L’Almanacco

  Bibliografico

 

 

43, settembre 2017

 

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

 

   Sommario

 

 

v Intervista all’On. Ricardo Franco Levi, neopresidente AIE

     di Mattia Alessi…………….…………………...... p. 1

v Recensioni.…………………………………... p. 2

v Spogli e segnalazioni…………………... p. 15

v (indici di recensioni e segnalazioni)………… p. 39

v Cronache convegni e mostre.….…..p. 39

v Taccuino………………………………………. p. 41

v Postscriptum…………………………..…… p. 51

La questione

 

Intervista all’On. Ricardo Franco Levi, neopresidente AIE

di Mattia Alessi

N

 

ell’editoria si sta attraversando una fase di crisi parallela a quella del resto del mercato e si sta osservando anche una profonda trasformazione, dovuta alla comparsa di nuovi sistemi di lettura digitale e di vendita on line. In questo panorama stagnante ma, quasi per ossimoro, in costante spostamento come forse non si è mai assistito nella storia, si cercano costantemente delle soluzioni e nuovi possibili campi di investimento. Si è provato a fare il punto della situazione presente e futura con chi sovraintende la massima associazione italiana in materia: l’On. Ricardo Franco Levi, neo eletto presidente di AIE – Associazione Italiana Editori. Con un passato da giornalista professionista e da politico, l’On. Levi è stata una presenza costante nel mondo del libro. È stato il primo firmatario, e autore, della legge (che porta il suo nome) che disciplina il prezzo del libro, impedendo sconti superiori al 15% rispetto al valore di copertina. Nelle domande si è deciso di partire proprio da una valutazione post quem della legge da lui redatta per poi arrivare a trattare di impegni a breve e medio-lungo termine del nuovo mandato. Si è deciso di provare a fare il punto della situazione sul mercato editoriale italiano e di capire cosa stia veramente alla base della sua crisi. Solamente avendo chiara questa prospettiva si può pensare di pianificare possibili scenari futuri.

D. Sono ormai alcuni anni che la legge che porta il suo nome è in vigore. A mente fredda, e alla luce di questo periodo, come ne valuta gli effetti? Il risultato si può ritenere positivo?

R. La legge è ancora valida e fa sì che editori e librai, anche nelle realtà più piccole, possano competere sul mercato. In altre parole pone le premesse per garantire una concorrenza equa. Nel caso dei libri in parallelo al tema della libera concorrenza c’è quello, altrettanto fondamentale, della tutela del pluralismo ed è questa la ratio profonda di quella legge. I libri sono un bene particolare. Questo è uno dei punti di partenza della legge che porta il mio nome, che è stata il frutto di un compromesso e che ha consentito all’ecosistema editoriale di mantenere le sue prerogative.

D. Questa legge sembra evidenziare una criticità nella produzione e nella vendita dei libri. I dati però sottolineano una grave carenza nella lettura. Non è forse questo problema di natura sociale e culturale il vero limite dell’editoria sul quale bisogna investire concretamente?

R. Proprio per contrastare la carenza di lettura è necessario coinvolgere tutti dalla più tenera età nell’abitudine speciale e unica che si crea con i libri, un’abitudine che deve diventare quotidiana e agevole per gli italiani. Spesso mi hanno chiesto quale sia la priorità per gli investimenti e rispondo sempre: la scuola. Se non si lavora sulla costruzione dei lettori non possiamo raggiungere i livelli a cui puntiamo.

D. Ora che è diventato presidente della Associazione Italiana Editori, come intende far convivere le due iniziative promozionali di Torino e Milano (dove esiste già anche BookCity)?

R. Ogni manifestazione, festival o salone del libro e della cultura che anima la vita delle città merita un riconoscimento particolare per il sostegno a favore del libro e della lettura. In particolare Tempo di Libri conterà ancora sulla collaborazione e partecipazione di tutte le principali istituzioni culturali di Milano, a partire proprio da BookCity. Infatti si tratta di due manifestazioni in grado di creare a Milano una festa del libro che durerà dall’inizio alla fine dell’anno.

D. La grande distribuzione e la Rete, seppur molto importanti, probabilmente non saranno il futuro dell’editoria. Anche il digitale, dopo i primi clamori iniziali, non sembra essere il protagonista del futuro. Cosa vede nel domani della editoria?

R. L’editoria è la prima industria culturale del paese, per il volume di ricchezza che produce: con la lettura dei libri si formano e crescono la conoscenza e il sapere, nascono le fantasie, le immaginazioni, le curiosità. Per questo abbiamo organizzato molte iniziative a sostegno del libro e della lettura. Inoltre abbiamo chiesto al governo di introdurre la detrazione fiscale per i libri, per favorire la crescita sia personale sia dell’intero Paese.

D. In un mercato connotato da molti indici negativi negli ultimi anni sono stati i piccoli editori a far registrare i risultati migliori. Puntando su un progetto a lungo termine, su una grande specializzazione e sull’artigianalità (in primis attenzione alla qualità e alle risorse umane) hanno dimostrato come l’editoria possa mantenersi un settore altamente produttivo. Secondo Lei potrebbe essere una strada percorribile anche dagli editori maggiori? È un segnale della ricerca di una maggior specializzazione da parte del lettore?

R. Gli editori italiani, grandi e piccoli insieme nell’Associazione Italiana Editori, hanno contribuito a fare la storia, culturale e civile, dell’Italia. Il pluralismo editoriale rappresenta una grande occasione imprenditoriale per stimolare la ricchezza e il miglioramento del prodotto. Mentre i grandi editori possono puntare sulle loro dimensioni, i piccoli hanno la capacità di individuare le nicchie scoperte e ancora inesplorate. Lo vediamo benissimo a Più libri più liberi, la fiera nazionale della piccola e media editoria realizzata da 15 anni a Roma, che è voluta da grandi e piccoli editori di AIE per dare visibilità all’editoria indipendente.

 

 

ENGAGING THE READER

La Babele delle lingue?

I mille linguaggi dell’editoria

contemporanea

17 novembre 2017

 

Università Cattolica di Milano, Largo Gemelli, 1

Aula Pio XI

 

Vedi programma nel Taccuino

 

 

 

Recensioni

043-A Castillo Gómez (Antonio), Dalle carte ai muri. Scrittura e società nella Spagna della prima età moderna, presentazione di Ottavia Niccoli, traduzione di Laura Carnelos, Roma, Carocci, 2016 (‘Studi storici Carocci’, 264), 258 pp., ill. b/n, ISBN 978-88-430-8486-9, € 26. Quella proposta da Castillo Gómez, docente di Storia della cultura scritta presso l’Università di Alcalá, non è una monografia che si presta a una facile classificazione. Atipica per la vastità dell’oggetto di studio (il segno scritto in tutte le sue forme), è il risultato di una frizzante miscela di studi storici e cultural studies combinati a epigrafia, paleografia e storia della stampa. Il saggio intende valorizzare la scrittura quale mezzo di comunicazione sociale, indipendentemente dalle tecnologie e dai supporti utilizzati, con un duplice obiettivo: da una parte, passare in rassegna una ampia gamma di documenti poco significativi (corrispondenze, biglietti, taccuini privati, ma anche graffiti e iscrizioni murarie) per riscoprirne la memoria storica; dall’altra, approfondire le competenze alfabetiche di uomini e donne di estrazione sociale diversa nella Spagna della prima età moderna, delineando al contempo spazi della produzione, dinamiche della circolazione, rapporto tra oralità popolare e segno scritto, ma anche interazione tra scrivente e recettori. La prima sfaccettatura di questa ampia e diversificata ricerca è dedicata alla pratica epistolare, in cui è possibile cogliere «una delle manifestazioni più chiare della scrittura soggettiva ed esistenziale» (p. 30). A partire da una variegata serie di esempi, Castillo Gómez riesce nella difficile operazione di risalire ai principi teorici di questa specifica prassi scrittoria: dopo aver individuato le ragioni contingenti dei rapporti epistolari tra la popolazione meno abbiente (mantenere o rescindere i rapporti con i propri famigliari, ricevere/richiedere notizie), l’a. dimostra come anche in un ambiente a bassa alfabetizzazione una lettera costringa sempre il mittente a esteriorizzare la propria identità in un io-testuale per sopperire l’assenza fisica del destinatario. Un ampio cap. è invece dedicato a sondare il genere editoriale dei manuali/formulari di scrittura epistolare in lingua spagnola: perlopiù diffusi in piccolo formato tra i membri della società cortigiana, Castillo Gómez discute della loro utilità nell’aver fissato una regola e un linguaggio comune, ma anche nell’aver promosso «una specifica educazione dei costumi e dei gesti, o meglio, un determinato codice di rappresentazione e una strategia politica capaci di esercitare un controllo sociale attraverso l’uso della lingua orale e scritta» (p. 48). Inoltre, si esamina quanto fosse importante padroneggiare stile, punteggiatura, calligrafia e organizzazione testuale per veicolare nello spazio di una carta da lettera una determinata immagine dello scrivente, dunque anche la sua condizione sociale. Il secondo cap., sempre inerente all’ambito della scrittura privata, focalizza l’attenzione sulle scritture effimere diffuse tra la popolazione iberica del XVI sec. Il Don Chisciotte si presta qui come una fonte preziosa per indagare le pratiche sociali a cui erano destinati alcuni oggetti di cancelleria: i librillos de memoria (oggi li definiremmo dei taccuini tascabili) erano adibiti alla registrazione di brevi note personali, mentre i libri di conti mercantili, accanto alle principali finalità lavorative, spesso potevano trasformarsi in veri e propri diari di ricordanze economiche e famigliari/collettive. La seconda parte del saggio sposta l’attenzione sui metodi scrittori adottati in un luogo ben preciso: il carcere. Questa è certamente la sezione più impervia, considerata anche la grave scarsità di documenti, ma è anche la più interessante. Grazie soprattutto ai materiali perlopiù preservati negli archivi dell’Inquisizione spagnola e messicana, l’a. ricostruisce uno spaccato sociale dimostrando come i prigionieri – nonostante le avverse condizioni di vita e le difficoltà nel procurarsi materiale su cui scrivere – avessero escogitato nuove tecniche e individuato nuovi supporti (a volte davvero stravaganti!) sui quali soddisfare le proprie esigenze comunicative. Laddove le uniche forme scritte autorizzate erano le lettere di supplica e le relazioni in propria difesa, svilupparono alfabeti gestuali o sonori (i ticchettii sulle sbarre resi celebri anche da un certo filone cinematografico) e piccoli bigliettini – rigorosamente ricavati da materiali di fortuna e preventivamente vergati con inchiostri invisibili per non farsi pizzicare dai secondini – riuscirono sempre a circolare, nascosti tra le pieghe degli abiti oppure all’interno dei pasti. Così ogni superficie disponibile acquista un valore inedito, quasi salvifico, dove ribadire la propria identità, quando tutt’attorno vige un regime votato alla spersonalizzazione. Scalfire semi di avocado, intagliare la buccia di qualche frutto, fino a incidere un muro con i propri graffiti, rappresentano analoghe forme di resistenza alle asprezze della galera. I capp. 5 e 6 cambiano nuovamente soggetto, soffermandosi sulla condizione delle donne durante il Siglo de Oro e sul loro rapporto con la scrittura, sia con il caso laico di Maria de Àgreda, sia con quello conventuale di Isabel Ortiz. Rispettivamente autrici di un libretto di dottrina cristiana e di un trattato teologico intitolato Mìstica ciudad de Dios, le due furono entrambe osteggiate dalla società patriarcale androcentrica per l’audace tentativo di trattare pubblicamente in materia di fede. La prima fu processata dall’Inquisizione poco prima che le fosse concessa licenza di dare alle stampe la sua opera (che aveva anche ottenuto un certo successo tra un pubblico femminile, circolando in forma manoscritta), mentre la seconda – più consapevole dei rischi a cui sarebbe andata incontro dichiarandosi autrice di un libro teologico – sostenne di averlo composto su mandato divino. Un escamotage che le salvò la vita e garantì che il suo testo fosse ricopiato (quindi anche letto) in abbondanza da molti uomini di fede. Infine, le ultime sezioni sono dedicate alla ricezione testuale tra le strade e le piazze, di cui si fornisce un rapido resoconto esemplificativo delle tipologie documentarie con funzioni pubbliche (avvisi, editti, disposizioni ecclesiastiche e municipali, poesie, certami, ma anche le più iscrizioni monumentali). Un indice dei nomi e dei luoghi chiude il vastissimo percorso in cui Castillo Gómez guida il lettore e che può essere definito illuminante, grazie a un programma multidisciplinare davvero molto esteso, condotto con grande rigore e vivace originalità. Forse è ancora presto per stabilire se siamo di fronte a una pubblicazione che inaugura una nuova disciplina o a nuova fase degli studi culturali, ma certamente si tratta di un saggio lucido, coerente e vitale, che gioverebbe molto se imitato in Italia. – D.M.

043-B Comino Ventura tra lettere e libri di lettere (1579-1617), a cura di Gianmaria Savoldelli – Roberta Frigeni, Firenze, Leo S. Olschki, 2017 (‘Biblioteca di Bibliografia’, 201), pp. 353, ISBN 978-88-222-6478-7, € 39. Il genere “epistolare” vide particolarmente interessato il tipografo ed editore bergamasco, ma bresciano di nascita, Comino Ventura per tutto il corso della sua carriera sin dai primi anni di attività. Le raccolte di Ventura hanno attirato l’attenzione di numerosi studiosi anche recentemente. Per es. le Lettere dedicatorie di diversi (1601-1607) sono attualmente oggetto di studio: a partire dal 2007 sono riprodotte digitalmente all’interno della rivista online «Margini. Il giornale della dedica e altro» (a oggi è stato pubblicato il dodicesimo libro) con una introduzione critica e gli indici di ogni libro. Nel 2011 vennero publicati gli annali di Comino Ventura per opera sempre di G. Savoldelli e con l’introduzione di R. Frigeni e a essi per molti versi è collegato il vol. qui recensito, fosse solo per il rimando di ogni lettera dedicatoria a quell’opera (viene sempre indicato il numero arabo con cui è censita l’edizione, a cui appartiene la singola lettera dedicatoria). Il primo cap., Comino Ventura tra lettere e libri di lettere. Lessico e semantica del ‘dono’ nelle dedicatorie di un tipografo del Cinquecento (pp. 1-65), è opera di Roberta Frigeni e analizza l’operato di Ventura proprio nell’ambito di questo particolare genere. La trattazione si apre con un sintetico quanto efficace quadro storiografico, in cui l’a. contestualizza la produzione del Ventura in quel momento di passaggio tra la fine del Cinquecento e i primi due decenni del sec. successivo, quando dalle raccolte di lettere di un solo autore si andavano sviluppando anche le raccolte di lettere di autori diversi. Ventura si dedicò a entrambi i filoni: nel primo caso il tipografo bergamasco rimase nell’ambito del canone della lunga tradizione che lo aveva preceduto, mentre nel secondo apportò un significativo numero di novità con la sperimentazione di nuove tipologie, come per es. la raccolta specializzata di lettere dedicatorie. Nella prima parte del suo contributo l’a. esamina in modo particolareggiato sia i trenta volumi della raccolta di dediche in volgare, sia quella in latino, il Museum epistolarum noncupatoriarum (un unico volume del 1603 a cui non venne dato seguito), in stretta correlazione con le altre e ideata contestualmente a esse. La seconda parte è invece rivolta maggiormente alla figura di Comino Ventura e al ruolo che ebbe nella redazione e nella pubblicazione delle sue raccolte. L’analisi dei testi permette di restituire alcuni aspetti connotativi dell’attività del bergamasco, di come vedeva il proprio lavoro di editore e del suo rapporto con i clienti-lettori, che risulta essere molto meno statico di quanto non si potrebbe supporre a una lettura superficiale. Il secondo cap. – che forse sarebbe stato più corretto definire “sezione” o “parte” – del vol. (pp. 67-209), Le lettere di Comino Ventura (1579-1617), è opera di G. Savoldelli. Comprende la trascrizione di tutte le 212 lettere dedicatorie a firma dello stesso Comino Ventura e tratte dalla sua produzione editoriale: è bene precisare che non si tratta di una edizione critica. A seguire una cospicua Appendice 1 formata dall’Indice dei trenta volumi della Raccolta di dedicatorie di diversi (pp. 213-65), ordinato secondo la sequenza presente nei volumi, e da una Appendice 2, Le dedicatorie nelle edizioni di Comino Ventura (1579-1617), formata dall’Indice alfabetico dei dedicanti (pp. 267-333) e dall’Indice alfabetico degli autori interni (pp. 334-53), ovvero di quegli autori secondari intervenuti a diverso titolo nelle edizioni del Ventura. Il vol. risulta complessivamente essere ben curato, anche se sarebbe stato opportuno evitare qualche piccola sbavatura e aver magari inserito anche l’indice dei nomi del contributo del primo cap. – M.C.

043-C Dondi (Cristina), Printed Books of Hours from Fifteenth-Century Italy. The Texts, the Books, and the Survival of a Long-Lasting Genre, Firenze, Olschki, 2016 (‘Biblioteca di Bibliografia. Documents and Studies in Book and Library History’, CCIV), pp. XLVIII+707 con 16 cc. di tav. fuori testo, ill. col., ISBN 978-88-222-6468-8, € 95. Quella dei libri d’ore sembra talvolta essere una tipologia libraria legata alla forma di manoscritto miniato e dunque affrontata solo dagli storici dell’arte. Si tratta, invece, di un genere che ebbe una certa fortuna anche nel mondo tipografico delle origini, come documentano oggi le ben 74 edizioni del Quattrocento, testimoniate in 198 esemplari oggetto di questo poderoso vol. uscito nella prestigiosa collana “Biblioteca di Bibliografia”. Non si tratta “solo” di un censimento delle edizioni e delle copie note, ma di una approfondita indagine volta a ricostruire la trasmissione dei testi, a definire un articolato stemma editionum, a descrivere i cicli illustrativi. Il tutto mettendo opportunamente in relazione la produzione a stampa quattrocentesca con quella dei secoli successivi, ma anche con quella manoscritta precedente e coeva. Il primo capitolo (Production in context, pp. 1-45) descrive lo sviluppo della tipologia del libro d’ore a stampa, soffermandosi soprattutto sulla realtà veneziana e sui tipografi che hanno stampato alcune edizioni. Nel secondo capitolo (Physical description, pp. 47-94), mettendo a frutto una scrupolosa analisi dei testi che compongono i libri d’ore italiani (soprattutto dei calendari liturgici posti in genere in apertura), prima viene offerto uno stemma editionum, utile anche a chiarire l’ordine cronologico nel quale sono disposte le schede nella bibliografia vera e propria, poi si insiste sulla struttura di tali oggetti (formati, caratteri impiegati, supporti), con un più interessante affondo sugli apparati illustrativi. Di rilievo, anche dal punto di vista metodologico, la sezione che chiude il capitolo, dove l’a., basandosi soprattutto sul celebre Diario della tipografia di San Jacopo a Ripoli e sul Zornale di Francesco de Madiis, mostra come queste fonti documentarie possano riservare sorprese nel testimoniare edizioni scomparse o la circolazione di quelle note. Con il terzo capitolo (Ownership and use of books of hours in the fifteenth and sixteenth centuries, pp. 95-129) ci si sposta sul versante della fruizione. Nella prima parte, sulla base soprattutto di fonti documentarie, si indagano i costi dei libri d’ore e della realizzazione degli elementi esterni all’edizione, in particolare legature e miniature. Poi ci si sofferma, in prima istanza in forma schematica, poi più analitica, sull’uso del libro, considerando i postillatori, ma anche i più antichi possessori, per mostrare la circolazione e la ricezione di questi testi, nella fase immediatamente successiva alla stampa. Si viene così a sapere che alcuni esemplari furono considerati oggetti da collezione già nel Cinquecento, il che fa da ponte per il passaggio al capitolo quarto (Collecting of books of hours in the seventeenth century and later period, pp. 131-168) dedicato al collezionismo dei libri d’ore dal Seicento in poi. Ingente la mole di dati e di profili di collezionisti e collezioni che emerge in queste pagine, anche se non sempre si riesce a ricostruire la storia in maniera lineare. Particolare il caso del celebre libro d’ore greco di Aldo, divenuto prestissimo oggetto di attenzione collezionistica, ma probabilmente mai usato come libro di preghiera, viste le postille di alcuni esemplari che denunciano il suo uso come strumento per l’apprendimento del greco. Ciò da un lato conferma quanto già il camaldolese Ambrogio Traversari, nel primo Quattrocento, affermava riguardo ai breviari e ai libri di preghiera bilingui, raccontando di aver imparato il greco proprio su uno di essi; dall’altro permette di collocare meglio un oggetto del genere nel più generale piano editoriale umanistico di Manuzio. Il capitolo quinto (The liturgical issue and the spread of the venetian sanctoral, pp. 169-213) riporta a questioni testuali, mostrando come anche i libri d’ore, come gli altri libri liturgici, siano stati interessati dall’opera di controllo e uniformazione seguita al Concilio di Trento, che con l’intento di normalizzare i testi non perfettamente aderenti alla prassi cattolica, ha anche cancellato o comunque fortemente ridimensionato le varianti locali del culto. L’a. insiste a più riprese nello sforzo di far rientrare anche i libri d’ore nel novero dei libri liturgici, che a rigore sono quelli impiegati, appunto, per la liturgia comunitaria (breviari, messali, lezionari…). Il contenuto però, come presentato anche nelle schede bibliografiche, pare fortemente orientato alla preghiera personale e non comunitaria (il che spiega anche la varietà dei testi contenuti), riprendendo dalla liturgia delle ore solo il proprio della Madonna (talvolta anche con la messa, da cui il titolo con cui i libri d’ore si trovano pubblicati e catalogati: Officium Beatae Mariae Virginis) e l’ufficio dei defunti, cui si sommano litanie, alcuni salmi (i sette penitenziali e alcuni da leggere nei giorni della settimana, ma non secondo le quattro settimane del salterio) e altre preghiere e formule della tradizione. Ciò sembra ricondurre anche i libri d’ore nel novero, secondo la definizione di don Giuseppe De Luca, dei “libri di pietà” o, con un’espressione più familiare all’orecchio contemporaneo, dei “libri di devozione”. Un discorso a parte potrebbe essere fatto per un tipo particolare di libro d’ore che va sotto il titolo di Libri da compagnia. Destinati alle confraternite, questi ultimi potevano essere usati anche per occasioni, funzioni o preghiere comunitarie. Il sesto capitolo (Survival and mutation of a genre, pp. 215-238) funge da epilogo al discorso e mostra le trasformazioni (ma per certi versi anche lo snaturamento) dei libri d’ore, soprattutto dopo il Tridentino. Si evince, in realtà, un mutamento di interesse nei confronti di questi oggetti che nel corso del XVI secolo si percepiscono come “invecchiati”. Non cambia, invece, l’interesse collezionistico che continua ininterrotto fino ai giorni nostri. Si passa poi alla bibliografia vera e propria (pp. 239-452): ordinate cronologicamente, le schede sono di grande interesse e presentano un livello molo elevato di analiticità. Nella prima parte, dopo il titolo e i dati editoriali nella modalità short-title, si trovano il formato bibliologico, la cartulazione (ma senza precisare se le carte sono numerate o no), il numero di linee per pagina, il carattere e le misure dello specchio di stampa. Segue un elenco abbreviato delle copie note. Più in basso viene data la fascicolatura, cui seguono i riferimenti bibliografici distinti tra bibliografie (ISTC e GW) e altri rimandi catalografici o a studi relativi all’edizione. Più sotto una serie di note che discutono eventuali attribuzioni dubbie e collocano il testo e l’edizione nella tradizione. Infine si dà una descrizione dettagliata del contenuto, specie per quanto attiene alle litanie. La scheda presenta poi la descrizione di tutti gli esemplari noti (posti in ordine alfabetico in base alla città in cui si trovano), con particolare riferimento ai precedenti possessori (di cui si fornisce qualche nota biografica e si ripercorre la storia, se nota, delle antiche raccolte librarie) e alla storia di ogni singola copia. Nell’elenco vengono inserite pure le copie perdute (ma non è chiara la differenza tra lost copies, usato in genere, e unlocated copies, usato per l’aldina, scheda 58) di cui si ha traccia in cataloghi di biblioteche o di vendite o in antiche bibliografie. Si tratta di una scelta originale e di grande rilevanza dal punto di vista di storico. Emblematico il caso dell’edizione aldina testimoniata in trentasei esemplari, ma di cui si ha notizia di altri sei (una settima unlocated copy, appartenuta ad Alberto Pio da Carpi è annunciata a p. 131 nota 4, ma non figura nell’elenco della relativa scheda 58). Tutte le schede sono dotate di un riferimento MEI e sono dunque consultabili on line in una forma meno analitica. Alla parte bibliografica fa seguito un nutrito nucleo di appendici. La prima (pp. 455-488) descrive con la medesima analiticità i Libri da compagnia, gli Officia per circuitum anni e un Compendium deprecationum. La seconda (pp. 489-491) descrive due edizioni non incluse perché descritte come libri d’ore, ma in realtà non appartenenti a questa categoria. A seguire anche un indice delle lost copies, ma senza le unlocated aldine. La terza (pp. 493-653), con lunghe tabelle, mette a confronto i calendari delle varie edizioni. Un utile strumento per capire i rapporti tra le varie stampe, ma data la lunghezza di non agevole lettura. La quarta (pp. 655-663) offre una utilissima tavola di concordanze tra GW, ISTC, MEI, scheda bibliografica del volume, localizzazione della copia, dati bibliografici, formato e dimensioni dei fogli. Ottimo l’apparato illustrativo con riproduzioni a colori inserite in 32 pagine fuori testo. Chiude un folto e utilissimo apparato di indici: manoscritti ed edizioni antiche (non solo di libri d’ore), tipografi ed editori, nomi di persona e di luogo (comprese le provenienze), legatori, copisti e miniatori, e un indice tematico. Anche negli indici si dà un sintetico profilo dei personaggi citati, ma la brevità ha semplificato talvolta troppo i passaggi, come nel caso di Giuseppe Martini, di cui si dice che la raccolta libraria è passata all’antiquario Francesco Radaeli (si vedano ora gli atti del convegno Da Lucca a New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento, a cura di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2017). Un grande lavoro condotto dall’a. in molti anni di studio e di ricerca e che diventa ora uno strumento imprescindibile per ogni futuro approccio a questo particolare materiale librario. – L.R.

043-D Gorian (Rudj), Nascosti tra i libri. I periodici antichi della Biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia (1607-1800), Venezia, Marcianum Press, 2017 (‘Anecdota Veneta’, 8), pp. xii + 474, ill. b/n, ISBN 978-88-6512-551-9, € 39. L’importante vol. contiene il catalogo dei periodici antichi (1607-1800) conservati presso la Biblioteca del Seminario patriarcale di Venezia. Sarebbe tuttavia riduttivo considerare il lavoro svolto solo dal punto di vista catalografico: Rudj Gorian, infatti, correda il catalogo dei periodici dell’ importante fondo di tre saggi inziali che ricostruiscono da un lato la storia stessa della biblioteca e del fondo (con particolare attenzione ai segni di possesso e di uso), mentre dall’altro sviluppano una importante riflessione sulle modalità che hanno portato alle scelte catalografiche; riflessione che si pone come una vera e propria proposta metodologica per la catalogazione analitica dei periodici antichi. A introdurre il tutto, una premessa dell’a. che specifica, oltre alle finalità della ricerca, anche i parametri cronologici (entro il 1800) e le variegate tipologie di edizioni considerate. La prima parte, Storia e gestione della raccolta di periodici (pp. 19-125), come già anticipato, ricostruisce magistralmente la storia del fondo attraverso le diverse provenienze rilevate sugli esemplari stessi. Il risultato dell’indagine evidenza come gran parte dei periodici provenga da raccolte private di famiglie venete, in particolar modo Crotta, Daniele Andrea Dolfin e Giuseppe Maria Pujati. Per ogni provenienza viene fornito l’elenco dei titoli relativi. In parallelo allo studio specifico sulle provenienze del fondo, per meglio condurre l’indagine, si è ripercorsa anche tutta la storia dell’evoluzione dei fondi della Biblioteca del Seminario e delle fasi di catalogazione del materiale. La seconda parte, L’analisi degli esemplari tra studio della fruizione e storia del giornalismo (pp. 129-258), si concentra invece su tutte quelle tracce, più o meno evidenti, rimaste sugli esemplari che rendono esplicito o fanno semplicemente intuire quale fosse stato l’uso di questo materiale. Si va da vere e proprie aggiunte o correzioni su paratesti o sul testo, ad appunti o note bibliografiche e di lavoro, macchie di cera, inserti di carte o di tavole, revisioni censorie o uso di copie a scopo di redazione. Particolarmente interessante in tal senso lo spazio dedicato ai periodici usati come fonte dei Progressi dello spirito umano nelle scienze e nelle arti, analizzati prestando particolare attenzione agli interventi manoscritti di redazione giornalistica settecentesca rilevabili sugli esemplari. La terza parte che – come già anticipato – propone una importante riflessione su una tipologia di materiale antico poco frequentato, Alcune proposte di valutazione bibliografica della raccolta di periodici antichi del seminario patriarcale di Venezia (pp. 261-417), ragiona ampiamente sui temi complessi della completezza e della rarità dei periodici. Sempre di questa parte, oltre al catalogo vero e proprio, fa parte anche l’articolata ed esaustiva nota riguardo ai criteri di redazione e alla fisionomia delle schede analitiche dei 151 periodici, strutturate in diverse aree distinte da indicatori numerici o alfanumerici. Intestazione in cui viene indicato il titolo del periodico in forma sintetica; Sezione 1: consistenza e segnatura di collocazione; Sezione 2: periodicità e livello bibliografico dell’edizione; Sezione 3: dati editoriali; Sezione 4: responsabilità redazionale/autoriale; Sezione 5: rapporto tra edizione ed esemplare; Sezione 6: inserti, aggiunte, tavole; Sezione 7: dati aggiuntivi su edizione ed esemplare; Sezione 8: riferimenti bibliografici. Come emerge dalla lettura delle schede del catalogo – suddivise nelle aree di cui si è dato conto – si capisce la difficoltà del lavoro su materiale del genere, sempre in bilico tra dati di edizione e dati di esemplare legati alla storia dei singoli esemplari e alla storia della gestione del periodico nel fondo di una biblioteca. La struttura delle schede evidenzia bene proprio questo costante dialogo esistente tra dato editoriale e dato di esemplare: si è scelto infatti di non distinguerli nettamente in due specifiche aree, ma di mostrare piuttosto come una massa editoriale di pubblicazioni periodiche possa diventare parte di un fondo, il fondo della Biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia in questo caso. In tal senso si potrebbe quasi parlare (introducendo una “nuova” categoria bibliografica) di dati di edizione, specifiche di esemplare e dati relativi al trattamento della periodicità nel fondo. Il lavoro si conferma quindi di gran valore e importanza, per la storia del fondo periodici della Biblioteca del Seminario Patriarcale di Venezia, per la storia stessa dei periodici antichi (grazie anche a nuovi titoli che sono emersi nel corso della ricerca), e per la disciplina bibliografica, in relazione appunto alle soluzioni proposte per il trattamento bibliografico di materiale complesso e importante come quello periodico. Chiudono il vol. numerosi utili indici. – A.T.

