L’Almanacco

Bibliografico

 

 

61, marzo 2022

 

 Bollettino trimestrale

 di informazione sulla

 storia del libro e delle

 biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

    Sommario

 

 

 

 

 La biblioteca di Dante

Di Marco Guardo...……..….……………….........p. 1

 Recensioni.…………………………………....p. 3

 Spogli e segnalazioni……………….…...p. 13

 (indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 35

 Cronache convegni e mostre …….…p. 35

Taccuino………………………………………..p. 36

 Postscriptum…………………………..…….p. 41

 

   La questione

 

   La biblioteca di Dante

                                                                                                di Marco Guardo

 P

 romossa dall’Accademia Nazionale dei Lincei nell’ambito delle celebrazioni per il settecentenario dantesco, la mostra “La biblioteca di Dante”, curata da Roberto Antonelli, Ebe Antetomaso, Lorenzo Mainini e da chi scrive, è stata ospitata (con progetto di allestimento di Susanna Nobili) presso le sale settecentesche della Biblioteca Corsiniana, capolavoro architettonico di Ferdinando Fuga, dall’8 ottobre 2021 al 16 gennaio 2022. Il percorso espositivo e l’indicazione dei manoscritti esposti sono testimoniati dal catalogo omonimo, a cura di Antonelli e Mainini, stampato da Bardi Edizioni nel 2021 per iniziativa della Commissione per la Storia dell’Accademia, presieduta da Alberto Quadrio Curzio. Un ulteriore catalogo sarà pubblicato a breve, inerente a una seconda mostra su Dante, “La ricezione della Commedia dai manoscritti ai media”, che sarà inaugurata nei medesimi ambienti il prossimo 26 marzo per chiudere i battenti il 25 giugno. Mette conto di rilevare in primo luogo che “La biblioteca di Dante” si inscrive a pieno titolo nel filone espositivo che ormai da molti anni, su impulso di Tullio Gregory, ha visto la Biblioteca dei Lincei particolarmente attiva (mi limito a citare “Quintino Sella linceo” nel 2011, “Verdi e Roma” nel 2013, “I libri che hanno fatto l’Europa” nel 2016 e “Leonardo e i suoi libri” nel 2019). Come spiega Antonelli nell’introduzione al vol. (Le ragioni della mostra), l’esposizione dantesca intende prendere le mosse dal rapporto di Dante con l’Antico, ben lungi dall’essere caratterizzato, come sarà in Petrarca, “da un nuovo approccio filologico verso i Classici e da un culto per l’Antichità retta dal suo studio iuxta propria principia”, ma ancora limitato al “riconoscimento del suo valore canonico e quindi assoluto”. Ne consegue che sin dalla Vita nuova Dante piega strumentalmente il corpus dei quattro poeti classici (Virgilio, Ovidio, Lucano e Stazio) alla volontà di distinguersi dai suoi contemporanei, mentre nel più tardo De vulgari eloquentia ascriverà agli auctores lo status di classici, di poetae regulati, ossia regolatori assoluti della poesia e della retorica. La presenza dell’Antico e il principio di autorevolezza dei classici si inseriscono nell’alveo della tradizione classico-cristiana e della sua rielaborazione romanza, sicché, per citare Antonelli, gli autori della Latinità subiscono un processo che li conduce a essere “metabolizzati e attualizzati, divenendo appunto parte di un’altra tradizione”. Con tali premesse l’evento espositivo si prefigge lo scopo di “proporre una possibile storia unitaria”, materiata non soltanto da tutte le fonti classiche e cristiane citate esplicitamente da Dante, ma anche da quelle non altrimenti note. Entriamo allora nel campo congetturale, quello dei testi non menzionati da Dante, ma con buona verosimiglianza conosciuti: una vexata quaestio, legata a ciò che il poeta lesse e non rivelò, che conduce a esiti “ancora largamente contraddittori o opinabili”. Per tale ragione la citazione esplicita e significativa rimane ineludibilmente il primum movens di una ricostruzione filologicamente attendibile, che si rispecchia nel percorso scientifico dell’evento espositivo. La mostra è composta da sei sezioni tematiche (La Bibbia e la tradizione cristiana; Gli auctores nella Vita nuova; La tradizione romanza; Gli auctores dopo la Vita nuova; Retorica e trattatistica medievale; Filosofia, scienza e teologia) con il fine di orientare il visitatore nella complessità dei testi danteschi, muovendo appunto dal rapporto con i classici lungo il percorso dalla Vita nuova alla Commedia, che sancisce “il più alto tentativo di costituzione” della tradizione classico-cristiana, che non mette ancora in campo le armi della filologia, alcuni decenni dopo impugnate da Petrarca, bensì quelle politico-culturali, ereditate da Agostino, che di quella tradizione è uno dei fondatori. L’esposizione, oltre a schierare un nutrito corpus di codici corsiniani, ha visto il prestito di manoscritti provenienti da molteplici biblioteche italiane e straniere, che nel loro insieme hanno contribuito a percorrere i sentieri della biblioteca “virtuale di Dante”, come emerge dalla scheda storico-critica che il catalogo stampa dopo quella codicologica. Ne citiamo alcuni: dalla Corsiniana proviene il manoscritto del Roman de la Rose (della metà del XIV secolo; segnatura 55 K 4), testo che ebbe in Dante un lettore di eccezione. Il poeta, infatti, lo lesse verosimilmente anche prima dell’esilio (conoscenza mediata da Brunetto Latini) e se ne avvalse in più punti della Commedia, come attestano i non pochi loci similes, sapientemente indagati da Luciano Formisano. D’altra parte, la Biblioteca Casanatense di Roma ha prestato il manoscritto 233 (del terzo quarto del XV secolo), che riporta l’Histoire ancienne, con ogni probabilità da identificare con la “Biblia cum Troianorum Romanorumque gestibus compilata”, citata dal De vulgari eloquentia come esempio di trattazione storica, uno dei tre generi rappresentativi della lingua d’oïl insieme con i romanzi arturiani e la trattatistica dottrinale. Peraltro, anche un personaggio della Commedia (Inferno, V, v. 58), Semiramide, stando a una recente congettura, potrebbe essere stato ripreso dall’Histoire ancienne. Infine, grazie al prestito della Biblioteca e Complesso monumentale dei Girolamini è stato esposto il manoscritto C. F. 2. 5 (della seconda metà del XIV secolo), che riporta le Tragedie senecane: il codice, impreziosito da superbe miniature, testimonia al massimo grado la temperie culturale durante il periodo angioino. Come rimarca Claudia Villa nella scheda storico-critica, la lettura di Seneca tragico non fu particolarmente estesa nell’età medievale, mentre soltanto a cominciare dal Trecento cominciò a diffondersi progressivamente, come attestano alcuni cicli miniati in funzione di apparato iconografico del testo, splendidamente rappresentati dal nostro testimone. La circolazione alquanto ridotta del testo ai primi del Trecento non soltanto ha originato il dubbio sulla sua effettiva conoscenza da parte di Dante, ma ha anche indotto a ritenere estremamente sospetta la citazione “ut patet per Senecam in suis tragediis”, attestata nell’Epistola a Cangrande, giudicata una spia eloquente della falsificazione dell’opera. Tuttavia, la Villa precisa che la diffusione delle Tragedie senecane, al tempo di Dante e nelle aree percorse dal poeta durante l’esilio, fu più ampia di quanto un tempo si supponesse: a Pisa, nelle ultime decadi del secolo XIII, la biblioteca del canonico Alessandro di San Germano annoverava un manoscritto delle Tragedie e il testo era peraltro noto agli ambienti domenicani.  Inoltre, secondo la congettura della studiosa, nella Commedia potremmo supporre un riuso del Tyestes, nel quale “il tema senecano del dramma famigliare, con l’ereditarietà della colpa e della condanna da perpetuarsi nelle generazioni, raggiunge l’oltranza assoluta della vicenda pisana di Ugolino e del vescovo Ruggieri, proiettandosi sul tema civile di una colpa collettiva della Pisa italica […], edificata, nel suo mito di fondazione elaborato nel sec. XII, da Pelope, rappresentante della famiglia Tantalide, fatalmente segnata dalla trasgressione e dalla violazione del divieto di consumazione della carne umana”. Come ormai sappiamo, non sempre Dante volle palesare i testi letti e impiegati, come non sempre volle citare esplicitamente la fonte delle proprie letture, sicché l’eventuale ipotesto del Seneca tragico assurgerebbe a simbolo della complessità della “biblioteca virtuale” dantesca e dei molteplici percorsi del suo “libro della memoria”.

 

 

 

 

 

 “Viaggiare nel testo.

Scritture, libri e biblioteche nella storia”

 

 Quarta edizione. Sermoneta,

 16-18 giugno 2022

 Seminario per dottorandi,

 laureati e giovani ricercatori.

 Relazioni dei professori Luca Barbieri, Loredana Chines e Marco Callegari.

 Per informazioni e
domande di partecipazione

 

 

 

 

 “Leonardo da Vinci:
il suo mondo, i suoi libri, le sue scritture”

 Scuola estiva
“Beniamino Burstein” 2022
in memoria di Leonardo Botarelli

 Ottava edizione.
Torrita di Siena e Montepulciano, 29 agosto – I° settembre 2022

 Relazioni dei professori Edoardo Barbieri, Marco Cursi e Luca Rivali.

 Per informazioni vedere nel sito CRELEB e scrivere a
Pierfilippo Saviotti
 pierfilippo.saviotti@unicatt.it


 

 Recensioni

 061-A Antonazzi (Giovanni), Ai confini del regno. Vita di don Giuseppe De Luca attraverso le lettere, a cura di Paolo Vian, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2021, pp. 424, ill., ISBN 978-88-9359-554-4, € 64. Compie trenta anni nel 2022 il primo libro di Giovanni Antonazzi (1913-2007) dedicato alla figura dell’amico, prete e letterato, consulente per la Morcelliana e scrittore per diverse testate, don Giuseppe De Luca (Don Giuseppe De Luca uomo cristiano e prete (1898-1962), prefazione di L.F. Capovilla, 1992), di cui questo poderoso (peserà certamente un paio di chili!) e denso vol. ripropone gran parte del materiale epistolare già pubblicato, incastonandolo però in un impianto del tutto diverso e rinnovato, grazie alla non superflua attività del curatore Paolo Vian, che ha il merito (tra le altre cose) di aver dato alla luce il frutto di tanti anni di lavoro dell’a., scomparso nel 2007. Il risultato è una biografia non biografica – mi si passi il jeu de mot – né tantomeno agiografica, ma il racconto di una vita da un inedito punto di vista interno (o dal buco della serratura, se si vuole), che non concede sconti e che non è cortigiana, che non incensa o idolatra ma anzi restituisce la figura di un intellettuale vivo, umano, e proprio per questo – non sempre, ma spesso – incostante e mutevole. Con andamento annalistico (si parte con il primo capitolo dedicato al periodo 1909-21 e si prosegue poi di anno in anno, fino alla morte, nel 1962) Antonazzi – attraverso le parole del De Luca stesso – descrive un uomo-figlio del Novecento (era nato nel 1898), che dalla periferia lucana (dove trascorre l’infanzia, orfano di madre dalla nascita) si trasferisce, prete, nella Capitale (dopo la formazione al seminario di Ferentino) intrecciando stretti rapporti amicali ed epistolari con alcune delle personalità più importanti del XX secolo, laiche e non. Tra i destinatari del suo carteggio si trovano Giuseppe Prezzolini, Giovanni Papini, Giuseppe Bottai, Antonio Baldini, Fausto Minelli, Benedetto Croce, Carlo Bo, Giovanni Battista Montini, Angelo Giuseppe Roncalli, Piero Bargellini… È proprio Bargellini che descrive le lettere del De Luca come il suo vero capolavoro, più degli articoli, più degli altri scritti: «da vivo, la tua opera più viva è nelle lettere. Con queste tue lettere ci governi magistralmente e ci aiuti a capire quella che è la nostra diciamo arte. Da quando io sono in relazione con te sai quanto ho guadagnato, sai quante cose di me stesso ho capito? Sono incantato dalle tue lettere: non leggo mai un tuo articolo come leggo le tue lettere, anzi gli articoli tuoi […] mi sembrano lettere aperte, che abbiano perso il loro odore acuto e pentrante: lettere per tutti e quindi per nessuno. Quelle che invece tu pieghi in busta, caro De Luca, sono così dense di senso e così acute di pensieri, che non si smetterebbe mai di rileggerle» (p. XXIII). E appunto la pregnanza di queste lettere, la loro forza, solleva e ricorda una questione fondamentale di metodo, e cioè che in un’opera storica (di qualsiasi tipo) si devono tenere sempre le fonti al centro. Altrimenti – ma ce lo dice la logica! – non si fa la Storia, ma si fanno le storie, e quindi le favole. Chiude il vol. – arricchito da numerose tavole fotografiche – una cronologia della vita di Giuseppe De Luca, una nota bibliografica, un indice delle illustrazioni e uno dei nomi, un elenco delle sue opere. – Ar.L.

 061-B Barbaro (Francesco), De re uxoria, a cura di Claudio Griggio – Chiara Kravina, Firenze, Leo S. Olschki, 2021 (Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento. Studi e testi, 53), pp. XIV+425+VII di tavole, ISBN 978-88-222-6728-3, € 55. Il De re uxoria dell’ umanista e patrizio veneziano Francesco Barbaro (1390-1454) è un trattato in latino sulle qualità femminili da considerare nella scelta di una moglie (mores, aetas, genus, forma, opes) e sulla vita coniugale, sui ruoli e sui compiti della bona uxor. Scritto cogliendo l’occasione delle nozze fiorentine del 1416 tra Lorenzo di Giovanni di Bicci de’ Medici e Ginevra Cavalcanti, quando l’a. era piuttosto giovane e (curiosamente, dato l’argomento) non sposato, il De re uxoria si rivela un unicum della produzione quattrocentesca per originalità rispetto al tema trattato, che si inserisce nel dibattito perlopiù misogino sulla convenienza di prender moglie, promuovendo una visione pro coniugio nuova e particolare, anche grazie all’accorto uso delle fonti antiche e patristiche. La storia di questo trattato è ricostruita con acribia da Chiara Kravina nello scritto introduttivo all’edizione critica curata da Claudio Griggio, a. anche della prefazione (pp. IX-XIV): del De re uxoria si studiano l’occasione compositiva, la struttura dell’opera, le fonti antiche, il contesto contemporaneo, la fortuna nella letteratura, nell’arte e persino nella prosa giornalistica settecentesca. Oltre al discorso storico-letterario, ampio spazio è riservato alle modalità di circolazione del trattato e al ricco numero di testimoni, che coinvolge non solo la produzione manoscritta (129 mss. elencati alle pp. 146-9, dei quali cinque trasmettono un’epitome) ma anche quella a stampa (pp. 100-49). Dopo l’editio princeps stampata a Parigi nel 1513 da Josse Bade Ascensius, infatti, il De re uxoria godette di più edizioni pubblicate oltralpe tra il XVI e il XVII secolo, con una particolare predilezione da parte degli ambienti della Riforma. A queste edizioni si aggiungono i rifacimenti (tra i quali spicca per interesse quello in tedesco del 1536 a opera del luterano Erasmus Alber), le traduzioni in più lingue apparse già dal XVI (come, per esempio, il volgarizzamento di Alberto Lollio del 1548), nonché le proposte di fissare filologicamente il testo a partire dal XVIII secolo. Terminato il prezioso studio del De re uxoria, inizia l’altrettanto preziosa edizione critica tradotta e commentata da Claudio Griggio. Quest’ultima è introdotta da una Nota al testo (pp. 153-75), dove il discorso non si limita a dichiarare i criteri di edizione e i testimoni – tra i quali è stato posto alla base del testo critico il ms. Laurenziano 78.25 (= L) –, ma approfondisce i rapporti testimoniali e argomenta le scelte. Il testo del Barbaro (pp. 176-291) è offerto al lettore con una traduzione italiana al fronte e, a piè di pagina, due fasce d’apparato: la prima identifica le fonti, la seconda è più prettamente filologica. Il discorso sulle fonti è ampliato nelle 301 note di commento in calce all’opera (pp. 293-343), in cui si segnala l’importante e meritoria decisione di identificare mss. disponibili e utilizzati dal Barbaro. Il tutto è organizzato anche in modo da valorizzare gli interventi di un umanista di vaglia quale Guarino, revisore dell’opera in tre testimoni e a. dei titoli dei capitoli in cui è suddiviso il testo in questa edizione (e per questo inseriti tra parentesi quadre). La tavola delle abbreviazioni bibliografiche (pp. 345-90), a cura di Chiara Kravina, svela l’ampia bibliografia sottesa a questo vol., fornendo di per sé già un prezioso strumento per chi volesse approfondire l’argomento. Altrettanto importante, ai fini della fruizione del vol., è la presenza degli indici degli interventi di Guarino in L, dei manoscritti, dei nomi di persona e di località, degli autori antichi, dei termini e delle cose notevoli, anch’essi a cura di Kravina (pp. 393-425). Sette tavole a colori impreziosiscono la pubblicazione. – S.C.

 061-C Cicala (Roberto), Da eterna poesia. Un poeta sulle orme di Dante: Clemente Rebora. Con inediti, presentazione di Alberto Casadei, Bologna, il Mulino, 2021, pp. 432, ill. b/n e col., ISBN 978-88-15-29344-2, € 25. L’a. affronta il tema del dantismo nella poesia italiana del Novecento con una nuova acuta lettura della vita e della produzione di Clemente Rebora, frutto di ricerche più che trentennali condotte non solo sulle raccolte poetiche, ma anche sulla corrispondenza, gli appunti delle lezioni e le stratificate postille nella copia della Commedia appartenuta al poeta vociano. Il vol. ne presenta la parabola esistenziale in un equilibrato connubio fra rigore scientifico e leggibilità narrativa, tanto da risultare adatto a chi si accosti per la prima volta all’a. dei Frammenti lirici così come ai frequentatori abituali che ne vogliano penetrare l’intrico interiore e l’intimo ininterrotto dialogo con Dante. Nella prima parte è ripercorsa la vicenda biografica, dalla formazione giovanile sino alla laurea e al tentativo, svanito, di ottenere una cattedra di lettere al liceo, con il conseguente frustrante riadattarsi a insegnare nelle scuole tecniche. La chiamata alle armi catapulta il giovane docente nell’inferno della Grande Guerra, combattuta in prima linea e da cui tornerà affetto da una malattia nervosa che gli farà vivere un periodo d’inquieta riabilitazione, quasi un purgatorio nel quale una mai sopita sete dell’assoluto maturerà nella conversione religiosa. Il quarantaseienne Rebora troverà infatti il suo paradiso nella comunione con Dio e nella devozione mariana abbracciando il noviziato nell’Istituto della Carità. Proprio come il cammino ultraterreno dell’Alighieri, l’intera vita del padre rosminiano, riflesso essa stessa delle tre cantiche dantesche, è permeata dalla tensione verso Dio: «Rebora risolve l’antinomia apparente tra dottrina e poesia del poema di Dante attraverso un’unità vissuta in prima persona mediante una fusione provocata dalla sua spiritualità; è un’unità tentata religiosamente anche tra le diverse esperienze della sua tormentata esistenza» (p. 140). La seconda parte considera più da vicino la sua produzione, non esclusivamente poetica: vi trovano spazio anche i temi affrontati a lezione, l’epistolario e le traduzioni dalla letteratura russa, praticate sin dai tempi della giovanile relazione con la pianista Lydia Natus. Le «esperienze dantesche» sono così declinate attraverso l’analisi della salvifica figura femminile, trasversale alla sua esistenza, dalla mamma all’amata Lucciola/Lydia, da Beatrice sino alla «Vergine madre»; gli appunti delle allieve milanesi ai corsi sulla Divina Commedia e la Vita Nova alla fine degli anni ‘20 restituiscono «l’insegnamento dei valori»; le postille a matita, a penna nera e a lapis rosso e blu nella copia personale dell’edizione Scartazzini-Vandelli del poema mostrano il tormento di un’anima che si relaziona con il testo dantesco tramite un linguaggio codificato di segni, rinvii e commenti, come l’alternanza del colore rosso e blu impiegati «con un significato cromatico, rispettivamente positivo e negativo» (p. 121). Tutto ciò prelude all’analisi della «memoria poetica», ossia a come Dante, talvolta mediato da altri poeti novecenteschi, sia penetrato nei versi di Rebora: l’a. ne rilegge i brani evidenziando i suoni, le immagini, gli echi o anche solo le suggestioni dantesche. In appendice trovano spazio una breve antologia di testi reboriani, vividi estratti dall’epistolario, alcune riproduzioni di autografi di varia natura, l’edizione – paradigmatica a livello ecdotico per il trattamento di una tipologia testuale complessa quale i postillati – di un’ampia selezione di pagine, riprodotte a colori, dalla copia annotata della Scartazzini-Vandelli, e gli inediti appunti delle lezioni su Dante del 1929-30. In chiusura, un’essenziale bibliografia degli scritti di Rebora, l’indice luoghi danteschi e quello dei nomi di persona. – E.Gam.

