territori limitrofi aderirono ai festeggiamenti danteschi, ponendo l’attenzione sulle opere edite tra il 1864 e il 1865. Si precisa, dunque, quali tipologie testuali rielaborarono la figura e le opere del Nostro, e come le città venete (ma anche friulane) presero parte alle celebrazioni. – Ludovica Montalti
063-024 Benedetto Bacchini nell’Europa fra Sei e Settecento. Libri, arti e scienze, a cura di Sonia Cavicchioli-Paolo Tinti, Modena, Panini, 2020 Þ rec. di Rosa Marisa Borraccini, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 351-4.
063-025 Bertini (Severino), I Manuzio e la stampa sulle sponde del Benaco nel Cinquecento, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 33-40. Aldo Manuzio il Giovane ebbe qualche contatto con la sponda bresciana del Garda: vuoi per la collaborazione con il canonico Pier Francesco Zini – figura già a suo tempo celebrata anche dalla penna di Ugo Da Como –, vuoi per la supplica rivolta alla Riviera di Salò nell’ambito di un grande e mai compiuto progetto enciclopedico sulla storia e la geografia d’Italia. – L.R.
063-026 Bertini (Severino), Torchi che gemono e stampatori che piangono. Bernardino Misinta e la spietata concorrenza, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 41-6. L’edizione della richiesta di privilegio avanzata da Bernardino Misinta per la stampa dei Sonetti e capituli di Panfilo Sassi (ISTC ip00021000) è l’occasione per l’a. di discutere gli aspetti della concorrenza tra tipografi quattrocenteschi, esaminando alcune espressioni usate nelle suppliche alle autorità. – L.R.
063-027 Bianca (Concetta), Lo Studium fiorentino e la stampa, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 163-76. Repertori alla mano, l’intervento ben chiarisce il perché dell’anomalia fiorentina quanto al rapporto stampa-università. Tranne qualche eccezione – i testi prettamente accademici del Poliziano (ISTC ip00890000; ip00895500; ip00899500; ip00895000), i commenti del Landino e di Bartolomeo Fonzio (ad esempio ISTC ih00447000; if00241000), oppure le edizioni di Guarino Veronese (ISTC ig00534850) e dei Rudimenta grammatices del Perotti – è infatti molto esigua la produzione cittadina pensata a uso e consumo dello Studio locale, perché il mercato era in larghissima parte rivolto al volgare. Esattamente il contrario, quindi, di quanto era accaduto nelle università di altri centri italiani, Bologna in primis. Le travagliate vicende dello Studium fiorentino – non ultimo lo spostamento a Pisa nel 1473 – spiegano, e in parte giustificano, la sua intrinseca debolezza, che impedì l’instaurarsi di un circuito economico-intellettuale virtuoso tra stampatori locali e docenti. Pesò negativamente anche la presenza accentratrice della corte medicea: ad esempio il progetto del Magnifico di impiantare una scuola destinata all’apprendimento della cultura latina per giovani greci – a questo serviva infatti la stampa di molte edizioni greche, tra cui gli Erotemata del Crisolora (ISTC ic00490000) – di fatto bypassò e indebolì ulteriormente l’università locale. – E.G.
063-028 Biancalana (Alessandro), L’ incisione al servizio della porcellana: fonti iconografiche primarie per la decorazione, «Rara volumina», 1-2, 2019, pp. 63-79. Studio che affronta un aspetto poco noto riguardo la consuetudine dei pittori di porcellane settecenteschi di costruirsi propri modelli iconografici a partire dalle riproduzioni a stampa a cui avevano più facile accesso, non potendo spesso prendere visione diretta delle opere originali. Ne nasce dunque una interessante contaminazione tra arti, per cui si possono talvolta stabilire identità e connessioni, come dimostrano i casi delle porcellane di Meissen e Doccia. Corredano il contributo 13 immagini a colori. – D.M.
063-029 Biblioteca (La) Capitolare di Reggio Emilia, a cura di Massimo Mussino, testi di Arturo Calzona et al., fotografie di Carlo Vannini, Reggio Emilia, Fondazione Manodori, 2021, 175 p., 142 ill. col., ISBN 978-88-7898-239-0, s.i.p. Forte di un apparato illustrativo sontuoso – davvero una gioia per gli occhi e quasi un vol. nel vol.! – la pubblicazione intende celebrare, dopo i lavori di ristrutturazione, la riapertura al pubblico della biblioteca (oltre 25 mila i voll., principalmente teologici e filosofici, tra cui incunaboli, cinquecentine e ms pressoché unici). Il vol. è in realtà uno spaccato di ampio respiro sul contesto storico, culturale e sociale che ha accompagnato/motivato la nascita della Capitolare, la sua mission e il successivo sviluppo. I contributi proposti, infatti, non solo “raccontano” il patrimonio librario di questo scrigno – che si è trasformato, a cavallo tra XIV e XV secolo, da studio della scuola del Capitolo a raccolta libraria strutturata e riconoscibile (Danilo Christian Morini, La biblioteca del Capitolo della cattedrale di Reggio Emilia dallo studium alla libreria, pp. 35-51); che ha attraversato i tempi tra soppressioni, chiusure, rinascite e donazioni, fino all’istituzione ufficiale, nel 1785, della pubblica Biblioteca Capitolare, divenuta presto riferimento e volano culturale di alto livello non solo per il proprio territorio (Maurizio Festanti, La biblioteca Capitolare dal Settecento al Novecento, pp. 81-125) – ma sottolineano da angolazioni differenti anche il suo legame indissolubile con la storia e il tessuto della città (Arturo Calzona, La canonica di Santa Maria e San Michele e le peregrinazioni della cattedrale di Reggio Emilia, pp. 11-31; Carlo Baja Guarienti, Reggio nel Rinascimento: politica, economia e società, pp. 55-78; Massimo Mussini, Il palazzo dei canonici: origini e trasformazioni nei secoli, pp. 127-44; Giorgio Milanesi, Le tavolette da soffitto della Domus Canonicoroum della cattedrale di Reggio Emilia, pp. 147-62). Opportuno rilievo viene dato anche ai recenti lavori di restauro (Marco Valli, Il progetto di recupero e adeguamento dell’antica biblioteca Capitolare, pp. 165-68). Le 142 ill. (tra cui molte legature, descritte con l’aiuto di Federico Macchi) sono relative a materiali della biblioteca. Chiude il vol. un utile Bibliografia. – E.G.
063-030 Black (Robert), Maestri e insegnamento della grammatica allo Studio fiorentino nel XIV e XV secolo, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 177-95. L’a. offre un quadro documentato dell’insegnamento della grammatica fra Trecento e Quattrocento, evidenziando la sinergia tra maestri comunali e Studio locale. – E.G.
063-031 Blair Moore (Ann), Kufesque between Pilgrimage and Polemic: representations of Arabic in Italian Altarpieces, 13th-15th centuries, «Peregrinations: Journal of Medieval Art and Architecture», pp. 152-215. In questo articolo si indagano le ragioni della presenza di iscrizioni arabe in pale d’altare italiane prodotte fra il 1200 e la fine del Quattrocento. L’a. ripercorre la storia di queste presenze, facendo luce sui motivi che condussero gli artisti ad inserire simili scritture e offrendo spunti per riflettere sui possibili interpreti di queste iscrizioni fra la popolazione dell’Italia medioevale. M. Francalanci
063-032 Blanco (Luigi), Locale e nazionale nell’Italia del lungo Ottocento: cultura storica, organizzazione delle fonti e assetto amministrativo, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 895-902. L’intervento conclusivo al convegno che sottolinea il nesso tra erudizione cittadina, organizzazione della cultura e costruzione dello Stato unitario italiano. In particolare, viene posto l’accento sulla necessità di problematizzare il rapporto centro-periferia nella storia italiana, a partire proprio dalla funzione svolta dalle istituzioni culturali locali (in primis biblioteche e archivi) e dalla densità delle reti intellettuali che mettono in comunicazione i diversi territori della Penisola. – D.M.
063-033 Boaretto (Nicola), Dall’Archivio civico antico al Museo civico di Padova. Andrea Gloria e la tutela dei monumenta per la storia locale, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 473-506. Il contributo ricostruisce la carriera e l’attività di Andrea Gloria, docente di Paleografia presso l’ateneo patavino per circa mezzo secolo, fino alla fine dell’Ottocento, che ebbe un ruolo preponderante nella vita delle istituzioni culturali padovane (Museo, Archivio civico antico, Biblioteca Civica, Pinacoteca), poi tutte confluite nel Museo Civico da lui stesso diretto. – D.M.
063-034 Boitani (Piero), Storie di collane. I libri, i personaggi, le coraggiose scelte editoriali della Fondazione Valla dal 1970 a oggi. E la sfida di immaginare il futuro, «Il Sole 24 Ore», 236, 2022, p. IV. L’articolo riassume la storia della fondazione «Lorenzo Valla», creata il 25 marzo 1970 da Pietro Citati, Santo Mazzarino e Carlo Gallavotti in onore del celebre umanista quattrocentesco e con lo scopo di pubblicare per Mondadori una collana di «Scrittori greci e latini» in grado di fornire un’autorevole raccolta di classici per studiosi e lettori colti. Fin dalla sua fondazione, la collana si distinse per il testo filologicamente impeccabile, la traduzione delle opere nuova e precisa, la presenza di introduzioni informative e originali unite a un commento esteso e infine la scelta dei curatori selezionati solamente fra i maggiori esperti al mondo in quel particolare ambito. Oggi la fondazione, diretta da Piero Boitani e Francesco Sisti, nonostante la crisi del settore, resta una delle eccellenze culturali italiane grazie alla ricchezza delle sue proposte editoriali caratterizzate dagli stessi principi e valori che da sempre la identificano. – Carlo Tagliabue.
063-035 Bonacini (Pierpaolo), Da capitale a periferia? Percorsi di integrazione della cultura storica modenese nel nuovo Stato unitario, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 615-48. Il saggio illustra le forme di organizzazione della cultura a Modena e nei territori estensi nel confronto tra la Restaurazione e i primi decenni successivi all’Unità d’Italia. Viene approfondito il ruolo della Deputazione di storia patria e delle Società fondate nelle città ex-capitali di Carpi e Mirandola nella formazione di una cultura storica in grado di saldarsi alle istituzioni dello Stato unitario. Viene anche chiarito il significato assunto da importanti istituzioni culturali locali (musei, archivi e biblioteche) nel sostenere in forme diverse tra i due periodi l’interesse per la conoscenza e per la ricerca storica. – D.M.
063-036 Bonfiglio Dosio (Giorgetta), Uomini, istituzioni e idee per la sedimentazione della memoria nell’Ottocento. Riflessioni a margine, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 903-6. L’a. sottolinea l’importanza della nascita di istituti di conservazione archivistica e la definizione della loro funzione, per la formazione di una nuova tipologia di storici. – D.M.
063-037 Böninger (Lorenz), Per una storia degli studenti. Le campagne per l’ immatricolazione e il ritorno degli scolari dagli «strani Studii» (ca. 1396-1447), in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 197-211. Corredato da una Appendice con i nomi degli studenti in/fuori sede per alcuni anni (pp. 207-11) e nonostante la poca documentazione disponibile, il contributo illustra le politiche – didattiche, abitative e di attrazione – messe in campo dall’Ateneo fiorentino verso gli studenti. – E.G.
063-038 Bonini (Francesco), Strutture statuali e realtà amministrative locali nei decenni centrali dell’Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 7-20. Studio che ricostruisce il processo di riorganizzazione amministrativa degli archivi italiani concretizzatosi in Italia nei decenni centrali dell’Ottocento, a seguito della scomparsa degli Stati preunitari e della nascita del Regno d’Italia. – D.M.
063-039 Bosisio (Matteo), “L’acqua di Parnaso”. Bernardo Bellincioni e la corte di Ludovico il Moro, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 71-92. Le Rime di Bernardo Bellincioni (Milano, Filippo Mantegazza, 1493, ISTC ib00303000) rappresentano un ottimo punto di osservazione per conoscere le dinamiche che caratterizzarono la corte milanese di fine Quattrocento e la coeva letteratura che in essa si sviluppò. – L.R.
063-040 Bruce McKitterick Rare Books. Catalog 70, Narberth PA, 2022. Tra i 56, splendidi pezzi presentati, si segnala solo il n° 37, Heinrich Otto von Scheel, Rapport und Journa einer Minir Übung auf Amack, Anno 1780, Copenhagen 1780, un trattato di artiglieria militare arricchito di tavole, alcune con parti mobili (fig. p. 32). – Ed.B.
063-041 Brunetti (Dimitri), L’archivio di un creatore di libri in movimento: la natura e gli elementi dei fondi d’artista, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 176-85. Offre un elenco dei nuclei documentari di un ipotetico archivio di un creatore di libri pop-up, riflettendo sulla sua complessità in termini di criteri di raccolta, quantità e natura dei materiali (analogica o digitale), eterogeneità dei beni. Tale complessità genera questioni circa la descrizione, l’ordinamento e la conservazione di archivi d’artista. Si propone l’esempio pratico dell’ archivio di Massimo Missiroli. – Sara Brasca
063-042 Buttò (Simonetta) – Flavia Bruni, Una base dati speciale per i libri animati, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 30-5. Si presenta il progetto Pop-App, un OPAC/sito web dedicato ai libri con parti mobili. Punto di partenza è la catalogazione dei libri animati della Fondazione Tancredi di Barolo. L’OPAC è comunicante con l’Indice SBN tramite il Polo regionale Piemonte, rendendo così i dati consultabili su diverse piattaforme e andando ad arricchire il nuovo portale Alphabetica dell’ICCU. – Sara Brasca
063-043 Cagol (Franco), Una città senza archivio: le concentrazioni documentarie nella Biblioteca civica di Trento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 573-611. Saggio che ripercorre le vicende storico-documentarie della città di Trento, dove nel corso dell’Ottocento, grazie all’operosità di bibliofili e bibliotecari come Antonio Mazzetti e Tommaso Gar, confluirono verso la Biblioteca Comunale archivi, dossiers, collezioni documentarie, successivamente ampliati da numerose ulteriori donazioni. – D.M.
063-044 Callegari (Marco), L’editoria veneziana nella terza dominazione austriaca, «I quaderni del Cardello. Annale di studi romagnoli della Fondazione Casa di Oriani - Ravenna», pp. 143-55. L’a. presenta una dettagliata analisi dello stato dell’editoria veneziana dal 1849 al 1866, analizzando la produzione che sopravvisse agli sconvolgimenti politici e bellici fin dagli ultimi anni del Settecento. Lo studio è condotto sulle difficoltà che le aziende impegnate nella stampa del libro affrontarono, tra cui la sfavorevole posizione geografica, la recessione economica che la città visse dopo i diciassette mesi della sollevazione di Venezia e del Veneto tra il 1848 e il 1849, e la circolazione limitata delle idee, repressa con denunce e condanne, la cui normativa vide precisi aggiornamenti con la terza dominazione austriaca. Alle figure di Giuseppe Antonelli e Girolamo Tasso, le cui attività si protrassero fino all’unione con il Regno d’Italia grazie alla capacità di inserirsi nel mercato nazionale, è affidata la parte finale della trattazione, introducendo il nuovo contesto, privo degli impedimenti doganali, che il nuovo Regno d’Italia promosse. – Ludovica Montalti
063-045 Cambi (Matteo), Fortune dell’ Histoire ancienne jusqu’à César nel Veneto medievale, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 113-27. La fortuna franco-veneta e volgarizzata dell’Histoire nel Veneto medioevale. – Ed.B.
063-046 Canobbio (Elisabetta), Dalla narrazione storica alle fonti documentarie: Como (1829-1878), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 379-400. Il contributo ripercorre la strada che, nella seconda metà del XIX secolo, portò a una rinnovata attenzione per le fonti documentarie medievali della città di Como. Verso la fine degli anni Settanta, complice l’impegno del direttore della biblioteca Francesco Fossati, il rilancio degli studi storici si estese ai circoli colti della città e a semplici appassionati di storia patria, concretizzandosi nel 1878 nella fondazione della Società storica per la provincia e antica diocesi di Como, che promosse un fitto progetto editoriale di documentazione locale. – D.M.
063-047 Capaccioni (Andrea), Umanistica digitale. Tra transizione tecnologica e tradizione, Santarcangelo di Romagna, Maggioli, 2022 (Apogeo Education), pp. XIV+110, ill. b/n, ISBN 978-88-916-5771-8, € 14. Grazie all’esperienza didattica dei corsi di Umanistica digitale e Informatica umanistica, l’a., affiancato da Stefano Passerini, Elena Ranfa e Giovanna Spina, fornisce un testo agile e scorrevole che si ripropone di dare una prima visione della disciplina in esame. Dopo una prefazione dell’a. (pp. VII- XIV), il contenuto è suddiviso nei seguenti capitoli: 1. Breve introduzione alle discipline umanistiche (pp. 1-9); 2. La dimensione digitale (pp. 11-7); 3. L’umanistica digitale. Che cos’è, di cosa si occupa (pp. 19-47); 4. Macchine e humanities. Alcuni aspetti storici (pp. 49-59); 5. La biblioteca digitale: per iniziare (pp. 61-78); 6. Digital scholarship: studiare e fare ricerca in ambiente digitale (pp. 79-88); 7. Le mostre virtuali online (pp. 89-100); 8. Esercitarsi con l’umanistica digitale (pp. 101-7). Pur pensato per gli studenti universitari, l’impostazione del vol. lo rende utile a chiunque inizi ad avvicinarsi all’argomento, in virtù della sua disamina sia dell’incontro tra discipline umanistiche e digitali sia delle concrete possibilità che esso ha generato, con particolare attenzione alla dimensione bibliografica, biblioteconomica ed espositiva. Degna conclusione di quest’opera pedagogica, insieme alle sue belle indicazioni pratiche e proposte d’esercitazione, è la bibliografia ragionata eloquentemente intitolata Per approfondire (pp. 109-10). – S.C.
063-048 Carapezza (Sandra), Un caso della fortuna di Dante nella Milano sforzesca: il poema epico di Antonio Cornazzano, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 93-115. La Sforziade del piacentino Antonio Cornazzano, scritta tra il 1451 e il 1459, è un caso interessante dell’influenza plurima di Dante: vuoi dal punto di vista linguistico, vuoi da quello dei temi letterari, vuoi ancora da quello delle funzioni politiche e civili. – L.R.
063-049 Carapezza (Sandra), Un poema epico in “lingua toscana” alla corte milanese: la Sforziade di Antonio Cornazano, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 1-31. Analisi e contestualizzazione dell’inedito poema composto a metà Quattrocento dal cortigiano piacentino Antonio Cornazano per celebrare l’ascesa al potere di Francesco Sforza. – E.Gam.
063-050 Carnelos (Laura), Il paratesto aggiunto. Le terze rime di Dante di Anthony Morris Storer, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 197-215. Non senza una qualche affettazione l’a. ricostruisce le caratteristiche dell’esemplare del Dante aldino 1502 già appartenuto allo Storer (1746-1799) e ora all’Eton College Library a Windsor. – Ed.B.
063-051 Caruso (Carlo), Bembo e Manuzio editori di testi volgari: modelli antichi, soluzioni moderne, in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 39-55. È analizzata l’importanza dell’innovazione, portata dall’edizione di Petrarca nata dalla collaborazione tra Aldo Manuzio e Pietro Bembo (1501), nel campo dell’interpunzione e della notazione del volgare, con particolare attenzione al ruolo che ebbe la lingua greca in tale ambito. – S.C.
063-052 Casalena (Maria Pia), Le italiane e la traduzione italiana nella seconda metà del XIX secolo. Alla ricerca delle pioniere, «Rara volumina», 1-2, 2019, pp. 113-29. Se dal 1800 al 1860 il mercato delle traduzioni editoriali fu costituito prevalentemente da uomini, con la definizione di un nuovo modello di mercato editoriale postunitario, il panorama iniziò a popolarsi anche di donne traduttrici. Il contributo passa in rassegna le iniziative di queste prime pioniere che seppero ritagliarsi un importante mercato. – D.M.
063-053 Cassini (Stefano), L’eco letteraria del doge Leonardo Loredan (1501) in una miscellanea roveretana, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 63-72. A partire da una miscellanea della Biblioteca Civica “G. Tartarotti” di Rovereto, il contributo analizza alcune edizioni di orazioni scritte e pronunciate per l’elezione del doge Leonardo Loredan (ottobre 1501). Tramite l’analisi di fonti bibliografiche e letterarie vengono passati in rassegna diversi testi riconducibili non solo ad acclarati ambasciatori e oratori, ma anche a giovanissimi cittadini della Serenissima, che declamarono versi o discorsi fronte al doge, poi prontamente dati alle stampe sotto forma di fogli volanti o stampe effimere. – D.M.
063-054 Castellucci (Paola) – Sara Mori, Suzanne Briet nostra contemporanea. Con la prima traduzione italiana di Qu’est-ce que la documentation? (1951), Milano-Udine, Mimesis, 2022 (Libricolae, 12), pp. 192, ISBN 978-88-5758-200-9, € 18. «Parigi, 28 febbraio 1951. Suzanne Briet sigla con questa data Che cos’è la documentazione?, un libro di una cinquantina di pagine. Ha 57 anni e oltre a lavorare alla Biblioteca Nazionale tiene il corso di documentazione al Conservatoire National des Arts et Métiers» (p. 12). Da allora il volumetto della Briet, anticipatore di alcune tendenze che solo oggi, nella società dell’informazione, trovano pieno sviluppo, è rimasto in parte dimenticato: tradotto in inglese solo nel 2006, ha vissuto una nuova giovinezza, approdando ora alla versione italiana grazie al lavoro delle due autrici – e in particolare alla traduzione di Sara Mori – che in questo vol. propongono altrettanti saggi disposti quasi ad “abbracciare” quello della studiosa francese. Dopo una breve Nota introduttiva, che illustra la ratio del libro, ecco il contributo di Paola Castellucci (Suzanne Briet, Sleeping Beauty, pp. 11-85), che guida il lettore tra le pagine di Che cos’è la documentazione?. Si passa poi al cuore del vol., ovvero il saggio della Briet, che pur avendo alle spalle poco più di settant’anni non smette di stupire per originalità e sguardo innovativo. A seguire le pagine di Sara Mori (Madame Documentation, pp. 149-92), che si sofferma sulla figura dell’autrice, ripercorrendone la biografia e il pensiero. Una presentazione è disponibile sul Canale dei libri di YouTube. – L.R.
063-055 Castellucci (Paola), Movements of rotation and revolution. Hypertext in the Seventies, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 121-131. Riflette sulla visionarietà di Ted Nelson nell’immaginare il rapporto tra libro e computer come una liberazione e una rivoluzione politica. Si concentra sulla definizione di Nelson di hypertext (1965) e sul suo libro Computer Lib/Dream Machine (1974) che può essere considerato un libro mobile, poiché il lettore deve capovolgerlo sottosopra (di nuovo, una rivoluzione) per passare da un testo all’altro. Vi sono confronti con Michel Butor, Raymond Queneau, Bruno Munari e George P. Landow. – Sara Brasca
063-056 Catalán (Oriol), Catálogo digital de manuscritos relacionados con la predicación medieval hispana, v. 1.0, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 71-8. L’a. presenta il progetto PredMed, database javascript che offre una sistematizzazione dei sermoni mss. della predicazione medievale spagnola. Il materiale è interrogabile da diverse prospettive, per a., luogo, festività religiosa o periodo. – D.M.
063-057 Cauzzi (Chiara), Federico Borromeo a Roma (1586-1595): nuovi elementi attraverso le carte dell’Archivio della Congregazione dei Conservatori, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 81-90. L’a. considera i nuovi elementi emersi dalle carte dell’Archivio della Congregazione dei Conservatori presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, in cui si sono custoditi documenti, mandati di pagamento e confessi relativi alle spese librarie sostenute dal cardinal Borromeo risalenti al suo soggiorno romano. – D.M.
063-058 Cavazzana Romanelli (Francesca), Un rimpianto lungo cent’anni. Archivi, storia, erudizione nell’Ottocento veneziano, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 417-28. L’a. illustra sinteticamente le vicende ottocentesche dell’Archivio dei Frari di Venezia, a partire dal decisivo consolidamento del primo Ottocento sotto la direzione di Jacopo Chiodo, fino all’inserimento nel sistema archivistico nazionale dopo l’annessione del Veneto all’Italia sotto la direzione di Bartolomeo Cecchetti. – D.M.
063-059 Cento tesori della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, a cura di Lucia Barbieri – Alberto Ferraboschi – Giordano Gasparini, Reggio Emilia, Fondazione Manodori, 2020, pp. 175, ill. col., isbn 978-88-7898-210-9, s.i.p. Il vol. nasce dal desiderio di raccontare la storia della Panizzi attraverso cento oggetti in essa conservati. Piuttosto curiosamente, non si tratta soltanto di libri, ma anche di disegni, incisioni, dipinti (ad es. quelli donati nel 2007 dal collezionista Dino Menozzi), stencil per decorazioni pittoriche della Cooperativa Pittori Decoratori Verniciatori, elaborati grafici di architettura (tratti dall’archivio di Guido Tirelli), scatole in legno con reperti raccolti dall’artista norvegese Geoffrey Hendricks, fotografie, manifesti, buste disegnate (quelle inviate da Mario Avati, maestro della tecnica calcografica, a un collezionista reggiano), calendari in stile vittoriano, un’ automobilina a pedali, e così via. Tra il materiale più strettamente bibliografico, oltre a qualche incunabolo, soprattutto di argomento religioso, si segnalano i mss. tre-quattrocenteschi come la Vita Mathildis, il Chronicon Regiense e il De prospectiva pingendi di Piero della Francesca (con disegni autografi), qualche edizione boiardesca e ariostesca, una cinquecentina con il bestiario di Konrad Gesner, un vol. del Seicento con le illustrazioni delle specie arboree indiane. Importanti alcuni fondi costituiti dai materiali di celebri personaggi, quali Antonio Banfi, Silvio D’Arzo, Gianni Celati, Matilde Iotti, il biblista Emilio Villa, Cesare Zavattini, ma non mancano altri fondi donati da studiosi originari di Reggio. Il vol., impreziosito dalle splendide fotografie di Carlo Vannini, è aperto da due saggi, rispettivamente di Lucia Barbieri (Biblioteche oggi: scenari contemporanei e scenari futuri, pp. 17-27) e Alberto Ferraboschi (La cultura partecipata. Il patrimonio della Biblioteca Panizzi, pp. 29-59). Purtroppo non sono presenti gli indici. – L. Ma.
063-060 Cesana (Roberta), Una collana editoriale per la “Bibliografia del Novecento”, «Biliothecae.it», 7 (2018), 1, 104-104, pp. 58-104. Grazie allo studio delle carte conservate presso il Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano, l’a. ricostruisce le vicende che hanno portato alla nascita della Bibliografia del Novecento, collana diretta – anche se non ufficialmente – da Dante Isella per Vanni Scheiwiller tra il 1993 e il 1998 per la casa editrice All’insegna del Pesce d’Oro. In appendice, il catalogo della collana e un’utile bibliografia. – Ar.L.
063-061 Chiavistelli (Antonio), Dentro e fuori gli archivi. Istituzioni, storie e memorie nell’Italia del primo Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 907-24. Contributo che si sofferma sulla solidità amministrativa degli stati della Restaurazione, molto attenti anche alla memoria e alla sua conservazione; l’impatto, sugli istituti di conservazione dello straordinario sviluppo della ricerca storica nell’Ottocento; la cronologia delle trasformazioni che investono il contesto italiano; infine, l’importanza della crescita di una discussione pubblica su questi temi. – D.M.
