L’Almanacco

  Bibliografico

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 


45, marzo 2018

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

   Sommario

 

 

v Per una storia della biblioteconomia

     di Mauro Guerrini………….………………... .....p. 1

v Recensioni.…………………………………....p. 3

v Spogli e segnalazioni………………  …...p. 11

v (indici di recensioni e segnalazioni)……….…p. 28

v In memoriam Francesco Malaguzzi

     e Raimondo Turtas…  …………………..p. 28

v Cronache convegni e mostre………..p. 31

v Taccuino………………………………………..p. 33

v Postscriptum…………………………..…….p. 42

 

 
🎂
Il n° 45 dell’Almanacco
è chiuso oggi 14 marzo 2018,
95° compleanno
di Dennis E. Rhodes
AUGURI!!!
 
 

 

La questione

 

Per una storia della biblioteconomia

 

di Mauro Guerrini

S

crivere una storia della biblioteconomia analoga alle più familiari storie della filosofia, della storia, della letteratura, della musica, dell’arte in cui al centro vi siano le persone che sono state protagoniste, le idee che hanno concepito e i linguaggi elaborati: questo è il filo rosso che ha sotteso la redazione dei saggi in parte già editi e in parte scritti per l’occasione che compongono De Bibliothecariis, il cui sottotitolo, è proprio persone, idee, linguaggi.1 Una storia parziale segnata da una selezione di autori considerati vicini sul piano teorico e pragmatico, basata, appunto, su persone (i bibliotecari-studiosi e gli studiosi di biblioteconomia), idee (i loro contributi alla biblioteconomia) e linguaggi (i sistemi espressivi, la forma di condotta comunicativa con cui le persone hanno trasmesso il loro sapere). Una rilettura critica dell’opera di figure significative di bibliotecari, italiani e (prevalentemente) di ambito anglosassone che hanno avuto attenzione per la dimensione professionale e per l’elaborazione di linguaggi catalografici innovativi; una discussione su questioni decisive nell’evoluzione disciplinare della biblioteconomia, che, fedele a se stessa e alle proprie vocazioni fondative, è da sempre interpellata a riflettere sulle modalità più adeguate per declinare e perseguire le proprie finalità. Nell’ attività del bibliotecario, che è in primo luogo un intellettuale con una profonda formazione culturale, la dimensione tecnica, essenziale per lavorare con competenza, non può prescindere o separarsi dall’impegno, dall’attenzione ai diritti civili e al modo in cui questi vengono vissuti e praticati nell’ambito della comunità d’appartenenza. La consapevolezza dell’utilità sociale della professione bibliotecaria, infatti, si fonda su un progetto culturale e su un insieme di conoscenze tecniche. La dimensione tecnica della professione è, pertanto, fortemente collegata e conseguente alla dimensione culturale ed etica, alla deontologia professionale e ai valori della biblioteca. Garantire l’accesso alle informazioni non può essere limitato alla ‘nostra’ biblioteca, ma è una responsabilità che riguarda il territorio dove viviamo e dove operiamo, guardando ai nostri colleghi che possono trovarsi in situazioni più difficili della nostra e soprattutto alle persone che si trovano in difficoltà nell’esercitare i propri diritti. La biblioteca deve saper parlare a tutti, ma non deve rinunciare a proporre elevati livelli culturali e proposte alternative rispetto ai consumi di mercato. La trasmissione della conoscenza registrata contribuisce alla libertà, ai diritti, al benessere di tutti. Investire in biblioteche significa, dunque, investire per la democrazia, lo sviluppo economico e la qualità della vita. Tra i bibliotecari italiani tra Otto e Novecento Guido Biagi, Virginia Carini Dainotti, Emanuele Casamassima, Francesco Barberi, Luigi Crocetti, Diego Maltese, Carlo Revelli e Alfredo Serrai hanno rappresentato al meglio la professione e la figura del bibliotecario-studioso. La ‘grande tradizione’ – che, per Michael Gorman inizia da Antonio Panizzi e prosegue con Charles Jewett, Charles Ammi Cutter, Melvil Dewey, S.R. Ranganathan per giungere a Seymour Lubetzky – è un riferimento costante, tradizione che, aggiornata, non può non comprendere Akos Domanovsky (tra i maggiori bibliotecari-studiosi del Novecento) e i contemporanei Elaine Svenonius, Tom Delsey e Barbara Tillett (gli ultimi due allievi di Elaine) che hanno concepito nuovi linguaggi, con la centralità delle relazioni bibliografiche che ha originato FRBR (Functional Requirements for Bibliographic Records) e il concetto di navigare tra le entità opera, persona, soggetto (e le alter dei gruppi 1, 2 3 di FRBR). Si tratta di protagonisti che rappresentano l’espressione più alta dell’ elaborazione biblioteconomica in differenti specificità nazionali, culturali e temporali, da cui è discesa una costante evoluzione dei percorsi formativi bibliotecari e un rafforzamento dei valori della professione. Il quadro di riferimento per comprendere e interpretare le problematiche biblioteconomiche è, come sempre, il confronto con le tradizioni internazionali, a partire dal continente europeo, proprio perché la professione ha oggi un impianto teorico e una dimensione operativa di valore globale. Le voci biografiche richiamano alle finalità alte della biblioteca e del lavoro di chi vi opera come professionista. Antonio Panizzi, per esempio, asseriva un principio radicale e rivoluzionario per l’Inghilterra dell’Ottocento, secondo il quale il diritto d’accesso all’informazione – indipendentemente dai dislivelli sociali ed economici – doveva essere garantito a ogni cittadino. Charles Jewett, a metà Ottoocento affermava che chi sceglie i libri per una biblioteca ne diventa responsabile di fronte all’intero paese. S. R. Ranganathan ha prefigurato funzioni e servizi bibliotecari resi non genericamente a tutti, ma a ciascuno, a ciascuno inteso come persona, con una propria storia e una propria soggettività; pertanto un servizio reso in modo personalizzato; per questo egli testimonia tuttora un’etica professionale e di condotta personale forse senza uguali nella storia della biblioteconomia. Michael Gorman, autore de I nostri valori: la biblioteconomia nel XXI secolo, ritiene che non sia possibile discutere dei valori della biblioteca senza connotarla idealmente, con un procetto concettuale che l’astragga dalla contingenza; divenuta entità, la biblioteca non solo non viene turbata dall’innovazione tecnologica, anzi tramite essa ampia le potenzialità delle sue funzioni e servizi, e assume connotazioni architettonicamente e storicamente diverse che la trasformano continuamente adeguandola alle sempre nuove necessità degli utenti. Ai compiti tradizionali, per esempio, si è aggiunto il ruolo essenziale e distintivo di fornire (e guidare) l’accesso all’informazione bibliografica per chi, socialmente e tecnicamente, non ha la possibilità di accedervi e di valutarla autonomamente: da qui l’importanza dell’information literacy in quanto capacità di discernere tra varie proposte. Il servizio di reference – che Ranganathan considera il più importante tra quelli svolti dalla biblioteca – assume un ruolo sempre più importante e acquista nuova dignità dovendo assolvere il delicato compito di guidare gli utenti nell’universo delle risorse online. I bibliotecari più sensibili e competenti hanno la capacità di far evolvere il concetto di biblioteca, com’è sempre avvenuto nella storia, perché essa sappia porsi in modo dinamico, appropriato, funzionale e autorevole nell’ecosistema culturale e tecnologico che muta costantemente; secondo la lezione ranganathiana, infatti, library is a growing organism, una struttura e un servizio che si evolvono plasmandosi sulle reali esigenze dei lettori. L’idea di biblioteca implica la necessità di ribadire i suoi fondamenti costitutivi e, nello stesso tempo, l’esigenza di attualizzarli alla luce di un contesto sociale e tecnologico sempre in evoluzione. La figura del bibliotecario rafforza la sua specificità nella continua attualizzazione dei temi fondanti la professione: la costruzione e lo sviluppo delle raccolte, la catalogazione, il reference, la gestione razionale della biblioteca. Alla base della professione bibliotecaria vi è lo statuto etico e civile in quanto presidio di spazi di uguaglianza e di libertà e quale garanzia di una cittadinanza critica: un dialogo e un confronto indifferibile su questioni centrali, quali la capacità di trovare un rapporto virtuoso tra universo bibliografico, biblioteca e strumenti d’informazione e servizio ai lettori; di superare la sovrabbondanza dispersiva delle informazioni e favorire l’individuazione di ciò che l’utente desidera trovare; l’ambivalenza della dimensione digitale; il digital divide; l’ organizzazione complessiva dell’informazione bibliografica che deve fare i conti con le problematiche e le sfide dell’era digitale.

 

1 Mauro Guerrini, De Bibliothecariis: persone, idee, linguaggi, premessa di Luigi Dei, prefazione di Paolo Traniello, presentazione di Graziano Ruffini, a cura di Tiziana Stagi, Firenze, Firenze University Press, 2017, pp. 484 (Studi e saggi; 174). € 19,00, ISBN 978-88-6453-555-5 (print). ISBN 978-88-6453-559-3 (online PDF). ISBN 978-88-6453-560-9 (online EPUB).

 

 

 

SCUOLA ESTIVA

Antiquariato e collezionismo librario:

storia e metodo

 

Torrita di Siena, Residence Il Convento, 27-30 agosto 2018

 

Vedi programma nel Taccuino

 

Recensioni

045-A De Maria (Carlo), Le biblioteche nell’Italia fascista, Milano, Biblion edizioni, 2016 (‘Storia, Politica, Società’, 37), pp. 358, ISBN 978-88-98490-59-2, € 25. Il ventennio, che vide l’Italia sotto il governo fascista, segnò per le istituzioni pubbliche un periodo di cambiamenti e di innovazioni, quali non si erano avute durante la precedente amministrazione liberale. Tale fatto non fu limitato solo allo Stato italiano, ma lo si deve inquadrare in una più vasta esigenza di carattere anche sociale, che aveva investito più generalmente le nazioni democratiche occidentali dopo la Prima guerra mondiale. Nel settore specifico delle biblioteche, l’ amministrazione fascista rappresentò indubbiamente un momento di cambiamento rispetto all’ impostazione precedente, accogliendo in parte anche indicazioni provenienti dalla parte più avanzata della biblioteconomia italiana dell’epoca. Il primo cap., L’assetto amministrativo prima del 1926 e il nuovo corso fascista (pp. 19-80) prende il via dal ruolo molto debole che ebbe l’amministrazione delle biblioteche sin dalla nascita del Regno d’Italia, in quanto struttura accessoria nelle varie divisioni e direzioni generali del Ministero della Pubblica Istruzione. Con l’istituzione della Direzione generale accademie e biblioteche col regio decreto 7 giugno 1926 n. 944 e poco dopo della Commissione centrale delle biblioteche (con sola funzione consultiva), per la prima volta vennero prese in considerazione le opinioni della élite tecnico-specialistica del mondo bibliotecario da parte di un governo italiano, mettendole contestualmente in relazione con la parte maggiormente colta della burocrazia nazionale. Non suona un caso infatti che nella primavera del 1930 venisse formata l’Associazione dei bibliotecari italiani (dal 1932 denominata Associazione per le biblioteche, oggi AIB) su impulso diretto della Direzione generale, assistendo all’avvio di un processo di professionalizzazione della categoria a partire dal riconoscimento del ruolo degli operatori, ma anche a un miglioramento qualitativo nella formazione. Risulta ovvio che un tale interesse nei confronti dell’organizzazione della cultura (anche nei confronti degli archivi e delle belle arti) da parte del regime fascista non fosse fine a se stesso, ma da inquadrarsi in una più vasta visione propagandistica e di controllo della cultura stessa. E infatti l’istituzione dell’Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche, avvenuta nel 1932, fu il punto di arrivo di un lungo processo volto alla riorganizzazione delle biblioteche “di base”, che negli intendimenti sarebbero dovute essere presenti in ogni Comune italiano con una funzione di formazione permanente (orientata nel senso voluto dal regime) per ragazzi e adulti, oltre alle Soprintendenze bibliografiche che sovrintendevano alle biblioteche locali nelle aree geografiche deputate. Il secondo cap., I problemi del personale. Concorsi, organici e impiego femminile (pp. 81-169), parte dal blocco delle assunzioni patito dal comparto delle biblioteche nel periodo tra il 1926 e il 1930, blocco che andò poi attenuandosi per poi invece vedere un incremento del personale dalla metà degli anni Trenta, comunque insufficiente nel reggere il passo rispetto al contemporaneo ammodernamento degli istituti bibliografici. Interessante risulta il rapporto dialettico molto evidente avvenuto tra il Ministero dell’Educazione Nazionale, che chiedeva maggiori incrementi degli organici, e invece la forte resistenza del Ministero delle Finanze, riluttante a ogni tipo di concessione economica. In questo caso l’indagine archivistica è riuscita a dimostrare come l’amministrazione del regime non fosse così monolitica, visto che nei confronti tra le due parti a più riprese vennero coinvolti anche il Consiglio di Stato e lo stesso Partito nazionale fascista, interessato allo sviluppo delle biblioteche popolari. Una nota merita l’esame dell’apporto femminile alla professione: alla fine del 1940 nelle biblioteche governative la presenza di donne tra il personale di concetto e direttivo sfiorò il 60%, dato in netta contro-tendenza rispetto alle altre branche dell’ amministrazione pubblica. L’ultimo cap., Legislazione antiebraica e biblioteche (pp. 171-223), tratta della metodologia e dei provvedimenti applicati nel mondo delle biblioteche italiane nella persecuzione perpetrata nei confronti del personale di origine ebraica a partire dall’estate del 1938. Infine a chiudere il vol. l’appendice documentaria (pp. 227-335), ricca di statistiche e di documentazione tratta in buona misura dall’Archivio Centrale dello Stato. Si tratta quindi di una ricerca approfondita della documentazione di tipo amministrativo-istituzionale dal peculiare punto di vista degli organi ministeriali, che porta nuovi elementi per una più completa comprensione dell’evoluzione generale delle biblioteche italiane nella storia dello scorso secolo. – M.C.

045-B Ganda (Arnaldo), L’Umanesimo in tipografia. Alessandro Minuziano e il genero Leonardo Vegio editori e stampatori (Milano, 1485-1521), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2017 (Temi e testi, 161), pp. XX e 495, ill. b/n, ISBN 978-88-9359-072-3, € 48. L’a., che ha dedicato una lunga carriera di studioso all’editoria milanese del Quattro e del Cinquecento, torna sul tema offrendo con questo vol. un ampio profilo biografico, documentario e tipografico di uno dei protagonisti dell’editoria lombarda del Rinascimento: Alessandro Minuziano. Quest’ultimo, più volte incautamente accostato ad Aldo Manuzio (ma si vedano le più accorte osservazioni di Carlo Dionisotti, Notizie di Alessandro Minuziano, in Miscellanea Giovanni Mercati, IV, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1946, pp. 327-372) fu valente umanista, editore e infine tipografo, contribuendo in maniera più che significativa alla vita culturale milanese dell’ultimo Quattro e del primo Cinquecento. Originario di San Severo, in Puglia, Minuziano giunse nel capoluogo lombardo negli anni Ottanta del Quattrocento, dopo essere transitato per Fermo e per Venezia, mantenendo però alcuni beni di famiglia a Manfredonia, San Giovanni Rotondo e altre località della Capitanata. Una delle figlie di Minuziano, Camilla, sposò Leonardo Vegio, che dai primi anni del XVI secolo collaborò in maniera significativa all’attività tipografica ed editoriale del suocero, di cui diresse anche l’officina, dedicandosi contemporaneamente anche a numerose altre attività. Dopo una breve premessa che mira a inquadrare Minuziano negli studi precedenti (ma è solo tratteggiato sullo sfondo il contesto della cultura umanistica milanese in cui egli si inserisce, per cui si può far riferimento alla voce di Paolo Pellegrini, in DBI, LXXIV, 2010), vengono offerte due ampie e dettagliate biografie di Minuziano e Vegio, per poi passare a descrivere, in quattro brevi capitoli, l’attività editoriale e tipografica dei due nelle varie fasi. Seguono un capitolo sui canali commerciali dei due editori-tipografi e un epilogo sugli ultimi anni e la morte di Minuziano. La parte più cospicua del volume è costituita dal nutrito apparato di appendici. Si pubblicano, infatti, gli oltre duecento documenti riguardanti il Minuziano (trascritti secondo i dettami di Giampaolo Tognetti, Criteri per la trascrizione di testi medievali latini e italiani, Roma, [Ministero per i beni culturali e ambientali], 1982) conservati presso l’Archivio di Stato di Milano (pp. 163-383). A questi seguono la trascrizione integrale delle lettere di Alessandro Minuziano secondo il manoscritto Milano, Biblioteca Braidense, Cod. AD. XI. 31 (pp. 385-430), già parzialmente edite da Dionisotti, e da ultimo gli annali tipografici di Minuziano (pp. 431-472), corredati da un indice degli autori e da uno dei dedicatari, editori, stampatori, commentatori, revisori, curatori, traduttori (posti però ciascuno in un distinto elenco). Da questo punto di vista l’a. si conferma impareggiabile indagatore degli archivi, da cui sempre sa estrarre preziose informazioni, utili a precisare i silenzi, totali o parziali, dei libri. Dalle pagine del vol. vengono meglio precisati, per esempio, i rapporti di Minuziano con i tipografi che a più riprese lavorarono per lui, il funzionamento dell’officina tipografica che avviò nel secondo semestre dell’anno 1500, i suoi contatti commerciali e l’approvvigionamento di carta. Emerge, inoltre, una edizione sconosciuta, databile ante 16.XI.1509, conservata presso l’Archivio di Stato di Milano, allegata a un contratto stipulato da Minuziano e Vegio con i carmelitani Franceschino Liori e Battista da Candia per la stampa di due edizioni realizzate con il medesimo carattere (scheda M-AT 42). Che questa edizione sia sopravvissuta solo fortunosamente non stupisce, trattandosi di un testo scolastico in 4° di un unico foglio tipografico, con l’alfabeto e alcune preghiere latine. Tanto si può oggi sapere sulla biografia e l’attività del Minuziano, con particolari anche ridondanti, quanto sul versante bibliografico il lavoro non risponde a pieno ai desiderata. Gli annali proposti dall’a. descrivono l’attività editoriale che il tipografo umanista pugliese svolse a partire dal 1486 e per circa trentacinque anni, impegnandosi soprattutto, ma non esclusivamente, nel mercato dei classici latini e della letteratura umanistica. Le edizioni, minimamente descritte dal punto di vista bibliologico, sono presentate cronologicamente, suddivise però in tre sezioni: prima le stampe di cui Minuziano fu editore (dal 1486 al primo semestre 1500, con la sigla M-AE, premessa al numero progressivo, 9 edizioni); poi quelle stampate da Minuziano nella sua officina (dal secondo semestre 1500 al 1521, sigla M-AT, 81 edizioni), da ultimo quelle “discusse”, attribuite al Minuziano solo da alcuni repertori (sigla M-ED, 20 edizioni). Seguono le edizioni di cui fu responsabile Leonardo Vegio (V-AT, 30 edizioni). Ora, gli annali tipografici e uno studio così ampio, anche a livello documentario, dovrebbero consentire proprio di risolvere le situazioni bibliograficamente problematiche, altrimenti risulta solo un pur utile esercizio di elencazione. Non pare, infatti, che l’abbondante messe archivistica aggiunga più di tanto alle precedenti acquisizioni bibliografico-catalografiche. Nelle schede compaiono solo – se bene si è conteggiato – 5 o 6 rimandi ai documenti, laddove si precisa meglio il nome di un editore (ma in un caso sono ignoti “presbiteri”: M-AT 18, ovvero il raro Missale Ambrosianum, 1505, Edit16 on line CNCE 11507) o una data nell’ordine di giorni (si prenda il Terenzio, del 1514, Edit16 on line CNCE 55260, datato al colophon «idibus aprilis», cioè 13 aprile, ma terminato dopo il 15). Soprattutto l’analisi documentaria non consente di far luce su alcuno dei casi problematici. Qui andava forse inserito, o almeno discusso, il caso del Bartolomeo Soccini, Scripta super varios titulos iuris, [Milano, Giovanni Angelo Scinzenzeler e Alessandro Minuziano] per Giovanni Giacomo da Legnano, [circa 1505] (ISTC is00603900, su cui si veda il saggio di Dennis E. Rhodes, Accertamenti su un presunto incunabolo: Hain 14842, «La Bibliofilia», LXXXVI, 1984, pp. 143-8), edizione non rappresentata nelle biblioteche italiane (e dunque non in IGI né in Edit16). Maggiore cautela meritava anche l’Orazio, Opera, del 1501 (Edit16 on line CNCE 22673, scheda M-AT 6) di cui non si conoscono esemplari, ma la notizia dell’edizione (ripresa a sua volta da Ennio Sandal) è data da Panzer sulla base della recensio anteposta all’edizione ovidiana di Christoph Willelm Mitscherlich, 2 volumi, Leipzig 1800, che si limita a indicare l’edizione con il commento «Repetita ex. ed. a. 1486» (I, p. LXXVI). Viene il dubbio che possa trattarsi di un fantasma bibliografico, considerando anche che esistono due edizioni ovidiane di Minuziano, una del 1486 e una del 1502. Chiude il vol. un generale indice dei nomi di persona, delle località e delle cose notevoli. – L.R.

045-C Manuzio (Aldo), Lettere prefatorie a edizioni greche, a cura di Claudio Bevegni, con un saggio introduttivo di Nigel Wilson, Milano, Adelphi Edizioni, 2017 (‘Biblioteca Adelphi’, 674), pp. 287, ISBN 978-88-459-3209-0, € 22. Pur essendo trascorsi ormai due anni dal cinquecentenario manuziano, Adelphi ci fa respirare ancora aria lagunare grazie alla traduzione e al commento di Claudio Bevegni delle quarantasette lettere prefatorie di Aldo Manuzio alle sue edizioni greche, a cui si aggiungono in appendice lo Statuto della Nuova Accademia (pp. 265-7) e la lettera prefatoria all’Euripide latino di Erasmo da Rotterdam (pp. 268-9). In verità, già nel 2015 Adelphi diede alle stampe un libello di 60 pp. intitolato proprio Lettere prefatorie a edizioni greche, anch’esso tradotto da Claudio Bevegni e accompagnato da un saggio di Roberto Calasso. La piccola e rara edizione uscì nell’anno del cinquecentenario con un’unica tiratura di appunto cinquecento copie numerate, senza sfuggire tuttavia alle recensioni. Di questa pubblicazione non è fatto il minimo cenno nel vol. del 2017, neppure nella Nota al testo (p. 43). È menzionata invece come punto di riferimento la traduzione di Nigel G. Wilson delle lettere prefatorie alle edizioni greche pubblicata a inizio 2016 (Aldus Manutius, The Greek Classics, The I Tatti Renaissance Library, Cambridge [Mass.] – London, 2016), accanto all’imprescindibile Aldo Manuzio editore. Dediche, prefazioni, note ai testi a cura di Dionisotti e Orlandi (Milano, Il Polifilo, 1975). Con l’edizione inglese il vol. Adelphi condivide alcune soluzioni testuali, le variazioni dell’ordine cronologico dei testi rispetto a Dionisotti-Orlandi, nonché la firma stessa del grecista britannico, autore di una corposa introduzione che sostituisce il saggio di Calasso (Manuzio editore e filologo, pp. 11-42). Da questo singolare succedersi e incrociarsi di ricorrenze commemorative, tirature limitate e contributi anglosassoni, nasce questa edizione italiana delle prefatorie aldine, tutta incentrata sulla produzione greca dell’editore di Bassiano. Il saggio di Wilson fornisce una panoramica completa delle vicende editoriali dei testi greci stampati da Manuzio, della cura filologica che egli desiderava fosse loro applicata e dei collaboratori di cui si circondava a tal scopo. Segue la succitata Nota al testo, in cui il curatore dichiara i criteri di traduzione (nel vol. non sono inclusi i testi in lingua originale) e scioglie le abbreviazioni bibliografiche. L’apparato di note è puntuale ed esaustivo, di fatto molto simile ai commenti di Dionisotti-Orlandi e di Wilson. I valori e gli errori del vol. sono già stati sottolineati nella bella recensione di Paolo Pellegrini comparsa il 7 gennaio su «Alias». Oltre a concordare con Pellegrini, vorrei aggiungere che alcuni aspetti di questa operazione editoriale suscitano in me alcune perplessità. Il primo dubbio riguarda la liceità di isolare nettamente una parte dell’attività di Manuzio, ancorché una delle più importanti. La marcata scarsità di riferimenti alle pubblicazioni aldine in latino e in volgare crea infatti la sensazione che queste siano una produzione alternativa, o mere contingenze all’interno del progetto editoriale greco dell’umanista laziale. Anche solo affiancando alla numerazione progressiva delle prefatorie la loro posizione all’interno del corpus complessivo, in cui sono sparse tra la I e la LXXXV, si sarebbe contestualizzata meglio la complessità del progetto editoriale-pedagogico di Manuzio, teso a pubblicare con cura i capisaldi della cultura greci, latini e pure volgari. Persino nel saggio di Wilson la scelta di stampare testi volgari è menzionata en passant, quando si accenna brevemente all’introduzione del formato tascabile. Dopo queste veloci notizie, il grecista informa subito che «Aldo tornò alla sua principale aspirazione di pubblicare edizioni di autori greci» (p. 27). La presenza di questa dicotomia netta e artificiale rende difficile consigliare il vol. a chi non conosca già abbastanza bene Aldo Manuzio: un lettore non esperto potrebbe interpretare la figura dell’editore laziale a Venezia come quella di un erudito stampatore di testi greci, che ha pensato di passare al formato tascabile e ha pubblicato anche qualche libro in latino e volgare (fatto qui ricordato pressoché in corrispondenza di momenti economicamente difficili per Manuzio). Sembrerà una sintesi impietosa, ma il rischio che si corre è proprio questo. Aggrava tutto la mancanza di una vera bibliografia iniziale o finale che non si limiti a indicare le edizioni precedenti, il Dizionario Biografico degli Italiani e l’Oxford Dictionary of National Biography. Sebbene si possa apprezzare l’idea di inserire poche ed essenziali citazioni bibliografiche nelle note, così che siano più fruibili e piacevoli, questo non deve prescindere dal fornire al lettore strumenti per approfondire l’argomento. A fronte di ciò, il mio secondo dubbio è: a quale lettore è rivolta l’iniziativa? Chi si avvicinerà per curiosità a Manuzio troverà nel vol. una visione parziale e talora semplificata (che sottolineo essere legata al metodo seguito e non alla focalizzazione in sé sulla produzione greca). Chi studia, invece, ha bisogno della bibliografia e dei testi in lingua originale, quindi continuerà a consultare l’edizione completa Dionisotti-Orlandi o, al massimo, la più recente sulle edizioni greche curata da Wilson. Tanto ormai tutti conosciamo un po’ di inglese – S.C.