 061-D Competizione e condivisione. La lingua araba e l’editoria come luogo di incontro dal XVI al XVIII secolo, a cura di Aldo Coletto – Marina Zetti, Milano, Scalpendi, 2021, pp. 159, ill. b/n e col., ISBN 9791259550552, € 25. Il concetto di Orientalismo, che si può in termini molto generici descrivere come l’interesse e lo studio delle culture orientali, in particolare levantine, da parte degli intellettuali occidentali nel corso della storia, è per la verità una nozione assai astratta che non definisce con chiarezza un fenomeno caratterizzato da diverse sfumature e implicazioni socioculturali. Se l’idea di fondo di Edward Said, che all’Orientalismo dedicò un’omonima e fortunatissima opera, associa l’attività occidentale, in particolar modo europea, in Oriente a una marcata operazione colonialistica, altri studiosi, su tutti Robert Irwin, hanno provato a spiegare questo fenomeno presentando in campo altri fattori, siano essi culturali, sociali, politici o religiosi. E in effetti sono molti e di diversa natura gli aspetti che si devono tenere in considerazione quando si intende parlare di ciò che gli intellettuali, laici o religiosi, hanno prodotto studiando l’Oriente dalla prima Età moderna fino a oggi. Questo è certamente l’intento del catalogo pubblicato in occasione dell’omonima mostra allestita nella Sala Maria Teresa della Biblioteca Nazionale Braidense di Milano dal 7 ottobre al 13 novembre 2021 e che ha esposto più di 100 opere, perlopiù tra XVI e XVIII secolo, con l’obiettivo di mostrare come l’editoria abbia favorito il dialogo e lo scambio culturale tra mondo arabo e occidente nel corso della storia moderna. Il vol., dopo le introduzioni del direttore della Pinacoteca di Brera James Bradburne e dei curatori della mostra Aldo Coletto e Marina Zetti, si divide in due sezioni principali: la prima dedicata a una raccolta di saggi di presentazione a opera degli studiosi che hanno contribuito alla preparazione dell’esposizione, la seconda costituisce il catalogo vero e proprio dei voll. presentati. Paolo Luigi Branca (pp. 19-22) propone una rassegna delle edizioni italiane del Corano, a partire dalla prima veneziana del 1547 fino alle numerose edizioni novecentesche e quelle a noi più contemporanee, che hanno tutte dovuto fare i conti con un testo di difficile traduzione e interpretazione. Paolo Sachet (pp. 23-7) presenta un percorso tra le edizioni in lingua araba del XVI secolo conservate in Braidense e altre istituzioni italiane, seguendo due indirizzi principali, uno religioso (“lingua di fede”) e uno filosofico-scientifico (“lingua di studio”). Amos Bertolacci (pp. 29-30) si concentra su un particolare aspetto della ricezione della cultura araba in Europa nei secoli XVI-XVIII mostrando una straordinaria varietà di edizioni e traduzioni di classici del pensiero arabo-islamico in campo filosofico, scientifico, medico e delle scienze occulte. Marco Galateri di Genola (pp. 31-4) ripercorre per sommi capi la storia e l’attività di due tra le più influenti imprese tipografico-editoriali italiane ed europee, ovvero la Tipografia Medicea Orientale e la Tipografia Poliglotta della Congregatione de Propaganda Fide, attive a Roma tra XVI e XVIII secolo nella stampa di un grandissimo numero di testi in alfabeti orientali, perlopiù di carattere linguistico e grammaticale, al servizio dei missionari inviati in Africa e Medio Oriente. Alexander Bevilacqua (pp. 35-8) indaga il ruolo dell’Islam nel pensiero del Settecento e il suo rapporto con l’Illuminismo, facendo luce sul lavoro filologico di alcuni dotti studiosi europei, cattolici e laici. Patrizia Piacentini si occupa da una parte (pp. 39-42) di ricordare la figura di Giuseppe Acerbi (1773-1846), intellettuale e diplomatico mantovano che ricoprì ruoli d’ambasceria in Egitto per conto del consolato generale d’Austria; dall’altra, insieme a Mamdouh Chénab ofm (pp. 43-4), introduce la raccolta di manoscritti cristiani in arabo conservati alla Braidense. La seconda parte è, come detto, dedicata al catalogo delle opere esposte: 17 sezioni che, mettendo in evidenza «le imprese intellettuali che hanno avvicinato la cultura araba del Mediterraneo dal XIV secolo fino alla fine dell’Ottocento» (p. 13), ben documentano e testimoniano come l’editoria abbia svolto un ruolo di assoluta centralità nel costante dialogo tra cultura occidentale e orientale in tutti i campi in cui si è espresso, fosse esso linguistico, religioso, filosofico, medico, scientifico. Un dialogo, per riprendere il titolo della mostra, caratterizzato allo stesso tempo da competizione culturale e da condivisione dei saperi. In chiusura di vol. un apparato di tavole illustrative dedicate a esempi di oggettistica araba, perlopiù in rame e ottone. – P.S.

 061-E Grammatica Orientalia Hierosolymitana, a cura di Pierfilippo Saviotti, Milano-Jerusalem, Pro Terra Sancta, 2022, pp. 98, ill. b/n, ISBN 9788894540345. Che la realizzazione di mostre sia oggi parte integrante della missione di una biblioteca è un dato sempre più evidente, testimoniato dal moltiplicarsi di iniziative sia tradizionali (e cioè l’esposizione di materiale tramite l’allestimento in uno spazio fisico concreto) sia digitali; una modalità, quest’ultima, che presenta innegabili vantaggi e che elimina in parte alcuni possibili ostacoli nell’allestimento di una mostra, primo tra tutti quello della disponibilità di spazio. Non a caso, nel corso degli ultimi anni sono usciti alcuni contributi dedicati al tema: si ricordano, per citare solo i più recenti, i due agili volumetti di Francesca Rafanelli (Come realizzare una mostra bibliografica in biblioteca, 2019) e di Maria Cassella (Come allestire e comunicare le mostre in biblioteca, 2021), entrambi pubblicati da Editrice Bibliografica nella collana «Toolbox», proprio a sottolineare la necessarietà di queste competenze nel profilo del bibliotecario. Una approfondita riflessione sul tema è stata inoltre offerta dal convegno, a cura del Creleb, “A libro aperto” tenutosi a Milano lo scorso settembre, in cui, oltre alla presentazione di progetti attuali e futuri, una sessione è stata dedicata alla storia delle mostre bibliografiche in Italia (si veda la cronaca su «AB» 60; la registrazione del convegno è inoltre disponibile su Il Canale dei Libri). Significativo, infine, il fatto che il convegno fosse affiancato da una mostra-laboratorio che ha messo in scena la realizzazione stessa di un’esposizione bibliografica. In questo contesto ogni biblioteca interessata alla realizzazione di una mostra è chiamata ad approfondire la conoscenza della propria raccolta bibliografica e a identificarne le peculiarità, scegliendo di volta in volta quale parte della sua fisionomia offrire al pubblico. Non fa eccezione la francescana Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa, situata nel cuore della città vecchia di Gerusalemme: lì, da diversi anni, si realizzano, nell’ambito del progetto Libri Ponti di Pace, esposizioni librarie sia fisiche che virtuali; naturalmente la condizione del contesto sociale, politico e culturale della regione carica queste iniziative di un valore e di un fine particolari, felicemente sintetizzati nel nome del già ricordato progetto all’interno del quale si iscrivono: l’idea è quella che i libri (e quindi la biblioteca) possano diventare terreno di dialogo e conoscenza reciproca tra le varie anime e identità che si trovano a vivere fianco a fianco, spesso tra accesi contrasti, in Terra Santa. Se dunque in qualsiasi biblioteca la realizzazione di una mostra prevede che si tenga ben presente il profilo del pubblico a cui ci si rivolge, a Gerusalemme questa necessità è particolarmente stringente. Si può allora iniziare a intuire quale sia il valore di questa ultima esposizione digitale il cui catalogo è disponibile nell’apposita sezione del sito della Biblioteca Generale della Custodia, accompagnato da un bel video di presentazione e da un articolo pubblicato su AIB Studi 61/3); il lungo titolo Grammatica Orientalia Hierosolymitana. Dizionari e grammatiche delle lingue semitiche tra il XVI e il XVIII secolo dalle Biblioteche Francescane di Gerusalemme, infatti, ci cala subito in un contesto ben preciso, quello cioè degli antichi strumenti linguistici stampati per un pubblico essenzialmente occidentale. È Martino Diez a introdurre il lettore alla conoscenza del grandioso movimento di avvicinamento alla lingue (e quindi alla cultura) orientali, arabo in primis, iniziato nel Cinquecento e proseguito nei secoli successivi; un impulso in gran parte dovuto, almeno fino al Settecento, a motivazione religiose e perciò promosso dalla Chiesa Cattolica in cui proprio i francescani ebbero un ruolo estremamente significativo: le figure di Tommaso Obicini, Domenico Germano, Antonio da l’Aquila spiccano infatti nella sezione della mostra dedicata al XVII secolo, che segue la prima (che accoglie invece edizioni cinquecentesche) e in cui domina la grandiosa impresa della Tipografia Medicea Orientale; alcune delle edizioni presentate in queste due prime sezioni, peraltro, si distinguono per rarità (è il caso delle due grammatiche pubblicate nel 1592, schede A.2 e A.3 o della seicentesca grammatica comparata stampata a Leida da Elzevier, B.11). All’interno della terza sezione, riservata alle edizioni del Settecento, si segnalano invece due esemplari (schede C.6 e C.7) appartenuti al Commissariato di Terra Santa di Vienna, lo stesso che avrebbe finanziato e supportato, a metà Ottocento, la nascita della stamperia francescana di Gerusalemme, a cui è stata recentemente dedicata, guarda caso, un’altra bella mostra della biblioteca, curata dal medesimo a.: The Printer’s Small Library. Books, reference works and handbooks on the shelf of the Franciscan Printing Press in Jerusalem. Conclude la mostra un esemplare della splendida Bibbia poliglotta stampata a Londra tra il 1654 e il 1657 e corredata da un Lessico (pubblicato nel 1669) che è appunto il vol. esposto; e anche in questo caso si rimanda a un’altra preziosa mostra allestita dalla Biblioteca della Custodia nel 2018: La Bibbia in movimento: tradizioni e traduzioni della Sacra Scrittura. Al di là del pregio e della rilevanza del singolo esemplare si può agevolmente comprendere quanto sia l’intera raccolta nel suo insieme a costituire un dato particolarmente significativo. Essa è infatti testimonianza storica dello slancio e dell’apertura verso la comprensione di altre culture, un impulso qui rappresentato nella sua dimensione più concreta, quella comunicativa. Ci sono mostre, anche bibliografiche, che fanno dello splendore e dell’eleganza il proprio carattere principale: non è però il caso di Grammatica Orientalia Hierosolymitana, che è piuttosto avara di esperienza estetica. Qui si espongono libri usati, maneggiati, fatti di pagine che poco spazio lasciano all’immaginazione. È una mostra che richiede di essere letta, di soffermarsi sui testi (offerti sia in italiano che in inglese) che accompagnano ciascuno dei 26 esemplari esposti; didascalie che istruiscono e invitano ad approfondire grazie alla nutrita presenza di riferimenti bibliografici, esplicitati in fine di vol. Attraverso il susseguirsi di libri, allora, si realizza quel compito fondamentale di una biblioteca, che è il rivelare al pubblico una parte della propria identità, narrando quella che è allo stesso tempo storia ma anche testimonianza e spunto per la contemporaneità. – F.F.

 061-F Jestaz (Bertrand), Documents pour servir à l’histoire de la Renaissance à Venise, Roma, Ecole Française de Rome (Sources et documents publies par l’Ecole française de Rome, 10), 2019, pp. 615, ISBN 978-2-7283-1376-1, € 69. Un’opera singolare, in cui l’a., già conservatore al Museo del Louvre, professore all’Ecole des Chartes e storico dell’arte, pubblica le proprie personali (e sintetiche) trascrizioni di documenti relativi a «opere rilevanti per l’arte» (quasi totalmente provenienti dall’Archivio di Stato di Venezia) effettuate nell’arco di quarant’anni di ricerche. Le carte sono tutte inedite (e dove è stato possibile individuarne una precedente citazione ne viene data notizia in nota, e il vol. è corredato da una sintetica ma compatta e ampia bibliografia). Ogni trascrizione è corredata da una indicazione chiara e precisa del fondo d’archivio di provenienza; opportuni e dettagliati sono gli apparati di corredo, ovvero un  assai utile glossario e un ampio indice generale (ben 26 pagine) dei nomi, dei luoghi, delle materie (con analitico spoglio dei quadri citati, delle materie, degli oggetti), che lasciano comunque agli studiosi l’opportunità di andare a verificare che cosa eventualmente sia stato omesso nelle trascrizioni (parte degli inventari non pertinenti con gli oggetti storico-artistici, per esempio). I documenti sono raccolti non per serie cronologiche ma per argomento di interesse, suddivisi in alcune grandi classi: Architettura Civile, Architettura religiosa, Artisti e artigiani, Amatori d’arte e collezionisti, Mercanti d’opere d’arte, Pittura, Scultura, Gioielleria, Vetreria, Stamperia, Varia. Un’analisi dettagliata dell’importanza che questo contributo potrà avere per gli storici dell’arte è nella bella recensione di Isabella Cecchini nel più recente numero di «Ateneo Veneto» (a.CLII, VI serie, n.22, Venezia 2021, pp.148-50) cui si rimanda per una analisi più dettagliata di quanto proposto dall’a. Tra i ben 745 documenti presentati, che coprono date comprese tra il 1458 e il 1652, e trascritti dall’a. con “una curiosità enciclopedica per l’arte, la cultura e la storia di Venezia durante il Rinascimento” ve ne sono un certo numero che riguardano più specificatamente le arti legate alla storia del libro e ai suoi protagonisti. Non poteva non essere così, in una città come Venezia, anche per chi fa ricerche, come Jestaz, di carattere generale sull’arte. Ed ecco, allora, i due documenti relativi a Graveurs d’estampes (numeri 472-73) che vedono protagonisti  Jacomo de Argentina, Giacomo Franco e Paolo Farinati, e gli altri 25 (dal n.707 al n.732) relativi all’Imprimerie, tutti quasi completamente ignoti agli studiosi del settore: dal 1490 (un documento relativo al proscioglimento dall’accusa di aver utilizzato monete false di “Corradus, famulus Johannis de Colonia stampatoris”) al 1597 (materiali spettanti come dote alla vedova di Aldo Manuzio il giovane). Tra questi, una serie di privilegi di stampa (in parte del tutto ignoti al Fulin), procure, accordi societari, sentenze arbitrali, inventari di botteghe tipografiche (di particolare interesse per l’approfondimento della terminologia, degli oggetti elencati, della definizione dei caratteri in uso). Protagonisti ne sono molti “vecchi amici”: incrociamo tra gli altri e a diverso titolo (tipografi, librai, lavoranti di bottega, mercanti di carta), il già citato Giovanni da Colonia, Francesco Cattaneo, Giuseppe Poesio, Girolamo Porro, Benedetto Giunta, Giovanni Mazocco, Pietro Cattaneo, Domenego de Lai, Giovanni Fioreni, Nicolò Rossetti, Niccolò Misserini, Giacomo Vincenzi, Lazzaro de Soardi, Lucantonio Giunta, Francesco Consorti, Gregorio de Gregori, Gian Francesco Torresani, Melchiorre Sessa, Bernardino Stagnino, Domenico Nicolini da Sabbio, Paolo Girardo, Giovanni Marsion, Giordano Ziletti, Camillo Borgominiero, Luca Bertelli, Paolo Meietti, Valerio Bonelli, Matteo Morello, Giovanni Mazocco, Michele Boniletti, Michele Zanetti. Altri personaggi implicati nella storia del libro, citati incidentalmente in documenti riguardanti altra materia sono Domenico Farri (doc. 503), Francesco Colonna (doc. 480), Paolo Furlan (doc. 579) Lucantono Giunta (doc. 299) Peter Lichtenstein (doc. 586). I documenti, si è detto, sono trascritti sinteticamente, quindi chi volesse approfondire le ricerche (e in qualche caso si tratta davvero di tracce che possono fornire precisazioni preziose rispetto a quanto già si conosce e aprire nuove piste di ricerca, trattandosi comunque di documenti finora non noti) dovrà necessariamente confrontarsi con gli originali; ma già le sintesi segnalate dall’a. promettono notevoli accrescimenti di conoscenze, come per esempio la possibile riconsiderazione della biografia di Giovanni da Colonia (che qui, alla data del 1490 risulta ancora in vita), o la società padovana tra Luca Bertelli e Paolo Meietti, o i nomi di tutti i collaboratori di Matteo Zanetti, che in bottega aveva anche “lettere hebree”, o la quantità di copie a stampa assegnate a Francesca, nipote di Lucantonio Giunta e vedova di Aldo Manuzio il Giovane. – Agostino Contò

 061-G Lodone (Michele), I segni della fine. Storia di un predicatore nell’Italia del Rinascimento, Roma, Viella, 2021 (“I libri di Viella”, 390), pp. 282, ISBN 978-88-3313-814-5, € 29. Francesco da Montepulciano (1476-1513), francescano conventuale, predicatore e docente universitario, per alcuni anni eremita in Puglia, terminò la sua vita con un ciclo di prediche tra Umbria e Toscana. In particolare, di grande interesse è l’ultima orazione da lui tenuta nella fiorentina Santa Croce (18 dicembre 1513), più volte brevemente citata dagli studiosi in quanto esempio di quella che è stata chiamata “pastorale della paura” o, meglio “delle emozioni” (per il suo ricorrere di espressioni forti dei moti dell’animo) e tramandata da un consistente numero di testimoni, 15 mss. identificati (un paio i dispersi) e 6 edizioni cinquecentesche (forse degne di descrizioni più accurate, ma si vedano anche pp. 70-81): se ne fornisce un’edizione di servizio (pp. 215-28), accompagnata dalla descrizione dei testimoni noti (pp. 199-214). Il corpo del vol. è costituito invece dalla introduzione-commento al testo della predica – di carattere marcatamente apocalittico (ma incentrata su Matteo 24, 14-21) – ma anche alla figura dell’a., catalizzatore di diverse esperienze tipiche del tempo. L’analisi prende il via dalle reazioni che la predica produsse nei suoi uditori, in primis Niccolò Machiavelli che nel riassumerla se ne fece beffe in una sua lettera a Pietro Vettori («un frate… che è mezzo romito… fa professione di profeta»), ma anche i cronisti del tempo, o l’arcivescovo di Firenze che ne fu subito informato e che chiese spiegazioni al frate. Ne nasce, ben valorizzato dell’a., un dossier particolarmente ricco, che permette un’osservazione attenta soprattutto delle reazioni provocate e delle letture proposte della predica stessa. Firenze aveva già conosciuto (dopo la morte del Savonarola nel ‘98) altri predicatori di sciagure, ma la predica del poliziano nulla aveva a che fare con le profezie del domenicano e la sua esecuzione, così come la sua figura non va confusa con quella di altri “irregolari” predicatori-eremiti di quegli anni, in quanto egli fu stimato rappresentante del suo ordine, godendo di diversi incarichi ufficiali. Anche il suo ritratto (certo di fantasia e ripreso da un legno già utilizzato, si vedano fig. 3 p. 82 in un’edizione fiorentina del 1564) nulla ha di allarmante o eccezionale. La molteplicità delle testimonianze giunte su di lui (anche le copie della sua predica, di volta in volta trasmesse in orizzonti interpretativi diversi) permette di farsi un’idea sfaccettata della sua esperienza. D’altra parte, la sua ricca vicenda personale non meno che la pluralità delle sue letture, che attinsero alla produzione profetica tardo medioevale e in particolare di ambiente francescano, fecero sì che egli divenisse in séguito nella storiografia cappuccina, un lucido esempio, l’ultimo, di un tentativo (fallito) addirittura di riforma dell’ordine stesso, tanto che a metà Settecento venne proclamato Servo di Dio col nome di Francesco Cervini.  Certo che le numerose testimonianze coeve circa la predica di Francesco ricordano tutte che essa generò un forte “sbigottimento”, che può essere definito un vero “trauma culturale”: ciò non passò inosservato né tra le più alte cariche politiche né tra quelle religiose, anche per il timore di trovarsi di fronte a un nuovo caso Savonarola. Anche interrogandosi su chi trascrisse (pur con tutte le approssimazioni del caso) la performance del frate resta ambiguo, perché il nome tramandato di Lorenzo Violi (il tachigrafo del Savonarola) era così celebre da essere una lectio facilior; così come la collocazione editoriale delle diverse edizioni spingono vuoi a una sua interpretazione profetica, vuoi a una penitenziale: assai interessante che il più antico testimone datato vada fatto risalire al 22 maggio 1527, a ridosso del Sacco di Roma che dava un senso di attualità potente al testo… Per questo non stupisce la vicinanza tra le immagini di disastri e catastrofi attestati in alcuni testi volgari del tempo e le immagini della tempesta usata da Francesco in apertura della sua predica (dove forse spunta anche l’Apocalypsis nova di Amedeo de Silva, così come di altri testi profetici del tardo medioevo). Tutto ciò porta alla necessità di una revisione minuziosa prima delle vicende personali e della spiritualità di Francesco da Montepulciano, poi della rilettura della sua esperienza operata dalla storiografia successiva, in primis quella cappuccina, all’affannosa ricerca di un modello di fondatore (e di precursori) adeguato. Chiudono il vol., dopo l’edizione della predica, la bibliografia (pp. 229-67), l’indice dei nomi (pp. 269-79) e quello dei mss. (pp. 281-2). – Ed.B.