043-E Greek Library. The Konstantinos Sp. Staikos Book Collection henceforth The Alexander S. Onassis Public Benefit Foundation Library, translated by Doolie Sloman, Athens, Alexander S. Onassis Public Benefit Foundation, 2011, pp. XXIV + 525, ill. b/n e col., ISBN 978-960-98803-6-7, s.i.p. Il vol. è un elegante e ben curato catalogo della collezione di Konstantinos Sp. Staikos, ora biblioteca della Alexander S. Onassis Public Benefit Foundation. Nella premessa al vol. intitolata To the reader (pp. XIV-XVIII), Staikos stesso racconta come il suo progetto, avviato negli anni ’70 del secolo scorso, muova dal desiderio di raccogliere i prodotti tipografici della cultura greca a partire dal XV sec. Questo non significa che il lettore troverà solo opere stampate in greco o da tipografi greci, ma «every book touching upon every different facet of expression of the Greek people: language, intellectual tradition, Orthodox faith» (p. XVIII). L’infaticabile attività di Staikos ha condotto così alla costituzione di una ricca biblioteca (il catalogo conta 1476 schede), i cui esemplari sono databili tra il XV e la fine del XIX sec. Dopo la premessa e un breve inquadramento storico, firmato dallo stesso Staikos (pp. XIX-XXII), ha inizio il catalogo vero e proprio. Gli esemplari sono distribuiti in cinque capp.: Reinassance – Humanism (pp. 1-131); Neohellenic Literature (pp. 133-91); Liturgical Books (pp. 193-275); Theology (pp. 277-377); Enlightenment (pp. 379-457). Questa partizione rispecchia pienamente l’intento di Staikos di non focalizzarsi su un singolo aspetto della cultura greca, ma di radunarne ogni manifestazione: la biblioteca difatti spazia dagli incunaboli dei classici alle opere dell’Illuminismo, passando per le edizioni di testi liturgici e teologici ortodossi. All’interno dei singoli capp. le schede sono ordinate secondo la data di pubblicazione. Di ogni esemplare viene fornita una descrizione bibliografica, seguita da un breve paragrafo sulla storia della edizione. L’aiuto maggiore in questa fase è stato fornito (come dichiarato a p. XXIV) da Triantafyllos E. Skalvenitis e soprattutto da Yiannis Xourias, chiamato in causa per la identificazione degli esemplari e l’applicazione dei moderni criteri bibliografici. All’inizio del catalogo, Staikos sottolinea in particolare l’attenzione prestata alle legature e alla testimonianza fornita da postille, ex libris e note di possesso, sempre indicate e/o trascritte nelle schede. La ricchezza del catalogo interessa anche la bibliografia e gli indici. La prima (pp. 459-95) è suddivisa in International e Greek Bibliography, ed è anticipata da puntuali Bibliographical Clarifications, dove si specifica quale tipo di pubblicazioni ricorra in ciascun cap. del catalogo; l’indice invece è organizzato in Proper Names, Authors, Editors, Translators (pp. 499-511), Academics, Libraries, Universities and Schools (p. 512), Locations – City Names (pp. 513-6), Printers and Printing Houses (pp. 517-24) e persino Libraries – Continuity of Ownership of the Books (p. 525), dove sono elencati i precedenti possessori degli esemplari. Impreziosisce ulteriormente il vol. il folto gruppo di illustrazioni quali frontespizi, ritratti di personaggi illustri e soprattutto le marche tipografiche delle edizioni. In conclusione, il catalogo non si presenta come la mera descrizione di una ricca biblioteca, ma vuole essere un mosaico raffigurante l’incontro tra cultura greca e tipografia, di cui ogni volume della collezione di Konstantinos Sp. Staikos costituisce un tassello. La complessità dell’opera, la cura di ogni particolare, l’impegno nella realizzazione di uno strumento di pregio – non solo contenutistico ma anche materiale – rispecchiano il fine ultimo di Staikos, mente e braccio insieme di questa collezione: costruire, anche tramite la donazione alla fondazione benefica, un «National Treasure», dove «this wealth of books belongs to Hellenism and to those who wish to know more about the contribution of Greek thought to the global scene» (p. XVIII). – S.C.

043-F Lettura (La) e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, a cura di Luca Rivali, Udine, Forum, 2017 (‘Libri e Biblioteche’, 38), pp. 262, ill., ISBN 9788884209948. Il vol., che presenta gli atti della sesta giornata di studi “Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna”, pur nella varietà degli interventi proposti, presenta almeno tre filoni principali d’indagine. Il primo riguarda la ricostruzione delle biblioteche di alcuni importanti intellettuali e di alcune famiglie nobili, attraverso documenti, manoscritti e inventari, come avviene per es. nel bel contributo di Carla Maria Monti, Il vescovo di Brescia Francesco Marerio e i suoi codici, nel quale la presenza e l’opera a Brescia di Marerio vengono indagate attraverso lo studio delle ricevute di pagamento e dei registri. Di origine romana, fu nominato vescovo di Brescia conformemente alla linea politica papale di Martino v, che si appoggiava alla nobiltà romana per la gestione di diocesi lontane, suscitando spesso – come nel caso di Brescia – il malcontento della città. Marerio, che da subito «intraprese un’azione riformatrice delle istituzioni religiose», si mostrò sempre attento anche al rinnovamento culturale umanistico; Monti si sofferma in particolare sui rapporti tra il vescovo e il celebre umanista bresciano Bartolomeo Baiguera, che a Marerio dedica il suo poema odeporico Itinerarium, di cui in appendice si propone un saggio di edizione critica. La studiosa, inoltre, riconosce e analizza tre codici appartenuti al Marerio (ora alla British Library, alla Riccardiana e alla Österreichische Nationalbibliothek), che bene mostrano i suoi interessi culturali e il suo profilo di colto e raffinato umanista. Andrea Canova si occupa di una miscellanea di testi latini, un manoscritto, tre incunaboli e dieci cinquecentine. La nota di possesso rivela che l’assemblage di testi è stato acquistato da tale Giacomo Petrecino dalla vedova del dalmata Marino Becichemo. Nella raccolta di opuscoli rivive, attraverso i suoi autori, un vivace ambiente culturale: Battista Spagnoli; Matteo Andreis, dalmata, legato al Becichemo da una comune origine geografica; Girolamo Donà, Raffaele Zovenzoni. Qualche considerazione viene fatta anche sul nuovo possessore, Giacomo Petrecino, anche lui maestro, che deve essere stato ben felice dell’acquisto, non tanto perché i testi abbiamo un taglio o una utilità didattica, che così non è, quanto piuttosto per l’ammirazione verso il Becichemo. Documenti e atti sono alla base del tentativo di ricostruzione della biblioteca di Tommaso Lamberti, medico e bibliofilo bresciano, di cui si occupa Giovanna Bernini; la studiosa ricostruisce in primo luogo l’albero genealogico della nobile famiglia, forse originaria di Orzinuovi. Passando poi alla raccolta libraria, si nota che accanto a testi scientifici, come il Calendarium del Regiomontano, si registra anche la presenza di testi religiosi, come il ms. delle Concordanze evangeliche, corredato di nota di possesso e stemma della famiglia, a dimostrazione degli interessi non solo scientifici del medico bresciano. In appendice la studiosa abbozza un catalogo della biblioteca Lamberti. Di biblioteche si occupa anche Barbara Bettoni, Raccolte di libri e interni domestici attraverso gli inventari di beni mobili di Francesco Gambara (1600-1630); la studiosa prende le mosse dagli inventari dei beni mobili della famiglia bresciana dei Gambara per capire quale spazio materialmente venisse destinato ai libri. Viene preso in esame, in particolare, il caso di Francesco Gambara, che nelle sue tre dimore ha spazi diversi, commisurati alla residenza, dove riporre i propri libri, alcuni dei quali lo seguono nei vari spostamenti. La ricerca pare piuttosto innovativa, perché non solo il libro nella sua materialità, ma anche i mobili, la disposizione, gli ambienti domestici dove i libri sono conservati, rivelano molto sulle pratiche di lettura. Anche in questo saggio viene presentato un inventario dei libri della famiglia Gambara, con indicate però le esatte scansie dove i libri venivano collocati. Un secondo indirizzo di ricerca riguarda manoscritti ed edizioni, studiati in relazione al contesto culturale in cui sono stati redatti. Francesca Carleschi descrive Il breviario miniato francescano ms. A V 24 della Biblioteca Queriniana, un codice redatto in tre momenti diversi, in ambienti francescani, soffermandosi particolarmente sull’apparato iconografico. La studiosa propone per alcune miniature diverse interpretazioni, dimostrando come la scelta illustrativa dell’episodio delle stimmate, una scelta non abituale, sia figlia delle dispute che caratterizzarono i decenni successivi alla morte di S. Francesco. La decorazione risente di influssi di area bolognese, ma la studiosa ipotizza che il codice sia in realtà stato composto nell’ambito della curia romana, con forti influssi umbri. Di edizioni quattrocentesche si occupa Alessandro Tedesco, che studia Le raccolte epistolografiche del tipografo Tommaso Ferrando; il Ferrando, oltre ad avere avuto il merito di introdurre la stampa a Brescia, insegnò anche grammatica. Dopo uno sguardo al contesto culturale bresciano, con particolare riferimento alla tradizione dell’insegnamento, Tedesco analizza le scelte relative agli autori antologizzati nelle tre diverse raccolte epistolografiche del Ferrando (1475, 1480, 1495). In particolare nelle Epistulae Ciceronis si vede che le semplificazioni sintattiche e i drastici tagli rendono il testo fruibile anche da parte degli allievi del medesimo Ferrando; il medesimo volgarizzamento ha intenti didattici: non mira alla fedeltà al testo, ma alla sua più semplice comprensione. In appendice al contributo si trova un’accurata e utile descrizione delle tre raccolte epistolari. Giuditta Campello si occupa invece de L’edizione milanese del Pilade bresciano: il Vocabolarium Piladae (Milano, Ambrogio da Caponago, ante 1501). Il contributo descrive l’importante edizione del Vocabolarium, opera di Giovanni Boccardo, meglio conosciuto come Pilade Bresciano, umanista attivo a Brescia nel Quattrocento; la studiosa indaga l’attività dello stampatore milanese Ambrogio da Caponago, di cui si fornisce un catalogo delle edizioni, in particolare quelle in collaborazione con Alessandro Minuziano. Alcune influenti personalità bresciane, o gravitanti in area bresciana, sono oggetto di un terzo filone di indagine, inaugurato – nel vol. – dal saggio di Bernhard Schirg, Formare un poeta. Bernardino Bornato a Pavia e il modesto Fortleben letterario della poesia panegirica, nel quale si ricostruisce, attraverso i documenti superstiti, il cursus studiorum del Bornato, avvenuto all’università di Pavia, dove probabilmente non si laureò mai. Tra i suoi professori figura il concittadino Pietro Lazzaroni, che era solito riproporre in più occasioni i medesimi testi, secondo una prassi che lo studioso definisce del «taglia e incolla», come dimostra il Carmen de septem praerogativis quae nobilitant domos, riadattato e dedicato nel torno di pochi anni a un vescovo, a un imperatore e a un doge. Bornato nel poemetto De sapientia, ambientato a Brescia, cita alla lettera il capitolo De iustitia del Carmen di Lazzaroni; l’umanista spesso cita anche ampie porzioni del testo del maestro pavese, seguendo quello che era stato il suo stesso modus operandi. Lo studioso ipotizza che Lazzaroni, durante le lezioni, presentasse esempi illustrativi su argomenti piuttosto duttili come «materiale poetico universalmente utilizzabile». Chiude il vol. il bel saggio di Marco Zanini, dedicato alla poetessa e salonnière Camilla Solar d’Asti Fenaroli, e a un manoscritto con rime sue e di Giovanni Alvise Mocenigo, conservate alla Fondazione Ugo Da Como di Lonato. I temi principali della poesia della Solar d’Asti sono la malinconia, l’inquietudine, la sofferenza amorosa; non manca però, in alcune composizioni, una certa qual puntuta ironia, come nel capitolo in terza rima, indirizzato a Giammaria Mazzuchelli, reo di averla invitata a lasciare la poesia per occupazioni più serie. I testi della rimatrice, che risentono ancora dell’influenza petrarchista, presentano in alcuni casi, come quello proposto da Zanini, evidenti richiami ai sonetti amorosi di Gaspara Stampa. Il ms. della Da Como presenta testi della Solar d’Asti e del Mocenigo raffrontati, una sorta di corrispondenza d’amorosi sensi, di cui il saggio sottolinea soprattutto l’intonazione stilistica. In Spogli e segnalazioni i dati dei singoli contributi. – Cristina Cappelletti

043-G McKendrick (Scot) – Kathleen Doyle, L’arte della Bibbia. Manoscritti miniati del Medioevo, Torino, Einaudi, 2016, ISBN 978-88-06-23188-0, € 95. Il vol. è costituito dalla versione italiana di un’opera uscita lo stesso anno in inglese, ma pubblicata dalla British Library, con il che si capisce che tutte le Bibbie analizzate provengono dai depositi di quell’unica (sia pur magnifica) biblioteca. Si dirà subito che, nonostante il mirabile apparato illustrativo, non si tratta certo di un coffee table book, vista la giusta scelta di alta divulgazione (ciascuna descrizione è accompagnata da una specifica bibliografia dedicata al pezzo). Il vol. si apre con un prezioso capitolo introduttivo dedicato alla storia della Bibbia cristiana (tranne una probabile eccezione, di quello qui si tratta) sia come particolare raccolta testuale, sia come fattura libraria, tradizione testuale, vicenda interpretativa, oggetto illustrato, non disdegnando la storia dell’uso, così da costituire una vera e propria summa dei diversi aspetti da tenere in conto. I mss. esaminati sono 45, molti provenienti dal mondo anglosassone, ma molti invece dalla più diversa ascendenza. Di grandissimo rilievo i primi pezzi con le tavole auree del canone biblico del VI sec. realizzate a Costantinopoli (n° 1) non meno che con l’ Evangeliario di Lindisfasrne del VII con glosse interlineari in antico inglese (n° 2), cui si aggiunge una serie splendida di altri prodotti librari insulari. Dal continente ecco invece la Bibbia di Moûtier-Grandval di epoca carolingia (n° 6) o il Salterio di Lotario (n° 7), da Costantinopoli il Nuovo Testamento greco di Guest-Coutts (n° 9). Si torna in Inghilterra col Salterio Harley dell’XI sec. con le sue figure schizzate a inchiostro (n° 10) e con l’Esauteuco in inglese antico dell’XI sec. (n° 11). Di eccezionale bellezza l’Apocalisse di Silos col commento del Beato di Liébana, uno dei capolavori dell’arte mozarabica (n° 15); non meno interessante il Salterio di Melisenda, realizzato a Gerusalemme negli anni 30 dell’XII sec., ornato da una incredibile legatura in avorio e lapislazzuli (n° 19). Assai interessante anche la sontuosa Bibbia realizzata a Bologna a fine Duecento in ambiente domenicano (n° 28). Non mancano alcuni testi nelle lingue vernacole continentali come l’Apocalisse Welles in francese (n° 31) o la suggestiva “Bibbia illustrata” una riduzione del racconto biblico per immagini accompagnate da cartigli esplicativi sempre in francese Holkham (n° 32), o l’Evangeliario in slavo ecclesiastico appartenuto allo zar Ivan Alessandro nel XIV sec. (n° 35), o l’eccezionale caso costituito dalla cosiddetta Bibbia istoriata padovana (in realtà un Pentateuco: una altra sezione del ms. è conservata a Rovigo) con ampie miniature accompagnate da un riassunto in dialetto forse pensato per donne ebree (n° 37: ma nella bibliografia finale non si cita l’anastatica curata da Gianfranco Folena nel 1962!). Dal mondo orientale provengono invece l’Evangelistario siriaco realizzato a Mosul nel secondo decennio del XIII sec. (n° 25), l’Evangeliario armeno del XVII sec. (n° 44) e l’Ottateuco etiope con Vangeli del tardo Seicento (n° 45). L’unica critica che si può rivolgere a una opera bellissima e utile è di aver dedicato poche fotografie a pagine di scrittura, spesso veri tesori non meno preziosi delle stesse pagine miniate. Il vol. è chiuso da una scheda sull’origine delle raccolte di mss. della B.L., dall’indicazione di alcune letture di approfondimento (con una specifica per il mondo italiano), dall’indice dei mss. citati e da quello dei nomi e delle cose notevoli. – Ed.B.

043-H Pettegree (Andrew), Brand Luther. 1517, Printing, and the Making of the Reformation, New York, Penguin Books, pp. XVI-383, ISBN 978-0-399-56323-2, $ 18. Viste le premesse (l’a. è un autorevole storico della Riforma che da anni si è gettato anima e corpo nello studio del libro antico), si dirà subito che il libro in parte delude. Ovviamente, l’attesa sul tema è alta: il cinquecentesimo anniversario delle 95 tesi nell’ottobre 2017 non solo ha spinto a una serie importante di pubblicazioni biografiche, storiche, teologiche, anche bibliografiche sul tema, ma ha aperto le porte all’idea di una rilettura, diciamo così, massmediologica, dell’esperienza di Lutero che, superando i pur necessari minuti dati eruditi, sappia ricostruire un capitolo essenziale della nascita del libro (e più in generale della comunicazione) nella modernità. Ben noto e studiato è in tal senso il contributo (e l’uso) fatto dalla Riforma della grafica atta alla satira e all’irrisione (ma anche in campo cattolico ci si diede assai da fare!). E su tale strada si avvia proprio l’opera qui presentata che si basa essenzialmente su una rilettura delle vicende di Lutero (condotta sulla base degli studi più aggiornati, anche se assai debole dal punto di vista di una penetrazione nei temi della storia della teologia: vedi le essenziali note bibliografiche poste a fine vol.), seguita secondo il suo svolgimento cronologico. E il libro, certo qualcosa in tal senso dà, con l’attenzione a certi fatti anche minori, ma dotati di rilevanza bibliografica (come i libri aldini chiesti per l’università di Wittenberg, oppure con la differenziazione tra le edizioni delle 95 tesi su foglio volante piuttosto che in un formato librario di piccolo opuscolo). L’analisi, però, resta troppo generica, vuoi per il contesto di un libro di larga diffusione non pensato per un pubblico specialistico, vuoi per un certo gusto dell’a., più attratto da grandi numeri e statistiche che da minuziose analisi bibliologiche. Si giunge così a un nucleo centrale della ricerca, quella della esistenza di un “marchio” Lutero, di una tipologia libraria resa tipica dal riformatore, tale da giustificare il numero enorme delle edizioni coeve dei suoi scritti e la loro vastissima diffusione. Si tratta alla fin fine della proposta di un libro in quarto, breve, in lingua tedesca, dotato di una cornice ornamentale (indispensabile in tal senso il contributo dato da Lucas Cranach) al frontespizio, dove campeggia chiarissimo il nome di Lutero e più sotto il vero “marchio di fabbrica”, il nome di Wittenberg, il piccolo centro politico e universitario divenuto la nuova capitale religiosa della Germania. Gli esempi in tal senso non mancano certo, e la considerazione è certo degna di nota. Stupisce che non si consideri però che nel libro del XVI sec. esiste, ovviamente, una grande differenza tra il frontespizio (sia pur decorato) e la “copertina” del libro contemporaneo, vero punto pubblicitario del prodotto editoriale. I tanto interessanti frontespizi analizzati andavano infatti irrimediabilmente nascosti dalle pesanti coperte del libro cinquecentesco… Trattandosi poi di edizioni di poche carte, esse andavano (se conservate) comunemente rilegate con numerose altre edizioni consimili, così da perdere la loro singolarità. Semmai si sarebbe potuto allora indagare sul fenomeno della traslazione proprio sulla coperta del libro del ritratto di Lutero, riprodotto tramite l’impressione di apposite placche sulla superficie della pelle di maiale che ricopriva i libri tedeschi del tempo. Si tratta insomma di una lettura utile, per non dire necessaria, che lascia però ancora molto terreno aperto alla ricerca. Il vol. è dotato di un limitato apparato illustrativo intercalato al testo, apparato che risulta però, complice la carta di bassa qualità, spesso di scarsa leggibilità. Assai utile anche l’indice dei nomi posto in fine (pp. 371-83). – Ed.B.

043-I Scriver veloce. Sistemi tachigrafici dall’antichità a Twitter, Atti del Convegno. Rovereto, 22-24 maggio 2014, a cura di Alessandro Tedesco, Firenze, Olschki, 2016, pp. 261, ISBN 978-88-222-6461-9, s.i.p. La paleografia (almeno quella migliore) degli ultimi anni, come avverte il curatore nelle primissime pagine della sua Premessa, «non è più solamente la pedante scienza che insegna a sciogliere i compendi e, d’altro canto, non ambisce a esaurire tutto il vasto campo d’indagine della storia della cultura scritta […], ma è invece parte attiva e interconnessa dell’ecosistema complesso e sfaccettato degli studi che si occupano di indagare l’evoluzione storica della cultura e della scrittura e interagisce quindi con discipline storiche, antropologiche e linguistiche» (pp. VII-VIII). Muovendosi su quest’opportuno tracciato ideologico, il vol. tenta di tracciare un nuovo profilo della ricerca intorno al «segno grafico», non limitandosi alla sua mera descrizione ma cercando di studiarne il contesto in cui si è formato e la funzionalità. L’obiettivo dichiarato, in altre parole, è quello di indagare il segno che surroga l’intera esecuzione di un lessema (o di un insieme di lessemi o ancora, al contrario, di una serie minore di grafemi) «tentando di capire la funzione e il senso dell’atto abbreviativo, inserendolo nel contesto storico, culturale e linguistico in cui questo si è originato» (p. VIII). Questo percorso di indagine è affidato a quindici saggi che – sia sull’asse della diacronia sia su quello opposto della sincronia – coprono un largo arco cronologico e un altrettanto largo campo tematico. Se, come è evidente, per un settore di ricerca di questa ampiezza è difficile ridurre a schemi rigidi le diverse aree di indagine, è tuttavia possibile idealmente individuare quattro grandi filoni che attraversano l’intero vol. e che sono introdotti da un breve ma densa prolusione di Attilio Bartoli Langeli che pone molte domande (e dà anche molte risposte) sul faticoso passaggio dalla pura fonazione al segno grafico nelle lingue senza tradizione scrittoria pregressa come fu per i volgari italiani che dovettero, sfruttando l’alfabeto latino, «trovare le corrispondenze giuste e per quanto possibile inequivoche tra i suoni e le lettere» (p. 2). La prima grande sezione ideale del vol. si occupa delle abbreviazioni nelle scritture antiche a partire dagli usi epigrafici greci e latini indagati da Paolo Poccetti (Abbreviare la pietra. Prassi e percorsi nell’epigrafia antica tra lingua e scrittura, pp. 7-39). Alle riflessioni di Poccetti sulle abitudini antiche (e della prima età cristiana) segue un saggio di Nicoletta Giovè Marchioli (Ritorno al passato. Ancora sulle origini delle abbreviature latine, pp. 41-62) che prende in esame, esemplarmente, alcuni casi di segni di compendio diffusi nei manoscritti alto-medievali in lingua latina (V sec.) e sui problemi di classificazione dei medesimi; Marco Petoletti («Verbum abbreviatum». Il Medioevo le abbreviazioni, pp. 63-72) studia invece i manuali dedicati agli amanuensi tra il Due e il Quattrocento nei quali si trovano materiali importanti relativi alle abitudini grafiche degli scribi del Medioevo occidentale; di altro tenore è invece il contributo di Riccardo Saccenti (Le «reportationes» e la nascita dell’insegnamento teologico, pp. 73-83) che sposta l’attenzione dagli atelier professionali di scrittura alle aule delle università europee dei secc. XII-XIII prendendo in esame la reportatio, ossia la prassi di stesura rapida «di note e appunti a partire dall’insegnamento orale di un maestro» (p. 75) in uso presso gli studenti; ai primi due secc. della stampa a caratteri mobili è dedicato invece il saggio di Edoardo Barbieri (La «contractio» del piombo. Note su abbreviazioni e tipografia nel Rinascimento italiano, pp. 95-130) in cui l’uso del compendio nel mondo dell’editoria di ancien régime viene riportato in maniera particolare all’intero processo produttivo del libro e alle necessità di giustificazione della pagina nella preparazione della forma. Un secondo gruppo di saggi prende in esame le scritture di età moderna, con particolare attenzione a quelle dell’uso epistolare: Francesco Ascoli (Le abbreviazioni nei manuali di calligrafia fra il XVI e il XVIII secolo, pp. 131-43) offre una rilevante rassegna dei principali strumenti di insegnamento della ‘bella scrittura’ e delle regole di grafia e di etichetta per essa prescritte; sempre all’epistolografia, ma presa da un differente punto di osservazione si riferisce Fabio Forner (Scritture segrete e crittografe nei manuali per scrivere del Settecento italiano, pp. 145-57) che esamina invece i sistemi di codici crittografati escogitati nel XVIII sec. per secretare la corrispondenza. Alla stenografia – e alla didattica della stenografia negli ordinamenti scolastici del XIX sec. e della prima metà del successivo – sono dedicati i saggi riconducibili a una terza (sempre ideale) sezione del vol.: il primo (Francesca Chiusaroli, Scritture brevi e velocità: i sistemi tachigrafici moderni e la stenografia, pp. 159-80) ripercorre le istanze ‘filosofiche’ e le realizzazioni pratiche della prassi stenografica tra XVII e XIX sec.; il secondo (Anna Maria Trombetti, La stenografia nella scuola italiana e il contributo della Fondazione Giulietti, pp. 181-8) punta a una analisi retrospettiva dell’istruzione alla stenografia nell’Italia del primo Novecento; il terzo (Paolo A. Paganini, Il sistema Gabelsberger-Noë. Alla ricerca del neurone perduto, pp. 189-200) analizza – da prospettive linguistiche e acquisizionali – i metodi stenografici diffusi nella didattica scolastica negli ultimi due secc.; il quarto, infine (Marco Callegari, Giuseppe Aliprandi e la “Raccolta Aliprandi” presso la Biblioteca Civica di Padova, pp. 201-12) studia, attraverso i suoi lavori pubblicati nel Novecento, il magistero del principale teorico e divulgatore della tecnica stenografica in Italia. Il vol. si conclude con una notevole prospettiva sulla contemporaneità, estendendosi a temi non tradizionalmente investigati dalla disciplina paleografica: Andrea Caranti e Chiara Giberti analizzano il sistema delle abbreviazioni nei codici informatici (Tra «brevitas» e «secretum», note sui linguaggi cifrati, pp. 213-23); Patrizia Bertini Malgarini e Ugo Vignuzzi prendono in esame – da una prospettiva linguistica – le differenti abitudini (tachi) grafiche degli ultimi due Pontefici nei messaggi istituzionali via Twitter (Abbreviare nel mondo digitale: il caso di @Pontifex, pp. 225-38); Alessandro Mininno, infine, si occupa, con un taglio capace di implicare correttamente uno sguardo culturale e sociale sulle metropoli europee, della scrittura dei writer urbani («Writing». Quando “scrivere veloce” è una necessità, pp. 239-50). – M.G.