045-D Meganck (Tine Luk), Erudite Eyes. Friendship, Art and Erudition in the Network of Abraham Ortelius (1527-1598), Leiden – Boston, Brill, 2017 (‘Studies in Netherlandish art and cultural history’, 14), pp. XXI + 324, ill. col., ISBN 978-90-043416-7-8, s.i.p. L’elegante vol. è il risultato della tesi di dottorato condotta dall’a. presso il Dipartimento di Arte e Archeologia dell’Università di Princeton nel 2003, sotto la guida di John Pinto e Anthony Grafton. Il titolo del lavoro – Erudite Eyes – prende spunto da una missiva inviata dall’orientalista spagnolo Benedictus Arias Montanus all’amico Abraham Ortelius: tra le righe della corrispondenza, focalizzata soprattutto su opinioni e accordi a riguardo di scambi di oggetti d’arte, mappe, ritratti, gemme, curiosità naturali e oggetti d’antiquariato, emerge la stima del Montano nei riguardi della raffinata cultura e gusto dell’amico che viene appunto lodato per i suoi “erudite eyes” – termini ripresi dall’opera di Cicerone Paradoxa stoicorum – che gli permettevano di raccogliere i migliori oggetti d’arte realizzati con i più svariati materiali e le più diverse tecniche. Il complemento del titolo – Friendship. Art and Erudition in the Network of Abraham Ortelius – parla invece proprio di quello che il percorso tracciato dall’a. nei vari capitoli del libro (percorso anticipato da questa missiva citata dall’a. in apertura del vol.): una ricostruzione dei diversi contatti intrecciati da Ortelius nel corso della sua vita, in relazione all’arte e all’erudizione. Ortelius è noto per la monumentale opera del Theatrum orbis terrarum, venuta alla luce ad Anversa nel 1570, che si proponeva di raccogliere e ordinare in un formato unitario le migliori mappe del mondo conosciuto disponibili, opera per la quale avviò una serie di numerosissimi contatti con vari eruditi e viaggiatori del tempo – attraverso tutta l’Europa – al fine di ottenere mappe delle loro regioni. Il lavoro dell’a., lasciando da parte l’ampiamente studiato Theatrum, si concentra proprio su tutta quella serie di contatti che Ortelius fu in grado di intrattenere con artisti, eruditi, scrittori: dal pittore Pieter Bruegl all’umanista Justus Lipsius. Nodo centrale dei contatti intessuti da Ortelius è quello con il mondo dell’ antiquariato, al quale l’a. dedica il primo capitolo. Il vol., corredato da bellissime riproduzioni fotografiche di mappe, libri e oggetti d’arte, è infatti diviso in sette capitoli che – sulla base della corrispondenza dell’Ortelius e sul suo Album amicorum (sfortunatamente non si è conservato alcun inventario della collezione dell’Ortelius) – ricostruiscono diverse sfere del network europeo istituto dal personaggio. Il primo capitolo (The Antiquarian Network as Trading Zone, pp. 15-35) ricostruisce le varie interazioni di Ortelius con diversi antiquari europei: dalla Germania, alla Gran Bretagna, alla Francia fino all’Italia. Il secondo capitolo (Local Antiquities, pp. 37-63) si sofferma invece su alcuni progetti realizzati da Ortelius assieme ad altri amici eruditi (tra cui Hubertus Goltzius, Marcus Laurinus e Johannes Vivianus), in relazione allo studio di alcuni siti archeologici ed edifici architettonici locali dei Paesi Bassi. Questi studi trovarono esito in varie incisioni e, in particolare, in un’opera, l’Itinearium, scritto da Ortelius e Vivianus (pubblicato presso Plantin ad Anversa nel 1584), testo nel quale si ripercorre il percorso e le osservazioni fatte sui vari siti nel corso del loro viaggio da Anversa fino a Liegi. Il terzo capitolo (Illuminating History, Imagining Antiquity, pp. 65-89), facendo un po’ da contraltare al secondo, si sofferma su come gli artisti e gli umanisti – andando oltre la descrizione di un passato, visibile solo in base a dei resti – stabilissero delle rappresentazioni “immaginarie” di come dovevano presentarsi ab antiquo i luoghi e i monumenti presi in considerazione. In questo capitolo ci si concentra in particolar modo sul dialogo, volto appunto a tracciare un metodo utile a illustrare il passato così come sarebbe stato in origine, instaurato tra Ortelius e il grande umanista Justus Lipsisus. Il quarto capitolo (Comparing Cultures, pp. 92-127) si concentra invece sull’interesse dell’Ortelius per le antiche culture, interesse alimentato da due artisti amici del personaggio: Joris Hoefnagel e Lucas d’Heere che, viaggiando per varie ragioni attraverso l’Europa, “raccontarono” in forma di libri illustrati varie e differenti culture, in un’ottica comparativa e storica. Il quinto capitolo (Marketing Art and Erudtion, pp. 130-155) – riconoscendo come questa sete di conoscenza che attraversava l’Europa, connessa con le nuove scoperte geografiche – alimentasse un vasto mercato di oggetti d’arte. L’a. individua in Ortelius uno dei protagonisti di questo sistema di marketing: non solo come acquirente, ma anche e soprattutto come consulente per altri membri meno esperti del network o per i commercianti stessi.  Il sesto capitolo (Ancient and Moderns in the Arts, pp. 158-193) si sofferma invece sull’ibridismo degli interessi (e di conseguenza delle collezioni) del circolo di intellettuali e artisti che gravitava attorno a Ortelius: all’interesse per le antichità si affiancava una volontà di raccogliere anche opere della modernità (in un’ottica di definizione dell’identità locale), così come a oggetti prettamente naturali si accostavano artefatti di vario genere. Il settimo e ultimo capitolo (Art and Erudition as Friendship, pp. 196-213) si sofferma invece sul legame di amicizia che correva tra questi personaggi, qui indagato attraverso la realizzazione l’uno per l’altro di ritratti e, in particolare riguardo a Ortelius, si parla del suo Album amicorum. Chiudono il vol. un’appendice con testi dell’Ortelius e di altri eruditi citati nel testo, la bibliografia e l’indice generale. – A.T.

045-E Montagner (Luca), L’antiquariato Hoepli. Una prima ricognizione tra documenti e cataloghi, premessa di Giancarlo Petrella, Milano, EduCatt, 2017, pp. 221, ill. b/n, ISBN 978-88-9335-230-7, € 12. Il procedere della conoscenza del patrimonio bibliografico rende mano mano disponibile un sempre maggior numero di informazioni che consentono di ricostruire le storie degli esemplari e delle raccolte, i loro passaggi di mano. A questo proposito si deve segnalare, in tempi recenti, un crescente interesse al mondo del collezionismo e del commercio librario: recenti pubblicazioni, giornate di studi passate (si pensi al convegno lucchese dedicato a Giuseppe Martini svoltosi nel 2014, gli atti del quale sono appena usciti) e future (al tema sarà dedicata l’annuale Scuola Estiva organizzata dal CRELEB e dalla Società Bibliografica Toscana, si veda il programma nella sezione Taccuino di questo AB) stanno collocando al centro dell’attenzione figure fin qui poco considerate, pur essendo invece state protagoniste assolute, tra Otto e Novecento, della storia culturale italiana e non solo. A loro, infatti, è spesso spettato il ruolo di attori principali nello spostamento di intere raccolte librarie o di singoli volumi; tra le loro mani sono passate alcune delle più preziose collezioni, allestite da appassionati bibliofili. In questo contesto si colloca il vol. dedicato alla Libreria Antiquaria Hoepli: se infatti l’attività della casa editrice milanese è stata sufficientemente oggetto di studi e ricostruzioni, molto meno nota è quella della sezione antiquaria, che pure svolse un ruolo importante nel commercio librario del XX sec. Dopo un primo cap., che introduce la figura del fondatore Ulrico ricostruendone le vicende che lo portarono da Tuttwil in Svizzera a Milano, il secondo è dedicato proprio alla sezione antiquaria: dai primi passi, caratterizzati dall’attività del primo responsabile Augusto Stülpnagel, all’arrivo di Mario Armanni, fino alla figura di Erardo Aeschlimann, il settantennio (abbondante) di attività della Libreria antiquaria è ricostruito soprattutto attraverso una serie di documenti, molti dei quali, come quelli attualmente conservati presso la Camera di Commercio di Milano, fino a oggi praticamente ignoti e tuttavia di grande importanza vista anche la pressoché completa perdita dell’archivio storico di Hoepli, quasi interamente distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale. Di tali documenti sono pubblicati ampi stralci, soprattutto relativi agli ultimi anni della Libreria Antiquaria. Non mancano inoltre i riferimenti ai cataloghi di vendita pubblicati dalla sezione antiquaria, ieri strumenti imprescindibili per l’attività commerciale della libreria, oggi preziose fonti di informazioni per ricostruire lo spostamento degli esemplari. Ma di questo si dirà tra poco. Il terzo cap. del vol. è un case of study che permette di comprendere il peso dell’azione di librai e antiquari nel determinare le vicende di singoli esemplari o intere collezioni; l’a. segue le sorti di un piccolo nucleo di romanzi cavallereschi facenti parte della prestigiosa raccolta di Gaetano Melzi, in parte passati nelle mani del libraio antiquario Tammaro de Marinis, il quale a sua volta ne cedette alcuni alla Libreria Antiquaria Hoepli, che li mise in vendita nel 1940 inserendoli in un ampio catalogo dedicato proprio alla letteratura cavalleresca. La raccolta sarebbe poi stata venduta in blocco, per precisa volontà della stessa Hoepli, all’ingegnere Daniele Castiglioni, che ne fece dono alla Biblioteca Nazionale Braidense, dove ancora oggi è conservata. Il cap. è introdotto da una ricostruzione delle vicende che portarono alla pubblicazione di una Bibliografia dei romanzi cavallereschi italiani, edita una prima volta nel 1829, poi ampiamente riveduta e riproposta nel 1838 e infine nuovamente pubblicata nel 1865: l’autore, seppur occulto, delle prime due edizioni fu proprio Gaetano Melzi, mentre l’edizione del 1865 fu realizzata dal libraio milanese Paolo Tosi; oltre a riportare la querelle che interessò le varie redazioni dell’opera, la bibliografia (anzi le bibliografie del ’38 e del ’65) sono utilizzate per verificare quali esemplari fossero registrati come appartenenti alla raccolta melziana; questo dato è confrontato con quanto segnalato dal catalogo Hoepli del 1940, operazione che permette all’a. di identificare un piccolo numero di volumi (oggi alla Braidense) come certamente appartenuti a Giacomo Melzi, pur in assenza di qualsiasi evidenza di tale provenienza sui libri stessi. Inevitabile quindi che il quarto e ultimo cap. sia dedicato ai cataloghi d’antiquariato Hoepli. Questo infatti consiste in un elenco di tutti i cataloghi a oggi conosciuti pubblicati dalla libreria milanese tra il 1922 e 1963, elenco che aggiorna e implementa un precedente studio (Fiorenza Subert, 1992). A ogni catalogo è dedicata una scheda che segnala la presenza dello stesso nei fondi dell’Università Cattolica di Milano (arricchitisi recentemente della raccolta di cataloghi di antiquariato appartenuta al libraio Francesco Radaeli) e nei fondi della Braidense; seguono i riferimenti al citato studio di Fiorenza Subert e al catalogo di SBN. Chiudono la scheda alcune annotazioni. L’elenco dunque da una parte ricostruisce l’attività commerciale della Libreria, dall’altro fornisce preziose informazioni in merito alla localizzazione dei cataloghi in ambito milanese, segnalando inoltre il numero di pagine e la presenza o meno di illustrazioni; il catalogo è qui presentato come frutto del lavoro del libraio antiquario (e quindi testimonianza storica del suo operare) e insieme come fonte di notizie particolari, non sempre reperibili altrove. Il vol. vuole quindi essere soprattutto una premessa a una più approfondita analisi dei cataloghi di antiquariato, pur senza sottovalutare l’apporto dato alla ricostruzione delle vicende storiche occorse alla sezione antiquaria della Libreria Hoepli. Soprattutto, però, ha il pregio di contribuire a puntare l’attenzione su un settore, quello del commercio antiquario, di non secondaria importanza per la conoscenza della circolazione del libro. – F.F.

045-F Petrucci (Armando), Letteratura italiana: una storia attraverso la scrittura, [a cura di Antonio Ciaralli], Roma, Carocci, 2017, pp. 726, ISBN 978-88-430-8547-7, € 59. Per chi, come chi scrive, né sia paleografo né tantomeno allievo dell’a., ma pure abbia a lungo coltivato con stima e attenzione la produzione di un tale maestro, sfiorandone persino l’amicizia, è ben noto e chiaro (bastava pensare ai saggi inclusi nella Letteratura italiana di Einaudi, o ricordare lo studio sull’autografo del Canzoniere petrarchesco) che una notevole fetta degli interessi di Petrucci si era mossa nell’ambito della produzione letteraria volgare della Penisola. Ma che tale attenzione potesse venire a costituire un quadro tanto ampio da costringere l’intelligente (quando discreto) curatore del presente, massiccio vol. alla scelta di solo 20 saggi tra i molti altri disponibili, stupisce (si veda la Nota alla pubblicazione, pp. 647-53). Un interesse e un’attenzione che si muovono lungo tutto l’arco dei molti anni di attività e studio dell’a. (i saggi raccolti vanno dal 1965 al 2001), testimoniata in modo sorprendente dalla Bibliografia degli scritti di Armando Petrucci, a cura di Marco Palma, Roma, Viella, 2002. Non è questa l’unica raccolta di scritti dell’a. (ricordo qui Scrivere e leggere nell’Italia medievale, a cura di Charles M. Radding, Milano, Sylvestre Bonnard, 2007), ma certo qui lo studioso della produzione scrittoria italiana troverà una vastissima materia di studio e riflessione. Senza la pretesa di ripercorrere tutte le linee di un vol. tanto ricco (e non solo per mole), basti indicare alcuni punti focali via via trattati: la natura del libro ms. – soprattutto volgare – per come viene affermandosi nell’Italia del tardo Medioevo; le differenze e i rapporti tra minuta, autografo e libro d’autore, cui si collega l’idea della scrittura del testo come atto creativo, non come semplice copia, spingendosi fino alla contemporaneità montaliana; la scrittura come pratica che si modifica nel tempo, così come si trasforma nel tempo la sua realizzazione concreta, il ms. prodotto; la capacità della paleografia di disegnare una storia e una geografia delle culture scritte. Fin qui i primi 6 saggi che costituiscono in qualche modo l’ossatura sintetica ed essenziale del percorso delineato. Da essi risulta evidente il contributo insostituibile fornito dall’a. che, superando con una scelta decisa la paleografia quale “disciplina di decifrazione delle scritture antiche” ha portato la disciplina a divenire davvero una storia della cultura scritta, come da lui più volte ribadito. Questa capacità di visione l’ha così portato a rompere vecchi schemi e superare vetuste fratture tra scritture in carta o in pietra, tra latino e vogare, persino tra libro ms. e libro a stampa. Non solo proprio in questo vol. compare un pionieristico saggio (datato 1965!) su un esemplare postillato della Commedia di Foligno, non solo vi traspare l’interesse per un soggetto qui non considerato, ma assai importante come il Viazo da Venesia al sancto Iherusalem, Bologna 1500 (vedi tav. 76 e pp. 210, 640, 714: dell’ed. Petrucci curò con Franca Nardelli l’anastatica, Roma, Edizioni dell’Elefante, 1972), ma all’a. si devono contributi fondamentali come la raccolta di studi Libri, scrittura e pubblico nel Rinascimento, Roma-Bari, Laterza, 1979, ma soprattutto l’ampia premessa all’edizione italiana di Lucien Febvre – Henri-Jean Martin, La nascita del libro, Roma-Bari, Laterza, 1977, da lui in qualche modo anche promossa. Certo, talvolta nel suo avventurarsi fuori dai sentieri e ai tempi che gli erano più familiari, l’a. ha usato troppo come grimaldello un approccio ideologico, ma di ciò si è reso in seguito perfettamente conto, segnalando così non solo la sua intelligenza, ma anche la sua onestà (vedi le sue Riflessioni conclusive, in La storia della storia del libro. 50 anni dopo “L’apparition du livre”. Atti del Seminario internazionale Roma, 16 ottobre 2008, a cura di Maria Cristina Misiti, Roma, s.n., 2009, pp. 97-8). Gli altri interventi pubblicati nel vol. riguardano alcuni casi singoli dotati di particolare pregnanza, dall’Indovinello veronese alle più antiche carte sarde, dalla scrittura mercantesca alle mani del cosiddetto Canzoniere vaticano (Vat.Lat. 3793), dagli autografi di Francesco da Barberino a quelli di Convenevole da Prato, dalle pratiche scrittorie di Francesco Petrarca a quelle di Giovanni Boccaccio, dalle scritture pubbliche fino alla scriptae di imitazione classica di Leon Battista Alberti. Il vol. è così suddiviso: pp. 7-409 i saggi, pp. 411-53 bibliografia, pp. 455-7 elenco dei luoghi originali di pubblicazione in ordine cronologico, pp. 459-62 le Note alle illustrazioni che accompagnavano i saggi pubblicati nella Letteratura italiana a cura di Alberto Asor Rosa, pp. 483-624 (= tavole 1-137 in b/n e colori), pp. 625-46 con le didascalie delle tavole, pp. 647-53 la citata Nota, pp. 655-76 indice dei nomi e dei luoghi, pp. 677-91 indice delle cose notevoli, pp. 693-706 indice dei mss. e degli stampati, pp. 707-14 indice delle opere citate, pp. 715-21 indice delle opere a stampa, pp. 723-6 crediti fotografici. Da notare in ultimo l’accuratezza dell’edizione e la pulizia dell’impaginato. – Ed.B.

045-G Tedesco (Alessandro), Itinera ad loca sancta. I libri di viaggio delle Biblioteche Francescane di Gerusalemme. Catalogo delle edizioni dei secoli XV-XVIII; presentazione di P. Francesco Patton; saluto di P. Lionel Goh; premessa di Edoardo Barbieri, Milano, Edizioni Terra Santa, 2017, pp. LXII, 363, ill. b/n, ISBN 978-88-6240-518-8, € 45. Qualche tempo fa la Nuova Rivista Storica dedicò un suo numero monografico a un tema tra i più affascinanti della storia culturale mediterranea: il pellegrinaggio cristiano in Terrasanta (Þ «AB» 041-E). Questo vol. era stato preceduto dalla pubblicazione, per i tipi della casa Olschki, della riproduzione anastatica con saggi critici dello splendido Codice Rustici, un manoscritto fiorentino del XV secolo in cui si narra di un ideale viaggio di devozione alla volta di Gerusalemme (Þ «AB» 038-D). La tematica del pellegrinaggio verso i luoghi santi della cristianità (e non solo) di fatto ha catturato in tempi recenti l’interesse di buona parte degli studiosi occidentali, e ciò per i più svariati motivi. Numerosi sono coloro che al giorno d’oggi indagano il rapporto tra i regni cristiani e il vicino oriente nell’età medievale, altri ancora i legami religiosi tra Europa e Terrasanta, la storia delle missioni, la cultura dei pellegrini, i commerci, i resoconti, la storia geografica, le origini e gli sviluppi dei conflitti culturali, la storia della tolleranza e molto altro. Il vol. che qui si recensisce ha, tra tanti, il pregio non indifferente di regalare al fruitore un percorso bibliografico e culturale che copre un notevolissimo ventaglio tematico, tale da toccare gran parte degli interessi e delle aree disciplinari che hanno fatto del viaggio verso i luoghi sacri il loro focus di analisi. E proprio un viaggio è quello che il lettore intraprende scorrendo queste feconde pagine, un viaggio all’interno di un patrimonio librario di tutto rispetto, un fondo specialistico eppure in continua crescita, ospitato all’interno delle biblioteche di due importantissime istituzioni religiose gerosolimitane: la Custodia Francescana di Terrasanta e lo Studium Biblicum Franciscanum. Il catalogo descrive infatti la sezione antica (XV-XVIII secolo) del fondo Itinera ad Terram Sanctam (ITS) della Biblioteca Generale della Custodia, come pure alcuni volumi relativi al medesimo argomento oggi facenti parte della raccolta bibliografica dello Studium. La biblioteca francescana di San Salvatore iniziò a raccogliere titoli dedicati ai viaggi verso i luoghi santi probabilmente agli inizi del XX secolo. È noto infatti che il bibliotecario e studioso spagnolo p. Agustìn Arce (1884-1984) lasciò uno schedario cartaceo dedicato al tema, prima testimonianza concreta della effettiva esistenza di un fondo Itinera, probabilmente iniziato da lui estrapolando pezzi dalla collezione custodiale o da biblioteche di altri conventi. L’origine tutta francescana e gerosolimitana della raccolta ITS la dice lunga sulla sua essenza prettamente bibliografica, ovverosia legata non tanto a interessi bibliofilici quanto piuttosto a intenti documentari che connettevano la Custodia alla terra in cui aveva luogo la sua missione. Si trattava dunque di una porzione del patrimonio librario generale che aveva un significato assai prezioso per l’istituzione che la ospitava. Essa rappresentava un segno materiale di secoli e secoli di cammino devozionale e umano, che avevano attraversato e vissuto con occhi ed esperienze differenti quei luoghi carichi di fede e storia, quasi a rammentare al mondo il lungo e difficile viaggio che conduce alla verità della Salvezza. Come ben riassume Edoardo Barbieri nella sua Premessa: “Il valore degli itinera ad loca sancta risulta perciò dalla convergenza di più fattori: infatti, tali libri nello stesso momento documentano lo specifico viaggio narrato, forniscono informazioni e raffigurazioni talvolta preziose dei luoghi visitati, vengono a costituire un genere letterario a sé stante, un corpus che gli studiosi del settore hanno già da tempo cercato di fissare, delimitare, suddividere” (p. XV). La complessità di questi oggetti è dunque di non poco rilievo, e relazionarsi a essi costituisce, sotto molti punti di vista, un compito assai arduo. Bisogna infatti essere provvisti di elevate competenze bibliografiche che permettano di destreggiarsi tra i pochi repertori specialistici esistenti, come pure nella storia della produzione libraria internazionale d’età moderna (e non è cosa facile). Ma non solo; chi lavora su questa tipologia di oggetti bibliografici deve anche possedere solide competenze a livello bibliologico, imprescindibili per analizzare materiale prodotto lungo l’arco di oltre tre secoli, con soluzioni tecnologiche e grafiche totalmente differenti che possono costituire ostacoli ben ardui per lo studioso-catalogatore. Ma se notevoli devono essere le competenze tecniche, non di minore livello devono considerarsi le conoscenze storiche e culturali (c’è stata, negli ultimi anni, una crescente e preoccupante confusione tra questi due termini che è bene tenere distinti). La storia locale, territoriale, la situazione religiosa, sono di fatto tutti elementi che stanno alla base di un qualsiasi lavoro relativo alle vicende storico-culturali della Terrasanta. Il vol. in questione riassume perfettamente tali qualità e per verificarlo basteranno appena alcune note descrittive. La densa introduzione dell’a. (pp. XVI-LXV) ripercorre non solo la storia del fondo catalogato, ma si estende a quella del genere considerato come pure a quella, antica e affascinante, della biblioteca custodiale. Il catalogo è ordinato alfabeticamente per autore e registra 203 esemplari per 147 edizioni. Le raffinatissime schede si aprono con l’area di intestazione in cui vengono forniti il nome dell’autore in forma normalizzata, l’incipit del frontespizio (con relativa riproduzione fotografica) e i dati di edizione normalizzati. A seguire troviamo l’area della collazione e quella delle note di edizione, in cui sono indicate differenti caratteristiche della data edizione (indicazioni circa l’editio princeps, la natura delle illustrazioni, delle stampe, gli errori tipografici etc.). All’area dei riferimenti bibliografici fa seguito quella ricchissima dedicata alla descrizione dell’esemplare, in cui sono contenuti i dati relativi a luogo di conservazione, misure, attuali e antiche segnature, segni di possesso, marginalia e segni manoscritti, stato di conservazione. In ultimo sono presenti le aree riguardanti le riproduzioni fotografiche (davvero belle e numerose) e lo stato di conservazione dei pezzi. In chiusura vi è una serie di cinque utilissimi indici (edizioni; autori secondari e opere eteronome; luoghi di stampa; tipografi, editori e librai; possessori e provenienze). Tutte le informazioni sono riportate con mestiere certosino e puntualità analitica, in maniera tale da offrire un prodotto non solo di elevato livello culturale, ma anche ad alta e agile fruibilità. Grande è dunque il merito dell’a. che ha dedicato diversi anni alla creazione di questo importante strumento, il cui unico difetto sembra essere il fastidiosissimo contrasto tra il font del testo e quel sinceramente brutto carattere “bastone” con cui sono composti i titoli e i paragrafi della Premessa e dell’ Introduzione. A ogni modo, se non si considera questo lieve inconveniente “tecnico”, rimane il fatto che ci si trova davanti a un’opera che non si fa fatica a definire fondamentale, un libro che è in sé allo stesso tempo catalogo bibliografico e testimonianza culturale: un veicolo, insomma, che ci porta a scoprire con dovizia di particolari un patrimonio documentale carico di significato umano e storico, il cui fascino ancestrale oltrepassa i confini cronologici e geografici per conquistare l’interesse di qualsiasi lettore che ha la fortuna di sfogliare le sue pagine. – N.V.

