L’Almanacco

  Bibliografico

 
 

 

 

 

 

 

 


48, dicembre 2018

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

   Sommario

 

 

 

I libri salvati

     di Lucio Coco……..………….………………... .....p. 1

Recensioni.…………………………………....p. 3

Spogli e segnalazioni……………….…...p. 11

      (indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 38

Taccuino………………………………………..p. 38

Postscriptum…………………………..…….p. 43

 

La questione

 

I libri salvati

di Lucio Coco

N

el 2018, oltre alla ricorrenza dei cinquant’anni del terremoto del Belice nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 1968, cade anche l'anniversario dei centodieci anni del devastante terremoto di Messina (28 dicembre 1908). Il sisma nel capoluogo del Peloro non colpì solo le persone (circa 80.000 furono le vittime) ma anche le cose, i monumenti e gli edifici. Tra questi c’è da ricordare quello della Regia Biblioteca Universitaria dove a subire danni non fu soltanto la costruzione, ma anche il suo prezioso contenuto: i libri. Una testimonianza particolare della sorte della biblioteca e dei volumi che essa custodiva rimane in un resoconto che il direttore della Biblioteca Universitaria di Catania, Michele Carlo Caputo, ebbe modo di redigere immediatamente dopo l’evento, essendo stato chiamato a sostituire il dirigente Arnaldo Sabbatini, morto durante il sisma insieme alla moglie, Maria Teresa Bari, che era stata una delle prime donne ad entrare nella rete nazionale delle biblioteche governative. Il bibliotecario catanese, uomo coltissimo ed eminente musicologo, già responsabile della Biblioteca Estense di Modena, affida la testimonianza del suo intervento di soccorso a una comunicazione ospitata su una autorevole rivista di settore il «Zentralblatt für Bibliothekswesen» (26, 1909, pp. 121-7). Nell’articolo egli riferisce che, avendo avuto notizia della morte dei due bibliotecari, aveva chiesto e ottenuto l’autorizzazione degli organi competenti a recarsi sul posto per «tentare il possibile recupero della suppellettile libraria di quella biblioteca, e in ispecie la salvezza dei famosi codici greci» (p. 122). Più nello specifico si trattava di diversi manoscritti che comprendevano testi di varia natura, non solo di carattere religioso (agiografie e evangeliari) ma anche di argomento profano (la Cyropaedia di Senofonte e la Historia Alexandri Magni di Callistene), oppure scientifico (gli Elementa di Euclide) e medico (in particolare commenti a Ippocrate e Galeno). A essi vanno aggiunti i testi di Basilio Magno, Gregorio di Nissa, Gregorio di Nazianzo, Giovanni Crisostomo e tutta una serie di libri liturgici ed eucologi, per un totale di 177 codici provenienti dal monastero basiliano del SS. Salvatore dei Greci «in lingua phari [sulla lingua del faro]» di Messina, tutti di grande rilievo per approfondire la conoscenza e lo studio della cultura bizantina italo-greca. Soprattutto a questo tesoro pensava il bibliotecario catanese. Egli intuiva ciò che un anonimo copista armeno aveva scritto chiaramente sul colophon di un codice: «Per lo stolto il manoscritto non vale niente, per il saggio invece ha il prezzo del mondo» (Matenadaran di Erevan, ms. 2178, XIV sec.). Animato perciò da questo desiderio di salvare il mondo che era riflesso in quei testi, insieme ad altri tre volontari era partito la mattina del 7 gennaio per una spedizione che sarebbe durata diciannove giorni e che egli stesso definisce come «il salvataggio della Regia Biblioteca Universitaria di Messina» (p. 126). Lo spettacolo a cui si trovò di fronte era quello di una devastazione assoluta, «vecchi scaffali crollanti e inclinati, […] libri cadenti dai rispettivi palchetti» (p. 123). Nella Sala I, che fungeva da sala di lettura, non c'era quasi più niente da salvare, «essendo di essa interamente crollato il tetto, il soffitto e gran parte delle pareti laterali» (p. 124). Stessa sorte era toccata alla stanza della Direzione, dove le macerie raggiungevano «un'altezza di circa tre metri» (p. 124). Degli altri ambienti della biblioteca quella che sembrava avesse patito di più le conseguenze del sisma era la Sala IV. In questo locale annota gravemente il bibliotecario «il cataclisma aveva infierito al massimo grado. Il tetto e il soffitto erano crollati, e le macerie si erano impastate in modo orrendo, a causa della pioggia torrenziale che per vari giorni si era rovesciata su Messina» (p. 123). Purtroppo, la Sala IV della Regia Biblioteca Universitaria era anche quella dove erano conservati i manoscritti, gli incunaboli, le stampe rare, insomma il cuore dell'edifico, «la parte più preziosa» (p. 123) della struttura. Caputo racconta che la messa in sicurezza di questi volumi fu svolta in maniera prioritaria e venne completata in un giorno e in parte del successivo. Furono i pompieri di Bologna, venuti «fraternamente» in soccorso della popolazione messinese, a curare la delicata operazione del trasferimento dei volumi. Mediante uno scivolo i codici, «a misura che arrivavano in basso, venivano man mano disposti in nove casse. […] Ed esaurite le casse, i rimanenti furono anch'essi messi al riparo in portineria» (p. 123). In un momento così delicato e drammatico, il bibliotecario di Catania non manca di riferire un aneddoto che vide protagonista il tenente di complemento Guelfo Gobbi, un professore di lettere, che guidava la squadra di dieci soldati che aveva il compito di aprire materialmente il varco nel palazzo distrutto. L’ufficiale infatti non permise che fossero i soldati a mettere i manoscritti nelle casse, ma volle farlo con le proprie mani, «procedendo a tale ordinamento con quell'affetto, con quella devozione, con quella referenza che l’animo suo di letterato e di studioso gli dettavan dentro» (p. 124). Anzi egli era così attratto da quegli antichi volumi che spesso «si sorprendeva ad attardarsi ad aprirne uno, e poi, ricordando il compito per il quale era stato chiamato, lo richiudeva a malincuore per collocarlo con grande cura nella cassa» (p. 124). I lavori di recupero dei libri e della loro messa in sicurezza proseguirono per oltre due settimane e alla fine con animo più sereno è lo stesso Caputo ad affermare che esattamente dopo diciannove giorni «il salvataggio della R. Biblioteca Universitaria di Messina» era compiuto. L'ultima immagine che egli fornisce è quella dei locali dove erano stati trasferiti i “libri salvati”. Un enorme magazzino, dove i volumi, «oltre le casse contenenti i cimeli» dei manoscritti, erano raccolti in sette pile, che andavano «dall'impiantito sino al soffitto, con passaggi liberi tra una pila e l'altra» (p. 126). Un piccolo quartiere di libri, formato dai tanti isolati dei volumi ordinatamente sistemati, dove potersi aggirare liberamente. Egli ci consegna così un fotogramma di grande bellezza e speranza nel dramma che la città stava vivendo che rende bene la passione per i libri di questo valoroso bibliotecario e dei suoi collaboratori; un amore, è possibile leggere tra le righe della sua relazione, reso ancora più forte e stringente dalla circostanza del terremoto, proprio come accade quando si ha a che fare con delle persone care quando esse sono colpite da una disgrazia.

 

 

Libri di viaggio

tra Medioevo ed Età moderna:

la scoperta culturale, religiosa e visiva del Vicino Oriente

Scuola Estiva, Torrita di Siena,

26-29 agosto 2019

Da gennaio il programma completo e altre im-portanti iniziative CRELEB!

 

 

 

🎄

Buon Natale

e felice anno nuovo!

Recensioni

048-A Colard Mansion. Incunabula, Prints and Manuscripts in Medieval Bruges, edited by Evelien Hauwaerts – Evelien de Wilde – Ludo Vandamme, Gent, Snoeck, 2018, pp. 256, ill. col., ISBN 978-94-6161-439-1, € 39. Colard Mansion è stato senza dubbio un uomo del libro a tutto tondo. Tuttavia, di questo straordinario personaggio non si conosce la provenienza, né le date di nascita e di morte, ma si sa che iniziò la sua carriera come traduttore, per poi dedicarsi al commercio librario, ma soprattutto all’attività di valente copista, intervenendo nella realizzazione di manoscritti di lusso. Egli però colse subito la portata dell’invenzione della stampa e divenne uno dei primi (sia per cronologia sia per rilevanza) stampatori dei Paesi Bassi, maestro di quel Caxton che portò la nuova ars oltre la Manica. Lo sfondo della vicenda professionale di Mansion è una delle più rilevanti città delle Fiandre nel tardo Medioevo, Bruges, dove egli fu attivo per poco meno di tre decenni, dal 1457 (data in cui compare per la prima volta in un documento) al 1484 (quando scompare misteriosamente senza lasciare traccia). Questo importante vol., a cui hanno collaborato una cinquantina di studiosi (giovani e affermati) a livello internazionale, è il catalogo della bella mostra che il Groeningemuseum di Bruges ha dedicato a Mansion dal 1° marzo al 3 giugno 2018 e intitolata Haute Lecture by Colard Mansion: Innovating Text and Image in Medieval Bruges, caso esemplare di come una esposizione libraria possa offrire un vero contributo alla conoscenza. Nel libro, estremamente curato dal punto di vista grafico, si alternano senza soluzione di continuità, quattordici saggi di varia ampiezza e le schede dei pezzi in mostra (non tutti ascrivibili a Mansion, ma utili a ricostruire il contesto di una delle capitali europee del libro alla fine del Medioevo). Dopo la premessa e l’introduzione firmata dai curatori, il contributo di Ludo Vandamme (Colard Mansion: a Biography without Beginning or End) presenta una biografia di Mansion, in cui si propone una pista che porterebbe lo stampatore a Lille, dopo l’ultima attestazione fiamminga del 1484. I successivi tre saggi inquadrano il contesto in cui opera Colard Mansion: Peter Stabel (A Vulnerable Knowledge Economy: Printers and the Urban Economy of Fifteenth-Century Bruge) si sofferma sull’economia locale, Paul Trio (Colard Mansion and the Bruges Guild of Book Producers and Merchants, 1457/58-1484) analizza i rapporti con la corporazione dei librai e dei mercanti, Renaud Adam (Printing Books in Bruges in the Fifteenth Century) descrive la produzione a stampa quattrocentesca della città fiamminga. Il seguente gruppo di saggi prende in considerazione più da vicino la figura di Mansion: Lotte Hellinga (William Caxton and Colard Mansion), i cui studi hanno contribuito, ormai alcuni decenni fa, alla riscoperta di Mansion, ne ripercorre i rapporti con Caxton; i libri a stampa prodotti da Mansion sono oggetto del lavoro di Nathalie Cailly (Mansion’s Incunables), mentre ai manoscritti rivolge la propria attenzione Evelien Hauwaerts (Mansion’s Manuscripts); Till-Holger Borchert (Experiments in illustration: Mansion and Printmaking) esamina invece l’aspetto dell’illustrazione libraria, specie per quanto attiene agli stampati. Due saggi a parte hanno meritato la straordinaria e complessa edizione della traduzione francese del De casibus virorum illustrium di Boccaccio, stampata nel 1476 (ISTC ib00711000), su cui si sofferma Evelien de Wilde (Innovating the Boccaccio), e la versione francese delle Metamorfosi ovidiane, uscita nel maggio 1484 (ISTC io00184000), descritta da Evelien Hauwaerts (Mansion’s Métamorphoses as Printed Epitome of Aristocratic Taste in the Burgundian Low Countries). Di nuovo ad argomenti di contesto riconduce il successivo gruppo di contributi: Scot McKendrick e Lieve De Kesel (French Literary Culture in the Burgundian Netherlands) indagano gli influssi linguistici e culturali francesi nei Paesi Bassi dell’epoca di Mansion, per poi passare, con i saggi di Hanno Wijsman (Shifting Audiences for Luxury Books) e di Anna Gialdini e Ludo Vandamme (Book Consumpion: Colard Mansion and his Readers) al versante del pubblico di Mansion, per quanto attiene alla produzione sia di manoscritti di lusso sia di più agili e diffusi testi a stampa. Agli ultimi anni e alle ultime tracce della vicenda di Mansion a Bruges è dedicato il contributo di Jelle Haemers (The ‘calamités et misères’ of Colard Mansion’s Last Years in Bruges), per poi chiudere, da ultimo, con il saggio di Evelien Hauwaerts (Epilogue: The impact of Colard Mansion: Tradition and Innovation in Bruges in an Era of Radical Change), che tira le fila del percorso proposto, mostrando il contributo innovativo offerto da Mansion, soprattutto a livello culturale. Il vol. si chiude con un elenco degli incunaboli stampati da Mansion (26 edizioni in tutto), presentati in ordine cronologico e con una minimale descrizione bibliografica compensata da un generoso rinvio ad altre autorevoli e analitiche descrizioni. Da ultimi un’ampia bibliografia, l’indice delle opere d’arte e quello dei nomi. – L.R.

048-B Curione (Celio Secondo), «Pasquillus extaticus» e «Pasquino in estasi». Edizione storico-critica commentata, a cura di Giovanna Cordibella – Stefano Prandi, Firenze, Olschki, 2018, pp. 313, ill. b/n, ISBN 978-88-2226419-0, € 34. Il Pasquillus extaticus (o Pasquillo in estasi) di Celio Secondo Curione fu certamente un bestseller editoriale che fiorì intorno agli anni Quaranta del XVI secolo. Si tratta di un’influente opera di dissidenza religiosa (ma anche un capolavoro di satira anticlericale), che conobbe una larga diffusione in Europa sia tra le classi colte che popolari, in forma manoscritta e stampata. Le tre edizioni latine, apparse con numerose varianti, sono una testimonianza inequivocabile di questo successo; a esse si dovrà aggiungere un’altrettanto efficace diffusione sul suolo italico di due distinte versioni in volgare, oltre alle successive traduzioni all’estero (tedesco e olandese). Per meglio inquadrare l’opera, è però necessario ripercorrere brevemente la biografia di questo eclettico pamphlettista: letterato di nobili origini piemontesi, entrò presto in contatto con il messaggio della Riforma mentre frequentava i circoli degli umanisti torinesi. Quando però il vescovo di Ivrea sventò il suo piano di fuga per raggiungere la Germania protestante, Curione cercò protezione in varie città italiane dell’area centro-settentrionale dove poteva contare sull’appoggio di attive conventicole ereticali. Toccò Milano, poi Padova, Casale Monferrato, fino a giungere a Pavia, dove ottenne una cattedra di materie umanistiche nello studium cittadino. La sua indole non particolarmente docile gli attirò spesso l’antipatia delle autorità civili e religiose, in particolar modo a Lucca – la città italiana “riformata per eccellenza”, secondo una definizione già di Carlo Dionisotti – dove si trasferì come precettore di casa Arnolfini. Non appena si presentò l’occasione propizia, fu messo al bando e dovette fuggire a Pisa e poi a Pescia, una piccola cittadina sul confine con Firenze: nel 1542, braccato dai birri, si decise a intraprendere la via della Svizzera, dove si stabilì come insegnante di latino e greco a Losanna e, infine, a Basilea. Autore prolifico e schietto, Curione sarebbe riuscito a entrare in contrasto in Svizzera anche con quegli stessi riformati presso i quali trovò protezione. Per questo motivo, il suo pensiero e la produzione letteraria furono ampiamente indagati nell’ambito degli studi ereticali: in Italia, Cesare Cantù fu tra i primi a occuparsene, ma la tradizione di studi è ricchissima e si annoverano, tra gli altri, i contributi di Delio Cantimori, Adriano Prosperi, Antonio Rotondò, Luca D’Ascia e Lucio Biasiori, al quale si deve un recente aggiornamento del ritratto biografico. Merito di Giovanna Cordibella e Stefano Prandi è invece quello di aver ricostruito con puntualità le intricate vicende compositive ed editoriali del Pasquillus, di cui hanno peraltro individuato sette manoscritti finora ignoti. Ad aver innescato il loro lavoro, il rinvenimento di un’edizione che ha permesso di retrodatare l’anno di pubblicazione al 1541, quando però Curione si trovava ancora in Italia. In quel torno di tempo, infatti, Johannes Oporinus pubblicò la prima edizione latina a Basilea, il cui testo viene ora riproposto per esteso, corredato da un’efficace apparato di varianti testuali e un corposo commento che agevola la contestualizzazione storica. La medesima operazione è stata poi allestita anche sulla princeps volgare (Venezia, s.e., 1542), grazie alla quale si colgono le sfumature di pensiero di un umanista, vero campione di dissimulazione e arguzia. Al momento, resta insoluto il motivo per cui il testo del Pasquillus anticipò l’arrivo del suo autore in territorio svizzero. Tuttavia, considerando che l’ultimo soggiorno italiano del Curione ebbe luogo in Lucchesia, non è forse da escludere che tali ragioni vadano ricercate proprio nel trasferimento di alcuni cittadini lucchesi, anch’essi emigranti religionis causa verso le città elvetiche. Il paese di Pescia, in particolare, richiama alla memoria la figura di Pietro Perna, già domenicano, che si trasferì in Svizzera e lavorò attivamente come colporteur e tipografo di opere protestanti composte da italiani. Si tratta soltanto di una suggestione, ma che forse varrà la pena di verificare. – Davide Martini

048-C Hinter dem Pergament: die Welt. Der Frankfurter Kaufmann Peter Ugelheimer und die Kunst der Buchmalerei im Venedig der Renaissance, herausgegeben von Christoph Winterer, München, Hirmer Verlag, 2018, pp. 271, ill., ISBN 978-3-7774-2986-1, s.i.p. Già solo per la ricchezza delle illustrazioni presenti nella pubblicazione, il vol. val bene uno sguardo anche da chi, con il tedesco, ha poca dimestichezza. Ma oltre alla indubbia bellezza iconografica del materiale raffigurato e cercando di superare le evidenti barriere linguistiche, questo studio è sicuramente il lavoro a oggi più completo dedicato a una delle figure che ha fortemente contribuito a rendere grande la stampa veneziana del XV secolo: il francofortese Peter Ugelheimer (1442/1446, Frankfurt am Main – 10.1.1488, Milano). Forse a molti questo personaggio dirà poco o nulla, mentre per altri, che di lui hanno già sentito parlare, il suo nome è legato all’attività del grande tipografo Nicolas Jenson. Ma chi è stato, in realtà, Peter Ugelheimer? È da questa domanda che sono partiti i promotori della mostra Hinter dem Pergament: die Welt, aperta dal 9 marzo al 10 giugno 2018 presso il museo del duomo di Francoforte. Il risultato è senz’altro notevole ed è oggi fissato in questa recentissima pubblicazione. Nato in una famiglia di commercianti, Ugelheimer decise di abbandonare il suo paese natale per trasferirsi a Venezia intorno al 1475 con la moglie Margarete. Ciò che lo spinse a compiere questo passo, fu il riconoscimento dell’importanza e del potenziale della stampa tipografica, che in quegli anni stava notevolmente crescendo a Venezia. Da poco arrivato nella città lagunare, Ugelheimer fondò con Nicolas Jenson e Johannes Rauchfas la società “Nicolaus Jenson et socii”, unica concorrente sul mercato veneziano della tipografia di (Giovanni e) Vindelino da Spira, in quegli anni entrata in possesso di Giovanni da Colonia e di Johann Manthen. Cominciò così a occuparsi del commercio di libri per la nuova società, creando una rete di vendita in tutta Italia e in Europa. Infatti, Ugelheimer ebbe sempre una rappresentanza fissa per i suoi affari alla fiera internazionale di Francoforte. Non è velleitario sostenere che può essere ritenuto il pioniere dell’attività di commercio del libro a stampa. Il suo nome a Venezia conquistò subito grande rispetto nella società cittadina. Non per nulla il commerciante francofortese non viveva nel Fondaco dei Tedeschi con gli altri mercanti germanofoni, ma possedeva delle sue proprietà private in città. In poco tempo divenne il punto di riferimento per i commerci librari tra il Nord e la Repubblica Veneziana, ospitando a casa sua viaggiatori di alto rango. Le cronache storiche narrano, infatti, che fu ospite nella sua vasta casa il gruppo di pellegrini guidati da Bernhard von Breydenbach e diretti in Terra Santa. Ma il suo interesse non si fermò solamente al commercio dei libri. Infatti, Ugelheimer fu anche un fine bibliofilo. La sua collezione privata di incunaboli miniati, oggi conservati in svariate biblioteche e in parte esposti durante la recente mostra, rappresenta la più importante e bella raccolta della sua epoca. La pubblicazione ricostruisce dettagliatamente tutta questa interessante vicenda. La prima parte è composta da un cospicuo numero di saggi più o meno brevi, ben 24, che ripercorrono le vicende familiari, lavorative e collezionistiche di Peter Ugelheimer. Gli autori, tra cui spiccano nomi del calibro di Lotte Hellinga, Angela Nuovo, Christoph Winterer…, portano il lettore in un viaggio indietro nel tempo, nella Venezia rinascimentale alle prese con lo sviluppo della stampa e con i grandi nomi dell’epoca. La seconda parte, invece, presenta il catalogo vero e proprio della mostra, con le didascalie delle opere esposte. Chiude una breve sezione documentaria, tra cui si trova anche il testamento di Ugelheimer nella versione latina e in traduzione tedesca. Un accenno merita anche la sezione bibliografica, particolarmente ricca. Si tratta, quindi, di un prezioso strumento di lavoro, seppur limitato ai conoscitori del tedesco, che offre nuova luce su una delle figure principali che contribuì al successo della stampa veneziana nel mondo. – Luca Montagner

048-D Lombello Soffiato (Donatella) – Mario Priore, Biblioteche scolastiche al tempo del digitale, con i contributi di Anna Cristini, Luisa Marquardt e Antonella di Robbio, Milano, Editrice Bibliografica, 2018, pp. 254, ISBN 978-88-7075-996-9, € 27. In questo vol. si è voluto analizzare il cambiamento, attualmente in atto, che la nuova tecnologia digitale sta apportando alle biblioteche scolastiche. Il lavoro prende spunto dall’approvazione del Piano Nazionale per la Scuola Digitale ed in modo particolare dall’azione #24 che intende rilanciare la rilevanza pedagogica delle biblioteche all’interno della scuola, in modo più decisivo di quanto non fosse stato fatto in precedenza, con un finanziamento di 10 milioni di euro per circa mille progetti. Non è un caso che in questo momento storico, in cui è presente una sovrabbondanza di informazioni che spesso sono in forma granulare, sia fondamentale riconsiderare le modalità di apprendimento e le strategie didattiche che possono essere utilizzate, concetti che ritornano più volte e che sono tratti dal lavoro del filosofo Gino Roncaglia (Þ «AB» 048-G). Ricorre per tutto il saggio anche la figura del bibliotecario scolastico di cui, in vari modi, è sottolineata più volte limportanza e la necessità dove questa figura è mancante, il garante di un servizio di qualità, attento a tutti gli utenti, siano essi studenti, insegnanti o genitori. Questo vol., suddiviso in sei capitoli, presenta, anche attraverso esempi reali, opportunità e rischi dell’utilizzo di strumenti digitali nella didattica. Ad aprire e chiudere il discorso, nel primo e nell’ultimo capitolo è Donatella Lombello. È suo compito introdurre il mondo delle biblioteche scolastiche, così singolari proprio perché inserite nel contesto scolastico, luogo dove si impara a processare le informazioni ricercate, estrapolare quelle necessarie, formulare ipotesi e sottoporre a prove rigorose i risultati raggiunti, educando la capacità critica degli utenti. Ed è sulla mission della biblioteca che l’a. si sofferma: è importante cioè creare una biblioteca che sia comunità di ricerca e comunità di lettura; nel primo caso si fa riferimento a uno spazio dove soddisfare il proprio bisogno di apprendere, quindi di “imparare a imparare”, il secondo è pensato come luogo dove incentivare la lettura e dove lo studente può entrare in contatto con la trama narrativa. Nel sesto capitolo invece si preme di dare una panoramica internazionale con particolare attenzione ad alcune realtà meno conosciute, ma non per questo meno importanti, che sono le esperienze di Cile, Texas, e poi Finlandia, Portogallo, Francia, Danimarca e Croazia, in cui viene mostrato il forte dinamismo implicito a queste biblioteche d’Oltralpe. Nel secondo capitolo prende parola Mario Priore, che non si limita ad analizzare l’azione #24, ma confronta le azioni del PNSD con il ruolo della biblioteca all’interno del mondo scolastico, registrandone anche le criticità e le mancanze. Mario Priore si concentra poi sulla lettura e la produzione di contenuti informativi e narrativi nell’ambito della biblioteca scolastica, documentando le esperienze didattiche più significative, come per esempio due attività di ricerca dell’informazione in biblioteca, realizzate dopo un programma di formazione sull’uso delle risorse digitali. In seguito, analizza anche il dibattito che intercorre tra queste risorse e quelle tradizionali e che ha visto finora i pareri contrapposti di esperti e studiosi. È poi compito di Anna Cristini, nel terzo capitolo, occuparsi dell’interattività dei libri tradizionali e digitali, ponendo sotto la lente di ingrandimento la rivista divulgativa per ragazzi: “PLaNCK!”, nata come rivista cartacea, di cui è stato realizzato un formato digitale, mantenendo comunque un’alta interattività, in quanto enhanced edition. Nel quarto capitolo invece è la volta di Luisa Marquardt che, dopo essersi occupata della traduzione italiana di questa seconda edizione del 2015, revisione delle linee guida del 2002, sottolinea gli aspetti più significativi delle linee IFLA/Unesco per le biblioteche scolastiche, raccogliendo nella conclusione 16 utili raccomandazioni. Il quinto capitolo è firmato da Antonella de Robbio e si occupa di analizzare il diritto d’autore nei materiali didattici sia tradizionali che digitali. Dopo una breve panoramica di quanto affermato dalla legge italiana, sono prese in osservazione licenze, le OER, i repositories ed i materiali didattici creati dagli insegnanti. Così questo lavoro mostra come le biblioteche scolastiche stiano cambiando sotto la spinta di nuovi strumenti, ma la biblioteca scolastica è intrinsecamente “aperta al flusso sempre nuovo del sapere e dei suoi media”. In conclusione, il vol. risulta attuale in quanto è un aiuto molto valido per chi deve gestire i recenti fondi destinati alle numerose scuole e per chi vuole districarsi in una realtà che sta cambiando sotto i nostri occhi. – Davide Goffi