063-062 Chroniques (Les) et l’histoire universelle. France et Italie (XIIIe-XIVe siècles), sous la direction de Francesco Montorsi – Fanny Maillet, collaboration de Martina Albertini – Sara Ferrilli, Paris, Classique Garnier, 2021, pp. 320, ISBN 978-2-406-11907-4, € 32. Frutto di alcuni seminari tenutisi nel 2019 all’Università di Zurigo, i saggi, qui spogliati uno a uno, analizzano la contrapposizione tra l’idea di cronaca come storia dettagliata e le prospettive universalistiche della storiografia medioevale. La raccolta è divisa in cinque parti: le cronache in francese, la tradizione dell’Histoire ancienne in italiano, le Fiorite italiane, le cronache universali, e le cronache fiorentine. Chiudono il vol. un indice dei nomi (pp. 301-4), uno delle opere anonime (pp. 305-6), uno dei mss. citati (pp. 307-11). Il vol. è anche liberamente consultabile on line. – Ed.B.
063-063 Ciccarello (Domenico), Nuovi spunti su Benedetto Bacchini e il paratesto editoriale, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 73-88. A partire dagli atti del convegno dedicato al Bacchini (1651-1721 Þ «AB» 58-B), l’a. indaga le sue collaborazioni editoriali attraverso lo studio dei paratesti delle sue edizioni. – Ed.B.
063-064 Cipriani (Paolo) – Paolo Tiezzi Maestri, Le librarìe scomparse, Sinalunga, Tipografia Rossi – Società Bibliografica Toscana – Rotary Fellowship of Old and Rare Antique Books and Prints, 2022, pp. 64, ill. b/n. Come esplicitato nella breve lettera introduttiva dal Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini, questo testo «si rivolge a chi ama il libro nella sua forma più raffinata, come oggetto d’epoca»: esso infatti nasce dalla passione dei due a., infaticabili cacciatori di libri, e dalla volontà di raccontare il mondo delle librerie antiquarie fiorentine, quelle ancora aperte, quelle chiuse e quelle dimenticate. Preceduti dagli interventi di Marazzini, Cecilia Del Re (assessora del Comune di Firenze) e Gabriele Maspero (Presidente dell’Associazione Librai Antiquari d’Italia), i testi di Cipriani e Tiezzi differiscono per temi e “corpo”. Il primo racconta più che altro di sé e del suo avvicinamento al collezionismo librario: i primi acquisti sui banchi del mercato antiquario di Arezzo, la frequentazione della libreria Gozzini e gli incontri con gli altri appassionati vengono riportati alla memoria con malinconia, perché «oggi quel mondo è in larga misura scomparso». E proprio a quel mondo scomparso è dedicato il secondo intervento, più corposo, di Tiezzi: qui vengono presi in esame cinquant’anni di folli cambiamenti, in cui il mondo librario, insieme col resto, è stato completamente stravolto, passando dai cataloghi per corrispondenza ai vari siti per specializzati. L’a. ci porta quindi con sé, col suo stile leggero e ironico, nel suo viaggio attraverso le librerie fiorentine, nominando passo passo (a mo’ di titoli) i nomi delle grandi personalità che ci lavoravano. Il testo è corredato di fotografie che ritraggono sia gli ambienti (a volte completamente traformati) sia i protagonisti: l’a. stesso, i librai che ancora resistono, e chi non c’è più. – Ambrogio Sanelli
063-065 «Civis. Rivista storica quadrimestrale», 45, 2021, n° 135. Il numero speciale per il XLV anno di attività della rivista «Civis» è dedicato a Storia – Arte nella pietà popolare ed è curato da Domenico Gobbi, cui si deve una bella premessa (pp. 3-4). Al centro la donazione alla Biblioteca dei Cappuccini di Trento dell’importante raccolta di immaginette raccolta da Liliana De Venuto. I contributi sono qui schedati singolarmente. – Ed.B.
063-066 Colonna (Stefano), Il contributo di Biondo Flavio alla identificazione di Porta Naevia in Roma, in Icoxilòpoli 2. Iconografia delle xilografie del Polifilo, a cura di A. Bertuzzi – E. Caputo – S. Colonna – F. De Nicola – F. De Santis – A. Dessì, pp. 485-501. Il contributo ha lo scopo di mostrare le ragioni dell’identificazione, da parte di Biondo Flavio già prima del 1446, della romana Porta Naevia con la moderna Porta Maggiore, contro la successiva identificazione con l’Ardeatina fatta da Pomponio Leto e dai suoi seguaci. A tale scopo, l’a. si è rivolto a due fonti poco più tarde: l’Hypnerotomachia Poliphili e il ms. Perugia, Biblioteca comunale Augusta, I.72, scritto dopo il 1503 da Evangelista Maddaleni Capodiferro e intitolato a Naevia. La ricerca ha permesso all’a. anche di identificare una statuetta votiva del I sec. d.C. e un’epigrafe di Nevia Capitolina. – S.C.
063-067 Colonna (Stefano), Sezione Laboratorio Sperimentale Robotico Baurora, in Icoxilòpoli 2. Iconografia delle xilografie del Polifilo, a cura di A. Bertuzzi – E. Caputo – S. Colonna – F. De Nicola – F. De Santis – A. Dessì, pp. 475-84. Questa sezione rende conto del Primo Esperimento di video e audio libro interattivo Cane Libro Parlato, sulla base della lettura di Alessandra Bertuzzi della scheda di Alessia Ferraro sulla silografia 4 dell’Hypnerotomachia Poliphili (contenuta nel medesimo vol. alle pp. 23-30). Della medesima scheda esiste una lettura in inglese di Donatella Valentino ed è in corso d’allestimento la traduzione in giapponese di Ohashi Yoshiyuki, rivista da Makiko Kawai e Tomoko Araki. Per maggiori informazioni si rimanda al sito del Progetto CaroGuimus9 – Cane Robotico Guida Museale per Bambini (e Adulti) non vedenti. – S.C.
063-068 Comboni (Andrea), Giovan Battista Pio a Milano 1497-1500, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 187-215. Un’interessante indagine sulle relazioni milanesi del noto umanista bolognese G.B. Pio (1460-1543) a partire dai paratesti delle edizioni di autori latini da lui realizzate presso gli Scinzenzeler. – E.Gam.
063-069 Corona (La) delle dodici stelle e Le quindici donzelle secondo il ms. 1106 della Biblioteca Augusta di Perugia, a cura di Marzia Caria, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2021 (Topografie immateriali, 3), pp. 162, ISBN 978-88-6032-638-6, € 20. Seguendo una pista di ricerca ormai consolidata e relativa alla produzione/circolazione delle scritture volgari all’interno dei monasteri femminili umbri, in particolare di clarisse osservanti, la curatrice, studiosa di storia della lingua italiana, fornisce l’edizione di due trattatelli, accompagnata da un’ampia introduzione non tanto linguistica ma storico-culturale. Si tratta di testi spirituali, anonimi ma scritti da frati francescani, collegati alla pratica della “Corona de gaudi” o “delle allegrezze”, una pratica devota alternativa al Rosario (di origine domenicana) poi universalmente affermato. Lo studio del ms. porta a individuare mani e specificità degli scriptoria delle clarisse, fino a proporre in appendice un inventario dei mss. di Monteluce (pp. 133-47) e alcune fotografie dei due mss. perugini qui usati (1106 e 1067). Chiude il vol. la bibliografia (pp. 155-62). – Ed.B.
063-070 Cristofari (Irene) – Maria Luisa Riccardi, L’Astrologia di Ottavio Pisani: problematiche conservative su un libro animato di grandi dimensioni, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 47-62. Si parla dell’intervento di restauro operato presso l’ICPAL sulla copia dell’Astrologia. Seu Motus et Loca Siderum di Ottavio Pisani (Anversa, Robert Bruneau, 1613) – in particolare sulle sue volvelle – conservata presso la Biblioteca Casanatense di Roma, grazie anche al confronto con la copia della biblioteca del Museo Galileo di Firenze. – Sara Brasca
063-071 Cruciatti (Gabriella), La conservazione della memoria in Friuli. Da Jacopo Pirona a Vincenzo Joppi (1832-1880), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 555-72. Lettura di sintesi sull’erudizione storica friulana tra il 1830 e il 1880, con particolare riferimento al progetto dell’Archivio storico friulano messo in atto da Jacopo Pirona, fino alla figura di Vincenzo Joppi, padre indiscusso della storiografia friulana ottocentesca, e i suoi interventi per la concentrazione delle raccolte documentarie nei musei cittadini di Udine e Cividale. – D.M.
063-072 Crupi (Gianfranco) – Pompeo Vagliani, The Long and Fascinating History of Scientific and Ludic Imagination in the Interactive Books (13th-20th centuries), «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 1-5. Gli autori inquadrano le premesse e gli sviluppi futuri del POP-APP Conference, i cui atti sono presentati in questo primo n. della rivista. In particolare, Crupi ripercorre alcune linee di ricerca dello studio dei libri mobili e interattivi antichi e moderni e Vagliani propone un affondo su XVIII e XIX secolo e una riflessione sulla scena italiana. – Sara Brasca
063-073 Da Casanova a Michelstaedter. 200 anni della Biblioteca Statale Isontina, a cura di Angela Polo, [Dueville], Ronzani editore, 2022 (Storia e Culture del Libro. Documenta, 11), pp. 144, ill. a col., ISBN 979-12-5997-066-4, € 19: numero monografico di «Studi Goriziani», 116, 2022, ISSN 0392-1735. Spoglio selettivo.
063-074 Dal Poz (Lorena), Tracce di miniatura di frontiera, intorno al Pontificale del vescovo Vitale, in Meminisse iuvabit. Studi in onore di Pasquale Chistè, pp. 127-155. L’a. esamina i due vol. del Pontificale del vescovo Vitale, datato al 1402, il cui apparato di miniature evidenzia il fatto di essere la testimonianza di un momento di transizione tra Gotico e Rinascimento. – M.C.
063-075 D̕Aleo (Ambra) – Claudia Garofalo, Il restauro dei libri animati moderni: una sfida sulle problematiche metodologiche e pratiche conservative, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 63-77. Si parla dell’intervento di restauro operato dal Laboratorio di Restauro Carta e Fotografia del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” su quattro libri mobili della Fondazione Tancredi di Barolo, selezionati da un censimento di 43 esemplari databili tra l’inizio del XIX e la prima metà del XX secolo e rappresentativi delle principali categorie di libri animati moderni. In particolare, si propone come caso di studio il restauro del libro Le fiabe di Zia Mariù (1913). – Sara Brasca
063-076 Dallasta (Federica), Un esempio di censura libraria tardiva: il Cours d’études di Étienne Bonnot de Condillac, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 117-38. Decisamente fuori tempo massimo (l’opera era apparsa nel 1772), nel 1836 fu censurato il Cours d’études: si indaga l’attività del censore incaricato, Raffaele Fornari, poi nunzio a Bruxelles e Parigi. – Ed.B.
063-077 Dalli Regoli (Gigetta), Parola e immagine a confronto: un episodio tratto dal Liber divinorum operum di Ildegarda di Bingen, «Rara volumina», 1-2, 2019, pp. 9-28. Il contributo prende in esame alcuni aspetti in merito al rapporto testo/immagine nel ms. 1942 della Biblioteca Statale di Lucca, Liber divinorum operum di Ildegarda di Bingen. Il ms., probabilmente realizzato Oltralpe durante il XIII secolo in seguito alla morte della celebre monaca benedettina, costituisce sicuramente uno dei cimeli più preziosi della raccolta della Statale di Lucca. Corredano il contributo 24 immagini a colori. – D.M.
063-078 De Angelis (Gianmarco), «Un patrio dovere». Conservazione e pubblicazione delle fonti documentarie medievali a Milano e in Lombardia nell’Ottocento preunitario, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 321-44. Studio sulle iniziative editoriali di fonti documentarie medievali nella Lombardia dell’Ottocento preunitario, che si interroga su chi pubblicasse (status sociale, formazioni culturali e profili professionali degli editori); cosa (gli ‘oggetti’ delle edizioni, gli archivi, i temi, i periodi cronologici interessati) e come (ovvero le forme delle edizioni e i metodi editoriali adoperati). Ne risulta un panorama fortemente omogeneo, dove il clero svolse un ruolo importante nella promozione erudita, la quale mantenne un netto connotato municipalistico. – D.M.
063-079 De Nardin (Carla), Il caso della Fiorita di Guido da Pisa. Tra filologia e fonti, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 149-63. Già analizzata in un prezioso volumetto dal compianto Saverio Bellomo, l’opera di Guido da Pisa è fortemente legata alla tradizione della Commedia dantesca. – Ed.B.
063-080 De Pasquale (Andrea), La catalogazione dei libri antichi e ottocenteschi con parti mobili: problematiche descrittive e terminologiche, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 23-9. Si illustra una casistica di libri antichi e ottocenteschi con pop-up per i quali si propone una definizione e un trattamento descrittivo da collocare nell’Area 4 (descrizione fisica) e 5 (note) della scheda bibliografica. – Sara Brasca
063-081 De Venuto (Liliana), I santini della Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Trento: Fondo “De Venuto”, «Civis», 45, 2021, n° 135, pp. 23-9. È la stessa donatrice a descrivere brevemente natura, consistenza, ragioni della sua importante raccolta di immaginette, ora depositata in una biblioteca cappuccina. Segue, per mano di Silvana Chisté con la De Venuto una sintetica descrizione del fondo, dalla quale si rileva l’importanza di una descrizione per tipologie editoriali e non tanto iconografiche (pp. 28-9). – Ed.B.
063-082 De Venuto (Liliana), Santini di seta, «Civis», 45, 2021, n° 135, pp. 30-64. Basato sul materiale raccolto dall’a., il saggio (riccamente illustrato) si concentra con maestria su un genere editoriale davvero particolare, cioè la stampa di immaginette impresse su tessuto, in particolare seta. – Ed.B.
063-083 De Venuto (Liliana), Vita di Gesù con il padre, in Nativitatis Imago. San Giuseppe nel ciclo natalizio. Il santo Natale dal XVI al XX secolo, Manduria, Barbieri, 2022, pp. 50-9. Preziosa rassegna iconografica di immagini popolari (quasi sempre immaginette) che raffigurano san Giuseppe in compagnia di Gesù. – Ed.B.
063-084 Decaria (Alessio), «El si butta per zerto un gran poltron»: Luigi Pulci a Milano, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 57-93. Su alcune presenze fiorentine alla corte sforzesca nella seconda metà del Quattrocento, dall’a. del Morgante a Piero Vespucci, Benedetto Dei, Giovanni Ridolfi. – E.Gam.
063-085 Della Schiava (Fabio), Biondo Flavio, in Augustine and the Humanists. Reading the City of God from Petrarch to Poliziano, edited by G. Claessens – F. Della Schiava, pp. 139-75. Il contributo studia il rapporto di Biondo Flavio col De civitate Dei di s. Agostino. Andando oltre le esplicite citazioni dell’opera, concentrate in particolare nel Roma triumphans, l’a. ragiona sulla lettura e sull’uso che lo storico fa dell’opera agostiniana, all’insegna del desiderio di riconciliare il riuso di s. Agostino fatto dalla Curia e l’empirismo del metodo di Biondo Flavio. – S.C.
063-086 Della Schiava (Fabio), Due uffici liturgici di Maffeo Vegio per S. Agostino, «Augustiniana», 70/2, 2020, pp. 283-335. Il contributo si concentra sulla ricezione dell’opera di sant’Agostino in Italia nel ’400. In particolare, si analizzano due uffici liturgici dal titolo De vita et officio beati Augustini sopravvissuti in tre mss. di cui l’a. fornisce un’accurata analisi critica che permette alcune considerazioni sui testi cerimoniali rinascimentali – P.S.
063-087 Della Schiava (Fabio), Matthaeus Herbenus tra S. Agostino e Biondo Flavio: alcune note sul Libellus de traiecto instaurato, «Italia medievale e umanistica», 60, 2019, pp. 289-303. Si approfondisce la figura dell’intellettuale Matthaeus Herbenus e il suo Libellus de traiecto instaurato, dedicato a una dettagliata descrizione di Maastricht alla fine del XV secolo. Di notevole interesse risultano gli aspetti tematici e di natura apologetica caratterizzanti l’opera, in particolare se si considerano i legami intertestuali riscontrabili con la Roma instaurata di Biondo Flavio e il De Civitate Dei di S. Agostino. Il contributo offre, infine, anche un’attenta analisi filologica della tradizione manoscritta del Libellus, efficace ai fini di una futura edizione critica. – Maddalena Baschirotto
063-088 Della Schiava (Fabio), Poesia goliardica pavese. Maffeo Vegio e la Prosopopea del secchio, in Dulces ante omnia Musae. Essays on Neo-Latin Poetry in Honour of Dirk Sacré, edited by J. De Landtsheer – F. Della Schiava – T. Van Houdt, pp. 183-96. Il contributo fornisce un’edizione e uno studio della Prosopopeia mergoris ad dominum Gulielmum Guerram (“Prosopopea del secchio al signor Guglielmo Guerra”), poemetto in esametri del lodigiano Maffeo Vegio (1407-1458), qui collegato alla cronologicamente contigua Prosopopea del formaggio del Panormita. – S.C.
063-089 Della Schiava (Fabio), Un codice di Federico Veterani alla Biblioteca Universitaria di Anversa, «Humanistica Lovaniensia», 68, 2019, pp. 379-90. Il ms. Antwerpen, Universiteitsbibliotheek, MAG-P 60.5 (Giovenale, Persio, Orazio, anche digitale) è già stato studiato, ma una nuova analisi paleografica permette di attribuirlo alla fine del XV secolo e alla mano del Veterani, copista di Federico da Montefeltro. – Ed.B.
063-090 Della Schiava (Fabio), Una nota sulla leggenda del salvataggio del rito ambrosiano (BHL 2684), «Filologia Mediolatina», 28, 2021, pp. 328-34. Un passo di Maffeo Vegio viene ricostruito individuandone la fonte. – Ed.B.
063-091 Depuigrenet Desroussilles (François), Holy images on the move: reconsidering the Great Bible illustrations (1529-1745), «Bibliothèque d’Humanisme et Renaissance», 83/2, 2021, pp. 210-47. Il contributo analizza, con un rigoroso esame degli studi condotti precedentemente, l’origine iconografica e le modalità illustrative (da matrici in legno o in metallo) utilizzate per la stampa della Grande Bibbia del 1539. L’a. si inserisce nel dibattito sulla natura del linguaggio visivo adottato, contestando inoltre l’attribuzione tradizionale delle illustrazioni al tedesco Hans Holbein. Interrogandosi sui documenti d’archivio e sulle evidenze bibliografiche, viene sapientemente proposto un chiaro schema di derivazione del ciclo iconografico del 1539, stabilendo una connessione con la produzione lionese, nello specifico con quella di Jean Crespin, antecedente di un decennio, e con la tipografia parigina di François Regnault, nella cui officina il progetto ebbe inizio. Descrivendo lo sviluppo delle illustrazioni della Grande Bibbia sia in Inghilterra che in Francia, il saggio si apre al confronto anche con l’importanza della cultura visiva cattolica in relazione allo Scisma Anglicano, con la concezione di idolatria e con gli interventi inquisitori. A chiusura, una comparazione tra una fitta selezione di illustrazioni. – Ludovica Montalti
063-092 Di Sabatino (Luca), L’Histoire ancienne jusqu’à César e le sue ricompilazioni in Toscana, in Les Chroniques et l’histoire universelle, sous la direction de F. Montorsi – F. Maillet, pp. 129-46. L’Histoire fu copiata in area pisano-genovese (la cita Dante nel De vulgari), ma ebbe anche volgarizzamenti toscani variamente interpolati. – Ed.B.
063-093 Diacciati (Silvia) – Enrico Faini, Ricerche sulla formazione dei laici a Firenze nel tardo Duecento, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 1-29. Gli a. illustrano come prima della nascita dello Studio cittadino, e in particolare nell’età di Dante, Firenze offrisse una formazione grammaticale e retorica solo propedeutica a quella universitaria, conseguibile, invece, in atenei limitrofi, Bologna soprattutto. – E.G.
063-094 Dompnier (Bernard), L’ immaginetta devozionale, una fonte per lo storico della vita religiosa, «Civis», 45/135, 2021, pp. 5-22. Una acuta disamina del genere “immaginetta”, così diffuso nella pratica religiosa cattolica sino a pochi decenni fa, del suo uso, delle sue tipologie, della sua importanza per la storia della pietà, come direbbe don Giuseppe De Luca. – Ed.B.
063-095 Drogin (Marc), Anatema! I copisti medievali e la storia delle maledizioni nei libri, a cura di Simona Inserra, Milano, Ledizioni, 2022, pp. 153, ISBN 978-88-5526-510-2 (cartaceo), 978-88-5526-633-8 (eBook), € 19,90. L’a. propone la prima traduzione italiana dell’edizione americana di Marc Drogin, ANATHEMA! Medieval Scribes and the History of Book Curses, Allanheld & Schram, New Jersey, U.S.A., 1983. La pubblicazione suggerisce una revisione degli anatemi analizzati, tentando inoltre un excursus sull’attività medievale di copiatura nella Premessa, secondo un carattere divulgativo. Le stesse note sono una traduzione delle originali, con eventuali integrazioni volte alla comprensione della materia. – Ludovica Montalti
063-096 Dulces ante omnia Musae. Essays on Neo-Latin Poetry in Honour of Dirk Sacré, edited by Jeanine De Landtsheer – Fabio Della Schiava – Toon Van Houdt, Turnhout, Brepols, 2021, pp. 724, ill. b/n e col., ISBN 978-2-503-59077-6 (cartaceo) – 978-2-503-59078-3 (online), € 120. Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. Per l’indice completo si rimanda al sito dell’editore. – S.C.
063-097 «Elleno mi perdoneranno se mi prendo l’ardire di dedicarle questa mia tenue composizione». La collezione musicale ottocentesca della famiglia Thun di Castel Thun. Catalogo, a cura di Antonio Carlini – Giovanni Delama, con la collaborazione di Laura Bragagna, [Trento], Provincia autonoma di Trento, Soprintendenza per i beni culturali, 2021 (Biblioteche e bibliotecari del Trentino, 11), pp. XLVIII+287+[32] di tavole, ill., ISBN 978-88-7702-513-6, s.i.p. Catalogo del fondo bibliografico che conserva la biblioteca musicale della famiglia Thun di Castel Thun, conservato presso l’Archivio provinciale di Trento, stilato in collaborazione con biblioteca comunale di Trento e la Società Filarmonica di Trento. Il vol. si compone di una doppia introduzione: una storico-culturale, l’altra percorre le caratteristiche della biblioteca musicale della famiglia Thun e termina con una sezione metodologica sulla compilazione del catalogo. Segue il catalogo vero e proprio, diviso in edizioni a stampa (653), manoscritte (156) e tre appendici, tra cui una sulle musiche donate da Matteo II Thun alla Biblioteca comunale di Trento nel 1859 e una su due voll. di possesso di Maria d’Arsio, sorella della seconda moglie del conte, conservati presso la stessa biblioteca. In chiusura, gli indici ragionati di nomi, editori e provenienze, più un ricco apparato di trentadue tavole a colori. – Martina Molino
063-098 Endress (Laura), Trésor de sapience, Trésor des histoires? Quelques observations sur la tradition manuscrite de la Chronique dite de Baudouin d’Avesnes, in Les Chroniques et l’histoire universelle, sous la direction de F. Montorsi – F. Maillet, pp. 85-110. Analisi incentrata sulla tradizione della variante testuale dell’opera, denominata Trésors des histoires. – Ed.B.
063-099 Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880). Atti del convegno (Verona, 22-24 ottobre 2015), a cura di Andrea Giorgi – Stefano Moscadelli – Gian Maria Varanini – Stefano Vitali, 2 voll., Firenze, Firenze University Press, 2019 (Reti Medievali E-Book, 33-34), pp. 992, ill. b/n e col., ISBN 978-88-6453-839-6 (cartaceo) – 978-88-6453-840-2 (file PDF) – 978-88-6453-842-6 (file ePub), € 34,90 (cartaceo) – 19,99 (file ePub) – open access (file PDF). Nei decenni centrali dell’Ottocento, gli archivi italiani si aprirono alla ricerca storica, alimentando una sempre più matura consapevolezza dell’importanza delle fonti documentarie medievali e moderne. Progressivamente, si venne a creare la rete degli Archivi di Stato, benché già prima dell’Unità gli istituti di conservazione sul territorio avessero già intessuto forti legami con studiosi di spicco. Questo densissimo vol. – che ha richiesto una pubblicazione in due tomi, disponibili in formato digitale in modalità open access – raccoglie gli atti del convegno Fonti documentarie ed erudizione cittadina. Alle origini della medievistica italiana (1840-1880), tenutosi a Verona tra il 22 e il 24 ottobre 2015 (qui la locandina), che celebra la ricchezza e la varietà delle istituzioni e dei protagonisti attivi in questo fecondo periodo storico per la storia del nostro Paese, dal centro alle periferie. Dopo la presentazione di Gian Maria Varanini (pp. 3-6) e i saggi introduttivi di Francesco Bonini, Stefano Vitali, Andrea Giorgi, Stefano Moscadelli e Daniela Rando, il primo vol. raduna i contributi relativi a Piemonte, Liguria, Italia nord-orientale, mentre il secondo si riferisce a Emilia e regioni pontificie, Toscana, capitali del Mezzogiorno. Chiudono la rassegna le riflessioni conclusive di Duccio Balestracci, Luigi Blanco, Giorgetta Bonfiglio Dosio e Antonio Chiavistelli. Indice dei nomi in calce al testo (pp. 939-92). È schedato sotto i singoli contributi. – D.M.
063-100 Fabbri (Federica), Il registro delle segnature nelle edizioni di Ugo Ruggeri (1474-1501): analisi e classificazione, «Paratesto», 18, 2021, pp. 11-29. Verificata natura e uso del registro nelle edizioni quattrocentesche, si analizza la sua presenza e forma nelle edizioni bolognesi e reggiane del Ruggeri, di cui l’a. sta allestendo gli annali. – Ed.B.
063-101 Fabbri (Federica), Una miscellanea editoriale nella Parigi del Cinquecento? Riflessioni da un restauro, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 73-80. In ragione di un recente restauro della miscellanea Sec. XVI 22697 della biblioteca comunale “Giuseppe Taroni” di Bagnacavallo (RA), è stato possibile considerare più attentamente il suo contenuto, costituito da tre sconosciute edizioni di Duns Scoto, tutte realizzate a Parigi tra il 1526 il 1546. L’a. riflette sulla natura bibliografica della raccolta e sulle circostanze del suo ingresso nell’attuale biblioteca di conservazione. – D.M.
063-102 Fabbri (Lorenzo), Un esilio in patria. Lo Studio della Repubblica fiorentina durante la guerra di Pisa, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 213-55. Nel 1473 lo Studio fiorentino viene spostato a Pisa, che aveva già una propria università. L’a. cerca di capire se Pisa sia stata lo Studio di Firenze trapiantato o, al contrario, la continuazione dello Studio pisano fondato nel 1343. – E.G.
063-103 Faggiolani (Chiara), Come un Ministro per la cultura. Giulio Einaudi e le biblioteche nel sistema del libro, Firenze, University Press, 2020. Þ rec. di Sara Dinotola, «Paratesto», 18, 2021, pp. 360-2.
063-104 Falletta (Serena), La cultura storica a Palermo prima della Società siciliana di storia patria (1873): luoghi, protagonisti, attività, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. II, pp. 869-88. Nella Sicilia dei decenni che precedono l’Unità matura la nascita di una medievistica professionale profondamente innestata sulla tradizione erudita del secolo precedente. Il contributo ripercorre luoghi, protagonisti e attività che composero il quadro della cultura storica siciliana prima della fondazione della Società siciliana di storia patria. – D.M.