 

Spogli e segnalazioni

045-001 Albanese (Gabriella), Il De animorum medicamentis di Tideo Acciarini e la trattatistica “de principe” nell’ Umanesimo, in Tideo Acciarini, a cura di S. Fiaschi, pp. 99-147.

045-002 Amatuzzi (Antonella), La politique au service de la langue: la valeur des mazarinades pour l’étude du français classique, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 187-97. La grande quantità di testi pubblicati durante il periodo della Fronda, testi in cui venne usato un linguaggio poco accademico e vicino a quello della quotidianità, rappresenta una fonte eccezionale per i lessicologi che studiano il francese della metà del XVII sec. – M.C.

045-003 Appleton (Leo), Libraries and Key Performance Indicators. A Framework for Practitioners, Cambridge-Kidlington, Chandos Publishing, [2017], pp. IX, 154, ISBN 978-0-08-100227-8. Il vol. intende fare chiarezza e spiegare il concetto di indicatori di prestazione (performance indicators) e di indicatori chiave di prestazione (key performance indicators, KPIs) all’interno della valutazione della prestazione delle biblioteche e dei servizi di informazione. Partendo dalla confusione presente attorno al concetto di indicatori di prestazione, l’a. cerca di chiarirne il concetto e di indicare loro il valore dell’utilizzo per le biblioteche al fine di ottenere un riscontro della qualità del proprio lavoro attraverso risultati misurabili. Attraverso casi studio e l’analisi di migliori pratiche nell’uso di KPIs si fornisce quindi una guida per qualsiasi tipo di biblioteca da usare nell’ impostazione di indicatori rilevanti rispetto agli obiettivi, ai servizi e alla qualità. – Em.B.

045-004 Avocat (Éric), Les mazarinades, une préface à la Révolution?, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 323-39. Uno studio maggiormente approfondito delle mazarinades può contribuire a portare nuovi elementi sul problema storico che ipotizza la Fronda come un momento precursore alla Rivoluzione del 1789. – M.C.

045-005 Bachleitner (Norbert), Die österreichische Zensur 1751-1848, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 373-403. Si analizzano i meccanismi e i dati numerici e linguistici relativi all’attività della censura austriaca dalla metà del Settecento ai moti del 1848. – L.R.

045-006 Balík (Vojtěch), Jan Amos Komenský ve fondech MZK, Brno, Moravská zemská knihovna, 2015, pp. 90, ISBN 978-80-7051-217-3, ks 200. Pedagogista, studioso delle lingue classiche in rapporto alle moderne, esperto di cartografia, Comenio (1592-1670) è assai meno noto in Italia che nell’Europa centrale, di cui è considerato uno dei più innovativi intellettuali. Legato al mondo dei Fratelli Boemi e della chiesa Hussita, il suo contributo erudito e religioso può essere facilmente avvicinato in italiano tramite una bella antologia del suo pensiero pubblicata da Claudiana qualche anno fa. L’acquisizione da parte della Biblioteca Nazionale Morava a Brno di alcuni vol. antichi delle sue opere ha offerto nel 2015 l’occasione per una interessante mostra, di cui viene pubblicato il catalogo con un riassunto finale in inglese. – Ed.B.

045-007 Baric (Daniel), La dualité nationale et universitaire des bibliothèques de Strasbourg et Zagreb: une histoire parallèle entre empires, nations et régions, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 439-56. Solo una piccola minoranza di biblioteche in Europa centrale nacquero con la doppia funzione di biblioteca nazionale e universitaria, soddisfacendo così a funzioni e pubblici ben differenti tra loro, ma l’a. sottolinea che nell’ambito germanofono tale impostazione sia presente in molte biblioteche, anche se la loro intitolazione porterebbe a considerarle in modo diverso. – M.C.

045-008 Basselle (Bruno) – Séverine Pascal, Le fonds des mazarinades de la bibliothèque de l’Arsenal, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 15-32. La Biblioteca dell’Arsenal conserva oltre 22.500 esemplari di mazarinades, provenienti principalmente da alcuni fondi di collezionisti privati e da confische dell’epoca della Rivoluzione. – M.C.

045-009 Benigno (Francesco), The fate of Goliath: uses of  History in the mazarinades, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 287-98. L’a. incentra la sua attenzione sull’uso nelle mazarinades di avvenimenti e personaggi storici, identificando delle tipologie argomentative in cui essi vennero maggiormente utilizzati. – M.C.

045-010 Biagetti (Maria Teresa), Valutare la ricerca nelle scienze umane e sociali. Potenzialità e limiti della Library Catalog Analysis, con scritti di Antonella Iacono - Antonella Trombone, Milano, Editrice Bibliografica, 2017 (‘Biblioteconomia e scienza dell’informazione’, 15), pp. 256, ISBN 978-88-7075-944-0, € 27. Il vol. – grazie a una fruttuosa interazione tra quelle che sono le norme della disciplina che si dedica alla valutazione delle monografie scientifiche nell’ambito delle Scienze umane e sociali e una analisi sperimentale realizzata su un gran numero di cataloghi online di biblioteche italiane e straniere – cerca di testare e valutare la validità del metodo stesso di valutazione. Lo studio evidenzia anche quelli che sono i limiti di questa pratica che si definisce come Library catalog analysis, attraverso la quale sarebbe possibile valutare la qualità di una raccolta libraria a seconda della presenza o meno nella stessa di monografie. – A.T.

045-011 Biblioteca (La) Comunale Teresiana fra storia e futuro, a cura di Cesare Guerra, Mantova, Publi Paolini, 2014, pp. 191, ill. col., ISBN 9788895490670, € 12. Chiusa nel 1995 per importanti interventi di restauro, la Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova viene riaperta nel 2014, ripresentandosi al pubblico in tutto il suo antico e folgorante splendore. Un patrimonio documentale inestimabile – 350 mila testi, gran parte dei quali digitalizzati e consultabili online – è custodito e valorizzato da questo scrigno architettonico di rara bellezza, ex casa gesuitica divenuta deposito librario nel 1780 per volere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria (da cui prende il nome). Questo denso vol. ricostruisce nel dettaglio lo sviluppo della biblioteca, la storia dei suoi restauri e della conservazione dei suoi libri pregiati, con un’attenzione particolare alle importanti raccolte e collezioni (degna di nota quella ebraica, acquisita nel 1932). Ricco e interessante l’appartato di illustrazioni a colori, come anche la bibliografia alla fine di ogni contributo. Utile l’indice dei nomi. – Arianna Leonetti

045-012 Biblioteca (La) di Antonio Rosmini. Le raccolte di Rovereto e Stresa, II, Le edizioni dei sec. XVIII-XIX, a cura di ANNA GONZO, con la collaborazione di Pasquale Chistè - Italo Franceschini, Trento, Provincia autonoma di Trento, 2016 (‘Biblioteche e bibliotecari del Trentino’, 8), pp. XLIX + 369 e 8 di tav. fuori testo, ill. b/n e col., ISBN 978-88-7702-414-5, s.i.p. Secondo vol., che segue dopo due anni il primo, dedicato alla biblioteca di Antonio Rosmini (per una recensione del primo Þ «AB» 031-B). La pubblicazione, dedicata alle edizioni dei secoli XVIII e XIX conservate presso il Centro internazionale di studi rosminiani di Stresa, si pone come importante tassello di un progetto più ampio che, lo si ricorda, è volto alla ricostruzione virtuale della biblioteca dell’intellettuale Antonio Rosmini: sicuramente una delle più importanti biblioteche trentine del tempo, con una risonanza che andava ben oltre i confini strettamente provinciali. Ben 1.008 registrazioni catalografiche sono raccolte tra le pagine di questo poderoso vol. che fanno riferimento per la quasi totalità alla cosiddetta “Biblioteca filosofica”, cioè quel nucleo librario che Rosmini portava con sé nel corso dei suoi spostamenti. Le schede sono caratterizzate da puntuali note di esemplare che ricostruiscono la storia della raccolta, permettendo inoltre di ricostruire anche il pensiero del personaggio, partendo anche da apparenti piccolissime tracce; come il manoscritto “bellissimo” vergato da Rosmini a commento “Del primo libro della dialettica trascendentale” della Critica della ragione pura di Kant (scheda 2106). Preziosi indici finali. – A.T.

045-013 «Biblioteca (La) di via Senato», 10, ottobre 2017. Vi si parla della Biblioteca dell’Accademia della Crusca (Giancarlo Petrella), della Libraria Antiquaria Umberto Saba (Massimo Gatta), dei libri di lettere pubblicati da Comin Ventura (Roberta Frigeni), delle traduzioni di Marguerite Yourcenar (Antonio Castronovo). – Ed.B.

045-014 «Biblioteca (La) di via Senato», 11, novembre 2017. Numero speciale dedicato alla Biblioteca Viganò, la raccolta di libri scientifici messa insieme dall’ing. Carlo Viganò (1904-1974) e da questi donata alla sede bresciana della Università Cattolica: l’ampio saggio di Giancarlo Petrella – eccezionalmente illustrato – permette una “visita guidata” all’interno della splendida collezione, mentre il contributo di Pierangelo Goffi presenta la figura del generoso donatore. – Ed.B.

045-015 «Biblioteca (La) di via Senato», 12, dicembre 2017. Un altro numero speciale, questa volta dedicato alla figura di Martin Lutero nel V centenario delle sue tesi. Tra la ricca serie di interventi si ricordano qui quello sulla polemica Erasmo-Lutero (Antonio Castronovo), su Olimpia Fulvia Morato (Lucia Felici), sul Sommario della Sacra Scrittura (Ugo Rozzo), sul fondo protestante della Biblioteca Valdese di Torre Pellice (Lorenzo Di Lenardo), sulla Libreria Religiosa Guicciardini di Firenze (Giancarlo Petrella) e, dello stesso, sui libri antichi di argomento “protestante” (ma la maggior parte sono Savonarola ed Erasmo) conservati presso la Biblioteca di via Senato (attualmente non accessibili: 85 schede ordinate cronologicamente con indici di autori, luoghi, tipografi). – Ed.B.

045-016 Böeninger (Lorenz), Ser Piero Pacini, Francesco Dino e la prima edizione del Formularium diversorum contractuum (ca. 1484-1486), «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 229-238. Il contributo indaga i rapporti fra il tipografo Fiorentino Francesco di Dino e il grande editore di testi popolari Piero Pacini. Grazie a un contratto stipulato tra i due nel 1487 è possibile dimostrare come la collaborazione tra di loro non si sia limitata, come noto fino ad oggi, alla stampa della modesta edizione dei Miracoli della Vergine Maria, ma all’edizione del Formularium diversorum contractuum. – A.T.

045-017 Borraccini (Rosa Marisa), Brevi note per la biografia di Tideo Acciarini, in Tideo Acciarini, a cura di S. Fiaschi, pp. 149-57.

045-018 Borsani (Ambrogio), L’arte di governare la carta. Follia e disciplina nelle biblioteche di casa, Milano, Editrice Bibliografica, 2017, pp. 151, ill., ISBN 9788870759365, € 20. Chi si è mai chiesto una volta nella vita “ora dove metto questi nuovi libri che ho comprato? Non ho più spazio!” allora deve leggere questo libro di Borsani. L’a. vi porterà in un viaggio dalle tavolette di Ebla fino alle teorie di Melvil Dewey su come ordinare i libri. Ripercorrendo così la storia dell’ordine e del disordine, il vol. propone alcune semplici regole per migliorare la nostra convivenza con i libri, partendo da esempi di illustri biblioteche e collezioni private. – L.Mo.

045-019 Bosáková (Zdenka), České knižní kalendáře 19. Století, Brno, Moravská zemská knihovna, 2015, pp. 495, ISBN 978-80-7051-206-7, s.i.p. Un vol. prezioso che censisce e studia in un ampio saggio introduttivo i calendari ottocenteschi pubblicati in lingua ceca in forma libraria: ne nasce un ricco (e per noi sconosciuto) mondo di materiali assai diversi tra loro, spesso in bilico tra sopravvivenze tradizionali (l’alternarsi delle stagioni e i lavori nei campi) e l’affacciarsi di grafiche e motivi della modernità. – Ed.B.

045-020 Canova (Andrea), Dispersioni. Cultura letteraria a Mantova tra Medio Evo e Umanesimo, Milano, Officina libraria, 2017, pp. 272, ill. col., ISBN 978-88-97737-18-6, € 24,90. Nell’età dell’Umanesimo, la Mantova gonzaghesca rappresentò uno dei poli culturali più significativi dell’Italia settentrionale. L’a., da tempo studioso della realtà locale in quel periodo cruciale, propone qui un vol. ricco di spunti e di figure note e meno note (da Mantegna a Vittorino da Feltre, passando per una serie di figure “minori”). Dopo i testi proemiali, il vol. si divide in due parti. La prima, lontana dal più “classico” modello tiraboschiano, accoglie una serie di undici densi “capitoli”, che scandagliano soprattutto «il ruolo di Petrarca, la dialettica tra latino e volgare, il ruolo della corte, quello (ancora sfuggente della Chiesa) e così via» (p. 14). La seconda supporta la prima, grazie all’edizione di un’ampia messe di testi e documenti d’archivio. Tra questi spiccano, più vicini agli ambiti librari, i carteggi trecenteschi utili per la storia della biblioteca gonzaghesca (pp. 183-6), l’inventario dei libri del pisano Zaccaria Saggi (†1488), figura di spicco della corte di Ludovico Gonzaga (pp. 207-11), quello di Anselmo Folengo (1430-1497), giurista (pp. 216-20), e quello della libreria di Alvise Siliprandi e Giovan Francesco Stellini (pp. 228-42). Tutti gli inventari presentano un’attenta identificazione degli autori e dei titoli, quando non (dove possibile) delle edizioni. Il risultato, come avverte lo stesso a., è simile a «un succedersi non lineare di nomi e fatti storici, come di un affastellamento di piani temporali simile a quello vissuto da Bill Pilgrim, il protagonista di Mattatoio n. 5» (p. 7), ma non per questo l’opera non restituisce un quadro ampio e di grande interesse della cultura mantovana dell’ultimo Tre e del Quattrocento. Chiudono una bella ancorché ridotta serie di tavole a colori, un accurato indice dei nomi e delle opere anonime e l’indice dei manoscritti e dei documenti d’archivio. – L.R.

045-021 Castillo Gómez (Antonio), Cisneros, Alcalà y la cultura escrita en el alba de la Edad Moderna, «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 239-268. Il contributo si concentra sul ruolo del Cardinale Francisco Jiménez de Cisneros – promotore della celebre Bibbia poliglotta – in relazione a quello che fu il cambiamento culturale che attraversò Alcalà de Hernares, località dove l’arcivescovo di Toledo fondò un Università. – A.T.

045-022 Cavalli (Silvia), Progetto «menabò» (1959-1967), Venezia, Marsilio, 2017, pp. 255, ISBN 9788831726795, € 23. Il vol. propone l’accurata ricostruzione storica della rivista «il menabò di letteratura», esperimento all’incrocio tra un periodico e una collana diretto da Elio Vittorini e Italo Calvino tra il 1959 e il 1967. Grazie allo studio di inediti materiali d’archivio, l’a. ha potuto offrire in questo vol. un’accurata presentazione delle metamorfosi socioculturali vissute dall’Italia dopo la Seconda guerra mondiale, durante il periodo del boom economico. Queste trasformazioni si possono trovare nelle pagine del «menabò», osservatorio non solo letterario ma anche sociale di un’Italia che stava crescendo. – L.Mo.

045-023 Cavenago (Vincenzo), Il Lazzaretto. Storia di un quartiere di Milano, Castel Bolognese, Ithaca, 2017, pp. 240, ISBN 978-88-526-0542-0, € 18. L’a., a suo tempo parroco di S. Francesca Romana a Milano, nel cui territorio si trova la chiesetta di S. Carlo al Lazzaretto (S. Carlino, per distinguerlo da quello in Corsia dei Servi, a due passi da S. Babila), pubblicò la sua ricerca nel 1986. Complice il recente magnifico restauro del S. Carlino, il vol. viene riproposto in una nuova edizione, ricca di aggiornamenti. Il S. Carlino non è altro che la cappella a pianta centrale (allora aperta su tutti i lati) che si trovava al centro del Lazzaretto di Milano: ricordata da Manzoni nei Promessi Sposi al cap. XXI, la sua immagine è fissata da una bella incisione di Francesco Gonin. – Ed.B.

045-024 «Charta», 154, novembre-dicembre 2017. Il numero è dedicato al Theatrum Orbis Terrarum di Ortelio e alla cartografia tra XVI e XVII sec. (Michele Visentin), alla biblioteca di Superga (Mario Anton Orefice), alle carte, figure e parole in vita e in morte dell’imperatrice Maria Teresa (Elisabetta Gulli Grigioni), alla fortuna delle Bucoliche virgiliane nei libri d’artista del XX sec. (Erminio Caprotti), agli autografi di Emma, Martha e Sonja, rispettivamente mogli di Darwin, Freud e Tolstoj (Anna Rita Guaitoli), alla figura di Christian Bérard (Francesco Rapazzini). – Em.B.

045-025 Collins (Michael), I libri che hanno cambiato la storia. Da i Ching a il Piccolo principe, traduzione di Elisabetta Lupi – Giuliana Lupi, Milano, Gribaudo (Passioni), 2017, pp. 256, ISBN 9788858018743, € 24,90. Si tratta di una selezione ragionata di ottanta opere considerate significative per la storia della conoscenza umana e della sua creatività. Per ciascuna di esse viene fornita un’accurata descrizione delle caratteristiche materiali, dei contenuti e del contesto storico-sociale in cui sono nate. Il vol. riproduce la tipica visualizzazione delle enciclopedie online, in un mix frizzante di testi, immagini, didascalie e box di approfondimento. Il prodotto, di sicuro ben realizzato e interessante per la grande eterogeneità di informazioni raccolte, ha come unico difetto la traduzione che, pur attenta, non è sempre impeccabile. Il prezzo non è eccessivo, come per altri libri stampati in Cina. – D.M.

045-026 Coppini (Martina), Il Mestiere di Tipografo: il corredo tipografico della Stamperia Granducale di Firenze (1763-1772), «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 289-317. Il contributo esamina, sulla base di alcuni documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Firenze, l’attività e la dotazione tipografica della Stamperia Granducale a Firenze, tra il 1763 e il 1772. L’articolo termina con un glossario dei termini tecnici più comuni riscontrati nei documenti esaminati. – A.T.

045-027 Csernus (Sándor), Naissance d’un adage flexible et aujourd’hui de retour: «La Hongrie, rempart de la Chrétienté», in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 17-41. Con malcelato nazionalismo, l’a. mostra, sulla base di un’indagine negli archivi francesi, il contributo transalpino all’affermazione di un motto medievale che identificava l’Ungheria come baluardo della Cristianità. – L.R.

045-028 D’Aguanno (Daniele), Varianti lessicali delle Bibbie cinquecentesche, in Atti del Convegno internazionale Lingue e testi delle Riforme cattoliche in Europa e nelle Americhe, secc. XVI-XXI. Napoli, Università “L’Orientale”, 4-6 novembre 2010, a cura di Rita Librandi, Firenze, Franco Cesati, 2013, pp. 201-50. Importante contributo che mette in paragone le più importanti traduzioni italiane cinquecentesche del Nuovo Testamento: Brucioli è il protagonista, ma gli si assiepano intorno gli altri traduttori attivi in quegli anni. Vengono prese in considerazione le scelte linguistiche sia rispetto al testo da tradurre (in movimento tra la Vulgata e il testo greco-latino di Erasmo), sia all’interno del sistema linguistico dell’italiano scritto coevo. – Ed.B.

045-029 Dalarun (Jacques), La ritrovata “Vita beatissimi patri nostri Francisci (Vita brevior)” di Tommaso da Celano, «Fogli», 38, 2017, pp. 1-12. L’a. ripercorre le fasi del sensazionale ritrovamento di un inedito testo composto da Tommaso da Celano, primo biografo di san Francesco d’Assisi. Il codice NAL 3245 della Bibliothéque nationale de France (che lo ha acquistato sul mercato antiquario) reca una riduzione della più nota Vita del beato Francesco, anch’essa composta da frate Tommaso. Tale redazione ha l’inestimabile pregio di aver condotto nuova linfa agli studi francescani: si tratta infatti di una riduzione rispetto ai testi già noti, ma attualizzata e interpolata con altre leggende, in modo che il 40% delle informazioni contenute è assolutamente inedito. Tra queste novità, la descrizione di trentatrè nuovi miracoli postumi attribuiti al Poverello d’Assisi. – D.M.

045-030 Dalarun (Jacques), La vita ritrovata del beatissimo Francesco. La leggenda sconosciuta di Tommaso da Celano, traduzione di Filippo Sedda, Milano, Edizioni Biblioteca Francescana (Presenza di san Francesco, 58), 2015, pp. 164, [4], ISBN 978-88-7962-250-9, € 10. Il volumetto contiene la traduzione integrale dell’edizione francese curata da Jacques Delrun per le Éditiones Franciscaines in occasione del ritrovamento, avvenuto nel 2015, del manoscritto contenente una vita sconosciuta di San Francesco d’Assisi. Il codice (in condizioni non ottimali e di dimensioni assai ridotte: 120×82 mm) era stato messo all’asta dalla galleria Les Enluminures e non appena fu segnalato a Jacques Dalarun, questi non esitò a identificarlo come una fonte sconosciuta per ricostruire la biografia francescana. Il Dipartimento manoscritti della Bibliothèque nationale de France lo acquistò (l’attuale segnatura è NAL 3245, riproduzione disponibile online su Gallica) e, dopo un’accurata analisi testuale, poté stabilire che il manoscritto recava un rimaneggiamento della prima Vita del beato Francesco di Tommaso da Celano, abbreviata dall’autore stesso su richiesta di frate Elia, ministro generale dell’Ordine francescano, a cui fa seguito una raccolta di miracoli postumi. In calce bibliografia essenziale su San Francesco e sugli studi riguardo le leggende manoscritte a lui riconducibili. – D.M.

045-031 De Venuto (Liliana), Vivere in villa. Forme e modi di villeggiare in Val Lagaruina (secc. XVII-XVIII), «Quaderni del Borgoantico», 18, 2017, pp. 16-27. Basandosi, come sempre, su solide e originali ricerche d’archivio, l’a. propone un ritratto a tutto tondo della “villeggiatura”: dall’architettura alle abitudini alimentari, dai passatempi alle conversazioni colte. – Ed.B.

045-032 Dorbe-Larcade (Véronique), Autour des ducs d’Épernon, l’école de la mazarinade (1588-1655), «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 313-22. L’a. analizza le mazarinades pubblicate a Bordeaux, che sono collegate con la figura del duca d’Épernon, governatore della regione della Guienna. – M.C.

045-033 Ducreux (Marie-Elizabeth), Qu’est-ce qu’un propre des saints dans les «pays de l’empereur» après le Concile de Trente? Une comparaison des livres d’offices liturgiques imprimés aux XVIIe et XVIIIe siècles, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 157-234. Ampio contributo che analizza le edizioni del proprio dei santi pubblicate tra Sei e Settecento in Ungheria, Boemia, Moravia, Austria e Slesia, mostrando come la Controriforma e la riforma liturgica post tridentina abbiano contribuito a definire il santorale locale. – L.R.

045-034 Dukkon (Ágnes), Le cheminement dans l’Europe des XVIe et XVIIe siècles du «Calendrier historial», un type de publication populaire, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 63-85. Il calendarium historicum è un tipo di pubblicazione di larga circolazione, legato soprattutto all’Europa della Riforma. Il contributo analizza la fortuna editoriale e la diffusione di questo testo, la cui prima stesura si deve al tedesco Paul Eber (1517-1569), discepolo di Melantone. – L.R.