043-J Vincenzo Busdraghi (1524?-1601). Uno stampatore europeo a Lucca, a cura di Davide Martini – Tommaso Maria Rossi – Gaia Elisabetta Unfer Verre, Lucca, Comune di Lucca, 2017, pp. 258, ISBN 978-88-907796-8-8. Frutto della sinergia fra il CRELEB dell’Università Cattolica di Milano (non a caso l’Introduzione è di Edoardo Barbieri, pp. 3-4) e il Comune di Lucca, questo vol. – denso anche dal punto di vista tipografico, con una mise en page serrata che poco concede alla gioia degli occhi (ma di questi tempi una pubblicazione realizzata in modo virtuoso come questa è tutto grasso che cola!) – raccoglie le relazioni presentate nel corso della giornata di studi dedicata a Vincenzo Busdraghi (Lucca, Biblioteca Statale, 15 ottobre 2016) e offre anche una traccia della mostra di alcune sue edizioni allestita in parallelo, e ovviamente organica agli interventi proposti. La duplicità di intenti dell’iniziativa – che aveva cominciato a prendere corpo nel 2014, quando la cittadina toscana ospitò un convegno dedicato all’ antiquario Giuseppe Martini, possessore, fra le altre, di non poche edizioni del tipografo lucchese, poi donate all’Archivio Storico Diocesano della città – è chiaramente leggibile anche nella impostazione del vol.: a corollario dei sette saggi storici che approfondiscono e rinfrescano la figura del Busdraghi (la voce biografica che Alfredo Cioni compilò per il DBI risale al 1972!) c’è infatti una sorta di guida alla mostra, progettata ad hoc, quest’ultima, per valorizzare le raccolte della Biblioteca Statale e dell’Archivio di Stato, cui si sono aggiunte quella dell’Archivio storico diocesano e quella (privata) di Paolo Tiezzi. L’idea di fondo, insomma, è stata quella di raccontare i libri del Busdraghi e di farli pure vedere, in modo che siano loro stessi a parlare di sé. Agli aspetti materiali della produzione di Busdraghi sono dedicati i saggi di Renzo Sabatini e Davide Martini. Con Dagli stracci al libro: la carta di Vincenzo Busdraghi (pp. 18-28) Sabatini propone sia una disamina (come sempre) esperta e attenta dei molteplici tentativi del lucchese di inserirsi nella produzione cartaria – il chiodo fisso del Busdraghi fu infatti quello di stampare le proprie edizioni sulla propria carta, gestendo così in totale autonomia la filiera produttiva – sia una carrellata delle filigrane effettivamente attestate nelle sue edizioni. Muovendo dall’analisi della supplica che il tipografo rivolse nel 1549 al Consiglio Generale di Lucca affinché gli venisse concesso il privilegio di impiantare una cartiera tutta sua in città, Sabatini offre prima una mappatura diacronica della diffusione della manifattura cartaria in Toscana (con particolare attenzione a Pescia), e poi restringe il focus su Lucca, insistendo, oltre che sugli sfortunati tentativi che precedettero quello del Busdraghi, sul faticoso e altrettanto sfortunato percorso (fra soci che andavano e soci che arrivavano) che il nostro dovette intraprendere per allestire l’agognata cartiera. Che ebbe però sempre vita molto difficile, sia economicamente che professionalmente, tanto che lo stesso Busdraghi si ritirò dall’impresa ancor prima che la fabbrica iniziasse a produrre, ponendo così fine al proprio sogno. La storia e la fisionomia dei cataloghi e delle bibliografie dedicate alla produzione del tipografo le racconta invece Davide Martini (Vecchi e nuovi censimenti delle edizioni impresse da Vincenzo Busdraghi (1549-1601), pp. 29-41, cui si aggiunge in calce al vol. un ricco e documentato Aggiornamento cronologico del catalogo delle edizioni impresse da Vincenzo Busdraghi, pp. 87-180), che propone una carrellata chiara e puntuale di questi elenchi librari – dal primo censimento manoscritto delle edizioni busdraghiane, stilato fra XVIII e XIX sec. e via via postillato per incrementarne l’affidabilità, fino alla redazione degli ancora fondamentali annali tipografici del Matteucci e del Pellegrini, apparsi a puntate su «La Bibliofilia» fra il 1917 e il 1918, ora liberamente accessibili via web sul portale http://libriantiqui.it – e prospetta, in ideale continuità proprio con l’opera di Matteucci e Pellegrini, la necessità/fattibilità di costruire sia un moderno censimento che consenta una revisione (non più procrastinabile) del corpus busdraghiano, sia la realizzazione di un database digitale delle edizioni dell’illustre lucchese. Su un côté decisamente più storico, in bilico fra problemi di censura, propaganda e dissenso, si muovono invece i saggi di Clara Stella e Simonetta Adorni Braccesi. Riproponendo un suo recente lavoro, quest’ultima scandaglia l’ambiente religioso in cui si inserì la produzione busdraghiana riflettendo su una vicenda – quella che ruotò intorno alla pubblicazione del Dialogo del flusso e reflusso del mare d’Alseforo Talascopio. Con un ragionamento di Telifilo Filogenio della perfettione delle donne scritto dal medico-filosofo Girolamo Borro e stampato a Lucca nel 1561 (Edit 16, CNCE7169) – che coinvolse Vincenzo e il cugino/socio in affari Iacopo, ma che in realtà, come l’a. dimostra puntellando in maniera assai convincente il ragionamento, «esce dalle dimensioni locali e diviene un tassello di percorsi di fede, procedimenti inquisitoriali, strategie culturali, che in prospettiva richiedono di far luce sulla figura stessa di Vincenzo Busdraghi e, soprattutto, sulle relazioni che egli intratteneva con gli autori e i committenti delle sue edizioni» (“Telifilo Filogenio [Girolamo Borro] sopra la perfectione delle donne”: un libro, un editore e il controllo sopra la stampa nella Lucca del Cinquecento, pp. 5-17; p. 6). Sì, perché se un dato è emerso con forza spigolando fra le righe dell’a. – e non solo fra le sue – è che Vincenzo Busdraghi fu imprenditore legato a doppio filo alla realtà cittadina locale, dove infatti le sue edizioni, di respiro certamente anche europeo, trovavano la prima e più significativa ragion d’essere, lasciando quindi intendere legami molto stretti con l’ambiente culturale, istituzionale e – last but not least – ecclesiastico lucchese. Sul portato storico e politico di un’altra edizione busdraghiana riflette Clara Stella (La parola d’autrice tra propaganda e dissenso: alcuni appunti sulla questione politica nelleRime diverse d’alcune nobilissime, et virtuosissime donne”, pp. 42- 53). Uscita nel 1559, l’opera – il cui titolo in forma non abbreviata legge Rime diverse d’alcune nobilissime, et virtuosissime donne, raccolte per m. Lodouico Domenichi, e intitolate al signor Giannotto Castiglione gentil’huomo milanese (Edit 16, CNCE 17557) – fu frutto della partnership fra il tipografo lucchese e Lodovico Domenichi, redattore editoriale già di lungo corso a quell’altezza cronologica, che qui propone al pubblico un’antologia di rime femminili collazionata con certosina pazienza, un vero e proprio corpus lirico insomma, mediante il quale l’a. costruisce un’originale prospettiva di indagine associando «all’analisi stilistica [...] una riflessione sul contesto storico e teorico che ha reso possibile la realizzazione di questo unicum del panorama antologico cinquecentesco» (p. 42). Dunque tornano sotto la lente di ingrandimento il contesto storico, e ora anche quello teorico, che hanno fatto da sfondo alla vicenda del Busdraghi. Per perseguire il suo scopo l’a. si concentra «su quei testi e paratesti che [...] consentono di tratteggiare un primo quadro delle posizioni politiche espresse nell’antologia, decisamente contraddittorie e non del tutto riconducibili a una linea propagandistica pro-fiorentina o pro-cosimiana» (p. 42). Ciò che emerge, alla luce ma soprattutto al di là di una ovvia querelle des femmes, è l’impressione che Busdraghi abbia prestato i propri torchi non solo per omaggiare concretamente l’ingegno femminile ma anche per supportare un ideale politico, quello del Domenichi, che verosimilmente doveva in qualche misura essere vicino al suo, se è vero che «la raccolta di più di trecento testi [...] non ha impedito di incastonare le voci delle scrittrici entro particolari cornici, anche scomodamente politiche. Tra le voci delle autrici possiamo leggere, forse, un’ultima celebrazione della libertas contro la tirannia» (p. 53), un tema che nell’ancora indipendente Repubblica di Lucca, e nell’intricato quadro politico italiano di quegli anni, non poteva non essere sentito. Gli interventi di Alessandro Tedesco e Martyna Urbaniak spostano invece il fuoco su alcuni aspetti del lavoro editoriale del tipografo lucchese. Il saggio di Tedesco, per es., è interamente centrato – ancora una volta, ma da una angolazione diversa rispetto alla riflessione di Clara Stella, con cui tuttavia ha in comune alcuni temi – sulla collaborazione con il Domenichi (La collaborazione di Lodovico Domenichi con Vincenzo Busdraghi, pp. 54-62), collocabile con certezza fra il 1559 e il 1564, anche se forse la conoscenza fra i due risale al 1554, quando cioè il poligrafo piacentino aveva terminato di scontare la pena inflittagli per la traduzione dell’Excuse à messieurs les Nicodemites sur la complaincte qu’ilz font de sa trop grand’ riguer di Calvino. Dopo una ricostruzione rapida ma molto efficace della tormentata vicenda biografica del Domenichi e dei primi contatti fra quest’ultimo e l’entourage di umanisti letterati che gravitavano intorno alla tipografia del Busdraghi, la riflessione entra nel merito (pp. 57-62) scandagliando una per una le edizioni in cui intervenne il redattore piacentino. Attraverso una analisi attenta di testi e paratesti e un ricco (e precisissimo) apparato di note a piè di pagina, l’a. dà conto della natura degli interventi messi in campo dal Domenichi (natura strettamente relazionata e proporzionata alla tipologia delle edizioni) e di come essi siano stati misura non solo del rapporto umano e professionale fra i due ma anche, pur nella loro esiguità – si tratta infatti di cinque edizioni, ben lontane quindi dai grandi numeri che Domenichi aveva sfornato con Giolito e Torrentino – della capacità del piacentino di inserirsi in realtà produttive minori, dove, grazie certamente anche all’intraprendenza del Busdraghi, seppe allestire testi «che potessero avere una committenza diversa da quella strettamente lucchese [...] o ancor meglio [...] testi (si pensi soprattutto alla raccolta di rime di donne e al trattato della donna di corte) che avrebbero saputo reggersi sulle proprie gambe nel panorama del commercio librario, godendo del favore di un largo pubblico e diffondendosi in tutti i centri della penisola» (p. 62). Martyna Urbaniak si concentra su un altro versante del lavoro editoriale del Busdraghi. La dimensione visiva della sua produzione, o meglio una lettura attraverso le immagini della produzione tipografica del lucchese, è infatti al centro del saggio della studiosa (La produzione tipografica di Vincenzo Busdraghi: tra parole e immagini, pp. 63-72). Muovendo dalle discussioni scaturite in seno a due recenti convegni dedicati alla fortuna figurativa del Furioso e facendo riferimento in particolare alle riflessioni di Lina Bolzoni a proposito del codice che insegna a trasformare le parole in immagini e viceversa, l’a. analizza in maniera davvero convincente come e perché il Busdraghi, nonostante gli scarsi mezzi economici a disposizione, non abbia mai rinunciato, nemmeno agli esordi, «a collocare il proprio messaggio nel segno della comunicazione visiva» (p. 62), di cui aveva evidentemente compreso in pieno il portato. Si pensi per es. alla supplica (riprodotta a p. 177) indirizzata al Consiglio generale della città nel giugno 1549 – dove il testo venne offerto ai governatori entro una cornice decorata con motivi carichi di significati simbolico-politici – ma anche alle edizioni illustrate del nostro, in cui la gestione degli spazi illustrati ebbe spesso finalità autopromozionali, sfruttando evidentemente «l’efficacia del codice figurativo per radicare nella consapevolezza e nella memoria dei lettori la fondazione, a Lucca, di una nuova stamperia e la figura del suo promotore» (p. 65). L’indagine a tutto tondo che i saggi hanno offerto non poteva non concludersi, vista la ratio dell’intero progetto, con un campione – non esaustivo, ma largamente rappresentativo sì – della produzione del tipografo lucchese: a esso, e cioè alla mostra (allestita presso i Saloni monumentali della Biblioteca Statale), è dedicato il saggio a cura di Valentina Cappellini, Tommaso Maria Rossi e Gaia Elisabetta Unfer Verre che chiude il vol. (La mostra “Vincenzo Busdragi (1524?-1601). Uno stampatore europeo a Lucca, pp. 73-86). Il pezzo, che non è una guida alla mostra in senso stretto, spiega piuttosto al potenziale visitatore cosa troverà nelle varie bacheche ma soprattutto perché lo troverà: il percorso espositivo, infatti, è stato concepito come un viaggio strutturato per sezioni tematiche all’interno del pensiero e dell’attività del tipografo, con particolare attenzione, oltre che per i legami con gli ambienti culturali e politici, cittadini e non, anche per le pratiche di bottega e per le note di possesso vergate sui frontespizi, che consentono di ricostruire, almeno in parte, la storia degli esemplari in mostra. Un’altra faccia della stessa medaglia. Chiudono il pezzo l’elenco dei “documenti busdraghiani” conservati presso l’Archivio di Stato di Lucca e soprattutto il precisissimo elenco delle edizioni esposte (corredata ciascuna dal relativo riferimento a Edit 16 e all’OPAC SBN), suddiviso secondo le dieci sezioni tematiche che fanno da ossatura alla mostra. Si tratta insomma di un vol. ricco (nelle apposite Illustrazioni ci sono anche 190 ill. b/n, pp. 181-236 oltre ad un irrinunciabile Indice dei nomi e dei luoghi, pp. 238-49) e di un utile strumento di lavoro, che non solo dà conto della giornata di studio lucchese e della sua capacità di divulgazione di alto profilo, ma rappresenta anche un es. bello e incoraggiante di sinergia virtuosa – perché messa in atto «con un minimo impegno economico da parte della pubblica amministrazione e con tanta generosità e competenza da parte di chi vi ha preso parte» – fra istituzioni e università, come ha tenuto a sottolineare Edoardo Barbieri nella sua Introduzione. – E.G.

Spogli e segnalazioni

043-001 «ABEI Bollettino di Informazione», 25, 2016/3. Continua la presentazione degli interventi tenutisi al Convegno ABEI dal titolo “Le biblioteche ecclesiastiche: professionalità e prospettive nei nuovi contesti” tenutosi ad Assisi nel 2016: Giovanni Solimine riflette sul profilo professionale del bibliotecario e sul suo ruolo; Raffaele De Magistris tratta della professione del bibliotecario dal punto di vista normativo; Riccardo Battocchio parla della sua esperienza come direttore di una biblioteca ecclesiastica; Valerio Pennasso inserisce il valore dei beni culturali e delle professioni a essi legate (in particolare quella del bibliotecario) nell’orizzonte progettuale della CEI; chiudono la sezione dedicata al convegno gli interventi di mons. Francesco Milito, mons. Giancarlo Santi e mons. Gaetano Zito. A seguire la raccolta dei verbali del Consiglio Direttivo ABEI del 2016. – Em.B.

043-002 «ALAI rivista di cultura del libro», 3, 2017. Si tratta del terzo vol. della serie di quaderni dell’Associazione Librai Antiquari d’Italia (ALAI), che si chiude con le Segnalazioni bibliografiche a cura di Francesca Turrisi (di cui più ampia recensione è disponibile gratuitamente nei diversi numeri de L’Almanacco bibliografico, interamente consultabili al sito http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-centro-di-ricerca-europeo-libro-editoria-biblioteca-creleb-almanacco-bibliografico#content). È schedato sotto i singoli contributi. – E.G.

043-003 Archivi (Gli) digitali dei Gonzaga e la cultura letteraria in età moderna, a cura di Luca MorlinoDaniela Sogliani, Milano, Skira, 2016 (‘I Gonzaga digitali’, 1), pp. x + 139, ISBN 978-88-572-3383-3, s.i.p. La collana “I Gonzaga digitali” – inaugurata da questo vol. – si propone di raccogliere studi interdisciplinari sui documenti dell’Archivio Gonzaga, ora consultabili nelle banche dati informatiche del Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te a Mantova. In particolar modo, questo primo vol. presenta i frutti del convegno di studi dedicato proprio alle Banche dai Gonzaga, organizzato nel 2015 grazie alla sinergia attivata tra il Comune di Mantova, il Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, l’Archivio di Stato di Mantova, l’Associazione Amici di Palazzo Te, i Museo Mantovani e l’Accademia Nazionale Virgiliana. I vari contributi si occupano di quella che è stata la cultura letteraria in età moderna, con particolare riferimento alle figure culturali di vari uomini di lettere in contatto – in vario modo – con i Gonzaga. Indice dei nomi finale. Si spogliano i singoli contributi. – A.T.

043-004 Arredondo (María Soledad), Frontières et bibliothèques pour les Novelas du siècle d’or: Italie, France, Espagne, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 139-53. Disambiguando subito il termine novelas (in spagnolo, infatti, significa romanzi ma anche raccolte di racconti) e puntellando il proprio ragionamento con esempi fondati su inventari di importanti biblioteche (addirittura quella di Filippo IV di Spagna!), l’a. riflette sul destino del genere letterario una volta travalicati i confini nazionali (dall’Italia verso la Francia, dall’Italia verso la Spagna passando per la Francia e infine dalla Spagna verso la Francia). Quello che ne esce è un corpus vario e assai ricco, cui è interamente dedicato il progetto di studio De la bibliothèque particulière au canon littéraire au Siècle d’or (XVI-XVII siècles) che infatti conta fra i suoi partecipanti anche l’a. Chiude il pezzo una riflessione sulla Bibliothèque française di Charles Sorel da intendere come profilo di biblioteca ideale. – E.G.

043-005 Baldacchini (Lorenzo), Aldo Manuzio e la “legibility”, in Collectanea Manutiana, pp. 3-16 Þ «AB» 043-044

043-006 Barbier (Frédéric), Les bibliothèques et la Guerre de Trente Ans, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 29-49. Durante i periodi di guerra, le biblioteche hanno subito sistematicamente distruzioni (talvolta irreparabili) oppure sono state oggetto di violente appropriazioni e di confische, da annoverare, queste ultime, fra le tipologie di distruzione, per così dire, pianificata. Focalizzandosi sul catastrofico frangente della Guerra dei Trent’anni, in particolare sulla fase boemo-palatina (1618-1625) e su quella svedese (1630-1635), l’a. propone tre emblematici casi di studio relativi ad altrettante confische, indagando in particolare: le vicende seguite alla confisca delle biblioteche dei nobili boemi e alle conseguenti redistribuzioni a vantaggio dell’aristocrazia fedele all’imperatore; il sequestro della biblioteca Palatina di Heidelberg e il trasferimento a Roma del suo contenuto, in seguito all’assedio e alla distruzione della città tedesca; il delinearsi in Scandinavia di una nuova Europa delle biblioteche e dei libri proprio in conseguenza dell’intervento svedese al conflitto. Correda il pezzo un utile apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-007 Barbieri (Edoardo), L’Apollonio di Tiana di Aldo Manuzio. Alcune schede, in Collectanea Manutiana, pp. 17-64 Þ «AB» 043-044

043-008 Barria-Poncet (Eleonora), Les livres de voyage de Montesquieu en Italie, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 347-60. I libri di viaggio – per altro sotterranei allo stesso Esprit des lois – hanno sempre interessato Montesquieu, che durante il suo voyage en Italie (agosto 1728-giugno 1729) non a caso fece uso di carte geografiche e di guide, sia in francese che in italiano. L’a. propone una riflessione sul tema, alla luce soprattutto dalle tante note d’uso vergate dal filosofo sulle sue guide, che consentono anche di ipotizzare i canali e le circostanze attraverso cui egli riuscì a procurarsele (il Catalogue de la bibliothèque de Montesquieu a La Brède le ha censite tutte). Correda il pezzo un corposo apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-009 Bellezza (La) nei libri. Cultura e devozione nei manoscritti miniati della Biblioteca Universitaria di Padova, Rubano (PD), Grafiche Turato Edizioni, 2017, pp. 275, ISBN 978-88-98997-62-6, ill. col. Il vol. propone il catalogo di 31 codici miniati custoditi presso la Biblioteca Universitaria di Padova. Ciascuna scheda offre sintetiche informazioni riguardo la foliazione e il contenuto dei codici, soffermandosi poi sulla descrizione delle decorazioni e la storia/provenienza dei volumi. Apre il catalogo un saggio introduttivo di Federica Toniolo, seguito dagli approfondimenti di Lavinia Prosdocimi (I codici raccontano. Storie di librerie claustrali dai fondi della Biblioteca Universitaria di Padova) e di Nicoletta Giovè Marchioli con alcune considerazione riguardo la struttura e la mise en page dei manoscritti. Un occhio di riguardo è riservato agli erbari segnati ms. 1969 e ms. 604. Bibliografia in calce. – D.M.

043-010 Bernini (Giovanna), Per la biblioteca Lamberti di Brescia, in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 171-92 Þ «AB» 043-F

043-011 Béroujon (Anne), La transmisson de l’amour del livres chez les Pianello de la Valette (XVIIe - XVIIIe siècles), in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 119-37. Attraverso una analisi pignola dei libri dei conti via via redatti dai notabili lionesi Pianello de la Valette, l’a. ricostruisce la storia della biblioteca della famiglia, sedimentatasi nell’arco di quattro generazioni, che per scelta precisa decisero di «faire bibliothèque». Grazie poi alla ricchezza delle fonti disponibili, l’a. riesce a spiegare come e perché la biblioteca di famiglia divenne il luogo su cui venne giocata, barando, l’intera partita delle origini nobili e del potere del casato: una pretesa così posticcia, con la Rivoluzione che praticamente bussava alle porte, da apparire insostenibile anche agli occhi di uno dei suoi membri, Laurent de Franquières ormai «parfait représentant des Lumières». Corredano il pezzo l’apparato di note a piè di pagina e un utilissimo albero genealogico (p. 137). – E.G.

043-012 Bertelli (Sandro), La «Commedia»: la scrittura e la tradizione, in Dante fra il settecentocinquantenario della nascita (2015) e il settecentenario della morte (2021). Atti delle Celebrazioni in Senato, del Forum e del Convegno internazionale di Roma: maggio-ottobre 2015, a cura di Enrico MalatoAndrea Mazzucchi, II, Roma, Salerno editrice, 2016, pp. 441-68. Puntuale e aggiornatissima rassegna dei codici della Commedia: la prima diffusione, con, frammenti a parte, il codice del pievano Forese Donati, risalente al 1330-31, citato nei vivagni dell’Aldina Martini conservata a Brera; il Laurenziano Ashburnhamiano 828, ante 1335, in littera textualis, modello che non ha avuto gran successo (solo il 10% dei mss. trecenteschi del poema presenta i medesimi aspetti formali); i più fortunati “Danti del Cento”, con un approfondimento sul «copista di Parm», fecondo e raffinato produttore di codici; i sei codici dell’«officina di Vat», fra i quali l’eponimo Vat. Lat. 3199, la celebre copia di Boccaccio donata a Petrarca; la produzione extrafiorentina (Landiano 190 di Piacenza, il 1005 della Riccardiana e l’AG XII 2 della Braidense, in origine un solo codice, il Vat. Urb. 366, testimone di riferimento dell’edizione Sanguineti del poema). Intorno agli anni ‘50 si colloca l’inizio dell’attività di copista di Boccaccio, cui risalgono tre codici della Commedia (Toledano Zelada 104.6, Riccardiano 1035, Chig. L.VI.213) da cui discesero molti mss. trecenteschi. Due terzi dei codici della Commedia, più di 450 unità, risalgono al Quattrocento: «si tratta certamente della parte della tradizione del Poema meno esplorata e conosciuta dagli studiosi» (pp. 461-62). L’a. descrive principalmente le caratteristiche, da lui già studiate negli anni scorsi, della «Commedia all’antica», «tipologia libraria che si richiama esplicitamente alla concezione e al modello umanistico di codice» (p. 463). A partire dal 1472 la tradizione del poema si arricchisce con l’avvento della stampa (la princeps folignate risale a quell’anno): vengono passati in rassegna tutti gli incunaboli della Commedia, fino alla celebre Aldina del 1502, basata sul Vat. Lat. 3199. – L.Ma.

043-013 Bertrand (Gilles) – Béatrice Kalfoun, Entre nostalgie encyclopedique et désir d’Italie. La bibliothèque privée de François-Marie de Vaulserre, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 443-64. La biblioteca privata costituita dal marchese François-Marie de Vaulserre, praticamente intatta, ci è nota grazie ai cinque cataloghi redatti dal marchese stesso fra il 1820 e il 1845. Attraverso l’analisi di quei cataloghi l’a. riesce a illustrare la personalità del suo proprietario – appassionato di classificazione per influenza de l’Encyclopédie, e tendente a quella visione globale del sapere comune a tanti nobili dell’epoca – e la funzione per così dire politica della biblioteca (doveva servire alla costruzione della memoria familiare per consolidarne il potere), evidenziandone anche una sorta di geografia immaginaria, che concede all’Italia un posto privilegiato proprio quando, verso gli anni Trenta del secolo, con i moti rivoluzionari ormai incombenti, il marchese sente un progressivo allontanamento dai valori della patria e una nostalgia crescente per il nostro paese. Corredano il pezzo alcune immagini in b/n e un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-014 Bettoni (Barbara), Raccolte di libri e interni domestici attraverso gli inventari di beni mobili di Francesco Gambara (1600-1630), in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 193-229 Þ «AB» 043-F

043-015 Biancardi (Giovanni), Fra le stampe dell’ode pariniana A Silvia, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 177-205. Muovendo dalla princeps del 1795 – un opuscoletto sine notis perché destinato verosimilmente a una ristretta cerchia di sodali – e collazionandola tanto con l’edizione successiva dell’ode quanto con quella di Alla Musa, uscite entrambe in quello stesso 1795, l’a. delinea la complessa vicenda filologico-editoriale dell’ode pariniana, e traccia con chiarezza anche la concomitante circolazione di alcune (oggi rare) plaquettes attraverso cui l’ode venne diffusa, dando così conto della fortuna che da subito accompagnò il componimento pariniano. Corredano il pezzo una ventina di ill. b/n. e un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-016 «Biblioteca (La) di via Senato», 2, 2017. Vi si parla del rapporto d’Annunzio-Mardersteig (Massimo Gatta), dell’asta Brunschwig (Giancarlo Petrtella), del layout delle coperte dei libri di poesia primonovecenteschi (Stefano Drei), del calligrafo Raffaello Salari (Massimo Gatta). – Ed.B.

043-017 «Biblioteca (La) di via Senato», 3, 2017. Dopo un commosso ricordo di Marco Santoro (Giancarlo Petrella), si parla di Elvira Sellerio (Massimo Gatta), di una plaquette di Verlaine (Antonio Castronuovo), di Vittorio Alfieri tipografo (Massimo Gatta). – Ed.B.

043-018 «Biblioteca (La) di via Senato», 4, 2017. Vi si parla dell’opera letteraria di Piero Belli (Giancarlo Petrella), della tipografia nel romanzo (Massimo Gatta), delle edizioni di Alfonso Gatto (Massimo Gatta), di una traduzione francese di Giordano Bruno (Guido Del Giudice).

043-019 Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne (XVIIe - XVIIIe siècles), sous la direction de Gilles Bertrand – Anne Cayuela – Christian Del Vento – Raphaële Mouren, Genève, Droz, 2016, pp. 532, ISBN 978-2-600-04703-6, s.i.p. Suddiviso in due parti – Première partie. Possession, usages et circolation du livre européen (second XVIe– début XVIIIe siècle), pp. 29-256; Deuxième partie. À la croisée des savoirs entre Espagne, Allemagne, France et Italie (XVIIe et sourtotu XVIIIe siècle), pp. 261-464 – il vol. raccoglie 22 contributi, tutti in francese, che riflettono sul tema del rapporto fra biblioteche e lettori, usando come chiave di interpretazione la storia delle biblioteche e i differenti usi del libro. La prima parte della silloge mappa tempi e modi di formazione delle biblioteche nelle aree germaniche, francesi, italiane, spagnole e ibero-americane nel corso di tutto il XVII sec., e analizza le circostanze di acquisizione/circolazione/dispersione delle relative collezioni librarie. La seconda parte del lavoro, invece, a parità di temi, restringe il focus in particolare su Francia, Italia e Germania. Completano il vol. un Résumés dei pezzi (pp. 465-80), un sintetico profilo degli autori (pp. 465-91), l’indice dei nomi (pp. 493-523) e la Table des illustrations, figures et graphiques (pp. 525-7). Si schedano i singoli contributi. – E.G.

043-020 Black (Robert), Aldo Manuzio Grammarian, in Collectanea Manutiana, pp. 65-92 Þ «AB» 043-044

043-021 Bogliolo (Gino), Brevi cenni storici sulla produzione della carta di stracci, in Libri parole biblioteche, pp. 151-4. Dopo aver ripercorso brevemente alcune delle sperimentazioni che precedettero l’avvento della produzione della carta realizzata con carta di pasta vegetale, si ripercorrono i passaggi necessari per la produzione della carta di stracci. – A.T.

043-022 Bonfadini (Paola), “Caro amico ti scrivo”: note sulla lettera dalla latinità all’età moderna, in Dalla lettera alla email. Quale cultura epistolare al tempo di Internet, pp. 35-43. «Il postino che suona il campanello, una comunicazione attesa, la busta con il francobollo, gli inchiostri, la grafia, sentimenti quali aspettativa, desiderio, gioia, trepidazione, curiosità»: c’è tutto un mondo di emozioni e sensazioni particolari legato alla cultura epistolare. È proprio questo mondo che Paola Bonfadini si propone di trattare, «dalla latinità all’età moderna», attraverso la storia delle primitive forme di scrittura e dei primi carteggi: dall’epistolario di Cicerone, passando per Seneca, fino ad arrivare alle Ultime Lettere di Jacopo Ortis. Il contributo si conclude con la trattazione delle caratteristiche materiali delle epistole e l’analisi di alcune testimonianze bresciane, conservate presso la Civica Biblioteca Queriniana e riportate in appendice. Resta tuttavia una ultima domanda: le nuove tecnologie potranno dare nuova vita alla lettera? Così si esprime in proposito l’a.: «cambiano […] gli strumenti scrittorii, ma non l’ineludibile esigenza discorsiva dell’uomo “animale comunicativo per eccellenza”»; è un interrogativo per ora irrisolto, che solo il tempo potrà forse chiarire. – Cecilia Bay

043-023 Borghello, (Giampaolo), Come nasce un best seller. Gli editori, il mercato, le strategie, il successo di Piero Chiara, Udine, Forum 2016, pp. 179, ISBN 978-88-8420-946-7, € 16. Il vol. di Borghello si propone di analizzare genesi e dinamica del best seller attraverso un percorso tripartito: nella prima sezione è dedicato ampio spazio a riflessioni e nozioni quali letteratura di massa, di consumo, paraletteratura, che non spiccano per eccessiva originalità ma consentono a qualunque lettore, anche al più inesperto, di formarsi una idea chiara del panorama editoriale che si sta trattando. Nella parte successiva, a partire dagli studi dello storico dell’editoria Gian Carlo Ferretti, si delinea la problematica del rapporto tra la società, l’ intellettuale, le scelte narrative di costui rispetto al suo pubblico e al suo orizzonte culturale; è nella conclusione di tale sezione che si introduce il dibattito sul best seller: quali caratteri deve avere, quali gli elementi di promozione e marketing, quali le tempistiche di vendita, quali anche i fattori casuali, contingenti che hanno portato determinati libri ai vertici delle classifiche di vendita. Il caso editoriale che viene analizzato per esteso è quello di Piero Chiara (Luino, 23 marzo 1913 – Varese, 31 dicembre 1986), scrittore di padre siciliano e madre piemontese, autore di numerosi romanzi quali Il piatto piange, Con la faccia per terra e Vedrò Singapore? La strategia adottata da Borghello è quella di far parlare direttamente lo scrittore varesotto attraverso brani dei suoi romanzi o stralci di interviste; in tal modo, tramite l’analisi puntuale dei brani, si valuta e si analizza il successo di Chiara e contemporaneamente, attraverso le interviste a lui rivolte, si mette in luce la sua tecnica scrittoria: «saggiare e testare oralmente forza e dinamica di un racconto, prima di trasferirlo sulla pagina scritta». L’itinerario tracciato nel volume tramite frammenti dei romanzi di Chiara si sposta tra Milano, la terra d’origine paterna – la Sicilia –, Parigi e Losanna, Stresa e il lago Maggiore, Trieste e Cividale, fino ad approdare al progetto di un viaggio in Oriente. Dalla ripetizione insistita della espressione «Vedrò Singapore?» emerge il fatto che si tratta più di un ideale che di una reale intenzione; è un viaggio che lo porta geograficamente lontano dal paese natale, dal quale in realtà mai si stacca: «“Vedrò Singapore?” mi chiesi un’altra volta. Un bisbiglio, che udii distintamente, mi rispose: “Torna alle onde del Lago Maggiore”. Mi fermai per guardarmi attorno e dietro le spalle. Non c’era nessuno. Il bisbiglio doveva essere arrivato sul vento, se non era sorto dentro di me». – Cecilia Bay

043-024 Bossi e Goethe. Affinità elettive nel segno di Leonardo, a cura di Fernando Mazzocca – Francesca Tasso – Omar Cucciniello, Milano, Officina Libraria, 2016, pp. 200, ill. col., ISBN 978-88-99765-13-2, € 24. Il pittore bustocco Giuseppe Bossi (1777-1815), a partire dal 1807, fu incaricato dal viceré Eugène de Beauharnais (1781-1824) di eseguire una copia del Cenacolo di Leonardo. Da tale incombenza nacquero «un cartone dell’intera composizione oggi conservato a San Pietroburgo, un dipinto che riproduceva l’originale di Leonardo, perduto durante la Seconda guerra mondiale, e infine la pubblicazione, nel 1811, di un volume dal titolo Del Cenacolo di Leonardo da Vinci libri quattro, tanto apprezzato da Goethe da spingerlo a sua volta a scrivere un saggio sul Cenacolo» (p. 7). La passione per Leonardo spinse Bossi a occuparsi anche delle copie d’epoca del dipinto, di cui realizzò dei lucidi acquistati, dopo la sua morte, dal granduca di Sassonia-Weimar Carl August (1757-1828) nel 1817 e che si trovano oggi a Weimar. Il vol., riprendendo un’importante mostra svoltasi presso la Klassik Stiftung di Weimar (Von Leonardo fasziniert: Giuseppe Bossi und Goethe, 26 agosto-13 novembre 2016) e il relativo catalogo, presenta nove studi che ricostruiscono, con uno sguardo ampio dal punto di vista disciplinare, vari aspetti di questa importante vicenda che lega cultura italiana e cultura tedesca dell’Ottocento. I saggi sono corredati da ottime riproduzioni fotografiche. Chiude l’indice dei nomi. – L.R.

