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Sommario (vedi versione PDF)
Su cinque italiani, uno solo che legge
di Max Monti……………..…………………........p. 1
Postscriptum…………………………..…….p. 62
Su cinque italiani, uno solo che legge*
di Max Monti**
I |
n Italia si legge poco. Quante volte avrete letto questa frase sui giornali, sulle riviste a rotocalco, sulle pubblicazioni a carattere letterario. In Italia si legge poco, d’accordo, ma gli italiani che si dedicano alla lettura di libri, giornali, settimanali e pubblicazioni varie, leggono anche per coloro che non lo fanno. Nello spazio di vent’anni la percentuale di consumo di libri e giornali nel nostro Paese è quasi triplicata, pur essendo ancora insufficiente rispetto agli indici di aumento della popolazione, del reddito e dell’istruzione. Si tratta di un aumento che supera gli aumenti constatati negli altri Paesi, molto più avanti di noi nel campo della lettura. Secondo calcoli approssimativi, gli italiani-lettori sono circa 10-12 milioni sui 51 della nostra popolazione. La causa prima di questo scarso attaccamento alla lettura va ricercata nella percentuale di analfabeti esistenti nel nostro Paese. Tredici persone su cento, in Italia, non sanno leggere. Negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Svezia, in Germania e in Svizzera, al contrario non esistono analfabeti; in Russia se ne trova uno su cento; in Francia due, in Spagna invece addirittura diciassette su cento e in Grecia 25. Degli ottantasette italiani che sanno leggere, non tutti si applicano alla lettura. Perché? Un quindici per cento circa della popolazione ha fatto soltanto la seconda elementare, un altro 23,4 per cento la terza; un’uguale percentuale ha portato a termine le cinque elementari. Tutte queste persone non possono essere considerate buone acquirenti di libri e riviste, anche se vi sono fra esse lodevoli eccezioni. Gli italiani-lettori assidui, tanto per intenderci, corrispondono al 24 per cento circa della popolazione, pari a 12 milioni di persone. Per costoro vi sono a disposizione ogni anno circa 25 milioni di libri, oltre naturalmente quelli scolastici e scientifici. Nonostante il migliorato tenore di vita, la spesa per i libri è rimasta un po’ la Cenerentola. L’anno scorso, per esempio, gli italiani hanno speso 2.300 lire a testa per andare al cinema, 800 lire per assistere alla televisione o ascoltare la radio, 400 lire per il ballo. Per i libri, pochissimo. Se consideriamo la spesa pro-capite, in generale, si ha una cifra di 500 lire circa: se invece teniamo presente soltanto i 12 milioni di italiani-lettori, la media sale a circa 5 mila lire a testa. Cosa leggono gli italiani? Secondo i sondaggi fatti durante la penultima edizione della mostra del libro svoltasi a Milano, 44,9 persone su cento prediligono i libri d’arte, 32,2 quelli di narrativa e 22,9 i testi scientifici. Secondo i librai invece il romanzo occupa il primo posto seguito dal volume d’attualità. Si calcola che su cento famiglie in cui si legge, 17,5 acquistano dei libri, le rimanenti leggono giornali o riviste. Nel corso di una rilevazione statistica effettuata tempo fa e avente per tema: “Qual è il più bel libro che hai letto in questi ultimi tre mesi?”, soltanto il 29 per cento degli intervistati indicò uno o più libri; il 41 pe cento dichiarò di non leggere nessun libro; il venticinque per cento non aveva letto libri negli ultimi tre mesi. Un altro fattore negativo per la diffusione del libro in Italia, è dato dall’alto prezzo dei volumi in circolazione. A parte i 10-12 milioni di italiani-lettori, disposti a spendere, per gli altri l’acquisto di un volume costa a volte troppi sacrifici, e quindi rinunciano ad assaporare una buona lettura. Questo spiega lo sviluppo ottenuto dalle edizioni economiche. Durante le feste di Natale nei negozi di libri di tutta Italia è stato riscontrato un maggiore numero di acquirenti. Fra i “best-sellers” andati a ruba v’erano (oltre a quelli indicati nella tabella a parte)*** La ragazza di Bube di Carlo Cassola, Il grande ritratto di Buzzati (la prima edizione è andata esaurita in pochi giorni, ora c’è in circolazione la seconda), Lo scialo di Pratolini e Gli egoisti di Tecchi.