063-105 Farnè (Roberto), This is not a Book: the Anti-Pedagogy of the Movable Book, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 104-10. Si parla di come i libri animati diventino dei non-libri attraverso la dinamica del gioco, inteso come un’attitudine libera da regole e strutture. La forma e la materialità stesse dei libri mobili scardinano il processo di lettura tradizionale attraverso l’animazione caratterizzata da movimento, sensazione e da un aspetto educativo ludiforme. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-106 Farrel (Joseph), «Todomodo»: Sciascia’s mind and imagination unravelled, in La patria dei nomi, a cura di Luca Rivali, pp. XIII-XXIX. (Þ «AB» 63-H).
063-107 Federici (Carlo), L’istituto di patologia del libro e la Provincia autonoma di Trento, in Meminisse iuvabit. Studi in onore di Pasquale Chistè, pp. 157-76. In questo articolo l’a. ripercorre la storia dell’Istituto di patologia del libro a partire dal fondatore Alfonso Gallo, con una introduzione dedicata ai rapporti tra l’Istituto e la Provincia Autonoma di Trento dall’inizio degli anni Ottanta dello scorso secolo. – M.C.
063-108 Ferraglio (Ennio), Il Concilio di Trento e l’editoria del sec. XVI. Bibliografia delle edizioni cinquecentesche, Trento, Gruppo Culturale Civis, 2002 (Biblioteca Civis, 14), pp. 233, ill. b/n, manca ISBN, s.i.p. Benché di non recente pubblicazione, si segnala il denso saggio bibliografico di Ennio Ferraglio (fino al 2008 conservatore del fondo antico della Biblioteca Queriniana di Brescia e dal 2009 dirigente dei servizi culturali e responsabile del settore biblioteche del Comune di Brescia), dedicato alla produzione editoriale cinquecentesca inerente al Concilio di Trento. Dopo una introduzione discorsiva in cui si indagano vari aspetti del rapporto tra stampa, cultura e società europea all’indomani delle tesi di Lutero (pp. 7-80), viene fornito un catalogo delle pubblicazioni, italiane e straniere, con attinenza al Concilio tridentino (ma rimangono esclusi breviari, messali e rituali). L’elemento discriminante è dato dalla presenza al frontespizio, o in altre parti interne, di riferimenti ben precisi al Concilio: sono 443 le edizioni segnalate e presentate in ordine alfabetico di a. (pp. 81-206). Di ciascuna vengono forniti i principali dati editoriali, insieme al formato, consistenza del vol., una stringata bibliografia dei principali repertori e la collocazione delle sedi (prevalentemente lombarde e trentine) dove l’a. ha effettuato un controllo diretto dell’edizione. Il catalogo è completato dagli indici suddivisi per tipografi/editori, luoghi di pubblicazione/stampa e cronologico. – D.M.
063-109 Ferraglio (Ennio), L’abate Angelo Maria Querini nel 1722-1723 tra strategie d’immagine, attività editoriale e censura, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 28/56, dicembre 2021, pp. 47-54. Il biennio considerato dall’a. è ricco di fermenti culturali per Angelo Maria Querini, tra pubblicazioni erudite di complesso impegno, incomprensioni con i superiori e lo sviluppo di una carriera che lo vedrà cardinale, vescovo di Brescia e fondatore, con il lascito dei suoi libri, della biblioteca civica che porta il suo nome. – L.R.
063-110 Ferrari (Simone), Bramante e Leonardo: classicismo e sperimentalismo alla corte di Ludovico il Moro, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 123-35. Sulla produzione artistica di Bramante e Leonardo a Milano dai primi anni Ottanta del Quattrocento, e sulla nascita di una “scuola” lombarda all’avanguardia, meno legata al classicismo. – E.Gam.
063-111 Ferrilli (Sara), Le Storie de Roma di Eutropio e Paolo Diacono nel codice Aug. Fol. 83.10 della Herzog-August-Bibliothek di Wolfenbüttel, in Les Chroniques et l’histoire universelle, sous la direction de F. Montorsi – F. Maillet, pp. 209-33. Trasmesso da un unico testimone, il volgarizzamento delle Storie de Roma ha però una notevole importanza per le aggiunte e la suddivisione del testo. – Ed.B.
063-112 Festanti (Maurizio), Bibliotheca symbolica. Libri di emblemi e di imprese della Biblioteca Panizzi Sec. XVI-XVII, Reggio Emilia, Comune di Reggio Emilia-Biblioteca Panizzi, 2021, pp. 144, ill. b/n., manca ISBN, s.i.p. Pubblicati per la prima volta nel 1531, gli Emblemata di Andrea Alciato sono l’opera destinata ad avere una larga influenza sulla diffusione della letteratura emblematica in tutta Europa fino almeno al XVII sec. A seguito della fioritura di questa vera e propria moda letteraria, i libri di emblemi si sviluppano inizialmente sotto forma di raccolte generali per poi strutturarsi secondo divisioni tematiche, in special modo di carattere politico, accademico, religioso e amoroso. La traccia sulla quale si è storicamente sviluppata la letteratura emblematica si riflette fedelmente nel patrimonio della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. In questo vol. l’a. rintraccia e commenta 113 esemplari di questo genere in edizioni cinque-seicentesche, molte delle quali ampiamente illustrate. – Francesco Ursino
063-113 Field (Hannah), Indestructible, Destructible, and Destroyed: Nineteenth-Century Novelty Picturebooks and the Embodied Child Reader, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 111-20. Nella prima parte si mostra come in epoca vittoriana si temesse che i bambini potessero danneggiare i libri mobili durante la lettura. Nella seconda parte vengono analizzate evidenze materiali nei libri della Opie Collection of Children’s Literature della Bodleian Library di Oxford: strappi, colorazioni delle figure e tentativi di ricostruzione. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-114 Filippi (Paola Maria), Claudio Groff, mediatore di cultura e Ead, Bibliografia di Claudio Groff, «Atti della Accademia Roveretana degli Agiati», s. X, 2 A, 2020, pp. 267-71 e 283-95. All’interno di un dossier tutto dedicato alla sua figura, è pubblicato un profilo di questo importante traduttore dal tedesco, fornendo una preziosa bibliografia dei suoi lavori. – Ed.B.
063-115 Fiorentini (Isabella), Il ruolo pedagogico di Ercole al bivio nel Codice Trivulziano 2167, «Libri & Documenti», 44-45, 2018-2019, pp. 117-53. L’a. si sofferma su una importante miniatura, attribuita alla mano di Giovan Pietro Birago, presente nel Codice Trivulziano 2167. Si tratta di un ms. del tardo Quattrocento, contenente la Grammatica di Donato e confezionato per la formazione del giovane Ercole Sforza. Tra le dodici miniature presenti, quella al f. 42v, con una sorta di attualizzazione del mito di Ercole al bivio (con l’Ercole mitologico sostituito da quello sforzesco), è la meno studiata. – L.R.
063-116 Forni (Tommaso), Il primo Triumphus Cupidinis di Francesco Petrarca attraverso i collettori di varianti, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 91-102. Contributo dedicato all’analisi delle varianti autoriali dei Triumphi petrarcheschi (rilevate nei mss. Vat. Lat. 3196, Casanatense 924, Laurenziano XLI.14, Parmense 1636 e Harleian 3264, oltre all’incunabolo della British Library IB 25926), l’a. evidenzia i movimenti correttori ricorrenti nel travaglio genetico dell’opera mai completata dal poeta. – D.M.
063-117 Foschini (Claudia), Le celebrazioni dantesche a Ravenna nel 1865: una storia d’Archivio, «I quaderni del Cardello. Annale di studi romagnoli della Fondazione Casa di Oriani - Ravenna», 23, 2020, pp. 123-42. I documenti archivistici relativi alle celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Dante raccolti presso l’Archivio storico comunale di Ravenna a partire dal 1873 sono presi in esame dall’a. Conservati in quattro voll. nel fondo dei mss. ravennati, permettono la ricostruzione delle memorie cittadine, delle cerimonie ufficiali, degli inviti a cariche istituzionali, delle polemiche che ne seguirono e del rinvenimento delle ossa. Nel contributo non viene considerata esclusivamente la Raccolta delle carte e degli atti sulle feste del 6. centenario celebrate in Firenze e Ravenna nell’anno 1865 e sulla scoperta delle ossa divine, ma anche gli inventari di tutti i fondi dell’Archivio, secondo una logica di completezza che tenga presente un «“archivio” dantesco diffuso». – Ludovica Montalti
063-118 Franchi (Pietro), Libri di poco ma non da poco. Libri animati a basso costo, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 194-9. Da collezionista, l’a. presenta alcune edizioni economiche italiane a grande tiratura dagli anni ’30 agli anni ’70 del Novecento che presentano vari tipi di animazioni e pop-up. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-119 Fregni (Euride), “A ognuno il suo”: archivi e istituzioni a Modena dopo l’Unità, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. II, pp. 649-58. Il contributo illustra le vicende ottocentesche dell’archivio estense, confluito nel 1862 (appena dopo l’Unità nazionale) nell’Archivio governativo di Modena. Al contrario, l’Archivio storico comunale della città fu conservato separatamente e trovò spazio, nel 1882, nella sede del palazzo dei Musei. – D.M.
063-120 Fritz (Jean-Marie), La chronique universelle au miroir de Renart. Du Manuel d’histoire de Philippe de Valois à Renart le Contrefait, in Les Chroniques et l’histoire universelle, sous la direction de F. Montorsi – F. Maillet, pp. 17-35. Sui complessi rapporti tra i due tesi, uno interpolato nell’altro, l’uno in prosa l’altro in versi. – Ed.B.
063-121 García Cacho (Juan Carlos), Las iglesias y monasterios locales en la documentación asturleonesa de los siglos IX-XI. Retos y posibilidades para su estudio desde el análisis de las redes sociales, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 79-96. Saggio dedicato allo studio delle relazioni tra monasteri e chiese locali dell’Alto Medioevo tramite Social Network Analysis, attraverso i dati emersi dalla documentazione relativa alla regione nord-occidentale spagnola durante i secoli IX-XI. – D.M.
063-122 Gardini (Stefano), La “scoperta” degli Archivi notarili e del Banco di San Giorgio nella storiografia genovese dell’ Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. I, pp. 283-318. Nel quadro generale degli studi storici genovesi ottocenteschi l’articolo approfondisce il ruolo giocato dalla documentazione dall’archivio dell’ex Collegio notarile della città e da quello dell’ex Casa delle compere di San Giorgio, ambedue confluiti nell’Archivio di Stato, in sostituzione e a integrazione dei fondi governativi, nella costruzione della memoria storiografica cittadina. – D.M.
063-123 Garibaldi (Emanuela), Libri e biblioteche nella provincia certosina di Toscana. Prime note per una ricostruzione storico bibliografica, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 11-22. Lo studio, scaturito da una collaborazione tuttora in corso nell’ambito del progetto di ricerca RICI, affronta un esame preliminare degli elenchi librari inviati a Roma nel 1600 dalle dodici certose all’epoca afferenti alla provincia della Tuscia, dunque comprendente le case toscane di Belriguardo, Firenze, Lucca, Maggiano, Pisa, Pontignano, ma anche quelle emiliane di Bologna e Ferrara, oltre che le venete di Montello, Padova, Vedana e Venezia. – D.M.
063-124 Gatti (Elena), Curatori, revisori, traduttori e “consulenti letterari”: il lavoro di redazione nell’azienda editoriale di Giovanni Antonio de’ Benedetti (1499-1512 circa), «Paratesto», 18, 2021, pp. 31-58. Attraverso l’analisi dei paratesti presenti nelle diverse edizioni, si esamina il circuito di redattori, collaboratori, intellettuali che giravano nell’orbita dell’officina bolognese del de’ Benedetti. – Ed.B.
063-125 Gatti (Fabio), «Viris doctissimis exornata». Percorsi dell’erudizione greco-latina nella Milano sotto la dominazione francese, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 285-318. Approfondimento su alcuni eruditi impegnati nella valorizzazione dei classici a Milano attorno al 1510-1530 grazie anche al sostegno di Francesco I e Jean Grolier. – E.Gam.
063-126 Gattullo (Maria), Storie cittadine, Deputazione di storia patria e archivi. Qualche riflessione sul Piemonte (1840-1880), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. I, pp. 259-82. Il contributo illustra il rapporto di mutuo sostegno e stimolo che si sviluppò nei decenni centrali dell’Ottocento fra l’ambiente della Deputazione subalpina di storia patria (nell’ambito della quale ebbe un ruolo importante Luigi Cibrario) e gli studiosi delle singole città piemontesi (tra questi, Casimiro Turletti a Savigliano, Giuseppe Manuel di San Giovanni a Dronero, Vittorio Mandelli a Vercelli e Carlo Francesco Frasconi a Novara) che pubblicarono negli anni Settanta numerose storie locali, valorizzando documentazione inedita. – D.M.
063-127 Giansante (Massimo), Il Comune medievale alle origini dell’Archivio di Stato di Bologna. Mito, fonti, erudizione, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. II, pp. 659-68. Studio bipartito dedicato in primis alla plurisecolare vicenda dei rapporti fra gli archivi cittadini di Bologna e l’erudizione storica locale, ma anche alle primitive vicende dell’Archivio di Stato di Bologna (inaugurato nel 1874) e al ruolo delle fonti medievali, elementi distintivi dell’identità culturale bolognese all’indomani dell’Unità d’Italia. – D.M.
063-128 Giorgi (Andrea) – Stefano Moscadelli, «Leggo sempre volentieri le lettere del vostro bravo corrispondente». Reti di persone e istituzioni nelle corrispondenze di storici ed eruditi nei decenni centrali dell’Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. I, pp. 71-166. Saggio che analizza la corrispondenza degli eruditi italiani nei decenni centrali dell’Ottocento, non solo dal punto di vista personale o professionale, ma anche politico-culturale, tanto da caratterizzarsi come genuino strumento di informazione, da preferirsi alle notizie fornite dalla pubblica stampa, sempre più o meno filtrate dalle autorità. – D.M.
063-129 Gonzo (Anna), Libri antichi nelle biblioteche trentine: un lungo percorso di conoscenza e valorizzazione, in Meminisse iuvabit. Studi in onore di Pasquale Chistè, pp. 341-9. A partire dall’inizio degli anni Ottanta, la Provincia Autonoma di Trento ha avviato una nuova strategia di intervento riguardo alla catalogazione del libro antico, utilizzando procedure catalografiche con standard nazionali e internazionali, mentre progressivamente negli ultimi decenni è aumentata l’attenzione alle note di esemplare con la conseguente valorizzazione dei possessori e delle provenienze. – M.C.
063-130 Greco (Giovanni), La valorizzazione dei libri animati attraverso le tecnologie digitali: esperienze effettuate al MUSLI e nuove sfide, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 186-93. L’a. parla delle tecnologie digitali sperimentate dal polo MUSLI di Torino per la valorizzazione dei libri animati, soprattutto presso un pubblico di bambini: video e montaggi multimediali; realtà aumentata; immagini panoramiche interattive ottenute dalla digitalizzazione degli esemplari; applicazioni, in particolare per i libri a leveraggio; tecnologia lip-sync; software di morphing dei volti; un’interfaccia con microcontrollore per simulare il movimento delle pagine; fotogrammetria 3D. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-131 Grotewohl (Marie), Far from ordinary – Conservation of pop-up techniques from 19th century children’s books, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 36-46. Si propongono problemi di conservazione e interventi di riparazione legati a quattro tecniche di realizzazione di libri mobili per bambini: meccanismi pull-down per far muovere le immagini; volvelle; linguette (flaps) che aprono scenari a tre strati; pop-up classici. Gli esempi sono tratti dalla collezione di libri per bambini della State Library di Berlino, entro cui si identifica una specifica categoria di libri animati del XIX secolo, tra i quali spicca il nome di Lothar Meggendorfer. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-132 Guarna (Valeria), Le edizioni di Aldo attraverso i suoi cataloghi commerciali (1498, 1503, 1513), in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 5-27. Il contributo studia i cataloghi aldini del 1498, 1503 e 1513 in quanto testimonianza e chiave di lettura dell’evoluzione del progetto editoriale di Aldo Manuzio. Un’utile tabella in appendice mostra quali edizioni appaiono o meno nei tre cataloghi. – S.C.
063-133 Guerra ai libri. Casi editoriali di censura, a cura di Roberto Cicala – Valentina Giusti – Martina Vodola, presentazione di Roberto Cicala, Milano, EDUCatt, 2022 (Quaderni del Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica di Milano, 32), pp. 132, ill. b/n, ISBN 978-88-9335-949-8 (cartaceo) – 978-88-9335-950-4 (online), € 9. L’argomento della pubblicazione, ossia i casi editoriali a cui è stato imposto un veto censorio, trae origine dalla denuncia che l’American Library Association ha diretto contro il sentimento di intolleranza attuale verso la trattazione di temi delicati nei libri, anche e soprattutto classici. Muovendo dunque da un interrogativo estremamente presente nel dibattito odierno, il Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica di Milano ha redatto una topografia editoriale delle opere che hanno subìto, o che stanno subendo, una rigida censura, sia essa di derivazione morale, politica, religiosa o di marketing. Sono affrontate le controversie che hanno determinato le condanne di alcune pubblicazioni, fino a coinvolgere anche i traduttori (si pensi ai Versi satanici di Rushdie), spaziando non solo nei luoghi, ma anche nel tempo, con la menzione dell’Encyclopédie, fino alla censura libanese e iraniana del Codice da Vinci di Dan Brown. Ciascun saggio è arricchito dalla riproduzione della copertina e da un estratto del testo. – Ludovica Montalti
063-134 Hernández Luis (José Luis), Los archivos estatales en la red: recursos para el estudio de las humanidades en los periodos medieval y moderno, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 97-109. L’a. presenta alcuni degli strumenti digitali più importanti per lo studio della storia medievale e moderna dell’area ispanica. Si diffonde specialmente sulla struttura di PARES (Portal de archivos españoles), sulle potenzialità dello strumento e sui suoi usi. – D.M.
063-135 «I quaderni del Cardello. Annale di studi romagnoli della Fondazione Casa di Oriani – Ravenna», 23, 2020, ISBN 88-8312-425-1, € 15. Il vol. è organizzato in diverse sezioni. In apertura sono presentati gli atti del Convegno di studi Dante poeta della patria. Temi e suggestioni intorno al centenario del 1865 tra Firenze, Ravenna e Venezia, tenutosi il 6 ottobre 2020 presso la Libreria Sansoviniana della Marciana (pp. 13-168). Seguono le sezioni Studi sul territorio (pp. 169-250) e Studi su Oriani, alla cui memoria postuma si lega l’appendice finale (pp. 251-272). È schedato sotto i singoli contributi. – Ludovica Montalti
063-136 Icoxilòpoli 2. Iconografia delle xilografie del Polifilo, a cura di Alessandra Bertuzzi – Elisabetta Caputo – Stefano Colonna – Flavia De Nicola – Francesco De Santis – Alessia Dessì, Roma, Bulzoni, 2020 (Biblioteca di cultura, 755), pp. 803, ill. b/n, ISBN 978-88-6897-181-6, € 45. Il vol. riprende le tematiche del Progetto di Ricerca Icoxilòpoli 1, diretto da Stefano Colonna all’interno del suo insegnamento di Museologia e Critica Artistica e del Restauro presso la Sapienza. Oggetto di analisi sono le celebri silografie dell’Hypnerotomachia Poliphili stampata da Aldo Manuzio nel 1499: diciannove schede redatte da più autori studiano le illustrazioni con la volontà di indagare gli argomenti simbolici in un percorso che colleghi le parole e le immagini dell’opera. Aumentano la ricchezza di questa pubblicazione i nove saggi analitici e la descrizione di un laboratorio sperimentale. Il vol. è organizzato come segue: introduzione di Stefano Colonna (pp. 11-6); prefazione di Ingrid Rowland (pp. 17-8); premessa di Gaetano Lettieri (pp. 19-20); Descrizione copertina di Irene Alfuso (p. 21); Schede per ordine di xilografia (pp. 217-474); Sezione Laboratorio Sperimentale Robotico Baurora di Stefano Colonna (pp. 475-84); Saggi analitici (pp. 485-702); bibliografia e sitografia generale a cura di Flavia De Nicola e Francesco De Santis (pp. 703-61); elenco dei Referee del BTA 2019 (pp. 763-6); comitato scientifico del vol. (pp. 767-8); Indice dei nomi a cura di Alessandra Bertuzzi, Maria Beatrice Bongiovanni, Flavia De Nicola, Francesco De Santis, Alessia Dessì (pp. 769-803). Il vol. è schedato sotto i singoli contributi. – S.C.
063-137 Italia (Paola), Editing Duemila. Per una filologia dei testi digitali, Roma, Salerno Editrice, 2020. Þ rec. di Paola Castellucci, «Paratesto», 18, 2021, pp. 368-70.
063-138 Izzo (Francesco), Al dilettante, in La patria dei nomi, a cura di Luca Rivali, pp. XI-XIII. (Þ «AB» 63-H).
063-139 «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022. È uscito il primo n. di questa rivista internazionale rivolta a carte e libri interattivi intitolato Proceedings of POP-APP. International Conference on the description, conservation and use of movable books, curato da Gianfranco Crupi e Pompeo Vagliani. La rivista è pubblicata in versione elettronica ed è disponibile a libero accesso a questo indirizzo. Si segnalano qui i singoli contributi. – Sara Brasca
063-140 Kallendorf (Craig), Early Printed Virgil Editions from 1500-1800. A Bibliography of the Craig Kallendorf Collection, Hildesheim, Olms, 2021. Þ rec. di Giancarlo Petrella, «Paratesto», 18, 2021, pp. 345-8.
063-141 Kaplan (Nora) – Jorge J. Sánchez Iglesias, El «caso Lavapiés»: el discurso racista en comentarios de usuarios en la prensa digital, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 111-35. Analisi di alcune forme di commenti razzisti apparsi sul web comparsi tra il 16 e il 18 marzo 2018, a seguito degli scontri nel quartiere Lavapiés di Madrid, dopo la morte di un senegalese. Il contributo si propone di sensibilizzare il pubblico contro la diffusione di messaggi xenofobi in ambito digitale. – D.M.
063-142 Karp (Sergej), Il viaggio in Italia dei conti Nikolaj Petrovič e Sergej Petrovič Rumjancev in compagnia di Friedrich Melchior von Grimm (1775-1776), «Atti della Accademia Roveretana degli Agiati», s. X, 2 A, 2020, pp. 67-83. Preziosa documentazione sul Grand Tour italiano di due nobili russi in un saggio tradotto dal russo. – Ed.B.
063-143 Karr Schmidt (Suzanne), Flaps, Volvelles, and Vellum in Pre-Modern Movable Manuscript and Print, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 6-22. Vengono proposti mss., libri e fogli a stampa digitalizzati che testimoniano l’evoluzione delle tecniche utilizzate per la creazione di esemplari mobili e interattivi nel Medioevo e nella prima età moderna (secoli XII-XVIII); tra queste in particolare l’uso del vello e l’aggiunta di volvelle, linguette (flaps) e quadranti. Tra i professionisti in questo campo viene data attenzione soprattutto a Regiomontano, Raimondo Lullo, Matteo di Parigi, Lamberto di Saint-Omer e Georg Philipp Harsdörfer. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-144 Klein (Francesca), Alle origini di una medievistica italiana: l’«Archivio della Repubblica fiorentina» nei disegni di Francesco Bonaini, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. II, pp. 819-36. Il saggio approfondisce la particolare immagine di Medioevo che risultò dalle operazioni di riordino realizzate nei primi decenni di vita a Firenze presso l’Archivio centrale (fondato nel 1852), affidate dal granduca Leopoldo II di Toscana a Francesco Bonaini. – D.M.
063-145 Lacasta (Javier) – Javier Nogueras-Iso – F. Javier Zarazaga-Soria – Manuel-José Pedraza-Gracia, Tracing the origins of incunabula through the automatic identification of fonts in digitised documents, «Multimedia Tools and Applications», 2022. Si propone un processo per identificare l’origine di un incunabolo sine notis o membra disjecta digitalizzato attraverso l’automazione del metodo Proctor/Haebler. Il processo, che utilizza OCR, segmentazione con Tesseract e reti neurali, è stato validato sui caratteri gotici di un gruppo di incunaboli digitalizzati sul database Zaguan dell’Università di Saragozza, presentati in appendice. L’articolo è liberamente consultabile online. – Sara Brasca
063-146 Langella (Simona), La segunda escolástica: sus fuentes y su difusión en la web, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 137-58. Questo lavoro mira ad offrire una panoramica degli strumenti digitali presenti sul web utili a studiare il periodo (e la produzione scritta) della Seconda Scolastica, movimento fiorito tra il XV e XVII secolo fra Italia e Spagna, caratterizzato da una ripresa dei temi cari ai filosofi medievali. – D.M.
063-147 Lanzini (Marco), «Non vi ha vera storia senza la critica discussione, né discussione critica senza esame delle fonti originali». Gli studi eruditi negli archivi milanesi dall’età napoleonica al primo decennio postunitario, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. I, pp. 345-78. Saggio che analizza l’atteggiamento tenuto dagli archivisti e dalle autorità pubbliche nei confronti della valorizzazione storica-documentaria dell’amministrazione governativa milanese, lungo un arco cronologico che va dall’età napoleonica fino alla seconda metà dell’Ottocento, con un particolare occhio di riguardo all’operato degli storici direttori Luca Peroni, Giuseppe Viglezzi e Luigi Osio. – D.M.
063-148 Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de Javier Burguillo – Javier Merchan Sanchez-Jara, Salamanca, Instituto de Estudios Medievales y Renacentistas y de Humanidades Digitales – Sociedad de Estudios Medievales y Renacentistas, 2021 (Patrimonio textual y Humanidades digitales, 8), pp. 284, ill. b/n e col., ISBN 978-84-121557-8-5, s.i.p. In quest’ultimo (ottavo) vol. della collezione Patrimonio textual y Humanidades digitales promossa dall’Universidad de Salamanca sono raccolti quattordici contributi dedicati allo studio delle Digital Humanities, dalla sociologia della lettura in ambiente digitale fino all’analisi dell’orizzonte di utilizzo di nuovi cataloghi e database. La pubblicazione, liberamente disponibile online, è qui schedata sotto i singoli contributi. – D.M.
063-149 Leoni (Valeria), Cremona e il suo Medioevo: Francesco Robolotti, il Repertorio diplomatico cremonese e le pergamene dell’Archivio segreto, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G.M. Varanini – S. Vitali, vol. I, pp. 401-16. Il contributo descrive il crescente interesse nel corso del XIX secolo per la Cremona medievale, manifestatosi in particolare con la figura di Francesco Robolotti (1802-1885), medico presso l’ospedale maggiore di Cremona, appassionato studioso di storia medievale, il quale raccolse una notevole quantità di documenti antichi cremonesi grazie alle sue relazioni con altri studiosi e collezionisti. Nel 1875 donò definitivamente le sue collezioni alla città di Cremona, esprimendo la volontà che il municipio costituisse un museo patrio, mai realizzato, anche se una parte della sua collezione finì alla Biblioteca Statale. – D.M.
063-150 Leonori (Maria Chiara) – Natalia Tizi – Cristiana Iommi, L’eredità dantesca nella Biblioteca Civica “Romolo Spezioli” di Fermo. Edizioni ed esemplari, «Paratesto», 18, 2021, pp. 229-62. Originale analisi delle antiche edizioni dantesche possedute da un’unica biblioteca, la splendida Spezioli di Fermo: un modo per ripercorrerne vicende e storia (con l’elenco degli esemplari alle pp. 256-62, dal 1493 al 1914). – Ed.B.