043-025 Brigatti (Virna), Scelte ecdotiche e critica letteraria intorno alle «Cosmicomiche» di Italo Calvino, «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017. Tra filologia e storia dell’editoria si muove il saggio di Virna Brigatti che prende in esame la raccolta ‘cosmicomica’ di Calvino osservandola tra l’edizione di lusso mondadoriana («I Meridiani») e le sue derivazioni in collane più popolari («Gli Oscar»). L’autrice pone particolare attenzione all’ordine in cui le novelle si presentano nelle diverse forme editoriali e riflette sul problema della dispersione del materiale novellistico calviniano e su quello della ricostruzione strutturale dell’originale. – M.G.

043-026 Bruschi (Andrea), Une grande bibliothèque privée du XVIIe et du début du XVIIIe siécle face à son destin. Les livres d’Etienne Baluze et leur vente aux enchères (1719), in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 243-56. L’a. ricostruisce minuziosamente e poi usa la vicenda e le fonti relative alla dispersione della biblioteca di Etienen Baluze (1630-1718; storico, gesuita e bibliotecario del Colbert) come case study per indagare le dinamiche e le logiche – talvolta assai sfuggenti alla comprensione di noi moderni – con cui venne smembrata una intera biblioteca privata alla fine del XVII sec. Come quella del Baluze appunto, la cui dispersione iniziò quando egli era ancora in vita e terminò un anno dopo la sua morte con una vendita all’asta come prescriveva, d’altra parte il testamento, contenente, fra l’altro, un inventario che doveva servire come modello per la realizzazione del catalogo di vendita. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina e la trascrizione del testamento del Baluze (pp. 254-6). – E.G.

043-027 Calabrese (Alfredo), Il Davidde, dramma per musica, in Libri parole biblioteche, pp. 179-85.

043-028 Campello (Giuditta), L’edizione milanese del Pilade bresciano: il Vocabolarium Piladae (Milano, Ambrogio da Caponago, ante 1501), in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 131-9 Þ «AB» 043-F

043-029 Canova (Andrea), I Gonzaga digitali e la storia della cultura letteraria: alcune prospettive di ricerca, in Gli archivi digitali dei Gonzaga, pp. 1-23. Il contributo, partendo da una riflessione sull’origine della banca dati digitale (risalente al 1998), si interroga su quelli che potranno essere gli sviluppi futuri dello strumento e delle prospettive di ricerca. Per rispondere al quesito si portano vari esempi con cui si è interrogata la banca dati cercando di focalizzarsi su alcuni ambiti specifici: ruolo dei Gonzaga nella costituzione delle imprese tipografico editoriali; biblioteche e richieste di libri da parte dei principi di Mantova; rapporto dei Gonzaga con l’Inquisizione e la censura; analisi delle forme della lingua riscontrabili nei documenti. – A.T.

043-030 Canova (Andrea), Una miscellanea appartenuta a Marino Becichemo (Mantova, Biblioteca Comunale Teresiana, Incunabolo 803), in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 141-69 Þ «AB» 043-F

043-031 Carleschi (Francesca), Il breviario miniato francescano ms. A V 24 della Biblioteca Queriniana, in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 43-68 Þ «AB» 043-F

043-032 Carlino (Federico), Un medico umanista-bibliofilo. Profilo biografico di Lorenzo Carlino, in Libri parole biblioteche, pp. 29-41.

043-033 Castelli (Marco), L’impallidire della cultura epistolare nella comunicazione contemporanea, in Dalla lettera alla email. Quale cultura epistolare al tempo di Internet, pp. 7-24. Marco Castelli propone nel suo contributo alcune considerazioni di ordine generale riguardanti il ruolo dello strumento tecnologico e i suoi effetti sul contesto sociale e comunicativo odierno; in particolar modo, egli afferma che l’epistola abbia subito un progressivo processo di sostituzione in favore di chat, e-mail e social network. I primi due strumenti comunicativi nominati – chat ed e-mail – presentano caratteristiche simili alla lettera quali norme tecniche, una sorta di galateo della scrittura elettronica o, per dirla in termini tecnici, una netiquette. Presenta al contrario differenze e assume quindi «uno spazio autonomo rispetto alla cultura epistolare» il mondo dei social network. È in quest’ultima parte della trattazione che si concentrano le riflessioni maggiormente innovative: secondo l’a., si tratterebbe infatti di un nuovo esempio di comunicazione liquida, attraverso l’analisi della quale egli delinea la figura dell’uomo contemporaneo come estremamente bisognoso di accettazione, di approvazione dal mondo circostante. Un’approvazione che si esplica in likes, retweet, reactions, simbolo di necessità di ascolto, di interazione, più che di una reale risposta dal mondo intorno. – Cecilia Bay

043-034 Castronuovo (Antonio), Uno sposalizio tra Regione e xilografia: “La Piê”, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 51-62. In attesa di festeggiare degnamente, nel 2020, il centenario de «La Piê», l’a. ripercorre per sommi capi le vicende più importanti della gloriosa rivista e dei suoi collaboratori, mettendo l’accento, in particolare, sul connubio con l’incisione silografica che proprio in Romagna visse il suo momento d’oro lungo il primo trentennio del secolo scorso. Corredano il pezzo nove illustrazioni b/n che riproducono alcune fra le silografie più significative apparse sulla rivista. – E.G.

043-035 Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova, a cura di Pasquale Di Viesti, introduzione di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2017 (‘Biblioteca mantovana’, 11), pp. lxxv + 566, 8 cc. di tav. col., ISBN 978-88-222-6350-6, € 75. Il vol. presenta il catalogo dell’importante fondo Incunaboli della Biblioteca Teresiana di Mantova. Si contano un totale di 1.089 edizioni per 1.617 testi rilevati. Il vol. è aperto da una Introduzione di Edoardo Barbieri (pp. XIII-XXII) in cui viene sottolineato il valore del lavoro e il senso di pubblicare, nell’era delle banche dati digitali, un catalogo in forma cartacea. Seguono poi (dovuti al curatore): una Premessa (pp. XXIII-XLVIII) in cui vengono ripresi alcuni dati riguardanti la formazione del fondo, in cui si dà ragione dei cataloghi precedenti dello stesso e in cui viene considerata la consistenza e la natura del fondo, sia in termini numerici che in merito alla tipologia delle opere in questo conservate; una nota tecnica riguardo la Strutta del catalogo e criteri tecnici di compilazione della scheda (pp. XLIX-LIII) e una importante appendice intitolata Breve excursus sulle provenienze dei volumi e i criteri di attribuzione (pp. LV-LXXIII) che permette di ripercorrere la stratificazione del fondo. Le schede vere e proprie sono caratterizzate da un alto livello di analiticità: all’intestazione seguono i dati bibliografici dettagliati dell’edizione e un’area in cui vengono invece sottolineati i dati dell’ esemplare. Indice degli autori secondari, dei luoghi di stampa, dei tipografi, degli editori, delle provenienze, dei possessori, cronologico delle edizioni e tavola di corrispondenza delle schede con il topografico. Bibliografia conclusiva dei documenti, dei testi e delle risorse web citati. – A.T.

043-036 Cavallo (Nicola), Sul Trattato di topografia di Achille Flauti stampato a Napoli nel 1855, in Libri parole biblioteche, pp. 115-6.

043-037 Cazzato (Mario), Massenzio Piccini “medico filosofo” nella Lecce della Controriforma (Un libro, una cappella e la casa dei Guidano), in Libri parole biblioteche, pp. 225-9.

043-038 Ceccherini (Irene), Sozomeno da Pistoia (1387-1458). Scrittura e libri di un umanista, premessa di Stefano Zamponi, con un saggio di David Speranzi, Firenze, Olschki, 2016 (‘Biblioteca dell’«Archivum Romanicum». Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia’, 431), pp. XIX + 466, ill. b/n, ISBN 978-88-222-6343-8, € 65 In questo studio, figlio del progetto Sozomeno umanista pistoiese, Irene Ceccherini riunisce nuovamente i libri della biblioteca dispersa di Sozomeno. Il vol. si divide in due parti: la prima è una trattazione teorica sulla biblioteca e sulla cultura grafica di Sozomeno; la seconda contiene il catalogo vero e proprio della biblioteca. I manoscritti dell’ umanista pistoiese (per lo più classici latini e greci, molti autografi) sono descritti analiticamente in 86 schede. La studiosa procede alla identificazione e allo studio di ciascun esemplare dal punto di vista codicologico, concentrandosi anche sui tempi e sui modi della dispersione della raccolta. Seguono quattro appendici contenenti la nuova edizione dell’inventario della libreria, una tavola di concordanza, la rassegna dei principali fatti codicologici e un saggio di David Speranzi sui manoscritti greci di Sozomeno. 120 tavole riproducono codici e interventi manoscritti dell’umanista. Chiudono infine il vol. la bibliografia e gli indici dei manoscritti, degli autori, delle opere e degli initia, dei nomi di persona e di luogo, delle tavole. – S.C.

043-039 «Charta», 150, marzo-aprile 2017. Il numero è dedicato a Renato Trevisani e l’Organizzazione Editoriale Tipografica di Roma (Gianni Giovannelli), a quei dispositivi dispensatori di sapere costituiti da una o due facce di cartone variamente fustellate e unite da un perno di metallo (Mauro Chiabrando), alla litografia e al suo utilizzo nell’ambito della réclame (Edoardo Fontana), a “Le livre de demain” di Arthème Fayard (Francesco Rapazzini), ad Attilio Rossi grafico e illustratore (Pablo Rossi), alla presenza dell’alluminio nell’editoria novecentesca (Elisabetta Gulli Grigioni). – Em.B.

043-040 Chiabrando (Mauro), Guido Modiano e «tipografia» 1931-1932, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 63-80. L’a. racconta come il tipografo Guido Modiano (1899-1943), mutuando dall’architettura e dalle avanguardie artistiche gli allora nuovi stilemi dell’Italian style, di fatto sdoganò nella modernità la tipografia italiana, «imprimendo una svolta decisiva alla espressività della grafica d’avanguardia ... partendo proprio dalle riviste di architettura» (p. 64). Corredano il pezzo tredici illustrazioni. – E.G.

043-041 Chiesa (Carlo Alberto), “Un mestiere semplice”. Ricordi di un libraio antiquario. Per i novant’anni di Gianni Antonini, Milano, Officina Libraria, 2016 (‘Sine titulo’, 2), pp. 93, ISBN 978-88-97737-93-3, € 10. «Una storia semplice è una storia complicatissima» si legge sulla quarta di copertina del celebre romanzo breve di Leonardo Sciascia. Lo stesso si potrebbe scrivere per il mestiere di libraio antiquario, come emerge da questo vol. che porta finalmente alla luce il testo di una conferenza tenuta dall’a. presso l’Università Cattolica di Milano nei primi anni Novanta su invito di Giuseppe Billanovich. Carlo Alberto Chiesa (1926-1998), tra i più noti antiquari del Novecento, più che fornire un “manuale del libraio”, ricostruisce in queste pagine non solo la propria vicenda biografica, ma i profili (visti sempre con l’occhio dell’a., si intende) delle «più illustri figure della bibliofilia novecentesca» (p. 9): collezionisti, antiquari, bibliotecari. Si tratta, però, anche di un libro di avventure, tra incontri curiosi, acquisti azzardati, aste private, corse su e giù tra gli scaffali di alcune delle più prestigiose collezioni librarie italiane. Una lettura piacevole che restituisce, in un numero piuttosto limitato di pagine, un quadro del collezionismo e dell’antiquariato del pieno Novecento. Il testo è stato dotato di un utile apparato di note che chiariscono alcuni riferimenti, ma soprattutto ricostruiscono dei brevi profili dei personaggi citati. Chiudono un breve profilo biografico di Carlo Alberto Chiesa e l’indice dei nomi. – L.R.

043-042 Cinque (Gaetano), Il piacere (perduto?) delle lettere scritte a mano e l’immateriale universo dei messaggi online, in Dalla lettera alla email. Quale cultura epistolare al tempo di Internet, pp. 25-34. Pur senza portare riflessioni particolarmente innovative, il contributo di Gaetano Cinque chiarisce come la tecnologia epistolare (sms, e-mail, social network), sostituendosi alle lettere scritte a mano, provochi «un impoverimento della conversazione, [togliendo] la complessità di una relazione di scambio, impoverendola e trasformandola in una fredda interazione di parole senza ambiguità e sfumature». Sottolineando poi il fascino della corrispondenza epistolare, a partire dall’esempio pratico delle lettere tra i propri genitori – il padre carabiniere a Trieste, la madre casalinga a Napoli, negli anni 1937-1940 –, l’autore “fissa” il format dell’epistola e delle e-mail, evidenziando la maggiore libertà di queste ultime, per le quali non esiste un format predefinito: eventuali condizionamenti sono dettati dallo strumento tecnologico. In conclusione, si evidenzia che l’innovazione tecnica – laddove migliora la vita umana – è certamente auspicabile; ma al tempo stesso bisogna anche salvaguardare il passato, non rottamarlo. – Cecilia Bay

043-043 Clough (James) – Chiara Scattolin, Alfabeti di legno. Luigi Melchiori e la storia dei caratteri di legno in Italia, Cornuda (TV), Tipoteca Italiana Fondazione, 2014, pp. 207, ill., ISBN 978-88-95932-00-2. La xilografia ha avuto un ruolo molto importante nella storia della stampa. Dai primi sviluppi orientali, in particolare in Cina, dove si attestano prime stampe su carta da matrici di legno già tra VIII e IX secolo d.C., all’arrivo in Europa con circa mezzo secolo di anticipo rispetto ai caratteri mobili in metallo di Gutenberg. Una storia affascinante, raccontata in questo prezioso volume edito dalla fondazione della Tipoteca Italiana di Cornuda, che ne racconta pregi, difetti e limiti per quanto riguarda costi e lavorazione. Nella prima parte, James Clough ripercorre gli sviluppi della stampa a caratteri di legno, dalle origini americane con la fondazione dell’industria per la loro fabbricazione da parte del newyorkese Darius Wells (1800- 1875), fino all’ingresso nei nostri confini nazionali. La scuola di Foligno di Francesco Salvati (1827 – 1884) fa da precursore alle tipografie xilografiche venete, in particolare quella legata alla figura di Luigi Melchiori attivo a cavallo tra Otto e Novecento a Crespano Veneto. La personalità e le tecniche di lavoro di Melchiori vengono approfondite nella seconda parte del volume, a cura di Chiara Scattolin, la quale ne studia il percorso personale e professionale e il fondo di caratteri e fregi in legno, conservati oggi proprio presso la Tipoteca di Cornuda. Sebbene non si tratti di una storia completa ed esaustiva per quanto riguarda la stampa a caratteri di legno in Italia, siamo comunque di fronte a una, forse la prima, ricerca organica e argomentata sul tema nel panorama nazionale. – Pierfilippo Saviotti

043-044 Collectanea manutiana. Studi critici sul Aldo Manuzio, a cura di Pier Davide Accendere – Stefano U. Baldassarri, Firenze, Le Lettere, 2017, pp. 209, ill. b/n, ISBN 978-8893660174, € 36. Come ulteriore contributo alle celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte di Aldo Manuzio, sei specialisti della materia fanno luce su aspetti ed episodi della sua eccezionale attività tipografica. Lorenzo Baldacchini esamina la leggibilità dei caratteri del libro a stampa e, più in generale, la correlazione delle forme di scrittura con il nostro cervello anche grazie agli apporti di altre scienze. Edoardo Barbieri si sofferma sull’enigmatica vicenda della Vita di Apollonio di Tiana (neopitagorico del I sec. d.C., di gran fortuna nella Firenze neoplatonica all’alba dell’età moderna), di cui Aldo fornì una stampa del testo greco accompagnato dalla traduzione latina. Nel suo saggio, poi, Robert Black analizza le grammaticae pubblicate da Manuzio sulla base dei migliori modelli latini e sulla scia di Lorenzo Valla. Giancarlo Petrella entra invece nel mondo della bibliofilia, ricostruendo la storia del collezionismo di edizioni aldine tra Ancien Régime ed età moderna nell’Italia settentrionale (segnatamente le raccolte Containi Costabili, Thun, Avogadro, Martinengo, Ducos e Poldi Pezzoli). Infine, anche dagli ultimi due saggi della collectanea emerge una immagine di un Aldo Manuzio come homo sapiens e homo faber: l’affondo di Brian Richardson è sulla produzione bilingue (latino-greco), ma anche sulla teoria versoria e sulle traduzioni del tipografo; il saggio di Piero Scapecchi recupera invece la storia del mancato progetto di una «Nuova Accademia» e del ruolo di molti umanisti ed eruditi nell’officina aldina, oltre all’intera storia della Casa, che trovò nell’adagio ossimorico Festina Lente la propria celeberrima marca. – Dario Romano

043-045 Coronelli (Giacomo), Il «furore editoriale» di Oswaldo Bot, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 81-113. Si tratta (con qualche rimaneggiamento) del testo apparso nel catalogo della mostra BOT, Barbieri Oswaldo Terribile: i futurismi di un giocoliere (Piacenza, settembre 2015), in cui l’a. analizza le tante forme della forsennata produzione di Oswaldo Bot (nome d’arte del piacentino Osvaldo Barbieri, 1895-1958), artista poliedrico, grafico e illustratore modernissimo e irriverente, sottolineando in particolare la portata del suo incontro con Marinetti, nel 1929. Corredano il pezzo otto illustrazioni b/n. – E.G.

043-046 Cura (La) del testo in redazione. Norme editoriali essenziali, a cura di Roberto Cicala – Maria Villano – Valerio Rossi, Milano, EDUCatt, 2016, pp. 62, € 5. Il vol., pensato per gli studenti del Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica di Milano, diretto da Roberto Cicala, segue le fasi del processo di preparazione del testo in redazione, senza tralasciare la descrizione delle componenti dell’oggetto-libro. Parte fondamentale del vol. è la raccolta delle norme redazionali, delle norme di citazione bibliografica e dei simboli UNI di correzione. – Maria Serena Chiocca

043-047 Da Venezia alla Terrasanta. Il restauro del Liber secretorum fidelium Crucis di Marin Sanudo (Ricc.237) della Biblioteca Riccardiana di Firenze, a cura di Giovanna Lazzi, Padova, Nova Charta, 2013 (‘Salviamo un codice’), pp. 108, ISBN 978-88-95047-20-1, € 22. Il vol. presenta il risultato della nona edizione dell’iniziativa “Salviamo un codice”, promossa dalla casa editrice Nova Charta e dalla rivista «Alumina. Pagine miniate»: un progetto che si propone di restaurare codici miniati delle biblioteche italiane restituendoli alla collettività in condizioni ottimali e di sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore del nostro patrimonio librario. Oggetto dell’elegante vol. è il codice Ricc.237, uno dei testimoni del Liber secretorum fidelium Crucis. L’opera, scritta all’inizio del XIV sec., illustra il progetto di una crociata che risolva definitivamente il problema degli infedeli e permetta a Venezia di diventare la prima potenza del Mediterraneo: il suo autore, oltre a essere l’ideatore di tale progetto, tentò in vario modo di promuoverlo facendo avere copia del testo a vari personaggi di spicco del tempo e il codice riccardiano è appunto uno di queste. Il vol. che qui si segnala raccoglie vari interessanti contributi per uno studio storico critico del manoscritto in oggetto. Dopo il contributo di Giovanna Lazzi sulla storia della Biblioteca Riccardiana e le sue collezioni, Franco Cardini traccia un profilo biografico di Marin Sanudo inserendo il personaggio e la sua iniziativa nel contesto storico del tempo. Giovanna Lazzi riprende la figura dell’autore per ripercorrere analiticamente la genesi del testo e la sua storia. I saggi di Giordana Mariani Canova e di Rosanna Miriello si occupano rispettivamente dell’analisi stilistica delle miniature che adornano il manoscritto (e delle cui riproduzioni è arricchito l’intero vol.) e della genesi del codice riccardiano. Chiude una relazione di Maria Luisa Migliore sul restauro eseguito con alcune testimonianze fotografiche delle varie fasi di intervento. – Em.B.

043-048 Dall’Oro (Giorgio), Carta e potere. La carta “lombarda” e l’Europa dagli Asburgo ai Savoia. Acqua, stracci, carta, colla e penne (secoli XVI-XIX), Vercelli, Gallo Edizioni, 2017, pp. 244, ill. b/N, ISBN 987-88-9731-427-1, € 30. Il vol., oltre allo scopo dichiarato (e perseguito) di ripercorre la storia dell’industria cartaria in Lombardia dalle origini all’epoca napoleonica, indulge in una approfondita disamina di tutte le attività artigianali direttamente o indirettamente legate alla filiera cartaria. Dopo una introduzione teorica, i capp. tracciano un profilo storico degli stracciai e delle corporazioni cartarie in Lombardia, senza non dimenticare i rapporti con tipografi, editori e produttori di colla e penne, tutti in vario modo implicati nel grande business della carta. Ampie appendici in ordine cronologico divise per categoria commerciale in calce. – D.M.

043-049 Dalla lettera alla email. Quale cultura epistolare al tempo di Internet, a cura di Mario Baldoli, Brescia, Com&Print, 2016, ISBN 978-88-906-3998-2, € 12. Vol. che contiene gli atti dell’omonimo convegno. Si schedano i singoli contributi. – Cecilia Bay

043-050 De Leo (Pietro), Da un raro libro di Poesie e Prose sacre uno sconosciuto “prodigio” di San Francesco di Paola, in Libri parole biblioteche, pp. 129-39.

043-051 De Pasquale (Andrea), La bibliothèque de la maison de Savoie au XVIIe siècle, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 71-98. L’interesse del duca Carlo Emanuele I di Savoia (1562-1630) a implementare la già cospicua biblioteca di famiglia, facendone una vera e propria biblioteca universale, porta alla progettazione/costruzione di un luogo adeguato per ospitarla. Quel luogo – in realtà il primo ricchissimo nucleo anche delle raccolte di pittura, scultura e oggetti preziosi della famiglia Savoia – costituisce un esempio emblematico di biblioteca palatina del XVII sec. e su di essa si concentra la riflessione dell’a. Benché infatti economica a un più ampio disegno culturale di legittimazione/consolidamento della casa regnante, le sue raccolte riflettono comunque gli interessi dei sovrani che l’hanno alimentata, molto attratti, a quanto pare, dalle scienze e dalle lingue orientali. Correda il pezzo un ampio e documentato apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-052 De Paulis (Nicola), Un ricordo di Francesco Barbieri e La luna dei Borboni, in Libri parole biblioteche, pp. 53-5.

043-053 De Venuto (Liliana), Allegre brigate in gita a Castellano fra svaghi boscherecci e atmosfere galanti. La scampagnata del 1771, «Quaderni del Borgoantico», 17, 2016, pp. 72-82. – Ed.B.

043-054 Dei (Adele), La poesia impura. A proposito dell’edizione di Clemente Rebora, «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017. L’a. – che è anche la curatrice del recentissimo «Meridiano» Mondadori dedicato alle poesie, alle prose e alle traduzioni di Clemente Rebora (2016) – riflette intorno ai problemi editoriali (ecdotici e no) relativi a uno dei più complessi autori del Novecento italiano. Il percorso ricostruttivo attraversa la disamina delle precedenti edizioni (e in particolare quelle di Scheiwiller-Garzanti del 1988 e del 1994) e delle difficoltà offerte dalla peculiarità tematica e stilistica dell’opera reboriana. – M.G.

043-055 Del Vento (Christian), Un écrivain et sa bibliothèque. Le cas de Vittorio Alfieri, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 325-45. Cosa è la biblioteca di uno scrittore? E quando è possibile parlare di biblioteca di uno scrittore, alla luce delle profonde metamorfosi che la funzione autoriale ha subito nel corso del XVIII sec.? Per l’area italiana ben si presta a rispondere a queste domande la biblioteca di Vittorio Alfieri, che l’a. utilizza infatti come case study per dimostrare come e perché, per la prima volta nella storia della letteratura moderna, una biblioteca privata diventi una biblioteca di uno scrittore. Corredano il pezzo un apparato di note a piè di pagina e alcune ill. b/n. – E.G.

043-056 Edwards (Mark U. Jr.), Printing, Propaganda, and Martin Luther, Minneapolis, Fortress Press, 2005, pp. 225, ISBN 9780800637392, s.i.p. Sin dal titolo emergono le piste seguite dall’a. in un’opera che raccoglie i frutti di studi trentennali, alcuni dei quali già pubblicati lungo il corso degli anni precedenti: Stampa, Propaganda e Martin Lutero. La invenzione della stampa ha offerto un diverso, prezioso punto di vista da cui osservare il fenomeno della Riforma e della Propaganda a essa legata; e Martin Lutero rappresenta colui che ha maggiormente sfruttato il potere del nuovo medium: stando a quanto stimato da Hans Joachim Köhler, le sue opere da sole costituiscono il 20% di tutti gli opuscoli pubblicati durante il periodo 1500-1530. Seppure l’a. focalizzi la sua attenzione sullo studio dei pamphlets protestanti e cattolici pubblicati esclusivamente a Strasburgo durante i primi anni della Riforma, si può ben comprendere non solo come questa sia stata, a suo modo, la prima campagna “mediatica” della storia dell’umanità ma anche come Lutero abbia dominato in modo schiacciante tale campagna portando dalla sua la possibilità di diffondere su larga scala e quanto più velocemente possibile i suoi pensieri “sovversivi”. All’intersezione tra due dibattiti storiografici – sul ruolo della stampa e sulla natura del primo movimento di Riforma – tale opera costituisce un importante contribuito su entrambi i fronti laddove come afferma l’a. stesso «the medium itself became entangled with its message» (p. 2). – Anna Amico

043-057 Farese (Giovanni), L’economista e l’umanista. Antonio Serra e il misterioso autore dei distici nel Breve Trattato (1613), in Libri parole biblioteche, pp. 231-43.

043-058 Fera (Vincenzo) – Susanna VillariPaola ItaliaGiovanna Frosini, Quattro conversazioni di filologia, Roma, Bulzoni Editore, 2016 (‘Fonti e Studi’, 24), pp. x + 86, ISBN 978-886897-042-0, € 12. Come chiariscono Alberto Cadioli e Giuseppe Frasso nell’Introduzione (pp. IX-X), le quattro conversazioni incluse nel vol. si sono tenute nella primavera del 2015 presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, nell’ambito della Scuola di Alta formazione in Filologia moderna, organizzata dalla Biblioteca stessa in collaborazione con l’Università Cattolica e l’Università Statale di Milano. Si è scelto di darle alle stampe per il loro carattere teorico-metodologico. Si schedano i singoli contributi. – L.Ma.

043-059 Fera (Vincenzo), Genesi del metodo filologico in età umanistica, in Quattro conversazioni di filologia, pp. 3-21. Il contributo verte principalmente su Petrarca: proprio negli anni successivi alla sua morte, in una ristretta cerchia tra Arquà e Padova, poi a Pavia, che promosse il lavoro di sistemazione delle carte del poeta, «si creò una humus feconda per l’impianto della filologia umanistica» (p. 3). La qualità delle copie di opere petrarchesche uscite dall’atelier padovano è disuguale, ma essi ebbero il merito, fra l’altro, di stimolare nei lettori l’attenzione nei confronti della qualità testuale delle opere trascritte. Vi erano anche copie di testi classici postillati da Petrarca, che rappresentano un problema aperto: «ancora siamo incerti su cosa essi rappresentino nell’ambito della sua attività» (p. 8), ma furono proprio i postillati a costituire il veicolo della sua metodologia (una «filologia integrale, dove tutto interagiva», p. 18) presso le generazioni umanistiche. Vengono inoltre analizzati alcuni passi di riflessione petrarchesca sulla trasmissione dei testi (De remediis I 43, Seniles XVI 5). – L.Ma.

043-060 Fiorentini (Isabella), Del Cenacolo di Leonardo da Vinci di Giuseppe Bossi. Appunti per un censimento degli esemplari, in Bossi e Goethe, pp. 145-57. Si offre un primo ma assai preciso profilo dell’edizione del trattato di Bossi sul Cenacolo leonardesco (Milano, Stamperia Reale, 1810 [ma 1811]), sulla base dell’analisi di alcuni esemplari, specialmente quello di dedica all’amico Gian Giacomo Trivulzio (1774-1831), oggi conservato alla Biblioteca Trivulziana di Milano (Triv. Atl. 20) e stampato in folio su carta azzurra. Solo un’altra copia speciale fu tirata in carta azzurra: quella personale dell’autore, oggi conservata presso la Fondazione Ugo Da Como di Lonato (Sala Bresciana 2.Q.4.10). – L.R.

043-061 Fistetto (Michelino), Un particolarissimo digiuno e la Carta di Casalnovo, in Libri parole biblioteche, pp. 213-23.

043-062 Fontana (Edoardo), La Sibilla di Giulio Aristide Sartorio. Nascita di un capolavoro della tipografia, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 115-28. L’a. ricostruisce la complessa genesi letteraria e tipografica di Sibilla, poema drammatico pubblicato dal Sartorio nel 1922, dove illustrazioni e testo (per la cui realizzazione fu perfino progettato ad hoc un carattere umanistico) dialogano in un connubio inscindibile. L’apparato iconografico fu talmente eccezionale – si tratta di 100 tavole, sia all’acquaforte che silografiche – che l’opera è considerata a giusta ragione un’autentica antesignana del libro d’artista moderno. Corredano il pezzo undici illustrazioni b/n. – E.G.

043-063 Frasso (Giuseppe), rec. a Autografi dei letterati italiani, diretti da Matteo Motolese – Emilio Russo, 4 voll., Roma, Salerno, 2009-2013, «Giornale storico della letteratura italiana», 133/4, 2016, pp. 604-9. – Ed.B.