*Da «La domenica del Corriere» del 12 febbraio 1961, p. 34.
**Sull’autore vedi l’articolo comparso sulla rivista dell’Ordine dei giornalisti lombardi del marzo 2003 p. 14 (http://www.odg.mi.it/sites/default/files/2003_03.pdf).
*** Nella tabella sono indicati, coi relativi dati di vendita, i 20 autori più venduti dal 1945, con le cifre delle copie: Guareschi, Pasternak, Steinbeck, Cronin, Carel, Chessman, Tomasi di Lampedusa, Trizzino, Sagan, Nabokov, Lawrence, Wakltari, Hamingway, Maugham, Mosca, Krancenko, Pasolini, Brancati, Montanelli. Un grande disegno a centro pagina indica invece il numero delle copie di quotidiani vendute in USA, Giappone, Inghilterra e Russia confrontate con le 3.600.000 italiane.
SCUOLA ESTIVA
Nel cinquecentenario luterano:
l’editoria religiosa italiana
tra ortodossia e dissenso
Torrita di Siena, Residence Il Convento, 28-31 agosto 2017
Vedi programma nel Taccuino
042-A Barbier (Frédéric), Storia delle biblioteche. Dall’antichità a oggi, traduzione di Elisa Marazzi, presentazione di Giorgio Montecchi, Milano, Editrice Bibliografica, 2016 (‘I saggi’, 2), pp. 423, ill. b/n, ISBN 978-88-7075-902-0, € 29,50. La traduzione italiana della Histoire des bibliothèques. D’Alexandrie aux bibliothèques virtuelles di Barbier, opera giunta l’anno scorso alla seconda edizione (Þ «AB» 041-014), permetterà a un pubblico italiano più vasto di accedere a questa buonissima storia delle biblioteche. Come osservato da Giorgio Montecchi nella sua prefazione, la traduzione di Elisa Marazzi (caratterizzata da un linguaggio chiaro e puntuale) può suggerire un allargamento degli orizzonti anche sulla produzione italiana, ricca di studi particolari ma priva di opere di così ampio respiro. Il lavoro di Barbier nel suo complesso si presenta come un percorso storico in cui la realtà “biblioteca”, tanto pubblica quanto privata, non è mai studiata in modo astratto, ma è sempre collegata alla storia, alla cultura e alle istituzioni religiose e laiche che hanno segnato le diverse epoche. La narrazione non si limita inoltre a descrivere le biblioteche in quanto istituzioni pubbliche o private, ma ne include anche gli aspetti più concreti, talvolta quasi logistici, incrociando la storia delle collezioni librarie con la storia del libro tout court. Sebbene Barbier prediliga concentrarsi – per motivi abbastanza evidenti – sulla Francia e sull’Europa in generale, non mancano tuttavia digressioni interessanti su realtà diverse dal Vecchio Continente. Dopo la premessa di Montecchi, l’opera vera e propria si apre con una vivace introduzione in cui l’a. riflette sul concetto di biblioteca, sulla storia del vocabolo, sulle funzioni pratiche e sociali che l’istituzione riveste, nonché sul contenuto stesso della Histoire. Il cap. I espone, con una capacità di sintesi efficace, la storia delle biblioteche antiche dalla Mesopotamia fino al mondo romano, dedicando ovviamente molto spazio alla realtà alessandrina e alle pratiche atte a custodire i rotoli. I capp. II e III forniscono invece una panoramica del Medioevo religioso e laico, dei suoi cambiamenti in campo culturale e quindi anche dell’evoluzione del rapporto col libro. All’interno del cap. III, in particolare, si segnala il paragrafo riguardante il mondo arabo-musulmano e i suoi contatti con l’Occidente (pp. 117-21). I capp. IV, V e VI delineano un’immagine delle biblioteche in concomitanza con i grandi eventi dell’età moderna: l’Umanesimo e la Riforma, la Controriforma e l’età barocca, l’assolutismo tra Sei e Settecento. La successiva triade di capp. è un viaggio che parte dal XVIII sec., con un occhio di riguardo alla nascita del British Museum (pp. 304-9), fino al 1914. Degna conclusione del vol. è la riflessione dell’a. sull’attualità secondo cui, concluso il «secolo d’oro» (il XX), le