 061-H Peric (Ester Camilla), Vendere libri a Padova nel 1480. Il Quaderneto di Antonio Moretto, saggio introduttivo di Neil Harris, Udine, Forum, 202o (Libri e Biblioteche, 43), pp. 342, ISBN 978-88-3283-144-3, € 27. Il vol. si incentra su un documento, un accordo comune con valenza legale, che evitava quindi le spese notarili, redatto a Padova dal vercellese Domenico Giglio e datato 1480, nel quale è riportato l’inventario dei libri consegnatigli dal bresciano Antonio Moretto, con i prezzi previsti al consumo. Si tratta di un documento avvicinabile – per tipologia delle informazioni contenute, ma non per dimensioni (8 carte, piegate in oblungo con una cucitura al centro) – a due ben più noti registri: il cosiddetto “Diario” della tipografia fiorentina di San Jacopo di Ripoli (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magl. X, 143) e il “Zornale” del piccolo libraio-editore veneziano Francesco de Madiis (Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana, Ital. XI, 45 (7439)). Il fascicoletto, denominato Quaderneto, sopravvissuto miracolosamente al tempo, fu scoperto alla fine dell’Ottocento presso l’Archivio di Stato di Venezia e fu il benemerito Rinaldo Fulin a fornirne una prima edizione su «Archivio Veneto» nel 1882. Il fatto che si trovi insieme a un contratto per la stampa di un’edizione del 1507, in cui tra i contraenti ritorna il nome del Moretto, non può essere casuale e presuppone l’esistenza di un fascicolo tematico, forse legato a vicende giudiziarie in cui incappò il libraio-editore, probabilmente in parte oggetto di scarto. Il testo, redatto in bella grafia da un professionista della scrittura quale era il Giglio, probabilmente però su un precedente brogliaccio del Moretto, fu steso a più riprese: il primo blocco, datato 27 febbraio, comprende 192 titoli, per complessivi 722 esemplari. Gli affari dovettero proseguire speditamente e in modo positivo, tanto che il 3 aprile si trova un secondo elenco con altri 40 titoli (155 esemplari) e ancora il 4 maggio una terza lista con ulteriori 21 titoli (46 esemplari). Benché alcune voci siano ripetute, segno di un rifornimento rispetto al primo blocco, di norma c’è una significativa varietà nell’offerta, che si sviluppa nei circa tre mesi di collaborazione testimoniati dal Quaderneto. Come viene opportunamente notato, «ciò che manca, invece, sono proprio le informazioni sulle vendite, necessariamente rendicontate in un altro documento, insieme alle cifre riscosse» (p. 26). Il vol. si apre con il saggio di Neil Harris, Per vetustà ed obsolescenza: la fenomenologia della lista (pp. 7-50), che a partire dalla ricchezza informativa del documento tocca vari aspetti che ruotano attorno agli studi sulla tipografia del Quattrocento: dalla sopravvivenza delle edizioni alle evidenze materiali, dai dati economico-commerciali alle sfide della repertoriazione bibliografica. Il percorso poi, dopo un’introduzione che inquadra la ricerca, si snoda in sette densi capitoli, cui seguono un indice degli autori e dei titoli delle opere nel Quaderneto e uno più generale dei nomi e delle opere anonime. Il primo capitolo (Descrizione del documento, pp. 57-67) spiega in maniera estremamente analitica l’oggetto dell’indagine. Nel secondo (Trascrizione, pp. 69-100), che comprende anche una riproduzione integrale del Quaderneto, se ne offre al lettore una trascrizione integrale «redatta seguendo parametri conservativi, conformi a quelli oggi consolidati per l’edizione dei testi documentari» (p. 69). Nel terzo (Il Quaderneto: contratto o giornale di bottega?, pp. 101-22) si ragiona sulla natura ibrida del fascicoletto, «tra un giornale di bottega e un documento contrattuale, testimonianza dell’ accordo di vendita su commissione» (p. 54). Il quarto capitolo (La bottega di Antonio Moretto a Padova, pp. 123-45) conduce il lettore all’interno dell’attività commerciale del Moretto, inquadrata nel più ampio contesto del mercato padovano. Con il quinto (Le edizioni nel Quaderneto, pp. 147-66) si torna più analiticamente sul Quaderneto, con un tentativo di identificazione ragionata delle edizioni ivi menzionate. Le informazioni emerse, vengono più sistematicamente organizzate nella parte seguente (Indice discorsivo delle voci e dei titoli del Quaderneto, pp. 167-267), che indicizza le voci del documento, proponendole in ordine alfabetico. Il settimo e ultimo capitolo (I prezzi nel Quaderneto, pp. 269-326) rappresenta un affondo sui prezzi di vendita indicati dal Moretto, che vengono messi in relazione con gli stipendi di alcune categorie professionali, per dare un’idea del valore reale dei libri a stampa in commercio nel Quattrocento. – L.R.

 061-I Tavoni (Maria Gioia), Storie di libri e tecnologie. Dall’avvento della stampa al digitale, Roma, Carocci, 2021 (Biblioteca di testi e studi, 1373), pp. 223, ill. b/n. ISBN 978-88-290-0110-1, € 25. Agile, densa e aperta a una visione complessiva, queste le tre caratteristiche principali della nuova pubblicazione di Maria Gioia Tavoni. Il libro, utile ai neofiti della materia, che spesso necessitano di un quadro completo e agile per non appesantire i primordi di informazioni sovrabbondanti, ma anche interessante per gli esperti del settore, che vogliano provare il piacere di vedere molti degli argomenti, spesso scollegati in monografie e studi indipendenti, qui raccolti e sapientemente intrecciati a formare un tutt’uno coerente, si offre come uno studio della fenomenologia del libro, ovvero dei fenomeni conseguenti alle grandi innovazioni che trasformarono la filiera editoriale a partire dell’invenzione della stampa. Ogni grande innovazione tecnica è occasione, secondo l’a., per sviluppare un discorso sulle conseguenze di cui essa è portatrice nella società, dalla formazione di nuovi mestieri alla nuova portata culturale, nella convinzione che, come affermano D’Errico e Orecchia, due grandi grafici del Novecento, la tipografia «nata con la macchina, perché anche il torchio era una macchina, segue un’evoluzione che è sempre influenzata dal macchinismo». Un sorvolare, dunque, procedendo per accenni, la questione delle tecniche e dei nuovi meccanismi del libro, per indagare in modo più approfondito le cause che a esse hanno portato e i mutamenti dell’intero settore nati per correlazione. Sarebbe probabilmente inutile, e non pertinente a questa sede, elencare i numerosi paragrafi che costellano la struttura di ogni capitolo, ma tutti – e questo basti al lettore – accomunati da una pregevole e sagace capacità di sintesi, supportata da un canonico impianto di studi e citazioni dei principali esperti della storia del libro, con una netta prevalenza di italiani. Ogni paragrafo, dunque, è sintesi, apertura, suggestione, assaggio nel quadro globale degli studi sulla disciplina e cerca di tenere legati tre aspetti spesso slegati nelle varie monografie che costellano il panorama: la storia sociale – come nel caso dell’analisi dei mestieri e delle dinamiche umane all’interno dell’officina tipografica, ma anche dei risvolti del tessuto sociale che le innovazioni tecnologiche apportano (si veda il ruolo delle donne, dei bambini, della chiesa, etc.) –, la storia della tecnica e gli elementi più propriamente specialistici della bibliologia. A questo proposito è esemplare il secondo capitolo, Dalla parte dei bambini. In esso vengono trattate alcune delle questioni inerenti all’editoria dalla prospettiva del mondo dei fanciulli, come nel caso del discorso sui manuali per l’infanzia che illustrano il mestiere della stampa o del resoconto dei principali editori italiani impegnati nel campo dell’editoria scolastica nel periodo a cavallo tra l’Unità italiana e il fascismo. L’Ottocento è, dunque, il secolo di riferimento per questi temi, se si esclude qualche eccezione, come nel caso dell’Orbis sensualium pictus del filosofo e pedagogista ceco Amos Sergês Komensky (1592-1670), vero e proprio «capitolo di vita quotidiana agli albori dell’età moderna». Abbandonato il tema della costituzione di cataloghi sull’editoria infantile e scolastica, l’a. affronta, in questo capitolo, un altro, e per certi versi speculare tema, ovvero lo sfruttamento del lavoro minorile nelle tipografie moderne, includendo uno speciale e interessante focus sulla rivoluzione industriale europea. Se, infatti, uno dei principali apporti di questo periodo è l’ampliamento della platea dei lettori, e quindi una riduzione dell’ analfabetismo, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, la ricerca di ampliamento dei guadagni e un adeguamento più ferreo alle leggi consumistiche del mercato peggiorano le condizioni dei lavoratori, specialmente dei più deboli, donne e bambini. Interamente dedicato a giornali e al conseguente problema della carta è il terzo capitolo, anch’esso prettamente correlato ai problemi della massificazione e dell’ampliamento dei lettori. Il ruolo della donna è qui indagato seguendo gli studi di Anna Bellavitis, autrice fondamentale e imprescindibile per questo tipo di ricerche. Si vedono donne, quindi, già presenti nel campo del giornalismo a partire dal Settecento, come nel caso del Journal des dames o, in Italia, anche se con un po’ di ritardo, con figure quali Matilde Serao (1856-1927) e Margherita Sarfatti (1880-1961). Si amplia la platea dei lettori e dei fruitori di lettere grazie al nuovo strumento mediatico e il feuilleton ne è protagonista. Nato come inserto supplemento aggiunto alle quattro consuete pagine di un quotidiano, si trasforma in poco tempo in emblema della letteratura popolare, in genere avvincente, connotato dalla serialità dei racconti e dalla necessità di creare effetti di suspense. Non solo, tuttavia, deperimento dell’arte narrativa, ma apertura a un «umanesimo laico», come voleva Gramsci, in grado di «diffondersi fino agli strati più rozzi e incolti della nazione». Il focus sulle novità tecniche di questo periodo, dall’invenzione di nuove macchine che aumentano vertiginosamente il numero di copie all’introduzione di nuovi metodi della produzione della carta, permea tutto il capitolo, chiarendo rapporti di causa-effetto tra innovazioni meccaniche e risvolti sociali. A controbilanciare il tema delle massificazioni, l’a. dedica il capitolo seguente al settore dell’editoria di nicchia. Corifeo del rinnovato interesse per l’artigianalità del prodotto editoriale è William Morris (1834-1896), promotore del movimento Arts & Crafts. Dal primo grande esempio di un movimento che si diffonde in tutta Europa, mirato alla riscoperta della bellezza del lavoro artigianale e delle competenze da salvare delle “arti applicate”, ormai minacciate dalla mastodontica meccanicizzazione e massificazione del settore editoriale, il discorso, come naturale, si sposta verso alcune incursioni nell’editoria di nicchia, europea e specialmente italiana. Il penultimo capitolo intende svolgere un confronto tra Honoré de Balzac (1799-1850), nella duplice veste di imprenditore fallito e romanziere di successo, intento ad analizzare le mutazioni e i nuovi ruoli dell’editoria nella società di massa, specialmente nel romanzo Illusions perdues, e Ezio D’Errico (1892-1972), docente dedito alla formazione di giovani apprendisti nelle officine tipografiche torinesi e scrittore di gialli di successo, anch’egli a. di un romanzo che pone al centro l’ambientazione tipografica, La tipografia dei due orsi. Infine, l’ultimo capitolo coglie il tema delle grandi mutazioni avvenute a inizio Novecento nel campo della filiera del libro, per tracciare le nuove direttrici del progresso editoriale: uno «sguardo al futuro», che apre specialmente alle introduzioni della stampa digitale e on demand. – Francesco Ursino

 

 

 Spogli e segnalazioni

061-001 Allegri (Francesca), Dante: le muse e le lettrici, Staffoli, Carmignani, 2021 (Scrivere donna), pp. 80, ill. b/n, ISBN 978-88-9383-190-1, € 12. L’a., docente di Lingua e Letteratura Latina ed ex-direttrice della Biblioteca di Casa del Boccaccio, pone la sua attenzione sulle figure femminili che trovano spazio nelle tre cantiche della Commedia, analizzando sia la descrizione che ne fa il poeta sia le informazioni biografiche in nostro possesso. Il vol. si apre con un’introduzione in cui Allegri ripercorre il viaggio dall’Inferno al Paradiso citando molte delle donne dantesche. Ogni capitolo, corredato da piccole immagini in bianco e nero, è dedicato a una o più figure femminili (in particolare Ildegarda di Bingen, le beghine, Matilde da Magdeburgo, Matilde di Hackeborn e Margherita Porete). Il testo è accompagnato da un ricco apparato bibliografico e si conclude con una bibliografia. – Martina Mineri

061-002 Anni (Rolando), Storia e memoria nella bibliografia resistenziale di Antonio Fappani, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 59-69. Gli studi di Antonio Fappani sulla Resistenza si concentrano in un decennio, ma sono piuttosto rilevanti e «costituiscono il primo tentativo di guardare al complesso problema storico della Resistenza bresciana nella sua completezza e anche nelle sue contraddizioni» (p. 61). – L.R.

061-003 Antonazzo (Antonino), Dal cantiere filologico delle “Epistole” boccacciane, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 85-106. L’a. riflette sul corpus epistolare di Boccaccio e in particolare sulle problematiche legate alla Movit iam diu. – S.C.

061-004 Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di lei, a cura di Tiziana Ferrario, consulenza storica di Aldo Carera ed Ernesto Preziosi, una graphic novel di Giancarlo AscariPia Velentinis, Modena, Franco Cosimo Panini, 2021, pp. 50, ill. col., ISBN 978-88-570-1776-1, s.i.p. Il fumetto è stato pubblicato in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e alle iniziative per la beatificazione di Armida Barelli. In forma di graphic novel viene raccontata proprio la vita di Armida Barelli che, con la sua determinazione, ha segnato la storia italiana della prima metà del Novecento, fondando la Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica e contribuendo in prima persona alla nascita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Anche altri protagonisti del cattolicesimo italiano incontrati da Armida Barelli trovano spazio nella graphic novel, come Padre Agostino Gemelli, Giuseppe Toniolo, Benedetto XV e Pio XI. Il vol., curato dalla giornalista Tiziana Ferrario, è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Giuseppe Toniolo e con l’Università Cattolica del Sacro Cuore. – Martina Mineri

061-005 Arte e ideologia. Ugo Locatelli, arte per tutti i giorni, Seconda parte 1973-2019, a cura di Paolo Tonini, Gussago, Edizioni dell’Arengario, 2021, pp. 211, ill. col., senza ISBN, s.i.p. Il catalogo, gratuitamente consultabile online sul sito de L’Arengario Studio Bibliografico, è il secondo interamente dedicato alle opere di Ugo Locatelli, artista poliedrico e sperimentale, architetto di formazione, che firma un cartoncino allegato al vol. – Ar.L.

061-006 Azzetta (Luca), Le ragioni della filologia nell’attribuzione a Dante dell’“Epistola a Cangrande”, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 11-29. Tramite un’indagine filologica sul testo e sulla tradizione dell’Epistola a Cangrande, l’a. vuole confermare l’ attribuzione della lettera a Dante Alighieri. – S.C.

061-006bis Barbèra (Piero), Vita di G.B. Bodoni. Tipografo ed editore. Con uno scritto di Giovanni Mardersteig, Milano, Luni Editrice, 2021 (Il sogno di Gutenberg, 6), pp. 77, ISBN 978-88- 7984-733-9, € 12. Nel 1913, in occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Giambattista Bodoni, furono diverse le iniziative (anche editoriali) messe in atto a vario titolo in tutto il territorio italiano. Tra queste, il profilo biografico dello stampatore di Saluzzo, scritto da Piero Barbera e pubblicato dall’editore genovese Formíggini. Si tratta di una compendiosa biografia di Bodoni che raccoglie i principali avvenimenti della sua vita, le sue relazioni professionali più fruttuose e alcune delle edizioni più preziose uscite dai torchi della Stamperia Reale di Parma e da quelli della sua stamperia privata, fondata, sempre a Parma, nel 1790. Questo scritto di per sé non aggiunge nulla rispetto ai più approfonditi lavori ottocenteschi (fonti, peraltro, più volte citate da Barbera), su tutti la Vita del cavaliere Giambattista Bodoni di Giuseppe De Lama (1816). La biografia di Barbera, che ebbe una seconda edizione pubblicata a Milano da Bietti nel 1939, viene ora nuovamente riproposta dalla casa editrice Luni, impreziosita da uno scritto di Giovanni Mardersteig pubblicato in origine come introduzione alla lussuosa riproduzione anastatica del Manuale tipografico bodoniano del 1788 a opera della veronese Officina Bodoni fondata dallo stesso Mardersteig. – P.S.

061-007 Bartoli Langeli (Attilio), Scritture nascoste scritture invisibili, ovvero: Giochi di prestigio con l’alfabeto, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 557-71. Il contributo, pubblicato nella sezione «Note e discussioni», ha come oggetto d’analisi il vol. digitale Scritture nascoste, scritture invisibili, pubblicato nel 2020 dall’associazione Alteritas e dall’Università di Tor Vergata, che indaga il tema della scrittura nei suoi utilizzi e supporti differenti nel corso della storia. Nato inizialmente come recensione a questa pubblicazione digitale, l’articolo si può dividere in due parti: la prima presenta i 18 contributi che compongono il vol., la seconda una rassegna di esempi di usi di alfabeti e scritture che l’a. ha incontrato negli anni di studi e ricerche. – P.S.