063-151 Leta (Matteo), Tra scrittura e (auto) censura: il caso di Pierre de Larivey, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 113-24. Nell’ambito delle riscritture letterarie diffuse durante la seconda metà del Cinquecento, l’a. analizza il caso di Pierre de Larivey che, desideroso di adattare al pubblico francese le commedie italiane, compose l’opera intitolata Les esprits (1579) e altre pièce teatrali in cui preservò gli intrecci comici degli originali, ma eliminando alcuni i passaggi più controversi, che non avrebbero incontrato il favore del suo pubblico d’Oltralpe. – D.M.
063-152 Lopez Souto (Noelia), Cultura del libro, amicizia e mecenatismo alla fine del XVIII secolo: il carteggio Azara-Bodoni e le nuove vie di ricerca, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 23-36. Contributo che annuncia una nuova edizione del carteggio tra il diplomatico spagnolo José Nicolás de Azara (1730-1804) e il tipografo italiano Giambattista Bodoni (1740-1813), la quale intende rileggere, integrare e correggere la prima parziale analisi avviata da Angelo Ciavarella nel 1979. Tale lavoro offrirà nuovi spunti per comprendere l’evoluzione dei canoni estetici editoriali del celebre stampatore parmense e fornire nuovi modelli interpretativi circa l’origine e lo sviluppo del suo famoso Manuale tipografico del 1788. – D.M.
063-153 López-Vidriero Abelló (María Luisa), Biblioteche e cultura nella Spagna del Settecento, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 1-10. Contributo che non ambisce a fornire una vasta panoramica sulle biblioteche spagnole del Settecento, quanto piuttosto a delineare un punto di osservazione utile a misurare la portata della cultura illuminista insieme alle riforme borboniche. Vengono presi in considerazione due esempi celebri della biblioteca reale spagnola, la cui collezione venne ampliata da un’importante raccolta giuridica specializzata nel governo universale delle Indie (sulla base della bibliografia allestita nella Ofreda políca di Manuel José de Ayala, 1728-1805), e la Biblioteca Capitolare di Toledo, la quale nel corso del Settecento si trasformò da deposito delle fonti religiose e umanistiche esclusivamente a disposizione dell’autorità ecclesiastica a biblioteca al servizio della collettività. Relativamente alla stessa Capitolare toledana è da segnalare anche l’importante donazione della raccolta personale costituita da oltre 1.500 mss. greci, siriaci, ebraici, arabi e cinesi, spediti nel 1799 dal cardinal Francisco Javier Zelada, bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal 1779 al 19 dicembre 1801, giorno della sua morte (la raccolta dei libri a stampa fu invece lasciata alla Vaticana). – D.M.
063-154 Lucca e la sua Cattedrale. Nei 950 anni dalla consacrazione (1070-2020). Catalogo della mostra (Lucca, Archivio di Stato, 25 settembre-27 novembre 2021), a cura di Veronica Bagnai Losacco – Valentina Cappellini – Tommaso Maria Rossi – Gaia Elisabetta Unfer Verre, Lucca, Maria Pacini Fazzi, 2021, pp. 301, ill. col., ISBN 978-88-6550-807-7, € 35. Generoso vol. pubblicato dall’editore lucchese nella ricorrenza del 950esimo anniversario dalla consacrazione della stupenda Cattedrale di San Martino a Lucca. Raccoglie al suo interno una preziosa selezione di documenti, ordinati secondo criteri tematici e diacronici, frutto di nuove indagini condotte sul patrimonio dei principali istituti culturali della città toscana. Dopo i saluti istituzionali di Paolo Giulietti (vescovo di Lucca), Jaleh Bahrabadi (Direttore dell’Archivio di Stato di Lucca), don Marcello Brunini (Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Lucca) e Monica Maria Angeli (Direttore della Biblioteca Statale di Lucca), seguono i saggi di Raffaele Savigni, Alessandro II e la nuova cattedrale (pp. 9-18); Carlotta Taddei, «Nobilitas fidei de prima tradicione, Lucensi formam contulit aecclesiae». Interventi politici e liturgici sulla forma della Chiesa e sullo spazio episcopale di Lucca nell’XI secolo (pp. 19-26); Paola Antonella Andreuccetti, «Avevamo tutti poca pratica di simili lavori». Enrico Ridolfi, restauratore tra le volte della cattedrale di Lucca (pp. 27-36); Marcello Brunini, «Noi siamo la Chiesa nella città». Enrico Bartoletti e la missione della Cattedrale di Lucca dopo il Concilio Vaticano II (pp. 37-54). Il catalogo della mostra consta complessivamente di 68 schede che indagano molteplici aspetti della vita del principale luogo di culto lucchese, suddivise in base a tre macro-sezioni (Architettura e arte in San Martino, pp. 37-152; Devozione e liturgia, pp. 151-218; Rassegna storica intorno alla Cattedrale, pp. 219-76). Di precipuo interesse per la storia del libro tipografico le schede nn. 26 (sulla Historia delle vite de’ santi di Cesare Franciotti, Venezia, Giovanni Battista Combi, 1629), 36 (sulla Historia del Santissimo Volto di S. Croce di Lucca, traduzione di Jacopo Ciuffarini, Lucca, Vincenzo Busdraghi, 1582), 37 (su un inedito foglio volante in merito a un’indulgenza plenaria per il Volto Santo, stampato da Busdraghi nel 1597), 56 (sulla prima edizione a stampa degli Annales di Tolomeo Fiadoni da Lucca, Lyon, Jacques Roussin, 1619), 63 (sulle Constitutiones Lucani Capituli impresse a Lucca da Salvatore Zucchetta, alias Succa, nel 1523). – D.M.
063-155 Luisi (Tiziana Clara), La «Divina Commedia» tra tradizione e innovazione, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 159-65. Analisi di come la Commedia dantesca è stata diffusa sul web dall’avvento di Internet fino a oggi. L’a. indaga vari aspetti legati alla diffusione attraverso la realtà virtuale di testi e immagini relativi a una pietra miliare della letteratura italiana. – D.M.
063-156 Macchi (Federico), Appunto sul “legatore del suonatore di liuto” nella Biblioteca Scientifica Rizzoli di Bologna, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 73-5. L’esemplare dell’Expositio di Gentile da Foligno, Bologna, Baldassarre Azzoguidi, 1477 (ISTC ig00140000) della Biblioteca Rizzoli di Bologna (IV.G.5) presenta una significativa legatura coeva che viene ampiamente descritta e attribuita al ceco “Legatore del suonatore di liuto”. – L.R.
063-157 Macchi (Federico), Le commissioni dogali: un nuovo approccio, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 77-9. Si descrive la prestigiosa legatura del ms. Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, It. VII, 1869 (=8134) con la Commissione del doge Nicolò da Ponte a Marcantonio Contarini, in qualità di podestà di Vicenza, Venezia 1582. – L.R.
063-158 Mancini (Lorenzo), Una biblioteca senza pareti: la Bibliotheca Scriptorum Societatis Iesu (secoli XVII-XX), «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 89-103. Sin dal Seicento i Gesuiti vollero redigere elenchi degli autori appartenenti alla Compagnia: lo studio delle diverse premesse a tale opera bibliografica permette di inserire ciascuna edizione nel suo proprio momento storico. – Ed.B.
063-159 Marazzi (Elisa), Cheap Toys for All in Nineteenth-Century Europe, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 132-46. Parla del genere dei fogli volanti illustrati per bambini dal XVII secolo e del loro sviluppo in giochi di carta economici nel XIX in Francia (Épinal, Pellerin), Germania (Kühn), Italia (Vallardi, Pietro Clerc, Lebrun-Boldetti), Spagna e Olanda. Riflette sui rapporti di questo fenomeno con le trasformazioni tecniche, economiche e sociali dell’epoca e con la tradizione delle Victorian novelties in ottica transnazionale. – Sara Brasca
063-160 Marcattili (Romina), Le trame del tempo. Da Dante a Carlo Piancastelli nello spazio di un libro, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 263-86. Intorno a un esemplare delle Prose antiche di Dante, Petrarcha et Boccaccio (Firenze 1547) si ricostruiscono vicende e personaggi legati alla città di Forlì. – Ed.B.
063-161 Marche (Le) tipografiche italiane nella Biblioteca Apostolica Vaticana. 1480-1515, a cura di Mara Mincione, introduzione di Laura Lalli, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2021 (Studi e testi, 544), pp. 428, ill. col., ISBN 978-88-210-1047-7, € 90. Repertorio di marche tipografiche rilevate su tutta la serie di incunaboli e delle cinquecentine pubblicate entro il 1515 (anno della morte di Aldo Manuzio) che si trovano custodite presso la Biblioteca Apostolica Vaticana. Nonostante un impianto metodologico semplificato – ma non meno rigoroso – rispetto ai recenti repertori sviluppati da Giuseppina Zappella sulle marche dei tipografi ed editori europei (Þ «AB» 53-180, «AB» 49-154 e «AB» 41-143), la ricognizione intrapresa dalla Mincione ha consentito di individuare dieci marche tipografiche non ancora descritte né censite, rispettivamente attribuibili alle officine milanesi di Ulrich Scinzenzeler (n. 202) e Leonard Pachel (n. 163), oltre a quelle veneziane di Nicolaus Blastus (n. 40), Andrea Bonetti (n. 44), eredi di Aldo Manuzio il Vecchio (n. 142c), fratelli De’ Paganini (n. 171b-e) e Battista Torti (n. 244). Ciascuna delle 263 marche rilevate sono descritte in schede ordinate alfabeticamente in base al nome del tipografico, di cui si forniscono le dimensioni e una sintetica descrizione del vol. che le contiene (insieme alla segnatura di collocazione in BAV e una breve bibliografia che lo riguarda). Ove l’impaginazione editoriale l’abbia reso possibile, ciascuna scheda propone una riproduzione a colori della marca nelle sue dimensioni originali. In calce al repertorio sono presenti indici dei nomi, iniziali e motti, luoghi di stampa, parole chiave, numeri identificativi di ISTC, autori dei contributi bibliografici. – D.M.
063-162 Marchionne (Ilaria) – Matteo Coppi – Viola Davini – Eugenio Pandolfini – Marco Sbardella, La centralidad del investigador y las métricas de la objetividad. Un sistema de documentación generativa (SDG) para las ciencias sociales y las ciencias humanas, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 167-88. Il Center for Generative Communication (CfGC) dell’Università di Firenze è da tempo alle prese con la realizzazione di un Sistema di Documentazione Generativa (GDS), concepito e sviluppato per migliorare il lavoro dei ricercatori nel campo delle scienze sociali e umane, nel tentativo di misurare i parametri di riferimento che possono garantire una migliore qualità dei progetti di ricerca. – D.M.
063-163 Martini (Davide), Il Volto Santo (Santa Croce) di Lucca tra matrici e fogli volanti, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 59-72. Si tenta di ricostruire la produzione di fogli volanti illustrati dedicati al Volto Santo di Lucca attraverso lo studio di stampe e matrici silografiche e calcografiche eccezionalmente giunte sino a oggi. – Ed.B.
063-164 Maselli (Matteo), Per una rassegna degli strumenti della critica dantesca: dai repertori testuali ai dispositivi digitali, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 299-337. Non banale presentazione e analisi delle risorse (soprattutto on line) oggi disponibili per lo studio di Dante. – Ed.B.
063-165 Massera (La) da bé. Vita quotidiana e condizione femminile in età moderna (Palazzolo sull’Oglio, Villa Lanfranchi, 1 maggio – 12 giugno 2022), a cura di Stefano Cassini, Roccafranca (BS), Compagnia della Stampa Massetti Rodella, 2022, pp. 96, ill. col., ISBN 978-88-8486-889-3, s.i.p. Il vol. costituisce il catalogo di una mostra bibliografica dedicata dalla Biblioteca Lanfranchi di Palazzolo sull’Oglio all’identità e alla rappresentazione della donna nell’Italia dell’età moderna, individuando nel personaggio letterario della Massera da bé l’emblema di questa figura femminile in ambito bresciano. A ricostruire una sorta di diorama culturale nel quale si installa la massera contribuiscono una serie di voll. del fondo antico della Biblioteca Lanfranchi cui sono dedicate le schede descrittive. – M.G.
063-166 Meminisse iuvabit. Studi in onore di Pasquale Chistè, a cura di Lydia Flöss e Stefania Franzoi, Trento, Provincia autonoma di Trento – Soprintendenza per i Beni culturali – Ufficio Beni archivistici, librari e Archivio provinciale, 2022 (Archivi del Trentino: fonti, strumenti di ricerca e studi, 27), pp. XIII+445, ill. col., ISBN 978-88-7702-5129, s.i.p. Spoglio selettivo.
063-167 Menato (Marco) – Simone Volpato, Edizioni bodoniane nei cataloghi della Libreria di Umberto Saba: ragioni di una fedeltà libraria, in Da Casanova a Michelstaedter. 200 anni della Biblioteca Statale Isontina, pp. 89-117. Nei cataloghi di vendita della libreria d’antiquariato di proprietà di Umberto Saba sono presenti 209 edizioni bodoniane, di cui viene fornito un elenco con l’indicazione dei cataloghi in cui apparvero; inoltre è sottolineato il fascino esercitato dallo stampatore saluzzese sul libraio triestino che scelse i suoi caratteri per la stampa delle proprie opere poetiche. – M.C.
063-168 Menato (Marco), Postilla alla Lampada con il catalogo del terzo ritrovamento della biblioteca Michelstaedter, in Da Casanova a Michelstaedter. 200 anni della Biblioteca Statale Isontina, pp. 79-87. L’a. illustra le circostanze del reperimento di un piccolo gruppo di libri appartenuti a Carlo Michelstaedter e ne fornisce un elenco. – M.C.
063-169 Merchán (Javer) – Almudena Mangas-Vega, La edición archivo y los enigmas del laberinto: lectores, usuarios y colaboradores en el contexto de la lectura académica digital, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 189-208. Contributo dedicato all’analisi dei libri digitali in ambito accademico, che indaga le contemporanee pratiche di lettura dei lettori digitali. – D.M.
063-170 Mezzetti (Corinna), Una città “lontana” dalle sue fonti: la Biblioteca pubblica e gli archivi di Ferrara nell’Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 669-88. Gli archivi ferraresi, depauperati nei secoli da perdite e trasferimenti di fondi verso altre località, hanno consentito alla biblioteca pubblica di diventare il principale attrattore della documentazione locale (motivo per cui fu appositamente fondata a metà Settecento). Nel corso dell’Ottocento, bibliotecari e archivisti hanno assunto un ruolo di primo piano nella storiografia ferrarese, principalmente impegnata a rievocare il fasto dei secoli estensi a discapito delle origini e del periodo della dominazione pontificia. – D.M.
063-171 Milani (Mino), Piccolo destino, Milano, Mursia, 2010, pp. 182, ISBN 978-88-425-4428-9, € 14. È in occorrenza della scomparsa di Mino Milani (avvenuta il 10 febbraio di quest’anno) che abbiamo deciso di pubblicare lo spoglio della sua biografia: il fumettista e scrittore italiano lascia dietro di sé infatti più di nove decenni di storia, che vale la pena recuperare e raccontare. La narrazione, in realtà, inizia con un Milani ancora ottuagenario, costretto su una sedia a rotelle in seguito a un piccolo incidente: qui, impossibilitato a muoversi, decide di «riandare a cose viste o sapute, a parole ascoltate o lette, a qualche persona conosciuta e al mio lavoro». Ripercorre così i ricordi della Seconda guerra mondiale, l’Italia del dopoguerra e del suo primo bacio, il mondo dei giornali e dell’editoria degli anni Sessanta e Settanta, le passioni, le riflessioni e le emozioni che hanno caratterizzato il suo piccolo destino. È una storia semplice, scritta solo per il piacere di poterla raccontare, e caratterizzata da uno stile leggero, piacevole e impeccabile. – Ambrogio Sanelli
063-172 Mineo (Leonardo), Dai Regi archivi di Corte all’Archivio di Stato. Strategie archivistiche e contesto politico-culturale a Torino (1831-1870), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 223-58. Contributo che analizza come l’evoluzione del contesto politico e culturale influenzò strategie conservative, politiche di ordinamento e scelte organizzative dei Regi archivi di Corte, massima istituzione archivistica del Regno di Sardegna, nel periodo compreso tra il 1831 (anno di ascesa al trono di Carlo Alberto) e il primo decennio postunitario. – D.M.
063-173 Missiroli (Massimo), My adventure with pop-ups, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 200-4. Raccoglie la testimonianza dell’a. circa la sua esperienza con i libri pop-up: designer di 18 libri, fondatore del Centro "Il libro ha tre dimensioni", ha lavorato con editori di tutto il mondo e ha organizzato numerosi workshop e mostre, entrando in contatto con migliaia di studenti e insegnanti. – Sara Brasca
063-174 Modonutti (Rino), L’ enciclopedismo storiografico in Italia negli anni del preumanesimo, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 279-99. Alcuni cronisti trecenteschi hanno dato prova di essere influenzati da una nuova storiografia, che prelude all’Umanesimo. – Ed.B.
063-175 Montagnani (Cristina), «A’ fianchi hanno gli sproni / e poeti a Ferrara»: esperimenti teatrali alla corte di Ludovico il Moro, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 217-28. Il contributo indaga il rapporto, spesso controverso, dei drammaturghi milanesi con l’affermato teatro promosso a Ferrara da Ercole I d’Este. – E.Gam.
063-176 Montagner (Luca), La Braidense ai tempi di Napoleone. Primi appunti di storia dell’istituzione, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 37-42. L’a. presenta il progetto di ricerca dottorale sul fondo archivistico ottocentesco della Biblioteca Nazionale Braidense durante la dominazione francese nel capoluogo lombardo. In quel periodo, la biblioteca di Brera fu scelta come centro di raccolta, smistamento e conservazione di numerosi fondi librari provenienti dalle numerose biblioteche religiose, chiuse a seguito dei provvedimenti napoleonici di soppressione. – D.M.
063-177 Montalto (Riccardo), Ai margini di una biblioteca: le postille di Achille Stazio fra manoscritti e stampati, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 125-33. Tra i maggiori umanisti del suo tempo, Aquiles Estaço (1524-1581, latinizzato Achilles Statius) collezionò un’importante raccolta libraria, che in seguito avrebbe costituito il nucleo fondativo della Biblioteca Vallicelliana. L’a. rielabora alcuni nuovi elementi emersi dall’analisi autoptica di alcuni manoscritti e stampati greci con postille autografe dell’umanista, conservati presso la medesima istituzione romana e sui quali verte la sua tesi dottorale. – D.M.
063-178 Montanari (Daniele), Monti di pietà della Riviera benacense, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 81-7. Ampia rassegna che mette anche in relazione i monti di pietà bresciani con quelli della Riviera del Garda. – L.R.
063-179 Morandini (Mino), Dalla scrittura alle Scritture e viceversa, Pietro Boitani rilegge e riscrive Bibbia e letteratura nella storia dell’Occidente, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 3-31. Ampia e articolata recensione del vol. di Piero Boitani, Rifare la Bibbia. Ri-Scritture letterarie, Bologna, Il Mulino, 2021, che ripercorre sinteticamente la millenaria influenza che il testo biblico ha avuto nella letteratura. – L.R.
063-180 Moreno Mulas (María Antonia), Lectura literaria en las redes sociales: un tiempo para plantar y un tiempo para cosechar, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 209-20. La lettura di un’opera letteraria può essere un processo interessante e complesso, tanto più se l’esperienza è associata all’uso di social network o alla frequentazione di gruppi di lettura. L’a. indaga le caratteristiche offerte da varie piattaforme online, l’età dei lettori coinvolti, la possibilità di coinvolgimento dei lettori a dibattiti e proposte ludiche ad hoc. – D.M.
063-181 Moretti (Mauro), Osservazioni conclusive, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 925-37. Considerazioni finali del convegno dedicate all’individuazione di alcune parole-chiave (reti, città, fonti) e di alcune questioni storiografiche generali che possano sollecitare una lettura trasversale dei saggi raccolti negli atti. – D.M.
063-182 Moro (Simone), Un’accademia milanese di fine Quattrocento. Incontri tra letterati e dinamiche culturali all’ombra della domus di Gaspare Ambrogio Visconti, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 137-85. Sul mecenate G. A. Visconti (1461-1499), alcuni intellettuali forestieri suoi protetti e l’impulso alla letteratura volgare a Milano. – E.Gam.
063-183 Mulas (Pier Luigi), Il “Canzoniere per Beatrice d’Este” (Codice Trivulziano 2157), «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 155-69. Il saggio si concentra sul ms. purpureo 2157 della Trivulziana con il Canzoniere offerto da Gasparo Visconti alla duchessa Beatrice d’Este. In particolare, l’a. sostiene l’originalità della miniatura, che attribuisce a Matteo da Milano. – L.R.
063-184 Mulas (Pier Luigi), Peter Ugelheimer e Antonio Grifo a Milano: echi veneziani nella miniatura alla corte del Moro, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 33-56. Sull’influsso della miniatura veneta in Lombardia a fine Quattrocento attraverso la mediazione di figure come il finanziere tedesco Peter Ugelheimer e il poeta Antonio Grifo. – E.Gam.
063-185 Narrando storie. Laura Orvieto e il suo mondo, a cura di Caterina del Vivo, Firenze, Giunti, 2011, pp. 48, ill. col., ISBN 9788809773479, € 10. L’agile vol., ricco di documentazione fotografica e illustrativa, vuole celebrare la mostra tenutasi dal 20 ottobre al 20 novembre 2011 a Firenze, in onore di Laura Orvieto, importantissima figura nel panorama della letteratura per l’infanzia di primo Novecento e autrice dell’opera Storie della storia del mondo, per il quale proprio nel 2011 ricorreva il primo centenario. – Francesco Ursino
063-186 Natale 2021, a cura di Luca Cadioli, Giacomo Coronelli, Francesco Kerbaker, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, 2021, 26 fogli sciolti, ill. col., senza ISBN. Oltre che un’ottima (bibliologicamente parlando) descrizione di 25 voll. di vario genere, lingua ed epoca, il catalogo Natale 2021 della Libreria Antiquaria Pontremoli è anche un oggetto bello, molto ben stampato (una cartellina rossa che contiene, a fogli sciolti, tante schede quanti gli esemplari in vendita). – Ar.L.
063-187 Nova (Giuseppe), Brixia romana (nuove ricerche e ricostruzioni storiche), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 55-8. Grazie ad alcune ricostruzioni grafiche, si presentano alcuni tratti della Brixia romana e, in particolare, le porte della città. – L.R.
063-188 Nova (Giuseppe), Il territorio di Brescia e Crema nell’antica cartografia a stampa: il prototipo maginiano (1620-1754), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXVIII/56 (dicembre 2021), pp. 59-71. Il padovano Giuseppe Antonio Magini (1555-1617) fu, tra le altre cose, affermato geografo e cartografo. Nell’ambito di una vasta raffigurazione del territorio italiano, realizzò una pianta della provincia di Brescia e di Crema, con un orientamento che prevedeva, per ragioni di impaginazione, il nord a destra e gli altri punti cardinali posizionati di conseguenza. La soluzione ebbe grande fortuna nella locale cartografia fino a Settecento inoltrato. – L.R.
063-189 Olschki (Daniele), Meminisse iuvabit, in La patria dei nomi, a cura di Luca Rivali, pp. IX-X. (Þ «AB» 63-H).
063-190 Osuna Alarcón (María R.) – María Pilar Rodríguez Hernández, Políticas para la gestión de repositorios de las colecciones especiales: los repositorios patrimoniales, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 221-46. Il contributo analizza le sfide che devono fronteggiare i conservatori nell’allestire e conservare le collezioni speciali di archivi, biblioteche e musei. La particolarità dei materiali che vi si conservano e la crescente richiesta di accesso dal web rendono questi fondi estremamente peculiari. – D.M.
063-191 Pacifico (Marcello), Corrado IV di Svevia. Re dei Romani, di Sicilia e di Gerusalemme 1228-1254, Bari, Mario Adda, 2020 (Itineraria. Territorio e insediamenti del Mezzogiorno medievale, 26), pp. 182, ISBN 9788867175277, € 20. Il vol. analizza le relazioni tra Corrado IV di Svevia, celebre per essere stato eletto re dei romani, re di Sicilia e di Gerusalemme, con i domini ereditati dal padre Federico II nell’ambito dello spazio euro-mediterraneo medievale. Il vol. è suddiviso in due parti: nella prima parte vengono trattati gli anni giovanili di Corrado dalla sua nascita, il 25 aprile 1228, fino alla morte del padre il 13 dicembre 1250. La seconda parte è dedicata all’analisi dell’operato del suo governo fino alla sua morte il 20 maggio 1254, utilizzando come principale fonte la raccolta di oltre 200 lettere (di cui 130 inedite) ritrovate nel 2005 all’interno del codice 400 della biblioteca universitaria di Innsbruck. Tali fonti, unite ai documenti storiografici già noti, permettono di revisionare il giudizio tradizionalmente negativo sul sovrano. Chiude l’opera un utile registro di tutti i documenti utilizzati del codice 400. – Carlo Tagliabue.
063-192 Pacor (Nicola), Il caso collezionistico dei due esemplari pubblici della stampa L del Morgante (Firenze, Francesco di Dino, 7 febbraio 1483), in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 103-12. Contributo dedicato alla storia d’esemplare delle uniche due copie note della cosiddetta edizione L del Morgante pulciano (rispettivamente conservati a Londra, British Library, IB 27146 e Manchester, John Rylands Library 20926), che potrebbero essere stati interessati da un curioso scambio di carte mentre si trovavano nelle mani di un possessore precedente. – D.M.
063-193 Pagliaroli (Stefano), Aldo Manuzio, Erasmo da Rotterdam, Michele Trivoli e il simbolo dell’ancora e del delfino, in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 151-86. Si studia l’emblema di Aldo Manuzio, concentrandosi sulla lettura “paganeggiante” – e più fortunata nell’ ambito degli studi – di Erasmo da Rotterdam e su quella “cristiana” di Michele Trivoli (Massimo il Greco), rivalutando quest’ultima grazie a una rara testimonianza. – S.C.
063-194 Paoloni (Giovanni) – Roberto Reali – Laura Ronzon, I “primati” della scienza. Documentare ed esporre scienza e tecnica tra fascismo e dopoguerra, Milano, Ulrico Hoepli, 2019, pp. 159, ill. b/n e col., ISBN 978-88-203-8807-2, € 16,90. Vol. che raccoglie i risultati delle ricerche condotte in seno alla “Raccolta Documentaria dei Primati Scientifici e Tecnici Italiani”, condotta dal CNR per la partecipazione dell’Italia all’Esposizione Universale di Chicago A Century of Progress, su espressa volontà di Benito Mussolini e Gugliemo Marconi. La stessa raccolta avrebbe poi dato origine a un Museo delle Scienze (a partire dal 1937) all’interno del nuovo palazzo del CNR a Roma, ma in seguito avrebbe trovato la sua collocazione definitiva a Milano, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica. Dopo i saluti di Fiorenzo Galli (Direttore Generale del Museo milanese) e Manuela Sanna (Direttrice dell’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico), seguono in sequenza i saggi di Giovanni Paoloni, Scienza e pubblico: l’Italia tra le due guerre (pp. 9-22); Roberto Reali, Il CNR e la nascita del documentario dei primati scientifici e tecnici degli italiani (pp. 23-45); Claudio Giorgione, Ricostruire la storia della Collezione CNR (pp. 46-65); Elena Canadelli, Primati scientifici e divenire del mondo. Il museo di Guido Ucelli e il CNR prima e dopo la guerra (pp. 66-80); Laura Ronzon, Fare ricerca in museo (pp. 113-18); Paola Mazzucchi, Documentaria dei primati scientifici e tecnici degli italiani. Storia archivistica (pp. 119-28). Completano il vol. una selezione di immagini a cura di Roberto Reali e Paola Rodemagni (pp. 81-111), utili anche gli indici per autori e soggetti (pp. 129-50), la bibliografia di riferimento (pp. 151-4) e l’elenco delle fonti archivistiche (p. 155). – D.M.