biblioteche, ora luogo “ibrido” tra spazio fisico e virtuale, devono affrontare le nuove sfide dell’informatizzazione del patrimonio librario. L’analisi del fenomeno e le proposte dell’a. sono forse il valore aggiunto di questo già interessante contributo, grazie al quale Barbier va oltre la semplice indagine storica. Per questo motivo, l’unica critica possibile alla traduzione è la scelta di semplificare il titolo: sostituendo D’Alexandrie aux bibliothèques virtuelles con l’espressione inflazionata Dall’antichità a oggi si occulta forse la peculiare attenzione dell’a. verso l’informatizzazione e le nuove prospettive ch’essa inevitabilmente preannuncia. L’edizione italiana eredita inoltre da quella francese la grave mancanza di un indice dei nomi. Un lavoro di questo tipo non può trascurare un simile strumento, essenziale per una fruizione agevole del vol., nonché per effettuare eventuali riscontri. Se nulla è stato fatto per supplire a questa assenza, un merito dell’edizione qui recensita è invece l’arricchimento della sintetica bibliografia finale originale con una serie di testi rivolti ai lettori italiani. – S.C.
042-B Callegari (Marco), L’industria del libro a Venezia durante la Restaurazione (1815-1848), Prefazione di Mario Infelise, Firenze, Olschki, 2016 (‘Biblioteca di bibliografia - Documents and Studies in Book and Library History’, 200), pp. XVIII + 288, ISBN 9788822264503, € 34. Quando in Italia si parla di storia del libro o della produzione libraria, il primo nome che viene alla mente è ovviamente quello di Venezia. Capitale indiscussa del panorama librario europeo per quasi un secolo, poi di quello italiano fino al XVII sec. inoltrato, la città dei dogi possiede sicuramente un patrimonio storico legato al mondo bibliografico che non si fa fatica a definire unico e irripetibile. Pure, la storiografia specialistica ha incentrato il suo focus di indagine principalmente sulla età moderna, il periodo aureo (e poi argenteo) della stampa veneziana e veneta in generale. L’età contemporanea, o almeno quella proto-contemporanea, non sembra invece suscitare l’interesse della maggior parte degli studiosi. Se infatti per il secolo dei Lumi gli studiosi italiani hanno dato alle stampe alcuni importanti lavori che coprono le aree geografiche più importanti della penisola (Mario Infelise per Venezia, Lodovica Braida per Torino, Renato Pasta per Firenze ecc.) per quanto riguarda l’Ottocento poco o nulla è stato scritto (ricordiamo a tal proposito il recente vol. di Vincenzo Trombetta sull’editoria napoletana durante il decennio napoleonico). Questo ovviamente suscita non poco le rimostranze della schiera dei contemporaneisti, la quale non comprende come mai uno dei periodi in cui si registrarono alcune delle più importanti innovazioni nel campo tecnologico e culturale (torchio meccanico, nascita dei nuovi generi editoriali, intellettuali di professione), non sia ancora stato degnato di quell’interesse che appieno meriterebbe. Recentemente la storia libraria dell’era post napoleonica, canonicamente il periodo con cui si fa iniziare quella che noi chiamiamo Età contemporanea, si è arricchita di un fondamentale contributo (e non credo di esagerare nel definirlo così), firmato da Marco Callegari. La fiorentina casa editrice Olschki ha infatti dato alle stampe l’elegante vol. che qui si recensisce, opera dello studioso padovano, nella quale si indaga, come bene suggerisce l’eloquente titolo, il “seguito” della grande storia tipografica lagunare, dalla caduta dei napoleonidi fino ai moti rivoluzionari quarantotteschi. È bene a questo punto fornire un breve sunto esplicativo del libro. Esso si divide in cinque capp., il I dei quali si concentra sulla crisi della stampa veneziana tra la fine della Serenissima Repubblica e l’inizio della dominazione