061-008 Bergamelli (Tania), La collaborazione con Emma Palagi. Sul ruolo del dattiloscritto nella genesi dei romanzi tozziani, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 527-43. Il contributo studia il ruolo dei mss. e dei dattiloscritti nella genesi dei romanzi di Federigo Tozzi (1883-1920), nonché l’importanza di sua moglie Emma Palagi in questo processo creativo molto legato ai due differenti supporti materiali. – S.C.

061-009 Bernante (Anna), L’Euclide di Bartolomeo Zamberti: convergenze culturali nella Venezia di inizio Cinquecento, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 449-63. Nel 1505, a Venezia, Giovanni Tacuino pubblicò la traduzione latina dell’opera di Euclide curata da Bartolomeo Zamberti, la prima basata sulla revisione greca di Teone di Alessandria e non sulla lunga tradizione araba medievale. L’edizione curata da Zamberti viene qui presentata come esempio di un rinnovato interesse dei filologi veneziani per i testi scientifici classici. Inoltre, l’analisi grafica dell’edizione permette di evidenziarne un chiaro stile anticheggiante largamente usato in tutte le arti figurative a Venezia tra la fine del Quattro e l’inizio del Cinquecento. – P.S.

061-010 Bettoni (Anna), Il caso dei libri francesi nella biblioteca giurista della natio Germanica, in Intellettuali e uomini di corte. Padova e lo spazio europeo fra Cinque e Seicento, a cura di E. Pietrobon, pp. 185-203. Nel saggio viene approfondita la presenza di opere in lingua francese all’interno della biblioteca giurista della natio Germanica dell’Università di Padova, soprattutto voll. riguardanti il mondo dei poemi e dei romanzi cavallereschi, alcuni dei quali sono stati identificati tra gli esemplari presenti nella Biblioteca Universitaria di Padova. – M.C.

061-011 Biancalana (Simona), Poesia d’occasione e contesti storici. Il fascicolo XIII del ms. Riccardiano 1103, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 445-63. Il contributo analizza la miscellanea poetica contenuta nel ms. Riccardiano 1103, con uno sguardo particolare al fascicolo XIII, per far luce sulla sua genesi. – S.C.

061-012 Biancardi (Giovanni), «A Silvia» e l’arma della Città. Storia di alcune indagini sulle odi pariniane, Milano, LED Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, 2020 (Palinsesti. Studi e Testi di Letteratura Italiana, 17), pp. 123, ill., ISBN 978-88-7916-937-0, € 22. L’a. presenta in questo agile volumetto un primo bilancio dei suoi molti anni di studio dedicati all’opera letteraria del Parini, in particolare alla celeberrima ode A Silvia. Attraverso il racconto di aneddoti personali, anche legati all’attività professionale di libraio antiquario dell’a., viene proposta una nuova chiave di lettura dell’ultimo Parini lirico. Molto utile l’appendice finale, dove sono riprodotte cinque diverse edizioni di A Silvia conservate nella collezione privata di Biancardi. – L.Mo.

061-013 Bibliographica. Nuove ricerche di storia del libro in memoria di Dennis E. Rhodes, a cura di Luca Rivali, «La Bibliofilía», 122/3, 2020. Viene presentato questo nuovo fascicolo della rivista fondata da Leo Samuel Olschki, dedicato alla memoria di Dennis E. Rhodes, che ospita contributi di studiosi giovani e giovanissimi su diversi temi, tutti però a vario titolo riconducibili all’attività del colto bibliotecario britannico. Si schedano i singoli contributi. – P.S.

061-014 Blair Moore (Kathryn), Kufesque between Pilgrimage and Polemic: representations of Arabic in Italian Altarpieces, 13th-15th centuries, «Peregrinations: Journal of Medieval Art and Architecture», 7/4, 2021, pp. 152-215. Il contributo si concentra su un tema tanto particolare ed enigmatico quanto affascinante, ossia la rappresentazione di scritti arabi nei dipinti delle pale d’altare in Italia tra XIII e XV secolo. Al centro del discorso il cosiddetto Kufesque (crasi tra le voci Kufi e arabesque), ovvero il termine con cui si descrive lo stile ornamentale che accompagna le scritture arabe. Il saggio, che discute di tematiche a cavallo tra la storia dell’arte e il rapporto tra Cristianesimo e Islam, da una parte analizza alcuni tra i più celebri dipinti di Cimabue, Masaccio e Beato Angelico, dall’altra si focalizza sul tema del pellegrinaggio e delle rappresentazioni kufesque nei resoconti di viaggio, in particolare il Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi (racconto del suo pellegrinaggio in Terra Santa avvenuto tra il 1345 e il 1350). – P.S.

061-015 Bonomi (Alfredo), Santuari e luoghi della religiosità popolare negli scritti di mons. Antonio Fappani, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 71-80. Il contributo fa emergere, nelle ricerche di Antonio Fappani, la volontà di associare storia dei luoghi di culto e religiosità popolare. – L.R.

061-016 Brunettin (Giordano), Alcune lettere dei patriarchi di Aquileia: una piccola casistica, in Carteggi fra basso medioevo ed età moderna. Pratiche di redazione, trasmissione e conservazione, a cura di A. Giorgi – K. Occhi, pp. 163-213. Analisi formale di alcuni prodotti cancellereschi che vengono prodotti durante il Trecento nel Patriarcato: breve, mandatum, littera inibitoria, praeceptum, procuratorium, littera iustitiae, ecc., tutti influenzati dal modello della Curia papale. – L.Ma.

061-017 Brusa (Sofia), La dispersa petrarchesca a Iacopo Bussolari: primi appunti per una nuova edizione, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 421-43. Si studiano la storia della Dispersa 39 di Petrarca, tràdita dal ms. Bergamo, Biblioteca Civica “Angelo Mai”, MA 611 (olim Λ I 20), e il lavoro filologico condotto sull’epistola da Francesco Novati, per proporre poi un saggio di nuova edizione. – S.C.

061-018 Busi (Michele), Don Antonio Fappani studioso del movimento cattolico bresciano, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 45-57. Fin dagli anni Sessanta, con approccio da «studioso militante» (p. 45), Antonio Fappani si dedicò agli studi sul «movimento cattolico provinciale, cui si associava la sensibilità per la storia della diocesi bresciana» (p. 47). – L.R.

061-019 Campanelli (Maurizio), L’Arcadia latina (e solipsistica) di Quinto Settano, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 223-47. Il contributo studia la storia e l’evoluzione, tramite testimoni a stampa e mss., delle Satyrae di Lodovico Sergardi (1660-1726), alias Quinto Settano. – S.C.

061-020 Carli (Maddalena), Vedere il fascismo. Arte e politica nelle esposizioni del regime (1928-1942), Roma, Carocci, 2020 (Studi storici Carocci, 345), pp. 220+95 di tavole b/n fuori numerazione, ISBN 978-88-290-0489-8, € 29. Insistendo in particolare sulla Mostra della rivoluzione fascista del 1932, ma allargano lo sguardo tanto al (contraddittorio e complesso) cammino di gestazione dell’ esposizione, quanto al suo svolgimento e successo (con le repliche successive), l’a. scandaglia non solo la visione che il Fascismo ebbe dell’arte, della sua “missione” propagandistica, del suo controllo, ma i mezzi stessi della comunicazione fascista mettendone in risalto la preoccupante modernità. Preziosi il ricco apparato iconografico e l’indice dei nomi. – Ed.B.

061-021 Carte all’aria stanze in movimento. Casa Panzini una forma di museo, a cura di Claudio Ballestracci, Bellaria Igea Marina, Comune di Bellaria Igea Maria – Assessorato Cultura e Turismo Servizio Attività e Beni Culturali in collaborazione con Museo di qualità e Case Museo dei poeti e degli scrittori di Romagna, 2014, pp. 32, ill. col., senza ISBN, s.i.p. Claudio Ballestracci, a. della breve pubblicazione che assume le sembianze di un opuscolo informativo, descrive analiticamente gli spazi espositivi che compongono la Casa Rossa, ovvero la casa che lo scrittore di adozione romagnola Alfredo Panzini elesse come suo rifugio per i mesi estivi, divenuta ora un museo, la cui progettazione è affidata a Ballestracci sotto la direzione scientifica di Marco Antonio Bazzocchi. La narrazione dell’allestimento museale, secondo l’idea di un laboratorio o fucina, è affiancata da un apparato illustrativo e da disegni stilizzati. Le «Carte all’aria», ovvero l’archivio dello scrittore modellato su manoscritti, schedine del Dizionario Moderno, lettere e fotografie, sono rievocate anche dal ricordo delle esposizioni che si susseguirono dall’estate 2007 all’estate 2014. Nelle parole finali di Maria Gregorio, Casa Panzini si distingue come esempio dell’eccellenza italiana nell’ambito museologico e delle mostre letterarie. – Ludovica Montalti

061-022 Carteggi fra basso medioevo ed età moderna. Pratiche di redazione, trasmissione e conservazione, a cura di Andrea Giorgi – Katia Occhi, Bologna, Il Mulino, 2018 (Fondazione Bruno Kessler. Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Fonti, 13), ISBN 978-88-15-27348-2, € 38. È schedato sotto i singoli contributi.

061-023 Cassini (Stefano), Gli “Opuscula” di Lidio Catti. Stravaganze poetiche di un autore in tipografia, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 483-97. Il contributo presenta la genesi e le caratteristiche degli Opuscula del ravennate Bernardino “Lidio” Catti, una raccolta poetica molto sperimentale stampata a Venezia da Giovanni Tacuino nel 1502 sotto la stretta supervisione dell’a. – P.S.

061-024 Ciappelli (Giovanni), La lettera come fonte storica. Tre esempi di carteggi tardomedievali e moderni: Francesco Datini, Lorenzo de’ Medici, il «Mediceo del Principato», in Carteggi fra basso medioevo ed età moderna. Pratiche di redazione, trasmissione e conservazione, a cura di A. Giorgi – K. Occhi, pp. 299-321. Il contributo tratta: la storia della formazione del carteggio privato di Francesco Datini; le caratteristiche delle lettere di Lorenzo (scrisse una media di due lettere e mezzo al giorno, con picchi di dieci); la storia della trasmissione dell’Archivio «Mediceo del Principato», di cui manca ancora un inventario moderno. – L.Ma.

061-025 Cinque secoli all’ombra della sughera, a cura di Ettore Pellegrini – Piero Ligabue, Siena, Accademia dei Rozzi, 20192, pp. 96, ill., senza ISBN, s.i.p. Un bel percorso, redatto con cura e intelligenza, sulla storia e il valore (cittadino ma non solo) dell’Accademia dei Rozzi, una delle più antiche istituzioni culturali di Siena, celebre in tutto il mondo per il suo contributo fornito al genere teatrale. Accompagnato da una preziosa serie di illustrazioni, il vol. è chiuso da un’utile bibliografa in ordine cronologico (pp. 86-93). – Ed.B.

061-026 Ciociola (Claudio), «Il loro bellissimo volume dantesco». Michele Barbi, Girolamo Vitelli e l’’Edizione del Centenario’, «Studi Danteschi», 85, 2020, pp. 205-292. Il saggio analizza la storia tipografico-editoriale dell’edizione delle Opere di Dante pubblicata nel 1921 in occasione del sesto centenario della morte di Dante Alighieri attraverso l’esame del carteggio tra Michele Barbi e l’editore Enrico Bemporad. L’analisi scaturisce da un’inedita lettera datata 7 settembre 1921 in cui l’insigne grecista e papirologo Girolamo Vitelli ringrazia Barbi e i suoi illustri collaboratori per l’invio di una copia dell’edizione definita il «Loro bellissimo volume Dantesco». Si tratta di una silloge promossa dalla Società Dantesca Italiana che rappresentò il forte impulso a riformare e rifondare la critica dantesca rendendo per la prima volta disponibile al pubblico italiano la raccolta completa e in veste critica delle opere del Sommo Poeta. Tali documenti epistolari, inquadrati nello scenario culturale della Firenze degli inizi del Novecento, permettono inoltre di cogliere quanto fosse vivace e incentivante l’ambiente accademico e letterario nel quale operarono gli artefici dell’edizione del Centenario. – Carlo Tagliabue

061-027 Ciociola (Claudio), “Ut patet in ista figura”. Formule di rinvio e tradizione delle immagini nella trattatistica scientifica in latino e in volgare, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 249-72. Il contributo studia il rapporto tra testo e immagine in opere nelle quali la presenza di illustrazioni sembra legata a una volontà autoriale, considerando anche le conseguenze nella loro tradizione. Gli esempi principali, entrambi trecenteschi, sono un volgarizzamento del De consolatione philosophiae di Boezio con commento di Nicholas Trevet e la Questio de aqua et terra attribuita a Dante. – S.C.

061-028 Conti (Elisabetta), Monsignor Antonio Fappani promotore di cultura, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 13-8. Si ripercorrono le molte iniziative messe in campo da Antonio Fappani per la promozione della cultura, con particolare riguardo alla storia, a Brescia. – L.R.

061-029 Conti (Giovanni), Il Fondo Augustoni della Biblioteca diocesana di Lugano, «Fogli», 42, 2021, pp. 18-23. L’a. presenta la descrizione generale di una delle collezioni particolari conservate tra gli scaffali della Biblioteca diocesana, il fondo donato dal musicologo e liturgista don Luigi Augustoni (1917-2004). Esso è formato da oltre 2500 voll., tra cui alcune importanti opere dedicate alla musica sacra e al canto gregoriano. – L.Mo.

061-030 Corapi (Arianna), Per un’ analisi filologica e metrica degli “Inni” pascoliani, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 499-526. Per la sua indagine filologico-metrica della raccolta pascoliana, l’a. studia gli autografi del poeta. – S.C.

061-031 Corfiati (Claudia), Tradizioni nascoste di testi umanistici: il caso Caracciolo, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 153-76. L’a. indaga la storia travagliata della tradizione delle opere del napoletano Tristano Caracciolo, vissuto tra XV e XVI sec. – S.C.

061-032 Cose, spiegate bene. A proposito di libri, a cura di Arianna CavalloGiacomo Papi, Milano, Iperborea, 2021, pp. 240, ill., ISBN 978-88-7091-976-9, € 19. Il vol. si configura come una vasta raccolta a più voci di materiale adatto a curiosi e professionisti che hanno – o vogliono avere – a che fare con il mondo del libro tutto. È possibile spaziare dalla storia del supporto librario e del libro stesso a quella di alcune case editrici di cui sono state raccolte delle testimonianze, dai maggiori gruppi editoriali italiani e inglesi alle professioni riguardanti questo mondo, da curiosità e scelte editoriali a tecnicismi e indicazioni professionali. – Pietro Putignano

061-033 Cruz (Afonso), Il vizio dei libri, Roma, Officina Libraria, 2021 (Ex libris, 2), pp. 130, ill. b/n e col., ISBN 978-88-3367-164-2, € 17,90. Il vol. consiste in una raccolta di trentuno aneddoti storici e personali dell’a. riguardanti l’intimo rapporto che si instaura tra un libro e il suo lettore. Tale connessione è generata attraverso l’uso di postille che rendono personale e unico un esemplare di un vol., oppure, attraverso l’intensa lettura di opere di prosa e poesia. Quest’ultima pratica è oggi, purtroppo, spesso sottovalutata e ignorata dalla società poiché la stessa è ignara della sua funzione formativa e di arricchimento culturale che permette di ottenere in ogni ambito della vita miglioramenti personali e relazionali. Tale arricchimento viene definito il «Vizio dei Libri», una forma di lettura meditata che, alla stregua del progresso tecnologico, permette di trasformare il lettore in base alla potenza espressiva del libro e all’importanza dei suoi contenuti. Inoltre, tale vizio rende la lettura necessaria al lettore tanto quanto la respirazione poiché essendo considerata l’erudizione generata una virtù, essa è ardua da sradicare. Infine, gli aneddoti forniscono numerosi esempi di come i libri plasmino e influenzino la nostra vita e la società che ci circonda. – Carlo Tagliabue

061-034 Dante 1481 – Printing Revolution 1450-1500. Tra le molte iniziative dedicate al centenario dantesco organizzate nel corso dell’anno appena trascorso, Dante 1481 si segnala per la sua particolarità: il progetto realizzato dal Consortium of European Research Libraries (CERL) con il sostegno di Polonsky Foundation è infatti incentrato su una singola edizione della Commedia, quella edita a Firenze nel 1481 da Niccolò di Lorenzo (ISTC id00029000), che, oltre al fortunato commento del Landino, avrebbe dovuto includere un ricco apparato di incisioni, realizzato poi solo in minima parte, il cui disegno è attribuito a Sandro Botticelli. Un’edizione ricca di fascino e valore storico (la prima opera di Dante stampata a Firenze) che ben si adatta a essere dedicataria di un “progetto monografico” nell’ambito di una importante ricorrenza. Ma cosa è esattamente Dante 1481? Esso consiste sostanzialmente in una pagina web che illustra la storia dell’edizione e, in particolare, delle 20 incisioni realizzate, soffermandosi sull’attribuzione dei disegni a Botticelli: a questi due aspetti principali sono dedicate le sezioni Stampa e Disegni, che includono anche la digitalizzazione del contratto siglato nel 1480 per la realizzazione dell’edizione e delle 20 incisioni, oltre che un video in cui queste ultime scorrono accompagnate dalla lettura di alcune terzine. Una breve sezione, Firenze, è poi dedicata alla stampa nella città toscana e alla ricezione di Dante presso i suoi concittadini. Un secondo video è incluso nella sezione Lettori, in cui si cerca di indagare la ricezione e la diffusione dell’edizione del 1481 attraverso i segni di provenienza rinvenuti tra gli esemplari superstiti. Proprio il censimento di questi ultimi costituisce la parte centrale del progetto: tutte le biblioteche che conservano copie dell’edizione hanno inviato fotografie degli aspetti significativi dei propri esemplari (note di possesso, decorazioni, legature etc.) e, sulla base di questo materiale, sono state create (o integrate quando già presenti) le relative schede nel database MEI, che ora includono quindi anche tutte le immagini. Dante 1481 dunque viene a partecipare alle celebrazioni globali per il centenario dantesco e, allo stesso tempo, mette al centro dell’attenzione alcune tematiche tipiche della storia del libro (la ripartizione del lavoro nella produzione di un’edizione in antico regime tipografico, la ricostruzione della storia di un esemplare attraverso la lettura delle provenienze), ben note agli esperti ma forse meno al grande pubblico; in questo senso esso si configura quasi come una bella mostra digitale di argomento monografico, una preziosa occasione di carattere divulgativo che accompagna il censimento degli esemplari dell’edizione. Proprio quest’ultimo, che costituisce la parte centrale del progetto, presenta però aspetti in chiaroscuro che offrono l’occasione per alcune considerazioni; è certamente significativo che il database MEI ora possa includere registrazioni, più o meno analitiche, di tutti gli esemplari superstiti oggi noti di questa particolare edizione; è inoltre estremamente utile che molte delle descrizioni degli esemplari possano essere accompagnate da immagini degli aspetti peculiari della copia, fatto questo che potrà contribuire in maniera importante a successive ricerche, per esempio sulla circolazione del libro in ambito fiorentino o sulla ricezione della Commedia etc. Se le immagini possono essere un utile supporto all’attività di studio, di ricerca e anche al lavoro di catalogazione, se possono senz’altro essere largamente utilizzate, unite necessariamente a una solida e più o meno approfondita bibliografia, per la costruzione di percorsi espositivi e divulgativi, certo non possono sostituire l’analisi diretta dell’esemplare nel caso di progetti più approfonditi e analitici. Non può dunque che sorprendere, e lasciare un po’ interdetti, il paragone con uno strumento (il Census di Owen Gingerich) che, al di là del tempo impiegato nella sua realizzazione, è radicalmente differente per metodo, profondità e scopo. – F.F.