063-195 Paratesti (I) nelle edizioni a stampa dei classici greci e latini (XV-XVIII sec.), a cura di Giancarlo Abbamonte – Msarc Lureys – Lorenzo Miletti, Pisa, ETS, 2020. Þ rec. di Carmela Reale, «Paratesto», 18, 2021, pp. 341-5.
063-196 Pedraza Gracia (Manuel Jose), Una imprenta hispana del siglo XVII. El Libro de cuentas de Pedro Blusón y Juan Fancisco Larumbe (Huesca, 1625-1671), Zaragoza, Prensa de la Universidad de Zaragoza, 2021, pp. 588, ISBN 9788413403250, € 38. Il libro dei conti esaminato in questo studio è il più antico che si conosce relativo a un’officina tipografica spagnola. Quest'opera offre una panoramica della tipografia di Huesca nella prima metà del XVII secolo e mostra cosa si stampava, come si producevano i libri, come si distribuivano, quali spese e quali introiti si ottenevano e infine quali rapporti esistevano tra le diverse professionalità della che partecipavano al mercato editoriale. In aggiunta la tipografia di Pedro Blusón e Juan Francisco Larumbe fu anche la tipografia dell'Università Sertoriana, quindi il suo studio aiuta a comprendere meglio l'attività dei tipografi universitari nel XVII secolo. – M. Francalanci
063-197 Pelachaud (Gaëlle), Entre le livre animé et le livre d’artiste. «La page se réinvente», «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 167-75 . Espone sinteticamente le possibilità offerte dai libri animati di esplorare il movimento e la profondità della pagina, dandole vita. Si concentra poi sul genere del libro d’artista e in particolare sulla sua stessa esperienza e produzione. – Sara Brasca
063-198 Perna (Ciro), “Spierzo mmiezo a na boscaglia scura”. Prime indagini sul commento napoletano all’Inferno di Domenico Jaccarino (1877), «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 287-97. Esempio eccezionale della ricezione popolare della poesia dantesca, l’edizione analizzata presenta la traduzione napoletana della prima cantica, accompagnata da Note sempre in dialetto. – Ed.B.
063-199 Perocco (Daria), Aldo e Bembo tra scrittura in volgare e “geografia umanistica”, in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 57-73. Il contributo analizza diacronicamente il rapporto tra Aldo Manuzio e Pietro Bembo, in relazione non solo al tema della lingua ma anche agli interessi scientifico-geografici, con particolare attenzione per La vita e sito de Zichi chiamati Ciarcassi, opera di Giorgio Interiano edita da Aldo nel 1502. – S.C.
063-200 Petrella (Giancarlo), “Gabbare il lettore”. Il Dante Marcolini rinfrescato: Venezia, Francesco Rampazetto, 1564. Proposta per un’integrazione minima alla bibliografia dantesca, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 217-27. Un caso di rinfrescatura fin qui non osservato. – Ed.B.
063-201 Petrella (Giancarlo), Aldo Manuzio editore. Un profilo, in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 29-37. Il contributo illustra e chiarifica i punti cardinali dell’esperienza tipografico-editoriale di Aldo Manuzio il Vecchio, i principî che l’hanno ispirata, le innovazioni che ha portato e i compromessi che ha affrontato per motivi economici. – S.C.
063-202 Petrosino (Silvano), Favolosamente scorrette: non censurate le fiabe, «Vita e Pensiero», 2, marzo-aprile 2022, pp. 116-20. In questa caustica invettiva contro ogni chiacchiera e imbecillità intellettuale, l’a. prende le distanze dalla smania di criticare e, a volte, addirittura correggere le fiabe della tradizione attraverso la lente del politically correct. La drammaticità del vivere umano non può essere espunta e rilegata al silenzio. Se scopo delle fiabe è «dare voce ad alcuni tratti essenziali dell’ esperienza umana», allora ogni tentativo di riduzione a semplicistico ottimismo e imbellettamento della realtà è un atto di mediocrità contro il quale ogni vero lettore dovrebbe ribellarsi. Si tengano lontane le fiabe, suggerisce l’a., da ogni chiacchera da bar e si provi a rileggerle con attenzione e intelligenza. – Francesco Ursino
063-203 Petrucciani (Alberto), Con Sciascia fra uomini e cose, nei cinque continenti, in La patria dei nomi, a cura di Luca Rivali, pp. XXXI-XXXVI. (Þ «AB» 63-H).
063-204 Pilati (Filippo), Le continuazioni storiografiche nei mss. dei Fatti di Cesare. Il Fioretto di croniche degli imperadori e il Libro Fiesolano, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 185-207. Se i Fatti di Cesare sono un riassunto-volgarizzamento dei Faits des Romains, altre cronache generate sullo stesso ceppo tornano sul rapporto tra Impero Romano e Sacro Romano Impero. – Ed.B.
063-205 Pirani (Francesco), Cultura storica e fonti documentarie nelle Marche fra municipalismi e istanze regionali, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 699-720. Il saggio analizza la produzione storiografica marchigiana relativa al periodo medioevale durante la seconda metà dell’Ottocento. Il superamento della dimensione municipale di questa regione fu piuttosto travagliato e non riuscì a scardinare un latente policentrismo dell’identità locale. A poco valsero la fondazione nel 1863 della Deputazione di Storia Patria (nel raggruppamento insieme a Toscana e Umbria), fino al distaccamento di una vera e propria Deputazione marchigiana nel 1890. – D.M.
063-206 Pistoia (Ugo), Tra i libri di Alcide Degasperi. Cattolici liberali, popolari e primi dirigenti della Democrazia Cristiana, in Meminisse iuvabit. Studi in onore di Pasquale Chistè, pp. 233-61. Si tratta di un ritorno dell’a. su un tema già trattato in passato, ponendo però l’attenzione solamente su alcune presenze/assenze significative di testi e autori in relazione ad alcuni movimenti politici con cui Alcide Degasperi fu in contatto, come i cattolici liberali, o di cui fece parte, come Partito popolare e la Democrazia Cristiana. – M.C.
063-207 Pittella (Raffaele), «Le carte di questo tabulario non presentano quel grande interesse che sarebbe ragionevole il supporre». Mito e anti-mito di Roma nella fondazione dell’Archivio storico capitolino (1870-1914), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 779-818. Contributo dedicato a sondare il contesto culturale in cui venne fondato l’Archivio storico capitolino, destinato a raccogliere e conservare la documentazione di una Roma che si era mostrata laica e anticlericale anche durante il dominio temporale dei papi. – D.M.
063-208 Polo (Angela), Il catalogo della Studienbibliothek, in Da Casanova a Michelstaedter. 200 anni della Biblioteca Statale Isontina, pp. 51-7. Viene descritto il primo catalogo ms. alfabetico a schede, comprendente i voll. appartenuti alla Biblioteca degli studi austriaca di Gorizia in cui era confluita la raccolta libraria del Collegium nel periodo 1858-1913, ora nella Biblioteca Statale Isontina. – M.C.
063-209 Privilegio (Il) della parola scritta. Gestione, conservazione e valorizzazione di carte e libri di persona, a cura di Giovanni Di Domenico – Fiammetta Sabba, Roma, AIB. 2020. Þ rec. di Monica Bocchetta, «Paratesto», 18, 2021, pp. 362-5.
063-210 Rachetta (Maria Teresa), Storia universale e retorica volgare nell’Histoire ancienne jusqu’à César, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 37-61. Preziosa analisi di quella che è la più antica compilazione storiografica in una lingua romanza: il tema della mutazione di prospettive ormai in corso d’opera, gli esperimenti di prosa rimata o di inserzione di versi. – Ed.B.
063-211 Rando (Daniela), Il viaggio in Italia. Archivi e biblioteche dai resoconti e dalle corrispondenze dei Monumenta Germaniae Historica (1819-1876), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 167-202. Contributo che considera i resoconti delle indagini storico-filologiche condotte in Italia dagli studiosi all’interno dei Monumenta Germaniae Historica e ne valorizza le informazioni riguardo allo stato e alle condizioni di lavoro negli archivi e biblioteche dell’Italia preunitaria. – D.M.
063-212 «Rara volumina», 1-2, 2019. È schedato sotto i singoli contributi. – D.M.
063-213 Reatti (Chiara), Tra aula e torchio. Libri e scuola a Bologna da Napoleone all’età della Restaurazione, postfazione di Paolo Tinti, Bologna, CLUEB, 2020 Þ rec. di Marta Brunelli, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 354-8.
063-214 Reid-Walsh (Jacqueline), An Anatomy of Movable Delights: Analyzing selected 18th-21st century interactive books from a comparative media approach, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 88-103. Analizza esempi di libri mobili bi- e tridimensionali realizzati dalla fine del XVIII secolo a oggi e provenienti da Inghilterra, Germania, America e Italia. Adotta un approccio teoretico che coniuga storia del libro e teorie comparative dei media, in particolare quella sugli effetti del gaming di Noah Wardrip-Fruin. Tra gli autori citati: Raphael Tuck, Ernest Nister, Lothar Meggendorfer, S. Louis Giraud, Tony Sarg, Bruno Munari, Robert Sabuda e David Carter. – Sara Brasca
063-215 Riccetti (Lucio), Leandro Mazzocchi, Filippo Antonio Gualterio, il giovane Luigi Fumi e la scoperta del Medioevo a Orvieto, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 721-78. Contributo che rilegge le tre visioni del Medioevo orvietano nel corso dell’Ottocento, operate in ambito artistico da Leandro Mazzocchi, in sede politica da parte di Filippo Antonio Gualterio, e nel settore storico-documentario da Luigi Fumi, storico direttore di diversi archivi di stato del centro e nord Italia. – D.M.
063-216 Ricorda (Ricciarda), La patria dei nomi. I dici anni di «Todomodo», in La patria dei nomi, a cura di Luca Rivali, pp. XV-XXI. (Þ «AB» 63-H).
063-217 Rinascimenti in transito a Milano (1450-1525), a cura di Gabriele Baldassari – Guglielmo Barucci – Sandra Carapezza – Michele Comelli, Milano, Università degli Studi, 2021 («Quaderni di Gargnano»; Fuori Collana, 1), pp. IX+355, ill. b/n, ISBN 9788855265263, s.i.p. Atti dell’omonimo convegno organizzato alla Statale di Milano il 21-22 ottobre 2019. Si schedano i singoli contributi. – E.Gam.
063-218 Rinoldi (Paolo), La Fiorita di Armannino da Bologna, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 165-81. Segnalazione di un nuovo ms. (Bologna, Archiginnasio, 2926) e analisi del testo. – Ed.B.
063-219 Rivali (Luca), Un indice, anzi due, per dici anni di «Todomodo», in La patria dei nomi, a cura di Luca Rivali, pp. XXXVII-XLIV. (Þ «AB» 63-H).
063-220 Riviste per la cultura: catalogo 2022, Roma, CRIC: Coordinamento Riviste Italiane di Cultura, 2022, pp. 61, ill. col., senza ISBN. Il CRIC presenta in questo pamphlet il catalogo delle riviste a tema culturale. L’intenzione è quella di offrire una panoramica quanto più completa dello scenario nazionale, rendendo questi materiali noti e disponibili a nuovi lettori in un momento in cui, vista la crisi del mezzo cartaceo, sono richiesti ai comitati scientifici importanti sforzi di rinnovamento e di creatività. Ogni rivista (83 totali) è descritta da una scheda riportante una breve descrizione, il nome del direttore, la periodicità, il prezzo di abbonamento e i contatti. – Ambrogio Sanelli
063-221 Rochebouet (Anne), Organiser une histoire universelle. Effets de lecture et dispositifs visuels et textuels dans quelques manuscrits de l’Histoire ancienne jusqu’à César, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 63-84. L’ormai consueta suddivisione del testo dell’Histoire in sezioni (dovuta a Paul Meyer) impedisce di rendersi conto del disegno unitario, evidenziato dalla disposizione testuale di alcuni antichi testimoni mss. – Ed.B.
063-222 Romagnani (Gian Paolo), Centro e periferia nella storiografia piemontese di metà Ottocento, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 205-22. Studio che analizza il rapporto tra la storiografia piemontese di metà Ottocento fra Torino e alcune realtà territoriali periferiche del Piemonte sabaudo, in cui si distinsero figure eminenti come Luigi Cibrario e Ercole Ricotti. – D.M.
063-223 Rossetti (Edoardo), “Tantus […] quantus apud Augustum Mecaenas”. Note su Marchesino Stanga committente, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 171-220. Si presenta una biografia artistica di Marchesino Stanga, favorito di Ludovico il Moro e segretario ducale incaricato del mecenatismo sforzesco di fine Quattrocento. – L.R.
063-224 Rossetti (Edoardo), Libri e uomini in viaggio. “Imprenditori culturali” tra Milano e Nord Europa nel Rinascimento, alcuni appunti, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 253-83. Sugli scambi culturali fra Milano e la Germania, asse commerciale su cui si muovono anche intellettuali, giuristi e librai-imprenditori (fra cui Ambrogio Caimi). – E.Gam.
063-225 Rouse (Rebecca) – Lissa Holloway-Attaway, Playing at the Page: Designing to Support Creative Readership Practices, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 147-66. Partendo dalle teorie sulle pratiche di lettura del XX secolo, con una particolare attenzione alle tipologie di lettori di libri mobili, riflette sul ruolo del designer della realtà mista interattiva e sulle strategie di supporto al lettore postdigitale. Propone l’esempio di Simmer (2019), un libro mobile realizzato a mano dalle autrici che oltre a pop-up e parti mobili tradizionali utilizza anche la realtà aumentata, in particolare componenti audio da ascoltare su dispositivi mobili. – Sara Brasca
063-226 Rusu (Marius), Molini, Landi & Comp. una libreria nella Firenze di inizio Ottocento, in Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, pp. 43-52. L’a. indaga un particolare frangente nella storia della storica libreria Molini di Firenze, ovvero l’unione della stessa (appena rilevata da Giuseppe Molini junior da suo padre) con la ditta di Giuseppe Landi e la collaborazione con Giovanni Rossini. La nuova società fu costituita con l’obiettivo di avere a disposizione importanti somme di denaro, ma anche per ammortare le spese ed eventualmente compensare le perdite nel settore editoriale. – D.M.
063-227 «Sallentina Tellus», II s., XII, 2016-2020. Prezioso notiziario di storia e attualità della sezione “Salento” Lecce-Brindisi dell’ Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme: si segnalano spunti e note sul rapporto del Salento con la Terra Santa (vedi tra gli altri Alessandro La Porta, Galateo e il viaggio in Terra Santa, pp. 124-33). – Ed.B.
063-228 Salvi (Paola), Punte acrome e ‘ripassature’ a inchiostro nel Codice Trivulziano di Leonardo da Vinci, «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 221-58. L’a. presenta i disegni a secco realizzati da Leonardo da Vinci nel Codice Trivulziano, alcuni dei quali poi ripassati a penna. Si dimostra altresì che l’artista usava talvolta la mano destra non solo per scrivere, ma anche per disegnare. – L.R.
063-229 Santi (Francesco), Avignone, Firenze e la rinascita dello “Studium” nel 1348. Per un altro sguardo sulla meta del secolo XIV, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 31-44. L’a. spiega come e perché l’impulso (interessato) di papa Clemente VI fu decisivo per l’impianto dello Studio fiorentino, in particolare attraverso l’attivazione della facoltà di Teologia nel 1349. – E.G.
063-230 Schulze (Ingo), La rettitudine degli assassini, Milano, Feltrinelli, 2022, pp. 272, ISBN 978-88-07-03503-6, € 18. Tra i rari romanzi che segnaliamo su «AB», questo è certo uno dei migliori dal punto di vista letterario, scritto con maestria da un a. ben noto che spinge il lettore a riesaminare la medesima vicenda da tre, diversissimi, punti di vista. Protagonista l’antieroe Norbert Paulini, libraio cresciuto nella DDR e drammaticamente trascorso nella nuova Germania unita, uomo colto, presuntuoso, umiliato, complesso, ambiguo. Un libro sui libri, il mestiere del libraio d’antiquariato, la psicologia dei lettori e dei librai. – Ed.B.
063-231 Sconza (Anna), Leonardo e la “necessaria raffigurazione delle Alpi” (Libro di pittura, cc. 235v-236v), «Libri & Documenti», XLIV-XLV (2018-2019), pp. 259-78. Alcune indagini sulle differenti raffigurazioni leonardesche delle Alpi: dapprima in maniera più fedele, poi più libera, in relazione a studi sulla formazione geologica delle catene montuose. – L.R.
063-232 Semplice come colomba. Beato Benedetto Passionei da Urbino, a cura di Aleksander Horowski, Roma, Istituto Storico Cappuccino, 2020 Þ rec. di Fabio Grammatico, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 349-51.
063-233 Serna-Rodrigo (Rocío) – José Rovida-Collado, Patrimonio textual de los videojuegos. Hacia unos criterios de selección y clasificación, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 247-62. I videogiochi occupano un posto di rilievo tra le produzioni culturali del XX-XXI secolo. Il saggio propone alcuni criteri coi quali identificare videogiochi di particolare rilevanza culturale e pedagogica; in secondo luogo, vengono presentati alcuni esempi in cui il patrimonio testuale e artistico è un elemento principe nella narrazione ludica. – D.M.
063-234 Serrai (Alfredo), Gabriel Naudé, Helluo librorum, e l’Advis pour dresser une bibliothèque, a cura di Fiammetta Sabba – Lucia Sardo, Firenze, University Press, 2021 Þ rec. di Paola Zito, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 348-9.
063-235 Spagnesi (Enrico), Lo Studium florentinum: approvazioni papali e imperiali, Statuti, in Studium Florentinum, a cura di L. Fabbri, pp. 45-82. Anche grazie a documenti inediti, l’a. illustra perché e con quali strategie istituzionali il Comune di Firenze, il papa (Clemente VI) e l’imperatore (Carlo IV di Lussemburgo) mirarono ugualmente a consolidare lo Studio cittadino. – E.G.
063-236 Squassina (Erika), Privilegi ed edizioni privilegiate nella Repubblica di Venezia (1527-1565), Milano, Milano University Press, 2022, pp. 478, ill. col., ISBN 979-12-80325-57-0 (cartaceo), 979-1280325-40-2 (PDF), 979-12-80325-62-4 (EPUB), € 39,90. Il vol. presenta il repertorio dei privilegi librari concessi dalla Repubblica di Venezia dal 1527 al 1565. Nella prima parte dello studio, preceduta dalla prefazione di Angela Nuovo, l’a. (già protagonista, per il progetto Emo Book Trade, della curatela del repertorio online dei privilegi librari veneziani) introduce il tema inquadrando storicamente e giuridicamente il contesto in cui si sviluppò il commercio librario della Laguna nel XVI secolo. La seconda e più consistente sezione rappresenta il repertorio vero e proprio. Chiudono il vol. gli indici dei nomi, le tavole e un’appendice che contiene l’elenco dei privilegi pre-1527. – P.S.
063-237 Storie d’autore, storie di persone. Fondi speciali tra conservazione e valorizzazione, a cura di Federica Ghersetti – Annantonia Martorano – Elisabetta Zonca, Roma, AIB, 2020 Þ rec. di Monica Bocchetta, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 362-5.
063-238 Storie salvate. Tre natività del Cinquecento da riscoprire, a cura di Antonio Mazzotta – Giovanni Valagussa, [Valmadrera], [Editoria Grafica Colombo], 2021, pp. 93, ill. col., ISBN 978-88-99899-02-8, € 20. Si presenta il catalogo della mostra svoltasi presso il Palazzo delle Paure di Lecco dal 5 dicembre 2021 al 5 marzo 2022 e realizzata in occasione della terza edizione di “Capolavoro per Lecco”. Il catalogo si apre con due presentazioni, firmate rispettivamente da mons. Davide Milani, prevosto di Lecco, e da Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco e Simona Piazza, vice sindaco e assessore alla cultura del Comune di Lecco. A seguire sono riprodotte le tre opere cinquecentesche che costituiscono la mostra: la Natività di Andrea Previtali, l’Adorazione dei pastori di un pittore veneto (forse Jacopo Bassano) e l’Adorazione dei pastori di Giovanni Battista Moroni. I tre dipinti appartengono all’area lombardo-veneta e, per motivi differenti, non sono stati quasi mai visti o studiati. – Martina Mineri
063-239 Studium Florentinum: l’istruzione superiore a Firenze fra XIV e XVI secolo, a cura di Lorenzo Fabbri, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2021 (Libri, carte, immagini, 16), pp. 283, ISBN 978-88-9359-598-8, € 38. Nel maggio del 1321 i consigli comunali di Firenze approvarono l’istituzione di uno Studium generale cittadino. Se, all’atto pratico, poco o nulla seguì a questa storica decisione – solo la seconda fondazione dello Studio fiorentino, tra 1348 e 1349, ottenne infatti il riconoscimento pontificio, rappresentando quindi la vera primizia per la città – essa segnò comunque uno snodo decisivo nella politica culturale di Firenze. Introdotto da Carla Maria Monti (che ripercorre la storia dello Studio, soprattutto in relazione alle Tre Corone e al difficile rapporto con l’Umanesimo), il vol. ha inteso focalizzare meglio quel cruciale passaggio, radunando una serie organica di saggi parzialmente derivati da un convegno promosso dall’Opera di Santa Maria del Fiore (Lo “Studium Florentiunum”, sec. XIV-XV; 22 aprile 2016), che lo aveva pensato per sollecitare un rinnovato interesse attorno alla storia dell’Università fiorentina e dei suoi personaggi, anche quelli minori o addirittura minimi. Chiude il vol., schedato sotto i singoli contributi, l’Indice analitico. – E.G.
063-240 Suárez García (Raquel) – Pablo Roza Candás, Las Humanidades Digitales y el Corpus Hispánico Morisco: balance, resultados y nuevas propuestas, in Lectura, edición académica y creación literaria en el medio digital. Una transformación silenciosa en la era de las Humanidades digitales, edición al cuidado de J. Burguillo – J. Merchan Sanchez-Jara, pp. 263-83. Contributo che presenta una rassegna critica delle Digital Humanities applicate al Corpus Hispánico Morisco, insieme a una dettagliata valutazione del suo utilizzo in relazione all’edizione e allo studio di testi ancora in gran parte inediti. L’articolo si concentra sulle proposte metodologiche più recenti, sviluppate all’Università di Oviedo, nell’ambito di una collaborazione trasversale nel “Seminario de Estudios Árabo-Románicos (SEAR)”. – D.M.
063-241 Sverzellati (Paola), L’ufficio di san Bassiano stampato da Comin da Trino nel 1561: note sull’esemplare conservato nella Biblioteca del Seminario vescovile di Lodi, «Aevum», 95, 2021, pp. 673-719. Autore Giovanni Giacomo Gabbiano, l’Officium, un volumetto in 4° di 24 cc., fu pubblicato a istanza di Pietro Antonio Scrocciolani (o Crocciolani), ed è oggi rarissimo. Uscito alla vigilia delle riforme liturgiche tridentine, l’operetta risulta però preziosa per il suo possibile confronto con i testi liturgici medioevali dedicati al patrono di Lodi. – Ed.B.
063-242 Tavelli (Federico), El patrimonio librario de Diego de Anaya. Su valor en la formación del humanismo español, Salamanca, Ediciones Universidad de Salamanca, 2020 (Obras de Referencia, 45), pp. 465, ill. col., ISBN 978-84-1311-444-6, € 35. Il vol. ricostruisce la collezione libraria dello spagnolo Diego de Anaya (1357-1437), consigliere del re, ecclesiastico e figura importante per lo sviluppo dell’umanesimo in Spagna, la cui maggior parte (circa 400 mss.) è passata dal Colegio Mayor de San Bartolomé da lui fondato alla Biblioteca General Histórica dell’Università di Salamanca. Dopo un Prólogo di Óscar Lilao Franca (pp. 13-5), una prefazione (17-8), una lista delle abbreviazioni (pp. 19-20) e una Introducción general sull’ argomento trattato (pp. 21-7), l’esposizione è divisa in tre parti: la prima parte, Estudio (pp. 31-129), è organizzata in quattro capitoli, rispettivamente sulla figura di Diego de Anaya, sulle fonti utili a identificare i suoi libri, sulle caratteristiche del suo patrimonio librario e sul suo ruolo di promotore di testi umanistici in Castiglia; la seconda parte (pp. 133-283) identifica, elenca e descrive i mss. di Diego de Anaya e altri del Colegio de San Bartolomé non provenienti dal patrimonio librario dell’ecclesiastico ma comunque collegabili alla sua figura; la terza parte (pp. 287-408) fornisce, a mo’ di appendice, la trascrizione di tre documenti importanti nella ricostruzione di questa collezione. Il vol., arricchito da numerose illustrazioni, si chiude con l’elenco di fonti mss. e a stampa e la bibliografia (pp. 409-21), un indice delle tavole (pp. 423-5), un indice degli autori e delle opere (pp. 427-54), un indice analitico (pp. 455-61) e un indice dei mss. della Biblioteca General Histórica dell’Università di Salamanca menzionati nell’opera (pp. 463-5). – S.C.
063-243 Tavoni (Maria Gioia), Storia di libri e tecnologie. Dall’avvento della stampa al digitale, Roma, Carocci, 2021 Þ rec. di Elena Gatti, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 365-8.
063-244 Telli (Francesca) – Sara Delgado Valdevira, La magia dei libri pop-up. Restauro di libri rari e straordinari, «Journal of Interactive Books», 1/1, 2022, pp. 78-87. Si individuano cinque categorie di libri pop-up, per ognuna delle quali si propongono esemplari significativi di Ernest Nister (Multiple layers), Lothar Meggendorfer (Animated books), Ulrico Hoepli (Scenic books e Carousel) e Robert Sabuda (Pop-up). Ne vengono analizzate la composizione materiale e la meccanica per realizzarne il restauro. – Sara Brasca
063-245 Timoneda (Joan), Il favolario, introduzione e traduzione di Donatella Gagliardi, Napoli, Libreria Dante & Descartes, 2021, pp. 175, ill. b/n, ISBN 978-88-61571-98-3, € 20. Il vol. presenta la prima traduzione in italiano dell’opera El patrañuelo (la princeps è quella di Valencia, Joan Mey, 1567) del valenzano Joan Timoneda (ca. 1518-settembre 1583), figura di spicco nella Spagna del Siglo de Oro, a. di coplas e racconti brevi, ma anche attore, drammaturgo e finanche editore di opere poetiche e teatrali, per cui si guadagnò anche il plauso del grande Cervantes. Traendo spunto da molteplici fonti narrative (dai Gesta germanorum all’Asino d’oro, ma soprattutto da composizioni italiane come Novellino, Decameron e Orlando Furioso), Timoneda sviluppa ventidue racconti, ciascuno introdotto da una redondilla (quartina rimata di ottosillabi), che riassume la tematica. Nel cappello introduttivo la traduttrice, a cui va il merito di farci conoscere un a. poco conosciuto in Italia, delinea anche un profilo biografico dell’a. spagnolo, insieme un catalogo delle opere e delle pubblicazioni da lui curate. – D.M.