045-035 Ecsedy (Judit) – Melinda Simon, Kiadói és nyomdászjelvények Magyarországon, 1488-1800 = Hungarian printers’ and publishers’ devices, 1488-1800, Budapest, Balassi, 2009, pp. 200, ISBN 978-963-506-797-8, 3.500 Ft. Pubblicato in ungherese e inglese, preceduto da un’agile ma utile profilo di storia della tipografia nei territori ungheresi ma anche degli ungheresi operanti nel settore all’estero, il vol. è un prezioso repertorio di marche editoriali raccolte per officina editoriale. In fine indici. – Ed.B.

045-036 Ex oriente amicitia. Mélanges offerts à Frédéric Barbier à l’occasion de son 65e anniversaire, édité par Claire Madl – István Monok, Budapest, Magyar Tudományos Akadémia Könivtár és Információs Központ, 2017 (‘L’Europe en réseaux. Contribution à l’histoire de la culture écrite 1650-1918’, 7), pp. 420, ill. b/n, ISBN 978-963-7451-31-7, s.i.p. In occasione del sessantacinquesimo compleanno, un gruppo di amici dell’Europa centrale – come li ha definiti István Monok nell’introduzione – hanno deciso di dedicare a Frédéric Barbier questa miscellanea di studi, che affronta temi legati al mondo della storia del libro e delle biblioteche, coprendo un arco cronologico che va dal Cinque al Settecento, con qualche sconfinamento ottocentesco. Barbier, fin dai suoi studi universitari, ha da sempre dimostrato un grande interesse e una grande attenzione ad aree meno battute dagli studi bibliografici, come, appunto, l’Europa centrale e la regione balcanica. Il vol. raccoglie dunque quattordici saggi in francese e tedesco, che dunque anche linguisticamente rispecchiano il profilo del dedicatario. Mancano, purtroppo, degli indici finali. È schedato sotto i singoli contributi. – L.R.

045-037 Ferri (Laurent), Inter folia venenum. Les collections de mazarinades aux États-Unis (1865-2014), «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 69-75. L’intervento illustra la presenza delle mazarinades in alcune delle più prestigiose biblioteche statunitensi, tra le quali la Library of Congress, la Cornell University Library di Ithaca, la New York Public Library, la biblioteca dell’Harvard College di Boston. – M.C.

045-038 Fiaschi (Silvia), Acciarini e Poliziano: percorsi umanistici di fine Quattrocento, in Tideo Acciarini, a cura di S. Fiaschi, pp. 51-97.

045-039 Filone, Vita di Mosè, traduzione di Manuela Baretta, prefazione di Francesca Calabi, Rimini, Guaraldi, 2017, pp. 158+70, ISBN 978-88-6927-343-8, s.i.p. (acquistabile anche online in formato PDF). Come sempre uomo dagli ampi orizzonti, Mario Guaraldi si è gettato in una nuova, affascinante avventura: la riscoperta di Filone di Alessandria come anello di congiunzione fra la tradizione ebraica, quella greca (e cristiana) e quella islamica. Tutto questo nel convegno Lectures on Philo. De vita Mosis. A crossroad of search and dialogue from the past to the present tenutosi a cavallo tra Rimini e la Gregoriana di Roma dal 16 al 18 ottobre ’17. Il presente vol. costituisce il materiale preparatorio al convegno fornendo, dopo alcuni brevi testi introduttivi, un’antologia dell’opera di Filone nell’originale greco con traduzione italiana a fronte, mentre in appendice, con paginazione sinistrorsa, la traduzione in ebraico. – Ed.B.

045-040 Gantet (Claire), Amitiés, topographies et réseaux savants. Les Straburgische gelehrte Nachrichten (1782-1785) et la République des lettres, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 417-38. Apparsa negli anni Ottanta del XVIII sec., la rivista Straburgische gelehrte Nachrichten rimase fedele agli ideali culturali di stampo generalista della Respublica litteraria, evitando di seguire la tendenza della specializzazione disciplinare. L’a. analizza le tematiche proposte negli articoli, la diffusione, i legami degli autori dei saggi con il gruppo di intellettuali che formavano la redazione. – M.C.

045-041 Gardoni (Giuseppe), Libri da Mantova a Ferrara nella prima metà del Quattrocento, «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 197-210. Il contributo, basandosi sui volumi dei decreti gonzagheschi, ricostruisce il passaggio di alcuni libri da Mantova a Ferrara, andando così a porre un altro importante tassello per la conoscenza delle biblioteche private. – A.T.

045-042 Génetiot (Alain), Porter la parole des grands: les mazarinades de Sarasin, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 211-24. Segretario di principi e poligrafo, Jean-François Sarasin si prestò come scrittore di mazarinades utilizzando il proprio talento di storico e uomo di cultura, portando così nei testi ironie e arguzie giuridiche e politiche per ridicolizzare gli avversari senza cadere nella volgare invettiva. – M.C.

045-043 Gladio verbi Dei. Písemnictví doby husitské ve fondech rajhradských a brněnských. Katalog k výstavě, ed. by Helena Krmíčková et alii, Brno, Masarykova Univerzita, 2015, pp. 100, ISBN 987-80-210-7849-9, 500 ks. Catalogo della bella mostra su hussitismo e reazione cattolica come documentati attraverso manoscritti e libri a stampa soprattutto nella biblioteca dell’antico monastero benedettino di Rajhrad in Moravia. Il testo, intercalato a numerosissime illustrazioni a colori, è in ceco, tedesco e inglese. – Ed.B.

045-044 Glorioso (Il) Giornalino. 90 anni dalla parte dei ragazzi. Avventura, Fumetto ed Educazione, Napoli, Comicon, 2014 (‘I Libri di Comicon’, 4), pp. 238, ill. col., ISBN 978-88-98049-17-2, € 22. Era il 1924 quando dalla Pia Società San Paolo, fondata solo dieci anni prima da don Giacomo Alberione (1884-1971) ad Alba, usciva il primo numero de «Il Giornalino». A novant’anni di distanza, nel 2014, nell’ambito del Salone internazionale del fumetto, è stata organizzata una mostra di tavole e numeri del settimanale per ragazzi più longevo d’Europa. La mostra e il catalogo che qui si segnala ripercorrono la rilevanza del periodico per l’educazione e per lo sviluppo della cultura in Italia. Ne emerge una straordinaria galleria di personaggi (dal mitico Pinky, che campeggia anche in copertina, al commissario Spada, da Larry Yuma a Pon Pon, passando per i soggetti proposti su licenza come, per esempio, Lucky Luke e Asterix), di rubriche e di celebri riduzioni dei classici (dai Promessi Sposi a Romeo e Giulietta, dalla Commedia all’Eneide). A questo corpus si aggiungono anche i celebri inserti staccabili. In realtà, i primi numeri, composti da poche pagine, non avevano fumetti, ma solo una storia o vignette illustrate in copertina. Il catalogo, ampiamente illustrato, è composto da una serie di diciassette saggi di varia ampiezza che oltre a ricostruire la storia editoriale del settimanale ne descrivono i temi e i generi più diffusi (i classici, le storie, la comicità, il far west, il giallo e la fantascienza) e i profili di alcuni grandi autori. Non manca, in chiusura, una essenziale bibliografia critica. – L.R.

045-045 Graciotti (Sante), Tideo Acciarini nella cornice del Rinascimento adriatico, in Tideo Acciarini, a cura di S. Fiaschi, pp. 5-26.

045-046 Granasztói (Olga), «Éloge du roi de Prusse». Les connotations politiques d’un succès de librairie. La Prusse et la Hongrie entre 1780 et 1790, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 267-88. Dopo la morte di Federico il Grande nel 1786, l’Europa fu inondata da opere di e sul sovrano prussiano, a confermare una fama maggiore al di fuori dei confini del suo stato rispetto a quella interna. L’a. analizza la rilevanza politica di questo successo editoriale che coinvolse soprattutto l’Europa centrale. – L.R.

045-047 Granata (Giovanna), Un elenco di vendita di libri dei Giolito conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. Parte I, «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 269-288. L’a. descrive uno sconosciuto catalogo di vendita dei Giolito conservato presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari. Il documento elenca 243 edizioni dei Giolito ordinate alfabeticamente in due sezioni: in questa prima parte l’a. discute principalmente in merito alla datazione attribuibile a questo catalogo. – A.T.

045-048 Griesse (Malte), Les soleils de la Fronde: analogies stellaires dans les mazarinades, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 241-56. Ben prima della creazione dell’immagine di Luigi XIV come Re-Sole, in riferimento al giovane sovrano venne utilizzato tale simbolo già in alcune mazarinades del 1649, mentre per i suoi rivali vennero sempre usati metafore diverse, quali nuages, miasmes, éclipses, cométes etc. – M.C.

045-049 Guida (Enrico) - Paola Di Giampaolo, I metadati. Come vendere meglio libri e ebook, Milano, Editrice bibliografica, 2017 (‘I mestieri del libro’), pp. 247, ill. b/n, ISBN 978-88-7075-949-5, € 23,50. Il vol. – inserito all’interno della collana ‘I mestieri del libro’ (ripresa e sviluppata nuovamente da AIE ed Editrice Bibliografica), collana che si occupa di individuare e rispondere a quelle che sono le nuove richieste e tendenze del mercato professionale nel mondo dell’editoria – traccia un panorama esaustivo e articolato di ciò che sono i metadati, con particolare riferimento alla loro funzione per la promozione e la vendita dei libri attraverso il catalogo di un editore. – A.T.

045-050 Haffemayer (Stéphane), Mazarin face à la fronde des mazarinades, ou comment livrer la bataille de l’opinion en temps de révolte (1648-1653), «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 257-74. Nei primi tempi del proprio governo, il cardinal Mazzarino non aveva preso nella dovuta considerazione il problema della comunicazione, fatto che inizialmente lo aveva messo in difficoltà durante la rivolta della Fronda. Su consiglio di Gabriel Naudé cambiò opinione e da quel momento con l’aiuto delle pubblicazioni encomiastiche in suo appoggio le vicende mutarono corso in suo favore. – M.C.

045-051 Hendre Bíró (Doina), Le contexte politique et les conditions d’achat de l’ancienne imprimerie des jesuites par Ignace Batthyány, évêque de Transylvanie, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 309-26. La tipografia del vescovo di Transilvania Ignác Batthyány (1741-1798), meglio nota con il titolo ufficiale di Typographia episcopalis, è poco studiata. Il contributo analizza il contratto di acquisto dei materiali dai gesuiti, il primo inventario e le direttive impartite dal nuovo proprietario per il funzionamento dell’attività. I documenti sono oggi conservati presso la Biblioteca Batthyaneum di Alba Iulia. – L.R.

045-052 Hermant (Héloïse), Les campagnes pamphlétaires de don Juan José de Austria: des mazarinades espagnoles? Politisation de l’écrit et système de communication dans l’Europe du XVIIe siècle, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 377-93. Sono molti i punti di contatto tra le mazarinades e la pubblicistica che venne prodotta in Spagna pro e contro don Giovanni d’Austria durante il lungo periodo di crisi politica tra il 1669 e il 1677. – M.C.

045-053 Hugon (Alain) – Mathias Ledroit, La bataille de l’imprimé en Catalogne à l’époque de la Guerre de Séparation (1640-1652), «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 361-76. Pur non potendosi strettamente paragonare le relaciones de sucesos con le mazarinades, indubbiamente esse rappresentano una precoce forma di informazione politica e di attualità, sebbene scevre della carica polemica e aggressiva di quelle francesi. – M.C.

045-054 Ichimaru (Tadako), Enjeux de la numérisation des mazarinades, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 77-89. Non è facile definire quali siano da considerarsi effettivamente mazarinades tra l’altissimo numero di edizioni dotate di caratteristiche simili pubblicate durante il periodo della Fronda. L’a. fa il punto della situazione delle ricerche effettuate nel corso dei secoli e del più recente tentativo di identificarle e catalogarle, il Projet Mazarinades, grazie a un gruppo di ricercatori e all’utilizzo degli strumenti offerti dall’informatica. – M.C.

045-055 Inserra (Simona), La biblioteca di Federico De Roberto, Roma, Associazione Italiana Biblioteche (Collana sezioni regionali AIB Sicilia, 1), 2017, pp. 622, ISBN 978-88-7812-255-0, € 30. Il vol. raccoglie il catalogo della biblioteca appartenuta al noto scrittore siciliano, che si conserva pressoché integra a Catania presso la Biblioteca Siciliana di Storia Patria. Il contributo non intende soltanto fornire l’elenco di libri di De Roberto (che fu peraltro bibliotecario alla Biblioteca Civica di Catania), ma anche «studiare e analizzare i nessi che legano tra loro, indissolubilmente, i documenti di una biblioteca d’autore» (p. 11). Il catalogo registra alfabeticamente per autore i 3.000 volumi di cui si compone la raccolta, descritti secondo gli standard SBN, ai quali si aggiunge sempre una succinta descrizione d’esemplare. L’obiettivo è però solo in parte raggiunto perché, a discapito dell’apprezzabile lavoro di catalogazione, il vol. non dispone di un’adeguata sezione di apparati: l’ onnicomprensivo indice dei nomi posto in calce avrebbe dovuto considerare almeno una distinzione tra nomi di autore, di editore, di precedenti possessori e così via. Inoltre, manca una lista sintetica dei volumi e non avrebbe guastato l’inserimento di qualche tavola per isolare e distinguere comodamente i volumi-omaggio inviati a De Roberto da amici ed editori, dai libri letti per le recensioni apparse su vari i periodici, fino ai libri utilizzati come fonti per i suoi racconti. Infine, sarebbe stato interessante avviare una catalogazione con contestuale trascrizione di quei materiali effimeri (foglietti, cartoline, lettere...) che si sono conservati tra le pagine dei libri e che recano la grafia dello scrittore e che, in maniera marginale, contribuiscono a ricostruire i contatti, le relazioni e frammenti di vita vissuta. – D.M.

045-056 Itinerari e cronache francescane di Terra Santa (1500-1800). Antiche edizioni a stampa sui Luoghi Santi, la presenza francescana e il pellegrinaggio nella Provincia d’Oltremare, a cura di Marco Galateri di Genola, Milano, Edizioni Terra Santa, 2017, pp. 216, ISBN 978-88-6240-510-2, € 29. Pubblicato in occasione dell’ottocentesimo anniversario della presenza francescana in Medio Oriente (1217-2017), il vol. è di tono chiaramente celebrativo-divulgativo e si compone di diverse sezioni, aperte dai saluti introduttivi di p. Michael A. Perry e p. Francesco Patton Custode di Terra Santa. Si inizia col testo di p. Claudio Bottini, Presenza e attività culturale dei francescani in Medio Oriente, pp. 15-44 che, come avverte l’a. stesso, riprende alcuni studi precedenti dovuti al compianto p. Michele Piccirillo, in particolare il saggio I Frati Minori al servizio dei Luoghi Santi, nel catalogo della nota mostra milanese In Terrasanta. Dalla Crociata alla Custodia dei Luoghi Santi, Milano, Skira, 2000, pp. 44-57. Segue l’intervento di p. Eugenio Alliata, Piccolo vademecum per i pellegrini in Terra Santa, pp. 45-52. Il nucleo centrale del vol. è però costituito dall’intervento del curatore, Guide, itinerari, storie e cronache francescane di Terra Santa edite dal XVI al XVIII secolo, pp. 51-205. Tale sezione si suddivide in diverse parti, di cui una di carattere propedeutico (pp. 51-73, con utili illustrazioni): una Introduzione con un paragrafo dedicato a I conventi francescani della Provincia d’Oltremare, alcuni capp. su Le guide e gli itinerari francescani, Itinerari dall’Europa alla Terra Santa, La visita della Terra Santa. Segue quello che dovrebbe costituire il nucleo centrale del discorso, un repertorio dei francescani che hanno scritto sulla Terra Santa, secondo le categorie del viaggio e del pellegrinaggio enucleate nella introduzione. Il saggio riprende due diverse pubblicazioni dell’a.: Guide e itinerari francescani di Terrasanta, nel ricordato In Terrasanta, 287-9 e, soprattutto, Guide e Itinerari francescani di Terra Santa (Sec. XVI°, XVII° e XVIII°), «Studia orientalia christiana. Collectanea», 34, 2001, Studia-documenta, pp. 171-200. L’idea è di individuare i francescani che si sono occupati di scrivere guide o resoconti di viaggio in Terra Santa e le cui opere sono andate a stampa in epoca moderna. La serie dei medaglioni con i “ritratti” dei diversi autori è senza dubbio utile, anche se la qualità delle informazioni fornite non sempre altissima. Si nota in particolare una difformità nelle schede relative alla prima edizione di ciascuna opera. Anche i repertori bibliografici citati (grazie all’opera di Mathias Balbi: v. p. 213; li si veda elencati pp. 205-11) sembrano più aggiunti come uno scotto da pagare che reali e funzionali strumenti utilizzati: si veda a es. il curioso monstrum per cui sotto un’unica sigla “E.B.” vengono segnalati due diversi contributi, uno di Edoardo Barbieri e l’altro di Luca Rivali, pubblicati in luoghi diversi, anni diversi, su temi diversi. Forti perplessità suscita anche l’inclusione nel cap. dedicato al XVI sec. di opere come il Fiore di Terra Santa di Girolamo Castiglione uscito nel 1492 e il Viaggio da Venezia datato al 1500. In quest’ultima scheda (p. 80) oltre a una grave confusione sul nome dell’autore (si tratta di un anonimo rifacimento del Libro d’Oltramare di Niccolò da Poggibonsi) si fa anche riferimento alla presunta traduzione inglese del rifacimento pubblicata nel 1945, mentre in quella data fu pubblicata la versione inglese del Libro secondo l’edizione Bacchi della Lega rivista da p. Bellarmino Bagatti anche usando dell’ed. 1518 (una copia a Gerusalemme) del suddetto rifacimento. – N.V.

045-057 Knudsen (Michelle), Un leone in biblioteca, con illustrazioni di Kevin Hawkes e traduzione di Luigina Battistutta, Milano, Nord Sud, 2016, pp. [64], ill. col., ISBN 978-886-5265-44-4, € 6,90. Una simpatica storiella per bambini che insegna altruismo e rispetto delle regole sullo sfondo di una biblioteca, che deve affrontare la visita di un leone in carne e ossa. Esiste anche un’edizione in formato più grande e copertina rigida (pp. [44], ill. col., ISBN 978-886-5265-44-4, € 14,90). Sul web è disponibile una videolettura realizzata dal Laboratorio di Comunicazione Narrativa dell’Università di Trento. – D.M.

045-058 Koizumi (Masanori), Inherent strategies in library management, Cambridge-Kidlington, Chandos Publishing, [2017], pp. X, 223, ISBN 978-0-08-101277-2. Per molto tempo il modello di riferimento per le strategie di gestione delle biblioteche è stato quello di gestione aziendale, dal momento che non esistevano – o quasi – teorie di gestione specificatamente sviluppate per le biblioteche. Da qui parte la riflessione dell’a. che si chiede come questo approccio abbia influito in maniera positiva e negativa sulle biblioteche stesse dalla prima metà del XX sec. a oggi. A seguito di un’analisi delle teorie di gestione aziendale e lo studio della gestione di alcune grandi biblioteche (principalmente americane), il vol. evidenzia l’incompatibilità di tali pratiche con la gestione delle biblioteche. Si giunge quindi alla definizione di generali e specifiche strategie per le biblioteche basate sui loro valori fondamentali e a partire dalla loro tradizione. – Em.B.

045-059 Krmíčková (Helena) – Lucie Mazalová – Petra Mutlová – Pavel Ševčík, Pro defensa veritatis evangelice, Brno, Masarykova Univerzita, 2015, pp. 156 + tav. a colori, ISBN 978-80-210-8023-2, 900 ks. In collegamento con la mostra Gladio verbi Dei (Þ «AB» 045-043), gli a. si impegnano in una analisi delle figure e del periodo dell’hussitismo valorizzando i fondi manoscritti delle biblioteche morave di Brno e Rajhrad. In fine un indice dei nomi pp. 125-30 e la bibliografia pp. 131-55. – Ed.B.

045-060 Kürschner (Chloé), Les imprimeurs rouennais et la Fronde: une étude des fonds normands de mazarinades, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 111-23. Nel rilevante centro editoriale di Rouen molte sono state le reimpressioni di mazarinades pubblicate altrove, mentre poche sono da considerarsi quelle prodotte originariamente in Normandia e destinate specificatamente al pubblico locale. – M.C.

045-061 «leggere». La sfida di Rosellina Archinto, a cura di Arianna Gorletta e Marco Magagnin, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2017, pp.48, ISBN 978-88-7768-718-0. Rosellina Archinto (Genova, 1933), già fondatrice della Emme Edizioni, casa editrice per ragazzi, e della Archinto Editore, ha per anni pubblicato la rivista «leggere», mensile culturale. La Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in occasione del secondo compleanno del Laboratorio Formentini per l’editoria, ha deciso di stampare il catalogo di tutte le uscite della rivista (dal maggio 1988 al settembre 1997, per un totale di 90 numeri più 13 supplementi), qui presentato. «leggere», che negli anni ha potuto vantare la prestigiosa collaborazione di nomi illustri come Massimo Cacciari, Gianfranco Contini, Guido Ceronetti, Edoardo Sanguineti e molti altri, si è presentata nel panorama editoriale italiano con l’intento, a carattere divulgativo, di presentare notizie, approfondimenti e riflessioni sull’attualità letteraria. A ripercorrerne la storia, tre articoli di Rosellina Archinto, Andrea Aveto e Giovanni Baule, pubblicati nella prima parte del catalogo. – Pierfilippo Saviotti

045-062 Libreria Antiquaria Mediolanum, Libri antichi e rari. Catalogo 46, Milano 2017, pp. 190. Coi suoi 146 pezzi, da un ms. dei primi anni ’60 del XV sec. a un dizionario russo-cinese del 1879, il catalogo Mediolanum, degnamente illustrato (molte anche le legature preziose), costituisce uno degli ultimi, eccezionali esempi italiani di un classico e solido catalogo di antiquariato. Organizzato per scansione cronologica, è accompagnato da indici per materie e per autori. Molti i pezzi prestigiosi: a es. alla scheda 13 trovano posto i Dialogi di Gregorio Magno, Venezia 1487, esemplare Giuseppe Martini, già nel suo catalogo al n° 206, con ex libris Sergio Colombi. – Ed.B.

045-063 Libreria Antiquaria Pontremoli, Giacomo Leopardi. Catalogo, Milano, Libreria antiquaria Pontremoli, 2017, pp. 63, ill. col. Attraverso 23 pezzi rari e di grande rilievo, si ripercorrono in questo bel catalogo le tappe fondamentali della vita e del pensiero di Giacomo Leopardi. Interessante che tra gli esemplari – tutti ben conservati e molti dei quali ancora con barbe – venga presentata anche la rara contraffazione dell’edizione Starita dei Canti del 1835, che replica fin nei minimi particolari i dettagli tipografici del vol. originale (anch’esso presente nel catalogo). Numerose le immagini per ogni scheda e minuziosa la descrizione dei vol., che si impegna anche nell’illustrazione dell’edizione e dell’esemplare in vendita. – Arianna Leonetti

045-064 López-Vidriero Abelló (María Luisa), Presagios del pasado. Carlos III y los libros, 2 voll., Madrid, Patrimonio Nacional, 2017 (‘Librería Históricas Bibliotecas Reales Privadas’, 2), 1 vol. pp. 372, 2 vol. pp. 854, ISBN 978-84-7120-525-4, s.i.p. Proseguono le ricerche attorno alle biblioteche private reali spagnole (per il vol. sui libri di Isabella farnese Þ «AB» 041-D), condotte dall’a. In questa elegante pubblicazione, suddivisa in due tomi, si ricostruisce la preziosa raccolta appartenuta al monarca e oggi conservata presso la Biblioteca del Palacio Real de Madrid. Nel primo vol., in vari capitoli, si ripercorre quella che è stata la formazione della raccolta, individuandone le principali caratteristiche (sia a livello di tipo di testi che di organizzazione degli oggetti negli spazi) e i principali canali di acquisizione di nuovi libri nella raccolta. Il secondo vol. raccoglie le oltre 1.300 schede catalografiche dei libri, che sono conservati in otto armadi. Le schede analitiche si soffermano sul contenuto delle edizioni e sono ricche di note di esemplare. A testimonianza del valore bibliografico della raccolta e della volontà di aggiornamento e allineamento con grandi biblioteche europee, si vedano le schede n. 4 e n. 410 con rispettivamente il Catalogo della Biblioteca Casanatense di Roma e il Catalogo della Biblioteca Nazionale di Francia. Indici finali. – A.T.

045-065 Lorenzi Biondi (Cristiano), Per una ricostruzione della biblioteca quattrocentesca di Santa Croce (con una nota sui codici del Plutarco volgare), «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 211-228. L’articolo raccoglie e fa interagire le diverse e disperse fonti necessarie per ricostruire la biblioteca di Santa Croce, al fine di evidenziare e meglio comprendere il ruolo della raccolta libraria nella Firenze del Quattrocento. – A.T.