048-E Moore (Kathryn Blair), The Architecture of the Christian Holy Land. Reception from Late Antiquity through the Renaissance, Cambridge, Cambridge University Press, pp. XVIII+420, ISBN 9781316488362, € 75. Il ponderoso vol. di Kathryn Blair Moore si prefigge di analizzare la ricezione dei Loca Sancta nella cultura europea e di come le operazioni concettuali di appropriazione, ri-creazione e distruzione abbiano influito sulla percezione e sulla realtà fisica dei monumenti di Terrasanta, dal settimo secolo – epoca di composizione del De Locis Sanctis di Adamnano di Iona – al Seicento. L’autrice indaga con acume le fonti testuali, iconografiche, archeologiche e architettoniche, ricostruendo la fitta trama di citazioni ed evocazioni delle architetture agiopolite in Europa, ponendo grande attenzione ai divergenti esiti che la Riforma e la Controriforma determinano nella percezione dei Luoghi Santi. Lo studio prende le mosse dall’analisi della funzione di tali rappresentazioni e ri-creazioni: essere testimonianza dell’assenza fisica di Cristo e Maria. A tale proposito l’autrice nota come le architetture europee di pellegrinaggio siano connotate da un ulteriore duplice ruolo: testimoniare l’originale gerosolimitano “assente” e custodire la memoria dei pellegrini che, con il loro viaggio, hanno contribuito a trasmettere e memorializzare l’esperienza gerosolimitana. In tale ottica, l’a. riconsidera l’ imprescindibile studio di Krautheimer, sottolineando l’unicità delle architetture connesse con la venerazione in absentia dei corpi di Cristo e Maria, passando poi a indagare come le descrizioni di tali monumenti nelle Scritture e nei Padri divengano pregnanti per l’idea di pellegrinaggio ideale e per la ri-creazione in terra europea dei luoghi santi. La prima parte del vol. è dedicata ai pellegrini di estrazione monastica, autori e lettori dei primi resoconti di un pellegrinaggio tra gli edifici-simbolo della città che poteva essere svolto di persona o attraverso un manoscritto, come appunto nel caso di Adamnano di Iona. In questo contesto, la distruzione operata nel 1009 da al-Hakim è il punto di rottura di una secolare tradizione di trasmissione dell’edificio per via testuale. La seconda parte del vol. analizza invece come si sia modificata la percezione delle architetture gerosolimitane e della chiesa di Gerusalemme e della città stessa dopo la conquista cristiana di Terrasanta. Si modifica così anche il significato delle ri-creazioni europee del Sepolcro: non più testimoni della presenza – e dell’assenza – di Cristo ma simboli del trionfo della cristianità e del compimento terreno della Gerusalemme celeste: è il caso, tra i tanti che l’a. esamina, di Pisa e di Bologna. La terza parte del volume è dedicata alla ricezione di Gerusalemme nell’ambito francescano, che da un lato propone un modello di devozione esperienziale ed emozionale fortemente legato alle immagini, dall’altro rinnova la tradizione manoscritta dei resoconti di pellegrinaggio: è il caso, ad esempio, del Libro d’Oltremare di fra Niccolò da Poggibonsi. La quarta parte analizza da un lato l’interiorizzazione del pellegrinaggio nel contesto della Devotio moderna, la costruzione di repliche topomimetiche come i Sacri Monti e il forte interesse del Quattrocento per il Santo Sepolcro, che scaturisce da un anelito di riconquista della Città Santa, e dall’altro, in area protestante, la distruzione di gran parte delle architetture collegate alle devozioni agiopolite e l’espunzione delle immagini dei luoghi di pellegrinaggio dalle illustrazioni a corredo delle Bibbie riformate. L’a. evidenzia distintamente due schemi che sottendono la divisione in quattro parti del volume. La prima e la terza afferiscono a periodi storici in cui Gerusalemme è sotto il dominio musulmano: resoconti di pellegrinaggio e ri-creazioni dei luoghi santi hanno la funzione di lenire questa assenza, che ingenera il desiderio di una esperienza diretta dei Loca Sancta. La seconda e la quarta parte, per converso, afferiscono a epoche in cui realmente (il periodo crociato) o per via immaginaria (i secc. XV e XVI) Gerusalemme è parte dell’orizzonte europeo, con un importante distinguo: se in epoca crociata l’accento era posto sulla protezione dei Luoghi Santi, e del Sepolcro in particolare, il Quattrocento vede una forte polarizzazione in funzione anti islamica. L’a. chiarisce come abbia usato il termine “ri-creazione” in luogo di “copia” o “replica” per rendere un processo generativo attraverso forme simboliche. Grande considerazione è posta dall’a. alle reliquie e a manufatti quali ampullae, modellini, suppellettili liturgiche e oggetti di devozione, oltre che alla produzione a stampa e manoscritta, soprattutto di ambito francescano. Da sottolineare l’importanza dell’epilogo, dedicato alla percezione dei Luoghi Santi nell’Ottocento e nel Novecento. Il vol. è corredato da un corposo apparato iconografico e dense note. Si apprezza, data la vastità della materia, l’indice ben curato e un’aggiornata bibliografia. – Andrea Mora

048-F Pierno (Franco), La parola in fuga. Lingua italiana ed esilio religioso nel Cinquecento, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2018 (Temi e testi, 170), pp. 185, ISBN 978-88-9359-179-9, € 28. Raccogliendo in vol. e rielaborando quattro studi pubblicati o in corso di stampa in altre sedi, e premettendovi una meditata introduzione, l’a. offre un panorama linguistico di uomini e opere della Riforma italiana fuori d’Italia che si pone come un importante contributo agli studi in materia. Sin dalla premessa si apprezza una impostazione multidisciplinare che, pur tenendo saldamente al centro la storia della lingua, non si perita di ricorrere alla storia, alla storia della letteratura, alla storia del libro, alla filologia e alla teologia, messe a frutto non solo nell’andamento del discorso principale, ma anche in note documentate e ficcanti come quella che esplora il tema del rapporto tra donne e Bibbia volgare nel Cinquecento (p. 4) o quella che fa il punto sull’epistolario di Pier Paolo Vergerio e gli studi a esso dedicati (pp. 145-6). Il capitolo introduttivo, L’esilio della lingua (pp. 1-18), pone la domanda che è al fondo dell’intero volume: che rapporto c’è se ce n’è uno tra riforma religiosa e riforma linguistica? Il quesito, secondo l’a., non può essere separato da una questione di metodo, dalla necessità cioè di giudicare la produzione protestante italiana fuori d’Italia in rapporto innanzitutto alla vita delle comunità riformate d’oltralpe, piuttosto che in relazione allo smercio di libri a scopo propagandistico nella Penisola. Il pubblico di lettori (l’a. usa a più riprese il termine «lettorato», che confesso di non aver mai sentito impiegare in questa accezione prima d’ora) degli scrittori riformati italiani furono insomma innanzitutto i loro connazionali (lato sensu), come loro in esilio: proprio perciò la situazione di Ginevra, meta o tappa di tanti fuoriusciti dall’Italia, costituisce un caso di speciale interesse, ed è su di essa che si appunta l’attenzione dell’a. Spesso osservando da questa specola, i capitoli successivi prendono in considerazione prima due temi trasversali, la teoria e la pratica degli autori riformati in materia di lingua e le traduzioni del testo biblico, poi due personalità di sicuro rilievo nel campo che si discute, Bernardino Ochino e Pier Paolo Vergerio jr. Mi pare piuttosto convincente l’identificazione di una chiara opzione antibembiana espressa nei peritesti della produzione protestante (ginevrina e non) in lingua italiana (cap. II, Un anti-toscanismo dichiarato e rinnegato, pp. 19-63): in questo senso spingeva non solo il desiderio di evitare l’affettazione e ricercare la semplicità evangelica nella lingua e nello stile, ma anche, mi pare, il fatto che Pietro Bembo, dal 1539 cardinale, dal ’41 vescovo della Chiesa di Roma per meriti letterari e tuttavia padre di tre figli, fosse una figura che, per quanto vicina a personaggi come Reginald Pole e Vittoria Colonna, incarnava proprio quella corruzione ecclesiastica che i protestanti riprovavano. L’antibembismo riformato, d’altro canto, va giudicato con attenzione alle sfumature, perché potrebbe legarsi non solo alla questione religiosa, ma a spinte di tutt’altra matrice, come l’origine lucchese di alcuni degli autori considerati. In ogni caso, mi sembra che il legame istituito dall’a. tra appartenenza riformata e avversione teorica alle Prose della volgar lingua e, più in generale, al toscanismo vada considerato come buona ipotesi di lavoro, corroborata da un numero non indifferente di dati. Alle prese di posizione esplicite, però, non corrispose mai nella produzione protestante italiana la capacità di formulare una sistemazione linguistica alternativa, come si può vedere in maniera patente nella nota introduttiva alla traduzione di un Catechismus londinese approntata da Michelangelo Florio nel 1553, dove le dichiarazioni di affrancamento dalla servitù della lingua toscana sono espresse in periodi spiccatamente boccacciani con il verbo in posizione finale: «E se forse ti parrò che così a puntino, come havresti voluto, tutte le regole della mia natìa lingua Thoscana osservate io non habbia, ricordati che le cose divine a regole humane sottoposte non sono» (p. 42). Il terzo capitolo (La parola per tutti, pp. 65-112) dispiega una vera e propria storia linguistica delle traduzioni bibliche cinquecentesche, a partire, in realtà, dalle ristampe della versione quattrocentesca di Nicolò Malerbi, che tuttavia presentavano un testo linguisticamente ormai distante dal gusto del principio del XVI secolo. Anche la versione di Antonio Brucioli, scritta in un fiorentino attento alla lingua viva e legata alle riflessioni sulla questione della lingua di Machiavelli da un lato e di Claudio Tolomei dall’altro, dopo un iniziale successo patì, già intorno agli anni Quaranta del secolo, una veloce obsolescenza linguistica, tanto che Massimo Teofilo, nell’Apologia scritta per giustificare le sue scelte nella traduzione del Nuovo Testamento del ’51, tacciava i suoi predecessori antichi e moderni di oscurità, ruvidezza e barbarismi. La versione di Teofilo, che adottava una lingua in buona parte coerente con le idee delle Prose della volgar lingua, a fronte di un modesto successo editoriale godette di una discreta circolazione in Svizzera, dove tuttavia, in una Ginevra ormai saldamente calvinista, si sentiva l’esigenza di nuove traduzioni rispondenti alle posizioni linguistiche di semplicità e antitoscanismo legate alla nuova religione. Nel 1555 Jean Crespin stampava un Nuovo Testamento idiomaticamente caratterizzato in senso antiletterario (benché non in maniera sistematica), la cui importanza come prima edizione biblica sicuramente protestante in italiano è stata sottolineata da Edoardo Barbieri. L’a. avanza una prudente ma stimolante proposta di attribuzione autoriale: avendo escluso in base a una comparazione linguistica della versione biblica con altri loro scritti i nomi, proposti da altri studiosi, di Domenico Gallo, Francesco Cattani e Massimiliano Celso Martinengo, il traduttore è plausibilmente identificato con l’autore dell’introduzione Ai lettori alla versione italiana di una raccolta di scritti di Calvino contro i nicodemiti, pubblicata dallo stesso Crespin nel 1553 con il titolo Del fuggir le superstitioni (p. 89). Si tratterebbe, se l’ipotesi formulata da Mauro Cignoni è corretta, del senese Lattanzio Ragnoni. Questa ultima equazione non sembra tuttavia esente da difficoltà, perché nel manoscritto autografo della lettera di Ragnoni alla Balìa di Siena del 1547 si rinvengono alcune divergenze di un certo momento rispetto all’uso del traduttore del Nuovo Testamento (e a quello dell’autore della introduzione a Del fuggir le superstitioni), come l’impiego di forme non anafonetiche (adonque, vencere) o della forma opinione (contro oppinione nella traduzione biblica). Sulla traduzione or ora menzionata del ’55 si fonda quella pubblicata nel 1560 da Todesco a Ginevra. Il traduttore tuttavia apporta diverse innovazioni al modello, che l’a. per primo segnala adeguatamente, tra cui si possono menzionare una riduzione delle forme senesi, benché non sistematica, e una decisa semplificazione sintattica. Nel lessico molto si deve alla influenza della traduzione latina della Bibbia realizzata da Teodoro di Beza. Di due anni successiva è invece la Bibbia volgare del lucchese Filippo Rustici, che per il Nuovo Testamento riprende la versione Todesco, mentre per l’Antico impiega la traduzione olivetana secondo la revisione di Calvino. Nel medesimo anno uscì anche una seconda emissione con la traduzione del Nuovo Testamento rivista in senso toscanista, tra l’altro attraverso l’instaurazione di alcune tessere lessicali trecentesche, come mutolo ‘muto’ o il dantesco labbia ‘labbra’. Di nuovo colpisce che nella nota Al pio lettore si faccia esplicita professione di antitoscanismo, mostrando come «quell’atteggiamento metalinguistico rappresentasse solo uno stereotipo ideologico» (p. 106). La rassegna si chiude con l’analisi della prima traduzione giovanile della Bibbia di Giovanni Diodati, italiano di seconda generazione, dove si mostra che le innovazioni stilistiche e sintattiche dell’edizione matura del 1641 sono già in buona parte presenti in quella del 1607. Diodati impiega un dettato che, seppur non rigorosamente bembiano, è decisamente orientato nel senso della lingua letteraria trecentesca, fino a riprendere espressioni di ascendenza boccacciana, come «gli sciolse il scilinguagnolo» nella guarigione del sordomuto (p. 110). Nel trattare le Facezie del predicatore (cap. IV, pp. 113-136), l’a. offre poi un’analisi linguistica degli Apologi, centouno facezie anticlericali stampate a Ginevra presso Jean Gérard da Bernardino Ochino, il celebre predicatore cappuccino di origine senese divenuto esule religionis causa. Già Paolo Trovato aveva analizzato uno scritto ochiniano del periodo successivo alla fuga, l’Epistola ai signori di Balìa del 1542, trovandolo piuttosto caratterizzato in senso senese. Negli Apologi, una dozzina d’anni più tardi, il quadro si modifica solo parzialmente, perché all’eliminazione di alcuni dei tratti senesi dell’Epistola corrisponde l’introduzione di altri. Il dato è coerente con il collocarsi dell’opera nel filone della letteratura faceta di matrice toscana (lo stesso per es. delle facezie del piovano Arlotto), ma è degno di nota che Ochino si astenga dall’adottare le volgarità lessicali tipiche del genere e punti piuttosto sul calembour e sulla invenzione verbale, come quella in cui un ecclesiastico attribuisce tendenziosamente a Cristo, nel chiamare Simon Pietro “Cephas”, la volontà di usare il francese, dove «ceph vuol dir “capo”». Gli Apologi sono insomma un’opera dall’impianto colto e intellettuale, slegato dalle necessità della predicazione, fatto confermato dal predominio dell’ipotassi e dall’inesistente mimesi del parlato: una prova ulteriore di quanto il lato colto abbia pesato nella produzione protestante fuori d’Italia. L’ultimo capitolo, «Usare la lingua e la penna in gloria sua». Primi appunti sul volgare di Pier Paolo Vergerio il giovane (pp. 137-167), traccia una biografia linguistica del celebre personaggio, vescovo di Capodistria passato al campo della Riforma. Dapprima si discutono le tesi linguistiche trattate nel dialogo latino De Republica veneta del 1526, nel quale si inscena una conversazione tra Pietro Bembo, il grecista Nicolò Leonico e lo stesso autore. L’a. passa poi ad analizzare le lettere indirizzate da Vergerio all’amico Pietro Aretino tra il 1533 e il ’39, che mostrano una tendenza alla letterarietà che si declina però in maniera quattrocentescamente libera, piuttosto che conformarsi alla norma grammaticale primocinquecentesca in generale e bembiana in specie. Per quanto riguarda la produzione dopo la fuga del 1548, il Vergerio libellista è studiato sulla base di due opuscoli di polemica anticattolica e di una traduzione di un catechismo protestante di origine londinese, risalenti agli anni ’50-’52: in essi si confermano le tendenze linguistiche delle lettere, ma si accentua nel lessico l’impiego di superlativi (carnalissimi, sfacciatissima, cosaccie indegnissime) e di alterati (carnalazzo, fratacci, filosofastri) che aumentano il tasso di espressività della prosa. Specialmente interessante è l’analisi finale di due dei catechismi scritti da Vergerio per i fedeli della chiesa di Vicosoprano in Val Bregaglia, uno allestito appena giunto sul luogo, il secondo in un momento in cui l’esule istriano svolgeva ormai da qualche tempo il proprio ministero nei Grigioni. Ora, è significativo che, nel secondo testo, sebbene si assista a uno smussamento dei tratti poetici e arcaici, di fatto l’adeguamento linguistico al pubblico si rivela contenuto, perché la lingua resta «ben ancorata alla vulgata grammaticale pre-bembiana» (p. 167). Si ripropone cioè nuovamente uno degli assunti fondamentali del libro, vale a dire la diaclasi tra l’antitoscanismo e l’intenzione di avvicinarsi linguisticamente a un ampio pubblico da un lato e, dall’altro lato, la difficoltà che sperimentava un uomo colto del primo Cinquecento nel tentativo di elaborare una lingua che, mantenendo un ragionevole decoro formale, potesse dirsi davvero di rango comune. In conclusione, il vol. è uno studio solido e innovativo, dove la mancanza di un’ultima revisione, che avrebbe eliminato piccole sviste come posizione politica e geografia (p. 5) o risiedete (p. 138) (e, nella bella citazione di Paul Auster a p. VII, each word on reads per each word one reads), non oscura la sicura importanza dei risultati raggiunti. – Michele Colombo

048-G Roncaglia (Gino), L’età della frammentazione. Cultura del libro e scuola digitale, Bari – Roma, Laterza, 2018, pp. XVII+217, ISBN 978-88-581-3066-7, € 18.  Il libro – frutto di una riflessione che l’a. porta avanti da molti anni – si caratterizza, da un lato, come valutazione profonda e consapevole dello stato della conoscenza, in relazione alle nuove tecnologie digitali e al web (tecnologie che – almeno potenzialmente – potrebbero  essere in grado di migliorare l’apprendimento) e, dall’altro, come proposta operativa di come il mondo della scuola possa (e debba) interagire in modo attivo con queste realtà, dando loro un orientamento e non subendole passivamente o rincorrendo le ultime novità imposte dal mercato dell’hardware. In tal senso, l’a. esplicita – già nella prefazione – il suo pensiero in merito e specifica nel dettaglio quali argomentazioni verranno proposte nelle tre parti che costituiscono il vol.: «Il libro … parte dall’idea che le tecnologie e i contenuti digitali costituiscano senz’altro una componente essenziale della formazione nel XXI secolo, con potenzialità enormi e ancora in parte da esplorare, ma che la loro selezione e le modalità del loro uso debbano essere guidate da un’idea coerente e ‘forte’ degli obiettivi formativi che desideriamo raggiungere. Non sono le tecnologie che determinano questi obiettivi: devono essere gli obiettivi a guidare la scelta e l’uso delle tecnologie» (pp. XI-XII). Le diverse realtà dedite all’istruzione e alla formazione divengono allora dei punti di osservazione privilegiati per avviare questo tipo di riflessione. Infatti – come sottolinea l’a. – fin dall’antichità la scuola è stato il luogo in cui si sono sperimentate e usate alcune particolari “tecnologie” finalizzate all’ apprendimento: si pensi alle tavolette cerate o agli stili usati nell’antichità greca e romana; in tempi più recenti, il libro stesso (nella sua forma tradizionale) e la lavagna. Come già anticipato, il libro è ripartito in tre parti in cui l’a. conduce magistralmente il lettore, forte, da un lato, della profonda conoscenza di quelle che sono state le linee evolutive della tecnologia digitale, che trova oggi la sua massima espressione (per l’uomo comune) nel web e, dall’altro, della riflessione avviata per la stesura del Piano Nazionale Scuola Digitale a cui ha partecipato. La prima parte del libro si focalizza sulle varie tipologie di risorse e di contenuti che possono essere utilizzati per l’insegnamento, mettendo in guardia dal rischio di cedere passivamente alla granularità e alla frammentazione della informazione che – allo stato attuale dell’evoluzione del medium – si trovano sul web e rilanciando invece quella complessità e capacità di visione ampia che l’insegnamento dovrebbe sempre avere come orizzonte. La seconda parte è dedicata alla storia e alla futura evoluzione del libro di testo nel contesto dell’apprendimento. In questo caso l’a., conscio di come il libro di testo tradizionale debba inserirsi in maniera attiva nel mondo digitale della rete, propone varie “raccomandazioni”, rivolte ai politici, agli editori, agli insegnanti, agli studenti e ai genitori. Nella sezione finale ci si interroga invece sul peso e sul ruolo della lettura a scuola, chiedendosi che parte possano avere in tal senso le biblioteche scolastiche. Queste ultime dovrebbero raccogliere, da un lato, i libri (nella loro forma cartacea e digitale) e, dall’altro, le varie risorse integrative che rispondono al modello di granularità che caratterizza attualmente le informazioni sul web. L’importante è che quelle che sono le risorse strutturate e complesse (libri, ma non solo, anche un videogioco, infatti, può esserlo) conservino quella centralità che permetta al fruitore di acquisire una dimensione verticale, elaborata e complessa della conoscenza: «Un video YouTube, un post, una presentazione PowerPoint, un sito web, da soli, non creano mondi: possono indicare, accennare, far suppore l’esistenza di mondi da esplorare, ma – da soli – non permettono di entrarvi. Un film, un libro, una serie televisiva, un videogioco ben strutturato, un’opera d’arte, sono invece – ciascuno a modo suo – porte d’accesso a universi complessi, e aiutano a costruire competenze legate alla complessità» (p. 157). Come sottolinea l’a., tutto ciò di cui si parla nel vol. ha a che fare con i concetti di mediazione e di relazione: mediazione formativa e mediazione informativa che devono rientrare in un processo di relazione, raramente tematizzato. Con la mediazione formativa hanno a che fare tutte quelle attività esercitate dai docenti nella gestione delle attività didattiche e nella selezione dei contenuti editoriali. La mediazione informativa è invece quella esercitata da chi predispone e organizza i contenuti stessi. Il problema è che spesso queste due mediazioni vengono circoscritte ai loro diversi campi di studio: la prima strettamente pertinente alla pedagogia, mentre la seconda alle scienze del libro. Tuttavia, spesso le zone in cui queste due realtà interagiscono sono numerose, basti pensare all’editoria scolastica e alle già ricordate biblioteche scolastiche. L’obiettivo dovrebbe quindi essere quello di far crescere queste interazioni e di avviare una seria riflessione su di esse, al fine di migliorare il sistema scolastico nazionale, in una prospettiva che preveda il digitale al servizio dei contenuti e non viceversa. – A.T.

048-H Sebastiani (Valentina), Johann Froben, Printer of Basel. A Bibliographical Profile and Catalogue of His Editions, Leiden – Boston, Brill, 2018 (Library of the Written World, 65; The Handpress World, 50), pp. XII, 830, ISBN 978-90-04-36030-3, s.i.p. La figura di Johann Froben è da considerarsi di grande importanza nell’ambito della stampa erudita e umanistica della sua epoca. La sua officina a Basilea tra il 1491 e il 1527 produsse opere che ebbero una grande notorietà internazionale, al punto che la sua marca tipografica, che è bene ricordare era innanzi tutto un marchio commerciale, era identificata come simbolo della modernità come il suo più noto autore, Erasmo da Rotterdam. Il programma della sua casa editrice comprende classici latini e greci, come anche testi dei Padri della Chiesa, la Bibbia, ma anche gli umanisti più recenti, che conobbero con le sue stampe un enorme successo presso gli eruditi di tutta Europa. Sebbene sia evidente per Froben un ruolo di primaria importanza nell’ambito della stampa del suo tempo, la sua figura non è stata approfonditamente investigata e tanto meno è stata mai allestita una bibliografia riguardante le pubblicazioni uscite dai suoi torchi. L’a. cerca di colmare entrambe queste mancanze in un’opera divisa in due parti ben distinte: una prima parte che riguarda essenzialmente Froben nella sua biografia e nella sua attività di stampatore a Basilea, in cui l’a. riesce con disinvoltura a cucire notizie provenienti dalle scarse fonti a disposizione (pp. 9-85), mentre la seconda è incentrata sul catalogo delle sue edizioni (pp. 89-712). Come molti suoi contemporanei, Froben non ha lasciato molte tracce di sé, se si escludono ovviamente le opere stampate nella sua officina: solamente alcune lettere nel tedesco usato a Basilea e brevi annotazioni autografe nei pochi libri a lui appartenuti. Froben infatti non aveva ricevuto una istruzione di stampo umanistico e non conosceva il latino, ma ben più importante era la sua perizia di stampatore, pubblicamente apprezzata da uno studioso esigente come Erasmo. Ancor più apprezzato era il suo senso commerciale, che fu un misto di astuzia, di tempismo nel mandare in stampa le proprie edizioni, ma anche una certa dose di mancanza di scrupoli verso i colleghi durante i non infrequenti momenti di crisi del mercato. Inoltre, non è da sottovalutare l’oculata scelta di fidati collaboratori, oltre alla perfetta organizzazione interna della stamperia, al sapiente equilibrio dei rapporti con autorità locali e finanziatori e infine alla creazione di una rete di rapporti commerciali internazionali per la diffusione delle sue stampe. La seconda parte comprende il catalogo bibliografico delle edizioni prodotte da Froben a Basilea tra il 1491 e il 1527. L’a. ordina le 329 edizioni secondo la cronologia di stampa, offrendo una dettagliata descrizione bibliografica anche del contenuto paratestuale. A seguire sono sommariamente elencate 32 edizioni attribuite a Froben solo in forma dubitativa (pp. 707-712). L’apparato illustrativo è concentrato alla fine del catalogo, ma decisamente pecca nella qualità grafica. Una bibliografia dedicata esclusivamente a Johann Froben (pp. 767-770) è seguita dalla bibliografia generale (pp. 771-780), da un’indice di autori, contributori, editori, traduttori (pp. 781-787), l’indice delle opere presenti nel catalogo (pp. 788-794), l’indice dei repertori (pp. 795-803), l’indice delle cornici xilografiche presenti nei frontespizi (p. 804), l’indice delle marche tipografiche (p. 805) e infine l’indice delle biblioteche e degli archivi citati nel catalogo (pp. 806-830). – M.C.

 

Spogli e segnalazioni

048-001 «ABEI Bollettino di Informazione», 27, 2018/1. In questo numero, dopo la notizia relativa al convegno annuale dell’associazione (che quest’anno celebra i 40 anni di attività), Mauro Guerrini affronta il tema delle cinquecentine appartenute a biblioteche ecclesiastiche italiane in un lungo articolo che partendo dallo stato attuale della ricerca (i cataloghi – spesso frammentari – e i repertori) si occupa poi dei problemi metodologici e le fonti (varie e numerose) nelle quali è possibile reperire le informazioni: il quadro esposto evidenzia quanto il progetto di un repertorio di tali edizioni sia complesso e richiama la necessità di un confronto collaborativo interdisciplinare ai fini della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Segue un articolo di Ubaldo Cortoni che tratta della biblioteca e della stamperia di Camaldoli nel secolo XVI. Chiude la rivista la seconda parte dei verbali del Consiglio Direttivo del 2017. – Em.B.