063-246 Tomè (Paola), Testi elementari di esercizio per l’apprendimento del greco. Il caso dell’Appendix Aldina, in Aldo Manuzio editore, umanista e filologo, a cura di G. Comiati, pp. 75-117. Il contributo studia i modi con i quali Aldo Manuzio promosse lo studio della lingua e della letteratura greca, tramite la pubblicazione, oltre che delle opere letterarie in lingua originale passate al vaglio della filologia, di repertori grammaticali e lessicografici, nonché l’inserimento nei manuali di esercizi quali le traduzioni di testi greci elementari. Si analizza poi l’Appendix Aldina, testo tra i più importanti per l’apprendimento del greco, di cui si offre in appendice l’edizione critica di «una prima fase embrionale» (p. 83) dell’opera, il De diphtongis Graecis et ut Latinae fiant libellus (autografo di Aldo conservato ai ff. 31r-34v del codice miscellaneo Venezia, Fondazione Querini Stampalia, Cl. VII Cod. 2 [= 1274]), e della sezione teorica iniziale dell’Appendix Aldina. – S.C.
063-247 Tortorelli (Gianfranco), Lettera e produzione editoriale a Faenza nell’ Ottocento, «Rara volumina», 1-2, 2019, pp. 87-112. Contributo a tutto campo che indaga la progressiva mutazione nella produzione libraria nella Faenza ottocentesca, a fronte del progressivo ampliamento dei lettori grazie al processo alfabetizzazione delle masse popolari, affidato in loco alle scuole laiche e al Seminario Vescovile. Anche la produzione faentina fece la sua parte per avvicinare alla lettura una compagine sempre più larga, predisponendo titoli destinati a studenti di diversi gradi di istruzione, ma cercando di venire incontro anche al gusto del pubblico femminile. – D.M.
063-248 Trampus (Antonio), Gorizia tra la Spagna e la Polonia: la Istoria delle turbolenze di Giacomo Casanova e il mistero risolto di Vicente de Rustant, in Da Casanova a Michelstaedter. 200 anni della Biblioteca Statale Isontina, pp. 35-49. L’a. riprende l’esame delle complesse vicende editoriali della Istoria delle turbolenze della Polonia (Gorizia, per Valerio de Valerj, 1774-1775), opera di Giacomo Casanova la cui pubblicazione venne interrotta dopo la prima parte del secondo tomo e di cui sono noti attualmente solo 21 esemplari superstiti, giungendo a identificare in Vicente de Rustand la fonte principale delle notizie riportate dal famoso veneziano. – M.C.
063-249 Traniello (Elisabetta), L’ Accademia dei Concordi di Rovigo e l’Archivio del Comune di Adria. Archivi e collezioni fra storie di famiglia e di istituzioni, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 507-28. Il contributo focalizza l’attenzione sui primi sviluppi dell’antica Accademia dei Concordi di Rovigo, che divenne (grazie a un legato) biblioteca pubblica in comunione con l’ente municipale, dell’archivio civico del Comune di Adria, che prese avvio grazie alla raccolta storica allestita dalla famiglia Bocchi, poi divenuta bene pubblico. – D.M.
063-250 Troadec (Cécile), Roma crescit. Une histoire économique et sociale de Rome au XVe siècle, Rome, École française de Rome, 2020 (Bibliothèque des Écoles françaises d'Athènes et de Rome, 385), pp. 556, ISBN 978-2-7283-1402-7, € 40. L’ampio lavoro presentato costituisce una solida analisi storico-economica della Roma Quattrocentesca. Tutto sommato marginale risulta l’interesse per la Curia o, più in generale, per la storia non solo religiosa, ma culturale della città. Interessanti per i fini qui sottesi le pp. dedicate allo sviluppo del ceto artigiano, tra interpretazione di una Roma puramente consumatrice di beni, e considerazioni circa la presenza di un ceto produttivo, incoraggiato dalla politica papale rivolta allo sviluppo dello Studium Urbis, all’inserimento di artefici stranieri, nonché di studenti ed ecclesiastici (pp. 167-238 e 257-93): preziose le pagine sui tipografi (pp. 184-5), basate su Paolo Veneziani, Fabbricazione e commercio di caratteri a Roma nel Quattrocento, «RR. Roma nel Rinascimento», 2005, pp. 267-88. Utili in fine la tavola dedicata alle unità di misura e la nota sulle monete in circolazione nella Roma del tempo (pp. 461-6). – Ed.B.
063-251 Trombetta (Vincenzo), La biblioteca della Marchesa Pompadour, «Rara volumina», 1-2, 2019, pp. 29-62. Analisi commentata del catalogo dei voll. appartenuti alla chiaccheratissima Jeanne-Antoniette Poisson, meglio nota come Madame Pompadour, costituita secondo i canoni tradizionali di antico regime, anche se carente di organicità e completezza, probabilmente dovute alla «onnivora curiosità, più pratica che speculativa, della proprietaria, attratta da libri di grande formato con fastosi corredi iconografici e squisite legature, ma poco intenta ad apprezzarne l’intrinseco valore bibliologico» (p. 61). Molto nutrita e interessante la sezione di libri italiani, considerata nel contributo alle pp. 55-61. – D.M.
063-252 Trombetta (Vincenzo), Le dediche reali nell’editoria napoletana dell’ultimo decennio borbonico, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 105-16. Dedicare la propria opera al regnante, anche a Napoli, era un privilegio raro: a metà Ottocento se ne occupava il Consiglio generale della Pubblica istruzione. – Ed.B.
063-253 Trombone (Antonella), Principi di catalogazione e rappresentazione delle entità bibliografiche, presentazione di Diego Maltese, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2018, (Collana Percorsi AIB, 3), pp. 324, ISBN 978-88-7812-263-5, € 30. Dal modello proposto da Antonio Panizzi al recente BIBFRAME sviluppato dalla Library of Congress, il vol. esamina un secolo e mezzo di teoria catalografica e di trattamento e descrizione del dato bibliografico, riproponendo l’interrogativo sulla funzione della figura del bibliotecario nella complessa liquidità del sistema informativo attuale. – F.F.
063-254 Trombone (Antonella), Teresa Motta: una bibliotecaria e “un anno di vicende memorabili”. Con lettere inedite di Francesco Barberi e Manlio Rossi Doria (1943-1949), presentazione di Alberto Petrucciani, Rionero in Vulture, Caliceditori, 2020 Þ rec. di Elena Scrima, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 358-60.
063-255 Turchi (I), Lepanto, Ascanio della Corgna, la Lega Santa. Mostra bibliografica per il 450° anniversario della battaglia di Lepanto (Città della Pieve, Palazzo della Corgna, 2-7 ottobre 2021), a cura di Paolo Tiezzi, Montepulciano, Società Bibliografica Toscana, 2021 (Il Moreni, 18), pp. 83, ill. b/n e col., ISBN 978-88-98282-63-0, s.i.p. Catalogo della mostra di libri, bandi e incisioni (di cui 27 risalenti al XVI secolo, 2 al XVII e 2 al XVIII), organizzata dalla Società Bibliografica Toscana e dal Comune di Città della Pieve per celebrare la ricorrenza dei 450 anni dalla Battaglia di Lepanto, nella quale il condottiero Ascanio Della Corgna partecipò con un ruolo di assoluto rilievo. Al catalogo vero e proprio (a cura dell’avv. Paolo Tiezzi, pp. 23-83) si accompagnano anche due contributi di Luca Marchegiani, Il Palazzo della Corgna di Città di Pieve (pp. 9-12) e Niccolò Circignani detto il Pomarancio, dalle committenze dei della Corgna al legame con Città della Pieve (pp. 13-5), oltre alla riproduzione della scheda descrittiva del ms. 2949 della Biblioteca comunale Augusta di Perugia che contiene una raccolta di documenti, testi e carteggio relativi ad Ascanio della Corgna (pp. 17-22). – D.M.
063-256 Vacalebre (Natale), “Molte cose in diversi luoghi”. The early printed editions of Dante’s Commedia with the comento by Cristoforo Landino and their paratextual features (1484-1497), «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 177-96. La comparsa del commento di Landino nel 1481 fornì il testo di un ampio e solido apparato esegetico, pienamente sfruttato dalle edizioni veneziane successive (1484-1497), qui accuratamente analizzate. – Ed.B.
063-257 Vacalebre (Natale), Navigating the seas of human knowledge : Hernando Colón and the new world of books, in «Mediterranea. International Journal on the Transfer of Knowledge», 7, 2022, pp. 449-67. L’a. offre una ricca disamina della figura dell’umanista Hernando Colón, a partire da alcune pubblicazioni recenti a lui dedicate. Figlio di Cristoforo Colombo, Colòn fu un rivoluzionario navigatore e collezionista librario che scelse di dedicarsi alla raccolta e alla catalogazione di tutto lo scibile umano, da racchiudere nella sua “Bibliotheca Hernandina”. Di notevole interesse gli spunti circa le norme bibliografiche da lui introdotte e le vicende relative alla conservazione e alla dispersione della raccolta dopo la sua morte. – Maddalena Baschirotto
063-258 Varanini (Gian Maria), Fonti documentarie e istituzioni culturali nelle città venete dei decenni centrali dell’Ottocento: archivi e biblioteche municipali, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 429-72. Contributo che analizza come, dalla prima metà del XIX secolo, le biblioteche municipali venete fossero diventate luogo di conservazione non solo libraria, ma anche della documentazione archivistica pubblica e privata. In particolare, si pone l’attenzione sulle istituzioni e i protagonisti delle città di Verona e Vicenza, ma con alcun cenni anche su Treviso, Bassano e Padova, dove operarono archivisti e bibliotecari di estrazione borghese, laureati presso l’ateneo patavino sul finire dell’Ottocento. – D.M.
063-259 Varese (Ranieri), Materiali per lo studio della produzione a stampa nella Ferrara del XVIII secolo, postfazione di Maria Gioia Tavoni, Bologna, Pendragon, 2022, pp. 247, ill. b/n, ISBN 978-88-3364-462-2, € 25. Pur non rappresentando una esaustiva storia della stampa a Ferrara, questo vol. raccoglie ed esamina un’importante quantità di documenti inediti sulla tipografia ferrarese del XVIII secolo (sia archivistici che materiali, con alcune lacune obbligate dalle chiusure causate dalla pandemia) e rappresenta uno studio di notevole interesse e utilità che offre diversi spunti per ulteriori ricerche e approfondimenti. Il vol. raccoglie anche le schede di 9 tipografi ferraresi nel ’700 e un ricco apparato di tavole. In chiusura la postfazione di Maria Gioia Tavoni, bibliografia e indice dei nomi. – P.S.
063-260 Venezia (Antonella), Tra due patrie. Erudizione a Napoli tra i Borbone e l’Unità (1840-1880), in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 859-68. Il contributo focalizza l’attenzione sull’erudizione napoletana tra il 1840 e il 1880, a partire dalle partecipazioni al VII Congresso degli scienziati (1845), per poi confluire sui luoghi principali del dibattito culturale napoletano (archivi cittadini e Società napoletana di storia patria). – D.M.
063-261 Versiero (Marco), 1482: Leonardo in transito, da Firenze a Milano, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 95-122. L’arrivo alla corte sforzesca di Leonardo, che vi ebbe contatti con fiorentini di estrazione medicea, è contestualizzato nelle più ampie relazioni politiche e culturali fra Lorenzo il Magnifico e Ludovico il Moro. – E.Gam.
063-262 Vetrugno (Roberto), Castiglione a Milano, in Rinascimenti in transito, a cura di G. Baldassari – G. Barucci – S. Carapezza – M. Comelli, pp. 229-52. Grazie all’epistolario si definiscono le frequentazioni milanesi dell’a. del Cortegiano, dagli anni di formazione ai viaggi militari e diplomatici; ampio spazio ha la lettera dell’8 ottobre 1499 in cui descrive l’ingresso trionfale in città di Luigi XII. – E.Gam.
063-263 Viaggiare nel testo. Scritture, libri e biblioteche nella storia 2019, Sermoneta (LT)-Milano, Fondazione Roffredo Caetani di Sermoneta onlus-C.R.E.L.E.B. («Quaderni dei Seminari “Aldo Manuzio” di Sermoneta», 1), 2022, pp. XII+133, ill. b/n e col., ISBN 978-88-94287-55-4, € 8. Primo vol. della nuova collana di pubblicazioni della Fondazione Roffredo Gaetani di Sermoneta (LT), che dal 2019 in collaborazione con il C.R.E.L.E.B. dell’Università Cattolica ospita a cadenza annuale il “Seminario Aldo Manuzio”, ciclo di incontri il quale offre a dottorandi e giovani ricercatori un proficuo momento di incontro e confronto, con la possibilità di presentare i propri studi dalla filologia alla storia del libro, dalla paleografia alla storia delle biblioteche. Dopo i saluti introduttivi di Tommaso Agnoni, presidente della Fondazione Caetani (pp. V-VI), segue una premessa di Maria Cristina Misiti, vicepresidente della stessa (pp. VII-X) e una Nota al benigno lettore di Luca Rivali (pp. XI-XII). Il vol. è gratuitamente reso disponibile online sul sito libriantiqui.it. È schedato sotto i singoli contributi. – D.M.
063-264 Vitali (Stefano), Dall’ amministrazione alla storia, e ritorno: la genesi della rete degli archivi di Stato italiani fra la Restaurazione e l’Unità, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, I, pp. 21-70. Dopo la fine dell’età napoleonica, fu ripristinato il ruolo fondamentale degli archivi a supporto di diritti, politica e amministrazione, ma fu solo con i provvedimenti di unificazione della legislazione archivistica nazionale negli anni Settanta del XIX secolo che fu riconosciuto il diritto di accesso agli archivi come fonti per la storia. – D.M.
063-265 Vitari (Viviana), Come sviluppare le competenze informali del bibliotecario, Milano, Bibliografica, 2020, (Library toolbox, 39), pp. 81, ISBN 978-88-9357-138-8, € 8. Agilissimo libretto che, più che vere e proprie indicazioni, fornisce spunti, idee, riflessioni a proposito della formazione continua. F.F.
063-266 Vivoli (Carlo), Dalle cancellerie alle Società di storia patria: gli archivi comunali della Toscana tra Granducato e Regno d’Italia, in Erudizione cittadina e fonti documentarie. Archivi e ricerca storica nell’Ottocento italiano (1840-1880), a cura di A. Giorgi – S. Moscadelli – G. M. Varanini – S. Vitali, II, pp. 837-58. Il saggio ripercorre le vicende degli archivi comunali della Toscana nel passaggio dal Granducato al Regno d’Italia, mettendo in evidenza sia il ruolo svolto dalle istituzioni archivistiche e governative che quello delle Società di storia patria. Tuttavia, nei primi decenni dall’unificazione stentò a farsi strada una visione di archivi e biblioteche come strumenti per la crescita culturale del Paese e la salvaguardia delle memorie ereditate dal passato fu più che altro affidata alla volontà di personalità o associazioni spesso isolate anche nelle comunità di appartenenza. – D.M.
063-267 Volpato (Giancarlo), Un piccolo archivio per una grande storia: importanti documenti nella biblioteca e nel museo napoleonico di Rivoli Veronese, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 139-57. Per i nostalgici di Napoleone, ecco presentato l’archivio del Museo di Rivoli Veronese (dove trionfò il generale Masséna, poi “duc de Rivoli”, per i cultori del libro figurato), museo che ha acquistato di recente nuovo materiale documentario. – Ed.B.
063-268 Zabbia (Marino), I cronisti fiorentini e la scelta del volgare. Una nota, in Les Chroniques et l’histoire universelle, pp. 237-47. È il successo del volgarizzamento del Trèsor di Brunetto a influenzare la stesura di cronache volgari nella Toscana tra XIII e XIV secolo. – Ed.B.
063-269 Zappella (Giuseppina), Le marche dei tipografi e degli editori europei (sec. XV-XIX). Parte I: Le tipologie. 4: Parlanti dell’insegna (allegorie e simboli) (3844-5144), Milano, Editrice Bibliografica, 2021, pp. 871, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-396-2, € 99. Si tratta del quarto vol. della raccolta delle marche dei tipografi ed editori europei dal 4 all’800, in questo caso con un approfondimento ad allegorie e simboli. Come ammesso nella presentazione dell’opera, non si tratta tanto di un repertorio – quasi impossibile fornirne esaustività quantitativa e presenza nelle edizioni –, quanto di una raccolta di oltre 5000 marche tipografiche (in questo vol. sono 1328, dalla 3844 alla 5144, di cui 462 non censite in repertori specifici) riprodotte e descritte. In particolare, il vol. 1 è diviso in due parti. La prima descrive e riproduce le marche divise in 14 parti monotematiche (più un indice cumulativo), di cui si offre un’introduzione al tema, una breve descrizione, una riproduzione e vari indici. La seconda mette in relazione lo studio sulle marche tipografiche offrendo una riflessione sui molteplici aspetti tra loro correlati, come funzione, evoluzione stilistica, caratteristiche, varianti. In chiusura di vol. bibliografia e indici. – P.S.
063-270 Zardin (Danilo), Teresa di Gesù nella Lombardia di Cinque-Seicento, in “Con llama que consume y no da pena”. El hispanismo ‘integral’ de Giuseppe Mazzocchi, a cura di Andrea Baldissera – Paolo Pintacuda – Paolo Tanganelli, Como-Pavia, IBIS, 2022, pp. 389-404. Partendo dalle vicende personali del nobile milanese Marco Aurelio Verdesio, poi carmelitano scalzo col nome di Pietro Giacomo di Santa Maria, l’a. indaga con acume la presenza degli scritti della santa nella Milano del XVII secolo. – Ed.B.
063-271 Zendri (Christian), Le opere di Antonio Rosmini e la Congregazione dell’Indice. Spigolature storico-giuridiche, «Atti della Accademia Roveretana degli Agiati», ser. X, II/A, 2020, pp. 155-64. Prendendo spunto dal vol. di Stefania Zanardi, La filosofia di Antonio Rosmini di fronte alla Congregazione dell’Indice: 1850-1854, Milano, FrancoAngeli, 2018, l’a. sottolinea come l’esame romano fu in realtà il primo tentativo di lettura e interpretazione complessiva del pensiero del roveretano. – Ed.B.
063-272 Zito (Paola), Tiberio Malfi barbiere e medico dell’anima: la parola al paratesto, «Paratesto», XVIII, 2021, pp. 159-73. Attraverso l’analisi dell’edizione del suo Riflesso dell’uomo interiore (Napoli 1650), si analizza la figura del suo a., accusato di aderire al quietismo (Þ «AB» 63-M). – Ed.B.
ABEI 1, 2, 3
Agostino 13, 85, 86, 87
Ambrogio 7
Antiquariato librario 40, 64, 167, 168, 186
Archivi e archivistica D, 9, 20, 22, 23, 32, 33, 38, 45, 46, 57, 58, 61, 71, 78, 99, 104, 119, 122, 126, 127, 134, 147, 149, 172, 181, 205, 207, 208, 211, 249, 258, 264, 266, 267
Biblioteche e biblioteconomia F, 12, 29, 56, 59, 73, 81, 112, 123, 129, 150, 153, 156, 158, 161, 162, 170, 176, 220, 230, 234, 253, 254, 265
Bodoni 167
Cartografia 188
Censura B, M, 76, 109, 133, 151, 202, 271
Cia Ubaldini 4
Civis 65, 82
Claudio Groff 114
Collezionismo e collezioni private 206, 209, 242, 251, 256
Dante e dantismo A, 48, 50, 117, 135, 150, 155, 160, 164, 198, 200, 256
Editoria 400 G, 17, 19, 26, 27, 30, 39, 45, 49, 84, 88, 89, 90, 92, 98, 100, 111, 120, 145, 182, 192, 195, 262
Editoria 500 B, C, 15, 53, 68, 101, 108, 124, 125, 175, 177, 195, 236, 241, 245
Editoria 600 M, 25, 70, 195, 196, 270
Editoria 700 25, 109, 142, 152, 195, 214, 259
Editoria 800 I, L, 32, 44, 52, 113, 128, 213, 222, 226, 247, 252, 260
Editoria 900 E, 54, 55, 60, 103, 185, 194
Editoria contemporanea E, 14, 34, 171
Editoria digitale 14, 16, 34, 42, 47, 55, 137, 141, 148, 169, 180, 190, 233, 240
Editoria musicale 97
Guido da Pisa 79
Illustrazione e iconografia 7, 28, 31, 66, 67, 74, 77, 83, 91, 94, 136, 163, 184
Leonardo 10, 21, 110, 228, 231, 261
Libri pop up, animati e interattivi 72, 75, 78, 105, 118, 130, 131, 139, 143, 159, 173, 197, 214, 225, 244
Manoscritti 5, 10, 69, 77, 111, 115, 116, 157, 177, 183, 204, 208, 218
Manuzio 6, 18, 51, 132, 193, 199, 201, 246
Medievistica 62, 78, 95, 121, 127, 144, 146, 174, 191, 210, 215, 221, 223, 250, 268
Mino Milani 171
Mostre librarie 165, 194, 238m 255
Paratesti 63, 68, 195, 272
Sciascia H, 106, 138, 203, 216
Storia della tipografia e del libro 26, 107, 161, 163, 269
Studium Florentinum 11, 37, 93, 102, 229, 235, 239
Terra Santa 227
Vespasiano da Bisticci G
In memoria di Sabina Magrini
Sabina Magrini, direttrice dell’Archivio di Stato di Firenze, si è spenta il 16 maggio 2022 nell’ospedale Misericordia di Grosseto per la fatalità di un destino a volte insondabile. Aveva soli 52 anni, poiché era nata a Roma il 28 luglio 1969. Dopo la maturità classica al «Francesco Vivona», nel cuore dell’EUR, si era iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, dove aveva discusso la tesi con Paola Supino Martini (1942-2002), cresciuta alla scuola di Giorgio Cencetti, Alessandro Pratesi, Armando Petrucci. Proprio alla cattedra di Paleografia latina di Petrucci la Supino era succeduta nel 1992, e nell’anno accademico 1992-93 Sabina Magrini difese la sua dissertazione in Paleografia latina, anche nel titolo recante l’impronta di Petrucci: Per la storia del libro nel s. XIII: realizzazione, scrittura e referenti culturali della ‘Bibbia’ dell’Aracoeli. Naturale complemento della laurea in Paleografia latina era sin da allora il biennio di Paleografia greca alla Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, conclusa nell’estate del 1994, immediatamente inanellata alla triennale Scuola di specializzazione per conservatori di beni archivistici e librari della civiltà monastica, dell’Università di Cassino, terminata nel 1997. Le Bibbie latine del Duecento e Trecento erano nel frattempo divenute oggetto del suo percorso di Dottorato, condotto sempre alla Sapienza: si trattava della prima e unica Scuola di Dottorato in Europa, fondata nel 1985, intitolata alla Paleografia greca e latina. Magrini entrò nell’XI ciclo (1995-96), guidata dalla stessa Supino, coordinatore del Dottorato, mentre frequentava la Scuola di specializzazione di Cassino, e concluse il corso di studi nel 2000 (La Bibbia latina in Italia tra i ss. 13.-14. dalla produzione al consumo, Dottorato di ricerca in Paleografia greca e latina, XI ciclo, coordinatore: Paola Supino Martini; Roma, Università degli studi di Roma La Sapienza, 1999). Mentre Sabina Magrini era all’anno conclusivo del triennio dottorale fu bandito dal Ministero per i beni culturali e ambientali – era il settembre 1998 –, il primo concorso per bibliotecari dopo una lunga interruzione nelle assunzioni dei ruoli medi e apicali nelle biblioteche pubbliche statali. Sabina condusse brillantemente il concorso e risultò assunta dal 2 novembre 1999 presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, all’epoca diretta da Franca Arduini. Al decennio laurenziano, basilare per la formazione professionale della giovane paleografa divenuta bibliotecaria, risale l’intensa attività di studio e di ricerca, nonché la sua specializzazione nel campo dell’informatizzazione bibliografica e della digitalizzazione dei manoscritti, culminata nel progetto codiretto con Emiliano Degl’Innocenti (Società internazionale per lo studio del medioevo latino, SISMEL). In biblioteca trovò naturale profondere l’innato spirito di servizio nella Sala studio, negli uffici della Direzione e nelle attività espositive e scientifiche, a contatto con docenti e ricercatori di tutto il mondo che all’epoca affollavano i tavoli. A chi ha frequentato la Sala studio laurenziana durante quegli anni viene subito incontro il ricordo di una bibliotecaria disponibile e gentile, sorridente e preparata. Nel decennio fiorentino Magrini proseguì la collaborazione, iniziata sin dal primo volume nel 1993, alla stesura delle schede della BMB, la Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana (Roma, Viella), oggi giunta al XXIX tomo. Spese tempo ed energie per offrire contributi, in forma sia di puntuali schede sia di brevi interventi critici, all’interno delle mostre, non solo laurenziane, e dei relativi cataloghi. Se ne potrebbe distendere un nutrito elenco, fra cui spiccano La Biblioteca di Michelozzo a San Marco: tra recupero e scoperta, a cura di Magnolia Scudieri e Giovanna Rasario (Firenze, Giunti, 2000); Le Bibbie atlantiche, a cura di Marilena Maniaci e Giulia Orofino, aperta a Montecassino e in Laurenziana (Milano, Centro Tibaldi, 2000); Il Rinascimento in Italia. La Civiltà delle corti, tenutasi a Tokyo, The National Museum of Western Art nel 2001 (Tokyo, Imex Fine Art, 2001); In the light of Apollo: Italian Renaissance and Greece, allestita ad Atene tra 2003 e il 2004 a cura di Mina Gregori (Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2004); La forma del libro: dal rotolo al codice, a cura di Franca Arduini (Firenze, Mandragora, 2008); Coluccio Salutati e l'invenzione dell'Umanesimo, a cura di Teresa De Robertis, Giuliano Tanturli e Stefano Zamponi (Firenze, Mandragora, 2008); The Splendour of the Medici: Art and Life in Renaissance Florence (Budapest, Museum of Fine Arts, 2008); Diaita: le regole della salute nei manoscritti della Biblioteca Medicea Laurenziana, a cura di Donatella Lippi (Firenze, Mandragora, 2010). Naturalmente, come spettava alle bibliotecarie laurenziane, Sabina Magrini destinò schede a tutti i cataloghi delle mostre in San Lorenzo e curò la parte di comunicazione tecnologica e la traduzione in inglese. Alle pagine di cataloghi di mostra, testi di alta e precisa divulgazione, Magrini accostò scritti improntati a serio rigore disciplinare, rivolti agli specialisti paleografi e codicologi. Compose saggi di notevole impegno, come quelli dedicati alla Bibbia appartenuta al convento francescano di S. Maria in Aracoeli (La Bibblia dell’Aracoeli nella Roma di fine Duecento, «Scrittura e civiltà», 4, 2000, pp. 227-250), alla Bibbia Amiatina («Per difetto del legatore»: storia delle rilegature della Bibbia Amiatina in Laurenziana. Con una premessa di Franca Arduini, «Quinio», 3, 2001, p. 137-167), alle Bibbie universitarie (La Bibbia all’Università (secoli XII-XIV). La Bible de Paris e la sua influenza sulla produzione scritturale coeva, in Forme e modelli della tradizione manoscritta della Bibbia, a cura di Paolo Cherubini, Città del Vaticano, Scuola Vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, 2005, p. 407-421) o alla produzione e all’uso delle Bibbie latine fra Duecento e Trecento (Production and Use of Latin Bible Manuscripts in Italy during the Thirteenth and Fourteenth Centuries, «Manuscripta», 51, 2007, pp. 209-257), desunti in parte dalle tesi discusse alla Sapienza. Nonostante il lavoro di bibliotecaria assorbisse energie crescenti, via via che si andavano svuotando i ruoli per pensionamenti o trasferimenti, Sabina non si sottrasse a