061-035 Dante a Novara. Edizioni e personaggi della Commedia tra Sesia e Ticino. Catalogo della mostra nel VII centenario, a cura di Roberto CicalaPaolo Testori, Milano, EDUCatt, 2021 (Quaderni del Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica di Milano, 30), pp. 75, ill. col., ISBN 978-88-9335-869-9, € 10. La preziosa collezione delle opere dantesche del politico e letterato novarese Carlo Negroni (1819-1896) è punto di partenza per un’interessante indagine sulla storia del libro. I capitoli, numerati cronologicamente, propongono vari temi, dai manoscritti della collezione dantesca di Negroni, all’edizione del novarese Paolo Nibbia, da Aldo Manuzio e l’invenzione del corsivo, alle incisioni del Cinquecento, da alcuni illustri novaresi presenti nella Commedia, come fra Dolcino e Pier Lombardo, ai più famosi cultori novaresi di Dante, come il Negroni stesso e Clemente Rebora. L’agile libretto termina infine con una riflessione sulla Commedia illustrata da Gustave Doré. – Francesco Ursino

061-036 Dante e Blake, «Dante e l’Arte», 7, 2020. La rivista «Dante e l’Arte» dell’Institut d’Estudis Medievals attivo all’interno dell’Universitat Autònoma de Barcelona dedica un numero monografico al rapporto fra Dante e William Blake. Com’è noto, ampio fu il recupero e la rilettura di Dante al tempo del tardo Illuminismo e del primo Romanticismo. Questa tendenza non si limitò alla poesia o alle lettere: abbracciava l’intero campo delle arti. È questo il contesto dell’incontro di William Blake con Dante, agli sgoccioli di una prolifica carriera di poeta e di artista, al tempo largamente sottovalutata. William Blake, e c’era d’aspettarselo, non si è limitato a un adattamento pittorico diretto. Bensì, intendendo ogni forma d’arte come dinamica e interattiva, propone una rielaborazione visiva della Commedia, che «non poteva essere anticipata dall’estetica neoclassica, né incapsulata dalle prime percezioni romantiche dell’arte». Il presente numero di «Dante e l’Arte» offre uno stimolante scorcio delle varietà di approcci critici che continuano a rivitalizzare e a interrogare l’approccio di Blake a Dante, in particolar modo circa il suo Inferno, rivisitato umoristicamente. – A.P.

061-037 de Capua (Paola), Filologia e letteratura di consumo a Roma nel Cinquecento, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 177-203. Il contributo ragiona sulle edizioni romane del primo Cinquecento di ciò che l’a. definisce “letteratura di consumo”, come, per esempio, le orazioni per i papi (particolare attenzione è prestata alle edizioni legate ad Adriano VI), i pamphlet linguistici e altre operette concernenti eventi politici e culturali dell’Urbe. – S.C.

061-038 de Luca (Bernardo), I padri di “Foglio di via”. Scelte editoriali e fisionomia d’autore, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 375-93. L’a. del contributo ripercorre la storia, il peso dell’influenza di Montale e l’iter redazionale di Foglio di via e altri versi, la raccolta poetica d’esordio di Franco Fortini pubblicata per la prima volta da Einaudi nel 1946, argomentando così le scelte fatte in sede di edizione critica. – S.C.

061-039 De Venuto (Liliana), “Sig.r nipote carissimo...”. Lettere della baronessa Teresa Piomarta a Giovanni Francesco Dionisi, premessa di Maria Luisa Ferrari, Verona, QuiEdit, 2021 (Reperta. Dagli archivi / Centro di ricerca sugli epistolari del Settecento, C.R.E.S, 5), pp. XII+258, ISBN 978-88-6464-630-5, € 22. Con l’acribia che le è ben nota l’a. indaga un importante carteggio fine settecentesco (1773-1793) tra la nobildonna roveretana e il nipote, trasferito a Verona (più un gruppo di altre lettere diverse). Non rilevante per notizie storiche o eventi narrati, l’epistolario si staglia come un ritratto intimo e quotidiano, dai forti tratti femminili, capace di descrivere con attenzione la società di una piccola nobiltà di provincia. In fine un utile datario-incipitario delle lettere (pp. 203-28), la bibliografia (pp. 229-45), l’indice dei nomi (pp. 247-55) e dei toponimi (pp. 257-8). – Ed.B.

061-040 Di Nepi (Serena), Jews, Italy, Renaissance. Parole antiche e nuovi paradigmi per una storiografia internazionale in movimento, «Studi e materiali di storia delle religioni», 87/2, 2021, pp. 737-45. Partendo dal recente vol. di Tamar Herzig, A Convert’s Tale. Art, Crime, and Jewish Apostasy in Renaissance Italy, Cambridge (Mass), Harvard University Press, 2019, l’a. ripercorre con acume la storiografia sul tema del rapporto tra Rinascimento italiano e mondo ebraico, individuando alcune letture troppo accomodanti e alcuni punti problematici. – Ed.B.

061-041 Di Stefano (Vania), Pane e blu. Racconti monteverdini, Pontedera, Tagete, 2018, pp. 172, ISBN 978-88-6529-176-5, € 10. Opera narrativa, in parte autobiografica, colma di memorie e ricordi, scritta con limpida eleganza: per i non romani, Monteverde Nuovo è una zona di Roma. Non si parla tanto di libri, ma la serie di racconti è tutta intessuta della materia stessa di cui son fatti i libri… – Ed.B.

061-042 Douaihy (Jabbour), Printed in Beirut, Milano, Brioschi, 2021, pp. 262, ISBN 979-12-80045-28-7, € 18. Tra i pochi romanzi che ci permettiamo di segnalare, questo vale senz’altro la pena. Tradotto con maestria direttamente dall’arabo grazie a Elisabetta Bartuli, il racconto si svolge nel Libano contemporaneo, ma con continui rimandi alla storia dall’ultimo secolo. Una storia tutta interna a una misteriosa tipografia di cui seguiamo ritmo e modi di lavoro, ma che apre a conoscere la complessa realtà libanese, il suo intersecarsi di culture, tradizioni, vita legale e illegale. Un bel giallo con protagonista un misterioso libro di poesie. – E.B.

061-043 Edizioni (Le) dantesche del Fondo Ridolfi, a cura di Piero Scapecchi, Firenze, Fondazione Biblioteche Cassa Risparmio Firenze, 2021, pp. 31, ill. col., senza ISBN, s.i.p. Dopo un brevissimo ritratto dell’incunabolista e bibliofilo Roberto Ridolfi, di cui la Fondazione Biblioteche della Cassa di Risparmio di Firenze conserva l’archivio e la preziosa raccolta libraria, l’agile volumetto divulgativo presenta dieci esemplari a stampa quattro e cinquecenteschi della Commedia o del Convivio. L’abbondante corredo iconografico, particolarmente attento alle legature di pregio, alla decorazione e agli ex libris, fa perdonare qualche svista redazionale. – E.Gam.

061-044 Festanti (Maurizio), Bibliotheca symbolica. I libri di emblemi e di imprese della Biblioteca Panizzi. Sec. XVI - XVII, Reggio Emilia, Comune di Reggio Emilia – Biblioteca Panizzi, 2021, pp. 143, ill. b/n, senza ISBN, s.i.p. Alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia l’a. ha dedicato gran parte dei suoi studi e delle sue ricerche. Questo vol., in ordine cronologico, è tra le sue più recenti pubblicazioni: si tratta del catalogo delle opere di letteratura emblematica conservate nella biblioteca emiliana. Si trovano qui descritti 113 esemplari, la cui maggior parte (108) sono edizioni cinque e seicentesche. Le schede sono molto ricche di notizie e divise in tre sezioni: la prima dedicata alle informazioni di identificazione dell’edizione, la seconda riservata all’ approfondimento degli aspetti paratestuali legati all’esemplare, la terza destinata a informazioni di corredo. Arricchiscono il catalogo 49 riproduzioni a piena pagina e gli indici (pp. 127-43), utili strumenti di ricerca. – L.Mo.

061-045 Filippini (Gabriele), È stata davvero un’avventura enciclopedica. In occasione della presentazione dell’ ultimo volume dell’Enciclopedia Bresciana, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 91-3. Si ripubblica un articolo uscito nel 2007, a celebrare l’uscita del ventiduesimo e ultimo vol. della Enciclopedia Bresciana. – L.R.

061-046 Filologie (Le) della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive. Atti del Convegno internazionale Roma, 28-30 novembre 2019, a cura di Marco Berisso – Monica Berté – Simona Brambilla – Corrado Calenda – Claudia Corfiati – Daniela Gionta – Claudio Vela, Firenze, SFLI - Società dei Filologi della Letteratura Italiana, 2021 (il testo nel tempo, 2), pp. XIII+594+V di tavole, ill. b/n e col., ISBN 978-88-943855-1-9, € 60. Il vol. raccoglie gli atti dell’omonimo convegno tenutosi presso la Biblioteca Nazionale di Roma a fine novembre 2019 in occasione del ventennale della Società dei Filologi della Letteratura Italiana (SFLI). Gli interventi hanno affrontano le varie tematiche, problematiche e metodologie della filologia della letteratura italiana, quest’ultima intesa dalle origini alla contemporaneità. Tale ricchezza si ritrova tra le pagine di questo libro, aperto da due testi preliminari: il primo è l’Introduzione ai lavori di Daniela Gionta, presidente della SFLI (pp. VII-XIII); il secondo, significativamente intitolato – citando Dumas – Vent’anni dopo, è a opera di Giuseppe Frasso (pp. 3-10). Seguono i contributi dei relatori, divisi in seniores e juniores, questi ultimi raccolti in una sezione detta Workshop, a sottolineare il carattere seminariale e l’ambiente di confronto in cui i giovani studiosi hanno potuto sottoporre i propri lavori in corso ai membri della Società. La messe di argomenti e materiale trova un’utile bussola negli indici delle tavole, delle illustrazioni e dei nomi che chiudono il vol. (pp. 565-94). Sono qui schedati i contributi rientranti nei settori di competenza di questa sede: per un elenco completo si rimanda al sito della SFLI. – S.C.

061-047 Fioretti (Marco) – Lino Apone, Professione editore. Amministrazione, gestione, vendite, Milano, Editrice Bibliografica, 2021, ill. b/n, ISBN 978-88-9357-323-8, € 25. Il vol., corredato di un ampio apparato di grafici e tabelle, propone un quadro esaustivo degli aspetti economici e legislativi che regolano l’attività dell’editore, nella convinzione che, per svolgere questo mestiere e per far quadrare i conti, non basti avere solamente un progetto culturale, ma sia fondamentale la conoscenza dell’economia aziendale, dei meccanismi della distribuzione e della promozione. L’intero vol. è curato dagli allievi del Master Professione Editoria dell’Università Cattolica. – Francesco Ursino

061-048 «Fogli», 42, 2021, pp. 127, ill. b/n, ISSN 223-4697, € 7. Il presente fascicolo di «Fogli», rivista dell’Associazione Biblioteca Salita dei Frati di Lugano, oltre ai contributi schedati singolarmente è importante perché dà comunicazione circa la vendita dello storico Convento cappuccino di Lugano (sede della biblioteca) a una fondazione privata (pp. 1-2), la quale ha acquisito, oltre all’immobile, anche il patrimonio librario dei frati. Pertanto, per la storica istituzione culturale luganese, fortemente voluta da padre Giovanni Pozzi O.F.M.Cap., questo avvenimento implica l’inizio di un nuovo capitolo della sua storia. – L.Mo.

061-049 Galatà (Francesco), La più antica raccolta lirica di Giovanni Pascoli, in Le filologie della letteratura italiana, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 345-73. Il contributo studia il Ciclo lirico di Giovanni Pascoli, trasmesso dalle “Carte Schinetti” (Castelvecchio, Archivio di Casa Pascoli, G.21.2.68). – S.C.

061-050 Garlando (Luigi), L’album dei sogni, Milano, Mondadori, 2021 (Narrative), pp. 521, ISBN 978-88-04-73741-4, € 19,50. L’a. propone un romanzo dedicato alla storia della famiglia Panini, divenuta celebre per aver ideato e fondato negli anni ‘60 la casa editrice Panini e, in particolare, per aver dato vita all’album di figurine calcistiche, divenuto un successo italiano senza precedenti. La narrazione, costruita grazie alla preziosa collaborazione degli ultimi discendenti dei Panini, a tutt’oggi impegnati in questa impresa editoriale, intende concentrarsi su questa stessa storia familiare: sin dalle prime pagine viene infatti fornito un dettagliato albero genealogico, evidenziando come tale successo imprenditoriale sia derivato da un’opera di forte sinergia e perspicacia nel saper cogliere tendenze storiche, tipiche del dopoguerra e del periodo del boom economico, quali la trasformazione del calcio in fenomeno popolare che ha unito milioni di italiani. – Maddalena Baschirotto

061-051 Gatta (Massimo), L’insolenza e l’audacia. Sul disordine dei nostri libri, Perugia, Graphe.it, 2021, pp. 108, ill., ISBN 978-88-9372-132-5, € 8,50. Da sempre gli uomini si sono interrogati sulla modalità di organizzazione dei libri, siano essi appartenenti a biblioteche pubbliche o private. Ma ai numerosi trattati scritti in merito nel corso dei secoli si contrappongono altrettante testimonianze autoriali di chi ha decantato – e optato – per un’anarchica disorganizzazione. In questo libro l’a. ha effettuato un’attenta e accurata selezione di fonti che porta a riflettere – e anche a sorridere – sulle proprie scelte di organizzazione e disorganizzazione libraria. – Pietro Putignano

061-052 Gavinelli (Simona), La scrittura dello scienziato. Il Fondo autografi della Biblioteca di Storia delle Scienze “Carlo Viganò” dell’Università Cattolica di Brescia, Roma-Bristol, «L’ERMA» di Bretschneider, 2021 (Bibliotheca curiosa. Percorso tra libri documenti e cultura grafica, 1), pp. 346, 6 ill. b/n, ISBN 978-88-913-2135-0, s.i.p. (€ 140 sul sito dell’editore). Primo di una promettente collana, il vol. esplora il Fondo Autografi della Biblioteca di Storia delle Scienze dell’Università Cattolica di Brescia, intitolata all’ingegnere e bibliofilo Carlo Viganò (1904-1974): 130 cartelle racchiudono carteggi, biglietti isolati e cartoline postali scritti fra i secoli XVI e XX da matematici, fisici, sismologi, naturalisti, medici, astronomi, meteorologi e altri uomini di scienza. Dopo alcuni capitoli introduttivi, l’a. ne propone il catalogo, ordinato alfabeticamente in base al nome dell’estensore, con notizie biografiche, contestualizzazione storica e analisi tematica e materiale di ciascuna fonte documentaria. Risulta purtroppo poco immediato individuare gli scienziati di cui la biblioteca conserva gli specimina in quanto l’«indice degli autografi Viganò» che, insieme a un indice dei mss. e dei documenti d’archivio e ad alcune tavole, si trova alla fine del vol. è in realtà un più generico indice dei nomi propri di persona che vi sono citati. – Eleonora Gamba

061-053 Giaquinto (Pasquale), La biblioteca ermetica di Nino Rota. Il Fondo Myriam dell’Università degli studi Roma Tre alias Raccolta Verginelli-Rota di testi ermetici moderni (sec. XIX-XX), Manfredonia, Pacilli, 2021 (Hermetica Historia, 1), pp. 132, ISBN 978-88-93761-21-5, € 15. Puntigliosa, anzi, puntigliosissima descrizione della sezione otto-novecentesca (quella più antica e preziosa è ai Lincei) della raccolta libraria di argomento esoterico messa insieme dal musicista Nino Rota e dal latinista Vincenzo Verginelli, fondo ora depositato a Roma Tre. – Ed.B.

061-054 Infanzia a colori/Ein Buch als Freund. Libri illustrati per bambini/Illustrierte Kinderbücher [1900-1940], Collezione-Sammlung Loner, a cura di Roberto FestiSilvia Spada Pintarelli, Bolzano, Comune di Bolzano, 2014, pp. 214, 245 ill. col., ISBN 978-88-908042-2-9, s.i.p. Catalogo della mostra tenutasi al Museo Civico di Bolzano tra il 14 giugno e il 2 novembre 2014, che voleva passare in rassegna gli esemplari più interessanti dell’ampia e raffinata collezione Loner. Precedute dalle introduzioni di Arnaldo Loner e Maurizio Scudiero, le tavole riportano le illustrazioni di libri per l’infanzia stampati in area tedesca nei primi quarant’anni del Novecento. L’altissima qualità delle immagini, insieme alle dettagliate schede di Scudiero, consente al lettore di riprendere il percorso espositivo, seguendo i principi che ne hanno guidato la selezione, a partire dall’attenta scelta degli illustratori. Il periodo preso in analisi, infatti, vedeva una produzione di libri per bambini concentrata sulla figura dell’autore-illustratore, e caratterizzata da una visione complessiva del progetto editoriale, dove l’apparato visuale non poteva essere separato da quello del testo. Il tentativo del catalogo, attraverso il suo tracciato cronologico e contenutistico, è dunque quello di valorizzare questi autori-illustratori, spesso dimenticati dal grande pubblico, i cui preziosi disegni costituiscono però il più affettuoso ricordo dei lettori di ieri. – Ambrogio Sanelli

061-055 Insegnanti e bibliotecari sulla strada della formazione permanente, a cura di Patrizia Lùperi, presentazione di Elisa Callegari, saggio introduttivo di Luisa Marquardt, Roma, AIB, 2021 (Sezioni regionali AIB. Friuli e Venezia Giulia, 1), pp. 98, ill. col., ISBN 978-88-7812-335-9, € 15. L’attenzione per le tematiche della formazione permanente, della information literacy, della promozione della lettura a scuola e di una sempre più necessaria interazione tra aula e biblioteca sono al centro di questo volumetto che raccoglie gli interventi del seminario tenutosi nel marzo 2021. Vi è descritto un quadro vivace e fecondo, ricco di spunti preziosi. Al tema è stata anche dedicata la più recente edizione della Winter School del CRELEB “Lettura palestra di libertà”, che ha visto la partecipazione tra gli altri anche della curatrice del vol. e le cui registrazioni sono disponibili sul Canale dei Libri di YouTube. – F.F.

061-056 Intellettuali e uomini di corte. Padova e lo spazio europeo fra Cinque e Seicento, a cura di Ester Pietrobon, presentazione di Rosario RizzutoAnnalisa Oboe, Padova-Roma, Padova University Press – Donzelli editore, 2021 (Patavina Libertas. Una storia europea dell’Università di Padova 1222-2022), pp. X+307+[16] tav., ISBN 9788855222587, € 27. Si schedano i singoli contributi. – M.C.

061-057 Khalidi (Walid), The Khalidi Library in Jerusalem 1720-2001, [Jerusalem], Khalidi Library – Institute for Palestine Studies, 2021, pp. XV+58, ill. b/n e col., ISBN 978-614-448-087-8, NIS 60. La Biblioteca Khalidi, situata in uno dei più antichi edifici mamelucchi nel cuore della Città Vecchia a Gerusalemme, è una delle più importanti biblioteche pubbliche arabe, aperta su iniziativa privata nel 1900. Questo vol., che è la versione compendiata di un saggio pubblicato in arabo e inglese nel 2002, ricostruisce la nascita di questa importantissima istituzione culturale, a partire dal nucleo originario di manoscritti raccolto dal 1720, fino alla sua apertura al pubblico nel 1900 e le conseguenti difficoltà causate dagli eventi del 1948 e del 1967 che hanno duramente colpito la Terra Santa, e all’attività di conservazione e valorizzazione operata dall’associazione americana Friends of the Khalidi Library (FKL). In chiusura di vol. una versione compendiata dell’introduzione del Prof. Nazmi al-Jubeh della sua opera Catalogue of the Manuscripts of the Khalidi Library in Jerusalem (London, Al-Furqan Foundation, 2001). – P.S.