048-002 Abscondita. Segreti svelati dalle opere d’arte, a cura di Chiara Casarin, Bassano del Grappa, Comune di Bassano del Grappa, 2018, pp. 62, ISBN 8885821553, € 5. Si pensa che le opere d’arte possano raccontare un numero infinito di storie, ma solo da un certo verso, quello dipinto. La verità è però che sul retro si celano dettagli importantissimi, tracce di vita vissuta, segni tangibili del corso degli eventi, che non tutti hanno la fortuna di vedere. “Abscondita” è un agile e bel volumetto – molto ben curato – in grado di raccontare un modo nuovo e originale di consumare l’esperienza museale, disvelando ciò che è comunemente invisibile, trasformando i quadri dei Musei Civici di Bassano del Grappa in un «grande libro a parete, dove leggere alcune inedite storie di grandi artisti e ricostruire gli affascinanti percorsi compiuti dai nostri quadri prima di giungere fino a noi» (p. 3). – Ar.L.

048-003 Aguas Compaired (Alejandrina) – Ana Ballestero Pascual, El taller de Miedes (Zaragoza, 1776 ca. 1835) y su relación con la Real Sociedad Económica Aragonesa de Amigos del País, «Titivillus», 4, 2018, pp. 63-79. Viene ripercorsa la storia della bottega tipografica fondata da Blas Miedes nella città di Saragoza, mettendo in evidenza le relazioni che intrattenne con i membri della società economica aragonese. Infine, vengono riportati alla luce i nomi di due donne (Bruna Lloscos e Braulia Frasinete), rispettivamente mogli di Blas Miedes e di suo figlio Mariano. La loro identità era rimasta finora celata dietro l’espressione “moglie di...”, ma fu proprio grazie al loro contributo che la tipografia restò in funzione quando i rispettivi mariti vennero a mancare. – D.M.

048-004 Allegranti (Barbara), Statuti e ordini del Comune di Cappella dal 1542 al 1766, Pontedera, Bandi & Vivaldi per il Comune di Seravezza, 2017. Il vol. raccoglie la trascrizione degli Statuti concessi al Comune di Cappella dalla Repubblica fiorentina a partire dal 1542 fino al 1766, anno in cui fu inglobata nel vicino comune di Seravezza. Spicca il puntuale lavoro di scavo archivistico così come il ben documentato inquadramento storico delle dinamiche comunitarie, amministrative ed economiche di questo particolare angolo di Toscana. – D.M.

048-005 «Amoxtli – Historia de la Edición y la Lectura», 2, 2019, I (disponibile all’indirizzo http://amoxtli.cl/index.php/home-2). La rivista, che ospita articoli in castigliano e portoghese (con abstract in inglese) si occupa in questo numero di Jorge Amado e il mercato editoriale latinoamericano, dell’animazione della lettura, sulla circolazione del libro fantasy tra cartaceo e digitale, del self publishing. – Ed.B.

048-006 Andria (Marcello) – Paola Zito, “Ogni pregiudizio è un errore”. Testo e paratesto in costante divenire nel leopardiano Saggio sopra gli errori popolari degli antichi, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 93-122. Si tratta di uno studio sull’operetta leopardiana rimasta inedita, e di cui vengono posti in evidenza numerosi interventi nel corso del tempo da parte dell’autore, a testimonianza di un progetto duraturo nel tempo. – M.C.

048-007 Angelicola (Elena) – Davide Gatti – Giulia Mazzotti, Il Liceo classico “Arnaldo” e l’avvio di un catalogo delle miniature della Biblioteca Queriniana per l’alternanza scuola lavoro, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 120-1. Per la rubrica “Diari bresciani”, si riferisce di un’esperienza di alcuni studenti bresciani presso la Civica Queriniana. – L.R.

048-008 Anselmi (Gian Mario), La filologia a tutto tondo di Roberto Ridolfi, «Ecdotica», 14, 2017, pp. 89-101. In una stagione dell’italianistica in cui l’altissimo livello di specializzazione raggiunto dalle discipline più tecniche può far correre il rischio di un ripiegamento esclusivamente ‘iper-filologico’ (‘iper-linguistico’, ‘iper-paleografico’ e così via) a danno di una più completa lettura del singolo problema critico – sia esso un’edizione, una biografia o un saggio interpretativo –, l’a. riflette sull’esemplare modello della filologia di Roberto Ridolfi. Del grande studioso fiorentino, infatti, viene messa in luce la capacità di estendere lo sguardo dal dato testuale (esaminato con assoluta acribia) alla dimensione storica nella quale si è attuato, creando in questo modo delle vere e proprie «galassie» critiche intorno ai suoi tre grandi autori elettivi: Machiavelli, Guicciardini e Savonarola. Tale punto di vista permette di rileggere in chiave attualizzante il profilo di Ridolfi (e quello di altri studiosi oggi ritenuti un po’ dèmodè come Camporesi) e di poterli ritenere ancora paradigmi proponibili di prassi ecdotica, intesa come somma tra l’esattezza nell’accertamento della lezione e l’opportuna collocazione dell’opera e dell’autore entro una ben definita dimensione storica. – M.G.

048-009 Antonietti (Laura), Il lavoro editoriale di Mario Alicata: alle origini della narrativa contemporanea nelle collane Einaudi, «Bibliologia», 2018, pp. 137-44. L’a. si propone di mettere in luce l’attività editoriale di Mario Alicata (1918-1966), rimasta più in ombra rispetto a quella di critico letterario e soprattutto di politico militante, legata prima all’impegno durante gli anni della Resistenza e poi all’interno del PCI. Il suo arrivo alla casa editrice Einaudi, nel 1941, coincise di fatto con l’avvio della collana di narrativa contemporanea Biblioteca dello struzzo, poi Narratori contemporanei, che coinvolse anche lo stesso Pavese. Da qui l’a. prende le mosse per raccontare attraverso i paratesti e i carteggi intercorsi con Pavese e Giulio Einaudi, gli esordi della collana e le scelte – editoriali, ma non solo – ad essa sottese, in cui l’apporto dell’Alicata fu tutt’altro che secondario, se non altro perché aprì la casa editrice alla saggistica contemporanea. – E.G.

048-010 Aranda Alonso (María), Las copias de F.L. Goiti y B. Sombigo del «Libro de traças de cortes de piedras» de Alonso de Vandelvira : análisis comparativo de algunos aspectos de su realización, «Titivillus», 4, 2018, pp. 140-51. Una disamina codicologica dei due esemplari più completi della famosa opera stereotomica di Vandelvira, redatta probabilmente tra il 1575 e il 1591. Nonostante la primaria importanza nella storia delle costruzioni e del taglio dei blocchi di pietra, il Libro de traças de cortes non fu mai stampato da nessun tipografo. – D.M.

048-011 Aretino (Pietro), Opere religiose, I, Genesi, Umanità di Cristo, Sette Salmi, Passione di Gesù, a cura di Elise Boillet. Premessa di Giulio Ferroni, Roma, Salerno Editrice, 2017, pp. 796, ISBN 978-88-8402-973-7, 72. Inserito in un vasto progetto che comprenderà l’edizione degli opera omnia dell’a., il vol. offre in ottima ed. critica alcuni degli scritti più curiosi del disinibito e prolifico scrittore. Si tratta, infatti, di ampie prose non solo latamente religiose, ma di stretta attinenza biblica, nelle quali l’a. mette la sua mano sicura e la sua prosa lussureggiante a servizio di una devozione non ovvia, ottenendo a suo tempo un certo successo. La premessa di Ferroni (pp. 9-28) si interroga proprio sulla natura degli scritti religiosi del nostro, segnale di un immorale cinismo, o specchio più profondo di una autentica spiritualità? Nel 1551-52 l’a. fece ripubblicare tutte le sue opere religiose (le bibliche in un primo vol., le agiografiche nel secondo), probabilmente sperando in un importante riconoscimento romano (si dice la porpora cardinalizia!): le opere datavano però tutte a diversi anni prima, dai medi anni ’30 (quindi posteriormente alla Bibbia brucioliana del ’32) alla metà dei ’40, quando l’a. si mostra corrispondente fedele di pie e attente lettrici, che apprezzano queste sue opere devote, da contrapporre alle sottigliezze scotistiche. Dopo l’introduzione della curatrice (pp. 31-72), e la bibliografia (pp. 73-87), segue, accompagnato da un parco apparato, l’edizione dei tre testi principali, Genesi, Umanità e Salmi (pp. 91-512). Nell’appendice sono inclusi la Passione, che verrà reintegrata nell’Umanità, e le dediche alle diverse edizioni (pp. 515-606). Preziosa la finale Nota ai testi (pp. 609-764) dove trovano puntuale descrizione analitica le diverse edizioni delle opere considerate, oltre che a più stringenti considerazioni filologiche. In fine il glossario (pp. 765-9) e l’indice dei nomi (pp. 770-94). – Ed.B.

048-012 Arte, Architetti, Architettura. Edizioni del Cinquecento per le celebrazioni del cinquecentenario della posa della prima pietra del Tempio di San Biagio (1518-2018). Contributi e catalogo della mostra, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2018, pp. 208, ill. b/n, ISBN 978-88-98282-46-3, s.i.p. In occasione della posa della sua prima pietra, la chiesa di San Biagio, simbolo di Montepulciano, ha ospitato una mostra di cinquecentine di architettura (15 giugno – 22 luglio 2018). In chiusura del vol., il catalogo della mostra. Si vedano schedati i singoli contributi. – Martina Molino

048-013 Baldassarre Orsini tra arte e scienza (1732-1810). Catalogo della mostra, Perugia, Galleria Nazionale dell'Umbria, 14 aprile-4 giugno 2017, a cura di Cettina Lenza, Vincenzo Trombetta, Milano, Silvana, 2017 Þ rec. Paola Zito, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 208-10.

048-014 Barbieri (Edoardo), Di certi usi della Sacra Scrittura condannati: “Il Salmista secondo la Bibbia”, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 75-109. Lo studio analizza quattordici rare edizioni cinquecentesche del Salmista secondo la Bibbia, un tipo di testo che rientra nella tradizione delle Virtutes psalmorum: liste di varie proprietà associate ai salmi. Questi opuscoli – condannati dalla Chiesa Cattolica per il tipo di uso superstizioso che ne veniva fatto – sono testimoni importanti di quella che era la spiritualità cristiana nel XVI secolo. – A.T.

048-015 Barbieri (Edoardo), In memoriam Bernard M. Rosenthal, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 143-5.

048-016 Barbieri (Edoardo), La «magna e saluttifera utilità». Appunti sulla Bibbia in italiano fra Quattro e Seicento, «Studium Biblicum Franciscanum. Liber annuus», 67, 2017, pp. 225-49. Storia delle traduzioni italiane della Bibbia nei secoli XV-XVII: l’edizione di Nicolò Malerbi (personaggio dai contorni sfuggenti), data alle stampe il primo di agosto del 1471 e destinata a vasto successo, di cui si prende in esame la lettera di dedica al francescano Lorenzo da Venezia; la Bibbia di Antonio Brucioli (il Nuovo Testamento, 1530, tradotto direttamente dal greco; i Salmi, 1531; l’intera Bibbia, 1532, con i libri dell’Antico Testamento che sarebbero stati tradotti direttamente dall’ebraico, operazione mai tentata prima), di cui si discute l’appartenenza all’ambiente riformato, giungendo alla conclusione che Brucioli si rifà più a posizioni erasmiane, anche nell’idea di lettura diffusa e privata della Scrittura (Lutero invece riservava la interpretazione scritturale al nuovo ceto sacerdotale dei pastori). Brucioli arricchì la sua traduzione di un ampio commento, che però si basa su lavori altrui, in particolare di Martin Butzer. Se il Concilio di Trento non proibì la lettura di traduzioni bibliche nelle lingue vernacole, a farsi promotrice di un’azione repressiva fu la Curia romana: negli anni postconciliari compaiono traduzioni bibliche chiaramente ispirate alla teologia protestante, curate da Massimo Teofilo, Jean Crespin (che pubblica una revisione del Nuovo Testamento brucioliano), Filippo Rustici, Giovanni Diodati. «In fin dei conti la proibizione di leggere la Bibbia in volgare era legata proprio alla impossibilità linguistica del lettore vernacolare di accedere all’esegesi approvata. Si voleva impedire una “libera interpretazione” fuorviante e improvvisata, che si giustificava e basava appunto sull’assenza di una “guida autorizzata” all’interpretazione, fosse essa l’omiletica o l’esegesi scritturistica» (p. 245). – L.Ma.

048-017 Barbieri (Edoardo), Per una ricerca sull’antiquariato librario: il caso di Giuseppe Martini, «Bibliologia», 2018, pp. 145-51. La figura del libraio-collezionista lucchese Giuseppe Martini (1870-1944) e il materiale a lui relativo danno occasione all’a. di esplorare un mondo dell’antiquariato librario ormai sostanzialmente finito (p. 146), stravolto da una serie di cambiamenti che il pezzo ben illustra in apertura. Spigolando fra i momenti salienti della vita del lucchese, dipanata fra la città natale, i discontinui studi pisani, New York e infine Lugano, l’a. ne fa emergere la personalità e il portato, di cui i vari cataloghi librari e la descrizione dei propri stampati quattrocenteschi (un lavoro degno dei migliori incunabolisti dell’epoca!) rappresentano una testimonianza concreta. A lungo dimenticata, la figura di Martini ha rivisto la luce in tempi recenti, soprattutto in occasione del convegno a lui dedicato (Da New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento, Lucca, 17-18 ottobre 2014), che fissa in realtà anche alcune questioni metodologiche per affrontare in maniera credibile uno studio sull’antiquariato librario. E di conseguenza chiude il pezzo l’auspicio rivolto agli antiquari a non abbandonare i cataloghi cartacei di vendita né, tantomeno, gli schedari, vere mappe per la navigazione nella serie dei cataloghi (p. 150). – E.G.

048-018 Battistini (Andrea), Cerchi, ellissi e crocevia: dal logo al progetto culturale di “Parol”, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 169-78. L’a. delinea una breve storia della rivista «Parol» dalle sue origini nel 1985 fino al 2002. – M.C.

048-019 Bècares Botas (Vicente), «A Jesuit book», que non es jesuítico ni libro, «Titivillus», 4, 2018, pp. 181-9. Il contributo analizza il comportamento di alcuni librai che furono coinvolti nella falsificazione di libri antichi, in particolare di opere di Galileo Galilei. Nel caso specifico, viene esaminato il caso di volume spagnolo impresso a Lima nel 1650 e la diffusione scientifica nel mondo ispanico. – D.M.

048-020 Betri (Maria Luisa), Agli esordi di una deontologia professionale: la raccolta degli Aforismi medico-politici di Alessandro Knips Macoppe (1795), «Bibliologia», 2018, pp. 15-24. L’a. documenta come il Knips Macoppe (1662-1744) – medico, padovano di nascita ma tedesco di ascendenza – riuscì a dare dignità e una sorta di codice deontologico alla professione attraverso una raccolta di aforismi, pubblicati postumi (1795) e poi più volte ristampati nella prima metà dell’Ottocento. In contrasto con il linguaggio accademico dell’epoca, borioso e paludato, e per supplire ai limiti di una clinica ancora largamente priva di efficacia terapeutica, le massime del Knips Macoppe ebbero l’intelligente intuizione di puntare sul versante relazionale fra medico e paziente, configurando così un codice di comportamento secondo cui il medico esercitava una funzione tanto scientifica quanto sociale. La rivoluzione batteriologica e i progressi nella tecnologia diagnostica di fine Ottocento scardinarono però quella dimensione dialogica, sostituendo l’antropologia medica del malato con la tecnologica medica (p. 24) – E.G.

048-021 «Bibliologia. An international journal of bibliography, library science, history of typography and the book», 2018. Si tratta di un fascicolo miscellaneo dell’omonima rivista (12, 2018), interamente dedicato al suo fondatore e direttore (Studi per Giorgio Montecchi), curato da Roberta Cesana, Loretta De Franceschi e Fabio Venuda. Per rendere ragione degli interessi e dei campi di studio di Giorgio Montecchi, i saggi che compongono il vol. sono stati suddivisi in due parti (Parte I: Studi sul libro e le biblioteche antiche; Parte II: Studi sul libro e le biblioteche moderne). Chiude il vol. la Bibliografia degli scritti di Giorgio Montecchi (pp. 299-318). Si schedano i singoli contributi. – E.G.

048-022 Bignetti (Edoardo), “Totentanz” e non solo… Come, Quando, Dove e Perché?!, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 69-102. Un ampio percorso attraverso uno dei più noti e fortunati temi iconografici europei tra Medioevo e Rinascimento, la danza macabra, con particolare riferimento alla pittura. – L.R.

048-023 Bocchetta (Monica), Erudizione e bibliofilia nella raccolta libraria del carmelitano Agostino Maria Molin (1775-1840). Primi appunti dalla Biblioteca dell’Istituto Campana di Osimo, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp.  71-91. Nato di religione ebraica, il veneziano Agostino Maria Molin una volta diventato carmelitano raccolse una notevole collezione di volumi oggi conservati presso la Biblioteca storica di Palazzo Campana a Osimo (AN) e il cui studio rivela i percorsi bibliografici e intellettuali del loro possessore. – M.C.

048-024 Books in motion in early modern Europe. Beyond production, circulation and consumption, edited by Daniel Bellingradt – Paul Neave Nelles – Jeroen Salman, Cham, Palgrave Macmillan, 2017, pp. XIII+305, ill. b/n, ISBN 978-3-319-53365-0, $ 99,99. Questo recente vol. edito dalla Palgrave Macmillan ha un intento ben preciso: esplorare i nuovi territori della storia del libro. Negli ultimi anni, sebbene ancora molto influenzati dal circuito darntoniano della comunicazione, gli studiosi del settore hanno scelto di intraprendere nuovi sentieri di ricerca, prendendo in considerazione numerosi elementi che, nell’antico modello, venivano indagati solo marginalmente. Come sottolineato dai curatori nell’introduzione, la proposta che l’opera sostiene si basa sulla presa in considerazione di tre fondamentali concetti. In primo luogo, la Materialità del testo, elemento cruciale per comprendere adeguatamente gli effettivi sviluppi dei processi di produzione, circolazione e consumo dell’oggetto-libro nel corso dei secoli. Altro fattore fondamentale è poi la Socialità del libro, un concetto di capitale importanza già sviluppato (e talvolta estremizzato) dalla scuola francese, su cui però gli autori del vol. pongono un accento più marcatamente di stampo “consumistico”, relazionato cioè all’utilizzo dei libri in quanto processo dinamico messo in atto da una vasta gamma di lettori attivi. L’ultimo elemento da porre sotto i riflettori è quello della Spazialità, ovverosia della disseminazione geografica dei materiali librari e dei processi che ne hanno dettato i differenti flussi. Il vol. cerca quindi di teorizzare un nuovo modello di analisi per “fare” storia del libro, proponendo undici studi di casi esemplari che vanno dalla produzione e circolazione dei volumi protestanti nell’Europa del Cinquecento, alla circolazione dei periodici nel secolo dei Lumi, passando per le strategie di mercato nell’editoria medica e giuridica, la censura libraria d’Ancien Regime, la diffusione extraterritoriale dei materiali bibliografici e molto altro. Si tratta senza dubbio di un libro rilevante che si propone di ravvivare il dibattito teoretico e metodologico attraverso una ricerca sui movimenti di uomini e libri nel mondo premoderno, i cui spunti saranno sicuramente approfonditi e sviluppati negli anni a venire. – N.V.

048-025 Borsani (Ambrogio), L’opera senza pubblico. La sciagurata vita editoriale del poeta Lorenzo Calogero, «Bibliologia», 2018, pp. 153-60. Raccontando la commovente vicenda umana ed editoriale di Lorenzo Calogero (1910-1961) – medico di professione e poeta, che in vita (e in parte anche dopo la morte) stentò a trovare editori disposti a pubblicare le sue sillogi poetiche – l’a. getta luce sull’editoria a pagamento (da parte degli autori), fenomeno triste che anche personaggi come Alda Merini e Andrea Camilleri hanno conosciuto. – E.G.

048-026 Braida (Lodovica), L’autore e la riflessione sul mercato del libro nel Settecento, «Bibliologia», 2018, pp. 25-34. Muovendo dal lungo e travagliato percorso compiuto dall’autore per affermare e regolamentare la propria professionalità, l’a. analizza come gli autori italiani si siano rapportati al mercato librario nel corso della seconda metà del Settecento, evidenziando che il suo ampliamento e la sua vivacità non ne migliorarono le condizioni. Da un lato, infatti, gli autori continuarono a subire, per un altro cinquantennio almeno, i danni della pirateria editoriale in assenza di un’adeguata legislazione, ma dall’altro, e paradossalmente, affrontarono di rado il tema del mercato e della proprietà intellettuale. Attraverso l’analisi di alcune opere letterarie, l’a. dimostra tutta la difficoltà di tale rapporto, complicato ulteriormente dalla censura – prima ecclesiastica e poi laica – che ebbe conseguenze gravissime sull’accesso ai libri (soprattutto in volgare) dei ceti più svantaggiati. – E.G.

048-027 Brumana (Biancamaria), Architettura e musica. Note sul commento a Vitruvio di Giovanni Battista Caporali (1536), in Arte, Architetti, Architettura, pp. 11-22. Il V libro del De Architectura di Vitruvio è dedicato anche alla musica. Nel 1536 uscì, dai torchi di Gottardo da Ponte, la traduzione commentata di Giovan Battista Caporali. A partire dal frontespizio dell’edizione, che raffigura gli emblemi della musica, della pittura, della matematica e della letteratura, si seguono i fili che collegano queste discipline all’architettura e si scoprono i legami con le conoscenze non solo teoriche del Caporali in ambito pittorico e musicale. – Martina Molino

048-028 Bruyn (Anna de) – Hanna de Vos, Haute lecture by Colard Mansion. Renouveau du Texte et de l’image dans la Bruges médiévale, Bruges, Groeningemuseum, 2018, pp. 40, manca ISBN, s.i.p. Si tratta della editio minor (questa volta in francese) del catalogo della bella mostra (Þ «AB» 47, pp. 57-8 e «AB» 048-A): preziosa sintesi accompagnata da uno spettacolare apparato illustrativo. – Ed.B.

048-029 Campioni (Rosaria), Il ritorno a Bologna degli opuscoli di Giulio Cesare Croce appartenuti a Philipp Leonhard Marius Lotich, «L’Archiginnasio», CV-CXII, 2010-2017, pp. 261-80. Dopo un’interruzione durata otto anni (l’ultima uscita nel 2009), lo storico Bollettino della Biblioteca Comunale di Bologna fondato da Albano Sorbelli torna a essere pubblicato in vol. cartaceo. In questa uscita pluriannuale, la già Soprintendente per i beni librari e documentari della Regione Emilia Romagna segnala la presenza di un nutrito corpus di edizioni attribuite al cantastorie persicetano Giulio Cesare Croce appartenute alla biblioteca del collezionista Philipp Leonhard Marius Lotich (Schlüchtern, 1800-ibi, 1872). Questi, dopo essere stato in Svizzera, si trasferì in Italia prima in Toscana e poi a Bologna come precettore presso il principe Felice Baciocchi, vedovo di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone. All’interno di Palazzo Baciocchi a Bologna, Lotich andò collezionando un’importante libreria di storia della cultura italiana. Tale raccolta seguì il suo proprietario che aveva deciso di rientrare in Germania prima a Monaco e poi nella sua città natale dell’Assia: fu messa all’incanto dalla libreria Elwert a Marburgo nel 1877 (il catalogo dell’asta è Bibliotheca italica. Verzeichniss der Bibliothek des Dr. Lottich, Erziehers des Fürsten F. Baciocchi in Bologna, Universitäts-Buchdruckerei, 1877), dopo che i nipoti di Lotich respinsero l’eredità dell’avo. – D.M.

048-030 Caproni (Attilio Mauro), Una postilla per Giorgio Montecchi, «Bibliologia», 2018, pp.  161-4. In questa epoca ignorante e zeppa di trasformazioni tanto profonde quanto traumatiche, l’a. propone a Giorgio Montecchi una densa riflessione sul concetto di scrittura e sul valore della lettura, i pilastri su cui si fonda l’essenza stessa della Bibliografia e delle Biblioteche. – E.G.

048-031 Carocci (Anna), Un esempio di strategia editoriale: i «marginalia» di Niccolò Zoppino, «Ecdotica», 14, 2017, pp. 24-47. Il saggio prende in esame un periodo ben delimitato della produzione editoriale di Niccolò Zoppino, compreso tra il 1519 e il 1523: durante questi anni, infatti, una decina di stampe messe sul mercato dal tipografo veneziano, sono caratterizzate da un importante corredo di marginalia – approntato con ogni probabilità dallo Zoppino stesso ­– che accompagna il testo. Questa prassi editoriale fu dedicata quasi esclusivamente a opere della tradizione italiana (anche nel caso di volgarizzamenti dal latino come l’apuleiano Asino d’oro nella versione di Boiardo) e trovò un campo privilegiato di applicazione nel poema in ottave, sia di pertinenza pienamente epico-cavalleresca come l’Inamoramento de Orlando, sia in opere di carattere encomiastico come le Stanze di Poliziano. L’Autrice sottolinea opportunamente la consapevolezza della strategia messa in atto dallo Zoppino attraverso questa pratica di commento che mira a favorire a tutti i livelli la lettura dei classici volgari come della più recente produzione letteraria, «a mettere» cioè «il nuovo pubblico di indotti nella posizione di poter gustare ciò gustavano i dotti» (p. 40). – Marco Giola

048-032 Carreño Velázquez (Elvia), Testigos silenciosos: las marcas de propiedad en los libro novohispanos, «Titivillus», 4, 2018, pp. 81-92. Il contributo indaga l’ampio spettro di note, segni e marchi di provenienza riscontrabili nei volumi antichi delle biblioteche messicane. L’interesse si estende dalle note manoscritte ai timbri, passando anche per le segnature bibliotecarie, i sigilli e le marcas de fuego. – D.M.

048-033 Catalogo degli Incunaboli della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a cura di Piero Scapecchi, Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze – Nerbini, 2017 Þ rec. Giancarlo Petrella, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 150-6.

048-034 Cervini (Michela), Sonzogno, Rizzoli e le Biblioteche Universali: due collane a confronto, «Bibliologia», 2018, pp. 165-76. Così simili eppure così differenti: questo l’asse portante su cui l’a., studiando il materiale conservato presso il Centro Apice dell’Università degli Studi di Milano, costruisce un documentato confronto fra le due celebri collane editoriali, nate la prima (Sonzogno) nel 1882 e la seconda (Rizzoli) nel 1949. Accomunate da quel carattere di universalità già dichiarato nel nome – che significò molteplicità di generi e titoli e soprattutto di intenti, chiaramente finalizzati, complice anche una politica di prezzi contenuti, ad un avanzamento culturale delle classi più basse – le collane erano in realtà alquanto diverse, non solo per il contesto socio-culturale in cui furono progettate, ma anche per la tipologia e la veste grafica dei titoli, che tradisce naturalmente un diverso target. Corredano il pezzo quattro immagini b/n. – E.G.