043-064 Frosini (Giovanna), Esperienze e riflessioni fra linguistica e filologia, in Quattro conversazioni di filologia, pp. 71-86. Gli studi linguistici in Italia hanno portato a risultati ormai consolidati come il tlio, le clpio di Avalle, la Prosa italiana delle origini di Castellani, le indagini sui grandi canzonieri della letteratura delle Origini. La collaborazione proficua fra grammatica storica e filologia ha portato ad acquisizioni paradigmatiche frutto delle ricerche di Castellani, come l’individuazione della forma come seconda persona dell’indicativo presente di essere, o la «legge Castellani» delle preposizioni articolate, ma non mancano esempi più recenti di indagini linguistiche gravide di conseguenze filologiche: la probabile origine toscano-occidentale del Novellino; le indagini sulla “fiorentinità” delle Lettere di santa Caterina da Siena o sulla “vulgata fiorentina” della tradizione della Storia di Barlaam e Iosafas; l’edizione approntata da Castellani del volgarizzamento del Liber de amore et dilectione Dei et proximi di Albertano da Brescia, basata sul ms. II.IV.111 della Nazionale di Firenze, codice del 1275, dunque di primaria importanza per la storia del fiorentino antico. Nell’edizione degli autografi è da tenere presente che gli antichi autori presentano notevoli oscillazioni linguistiche, come dimostra lo studio delle carte di Boccaccio e Machiavelli. – L.Ma.

043-065 Gambetti (Lucio), Preziosi del ventesimo secolo. Considerazioni sul collezionismo del nostro Novecento letterario, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 9-49. Soffermandosi ancora su ciò che distingue un libro raro da uno prezioso e mantenendo gli stessi criteri esplicitati nel contributo apparso sul primo numero della rivista (Þ AB 37), l’a. propone il terzo e ultimo (ma non definitivo) elenco ragionato dei libri che egli considera tra i più rari del secolo scorso. – E.G.

043-066 Gasparo (Neva), Senza far rumore. Viaggio in porto vecchio, Trieste, LINT, 2013, pp. 288, ISBN 978-88-8190-301-6, € 30. Magnifico libro fotografico dedicato al porto vecchio di Trieste, costruito nella seconda metà dell’Ottocento. Una distesa di fabbricati, moli, argani in gran parte dismessi; una successione di visioni spoglie eppure dense di vita, in cui le figure umane sono quasi del tutto assenti, mentre è semmai la vegetazione a riconquistare pian piano il suo spazio. – Ed.B.

043-067 Gatta (Massimo), Un maestro legatore da riscoprire. Luigi Degli Esposti nella Bologna del primo novecento, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 129-44. L’a. invita a una doverosa riscoperta di Luigi Degli Esposti, legatore bolognese il cui omonimo stabilimento operò in città dal 1899 al 1984. Nonostante infatti una lunga e prestigiosa carriera – che annovera legature per le opere di Carducci e D’Annunzio, tanto per rendere l’idea – scarsissime sono le notizie sulla sua attività professionale, e ancora più esigue quelle sulla sua figura. Corredano il pezzo sette illustrazioni b/n. e un utile apparato di note a pié di pagina. – E.G.

043-068 Giannelli (Annamaria), Il Metodo meccanico di Ercole Cavallo per l’apprendimento della teoria musicale del pianoforte, in Libri parole biblioteche, pp. 65-76.

043-069 Giannì (Irene), Un libro raro: il Vanini di Cesare Teofilato, in Libri parole biblioteche, pp. 43-51.

043-070 Giazzi (Emilio), Cultura e liturgia a Cremona tra Medioevo e Umanesimo. I frammenti del fondo Notarile dell’Archivio di Stato, Travagliato-Brescia, Torre d’Ercole, 2016, (‘Adunanza erudita’, 5) pp. VI+ 660+ [8], ill. b/n, con CD ROM, ISBN 978-88-96755-12-9, € 90. Il fondo Notarile dell’Archivio di Stato di Cremona conserva la documentazione prodotta nei secoli (la presenza di un Collegio dei notai è attestata in città a partire dalla metà del XIII sec.) dall’attività dei notai locali. All’interno di tale massa documentaria, già di per sé significativa per lo studio e la comprensione della storia cremonese, è presente una ulteriore tipologia di materiale di grande interesse: nel fondo, infatti, sono conservati anche una gran quantità di frammenti manoscritti (o, più raramente, a stampa), provenienti da codici smembrati, utilizzati per rilegare le filze dei documenti, secondo una pratica largamente in uso tra Cinque e Seicento. Il presente vol. è il frutto dell’indagine compiuta dall’a. su tale materiale, lavoro che si è svolto in due fasi: da una parte la perlustrazione dell’intero fondo Notarile allo scopo di individuare i frammenti, la scorporazione degli stessi (quando possibile) dalle filze di documenti che “racchiudevano”, la ricostruzione delle unità codicologiche (riunendo frammenti provenienti da un medesimo codice utilizzati per legare filze differenti) e l’assegnazione di una nuova numerazione archivistica, secondo un sistema elaborato sulla base della tipologia testuale del frammento (Bibbie, libri per l’Ufficio, letteratura…); il riordino ha portato all’individuazione di 913 frammenti manoscritti latini, per un totale di 334 unità codicologiche. La seconda fase dell’opera ha portato alla catalogazione delle unità individuate (sono stati esclusi il nucleo dei frammenti ebraici, di cui è stato pubblicato un catalogo nel 1995 curato da Pier Francesco Fumagalli e Benjamin Richler, e quello costituito da frammenti provenienti da edizioni a stampa in pergamena, ancora da indagare). A ciascuna delle unità è stata dedicata una scheda descrittiva che riporta le precedenti segnature (segnalando la filza di cui in origine faceva parte), lo stato di conservazione, la presenza eventuale di note di possesso e la descrizione del manoscritto, concludendo con l’indicazione di eventuali riferimenti bibliografici. Il catalogo è organizzato secondo il sistema delle segnature stabilito in fase di riordino, con le schede divise nelle seguenti sezioni: Bibbie, Libri per l’Ufficio, Libri per la Messa, Testi grammaticali, Testi letterari, Testi di diritto civile e canonico, Testi scientifici e Testi di filosofia e teologia (classe, quest’ultima, che comprende anche commentari, libri per la predicazione, testi devozionali e penitenziali). Non sarà inutile sottolineare come una ricerca approfondita sui frammenti manoscritti utilizzati nelle legature, in particolar modo nelle legature archivistiche (il materiale documentario è soggetto a spostamenti in misura molto minore rispetto ai libri), possa essere estremamente importante per la ricostruzione della storia locale, essendo infatti quella del riuso una pratica dettata soprattutto da criteri di economicità, il che rende ragionevole ipotizzare che i frammenti utilizzati possano essere stati prodotti (almeno in qualche caso) e conservati in loco. Non a caso il catalogo vero e proprio è preceduto da 4 preziosi capp.: i primi due riscostruiscono le vicende del fondo Notarile e delle biblioteche cremonesi (tra X e XVI sec.), il terzo è dedicato all’esame dei frammenti liturgici e il quarto ai frammenti letterari, grammaticali e universitari; ne consegue un quadro che traccia le linee della storia delle principali istituzioni culturali cremonesi, nonché della produzione e fruizione dei testi entro il XVI sec. Chiudono il vol. una ampia bibliografia (pp. 473-554), un ricco apparato di indici (pp. 556-641), una Tavola di raffronto tra la vecchia e la nuova numerazione dei frammenti (pp. 643-60) e 8 pagine di immagini in bianco e nero di alcuni frammenti: l’intero corpus delle immagini, però, è disponibile, a colori e in alta risoluzione, nel cd rom allegato al volume. – F.F.

043-071 Giovannuzzi (Stefano), Bilanci di un curatore tra filologia e pratica editoriale, «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017. «Nessuna edizione», afferma opportunamente l’a. del saggio, «si presenta del tutto banale, anche con un quadro di partenza, testuale ed editoriale, tutto sommato definito e stabilizzato; e non è questione di maggiore o minore difficoltà nel pubblicare un poeta». Questo problema ecdotico, particolarmente urgente per chi si occupa di modernità e di contemporaneità, viene discusso attraverso alcuni casi editoriali collegati ad alcuni tra i più rilevanti autori del Novecento italiano come Dino Campana, Salvatore Quasimodo e – in maniera esemplare – Amelia Rosselli. – M.G.

043-072 Giuseppe Ungaretti. “Quel nulla d’inesauribile segreto”, Atti del Convegno, 25-27 febbraio 2016, Palazzo dei Congressi, Firenze, pp. 159, ISBN 978-8890897139, € 12. Il vol. raccoglie il resoconto de “I colloqui fiorentini”, che nella quindicesima edizione del febbraio 2016 si sono svolti intorno a un grandissimo poeta della letteratura contemporanea: Giuseppe Ungaretti. Partendo dalle parole dello stesso poeta, i relatori hanno scandagliato in profondità molteplici aspetti della sua figura: dal rapporto ambivalente – prima d’amore, poi d’odio – nei confronti della guerra (Andrea Caspani), all’influenza simbolista maturata durante il lungo soggiorno parigino (Alessandra Giappi), passando poi attraverso il commento di Silvio Ramat di un’importantissima lirica ungarettiana, “I fiumi”, e approdando all’intervento di Davide Rondoni «Un poeta legge Ungaretti», dal titolo evocativo. Tira le somme dei tre giorni di convegno Pietro Baroni, Direttore de “I colloqui fiorentini – Nihil Alienum”. A conclusione degli Atti, vengono riportati i lavori degli studenti della scuola secondaria di secondo grado – due tesine, una per il biennio e una per il triennio, e un’opera d’arte – ispirati a Giuseppe Ungaretti e vincitori del concorso indetto annualmente da “I colloqui fiorentini”. – Arianna Leonetti

043-073 Gottscher (Leandro), Un reperto inconsueto: una matrice xilografica dell’erbario del Mattioli, in Libri parole biblioteche, pp. 251-5. Si riconduce una matrice silografica all’edizione per cui fu utilizzata: Pietro Andrea Mattioli, Commentarii in sex libros Pedacii Dioscoridis Anazarbei de medica materia, iam denuo ab ipso autore recogniti, et locis plus mille aucti. Adiectis magnis, ac nouis plantarum, ac animalium iconibus, supra priores editiones longè pluribus, ad uiuum delineates, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1565. – A.T.

043-074 Harris (Neil) – Emanuela Sartorelli, La ‘Ventisettana’ dei “Promessi sposi”: la collazione e i “cancellantia”, «Annali Manzoniani» Nuova serie, VII-VIII, 2010-2015, pp. 3-95. Ampio e denso contributo in cui gli aa. ricostruiscono la storia tipografica della cosiddetta Ventisettana, la prima versione stampata de I promessi sposi. L’analisi, condotta con mirabile perizia, è incentrata sulla collazione di circa la metà degli esemplari sopravvissuti di questa edizione del capolavoro manzoniano e individua un foglio cancellans. Utilissime e assai curate le tavole poste in appendice. – N.V.

043-075 Henriot (Alain) – Voisin (Pierre), La bibliothèque idéale d’un noble d’èpée. Le cas de Charles-André d’Allois d’ Herculais (1746-1808), in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 425-42. Charles-André d’Allois d’Herculais, gentiluomo e lettore indefesso, compila lungo il corso di tutta la sua vita il riassunto delle proprie letture accompagnandolo con considerazioni personali. L’a. dimostra come i taccuini che raccolgono questi riassunti (Extraits de mes lectures), lasciati in eredità a un nipote, rappresentino ben di più di ciò che sembrano: utile biblioteca portatile e collezione ideale nello stesso tempo, certo, ma in realtà essi finiscono per tratteggiare il ritratto di un uomo già proiettato nel secolo dei Lumi (non a caso ammira apertamente il barone d’Holbach, collaboratore de l’Encyclopédie) e consapevole in pieno dei grandi mutamenti che la propria epoca va preparando. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina e alcune trascrizioni dagli Extraits. – E.G.

043-076 Invenzione (L’) dell’autore. Privilegi di stampa nella Venezia del Rinascimento, a cura di Sabrina Minuzzi, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 112. La breve antologia curata da Sabrina Minuzzi è una selezione di 24 richieste di privilegio di stampa presentate al Senato della Repubblica di Venezia. Le richieste prese in esame non riguardano opere letterarie, ma il mondo delle professioni e dei mestieri: infatti i loro autori sono agrimensori, maestri di calligrafia, ragionieri, matematici, medici-erborizzatori, ingegneri, architetti. Lo scopo dell’antologia è dimostrare il contributo della città di Venezia alla nascita dei concetti di autore e autorialità. Completano il vol. alcune illustrazioni che raffigurano in alcuni casi i documenti contenenti le suppliche degli autori, in altri i frontespizi e le silografie delle opere oggetto di privilegio. – Maria Serena Chiocca

043-077 Invenzione (L’) della biblioteca. Prospero Podiani, Perugia e l’Augusta. Catalogo della mostra 9 novembre/18 dicembre Sala ex Borsa Merci - Biblioteca Comunale Augusta, a cura di Attilio Bartoli Langeli – Maria Alessandra Panzanelli Fratoni, Perugia, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 2017, 190 pp., col., ISBN 978-88-95331-46-1, s.i.p. Catalogo della mostra dedicata al bibliofilo perugino Prospero Podiani, ideatore e creatore di una delle prime biblioteche “ad publicam utilitatem” italiane, la Biblioteca Augusta di Perugia. Al 1582 risale infatti l’atto di donazione della raccolta personale di Podiani alla sua città, la quale però solo nel 1615, dopo un complesso itinerario burocratico, riuscì a usufruire del prezioso tesoro bibliografico, per poi aprire, nel 1623, le porte della raccolta civica agli studiosi. Il vol. si articola in tre sezioni principali, corrispondenti ai tre grandi contenitori in cui era suddivisa la mostra: l’uomo Podiani, la sua biblioteca, la città nella quale e per la quale egli l’aveva concepita. – N.V.

043-078 Italia (Paola), Filologia editoriale e canone. Testi, Collane, Opere in raccolta dalla carta al digitale, «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017. «L’editore ha una parte determinante […] non solo per come leggiamo i classici del Novecento, prima o ultima volontà dell’autore, ma per quali classici leggiamo, cosa l’autore decide di canonizzare, cosa elimina, a quali censure o modifiche formali sottopone i testi e, di conseguenza, quale deve essere l’atteggiamento dei curatori». Intorno a questo pensiero – forse non del tutto scontato anche nel pubblico dei lettori cosiddetti ‘colti’ – l’autrice raccoglie alcune considerazioni circa il ruolo svolto dalle collane editoriali nella definizione del canone novecentesco. Tali considerazioni prendono particolare spessore perché messe a confronto con la fluidità delle pubblicazioni (anche dei classici) in rete in cui un differente controllo sulla qualità della lettera rende meno agevole l’accertamento testuale. – M.G.

043-079 Italia (Paola), Stratigrafie e varianti, da Manzoni a Gadda. Nuove prospettive per la filologia d’autore, in Quattro conversazioni di filologia, pp. 41-69. Dopo aver ripercorso la polemica Contini-Croce a proposito della «critica degli scartafacci» − con il recupero di una bozza di lezione che Contini tenne a Friburgo a metà degli anni Quaranta in cui si parla di poesia come «evoluzione infinita», citando Mallarmé e Valéry (autori oggetto di una feroce stroncatura da parte di Croce, riportata alle pp. 47-8) −, si analizzano l’edizione che Dante Isella, fondatore della filologia d’autore, ha dedicato al Racconto italiano di Ignoto del Novecento di Gadda (1983) e quella, diretta dallo stesso Isella, del manzoniano Fermo e Lucia (2006): in entrambi i casi, gli apparati sono «diacronici e sistemici, piuttosto che sincronici e fotografici» (p. 54). Chiudono il contributo alcune riflessioni sul rapporto tra filologia d’autore, edizioni digitali e partecipate, con la segnalazione di numerosi progetti on line in corso, in Italia e soprattutto all’estero. – L.Ma.

043-080 Kidd (Peter), A Descriptive Catalogue of the Medieval Manuscripts of the Queen’s College, Oxford, Oxford, The Oxford Bibliographical Society, 2016, pp. 302, tavv. 67 b/n, tavv. 48 a colori. ISBN 9780901420602. Il libro offre il catalogo illustrato di tutti i manoscritti medievali del Queen’s College di Oxford, compresi i numerosi frammenti. Si tratta di 62 unità codicologiche, che comprendono anche le raccolte di frustoli di manoscritti ricavati dalle antiche legature. I codici del Queen’s College sono distribuiti cronologicamente dal sec. X al XV: il più antico (Ms. 320) è un bel testimone dei primi dieci libri delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia, vergato in elegante scrittura anglosassone nella seconda metà del sec. X probabilmente a Canterbury. C’è anche qualche manoscritto di provenienza italiana, per lo più ridotto allo stato frammentario: per es. i fogli di guardia del Ms. 106, che trasmette il Bellum Iudaicum di Giuseppe Flavio in versione latina (sec. XII med., Francia), provengono da un testimone italiano della fine del sec. XIII con il Roman de Troie (una piccola testimonianza della diffusione di testi in lingua francese in Italia settentrionale: è stata ipotizzata una possibile origine genovese del frammento). Di qualche interesse per la circolazione della cultura antica è il Ms. 314 con i poemi di Silio Italico e di Valerio Flacco, esemplato su supporto cartaceo a Padova, come si ricava da considerazioni di ordine filologico, da un copista non italiano che adopera una scrittura ancora gotica (è frequente imbattersi nelle sedi universitarie nei secc. XIV-XV in Italia di studenti transalpini che prestavano servizio come amanuensi). Le descrizioni sono ben strutturate: alla presentazione del contenuto seguono le informazioni più propriamente codicologiche e paleografiche (decorazione, descrizione fisica, legatura, provenienza, cui segue la bibliografia specifica relativa al manoscritto). Le preziose tavole in bianco e nero o a colori, di ottima qualità, permettono di valutare le conclusioni sulla data e la provenienza dei singoli volumi. Chiude il libro un prezioso indice generale, seguito da quello degli autori e dei testi e, infine, da quello degli incipit. Insomma si tratta di un ottimo catalogo che si configura come uno strumento per future ricerche. – Marco Petoletti

043-081 Labirinti (I) del mito. Viaggio editoriale nella mitologia della narrativa contemporanea, presentazione di Elisabetta Matelli, Milano, Educatt, 2017, pp. 112, ill. b/n, (‘Quaderni del Laboratorio di Editoria’, 23), ISBN 978-88-9335-192-8, € 10. Il più recente dei voll. realizzati dagli studenti del Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica di Milano è una raccolta di trentanove casi editoriali novecenteschi, divisi in nove sezioni. A legarli è l’elemento mitologico, che risuona nelle parole di autori vissuti (o viventi!) in un’epoca, la nostra, in cui sembrerebbe invece non esserci più spazio per dei, eroi e profezie. A ogni opera è dedicata una doppia pagina, corredata di un cappello introduttivo relativo alla storia e alla fortuna editoriale, dell’immagine della copertina della prima edizione e di un brano antologico significativo. – Martina Molino

043-082 Lafitte (Marie-Pierre), Le fonctionnement de la bibliothèque de Colbert à partir du registre de prêt des manuscrits pour les années 1679-1731, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 101-18. Puntellando la riflessione con esempi ben documentati sul funzionamento dei prestiti esterni ai lettori in alcune biblioteche di Ancien Régime, l’a. ricostruisce attraverso il registro dei prestiti dei manoscritti redatto da Etienne Baluze – bibliotecario di Jean-Baptiste Colbert – e poi dai suoi successori la tipologia dei documenti consultati e la personalità dei richiedenti (il ministro, i suoi impiegati ma non solo), ma anche la normale gestione della biblioteca mediante il suo strumento principe, il catalogo, senza tralasciare le tante relazioni del Baluze con la comunità scientifica del tempo, facilitate dalla eccezionalità della collezione colbertiana. Correda il pezzo un ampio e documentato apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-083 Lana Terzi (Francesco), Prodromo all’Arte Maestra, a cura di Andrea Battistini, Brescia, Morcelliana, 2016 (‘Biblioteca degli scienziati religiosi’, 1), pp. 389, ill. b/n, ISBN 978-88-372-3070-8, € 30. Il gesuita bresciano Francesco Lana Terzi (1631-1687), proveniente da una famiglia nobile, allievo di Athanasius Kircher (1602-1680) e amico di Kaspar Schott (1608-1666), fu scienziato impegnato a coniugare le nuove istanze scientifiche frutto del magistero galileiano con la tradizione tomistica propria della Chiesa cattolica. Il suo Prodromo, qui ripubblicato in edizione integrale giusto il testo della princeps del 1670 «con una sobria modernizzazione della grafia e della punteggiatura» (p. 49), intendeva proporsi come un sunto della filosofia naturale del pieno Seicento e doveva preludere a una più ampia e compiuta opera. Dopo una introduzione del curatore, si trova un’ampia nota biobibliografica sul Lana, cui segue l’edizione del Prodromo. Dall’edizione originale, questa riproposizione moderna riprende anche le tavole, alcune piuttosto celebri (come quella della nave volante), che illustrano alcune macchine e strumenti scientifici. – L.R.

043-084 Laporta (Alessandro), Due libri importanti della Biblioteca di Enzo Carlino Martiano e Marciano, in Libri parole biblioteche, pp. 257-72. Il contributo, sottolineando la rilevanza delle edizioni contenute nella collezione di Enzo Carlino per quella che è stata la storia della grande cultura salentina, analizza due edizioni di particolare rilievo. L’edizione dei Successi dell’armata turchesca nella città di Otranto di Antonio Galateo nella traduzione italiana di Giovanni Michele Martiano è particolarmente significativa perché fu la prima stampata, nel 1583, dal Giovanni Bernardino Desa di Copertino (di cui sono note solo due copie al mondo, una delle quali proprio presso la collezione Enzo Carlino). La seconda edizione analizzata è invece la Descrizione origini e successi della Provincia d’Otranto scritta da Girolamo Marciano da Leverano, stampata a Napoli presso la Stamperia dell’Iride nel 1885. L’a. – dopo aver sottolineato come il nucleo originario del libro non possa essere datato oltre il 1628 – instaura un confronto tra i testi delle due edizioni, constatando come il Marciano, oltre ad essersi servito del Martiano nel momento in cui parla dei fatti di Otranto, debba avere attinto anche a una fonte alternativa, forse, ipotizza l’a., l’originale del Galateo. – A.T.

043-085 Lettere (Le) di Scipione Maffei ad Angelo Calogerà, saggi introduttivi di Antonio Fallico, edizione critica e commento di Corrado ViolaFabio Forner, Verona-San Pietroburgo, Associazione Conoscere Eurasia, Biblioteca Nazionale Russa, 2016, pp. cclii + 232, ISBN 978-88-98768-63-9, s.i.p. Alla morte del padre camaldolese Angelo Calogerà (1696-1766), revisore alle stampe della Serenissima e principale redattore di alcune fra le più importanti testate del giornalismo erudito italiano settecentesco (su tutte la «Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici», 1728-1754), le sue carte furono conservate nella biblioteca del monastero di San Michele in Isola, nel quale aveva trascorso i suoi ultimi anni. Egli stesso aveva raccolto e ordinato la sua corrispondenza in 60 tomi, che nel 1786 furono ceduti – in cambio di un telescopio – al bibliofilo Giulio Bernardino Tomitano, alla cui morte (1828) la collezione si disperse, ma 30 tomi vennero venduti dalla libreria parigina Debure all’ambasciatore russo in Svezia, Jan Pieter von Suchtelen. Morto quest’ultimo nel 1836, la sua vasta raccolta di manoscritti (260 codici e 40.000 documenti, fra cui, appunto, l’epistolario di Calogerà) venne acquistata dall’Impero russo e portata a San Pietroburgo, dove si trova tuttora (Biblioteca Nazionale Russa, Fondo 975). Da questo fondo, finora valorizzato solo in minima parte, sono state tratte le 120 lettere di Scipione Maffei, insieme a Muratori il più grande intellettuale del primo Settecento italiano, a Calogerà (irreperibili, invece, le epistole di quest’ultimo), finora inedite salvo 26 di esse. Apre il vol. un Indirizzo di saluto di Alexander Visly, direttore della Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo (pp. XI-XII), segue un denso trittico di Antonio Fallico, dal titolo complessivo di Angelo Calogerà giornalista, scrittore ed editore: protagonista della repubblica letteraria della prima metà del Settecento, che sviscera con estrema acribia ogni aspetto del carteggio con Maffei. Il trittico è suddiviso in Biografia (pp. XIII-LXVIII), L’epistolario (pp. LXIX-LXXXIX), Le lettere di Scipione Maffei ad Angelo Calogerà (pp. LXXXIX-CCXXXIX). Dopo Genesi di un’acquisizione: la corrispondenza di Angelo Calogerà nella Biblioteca Nazionale Russa di San Pietroburgo, di Margarita Georgievna Logutova, responsabile del Dipartimento manoscritti della Biblioteca Nazionale Russa (pp. CCXLI-CCXLV), si ha la Nota al testo, di Corrado Viola (pp. CCXLVII-CCLII). Segue l’edizione delle 120 lettere, che vanno dalla primavera del 1729 al 12 dicembre 1754, ampiamente ed esaurientemente annotate. In particolare, allo stesso Viola si deve la trascrizione e l’annotazione delle lettere 1-60, a Fabio Forner quella delle lettere 61-120. – L.Ma.

043-086 Letture per il corso di editoria, a cura di Roberto Cicala – Vittorio Di Giuro, Milano, EDUCatt, 2016, pp. 146, €7. Il libro, realizzato a uso didattico per gli studenti del corso di Editoria libraria e multimediale della Università Cattolica di Milano, raccoglie estratti di opere che tracciano un percorso critico del mondo editoriale dalla sua nascita fino ai giorni nostri. Il primo estratto che si incontra è lo studio su Aldo Manuzio condotto da Carlo Dionisotti, seguito dall’analisi del passaggio dalla lettura intensiva alla lettura estensiva fatta da Roger Chartier. Si passa poi al caso dell’Encyclopédie studiato da Robert Darnton, fino ad arrivare alle riflessioni di Chartier sull’evoluzione dal codex al testo elettronico e alle osservazioni di Gérard Genette sulle forme del paratesto. Dopo il contributo di Gian Carlo Ferretti riguardo all’importanza dell’editing, la parte finale del vol. è dedicata alle considerazioni sul ruolo di editore scritte da Valentino Bompiani e Giangiacomo Feltrinelli. – Maria Serena Chiocca

043-087 Libertini (Rosangela), Avventure di poveri cristiani, in La storia nascente. L’Italia degli anni Settanta, a cura di István Puskás, Firenze, Cesati, 2017, pp. 79-88. Breve scheda sul silenzio di Silone negli ultimi anni di vita: spicca il suo impegno per l’educazione dei giovani, su cui si vedano le due lettere inedite a Mattia Pacilli qui pubblicate. – Ed.B.

043-088 Libri parole biblioteche. Studi in onore di Lorenzo Carlino, a cura di Rosario Jurlaro – Alessandro Laporta, presentazione di Mario Spedicato, Lecce, Grifo, 2016 (‘Quaderni de l’Idomeneo’, 29), pp. 272 + [74], ill. b/n, ISBN 978-88-6994-068-2, s.i.p. Il vol. – realizzato in onore di Lorenzo Carlino nel suo novantesimo anno di età – raccoglie una serie di studi relativi a libri e biblioteche, tematiche che vengono qui indagate da diversi punti di vista. Lorenzo Carlino è appassionato bibliofilo, dedito nel corso degli anni al rilancio degli studi di storia patria; e durante la lunga vicepresidenza della Società di Storia Patria per la Puglia, numerosi sono stati i progetti avviati: la rivista scientifica L’Idomeneo e le collane di studi “Quaderni de L’Idomeneo” e “Cultura e Storia”. In appendice si trova la riproduzione facsimilare dei Successi dell’armata turchesca nella città d’Otranto nell’anno 1480 [...], in Cupertino, appresso Gio. Bernardino Desa, 1583. Si spogliano i singoli contributi. – A.T.

043-089 Macé (Laurence), Les bibliothèques sans murs de Giuseppe Pelli Bencivenni, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 405-24. Poggiando sull’inventario della (oggi perduta) biblioteca “reale” di Giuseppe Pelli Bencivenni (1729-1808) – illuminista toscano, funzionario granducale nonché autore del giornale Ephemeridi (redatto quotidianamente fra il 1748 e il 1803) – l’a. analizza il portato della sua idea di biblioteca “senza muri” (secondo la definizione di Roger Chartier). Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-090 Maggi (Francesco), Arte e letteratura nei giornali di trincea, in Libri parole biblioteche, pp. 77-86.

043-091 Marazzi (Elisa), Mestieri del libro e mercato editoriale nei cataloghi dell’Ottocento. L’informazione bibliografica come fonte per la storia dell’editoria, «Rara volumina», 2015, n. 1-2, pp. 75-107. Dopo aver fatto il punto sugli studi più recenti inerenti ai cataloghi di vendita libraria, l’a. analizza il caso specifico dei cataloghi ottocenteschi italiani, che vennero in alcuni casi utilizzati come strumento di informazione più ampia della semplice comunicazione commerciale. – M.C.

043-092 Maspero (Gabriele), «I torchi stridono come disperati». La controrivoluzionaria Biblioteca Cristiana di Milano, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 161-75. L’a. analizza la storia della collana Biblioteca cristiana (ideata da Antonio Rosmini e gestita, dal punto di vista tipografico-commerciale, da Giuseppe Pogliani e Luigi Polidori), che fu paradigma del fermento letterario meneghino nella prima metà dell’Ottocento, quando parte del mondo editoriale decise di riprendere il filo della cultura cattolica interrotto dalla Rivoluzione francese. Corredano il pezzo un’ill. b/n. e un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-093 Mazzucchi (Carlo Maria), Natura e storia del Giuseppe Flavio ambrosiano, in Miscellanea graecolatina, IV, a cura di Stefano Costa – Federico Gallo, Milano-Roma, Biblioteca Ambrosiana-Bulzoni, 2017, pp. 271-318. Eruditissimo studio su un oggetto librario eccezionale: un codex papiraceo (in realtà una serie di singoli fogli ora chiusi tra vetri). – Ed.B.