045-066 Lucchesini (Federica), Lettera alle professoresse, «Gli asini», 42-43, 2017, pp. 58-61, ISBN 9788863572193, € 13. L’a. prende spunto dal celebre testo di don Milani per indirizzare, a cinquant’anni dalla morte del prete di Barbiana, un rinnovato appello alle docenti dallo stile agile e avvincente. «A che punto siamo con la scuola?» ci si chiede; «Per chi lavoriamo?», «Che mestiere facciamo?». L’analisi non può limitarsi a ribadire le ben note difficoltà della scuola italiana, ma traccia delle linee di sviluppo e di riflessione ulteriore per «darci una mano ad aprire gli occhi e a capire cosa fare». – Dario Romano

045-067 Madl (Claire), Langue et édition scolaire en Bohême au temps de la réforme de Marie-Thérèse. Retour sur une grande question et de petits livres, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 235-65. Prendendo in considerazione l’epoca della grande riforma scolastica asburgica sotto Maria Teresa, il contributo analizza il ruolo della stampa di testi in volgare, soprattutto manuali scolastici, per meglio inquadrare l’ambiguità di una politica accentratrice nel metodo, ma che non poteva rinunciare al plurilinguismo per raggiungere porzioni sempre più ampie di popolazione. – L.R.

045-068 Malinar (Smiljka), Il contesto culturale dalmata e raguseo in cui operò Tideo Acciarini, in Tideo Acciarini, a cura di S. Fiaschi, pp. 27-49.

045-069 Martini (Alessandro), Giovanni Pozzi a Plinio Martini: «Tu sei, bestemmiando, dalla parte di zia Domenica». Lo sviluppo di un racconto e la sua ultima svolta, «Fogli», 38, 2017, pp. 70-102. Viene riportata la trascrizione completa di alcune lettere intercorse tra Giovanni Pozzi e Plinio Martini in vista della pubblicazione del romanzo Il fondo del sacco (Bellinzona, Casagrande, 1970). Inoltre, si fornisce una cronistoria editoriale delle successive rielaborazioni del racconto. – D.M.

045-070 Mârza (Eva) – Iacob Mârza, Le catalogue de la Bibliothèque des théologiens roumains de Budapest (1890-1891), in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 405-18. Gli intellettuali e le biblioteche da essi fondate in Transilvania furono uno dei mezzi impiegati per sostenere la vita culturale nella regione. In questo contesto si inserisce anche la biblioteca dei teologi romeni presso il Seminario di Budapest. Il saggio analizza il catalogo manoscritto di questa biblioteca, conservato presso l’Accademia romena di Cluj-Napoca. – L.R.

045-071 materie (Le) dei libri. Le legature storiche della Biblioteca Teresiana. Catalogo della mostra, Mantova, Biblioteca Comunale Teresiana 5 settembre 2014 - 11 gennaio 2015, a cura di Carlo Federici e Federico Macchi, Mantova Biblioteca Comunale Teresiana - Publi Paolini, 2014, pp. 239, ISBN 9788895490618, € 15. Il catalogo della mostra tenutasi a Mantova si apre con la presentazione delle autorità e con due saggi dei curatori. Il primo, di Carlo Federici, è dedicato al valore delle legature medievali e comprende alcuni cenni sul progetto ministeriale di censimento di tali legature, diretto dallo stesso Federici e mai ufficialmente pubblicato. Il secondo, di Federico Macchi, elenca le tipologie di decori risalenti ai sec. XV-XVIII presenti nei volumi esposti: il decoro mudejar o moresco definito di origine spagnola; quello di tipo aldino; la legatura a cassoni o a fondo incavato, giudicata di origine islamica; la decorazione a centro e angoli, già presente secondo Macchi in Oriente, e ritenuta databile al sec. XII; lo stile a ventaglio che si diffuse in Francia e in Italia nella prima metà del sec. XVII; la francesissima gril de saint Laurent, tipica del sec. XV seconda metà - XVI; la decorazione a pasta di cera colorata; la legatura à branchages, quella à la Du Seuil. Le schede che seguono, 80 in tutto, sono accompagnate dalle riproduzioni fotografiche di un piatto (a pagina intera) e di alcuni particolari minori della legatura. Vengono descritti 16 manoscritti, 23 incunaboli e altri libri a stampa. Le schede sono raggruppate per provenienza, origine e data: 2 incunaboli appartenuti al monastero di San Benedetto di Polirone, che verosimilmente furono dotati di legatura in ambito mantovano; legature italiane del sec. XV; legature dell’Italia settentrionale e centro-settentrionale dei sec. XV e XVI; di Venezia e Veneto del Cinquecento; di Roma del Cinque-Seicento; originarie d’oltralpe e in particolare della Francia dai sec. XVII - XVIII; fino alle legature italiane settecentesche con coperta in carta decorata. Le ipotesi sull’origine delle legature si basano per lo più sui luoghi di stampa e sull’analisi degli elementi decorativi, per cui la lettura del vol. costituisce un utile repertorio non solo per documentare i fondi librari della Teresiana, ma anche per uno studio degli aspetti artistici della legatura che aiutano a disegnare la storia dei libri. Una sezione è dedicata alle legature prodotte nella stessa città di Mantova nei sec. XVI-XVIII, che sono identificate tramite esplicite indicazioni di provenienza (‘Decani Mantuani’, ‘Vicenzo Gonzaga’, ‘Est sancti Benedicti Mantuani…” ) oppure in base alla produzione del libro e al suo interesse locale. In numerose schede è indicato chi ha posseduto i libri (molte le istituzioni religiose identificate), anche se non tutte le provenienze sono giustificate in maniera trasparente per il lettore (p. 25 Giuseppe Usberti? p. 39, 47 dono Laziosi? p. 79 perché ‘Decani Mantuani’ è ‘evidentemente riferita a Francesco Recordati’, non identificato?). Indici e bibliografia sono seguiti da tre saggi sul restauro delle legature e dei volumi di Laura Chignoli, Sara Mazzarino, Anna Bianchi e Melania Zanetti. – Giliola Barbero

045-072 Matsumura (Takeshi), Remarques lexicographiques sur le mot «mazarinade», «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 163-8. L’a. analizza dal punto di vista lessicografico il termine mazarinade e i nomi derivati, verificando le varie sfumature di significato, che hanno avuto all’interno delle pubblicazioni dell’epoca. – M.C.

045-073 Mellot (Jean-Dominique) – Pierre Drouhin, Les mazarinades périodiques: floraison sans lendemain ou tournant dans l’histoire de la presse française?, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 125-60. Nella grande massa delle mazarinades pubblicate nel periodo della Fronda, gli a. hanno individuato 51 pubblicazioni periodiche (più un’altra di cui però è stato reperito solamente il primo numero) nei fondi della Biblioteca Nazionale e nella Biblioteca dell’Arsenale. – M.C.

045-074 Mezníky bibliografie. U příležitosti konání 20. kolokvia českých, moravských a slovenských bibliografů, edd. Tomáš Kubíček – Eva Svobodová, Brno, Moravská zemská knihovna, 2017, pp. 228, ISBN:978-80-7051-228-9, s.i.p. Atti di un importante colloquio tra i professionisti (docenti universitari e bibliotecari) della bibliografia in tre regioni limitrofe e accomunate da una storia parzialmente comune, Boemia e Moravia (ora Repubblica Ceca) e Slovacchia. Aperti al mondo digitale, rivendicano però il ruolo e l’importanza delle scienze bibliografiche proprio a garantire storia e identità delle “piccole patrie”. Una parte dei contributi hanno riassunto in inglese o tedesco. Indice finale dei nomi. – Ed.B.

045-075 Monok (István), Frédéric Barbier, un historien du livre qui sait où se trouve l’Europe centrale, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 9-15. Un profilo di Frédéric Barbier e dei suoi interessi di ricerca con particolare riferimento all’Europa centrale. – L.R.

045-076 Monok (István), L’aristocratie de Hongrie et de Transylvanie aux XVIIe et XVIIIe siècles et «le livre pour tous», in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 115-26. Nel corso dell’età moderna, l’aristocrazia ungherese e transilvana sostenne economicamente la pubblicazione di opere di larga circolazione (soprattutto a carattere religioso ed edificante), considerandole un importante strumento di politica culturale. – L.R.

045-077 nascita (La) di uno scrittore. Vassalli prima della Chimera: 1965-1989. Catalogo della mostra, a cura di Roberto Cicala e Linda Poncetta, presentazione di Giovanni Tesio, Milano, Educatt, 2017, pp. 99, ill. b/n, (‘Quaderni del Laboratorio di Editoria’, 24), ISBN 978-88-9335-239-0, € 8. Esce per Educatt il catalogo della mostra tenutasi a Novara presso la Biblioteca civica Negroni dal 23 novembre all’11 dicembre 2017, dedicata ai primi venticinque anni di attività di Sebastiano Vassalli. Pochi conoscono la sua vita e la sua attività intellettuale prima della Chimera: il Centro Novarese di Studi Letterari ha esposto libri, lettere, oggetti, fotografie e documenti in parte inediti relativi a questo periodo, divisi per snodi biografici. Si va dalle foto dell’infanzia, alle pagelle scolastiche, alle circolari dei suoi anni come insegnante; si passa poi per gli anni di militanza nell’avanguardia pittorica, con gli ex voto satirici, e poetica (fece parte del Gruppo 63) e per l’avventura come piccolo editore della casa editrice Ant. Ed. (“Anti Editoria); si approda infine alla fase della narrativa, a partire dal 1976, e alla “vita di coppia” con Casa Einaudi, senza dimenticare il romanzo-verità sul suo amato Dino Campana La notte della cometa (1984) e le collaborazioni con diverse testate giornalistiche. Il lettore è accompagnato nel percorso da interviste all’autore, articoli dell’epoca e stralci di opere, oltre che dai brevi testi introduttivi curati da Roberto Cicala e Linda Poncetta. – Martina Molino

045-078 Nawrocki (Sophie), Les dynamiques de publication et la diffusion des pamphlets autour de Marie de Médicis en exil (1631-1642), «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 343-59. L’analisi delle strategie di pubblicazione dei pamphlet in occasione dell’esilio di Maria de Medici, della loro diffusione e dell’eco, che provocarono, può offrire elementi di comparazione e fornire nuovi approcci metodologici per analoghe investigazioni riguardanti le mazarinades. – M.C.

045-079 Nédelec (Claudine), La Fronde, une guerre comique?, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 199-210. Nelle mazarinades fu frequente la produzione di testi in cui il registro letterario variò dal comico al grottesco, dal satirico all’eroicomico, spesso con l’uso di volgarità e oscenità di fatto sconosciute agli altri generi letterari. – M.C.

045-080 Pellegrini (Luigi), Considerazioni sulla “Vita brevior” ritrovata, «Fogli», 38, 2017, pp. 13-16. L’a. interviene sul ritrovamento della Vita brevior di Tommaso da Celano, ma si sofferma ad analizzare nel suo complesso il manoscritto NAL 3245 della Bibliothéque nationale de France. Infatti, la Vita ritrovata occupa soltanto l’ottava parte delle carte complessive e sarà presto necessario affrontare oculati approfondimenti sul testo restante, nel quale si trova il più antico testimone delle Ammonizioni di san Francesco e un interessante commento al Padre Nostro, oltre a una più vasta serie di sermoni, florilegi, trattati biblici, che fanno pensare il codice quale prodotto destinato alla predicazione. – D.M.

045-081 Penke (Olga), La traduction hongroise de La Nouvelle Héloïse. Un transfert culturel manqué, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 289-307. L’a. dapprima traccia un profilo della ricezione de La Nouvelle Héloïse in Ungheria tra Sette e Ottocento, dopodiché analizza l’unica traduzione ungherese del romanzo di Rousseau, apparsa nel 1882, nella quale il testo fu profondamente modificato e adattato con l’aggiunta di corposi inserti di opere di Sándor Petőfi (1823-1849). – L.R.

045-082 Pontremoli (Giacomo), I Piacentini. Storia di una rivista (1962-1980), Roma, Edizioni dell’asino, 2017, pp. 224, ISBN 978-88-6357-053-3, € 10. Quaderni Piacentini, rivista fondata da Piergiorgio Bellocchio nel 1962, ha rappresentato appieno lo spirito di rivolta della cosiddetta «nuova sinistra» dagli anni ’60 in poi. Con la direzione e la collaborazione di importanti nomi della cultura italiana novecentesca quali Goffredo Fofi, Grazia Cerchi, Alfonso Berardinelli e molti altri, la rivista ha testimoniato, con spirito anticonformista, i molti avvenimenti nazionali e internazionali dagli anni ’60 agli ’80 del secolo scorso. In questo interessante vol., l’a. ne fa una puntuale ricostruzione storica, sottolineando i valori culturali della rivista e il contesto storico in cui è nata. – Pierfilippo Saviotti

045-083 Prévost (Xavier), Aux origines de l’impression des lois: les actes royaux incunables, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 397-415. Ancora oggi sono limitati gli studi sulla produzione di testi giuridici nel primo periodo della stampa manuale in Francia. L’a. pone l’attenzione sulla produzione degli actes royaux, in buona misura diretti discendenti dei precedenti lois du roi, che alla fine del XV sec. iniziarono ad avere una diffusione sempre maggiore, grazie all’interesse di alcuni librai-stampatori lionesi e parigini e alla progressiva presa di coscienza della monarchia dell’importanza per l’esercizio del potere delle leggi pubblicate tramite l’impressione a caratteri mobili. – M.C.

045-084 Queyroux (Fabienne), «Plumes bien taillées» contre «livres très pernicieux à l’Êtat»: Gabriel Naudé et les mazarinades, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 93-109. Gabriel Naudé, sin da quando a 17 anni scrisse i suoi primi pamphlet, si schierò dalla parte di chi voleva rendere nota la verità contro la menzogna e il discredito, diventando così di fatto autore di anti-pamphlet, come nel caso del vol. conosciuto come Mascurat, ossia un’opera apologetica in favore del cardinale Mazzarino. – M.C.

045-085 Rebollar (Patrick), Mensonge et tromperie dans les mazarinades, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 169-85. Partendo dalla Bibliographie des Mazarinades e dal corpus pubblicato online nel Project Mazarinades, l’a. ha provato a studiare come è stato trattato nelle mazarinades il concetto “verità”, compresi i termini appartenenti allo stesso dominio semantico, ma anche i termini opposti, come “menzogna” e “inganno”. – M.C.

045-086 Reggi (Giancarlo), Bartolomeo da Pisa, Liber Conformitatum Milano, Gottardo da Ponte, 1510. L’esemplare bsf 75 Ga 9: provenienze marsigliesi e parigine, «Fogli», 38, 2017, pp. 103-115. Si dà notizia dell’acquisto da parte della Biblioteca Salita dei frati di Lugano, avvenuto nel 2013 presso la Libreria antiquaria Pregliasco, di una copia del Liber Conformitatum stampato a Milano da Gottardo da Ponte nel 1510. Riguardo questo esemplare (ora segnato bsf 75 Ga 9) viene fornita una puntuale descrizione dei dati materiali, dai quali è possibile ricostruire i passaggi di mano che il libro ha subìto nel corso dei secoli. – D.M.

045-087 Reggi (Giancarlo), Le “Ad familiares” di Cicerone in un codice umanistico milanese della Biblioteca cantonale di Lugano, «Fogli», 38, 2017, pp. 19-49. Viene fornita una descrizione analitica del codice D.2.E.18 della Biblioteca cantonale di Lugano, insieme a una collazione di una prima parte del testo ivi contenuto. In un ampio commento delle evidenze riscontrate l’a. propone di datare la produzione del testo entro il 1440, in accordo con le tesi presentate in precedenza da Massimo Zaggia. Infine, l’inusuale completezza della raccolta ciceroniana stabilisce ancora una volta uno stretto legame tra la l’ambiente milanese e la tradizione delle Ad familiares. – D.M.

045-088 Risposte di Jacques Dalarun a quattro domande di Luigi Pellegrini, «Fogli», 38, 2017, pp. 17-18. I due medievalisti si scambiano alcune battute sulle prospettive che si sono aperte dopo il sensazionale ritrovamento della Vita brevior di Tommaso da Celano. – D.M.

045-089 Rodier (Yann), Les mazarinades génovéfaines et la stratégie politique de l’odieux (avril-septembre 1652), «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 299-312. Parigi precipitò nel caos e nei disordini nel 1652, alla fine del periodo della Fronda, e in tale occasione venne organizzata una solenne processione religiosa per implorare la pace: durante tale manifestazione venne portata in corteo la cassa con i resti mortali di Sainte Geneviève, con la presenza dell’arcivescovo di Parigi, Jean-François de Gondi, dei canonici di Notre-Dame e dell’abate di Sainte-Geneviève, Antoin Sconin, oltre ai membri dei tribunali, al Governatore della città e a suoi funzionari. Tale processione diede occasione alla pubblicazione di mazarinades, che riferirono l’accaduto da posizioni e con interpretazioni differenti. – M.C.

045-090 Saal (Caroline), «Faire voir par l’histoire» dans les mazarinades. Usages du passé entre rhétorique et bagages culturels, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 275-85. Durante la Fronda la produzione di pamphlét di argomento storico non si dimostrò attenta a ricercare la verità dei fatti, ma piuttosto si concentrò sull’essenza della natura delle cause che mossero alcuni personaggi storici del passato, soprattutto regine, che si scontrarono con sovrani o influenti ministri. – M.C.

045-091 Samarini (Francesco), Poemi sacri nel Ducato di Milano, Bologna, I libri di Emil, 2017, pp. 269, ISBN 9788866802464, € 22. Con questo volume, che entra nella collana Biblioteca del Rinascimento e del Barocco, Francesco Samarini integra gli studi sull’epica sacra in età moderna attraverso un’analisi della produzione a stampa nella Milano dei due Borromeo. Il punto di partenza è il materiale catalogato on-line dall’Università di Torino (per quanto la lista di titoli non risulti del tutto esauriente), da cui si ricavano venti testi poco noti al grande pubblico di un secolo altrettanto poco noto nella sua vera natura. La ricerca mette in luce anzitutto le peculiarità storico-letterarie di questi poemi a tema religioso, ma non lesina l’analisi bibliologica delle edizioni. Attraverso lo studio delle pratiche e delle scelte degli stampatori, infatti, si possono comprendere il pubblico di riferimento di queste opere e l’effettiva eco che esse ebbero tra i lettori dell’epoca: si tratta di testi in gran parte di breve lunghezza, tramandatici in edizioni di poco pregio, pubblicate velocemente e a basso costo per essere smerciate direttamente nel Milanesado o poco oltre. Tuttavia non sono testi “provinciali”, ma opere che possono superare i confini del Ducato poiché interpreti di uno spirito diffuso, come ha voluto evidenziare l’a. tentando di applicare i risultati del suo lavoro su scala “italiana”. Parimenti, gli autori di tali componimenti (di cui si offre sempre una biografia) non sono ingenui o privi di preparazione, per quanto producano opere in volgare che sono state spesso tacciate di soli intenti catechetici e controriformistici. Certo, manca un capolavoro in grado di imporsi come modello e che permetta al genere di raggiungere una codificazione precisa (quello dell’epica sacra, infatti, risulta un filone, più che un vero genere) né può supplire il ricorso a Tasso e al suo meraviglioso (pure richiamato più volte nei titoli delle opere), ma il giudizio della critica su questi poemi risulta comunque troppo tranchant, come quello spesso espresso nei confronti del secolo Barocco. Anche per questo Samarini torna sulla letteratura del ’600, continuando a gettare luce su una produzione guardata con sospetto già dalla censura ecclesiastica del tempo, diffidente nei confronti di un genere che mescolava facilmente il vero della Scrittura con le invenzioni dei poeti. – Dario Romano

045-092 Sampietro (Marco), Nuovi esemplari a stampa della prima raccolta poetica del Parini, «Fogli», 38, 2017, pp. 50-57. Viene fornita la descrizione di cinque nuovi esemplari dell’edizione intitolata Alcune poesie di Ripano Eupilino, Londra, presso Giacomo Tomson, 1752 (SBN IT\ICCU\LO1E\016286), precedentemente sfuggiti a Maria Cristina Albonico che ne aveva curato l’edizione critica (Alcune poesie di Ripano Eupilino, introduzione di Anna Bellio, presentazione di Giorgio Baroni, Edizione Nazionale delle opere di Giuseppe Parini, Pisa-Roma, Serra, 2011). L’opera in questione venne pubblicata sotto pseudonimo da un Giuseppe Parini appena ventitreenne: appurato che l’edizione rechi tipografo e luogo di stampa fittizi, non è stato ancora stato chiarito quale sia la sua vera origine, anche se alcuni indizi puntano verso Milano o Lugano. – D.M.

045-093 Savelli (Rodolfo), Ginevra e il mercato del libro giuridico tra ’500 e ’600. Note di lettura e spunti di riflessione, «Atti della Società ligure di storia patria», LVI, 2016, pp. 345-90. Negli studi dedicati all’editoria e alla produzione libraria ginevrina dei sec. XVI e XVII, scarsa è stata l’attenzione riguardo ai testi giuridici, il cui esame più approfondito rivela invece una sviluppata rete di relazioni e di accorgimenti per la vendita di tali testi anche in nazioni cattoliche o comunque non calviniste. – M.C.

045-094 Schwarzfuchs (Lyse), In memoriam Denise Hillard, «La Bibliofilia», 119, 2017, n. 2, pp. 319-20.

045-095 Seidler (Andrea), Aufbruchstimmung: Die Gründung des preßburgischen Ungrischen Magazins (1781-1787). Versuch einer Dokumentation, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 327-72. Un’ampia analisi dell’«Ungrische Magazin, oder Beyträge zur Geschichte, Geographie, Naturwissenschaften und der darin eingeschlossenen Litteratur», periodico fondato da Karl Gottlieb von Windisch (1725-1793) e pubblicato a Bratislava tra il 1781 e il 1787. – L.R.

045-096 Simon (Melinda), Kiadói és nyomdászjelvények Magyarországon, 1801-1900 = Hungarian printers’ and publishers’ devices, 1801-1900, Budapest, Balassi, 2012, pp. 396, ISBN 978-963-506-797-8, 5.600 Ft. Proseguendo il progetto dell’Università di Szeged già avviato col vol. scritto con Judit Ecsedy qualche anno fa (Þ«AB» 045-035), l’a. propone innanzitutto (sempre in ungherese e inglese) un profilo della storia editoriale ungherese del XIX secolo, per poi passare a un vero e proprio repertorio di marche tipografico-editoriale coerenti per tempo e luogo. Chiudono il denso vol. una bibliografia (pp. 377-82) e gli indici dei motti, e di luoghi e persone (383-96). – Ed.B.

045-097 Sofia Loren. Rapita dal cinema: i fotoromanzi di Sofia Lazzaro (1950-1952), a cura di Roberto Baldazzini, prefazione di Vincenzo Mollica, Roma, Struwwelpeter, 2010, pp. 262, ill. col., ISBN 978-88-6237-030-1, € 28. Prima che Sofia Villani Scicolone diventasse la celebre Loren del grande schermo, per un breve periodo di tempo si fece chiamare Sofia Lazzaro, interpretando piccole parti cinematografiche e posando per alcuni fotoromanzi apparsi tra il 1950 e il 1952. Nel vol. sono raccolti gli scatti in cui la Loren recitò per la carta stampata: si tratta di un ottimo punto di partenza per approfondire il genere del fotoromanzo molto popolare e tipicamente italiano. Breve bibliografia sul fotoromanzo in calce. – D.M.

045-098 Svatoš (Martin), La Bibliotheca Bohemica et la Nova collectio scriptorum rerum Bohemicarum de Magnoald Ziegelbauer OSB. Un regard extérieur sur l’histoire et l’historiographie du royaume de Bohême, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 127-56. Un ampio profilo dell’inedita Bibliotheca Bohemica, dello storico e bibliografo benedettino Magnoald Ziegelbauer (1688-1750), cui si deve anche una importante Historia rei literariae ordinis S. Benedicti, pubblicata postuma nel 1754. – L.R.

045-099 Sz. Kristóf (Ildikó), Anthropologie dans le calendrier: la représentation des curiosités de la nature et des peuples exotiques dans les calendriers de Nagyszombat (Tyrnavia), 1676-1773, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 87-113. Sulla base del fondo di calendari posseduti dalla biblioteca dell’Università Loránd Eötvös di Budapest, provenienti dall’antica accademia gesuitica di Trnava, l’a. indaga alcune tipologie illustrative e testuali di questo genere editoriale, legate alla rappresentazione della natura e dei popoli esotici. – L.R.