048-035 Cesana (Roberta), Dall’ appennino reggiano al “gran Milan”. Raffaele Crovi e l’editoria, «Bibliologia», 2018, pp. 177-86. L’a. riassume la ricchissima vicenda umana e professionale di Raffaele Crovi (1934-2007), che attraversò da protagonista l’editoria della seconda metà del Novecento (da Einaudi a Mondadori, da Rusconi a Bompiani-Sonzogno-Etas-Fabbri, fino a fondare, nel 1984, la casa editrice Camunia) divenendo anche responsabile dei programmi culturali della RAI dal 1966 al 1977. Letterato-editore davvero a tutto tondo, Crovi approdò definitivamente a Milano negli anni Cinquanta (fondamentali gli anni all’Università Cattolica!), incarnando quel glorioso campionario dell’Italia provinciale che entrava nel mondo urbano (p. 179) per conquistarlo e trasformarlo. Dal capoluogo lombardo partì un’ascesa inarrestabile, di cui ancora adesso emoziona leggere: sì, perché ripercorrerla equivale in un certo senso a raccontare un pezzo della nostra cultura recente e quindi del nostro Paese. Di un Paese che però non esiste più. – E.G.

048-036 Chartier (Roger), La mano dell’autore, la mente dello stampatore: cultura e scrittura nell'Europa moderna, Roma, Carrocci, 2015 Þ rec. Elena Scrima, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 207-8.

048-037 Christian (Katherine), Keys to Running Successful Research Projects. All the Things They Never Teach You, n.d., Elsevier, 2018, pp. 479, ill. col., ISBN 9780128131343, s.i.p. È una guida in lingua inglese molto utile per chi effettua ricerca a livello accademico, ma anche per amministratori di college, università, ospedali ed enti specialistici al fine di superare le sfide quotidiane che, più che la ricerca in sé, riguardano la gestione di persone, tempo e risorse dedicate alle attività. Passo dopo passo, l’autrice fornisce consigli per la gestione del progetto o del programma e analizza alcuni casi per offrire semplici soluzioni che possano portare al successo, corredando il testo di pratiche checklist all’inizio di ogni capitolo. Il vol. insiste sulla gestione della ricerca e non sul fare ricerca ed è particolarmente adatto per chi opera nel settore scientifico. Nonostante i molti riferimenti all’accademia australiana, che è quella di provenienza di Christian, le chiavi offerte da Christian sono strumenti utili per tutti, in ogni campo. – Dario Romano

048-038 Cinquecentine (Le) del fondo Pietro Guicciardini nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a cura di Marco Fratini – Laura Venturi, Torre Pellice, Centro culturale valdese, 2017 (Quaderni del patrimonio culturale valdese, 3), pp. 226, ill. b/n e col., ISBN 978-88-940726-6-2, € 16. In occasione del cinquecentenario della Riforma, la Biblioteca nazionale centrale di Firenze, in collaborazione con la Fondazione Centro culturale valdese, ha voluto dedicare una mostra (Una Riforma religiosa per gli italiani. Le edizioni del XVI secolo del Fondo Pietro Guicciardini nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, 3 maggio-30 giugno 2017) a uno dei tanti, preziosissimi, fondi che conserva, quello di opere e autori protestanti, frutto del collezionismo del conte Pietro Guicciardini (1808-1886). Il vol. rappresenta, non tanto il catalogo della mostra, quanto quello delle edizioni cinquecentesche del fondo, donato dallo stesso collezionista al Comune di Firenze, con la clausola che fosse conservato presso la Nazionale, al termine di una lunga trattativa iniziata nel 1866 e conclusasi oltre un decennio più tardi. Il catalogo è introdotto da due saggi che descrivono il progetto e la formazione della raccolta. Segue una lunga serie di interventi, dovuta a diversi specialisti, che inquadrano vari temi e personaggi, ricorrenti tra i libri della collezione. Il catalogo vero e proprio è ordinato per autore, con due sezioni: una per i riformatori europei, l’altra per quelli italiani. Seguono le edizioni della Bibbia volgare, dei catechismi in italiano, di testi savonaroliani e controriformistici. Le schede seguono, dal punto di vista bibliografico, il modello di SBN antico, visto che sono il frutto dell’inserimento nell’OPAC delle cinquecentine del fondo. Vi si aggiungono due note, la prima, più ampia, dedicata al testo e all’edizione, la seconda, più breve e schematica ai dati di esemplare. Ogni scheda riporta anche la riproduzione del frontespizio ed eventualmente di altre parti significative. Chiude un’ampia bibliografia (ma un lavoro fondamentale come GLN15-16 on line, pur presente, non viene citato sistematicamente nelle schede!). Manca invece, purtroppo, qualsiasi apparato indicale, costringendo il lettore da un lato a recuperare i dati bibliografici da SBN e dall’altro a una più ardua navigazione tra quelli di provenienza (e non mancano i possessori illustri!). – L.R.

048-039 Clavería Laguarda (Carlos), Unas postillas anónimas al Rapto de Proserpia «Titivillus», 4, 2018, pp. 11-25. Le note marginali che uno sconosciuto vir doctus compilò a margine di una copia dell’Opera omnia di Claudio Claudiano (a cura Barnaba Celsano, Vicenza, Jacobus de Dusa, 1482, nella fattispecie il magliabechiano A.4.36 della Biblioteca Nazionale di Firenze) offrono alcune interessanti varianti alla tradizione testuale al Ratto di Proserpina. Nonostante alcuni indizi potrebbero far pensare le postille opera di Pontico Virunio, l’a. preferisce mantenere un cauto riserbo ed esprimere il giudizio definitivo in un saggio più ampio. – D.M.

048-040 Clerici (Luca), Libri per tutti. L’Italia della divulgazione dall’Unità al nuovo secolo, Bari-Roma, Laterza, 2018, pp. 259, ISBN 978-88-581-2788-9, € 24. 1861 e 1900 sono date importantissime per la storia d’Italia: tra l’Unità nazionale e il passaggio al nuovo secolo si registra un cambiamento di rotta nel mondo della cultura e della trasmissione delle conoscenze. La scienza e la letteratura subiscono una democratizzazione, il sapere diventa etico e produttivo, veicolato da un linguaggio volutamente non letterario, deliberatamente non esoterico. Libri per tutti è un volume molto ben documentato, è la storia di uomini straordinari che hanno dedicato la propria vita alla divulgazione, contribuendo anche alla formazione di un’opinione nazionale. Una parabola virtuosa, destinata però a concludersi negli anni Venti del ’900 a causa di un Regime certo più intenzionato a mantenere il consenso che alla diffusione dei saperi. – Ar.L.

048-041 Colombo (Michele), Dal Settecento a oggi: fatta la Bibbia in italiano, bisognava fare l’italiano della Bibbia, «Studium Biblicum Franciscanum. Liber annuus», 67, 2017, pp. 251-69. Panoramica delle traduzioni italiane della Bibba dal Settecento ai nostri giorni. L’a. si concentra in particolare su tre edizioni: quella pubblicata dal pratese Antonio Martini (Nuovo Testamento, 1769-1771, Antico Testamento, 1776-1781), di cui viene preso in esame l’impasto linguistico, definito «un continuo compromesso tra il richiamo al latino della Vulgata, l’anelito al decoro letterario e la volontà di parlare alla gente» (p. 259); quella della CEI, uscita nel 1971 (edizione riveduta 1974), «che testimonia un’inclinazione alla resa letterale dell’originale» (p. 262). Di quest’ultima si analizzano le differenze rispetto alla versione che le fece da base, quella pubblicata nel 1963 a cura di Enrico Galbiati, Angelo Penna e Piero Rossano; la nuova traduzione della CEI del 2008, che «propende per una traduzione letterale, senza compromettere tuttavia la leggibilità del testo» (p. 267). – L.Ma.

048-042 Colombo (Michele), Una precisazione a proposito della legge Tobler-Mussafia e dei pronomi clitici soggetto, «Zeitschrift für romanische Philologie», 134, 2018, I, pp. 197-218. Denso articolo ad alto contenuto tecnico incentrato su una nuova proposta interpretativa circa l’uso dei pronomi nei dialetti medioevali dell’Italia settentrionale. – Ed.B.

048-043 Comino Ventura, tra lettere e libri di lettere (1579-1617), a cura di Gianmaria Savoldelli - Roberta Frigeni, Firenze, Olschki, 2017 Þ rec. Rosa Marisa Borraccini, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 198-200.

048-044 Comino Ventura. Tra lettere e libri di lettere (1579-1617), a cura di Gianmaria Savoldelli – Roberta Frigeni, Firenze, Olschki, 2017 Þ rec. Ennio Sandal, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 158-60.

048-045 Corubolo (Alessandro) – Tavoni (Maria Gioia), Torchi e stampa al seguito, Bologna, Pendragon, 2016 Þ rec. Rosa Marisa Borraccini, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 200-3.

048-046 Cursi (Marco), Le forme del libro. Dalla tavoletta cerata all’e-book, Bologna, Il Mulino, 2016 Þ rec. Valentina Sestini, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 187-8.

048-047 Dallasta (Federica), Novità sul semplicista Evangelista Quattrami (1527-1608) e sul suo collaboratore Simon Bocchi, in Ulisse Aldrovandi. Libri e immagini di Storia naturale nella prima Età moderna, a cura di Giuseppe Olmi – Fulvio Simoni, Bologna, BUP, 2018, pp. 136-68. Il contributo considerato analizza gli inventari post mortem del botanico agostiniano Evangelista Quattrami (1527-1608), originario di Gubbio ma attivo prevalentemente tra Roma e Ferrara al servizio della famiglia d’Este. Alla morte del religioso, avvenuta a Parma, dove serviva presso la famiglia Farnese, vennero redatti quattro inventari dei beni a lui pertinenti. L’analisi della documentazione inedita, rinvenuta recentemente presso l’Archivio di Stato di Parma e posta in appendice al saggio, consente di inoltrarsi nella vita di un erudito cinquecentesco poco noto, il cui profilo intellettuale risulta però di notevole interesse. – N.V.

048-048 De Franceschi (Loretta), Pagine letterarie di autrici italiane sulla Grande Guerra, «Bibliologia», 2018, pp. 187-93. Muovendo da una carrellata multiforme di autrici (su cui campeggiano le figure di Ada Negri e Matilde Serao), l’a. riflette sul ruolo e sulle caratteristiche della scrittura femminile (per un pubblico femminile) negli anni della Grande Guerra, allorché, complici la propaganda, la roboante quanto irrealistica letteratura di guerra e la necessità di informare le popolazioni sull’andamento del conflitto, la produzione a stampa conobbe nel suo complesso un incremento significativo. – E.G.

048-049 De Gennaro (Antonio), La Pinacoteca Tosio Martinengo un’altra inaugurazione, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 111-6. Nella rubrica “Le riviste dei bibliofili”, l’a. descrive le molte inaugurazioni che hanno seguito lavori di risistemazione, restauro, riallestimento della pinacoteca bresciana Tosio Martinengo nel corso del Novecento. – L.R.

048-050 De Laurentiis (Elena), Da privilegio di nobiltà a oggetto d’arte: la Genealogia De Fornari miniata da Evangelista della Croce, «La Berio», 1-2, 2014-2017, pp. 5-36. Analisi di committenza e circolazione di un ms. miniato genovese del Cinquecento ora noto grazie ad alcuni fogli miniati distaccati passati sul mercato antiquario. – Ed.B.

048-051 De Rentiis (Dina), Il segreto di Petrarca, in Petrarca nördlich der Alpen, parte A: Kritische Essays zu Petrarca, pp. 3-33. L’a. analizza il rapporto del Secretum di Petrarca non solo coi suoi modelli più antichi come Cicerone, Seneca e Agostino, ma anche con Dante e Boccaccio. – S.C.

048-052 De Venuto (Liliana), I Betta di Brentonico-Rovereto. Storia di una famiglia della Valle Lagarina attraverso tre secoli (XVII-XIX), Rovereto, Accademia Roveretana degli Agiati – Edizioni Osiride, 2018, pp. VIII-292, ISBN 978-88-7498-292-9, € 25. Con la generosa intelligenza e l’assidua dedizione che la contraddistinguono, la prolifica a. ci dona un nuovo spaccato della società del Trentino meridionale nell’età moderna. Una nobile famiglia di possidenti, ben inserita nel tessuto locale e capace di interessi economici e civili anche più ampi. Il vol. racconta quindi di amministrazione di beni, genealogia, usi sociali, con una spiccata attenzione al 700, il sec. preferito dall’a. E infatti, prima della bibliografia e degli immancabili indici, ecco comparire un capitoletto tutto dedicato alla disamina della raccolta libraria di don Giovanni Battista Betta (pp. 229-42) perché, come avverte l’a. «chiunque si occupa di biografie sente di non essere giunto alla piena comprensione del personaggio se non ha conosciuto anche la sua biblioteca». – Ed.B.

048-053 Del Corno (Nicola), «L’origine de ce petit livre». Storia ed edizioni di Socialismo liberale di Carlo Rosselli, «Bibliologia», 2018, pp. 195-202. Il pezzo intende ricostruire le altalenanti vicissitudini editoriali (e filologiche) di Socialismo liberale di Carlo Rosselli (l’origine de ce petit livre, come scrisse egli stesso nella prefazione alla princeps francese del 1930) – ideato nel carcere di Savona, composto durante gli anni del confino a Lipari e rocambolescamente sfuggito alle grinfie della censura fascista – che solo nel dopoguerra (e nella sua prima versione testuale, differente da quella attestata nella princeps francese) conoscerà finalmente il favore dei lettori. – E.G.

048-054 Dell’Asta (Lucia), Pietro del Brolo, la famiglia, i libri. Il breve recordationis per la basilica alessandrina (Bergamo, XII secolo), Bergamo, Archivio Bergamasco Centro Studi e ricerche, 2017 (Stampatori, libri e biblioteche. Contributi del “Premio Guglielmo Savoldelli”, 2), pp. 106, ISBN 978-88-943273-2-8, € 10. Nato dalla generosità di Gianmaria Savoldelli, il premio favorisce studi su biblioteche e archivi di Bergamo. In questo caso al centro un importante documento: una lista di libri e beni di Pietro del Brolo attivo a Bergamo nel secondo quarto dell’XII secolo. Intorno allo studio di tale pezzo archivistico si son andate però raccogliendo importanti notizie sulla persona e la cultura di Pietro del Brolo. – Ed.B.

048-055 Don (Simone), Un frammento epigrafico poco noto e le indicazioni di pedatura a Brixia e nel suo agro, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 55-62. Si analizza un finora mai considerato frammento epigrafico ritrovato nel 1979 e oggi conservato presso il Museo archeologico di Remedello (BS). – L.R.

048-056 Fadini (Matteo) – Lucia Gambuzzi, “Nessuno ardisca imprimere”? Filippo Pinzi tra coedizioni e intrecci di privilegi di stampa nella Venezia del primo Cinquecento, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 27-63. Il contributo – analizzando varie edizioni stampate a Venezia a cavallo tra la fine del XV e i primi quindici anni del XVI secolo – ricostruisce la fitta rete che regolava collaborazioni tra editori – in particolar modo Filippo Pinzi, Battista Torti, Bartolomeo Zani, Giorgio Arrivabene e Alessandro Paganini – rete che veniva a complicarsi quando, come nei casi qui considerati, c’erano di mezzo dei privilegi, richiesti da Filippo Pinzi per i testi di Del Maino, Virgilio e Luca da Penne. Il lavoro permette agli a. di ipotizzare la paternità tipografica di edizioni senza indicazioni tipografiche e di individuare nell’editio princeps parigina dell’opera di Luca da Penne il modello per la stampa veneziana dell’opera. – A.T.

048-057 Falsoni (Danilo), FAHRENHEIT 451. Romanzo tra fantascienza e agghiacciante profetismo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 35-42. Una lettura (attualizzata) del celeberrimo romanzo di Ray Bradbury, in relazione anche alla trasposizione cinematografica di Truffaut del 1966. – L.R.

048-058 Fera (Vincenzo), Per la poetica del Petrarca (con una proposta su Rvf, 16), in Per il Petrarca latino. Opere e traduzioni nel tempo, Atti del Convegno internazionale di Siena, 6-8 aprile 2016, a cura di Natascia Tonelli – Alessia Valenti, Roma-Padova, Antenore, 2018, pp. 5-43. Nell’ampio contributo viene proposta una sottile discussione di alcuni testi petrarcheschi che illustrano come l’a. abbia visto «la sua opera come un insieme di immagini interiori». – Ed.B.

048-059 Fera (Vincenzo), Petrarca e Livio. La Fam. XXIV 8 e il De Viris illustribus, in Miscellanea graecolatina V, a cura di Stefano Costa – Federico Gallo, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 2017, pp. 41-69. L’intervento tende a documentare come le letture liviane di Petrarca, ben testimoniate dalle sue note e annotazioni, si espandano però a un complesso di riflessioni e dipendenze molto più ampie testimoniate dai testi delle sue opere. – Ed.B.

048-060 Ferraglio (Ennio), La “carriera professionale” di un medico nell’età dei Lumi: Francesco Roncalli Parolino, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 107-10. Nella rubrica di scoperte bibliografiche “Pepite queriniane”, l’a. ricostruisce un profilo del prolifico, anche se poco noto, medico bresciano Francesco Roncalli Parolino (1692-1769), attivo nella Brescia queriniana. – L.R.

048-061 Flores Hernández (Yohana Yessica) – Antonio Carpallo Bautista – Esther  Buros Bordonau, El taller de Sancha en la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, «Titivillus», 4, 2018, pp. 39-61. Grazie a una nutrita serie di documenti d’archivio conservati all’Accademia Reale di Belle arti di San Fernando, il contributo analizza quali tipi di legatura, con quali tecniche e a quali prezzi operò il laboratorio di legatoria di Antonio de Sancha e di suo figlio Gabriel a Madrid, tra il 1759 e il 1788. Inoltre, lo studio svolge una ricognizione degli esemplari sopravvissuti, rilevandone lo stato di conservazione e risalendo, dove possibile, al nome dei loro possessori/committenti. – D.M.

048-062 Fondazione Ezio Franceschini – Archivio Gianfranco Contini, Le traduzioni italiane della Bibbia nel Medioevo. Catalogo dei manoscritti (secoli XIII-XV), a cura di Lino Leonardi – Caterina Menichetti – Sara Natale, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2018, pp. LXVIII-340 + 4 tav. a colori e 32 in b/n., ISBN 978-88-8450-837-9, € 148. Un ampio vol. che porta a compimento un progetto di ricerca che vide una prima lista di mss. biblici in volgare comparve nel 1993 sui «Mélages de l’École française de Rome», ampiamente discussa nel convegno fiorentino del 1996 (gli atti due anni dopo): di ciò dà conto la prefazione di Leonardi (pp. IX-XI). Seguono altri testi introduttivi, tra cui l’importante saggio sempre di Leonardi La tradizione della Bibbia in italiano (secc. XIII-XV) (pp. XV-XXVII, su cui occorrerà tornare in alta sede), quello della Natale su I manoscritti della Bibbia in italiano: una prima indagine quantitativa (pp. XXIX-XXXVIII) e quello della Menichetti dedicato alle Linee guida per la lettura delle schede (pp. XXXIX-XI). Seguono utili “guide alla lettura” con il Prospetto cronologico (dalle più antiche testimonianze ancora duecentesche a quelle di primo Cinquecento), quello geografico per area di produzione. Ancora la preziosa bibliografia (pp. LI-LVI) e le sigle adottate per i mss. Seguono le ampie e ben organizzate schede dei 134 mss. analizzati, distribuiti per luogo di conservazione, da Baltimore a Vicenza. Vengono ora gli indispensabili indici: dei libri biblici di volta in volta tradotti, degli autori e delle opere delle altre opere comprese nel singolo ms. e delle numerosissime opere anonime, l’indice di persone e istituzioni, l’incipitario dei volgarizzamenti, l’indice delle belle illustrazioni in fine. Sul vol. e i risultati da esso offerti sarà necessario dedicare ben altro spazio che quello di una segnalazione: basti però dire che il lavoro presentato costituisce non solo il completamento di una grave lacuna della nostra conoscenza sulla storia culturale italiana, ma un passaggio obbligato per i futuri studi sia sulla storia della produzione ms. sia sulla storia religiosa del tardo medioevo e della prima età moderna. – Ed.B.

048-063 Formiga (Federica), Publicae omnium utilitati: la biblioteca di Geörgy Klimo a Pécs, «Bibliologia», 2018, pp. 35-43. Si delinea come e perché la prima biblioteca pubblica ungherese, inaugurata nel 1774 (così almeno sembra di poter dedurre dalla targa di marmo collocata all’ingresso della biblioteca, p. 38) e fortemente voluta dal vescovo Geörgy Klimo, fu il punto di arrivo di un’intensa attività del suo fondatore, in grado di tessere, da Pécs, una rete di relazioni europee, italiane soprattutto, che garantirono al progetto quel carattere di eterogeneità e utilità pubblica che il Klimo aveva in mente. Segue un’analisi del catalogo della biblioteca, contrappunto ideale del progetto. – E.G.

048-064 Forner (Fabio), Università tedesche e umanesimo: considerazioni in margine agli studi di Agostino Sottili, in Petrarca nördlich der Alpen, parte B: Die Petrarca-Rezeption nördlich der Alpen, pp. 51-67. Partendo dagli studi di Agostino Sottili sulla tradizione delle opere di Petrarca in Germania, l’a. si focalizza in particolare sulla diffusione del De remediis e del De vita solitaria tra Tre- e Quattrocento. Tramite l’analisi dei testimoni manoscritti è ben inquadrato il ruolo che ebbero la Sorbona e i suoi studenti tedeschi nella circolazione in area germanofona delle opere petrarchesche, a cui si aggiunge l’importanza di cui esse godettero per il loro contenuto filosofico. Il contributo si conclude con un breve aggiornamento sugli studi della fortuna del Petrarca latino nell’Italia umanistica. – S.C.

048-065 Fra le carte di Olindo Guerrini: carteggi, erudizione, autografi di rime, a cura di Elisa Curti, vol. II, Bologna, I libri di Emil, 2018, pp. 361, ill. b/n, ISBN 978-88-6680-265-5, € 25. Raccolta di studi in occasione del centenario della morte di Olindo Guerrini (1854-1916). Gli interventi di questo secondo vol. (il primo è uscito nell’estate 2017) indagano, attraverso autografi inediti e documentazione diretta, la figura intellettuale e poliedrica di Guerrini: l’attività bibliotecaria e l’impegno politico, l’interesse erudito per Dante e il Rinascimento, gli eteronimi che assunse nelle sue opere, i rapporti epistolari con, tra i tanti, Angelo Sommaruga, Gabriele d’Annunzio, Nicola e Cesare Zanichelli. – Martina Molino

048-066 Frasso (Giuseppe), Biblioteche minori e minime a Mantova tra 1450 e 1460: qualche esempio, «Accademia Nazionale Virgiliana. Atti e memorie», 84, 2016, pp. 239-61. L’a. rende noto il ritrovamento di un elenco librario conservato presso l’Archivio di Stato di Mantova che riporta la consistenza della biblioteca di un non meglio noto Giovanni Cattanei. Tra i suoi volumi spicca il numero abbondante di quelli in lingua volgare, molti di essi d’argomento amoroso o d’avventura. La sezione boccacciana è la più nutrita (soprattutto del Boccaccio minore), testimonianza di un’ampia circolazione testuale del certaldese in area mantovana. – D.M.

048-067 Gabriele (Mino), Il primo giorno del mondo (‘Imago 3’), Milano, Adelphi, 2016, pp. 429, ill. col., ISBN 978-88-4593128-4, € 38. Seguire le immagini nella loro lunga migrazione, attraverso le molte metamorfosi che le riguardano: è questo che si propone il corposo vol. di Gabriele, affrontando alcuni casi particolari e poco noti del nostro patrimonio artistico. Da un bassorilievo del II secolo che rappresenta il Dies natali mundi, ritrovato a Modena dopo un “silenzio” di trecento anni e con una storia che risale a sedici secoli fa, a un raro amuleto giudaico-cristiano del XVI secolo realizzato dall’ebreo convertito Raffaello Aquilino, passando per il ciclo decorativo del celebre Studiolo di Francesco I de’ Medici e la vicenda di un drago che non muore mai (dipinto nelle sale del Convento di San Francesco ad Agnone a metà ‘700), le quattro storie raccontate attraversano il misterioso regno delle immagini (qui riprodotte in diverse illustrazioni) e del loro simbolismo che il tempo non ha impoverito, ma arricchito. – Dario Romano

048-068 Gameson (Richard), The Medieval Manuscripts of Trinity College, Oxford: A Descriptive Catalogue, Oxford, The Oxford Bibliographical Society, 2018, pp. 530, figg. 104, tavv. 40. ISBN 978 0901420633, s.i.p. Ai recenti volumi di Peter Kidd sui manoscritti del Queen’s College (Þ «AB» 43, pp. 28-9), di Ralph Hanna e David Rundle su quelli della Christ Church (Þ «AB» 44, pp. 40-1) si affianca ora il catalogo dei codici medievali della biblioteca del Trinity College di Oxford: anche questo vol., come i precedenti, si segnala per l’ottima qualità scientifica e il notevole apparato iconografico. Dopo l’ampia presentazione della biblioteca e della sua storia, è offerta la puntuale descrizione di 103 manoscritti e di 24 frammenti. Le singole schede presentano analiticamente: descrizione materiale, contenuto, fascicolazione, caratteristiche testuali e decorazione, legatura e provenienza. I codici del Trinity College, dal sec. X al XV, sono quasi tutti di origine inglese: il più antico è un bellissimo testimone di parte delle Enarrationes in Psalmos di Agostino, risalente al terzo quarto del sec. X, in scrittura anglosassone (MS. 54). Sono pochissimi i manoscritti di provenienza italiana (appena due): è particolarmente significativo il MS. 96, con la Summa de virtutibus di Guglielmo Peraldo (Italia settentrionale, seconda metà del sec. XIV), con nota di possesso della biblioteca del monastero benedettino di S. Giustina di Padova, dove è registrato nell’inventario del 1453 (il volume appartenne in precedenza ad Antonio Zeno, morto nel 1445, vicario di Pietro Donato, vescovo di Padova, e fu da lui lasciato per testamento a S. Giustina). Sono pure da ricordare due manoscritti greci (MS. 44, sec. XIII, e MS. 78, XI, seconda metà), rispettivamente con omelie di Gregorio di Nazianzo e con il Salterio glossato, seguito dai cantica biblici e dal credo niceno. È curioso per il suo formato (appena mm 68 × 50) il piccolo salterio latino inglese della prima metà del sec. XIII, modesto anche per la qualità della pergamena e per la decorazione, destinato alla devozione privata (MS. 82). Le numerose tavole a colori (accompagnate dalle indicazioni relative alle proporzioni originali) consentono di verificare le osservazioni su data e provenienza. Chiudono il libro gli indispensabili indici (dato l’alto numero di manoscritti miniati si segnala l’indice iconografico alle pp. 523-25). Si tratta di un eccellente catalogo, prezioso strumento per future ricerche. – Marco Petoletti

048-069 Gatta (Massimo), L’atlante “fortunato” di Depero. Compie 90 anni il celebre libro imbullonato, «Bibliologia», 2018, pp. 203-11. Il 90° compleanno del Depero futurista, ben più che un’icona tipografico-editoriale delle avanguardie europee del Ventesimo secolo, fornisce il pretesto per tornare nuovamente a riflettere sulla sua complessità editoriale. Integrando infatti la bibliografia esistente con i carteggi intercorsi fra lo stesso Depero e Fedele Azari, editore-ideatore del volume, l’a. mette in luce l’eredità culturale, ancora oggi concretamente misurabile, del celebre libro, imbullonato come un motore ... concepito come un oggetto ingombrante, in modo tale da non poter essere appoggiato sullo scaffale di una biblioteca (p. 209). – E.G.