napoleonica. A seguire l’a. indaga, attraverso l’analisi della normativa governativa e delle sue applicazioni, le vicende delle tipografie e delle botteghe librarie del Regno Lombardo-Veneto. Il III cap. offre una ricchissima messe di informazioni sui protagonisti concreti della vita libraria veneziana ottocentesca. L’analisi puntualissima della ponderosa mole di documenti archivistici inediti permette a Callegari di affrescare in maniera chiara e completa la finora candida parete della storia industriale lagunare legata alla sfera bibliografica. In questa porzione del vol. troviamo dunque non solo i nomi dei tipografi, dei librai e degli altri professionisti del libro attivi a Venezia nella prima metà dell’Ottocento, ma, ancora più importante, (ri)scopriamo il moto effettivo della vita connessa con l’industria libraria nella oramai ex capitale italiana del libro. Ecco dunque che il lettore si trova di fronte ai processi legati alle richieste e alle concessioni di autorizzazioni per aprire tipografie e librerie; ai problemi finanziari delle diverse attività; alle fisionomie effettive delle tipografie; alle altalenanti sorti delle librerie e delle società editoriali. Il IV cap. segue e completa idealmente il precedente in quanto riporta alla luce una serie impressionante (ed egregiamente organizzata) di informazioni, qualitative e quantitative, circa la produzione libraria veneziana e delle Province Venete nell’Ottocento. L’ultimo cap. è infine dedicato al complesso e affascinante mondo del commercio librario ottocentesco e in esso l’a. esamina i sistemi di vendita e diffusione dei libri veneziani nel mercato italiano del tempo, mettendo in evidenza soprattutto le analogie e le differenze tra questi e i metodi del passato. Grande attenzione è data quindi ai sistemi pubblicitari come giornali e cataloghi di vendita (pubblicità diretta), o ancora gabinetti di lettura e biblioteche circolanti (pubblicità indiretta). Il vol. di Callegari è sicuramente ricco di pregi che, ovviamente, sarebbe noioso e inutile elencare. Non si vuole in questa sede, infatti, tessere un mero e sterile elogio di questa opera. Nondimeno, è imprescindibile per chi scrive affermare che il libro in questione è un libro necessario, e questo per molti motivi. Innanzitutto perché è un’opera-ponte, ovverosia un testo che unisce in maniera completa la titanica storia editoriale veneziana di età moderna a quella finora semisconosciuta del primo Ottocento (epoca tutt’altro che povera di importanza nel panorama culturale veneto e italiano in genere). Inoltre questo vol. mostra brillantemente come debba essere condotta nel concreto una ricerca di storia dell’editoria degna di tal nome: quali fonti analizzare, quali luoghi ricercare, come e in che misura connettere tra di loro le informazioni ricavate dall’esame documentario e bibliografico per ottenere un quadro efficace e utile per la ricostruzione di una data storia culturale. Il metodo costruito e dispiegato in queste pagine è di conseguenza non solo un ottimo strumento per lo studio del singolo caso veneziano, ma appare anche un modello chiaramente utilizzabile per qualsiasi ricerca storica legata alle dinamiche editoriali, almeno per quanto riguarda la prima età contemporanea. In ultimo, ma non per questo meno importante, questo è un libro scritto bene! E con questa affermazione non voglio dire solo che è scritto in un ottimo italiano (cosa tutt’altro che scontata), ma anche che la scrittura dell’a. riesce nella erculea impresa di coniugare (senza annoiare il lettore) l’affascinante e complessa tematica dell’opera alle necessità di dati quantitativi e numerici che ogni studio connesso col mondo industriale e bibliografico possiede per sua natura. Chiude questo imprescindibile vol. il sempre utile indice dei nomi. – N.V.