061-058 Lapierre (Alexandra), Belle Greene, traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca, Roma, Edizioni e/o, 2021 (Dal Mondo), pp. 512+16 di tavole, ill. b/n e col., ISBN 978-88-3357-382-3, € 19. Il termine Passing, negli Stati Uniti dei primi anni del Novecento, indicava l’atto di farsi passare per bianco pur essendo nero a termini di legge. In questa cornice si svolge la vita di Belle da Costa Greene, una ragazza appassionata di libri rari che, nascondendo al mondo il suo vero nome e la sua discendenza da ex schiavi neri, sale i gradini della scala sociale per diventare la direttrice della biblioteca del magnate J.P. Morgan, la Morgan Library di New York. L’autrice, utilizzando la tecnica e i toni del romanzo, racconta la storia di Belle Greene rispettandone le date e gli avvenimenti reali e accompagna la narrazione con un’appendice storica e bibliografica (vengono citate le fonti edite, gli articoli di giornale dedicati a Belle Greene, le fonti inedite, le fonti di archivio, le fonti iconografiche e la filmografia di riferimento). Il vol. è corredato da un interessante glossario del bibliofilo e da fotografie e ritratti dell’epoca. – Martina Mineri

061-059 Laurent Coulet. Catalogue 77 e 78, Paris (rispettivamente 61 e 57 pezzi). Come sempre ottimamente illustrati, i cataloghi redatti da Frédéric Moulin e Pierre Wachenheim si concentrano spesso su legature preziose non solo antiche, ma anche su illustrati prestigiosi o rarissimi pezzi novecenteschi. – Ed.B.

061-060 Leonardo 1939. La costruzione del mito, a cura Marco Beretta – Elena Canadelli – Claudio Giorgione, Milano, Editrice Bibliografica, 2019, pp. 248, ISBN 978-88-93571-03-6, € 28. Si tratta di un vol. di grande interesse da molteplici punti di vista, incentrato sulla creazione del mito leonardesco e dell’uso fattone dal Fascismo, in particolare con la mostra allestita a Milano nel 1939 e poi esportata negli Stati Uniti e in Giappone. Accompagnati da un parco ma utile apparato illustrativo, i saggi raccolti, tutti dovuti a vari specialisti del settore, indagano la riscoperta “filologica” dei lavori tecnologici di Leonardo non meno che la loro interpretazione ideologica non solo del “genio” italiano, ma anche con fini molto pratici, come la propaganda dell’autarchia. Chiudono il vol. il profilo biografico degli autori (pp. 233-4) e l’indice dei nomi (pp. 235-47). – Ed.B.

061-061 Leporatti (Roberto), Un nuovo progetto per l’edizione delle rime disperse di Petrarca, in Le filologie della letteratura italiana, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 67-83. Il contributo presenta il progetto RDP (“Rime disperse di Petrarca”), avviato nel 2018 con l’obiettivo di realizzare sia un’edizione critica e commentata sia un sito internet, prezioso per il censimento dei testimoni mss. e a stampa. – S.C.

061-062 Ignazio Silone. Il mistero delle edizioni originali, con un ricordo di Andrea Kerbaker, postfazione di Beppe Manzitti, catalogo a cura di Giacomo Coronelli, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, 2021, pp. 80, ill. col., s.i.p., senza ISBN. Un nuovo catalogo della milanese Libreria Antiquaria Pontremoli, pubblicato nel novembre 2021 e dedicato a quarantacinque edizioni originali di Ignazio Silone, tutte intelligentemente descritte da Giacomo Coronelli. Si tratta, anche questa volta, di una raccolta di raffinati pezzi unici, tutti illustrati, e arricchiti dal ricordo di Andrea Kerbaker e dalla postfazione di Beppe Manzitti, nonché da un’utile bibliografia. – Ar.L.

061-063 Litterio (Silvia), Rispetti d’amore (o strambotti) adespoti o attribuiti a Luigi Pulci nelle edizioni stampate fra il 1492 circa e il 1616, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 427-47. Termini quali «rispetti continuati», «strambotti», e «fioretti» indicano componimenti in ottave, solitamente di argomento amoroso, spesso attribuiti a Luigi Pulci o comunque riconducibili all’ambiente vicino a Lorenzo de’ Medici. In questo contributo ne vengono catalogate ventiquattro edizioni (più due irreperibili). Il lavoro risulta essere di estremo interesse e utilità, in quanto aiuta a chiarire alcune controversie riscontrabili nei repertori a causa della natura delle edizioni sine notis e spesso simili tra di loro. – P.S.

061-064 Lombardo (Simone), Vivere e morire fuori patria: i testamenti genovesi in Oriente, tra legami e distanze (1330-1450), «Mediterranea-ricerche storiche», 52, 2021, pp. 307-30. L’emigrazione nel Medioevo, in molti casi, poteva comprendere l’eventualità di morire lontano dalla città d’origine. Per approfondire questa tematica, l’a. prende in esame la situazione genovese a cavallo tra XIV e XV secolo, perché essa rappresenta un caso di studio privilegiato sui legami che ancora rimanevano tra i cittadini emigrati in Oriente e la propria città natale. Ciò viene presentato attraverso l’analisi puntuale dei testamenti, fonte documentaria importantissima che permette di indagare i duraturi legami economici, personali e parentali, affettivi e religiosi tra chi partiva e la patria d’origine. Queste testimonianze mettono in luce le differenze sostanziali tra emigrati temporanei o stanziali, la continuità di affetti con la riviera ligure o – al contrario – la recisione di ogni legame, la continuità di investimenti nel debito pubblico genovese anche da parte di chi testava oltremare. Tuttavia, vi è una base comune: anche se la comunità d’origine poteva essere abbandonata da chi si stabiliva in Oriente, questa, mai del tutto, veniva dimenticata. – L.Mo.

061-065 Luraschi (Laura), I Mirabilia urbis Romae di Locarno. Un raro incunabolo nella Biblioteca della Madonna del Sasso, «Fogli», 42, 2021, pp. 73-86. L’a. presenta la descrizione di un’edizione quattrocentesca dei Mirabilia urbis Romae, in lingua tedesca, fino a oggi ancora sconosciuta (ISTC im00599900). La stampa dell’esemplare in questione, unico al mondo, è attribuita Stephan Plannck a Roma attorno al 1495. Esso è stato ritrovato durante il riordino della biblioteca del Convento cappuccino della Madonna del Sasso a Locarno, conservato all’interno di una raccolta composita di cinquecentine di provenienza germanofona. – L.Mo.

061-066 Marchi (Gian Paolo), Giuseppe Billanovich tra Marte e Minerva, «Aevum», 94, 2020, pp. 813-22. L’a. prende lo spunto da una copia di un romanzo di Papini, Pane e vino (1926), con nota di possesso di Giuseppe Billanovich, per ripercorrere gli esordi della carriera dello studioso, che a fine anni Trenta aveva maturato il proposito di dedicarsi ad autori quali Leonardo Giustinian e Teofilo Folengo sotto l’egida di Giorgio Pasquali, ben lontana, quindi, dai «papaveri dell’estetica crociana» (Dionisotti). Nel 1942 Billanovich partecipò alle operazioni di guerra contro la Russia: sbandato dopo l’8 settembre, non si distolse dagli studi, progettando una collana di testi medievali e umanistici. Con la campagna di Russia maturò l’avversione al fascismo, e proprio un impegno in prima persona contro il regime, esperienza di cui parlò sempre poco volentieri, è adombrato dal film Il terrorista (1963, di Gianfranco De Bosio), che rievoca vicende della Resistenza nel Veneto. – L.Ma.

061-067 Manuzio (Aldo), Lettere e documenti 1495-1515, raccolti e annotati da Armand Baschet, a cura di Matteo Noja per l’edizione italiana, Milano, La Vita Felice, 2018 (Liberilibri, 14), pp. 179, ill. b/n, ISBN 978-88-9346-246-4, € 11,50. Il vol. fornisce una traduzione italiana della raccolta di Lettres et documents aldini degli anni 1495-1515 curata da Armand Baschet e pubblicata in francese nel 1867. Rispetto all’edizione ottocentesca il curatore amplia le note, segnalando le aggiunte tramite parentesi quadre, e inserisce una postfazione su Manuzio e Baschet (pp. 169-79). È stato invece omesso l’indice dei nomi. – S.C.

061-068 Martini (Davide), Il Volto Santo di Lucca in tipografia: un itinerario fra antiche edizioni in prosa e in versi, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 481-517. Il contributo analizza un tema sul quale aveva già posto attenzione Dennis Rhodes, ovvero la produzione editoriale relativa al Volto Santo di Lucca, crocifisso ligneo conservato nella Cattedrale di San Martino divenuto ben presto simbolo della città toscana. L’a., dopo aver ricostruito la vicenda sia in termini storici che editoriali, propone una descrizione bibliografica delle edizioni attraverso la cui analisi (in particolar modo dell’apparato iconografico) è stato possibile identificarne la produzione da parte delle medesime botteghe tipografiche. Questo lavoro ha inoltre permesso di rintracciare una rarissima edizione cinquecentesca oggi conservata in esemplare unico in una miscellanea alla Bodleian Library di Oxford. – P.S.

061-069 Minelli (Sandro), L’ Enciclopedia Bresciana singolare ed utile pubblicazione. In occasione dell’uscita del primo volume, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 87-9. Si ripubblica un articolo uscito nel 1975, a poche settimane di distanza dalla pubblicazione del primo vol. della Enciclopedia Bresciana. – L.R.

061-070 Mio (Al) Editore. Dediche ad Arnoldo Mondadori, a cura di Alberto Cadioli, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2021, pp. 108, ill. col., ISBN 978-88-04-74467-2, € 18. A cinquant’anni dalla scomparsa del grande Arnoldo Mondadori, la FAAM pubblica una raccolta (anzi, un’antologia) di dediche autografe (apposte dagli autori sui loro stessi voll., tutti conservati nella biblioteca privata dell’editore) e di scritti d’omaggio (quelli redatti nel 1957 in occasione del mezzo secolo di attività della casa editrice). Piccoli testi d’occasione, certo, ma che descrivono bene la figura dell’illustre poggese e i suoi rapporti con gli scrittori da lui pubblicati. Bello il volumetto, riccamente illustrato, povera la scelta di vestire la copertina di un cartoncino blu che sbiadisce al primo utilizzo. – Ar.L.

061-071 Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura. Atti della Giornata di studio in memoria di mons. Antonio Fappani (Brescia, 26 novembre 2019), a cura di Alfredo Bonomi – Michele Busi, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2021, pp. 142, ill. b/n e col., ISBN 978-88-559-0128-4, s.i.p. Al netto dei toni agiografici, il volumetto – che raccoglie gli atti, ampliati da ulteriori interventi, di una giornata di studi organizzata a un anno dalla morte – presenta un ampio ritratto di uno dei protagonisti della cultura bresciana del Novecento. Antonio Fappani (1923-2018), sacerdote votato agli studi storici locali, è stato infatti un «cantore della brescianità», indagata in lungo e in largo, fin nei più minuti aneddoti. La sua vasta cultura – fondata su una voluminosa biblioteca e un corposo archivio di ritagli, oggi in gran parte alla Fondazione Civiltà Bresciana, da lui creata – lo ha reso per diversi decenni il punto di riferimento per molte iniziative locali. Il più significativo monumento di questa esperienza sono i 22 voll. dell’Enciclopedia Bresciana, pubblicati in 35 anni, compilati quasi esclusivamente da Fappani, «sostenuto da un drappello o poco più di fidi collaboratori» (p. 91). Il volumetto è anche corredato da un’ampia appendice (ben 25 pp.) di fotografie che ripercorrono vari momenti della lunga vita del sacerdote bresciano. Si schedano i contributi più vicini ai temi di «AB». – L.R.

061-072 Montagner (Luca), La Biblioteca diocesana di Lugano. Primi passi di una storia tutta da scoprire, «Fogli», 42, 2021, pp. 3-17. L’a. presenta, per la prima volta, una ricostruzione storica organica della Biblioteca diocesana di Lugano, resa possibile grazie allo studio di inedito materiale d’archivio conservato presso l’Archivio storico della Diocesi di Lugano. La Biblioteca nacque come istituto a uso esclusivo del Seminario a cavallo tra il XIX e il XX secolo e visse il suo momento di massima espansione negli anni Cinquanta. Successivamente, il suo prestigio andò via via spegnendosi, a motivo di alcune vicissitudini legate proprio al Seminario, che dal Ticino venne spostato nella Svizzera Romanda, a Friborgo. Oggi, la collezione libraria della Diocesi è oggetto di un grande progetto di riordino e valorizzazione, con lo scopo di far riscoprire i suoi molti tesori. – E.B.

061-073 Moorman (Gloria), Atlases Fit for a Future King: Vittorio Amadeo II, Master-Colourist Dirk Jansz. van Santen, and the Splendour of the Theatrum Sabaudiae (1682), «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 533-47. Il contributo analizza alcuni aspetti di un particolare esemplare del Theatrum Sabaudiae (Amsterdam, Blaeu, 1682), ovvero quello offerto dagli eredi di Joan Blaeu a Vittorio Emanuele II e conservato presso la Biblioteca Reale di Torino. L’a. offre una nuova interpretazione della coloritura delle immagini del libro in questione, al cui valore stilistico e simbolico corrispondeva anche uno politico e diplomatico, con ovvie ricadute sul mondo del collezionismo librario. – P.S.

061-074 Motta (Franco), In causa fidei. Studi sul momento teologico-politico della prima età moderna, Torino, Libreria Stampatori Torino, 2017, pp. XI+214, ISBN 978-88-96339-34-3, € 18. Il vol. riflette sulla sistemazione teorica dell’autorità del magistero papale e del potere della Chiesa romana nell’età della Controriforma. L’elaborazione della dottrina della sovranità papale, avvenuta tra XVI e XVII secolo, e il relativo magistero romano in causa fidei (“nelle cause della fede”), coi suoi incroci con la politica e il diritto, sono indagati tramite studi inediti che affrontano il tema da prospettive differenti. Il vol. è organizzato come segue: introduzione (pp. V-XI); Una figura di sovranità. Il paradigma del papa come iudex controversiarum (pp. 1-52); Esercizi intorno alla secolarizzazione. La Controriforma attraverso le categorie della teologia politica di Carl Schmitt (pp. 53-87); Una teologia del giudizio tardocinquecentesca e la sua ombra al tempo del Vaticano I (pp. 89-208); indice dei nomi (pp. 209-14). – S.C.

061-075 Müller (Jan-Werner), Che cosa minaccia, oggi, la libertà di stampa, «Vita e Pensiero», 5, 2021, pp. 29-32. L’a. riflette della minaccia alla libertà di stampa all’interno dei regimi autoritari nel panorama internazionale odierno e ne denuncia le limitazioni e le omissioni. Nel contributo si considera anche il ruolo pubblico [di che cosa?] e la sua sempre maggiore difficoltà nella valutazione degli organi di informazione. – Pietro Putignano

061-076 Onger (Angelo), Mons. Fappani giornalista, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 81-4. Antonio Fappani è stato per un ventennio – dal 1961 al 1982 – direttore del settimanale diocesano bresciano «La Voce del Popolo». Il contributo, dovuto a un collaboratore dello stesso Fappani, ripercorre l’approccio a quella lunga esperienza. – L.R.

061-077 Onger (Sergio), Antonio Fappani e la storia della carità, della beneficienza e dell’assistenza, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 39-44. In un acuto saggio, l’a. traccia meriti e limiti degli studi di Antonio Fappani intorno a uno dei suoi temi più cari: la storia della carità e dell’assistenza. – L.R.

061-078 Pascucci (Maria), Lettere a Titomanlio Manzella e suoi familiari (1923-1974), a cura di Franca Arduini – Vania Di Stefano, Rimini, Raffaelli Editore, 2020, pp. 137, ill. b/n e col., ISBN 978-88-6792-267-3, € 15. La presente pubblicazione porta all’attenzione un inedito scambio epistolare, che copre un arco temporale di poco più di mezzo secolo, intrapreso dalla nota scrittrice Maria Pascucci e rivolto a Titomanlio Manzella e alcuni suoi familiari. Prima di presentare il corpus di lettere, il vol. si apre con due brevi presentazioni da parte di Alice Parma, sindaco di Santarcangelo di Romagna, e di Pier Angelo Fontana, direttore della biblioteca comunale “Antonio Baldini” della medesima località. Seguono un breve omaggio a Maria Pascucci firmato dalla studiosa Clarice Sacchini Nicolini, e due premesse dei due curatori, Franca Arduini e Vania Di Stefano, posti rispettivamente come introduzione al corpus di lettere e come biografia della figura di Titomanlio Manzella. Significativa è anche l’appendice di immagini e documenti posti a fine vol., dove sono riportate fotografie dei due protagonisti, dei fogli mss. recanti le lettere riportate in precedenza, e infine di alcuni frontespizi dei romanzi della Pascucci. – Maddalena Baschirotto

061-079 Passeri (Chiara), Nuove acquisizioni sulla tradizione dell’Altro Marte di Lorenzo Spirito Gualtieri, in Le filologie della letteratura italiana, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 465-81. Il contributo analizza la tradizione dell’Altro Marte, cronaca in terza rima composta da Lorenzo “Spirito” Gualtieri, soldato, versificatore, miniatore e copista, a partire dagli anni ‘60 del Quattrocento. I testimoni dell’opera, ricchissimi di varianti d’a., sono alcuni mss. autografi, una copia parziale e un’edizione del 1489. – S.C.

061-080 Pellegrini (Paolo), Per una nuova epistola dantesca. Appunti di metodo, in Le filologie della letteratura italiana, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 31-65. L’a. traccia il modus operandi seguito al fine di attribuire a Dante la composizione di una lettera. – S.C. [non ho capito…]

061-081 Per una bibliografia degli scritti di Antonio Fappani (2002-2019), a cura di Clotilde Castelli, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 95-103. Il contributo integra la bibliografia di Antonio Fappani uscita quasi vent’anni fa negli Studi di storia moderna e contemporanea in onore di mons. Antonio Fappani, a cura di Sergio Onger e Mario Taccolini, Brescia, Grafo, 2003, pp. 329-60. – L.R.

061-082 Peric (Ester Camilla), L’Iter di Wilhelm Verheiden, umanista olandese a Venezia, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 519-31. Il contributo pone la lente d’ingrandimento su un’edizione cinquecentesca sine notis finora sconosciuta, l’Iter di Wilhelm Verheiden (1568-1596), di cui l’unico esemplare a oggi noto è conservato presso la biblioteca “V. Joppi” di Udine. Attraverso l’analisi dei materiali silografici utilizzati per l’edizione e la ricostruzione dell’attività e della rete di rapporti tra il Verheiden e gli editori veneziani di fine ‘500, l’a. propone una convincente ipotesi di attribuzione del lavoro all’officina di Niccolò Moretti. – P.S.

061-083 Perosa (Giulia), Nuove prospettive di ricerca sull’opera di Giani Stuparich: gli archivi di Roma e Trieste, in Le filologie della letteratura italiana, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 545-61. L’a. affronta la produzione dello scrittore triestino Giani Stuparich (1891-1961) tramite lo studio di numeroso materiale inedito custodito presso gli archivi di Roma e Trieste. – S.C.

061-084 Piacentini (Marcello), I libri dei polacchi, in Intellettuali e uomini di corte, a cura di E. Pietrobon, pp. 217-21. Seconda per consistenza solo alla natio Germanica, la natio Polona dell’Università di Padova aveva una biblioteca di circa ottocento titoli, solo in piccola parte oggi identificabili presso biblioteche polacche e nella Biblioteca Universitaria di Padova. – M.C.

061-085 Piccini (Daniele), Appunti sul libro di poesia del Novecento, in Le filologie della letteratura italiana, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 395-418. L’a. si interroga sulla capacità di coesione dei libri di poesia del Novecento italiano. – S.C.

061-086 Pietrobon (Ester), Le due biblioteche della natio Germanica, in Intellettuali e uomini di corte, a cura di E. Pietrobon, pp. 169-84. La natio Germanica degli studenti dell’Università di Padova alla fine del XVI secolo formò due biblioteche, nel 1586 quella degli artisti e nel 1596 quella dei giuristi, di cui si ha testimonianza dei libri presenti dagli Acta della natio e da due cataloghi a stampa pubblicati nella seconda metà del Seicento. – M.C.

061-087 Poncet (Olivier), Le corrispondenze reali e governative della prima epoca moderna in Francia (secoli XV-XIX). Archiviare, trasmettere e pubblicare, in Carteggi fra basso medioevo ed età moderna. Pratiche di redazione, trasmissione e conservazione, a cura di Andrea Giorgi – Katia Occhi, Bologna, il Mulino, 2018 (Fondazione Bruno Kessler. Annali dell’Istituto storico italo-germanico in Trento. Fonti, 13), ISBN 978-88-15-27348-2, pp. 323-49. Si sottolinea il peso determinante che il collezionismo e le vicende archivistiche ottocentesche ebbero sulle raccolte francesi di corrispondenza statale, dato che la monarchia, fra Quattro e Seicento, non giudicò utile organizzare in modo ufficiale la conservazione dei documenti epistolari. – L. Ma.