048-070 Gatta (Massimo), Qualche considerazione su Riproporre il “silenzio” per le Contemplazioni di Arturo Martini, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp.  149-56. Considerato come primo libro a scrittura asemantica, libro d’avanguardia, libro d’artista, comunque documento bio-bibliografico di Arturo Martini, quest’opera è pur sempre un oggetto-libro che conobbe ben tre edizioni in dieci anni, ognuna con complessi problemi bibliologici. – M.C.

048-071 Geiss (Jüngen), Zwischen Handschrift und Druckpresse: Köln als Zentrum der früben Petrarca-Rezeption in Deutschland, in Petrarca nördlich der Alpen, parte B: Die Petrarca-Rezeption nördlich der Alpen, pp. 69-86. L’a. studia l’importanza di Colonia nella diffusione di edizioni quattrocentesche del Petrarca latino in Germania, in particolare della novella di Griselda e del Bucolicum carmen. Lo studio mostra poi come i tipografi tedeschi siano stati i principali divulgatori dell’opera latina del poeta, letta tanto per la lingua quanto per i contenuti. – S.C.

048-072 Giordano (Rosalia Claudia) – Rosalba Tripoli, Bibliotheca Conventus Calatayeronis fratrum minorum s. Francisci capuccinorum Index, Palermo, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Dipartimento B.C. e I.S., 2015 (‘Quaderni della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa. Unità Operativa 10 per i Beni Bibliografici ed Archivistici. Studi’, 3), ill. col., pp. 204, ISBN 978-88-6164-360-4, s.i.p. L’opera mira a ricostruire la biblioteca dei Padri Cappuccini di Caltagirone, dapprima dispersa con la soppressione dell’ordine nel 1867 e poi ulteriormente danneggiata a causa di un incendio nel 1901. L’operazione compiuta dalle studiose autrici del vol. è stata possibile grazie all’esistenza del catalogo manoscritto della raccolta, redatto tra il XVII e il XVIII secolo e custodito presso la Biblioteca dei Cappuccini di Siracusa. A questo documento sono stati affiancati altri due elenchi inventariali: l’Index omnium librorum fratrum capuccinorum Provinciae Syracusarum (AB 214) dell’Archivio generale dei Cappuccini, redatto tra il 1600 e il 1601, e il Fondo Corporazioni Religiose soppresse dell’Archivio di Stato di Catania, Sezione di Caltagirone. Dopo una prefazione di Rosalba Panvini e un’introduzione di Marzia Scialabba in rappresentanza delle istituzioni coinvolte (pp. VIII-IX), il vol. propone uno studio delle tipologie di libri custoditi presso la biblioteca scomparsa (pp. XI-XXXII), cui seguono la trascrizione degli Indices del manoscritto siracusano (pp. 1-74) e le identificazioni delle edizioni così suddivise: Elenco Opere (pp. 75-173), Il fondo nel XVI secolo (ms. AGC, AB 214) (pp. 175-182) e Le acquisizioni del secolo XIX (pp. 183-202). Chiude il vol. la sezione Fonti e Riferimenti bibliografici (pp. 203-204). – S.C.

048-073 Gorian (Rudj), Nascosti tra i libri. I periodici antichi della Biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia (1607-1800), Venezia, Marcianum, 2017 Þ rec. Andrea Marcon, «Ce fastu? Rivista della Società Filologica Friulana “Graziadio I. Ascoli”», 93, 2017, I-II, pp. 207-9

048-074 Gorian (Rudj), Nascosti tra i libri: i periodici antichi della Biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia (1607-1800), Venezia, Marcianum Press, 2017 Þ rec. Maria Gioia Tavoni, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 203-6.

048-075 Guerrini (Mauro), I Sermones di Michele Durazzini del 1490, «Bibliologia», 2018, pp.  45-52. Testo prezioso più per il suo autore (m. 1493 circa; da non confondere con l’omonimo vissuto fra XIV e XV secolo) che per il contenuto, i Sermones (Firenze, Francesco Bonaccorsi, 1490; ISTC id00454000) rappresentano comunque una testimonianza importante sia del contesto empolese – in particolare quello legato al convento agostiniano di S. Stefano protomartire, cui lo stesso Durazzini afferì – sia delle letture del suo autore, al centro dell’Umanesimo agostiniano empolese, toscano e romano (p. 52). Letture che in filigrana raccontano anche della vivacità della cittadina toscana. Non si tratta, quindi, solo di uno strumento per la preparazione di cerimonie ecclesiali o per le omelie domenicali rivolte ai confratelli: è un volume per tutti, frati, preti o fedeli, degno di essere impresso da uno dei più rilevanti tipografi toscani del tempo, Francesco Bonaccorsi appunto (Þ «AB» 047-083). – E.G.

048-076 I libri del ghetto. Catalogo dei libri ebraici della Comunità Ebraica di Venezia (secc. XVI-XX), a cura di Chiara Camarda, Saonara (PD), il prato, 2016, pp. 684, ill. b/n, ISBN 978-88-6336-341-8, € 50. Pubblicato nel cinquecentesimo anniversario della costituzione del ghetto di Venezia, il voluminoso catalogo descrive i circa 2.000 volumi in ebraico conservati presso la Biblioteca Archivio “Renato Maestro”. Preceduto da un saggio di Giuliano Tamani (Di alcuni stampatori in ebraico a Venezia nei secoli XVI-XVII-XVIII) e dalla Introduzione dell’a. il catalogo consta di 1056 schede bibliografiche, divise in 3 sezioni: edizioni dei secoli XVI-XIX (sezione nella quale si presta una certa attenzione anche ai dati di esemplare), edizioni del XX (anche qui una nota è dedicata alle provenienze) e, infine, una sezioncina dedicata ai libri di istruzione elementare. Seguono un breve repertorio iconografico (in bianco e nero) e un corposo apparato di indici. – F.F.

048-077 Il Patrimonio Industriale della Carta in Italia. La storia, i siti, la valorizzazione. Atti del Convegno, Fabriano 27-28 maggio 2016, a cura di Giancarlo Castagnari - Livia Faggioni, Fabriano, ISTOCARTA. – Istituto di Storia della Carta Gianfranco Fedrigoni, 2017, pp. ISBN 978-88-908519-4-0, s.i.p. Il denso e importante vol. (in ital. e traduzione ingl.) è dedicato alla archeologia industriale cartaria. Oltre alla notizia dell’acquisizione, da parte della Fondazione Fedrigoni, della nota raccolta Zonghi dedicata alle antiche carte fabrianesi, e alle introduzioni di Anna-Grethe Rischel e Ivo Mattozzi sullo stato degli studi, viene pubblicata una ventina di saggi che dispiegano la storia delle cartiere su tutto il territorio nazionale. – Ed.B.

048-078 Il tesoro di un povero. Il Memoriale di Francesco Bentaccordi, fiorentino in Provenza (1400 ca.), a cura di Simona Brambilla – Jérôme Hayez, Roma, Viella, 2016 Þ rec. Luca Rivali, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 147-50.

048-079 InPRESSIONI. Colloquia graphica et exlibristica», 9, XVII, primavera 2018. Pubblicata dalla Scuola Grafica Genovese e animata dall’attivissimo Gian Carlo Torre, la piccola rivista offre, come sempre, alcuni brevi ma puntuali articoli (illustrati) dedicati al tema: in questo numero si parla degli incisori Diego Donati francescano, di Ismal Smith, Mariano Kravos, Eva Hašková, del Cammino di Santiago negli ex libris, di Bruno da Osimo. – Ed.B.  

048-080 Jahresbericht des Instituts für Buchwissenschaft an der Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg. Forschung und Lehre 2017, hrsg. von Ursula Raurenberg, Erlangen, Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg, 2018, pp. 128, ISBN 978-3-940338-48-8, s.i.p. L’annuale rapporto sulle attività dell’Istituto è, come sempre, scritto a più mani, occupandosi di progetti, tesi di dottorato, etc. spalmati su un ampio arco temporale, dalla ricostruzione della biblioteca del naturalista settecentesco Jacob Trew fino ai tascabili o al selfpublishing. – Ed.B.

048-081 L’Ecclesiaste in volgare. Edizione critica e studio delle quattro traduzioni medievali, a cura di Sara Natale, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2017 (Archivio Romanzo, 33), pp. XV + 369, ISBN 978-88-8450-790-7, s. i. p. Dopo lo status quaestionis degli studi sui volgarizzamenti italiani della Bibbia (o di suoi singoli libri), che, com’è noto, presentano ancora molte questioni insolute, l’a. enumera i quattordici testimoni che trasmettono le quattro diverse redazioni del volgarizzamento dell’Ecclesiaste. Si tratta di codici redatti in zone geograficamente molto varie (dal Veneto all’Italia meridionale), composti tra il primo quarto del Trecento e gli anni Settanta del Quattrocento. I fruitori di questi manoscritti erano probabilmente dei borghesi dotati di adeguata istruzione, spesso legati da vincoli di parentela a esponenti del mondo ecclesiastico e membri di confraternite laiche. «Spesso tutte e quattro le traduzioni ricalcano, senza moderni scrupoli di originalità, lessico e sintassi del testo latino, fino a ridursi a una sorta di grado zero della traduzione, ovvero a un semplice trasporto del testo di partenza appena al di là dello steccato della lingua d’arrivo, senza vera e propria riappropriazione linguistica e stilistica» (p. 24). La Nota al testo (pp. 71-174) tenta una localizzazione su base linguistica dei testimoni e ne illustra i rapporti genealogici, schematizzati in uno stemma codicum (p. 142). Ma l’a. risale anche a monte dell’archetipo, individuando alcuni errori in esso presenti che forse derivano da fraintendimenti o lezioni latine erronee presenti nell’antigrafo latino. Dopo l’enunciazione dei criteri di trascrizione, segue l’edizione delle quattro versioni (pp. 203-285), seguita dal testo latino e dalla trascrizione interpretativa del volgarizzamento dei Proverbi contenuto nel codice Magliabechiano XL.47 della Nazionale di Firenze, siglato FN2. – L.Ma.

048-082 L’invenzione della biblioteca: Prospero Podiani, Perugia e l’Augusta. Catalogo della mostra, Perugia, 9 novembre-18 dicembre 2016, a cura di Attilio Bartoli Langeli – Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Perugia, Deputazione di storia patria per l’Umbria, 2016 Þ rec. Monica Bocchetta, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 194-8.

048-083 Lai (Andrea), Sulla consistenza del patrimonio della Chiesa di Cagliari prima della spoliazione del 1333, «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo», 120, 2018, pp. 135-55. Il contributo studia un importante documento del 1333 (pubblicato infine in edizione critica), conservato all’Archivio storico comunale di Cagliari. La pergamena contiene la protesta avanzata nei confronti dell’arcivescovo di Cagliari Gondisalvo (1331-1341) dai consiglieri del Comune, che lo accusano del grave depauperamento del tesoro della cattedrale. Fra i diversi beni oggetto della controversia, numerosi sono i libri, cosicché il documento rappresenta anche una preziosa fonte per conoscere il patrimonio librario della Chiesa cagliaritana nella prima metà del XIV secolo. – Al.L.

048-084 Lasagni (Roberto), L’arte tipografica in Parma, 2 vol., Parma, Silva Editore, 2013-2016 Þ rec. Federica Dallasta, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 160-3.

048-085 Leu (Urs B.), La biblioteca privada de Konrad Gessner, «Titivillus», 4, 2018, pp. 153-63. Si tratta della traduzione in spagnolo del datato articolo intitolato Conrad Gessners Privatbibliothek, apparso in Librarium: Zeitschrift der Schweizerischen Bibliophilen-Gesellschaft, 51, 2008, pp. 63-72, in cui l’a. analizza i volumi presenti nella biblioteca di lavoro del noto scienziato e polimata. – D.M.

048-086 Lorenzotti (Pietro), Un magnifico messale bresciano sconosciuto del 1643, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 63-8. Si descrive un finora ignoto Missale Romanum, Brescia, eredi di Bartolomeo Fontana, 1643. L’edizione, stampata in rosso e nero e impreziosita da notevoli illustrazioni, contribuisce a definire i limiti cronologici dell’attività degli eredi del Fontana, altrimenti non attestati dopo il 1642. – L.R.

048-087 Macchi (Federico), Legature e marche tipografiche, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 103-6. Si descrive il raro uso di incidere una marca tipografica ai piatti della legatura. Una pratica che sembra aver avuto scarsa fortuna in Italia, ma che ha riguardato soprattutto tipografi-editori di area francese e francofona, compreso il grande Christophe Plantin (almeno 11 legature note con il suo marchio). – L.R.

048-088 Macchi (Federico), Legature: mi girano le rotelle, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 117-9. Per “L’angolo della legatura”, l’a. descrive l’«attrezzo per la decorazione a secco e in oro, costituito da un cilindro metallico di vario spessore sulla cui superficie curva sono incise in cavo o in rilievo, la matrice di sottili filetti […] oppure quella di motivi decorativi […], atto a realizzare la cornice, decoro tramite il quale si sviluppa, ove presente, l’impianto ornamentale lungo materiale di copertura» (p. 117). – L.R.

048-089 Malfatto (Laura), La rivista “La Berio”: una breve storia, «La Berio», 1-2, 2014-2017, pp. 49-60. Utile sintesi della storia della rivista (attiva dal 1961!) e del mutamento di indirizzi e prospettive avvenuti negli anni: assieme alla nota di redazione di p. 3 presenta anche il nuovo assetto del periodico, dotato di un comitato scientifico e disponibile come open source all’indirizzo: http://www.bibliotechedigenova.it/sites/default/files/immagini/La%20Berio%202014_2017%20%281%29.pdf

048-090 Mangini (Marta Luigina), Signa e note caute et secrete. Tracce di sé nei libri professionali dei notai dei secoli XIII-XV, «Bibliologia», 2018, pp.  53-60. L’a. ha cercato nei documenti notarili, che raramente raccontano dettagli della vita di chi li stilò, quelle note caute et secrete (talvolta espresse non a parole ma bensì attraverso signa) che contribuiscono a focalizzare meglio i notai ed il loro contesto di appartenenza, lasciando aperto, nel contempo, un interessante quesito: perché si affidarono disegni e parole privati a contesti formalmente non destinati all’espressione privata? – E.G.

048-091 Marazzi (Elisa), Barbadoro sulle spalle di Barbanera. Tre secoli di almanacchi in un lunario per ragazzi, «Bibliologia», 2018, pp. 213-21. Dopo una rapidissima disamina sulla circolazione/fruizione di quel particolare genere (di piccola mole e formato ridotto, trasversale non solo nelle distinzioni sociali bensì anche nelle fasce di età, p. 215) che viene definito almanacco, l’a. entra in medias res focalizzando su Barbadoro figlio di Barbanera. Lunario per ragazzi (dove “lunario” va inteso come sinonimo di “almanacco”, pp. 218-219), uscito a Firenze nel 1901 per i tipi di Bemporad. Epigono di un genere editoriale di lunga durata, di cui rappresenta però una moderna e più nuova declinazione, il volumetto ben dimostra come la circolazione degli almanacchi fosse assolutamente cross-cultural e caratterizzata da una notevole contaminazione con altri generi, in particolare i periodici, la letteratura self-help (di auto-miglioramento, si potrebbe dire, nel solco dell’adagio aiutati che Dio ti aiuta) e infine – ma siamo almeno due decenni dopo – i libri di testo per le scuole primarie, che raccolsero l’eredità degli almanacchi per istruire quel popolo che ormai sedeva sui banchi di scuola (p. 221). – E.G.

048-092 Marchi (Gian Paolo), Una lettera di Carlo Albertini ad Alessandro Torri intorno all’edizione delle opere di Giuseppe Torelli (Pisa, Capurro, 1833-1834), in Sorridere fra i libri. Per Gianfranco e Mirella Borghini, a cura di Stefano Bruni – Michele Feo, Pisa, ETS, 2018, pp. 333-40. Interessante documento del colto patrizio veronese Carlo Albertini che testimonia il suo importante contributo nell’edizione delle opere di Giuseppe Torelli stampate dal Torri nel 1832. – Ar.L.

048-093 Martinelli (Donatella), L’ edizione digitale delle postille manzoniane a Plauto: problemi ecdotici, «Ecdotica», 14, 2017, pp. 48-88. Collocato all’interno delle ricerche relative al progetto PRIN Manzoni online, il saggio prende in esame i libri postillati da Alessandro Manzoni, le cui riproduzioni digitali saranno a breve messe a disposizione in rete. Muovendo da un’ampia premessa di largo respiro sui vantaggi e sui nuovi modelli di edizione digitale, la studiosa mette bene in chiaro due principi che, sebbene non universalmente applicati, non possono che essere sottoscritti in pieno: da una parte l’inutilità di una mera riproduzione senza ausili di lettura e di interpretazione (che non possono essere delegate completamente a chi la consulta), dall’altra la necessità di affrontare questo tipo di impresa escogitando soluzioni specifiche per l’ambiente digitale e non riciclando meccanicamente prassi in uso nella tradizionale edizione cartacea. A seguito di ciò viene dato un dettagliatissimo (e molto convincente) esempio di come venga condotto il progetto di edizione dei postillati manzoniani, riferendo il caso delle commedie plautine in tre volumi annotate dall’autore dei Promessi sposi e conservate a Milano presso la Biblioteca Nazionale Braidense. Da questo esempio ben si capisce come la complessità degli interventi di Manzoni nei vivagni della propria edizione di Plauto abbia reso necessario un protocollo molto articolato e preciso nella descrizione dell’esemplare e delle postille, processo irrinunciabile per poter affrontare questo genere di edizioni. – M.G.

048-094 Martínez Rus (Ana) – Alejandro Pérez-Olivares, Libros incautados, infiernos vigilantes. La biblioteca del Archivo de la Cruzada y el Boletín de Información Antimarxista (1936-1948), «Represura. Revista de Historia Contemporánea española en torno a la represión y la censura aplicadas al libro», pp. 5-38. La storiografia spagnola ha sviluppato, negli ultimi anni, un fruttuoso filone di ricerca intorno alla tematica relativa alla repressione del regime franchista nei confronti del mondo del libro. Il saggio in questione parte dalla storia alcune biblioteche sequestrate durante l’ultimo periodo della guerra civile spagnola, in particolare durante l’occupazione delle grandi città repubblicane. In seguito, si concentra sull’esame di due istituti del regime e sul loro “orizzonte punitivo”, la biblioteca del cosiddetto “Archivo de la Cruzada” e il Boletín de Información Antimarxista. – N.V.

048-095 Mascetti (Yaakov), The Bible in the Renaissance – Scolarship in the Middle East, «Studium Biblicum Franciscanum. Liber annuus», 67, 2017, pp. 271-98. Resoconto delle relazioni tenute al congresso internazionale The Bible in the Renaissance, organizzato presso la Hebrew University di Gerusalemme tra il 22 e il 24 maggio 2017: John Monfasani, In defense of Erasmus’s critics; Sara Offenberg, The Jews and the Bible in the Renaissance; Debra Kaplan, The Bible, gender, and early-modern solicitations for charity; Anna Nizza Caplan, Between King David and the Woman of Valor: on some biblical illustrations in the Rothschild Miscellany; Jeffrey Alan Miller, Drafting the King James Bible; Judith Maltby, “Hearing the Word”: the Bible and public worship in post-Reformation England; Alec Ryrie, Reason, inspiration and doubt in protestant views of Scripture’s authority; Bruce Gordon, The Antichrist in reformed protestant biblical thought of the sixteenth century; Gordon Campbell, The Renaissance Bible and channels of influence; Raz Chen-Morris, “Allegories lost”: Reading the Bible and observing nature in early modern Europe; Serena Di Nepi, The Ghetto and the Bible: jewish books and libraries in the age of censorship; Yaacov Deutsch, Hebrew translations of the New Testament in the early-modern period: some preliminary remarks; Chava Turniansky, Vayoymer – un er hot gezogt: the yiddish translation of the Bible; Claudia Rosenzweig, Between tradition and counter-reception: uses of the Bible in early-modern yiddish culture; James Nohrnberg, Witness and allusion: re-narrativizing and re-plotting Scripture in the Italian and English poets, from Dante to Milton; Jon Whitman, Reversing the roles in early-modern christian thought: Jews, Christians, and the “literal sense” of Scripture; Neil Forsyth, How Milton coped with biblical “corruptio”; Jonathan Stavsky, Scripture and literature: biblical memes and their Medieval afterlives; Kirsten Macfarlane, Translating the “Hebraeo-Hellenic Apostles”: Hugh Broughton (1549-1612) and the intellectual contexts of the English New Testament; Thomas Fulton, Political theology on the pulpit and the Shakespearean stage; Kirsten Poole, Hamlet’s puns and allegorical hermeneutics; Steven R. Marx, Shakespeare reading Paul: heavenly fraud in “The winter’s tale”; Chanita Goodblatt, To play the fool: the Book of Esther in early modern German, English and Yiddish drama; Yair Lipshitz, From text to textile: biblical allusion and stage costumes in Leone de’ Sommi’s “Comedy of Betrothal”; Noam Reisner, Rethinking Milton’s Hebraic God; Tzachi Zamir, “Paradise lost” and contemporary philosophy of literature; Jason P. Rosenblatt, Synthesizing imaginations: John Selden and John Milton; Debora Shugger, Elizabethan Bibles, platonic forms, and book history; Martin Elsky, The literary uses of biblical typology: the emergence of typological criticism in the wake of the Second World War; Rocco Coronato, Head carrier: Shakespeare and the Baroque Judith; William D. Kolbrener, Party politics and the art of lying: Shaftesbury and Acts 19; Travis DeCook, The origins of the Bible and early-modern political theology; Peter C. Herman, Samson among the terrorologists; David Marno, Psalm translations and devotional poetry in early-modern England; Noam Flinker, Homer and the rewriting of the Hebrew Bible: George Chapman and John Bunyan; Feisal G. Mohamed, Uzzah, Hobbes, and the plight of the modern subject; Beatrice Groves, The destruction of Jerusalem in early-modern English literature; Jeffrey Shoulson, Holy Land maps and Jewish history in early modern Bibles; Tovi Bibring, The art of biblical phrasing in the service of the art of seduction: Immanuel Ha-Romi’s “Scroll of desire” as a case-study; Jenn Levin, Shakespeare and the Psalms; Abigail Marcus, “Songs in the night”: Henry Vaughan’s variations on Job; Shiran Avni, Hebraism, imagination, and biblical perception in the Sermons of Lancelot Andrewes and John Donne; Euan Cameron, The Bible and history: exploring the paradoxes. – L.Ma.

048-096 Mazzoni (Luca), Dantisti veronesi del Settecento, in Dante a Verona 2015-2021, a cura di Edoardo Ferrarini – Paolo Pellegrini – Simone Pregnolato, Ravenna, Longo, 2018, pp. 153-67. Se la cultura letteraria settecentesca fu piuttosto avversa a Dante, è possibile invece individuare una “scuola veronese” estremamente attenta e positiva. – Ed.B.

048-097 Mazzoni (Luca), Il Petrarca sconosciuto: l’edizione bodoniana dei Rerum vulgarium fragmenta e Triumphi (1799), in Tradizioni petrarchesche dal Veneto all’Europa, Messina, Centro internazionale di Studi umanistici, 2017, pp. 315-46. L’edizione petrarchesca realizzata da Bodoni è caduta a lungo nel cono d’ombra della critica: invece dalle lettere dei curatori Giovanni Iacopo Dionisi e Bartolomeo Perazzini e dall’attenta lettura della Introduzione inserita permette di ricostruirne l’assiduo lavoro. – Ed.B.

048-098 Melosi (Laura), D’Annunzio e il Dante monumentale. Dai carteggi con Olschki e Passerini con documenti inediti, I, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 112-42. Il contributo ricostruisce la vicenda della pubblicazione, nel 1911 da parte di Leo Samuel Olschki, di una edizione della Divina Commedia a celebrazione del cinquantennio dell’unità d’Italia, edizione aperta da una prefazione di Gabriele d’Annunzio. – A.T.

048-099 Menato (Marco), Le collocazioni, i fondi e la collezione d’arte della Biblioteca Statale Isontina. Appunti di storia bibliografica, «Ce fastu? Rivista della Società Filologica Friulana “Graziadio I. Ascoli”», 93, 2017, I-II, pp. 163-202. Nato come una semplice mappatura dei fondi (e delle loro collocazioni) per uso interno alla biblioteca, il saggio si sviluppa in una dettagliata descrizione degli stessi con importanti osservazioni storiche. – Ed.B.

048-100 Milana (Luca), Dalla Repubblica di Venezia a San Pietroburgo. Notizie sull’epistolario di Angelo Calogerà, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 43-50. Si ricostruisce il rocambolesco peregrinare dei sessanta tomi con l’epistolario del camaldolese Angelo Calogerà (1696-1766), passati alla sua morte prima al nobile Giulio Bernardino Tomitano (1761-1828), poi riapparsi a Parigi, presso la libreria Debure, da qui acquisiti dall’ambasciatore russo in Svezia Jan Pieter van Suchtelen (1751-1836) e infine giunti alla attuale Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo. – L.R.

048-101 Misiti (Maria Cristina), Professione e passione. La raccolta dell’antiquario legatore Pio Amori, «Bibliologia», 2018, pp. 223-35. La preziosa e variegata raccolta (di frontespizi, marche tipografiche, illustrazioni, fregi e caratteri tipografici, filigrane e così via) che l’antiquario e restauratore di libri Pio Amori vendette in varie tranches al Regio Istituto per la Patologia del Libro – in cerca, già dalla fine degli anni Trenta del secolo scorso, di documenti e materiali di interesse bibliografico e bibliologico adatti ad illustrare la storia della tecnica del libro nel suo complesso – dà all’a. occasione di riflettere sul senso e sul valore del restauro librario, pratica empirica (in particolare quello condotto nelle botteghe artigianali) in cui le differenze concettuali tra conservazione, restauro, ripristino e rifacimento sono ancora incerte (p. 228). Ben rappresenta appunto questo mondo/modo di intendere il mestiere la figura di Pio Amori (1872-1960), di cui si tratteggiano le vicende spigolando soprattutto nel rapporto con Alfonso Gallo, direttore all’epoca del Regio Istituto per la Patologia del Libro. Corredano il pezzo 4 ill. b/n. – E.G.