043-094 Montègre (Gilles), Le réseau des bibliothèques italiennes du XVIIIe siécle et ses usages. A la lumière des manuscrits de François de Paule Latapie, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 361-83. Le biblioteche degli antichi Stati italiani hanno conosciuto, nel corso del XVIII sec., un profondo rinnovamento, che le portò a divenire aperte al pubblico, in particolare quello delle élites culturali europee di viaggiatori e a riscoprire la propria “vocazione monastica”. L’a. analizza questo epocale cambio di pelle attraverso un voluminoso corpus di manoscritti di viaggio (relativo a 56 biblioteche) vergati dal naturalista francese François de Paule Latapie, che fra il 1774 e il 1777 attraversò l’Italia. Quella che ne esce non è solo una vera e propria geografia dell’uso delle biblioteche al servizio dei viaggiatori, ma anche l’originalissima idea del Latapie che «l’espace polycentrique des anciens Etats italiens a pu être culturellement unifié par les pratiques bibliophiles des savants voyageurs, usant de la diversité et de la complémantarieté des collections livresques à travers la péninsule pour préparer leurs ênquetes de terrain» (p. 382). Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-095 Montero (Juan) – Carlos Alberto González Sánchez, Les livres de Juan Fernández de Velasco, sixième connétable de Castille. Une biblithèque européenne, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 261-74. Juan Fernández de Velasco y de Tovar (1550-1613), uno dei diplomatici più influenti e considerati nella Spagna di Filippo II, possedeva, fra l’altro, una biblioteca ricchissima (si parla di 3500 libri, di cui 200 manoscritti) specchio certamente della sua formazione culturale, ma soprattutto della sua aspirazione alla universalità, intesa come sintesi finale di tutti i saperi. Il pezzo vuole essere un primo approccio a questa collezione dal respiro europeo, presentando le ricerche che l’a. ha condotto sul campo da almeno una dozzina di anni. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-096 Monti (Carla Maria), Il vescovo di Brescia Francesco Marerio e i suoi codici, in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 11-41 Þ «AB» 043-F

043-097 Morlino (Luca), Nuove tracce relative ai libri francesi dei Gonzaga, in Gli archivi digitali dei Gonzaga, pp. 105-130. Il contributo ricostruisce il percorso di alcuni manoscritti medievali che entrarono in possesso dei Gonzaga nel XIV sec. e che furono registrati in blocco in un inventario del 1407. – A.T.

043-098 Mostra libri per la città. Quattro sguardi sul fondo antico della Biblioteca civica di Riva del Garda, a cura di Adriana Paolini, Riva del Garda, Biblioteca Civica, 2017, 4 fascicoli di piccole dimensioni in raccoglitore in cartone, manca ISBN, s.i.p. La Civica di Riva del Garda ha aperto i propri depositi alla cittadinanza con una esposizione a largo raggio che ha animato per quattro mesi la vita della biblioteca stessa. Una mostra “dinamica” perché, articolata in quattro sezioni, l’esposizione si è modificata lungo il tempo permettendo così, pur nella limitatezza degli spazi disponibili, di dispiegare la ricchezza del materiale selezionato. Si è passati così da Dalla penna d’oca al torchio (dedicato al ’4 e’500: si noti il ms. con ricette per casa Trivulzio e il materiale sulla presenza ebraica in città e le edizioni di Jacob Marcaria) a Tra censura e libera circolazione delle idee (sul ’6 e ’700, con attenzione al libro di medicina e scolastico), da Da De Amicis a Depero (sull’8 e ’900, con sezioni sul libro per ragazzi e su quello futurista) a Riva e il lago tra libri e documenti (con mille anni di libri e documenti legati al territorio). Pur basati su una limitata bibliografia, i volumetti sanno unire con una qualche grazia lo scopo divulgativo e didattico dell’iniziativa con la necessaria serietà nella identificazione delle diverse edizioni. – Ed.B.

043-099 Mouren (Raphaële), La fabrique d’une bibliothèque au cœur de la Républiques des lettres. Piero Vettori, ses amis et ses livres, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 181-203. I libri e la corrispondenza di Pietro Vettori (1499-1585) consentono di delineare non solo la personalità e gli interessi dello scrittore-filologo ma anche – e in questo caso soprattutto – la fisionomia e i canali di sviluppo della sua famosa biblioteca, mettendo in luce, nel contempo, quella rete amicale di respiro già europeo che costituisce il primo (e fondativo) nucleo della futura Repubblica delle Lettere. Correda il pezzo un ricchissimo apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-100 Nardone (Domenico), Il Dizionario di miti di Giovanni Stano e le mitiche piante classificate dai botanici, in Libri parole biblioteche, pp. 57-63.

043-101 Paradisi (Patrizia), Giovanni Pascoli in Puglia, in Libri parole biblioteche, pp. 87-110.

043-102 Petrella (Giancarlo), Collecting Aldus. Prime ricerche sul collezionismo di Aldine fra “Ancient Régime” ed Età moderna, in Collectanea Manutiana, pp. 93-145 Þ «AB» 043-044

043-103 Petrella (Giancarlo), In monasterio nuper condito in loco Donghi ad Larium”. La bibliothèque du convent franciscain de Dongo et ses premiers livres, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 154-177. Prendendo le mosse dal suo L’oro di Dongo ovvero per una storia del patrimonio librario del convento dei Frati Minori di Santa Maria del Fiume, con il catalogo degli incunaboli (Firenze, Olschki 2012) l’a. ripropone una delle questioni nodali del libro – la fondazione della biblioteca annessa al convento – mostrando come sia (metodologicamente) possibile ricostruire la fisionomia della biblioteca analizzando in parallelo, e sovrapponendo, il materiale archivistico e quello librario scampati al tempo e alle soppressioni. Corredano il pezzo tre illustrazioni b/n e un ricchissimo apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-104 Petrella (Giancarlo), Gli annali non finiscono mai. Alcune edizioni zoppiniane sconosciute e un Boiardo ritrovato, «Paratesto», 12, 2015, pp. 15-44. Non solo una anticipazione di quello che sarebbe divenuto un vol. sulla collezione Bonfiglioli (Þ «AB» 042-H), ma in qualche modo una rec. del vol. di Lorenzo Baldacchini dedicato a Niccolò Zoppino. Nonostante i lunghi anni di preparazione era infatti sfuggito che la maggior collezione zoppiniana fosse proprio quella del Bonfiglioli, nel frattempo migrata negli States e là rimasta a lungo non catalogata. L’a. ha così modo, scheda dopo scheda, di integrare l’opera di Baldacchini soffermandosi però in fine a completare anche la bibliografia boiardesca di Neil Harris. – Ed.B.

043-105 Picchione (John), La scrittura, il cervello, e l’era digitale, Macerata, Eum, 2016, pp. 98, ISBN 978-88-6056-459-7, € 9. L’a. si interroga sui possibili effetti della tecnologia da una prospettiva per così dire biologica: prendendo spunto da alcuni studi nel campo delle neuroscienze affronta le ripercussioni che una interiorizzazione delle nuove tecnologie può avere sul cervello umano. Come infatti la scrittura ha cambiato il modo di pensare e di agire dell’uomo, così l’era digitale ha delle conseguenze anche sul comportamento umano. La questione viene affrontata in maniera intelligente e non scontata non solo analizzando gli effetti più visibili (indebolimento cognitivo, deterioramento delle abilità analitiche) ma cercando di portare alla luce i meccanismi economici che sottendono a un certo orientamento tecnologico. Punto di arrivo e al tempo stesso provocazione del vol. è la promozione (o meglio la difesa) della cultura umanistica e degli studi letterari come unici strumenti capaci di sviluppare una capacità critica nei confronti di quanto accade e suscitare un eventuale orientamento di resistenza. Il volumetto è la versione riveduta e accresciuta di un intervento tenuto nel 2008 all’Università di Toronto all’interno del convegno “What’s next”. – Em.B.

043-106 Porro (Alessandro), Le dispense del sapere. Intorno ad alcune dispense studentesche litografate di fine Ottocento, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 147-59. In virtù delle caratteristiche intrinseche che presentano (si tratta di fascicoli litografati, ad alto tasso di mortalità) e della metodologia didattica di cui sono latrici, l’a. propone un’analisi storica di alcune dispense di argomento medico-scientifico di fine Ottocento, appuntando la propria attenzione su quelle relative alle lezioni di Patologia e Istologia Generale di Bartolomeo Camillo Golgi (1843-1926). Corredano il pezzo quattro illustrazioni b/n. e un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-107 «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017:

http://riviste.unimi.it/index.php/PEML/index

043-108 Procaccioli (Paolo), Prima della dedica. Stampe veneziane e carte mantovane, in Gli archivi digitali dei Gonzaga, pp. 81-104. Lo studio, valendosi della mole di dati reperibile nel database dell’Archivio Gonzaga, si propone di indagare alcuni aspetti relativi al rapporto tra le richieste per concessioni o proposte di dedica e le edizioni realmente realizzate. L’intento è quello di valutare l’incidenza numerica reale delle proposte, le figure professioni coinvolte e le procedure delle richieste. – A.T.

043-109 Publio Morbiducci. Catalogo ragionato dell’opera xilografica, a cura di Francesco Parisi, Cornuda (Treviso), Tipoteca Italiana Fondazione, 2013. Il catalogo ragionato curato da Francesco Parisi dell’opera silografica di Publio Morbiducci, inaugura una collana editoriale della Fondazione Tipoteca Italiana, pensata per documentare l’opera di tipografi e artisti legati al mondo del libro e della stampa d’arte. Morbiducci viene qui descritto come profondo e sensibile interprete del suo tempo, capace di trasmettere le speranze e le inquietudini della prima metà del Novecento. Dopo una presentazione di Silvio Antiga, presidente della Tipoteca Italiana, e una introduzione di Francesco Parisi, si entra nel vivo di questo prezioso catalogo ragionato, in cui trovano spazio le migliori incisioni del Morbiducci, disposte in ordine cronologico e divise in due sezioni: l’opera silografica e la grafica minore (ex libris, piccola grafica, tessere, decorazioni tipografiche, carte gommate, inviti, stampe d’occasione). Completano il vol. una biografia dell’incisore redatta da Mario Finazzi, un elenco delle esposizioni e una esaustiva appendice bibliografica. – Arianna Leonetti

043-110 Quaranta (Rosario), Le annotazioni autografe sul brigante Ciro Annicchiarico nella copia dei Memoirs of the Secret Societies (1821) appartenuta al generale Church, in Libri parole biblioteche, pp. 155-77.

043-111 Quarto (Francesco), Salento e antica arte della stampa nella Biblioteca Nazionale di Bari (Per i dieci anni alla “Cittadella della Cultura”), in Libri parole biblioteche, pp. 199-212. Il contributo propone una rassegna di emergenze bibliografiche dell’antica tipografia salentina, attraverso l’uso del catalogo in rete della Biblioteca Nazionale di Bari “Opac Terra di Bari”. – A.T.

043-112 Raugei (Anna Maria), Deux collections humanistes: la bibliothèque de Thou et la bibliothèque Dupuy, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 225-42. Da annoverare fra le più cospicue raccolte parigine del tempo, con i loro 12 mila circa volumi a stampa, le due biblioteche sembrano simmetriche e sovrapponibili, tanto per il profilo del posseduto quanto per quello (culturale) dei proprietari, Claude Dupuy e Jacques-Auguste de Thou. Eppure delle differenze ce ne sono, e nemmeno piccole, come ben ha fatto emergere l’a.: dopo aver infatti spigolato attentamente fra le collezioni, afferma che la biblioteca del Dupuy appare più sbilanciata in favore dei gusti e degli interessi dei suoi proprietari, al contrario di quella del Thou, in cui, invece, tutti i settori del sapere appaiono così equamente rappresentati da divenire una sorta di modello di sapere ideale che la famiglia potè usare (strumentalmente) per auto-incensarsi e consolidare il proprio potere. Corredano il pezzo quattro grafici che illustrano la tipologia del posseduto nelle due biblioteche. – E.G.

043-113 Rege (Adeline), Entre bibliothèque personelle et bibliothèque professionelle. La bibliothèque de l’architecte Simon-Louis Du Ry (1726-1799), in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 387-403. Il fatto che Simon-Louis Du Ry fosse un architetto rende di per sé eccezionale il catalogo di vendita della sua biblioteca. A ciò si aggiunga anche che, in quanto ugonotto, dovette rifugiarsi assieme alla famiglia a Cassel, in Germania, riuscendo però miracolosamente a far uscire dalla Francia i propri libri. La fonte consente quindi all’a. di delineare le dinamiche di formazione/sedimentazione, negli anni, della biblioteca, il profilo del posseduto, a cavallo fra raccolta privata e professionale («véritable cabinet de travail de l’architecte») ma soprattutto testimonia fedelmente il progressivo processo di integrazione culturale di questa famiglia di rifugiati. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. - E.G.

043-114 Rhodes (Dennis E.), Ancora per la Biblioteca del Cardinale Imperiali verso la sua dispersione, in Libri parole biblioteche, pp. 187-197. Tramite annotazioni di possesso raccolte nel corso degli anni su vari esemplari e il Catalogo degli incunaboli della Biblioteca Imperiali del 1711, l’a. ricostruisce la raccolta di incunaboli presente nella biblioteca del personaggio. Appendice in cui si segnalano i libri del XVI-XVIII sec. appartenuti al Cardinale Imperiali. – A.T.

043-115 Richardson (Brian), Aldo Manuzio and the Uses of Translation, in Collectanea Manutiana, pp. 146-170 Þ «AB» 043-044

043-116 Ricordo della visita di S. E. il Presidente della Repubblica Italiana On. Sergio Mattarella alla Biblioteca della Fondazione di Pubblica Utilità Alexander S. Onassis, Atene, 18 gennaio 2017, introduzione di Kostantinos Sp. Staikos, traduzione di Alexandra V. Vouvoussiras, Athens, Ekdoseis Aton, 2017, pp. 43, ill. Nell’ambito della sua visita ufficiale in Grecia (17-18 gennaio 2017), il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha avuto modo di visitare anche la Biblioteca della Fondazione Alexander S. Onassis, dedita alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio culturale greco (http://www.onassis.org/en/greek-library.php). Per l’occasione sono stati esposti alcuni esemplari di antiche edizioni greche, tutte stampate in Italia. Il catalogo realizzato, dopo i saluti del Presidente della Repubblica Ellenica e del Presidente della Fondazione Onassis, accoglie le immagini dei 12 pezzi esposti (7 incunaboli e 5 cinquecentine) accompagnati da un breve commento (in greco e italiano) che mette in luce il profondo interesse dell’ambiente umanistico italiano per i testi e la cultura greca classica ed ellenistica. – F.F.

043-117 Risari (Elisabetta), Novecento: tempo presente o passato remoto, «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017. Alla strettissima contemporaneità (seppure non senza alcuni sguardi verso il passato) è dedicato il saggio di Elisabetta Risari che, osservando l’evoluzione dell’editoria dal 2014 in poi, si concentra sul problema del fallimento dell’editoria digitale «nell’annoso problema della sopravvivenza dei testi» e riflette sul ruolo che in questo contesto possono ancora avere le collane editoriali, sia quelle di lusso sia quelle destinate a una più larga circolazione. Il discorso – opportunamente – si estende al problema della lettura in Italia, sia in relazione alla scuola sia in relazione alle dinamiche commerciali legate al libro tradizionale. – M.G.

043-118 Rivali (Luca), Benedetto Croce tra libri, librai, bibliografi e collezionisti. Appunti per una bibliofilia crociana, «Annali dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici», 29, 2016, pp. 439-90. In questo interessantissimo saggio l’a. apre nuovi spiragli di indagine su un argomento troppo spesso sottostimato (quando non addirittura dato per scontato) dagli studiosi di storia culturale italiana. Ci si riferisce nello specifico al rapporto effettivo che univa un colosso dell’universo intellettuale italiano quale Benedetto Croce al variegato mondo del libro. Incrociando varie fonti documentarie, viene ricostruito il rapporto tra il filosofo e alcuni esemplari importanti della sua biblioteca, tuttora conservati nella sua casa di Napoli. Studioso, collezionista, bibliofilo, amante del libro-oggetto e dell’idea di libro, il Croce che l’a. tratteggia in queste dense note ci appare sotto una luce nuova, soprattutto per quel che riguarda il suo rapporto con altre figure della cultura libraria e collezionistica del tempo, quali a esempio il senatore Ugo Da Como, di cui, tra l’altro, viene pubblicato il carteggio col filosofo pescarese. – N.V.

043-119 Rocchi (Ciaj) – Matteo Demonte, Chinamen. Un secolo di cinesi a Milano, Padova, Becco Giallo, 2017, pp. 183, ill., ISBN 978-88-9901-663-0, € 18. La graphic novel, nata come catalogo della mostra tenutasi al MUDEC di Milano dal 15 marzo al 17 aprile 2017, ricostruisce la storia della comunità cinese nella captale lombarda e in Italia. Il lavoro di ricerca negli archivi privati delle antiche famiglie italo-cinesi di Milano e le interviste ai discendenti hanno permesso di arricchire il vol. con preziosi documenti inediti. – Martina Molino

043-120 Roggero (Marina), Les voies d’accès aux livres à l’époque moderne. Le cas italien, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 289-304. Dopo aver premesso che le modalità di accesso ai libri rappresentano un aspetto significativo ma poco studiato nella storia culturale dell’epoca moderna, l’a. colloca la propria indagine fra la storia dell’alfabetizzazione e quella dell’edizione e della lettura, strutturandola lungo due direttrici: l’una volta a ricostruire i criteri mediante i quali circoscrivere/definire le aree di lettura in Italia, l’altra dedicata invece all’esame dei percorsi educativi nonché ai programmi di apprendimento veri e propri. Quello che ne esce è un quadro assai complesso e disomogeneo, che va di pari passo con il DNA della storia italiana, notoriamente policentrico, ma che ha evidenziato come la pedagogia fondata sull’apprendimento orale (voce e memoria) sia stata un denominatore comune, tanto quanto, però, un controllo sempre occhiuto da parte dell’Autorità sull’universo della lettura e della scrittura, vale a dire sull’alfabetizzazione. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-121 Rozzo (Ugo), La bibliothèque du Musæum Septalianum et autres bibliothèques italiennes du XVIIe siècle, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 205-23. Il pezzo ruota intorno alla storia della collezione, libraria e non, della famiglia milanese dei Settala, iniziata verso la fine del XVI sec. da Lodovico, dispersa, sul finire del XVII dopo la morte di Carlo Andrea (1682) e infine confluita in parte significativa alla biblioteca Ambrosiana. La ricchezza e l’ecletticità della collezione – una vera e propria Wunderkammer – portano nel 1635 Manfredo a creare il Museo Settaliano, che secondo alcuni storici dell’epoca (Terzaghi e Scarabelli, che proprio al museo dei Settala dedicarono studi meticolosi) conteneva fra i 7000 e i 9000 volumi. Ciò che arricchisce di molto tutta la vicenda – e su questo l’a. si sofferma a giusta ragione – sono da un lato i rapporti epistolari che la famiglia intrattenne via via con i più grandi intellettuali dell’epoca, dall’altro la storia di alcune grandi biblioteche redatta dallo stesso Carlo Andrea: il libro è oggi introvabile ma fortunatamente cospicue parti di esso sono stata trascritte nei volumi riguardanti il Museo Settaliano, che ci consegnano quindi informazioni preziosissime su biblioteche del calibro della Vaticana, dell’Ambrosiana e della Laurenziana, tanto per fare qualche esempio. Correda il pezzo un ricco apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-122 Rueda Ramírez (Pedro), Livres et bibliothéques itinérants. La circulation des collections particulières entre l’Espagne et la Nouvelle Espagne (XVIe - XVIIe siècles), in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 51-69. La via delle Indie occidentali permise per la prima volta una circolazione (bidirezionale) a vastissimo raggio di testi, a stampa e non. L’a. analizza da un’originale prospettiva la circolazione di alcune biblioteche da e per le Americhe: si trattava di collezioni che al momento dell’imbarco si presentavano già costituite, e che quindi permettono ancora oggi di comprendere gusti, aspirazioni e interessi di chi si lanciava verso il Nuovo Mondo oppure di chi ne faceva ritorno. I viaggiatori avevano cioè posto in atto un vero e proprio processo di selezione, poiché occorreva scegliere solo i libri davvero irrinunciabili, se non altro per questioni di spazio e di peso dei bagagli da stivare. Correda il pezzo un utile apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-123 Ruggiero (Livio), Le date di pubblicazione della Fauna del Regno di Napoli di Oronzo Gabriele Costa. Un rompicapo per zoologi e bibliofili, in Libri parole biblioteche, pp. 121-7. Il contributo ripercorre le problematiche di datazione della Fauna del Regno di Napoli di Oronzo Gabriele Costa: opera di oltre 3.700 pagine e più di 410 tavole che comparve in fascicoli non rilegati a partire dal 1829 fino al 1886. – A.T.

043-124 Ruggiero (Lorenzo), Giuseppe Castiglione da Le veglie del villaggio a Martirio e libertà, in Libri parole biblioteche, pp. 111-3.

043-125 Russo (Emilio), Per l’epistolario del Tasso (4). Le lettere mantovane del 1586-1587, in Gli archivi digitali dei Gonzaga, pp. 25-43.

043-126 Salinaro (Arcangelo), L’ esemplare del Re, in Libri parole biblioteche, pp. 117-20. Descrizione di un sontuoso esemplare (posseduto dall’a.) dell’edizione del testo di Salvatore Morelli, Brindisi e Ferdinando II, Lecce, [Del Vecchio], 1848. Il libro presenta una carta supplementare recante una dedica – firmata dell’a. del testo e rivolta a Ferdinando II di Borbone – interamente stampata in oro. – A.T.

043-127 Scapecchi (Piero), La tipografia aldina nel nuovo secolo (1501-1515), in Collectanea Manutiana, pp. 171-194 Þ «AB» 043-044

043-128 Schirg (Bernhard), Formare un poeta. Bernardino Bornato a Pavia e il modesto Fortleben letterario della poesia panegirica, in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 69-76 Þ «AB» 043-F

043-129 Sogliani (Daniela), Precisazioni sulla biblioteca di Aldo Manuzio il Giovane offerta ai Gonzaga, in Gli archivi digitali dei Gonzaga, pp. 69-80. Lo studio indaga i rapporti tra Aldo Manuzio il Giovane e la famiglia Gonzaga. Ci si concentra il particolar modo sulla corrispondenza in cui viene menzionata la raccolta libraria costituta dai Manuzio nell’arco di tre generazioni, riflettendo sull’interesse dei Gonzaga per la medesima. – A.T.

043-130 Sola grazia. I testi essenziali della Riforma protestante, a cura di Giuseppe Alberigo. Nuova edizione a cura di Domenico Segna, Milano, Garzanti, 2017, pp. 364, ISBN 978-88-11-65005-8, € 18. Intelligente ripresa di un vecchio lavoro di Alberigo che, accompagnata da una corposa introduzione, aveva presentato una saggia antologia (in italiano) di autori della Riforma, da Lutero a Melantone, da Müntzer a Zwingli, da Calvino ai riformati italiani. Il vol. attuale comprende una aggiornata Prefazione di Domenico Segna (pp. 7-77), la Introduzione di Alberigo (pp. 79-122) e quindi i testi di cui s’è detto (pp. 123-358). – Ed.B.

043-131 Tavoni (Maria Gioia), Le difficoltà incontrate dai prototipografi nel costruire la pagina a stampa, in Manuale tipografico, IV, Dedicato alla tecnica ai fini della ricerca estetica e alle carte, filigrane e inchiostri, Alpignano, Tallone, 2017, senza numero di pp. Un saggio intenso e intelligente che tenta di illustrare (con le parole) come nella tipografia delle origini si propone il “miracolo” della pagina tipografica e del suo equilibrio. La sfida costituita del tipo di carta impiegata (talvolta avanzi, anche di pezzature diverse) e le difficoltà generate dalla successiva rifilatura dei volumi rendono la ricerca difficile. E qui l’a. insiste sull’incipiente presenza della numerazione di carte (e pagine), a loro volta connesse con la creazione di indici, e sulla presenza di note, commenti, anche illustrazioni. Una preziosa introduzione a uno dei più eleganti contributi alla grafica del libro, il monumentale Manuale di Tallone che giunge così alla quarta puntata. – Ed.B.

043-132 Tedesco (Alessandro), Le raccolte epistolografiche del tipografo Tommaso Ferrando, in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 77-130 Þ «AB» 043-F

043-133 «TipoItalia1», a cura di Claudio RochaSimone Wolf, 1, 2008, ill. Primo numero della rivista TipoItalia, ideata dalla fondazione della Tipoteca Italiana di Cornuda, pubblicato nel 2008. La rivista, pubblicata in italiano e inglese, si concentra sul racconto dell’arte e della storia della tipografia italiana per promuovere la conoscenza dello stile nazionale, focalizzando i temi della grafica e del disegno dei caratteri tipografici. Di ottima fattura, e arricchito di interessanti illustrazioni e fotografie, questo primo numero tratta, in modo argomentato e puntuale, i più svariati temi. Protagoniste della prima parte sono le “lettere”, da quelle dimenticate delle insegne degli antichi esercizi commerciali, alle cassette postali e private. Rilevante anche un approfondimento sulla grafica dei caratteri, con la descrizione del classico “Dante” e il racconto della figura del grafico, calligrafo e type designer Piero De Macchi. Infine, una rassegna delle più interessanti brochure promozionali della Fonderia Nebiolo di Torino e delle più suggestive copertine della rivista “Campo Grafico”. – Pierfilippo Saviotti

043-134 «TipoItalia2», a cura di Claudio RochaSimone Wolf, 2, 2009, pp. 108, ill. Uscita dalle stampe a un anno di distanza rispetto al numero inaugurale, la seconda pubblicazione della rivista bilingue TipoItalia è un omaggio ai numeri. L’apertura è infatti dedicata ai quadranti pubblici, splendidi orologi posti su torri o campanili di città e borghi italiani. Largo spazio viene poi concesso alla numerazione civica progressiva Austriaca e Napoleonica nel nord Italia, con un approfondimento della particolare situazione di Venezia. Riproponendo un elegante apparato illustrativo e fotografico, si racconta inoltre della storia dei francobolli italiani e della particolare realtà della Pulcinoelefante di Osnago, in provincia di Lecco, bottega tipografica di Alberto Casiraghi che rappresenta uno dei rari casi nazionali di stampa al torchio con caratteri di piombo. Infine, grande interesse anche per la grafica dei caratteri, con due saggi dedicati rispettivamente alle font “Tallone” e “Stop”. – Pierfilippo Saviotti

043-135 «TipoItalia3», a cura di Sandro BerraMassimo GonzatoRiccardo OloccoClaudio Rocha, 3, 2015, pp. 126, ill. Tornata alle stampe a sei anni di distanza dall’ultima pubblicazione, la rivista TipoItalia arriva al suo terzo numero. Per la prima volta, Tipoteca Italiana, oltre a essere l’ideatore, è anche editore del progetto, con l’impegno dichiarato di una pubblicazione annuale. Grazie alla consueta collaborazione di un largo numero di autori, la preziosa rivista si compone di svariati articoli degni di nota, dedicati al tema conduttore di questo numero, ovvero le forme delle lettere nell’Italia del Ventesimo sec. Spazio così al Futurismo del tipografo-editore Frassinelli, e al Ventennio con le sue insegne “fantasma” in giro per lo Stivale. Un occhio di riguardo come sempre riservato allo stile italiano, in questo caso evidenziato dal racconto della Fonderia Reggiani di Milano e della figura di Alessandro Butti, definito un “aristocratico del carattere”, nome che ritorna di frequente nelle pagine della rivista. – Pierfilippo Saviotti

043-136 Tomasi (Franco), Muzio Manfredi e i Gonzaga attraverso le lettere, in Gli archivi digitali dei Gonzaga, pp. 45-68.

043-137 Tortorelli (Gianfranco), Modernità e tradizione. Cesare Ratta e la Scuola d’Arte tipografica a Bologna, Bologna, Pendragon, 2013, pp. 110, ISBN 978-88-8342-791-6, € 14. Per la prima volta viene proposto uno studio sulla figura di Cesare Ratta (1857-1938), tipografo, grafico, editore, ma anche promotore e insegnante della Scuola d’Arte tipografica a Bologna all’inizio del XX sec. – M.C.

043-138 Turbanti (Simona), Bibliometria e scienze del libro. Internazionalizzazione e vitalità degli studi italiani, Firenze, Firenze University Press, 2017 (‘Studi e saggi’, 170), pp. XII+166, ill. b/n, ISBN 978-88-6453-467-1, € 17,90. Frutto di una ricerca svolta nell’ambito di un dottorato in Scienze documentarie (La Sapienza Università di Roma), il vol. di Simona Turbanti si incentra sul livello di internazionalizzazione e di vitalità degli studi italiani delle discipline bibliografiche (con particolare riguardo alla biblioteconomia) italiane. Il lavoro è stato condotto seguendo una metodologia innovativa e à la page di tipo bibliometrico. Ne emergono risultati di grande interesse soprattutto laddove si evidenziano i limiti che un uso passivo delle più note (e finanziate) banche dati internazionali può presentare laddove vengano impiegate nella valutazione delle ricerche e dei ricercatori. Clamoroso, da questo punto di vista, il caso di Google Scholar cui l’a. dedica diverse pagine, che restituisce per i ricercatori italiani risultati quanto meno bizzarri, laddove non bibliograficamente contraddittori. Dopo una breve premessa di Giovanni Di Domenico, l’a. chiarisce alcuni principi legati alla comunicazione scientifica e alla citazione nei lavori di ricerca per poi definire le fonti utilizzate senza nasconderne i limiti e i problemi, soprattutto per quanto riguarda le aree non anglosassoni. Viene da chiedersi perché la bibliografia non possa (o non riesca o non voglia?) dominare la bibliometria abdicando a essa. Chiude una ampia bibliografia e alcune appendici. Non rendono purtroppo giustizia a questa intelligente indagine le illustrazioni di bassa qualità e spesso poco leggibili. – L.R.

043-139 Vallone (Giancarlo), Raimondo Vinella e Pasquale Manni, medici, in Libri parole biblioteche, pp. 141-9.

043-140 Varry (Dominique), Les morsures du «Dogue» du duc de la Vallière. Circulation libraire, ventes publiques et lecture en France au XVIIIe siécle, in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 275-88. L’abate Jean-Joseph Rive (1730-1791), a lungo bibliotecario del duca de La Vallière (militare e noto bibliofilo), fu il più colto fra i bibliografi e i bibliotecari del suo tempo. Ma anche il più caustico e pieno di sé, a quanto pare (un mastino, insomma, come racconta d’altra parte anche il titolo). L’a. si concentra sul catalogo della biblioteca personale dell’abate, venduta all’asta a Marsiglia nel 1793, e sulle sue carte, anch’esse disperse – che danno conto delle tante polemiche di cui il Rive fu protagonista – poiché come sempre restituiscono un’immagine abbastanza fedele dei gusti dei lettori e (quindi) della circolazione/commercio librario e dei meccanismi delle vendite all’asta, così frequenti a quell’altezza cronologica. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-141 Vecce (Carlo), La biblioteca perduta. I libri di Leonardo, Roma, Salerno Editrice, 2017, pp. 214, ISBN 978-88-6973-199-0, € 13. Scritto da un esperto della materia leonardesca che già più volte s’è cimentato con l’esegesi degli elenchi librari di Leonardo, il piccolo vol., più che essere un contributo alla storia di una biblioteca dispersa – per cui occorrerebbe indagare usi linguistici del proprietario, probabili edizioni (o mss.!) posseduti, etc. – vuole essere una “passeggiata” virtuale tra quegli scaffali. Certo, ripiani oggi irrimediabilmente vuoti, ma che una certa qualità affabulatoria dell’a. unita alla conoscenza dell’opera di Leonardo non meno che delle opere via via da lui lette e probabilmente meditate sa ripopolare, costruendo virtuali (ma non per questo necessariamente falsi) percorsi di lettura e di interpretazione. Detto ciò, spiace che proprio in quanto lavoro di un sicuro conoscitore della materia, il vol. diventi più discettazione letteraria che vera storia della cultura. Le note sono purtroppo pubblicate in fondo al volumetto; segue un’appendice con brevi notizie sui codici citati e una trascrizione (in caratteri minuscoli!), proprio degli elenchi librari leonardeschi che avrebbero meritato ben altro respiro e centralità; in fine l’utile indice dei nomi (pp. 203-12). –Ed.B.