045-100 Testimonianza. Memoria della Shoah a Yad Vashem, a cura di Bella Gutterman e Avner Shalev e con un saggio sulla Shoah in Italia di Liliana Picciotto, Gerusalemme, Yad Vashem, 2013, pp. 344, ill. col., ISBN 9789653084339, s.i.p. Quello di Yad Vashem è un complesso museale importantissimo, nato a Gerusalemme in anni relativamente recenti – nel 1953 – e diventato ben presto «centro della rimembranza del popolo ebraico», luogo della memoria, dove «è inciso il comandamento di preservare per la posterità un monumento dal significato universale, che sia di ammonimento e di speranza insieme» (p. 9). Ricordare un capitolo di storia così tragico, così lacerante e vergognoso come quello della Shoah è certamente un compito importante. È una vera e propria missione. Yad Vashem ha deciso di celebrare i primi cinquant’anni di questa sua missione con un bel vol. ricco di illustrazioni, accompagnando il lettore attraverso gli eventi fondamentali della persecuzione ebraica, seguendo lo stesso criterio espositivo presente nel Museo. In chiusura, il saggio di Liliana Picciotto (storica del CDEC), sull’odio antisemita in epoca fascista. – Arianna Leonetti

045-101 testo (Dal) al libro. Manuale pratico per redattori, Milano, Editrice Bibliografica, 2017, pp. 163, ill. b/n, ISBN 978-88-7075-977-8, € 23,50. L’AIE (Associazione Italiana Editori) ed Editrice Bibliografica si occupano ormai da anni di formazione e aggiornamento professionale in ambito editoriale attraverso la collana “I mestieri del libro”. La collana si arricchisce di un nuovo elemento, pensato per chi già lavora da redattore e chi aspira a diventarlo. Il desktop publishing ha modificato le modalità di trasformazione di un testo in libro e, di conseguenza, parte delle mansioni di chi lavora a questo scopo: il Manuale, snello ma esaustivo, si propone non di prescrivere regole assolute, ma di «insegnare un modo di ragionare sui problemi e proporre soluzioni pratiche» a prescindere dal software utilizzato in redazione. I quattro capp., ricchi di immagini, trattano ognuno un aspetto diverso del lavoro: dalla preparazione del testo originale, all’ impaginazione, alla creazione di un ebook, al controllo finale dell’impaginato; i numerosi box sono dedicati ad approfondimenti ed esempi pratici. Chiudono il vol. un glossario e un’appendice su composizione, carta, legatura e formati. Valore aggiunto, il Manuale è stato rivisto e impaginato da veri e propri futuri redattori, gli allievi del Master Professione editoria cartacea e digitale (edizione 2017) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. – Martina Molino

045-102 Tideo Acciarini maestro e umanista fra Italia e Dalmazia. Atti del convegno internazionale di studi (Macerata, 21 ottobre 2011), a cura di Silvia Fiaschi, Macerata, EUM, 2014, pp. XVI-180, ISBN 978-88-6056-407-8, € 15. La figura di Tideo Acciarini da Sant’Elpidio, dopo l’ormai datata voce del DBI, è assai poco nota: rappresenta invece un es. interessante di umanista di provincia che nella seconda metà del XV sec. seppe farsi strada con diversi incarichi di rilievo nelle corti italiane e persino quale insegnante pubblico sulla sponda orientale dell’Adriatico. Per una sintetica presentazione (oltre agli abstract in italiano e inglese, pp. 159-63) si veda un intervento online di Rino Avesani, nonché un paio di rec. pubblicate nel sito della casa editrice. Il vol. è dotato di indici finali di mss. e documenti, e dei nomi di persona e luogo. – Ed.B.

045-103 Toftgaard (Anders), La collection de mazarinades de la Bibliothèque royale de Copenhague, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 33-49. Nella Biblioteca reale di Copenaghen sono conservati trentadue volumi di mazarinades di provenienze diverse. – M.C.

045-104 Tsimbidy (Myriam), Usages des mazarinades dans les Mémoires de la Fronde, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 225-37. Se le mazarinades furono scritte durante gli avvenimenti a cui si riferiscono con carattere fortemente polemico, le varie mémoires hanno carattere ben diverso, per lo più apologetico nei riguardi dell’autore delle stesse, usando le prime come fonte dei fatti avvenuti. – M.C.

045-105 Turismo, cultura e spiritualità. Riflessioni e progetti intorno alla via Francigena, a cura di Gigliola Onorato - Paolo Rizzi, Milano, EDUCatt, 2017, pp. 253, ill. b/n, ISBN 978-88-93351-81-2, s.i.p. Il vol. nasce da un convegno tenutosi nel 2016 presso la sede dell’Associazione Europea Vie Francigene a Fidenza e il museo di Palazzo Farnese a Piacenza. I contributi di vari studiosi avvicendatosi nel corso della conferenza sono stati qui raccolti in tre diverse parti per meglio permettere di fruire la materia, tanto vasta, complessa e affascinante. Nella prima parte si trovano quei contributi che cercano di sottolineare la dimensione europea del pellegrinaggio lungo la Via Francigena, la seconda parte raggruppa tutti quei saggi che propongono nuove metodologie per valutare il valore economico dei cammini devozionali e la terza parte si sofferma su tutti gli effetti positivi che sono scaturiti negli anni grazie ad alcune buone pratiche adottate su brevi tratti della Via Francigena Nord. – A.T.

045-106 Vacalebre (Natale), Come le armadure e l’armi: per una storia delle antiche biblioteche della Compagnia di Gesù: con il caso di Perugia, premessa di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2016 Þ rec. Lorenzo Mancini, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 31, 2017, pp. 376-8

045-107 Vacalebre (Natale), Come le armadure e l’armi: per una storia delle antiche biblioteche della Compagnia di Gesù: con il caso di Perugia, premessa di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2016 Þ rec. Robert Danieluk SJ, «Archivum Historicum Societatis Iesu», LXXXVI, fasc. 171 2017/I, pp. 221-4

045-108 Vacalebre (Natale), Come le armadure e l’armi: per una storia delle antiche biblioteche della Compagnia di Gesù: con il caso di Perugia, premessa di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2016 Þ rec. Marco Fratini, «Riforma e movimenti religiosi», 2, 2017, pp. 306-10

045-109 Vellet (Christophe), Les mazarinades à l’affiche? Armand d’Artois et la collection de la Bibliothèque Mazarine, «Histoire et civilisation du livre», XII, 2016, pp. 51-67. Tra la fine degli anni Ottanta del XIX sec. e il 1912, anno della sua morte, venne affidata ad Armand d’Artois il compito di riordinare e catalogare per la prima volta la collezione di mazarinades presenti nella Bibliothèque Mazarine. – M.C.

045-110 Verók (Attila), Der Bibliotheksbestandskatalog als historische Quelle für die Ideengeschichte? Realität, Schwierigkeiten, Perspektiven an einem Beispiel aus Siebenbürgen, in Ex oriente amicitia, édité par C. Madl – I. Monok, pp. 43-62. Sulla base di alcuni esempi transilvani soprattutto del secondo Cinquecento, l’a. si interroga sul valore e sulla problematicità degli inventari di depositi librari come fonti per la storia culturale e delle idee. – L.R.

045-111 Winckelmann a Milano, a cura di Aldo ColettoPierluigi Panza, Milano, Scalpendi editore, 2017, pp. 175, ill., isbn 9788899473440, € 25. Johann Joachim Winckelmann, di cui nel 2017 è ricorso il terzo centenario della nascita (morì assassinato a Trieste nel 1768), pur provenendo da famiglia umile compì un regolare percorso di studi, che lo portò a diventare bibliotecario del conte Heinrich von Bünau a Nöthnitz, presso Dresda. Giunto a Roma nel 1755, fu bibliotecario dei cardinali Passionei, Archinto, Albani e Commissario per le Antichità. Viaggiò più volte a Napoli per visitare gli scavi di Ercolano. Nel 1764 pubblicò la sua opera principale, la Geschichte der Kunst des Alterthums. Il catalogo, riccamente illustrato, della mostra allestita alla Biblioteca Nazionale Braidense in collaborazione con l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere (2 ottobre – 11 novembre 2017) intende celebrare il centenario di Winckelmann attraverso le vicende della prima traduzione italiana della Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi. Vengono messe in luce le relazioni personali, politiche e culturali che sono alla base dell’impresa della traduzione, sottoscritta da sessantasei milanesi «protagonisti dell’erudizione e del riformismo lombardo» (Pierluigi Panza, Sottoscrittori e collezionisti: Milano e la «Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi», pp. 45-58: 45). La traduzione fu curata da Carlo Amoretti con la collaborazione di due monaci cistercensi, Angelo Fumagalli e Carlo Giovanni Venini, e venne pubblicata nel 1779 presso la tipografia governativa del monastero di Sant’Ambrogio Maggiore di Milano, dal quale appunto provenivano Fumagalli e Venini. Essa aveva un duplice scopo: da un lato apportare delle correzioni ad alcuni passi dell’edizione originale che erano state criticate dai maggiori studiosi tedeschi contemporanei; dall’altro, ribadire che Winckelmann aveva «contratto più debiti con la cultura italiana che non con quella germanica» (Stefano Ferrari, La prima traduzione italiana della «Geschichte der Kunst des Alterthums»: vicende editoriali e ricezione critica, pp. 23-35: 26). – L.Ma.

 

Indici di recensioni e segnalazioni

Agiografia 29, 30, 33, 80, 88

Aldo Manuzio C

Antiquariato 62, 63

Antiquariato E

Bibliografia 74

Biblioteconomia 58

Censura 5

Cultura del ’700 31

Denise Hillard 94

Didattica biblioteca 57

Digitalizzazioni 54

Editoria del ’400 B, 16, 21, 83

Editoria del ’500 28, 34, 47, 86, 93

Editoria del ’600 2, 4, 6, 8, 9, 32, 37, 42, 48, 50, 52-54, 60, 72, 73, 78, 79, 84, 85, 89-91, 103, 104, 109

Editoria del ’700 40, 67, 81, 92, 95, 98

Editoria dell’800 19

Editoria del ’900 22, 44, 69, 77, 82, 97

Editoria contemporanea 61, 66

Editoria di larga circolazione 76, 99

Erudizione D

Filone di Alessandria 39

Frédéric Barbier 36, 75

Giacomo Leopardi 63

Indicizzazione 3, 10

Lazzaretto di Milano 23

Libri di viaggio G, 56

Metadati 49

Paleografia F

Redazione editoriale 101

Riforma 15, 43, 59

Shoah 100

Storia del libro 25

Storia della legatura 71

Storia della stampa 26, 35, 51, 96

Storia delle biblioteche A, 7, 11-14, 18, 55, 64, 65, 70, 106-108, 110, 111

Umanesimo 1, 17, 20, 38, 41, 45, 65, 68, 87, 102

Ungheria 27, 35, 46, 96

Via Francigena 105

 

In memoriam

 

Francesco Malaguzzi

Si è spento a Torino, il 31 dicembre, Francesco Malaguzzi, studioso di fama internazionale nel campo delle legature. Nato nella capitale subalpina il 29 settembre 1929: gli piaceva ricordare che la sua dedizione per il libro era nata dopo il pensionamento, nella sua seconda vita. Amante della montagna, affermato schermidore nel periodo universitario, collezionista d’arte prima e bibliofilo accanito dopo, si è sempre dedicato con vivo entusiasmo a tutte le sue passioni. Maturità classica al Liceo Cavour di Torino, laureato in fisica pura presso l’Ateneo cittadino, si è specializzato nel campo delle fibre chimiche, in Italia e all’estero, concludendo la sua attività professionale come amministratore delegato di un’importante azienda italiana specializzata nella lavorazione del cotone. Membre d’Honneur dell’Association Internationale de Bibliophilie, membro del Comitato scientifico della Biblioteca Wittockiana, membro del Comitato scientifico del Centro Studi Piemontesi, membro del Comitato tecnico-scientifico della Biblioteca Capitolare di Vercelli, consigliere della Società Italiana di Studi Araldici, socio corrispondente della Deputazione Subalpina di Storia Patria, vice presidente della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti (SPABA). Negli anni ‘80 il suo impegno culturale inizia con lo studio e la pubblicazione di articoli dedicati ai prodotti ceramici, l’organizzazione di mostre per conto della Regione Piemonte (I Kurgani, Tesori dell’Asia Centrale e Xinjang) e restauri per la Consulta per la valorizzazione dei Beni Artistici e Storici di Torino e la SPABA. Il passaggio definitivo allo studio del libro avvenne nel 1989, quando pubblicò, con il Centro Studi Piemontesi, un volume pioneristico nel panorama italiano dal titolo Legatori e legature del Settecento in Piemonte, con cui partecipò al Premio internazionale biennale Felice Feliciano per la storia, l’arte e la qualità del libro nel 1991, giungendo alla fase finale della selezione e classificandosi dopo l’eccezionale opera Humanists and bookbinders dell’amico e collega Anthony Hobson. Con Hobson intrattenne una ricca corrispondenza epistolare, e, come ricorda lo stesso Malaguzzi nel necrologio apparso in Þ «AB» 031 pp. 30-1, Anthony era caratterizzato da uno stile ineguagliabile di gentiluomo inglese tanto che non era solito utilizzare il computer o l’email per i suoi impegni scientifici. Malaguzzi continua il necrologio ricordando «con emozione l’ultima sua puntata a Torino nell’aprile 2011 per esaminare un misterioso Aristotile legato per il Mendoza e per partecipare, dopo una passeggiata per chiese e palazzi subalpini, alla presentazione nella Sala del Parlamento del mio catalogo delle legature di Palazzo Madama». Da parte mia, ricordo con entusiasmo e privilegio da giovane studioso e allievo quale ero, di aver partecipato all’intera giornata trascorsa tra Susa, Mondovì e Torino a osservare questi due studiosi chini su libri antichi ad analizzare dettagli delle legature, delle xilografie e delle filigrane. A conclusione della giornata, in tarda serata, i due studiosi imperterriti, dopo aver chiacchierato brevemente con la moglie di Francesco, Maria Ida, si rintanarono nuovamente nello studio a consultare libri sulle legature. Malaguzzi amava definire la sua biblioteca una working library, indispensabile per lo studio del libro e delle legature quando si abita in una città in cui le biblioteche pubbliche sono poco provviste di bibliografia specialistica sull’argomento. Accanto a essa vi era la biblioteca del collezionista, quella con i libri rari e preziosi, che ogni tanto, quando era di buon umore, alla fine delle nostre sedute di lavoro, mi invitava a vedere da lontano, senza toccare. Malaguzzi seppe impostare in modo scientifico e organico la storia della legatura in Piemonte, incentivandone lo studio e la conoscenza attraverso numerose mostre e pubblicazioni, ma soprattutto creando la collana editoriale De libris compactis. Legature di pregio in Piemonte, promossa dall’allora Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e dal Centro Studi Piemontesi (1995-2013). I cosiddetti “libri rossi” sono stati molto importanti non solo sotto il profilo storico-scientifico, ma soprattutto come strumento di tutela e conoscenza di un patrimonio che spesso, per mancanza di competenze, non viene nemmeno citato nelle schede catalografiche dei libri. L’opera è stata alla base del nuovo progetto di censimento delle legature piemontesi, promosso dalla Regione Piemonte e dal Centro Studi Piemontesi e ospitato nella piattaforma ministeriale SIGECweb. Attento alla produzione scientifica anglosassone e straniera, riuscì sempre a essere al passo con i nuovi approcci scientifici e a svolgere ricerche di nicchia o proporre tesi di laurea su specifici argomenti come biblioteche storiche disperse, xilografie, filigrane e iniziali decorate in catasti piemontesi del Cinquecento. Francesco Malaguzzi, infatti, è stato professore a contratto di Bibliografia e Biblioteconomia presso l’Università del Piemonte Orientale di Vercelli, incarico che mantenne per otto anni. La particolarità dei suoi corsi stava nel fatto che per spiegare l’oggetto libro non utilizzava slide o fotocopie, bensì mostrava agli studenti libri antichi provenienti dalla sua collezione privata. Nel 1998 diede vita alla rivista «Bibliofilia Subalpina», in occasione del Colloque dell’Association Internationale de Bibliophilie, tenutosi a Torino grazie al suo personale interesse. La rivista, con cadenza annuale, proseguì fino al 2009, anno in cui iniziò a creparsi quel sodalizio che portava avanti da vent’anni con la Regione Piemonte. La rivista, come egli stesso ricorda nella premessa al primo Quaderno, aveva lo scopo di «lasciare traccia di un aspetto della cultura subalpina di cui sono rare le testimonianze, attraverso contributi di “dilettanti oziosi”, professionisti del settore e giovani studiosi». L’attenzione di Malaguzzi alla veste tipografica del libro si rispecchiava anche sulle scelte editoriali delle sue pubblicazioni: come non ricordare le giornate trascorse presso L’Artistica Savigliano a controllare le cianografiche delle immagini o la tonalità dei colori pastello che contraddistinguono i dodici volumi della «Bibliofilia Subalpina»? Pubblicò volumi, articoli, recensioni e cataloghi di mostre. Nel 2010, per i suoi 80 anni gli fu dedicata una preziosa miscellanea dal titolo Comites latentes. Per gli ottanta anni di Francesco Malaguzzi, in cui amici e colleghi hanno presentato brevi saggi in suo ricordo contenenti studi inediti. Qualche anno prima, invece, con l’Associazione Bibliofili Subalpini, pubblicò il volume Legature Sabaude. I ferri della Bottega dei Regi Archivi (1719-1847), che contiene la copia anastatica di un manoscritto conservato presso l’Archivio di Stato di Torino con i ferri utilizzati dalla bottega torinese. Il libro, completamente finanziato dai bibliofili torinesi, rappresenta un utile strumento che facilita non solo a studiosi e collezionisti, ma a tutti gli amatori del libro piemontese, l’identificazione degli esemplari realizzati dalla Bottega. Il volume è stato stampato in 500 esemplari di cui 200 numerati e sono state realizzate 20 copie legate da Luciano Fagnola di Torino, per i bibliofili e le persone che hanno collaborato alla sua realizzazione. Tra le molte altre pubblicazioni ricordo il volume Legature di pregio in Valle d’Aosta, edito a Torino da Allemandi nel 1993, diventato una rarità a seguito dell’incendio del deposito dell’editore e della conseguente perdita del magazzino nel dicembre 2002. Il libro rappresenta ancora oggi un utile strumento di studio per conoscere le legature valdostane e d’oltralpe conservate nelle biblioteche pubbliche ed ecclesiastiche della Regione. O ancora il recente catalogo della mostra organizzata nel 2016 con Marco Albera, Legature di pregio in Piemonte: una collezione torinese, presso la Biblioteca del Consiglio della Regione Piemonte. Curò mostre in molte città piemontesi, tra queste va sicuramente ricordata De Libris. Cinquecento anni di bibliofilia in Piemonte, tenutasi nel 2007 a Torino presso Villa della Regina, in cui Francesco Malaguzzi ha portato a termine l’ambizioso progetto di raccogliere più di 400 volumi provenienti da collezioni pubbliche e private torinesi. Bibliofili e amici che per la prima volta hanno aperto le porte delle loro collezioni alla città di Torino, all’interno di sale affrescate di una villa che domina Torino dall’alto, quasi ad abbracciare la bibliofilia torinese. La mostra, organizzata dal Centro Studi Piemontesi nell’ambito di Torino Capitale Mondiale del libro con Roma, è stata realizzata con il contributo delle principali fondazioni bancarie del territorio e ha visto la partecipazione di migliaia di visitatori (12-22 aprile 2007). Collaborò attivamente con la Società Storica Vercellese. La bibliografia dei suoi scritti sarà pubblicata sul prossimo numero del «Bollettino Storico Vercellese», 90, in uscita nel mese di maggio. Gli anni di collaborazione con lui sono stati molto intensi. Dopo la laurea conseguita con uno studio da lui propostomi sulle filigrane nelle edizioni vercellesi del XVI secolo, ho avuto l’opportunità di visitare un gran numero di biblioteche piemontesi e toccare con mano milioni di libri negli scaffali di archivi, biblioteche pubbliche, private ed ecclesiastiche. A differenza di molti altri studiosi, Malaguzzi aveva il consenso, per ovvie necessità di analisi dei libri, di accedere senza limitazioni a gran parte dei depositi delle biblioteche piemontesi, fatto eccezione per pochissimi casi in cui gli è stata negata l’ammissione. Queste eccezioni non passavano inosservate al lettore dei suoi volumi, come il caso della Biblioteca Diocesana e Agnesiana di Vercelli, che per anni è stata chiusa al pubblico e non senza ironia Malaguzzi ricorda la circostanza nel volume sul vercellese di De Libris Compactis. Purtroppo Malaguzzi non ha avuto la possibilità di entrare in quella biblioteca, e nemmeno di vedere il risultato del censimento SIGECweb sulle legature che è stato svolto lo scorso anno dal sottoscritto e dalle colleghe Maria Luisa Russo e Silvia Faccin, grazie alla riapertura e alla nuova gestione della biblioteca. Sicuramente avrebbe potuto criticare e ironizzare anche su questo nostro ultimo lavoro, ma sarebbe comunque stato fiero del fatto che finalmente questa biblioteca storica piemontese di assoluta importanza era stata riscoperta. Ricordo il suo commiato in un libricino del 2005, dal titolo Guida alla lettura di ciò che non è scritto in un libro, dove esprime il suo stato d’animo sulla cultura del libro in Italia. Dalle righe traspare la sua visione, a volte velata nelle parole scritte nei suoi libri o altre volte pronunciata con spregiudicatezza e sprezzante rifiuto del sistema durante conferenze e presentazioni, tipica di un uomo vissuto e cresciuto in un mondo estraneo a quello odierno. Scrive che «molte sono le ragioni che vengono invocate per giustificare l’assenza storica nel nostro paese di una civiltà del libro paragonabile alla francese, alla tedesca o all’inglese; ma se questa civiltà è ormai destinata a scomparire, servono le battaglie di retroguardia? Come i 786 Svizzeri immolatisi per difendere Luigi XVI, si può anche combattere una battaglia persa in partenza. Naturalmente, io non credo che sia persa, ma se lo fosse non mi dispiacerebbe rimanere l’ultimo sulle barricate a sventolare un libro!». – Timoty Leonardi

 

Raimondo Turtas

Il 13 gennaio 2018 è scomparso a Sassari Raimondo Turtas, padre gesuita nato a Bitti nel 1931. Turtas ha insegnato a lungo Storia della Chiesa nell’Università di Sassari ed è stato uno dei più acuti e attenti studiosi della storia, della società e della cultura sarde, esaminate sempre dalla sua particolare prospettiva e con uno scrupolo filologico esemplare. La sua opera più conosciuta è la monumentale Storia della Chiesa in Sardegna dalle origini al Duemila (Città Nuova Editrice, Roma 1999), che costituisce il punto di approdo e di sintesi di una serie di ricerche più circoscritte condotte in precedenza. Per il resto, è difficile dare un’idea efficace dei temi numerosi, però sempre connessi, affrontati da Turtas nei suoi lavori. Qui ci limitiamo a ricordare che in diversi contributi si è occupato della storia delle Università sarde, in particolare di quella di Sassari: citiamo, fra gli altri, i volumi La Casa dell’Università. La politica edilizia della Compagnia di Gesù nei decenni di formazione dell’Ateneo sassarese (1562-1632) (Gallizzi, Sassari 1986); La nascita dell’Università in Sardegna. La politica culturale dei sovrani spagnoli nella formazione degli Atenei di Sassari e Cagliari (1543-1632) (Università degli Studi di Sassari, Dipartimento di Storia, Sassari 1988); Scuola e Università in Sardegna tra ’500 e ’600 (Centro interdisciplinare per la storia dell’Università di Sassari, Sassari 1995). Tali interessi lo portarono a occuparsi anche della storia del libro in Sardegna: Libri e biblioteche nei collegi gesuitici di Sassari e di Cagliari tra ’500 e prima metà del ’600 nella documentazione dell’ARSI in Itinera sarda. Percorsi tra i libri del Quattro e Cinquecento in Sardegna, a cura di G. Petrella, (CUEC, Cagliari 2004, pp. 145-74). Raimondo Turtas coltivò poi una speciale predilezione per la lingua sarda, sia in termini di ricerca scientifica, sia in termini di un impegno concreto e combattivo per la sua valorizzazione. Dalla sua prospettiva di storico della Chiesa studiò una serie di questioni utili pure per la storia linguistica della Sardegna: pensiamo, ad es., ad articoli quali La questione linguistica nei collegi gesuitici in Sardegna nella seconda metà del Cinquecento («Quaderni Sardi di Storia», 2, gennaio-giugno 1981, pp. 57-87), oppure Pastorale vescovile e suo strumento linguistico: i vescovi sardi e la parlata locale durante le dominazioni spagnola e sabauda («Rivista di Storia della Chiesa in Italia», XLII, 1, gennaio-giugno 1988, pp. 1-23), o a un volume quale Pregare in sardo. Scritti su Chiesa e Lingua in Sardegna, a cura di chi scrive (CUEC, Cagliari 2006). Quest’ultimo scritto riflette l’impegno che Turtas assunse a favore dell’introduzione della lingua sarda nella liturgia. Infine, Raimondo Turtas fu uno studioso scomodo, poco incline alla diplomazia accademica: amava il confronto scientifico schietto, anche ruvido, teso sempre ad affermare la verità dei fatti, e fu incurante dei prezzi che tanta libertà chiama a pagare. Giusto per citare un episodio significativo, si può rammentare che quando, nel 2012, l’Università di Sassari celebrava in pompa magna i 450 anni dalla sua fondazione (che sarebbe avvenuta, pertanto, nel 1562), Turtas non mancò di fare osservare che si trattava di un «evidente falso storico»: nel 1562, infatti, «si diede avvio solo alle classi di grammatica, umanità e retorica, l’equivalente delle nostre medie inferiori». Fu solo nel 1612 e nel 1617 che Sassari ebbe la sua Università di diritto pontificio e, rispettivamente, pure di diritto regio, limitatamente alle facoltà di filosofia e teologia; nel 1635, poi, ebbe tutte e quattro le facoltà (rimandiamo agli scritti di Turtas A proposito di una nuova Storia dell’Università di Sassari, «Bollettino di Studi Sardi», 4, 2011, pp. 137-51, e L’iter di fondazione dell’Università di Sassari: dal collegio gesuitico all’Università, in Le origini dello Studio generale sassarese nel mondo universitario europeo dell’età moderna, sotto la direzione di G.P. Brizzi e A. Mattone, Clueb, Bologna 2013, pp. 47-59). Qualche anno fa colleghi e allievi di Raimondo Turtas gli avevano dedicato una densa miscellanea: Historica et Philologica. Studi in onore di Raimondo Turtas, a cura di Mauro G. Sanna, Cagliari, Edizioni AM&D, Cagliari, 2012. – Giovanni Lupinu