048-102 Mojarro Romero (Jorge), Relaciones de sucesos y terremotos en la Filipinas del siglo XVIII, «Titivillus», 4, 2018, pp. 173-207. Il contributo fornisce una panoramica delle relazioni di eventi catastrofici ed eruzioni vulcaniche che apparvero a stampa durante il XVIII secolo nelle Filippine. Da questo primo censimento, l’autore propone poi una divisione tematica delle edizioni, soffermandosi in particolare sulla Breve y verídica relación (impressa dalla tipografia del convento francescano di Nostra Signora di Loreto a Sampáloc a poche ore dal potente terremoto che sconvolse l’area di Tabayas) e Breve relación de los horribles incendios (che invece descrive le continue eruzioni del monte Taal durante la seconda metà del 1754). In appendice la trascrizione completa delle opere succitate – D.M.

048-103 Montecchi (Giorgio), Storia di biblioteche, di libri e di lettori, Milano, Franco Angeli, 2018 (Studi e ricerche di storia dell’editoria, 72), pp. 282, ISBN978-88-917-68070, € 32. Questo lavoro di Giorgio Montecchi – aperto non a caso dai versi di Saffo Vespero, tutto riporti nella nota traduzione italiana di Salvatore Quasimodo – rappresenta una sintesi diacronica della lettura che l’a. ha dato della storia delle raccolte librarie italiane, ma anche (e in certi passaggi, direi, soprattutto) del metodo con cui ne ha affrontato lo studio nel corso degli anni (utilizzo intensivo delle fonti, accompagnato da una continua analisi sulla loro natura e sul contesto della loro produzione, p. 14). Proprio le microstorie locali o periferiche di cui si è spesso servito gli hanno permesso di enucleare alcuni passaggi fondamentali per la mutazione della fisionomia delle raccolte librarie, con un occhio sempre attento ai (paralleli) cambiamenti in campo biblioteconomico e nei contenuti/ organizzazione dei vari cataloghi. Il materiale offerto al lettore è consistente, essendosi sedimentato nel corso del lungo magistero dell’a. Preceduto infatti da una Presentazione di Roberta Cesana e da un Antefatto (Il lungo Medioevo delle biblioteche europee sotto le insegne della Chiesa, pp. 17-37; i due capp. che lo compongono sono inediti e provengono dai dattiloscritti delle lezioni tenute fra Milano e Venezia a partire dai primissimi anni Ottanta), il vol. consta di ben quattrodici capitoli suddivisi in tre parti, secondo una chiara gerarchia cronologico-istituzionale (Parte prima. La Chiesa. Biblioteche ecclesiastiche nell’età della Controriforma, pp. 41-115. Parte seconda. Lo Stato. Biblioteche signorili e statali dall’antico regime all’Italia unita, pp. 119-196. Parte terza. Il popolo. Dalle biblioteche popolari alla biblioteca pubblica, pp. 199-273) volutamente organica all’immagine della piramide adottata dall’a. come metafora per rappresentare la storia delle biblioteche italiane. Se gli inediti dell’Antefatto integrano cronologicamente il quadro storico proposto, delineando l’attività di capitoli, monasteri, chiostri e conventi e l’insinuarsi, timido ma inesorabile, di un’idea di biblioteca pubblica, è con l’avvento dirompente della stampa a caratteri mobili – e a stretto giro della Riforma – che la mutazione delle raccolte librarie diventa più tangibile, sia in termini quantitativi che qualitativi. La questione del ruolo pubblico delle biblioteche si riaffaccia però con decisione solo a partire dal pieno Cinquecento, dall’età della Controriforma in avanti, allorché, attraverso una serie di percorsi quanto mai tortuosi – che raggiunsero il loro apice con le soppressioni napoleoniche e il conseguente stravolgimento della geografia culturale europea – iniziarono a svilupparsi raccolte tanto private, signorili e statali quanto ecclesiastiche, come ad esempio quelle di arcivescovadi, monasteri e soprattutto di cardinali, su cui l’a. offre ampi affondi delineando casi molto rappresentativi nel contesto del panorama nazionale. Al ruolo della biblioteca popolare post unitaria e a quella pubblica moderna (nata sulle ceneri di quella popolare, p. 273), tema da sempre in cima agli interessi dell’a., è dedicata tutta la terza parte del lavoro, che si sofferma sullo studio della lettura ma entro un’area circoscritta (l’attuale territorio della provincia di Modena) per poi passare a considerazioni più generali, sia sull’origine e sulla natura della biblioteca moderna in Italia – muovendo, in particolare, dal dibattito suscitato dal discorso alla Camera dei Deputati, nel 1933, di Pier Silverio Leicht ma anche dalle innovative, e non sempre ben comprese, proposte di Gerardo Bruni, Ettore Fabietti e naturalmente Luigi De Gregori – sia sugli inevitabili aspetti organizzativo-istituzionali da cui discese l’attuale assetto bibliotecario sul territorio nazionale. Chiude il vol. l’Indice dei nomi (pp. 275-82). – E.G.

048-104 Monti (Carla Maria), Il contributo di Agostino Sottili agli studi petrarcheschi, in Petrarca nördlich der Alpen, parte C: Agostino Sottili als Erforscher Petrarcas und des europäischen Humanismus, pp. 89-112. L’a. ripercorre le tappe dello studio della tradizione petrarchesca in Germania di Agostino Sottili, dal suo Censimento dei codici petrarcheschi della Germania occidentale in 2 voll. alla «miriade di rivoletti collaterali e di piccole e grandi conquiste» zampillate da questo grande lavoro, frutto di studi eruditi e minuziosi. Il contributo si chiude con un’appendice bibliografica così suddivisa: Giornate di studio dedicate ad Agostino Sottili; Miscellanea in onore di Agostino Sottili; Presentazioni; Aggiornamenti e correzioni alla bibliografia; Presentazioni, articoli, recensioni relativi agli «Scritti petrarcheschi»; Recensioni e segnalazioni. – S.C.

048-105 Morandini (Mino), Editoriale, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 3-6. Partendo dal convegno Studiare al tempo di Internet. Strategie di ricerca nel World Wide Web, organizzato il 5 maggio 2018, per i 25 anni dell’Associazione Bibliofili Bresciani “Bernardino Misinta”, l’a. riflette su prospettive e insidie del mondo digitale in relazione allo studio e alla ricerca. – L.R.

048-106 Morandini (Mino), Visti in libreria, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 122-5. Consueta rassegna di recensioni librarie. Si parla soprattutto di testi legati alla classicità greca e latina, ma con larghi sconfinamenti fino a Leopardi e a papa Francesco. – L.R.

048-107 Nepori (Francesca), Nescientes litteras? Alcune riflessioni a proposito di pubblicazioni recenti sulle biblioteche cappuccine, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 157-68. Per occuparsi come bibliotecario o come studioso delle biblioteche dei Frati Minori Cappuccini è necessario secondo l’a. non solamente avere competenze tecniche in materia biblioteconomica, ma possedere una profonda conoscenza della più recente bibliografia inerente alle biblioteche cappuccine nel corso della loro storia, di cui offre una esauriente panoramica. – M.C.

048-108 Neuhausen (Karl August), Aus meinem Briefwechsel mit Agostino Sottili (1990), in Petrarca nördlich der Alpen, parte C: Agostino Sottili als Erforscher Petrarcas und des europäischen Humanismus, pp. 113-116. L’a. cita un caso di corrispondenza con Sottili come prova della personalità e dell’erudizione dello studioso. – S.C.

048-109 «Notiziario della Biblioteca Valdese», 7, 2018. Informazioni sul recupero dei fondi antichi della raccolta libraria collegata alla Fondazione Centro Culturale Valdese di Torre Pellice (si veda anche l’interessante lista di doppi disponibili alla cessione: http://www.fondazionevaldese.org/documenti/62301f80f93244dd736c2499310114ba.pdf).

048-110 Nova (Giuseppe), Chi era Amedeo da Nozza torcoliere nel 1495 a Cesena?, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 51-4. L’a. propone di identificare l’Armando da Nozza che ebbe parte nell’introduzione della stampa a Cesena nel 1495, con Amedeo Costantino Raverio, attivo nella medesima città dal 1525 (ma la sottoscrizione del De contractibus di Tommaso Melenchini, Edit16 on line CNCE 53969, è solo «per Amadeum & eius socios») fino alla morte nel 1560. – L.R.

048-111 Pancheri (Roberto), Brescia all’epoca della renovatio urbis. Tipologie e caratteri architettonici dei palazzi bresciani del Cinquecento come specchio degli scritti di Nicolò Zen, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 11-26. Gli scritti editi e inediti del patrizio veneziano Nicolò Zen (1515-1565) esprimono il clima culturale della Venezia della prima metà del Cinquecento, con la riscoperta, anche architettonica, di temi e valori classici. I palazzi bresciani dell’epoca testimoniano la ricezione e la diffusione di tale sensibilità. – L.R.

048-112 Panzanelli Fratoni (Maria Alessandra), Edizioni del XV secolo nella collezione Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, introduzione di Giancarlo Petrella, [Torrita di Siena], Villa classica, 2018, pp. 183, ill. b/n, ISBN 978-88-98282-48-7, s.i.p.  Il bel vol. presenta il catalogo degli incunaboli della collezione privata Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri. Dopo l’introduzione di Giancarlo Petrella – in cui sono ripercorsi i filoni principali della raffinata e ampia raccolta del collezionista toscano – e la premessa dell’a., si susseguono le schede catalografiche (ordinate cronologicamente per data di stampa e corredate da numerose riproduzioni fotografiche) dei 40 incunaboli e dei 9 postincunaboli. Le descrizioni, precise e analitiche, sono seguite da vari apparati: rassegna fotografica degli ex-libris e delle note di possesso, short-title delle edizioni in ordine alfabetico, topografico degli esemplari e indici (autori principali e secondari, luoghi di edizione, editori e tipografi, possessori e provenienze).  – A.T.

048-113 Papy (Jan), Commemorating Laura’s Death: Petrarch’s Bucolic Poetry between Ancient Tradition and Medieval Exegesis, in Petrarca nördlich der Alpen, parte A: Kritsche Essays zu Petrarca, pp. 35-48. L’a. commenta il Bucolicum carmen petrarchesco in funzione della figura di Laura e della sua morte. L’indagine si sofferma in particolare sull’egloga XI, qui confrontata sia con Virgilio sia col Canzoniere. – S.C.

048-114 Parola (Stefano), La fedeltà a Venezia in una cronaca e in una lettera nei cartulari dei Martinengo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 27-34. Si analizzano tre cartulari della famiglia Martinengo delle Palle, contenenti «atti e documenti attestanti diritti e prerogative del casato», conservati presso l’Archivio di Stato di Brescia. Si tratta di manoscritti databili tra fine Quattro e primo Cinquecento, momento significativo per la famiglia che raggiunse «una posizione di assoluta preminenza cittadina e un non trascurabile potere contrattuale con la dominante veneta» (p. 27). – L.R.

048-115 Pellegrini (Ettore), Iacopo Fusti Castriotto e Girolamo Maggi nell’architettura militare italiana del xvi secolo, in Arte, Architetti, Architettura, pp. 23-66. L’a. illustra in breve le fasi di redazione del trattato Della fortificazione della città (Venezia, Rutilio Borgominero, 1564) di Iacopo Fusti e Girolamo Maggi. Seguono i profili biografici e professionali degli autori, il Fusti ingegnere militare, il Maggi letterato ed erudito. Il racconto degli assedi di Monticchiello, Montalcino e delle rocche orciane (1553) è accompagnato da un commento all’apparato iconografico del Fusti, che rappresenta un utile apparato iconografico alla cronaca storica degli assedi. – Martina Molino

048-116 Petrarca nördlich der Alpen. Studien zum Gedenken an Agostino Sottili (1939-2004), herausgegeben von Fabio Della Schiava, Georg Olms Verlag, Hildesheim-Zürich-New York, 2018 (‘Noctes Neolatinae. Neo-Latin Texts and Studies’, 32), pp. 123, ISBN 978-3-487-15699-6, € 49,80. Il vol. raccoglie gli atti dell’omonima giornata di studi tenuta in onore di Agostino Sottili a Bonn il 9 giugno 2016, presso l’Institut für Klassische und Romanische Philologie della Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn. Il tema scelto per l’occasione vuole ricordare il ruolo che Sottili ebbe nello studio della ricezione dell’umanesimo italiano – e di Petrarca in primis – nei Paesi germanofoni, a partire dai due volumi del suo Censimento dei codici petrarcheschi della Germania Occidentale (Padova, Antenore, 1971-1978). Introdotti da una prefazione del curatore (pp. vii-xi), dalla presentazione degli autori (pp. xiii-xv) e da una brevis memoria in latino di Karl August Neuhausen (pp. xvii-xviii), i contributi sono organizzati in tre parti tematiche: A. Kritsche Essays zu Petrarca; B. Die Petrarca-Rezeption nördlich der Alpen; C. Agostino Sottili als Erforscher Petrarcas und des europäischen Humanismus. Si delinea così un percorso che parte da considerazioni sul Secretum e sul Bucolicum carmen di Petrarca (contributi di Dina De Rentiis e Jan Papy), per poi passare alla ricezione manoscritta e a stampa del poeta oltralpe (contributi di Fabio Forner e Jürgen Geiss), sottolineando infine l’importanza degli studi di Agostino Sottili in tale ambito (contributi di Carla Maria Monti e Karl August Neuhausen). In un breve e denso viaggio che va dall’intertestualità alla storia del libro, gli interventi mostrano il ruolo fondamentale di Sottili negli studi sulla ricezione di Petrarca e sull’umanesimo in generale. Chiudono il vol. gli indici dei nomi, dei luoghi e dei manoscritti (pp. 117-123). – S.C.

048-117 Petrella (Giancarlo), Associazione Misinta: 25 anni al servizio della cultura, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXV/49, giugno 2018, pp. 8-10. Si ripropone un ampio articolo apparso sul «Giornale di Brescia», il 1° maggio scorso e dedicato al convegno al tempo di Internet. Strategie di ricerca nel World Wide Web, svoltosi a Brescia il 5 maggio 2018. – L.R.

048-118 Petrella (Giancarlo), Frammenti di biblioteche religiose tra gli incunaboli della Queriniana. Provenienze, dispersioni ed esercizi di destratificazione, «Bibliologia», 2018, pp. 61-75. Il pezzo – che riprende e arricchisce alcuni spunti della relazione tenuta a Milano nel 2012 al seminario MEI 2.0 (Gli incunaboli delle biblioteche lombarde e il progetto Material Evidence in Incunabula (MEI): bilanci e prospettive) – muove da una rettifica ad alcune note di possesso-provenienza (identiche) registrate in MEI e allarga poi il ragionamento all’intera riserva incunabolistica della Queriniana (p. 65), fornendo così un interessantissimo saggio, anche metodologico, di destratificazione focalizzato in particolare sulle vicende delle biblioteche religiose a Brescia. – E.G.

048-119 Pettegree (Andrew), Brand Luther: 1517, Printing, and the Making of the Reformation, New York, Penugin Press, 2015 Þ rec. Pier Davide Accendere, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 156-7.

048-120 Pierno (Franco), Volgarizzamenti medievali italiani della Bibbia. Note su un campo di studi ancora poco esplorato, «Studium Biblicum Franciscanum. Liber annuus», 67, 2017, pp. 211-24. Carrellata degli studi sui volgarizzamenti italiani della Bibbia: dai lavori “classici” di Berger, Minocchi, Vaccari, alle tesi di laurea promosse all’università di Torino tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento da Anna Cornagliotti e Giuliano Gasca Queirazza, sfociate in alcuni articoli, fino ai lavori di Barbieri e a quelli dell’équipe frutto del connubio tra l’École française de Rome e la Fondazione Ezio Franceschini di Firenze. – L.Ma.

048-121 Pizzinelli (Riccardo), Bibliografia di San Biagio dal Cinquecento alla fine dell’Ottocento, in Arte, Architetti, Architettura, pp. 67-77. A partire dalle Vite del Vasari del 1550, si ripercorrono le fonti a stampa antiche che portano testimonianza della chiesa di San Biagio a Montepulciano e del suo divenire e che ne documentano la fama. – Martina Molino

048-122 Rebellato (Elisa), Francesco Simoncini produttore di caratteri, «Bibliologia», 2018, pp. 238-44. L’a. traccia un profilo biografico-professionale del Simoncini (organico alla mostra Metodo Simoncini: ricerca di un’estetica dell’insieme, Bologna, 23 settembre-12 novembre 2017, ideata nell’ambito delle celebrazioni per il cinquecento anni dalla morte di Francesco Griffo), evidenziando i momenti nodali del suo percorso, dalla formazione tecnica all’apprendistato in varie ditte, prima di approdare nell’azienda di famiglia dove, a partire dai primi anni Cinquanta circa del secolo scorso, dette avvio alla produzione di matrici, chiudendo così definitivamente l’attività paterna di riparazione di macchine Lynotipe. La nuova strada si rivelò giusta: ben presto infatti le Officine Simoncini, grazie alle felici intuizioni grafiche e tecniche di Francesco, sfornarono i loro caratteri tipografici più importanti, fra cui naturalmente quell’Einaudi Garamond realizzato nel 1956 che contribuì alla fortuna dell’omonima casa editrice. – E.G.

048-123 Rhodes (Dennis E.), The Prognostications of Paul of Middelburg, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 65-73. Il contributo censisce, attraverso schede bibliografiche analitiche, le edizioni dei prognostici scritti da Paulus de Middelburgo, astrologo originario dei Paesi Bassi che insegnò all’Università di Padova. Le edizioni – stampate a cavallo tra 1478 e 1524 in Italia, Germania e Paesi Bassi – sono rarissime e si conservano spesso in un unico esemplare. – A.T.

048-124 Rivali (Luca), Adam Rot o Adam de Rottweil? Appunti su un tipografo romano del Quattrocento, «Bibliologia», 2018, pp. 77-89. Basandosi su una documentata e più attenta analisi (condotta, in particolare ma non solo, con le armi della storia della bibliografia e della bibliologia, p. 82) e ripercorrendo/smontando lo status quaestionis (il canonico-tipografo tedesco Adam Rot fu infatti talvolta sovrapposto al connazionale Adam de Rottweil senza convincenti pezze di appoggio) l’a. offre validissimi spunti per un profilo aggiornato del Rot, attivo a Roma nella prima metà degli anni Settanta del Quattrocento, e ancora non adeguatamente conosciuto a dispetto delle circa 40 edizioni pubblicate, fra certe e attribuite. – E.G.

048-125 Rivali (Luca), Collezionare libri di architettura nel terzo millennio. La raccolta Nocivelli a Lonato del Garda, in Arte, Architetti, Architettura, pp. 79-98. La raccolta libraria del Cavaliere Luigi Nocivelli (1930-2006), industriale bresciano, dal 2011 è conservata a Lonato del Garda nella Casa del Podestà, già dimora di Ugo da Como, anch’egli collezionista di libri. Si tratta di 180 edizioni per 360 volumi totali, stampati dall’ultimo Quattrocento al pieno Ottocento. Filo rosso della raccolta è il tema dell’architettura, a cui si affiancano le collaterali ingegneria e archeologia. L’a. presenta gli esemplari più significativi della collezione, che venne costruita da Nocivelli in modo intelligente e completo, non solo in base al pregio dei singoli pezzi che la compongono, e mostra i molteplici livelli attraverso cui si può leggere una collezione di libri antichi. – Martina Molino

048-126 Rosselló Oliver (Andrés), Los Romances imperiales de Pedro de Sayago: pistas e hipótesis de un texto desaparecido, «Titivillus», 4, 2018, pp. 27-37. Dopo aver identificato la presenza in alcuni elenchi librari spagnoli del XVI secolo, l’a. avanza l’ipotesi che la raccolta di ballate conosciuta come Romances imperiales dello scrittore spagnolo cinquecentesco Pedro de Sayago, considerata perduta, possa essere stata pubblicata a stampa a Siviglia presso Alonso de Coca nel 1565. – D.M.

048-127 Rozzo (Ugo), Iconologia del libro nelle edizioni dei secoli XV e XVI, Udine, Forum, 2016 Þ rec. Rosa Marisa Borraccini, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 188-90.

048-128 Sabatini (Gabriele), Visto si stampi. Nove vicende editoriali, Trieste-Roma, Italo Svevo, 2018 (Piccola biblioteca di letteratura inutile, 15), pp. 84, ISBN 978-88-99028-28-2, € 12,50. L’elegante volumetto racconta (il verbo non è casuale) nove vicende editoriali novecentesche relative a otto romanzi e alla fondazione della Longanesi. L’a., editor di Carocci e membro della redazione di «Flanerí» (http://www.flaneri.com/), accompagna il lettore attraverso queste storie, «tutte per altro esemplari di un modo diverso di avvicinarsi ai libri imparando a leggere, forti di una quantità di informazioni che normalmente si trascurano» (p. 8). Esse, infatti, illuminano su risvolti noti e meno noti di alcuni romanzi e racconti, soprattutto del secondo dopoguerra. Si parte con la travagliata apparizione di Viva Caporetto!, di Curzio Malaparte, cui segue un’altra vicenda non esattamente lineare, come l’edizione delle Cronache di poveri amanti di Pratolini, oppure quella frettolosissima di Tempo di uccidere di Ennio Flaiano. Successi dovuti alle penne di autori non scrittori sono Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern e Il cielo è rosso di Giuseppe Berto. Alcune ricostruzioni spostano l’attenzione su aspetti più legati alla critica, come per Il piatto piange di Piero Chiara o La ragazza di Bube di Cassola. Un posto a parte merita Il vecchio con gli stivali di Vitaliano Brancati, in cui si parla di censura, ma anche dell’impareggiabile capacità tutta italiana di riciclarsi. Un libro tutto da leggere. – L.R.

048-129 Sabba (Fiammetta), Le origini e il valore permanente della letteratura periodica culturale (spunti da uno scritto di Ugo Foscolo), «Bibliologia», 2018, pp. 91-101. Muovendo dal saggio foscoliano Letteratura italiana periodica pubblicato nel 1824 (è una sommaria rassegna delle pubblicazioni periodiche in Italia fra Cinquecento e primi anni Venti dell’Ottocento), l’a. riflette sui problemi che tale genere letterario pone in campo, focalizzando in particolare sulle sue connessioni, ieri come oggi, con il giornalismo, la scienza e la letteratura, a loro volta parti del più vasto universo di ciò che in generale chiamiamo comunicazione. – E.G.

048-130 Salarelli (Alberto), Intorno alla definizione di libro gastronomico, «Bibliologia», 2018, pp. 245-53. Stante che un libro di cucina non è un libro gastronomico e a patto che per gastronomia si intenda la civiltà della tavola in tutte le sue manifestazioni, dalla preparazione dei piatti all’allestimento della mensa (p. 249), quale libro si può definire gastronomico? Per soddisfare il non facile quesito, l’a. prima ragiona su come il rapporto della gastronomia con il libro a stampa sia stato decisivo, giacché l’invenzione gutenberghiana la aiutò a collocarsi in una dimensione di cultura alta, contribuendo così a codificare quella civiltà della tavola che dal Quattrocento in avanti vedrà lo sviluppo di una variegata editoria di genere (il cui capostipite va individuato nel De honesta voluptate et valetudine del Platina; princeps Roma, Ulrich Han, 1474 circa, ISTC ip00761000). Da ciò l’a. fa discendere la risposta che va cercando: un libro gastronomico è quello in cui la conoscenza ragionata della tavola viene affermata in modo esplicito dall’autore, e cioè è quello in cui la preparazione delle vivande e l’allestimento della tavola sono riconosciuti e descritti come fatti culturali (p. 253). – E.G.

048-131 Schilling (Heinz), Martin Lutero. Ribelle in un’epoca di cambiamenti radicali, traduzione di Roberto Tresoldi, Torino, Claudiana, 2016 Þ rec. Pier Davide Accendere, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 156-7.

048-132 Serrai (Alfredo), Le biblioteche, o incomprese o malintese, «Bibliologia», 2018, pp. 255-60. Il rimedio per ovviare alla incomprensione o alla mala comprensione delle biblioteche nel loro complesso – fenomeni legati ad una lunga ed intricata serie di concause (dalla difficoltà a realizzare un’anagrafe delle stesse, all’incoerenza e incompletezza dei dati bibliografici nei cataloghi, all’irrealizzabilità di cataloghi semantici che non siano provvisori, tanto per fare qualche esempio) – sta secondo l’a. nella conoscenza della loro Storia e nell’uso della Bibliografia, l’una organica all’altra. Solo un solido know how in questa direzione è in grado di governare con efficacia un programma culturale e un progetto utenziale per le biblioteche, che non deve confondere quelle di educazione e istruzione con quelle di scienza e cultura. Unicuique suum, insomma, senza la pretesa di creare una gerarchia insensata e demagogica (p. 260). E dannosa, per tutti. – E.G.

048-133 Sestini (Valentina), “Con le più sentite scuse”. Errata corrige e avvisi al lettore in edizioni siciliane tra XVI e XVII secolo, «Bibliologia», 2018, pp. 103-13. L’a. dimostra come in Sicilia – da sempre crocevia di transiti economici, politici e culturali che la destinarono ab origine ad un netto plurilinguismo – la pratica (massicciamente adottata) dell’errata corrige vada in realtà oltre la sua più classica funzione paratestuale (gli errori, anzi, continuano a essere presenti in gran numero e la relativa correzione viene lasciata al benigno lettore!), divenendo, piuttosto, il sintomo della competizione silenziosa (p. 109) fra siciliano e toscano, di cui i tipografi finirono per diventare i primi e più diretti testimoni. – E.G.

048-134 Sestini (Valentina), Peritesti boeziani: brevi riflessioni sui frontespizi cinquecenteschi delle edizioni italiane della Consolatio philosophiae, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 13-22. Se i frontespizi delle edizioni latine dell’opera boeziana non rivelano nessun elemento iconografico o illustrativo, differente è il caso delle edizioni delle traduzioni in lingua italiana, dove si palesa anche il lato commerciale tramite l’uso di differenti apparati grafici nei frontespizi stessi. – M.C.