presentazioni di ricerche condotte sul patrimonio laurenziano a convegni internazionali. Fu così che relazionò su palinsesti greci della Medicea Laurenziana al congresso internazionale «Libri palinsesti greci: conservazione, restauro digitale, studio», tenutosi a Villa Mondragone e a Grottaferrata nell’aprile 2004 (gli atti, a cura di Santo Lucà uscirono a Roma, Comitato nazionale per le celebrazioni del millenario della fondazione dell'Abbazia di S. Nilo a Grottaferrata, 2008). A suggello degli intensi anni fiorentini sta il suo impegno, condotto in veste di responsabile dei servizi informativi della Biblioteca, per l’elaborazione e la progettazione del catalogo aperto dei manoscritti laurenziani, online dal 2010 (se ne legge in un suo saggio, uscito in «Biblioteche oggi», XXVIII, 2010, fascicolo 5, pp. 11-20). Naturale prosecuzione del titolo dottorale sarebbe forse stata la carriera accademica, resa più incerta dalla morte prematura di Paola Supino nel 2002 e dalla decisione, assunta nel 1998, di intraprendere il più stabile mestiere delle biblioteche che la portò a rinunciare – come si apprende dalla corrispondenza privata edita nel recentissimo ricordo di Franca Arduini – ad una borsa post-dottorato. Magrini fu sempre, infatti, bibliotecaria studiosa, con una forte inclinazione anche per la collaborazione internazionale e per la condivisione e la trasmissione del contenuto delle sue ricerche; non per caso firmò infatti contratti di insegnamento nel Master in Catalogazione dei beni archivistici e librari dell’Università degli studi «G. d’Annunzio» di Chieti. A riprova della sua disinvoltura ad operare in contesti internazionali, sorprendente per una giovane bibliotecaria del Ministero, sta la generosa – e discreta – collaborazione alla preparazione dei materiali comunicativi per il World Library and Information Congress dell’IFLA, tenutosi a Milano in agosto 2009, organizzato tra Milano, Roma (sede dell’AIB) e Firenze, intorno alla cattedra di Biblioteconomia di Mauro Guerrini, presidente AIB all’epoca della conferenza. Dal marzo 2010 Magrini, ottenuta la nomina a dirigente bibliotecario, lascia Firenze e dà avvio al peregrinare di sede in sede, chiamata a dirigere biblioteche pubbliche statali. Pur continuando a risiedere a Prato (e senza nessuna facilitazione logistico-finanziaria, come in passato, da parte del Ministero) prima fu la «Stelio Crise» di Trieste. L’energica direttrice, entusiasta del nuovo ruolo, avviò con convinzione l’iter per l’intitolazione dell’Istituto al bibliotecario Stelio Crise (1915-1991), e delineò il progetto per la realizzazione dello Studio Luttazzi, lasciando un segno indelebile del suo lavoro a Trieste, come ha ricordato Francesca Richetti, attuale direttrice della Biblioteca. Per oltre sei, operosissimi, anni, ossia dal marzo 2012 al novembre 2018 Sabina Magrini lavorò in Emilia-Romagna. Ricoprì l’incarico di direttore (così si firmava nei documenti ufficiali e nei messaggi di posta elettronica) della Biblioteca Palatina e del Museo Bodoniano di Parma per quasi un triennio (2012-2015), poi assunse quello di segretario regionale del MiBACT per l’Emilia-Romagna (2015-2018), ufficio di coordinamento degli istituti del Ministero in Regione creato con la riforma Franceschini del 2014. In Palatina Sabina Magrini lavorò per connettere la Biblioteca, le sue collezioni, il suo pubblico nel più vasto contesto della rete, senza trascurare per questo l’ambiente culturale della città, ricca di manifestazioni di orizzonte internazionale e di istituzioni antiche, chiamate a collaborare agli eventi via via organizzati alla Pilotta. Dopo la trasformazione istituzionale del Museo Bodoniano, reso Fondazione da Andrea De Pasquale, le sue cure furono rivolte alla valorizzazione delle collezioni bodoniane, culminate nella memorabile mostra del bicentenario della morte di Bodoni, allestita alla Pilotta nel 2013 a cura dello stesso De Pasquale, con la collaborazione del Museo, della Palatina, della Soprintendenza dei beni artistici di Parma e Piacenza e della Fondazione Cariparma. In quegli anni Sabina Magrini promosse la libera consultazione ad accesso aperto di molti materiali digitalizzati attinenti al tipografo di Saluzzo, inclusi i carteggi, in collaborazione con la «Biblioteca Bodoni», ideata da Pedro Cátedra dell’Università di Salamanca. A dicembre 2014 Magrini inaugurò la Teca digitale della Palatina, concepita per ospitare manoscritti, stampe, strumenti di corredo, insomma un «luogo di aggregazione e di integrazione di contenuti informativi diversi, soggetti a costante arricchimento e aperti, per l’appunto, al contributo di studiosi anche esterni alla Biblioteca stessa», come si legge sul sito web con parole senz’altro ispirate, se non proprio scritte, dall’ideatrice della Teca digitale. Purtroppo il progetto – in sinergia con il programma KTIV della National Library of Israel, che digitalizzò a sue spese l’intero fondo manoscritto ebraico di Giovanni Bernardo De Rossi – è stato abbandonato da chi assunse la direzione del Complesso parmense dopo di lei, con grave danno per gli studiosi e delle collezioni digitalizzate, analiticamente indicizzate ma ora non più consultabili in rete. A Parma Magrini ideò e realizzò la prima iniziativa scientifica e divulgativa volta a approfondire la figura di Angelo Pezzana (1772-1862). Con il coinvolgimento sia del direttore Leonardo Farinelli sia dei bibliotecari palatini sia degli studiosi più accreditati, diede vita alla mostra e al successivo convegno di studi, tenutosi a maggio 2013, volto a riscoprire Pezzana che più a lungo di altri guidò la Parmense, arricchendola nei 58 anni della sua direzione di fondi rilevantissimi, nel solco di Paciaudi e Affò. Gli atti del congresso, usciti in ebook, aprirono anche una collana («Parmensia. Fonti e studi»), progettata per «la diffusione nella comunità degli studiosi dei risultati di ricerche che riguardino la Biblioteca nel suo contesto storico e culturale e la pubblicazione di specimina della documentazione originale inedita conservata presso la stessa Istituzione ancora ignoti ai più e meritevoli invece di valorizzazione», come si legge nella premessa, stesa dalla curatrice (Cultura emiliana e cultura europea nell’Ottocento. Intorno ad Angelo Pezzana: atti del convegno di studi, Parma, Palazzo della Pilotta, 17-18 maggio 2013, a cura di Sabina Magrini, Roma, iKonaLiber, 2015, p. 7). Mentre lavorava in Palatina diede alle stampe l’ultimo dei suoi saggi paleografici incentrati sulle Bibbie volgari del tardo Medioevo (Vernacular Bibles, Biblical Quotations and the Paris Bible in Italy from the Thirteenth to the Fifteenth Century: a First Report, Leiden-Boston, Brill, 2013, pp. 237-259), ospitato nella prestigiosa collana «Library of the Written World». A Parma non mancarono i momenti bui: sul finire dell’ottobre 2012, pochi mesi dopo il suo insediamento, il direttore fronteggiò un principio di incendio occorso nella Galleria Petitot. La Palatina fu chiusa e, con rara tempestività, si ebbero il completamento dei lavori di adeguamento impiantistico resi necessari dall’incidente e la riapertura della sede. Archiviata l’esperienza della Palatina e del Bodoni, marginalizzati dall’inclusione nel nuovo progetto museale, l’azione in veste di segretario regionale del Ministero guidato da Franceschini si distese su molti versanti. Proprio in veste di Segretario regionale Sabina Magrini fu chiamata ad assumere le direzioni ad interim prima delle Gallerie Estensi, con sede a Modena, poi dello stesso Complesso Monumentale della Pilotta di Parma, istituti creati dalla riforma Franceschini per scorporo o aggregazione di precedenti strutture amministrative e con conferimento ad esse di autonomia speciale. Furono anni di fatiche improbe, aggravate dalla gestione delle conseguenze del sisma del maggio 2012, sisma che mise a dura prova pure le strutture amministrative e tecniche dedicate alla tutela dei beni culturali in Regione. Quale segretario regionale Magrini fu chiamata a rendere operativa la riforma Franceschini del 2014, implicante faticose suddivisioni di spazi, personale e risorse tra le strutture esistenti. Tra le maggiori difficoltà quella relativa alle nuove competenze in materia di procedimenti di tutela. Con la riforma i segretari regionali assumevano infatti la presidenza della Commissione regionale per il patrimonio culturale, nuovissimo organo collegiale competente a deliberare provvedimenti di tutela, sino ad allora riferiti a organi monocratici (in passato i direttori generali ed i soprintendenti, in seguito i direttori regionali). Attraverso una sorta di rivoluzione nel mondo della tutela, che inevitabilmente ha dovuto superare resistenze non piccole, Sabina Magrini «pur proveniente da esperienze professionali assai diverse, ha dato prova di eccezionali doti di pazienza e di fermezza consentendo il radicamento del nuovo organismo nella pratica amministrativa, divenuta ordinaria soprattutto grazie alla sua abnegazione», come ha testimoniato a chi scrive Roberto Lipparini, direttore amministrativo del Segretariato e segretario della Commissione negli anni dal 2015 al 2018. Al tempo del Segretariato Sabina Magrini ereditò la responsabilità di tutti i cantieri ancora aperti seguiti al sisma del 2012 in Emilia, oltre a tutti quelli previsti dalle altre programmazioni, talvolta anche di grandi dimensioni come il MEIS (Museo nazionale dell’Ebraismo e della Shoah) di Ferrara. Pur assorbita dall’ estenuante mole delle pratiche burocratico-amministrative, richieste dalla gestione dei cantieri, che fronteggiò con notevole capacità organizzativa, Sabina accompagnò l’azione amministrativa intorno a specifiche situazioni alla riflessione e all’approfondimento di idee a vantaggio della comunità professionale e di studio. Gli anni del Segretariato portarono a significative realizzazioni ad alto valore tecnologico, per le quali Sabina Magrini impiegò le competenze acquisite nei comitati di gestione dei poli SBN italiani (Trieste, Parma, bolognese UBO). Fra i molti risultati conseguiti, grazie alla collaborazione di esperti funzionari del Segretariato, come l’archeologa Ilaria Di Cocco, val la pena menzionare la crescita del WebGIS (www.patrimonioculturale-er.it), voluto nel 2013 dall’allora direttore regionale Carla Di Francesco inizialmente per georeferenziare con precisione i beni danneggiati dal terremoto del 2012 e poi esteso a tutto il territorio regionale. WeGIS si è declinato in un portale di mappe interattive, dove localizzare con precisione più di 11.000 beni architettonici, archeologici, archivistici, bibliografici e paesaggistici, pensato per i tecnici del Ministero e degli enti territoriali come per i cittadini e i proprietari di beni (incluse le fondazioni, le diocesi, etc.), a livelli di fruizione differenti, e progettato per connettervi documentazione d’archivio, fotografie, cartografia storica, dati legati al catalogo nazionale dei beni culturali. Fu di Sabina Magrini la responsabilità di indirizzarlo, con grande determinazione ed entusiasmo, anche alla valorizzazione del territorio con la creazione del portale Tourer.it (https://tourer.it), nato da una costola di WebGIS. Tourer.it è la mappa interattiva di beni culturali localizzati in Emilia-Romagna, disegnata per avvicinare i cittadini, turisti o meno, al patrimonio culturale del territorio e agli itinerari lenti per scoprirlo, con la possibilità di collaborare in prima persona ad arricchire la sua conoscenza inviando segnalazioni e foto. Magrini, forte delle sue competenze informatiche applicate alla digitalizzazione e alle reti catalografiche nazionali, integrò nel sistema i dati dell’opac SBN, così collegando ai beni culturali i titoli delle risorse ad essi pertinenti. La documentazione d’archivio, quella fotografica e quella bibliografica in WebGIS assunsero l’aspetto di fonti informative interoperabili per la gestione consapevole del patrimonio culturale su cui il Segretariato aveva il compito di operare azioni di valorizzazione coordinata. Tra queste ultime va ricordato anche il grande impegno per l’avvio e la crescita del progetto turistico e culturale «Ducato Estense». Gli anni di Strada Maggiore segnarono la maturazione professionale di Sabina Magrini che, dalle biblioteche storiche a quelle con compiti e funzioni anche di pubblica lettura, abbracciò una più ampia visione d’insieme, dove le raccolte documentarie rappresentavano uno dei tanti oggetti culturali portatori di valori profondi, da conoscere, rendere accessibili, tutelare e connettere. Nel complesso il periodo emiliano, caratterizzato dalla direzione delle biblioteche statali, dei poli museali e dal ruolo direttivo al segretariato regionale (2012-2018), coincise anche con l’attività interna a prestigiose e antiche istituzioni culturali della Regione Emilia-Romagna, in consigli di amministrazione, in comitati scientifici, in consigli direttivi, in delicate posizioni di controllo di gestione: va ricordata la sua collaborazione con l’Associazione Reggio Parma Festival, con l’Accademia Torricelliana di Faenza, con la Fondazione Magnani Rocca, con l’Universitaria di Bologna. A tutte offrì il suo preparato pragmatismo, la misura e la capacità di ascolto, l’innata attitudine al dialogo, la curiosità di conoscere e affrontare problemi nuovi. Fuori Regione Sabina Magrini continuò a garantire il suo contributo anche all’Ente Nazionale «Giovanni Boccaccio» di Certaldo. Il suo coinvolgimento nell'Ente, iniziato come revisore dei conti, si tradusse nell’appartenenza al Consiglio direttivo dal marzo 2013 quale rappresentante del MiBACT. Sabina, all’epoca direttore della Palatina, ricevette il testimone da Maria Prunai, direttrice dopo la Arduini della Laurenziana, e alimentò con Certaldo una relazione costante e duratura, divenuta più stretta proprio dal 2013, VII anniversario boccaccesco, anno di una memorabile mostra in Laurenziana (Boccaccio autore e copista). Dal 2018 Magrini si spostò a Roma, alla Direzione dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi. Oltre alla realizzazione di incontri, iniziative culturali, convegni scientifici imperniati sulla valorizzazione (anche attraverso la digitalizzazione) del patrimonio sonoro e audiovisivo nazionale, accresciuto dalla nuova legge sul deposito legale del 2004, Magrini ha inserito l’Istituto di via Caetani in progetti europei, entro reti collaborative internazionali beneficiarie di esperienze di avanguardia condotte in Italia sul fronte della formazione ai linguaggi dei nuovi media per le giovani generazioni dei cittadini europei. Anche all’epoca della direzione della ex-Discoteca di Stato, Sabina Magrini intervenne in convegni organizzati da Università su temi e problemi del suo Istituto: nel 2019, in due distinti interventi tenuti ad Arezzo e a Macerata, trattò della necessità di non disperdere e di digitalizzare le fonti storiche orali, priorità della sua direzione e della politica dei beni sonori nel nostro Paese, arretrato rispetto ad altri contesti internazionali con cui Sabina sempre sapeva confrontarsi. Il biennio pandemico, che vide alcune proposte dell’Istituto tradursi in collegamenti online, non arrestò la progettualità innovativa dell’Istituto. Nell’aprile del 2020 l’ICBSA lanciò in rete una raccolta di comunicati e bollettini radiofonici del 1944-45, in aperta adesione alla campagna lanciata dall’ANPI perché l’anniversario della Resistenza non perdesse la sua forza, anche durante il lock-down imposto dalla grave situazione sanitaria. Fra il 2019 e il 2020 Magrini, attraverso convenzioni mirate, definì rapporti stabili con altri enti interessati alla collaborazione, su fronti vari: furono coinvolti la CEI, altri Istituti centrali del Ministero, Università italiane e spagnole. Con il rientro di Sabina Magrini in Toscana, alla direzione dell’Archivio di Stato di Firenze, che portò con sé anche l’interim della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Regione, si preparava il ritorno alle istituzioni archivistiche e bibliotecarie della città che, dopo Roma, chiudeva il cerchio di una carriera, iniziata in Laurenziana. L’arrivo sull’Arno rappresentò la fine del peregrinare fra sedi ministeriali nella penisola, un decennio in cui Sabina Magrini non fece mai mancare la sua presenza alla famiglia (divisa tra Prato e Roma). Chiamata dal direttore Luca Bellingeri a far parte del Consiglio di Amministrazione della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze sin dal settembre 2018, finalmente Magrini avrebbe potuto servire l’Amministrazione del Ministero della Cultura – secondo la logica che le era propria – da una visuale centrata sulla città simbolo del Basso Medioevo e dell’Umanesimo, perno dei suoi studi universitari e dei suoi più rilevanti interventi storico-critici. Con l’arrivo a Firenze si saldava anche nel concreto un duplice binario, che appare come l’elemento più straordinario della carriera – e della personalità intellettuale – di Sabina Magrini. Convinta com’era che alla base di ogni agire tecnico-amministrativo vi dovessero essere sia solidi principi morali (nei suoi scritti spesso lascia trasparire l’urgenza di impiegare la digitalizzazione come forma di diffusione democratica del sapere, anche specialistico) sia soda competenza, scaturita da una formazione rigorosa, Sabina Magrini ci ha lasciato l’immagine di una bibliotecaria studiosa e nel contempo operosa. Equidistante tanto dal rischio di lasciare senza esito concreto la profondità della sua riflessione critica quanto dal prendere posizioni solo per smania del fare e dell’apparire, Sabina Magrini ha servito le biblioteche, gli archivi e le istituzioni del nostro Paese senza retorica ma con quella nota di ironia, anche di autoironia, connaturata alla sua educazione britannica, quale balsamo necessario a equilibrare le delusioni, ad ammorbidire i contrasti, a rendere meno amare le sconfitte, ad assaporare i successi e a godere le più meritate soddisfazioni. – Paolo Tinti
Cronache
Mostre
Preziose coperte ricamate. Legature di pregio nelle raccolte della Biblioteca Universitaria di Bologna (Bologna, Biblioteca Universitaria; fino al 21 maggio)
A fior di pelle. Legature italiane del XV-XVI secolo in Archiginnasio
(Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio; fino al 26 giugno)
Questi i titoli delle due mostre – gemelle anche nell’allestimento e, grossomodo, nella consistenza dei pezzi offerti al pubblico – inaugurate a pochissimi giorni di distanza l’una dall’altra, ed entrambe curate da Federico Macchi, studioso tra i più noti di storia della legatura. Pensate per valorizzare il patrimonio regionale, oltre che, naturalmente, quello dei fondi storici delle biblioteche di appartenenza, le esposizioni vantano dei precedenti importanti: la Biblioteca Universitaria, la mostra-catalogo del 1998 sulle (sue) legature bolognesi del Rinascimento (Legature bolognesi del Rinascimento, a cura di Anthony R. A. Hobson e Leonardo Quaquarelli, Bologna, CLUEB, 1998); quanto all’Archiginnasio, invece, il riferimento è a un’altra mostra – A fior di pelle, un excursus tra le legature bolognesi possedute dalla Biblioteca dell’Archiginnasio – tenutasi dal 25 marzo al 23 giugno 2019, che non a caso è richiamata nel titolo di quella ora in corso. Si tratta insomma di due esposizioni intese come ideale prosecuzione di quelle che le hanno precedute e di cui riprendono il taglio divulgativo, chiaramente leggibile nei rispettivi allestimenti (i pannelli esplicativi, ad esempio, chiari e ad alta leggibilità, sono bilingui, italiano inglese) nonché nei tools digitali che le rendono fruibili anche da remoto e che le completano con approfondimenti davvero alla portata di un pubblico non necessariamente specialistico. La prima ad aprire i battenti è stata la mostra allestita in Archiginnasio, che si è inaugurata il 31 marzo con un incontro di presentazione organizzato – come di rito – presso la Sala dello Stabat Mater. 52 i pezzi esposti, 37 a stampa (di cui 10 incunaboli) e 15 mss., disposti nelle (10) teche in ordine cronologico e per bottega di esecuzione. Alessandra Curti, Responsabile della biblioteca, dopo i saluti istituzionali ha sottolineato la continuità con l’evento del 2019, nell’ottica, però, ora, di oltrepassare i confini municipali che avevano delimitato il perimetro tematico della prima kermesse espositiva, e di allargare quindi lo sguardo alla produzione nazionale, nel cui contesto Bologna si conferma come città di notevole rilievo, alla pari di Venezia e di Roma, se non altro per la presenza del suo Studio cittadino. Di cui proprio il palazzo dell’Archiginnasio divenne sede alla fine del XVI secolo. In quanto assolutamente organico alla mostra – e parte costitutiva del progetto di censimento sistematico delle legature di pregio storico-artistico presenti nella Biblioteca, curato da Macchi tra il 2016 e il 2017 – Curti ha poi illustrato il data-base delle legature (consultabile/ricercabile dall’apposito sito) e le complesse fasi della sua costruzione, che hanno consentito acquisizioni significative in termini quantitativi (ad esempio l’identificazione di ben 90 botteghe di legatori) e qualitativi (immagini di alta qualità). La parola è poi passata a Federico Macchi che, prima di guidare il pubblico nella visita alla mostra, ha giustamente sottolineato il clima di rinnovato interesse verso il tema delle legature – il contenente, come le ha definite – in cui si inscrivono la mostra della Biblioteca Universitaria, ma anche quella dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna (occasione per mostrare alcune preziose coperte dell’istituto; per informazioni: biblioteca@ior.it oppure patrizia.tomba@ior.it) e dell’Archivio di Stato di Bologna (che consisterà, più semplicemente, nell’attivazione di un link dalla propria home page, al momento non ancora fruibile). Nell’occasione, infine, il curatore ha proposto anche alcune slides – relative a legature non in mostra – economiche a inquadrare il progetto ma, soprattutto a meglio centrare il mondo delle coperte di pregio e degli strumenti/tecniche/materiali ad esso correlati. Dal sito della Biblioteca Digitale dell’Archiginnasio è possibile fruire della presentazione della mostra e di un’utile scheda introduttiva. Più ampio, invece, l’arco cronologico del progetto di censimento delle legature della Biblioteca Universitaria (fino al XVIII secolo), anche se l’esposizione allestita presso l’aula magna della Biblioteca propone al visitatore solo le più belle coperte italiane presenti nei fondi BUB realizzate tra il XV e il XVI secolo. Si tratta di una sessantina di pezzi tra mss. ed esemplari a stampa (sono state indicate sempre le provenienze), disposti in ordine cronologico lungo 20 bacheche. La mostra è stata inaugurata sabato 2 aprile, alla presenza del curatore, del dottor Giacomo Nerozzi (Coordinatore gestionale della Biblioteca e, nell’occasione, moderatore dell’ incontro) e dei professori Francesco Citti (Presidente della Biblioteca) e Paolo Tinti (Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Università di Bologna). Dopo i saluti istituzionali del Coordinatore – che ha contestualizzato la mostra – e del Presidente – che ha elogiato lo sforzo messo in campo per realizzare la campagna fotografica senza precedenti da cui è gemmata la mostra, e che costituisce l’ossatura del data base delle coperte della BUB, al momento work in progress (ma già fruibile, con possibilità di applicare filtri e lanciare ricerche combinate) – ha preso la parola Paolo Tinti. Ineludibile il riferimento alla mostra-catalogo Hobson-Quaquarelli, di cui infatti l’esposizione realizza uno dei principali auspici: proseguire nell’indagine spingendosi verso i secoli successivi al Quattro-Cinquecento. Esattamente ciò che ha realizzato Macchi con il suo campionario di ben trentamila scatti fotografici. Tinti si è poi soffermato sui limiti semantici del termine “coperta” evocato nel titolo della mostra. In realtà questi vestiti dei libri – come li definiva Andrea Battistini, a giusta ragione ricordato da Tinti – oltre ad essere oggetti di rara bellezza che rendono meccanicamente fruibile un vol., consentono anche lo svelamento di un mondo e delle sue tante competenze, relegate per troppo tempo nell’orbita delle arti cosiddette minori (quelle decorative). Una nota di acquisto che l’umanista tedesco Christoph Scheurl vergò sul proprio esemplare del commento beroaldiano all’Asino d’oro di Apuleio (Bologna, Benedetto Faelli, 1500; ISTC ia00938000) dà poi l’occasione a Tinti di osservare che circa un quarto della cifra sborsata fu per la legatura, dimostrando così, ancora una volta, come essa sia parte integrante della storia economica del libro ed elemento essenziale per la conoscenza delle dinamiche del commercio librario (ms. e/o tipografico). Prima della consueta visita guidata, il curatore Federico Macchi ha proposto alcune slides di legature non in mostra, per inquadrare il progetto e avvicinare il pubblico al mondo delle legature, dei suoi strumenti e materiali. È in fine intervenuta Francesca Fughelli – Ufficio Servizio consultazione e gestione raccolta moderna della BUB – per illustrare l’apparato comunicativo on line che completa la fruibilità della mostra e che resterà disponibile anche dopo la sua chiusura. Si tratta da un lato del citato data base delle legature BUB – work in progress contenente al momento 1500 immagini – e dall’altro della mostra virtuale, che simula esattamente l’allestimento di quella fisica. La mostra virtuale è visitabile in due modi: si possono vedere tutte le singole foto dei pezzi in mostra oppure si può “passeggiare” tra le bacheche cliccando il link di ciascuna di esse (numerate 1-20). Questa ultima opzione consente di accedere ad un ricco apparato di commento, pensato proprio per approfondire e “dilatare” le didascalie contenute nelle bacheche. Il tutto è disponibile dal sito della biblioteca, che offre anche un’utile introduzione al progetto. – E.G.