 

 

Cronache

Convegni

 

Luigi Pulci, la Firenze laurenziana e il Morgante, Modena, Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti. Giornate di studio, 18-19 gennaio 2018. Dopo i saluti di Paola Di Pietro (Presidente dell'Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti) e l'introduzione di Licia Beggi Miani (Presidente della Sezione di Storia Lettere e Arti dell'Accademia Nazionale di Scienze) e Maria Cristina Cabani (Università di Pisa), curatrici dell’evento, si è aperta questa due-giorni dedicata a Luigi Pulci, non senza che sia stata sottolineata la rarità di un convegno interamente dedicato al poeta fiorentino. L'idea del progetto, nonché la sua location, derivano dal fatto che l'Accademia possiede la più antica edizione oggi nota del Morgante: si tratta di un prezioso incunabolo, ora interamente digitalizzato e da cui è stata realizzata una bella edizione anastatica, esposta per la prima volta proprio in occasione del convegno. Ha aperto i lavori Marco Villoresi (Università di Firenze), che con Le voci del Pulci ha illustrato come anche per il Pulci il mestiere del canterino fosse consustanziale alla sua identità di poeta e come, nel contempo, il binomio poeta-canterino rimandi a sua volta alla cultura della piazza, in cui chi canta dà voce a sé stesso e ai suoi personaggi. Alessio Decaria (Università di Udine) con «Pulcin, i t'ho rinvolto nel capecchio». Luigi Pulci, Matteo Franco, ha spiegato come la tenzone – che origina dallo scontro reale, e molto violento nei toni, fra il Pulci e Matteo Franco – diventi essa stessa spettacolo da rappresentare in piazza, essendo non a caso costruita secondo stilemi retorici e stilistici propri della poesia comica. Nicola Pacor (Università di Ferrara) confrontando le scelte testuali operate nelle tre edizioni critiche del Morgante (Ageno, 1955; Ramat 1961; De Robertis 1962) ha delineato invece la progressione editoriale del poema, proponendo qualche nuovo spunto di riflessione rispetto agli stemmi costruiti nelle edizioni critiche citate (Primi sondaggi su testo e tradizione del Morgante). Lorenz Böninger con Note sulla prima edizione del Morgante, 1477 circa ha dimostrato come grazie al lavoro di scavo archivistico sia plausibile supporre l'esistenza dell'edizione fiorentina di Niccolò di Lorenzo, datata al 1477, del poema del Pulci. Neil Harris (Università di Udine), giocando, numeri alla mano, sui temi (a lui cari) delle sopravvivenze dei libri e delle edizioni perdute, ha dato conto di Due edizioni finora sconosciute del Morgante del XVI secolo, una conservata in esemplare unico presso la Universitätsbibliothek di Mannheim (si tratta, molto probabilmente, di un'ed. fiorentina e non senese), l'altra conservata presso la Bibliothèque nationale de France (FRBNF3115878), mutila del colophon, da assegnare, secondo il relatore, a Firenze, fra il 1510 e il 1520 e comunque anteriore alla presunta edizione senese. La seconda giornata del convegno, venerdì 19 gennaio, ha visto nella sessione mattutina gli interventi di Alice Ferrari (Università di Pisa) che ha ragionato su Il lessico del Morgante; Davide Puccini, Consuntivo di berzo (Morgante, XXI, 134); Franca Strologo (Universität Zurich) che ha proposto Alcune osservazioni introno alla questione dei rapporti fra il Morgante e l'Orlando; Annalisa Perrotta (Università La Sapienza, Roma) con Il Morgante tra “boschi” e “boschetti”: tradizione, creatività, magia nella poesia di Luigi Pulci; Maurizio Mazzoni (Università di Pisa) che ha illustrato Il personaggio di Malagigi nel Morgante. La sessione pomeridiana è stata aperta dall'intervento di Luca Zipoli (Scuola Normale Superiore di Pisa) con L’ ‘ultimo Morgante’ di Pulci: datazione, collocazione e fisionomia. Hanno proseguito poi i lavori Cristina Montagnani (Università di Ferrara) con I cantari finali del Morgante e le narrazioni italiane sulla Rotta di Roncisvalle: un problema ancora aperto; Jane Everson (Royal Holloway, University of London) che ha offerto una riflessione su Pulci e il Morgante nel Mambriano di Francesco Cieco. L'affondo di Maria Cristina Cabani (Università di Pisa) Un nuovo volume di studi pulciani: Luigi Pulci in Renaissance Florence and Beyond, Brepols Publisher, 2018 ha chiuso il convegno. Vivace il dibattito a margine di entrambe le giornate. - E. G.

 

Mostre

 

I caratteri di Griffo. Biblioteca dell’ Archiginnasio di Bologna, 14 dicembre 2017 - 18 febbraio 2018, a cura di Pierangelo Bellettini, Rita De Tata, Anna Manfron. La bella anche se sintetica mostra allestita a Bologna rientra, con un tocco di grazia e concretezza dei curatori, nel megaprogetto Griffo la grande festa delle lettere, di cui tanto si parlò sui giornali, quanto si fatica a scorgere la reale consistenza. Incentrata sulla figura di Francesco Griffo, l’esposizione, basata sostanzialmente su materiale della Biblioteca dell’Archiginnasio stesso, ma con alcuni pezzi dalla Universitaria, dall’Archivio di Stato e dalla Comunale di Budrio (BO), inizia con una breve introduzione sulle origini della stampa: forse un po’ incoerente rispetto al contesto specialistico, la sezione era però illuminata dalla scelta di alcuni materiali davvero interessanti. Ecco poi gli inizi dell’attività del Griffo che, come era già stato dimostrato ma viene qui sapientemente “mostrato”, era un giovane orefice quando a Padova nel 1476 viene incaricato da Domenico Siliprandi di creare una polizza di caratteri gotici. Un ventennio più tardi eccolo attivo a Venezia, impegnato nella preparazione dei caratteri romani e delle diverse serie greche di Aldo Manuzio. Qui si svolse senza dubbio il periodo più ricco e proficuo del suo lavoro, gomito a gomito con l’ambiente umanistico raccolto intorno ad Aldo, sollecitato a un continuo superamento di sé e della propria maestria. Tale esperienza avrà il suo culmine nella creazione dell’italico aldino (il Griffo sarà definito in tale occasione da Manuzio col neologismo greco “grammatoglypta”), un carattere che per dimensioni e disegno innovativo era funzionale alla creazione del rivoluzionario formato in ottavo e al lancio della collana dei “classici senza commento”, gli enchiridia aldini. Tale esperienza segna però uno spartiacque nell’esperienza del Griffo che, senza dubbio fu protagonista di uno dei frequenti episodi di “spionaggio industriale” di cui la tipografia del tempo (e la stessa bottega manuziana) era frequentemente protagonista. Dopo il Monitum di Aldo, Griffo si allontana da Venezia con Gershom Soncino col quale collaborerà a diverse iniziative, compreso un Petrarca volutamente anti-aldino, nel quele è scritto che Francesco «non solo le usitate stampe perfectamente sa fare: ma etiam ha excogitato una nova forma di littera dicta cursiva, o vero cancellaresca, de la quale non Aldo Romano, né altri che astutamente hanno tentato de le altrui penne adornarse, ma esso m. Francesco è stato primo inventore et designatore, el quale e tucte le forme de littere che mai habbia stampato dicto Aldo ha intagliato…». Sarà poi la volta di altre collaborazioni editoriali nell’Italia centrale, come a Fossombrone nel 1511 con Ottaviano Petrucci. Ma, e qui viene la sezione più innovativa della mostra, nel 1516-17 Griffo rientra a Bologna, dove tenta una sua iniziativa tipografico-editoriale (anche qui un Petrarca, dove scrive  «... havendo pria li greci et latini carattheri ad Aldo Manutio R. fabricato, de li quali egli non solo in grandissime richezze è pervenuto, ma nome imortale appresso la posterità s’è vendicato, ho excogitato di novo cotal cursiva forma qual extimo a qualunque rudita persona essere per piacere, parte per la novitate, et legiadrezza, parte anchora per la commoditate harà il portatore de essi...»), usando un formato ancor più piccolo, il 24° realizzato a imitazione dei volumetti pubblicati pochi anni prima tra Venezia e Toscolano da Alessandro Paganino, di cui copia anche l’originale disegno del corsivo. Nella città natale, nel 1518 accade però un dramma, per cui, in seguito a un litigio, Francesco uccide il genero Cristoforo Barbiroli. Condannato a morte in contumacia (sono questi i nuovi documenti ora scoperti all’Archivio di Stato di Bologna), sembra che il Griffo risulti ancora attivo a Roma sino al 1523. Particolarmente interessante a questo punto la scoperta che Achille Barbiroli, tipografo bolognese a capo di una lunga e fortunata dinastia di professionisti del libro non era altri che il nipote di Griffo, figlio di sua figlia Caterina. L’esposizione, realizzata con non ingenti disponibilità finanziarie, accompagnava alcuni precisi pannelli con una serie di vetrinette nelle quali erano esposti i volumi via via evocati, individuati da precise didascalie. La mostra era dedicata alla memoria di Luigi Balsamo (1926-2012) nel cinquantesimo della pubblicazione del suo Le origini del corsivo nella tipografia italiana del Cinquecento (Milano, Il Polifilo, 1967), vero monumento alla grafica del carattere italico. In assenza di un catalogo a stampa, si spera che i materiali della mostra possano trovare presto una loro stabile collocazione on line. – Ed.B.

 

Taccuino

a cura di R.V.

Iniziative C.R.E.L.E.B.

Antiquariato e collezionismo librario:

storia e metodo – Scuola estiva 2018

Torrita di Siena (Residence Il Convento)

27-30 agosto 2018

 

Programma

 

Lunedì 27 agosto

14.00 Registrazione

14.30 Saluti di Giacomo Grazi, Sindaco di Torrita di Siena, e di Simona Giovagnola, Presidente della Fondazione Torrita Cultura.

15.00-16.30 Luca Rivali, Metodo e passione: cosa vuol dire collezionare libri

16.30-17.00 Pausa

17.00-19.00 Edoardo Barbieri, Il mercato antiquario nel suo quadro storico

19.30 Cena

 

Martedì 28 agosto

9.00-11.00 Luca Rivali, Principi e borghesi: appunti per una storia del collezionismo librario

11.00-11-30 Pausa

11.30-13.30 Edoardo Barbieri, Profilo di un antiquario: Leo Samuel Olschki

13.30 Pranzo a buffet

15.00-17.00 Luca Rivali, Collezionisti e antiquari: Ugo Da Como e i librai del primo Novecento

17.00-17.30 Pausa

17.30-19.30 Edoardo Barbieri, Oltre i manuali: l’antiquariato di casa Hoepli

Visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena

20.30 Cena libera

 

Mercoledì 29 agosto

9.00-11.00 Luca Rivali, Collezionisti e bibliotecari: Ugo Da Como e le biblioteche del primo Novecento

11.00-11.30 Pausa

11.30-13.30 Edoardo Barbieri, Tra antiquariato e collezionismo: il caso Giuseppe Martini

13.30 Pranzo a buffet

15.00-17.30 Pienza, Palazzo Piccolomini: Edoardo Barbieri, Come si legge un catalogo di antiquariato

18.00-19.30 Pienza, Palazzo Piccolomini. Incontro pubblico in occasione della pubblicazione del catalogo degli incunaboli della collezione di Paolo Tiezzi Maestri. Intervengono Giancarlo Petrella, Mario Giupponi e Fabio Massimo Bertolo. Modera Edoardo Barbieri. In collaborazione con la Società Esecutori Pie Disposizioni.

20.00 Cena a Pienza e rientro a Torrita

 

Giovedì 30 agosto

9.00-11.00 Giancarlo Petrella, Ritratto di un collezionista: la biblioteca ritrovata di Renzo Bonfiglioli

11.00-13.00 Luca Rivali, Falsi, facsimili e restauri: Ugo Da Como e i suoi libri

13.00-13.15 Edoardo Barbieri, Conclusioni

 

Presto on line più informazioni e il form d’iscrizione sul sito http://centridiricerca.unicatt.it/creleb

Per informazioni sul corso Luca Rivali: luca.rivali@unicatt.it

 

Per informazioni logistiche Vanessa Volpi: info@prolocotorritadisiena.it

 

 

Seminari Dipartimento di Studi Medioevali, Umanistici e Rinascimentali

martedì 10 aprile h. 15.30-17.00

Università Cattolica di Milano, Dipartimento di Studi Umanistici e Rinascimentali, Gregorianum I piano, Sala 106

 

Luca Rivali (Università Cattolica di Milano) presenterà il volume Alessandro Tedesco, Itinera ad loca sancta. I libri di viaggio delle biblioteche francescane di Gerusalemme. Catalogo delle edizioni dei secoli XV-XVIII, Milano, Edizioni Terra Santa, 2017

URL: http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2018-itinera-ad-loca-sancta-i-libri-di-viaggio-delle-biblioteche-francescane-di-gerusalemme

 

Il sabato del bibliofilo. Incontri con libri preziosi della Biblioteca Braidense. IV ciclo

Sala Maria Teresa della Biblioteca Braidense - via Brera 28, Milano

 

sabato 10 marzo 2018

Milvia Bollati, Miniature viscontee in un manoscritto braidense: il “De remediis” di Petrarca

sabato 7 aprile 2018

Giancarlo Petrella, L’inquisitore e il geografo: un esemplare censurato della “Cosmographia universalis” di Sebastian Münster

sabato 12 maggio 2018

Beatrice Zocchi, Il Far West in Italia: Buffalo Bill e l’editoria di larga circolazione

 

URL: http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2018-il-sabato-del-bibliofilo-incontri-con-libri-preziosi-della-biblioteca-braidense-iv-ciclo

Per informazioni: tel. 02.8646.0907 int. 504; email b-brai.comunicazione@beniculturali.it

Ingresso libero

 

Strade d’Europa 2018 – La Milano di Alessandro Manzoni

20-21-22 marzo 2018

Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca (CRELEB) in collaborazione con Scuola estiva internazionale di Studi Manzoniani e Centro di Ricerca Letteratura e Cultura dell’Italia unita

 

Programma

martedì 20 marzo

mattina, Largo Gemelli 1, Gregorianum, I piano, sala riunioni n° 106

h. 9.00 Giuseppe Frasso, Saluto introduttivo

h. 9.30 Edoardo Barbieri, Per una interpretazione dei Promessi Sposi

h. 10.45 Pierantonio Frare, Per una lettura dei Promessi Sposi

pomeriggio
h. 14-17 memorie manzoniane a Milano (tomba Manzoni al Famedio del Cimitero Monumentale, Lazzaretto, lapide Colonna infame al Castello Sforzesco)

h. 17-18 ripresa della giornata con gli studenti-tutor (nell’aula del mattino)

mercoledì 21 marzo

mattina, Largo Gemelli 1, aula 211 S. Benedetto (Scala G)

9.00 Giuseppe Langella, La letteratura nella Milano dell’800

10.30 Francesco Tedeschi, Hayez e la cultura artistica del Romanticismo a Milano

pomeriggio

visita ai luoghi manzoniani a Lecco

giovedì 22 marzo

mattina, via S. Agnese 2, aula Mazzotti SA.117

h. 9.00 Michele Colombo, La lingua italiana e Alessandro Manzoni

h. 10.30 Enrico Girardi, Verdi tra Rossini e Manzoni

pomeriggio

visita a casa Manzoni e alla casa-museo Poldi Pezzoli

ripresa della giornata con gli studenti-tutor presso il Museo Poldi Pezzoli

 

URL: http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2018-strade-d-europa-2018-la-milano-di-alessandro-manzoni

Segreteria organizzativa dott.ssa Arianna Leonetti arianna.leonetti@unicatt.it

 

Seminari Dipartimento di Studi Medioevali, Umanistici e Rinascimentali

martedì 10 aprile h. 15.30-17.00

Università Cattolica di Milano, Dipartimento di Studi Umanistici e Rinascimentali, Gregorianum I piano, Sala 106

 

Manutius Hungaricus: le edizioni Aldine tra i libri del vescovo, György Klimó di Pécs con Judit Béres (University of Pécs)

 

Informalibro. Raccontare La Cultura Tra Carta, Radio E Web – Ciclo di incontri di Editoria in Progress 2018

A cura del Master in Professione editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica)

giovedì 12 aprile 2018, ore 17.00

Università Cattolica del Sacro Cuore, via Nirone 15, aula NI110

 

In un mondo informativo frammentato e multicentrico, in cui tutti hanno accesso attivo agli strumenti di comunicazione, qual è il ruolo di un’informazione culturale, editoriale e letteraria professionale, frutto di una formazione solida e di una pratica consapevole? Insieme ad Antonio Prudenzano, responsabile editoriale de IlLibraio.it, Armando Besio responsabile cultura la “Repubblica” Milano, Roberto Festa, conduttore di Sabato Libri, la trasmissione di libri e cultura di Radio Popolare, scopriamo come cambia una professione antica e quali i punti critici e le opportunità di questo mestiere che, sfruttando le risorse dei vari media, affascina ancora molti giovani.

Modera l’incontro Edoardo Barbieri, direttore del Master. Consegna borse di studio Fondazione Achille e Giulia Boroli e Gruppo Maggioli.

 

Leggere tra le righe XXXIX

mercoledì 18 aprile 2018, ore 17

Libreria dell’Università Cattolica in via Trieste a Brescia

Marco Callegari ed Edoardo Barbieri discutono di

Luca Montagner, L’antiquariato Hoepli. Una prima ricognizione tra i documenti e i cataloghi, Milano, Educatt, 2017 e

Da Lucca a New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento, a cura di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2017

Nell’occasione verranno esposti alcuni dei preziosi cataloghi primo novecenteschi delle librerie Hoepli e Martini (da una collezione privata)

 

Leggere tra le righe XL

mercoledì 2 maggio 2018, ore 17

Libreria dell’Università Cattolica in via Trieste a Brescia

Edoardo Barbieri e Giliola Barbero discutono di

Le edizioni antiche di Bernardino Telesio. Censimento e storia, a cura di Giliola Barbero e Adriana Paolini, Paris, Les Belles Lettres, 2017

Nell’occasione verranno esposte le preziose edizioni di Bernardino Telesio conservate nella “Biblioteca di storia delle scienze Carlo Viganò” dell’Università Cattolica di Brescia

 

Editoria E Tv, (Nemici)Amici – Ciclo di incontri di Editoria in Progress 2018

A maggio (data ancora da fissare)

A cura del Master in Professione editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica)

 

Seminari Dipartimento di Studi Medioevali, Umanistici e Rinascimentali

martedì 15 maggio h. 15.30-17.00

Università Cattolica di Milano, Dipartimento di Studi Umanistici e Rinascimentali, Gregorianum I piano, Sala 106

 

Giancarlo Petrella presenta il volume di Mauro Guerrini (Università degli Studi di Firenze), De bibliothecariis. Persone, idee, linguaggi, a cura di Tiziana Stagi, Firenze, Firenze University Press, 2017

 

Biblioteche, librerie e circolazione del libro nell’Europa del Settecento

martedì 5 giugno ore 16.30

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Sala Teresiana,

 

In occasione della pubblicazione di Constitución de un universo. Isabel de Farnesio y los libros, 3 vol., Madrid, 2016 e Presagios del pasado. Carlos III y los libros, 2 vol., Madrid, 2017 l’autrice, Maria Luisa López-Vidriero Abelló (Direttrice della Biblioteca Real di Madrid) e Lodovica Braida (Università degli Studi di Milano) discuteranno di Biblioteche, librerie e circolazione del libro nell’Europa del Settecento.

 

Introduce Maria Goffredo, direttrice della Biblioteca Nazionale Braidense,

modera Edoardo Barbieri dell’Università Cattolica di Milano

Ingresso libero sino a esaurimento posti

 

III Corso di Alta Formazione in metodologia della ricerca in discipline umanistiche e bibliografiche 2018

25-26 ottobre 2018

Lonato, Fondazione Ugo Da Como – Brescia, Università Cattolica

 

Programma provvisorio

 

giovedì 25 ottobre

Lonato (BS), Fondazione Ugo Da Como

- ore 14.00 visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como

ore 15 Rocca di Lonato, modera Edoardo Barbieri

15.15 Andrea Canova (Università Cattolica di Brescia) Letteratura e libri nella storia di una città: Mantova tra Medio Evo e Umanesimo

16.45 Angela Nuovo (Università degli studi di Udine), La storia economica del libro: fonti, metodi, problemi

ore 18.30 rinfresco

ore 19.45 cena conviviale a Lonato (su prenotazione)

 

venerdì 26 ottobre

Brescia, Università Cattolica, via Trieste 17, Sala della Gloria

ore 9 Saluti, modera Luca Rivali

 

Mario Taccolini (Università Cattolica di Brescia, Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche)

Sergio Onger (Presidente Fondazione Ugo Da Como)

ore 9.15 Alessandro Tedesco (Università Cattolica di Milano), Tipologie editoriali dei viaggi in Terra Santa di età moderna

ore 11.00 Laura Melosi (Università degli Studi di Macerata), Gabriele D’Annunzio e il Dante monumentale di Leo Samuel Olschki

ore 12.45 pranzo presso la struttura “Giardino” Cooperativa Agazzi

ore 14.00 Edoardo Barbieri – Pierangelo Goffi, Presentazione della Biblioteca Viganò

ore 15.00 conclusione dei lavori

 

Per informazioni creleb@unicatt.it tel. 0272342606 – 0302406260

 

URL: http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2018-metodologia-della-ricerca-in-discipline-umanistiche-e-bibliografiche-2018

Per l’iscrizione rivolgersi all’Ufficio Formazione Permanente di Brescia: elena.apostoli@unicatt.it

 

Incontri, mostre e seminari

Viaggio nel laboratorio di restauro della Biblioteca Nazionale di Napoli.

Da venerdì 26 gennaio, ore 10, ogni 15 giorni

Napoli, Biblioteca Nazionale Centrale

L’iniziativa, partita grazie all’accordo tra Napoli Città Libro – Salone del Libro e dell’Editoria e la Biblioteca Nazionale di Napoli, rende disponibile un percorso guidato all’interno del laboratorio, che dalla sua istituzione, nel 1977, svolge attività di restauro dei volumi e dei documenti della biblioteca; fornisce consulenza per i programmi di restauro delle biblioteche non afferenti al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo; fornisce consulenza ai privati che possiedono materiali di particolare pregio; svolge attività didattica a vari livelli (visite guidate, tirocini, stage, ecc.).

Per informazioni e prenotazioni: tel. 0817819111

www.bnnonline.it - marketing@napolicittalibro.it

 

Biblioteca, catalogo, informazione. Giornata di studio in onore di Diego Maltese

8 febbraio, ore 10.30-18.30

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale. Sala Galileo

In occasione del novantesimo compleanno del professor Diego Maltese, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche, l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico, l’Università degli studi di Udine e la Scuola di Specializzazione in beni archivistici e librari dell’Università degli studi La Sapienza di Roma, il Dipartimento di Scienze Documentarie Linguistico Filologiche e geografiche organizzano una giornata di studio dedicata alla riflessione sui temi che hanno caratterizzato il suo pensiero e la sua attività professionale.