048-135 Sigillo (Antonio), La cupola a scaglie di terracotta policroma di San Biagio (1544-1603), in Arte, Architetti, Architettura, pp. 99-106. Basandosi sui documenti dell’epoca, il contributo ripercorre la storia dell’originale e ardita cupola a scaglie policrome della chiesa di San Biagio a Montepulciano, commissionata al fiorentino Santi di Michele Buglioni. – Martina Molino

048-136 Sigüenza y Vera (Juan Joseph), Mecanismo del arte de la Imprenta para facilidad de los operarios que la exerzan. Juan Josef Sigüenza y Vera. Discìpulo de Ibarra (Madrid, 1811 y 1816), Madrid, Turpin Editores, 2016, ISBN 978-84-946091-7-6, s.i.p. Edizione anastatica di un particolare esemplare del manuale tipografico spagnolo appartenuto all’autore. Il v. riproduce l’edizione del 1811 compresa la Adición al Mecanismo, il foglio di dedica al re Fernando VII datato 1816 e numerose pagine con annotazioni autografe dell’autore in vista della pubblicazione di una seconda edizione, realizzata undici anni dopo la prima. Nell’edizione del 1822 non saranno però presenti tutte le note di Sigüenza y Vera; questo v. risulta quindi di estremo interesse in quanto unico testimone dell’intero processo correttorio dell’autore. – Pierfilippo Saviotti

048-137 Sigüenza y Vera (Juan Joseph), Mecanismo del arte de la imprenta. Edición Facsímil, Madrid, Almarabu – Ollero & Ramos Editores, 1992, ISBN 84-7895-014-1, s.i.p. Si tratta dell’edizione anastatica dell’importante manuale tipografico spagnolo del 1811. Il v., interessante poiché testimonia la spiegazione delle diverse tecniche di stampa in lingua spagnola, è impreziosito dalla riproduzione su fogli pieghevoli di due raffigurazioni: una legenda dei simboli per la correzione delle bozze di stampa e una rappresentazione, con relativa spiegazione tecnica, delle parti che compongono il classico torchio tipografico in legno. – Pierfilippo Saviotti

048-138 Sotto il cielo di cristallo. Un racconto della Galleria Vittorio Emanuele II a 150 anni dall’inaugurazione, Milano, Archivio storico Civico e Biblioteca Trivulziana, 2018, pp. 32, manca ISBN, s.i.p. Splendido album in italiano e inglese, ottimamente illustrato, a raccontare, attraverso i documenti dell’Archivio, la storia della nascita della Galleria. – Ed.B.

048-139 Taddei (Domenico), San Biagio a Montepulciano (1518-1538). Antonio da Sangallo il Vecchio (1453-1534), in Arte, Architetti, Architettura, pp. 107-115. Comparando le chiese di Santa Maria delle Carceri a Prato, ideata da Giuliano da Sangallo, e di San Biagio a Montepulciano, ideata da Antonio da Sangallo il Vecchio, l’a. mira a mettere in luce gli apporti specifici di Antonio, già orientato verso il manierismo ma spesso lasciato in secondo piano rispetto a suo fratello Giuliano. – Martina Molino

048-140 Takahashi (Kenichi), Una costellazione in Arcadia. Le illustrazioni dei libri di Pier Jacopo Martello, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 47-69. L’analisi delle illustrazioni all’interno dei libri di Pier Jacopo Martello (Bologna 1665-1727) mettono in risalto il mondo di un poeta arcadico, con le suggestioni legate al mondo artistico bolognese dell’epoca. – M.C.

048-141 Tavoni (Maria Gioia), “Ex libris, New York Public Library”, Documentario-film del regista Frederick Wiseman. Emozioni e considerazioni, «Biblioteche Oggi», Aprile 2018, pp. 76-8. Gustoso resoconto sull’ultima fatica filmica di Frederick Wiseman, un documentario incentrato sul ruolo umano e didattico della più importante biblioteca Newyorchese, la New York Public Library (NYPL). Servendosi del film di Wiseman, l’a. mette in evidenza come una tale istituzione abbia il potenziale, umano e professionale, per rilanciare quel nuovo umanesimo fatto di condivisione e fratellanza che tanto si va ricercando (spesso disperatamente) in una nazione complessa come gli Stati Uniti. Per riassumerla con le parole della Tavoni, “Frederick Wiseman invita a cogliere la ricchezza del continuo esercizio per riuscire a convivere in fratellanza, facendo di tali comportamenti il manifesto contro il riaccendersi dei molti focolai di violenza e l’incupirsi delle prospettive attuali nel suo Paese, da quando soprattutto esso è retto da una amministrazione che si teme possa vanificare perfino le speranze” (p.78). – N.V.

048-142 Tavoni (Maria Gioia), Anche la fiction per la storia del libro, [Torrita di Siena], Società Bibliografica Toscana, 2018, pp. 44, ISBN 978-88-98282-41-8, s.i.p. Il v., stampato presso la Tipografia Rossi di Sinalunga (SI), è un interessante approfondimento sul tema della tipografia in letteratura, ovvero testi che hanno come protagonista la stampa a caratteri mobili; in particolare, l’a. approfondisce i romanzi Illusioni perdute di Honoré de Balzac e La Tipografia dei Due Orsi di Ezio D’Errico. I due racconti, entrambi ambientati in Francia, vengono dapprima analizzati singolarmente e successivamente messi a confronto nell’ultima parte del saggio. Il v., stampato in 99 esemplari, è impreziosito da una silografia originale di Edoardo Fontana. – Pierfilippo Saviotti

048-143 Tavoni (Maria Gioia), Parliamo di Victoria Surliuga, Ezio Gribaudo. Il mio Pinocchio, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 179-83.  L’a. si sofferma ad analizzare la produzione artistica dell’artista torinese incentrata sul celebre burattino ideato da Collodi. – M.C.

048-144 Tedesco (Alessandro), Rinfrescatura, ricomposizione e nuova tiratura di un’edizione secentesca de Le trés dévot voyage de Jerusalem di Jean Zuallart, «Gutenberg Jahrbuch», 93, 2018, pp. 228-242. Dai fondi della Biblioteca Generale di Terra Santa e della Biblioteca dello Studium Biblicum Franciscanum a Gerusalemme, l’a. analizza due edizioni di un’opera del nobiluomo belga, Jean Zeuallart, che può a pieno titolo essere inserita nel genere letterario degli itinera ad loca sancta. Da un confronto diretto tra le due edizioni, è emerso come lo stampatore Guillaume van Tongheren – per la pubblicazione più recente (1626) – impiegò i fogli avanzati dall’edizione precedente di Arnould s’Conincx (1608). Da un’ulteriore analisi dell’impressione delle numerose calcografie che corredano il testo, è possibile rilevare inoltre come i fogli avanzati dall’edizione del 1608 fossero stati lasciati in magazzino senza la stampa delle illustrazioni raffiguranti i Luoghi Santi, illustrazioni che vengono quindi impresse nel 1626 usando la stessa serie di rami del 1608. Tra l’altro, questa medesima serie venne usata anche ad Anversa nel 1619 e 1620 nell’Itinerarium Hierosolymitanum di Jan van Cootwijk. – D.M.

048-145 The Correspondence of Isaac Casaubon in England, edited by Paul Botley and Máté Vince, 4 voll., Genève, Droz, 2018 (Travaux d’Humanisme et Renaissance, 588), I pp. 587, II pp. 533, III pp. 579, IV vol. pp. 593, ISBN 978-2-600-05888-9, € 226.54. Non è un’impresa semplice curare la più completa e importante raccolta epistolare del filologo ginevrino Isaac Casaubon (1559-1614) negli ultimi tre secoli, dai tempi dell’ultima edizione apparsa (Rotterdam 1709). Paul Botley e Máté Vince, grazie a un finanziamento del Leverhulme Trust, pubblicano in quattro volumi un complesso di 731 lettere, delle quali 312 inedite, scritte e ricevute da Isaac Casaubon durante il suo soggiorno in Inghilterra, dal 19 ottobre 1610 al 23 giugno 1614. I capitoli introduttivi premessi all’edizione, dopo un cenno generale sull’opera (vol. I, p. 7), offrono subito un profilo biografico di Casaubon, che si concentra opportunamente sulla sua residenza inglese e sulle opere lì composte, terminate o abbozzate (pp. 8-39). È poi approfondita la storia della biblioteca dell’autore, con note sulla sorte che le toccò dopo la sua morte (pp. 40-50). Viene infine una nota al testo corredata da riflessioni sugli interventi editoriali cui l’epistolario fu soggetto tra il XVII secolo e l’inizio del XVIII, e su utili precisazioni cronologiche (pp. 51-74). Questa sezione si chiude con un’aggiornata bibliografia (pp. 75-86) e le necessarie abbreviazioni utilizzate (p. 87). Il volume IV, da parte sua, si conclude con un elenco delle lettere perdute, note solo da fonti secondarie (pp. 469-72), una lista dei corrispondenti (p. 473-77) e il lungo indice dei nomi (pp. 478-593). Le difficoltà di un’edizione di questo tipo sono molteplici: dalla pluralità dei corrispondenti alla difformità delle fonti di volta in volta disponibili (manoscritte, a stampa o entrambe), alla molteplicità delle lingue adottate dagli scriventi: se la maggior parte dei testi è infatti in latino (l’86%, informa la puntuale introduzione: vol. I, p. 53), non mancano lettere in francese (96, ovvero il 13%), in greco e italiano (sei attestazioni ciascuno) e arabo (un caso isolato). Un discorso particolare è riservato dalla mole di testi citati nelle lettere (classici, biblici, patristici, medievali e moderni) e dai relativi  manoscritti o edizioni a stampa che i corrispondenti si scambiano a vicenda, per i quali le note di commento tentano identificazioni, o ne segnalano la difficoltà attributiva, nell’ottica di una progressiva ricostruzione della biblioteca di Casaubon, divisa in questa fase della sua vita tra Parigi e Londra, e la cui vicenda si arricchisce ora di nuove quanto decisive informazioni. Tutti i temi affrontati da un’opera tanto vasta rimangono giocoforza aperti: dalla lettura delle stesse lettere alle fasi compositive delle opere realizzate o progettate da Casaubon e dai suoi corrispondenti, fino all’identificazione o localizzazione dei libri citati. Sono questi solo alcuni dei possibili percorsi di studio che potranno essere intrapresi a partire da questa edizione. Simone Signaroli

048-146 The Luther bible of 1534, Cologne, Taschen, 2016, 3 vol., pp. 1920, ISBN 978-38-3653830-5, € 40. L’editore Taschen pubblica una sontuosa anastatica della Bibbia di Martin Lutero, stampata per la prima volta nel 1534. Tale pubblicazione – che riproduce fedelmente un esemplare con le preziose silografie di Lucas Cranach toccate a colori – non fu soltanto la prima versione completa del testo biblico in tedesco, ma segnò profondamente anche la vita e società dell’epoca rendendo più accessibili le Sacre Scritture ai laici. Sono venduti in un unico cofanetto il Vecchio e il Nuovo Testamento, corredati da un volume introduttivo a cura di Stephan Füssel (titolo: The book of Books. The Luther Bible of 1534. A cultural-historical introduction) che ripercorre brevemente la vita di Lutero, il significato storico delle sue gesta, così come i rapporti tra la Bibbia e la sua traduzione. – D.M.

048-147 Tiezzi Maestri (Paolo), Che si fa hoggi Giorgio?, in Arte, Architetti, Architettura, pp. 125-136. L’a., presidente della Società Bibliografica Toscana e collezionista di libri antichi, commenta alcuni degli esemplari più interessanti presenti in mostra. – Martina Molino

048-148 Tinti (Paolo), I cataloghi librari di Giovanni Montanari (Modena, 1769 e 1770), «Bibliologia», 2018, pp. 115-26. Dopo aver tratteggiato la figura del libraio-stampatore modenese Giovanni Montanari, gli interessi e il contesto in cui egli operò, l’a. pone a confronto due suoi cataloghi librari, che ben consentono di interpretarne la parabola professionale. Pur cronologicamente vicinissimi, essi sono alquanto diversi. Esile per quantità ma significativo per l’accorta modalità commerciale (p. 116) il primo, contenente infatti solo 60 titoli in gran parte dello stesso Montanari, tradisce invece una natura mista, nel contempo di fondo e di assortimento (p. 119) il secondo, che attesta la presenza di edizioni sovvenzionate e percorsi di vendita più protetti, nonché un’offerta commerciale amplissima (2220 titoli!) e ricca, rivolta anche ad un pubblico più ampio ed esigente, frutto dei benefici acquisiti grazie alle reti epistolari e commerciali con scienziati, giornalisti, eruditi e colleghi operanti in numerosi Stati italiani. – E.G.

048-149 Tinti (Paolo), L’eloquente silenzio della comunicazione scritta nei trompe-l’œil dell’età moderna, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 123-40. La presenza tra i trompe-l’œil di raffigurazioni di testi manoscritti e a stampa di varia natura fa riflettere sulla loro diffusione e le pratiche d’uso che ebbero in epoca moderna. – M.C.

048-150 Torres santo domingo (marta), La cultura del libro en el Tíbet, «Titivillus», 4, 2018, pp. 127-138. Il Tibet ha sviluppato una cultura del libro molto ricca, il cui potenziale simbolico è al contempo legato ai valori sacrali, politici, economici e artistici. Tale aspetti, ancora poco noti in Occidente, hanno ricevuto la dovuta attenzione degli studiosi non appena sono emerse difficoltà politiche con India e Cina, le quali hanno seriamente minacciato di distruggere o disperdere questo immenso patrimonio. – D.M.

048-151 Una patriota nell’harem: Asia Minore e Siria. Cristina Trivulzio di Belgioioso, a cura di Francesca Allegri, Cascina, Carmignani, 2014, pp. 405, ISBN 978-88-99079-15-4, € 15.  Dopo la prefazione della curatrice, il vol. propone la prima traduzione integrale dell’opera Asie Mineure et Syrie (Parigi, 1958), ripubblicata poi in inglese con il titolo Oriental Harem and scenery (New York, 1862). Nel testo – nato dalla raccolta di vari articoli usciti periodicamente sulla rivista Revue des Deux Mondes – l’a., rifugiatasi in Anatolia in seguito alla disfatta della Repubblica romana nel 1849, racconta il suo pellegrinaggio a Gerusalemme durato undici mesi.  – A.T.

048-152 Vecce (Carlo), La biblioteca perduta. I libri di Leonardo, Roma, Salerno Editrice, 2017  Þ rec. Andrea Battistini, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp. 190-4

048-153 Velasco Sánchez (José-tomás), Materiales especiales de la Guerra de la Independencia conservados en el Centro Documental de la Memoria Histórica (CDMH), «Titivillus», 4, 2018, pp. 166-180. Si fornisco una serie di informazioni riguardanti una piccola collezione di documenti stampati durante il periodo della Guerra d’indipendenza spagnola (1808-1814) depositati presso l’Archivio della guerra civile nel Centro Documental de la Memoria Histórica. Viene redatto un elenco di libri, pamphlet, proclamazioni, manifesti e ordini militari: per ciascuna voce viene indicata la principale biblioteca in cui sono conservate altri esemplari identici insieme all’esistenza di edizioni simili. – D.M.

048-154 Veneziale (Marco), Per la biblioteca di Teofilo Calcagnini, “compagno” di Borso d’Este, «La Bibliofilia», 120, 2018, pp. 5-25. L’articolo – grazie a fonti d’archivio ed evidenze araldiche – attribuisce a Teofilo Calcagnini (membro di rilievo della corte ferrarese di Borso d’Este) la commissione di numerosi manoscritti, sottolineando il ruolo importante del personaggio in quello che era il progetto artistico della corte estense negli anni Sessanta del XV secolo.  – A.T.

048-155 Venuda (Fabio), Il digital curator alla ricerca di una identità, «Bibliologia», 2018, pp. 261-71. L’a. offre qui un’interessante quanto attuale riflessione, giacché la massa crescente di oggetti, dati e metadati digitali resi disponibili dalle tante digitalizzazioni avviate/realizzate dalle istituzioni della memoria (p. 262) ha reso necessario l’apporto del digital curator. Si tratta di una figura complessa, indispensabile per migliorare la gestione e l’accesso a lungo termine delle informazioni digitali, che prelude a una nuova professione (e a nuove opportunità e sbocchi professionali; pp. 262-269), e che deve possedere sia competenze così specifiche da caratterizzare addirittura una disciplina autonoma (la digital curation) – di cui il mondo universitario deve tenere conto, come infatti già sta facendo, ridisegnando i propri percorsi di formazione – sia competenze più tradizionali, che arricchiscono e completano la formazione “classica” degli archivisti, dei bibliotecari e dei curatori museali. In tutto questo, fondamentale sarà il ruolo delle biblioteche, in particolare quelle accademiche e statali che rappresentano il deposito più idoneo per la conservazione, gestione e implementazione dei dati della ricerca: solo se esse sapranno dotarsi di infrastrutture adeguate e di “capitale umano” all’altezza potranno raccogliere proficuamente la sfida. – E.G.

048-156 Vivarelli (Maurizio), Attraverso le pieghe dell’ebook. Testo, paratesto, libri nella Bella addormentata in frigo di Primo Levi, «Bibliologia», 2018, pp. 273-80. La realizzazione di un e-book basato su un atto unico di Primo Levi – La bella addormentata in frigo, scaricabile gratuitamente da iTunes e originariamente pubblicato da Einaudi, nel 1966, all’interno della raccolta Storie naturali – dà occasione all’a. di riflettere e fare sinteticamente il punto sulle tante problematiche connesse alla metamorfosi del libro in ambiente digitale, fra cui premono soprattutto quelle inerenti alla fisionomia concettuale e cognitiva del libro elettronico (p. 275), che significa, in altre parole, il tema della rappresentazione della conoscenza registrata in ambiente digitale. Per questo motivo, allora, il pezzo si insinua nelle pieghe di questo ebook, cioè nei vari aspetti e fasi della sua concreta realizzazione (promossa dal Centro Internazionale di studi “Primo Levi” di Torino e da una startup torinese), da quelle preliminari a quelle, soprattutto, che ruotano intorno al rapporto testo/paratesto, dimostrando come il libro, elettronico o non, sia capace, ancora una volta, di essere quel fermento che rende la conoscenza disponibile e condivisibile. – E.G.

048-157 Volpato (Giancarlo), La “prima” fotografia al servizio della scienza. Abramo B. Massalongo e Moritz Lotze pionieri di una innovativa proposta editoriale, «Bibliologia», 2018, pp. 281-90. Il primo libro illustrato attraverso fotografie (e quindi non disegni o litografie) usciva a Verona nel 1859 ed era il frutto del lavoro dello scienziato veronese Abramo Bartolomeo Massalongo – che si occupò della parte testuale – e di Eduard Moritz Lotze, uno dei più rilevanti fotografi all’indomani della nascita e dell’affermazione della nuova tecnica. Il pezzo tratteggia il profilo biografico-professionale dei due, mettendo parallelamente in luce come questo pionieristico connubio di testo e immagine fruttò un’innovativa proposta editoriale (il cui portato non fu subito compreso), un’esperienza anticipatrice di altri “esperimenti” grafico-editoriali su cui si formarono le future generazioni di scienziati. – E.G.

048-158 Volpato (Simone) – Marco Menato, La biblioteca di Virgilio Giotti e il suo sodalizio con la libreria di Umberto Saba, a cura di Massimo Gatta, Macerata, Biblohaus, 2018, pp. 305, ISBN 978-88-95844-70-1, 15. Si descrive il sodalizio umano, editoriale e letterario tra il poeta e libraio Umberto Saba e Virgilio Giotti, poeta di professione e artigiano per passione, abile nella selezione delle carte e nella creazione di legature che egli stesso poi impreziosiva con propri disegni. La loro assidua frequentazione triestina tra il 1919 e il 1932 diede vita a una delle più curiose private press del Novecento, rimasta finora poco conosciuta e oggi riscoperta grazie all’accurata analisi istituzionale e bibliografica che Marco Menato conduce sulla libreria Saba (capitoli a pp. 123 e 135) e all’approfondito studio sulla “picia” biblioteca di Giotti, per la prima volta descritta e catalogata nella seconda parte del volume. Conclude il saggio una riproduzione fotografica di alcuni materiali raccolti. – Elena Gadeschi

048-159 Wilson-Higgins (Suzanne), The Impact of Print-On-Demand on Academic Books, Cambridge, Chandos Publishing an imprint of Elsevier, [2018] (‘Chandos information professional series’), pp. xiii, 201, ISBN 978-0-08-102011-1, s.i.p. Il vol. affronta il tema del print-on-demand evidenziando come esso abbia rinnovato e preservato il libro in ambito accademico, soprattutto per quanto riguarda le monografie. L’autrice dice di aver deciso di scrivere questo studio perché, leggendo i risultati (pubblicati in calce al vol.) di un sondaggio del 2017 sottoposto a circa 200 bibliotecari di università e college americani con l’intento di sondare la loro percezione e consapevolezza riguardo al tema in oggetto, si rese conto di come questo fosse sconosciuto agli stessi addetti del settore. Il vol. mostra, attraverso case studies e interviste, come le case editrici accademiche ritengano che il print-on-demand abbia salvato le pubblicazioni accademiche, sostenuto la vendita dei libri e affiancato il passaggio degli utenti alle collezioni digitali permettendogli di poter scegliere il libro stampato accanto al formato elettronico. Questo libro sarà quindi letto con interesse da bibliotecari ed editori che vorranno formarsi sul tema e da studenti di biblioteconomia ed editoria per essere consapevoli dell’espansione di questo fenomeno considerandone quindi l’impatto futuro. Arricchisce il vol. una ricca bibliografia e un indice degli argomenti. – Em.B.

048-160 «Xenia. Trimestrale di letteratura e cultura», III, 1, marzo 2018. Numero interamente dedicato alla collaborazione tra Franco Riva (1922-1981), filologo e tipografo, e il premio Nobel Eugenio Montale (1896-1981). Il contributo, dal titolo Franco Riva incontra Montale e a firma di Gian Paolo Marchi, approfondisce la preparazione della pubblicazione della raccolta di poesie Xenia I del poeta ligure, preceduta dalla dedica A mia moglie e stampata con il torchio delle Editiones Dominicae di Riva. – Pierfilippo Saviotti

048-161 Zafarana (Domenico), Cenni di architettura liturgica per la chiesa di San Biagio. Lo spazio “adeguato” al progetto pastorale e culturale di Montepulciano, in Arte, Architetti, Architettura, pp. 117-124. La Comunità di San Biagio ha chiesto e ottenuto da Papa Francesco un Giubileo straordinario per l’anno 2018, per celebrare l’apparizione miracolosa che sta all’origine della costruzione della chiesa di San Biagio a Montepulciano. Vengono descritti il fonte battesimale, l’ambone e l’icona vitrea della Vergine. – Martina Molino

048-162 Zamperini (Alessandra), Le virtù delle regine consorti e la celebrazione asburgica nei Symbola di Jacobus Typotius, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp.  23-46. Sebbene in molti casi le imprese delle imperatrici e regine consorti degli Asburgo, presenti nell’opera Symbola di Typotius, siano il frutto di invenzioni o interpolazioni, rivelano l’immagine ideale della sposa della casata, evidenziando la superiorità della Domus Austriae verso i principali nemici, Francia e Inghilterra. – M.C.

048-163 Zanatoni (Marzio), I libri della deportazione. Il caso di Pensaci, uomo!, «Bibliologia», 2018,  pp. 291-8. Nel 1960 esce nella collana Universale Feltrinelli il volume Pensaci, uomo! edito da Piero Caleffi e Albe Steiner, costituito da 46 pagine introduttive e ben 163 fotografie. Si tratta della prima brutale testimonianza fotografica dell’abominio dei campi di concentramento, che per la prima volta trovavano una loro rappresentazione, facendo quindi divenire documento storico i racconti dei sopravvissuti. L’a. ricostruisce la genesi editoriale del volume, spiegando come e perché un libro fotografico divenne un classico della letteratura italiana sulla deportazione. – E.G.

048-164 Zardin (Danilo), I «redolenti fiori» del «Sacratissimo Sacramento del corpo del nostro redemptor Christo Iesu»: una miscellanea devota del 1498, in Europa mediterranea. Studi di storia moderna e contemporanea in onore di Angelo Sindoni, a cura di Alberto Monticone e Mario Tosti, Roma, Edizioni Studium, 2018, pp. 13-39. Il contributo presenta una interessante operetta di devozione, i Redolenti fiori, nata dall’unione di alcuni libercoli, trattatelli o minuti testi pedagogici, impressa per la prima volta a Venezia nel 1498. Come ben sottolineato dall’a. il valore di questa curiosa miscellanea «sta proprio nell’essere espressione di gusti e orientamenti in cui ci si poteva identificare anche muovendo dai livelli medio-bassi del più vasto arcipelago dei lettori. Sottrarla all’ombra della dimenticanza consente di aprire una finestra preziosa su un crocevia, in larga parte per noi ancora sfuggente, in cui venivano a interagire maestri di vita cristiana, laici devoti, figure del clero, religiosi e forse soprattutto religiose, accomunati dal bisogno di attingere al tesoro del sacramento-principe del culto e della preghiera del popolo dei fedeli». – N.V.

048-165 Zavatta (Giulio), Su una cinquecentina della biblioteca di Faenza. I Quattro Libri dell’architettura di Palladio annotati dal “capomastro” Pietro Antonio Petrocchi da Torricella di Lugano, «Paratesto. Rivista internazionale», 14, 2017, pp.  143-8. Una testimonianza settecentesca del rinnovato interesse per le opere di Andrea Palladio in ambito emiliano-romagnolo può essere considerata un antefatto significativo riguardo gli sviluppi che successivamente ebbe l’architettura felsinea verso un neoclassicismo non a caso venato in particolare di neopalladianesimo. – M.C.

048-166 Zonca (Elisabetta), Et si fabrica carta di ogni sorte. Appunti sull’industria cartaria e l’editoria a Bergamo, «Bibliologia», 2018, pp. 127-33. È noto come fra il XVI e il XIX secolo il distretto di Bergamo attesti una produzione su larga scala di carta pregiata. Nonostante ciò, ad esclusione dei lavori di Gian Maria Savoldelli, pochissimi sono stati finora gli studi dedicati al tema, soprattutto perché la mancanza (o la difficoltà di reperimento) di fonti adeguate ha sempre rappresentato un ostacolo in tal senso. L’a. affronta la questione sovrapponendo alla “nuova” documentazione – proveniente dall’ Archivio di Stato di Bergamo e relativa, in particolare, ai secoli XVI-XVII – i dati forniti dal repertorio del Briquet e quelli desumibili dal (già studiato) contesto economico bergamasco. – E.G.

 

Indici di recensioni e segnalazioni

Antiquariato 15, 17, 158

Arte e architettura 12, 49, 67, 111, 115, 121, 125, 135, 138, 139, 143, 147, 161

Associazione Misinta 117

Bibbie in volgare 16, 41, 62, 81, 95, 120

Bibliografia 30

Biblioteche ecclesiastiche 1, 107, 109

Biblioteche Scolastiche D, G

Codicologia 46

Danza macabra 22

Documentazione artistica 2

Editoria del ’400 A, C, 28, 33, 39, 75, 110, 112, 123, 124, 127, 164

Editoria del ’500 B, F, H, 10, 11, 14, 27, 31, 38, 43, 44, 56, 119, 126, 127, 131, 134, 146, 165

Editoria del ’600 19, 43, 44, 86, 133, 144, 145

Editoria del ’700 13, 20, 26, 60, 96, 97, 100, 102, 140, 148, 162

Editoria dell’800 3, 6, 23, 34, 40, 92, 93, 142, 151, 153, 157

Editoria del ’900 5, 8, 9, 18, 25, 34, 35, 48, 53, 57, 65, 69, 70, 98, 122, 128, 142, 160, 163

Editoria contemporanea 105, 106

Editoria digitale G 155, 156, 159

Epigrafi 55

Ex libris 79

Fortuna di Petrarca 51, 58, 59, 64, 71, 104, 108, 113, 116

Giorgio Montecchi 21

Giulio Cesare Croce 29

Libro gastronomico 130

Manoscritti e miniature E, 7, 50, 54, 68, 78, 83, 90, 114, 154

Periodici 73, 74, 129

Progetti internazionali 37

Statuti comunali 4

Storia del libro 24, 36

Storia della carta 77, 166

Storia della legatura e del restauro 61, 87, 88, 101

Storia della stampa 45, 84, 91, 136, 137

Storia delle biblioteche 32, 47, 52, 63, 66, 72, 76, 82, 85, 89, 94, 99, 103, 118, 125, 132, 141, 152, 158

Tibet 150

Trompe-l’œil 149

Università Erlangen 80

 

Taccuino

a cura di R.V.