061-088 Prosdocimi (Lavinia), Un fondo appartenuto alla natio Anglica. Il First Folio e altri libri inglesi della Biblioteca universitaria, in Intellettuali e uomini di corte, a cura di E. Pietrobon, pp. 205-15. Le indagini condotte sulla presenza nella Biblioteca Universitaria di Padova di un esemplare del First Folio shakesperiano, l’unico dell’area mediterranea, hanno favorito la ricostruzione delle vicende della biblioteca della natio Anglica dell’Università di Padova e della dispersione dei voll. che la componevano. – M.C.

061-089 Putignano (Pietro), Piero Pacini da Pescia. Sulle tracce di un editore, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 411-26. Frutto del lavoro di tesi di laurea magistrale dell’a., questo contributo, attraverso l’analisi di vicende note e meno note, ricostruisce l’attività di Piero Pacini, editore e cartolaio originario di Pescia ma attivo a Firenze tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. L’a. si concentra in particolare sugli anni di formazione del Pacini e sui suoi primi passi nel mondo dell’editoria, con un’attenzione rivolta ad alcune caratteristiche tipografiche delle sue edizioni (per esempio la marca tipografica) che consentono di considerare il Pacini come un vero e proprio editore moderno. – P.S.

061-090 Roth (Christoph), Ein «Meister der Druckkunst» in Heidelberg. Das Heidelberger Publikationsprogramm des Inkunabeldruckers Heinrich Knoblochtzer 1485-1495/1500, Heidelberg, Universitätsverlag Winter, 2021, pp. 147, 133 ill. col., ISBN 978-3-8253-4800-7, s.i.p. (€ 36 sul sito dell’editore). Presentazione complessiva dell’attività tipografica di Heinrich Knoblochtzer a Heidelberg fra il 1485 e il 1495/1500, il quale, in mancanza di concorrenza, adottò un approccio generalista, pubblicando libri e testi che incontrassero le variegate esigenze della clientela locale. Le 85 edizioni che il GW attribuisce a questa fase della sua produzione sono suddivise in aree tematiche, direttamente connesse alla destinazione d’uso: le opere teologiche legate all’ambiente dei francescani o all’Università, i testi per la scuola e la formazione degli artistae, le opere giuridiche, quelle umanistiche, e quelle legate alla tematica della danza macabra, e ancora i manuali per la confessione, la devozione popolare e mariana, i testi informativi e di utilità pratica (come pronostici, libri di calcolo, testi astrologici, ma anche bandi e proclami ufficiali), così come la letteratura d’intrattenimento. Il tutto è accompagnato da un piacevole e particolarmente ricco corredo di riproduzioni. – Eleonora Gamba

061-091 Sachet (Paolo), Exploiting Antiquarian Sales Catalogues: A Blueprint for the Study of Sixteenth-Century Books on Blue Paper, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 465-80. Attraverso lo studio di diversi cataloghi antiquari europei del Settecento (o più tardi), l’a. presenta i primi risultati di una ricerca orientata al tema della stampa su carta azzurra nel Cinquecento. Si tratta di edizioni di estrema rarità, di cui l’a. propone un censimento degli esemplari superstiti. Rarità e particolarità tipografico-editoriale che fanno confluire il ragionamento sul tema del collezionismo e della bibliofilia, con un approfondimento sulle edizioni di Aldo Manuzio, il quale propose su carta azzurra alcune copie delle sue celebri edizioni in ottavo. – P.S.

061-092 Sampietro (Marco), Un’edizione ticinese molto rara. L’Orazione di Antonio Isidoro Rusca stampata dagli Agnelli di Lugano nel 1796, «Fogli», 42, 2021, pp. 54-63. L’a. presenta la descrizione di un raro opuscolo stampato dagli Agnelli nel 1796 contente l’Orazione del notaio e avvocato Antonio Isidoro Rusca (1757-1846) di Mendrisio declamata come encomio al landfogto Johann Jakob Heussi (1762-1831), al termine del suo mandato. Questo vol. rientra all’interno dell’editoria occasionale del Settecento luganese, stampata per la natura e l’uso dell’oggetto in pochi numeri. Di questa edizione, a oggi, si conoscono solo due esemplari: uno conservato all’Archivio di stato del Canton Ticino e uno presso la collezione privata Giancarlo Valera a Milano. – L.Mo.

061-093 Sassaris (Christoforos Panagiotis), Yerasimos Vlachos’ Dictionary and the Hellenic Diaspora of Eighteenth-Century Venice, «La Bibliofilía», 122/3, 2020, pp. 549-56. Il saggio si concentra sul caso del Thesauros Tetraglossos di Yerasimos Vlachos, un dizionario plurilingue greco moderno, greco antico, latino e italiano. L’a. pone la lente d’ingrandimento sulla seconda edizione (Venezia, Antonio Vortoli, 1723; la prima fu pubblicata, sempre a Venezia, da Giovanni Pietro Pinelli, nel 1659), che ebbe lo scopo sia di mantenere la coesione della comunità di greci post-bizantini, sia di ascesa sociale nella società mercantile fortemente cosmopolita della Venezia del ‘700. – P.S.

061-094 Shrire (Ray), Shifting paradigms: Ideas, Materiality and the Changing Shape of Grammar in the Renaissance, «Journal of the Warburg and Courtauld Intitutes», 84, 2021, pp. 1-31. Questo contributo prova a fare luce su una tematica di notevole interesse ma scarsamente battuta dagli studiosi, ovvero la questione della struttura visiva delle grammatiche e il loro cambiamento schematico nel corso della storia. Il discorso dell’a., analizzando la struttura di diverse grammatiche dall’antichità alla prima Età moderna, si articola qui in tre momenti diversi. Il primo, attraverso uno studio quantitativo su centinaia di frammenti manoscritti e testi a stampa, si concentra sul passaggio, avvenuto nel Rinascimento, da uno schema lineare a una disposizione tabulare. Il secondo fornisce tre diverse interpretazioni che, separando condizioni materiali e progresso intellettuale, mirano a spiegare questo cambiamento. Il terzo si interroga sull’interesse di questo tipo di studio e sui passaggi da effettuare per arrivare a un processo di conoscenza storica di questo genere. – P.S.

061-095 Siècle (Un) d’excellence typographique. Christophe Plantin & son officine (1555-1655) / A century of typographical excellence. Christophe Plantin & the Officina Plantiniana (1555-1655), Paris, Éditions des Cendres – Bibliothèque Mazarine – Cultura Fonds Library, 2020, pp. 500, ill. col., ISBN 979-10-90-853-16-4 / 978-2-86742-299-7, € 48. Si tratta di un corposo – e bellissimo – vol. pubblicato in occasione della mostra organizzata dalla Bibliothèque Mazarine di Parigi e dalla Cultura Fonds Library di Dilbeek, in collaborazione con il Museo Plantin-Moretus di Anversa, e svoltasi sempre alla Mazarine dal 19 novembre 2021 al 19 febbraio 2022. Il testo è interamente bilingue inglese e francese (ma i titoli qui indicati saranno solo in francese). Il catalogo vero e proprio dell’esposizione, che occupa poco meno di due terzi della pubblicazione, è introdotto da una serie di saggi di assoluto rilievo. Dopo una premessa di Goran Proot e Yann Sordet (Efficacité et séduction typographique: le premier siècle de l’officine plantinienne, pp. 7-13), Christophe Vellet (Christophe Plantin: parcours d’un grand entrepreneur du livre dans l’Europe de la Renaissance, pp. 15-49), traccia alcune linee dell’esperienza di Christophe Plantin, capace, a partire dal 1555, di costruire la più vasta impresa tipografica di antico regime. A seguire Goran Proot (L’Officina Plantiniana de la «Renaissance» à l’âge «baroque»: une transition typographique (1555-1670), pp. 51-97) si sofferma sul ruolo di Plantin nel passaggio dal libro rinascimentale a quello Barocco. Dirk Imhof (D’Arnold Nicolai à Pierre Paul Rubens: l’illustration du livre chez Plantin et les premiers Moretus, pp. 99-141) si concentra sull’illustrazione, mentre Renaud Milazzo (Les enjeux économiques du choix du format et du papier dans la politique éditoriale de Christophe Plantin, pp. 143-91) indaga gli aspetti più tecnici dell’esperienza plantiniana. Il catalogo, con eccezionali riproduzioni fotografiche, dà conto analiticamente di tutti questi vari aspetti, nel susseguirsi di sette sezioni: Un typographe de la Renaissance (pp. 195-210); Stratagèmes éditoriaux (pp. 211-37); Papier et format (pp. 238-87); Caractères et fleurons (pp. 288-321); Métamorphoses de l’illustration (pp. 322-75); Mise en livre baroque (pp. 376-427); Subterfuges typographiques (pp. 428-57). Particolarmente utile la rassegna critica proposta da Johan Hanselaer (Cinquante ans de recherches consacrées à l’Officina Plantiniana depuis la publication du Golden Compasses de Leon Voet: un panorama, pp. 459-69), cui seguono la bibliografia di riferimento, gli indici dei nomi di persona e di luogo e delle opere e dei documenti citati, i profili degli autori, i crediti e i ringraziamenti. – L.R.

061-096 Tedeschi (Massimo), Don Antonio Fappani divulgatore di storia, in Mons. Antonio Fappani studioso e promotore di cultura, a cura di A. Bonomi – M. Busi, pp. 19-37. L’a. si cimenta nell’ardua impresa di tracciare un profilo del Fappani storico, presentando i suoi interessi e soffermandosi sul versante divulgativo. – L.R.

061-097 Tiezzi Maestri (Paolo), Viaggio tra i libri di viaggio, [Sinalunga], Biblioteca di Villa Classica, 2021 (Fragmenta, 3), pp. 51, ill. b/n e col., ISBN 978-88-98282-59-3, s.i.p . La presente pubblicazione nasce, come indicato nella premessa dell’a., dall’invito a partecipare all’edizione del 2021 del Festival di Pasqua di Montepulciano, tramite l’esposizione di alcuni libri antichi collocati negli scaffali della Biblioteca di Villa Classica. L’occasione ha quindi riportato all’attenzione alcune copie di resoconti di viaggio ascrivibili a varie circostanze storiche (gli esemplari presi in esame coprono un arco temporale compreso tra il 1567 e il 1899) e compiuti da una vasta gamma di personaggi appartenenti al mondo della mitologia, come nel caso di Ulisse ed Enea, o di vario altro genere, come il celebre Dante. Perseguendo la finalità di fornire un ampio panorama della letteratura odeporica, un breve saggio dedicato al Grand Tour, firmato da Fiammetta Sabba, chiude il tutto. – Maddalena Baschirotto

061-098 Torchio (Emilio), Pubblicando le “Rime nuove” carducciane, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 323-44. Il contributo espone il lavoro filologico condotto sulle Rime nuove di Giosuè Carducci per l’Edizione Nazionale delle Opere del poeta (Modena, Mucchi, 2016). In occasione di questa pubblicazione, i mss. conservati presso Casa Carducci sono stati digitalizzati e raccolti su un apposito sito. – S.C.

061-99 Trombone (Antonella), Teresa Motta. Una bibliotecaria e “un anno di vicende memorabili”. Con lettere inedite di Francesco Barberi e Manlio Rossi-Doria (1943-1949), presentazione di Alberto Petrucciani, Rionero in Vulture, CalicEdizioni, 2020 (Le mimose, 15), pp. 161, 14 ill. b/n, ISBN 978-88-8458-152-5, €14. Attraverso la vicenda biografico-professionale di Teresa Motta (1890-1953), focalizzata soprattutto sugli anni 1943-1949, l’a. ridimensiona il paradigma negativo riguardo le biblioteche pubbliche di provincia, ritenute per troppo tempo «istituti sonnolenti e cattive copie delle biblioteche di conservazione e ricerca» (p. 9), dimostrando invece quanto il pubblico della biblioteca di Potenza, dove appunto la Motta lavorò come bibliotecaria “militante”, fosse vario, interessato e addirittura caratterizzato da un piccolo (e cosmopolita) gruppo di internati per motivi politico-razziali consapevolmente accolti dalla Motta tra i lettori. Il lavoro si colloca su un terreno già ben coltivato – grazie all’intensa stagione di ricerche sulla storia della professione e dei bibliotecari – ma alla più consueta analisi della realtà dell’istituzione e alla storia delle collezioni, l’a. ha preferito lo studio del contesto politico-sociale in cui la biblioteca di Potenza, e la Motta stessa, si trovarono a servire un territorio marginale, “buono” appunto per internati e confinati. Pubblico e servizio bibliotecario sono dunque i fulcri attorno a cui ruota il vol., che è parte di una ricerca più ampia, a oggi in progress, sull’uso della Provinciale di Potenza in anni difficili, così come raccontano non solo l’archivio della biblioteca stessa ma soprattutto i registri dei prestiti e quelli dei voll. consultati, fondamentali anche per tracciare la (finora poco nota) vicenda di Teresa e quella degli internati, Manlio Rossi-Doria e Franco Venturi in primis. Una preziosa Appendice documentaria (1943-1949; pp. 95-119) raccoglie le lettere della Motta e del Rossi-Doria all’allora soprintendente per la Puglia e la Lucania Francesco Barberi (oggi conservate a Roma, nell’Archivio Storico dell’AIB), che assieme ai materiali dell’ archivio della Provinciale hanno costituito l’ossatura del vol. nonché il suo spunto iniziale. Corredano il vol. un’Appendice fotografica, la bibliografia e l’indice dei nomi. – E.G.

061-100 Ulisse Aldrovandi. Libri e immagini di Storia naturale nella prima Età Moderna, a cura di Giuseppe Olmi – Fulvio Simoni, Bologna, Bononia University Press, 2018, pp. VIII+215, ill. b/n e col., ISBN 978-88-6923-269-5, €30. I contributi presentati nel vol. traggono origine dalle relazioni del convegno del 2015 destinato a Ulisse Aldrovandi e promosso dal Museo di Palazzo Poggi a Bologna, il cui progetto scientifico fu curato da Fulvio Simoni. Valorizzata da un nutrito apparato illustrativo dedicato all’iconografia naturalistica riprodotta nelle silografie a corredo dei libri dell’Aldrovandi, la pubblicazione si concentra sul binomio inscindibile tra scienza e arte condensato nella produzione del naturalista e che ebbe ripercussioni sia sul piano euristico e metodologico sia sulla «democratizzazione della scienza». La raccolta di tavole illustrate, così come di matrici lignee, prodotte da quella che Olmi definì la “bottega artistica” aldrovandiana, è ripercorsa nella sua complessità contenutistica e nella sua migrazione postuma. La narrazione si avvale, inoltre, dell’ analisi delle collezioni delle matrici in legno e in metallo conservate dalla Galleria Estense di Modena e dal Museum Plantin-Moretus di Anversa, osservando quali furono le modalità di illustrazione più confacenti alla produzione libraria di carattere scientifico. – Ludovica Montalti

061-101 Universo (L’) di Dante. Documenti, incunaboli, cinquecentine, xilografie. Mostra documentaria e bibliografica in omaggio al VII centenario della morte del Sommo Poeta, a cura di Cinzia Cardinali – Paolo Tiezzi Maestri, Siena, Società Bibliografica Toscana, 2021, pp. 228, ill. b/n, ISBN 978-88-98282-64-7, s.i.p. Il catalogo della bella mostra allestita all’Archivio di Stato di Siena dal 25 settembre al 10 ottobre 2021 e poi a Poppi e a Serre di Rapolano, si apre con una serie di interessanti contributi incentrati sulla presenza di Dante nel senese. Segue la mostra vera e propria, che accoglie una larga documentazione archivistica focalizzata sui più noti personaggi della Commedia; poi le schede dedicate agli esemplari (incunaboli e cinquecentine) del poema; ancora, molto interessante la sezione dedicata ai dantisti cinquecenteschi. Infine la presentazione delle xilografie dantesche realizzate da Gianni Verna. Chiude il vol. una bibliografia, mentre manca purtroppo un apparato di indici. – F.F.

061-102 Vestigia (Le) dei Gesuati. L’eredità culturale del Colombini e dei suoi seguaci, a cura di Isabella Gagliardi, Firenze, FUP, 2020 (Fragmentaria. Studi di storia culturale e antropologia religiosa, 1), pp. 383, ill. b/n, ISBN 978-88-5518-227-0, €39,90. Attraverso i (trasversali) saggi degli autori che hanno contribuito al vol., vengono sintetizzate le vestigia – cioè le tracce della storia e delle dinamiche di sviluppo – della congregazione gesuata, fondata nella seconda metà del XIV secolo dal mercante senese Giovanni Colombini (il cui volto, ritratto dal Perugino, non a caso campeggia in copertina), poi soppressa nel 1668 da Clemente IX. Gli interventi – proposti secondo una linea non necessariamente diacronica e organizzati in tre sezioni completate da un’interessante Appendice documentaria (pp. 361-373) – pongono le vicende dei Gesuati in connessione con il contesto sociale e letterario coevo (Feo Belcari e la tradizione della lauda, ma non solo), insistendo anche sulle meno note fonti iconografiche legate al fondatore (All’inizio: Siena nel Trecento e la memoria di Giovanni Colombini; pp. 13-131), così come si evidenziano i nessi con il portato teologico-spirituale della congregazione (Il prisma spirituale dei Gesuati: irradiazione e assorbimenti; pp. 135-248) e con la rete di relazioni, spesso non così scontate, irradiatesi a partire dalla costruzione delle varie case (Le case gesuate tra reti di relazioni e mestieri; pp. 251-337). Il vol. è introdotto dalla curatrice ed è corredato da molte ill. b/n e dall’indice dei nomi. – E.G.

061-103 Vela (Claudio), Dall’esistente all’esistito. Per una filologia dei perduti, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive, a cura di M. Berisso – M. Berté – S. Brambilla – C. Calenda – C. Corfiati – D. Gionta – C. Vela, pp. 273-93. Il contributo ragiona, tramite alcuni esempi, sulla ricerca nelle opere a noi giunte delle tracce per scoprire quelle perdute. – S.C.

061-104 Vigini (Giuliano), Concentrazioni e libri invisibili: i problemi aperti dell’editoria, «Vita e Pensiero», 5, 2021, pp. 104-14. Il contributo si focalizza sulla situazione editoriale italiana contemporanea toccando diversi punti, quali le strategie editoriali dei gruppi e il mercato del libro, le statistiche relative alla lettura e il bisogno di una base metodologica di raccolta dati a livello europeo, la vasta offerta libraria a discapito della qualità, il declino delle riviste letterarie e la fase transitoria dell’editoria cattolica. – Pietro Putignano

061-105 Zonghi (Augusto), I segni delle antiche cartiere fabrianesi. raccolti e delineati dal professore Augusto Zonghi, a cura di Livia Faggioni, Fabriano, Fondazione Gianfranco Fedrigoni, 2020, CXXXIV tav. in album con 2 voll. di accompagnamento (uno in italiano e l’altro in inglese) ciascuno di pp. XII+96 in cofanetto, ISBN 978-88-908519-8-8, s.i.p. (in 500 esemplari numerati). Realizzato in grande formato oblungo, l’album di tavole disegnate dello Zonghi costituisce in qualche modo l’indice ragionato della sua preziosissima raccolta di carte fabrianesi originali datate sino a fine XVIII sec. Acquisita in anni recenti dalla Fondazione, la collezione costituisce un preziosissimo unicum sulla storia degli studi sulla carta: le Note all’album (questo il titolo del vol. di accompagnamento) fornisce un saggio essenziale per un nuovo approccio agli studi sulle filigrane delle carte italiane. – Ed.B.