Programma: § Luca Bellingeri, La Biblioteca Nazionale Centrale nella direzione di Maltese § Chiara Giunti, L’Archivio Nazionale del libro § Alberto Petrucciani e Simona Turbanti, L’insegnamento della catalogazione alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari di Roma § Pino Buizza, L’insegnamento di Maltese all’Università di Udine § Mauro Guerrini, Dimensione internazionale e realtà nazionale in ‘Principi di catalogazione e regole italiane’ Diego Maltese § Alberto Cheti, Il contributo di Maltese allo sviluppo dell’indicizzazione in Italia § Giovanna Merola, Il ruolo di Maltese in SBN, RICA e REICAT § Tiziana Stagi, Il catalogatore come interprete di libri: Maltese da filologo a bibliotecario § Antonella Trombone, Tra Parigi e Copenaghen. Il contributo italiano alla stagione dei principi internazionali di catalogazione § Susanna Peruginelli, Il contributo di Maltese all’automazione della BNCF § Gloria Cerbai, I mercoledì di Compiobbi

Per informazioni:

http://www.bncf.firenze.sbn.it/notizia.php?id=1674

 

Periodici bibliografici tra passato e futuro

22-23 febbraio

Bologna, Biblioteca Universitaria

Giovedì 22 febbraio - Origini e storia dei periodici bibliografici, ore 14-18

§ Saluti di: Luigi Tomassini (Direttore del Dipartimento di Beni Culturali); Giacomo Nerozzi (Coordinatore Biblioteca Universitaria di Bologna); Guglielmo Pescatore (Presidente SBA); Rosa Marisa Borraccini (Presidente SISBB). Coordina Rosa Maria Borraccini (Università degli Studi di Macerata) § Fiammetta Sabba (Università degli Studi di Bologna), I periodici bibliografici italiani dalle origini: prospettive di un censimento § Alberto Petrucciani (Università La Sapienza- Roma), I periodici bibliografici e biblioteconomici italiani tra Otto e Novecento § Giovanna Granata (Università degli Studi di Cagliari), I periodici bibliografici nelle biblioteche private. Il caso delle ‘biblioteche filosofiche private’ in età moderna e contemporanea § Roberta Cesana (Università degli Studi di Milano) La bibliografia degli editori nel Novecento: da “I Libri del Giorno” di Treves a “Libri nuovi” Einaudi, un percorso attraverso i notiziari editoriali -- Pausa -- Coordina Lorenzo Baldacchini (già Università degli Studi di Bologna) § Fabio Venuda (Università degli Studi di Milano), The American Library Journal: uno strumento nelle mani di  “Dui” § Maria Luisa López-Vidriero Abelló (Biblioteca del Palacio Real de Madrid, Spagna), Dal presente al passato: ipotesi di futuro per la critica bibliografica nelle pubblicazioni periodiche spagnole (in italiano) § Viviane Couzinet (LERASS Toulouse, Francia), Bibliographie et bibliographes en France: des revues pour la circulation de la science § Holger Böning (Universität Bremen, Germania), Zur Situation der Pressebibliographie in Deutschland - das Bremer Projekt Deutsche Presse

Venerdì 23 febbraio - I periodici oggi, strumenti bibliografici in un contesto in trasformazione, ore 9-16

Coordina Mauro Guerrini (Università degli Studi di Firenze) § Giulia Crippa (Universidade de São Paulo, Brasile), Considerazioni sulla produzione e circolazione di riviste bibliografiche in Brasile (XX secolo) (in italiano) § John Feather (Loughborough University, Regno Unito), British Bibliographical Journals: past present and future

§ Rudj Gorian, Titoli, rubriche, notizie: la descrizione dei contenuti dei periodici, tra carenze repertoriali e superficialità catalografica

§ Andrea De Pasquale (Biblioteca Nazionale Centrale di Roma), L’emeroteca digitale nazionale italiana -- Pausa -- Coordina Claudio Leombroni (IBC Emilia-Romagna) § Alberto Salarelli (Università degli Studi di Parma), Le riviste di bibliografia e il mondo dell’Open Access: una disamina a partire da DOAJ § Maria Laura Vignocchi - Piero Grandesso (AlmaDL, Università degli Studi di Bologna), AlmaDL Journals: sfide e opportunità di un servizio editoriale ad accesso aperto § Roberto Delle Donne (Università degli Studi di Napoli Federico II), Il futuro dei periodici scientifici: preservare il contesto culturale in un mercato in trasformazione

Tavola rotonda finale, ore 14-16

Interventi delle direzioni e redazioni di riviste scientifiche bibliografiche e biblioteconomiche: struttura, modalità di pubblicazione, disseminazione, problemi e prospettive editoriali e accademiche. Organizzazione di Alberto Salarelli (Università degli Studi di Parma)

Coordina Maria Teresa Biagetti (Sapienza - Università di Roma) § La Bibliofilìa (Edoardo Barbieri) § Bibliothecae.it (Fiammetta Sabba - Enrico Pio Ardolino) § Nuovi annali della Scuola Speciale per Archivisti e Bibliotecari (Alberto Petrucciani) § JLIS.it (Mauro Guerrini) § Biblioteche oggi - Biblioteche oggi Trends (Massimo Belotti) § TECA (Paolo Tinti)

 

Riviste di poesia del Fondo Manescalchi

Fino al 23 febbraio

Firenze, Biblioteca Marucelliana

Dedicata alle riviste di poesia del secondo Novecento, la mostra intende presentare la donazione del Fondo Franco Maniscalchi, che incrementa la collezione di carte e raccolte di importanti personalità del mondo della cultura fiorentina. Il Fondo, donato dall’autore nel 2017, è composto da lettere, disegni e pubblicazioni di varia natura, tra cui un piccolo corpus di riviste che integra la già ricca collezione di periodici della biblioteca. Le pubblicazioni esposte testimoniano la lunga attività poetica e critica di Manescalchi e offrono uno spaccato della vita artistica e culturale fiorentina dal secondo dopoguerra alla fine del secolo scorso.

 

Il libro liturgico musicale dal Quattrocento all’Ottocento: storia, contenuti, catalogazione. Seminario di studi sui beni musicali

27-28 febbraio; 1-2 marzo

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale – Sala Macchia

Il Seminario in oggetto intende fornire gli strumenti essenziali per accostarsi al libro liturgico musicale, comprenderne il genere e i contenuti in relazione all’utilizzo liturgico e formularne una precisa descrizione finalizzata alla redazione di una scheda di biblioteca, cartacea e informatica, secondo le vigenti normative catalografiche. Articolata su quattro giornate, questa seconda edizione del I Seminario prenderà in considerazione prevalentemente i volumi conservati presso l’Istituto di Bibliografia Musicale e nella Biblioteca Nazionale Centrale, in particolare quelli dei Fondi antico e rari, con riguardo a quello Gesuitico. Il seminario prevede lezioni frontali ed esercitazioni di analisi, descrizione e catalogazione.

Programma:

27 febbraio, dalle ore 10

§ Andrea De Pasquale – Giancarlo Rostirolla, Saluti e presentazione del corso § Valentina Piccinin, La catalogazione del libro liturgico-musicale antico a stampa § Valentina Piccinin, La catalogazione del libro liturgico-musicale antico a stampa § Valentina Piccinin, La catalogazione del libro liturgico-musicale antico a stampa

28 febbraio, dalle ore 8.30

§ Andrea De Pasquale, Le tecniche di stampa della musica antica § Salvatore De Salvo Fattor, Elementi di paleografia musicale § Marco Gozzi, Le edizioni liturgico-musicali § Giacomo Baroffio, L’universo liturgico. Il repertorio della Messa e dell’Ufficio. Introduzione

1 marzo, dalle ore 8.30

§ Giacomo Baroffio, L’universo liturgico. Il repertorio della Messa e dell’Ufficio § Giacomo Baroffio, L’universo liturgico. Il repertorio della Messa e dell’Ufficio § Nicola Tangari, Il libro liturgico-musicale: repertori bibliografici e banche dati in rete § Presentazione del volume in onore di Saverio Franchi e concerto con il coro Concerto Romano diretto da Alessandro Quarta § Momento conviviale offerto dall’associazione Ibimus

2 marzo, dalle ore 8.30

§ Giacomo Baroffio, I Libri della liturgia delle Ore

 

Identità e patrimonio culturale. Il progetto Nuova Biblioteca manoscritta

Giornata di studi

6 marzo, ore 9.30-16.30

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana

Nuova Biblioteca Manoscritta [NBM] è il catalogo in linea del progetto di catalogazione dei manoscritti delle biblioteche venete e il software per la loro descrizione. Vi trova luogo la catalogazione di codici medievali e di manoscritti moderni, conservati nelle biblioteche del Veneto, in altri Istituti italiani e collezioni. La struttura di NBM si caratterizza per la catalogazione partecipata, che ha portato nel tempo a costruire ricchi thesauri di nomi, titoli e bibliografia.

NBM, consultabile liberamente dal 2005 all’indirizzo http://www.nuovabibliotecamanoscritta.it

è un progetto promosso e finanziato dalla Regione del Veneto, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. La Biblioteca Nazionale Marciana, che partecipa alle attività dal 2009, rinnova ora la convenzione con la Regione del Veneto, per una migliore condivisione delle risorse e una fattiva implementazione dei dati.

Programma: § Saluti di Maurizio Messina (Direttore della Biblioteca Nazionale Marciana), Paolo Eleuteri (Università Ca’ Foscari), Cristiano Corazzari (Assessore alla Cultura della Regione del Veneto) § Santo Romano (Regione del Veneto, Direttore Area Capitale Umano, Cultura e Programmazione comunitaria), Un progetto regionale per il patrimonio manoscritto veneto § Maria Teresa De Gregorio (Regione del Veneto, Direttore Direzione Beni Attività culturali e Sport), I manoscritti nel Veneto, tra tutela e valorizzazione § Maria Letizia Sebastiani (Direttore dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario), NBM: un progetto per il Veneto. La tutela e la conservazione del suo patrimonio Librario § Paolo Eleuteri - Francesco Bernardi (Università Ca’ Foscari), La base dati NBM. Stato dei lavori

La Biblioteca di San Marco e la descrizione dei manoscritti, coordina Susy Marcon (Biblioteca Nazionale Marciana) § Alessia Giachery, La catalogazione partecipata § Orfea Granzotto, Gli alfabeti diversi: la catalogazione dei manoscritti orientali § Elisabetta Sciarra, La Guida alla descrizione dei manoscritti greci in NBM § Elisabetta Lugato, L’esperienza marciana in MAGI: catalogazione su progetto e dati materiali

Interoperabilità di NBM, nuovi sviluppi e buone pratiche, coordina Barbara Vanin (Comune di Venezia) § Cristina Celegon (Fondazione Querini Stampalia) e Cristian Bacchi (Fondazione Giorgio Cini), Relazioni tra banche dati § Nicoletta Giovè e Leonardo Granata (Università degli Studi di Padova), NBM per la ricerca

NBM e cataloghi speciali: esempi di buone pratiche § Maria Cristina Zanardi (Provincia Sant’Antonio dei Frati Minori), I manoscritti liturgici musicali della Provincia Veneta dei Frati Minori in NBM § Marta Filippini (Istituto Centrale per Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario), I dati materiali delle legature in NBM § Natascia Danieli (Università Ca’ Foscari), La catalogazione dei manoscritti ebraici

 

Conferenza stampa di presentazione del programma dell’Anno Bessarioneo, in occasione dei 550 anni dalla donazione dei codici latini e greci fatta alla Repubblica Serenissima dal cardinale Bessarione (1468)

7 marzo, alle ore 12

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana

Saranno presenti: § Maurizio Messina e Susy Marcon (Biblioteca Nazionale Marciana) § Giorgio Busetto (Fondazione Ugo e Olga Levi) § Georgios Ploumidis (Istituto Ellenico di Studi Bizantini di Venezia) § Antonio Rigo (Università Ca’ Foscari Venezia, Dipartimento di Studi Umanistici) § Niccolò Zorzi (Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari)

 

The 58th Annual New York International Antiquarian Book Fair

8-11 marzo

New York, Park Avenue

Anche quest’anno, in occasione della mostra internazionale del libro antico di New York organizzata dalla ABAA, una scelta rappresentanza italiana parteciperà all’avvenimento.

Come è ormai tradizione un buon numero di librai appartenenti all’Alai rappresenterà il settore italiano in quella che viene considerata una delle più prestigiose vetrine del mondo. In questo momento in cui anche il mercato internazionale sembra riflettere le stesse problematiche di quello nostrano, l’appuntamento newyorkese rimane il più stabile punto di riferimento e viene considerato il miglior punto di osservazione per individuare le prospettive del settore.

 

Tempo di libri

8-12 marzo

Milano, Fiera Milano City

Quest’anno un’intera sezione della Seconda edizione della Fiera internazionale dell’Editoria di Milano viene dedicata a volumi rari e di pregio presso Fiera Milano City da giovedì 8 a domenica 11 Marzo. In programma conferenze, dibattiti, presentazioni di rarità antiquarie grazie all’Associazione Librai antiquari d’Italia in collaborazione con Abebooks.it e Maremagnum.com

L’interessante collaborazione tra l’Associazione Italiana Editori AIE e ALAI ha infatti reso possibile aggiungere alla kermesse milanese una sezione dedicata a libri antichi, stampe, carte geografiche, manoscritti e grafica. I librai antiquari associati espongono in questa occasione per i loro tradizionali clienti opere meravigliose, e organizzano anche iniziative culturali per tutti, preparando i bibliofili e i collezionisti di domani.

Per tutte le informazioni e il programma:

http://www.tempodilibri.it/it/

 

Presentazione del libro: Paolo Di Paolo, Vite che sono la tua

10 marzo, ore 11

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. Sala Lalla Romano

Paolo Di Paolo traccia il suo personale percorso di lettore attraverso 27 libri amati, a cui si aggiungono alcune postille che sono echi letterari e richiami affettivi. Un libro che parla di libri.

Per informazioni:

http://www.braidense.it/attivita/news.php?ID_news=873

 

Piranesi. La fabbrica dell’utopia

Fino al 11 marzo

Torino, Musei Reali. Galleria Sabauda

Con una scelta espositiva di 93 opere, provenienti dalla Fondazione Giorgio Cini, dalle collezioni del Museo di Roma di Palazzo Braschi e dalla Galleria Sabauda, è data piena illustrazione alla variegata attività di Giovan Battista Piranesi (1720-1778), il grande incisore e architetto votato alla riscoperta dell’archeologia, che applicò la matrice vedutistica della propria formazione veneta a una immediata passione per le grandiose rovine di Roma, dove si trasferì nel 1740.

Il percorso fra le sue opere più celebri vede quindi esposte le grandi Vedute di Roma, dalle amplificate prospettive architettoniche, i fantasiosi Capricci eseguiti ancora sotto l’influsso di Tiepolo, le celeberrime e suggestive visioni della serie delle Carceri. Un immaginario di grande impatto emotivo sulla cultura del tempo, protrattosi fino ai giorni nostri coinvolgendo arte, letteratura, teoria e pratica architettonica, fino alla moderna cinematografia.

Grazie al contributo e alla tecnologia del Laboratorio di Robotica Percettiva, dell’Istituto TECIP – Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è stata creata una sala “immersiva “delle celebri prigioni piranesiane rese in versione tridimensionale, in cui si potrà rivivere tutto il fascino di queste visioni fantastiche e irreali, che sono ormai divenute un vero e proprio caposaldo del nostro immaginario collettivo.

Per informazioni:

https://www.museireali.beniculturali.it/events/piranesi-la-fabbrica-dellutopia/

 

Maria Teresa e la Lombardia Austriaca. Le corti e le istituzioni

Fino al 14 marzo

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense

La mostra illustra con documenti originali (quadri, libri, disegni, incisioni, manoscritti) l’opera riformatrice di Maria Teresa con la collaborazione del figlio Ferdinando, governatore della Lombardia austriaca, del cancelliere di Stato Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg e del ministro plenipotenziario Carlo Gottardo di Firmian, concentrandosi in particolare sulla realizzazione del cosiddetto Palazzo delle Scienze e delle Arti di Brera, aperto al pubblico dopo la soppressione dei Gesuiti nel 1773. Alle Scuole Palatine, alla Biblioteca e all’Osservatorio, riformati e potenziati, si affiancarono i nuovi Orto Botanico e Accademia di Belle Arti. A quest’ultima si affidò il rinnovamento del gusto per il passaggio dalla cultura tardobarocca e rococò alla cultura neoclassica.

Per informazioni:

http://www.braidense.it/attivita/news.php?ID_news=866

 

Nuovi testimoni e marginalia manzoniani

22 marzo, ore 15.00-18.30

Bologna, Università degli Studi di Bologna - Scuola di Lettere (via Zamboni 34) - Aula Affreschi

Si tratta di un incontro che gemma dal PRIN 2015 Manzoni on line.

Programma: § Giulia Raboni - Giorgio Panizza, Il progetto Manzoni Online e le sue prospettive § Margherita Centenari, Per un nuovo catalogo di manoscritti manzoniani: considerazioni materiali sul caso di Adelchi tra prima e seconda forma § Sabina Ghirardi, Le postille al “Dictionnaire des proverbes français “di Pierre de La Mésangère: un modello di rappresentazione

§ Donatella Martinelli, Le “Comoediae “ di Plauto: descrizione del testimone e rappresentazione delle postille § Beatrice Nava, Un testimone del “Conte di Carmagnola” a lungo ignorato §Paola Italia, La biblioteca di don Ferrante di via Morone § Presentazione del Seminario didattico “Testi digitali manzoniani” (Prof. Paola Italia; Dott.ssa Beatrice Nava)

 

Le meraviglie di Roma

Fino al 7 aprile

Torino, Biblioteca Reale

La mostra è un viaggio ideale nella città di Roma che si snoda attraverso le opere dei fondi della Biblioteca Reale, raccolte in varie sezioni tematiche: vedute di Roma antica e moderna, la sistemazione del Tevere, San Pietro e il Vaticano, il Quirinale e la sua piazza, le guide storiche di Roma, la cartografia dal Cinquecento al Novecento, Piranesi. Nel percorso espositivo si possono ammirare manoscritti, opere rare a stampa, disegni, incisioni e fotografie d’epoca che illustrano la capitale italiana facendoci scoprire gli aspetti più suggestivi della Roma antica e i monumenti più significativi della Città Eterna.

Per informazioni:

https://www.museireali.beniculturali.it/events/le-meraviglie-roma/

 

Stampati Musicali nella Biblioteca Nazionale di Roma. Tecniche di stampa della musica e il primo libro “musicale “italiano

Fino al 14 aprile

Roma, Biblioteca Nazionale Centrale. Galleria

Una selezione di libri a stampa musicali editi fra il XV e il XIX secolo, per illustrare le principali fasi di evoluzione del libro musicale e per far conoscere un nucleo poco noto ma qualitativamente assai significativo delle proprie collezioni. La mostra, allestita negli spazi espositivi della Galleria della Biblioteca, è accompagnata da pannelli esplicativi che illustrano in dettaglio lo sviluppo delle principali tecniche di riproduzione della musica nei testi a stampa, dall’originaria esecuzione manuale della notazione musicale in spazi appositamente lasciati bianchi nella pagina, alle impressioni xilografiche, calcografiche e a caratteri mobili, fino alla stampa litografica e zincografica.

Fra messali, testi di musica pratica, libri di madrigali, drammi e operette, il percorso si snoda attraverso quattro secoli di storia della stampa in un viaggio affascinante che fornisce lo spunto per mostrare edizioni di grande bellezza e rarità ed approfondirne l’importanza storica. Su tutte l’esemplare del Missale Romanum stampato a Roma da Ulrich Han fra il 1475 e il 1476, che, alla luce di recenti e approfondite indagini bibliologiche, può ragionevolmente essere considerato il primo esempio di stampa musicale mai prodotto in Italia.

Per informazioni:

http://www.bncrm.beniculturali.it/it/790/eventi/2309/

 

Vincenzo Coronelli (1650-1718). L’immagine del mondo – The image of the world – Das bild der welt

Fino al 15 aprile

Venezia, Biblioteca Marciana

La Biblioteca Nazionale Marciana organizza la mostra per celebrare il terzo centenario della morte di Vincenzo Coronelli, frate veneziano dell’ordine dei Minori Conventuali Francescani, per oltre vent’anni il più famoso costruttore di globi d’Europa. Particolare attenzione è stata posta alla storia dei fusi e dei globi così come alle peculiarità grafiche della vasta produzione editoriale di Coronelli, potendo contare anche sui prestiti dei materiali conservati a Vienna, nella Collezione Rudolf Schmidt e nella Collezione Wohlschläger. Questa mostra si pone come un ulteriore omaggio al famoso cosmografo da parte della Libreria di San Marco, ove sono permanentemente esposti due globi di Coronelli - quello terreste e quello celeste del 1688.

Per informazioni: tel. 0412407211

https://marciana.venezia.sbn.it/eventi-e-mostre/mostre

 

Manzoni e altri grandi postillatori tra Sette e Ottocento

Lunedì 16 Aprile 2018

Dipartimento Di Discipline Umanistiche, Sociali E Delle Imprese Culturali, Aula E, Ore 9.30 – Aula Ferrari, Ore 14.30

 

PRIN 2015 – MANZONI ONLINE

Introduce Giulia Raboni

Gillian Pink Voltaire marginaliste

Christian Del Vento Come leggeva e postillava Alfieri

Monica Zanardo Alfieri e i testi di lingua

Claudia Bonsi Tra riflessione e sdegno: un percorso tra i postillati di Vincenzo Monti

Arnaldo Bruni Le postille foscoliane alla Chioma di Berenice nell’edizione Gambarin

Alessandro Pecoraro

Ilaria Mangiavacchi

Pausa

Chiara Piola Caselli Postille ‘quacchere’ nel Discorso sul testo della Commedia.

Per una lettura del Dante foscoliano.

Sabina Ghirardi Le postille nella piattaforma Manzoni online

Donatella Martinelli Segni e postille mute nei libri di Manzoni

Franco D’intino La purezza della pagina a stampa. Leopardi postillatore a distanza.

Docenti, dottorandi e studenti sono invitati a partecipare

 

Il Maggio dei Libri

23 aprile - 31 maggio

Torna anche quest’anno l’appuntamento con Il Maggio dei Libri, la campagna nazionale di valorizzazione della lettura come elemento di crescita personale e collettiva.

Non a caso l’iniziativa, promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, inizierà il 23 aprile, Giornata mondiale UNESCO del libro e del diritto d’autore.

Per tutte le informazioni e il programma:

http://www.ilmaggiodeilibri.it/

 

Giornate di Archeologia 2018 - Culture e religioni in dialogo

4-5 maggio 2018, ore 16:45

Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana

Organizzato da Fondazione Terra Santa

https://www.eventbrite.it/e/biglietti-giornate-di-archeologia-2018-culture-e-religioni-in-dialogo-42455798436

 

31° Salone Internazionale del Libro

Un giorno, tutto questo

10-14 maggio

Torino, Lingotto Fiere

Per tutte le informazioni e il programma:

http://www.salonelibro.it/it/

 

Patrimonio textual & humanidades digitales – VII Congreso de La SEMYR

4-6 settembre 2018

Universidada de Salamanca

 

III Congreso Internacional Sobre Libro Medieval Y Moderno – Leer La Belleza: Forma, Estética Y Funcionalidad En El Libro Medieval Y Moderno

12-14 settembre 2018 Zaragoza

https://congresolibroantiguo.weebly.com/

 

Printing Revolution And Society 1450-1500 – Fifty Years that Changed Europe

19-21 settembre 2018

Venezia, Palazzo Ducale

http://15cbooktrade.ox.ac.uk/wp-content/uploads/sites/4/2018/03/09-Print-Revolution-programma.pdf

 

Lost in Renaissance - Symposium,

20-21 settembre 2018

LE STUDIUM – Loire Valley Institute for Advanced Studies; CESR – Tours

 

Proposals should be sent to Renaud Adam (renaud.adam@univ-tours.fr) by email before May 1.

Postscriptum

I

l premio Nobel Thomas S. Eliot scrive nei suoi Cori da la Rocca alcuni celebri versi che, voltati in italiano, suonano più o meno: «[Gli uomini] da sempre cercano di sfuggire / dalla oscurità interiore ed esteriore / fino a sognare sistemi talmente perfetti che a nessuno servirebbe più essere buono» (parte VI). Si tratta di una frase che mi viene spesso in mente quando sento decantare le magnifiche sorti e progressive della nostra società, specie quando ci vien detto che questo futuro meraviglioso dipende da qualche meccanismo che dovrebbe risolverci tutti i problemi. Nell’ambiente della bibliografia storica abbiamo sofferto a lungo del “miraggio dell’impronta” che, con l’illusione della sua oggettività meccanica e facile avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi di identificazione delle edizioni antiche sostituendo (e non integrando, come avrebbe dovuto essere) le rilevazioni tradizionali, in particolare la fascicolatura. Sembrava una via facile, che doveva permettere di semplificare l’insemplificabile, di evitare la REALE FORMAZIONE del personale bibliotecario a favore di qualche regoletta (e qualche manualetto…). Sarebbe interessante capire chi ci guadagnò da tale operazione. Ora però le cose non vanno meglio. Non è, ovviamente, in discussione l’utilità e anzi l’essenzialità dei diversi strumenti bibliografici, siano essi cartacei o digitali. Anzi. Si tratta di distinguere però ciò che è uno strumento (bello o brutto che sia) da ciò che è un lavoro di ricerca (bello o brutto che sia). Non è qualche tecnicismo informatico a poter sostituire la capacità di comprensione, elaborazione, riflessione implicate dallo studio. Occorrono competenze reali (possedute da chi si occupa stabilmente della ricerca accademica) capaci di usare sapientemente repertori di vario tipo che devono essere conosciuti e resi disponibili. Si assiste invece a una sorta di “realtà alla rovescia”, dove il compilatore detta regole e ritiene di essere il protagonista della ricerca. Riceve persino finanziamenti (valutati da chi?), facendo credere di poter sostituire con qualche meccanismo di dubbia utilità appunto le competenze, le conoscenze, l’intelligenza necessarie alla interpretazione del dato bibliografico. Se però si esaminano con attenzione tali prodotti, ci si accorge che non è proprio oro tutto quel che luccica…  Si vorrebbe qui denunciare non solo l’illusione nelle capacità dell’informatica, ma lo sprezzo, variamente documentabile, per la vera conoscenza critica dei processi di accumulo della conoscenza. Non siamo dei Robinson Crusoe che si reinventano di volta in volta dal nulla. Saper ricostruire e RICONOSCERE pubblicamente il debito che si deve agli studi precedenti non è solo un segno di onestà intellettuale (c’è chi la pratica e chi no), ma è strettamente inerente al proprium della conoscenza scientifica. Pare chiaro che chi si appropria dei dati di uno studioso morto anche da tempo senza dirlo, senza mostrare la continuità del proprio lavoro con la tradizione degli studi, non solo non permetterà di valutare la novità costituita dal suo contributo, ma si pone appunto automaticamente fuori dalla prospettiva della ricerca storico-critica. – Montag

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

numero 045, marzo 2018

(chiuso il 14 marzo 2018)

ISBN 9788881327591

disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)

a cura del

CRELEB – Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

 

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Arianna Leonetti, Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi (capo-redattore)

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it