042-C Fiesoli (Giovanni) – Andrea Lai – Giuseppe Seche, Libri, lettori e biblioteche: Sardegna (secoli VI-XVI), con una premessa di Luigi G.G. Ricci, Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2016 (‘Biblioteche e archivi’, 30 ; ‘RICABIM - Texts and studies’, 2), pp. VIII + 436, ISBN 978-88-8450-707-5, s.i.p. Il ponderoso vol. che si presenta è il repertorio degli inventari, elenchi o notizie di libri relative alla Sardegna dei secc. VI-XVI. Vengono censiti ed esaminati oltre 600 documenti; il materiale è ordinato in base al luogo di pertinenza e poi secondo la successione cronologica. Le informazioni raccolte derivano da un lato da un meticoloso spoglio della bibliografia pregressa, dall’altro dalla ricerca diretta sul campo esperita dai compilatori nel corso di diversi anni di lavoro. Il vol. costituisce, perciò, anche un repertorio bibliografico di quanto prodotto dalla ricerca degli ultimi due secoli in merito alla circolazione del libro manoscritto e a stampa in Sardegna nel periodo indicato. A ogni documento censito è dedicata una scheda introdotta da una breve nota sulla persona o l’ente di originaria pertinenza dei libri, cui seguono la relativa bibliografia, la trascrizione del documento (o della parte di esso che menziona manoscritti e libri a stampa) e l’identificazione degli autori e delle opere citate (per comprensibile e legittima scelta degli editori, non ci si spinge a identificare le edizioni). Si tratta di materiali per la maggior parte dei sec. XV e (soprattutto) XVI, epoca quest’ultima in cui, a conferma di quanto suggerivano le pionieristiche indagini del secolo passato, si formarono in Sardegna le prime raccolte librarie private di considerevole consistenza. Come talvolta accade nelle situazioni estreme, le vicende della circolazione, produzione e lettura del libro in Sardegna, ove guardate in una prospettiva smaliziata e non viziata da pregiudizi o tesi storiografiche preconcette, mettono in evidenza alcuni nervi fondamentali del problema del libro delle origini. È certo che l’impianto di una tipografia stabile a Cagliari nel 1566 per iniziativa del vescovo Nicolau Canyelles costituisce un punto fermo nella storia del libro tipografico in Sardegna. Il libro tipografico compare tuttavia sull’isola molto prima, e precedente è anche una serie di iniziative editoriali nate localmente e appaltate a torchi di terraferma: lasciando da parte le edizioni quattrocentesche sine notis o cum notis dubiis, a Venezia, ancora nell’età degli incunaboli, si stampò l’ufficio latino dei martiri turritani, venerati, appunto nella diocesi di Torres, e nel 1560, cinque anni prima dell’impianto a Cagliari della tipografia Canyelles, a Napoli fu impressa un’edizione della Carta de logu. La storia del libro in Sardegna nella prima età moderna è, perciò, anche storia di una serie di iniziative imprenditoriali, commerciali, di letture. Ciò fu intuito nella seconda metà del Novecento da Luigi Balsamo, che pure si dedicò precipuamente allo studio dei primi prodotti locali (ovvio il rimando al suo fondamentale vol. del 1968 La stampa in Sardegna nei secoli XV e XVI. Con appendice di documenti e annali), non rinunciando però ad abbozzare una prima storia delle raccolte librarie dell’isola. Da quel punto in avanti gli studi sul mondo del libro sardo di epoca tipografica procedettero, seppur testudineo gradu, con ininterrotta costanza. Per ricordare alcuni felici episodi di questa storia, al 1984 data l’importante mostra, con relativo, oggi piuttosto raro catalogo, Vestigia