 

 

 

Indici di recensioni e segnalazioni

 Accademie 25

 Aldo Manuzio 67

 Antonio Fappani 2, 15, 18, 28, 45, 69, 71, 76, 77, 81, 96

 Autografi 30, 38, 49, 52

 Bibliofilia e collezionismo 32, 33, 58, 59, 91

 Biblioteche scolastiche 55

 Carteggi e archivi 16, 22, 24, 39, 78, 83, 87

 Cristophe Plantin 95

 Dante 1, 34, 35, 36, 101

 Dante 26, 43, 80

 Dennis E. Rhodes 13

 Editoria 400 B, H, 63, 65, 79, 89, 90

 Editoria 500 G, 9, 37, 63, 68, 82

 Editoria 600 73

 Editoria 700 92, 93

 Editoria 800 12, 86

 Editoria 900 A, C, 4, 8, 21, 50, 62, 70, 85, 98

 Editoria contemporanea 47, 75, 104

 Editoria semitica D, E, 14, 57

 Fascismo 20

 Filigrane 105

 Filologia italiana 46

 Gesuati 102

 Giuseppe Billanovich 66

 Illustrazione 27, 54, 100

 Leonardo da Vinci 60

 Libri d’artista 5

 Libri di emblemi 44

 Libri di viaggio 97

 Manoscritti 3, 6, 7, 11, 17, 19, 31, 61, 64, 79, 103

 Narrativa 41, 42

 Rinascimento italiano F, 40, 56, 74

 Storia biblioteche 10, 29, 48, 51, 53, 57, 72, 84, 86, 88, 99

 Storia della stampa e grafica I, 23, 94

 

 

 

 Cronache

 Convegni

Dalla credenza alla cucina. Il lessico della gastronomia nella storia della lingua italiana, Firenze, Sala Convegni della Fondazione Biblioteche, 4 marzo 2022. L’evento, organizzato dalla Associazione Amici della Accademia della Crusca, in collaborazione con la Società Bibliografica Toscana e la Casa Editrice Leo S. Olschki, è stato ospitato presso la Sala Convegni della Fondazione Biblioteche della Cassa di Risparmio di Firenze. L’apertura è stata affidata ai saluti di Aureliano Benedetti, presidente della Fondazione Biblioteche, e di Giuseppe Rogantini Picco, presidente dell’Associazione Amici dell’Accademia della Crusca, nelle parole dei quali, oltre alla celebrazione della ripresa delle attività in presenza dell’associazione, ha trovato posto una sentita menzione della guerra in Ucraina. In seguito, dopo un’introduzione del moderatore dell’incontro, Domenico De Martino (Università degli Studi di Pavia), Giovanna Frosini (Università per Stranieri di Siena) ha esposto il suo intervento Cucinare le parole, cucinare con le parole, diviso in due momenti: nel primo ha ragionato sulla “lingua del cibo”, sul ruolo esercitato dai forestierismi, sul rapporto tra questo linguaggio e la storia e i mutamenti della lingua italiana; nella seconda parte la relatrice ha presentato il progetto AtLiTeG (“Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana dall’età medievale all’Unità”). A seguire, Paolo Tiezzi Maestri (Società Bibliografica Toscana) ha mostrato e commentato, sotto il titolo di Ricettari e trattati del Cinquecento, una rassegna fotografica di edizioni antiche provenienti dalla sua collezione privata. Ha poi preso la parola Zeffiro Ciuffoletti (Università degli Studi di Firenze) con la sua comunicazione La misura del gusto e il vizio di “mangiare più del bisogno”, durante la quale, all’interno di un discorso sulla virtù della temperanza e sul senso della misura, è stato tratteggiato un ritratto della personalità di Pellegrino Artusi. Infine, Daniele Olschki (Casa Editrice Leo S. Olschki) ha “offerto” pietanze all’uditorio grazie alle sue Suggestioni (editoriali) per un pranzo medievale: attingendo al vol. di Enrico Carnevale Schianca La cucina medievale. Lessico, storia, preparazioni (Firenze, Olschki, 2011), ha infatti presentato alcune ricette tipiche dell’epoca. Hanno chiuso l’incontro le parole di congedo di Domenico De Martino, anch’esse sentitamente ancorate alla realtà odierna. Dell’evento, che si è tenuto contemporaneamente in presenza e on line, è disponibile una registrazione sul canale YouTube e sulla pagina Facebook della Fondazione Biblioteche della Cassa di Risparmio di Firenze. – S.C.

 

 

 

 Taccuino

a cura di E.Gat. e R.V.

 Iniziative C.R.E.L.E.B.

Editoria in progress 2022

Per una riflessione comune sul senso e le pratiche del mestiere editoriale

a cura dei Master in Editoria dell’Università Cattolica e del Creleb

 

Mercoledì 23 marzo 2022, ore 14.00-15.00

Bologna Children’s Book Fair, Caffè Autori

OLTRE CONFINE. Editoria per ragazzi e internazionalizzazione

Da anni i libri per ragazzi sono uno dei settori trainanti dell’export editoriale e gli autori e gli illustratori made in Italy apprezzati in tutto il mondo. Ma quali ingredienti deve avere una storia per catturare l’attenzione internazionale? Come promuovere autori e libri all’estero? Quali sono le figure professionali che operano in questo campo e come si trasforma la passione in professione? Esperienze e consigli a confronto, con le testimonianze di Pierdomenico Baccalario, scrittore, socio di Book On a Tree, agenzia creativa impegnata nella realizzazione di progetti transmediali internazionali, di Alice Fornasetti, agente letteraria specializzata in editoria per ragazzi e young adult e socia di Grandi & Associati, e di Arianna Squilloni, fondatrice in Spagna della casa editrice A buen paso. Conduce Paola Di Giampaolo, analista editoriale, responsabile progettazione e sviluppo dei Master in Editoria dell’Università Cattolica.

 

Martedì 12 aprile 2022, ore 13.30-14.30

Diretta live su IDEa Incontri Digitali per l’Editoria italiana

https://www.youtube.com/c/Ilcanaledeilibri

http://www.facebook.com/MasterEditoriaUnicatt/live

EDITORIA PER IL LAVORO. Tra innovazione e servizio

Spesso snobbata da chi vuole lavorare in editoria, l’editoria professionale – scolastica, universitaria o B2B – è al contrario un settore ampio, dinamico e innovativo, in cui convivono libri, riviste, corsi di formazione, contenuti e piattaforme digitali. Svolge un ruolo importante per il Paese, promuovendo l’acquisizione di competenze, l’aggiornamento continuo e la creazione di network, e offre varie e concrete opportunità lavorative per persone competenti e curiose, non solo di formazione tecnica, economica o giuridica ma anche prettamente umanistica. I dati del settore, i ruoli più richiesti, le esperienze e i consigli per chi vuole inserirsi in questo contesto, con Valentina Muttoni, editorial manager dell’area giuridico-economico-aziendale di Pearson Italia per la scuola secondaria di secondo grado, Ivo Nardella, editore di Tecniche Nuove e presidente ANES Associazione Nazionale Editoria di Settore, e Rossana Pasian, redattrice di riviste tecniche a Publitec, scrittrice e blogger. Modera Paola Di Giampaolo, analista editoriale, responsabile progettazione e sviluppo dei Master in Editoria dell’Università Cattolica.

 

Scritture, libri e biblioteche nella storia. Seminari “Aldo Manuzio”. Quarta edizione

Sermoneta, Giardini di Ninfa e Castello Caetani

16-18 giugno 2022

Seminario aperto a dottorandi e giovani e ricercatori

Per partecipare è necessario far pervenire entro e non oltre il 13 maggio 2022 la propria candidatura, compilando il form disponibile a questo link e allegando: una lettera motivazionale in cui figurino titolo e una breve sintesi dei contenuti dell’intervento proposto e un proprio curriculum vitae, in cui sia in evidenza l’eventuale argomento della tesi di laurea o di dottorato.

 

Programma

 

Giovedì 16 giugno 2022, Giardini di Ninfa – Sessione 1

14.00

Accoglienza e registrazione

14.30

Saluti e introduzione ai lavori di Tommaso Agnoni (Fondazione Roffredo Caetani), Maria Cristina Misiti (Fondazione Roffredo Caetani) e Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano)

15.00-16.30

Marco Callegari, Le Varie avvertenze utili e necessarie agli amatori de’ buoni libri di Gaetano Volpi (1756): note di pratica libraria, bibliografia e buon senso

16.30-17.00 

Pausa

17.00-18.30

Comunicazioni dei giovani studiosi (quattro a seguire di ognuna breve discussione)

18.30-19.30 

Visita al Giardino di Ninfa

20.00

Cena presso il Castello Caetani

 

Venerdì 17 giugno 2022, Castello Caetani di Sermoneta – Sessione 2

9.00-10.30 

Luca Barbieri, Dante, Boccaccio e il francese (dal burro a Ulisse)

10.30-11.00

Pausa

11.00-12.30

Comunicazioni dei giovani studiosi (quattro a seguire di ognuna breve discussione)

13.00 

Pranzo e pausa

 

Venerdì 17 giugno 2022, Castello Caetani di Sermoneta – Sessione 3

14.30-16.00

Loredana Chines, Lucrezia Borgia tra testimonianze scritte e rappresentazione

16.00-16.30

Pausa

16.30-18.00

Comunicazioni dei giovani studiosi (quattro a seguire di ognuna breve discussione)

18.00-19.00

Visita al Castello Caetani di Sermoneta

20.00

Cena conclusiva

 

Sabato 18 giugno 2022

Per chi lo desidera, partecipazione al convegno Lucrezia Borgia e i Caetani, che si svolgerà al Castello di Sermoneta dalle ore 10.

 

Per informazioni sul corso:

 luca.rivali@unicatt.it

Per informazioni logistiche:

ufficiostampa@frcaetani.it
oppure bmarinello@frcaetani.it

 

Incontri, mostre e seminari

L’infanzia protagonista nei luoghi della cultura in città per celebrare il cinquecentenario della nascita del bolognese Ulisse Aldrovandi

mostra (ingresso gratuito senza prenotazione; obbligatori Green pass rafforzato e mascherina FFP2)

Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio

fino al 31 marzo

 

Teatro di natura è un progetto incentrato su attività pedagogiche diversificate, tra cui rientra anche un percorso espositivo diffuso che propone un itinerario cittadino alla riscoperta di Ulisse Aldrovandi. Pensato sia per l’infanzia che per un pubblico adulto, il percorso si compone di una serie di pannelli collocati in luoghi significativi del centro storico di Bologna (tra cui appunto la Biblioteca dell’Archiginnasio). A mo’ di bussola, ai visitatori viene consegnata una mappa disegnata da Michelangelo Setola per guidarli lungo l’intero percorso, illustrando via via il legame dei vari luoghi con la figura di Ulisse Aldrovandi. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito della Biblioteca dell’Archiginnasio.

Per informazioni:

tel. 051-276811

 

Il patrimonio culturale di Bologna allo specchio dei viaggiatori europei. Esplorazioni tra la prima modernità e l’era contemporanea

mostra (accesso con prenotazione obbligatoria dall’apposito sito della BUB)

Bologna, Biblioteca Universitaria

fino al 18 marzo

 

Bologna è sempre stata una meta di fascino per i viaggiatori stranieri in Italia, che nel tempo hanno lasciato molte testimonianze documentarie delle proprie impressioni in diari di viaggio, taccuini e appunti. La mostra – curata da Chiara Conterno e Fiammetta Sabba, con la collaborazione di Andrea Moroni ed Elisa Pontini, e con la partecipazione dell’Università di Bologna al programma Erasmus+ The Future of Cultural Heritage in Modern Europe - Die Zukunft des kulturellen Erbes im modernen Europa (Universität Potsdam) – nasce proprio da un’antologia di questi preziosi materiali conservati presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, che restituiscono l’idea dello sviluppo e dei mutamenti, nei secoli, della percezione della città. Maggiori informazioni su accessibilità, mostra (inaugurazione sabato 22 gennaio, ore 17) e intero progetto sono disponibili sul sito della biblioteca.

Per informazioni:

tel. 051-2088306

bub.tours@unibo.it

 

Seminari di filologia moderna

fino a giugno 2022

Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica – Università degli Studi di Bologna

 

Proseguono i seminari di filologia moderna organizzati dal Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università degli Studi di Bologna. Per la partecipazione in presenza (le aule cambiano di volta in volta) è obbligatorio il Green Pass rafforzato; per i seminari on line, accedendo dall’apposita sezione eventi del sito del Dipartimento, verrà fornito il link di accesso all’aula virtuale. È disponibile anche il programma (le date di alcuni appuntamenti sono però ancora da definire).

 

Di carte, di libri e dintorni. Ciclo di seminari

fino a maggio 2022

Ravenna, Dipartimento di Beni Culturali – Università degli Studi di Bologna

 

Pensati e organizzati da LUDI - Laboratorio Universitario di Documentazione e Informazione (che si occupa delle tematiche relative allo studio e alla valorizzazione delle raccolte librarie e documentarie analogiche e digitali, storiche e contemporanee) e curati da Paola Degni, Fiammetta Sabba, Stefano Allegrezza e Lucia Sardo, proseguono i seminari di approfondimento Di carte, di libri e dintorni su temi riguardanti i documenti e il libro antico e a stampa, la loro conservazione e fruizione, anche in rapporto alle nuove tecnologie. Il calendario completo degli eventi, fruibili anche da remoto, è disponibile all’apposita sezione del sito del Dipartimento.

 

Napoli in scena. Prologo “Le raccolte teatrali della Biblioteca Nazionale” 

mostra (accesso gratuito con prenotazione obbligatoria a questo link)

Napoli, Biblioteca Nazionale

fino al 30 luglio 2022

 

La mostra – allestita con materiali della biblioteca e dedicata alla produzione/pratica teatrale napoletana nell’Ottocento, ai suoi luoghi e protagonisti – ha una forte valenza iconografica, essendo incentrata su immagini dedicate al celebre Antonio Petito, locandine, documenti, testi e autografi che ci fanno rivivere le pulcinellate del Teatro San Carlino e l’atmosfera della stagione d’oro del teatro Fiorentini, sul cui palcoscenico si esibirono, tra gli altri, Eleonora Duse, Ettore Petrolini e Marta Abba. Informazioni e modalità di accesso sono disponibili direttamente sul sito della biblioteca.

Per informazioni:

tel. 081-7819111

 

L’arte della guerra. Trattati e manuali di architettura militare e milizia nelle collezioni della Biblioteca Nazionale Braidense

mostra (ingresso con prenotazione obbligatoria sul sito della biblioteca)

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

fino al 2 aprile

 

La mostra propone un centinaio di voll. provenienti dalle collezioni antiche della Biblioteca (in gran parte dal Fondo del Collegio Gesuita milanese) e da una importante collezione privata che per l’occasione ha reso disponibili pure alcuni strumenti di artiglieria in uso tra XVI e XVIII secolo. Il percorso espositivo si apre con edizioni tardo-quattrocentesche di trattatistica militare classica e prosegue con i trattati elaborati dalla trace italiènne, unitamente ai libri dei maggiori esperti di tattica e strategia militare italiana di epoca moderna. Seguono poi gli studi di balistica e le opere legate alle principali scuole europee di architettura militare. Quattro vetrine sono infine dedicate alle piante (del Castello Sforzesco e delle altre fortezze del Ducato di Milano) e ad alcuni manoscritti di Raimondo Montecuccoli, generale al servizio degli Asburgo durante la lotta contro gli Ottomani e Luigi XIV.

Per informazioni:

tel. 02 7226340

b-brai@beniculturali.it

 

Memorie e smarrimenti. Il viaggio di Dante tra manoscritti, antiche edizioni della biblioteca e i disegni di Guido Scarabottolo.

mostra (ingresso gratuito consentito esclusivamente su prenotazione, con Certificazione verde Covid-19 valida, documento di identità e mascherina)

Pavia, Biblioteca Universitaria – Salone Teresiano

prorogata fino al 25 marzo

 

La mostra, organizzata con materiali della biblioteca, affianca ai manoscritti e alle antiche edizioni illustrate della Commedia le tavole originali della mostra Smarrimenti realizzate da Guido Scarabottolo, illustratore, grafico e designer. Già ospitata a Pisa e a Fano, la mostra è stata anche oggetto di un libro d’artista pubblicato nel 2016 da La Grande Illusion in tiratura limitata. Riproporla arricchita dalle tante memorie dantesche della biblioteca diventa quindi un modo originale per celebrare questo importante anniversario, coniugando antico e moderno e proponendo una nuova maniera di conoscere il Poeta.

Per informazioni e prenotazioni:

tel. 0382-24764

bu-pv@beniculturali.it

https://affluences.com/biblioteca-universitaria-di-pavia-mic/reservation?type=3099

 

Dante illustrato nei secoli. Testimonianze figurate nelle raccolte della Biblioteca Estense Universitaria

mostra (ingresso gratuito, senza prenotazione)

Modena, Biblioteca Estense Universitaria

fino al 28 febbraio

 

La mostra intende indagare la relazione tra illustrazione e testo dantesco – dai primi manoscritti miniati fino alle edizioni a stampa novecentesche – ma anche narrare la storia della ricezione del poema, che diventa anche storia del libro e dell’arte figurativa. La raccolta dantesca della biblioteca è così ricca e diversificata da permettere un’ampiezza di racconto che si spinge fino al riutilizzo delle illustrazioni dantesche in un video realizzato con la partecipazione degli studenti dell’Accademia di Belle arti di Bologna, che diventa così l’ultima tappa della fortuna di Dante in Biblioteca. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito della biblioteca.

Per informazioni:

tel. 059-4395711

ga-esten@beniculturali.it

 

Pasolini 42. La formazione bolognese di un giovane intellettuale

fino al 19 marzo

mostra (ingresso gratuito senza prenotazione; obbligatori Green pass rafforzato e mascherina FFP2)

Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio

 

In questo anno di celebrazioni pasoliniane, la biblioteca propone una mostra dedicata alla formazione intellettuale e agli esordi letterari del poeta-intellettuale, avvenuti proprio a Bologna tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta del Novecento. I materiali esposti, per la maggior parte provenienti dalle collezioni dell’Archiginnasio ma non solo, comprendono anche documenti molto rari tra cui, in particolare, una preziosa e fortuita trouvaille. Si tratta di un (mai citato) articolo pubblicato da Pasolini nel 1942 su «Gioventù italiana del Littorio. Bollettino del Comando federale di Bologna» che rappresenta dunque il vero e proprio esordio letterario dello scrittore. L’iniziativa fa parte di PPP | 100 anni di Pasolini a Bologna, il cartellone di appuntamenti dedicati a Pier Paolo Pasolini promosso e coordinato dal Comune di Bologna in collaborazione con la Cineteca. Tutte le informazioni e le date delle visite guidate sono disponibili sull’apposito sito.

Per informazioni:

051-276811

archiginnasio@comune.bologna.it

 

Piranèse  et son empreinte: un rêve de pierre et d’encre

fino al 14 maggio 2022

Parigi, Bibliothèques Mazarine et de l’Institut de France

Mostra. Per informazioni dettagliate, visitare la pagina web dedicata.

 

 

 Postscriptum

L

a serata non invita. Dopo un giorno in facoltà (quasi tutto ha ripreso COME prima…) viene la depressione. No, non per i ragazzi ignoranti… quelli ci sono sempre, che sennò, che ci staremmo a fare noi? “I poveri li avrete sempre con voi” (poveri anche di istruzione!) diceva un certo tizio. Sono i colleghi… Svergognati, spudorati, falsi… Viene in mente Un giorno dopo l’altro di Luigi Tenco… bellissima, ma decisamente depressiva. Ma a dire la verità c’è soprattutto la guerra russo-ucraina e la nostra incapacità di stare di fronte a tanto orrore con la dignità che sarebbe necessaria. C’è il rendersi conto della nostra inadeguatezza alla vita stessa, soffocati dalle chiacchiere e dalle analisi da talk show… Si capisce perché il Papa chiede silenzio e digiuno. O almeno la capacità di ascoltare (e aiutare!) chi davvero è in prima linea. Rimando al bel video di due coraggiose docenti dell’Università di Ružomberok coi loro studenti ucraini: vale la pena passare una mezz’ora con loro! Qualche lacrima e tanta voglia di ricominciare. – Montag