Iniziative C.R.E.L.E.B.

Gerusalemme, 14 gennaio 2019, Christian Information Center, h. 15.30

Presentation of Itinera ad loca Sancta, by Alessandro Tedesco. Speaker Sundar Henny (Haifa Mediterranean Center)

 

Gerusalemme, 16 gennaio 2019, Custody of Holy Land, h. 14

Lesson for the winter school Textual Practices in Manuscript and Early Print (1400-1700 ca). With Antony Grafton, Ann Blair, Edoardo Barbieri, Alessandro Tedesco

 

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Sabato del bibliofilo, 2 marzo 2019, ore 10

Marco Petoletti, Contra haereticos: la predicazione del vescovo Fulco da Piacenza in un manoscritto del Duecento

 

Milano, Dipartimento di Studi Medievali, Umanistici e Rinascimentali – Università Cattolica, Largo Gemelli 1, Edificio Gregorianum, I piano, Sala Riunioni, 5 marzo 2019, ore 15.30-17

Pedro M. Cátedra (Università di Salamanca) Gli studi su Giambattista Bodoni e la sua produzione tipografica

 

Brescia, Libreria dell’Università Cattolica, via Trieste 17, 7 marzo 2019, ore 17

Presentazione del vol. di Giancarlo Petrella, L’impresa tipografica di Battista Farfengo a Brescia, Firenze, Olschki, 2018

 

Milano, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20 marzo 2019, Aula da destinare, ore 17

Presentazione del vol. Vita e pensiero. Cento anni di editoria, Milano, Vita e Pensiero, 2018

 

Brescia, Libreria dell’Università Cattolica, via Trieste 17, 21 marzo, ore 17

Presentazione del vol. Five centuries later. Aldus Manutius. Culture, Typography and Philology, edited by Natale Vacalebre, Firenze, Olschki, 2018

 

Dipartimento di Studi Medievali, Umanistici e Rinascimentali – Università Cattolica di Milano, Largo Gemelli 1, Edificio Gregorianum, I piano, Sala Riunioni, 26 marzo, ore 15.30-17

Giovanni Di Domenico (Università di Salerno), Ettore Fabietti e l’idea di “biblioteca popolare”

 

Incontri, mostre e seminari

Presentazione del volume Manuale tipografico IV, Alberto Tallone editore, 2018

11 dicembre 2018, alle ore 17.30

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale

A duecento anni dal Manuale Tipografico di Giambattista Bodoni – e a cinquecentocinquant’anni dalla scomparsa di Gutenberg, a centovent’anni dalla nascita di Alberto Tallone, a ottanta anni dall’inizio della sua attività editoriale a Parigi, a sessanta anni dal rientro in patria, a cinquanta anni della sua scomparsa e al primo anniversario di Bianca Tallone ­– si pubblica questo volume composto a mano, con i caratteri disegnati da Alberto Tallone, incisi da Charles Malin e fusi da Radiguer a Parigi. Il Manuale Tipografico IV intende onorare il libro nei suoi aspetti materiali e spirituali, sia celebrando dal vero secoli di civiltà tipografica e cartaria, con reperti originali di filigrane dal 1700 al 1900, grazie anche all’utilizzo, negli esempi a stampa, dei caratteri originali fusi dal XVIII al XX secolo, sia evidenziando il talento di incisori, fonditori e stampatori, capaci di preservare le forme più vicine agli ideali di bellezza che, nel corso dei secoli, hanno ispirato i grandi creatori di caratteri. Interverranno Andrea De Pasquale, Enrico Tallone, Elisa Tallone.

Per informazioni: tel. 064989352/344

www.bncrm.beniculturali.it

bnc-rm.ufficiostampa@beniculturali.it

 

Presentazione del volume Five Centuries Later. Aldus Manutius: Culture, Typography and Philology, a cura di Natale Vacalebre, Olschki, 2018

12 dicembre 2018, alle ore 16.30

Milano, Biblioteca Ambrosiana

Intervengono i professori:

Stefano Martinelli Tempesta (Università degli Studi di Milano)

Paolo Tinti (Alma Mater Studiorum di Bologna)

Presiede Federico Gallo, Dottore della Biblioteca Ambrosiana

Sono presenti il curatore del volume e il prof. Edoardo Barbieri, direttore della collana "Biblioteca di bibliografia"

Per informazioni:

http://www.alai.it/pubblicazioni/l-alai-al-salone-della-cultura-2019

 

Censorship and Textual Criticism. For a digital Scholarly Edition of Benedetto Varchi’s  Storia fiorentina

12 dicembre 2018, ore 13.30

Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica, via Zamboni 34 - Aula degli Affreschi

Lezione del prof. Dario Brancato (Concordia University, Montreal) nell’ambito del ciclo di Seminari di Filologia moderna 2017-2018.

Per informazioni: www.ficlit.unibo.it

 

Memoria è futuro. Patrimonio in cammino. Generare valore pubblico: percorsi di tutela, Archivio di Stato di Milano.

13 dicembre 2018 - 2 febbraio 2019.

La Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Lombardia, con il supporto della Direzione Generale Archivi del MIBAC e in collaborazione con l’Archivio di Stato di Milano, presenta la Prima mostra nazionale dei beni archivistici e librari acquistati al patrimonio culturale statale presso gli Uffici Esportazione italiani. Dal lunedì al sabato, ore 10-18. Ingresso libero. È anche disponibile una versione digitale della mostra con ampie spiegazioni: http://www.movio.beniculturali.it/asmi/patrimonioincammino/

 

Un secolo di stampa della Consolatio philosophiae (1471-1571). Paratesti, commenti e traduzioni

13 dicembre 2018, ore 18

Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica, via Zamboni 34 - Aula degli Affreschi

Lezione del prof. Dario Brancato (Concordia University, Montreal) nell'ambito del ciclo di Seminari di Filologia moderna 2017-2018.

Per informazioni: www.ficlit.unibo.it

 

Tra aromi e sapori. La cultura del cibo attraverso il tempo

Esposizione bibliografica

Fino al 20 dicembre 2018

Roma, Biblioteca Casanatense

Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 11.30-13

 

Avvertenze necessarie e profittevoli a’ Bibliotecarj, e agli Amatori de’ buoni Libri

21 dicembre 2018-14 aprile 2019

Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano, Sala del Tesoro

La mostra, a cura di Isabella Fiorentini, con Stefano dalla Via e Loredana Minenna, intende invitare il visitatore a un breve viaggio alla (ri)scoperta del libro come oggetto materiale attraverso l’esposizione di una particolarissima selezione di volumi, prodotti dall’VIII al XVIII secolo, appartenenti al patrimonio della Biblioteca Trivulziana: alcuni manoscritti, altri a stampa, alcuni in carta, altri in pergamena – ciascuno dei quali è testimone di una particolare forma di degrado che ha danneggiato il supporto fisico ma ha lasciato intatto o almeno parzialmente leggibile il contenuto testuale. Orari di apertura 9-17.30 (lunedì chiuso). Ingresso libero.

 

Voci di donne. L’universo femminile nelle raccolte laurenziane

Fino all’11 gennaio 2019

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana

La mostra – che raccoglie ben 66 manoscritti che spaziano dal VII-VI secolo a.C. ai primi decenni del 1900 – nasce da una ricerca condotta su tutti i fondi manoscritti della Biblioteca alla ricerca di testi scritti, copiati, posseduti da donne, estendendo la ricerca anche ai fondi manoscritti sette-ottocenteschi. Si parte da donne autrici di poesie, trattati, memorie, diari, lettere, sia pubbliche che private, per proseguire con opere che sono state commissionate da donne, altre che da donne sono state copiate; e poi ci sono manoscritti che furono posseduti da donne. La mostra si chiude con tre splendidi codici acquistati da una donna proprio per essere donati alla Biblioteca. La mostra comincia con un ostrakon del II secolo a.C. con inciso un testo che lega i destini di due grandi donne, Saffo e Medea Norsa, la più grande papirologa italiana, interessantissima figura di donna e di studiosa che ha lavorato a lungo a Firenze, della quale è esposta lì accanto una lettera del 1929. Davvero la mostra è piena di tesori. Si va dalla Physica di Hidegard von Bingen a una Lauda di Lucrezia Tornabuoni, fino ai sonetti di Vittoria Colonna e al diario della pittrice veneziana Rosalba Carrera corredato da alcune lettere autografe.

Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 9.30-13

Per informazioni: tel. 0552937911

www.bmlonline.it

 

Salone della Cultura 2019

19-20 gennaio 2019

Milano, Superstudio Più

Anche nel 2019 il Salone della Cultura avrà un intero padiglione riservato all’ALAI.

L'esperimento espositivo dell'anno scorso si ripeterà per proporsi come appuntamento annuale immancabile per bibliofili, collezionisti, librai e anche semplici, appassionati lettori.

Il lungo week-end milanese ospiterà infatti nei padiglioni di via Tortona la tradizionale mostra del libro usato, la sezione del libro antico e raro (riservata ALAI), ed altre iniziative riguardanti specifici settori dell'editoria e del restauro. Inoltre, verrà presentato il quinto numero della rivista di cultura del libro Alai.

Nello stesso fine settimana (sabato 19 gennaio) avrà luogo anche la Milan Map Fair nei locali dell'Hotel Michelangelo in via Scarlatti, a 50 metri dalla Stazione Centrale.

Il quadro complessivo prometterà quindi di offrire anche quest'anno un'irripetibile occasione per tutti coloro che si muovono nel mondo della carta, soprattutto antica.

 

Manoscritti scientifici e nuove tecnologie: presentazione del database “Galeno Latino”

23 gennaio 2019, ore 15

Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica, via Zamboni 32 - Aula Pascoli

Lezione conclusiva della prof. Stefania Fortuna (Università Politecnica delle Marche) nell'ambito del ciclo di Seminari di Filologia moderna 2017-2018. Interverranno anche i proff. Matteo Martelli, Paola Italia e Iolanda Ventura.

Per informazioni: www.ficlit.unibo.it

 

La Casa Editrice Laterza e i grandi scrittori del Novecento

fino al 3 febbraio 2019

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale

La mostra – curata da Giorgio Nisini ed Eleonora Cardinale, organizzata dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e dagli Editori Laterza – oltre a prime edizioni, riviste e giornali dalle collezioni della Biblioteca, propone una selezione di carteggi, in larga parte inediti, tra i Laterza e alcuni tra i più importanti scrittori/scrittrici italiane del Novecento, quali ad esempio Luigi Pirandello, Luigi Capuana, Salvatore Di Giacomo, Sibilla Aleramo, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini, Vitaliano Brancati, Carlo Bernari, Carlo Levi, Corrado Alvaro, Carlo Cassola, Anna Maria Ortese, Leonardo Sciascia, Elsa Morante, Cesare Zavattini  e altri ancora. Le lettere appartengono alla sezione più antica dell’archivio epistolare della Casa Editrice (1901-1959).

Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 10-18; sabato, ore 10-13

Per informazioni: tel. 064989352/344

www.bncrm.beniculturali.it

bnc-rm.ufficiostampa@beniculturali.it

 

Attention au paratexte! Seuils trent'anni dopo. Convegno internazionale

15-16 febbraio 2019

Bologna, Dip.to di Filologia classica e Italianistica via Zamboni 32 - Dip.to di Lingue, Letterature e Culture Moderne, via Cartoleria 5

È trascorso un trentennio dalla pubblicazione di Seuils (1987) di Gérard Genette e gli studi sul paratesto si sono moltiplicati in settori disciplinari e ambiti letterari molto diversi. Ma un curioso avvertimento compare nell’ultima pagina dell’opera (ed è ripreso anche in quarta di copertina): Attention au paratexte! Certo un invito a prestare la dovuta attenzione ai fenomeni paratestuali, ma anche una messa in guardia dal rischio di trasformare il paratesto in un nuovo idolo e feticcio testuale, similmente a quanto avveniva da almeno due decenni per la nozione di testo chiuso e indipendente. Da questo monito il convegno prende avvio, procedendo attraverso casi di studio e rivisitazioni metodologiche, ma tenendo sempre sotto gli occhi Seuils come opera di riferimento, al fine di rendere il paratesto ancora uno strumento pertinente e specifico all’interno degli studi letterari più aggiornati.

Programma:

Venerdì 15, dalle ore 9.15 - Aula Pascoli, Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica

Paratesti paralleli: pubblicità e strategie commerciali (presiede Françoise Waquet)

§ Saluti delle autorità e presentazione del convegno § Paolo Tinti (Università degli Studi di Bologna), Il paratesto del libraio: vetrine, espositori e altri contenitori commerciali nel Novecento italiano § Elisa Pederzoli (Università degli Studi di Bologna), “Who’s Who(se) Epitext?” The "Cartoline Parlanti" of Angelo Fortunato Formiggini § Valentina Sestini (Università degli Studi di Messina), Gli errata corrige: un percorso paratestuale tra autori, tipografi e correttori (XVI-XVII secolo) § Paola Zito (Università della Campania “Luigi Vanvitelli”), Le soglie di Leopardi

Dalle ore 14.45: Margini, sconfinamenti (presiede Federico Bertoni)

§ Maria Chiara Gnocchi (Università degli Studi di Bologna), Le paratexte pour la définition et pour l’étude des collections: le cas des Prosateurs fran- çais contemporains des éditions Rieder (1921-1939) § Silvia Baroni (Università di Bologna-Université Paris-Est), Du paratexte au contre-texte. Les illustrations de «La Comédie humaine» § Jan Baetens (Université de Leuven), Le paratexte publicitaire du ciné-roman-photo («cineromanzo») § Jean-Pierre Montier (Université Rennes 2), La notion de seuil photographique

Sabato 16, dalle ore 9.45 - Sala Convegni, Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne

L'autore in scena (presiede Maurizio Ascari)

§ David Martens (Université de Louvain), Visages d'écrivains. Esquisse de typologie du paratexte iconographique § Fulvio Pezzarossa (Università degli Studi di Bologna), Covering Migrants: le copertine di letteratura migrante italiana § Giacomo Tinelli (Università degli Studi di Bologna), The Forgotten Text: the Debate on the Peritext of Bruciare tutto by Walter Siti § Guido Mattia Gallerani (Università degli Studi di Bologna), Paratextual Operability of Body: TV Interviews by Roland Barthes and Primo Levi

Dalle ore 14.45: Il paratesto esteso (presiede Jan Baetens)

§ Jerôme Meizoz (Université de Lausanne), Extensions du domaine de l’œuvre § Maria Lindgren Leavenworth (Umeå University, Sweden), Fan Fiction Paratexts: Navigation, Publication and Mediation § Donata Meneghelli (Università degli Studi di Bologna), Paratext and boundaries in fan fiction § Raphaël Baroni (Université de Lausanne), Plot as Criterion to Discern the Center and Periphery of Transmedia Storytelling.

Per informazioni: guido.gallerani@unibo.it

www.eventi.unibo.it

 

Il mondo delle meraviglie. I monumenti della storia universale di J. B. Fischer von Erlach

fino al 3 marzo 2019

Bologna, Biblioteca dell’Archiginnasio - Ambulacro dei Legisti - Quadriloggiato superiore

fino al 19 gennaio 2019

Bologna, Accademia di Belle Arti, Via Belle Arti 54 – Aula Magna

La mostra, nata da un’idea di Carlo Ginzburg, ha per oggetto l'esemplare posseduto dalla Biblioteca dell'Archiginnasio del Saggio di un'architettura storica (Entwurff einer historischen Architectur, 1725) dell'architetto austriaco Johann Fischer von Erlach (1656-1723), uno dei maggiori esponenti del barocco viennese, ed è articolata in due sezioni, distinte ma coordinate. La prima sezione, allestita nel Quadriloggiato superiore e nell’Ambulacro dei legisti dell’Archiginnasio, ha per oggetto il volume e le sue fonti, presentati attraverso una scelta di libri illustrati, incisioni, carte geografiche, in gran parte di proprietà dell’Archiginnasio, a cui si aggiungono monete antiche e alcuni reperti egiziani posseduti invece dal Museo Civico Archeologico di Bologna. La seconda sezione, allestita nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti, si avvale anch’essa di una copia dell’Entwurff e s’incentra sul rapporto fra il volume di Fischer von Erlach e un suo lettore d’eccezione: Antonio Basoli (Castelguelfo 1774 – Bologna 1848), scenografo, ornatista, pittore, progettista di giardini e disegnatore. In questa sezione si confrontano il linguaggio di Fischer e quello di Basoli, a partire da quattro tavole dell’Entwurff. Organica all'esposizione è una serie di incontri e conferenze che si svolgeranno fra le due sedi espositive fino al 15 febbraio.

Per informazioni: tel. o51276811 - 0514226411

archiginnasio@comune.bologna.it

www.archiginnasio.it

www.ababo.it

 

Gli ultimi giorni di Bisanzio. Splendore e declino di un impero

fino al 5 marzo 2019

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana - Salone Sansoviniano

La mostra – ideata e prodotta dal Museo Diocesano di München-Freising in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia – è organizzata in otto sezioni, sullo sfondo dei rivolgimenti politici internazionali che portarono alla caduta di Costantinopoli nel 1453, e illustra il significato del viaggio dell’imperatore Manuele II (1399-1403) e dei suoi doni diplomatici, testimonianze dell’intenso scambio culturale tra l’Europa (e in particolare Venezia) e Bisanzio agli albori dell’Umanesimo. Degni nota, fra i notevolissimi pezzi offerti al pubblico: due carte geografiche dell’epoca (Costantinopoli di Cristoforo Buondelmonti, ca. 1420; Venezia di Bernardo di Breidenbach, 1486), tra le primissime rappresentazioni delle due città; alcuni reliquiari accompagnati  da un preziosissimo codice manoscritto contenente opere di Dionigi Areopagita e un ritratto della famiglia imperiale, donato al monastero di S. Denis attraverso l’illustre umanista Manuele Crisolora; l’icona di San Luca, donata a Gian Galeazzo Visconti, ritratto nel suo inestimabile Libro d’Ore; varie icone mariane; cinque legature per libri liturgici della Biblioteca Marciana; la stauroteca del cardinale Bessarione proveniente dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia; il cofanetto per reliquie di Trebisonda conservato nel Tesoro di San Marco.

Per informazioni: tel. 0412407238

bruni@marciana.venezia.sbn.it

 

L’arte di legare. Tesori nascosti tra le legature della Biblioteca nazionale centrale di Roma

fino al 31 marzo 2019

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale

A quasi un secolo dalla Mostra storica della legatura artistica in Palazzo Pitti – che a Firenze, nel 1922, riunì in un'unica sede le più significative legature conservate nelle biblioteche d'Italia – questa mostra espone oggi alcuni dei più interessanti esemplari conservati presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma. Attraverso un percorso cronologico - ma con excursus dedicati a materiali e tipologie, con particolare attenzione alla produzione di ambito romano - vengono offerte al pubblico preziose testimonianze dell'arte della legatura, che finora non hanno goduto di adeguata attenzione, a testimonianza della ricchezza delle collezioni della Biblioteca.

Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 10-18; sabato, ore 10-13

Per informazioni: tel. 064989352/344

www.bncrm.beniculturali.it

bnc-rm.ufficiostampa@beniculturali.it

 

Postscriptum

Q

uest’anno “Engaging the reader” (15 novembre 2018) non solo ha chiuso e assieme presentato le edizioni ’17-’18 e ’18-’19 del Master di secondo livello in Professione editoria cartacea e digitale, ma ha anche inaugurato il nuovo Master di primo livello in Booktelling. Comunicare e vendere contenuti editoriali. Si tratta di un passaggio importante che ha visto un enorme impegno per trasportare le grandi energie accumulate nell’uno a favore della nascita dell’altro, sviluppato con le medesime preoccupazioni metodologiche dell’altro (imparare facendo, introduzione al mondo del lavoro, stretta connessione con la realtà), ma per rispondere a una precisa esigenza più volte espressa dal mondo dell’editoria italiana. Il tema scelto quest’anno per Engaging è stata la globalizzazione dei mercati (e non a caso si sono alternati a parlarne Elena Pasoli, Exhibition Manager Bologna Children’s Book Fair, Marco Vigevani, The Italian Literary Agency, e Sandro Ferri, Edizioni E/O). Da parte mia vorrei tentare di proporre alcune idee e provocazioni in quello che, lo si capirà compiutamente alla fine, potrebbe essere chiamato “il discorso dei roditori”. Inizierò con un tema che a me (al 50%) trentino preme molto: il fatto che gli scoiattoli rossi dei nostri boschi sono stati soppiantati da quelli grigi, di origine nordamericana. Deve essere chiara una cosa: non è come coi pesci grandi e i pesci piccoli! Gli scoiattoli grigi NON MANGIANO quelli rossi!!! Solo che siccome hanno le medesime abitudini alimentari, abitative etc., di quelli rossi, ma sono un pochino più grossi, occupano loro tutti gli spazi disponibili. Ora la globalizzazione vuole spesso dire esattamente questo: che un nuovo prodotto va a occupare tutto il segmento di mercato di una vecchia azienda italiana. Questo a dire il vero è però sempre successo, o almeno sono sempre accaduti fenomeni simili. E il digitale (specie con la sua possibilità di parziale delocalizzazione) ha velocizzato ma non stravolto questi processi. Ora però le cose sono ancora un po’ diverse: non viviamo solo in un mondo dominato dal digitale, ma in cui accadono cose mai viste prima: basti l’esempio dei droni! Chi poteva immaginare fino a pochissimo tempo fa che potessero esistere oggetti simili? Bene, oggi il fenomeno della globalizzazione in editoria significa che esistono dei prodotti capaci di conquistare l’attenzione del pubblico a livello mondiale e con un solo leggero scarto temporale. Ricordiamo le campagne massmediologiche “totalizzanti” per ogni uscita di Harry Potter: oggi ciò avviene anche per singoli libri come il Diario di una schiappa, o Wonder o la Ferrante (non a caso tutti in parte seriali e collegati con una resa filmica). Ma laddove si nota una vera pressione globale, anche solo per il fatto che non è necessaria l’intermediazione linguistica (le traduzioni richiedono tempo e denaro!) è nel fenomeno della musica giovanile, dove sorgono dei veri e propri fenomeni mondiali, dalle Filippine alla Norvegia, dal Giappone al Senegal. E lì si possono notare veri esempi di globalizzazione con la sistematica occupazione (e distruzione) del mercato nazionale a favore di fenomeni “alla moda”, spesso vacui dal punto di vista culturale, ma capaci di generare ricavati economici enormi. Per verificare qualcosa di simile nel campo della editoria bisogna andare a cercare esempi narrativamente squallidi tipo Dan Brown o il povero Stieg Larsson, cannibalizzato dagli eredi (e dalle case editrici e cinematografiche). Da questo punto di vista sono proprio le lingue nazionali a costituire un proprium capace di impedire il facile assorbimento del mercato da parte di qualche multinazionale. Esse costituiscono un freno, un rallentatore alla semplice assimilazione: anche lingue molto simili come italiano e castigliano per entrare in un proficuo contatto richiedono o una reale conoscenza reciproca o la messa in atto di un processo traduttivo. L’alternativa sarebbe quella di testi che non dicono praticamente più nulla, libri in qualche modo del tutto “trasparenti”, o di scatole a forma di libro che possono contenere prodotti di vario tipo, ma non testi per la lettura. Non si tratta, naturalmente, solo di prodotti introdotti dall’esterno, di autori stranieri che arrivano tradotti in italiano, ma anche di prodotti del tutto italiani che hanno però come unico fine quello di cavalcare una moda o un modello di sicuro successo commerciale… Osservare ogni settimana la classifica dei libri più venduti può in tal senso generare qualche mal di pancia. L’assoluta, deprimente riduzione dell’editoria più venduta al genere romanzo, e al suo interno al sottogenere “giallo” dice di un forte decadimento non solo culturale ma intellettuale dei lettori. Certo, se il massimo dell’impegno consueto è la simpatica “Settimana enigmistica” o le pagine di Facebook, il giallo sembrerà una lettura impegnata… Ben venga dunque Totti che col suo libro non solo ha conquistato la vetta delle vendite, e anche con numeri assolutamente eccezionali. Invece, la globalizzazione dei mercati editoriali porta a esempio alla riproposta dello stesso titolo in molteplici edizioni dalle dimensioni e dai costi assai diverse, poste in vendita in contemporanea, per coprire molteplici fasce di acquirenti (e saturare il mercato). È evidente che fenomeni di questo tipo presuppongono la gestione di testi in formato digitale che vengono riprodotti (se vengono stampati) su carta a seconda della necessità momentanea, con il totale superamento dell’idea di un prodotto cartaceo realmente pensato. Si tratta quindi di oggetti anche graficamente e “matericamente” di bassissima qualità. Eppure il tema (connesso sì ma non esclusivamente al momento commerciale) è davvero quello della capacità del libro di attrarre, interessare, nutrire il lettore. I prodotti editoriali sono necessari, ma non indispensabili: leggere è sempre una scelta. Allora è qui che va posto l’accento, perché a fianco di un’idea di globalizzazione dei mercati editoriali come omologazione culturale, si deve dire che il libro in tutta la sua varietà, è invece il motore della coscienza e dell’identità personali: siamo in larga parte ciò che leggiamo! E la recente riedizione negli Oscar Ink della graphic novel di Bradbury e Hamilton dedicata a Fahrenheit 451 può essere una bella occasione per riflettere sul tema. Per questo occorre ricordare che tutto il progresso della cultura si basa non sulla chiusura ma sull’apertura, il contatto, lo scambio. Anni fa il card. Angelo Scola lanciò l’idea del meticciato culturale. Anche i libri (e proprio nella loro valenza di conoscenza reciproca che supera ogni frontiera) sono il miglior esempio del cammino che si può compiere come capacità di comprensione del reale, di sguardo serio e critico sulla realtà. Allora alla faccia di Trump e di tutti i sovranisti, l’esempio con cui chiudere è quello di un personaggio dei cartoons che ha rappresentato l’idea stessa di “unione delle diversità” e superamento dei confini, il piccolo Speedy Gonzales, il topino messicano che voleva entrare negli States… (i miei nonni trentini erano in realtà dei cittadini austroungarici, ma italofoni, finiti a Pittsburgh a costruire le incastellature in legno per le miniere di carbone in mezzo a un’intera colonia di russi: siamo tutti discendenti di migranti!). – Montag

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

numero 048, dicembre 2018

(chiuso il 17 dicembre 2018)

ISBN 9788881327645

disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)

 

a cura del

CRELEB - Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca

 

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

 

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Arianna Leonetti, Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi (capo-redattore)

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it