043-142 Vercesi (Pier Luigi), Sulle tracce di Mehemet. Gian Paolo Marana e il suo Esploratore turco, «ALAI rivista di cultura del libro», pp. 207-21. Si raccontano le sventurate vicende biografiche del Marana (1642-1693) ma soprattutto l’intricatissima storia editoriale del suo L’Esploratore turco – romanzo storico pseudoepistolare a sfondo orientale, pubblicato per la prima volta a Parigi da Claude Barbin fra il 1684 e il 1686 – noto anche, in edizione francese, come L’espion du Grand Seigneur et ses relations secrètes envoyées au Divan de Costantinopole e come Letters writ by a Turkish spy nella fondamentale edizione inglese. Corredano il pezzo sette ill. b/n. – E.G.

043-143 Vigini (Giuliano), Promozione della lettura: la politica come miraggio, «Vita e pensiero», 1, 2017, pp. 110-5. L’a. riconduce il tema della promozione della lettura alle iniziative volute dal mondo politico (e dotate di varie coperture economiche), mettendo in discussione il proliferare di saloni del libro sul territorio nazionale. – Ed.B.

043-144 Villari (Susanna), Critica letteraria, filologia, bibliografia nell’età contemporanea, in Quattro conversazioni di filologia, pp. 23-40. Analisi di alcuni problemi metodologici che riguardano un settore che in Italia ha conosciuto un notevole sviluppo a partire dagli anni Settanta del Novecento, l’ecdotica dei testi tràditi da stampe: nella recensio, occorre valutare attentamente «se una successiva edizione a stampa introduce davvero innovazioni editoriali o se le lezioni divergenti o gli errori attestati siano stati ereditati da un particolare esemplare dell’edizione precedente le cui varianti fossero ascrivibili a una diversa fase della tiratura (le cosiddette “varianti di stato’)» (p. 31), operazione particolarmente delicata quando si presupponga la presenza dell’autore in tipografia, nel qual caso la filologia dei testi a stampa condivide gli obiettivi della filologia d’autore; il concetto di “esemplare ideale”, con la differenza, non sempre chiara nei cataloghi, tra segnatura (le sigle impresse sui fascicoli del libro) e formula di collazione (l’organizzazione dei fascicoli dell’esemplare ideale); l’affidabilità non sempre assoluta dell’impronta (sequenza alfanumerica che si ricava da pagine e righe di un libro) nell’identificazione di edizioni diverse. La filologia dei testi a stampa impone tempi di ricerca assai lunghi, competenze multidisciplinari e risorse notevoli: «ciò giustifica in parte, allo stato attuale, lo scarso numero di edizioni critiche rigorosamente condotte e portate a termine con i criteri della filologia dei testi a stampa» (p. 40). – L.Ma.

043-145 Vincenti (Giovanni), Una nuova scheda per gli annali tipografici di Giovan Bernardino Desa da Copertino, in Libri parole biblioteche, pp. 245-50. L’a. segnala una nuova edizione – datata al 1585 – che va ad ampliare gli annali tipografici di Giovan Bernardino Desa di Copertino; in Appendice si riportano tutte le edizioni finora ritrovate stampate da Giovan Bernardino Desa. – A.T.

043-146 «Vivai», Libro d’artista, Torrita di Siena, catalogo a cura di Maria Gioia Tavoni, Torrita di Siena, Tipografia Rossi, 2017, 81 pp., col., ISBN 978-88-99530-13-6, s.i.p. Questo interessante libello ospita il catalogo del concorso per libri d’artista riservato agli under 30 organizzato dalla Fondazione Torrita Cultura. Alle opere degli undici artisti in concorso si affiancano alcuni saggi incentrati sull’importanza della cultura (e della cultura del libro in particolare) quale elemento di spinta per il progresso umano dei giovani del terzo millennio. Chiude questo bel volumetto una sezione contenente le opere fuori concorso. – N.V.

043-147 Vivarelli (Maurizio), La forma del libro: immaginare i ‘classici’ del Novecento, «Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria», 2, 2017. Muovendo dalla prospettiva della Pathosformeln warburgiana, l’autore indaga il concetto di ‘classico’ del Novecento e le riporta alla ‘forma del libro’, cioè alla sua attuale doppia natura tra cartaceo e digitale. Alcune rilevanti considerazioni sono dedicate agli elementi tradizionali del libro cartaceo (e obliterati dall’editoria elettronica) come la copertina e il design complessivo della collana e sulla funzione che essi hanno avuto e continuano per la definizione di ‘classico’. – M.G.

043-148 Volpilhac-Auger (Catherine), La bibliothèque de Montesquieu à La Brède: un état des lieux (septembre 2013), in Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne, pp. 307-23. La biblioteca di Montesquieu presso il castello di famiglia di La Brède è ben nota e studiata, data la sua rilevanza. All’a. non interessa quindi un supplemento di indagine a riguardo; piuttosto, le preme di fare il punto sullo stato delle conoscenze, e alla luce di esse delineare nuove prospettive di lavoro in vista di un duplice obiettivo: da un lato il completamento dell’edizione di tutte le opere del filosofo (rispetto alla quale le vicende della biblioteca sono evidentemente imprescindibili), dall’altro un’analisi delle sue raccolte in quanto perfetto esempio di biblioteca ideale di Ancien Règime. Questo anche per supportare il progetto Bibliothèque virtuelle de Montesquieu volto a ricostruire nel dettaglio il rapporto fra il filosofo e i suoi libri. Correda il pezzo un apparato di note a piè di pagina. – E.G.

043-149 Zanini (Marco), «La mia fiamma in sen non celo». Camilla Solar d’Asti Fenaroli e Giovanni Alvise Mocenigo nelle carte dell’archivio della Fondazione Ugo Da Como, in La lettura e i libri tra chiostro, scuola e biblioteca. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, pp. 231-44 Þ «AB» 043-F

Indici di recensioni e segnalazioni

ABEI 1

ALAI 2

Aldo Manuzio 5, 7, 20, 44, 102, 115, 127

Antiquariato e collezionismo 41, 65, 118

Archivi 3

Autografi 63

Bibbia G

Bibliometria 138

Biblioteca di Via Senato 16-18

Dante 12

Editoria contemporanea 105, 117, 143

Editoria del ’400 C, 35, 131

Editoria del ’500 B, H, J, 28, 56, 73, 104, 111, 145

Editoria del ’600 B, 57, 83, 142

Editoria del ’700 15, 53, 85

Editoria dell’800 36, 60, 74, 91, 92, 106, 110, 123

Editoria del ’900 23, 25, 40, 43, 54, 62, 72, 81, 87, 90, 119, 137, 147

Editoria greca E, 116

Filologia italiana 58, 59, 64, 71, 74, 78, 79, 144

Fotografia 66

Francesco di Paola 50

Futurismo 45

Gonzaga 3, 29, 97, 125, 129, 136

Grafica 43, 108, 133-135

Legatoria 67

Libri a Brescia F, 10, 14, 28, 30, 31, 96, 128, 132, 149

Libro d’artista 146

Lutero H, 56, 130

Manoscritti 38, 70, 80, 93

Miniatura 9

Periodici antichi D

Privilegi di stampa 76

Redazione editoriale 46, 86

Silografia 34, 73, 109, 137

Sozomeno da Pistoia 38

Storia della carta 21, 48

Storia della scrittura A, I, 22, 33, 42, 49

Storia delle biblioteche 4, 6, 8, 10, 11, 13, 14, 19, 24, 26, 32, 35, 37, 51, 55, 75, 77, 82, 84, 88. 89, 94, 95, 98, 99, 103, 112-114, 118, 120-122, 140, 141, 148

Terra Santa 47

 

Cronache

Convegni

 

Crossing Borders, Crossing Cultures. Popular Print in Europe (1450-1900), Trento, Fondazione Kessler, 15-18 giugno 2017. Organizzato dalla Fondazione Kessler e dall’Istituto storico italo-germanico in collaborazione con la Universiteit Utrecht, il convegno Crossing Borders, Crossing Cultures ha offerto la possibilità di uno sguardo complessivo a livello europeo sul fenomeno dell’editoria di larga circolazione. La ampia rappresentatività dei territori nazionali coinvolti e insieme la possibilità di un confronto organico sulle tematiche evocate costituiscono sicuramente la forza dell’iniziativa. Essa si inquadra in un più vasto progetto di ricerca coordinato da Jeroen Salman, European Dimensions of Popular Print Culture che ha saputo raccogliere per il convegno organizzato a Trento un qualificato gruppo di ricercatori a livello internazionale: di certo gli atti renderanno ragione di tale ricchezza. Occorre però notare qui alcuni limiti dell’iniziativa che ha proposto una due giorni interamente in lingua inglese, senza la messa a disposizione di materiali e abstract anche in altre lingue (che per un istituto italo-tedesco può sembrare un paradosso…). Innanzitutto l’attenzione è stata programmaticamente limitata ai temi delle edizioni di argomento letterario, di divulgazione medica e di natura informativa (totalmente assente – a es. – la prospettiva religiosa), il che è assieme troppo e troppo poco per una comprensione complessiva del fenomeno, specie se applicato all’intera Europa (occidentale) e a un arco cronologico così vasto. In secondo luogo il convegno è parso piuttosto “catapultato” nel contesto trentino senza un reale tentativo di rapporto con la realtà locale, a cominciare dal caso “Simonino”: ammirevole, invece, la piccola ma preziosa esposizione organizzata per l’occasione dalla Biblioteca Comunale di Trento “Stampe popolari dei secoli XVI-XIX”, che partiva proprio dalla pubblicistica relativa al culto del santo. In terzo luogo è spiaciuto che, peccando di una forte autoreferenzialità, nella relazione introduttiva al convegno uno degli studiosi maggiormente impegnati sul tema abbia preferito, più che analizzare la problematicità delle questioni evocate, concentrarsi su una presentazione dei progetti sviluppati a St. Andrews e delle pubblicazioni fin qui realizzate, argomenti sui quali anche il pubblico italiano è già pienamente informato (si veda «La Bibliofilia», CXIX (2017), pp. 159-171). – Ed.B.

Poco a poco. L’apport de l’édition italienne dans la culture francophone. Tours, Centre d’Etudes Supérieures de la Renaissance - Paris, Bibliothèque Mazarine, 27-30 giugno, 2017. Il convegno ha unito il progetto per le celebrazioni del sessantesimo delle attività del CESR di Tours, con un convegno dedicato ai rapporti franco-italiani nel XVI sec. Il centro, un ente di ricerca legato all’Università di Tours ma sostenuto anche da finanziamenti delle istituzioni locali e nazionali francesi, costituisce uno dei punti di eccellenza delle ricerche internazionali sul Rinascimento: ampio spazio è da sempre dedicato al mondo del libro, dell’editoria e delle biblioteche. Nell’ambito dell’anniversario del CESR si pone la manifestazione tenutasi il 26 giugno che ha visto innanzitutto una lezione inaugurale di Jean Balsamo dedicato alla fortuna francese della Civil conversazione di Marco Guazzo, nonché la consegna di medaglie commemorative allo stesso Balsamo e a Nicole Bingen, studiosa delle edizioni italianissantes. È stata anche organizzata una mostra bibliografica che ha documentato non solo l’attività editoriale (soprattutto atti di convegni e pubblicazioni delle ricerche condotte presso il Centro) ma anche l’attento lavoro di documentazione condotto dalla biblioteca, non a caso una delle meglio fornite del settore. Il convegno vero e proprio si è sviluppato invece tra Tours e Parigi nei giorni 27-30. Ecco un viaggio ininterrotto tra editori, scrittori, traduttori e lettori in bilico tra mondo culturale italiano e mondo francese. Si è trattato del convegno conclusivo del progetto settennale dedicato a L’édition italienne dans l’éspace francophone à la première modernité, Editef: in tal senso non solo è stata l’occasione per riprendere e sviluppare un ampio discorso corale già avviato, ma anche per lanciare nuove linee di una ricerca che si è dimostrata particolarmente azzeccata. Molte ricerche sono state sviluppate all’interno del progetto, sia quelle immaginate al momento solo in formato digitale (come le ricerche sul libro italiano in Normandia) sia quelle approdate invece a volumi a stampa (a es. Gabriele Simeoni, cui è stato dedicato un volume di studi, preceduto però da ben tre diverse esposizioni virtuali on line). Pur nella vastità della prospettiva, anzi proprio nella volontà di mantenere, fatta salva la centratura dell’argomento, una apertura a 360°, il convegno si è mostrato coeso sul tema offrendo ottimi contributi sia innovativi sia di sistemazione di fenomeni o episodi già noti, ma qui illuminati di nuova luce. Da notare due aspetti fortemente positivi. Da un lato la volontà di affiancare a studiosi già noti e affermati le figure di giovani capaci che hanno potuto presentare le proprie ricerche. Dall’altro il tono seminariale e poco accademico, amante del dialogo e della discussione, dell’essere più che dell’apparire. L’ampio programma, quasi in pieno rispettato, preannuncia un denso e interessantissimo volume di atti. – Ed.B.

Mostre

 

Libri italiani. Lecteurs français. (XVe- XVIIe siècle), Exposition Bibliothèque Mazarine, Parigi, 30 giugno-29 settembre 2017. Allocata nella mirabile cornice della Biblioteca Mazarina, questa bella esposizione bibliografica riguarda materiale posseduto dalla suddetta istituzione, ed è concentrata sostanzialmente su due assi concettuali. Il primo riguarda le testimonianze della produzione editoriale italiana della prima età moderna. Volutamente si è in questo caso esclusa la grande editoria letteraria, per soffermare l’attenzione su prodotti librari diversi, talvolta anche decisamente minori o stravaganti. La cifra comune è quella dell’uso della lingua volgare, che caratterizza una larga porzione della produzione libraria italiana del periodo. Nell’ambito del crescente interesse francese per il mondo, la cultura e la lingua italiana si colloca perciò una diffusa attenzione ai libri in italiano, non solo quelli di argomento propriamente letterario, ma anche quelli legati a un sapere più pratico, più specialistico, spesso supportato come ausilio indispensabile dall’illustrazione nelle sue diverse realizzazioni tecniche e nei suoi diversi usi comunicativi. Il materiale esposto si concentra, infatti, in sezioni via via dedicate a mascalcia ed equitazione, giochi e libri di giochi, astrologia, scienze e libri dei segreti, mnemotecnica e calcolo matematico, feste e balli. A tale scelta fa da corollario un prestigioso gruppo di libri che mostrano attraverso note di possesso, ex libris o legature alle armi la provenienza da lettori illustri, da Rondard a Caterina de Medici, a una serie di reali francesi. Collegata al convegno Editef di Tours, l’esposizione merita senza dubbio di lasciare una traccia stabile: ne è promessa la pubblicazione proprio nel catalogo del progettato volume di atti relativo al convegno di Tours. – Ed.B.

Longobardi. Un popolo che cambia la storia, a cura di Gian Pietro Brogiolo e Federico Marazzi, Pavia, Castello Visconteo, 2 settembre-13 dicembre 2017. L’esibizione mette in mostra gli usi e costumi dei Longobardi, capaci di assimilare molti elementi dalle popolazioni autoctone assoggettate, ma senza mai perdere di vista la tradizione del proprio popolo. Una sostanziosa sezione del percorso espositivo è dedicata a sondare il rapporto tra questa popolazione di origine germanica e la scrittura: un gesto carico di arcana sacralità, destinato a legittimare il potere religioso e temporale. Da tali presupposti si comprende la necessità di esibire un cospicuo numero di epigrafi, ma la mostra non manca di riservare un piccolo spazio anche ai codici manoscritti. La Stiftsbibliothek di San Gallo contribuisce alla mostra con un codice membranaceo dell’Edictus Rothari, compilato tra il VII e VIII sec. (segn. Cod. 730), dove spiccano le iniziali composte di pesci, uccelli o terminanti in teste di piccoli draghi, probabilmente d’influenza irlandese. Stonano un poco le copie anastatiche del Codex legum Langobardorum proveniente dalla Badia di Cava de’ Tirreni e dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli, anche se si comprendere che l’assenza degli originali sia dovuta alla rarità e allo straordinario valore storico. Molto interessante il manoscritto con l’Editto di Rotari e altre disposizioni aggiunte da Grimoaldo e Liutprando prestato dalla Biblioteca Capitolare di Vercelli (segn. Cod. CLXXXVIII): il testo, redatto da più copisti in onciale, è impreziosito da rubriche color rosso aranciato e iniziali a motivi geometrici, fitomorfi e antropomorfi, oltre a essere corredato da un ampio apparato di note. Un touchscreen consente di sfogliare il codice 413 della Biblioteca Nacional de España, anch’esso contenente una raccolta di leggi longobarde, compilata intorno alla metà del XI sec. Sarebbe stato bello concludere la visita ammirando dal vivo la coperta del Vangelo di Lindau della Morgan Library, ma purtroppo ci viene esibita soltanto in fotografia: ci si accontentare di osservare da vicino un frammento della coperta di un evangelario in lega di rame e smalto claissoné, insieme a una coppia di placchette floreali del Museo Archeologico Nazionale di Venafro. Il catalogo della mostra è Longobardi. Un popolo che cambia la storia, a cura di Gian Pietro Brogiolo, Federico Marazzi e Caterina Giostra, Milano, Skira, 2017, ISBN 978-88-572-3516-5, € 45, di cui si segnala la sezione dedicata alla scrittura e pittura con i saggi di Carlo Bertelli (La cultura artistica), Nicholas Everett (La cultura letteraria dell’Italia longobarda), Flavia De Rubeis (I Longobardi e la scrittura) e Daniele Ferraiulo (La scrittura e i suoi media: le epigrafi) – D.M.

 

Taccuino

a cura di R.V.

Iniziative C.R.E.L.E.B.

Il sabato del bibliofilo. 

Incontri coi libri preziosi della Biblioteca Braidense

30 settembre 2017, ore 10

21 ottobre 2017, ore 10

11 novembre 2017, ore 10

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. Sala Maria Teresa

Con sabato 30 settembre il Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB) dell´Università Cattolica di Milano e la Biblioteca Nazionale Braidense riprendono il ciclo di incontri dedicati alla storia del libro e della cultura.

§ sabato 30 settembre

Edoardo Barbieri, L’antica Vita dell’Anticristo illustrata: un unicum della Braidense 
La figura dell’Anticristo richiama sempre un certo morboso interesse (basta in proposito uno sguardo in Internet). Eppure nella tradizione cristiana (ma in qualche modo anche in quelle ebraica e islamica) l’Anticristo costituisce un passaggio fondamentale nei racconti escatologici sulla fine del mondo. Fu intorno al X secolo che il monaco Adso di Montier-en-Der fornì un racconto organico delle vicende a lui relative con la misteriosa nascita, lo sviluppo del suo potere, la persecuzione dei veri credenti, la tragica fine. Da tale sviluppo narrativo alcuni secoli dopo prende il via una complessa tradizione di testi illustrati prima silografici, poi anche tipografici, ma sempre accompagnati da figure. La Biblioteca di Brera conserva in copia unica al mondo una Vita dell’Anticristo impressa a Milano nel 1496 arricchita da 20 illustrazioni. 

§ sabato 21 ottobre

Stefano Cassini, Bartolomeo Scappi e il suo ricettario: un "celebrity chef" e la gastronomia del Rinascimento
§ sabato 11 novembre

Arianna Leonetti, Editoria fascista e persecuzioni razziali: I protocolli dei savi di Sion 

Ingresso libero

Per informazioni: www.braidense.it

 

Metodologia della ricerca in discipline umanistiche e bibliografiche 2017

26-27 ottobre 2017

Lonato del Garda (BS), Fondazione Ugo Da Como - Università Cattolica di Brescia, Sala Chizzolini

§ Giovedì 26 ottobre 2017 - Lonato del Garda (BS), Fondazione Ugo Da Como

ore 14.00 Visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como

ore 15.00 Rocca di Lonato - Presiede Edoardo Barbieri (Direttore del CRELEB, Università Cattolica di Brescia)

Rudj Gorian (Collaboratore del CRELEB), I periodici del Settecento in contesto bibliologico: esempi, considerazioni, potenzialità di ricerca

ore 16.30 Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore), Per la ricostruzione storica di una raccolta libraria privata: il caso di Ugo Da Como

ore 18.30 Rinfresco

ore 19.45 Cena conviviale a Lonato (su prenotazione)

§ Venerdì 27 ottobre 2016 - Università Cattolica di Brescia, Sala Chizzolini

ore 9.00 presiede Luca Rivali (Università Cattolica di Brescia)

Saluto: Mario Taccolini (Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche, Università Cattolica di Brescia); Sergio Onger (Presidente Fondazione Ugo Da Como di Lonato)

ore 9.15 Marielisa Rossi (Università di Roma Tor Vergata) - Piero Innocenti (già Universtià degli Studi di Viterbo), Machiavellerie: per una bibliografia delle edizioni dell'opera di Nicolò Machiavelli nei secoli XVI e XVII

ore 12.45 Pranzo

ore 14.00 Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore) - Pier Angelo Goffi (Fondi storici e archivi - Università Cattolica del Sacro Cuore), Per la conoscenza della Biblioteca di Storia delle Scienze "Carlo Viganò"

ore 15.00 Conclusione dei lavori

La partecipazione al seminario è gratuita. La Fondazione EULO (Ente Universitario Lombardia Orientale) offre l'ospitalità per alcuni partecipanti non bresciani.

Per informazioni: creleb@unicatt.it tel. 02.7234.2606 – 030.2406.260

Iscrizione: http://centridiricerca.unicatt.it/creleb-2017-metodologia-della-ricerca-in-discipline-umanistiche-e-bibliografiche-2017

 

Libri antichi e biblioteche digitali, tra catalogazione e fruizione virtuale del patrimonio culturale. Un colloquio internazionale a Gerusalemme

Ancient books and digital libraries, between cataloguing and virtual fruition of the cultural heritage. An international meeting in Jerusalem

8 novembre 2017 ore 14.00-17.00

Jerusalem - room St. Francis, Custody of Holy Land, New Gate – Jerusalem

Welcome: p. Francesco Patton o.f.m., Custos of the Holy Land, Jerusalem; Fabio Sokolowicz, Console Generale d’Italia a Gerusalemme; Pierre Cochard, Français Consul General in Jerusalem; Christos Sofianopoulos, Consul General of Greece in Jerusalem

Chair: Edoardo Barbieri, Director of the CRELEB Università Cattolica, Milan

Lecture: Konstantinos Staikos, Book Historian, Onassis Foundation, Athens       

Discussion and coffe break

Communications: Agamemnon Tselikas, Director Center for History and Palaeography, National Bank of Greece Cultural Foundation, Athens; Tsafra Siew, KTIV The International Collection of Digitized Hebrew Manuscripts, The National Library of Israel, Jerusalem; p. Paweł Trzopek o.p., Director Bibliothèque de l’École Biblique de Jérusalem; Alessandro Tedesco, Tutor of Master in Professional Publishing, Catholic University, Milan

Conclusions: p. Lionel Goh o.f.m., Director of the General Library of the Custody of Holy Land, Jerusalem

On the same occasion from 7th–9th November 2017 the Custody of the Holy Land will host the exhibition 1217-2017 - 800 Years of Franciscan Presence in the Holy Land: Francis of Assisi through the ancient books of the Custody of the Holy Land

For informations, contact the scientific secretary Alessandro Tedesco Ph.D. (alessandro.tedesco@unicatt.it) or the Library tel. +972 2 62 66 756

 

Inaugurazione della mostra I cataloghi d’antiquariato Hoepli

16 novembre 2017

Milano, Università Cattolica

In preparazione; per informazioni:

creleb@unicatt.it

 

Engaging the reader 2017 - La Babele delle lingue? I mille linguaggi dell’editoria contemporanea

A cura del Master Professione Editoria cartacea e digitale

17 novembre 2017 ore 9.30-16.00

Università Cattolica di Milano, Largo Gemelli, 1 Aula Pio XI

ore 9.30

Introduzione di Edoardo Barbieri (Direttore del Master Professione Editoria)

Lectio di Ricardo Franco Levi (Presidente di AIE – Associazione Italiana Editori)

ne discute Ottavio Di Brizzi (Marsilio)

ore 11.30

Tavola rotonda: Esperienze creative di comunicazione editoriale

Intervengono:

Pietro Biancardi (Iperborea e Libreria Verso)

Orfeo Pagnani (Exorma e Modus legendi Billy, il vizio di leggere)

Marino Sinibaldi (Radio 3 e Fahrenheit)

Modera Paola Di Giampaolo (Coordinamento e sviluppo del Master Professione Editoria)

ore 13.00

Aperitivo

ore 14.30

Assegnazione premi Ancora Aldina a Giuliano Vigini e Master Professione Editoria a Andrea Angiolini (Il Mulino), Elena Pace (Aurion Servizi Editoriali) e Donata Schiannini (Studio Lemmari)

Presentazione del volume Dal testo al libro di (Editrice Bibliografica), a cura degli allievi e docenti del Master in Professione Editoria

Consegna diplomi agli allievi del Master e presentazione della nuova edizione

ore 16.00

Conclusioni

 

Inaugurazione della mostra “Ad stellam” antichi libri e testimonianze del pellegrinaggio in Terra Santa

21 novembre (mostra aperta fino al 6 gennaio)

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, Sala Maria Teresa

 

“Al sancto Iherusalem”. Resoconti di pellegrinaggi in Terra Santa fra Medioevo ed Età moderna. Convegno internazionale

martedì 5 dicembre 2017 ore 9.30-17

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense - Sala Teresiana

Ore 9.30 saluti

Presiede Edoardo Barbieri

Marco Giola (ECampus), Il “Libro d’Oltramare” di Niccolò da Poggibonsi e le sue redazioni

Cristina Acidini (Accademia delle Arti del Disegno di Firenze), L’avventura letteraria del viaggio in Terra Santa dell’orafo fiorentino Marco Rustici

Marzia Caria (Università LUMSA di Roma), “Incomençano le peligrinatione de la cità sancta de Ierusalem”: il viaggio in Terra Santa di Francesco Suriano

Gabriele Nori (ricercatore), Sul “Libro del viaggio di Gerusalemme” di Marco Lusardi piacentino

Luca Rivali (Università Cattolica, Milano), Repertoriare il viaggio: bibliografi e bibliografie di Terra Santa tra Otto e Novecento

Pausa

Ore 15.00

Presiede Luca Rivali

Michele Campopiano (University of York), Le guide di Terra Santa di Francesco Suriano e Paul Walther von Gueglingen

Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Brescia), L’editio princeps bolognese del viaggio dello pseudo-Noè Bianco

Alessandro Tedesco (Università Cattolica di Milano), Le raffigurazioni dei Luoghi Santi attraverso le antiche edizioni di viaggiatori e pellegrini

Marco Galateri (collezionista), I francescani e il pellegrinaggio in Terra Santa in Età moderna: per un censimento

Guido Gentile (Deputazione subalpina di Storia Patria), Dall’immaginario del pellegrinaggio all’evocazione della Terra Santa nei Sacri Monti

 

Letteratura e cristianesimo. “Cattedra Alessandro Manzoni” a S. Carlo al Lazzaretto

Ciclo di incontri: ottobre 2017-maggio 2018

Milano, Chiesa di S. Carlo (S. Carlino) al Lazzaretto - Largo Bellintani, 1

In preparazione; per informazioni:

creleb@unicatt.it; cattedramanzoni@yahoo.com

 

Incontri, mostre e seminari

Mostra S. Giacomo – I Libri Ritrovati, a cura di Romilda Saggini

Dal 16 settembre al 15 ottobre

Savona – Pinacoteca civica di Savona

La Mostra è sostenuta dal Rotary Club di Savona, con il contributo della Fondazione de Mari e la collaborazione del Comune, della Diocesi, del Seminario Vescovile e dell’Associazione Amici del San Giacomo.

 

Viaggio nel corpo umano nel tempo. Atlanti anatomici dal XV al XIX secolo. Mostra bibliografica e iconografica

Fino al 18 settembre 2017

Napoli, Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III

Prorogata fino al 18 settembre la mostra – pensata nell’ambito della XXXI edizione di Futuro Remoto, il cui tema quest’anno non a caso si intitola Connessioni – propone un’accurata serie di manoscritti e volumi a stampa che testimoniano l’evoluzione della raffigurazione anatomica dal XV al XIX secolo, così da offrire ai visitatori un avvincente viaggio nella storia della medicina attraverso la rappresentazione figurativa del corpo umano.

Per informazioni:

tel. 081-7819111

 

Giornate Europee del Patrimonio: “Cultura e Natura”

19-24 settembre 2017

Roma, Biblioteca Angelica. Salone Vanvitelliano

In collaborazione con la Galleria Gagosian di Roma, sarà esposta una delle nuove sculture di Davide Balula; nell’occasione verrà esposta una preziosa edizione, proveniente dal cospicuo fondo antico della Biblioteca, dell’opera di Stefano degli Angeli: Della gravità dell'aria e fluidi, esercitata principalmente nei loro homogenei. Nel volume, stampato a Padova nel 1671, il matematico si interroga su questioni quali la gravità e la materia.

Contestualmente saranno visibili la rara edizione del 1638 dei Discorsi e dimostrazioni matematiche di Galileo Galilei e l’opera Philosophia Naturalis principia mathematica nella quale Isacco Newton descrive la legge di gravitazione universale, considerata una delle più importanti opere del pensiero scientifico.

Apertura straordinaria nei giorni:

- sabato 23 dalle 10 alle 18

- domenica 24 dalle 10 alle 14

Per informazioni:

http://www.bibliotecaangelica.beniculturali.it

 

L’uomo e lo spazio: percezione e rappresentazione del paesaggio nella documentazione dell’Archivio di Stato di Genova

20 settembre, ore 17,30

Genova, Biblioteca Universitaria - Sala conferenze

Si tratta di una conferenza di Stefano Gardini, archivista e storico, che si inserisce a margine delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) promosse dal MIBACT, cui la Biblioteca, in collaborazione con altri partners, ha deciso di aderire attraverso una serie di iniziative autonome (conferenze, una mostra, un reading, alcuni percorsi storici guidati ed altro ancora) raccolte sotto il titolo GEP Naturalia&Artificialia: conferenze, mostra e altro ancora, (Genova, 19-29 settembre 2017).