vetustatum. Documenti manoscritti e libri a stampa in Sardegna dal XIV al XVI secolo. Fonti d’archivio , testimonianze ed ipotesi (catalogo: Cagliari 1984). Di pochi anni successiva è la pubblicazione, per cura di Enzo Cadoni (di volta in volta affiancato da vari collaboratori), dei più famosi inventari di libri del Cinquecento sardo, quello del Canyelles (qui numm. 202-204) e quello dei libri di Monserrat Rossellò (Sassari 1992; qui num. 241), lasciati per testamento ai gesuiti di Cagliari e poi confluiti nella Biblioteca Universitaria. Del 2004 è una piccola ma preziosa miscellanea, intitolata Itinera sarda. Percorsi di libri in Sardegna fra Quattro e Cinquecento, curata da Giancarlo Petrella. Diversi saggi riuniti in tale raccolta, per quanto attiene alla storia delle raccolte librarie, portarono l’attenzione sul tema della loro ricostruzione a partire dai dati di esemplare dei volumi sopravvissuti. Proseguendo, oltre ai cataloghi di piccoli fondi librari pubblicati dalla Biblioteca di Sardegna di Cargeghe, si segnala il catalogo dei libri gesuitici delle biblioteche di Sassari e dintorni, dovuto a una ventennale fatica di Rosa Maria Pinna. Ancora più vicino a noi (2011) si colloca l’edizione dell’inventario dei beni dell’arcivescovo di Ales e successivamente di Alghero Pedro del Frago y Garcés, redatto alla sua morte, nel 1584 (Manuel José Pedraza Gracia, El conocimiento organizado de un hombre de Trento. La biblioteca de Pedro del Frago, obispo de Huesca, en 1584, Zaragoza 2011 Þ «AB» 024-A; pubblicato nel vol. in oggetto al num. 251). Gli ultimi anni sono punteggiati dall’uscita di diversi piccoli ma preziosi contributi sulla storia del libro e delle raccolte librarie, molti dei quali recano la firma di Giuseppe Seche, non a caso tra gli aa. del vol. di cui si discute (Þ «AB» 038-252, 253). Dotato di numerosi indici che consentono varie possibilità di navigazione all’interno di una massa davvero notevole di materiale, questo vol. (di cui chi ha lavorato sulla storia del libro in Sardegna sa bene quanto si avvertisse la mancanza) si pone come strumento imprescindibile per il lavoro di chiunque si dovrà occupare di storia del libro e delle biblioteche in Sardegna tra il Medioevo e la prima Età moderna. – Alessandro Ledda
042-D Innocenti (Piero) ― Marielisa Rossi, Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli: 1506-1914. II. 1605-1700. Istorico, comico e tragico, Manziana (Roma), Vecchiarelli, 2016, pp. xxvi + 578, ill. b/n + 1 CD-ROM, ISBN 978-88-8247-393-8, € 70. Secondo vol. della Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli redatta da Piero Innocenti e Marielisa Rossi (per la rec. del primo vol. si veda Þ «AB» 035-A). Questo secondo vol. si apre – così come il primo – con un’ampia sezione in cui sono raccolti vari saggi che disegnano lo scenario storico e culturale in cui si sviluppa e si articola la produzione editoriale machiavelliana qui considerata, compresa nell’arco cronologico che va dall’anno 1605 all’anno 1700. Il primo contributo – in cui si ricostruisce, a mo’ di introduzione, il senso di un’opera bibliografica di questo tipo – è firmato dagli stessi aa. della bibliografia, Piero Innocenti e Marielisa Rossi: partendo da tre personaggi particolarmente significativi, si delinea quello che è stato l’apporto della produzione a stampa delle opere machiavelliane in relazione alla politica, alla cultura e alla letteratura del Seicento europeo. La prima figura presa in considerazione è quella di Niccolò Machiavelli stesso, segue quella di Don Matteo