Children and Chapbooks: A Middle Modern Encounter. A Virtual Exhibition by Elisa Marazzi –Newcastle University Special Collections. La mostra virtuale è una selezione dei chapbook presenti nelle collezioni speciali e archivi della biblioteca dell’università di Newcastle, e fa parte del progetto di ricerca CaTPoP, Children and Transnational Popular Print, 1700-1900. I chapbook erano libri tascabili di carattere popolare, in voga tra il XVI e il XX sec., che circolavano largamente nell’Inghilterra della prima età moderna. La mostra rivela che i chapbook erano un ottimo sostituto dei libri per bambini, in un’epoca in cui, di espressamente pensati per loro, ve ne erano pochi. Alcuni editori inglesi cominciarono tuttavia a stampare dei “children’s chapbooks” già ai primi dell’Ottocento. La mostra si apre con un’introduzione, che racconta le ragioni della loro larga circolazione, le caratteristiche e i contenuti. Segue la carrellata dell’esaustiva, seppur piccola, selezione, nove esemplari in tutto, abbastanza per dare l’idea di cosa il mercato offrisse. Gran parte dei voll. erano un tempo posseduti dall’antiquario Robert White (1802-74); oltre 1600 esemplari, destinati a bambini e non, sono 0ggi disponibili per i ricercatori nella reading room anche virtuale. Per ognuno degli esemplari scelti, si dà una breve e interessante illustrazione di alcune caratteristiche, oltre che una selezione di immagini in alta definizione: il formato virtuale della mostra permette infatti di puntare il riflettore sui dettagli, come le silografie, e di non avere il limite di una sola doppia pagina come nelle mostre di libri fisiche. E così si trovano, nell’ordine, un Life and Death of Robin Hood, con un errore di stampa di una silografia che diventa spia del processo di produzione; pubblicazioni a carattere morale come Love’s True Oracle e Tragic ballad of the Miller of Whittimgham Mill, esplicitamente indirizzati anche ai giovani, e A Dreadful Warning to Disobedient Children, esempio inoltre di gallows literature; un Six excellent new songs, sul cui frontespizio compaiono parole tracciate da qualcuno che stava imparando a scrivere, proprio grazie a quel volumetto; grandi classici, come Aladdin, or The wonderful lamp e Mother Goose’s Fairy Tales, una scelta delle fiabe di Perrault; una raccolta di filastrocche per istruire e dilettare insieme: A Whetstone for Dull Wits, vol. il cui ritrovamento fu, tra l’altro, peculiare; un’edizione del racconto folkloristico The History of Valentine and Orson; e infine The history of Giles Gingerbread, testo che nasce proprio come racconto per bambini. La navigazione è semplice: basta scorrere verso il basso per seguire l’ordine proposto dalla curatrice, oppure, per saltare da una sezione all’altra, c’è il pratico menu in alto alla schermata, a barra o a tendina, a seconda della visualizzazione. – Martina Molino
Taccuino
11-12 novembre 2022
Università Cattolica di Ruzomberok (Slovacchia)
Convegno Internazionale
L’italiano adesso. Esperienze e strumenti per gli insegnanti in un mondo che cambia
Programma provvisorio
11 novembre, ore 14.30
Saluto dell’Ambasciatrice d’Italia a Bratislava Catherine Flumiani
Saluto della Direttrice dell’Istituto IIC Bratislava
Prolusione della Prof.Irina Igorevna Chelysheva, Università Cattolica di Ruzomberok: L’importanza dell’insegnamento della Storia linguistica italiana nella formazione degli insegnanti
Prima sessione
Prof.ssa Bertini Malgarini (Università LUMSA ROMA): Il progetto Di-letta
Prof. Spicka (Università Palackeho Olomouc): Il progetto Pastille
Discussione
Pausa
Seconda sessione
Doc. Fabiano Gritti (Università Cattolica di Ruzomberok): Cosa sono e come si usano gli indici di leggibilità dei testi
Prof. Sgroi (Scuola Secondaria Frassati Seveso) : L’uso del vocabolario nel nuovo millennio
Discussione
12 novembre, ore 9.00:
Terza sessione
Prof.ssa Caria (Università LUMSA – Roma): Differenza fra norma e uso della lingua italiana nel nuovo millennio
Dott.ssa Rassu Nagy (Università Cattolica di Ruzomberok): Nuovi approccio per l’insegnamento della lingua italiana
Dott. Matteo Verga (Liceo bilingue Saru Bratislava): Insegnamento dei verbi al modo imperativo. Un approccio controcorrente”
Discussione
Conclusione
Il convegno è dedicato a insegnanti di lingua italiana delle scuole di ogni ordine e grado, con particolare attenzione ai problemi e alle nuove proposte per l’insegnamento della lingua nelle scuole medie e superiori. Sarà possibile partecipare al convegno sia in presenza sia a distanza.
È necessaria l’iscrizione entro il 4 novembre 2022.
Costo di partecipazione: € 12.
Per informazioni: rosangela.libertini@ku.sk
Giovedì 17 novembre 2022, ore 11.15-13.15
Università Cattolica – CRIPTA AULA MAGNA
Engaging the Reader 2022
Dibattito - Evento in presenza su prenotazione.
Iscrizioni su mastereditoria.unicatt.it
PARTE I. Velocità o verità? Instant thinking, instant writing, instant book
Con Edoardo Barbieri, Nello Scavo, Ottavio Di Brizzi, Serena Di Nepi, Antonio Prudenzano, Laura Donnini, Ennio Sandal, Sébastien Le Noel
La complessità del nostro periodo storico genera domande decisive. La drammaticità di tante situazioni spinge alla necessità di informarsi e interpretare adeguatamente fatti e situazioni. Questa esigenza trova spesso esito nell’immediatezza e nella rapidità, correndo però così il rischio dell’approssimazione e della perdita di criticità. Come la mediazione editoriale può favorire un approccio più ponderato e autentico alla realtà?
Nell’occasione verranno consegnati i Premi Master (a Laura Donnini, Illibraio.it e Ippocampo) e Ancora Aldina (a Ennio Sandal).
PARTE II. Lavorare in editoria, tra carta, web, video ed eventi
Con Paola Di Giampaolo, Elisa Calcagni, Ferdinando Scala, Sara Speciani, Silvia Introzzi, Federica Speziali e gli allievi dei Master Professione Editoria e BookTelling
Gli allievi e i docenti dei Master Professione Editoria e BookTelling dell'Università Cattolica raccontano la nascita e la realizzazione del libro La correzione di bozze. Manuale per la revisione dei testi. Nuova edizione interamente aggiornata (Editrice Bibliografica), di cui hanno curato editing e impaginazione; presentano il ciclo di eventi annuale di Editoria in progress, dedicato quest’anno all’editoria per ragazzi e al rapporto tra videogiochi e libri. Chiude l’evento la presentazione delle nuove edizioni dei Master, la cerimonia di proclamazione delle borse di studio e della conclusione del percorso formativo.
25 novembre 2022
Palazzolo sull’Oglio (BS)
LAB.LAB (Laboratorio Libro Antico in Biblioteca).
Edizione 2022
per informazioni scrivere a creleb@unicatt.it
lunedì 16 – martedì 17 gennaio 2023
Giovanni Bernardo De Rossi studioso della letteratura ebraica e dei suoi testimoni
Convegno internazionale,
Soncino, Sala Consiliare, piazza Giuseppe Garibaldi
Lunedì 16 gennaio ore 14.30
Saluti: Gabriele Gallina (Sindaco di Soncino), Giuseppe Cangini (Pro loco di Soncino), Edoardo Barbieri (Direttore CRELEB)
Emma Abate (Università di Bologna), Giovanni Bernardo De Rossi ebraista e semitista
Paola Cirani (Biblioteca Palatina di Parma), Giovanni Bernardo De Rossi e la collezione ebraico-orientale della Biblioteca Palatina di Parma
Mauro Perani (Università di Bologna), I più antichi manoscritti ebraici dell’Occidente nella raccolta di Giovanni Bernardo De Rossi
Judith Olszowy-Schlanger (Corpus Christi College di Oxford), Giovanni Bernardo De Rossi e la paleografia ebraica
Discussione
Visita al Museo della stampa
Martedì 17 gennaio ore 9.00
Luigi Bambaci (Università di Bologna), Giovanni Bernardo De Rossi studioso della variantistica biblica
Giuliano Tamani (già Università di Venezia), Il “Dizionario storico degli autori ebrei” di Giovanni Bernardo De Rossi (Parma 1802)
Saverio Campanini (Università di Bologna), Giovanni Bernardo De Rossi dalla polemica anti-ebraica alla bibliografia
Martino Diez (Università Cattolica), Giovanni Bernardo De Rossi e la letteratura araba
Discussione
Visita a Santa Maria delle Grazie
Martedì 17 gennaio ore 14.30
Matteo Al Kalak (Università di Modena-Reggio), La teologia di Giovanni Bernardo De Rossi
Luca Rivali (Università Cattolica), Giovanni Bernardo De Rossi bibliografo: scelte, modelli, obiettivi
Pierfilippo Saviotti (Università degli Studi di Milano), Giovanni Bernardo De Rossi collaboratore di Giambattista Bodoni: un percorso tra le edizioni della Stamperia Reale di Parma
Edoardo Barbieri (Università Cattolica), Giovanni Bernardo De Rossi storico della stampa e delle sue origini
Discussione
Conclusioni: Saverio Campanini
Visita alla Rocca Sforzesca
Istituto Centrale per il Catalogo Unico – Roma
Giornata di studi
martedì 23 maggio 2023
Milano, FONDAZIONE CDEC
piazza Edmond J. Safra 1
Il contributo del mondo ebraico allo sviluppo dell’editoria italiana dall’Unità alle leggi razziali
Ore 9.30
presiede Serena Di Nepi (Università di Roma La Sapienza)
Saluti introduttivi di Ricardo Franco Levi (Presidente AIE)
Guido Bartolucci (Università della Calabria), Per una storia dell’editoria ebraica in Italia in età moderna
Edoardo Barbieri (Direttore del CRELEB, Università Cattolica di Milano), Leo Samuel Olschki editore nell’Italia umbertina e fascista
Arianna Leonetti (Master Professione Editoria, Università Cattolica di Milano), Le molteplici iniziative dell’editore Loescher
Roberta Cesana (Università degli studi di Milano), Treves per l’editoria di larga circolazione
Ada Gigli Marchetti (Istituto Lombardo di Storia Contemporanea), Per un ritratto di Angelo Fortunato Formiggini
Caterina Del Vivo (già Archivio storico del Gabinetto Vieusseux), Gli Orvieto tra scrittura ed editoria
Pausa
Ore 15.00
Presiede Luca Rivali (Università Cattolica di Milano)
Federico Enriques (Gruppo Zanichelli), Federigo Enriques e la Zanichelli
Vittore Armanni (Fondazione Giangiacomo Feltrinelli), La Società Generale delle Messaggerie Italiane della famiglia Calabi
Francesco Ursino (Università Cattolica di Milano), Un’impresa per la scuola italiana: la famiglia Lattes
Gadi Luzzatto Voghera (Fondazione centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano), Identità e vicende della Casa Editrice Israel
Enrico
Pio Ardolino (Università di Roma La Sapienza), Trilussa e gli altri:
per una storia delle edizioni Voghera di Roma
Elisa Marazzi (Università
degli studi di Milano), Tra letteratura, scuola e mercato: l'editore
Bemporad
Giorgio Fabre (storico), Gli ebrei, le leggi razziali e l’editoria
Tra Oriente e Occidente. Dotti bizantini e studenti greci nel Rinascimento padovano
mostra
Padova, Palazzo Zuckerman
fino all’11 settembre
Attraverso mss., incunaboli e cinquecentine – provenienti dalle collezioni padovane – offerti al pubblico per la prima volta, la mostra intende sottolineare come il fecondo scambio culturale generato dall’incontro tra Oriente e Occidente (quando, cioè, gli umanisti occidentali avvicinarono per la prima volta i testi greci grazie alla mediazione dei dotti bizantini fuoriusciti da Bisanzio) conobbe uno dei suoi momenti più alti proprio fra Padova e Venezia. Qui la vivace comunità greca accoglieva infatti anche studenti venuti dal Levante per frequentare i corsi dello Studio, volano fondamentale di questo scambio. La mostra anticipa l’omonimo catalogo (curato da Niccolò Zorzi e Ciro Giacomelli), che al momento è scaricabile (gratuitamente) dal sito dell’editore ma presto sarà disponibile anche in formato cartaceo. Informazioni e accessibilità direttamente dal sito di Palazzo Zuckermann.
Giornate Europee del Patrimonio 2022
sabato 24 e domenica 25 settembre
Tornano le GEP – Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days), la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa, che prevede un fitto carnet di aperture straordinarie serali e visite guidate gratuite. Il programma completo delle iniziative è disponibile al sito del Ministero della Cultura, sezione Direzione generale Musei.
La bellezza del libro antico. Testi giuridici e umanistici dell’Università degli Studi di Brescia
mostra (ingresso libero su prenotazione. Lun-ven 9:30-12:30; 14:00-17:00; Sab-Dom 9:30-12:30; 14:00-18:30)
Università degli Studi di Brescia – Biblioteca di Economia e Giurisprudenza. Sezione storica
fino al 7 ottobre
La mostra (inaugurazione 23 settembre, ore 17) è stata pensata per celebrare il 25° anno della fondazione della Sezione storica e il 40° di istituzione dell’Università degli Studi di Brescia. Curata da Giancarlo Lang, si articolerà in tre sezioni: 1. La bellezza del libro antico: il contenuto (20 voll.); 2. La bellezza del libro antico: l’illustrazione (28 voll.); 3. La bellezza del libro antico: le rilegature e carte decorate (43 voll.). La prima sezione espone voll. di fonti antiche di diritto, economia, medicina e alcune edizioni umanistiche rare e di pregio appartenenti alla Sezione storica. La seconda presenta carte geografiche, ritratti e capilettera silografici e calcografici. La terza sezione propone invece i colori delle carte decorate con varie tecniche usate per le copertine e/o i risvolti dei voll., nonché una selezione di pergamene e pelli utilizzate per le coperte dei libri nei secoli XVI-XIX.
Per informazioni:
tel. 030 2989449
giancarlo.lang@unibs.it
Johannes Berblockus Roffensis Anglus e le pievi bolognesi in alcuni disegni del Cinquecento
mostra
Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio
fino all’8 ottobre
La mostra – curata da Renzo Zagnoni e Roberto Labanti e organizzata con la collaborazione dell’Istituto per la storia della Chiesa di Bologna e del Gruppo di studi alta valle del Reno – raccoglie alcuni disegni acquerellati, databili attorno al 1575, che ritraggono le pievi della Diocesi di Bologna nel Cinquecento. I disegni furono probabilmente commissionati dall’allora cardinale arcivescovo di Bologna, Gabriele Paleotti, per avere un’immagine aggiornata del territorio diocesano, nel quale, proprio in quegli anni, si stavano applicando i decreti del Concilio di Trento. La maggior parte degli acquerelli appartiene alla collezione di Gian Luigi Osti, e uno alla Biblioteca dell’Archiginnasio. Fra gli autori figura Iohannes Berblock Roffensis, inglese di Rochester nel Kent, in Italia dopo il 1570 perché perseguitato, in quanto cattolico, da Elisabetta I e protetto a Bologna dal cardinale Paleotti. Nel passato gli acquerelli sono stati scoperti e studiati da Mario Fanti. Informazioni dettagliate dal sito della biblioteca.
Domenica di Carta 2022
9 ottobre
Iniziativa promossa dal Ministero della cultura per valorizzare l’immenso e prezioso patrimonio archivistico e librario custodito nelle biblioteche e negli archivi dello Stato.
Le Biblioteche pubbliche statali aprono le porte delle loro Sale monumentali per proporsi quali luoghi della cultura da scoprire, proponendo, in molti casi, mostre ed eventi dedicati al patrimonio bibliografico, copioso e prezioso, non sempre conosciuto.
A completare l'offerta, anche eventi negli Archivi, aperti straordinariamente in tutta Italia.
https://www.beniculturali.it/evento/domenicadicarta2022
Summa plantarum
mostra
Pavia, Biblioteca universitaria – Salone Teresiano
fino al 15 ottobre
Nell’ambito dell’iniziativa Horti Aperti, Festival del verde in città, e in abbinamento all’esposizione Giardini disobbedienti, la biblioteca propone questa ricca mostra costituita da mss., una selezione di libri antichi della biblioteca stessa, numerose tavole del prezioso Erbario Vitman del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Pavia (esposte qui la prima volta) e infine da centotrentacinque modelli botanici appartenenti all’Orto Botanico dell’Università di Pavia. Maggiori informazioni, prenotazioni e accessibilità sono disponibili direttamente al sito della biblioteca.
Roma ritrovata. Disegni sconosciuti della cerchia dei Sangallo
mostra
Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale
prorogata al 15 ottobre
La mostra nasce dal ritrovamento in Biblioteca, nel fondo dei mss. dello storico Gino Capponi, di una straordinaria serie di disegni, databili agli anni Dieci e Venti del Cinquecento, di monumenti principalmente romani e di edifici ispirati all’antico. Si tratta di ventisette disegni architettonici dall’antico, tracciati a penna e inchiostro su grandi pergamene, e consistenti in piante e alzati (talvolta rifiniti da acquerellature) rimasti finora quasi del tutto sconosciuti. Maggiori informazioni su prenotazioni, catalogo, accessibilità e visita virtuale della mostra sono disponibili direttamente al sito della Biblioteca.
Vivere a fumetti. Le storie disegnate di Davide Besana
mostra (con i fumetti originali)
Genova, Biblioteca universitaria
fino al 18 ottobre
La mostra è un tuffo nel mondo di Davide Besana, illustratore e fumettista. Il percorso di visita, introdotto da un video curato da Bianca Scartezzini, è suddiviso in dieci sezioni e illustra gli interessi e le passioni di Besana. Il risultato – un racconto ironico visivo con brevi testi – e l’allestimento – concepito per coinvolgere quanto più possibile il pubblico – vengono resi ancora più di impatto perché i lavori originali sono stati collocati all’interno delle teche lignee storiche della Biblioteca Universitaria di Genova. Locandina e ulteriori informazioni al sito della biblioteca.
Per informazioni e prenotazioni:
tel. 01-02546431
bu-ge.eventiculturali@cultura.gov.it
Saul Steinberg Up Close
mostra
Milano, Biblioteca nazionale Braidense
fino al 26 novembre
La mostra – arricchita da quindici preziosi prestiti provenienti dalla New York Public Library – propone disegni, ma anche opere realizzate con timbri, oggetti di legno, lastre di metallo, maschere di carta e piccole pitture ad olio, che documentano l’abilità tecnica di Steinberg e il suo continuo processo di invenzione. Il percorso espositivo si avvale inoltre di testi, per la maggior parte inediti, di Steinberg, che svelano, il suo côte meno conosciuto di scrittore di “grandi e speciali qualità”, come ebbe a scrivere Aldo Buzzi.
Informazioni, prenotazioni e accessibilità sono disponibili direttamente dal sito della biblioteca.
Maria Hadfield Cosway
mostra
Lodi, Fondazione Maria Cosway
fino al 27 novembre
La mostra è dedicata ad approfondire la conoscenza e lo studio di questa affascinante donna, la cui vita è stata un vero e proprio Grand Tour tra Firenze, la sua città di nascita, Londra, dove visse con il marito Richard Cosway, la Parigi napoleonica, Lione e infine Lodi, sua seconda patria.
Una donna intrigante, capace di tessere relazioni ed amicizie con personalità di rilievo internazionale nella storia politica, culturale e artistica tra la fine dell’Antico Regime e la Restaurazione.
Tra di esse sono sicuramente da ricordare Thomas Jefferson, terzo Presidente degli Stati Uniti, e il suo fraterno amico, il generale polacco Tadeusz Kòsciuszko. Ma anche Louisa Stolberg contessa d’Albany, con l’inseparabile Vittorio Alfieri, la famiglia Bonaparte, Giulia Beccaria e suo figlio Alessandro Manzoni, Ugo Foscolo e Luigi Marchesi di Inzago, che studiò a Modena e divenne «allievo musico soprano» nella cattedrale di Milano.
Senza dimenticare gli innumerevoli artisti che conobbe tra cui Angelica Kauffman, Anne Seymour Damer, Antonio Canova, Jacques Louis David, Joseph-Marie Vien e Andrea Appiani.
Marcas de fuego: libros tatuados
Città del Messico (Messico), Biblioteca Nacional de México
Fino al 9 dicembre 2022
La Biblioteca Nazionale del Messico mette in mostra 89 voll. della propria collezione che presentano le caratteristiche marcas de fuego, termine coniato dal catalano Rafael Sala nel 1925 per indicare l’antica pratica di marchiare i voll. con un ferro arroventato. La mostra è divisa in cinque sezioni, tre delle quali comprendono i libri dei francescani (furono i primi a stabilirsi in Nuova Spagna nel 1524), domenicani (arrivati nel 1533) e degli Agostiniani. In un altro modulo sono raggruppati i libri dei Carmelitani, Mercedari e Oratoriani; la penultima sezione raggruppa libri che mostrano provenienze del clero secolare o di altri istituti scolastici. Infine, è inclusa anche una sezione contenente marcas de fuego appartenenti a singole personalità o che, altrimenti, non sono ancora state identificate. Oltre alla locandina, la BNM mette a disposizione online cinque breve video che consento al pubblico di specializzati e non di approfondire la storia di questi caratteristici segni di provenienza: Video 1; Video 2; Video 3; Video 4; Video 5.
“…ma nel mio mondo sarebbero fatti solo di figure…” volumi illustrati e legature d’arte dal Liberty all’Art déco e oltre
mostra
Vercelli, Museo Leone
fino al 31 dicembre
La biblioteca del Museo Leone, formata da Camillo Leone e dalla sua famiglia nel corso dei secoli, conserva rari e antichi voll. a stampa e mss.. La sua vita però non si ferma nel 1907, insieme a quella del suo fondatore, bensì continua a crescere e a espandersi grazie a nuove e importanti donazioni che vanno ad arricchire il già consistente patrimonio.
L’ultima, ad opera del collezionista vercellese Piero Concio, è una consistente donazione di libri stampati tra l’ultimo quarto dell’Ottocento e gli anni Sessanta del secolo scorso: tutti voll. estremamente preziosi, arricchiti da illustrazioni di artisti del periodo e spesso impreziosite da legature d’arte per lo più eseguite da famosi legatori francesi. I libri, autentiche opere d’arte, sono splendidi esempi di stile tra Art Deco e Liberty e non solo.
Il Museo Leone ha quindi pensato di condividere con i suoi visitatori tali opere con una esposizione il cui filo conduttore sono la bellezza e la varietà delle opere, unite agli stili che caratterizzavano il gusto di questo affascinante periodo storico.
Tesori che ritornano in patria. Giustizia ed eredità culturale
mostra
Modena, Biblioteca Estense Universitaria – Sala Campori
fino al 7 gennaio 2023
Partendo da un’analisi delle restituzioni di opere e documenti che hanno visto protagonista la biblioteca, la mostra affronta il tema del diritto dei cittadini all’eredità culturale attraverso tre casi che hanno coinvolto alcuni cimeli estensi. Nel corso della sua lunga storia, anche la biblioteca ha subìto infatti importanti depredazioni, conclusesi con restituzioni quasi sempre parziali. Grazie alla ricchezza dell’archivio storico della biblioteca stessa, ciascuno dei tre esempi è accompagnato dai documenti che ne narrano le vicende e da una selezione dei materiali contesi, in modo da ricreare, per il visitatore, lo scenario appassionante alla base della vicenda della restituzione.
Per informazioni:
059-4395711
www.gallerie-estensi.beniculturali.it
O |
ggi è mancata la regina Elisabetta d’Inghilterra, figura di grande prestigio, la “nonna della nazione” l’ha chiamata un inglese, bella definizione, sia per l’idea di nonna sia per quella di nazione. Lungi da me nostalgie monarchiche, ma certo lo stile, la serietà, l’amabilità del personaggio hanno molto da insegnarci. Penso in particolare alla famosa scenetta con l’orso Paddington, capolavoro di umorismo inglese (che faccine sapeva fare! non l’orso, la regina…). Mi stupisce. Solo chi abbia un sano senso del potere può accettare l’ironia, può essere così “leggero” da stare a un gioco simile senza uscirne sminuito, anzi… Ovviamente per mille motivi nessun politico italiano (nessun uomo pubblico italiano? Forse anche pochi ecclesiastici: vedere lo scandalo per qualche battuta ironica pronunciata dall’Arcivescovo di Milano!) sarebbe adatto al gioco: o si comporterebbe come Paddington o rimarrebbe lì come una statua di cera o se ne offenderebbe a morte (mentre scrivo, da noi si voterà tra un paio di settimane, vedremo come andrà a finire…). Perché ciò fosse possibile, sarebbe necessario un esercizio pieno del proprio ruolo, conscio dei limiti della funzione che si svolge, sostenuto da una cordiale simpatia per l’umano (il panino nella borsetta! da una donna così persino un orsacchiotto può tirar fuori qualcosa di intensamente umano). Ora, e vengo al punto, questa presa di responsabilità (che sa guardarsi con autoironia) vale per tutti, persino per i professori universitari (!!! Mi vien proprio da ridere…). Ma vale anche per coloro che dovrebbero “governare” la cultura italiana, indirizzarne interessi e gusti. Mi riferisco (scusate ma ragiono quasi sempre di libri, è una vera malattia!) naturalmente ai critici, ai cosiddetti critici, quelli che scrivono su giornali e supplementi. A dire il vero già da diversi anni si parlava di una crisi della critica letteraria militante, perché, vuoi per l’inflazione di premi e manifestazioni letterarie, vuoi per la pesante pressione dei diversi gruppi editoriali, spesso le liaisons dangerous si sprecavano, così da inficiare l’obiettività del giudizio e far perdere credibilità ai suddetti critici (peraltro spesso dei veri palloni gonfiati). Tutto verissimo. Oggi però, come siamo messi? Parto da un esempio concreto, un romanzo recente che ho letto con piacere e interesse. Si tratta de Il Duca di Matteo Melchiorre, Torino, Einaudi, 2022, pp. 464 (un po’ lunghetto, questo sì…). Scritto con studiata letterarietà in bilico tra presente e passato, con una ricchezza di vocabolario un po’ ostentata, narra le vicende forse più interiori che fattuali di un nobile (parzialmente) decaduto (in realtà è un conte Cimamonte, non un duca) che torna alla casa avita e deve misurarsi con la realtà locale, paesana. La lunga metafora della poiana solitaria che si ribella ai corvi nelle prime pagine del romanzo ne offre una prima sommaria possibile lettura. Mi è piaciuto per l’approfondita disamina dei sentimenti del protagonista, per le belle descrizioni della montagna, dei boschi, persino di un disastro di acqua e vento sicuramente ispirato alla tempesta Vaia che nel 2018 ha devastato anche i miei boschi trentini, per le lunghe pagine dedicate alla lettura di libri e documenti riguardanti la storia familiare del protagonista. Un libro serio, di un certo valore letterario. Se si scorrazza su Internet, però, ci si può imbattere nella recensione di un illustre sconosciuto a cui il vol. è stato inviato dall’editore, come egli stesso ci fa sapere, che quindi lo considera un recensore cui val la pena mandare il libro. Mi ha stupito che questo signore prima spieghi che questo è il primo parto della penna dell’a. (ma come? se persino io ho in casa un suo precedente lavoro di storico, La via di Schenér per Marsilio), poi dichiari di ignorare se il paese di cui si narra esista o meno (ma come, dubita davvero che Vallorgàna all’imboccatura della Val Fonda esista se non nella toponomastica, un po’ buzzatiana, dell’a.?), poi ci racconta per filo e per segno la conclusione del racconto. Inetto, insomma, da tutti i punti di vista… Bene, l’infatuazione attuale per blogger e influencer porta frutti di questo tipo. Certo, si può capire: c’è una sete (un po’ grillina) per le voci autentiche, non artefatte. C’è il desiderio di parole semplici, di gente che “scrive come parla” (e spesso parla male). E, certo, gli intellettuali (come chi leggerà queste righe) faticano a comprendere come possa interessare uno che dice banalità: ci sono anche lettori meno avveduti che son contenti così. Però nel fenomeno occorre soprattutto distinguere due aspetti più profondi, uno positivo e uno negativo. Da una parte si tratta spesso di (effimere) comunità: i followers divengono una specie di comunità solidale, legata da una sia pur superficiale simpatia (anche se mi ricorda tanto la “famiglia” cui si riferisce Mildred proprio in Fahrenheit 451). L’idea del lettore solitario e prometeico è forse generalmente superata e l’idea di “comunità di lettori” non è poi così male, anche per le biblioteche di pubblica lettura! Dall’altra, e qui sta l’aspetto negativo, scelte culturali basate sul principio della profilazione del cliente non solo riducono il lettore a semplice acquirente-consumatore, ma si basano sulla riproposta di materiale coerente con le scelte pregresse. Questo genera non solo la reiterazione di prodotti omologhi (e le lunghe serie “televisive” sono proprio questo: la stessa minestra riscaldata per 18 episodi!) ma l’incapacità di avvicinare il nuovo, il diverso. Si tratta della nascita di una generazione di giovani che avranno sempre meno a capacità critica per vagliare e giudicare la realtà? – Montag