Per informazioni:

bu-ge@beniculturali.it

tel. 010-254641 / 010-2546464 / 010-2546441

 

New trends in children’s book publishing

21 settembre 2017

Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio - Sala dello Stabat Mater

ore 14,30-17,30

Si tratta di un convegno sul tema dei libri per ragazzi che farà parte della riunione della Federation of European Publishers (FEP), organizzata da AIE (Associazione Italiana Editori) e Bologna Children’s Book Fair.

Per informazioni:

tel. 051-276811

 

Giornata tassiana 2017

22 settembre 2017

Bergamo, Biblioteca civica Mai - Sala Tassiana e Atrio Scamozziano

L’annuale appuntamento organizzato dal Centro di Studi Tassiani di Bergamo si articola, quest’anno, in due momenti: l’incontro con Mariateresa Girardi – studiosa di Bernardo e Torquato Tasso nonché autrice di importanti contributi sulla Gerusalemme liberata, sulla Conquistata e sulle postille tassiane – e a seguire il conferimento del “Premio Tasso 2017”, giunto ormai alla 47a edizione. La giornata si concluderà con la presentazione di una mostra bibliografica (allestita nell’Atrio Scamozziano) dedicata allo scambio epistolare fra Torquato Tasso e il cugino Ercole, che non solo getta luce su aspetti biografici privati dei due, ma propone anche al visitatore notevoli spunti di riflessione rispetto al tema del matrimonio e della famiglia.

ore 17

Saluti di Maria Elisabetta Manca (Direttrice della Biblioteca civica di Bergamo); introduzione di Luca Bani (Presidente del Centro di Studi Tassiani di Bergamo); Mariateresa Girardi (Università Cattolica di Milano), La Gerusalemme tassiana e le cronache della prima crociata

ore 17.45

Proclamazione e assegnazione del Premio Tasso 2017 a Mauro Ramazzotti per il saggio Un ‘nuovo’ autografo di Bernardo Tasso: l’epitalamio per le nozze di Federico II Gonzaga e Margherita Paleologo

ore 18

Presentazione della mostra Torquato ed Ercole Tasso, la famiglia e il matrimonio, a cura di Massimo Castellozzi (Centro di Studi Tassiani) e Lorenza Maffioletti (Biblioteca Civica Mai - Centro di Studi Tassiani)

Per informazioni:

tel. 035-399430/431

 

Conoscere il mondo. Viaggio attraverso le collezioni della Biblioteca Medicea Laurenziana

23 settembre 2017, ore 9.45-13.15 e ore 15-19

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana

Firenze, Biblioteca Riccardiana

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, le Biblioteche Medicea Laurenziana e Riccardiana organizzano un evento congiunto che si svolge durante l’intera giornata, nella mattina in Biblioteca Medicea Laurenziana e nel pomeriggio presso la Biblioteca Riccardiana.

La Biblioteca Medicea Laurenziana presenta sei manoscritti che illustrano, in varie epoche, la rappresentazione del mondo conosciuto.

L’esposizione si apre con un manoscritto del IX secolo in cui l’ecumene è rappresentato in forma piatta e rettangolare; seguono tre mappamondi datati ai secoli XII-XV, che mostrano caratteristiche differenti. Nel primo sono evidenziate le zone climatiche, nel secondo, il cosiddetto mappamondo a T, sono rappresentati i tre continenti, Europa, Asia e Africa, nel più recente la terra è posta al centro della sfera celeste.

Altri due codici mostrano due grandi planisferi, uno datato alla seconda metà del XV secolo che mostra le terre conosciute dalla Groenlandia all’Africa all’india; l’altro, del 1543, presenta anche le Americhe e l’indicazione della circumnavigazione del globo di Magellano.

Dalle ore 15 alle 19, saranno aperte al pubblico le sale monumentali della Riccardiana.

Nell’occasione sarà organizzata una mostra di manoscritti miniati e antiche edizioni a stampa dedicata al tema delle Giornate Europee del Patrimonio 2017: Cultura e natura. 

 

Presentazione del Catalogo degli incunaboli della biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a cura di Piero Scapecchi (Firenze, 2017; Lo scaffale della Biblioteca. Materiali della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze)

23 settembre 2017, ore 17

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale - Sala Galileo

La presentazione del catalogo dell’imprescindibile collezione di incunaboli della biblioteca è stata pensata in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) promosse dal MIBACT.

Intervengono:

Luca Bellingeri (Direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze)

Pasqualino Avigliano (Responsabile Incunaboli e Fondi Orientali della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma)

Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano)

Amedeo Quondam (già Università La Sapienza di Roma)

Per informazioni:

bnc-fi@beniculturali.it

tel. 055 24919 280 / 055 24919 267

 

...tutto il resto è fiaba: favole e fiabe della tradizione europea nella “Biblioteca Internazionale del Fanciullo”

23 settembre 2017, dalle ore 17,30 alle ore 19,30

Roma, Biblioteca Statale Antonio Baldini

Mostra pensata dalla Biblioteca in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) promosse dal MIBACT. Si tratta di una straordinaria selezione di opere di favolisti classici allestita con materiali interamente provenienti dal “Fondo Biblioteca Internazionale del Fanciullo” – posseduto appunto dalla Biblioteca statale Antonio Baldini – che vanta una consistenza di 4500 volumi della più diversa provenienza, in cui sono rappresentate tutte le aree linguistiche mondiali.

Per informazioni:

bs-bald@beniculturali.it

tel. 06-67235143

 

Incunaboli in mostra

23 e 24 settembre 2017 - 8 ottobre 2017

Mercogliano (AV), Biblioteca Statale di Montevergine - Sala F

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) e delle “Domeniche di carta” (8 ottobre 2017) promosse dal MIBACT, la Biblioteca ha allestito una mostra in cui vengono esposti al pubblico 8 dei suoi 35 incunaboli (6 in originale e 2 in riproduzione fotografica), di cui a breve sarà disponibile, in aggiunta a quello on line, anche il relativo catalogo cartaceo.

Per informazioni.

bmn-mnv.reference@beniculturali.it

tel. tel. 0825787191

 

Tito Livio e la Padova romana nelle collezioni della Biblioteca

23-24 settembre

Padova, Biblioteca Universitaria - Sala Lettura

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) promosse dal MIBACT, e nella ricorrenza del bimillenario della morte dello storico Tito Livio (59 a.C-17d.C), la Biblioteca offre una mostra di manoscritti e libri, antichi e moderni, realizzati con tecniche ed in epoche diverse, molti dei quali corredati da pregevoli apparati illustrativi e didascalie. In particolare saranno esposti: il manoscritto umanistico MS.1414, alcuni incunaboli e diversi volumi del XVI secolo e successivi. Inoltre, in sezioni separate, verrà offerta al visitatore una scelta dei numerosi commenti e degli studi, delle riprese e delle traduzioni del testo liviano, nonché un’antologia delle opere sui monumenti funebri eretti allo storico. Conclude il percorso espositivo una panoramica dei resti romani nel territorio cittadino.

Per informazioni:

bu-pd@beniculturali.it

tel. 049-8240211

 

“Tutta l’arte è imitazione della natura” (Seneca)

23-24 settembre 2017

Cagliari, Biblioteca Universitaria

Nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) promosse dal MIBACT la Biblioteca, attingendo a materiali propri, ha allestito una mostra di libri antichi e stampe d’arte originali, adatte a descrivere le svariate declinazioni con cui si può interpretare il tema proposto quest’anno (interazione dell’uomo con l’ambiente ed evoluzione del rapporto uomo-natura).

Per informazioni:

bu-ca@beniculturali.it

tel. 070 661021

 

Esposizione del volume Della gravità dell’aria e fluidi, esercitata principalmente nei loro homogenei (Padova, Matteo Cadorino, 1671)

Fino al 24 settembre 2017

Roma, Biblioteca Angelica - Salone Vanvitelliano

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP, 23 e 24 settembre) promosse dal MIBACT, la Biblioteca mostrerà al pubblico la preziosa edizione del matematico e filosofo Stefano degli Angeli. Contestualmente saranno visibili anche la rara edizione del 1638 dei Discorsi e dimostrazioni matematiche di Galileo Galilei e l’opera Philosophiae Naturalis principia mathematica di Isaac Newton, in cui lo scienziato inglese spiega e descrive la legge di gravitazione universale.

Per informazioni:

b-ange@beniculturali.it

tel. tel. 06-6840801

 

Presentazione del volume Fra le carte di Olindo Guerrini: carteggi, erudizione, autografi di rime, gastronomia rinascimentale, a cura di Elisa Curti (Bologna, 2017)

27 settembre, ore 15,30

Bologna, Biblioteca Universitaria

Intervengono:

Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano)

Paola Italia (Università degli Studi di Bologna)

Mauro Novelli (Università Statale di Milano)

Presiede Andrea Segrè (Università degli Studi di Bologna)

Per informazioni:

elisa.curti3@unibo.it

tel.051-02088300

 

Presentazione di Antichi e Moderni. Supplemento di Schede umanistiche. Fra le carte di Olindo Guerrini: carteggi, erudizione, autografi di rime, gastronomia rinascimentale, a cura di Elisa Curti

27 settembre 2017 ore 15.30

Bologna - Aula Magna, Biblioteca Universitaria di Bologna (via Zamboni 35)

Interverranno: Edoardo Barbieri, Paola Italia, Mauro Novelli; Presiederà: Andrea Segrè (saranno presenti gli autori).

http://www.ficlit.unibo.it/it/eventi/fra-le-carte-di-olindo-guerrini

Per informazioni: Elisa Curti (Alma Mater Studiorum- Università di Bologna) elisa.curti3@unibo.it

 

Presentazione del libro La biblioteca perduta. I libri di Leonardo (Salerno Editrice, 2017), di Carlo Vecce

28 settembre 2017 ore 17

Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio - Sala dello Stabat Mater

Dialogano con l’autore: Andrea Battistini (Università degli Studi di Bologna), Paola Italia (Università degli Studi di Bologna)

Non sapremmo nulla della biblioteca e dei libri di Leonardo se il loro lettore non avesse registrato nei suoi quaderni il diario giornaliero di un ininterrotto dialogo con quei testi. Quel lettore era Leonardo da Vinci. A torto considerato omo sanza lettere, egli dedicò una parte importante della propria attività intellettuale alla parola scritta. In un appassionante percorso a ritroso, la ricostruzione della sua biblioteca ne rivela il forte radicamento nella cultura del suo tempo e la proiezione verso nuovi orizzonti di modernità.

Per informazioni: tel. 051-276811

 

Un Incunabolo Perduto. Un Incunabolo Ritrovato. Presentazione del restauro di “Maria per Ravenna” (la Mariola)

28 settembre 2017 ore 17

Ravenna – Sala Dantesa, Biblioteca Classense Ravenna, Via Baccarini, 3

Conferenza di Giancarlo Petrella; Intervengono: Claudia Giuliani, Claudia Agrioli, Roberta Stanzani

Programma completo:

https://www.evensi.it/presentazione-del-restauro-di-maria-per-ravenna-la-mariola/224797013

 

Archivio, grafica e fumetto

Fino al 30 settembre 2017

Gorizia, Biblioteca Statale Isontina - Galleria d’arte “Mario Di Iorio”

Allestita in collaborazione con la Galleria “La Fortezza” di Gradisca d’Isonzo attraverso i materiali del fondo del giornalista e critico d’arte Cesare Monai posseduto Biblioteca, la mostra propone una retrospettiva di Cesare Spanghero (1928-2009), artista e vignettista isontino, curata da Cristina Feresin. L’esposizione goriziana si inserisce in un più ampio progetto intitolato Cesare Spanghero: segno, colore e anima, che comprende anche un’altra mostra – visitabile fino all’8 ottobre – presso la Galleria “Spazzapan” di Gradisca d’Isonzo.

Per informazioni:

bs-ison@beniculturali.it

tel. 0481-580211

 

Winckelmann a Milano

2 ottobre – 11 novembre 2017

Milano, Biblioteca Braidense. Sala Maria Teresa

Il 2017 è il trecentesimo anniversario dalla nascita di Johann Joachim Winckelmann (Stendhal 9 dicembre 1717 - Trieste 8 giugno 1768), padre della Storia dell’arte antica. In suo ricordo si stanno svolgendo diverse iniziative nel mondo. La esposizione promossa dalla Biblioteca Braidense e dall’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere intende ricordare l’importanza assunta anche da Milano (oltreché Firenze, Roma e Napoli) nella diffusione italiana del pensiero di Winckelmann. Qui, infatti, nel 1779 avvenne la prima traduzione nella nostra lingua della “Storia delle Arti del Disegno presso gli Antichi” di Winckelmann a cura dell’abate Carlo Amoretti. Amoretti, ligure in servizio all’Ambrosiana, fu figura poliedrica di studioso e patriota lombardo. La mostra, prevalentemente di libri antichi, stampe e manoscritti, arricchita con pannelli didattici ed elementi scenografici, mostra il ruolo svolto da illustri personaggi milanesi nel sostegno all’antichista tedesco. Alberigo Archinto e Ludovico Bianconi (fratello di Carlo, segretario perpetuo di Brera) favorirono il suo arrivo in Italia. Ben 66 milanesi (molti legati a Brera, all’Ambrosiana e alla nascente Società Patriottica) sostennero finanziariamente la pubblicazione del 1779, che fu stampata dalla nuova tipografia cistercense di Sant’Ambrogio. Questa edizione fu premiata da Maria Teresa con delle medaglie d’oro assegnate dal plenipotenziario di Milano Carlo Firmian, nella cui collezione figuravano testi di Winckelmann. Gli stampatori milanesi aggiunsero all’edizione originale del 1764 alcune illustrazioni di oggetti conservati in collezioni lombarde (come quella di Carlo Trivulzio) per arricchire e meglio esemplificare il testo di Winckelmann. Anche il cugino di Carlo Cattaneo, Gaetano Cattaneo, direttore della Zecca milanese fu collezionista di testi di Winckelmann e si recò a Vienna per studiare una gemma antica sulla spinta dei testi del tedesco. L’esposizione si conclude con vetrine in cui si mostra l’affermarsi del gusto classico nella Milano dell’Illuminismo.

Per informazioni: www.braidense.it

 

Bellezza e ornamento del libro. Premiato Stabilimento Luigi Degli Esposti – Bologna. Legature d’arte novecentesche dalle collezioni Calò, Cendron e Massa.

Fino all’8 ottobre 2017

Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio

La mostra racconta le vicende della legatoria bolognese “Luigi Degli Esposti” (1899-1984), che ha rappresentato un importante tassello della storia del libro e dell’editoria, a Bologna ma anche in Italia. Esposte in mostra il visitatore troverà documenti d’archivio e, soprattutto, volumi provenienti sia dalle raccolte dell’Archiginnasio, a lungo cliente della legatoria, sia da collezioni private frutto della passione e delle ricerche di Domenico Calò, Gottardo Cendron e Ferruccio Massa.

Per informazioni:

tel. 051-276811

 

Domenica di carta

8 ottobre 2017

Torna l’apertura straordinaria di Biblioteche e gli Archivi statali, promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per valorizzare non solo i musei e le aree archeologiche, ma anche i monumenti di carta, patrimonio altrettanto imponente e ricco, conservato e valorizzato in splendidi luoghi della cultura. Una giornata, regolata da orari e modalità differenti, interamente dedicata alle bellezze letterarie. Tante le iniziative che, distribuite in tutta la Penisola, accolgono studiosi e cittadini, adulti e bambini alla ricerca di fonti dirette.

Per informazioni su tutte le iniziative:

http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_asset.html_286402729.html

 

Carte, cartapecore, scartoffie e pinzillacchere. Dal più antico al più curioso, i documenti dell'archivio di Stato di Salerno in mostra

8 ottobre – 15 dicembre 2017

Salerno, Archivio di Stato

Per la domenica di carta l'Archivio di Stato di Salerno ha organizzato una esposizione il cui filo conduttore principale è una specie di gioco, il gioco de “il più...”, attraverso il quale si vuole mostrare al pubblico la grande varietà di fondi e documenti conservati dagli archivi di stato ma anche il valore iconografico ed estetico, oltre che storico, di molti materiali. I documenti “più…” si presentano come tante chiavi di accesso a notizie, storie, vicende e tempi della nostra storia, suggeriti, se non sviluppati, attraverso le didascalie.

 

Presentazione del libro Lutero. Gli anni della fede e della libertà (Mondadori, 2017), di Adriano Prosperi

14 ottobre 2017

Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio - Sala dello Stabat Mater

ore 17,30

Dialogano con l’autore padre Giovanni Bertuzzi e Vito Mancuso

Modera Francesco Spada

Per informazioni:

tel. 051-276811

 

Storia sacra e profana nei volgarizzamenti medioevali. Rilievi di lingua e di cultura. Convegno internazionale

25-26 ottobre 2017

Milano, Università Cattolica, Largo Gemelli 1 - Cripta Aula Magna

mercoledì 25 ottobre

presiede Michele Colombo (Università Cattolica di Milano)

§ 10,30-11 Saluti istituzionali e apertura dei lavori § 11-11,30 Giuseppe Frasso (Università Cattolica di Milano), Appunti sulla leggenda dell’«Invenzione della croce» § 11,30-12 Luca Barbieri (Université de Fribourg), Materia troiana e materia ovidiana nel ms. Gaddiano reliqui 71 della Biblioteca Laurenziana di Firenze § 12-12,30 Paolo Pellegrini (Università degli Studi di Verona) «Sul cavoge/sui cavegi». Uso del pronome enclitico nella «Passione veronese» § 12,30-13 Dibattito § 13-14,30 Pranzo

presiede Paolo Pellegrini (Università degli Studi di Verona)

§ 14,30-15 Nicolangelo D’Acunto (Università Cattolica di Brescia), L’ascesi narrata. Episodi e figure della vita religiosa come strumenti di diffusione dell’imitazione monastica § 15-15,30 Cristiano Lorenzi (Università Ca’ Foscari, Venezia), Tradurre la storia romana: il caso delle due redazioni del volgarizzamento della «Prima Catilinaria» fra Due e Trecento § 15,30-16 Raymund Wilhelm (Alpen-Adria Universität, Klagenfurt), Bonvesin da la Riva, volgarizzatore e agiografo § 16,30-17 Enrico Faini (Università degli Studi di Firenze), Vegezio e Orosio: storia, cavalleria e politica nella Firenze del tardo Duecento § 17-17,30 Michele Colombo (Università Cattolica di Milano), La «Passione Mai» in veneziano antico: rilievi di lingua e di cultura §17,30-18 Dibattito

giovedì 26 ottobre

presiede Simona Brambilla (Università Cattolica di Milano)

§ 9,30-10 Giovanna Frosini (Università per Stranieri di Siena), Il tempo della storia, il tempo del cammino nel «Barlaam e Iosafas» § 10-10,30 Giulio Vaccaro (Opera del Vocabolario Italiano – cnr), Volgarizzamenti per la storia, volgarizzamenti per una storia: il «Libro dell’Aquila» § 10,30-11 Simone Pregnolato (Università degli Studi di Verona – Universität des Saarlandes), La «verace ystoria». Avviamento allo studio del volgarizzamento troiano di Mazzeo Bellebuoni § 11,30-12 Marco Robecchi (Università degli Studi di Verona – Université Paris iv-Sorbonne), Storia e geografia. Digressioni storiografiche in alcune opere odeporiche latine e nei volgarizzamenti § 12-12,30 Elisa De Roberto (Università degli Studi Roma Tre), Narrazioni miracolistiche nel Medioevo volgare: aspetti pragmatici e testuali § 12,30-13 Dibattito § 13-14,30 Pranzo

presiede Giuseppe Frasso (Università Cattolica di Milano)

§ 14,30-15 Giuseppe Polimeni (Università degli Studi di Milano), Il «Sermone» dei Sermoni: appunti sulla lingua del manoscritto braidense AD XIII 48 § 15-15,30 Simona Brambilla (Università Cattolica di Milano), L’anonimo volgarizzamento della Fam. XII 2: tradizione manoscritta e rilievi sul testo § 15,30-16 Roberta Cella (Università di Pisa), La storia nelle epistole ufficiali volgarizzate tra Due e Trecento § 16-16,30 Dibattito e chiusura dei lavori

 

Presentazione del volume degli atti del convegno: Da Lucca a New York a Lugano. Giuseppe Martini libraio tra Otto e Novecento (Lucca, 17 e 18 ottobre 2014)

14 ottobre 2017

Lucca - Biblioteca Statale

Intervengono Edoardo Barbieri e Luca Rivali

 

Libri speculum vitae. Knížky naučení všelikého jako živá díla minulých dob. K výzkumu zámeckých, měšťanských a církevních knihoven.

17- 20 ottobre 2017

Brno - Moravská zemská knihovna v Brně

Programma completo:

http://skipcr.cz/akce-a-projekty/knihovnicke-akce/libri-speculum-vitae.-knizky-nauceni-vselikeho-jako-ziva-dila-minulych-dob

 

CERL 2017 Annual Seminar. Putting it together - Research Access for Hybrid Collections

26 ottobre 2017 ore 09.00-17.00

Rijksmuseum, Museumstraat 1, 1071 XX Amsterdam

Programma completo:

https://www.cerl.org/services/seminars/presentations2017

 

Regine e Re Longobardi. Documenti e immagini

Fino al 28 ottobre 2017 (vedi qui p. 41)

Pavia, Biblioteca Universitaria - Salone Teresiano

Allestita prevalentemente con materiali propri (manoscritti, libri, stampe e disegni), questa mostra nasce dall’intenzione della Biblioteca di fornire da un lato un contributo alle manifestazioni dedicate ai Longobardi che animeranno l’autunno pavese, dall’altro di sottolineare la fortuna critica dei loro sovrani, con particolare attenzione all’ambito pavese. A partire dall’Historia Langobardorum di Paolo Diacono – di cui è esposto il facsimile del manoscritto di Cividale XXVIII, realizzato e donato alla Biblioteca dall’Editore CAPSA Ars Scriptoria – storia e leggenda continuamente si sono intrecciate, rendendo regine e re longobardi una fonte di ispirazione presocché inesauribile per opere letterarie ma anche figurative. Per illustrare soprattutto questo coté, forse meno noto al grande pubblico, la Biblioteca ha scelto di esporre le incisioni commissionate nel Seicento da Ottavio Ballada, le litografie novecentesche realizzate in oro e colore da Franco Fraschini, e infine le tavole originali di Marco Giusfredi raccolte nel libro Tribolamenti longobardi (Udine, 2017) che verrà presentato proprio in occasione dell’apertura della mostra.

Per informazioni:

bu-pv@beniculturali.it

tel. 038-224764 / 038-233223

Presentazione della mostra Come eravamo. Le edizioni Alfa di Bologna (1954-1984)

Fino al 19 novembre 2017

Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio - Sala dello Stabat Mater

La mostra illustra il trentennio di attività della casa editrice bolognese – protagonista di una stagione fondamentale per la cultura cittadina della seconda metà del secolo scorso – ripercorrendone il catalogo. Vengono esposti volumi e documenti di personalità che ne hanno condiviso la storia, dal fondatore Elio Castagnetti a Cesare Gnudi, Francesco Arcangeli, Andrea Emiliani. Alle Edizioni Alfa sono collegate le esperienze più significative promosse dalla Soprintendenza alle Gallerie, come le grandi Biennali d’arte antica o le Campagne di rilevamento dei beni culturali sul territorio, e le pubblicazioni di enti come la Cassa di Risparmio in Bologna o l’Associazione per le Arti Francesco Francia.

Alla presentazione della mostra – lunedì 25 settembre, ore 12 –interverranno: Bruna Gambarelli (assessore alla Cultura del Comune di Bologna), Andrea Emiliani (critico e storico dell'arte), Pierangelo Bellettini (direttore dell’Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna).

Visita guidata della curatrice, Giovanna Delcorno.

Per informazioni: tel. 051-276811

 

Canonici Conference

Two Hundred Years of Italian Manuscripts in Oxford. Exploring the Canonici Collection

24-25 novembre 2017

Oxford, Bodleian Libraries & Lincoln College

Per programma e registrazioni:

http://www.bodleian.ox.ac.uk/csb/events/2017-nov-24-25-canonici-conference

 

Presentazione del volume Scriver Veloce. Sistemi tachigrafici dall’antichità a Twitter. Atti del Convegno, Rovereto, 22-24 maggio 2014, a cura di Alessandro Tedesco, Firenze, Olschki, 2016

30 novembre ore 17.30

Padova - Sala Romanino, Musei Civici di Padova

Interviene Giancarlo Petrella, sarà presente il curatore.

 

Gorizia magica. Libri e giocattoli per ragazzi (1900-1945)

Fino al 10 dicembre 2017

Gorizia, Fondazione Carigo, Via Carducci 2 - Sala espositiva

Curata, come il relativo catalogo, da Simone Volpato (Libreria antiquaria “Drogheria 28” di Trieste) e da Marco Menato (direttore della Biblioteca Statale Isontina), la mostra è promossa e sostenuta dalla stessa Fondazione, in collaborazione con la Ludoteca del Comune di Gorizia e della Biblioteca “Feigel” di Gorizia.

Per informazioni:

bs-ison@beniculturali.it

info@musaeus.it

tel. 348/2560991

 

L’editoria popolare in Italia fra XVI e XVII secolo. Giornata di studio.

13-14 dicembre 2017

Roma, Università degli Studi di Roma Tre – Fondazione Marco Besso

Per informazioni: giuseppe.crimi@uniroma3.it

 

Lutero. La Riforma dalle 95 tesi al Concilio di Trento

Fino al 31 dicembre 2017

Roma, Biblioteca Casanatense - Salone Monumentale

Esposizione di rare e preziose edizioni luterane e di altri riformatori, materiali iconografici, indici dei libri proibiti e decreti del Concilio di Trento conservati nei fondi casanatensi.

Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 11.30-13 e giovedì, ore 11.30-13 e 16.30-18

Per informazioni: www.casanatense.it

tel. 06 6976031

 

La montagna. Storia, natura alpinismo, sport, vita quotidiana, associazionismo negli ex libris

Fino al 23 febbraio 2018

Città di Castello, Tipografia Grifani Donati (Corso Cavour, 4)

Presso la Sala Consiliare di Città di Castello, l’associazione culturale “Caratteri dal 1799” – in collaborazione con i C.A.I. Regionali Umbri e con il patrocinio della Regione Umbria – organizza la presentazione del catalogo La montagna. Storia, natura alpinismo, sport, vita quotidiana, associazionismo negli ex libris, cui seguirà la visita guidata all’omonima mostra, allestita però presso i locali della storica tipografia Grifani Donati. La mostra sarà visitabile secondo i seguenti orari:

lunedì 16-19

martedì- venerdì 9,30-12,30 / 16-19

sabato 9,30-13 / 16-19

domenica 10-13 / 17-19,30

§ sabato 23 settembre, ore 17,30 Presentazione del catalogo

interverranno: Fernanda Cecchini (Assessore Regionale all’Agricoltura, Cultura e Ambiente), Luciano Bacchetta (Sindaco di Città di Castello), Paolo Vandone (Presidente C.A.I. Gruppo Regionale Umbria) Fabiola Fiorucci (Presidente C.A.I. Sezione di Città di Castello), Mauro Guiducci (Responsabile Soccorso Alpino Umbria), Gian Carlo Torre (Curatore della Mostra)

Per informazioni:

tipografiagrifanidonati@gmail.com

cell. 333-3232573

 

Postscriptum

A

 Cosenza sono finiti in un unico rogo tre disabili e una raccolta privata di libri e documenti, con scritti rari di Telesio e Parrasio. Tragedia annunciata? Solito rimbalzo di responsabilità? Imprevedibile fatalità? Sta di fatto che, oltre al dramma della perdita delle vite di persone più deboli, se n’è andato per sempre un altro pezzo del nostro patrimonio culturale. Ma si capisce che significa? Culturale sì, è qualcosa che ha a che fa con la nostra cultura, con identità, tradizione, sforzo dell’intelligenza. Ma PATRIMONIO? Dovrebbe significare che si tratta di qualcosa dal grande valore, di una ricchezza, di alcunché di prezioso che ci è stato consegnato. Cosa facciamo per il nostro patrimoni culturale, in particolare per quello librario e documentale? Qualche proclama, qualche raccolta firme... Mancano drammaticamente le idee, mancano investimenti della pubblica amministrazione, manca personale, e aggiungo, competente. Andare in molte nostre biblioteche genera spesso sconcerto: a fianco di poco personale preparato e disponibile (talvolta bravissimo!), quanta gente “seduta”, irritata e irritante, lamentosa, svogliata, irresponsabile, ignorante. E i nostri giovani laureati, i migliori, che aspirano a un posto di lavoro restano lì a guardare una fiera dell’inettitudine... E poi ci sono gli organismi ministeriali... Ce n’è uno, con almeno 40 (dicesi quaranta!) dipendenti che dovrebbe occuparsi proprio del patrimonio bibliografico... Se ci siete, battete un colpo! Se penso anche solo a quante iniziative, spessissimo in modo totalmente gratuito, riesce a mettere in piedi una realtà minuscola e squattrinata come il CRELEB! Sono reduce dalla bellissima esperienza della Scuola Estiva con 25 iscritti provenienti da tutta Italia, capaci di farsi coinvolgere nella non semplice vicenda di Lutero, dei suoi libri, dell’editoria religiosa del XVI secolo! Un clima attento, cordiale, disponibile, certo aiutato dalla bellezza del contesto (Torrita di Siena e Montepulciano) e sostenuto da una organizzazione artigianale ma ormai rodata (siamo alla III edizione e già si lavora alla IV). Possibile che altrove manchi così tanto lo spirito di iniziativa? Certo, le nostre biblioteche vengono quotidianamente massacrate da amministratori inefficienti, da direttori ministeriali che si interessano di altro, da politici ignoranti e arroganti. Ma quanta responsabilità hanno anche i bibliotecari? Distribuiamo gratuitamente dei Pocket Coffee... E i docenti delle nostre discipline, spesso arroccati a discettare di stupidaggini, di qualche formuletta catalografica senza più studiare, senza gettare uno sguardo largo sui fenomeni della nostra società, senza lo sforzo di interpretare, giudicare e capire? Paradossalmente si possono perfino formare dottorati delle nostre discipline tenendo un livello didattico così basso che in confronto i quadriennalisti di pochi anni fa sembrano Panizzi... Vogliamo svegliarci? Vogliamo rimboccarci le maniche? Vogliamo riprendere a studiare seriamente il nostro patrimonio culturale per poterlo finalmente valorizzare? Diceva Goethe nel Faust (è stato persino il titolo del Meeting ciellino di Rimini di quest’anno! ma già della fine del secolo passato era il motto della mia collana “Humanae litterae”): «Ciò che hai ereditato dai tuoi padri, devi riguadagnartelo per possederlo!» – Montag

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

numero 043, settembre 2017

(chiuso il 20 settembre 2017)

ISBN 9788881327553

disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)

a cura del Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB)

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

 

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi (capo-redattore)

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

 

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it