Baccellini, minore osservante e confessore alla corte di Maria de’ Medici, che nel 1610 – pubblicando il testo degli Aforismi politici e militari – contribuì a creare una neo-lingua antimachiavellaniana, usando gli stessi termini della lingua di Machiavelli derivati dall’Arte della guerra. Per ultima viene ricordata la figura di “don Diego” (Diego Saavedra Fajardo), canonista e personaggio di rilievo nel panorama europeo, nella cui fondamentale opera degli Empresas politicas si possono individuare numerosissimi luoghi machiavelliani – ripresi dal Principe e dai Discorsi – che vengono usati come fonti. Il saggio introduttivo – dopo aver passato in rassegna i vari contributi presenti in questa parte iniziale del vol. – sposta la riflessione su quella che è la natura delle edizioni rientrate nella bibliografia. Si precisa innanzitutto, come già fatto nel primo vol., quella che è stata la suddivisione operata nella distribuzione delle edizioni nella bibliografia: distinzione quindi tra quelle che sono edizioni di opere machiavelliane in senso stretto ed edizioni che hanno a che fare solo tangenzialmente con i testi dell’autore. Si passa poi a considerare quale sia la natura linguistica delle pubblicazioni, rilevando come le edizioni presenti in maggior misura siano quelle in lingua francese (39 edizioni con 33 varianti). Il secondo aspetto preso in esame è invece quello dei dedicanti e dei dedicatari e più in generale del materiale paratestuale presente nelle edizioni stampate nelle diverse lingue nazionali. Nella parte finale di questa introduzione ci si concentra poi sulle cosiddette edizioni della “Testina”, cioè tutte quelle edizioni degli opera omnia uscite a stampa con il busto dell’autore al frontespizio. I saggi che seguono, come già precisato, delineano il contesto di riferimento in cui la produzione editoriale censita nella presente bibliografia si andava a collocare. Il primo (Rosanna Schito, Prima e dopo Osnabrück e Münster: Machiavelli in Germania) esamina le sollecitazioni che la struttura politica dell’Impero dovette ricevere dal moto di autonomia degli Stände e dal processo di lotta confessionale e si sofferma – analizzando alcuni casi significativi – sul ruolo giocato dal pensiero di Machiavelli in questo tipo di dibattito. Segue il saggio di Carsten Nahrendorf, Machiavellismus und Aristotelismus an der Universität Helmstedt, in cui viene ricostruito quello che era l’ambiente accademico-istituzionale all’interno del quale si accesero le discussioni teoriche che facevano da fondale alla sopracitata lotta politica in atto. Il contributo di Alessio Panichi, Difendere Machiavelli per difendere la Chiesa. La Paedia Politices di Kaspar Shoppe tra Controriforma e realismo politico, analizza invece quelle che sono le opere in cui il testo di Machiavelli, anche se non citato esplicitamente, venne usato a difesa della Chiesa Cattolica nel contesto della polemica contro la Chiesa Riformata. Gli studi seguenti allargano il discorso anche ad altre aree europee. Manfred Pfister, Tracce machiavelliane negli scritti dei Sir Thomas Browne, esegue una campionatura degli scritti del medico inglese Sir Thomas Browne, individuando tutta quella massa di citazioni di Machiavelli, citazioni che però spesso rivelano come lo scrivente non avesse letto direttamente il testo citato. Roberto Del Pol, Le due prime traduzioni tedesche della Vita di Castruccio, conduce invece un’analisi di tipo filologico sul questo testo di Machiavelli, qui considerato nelle sue traduzioni in tedesco. L’approccio repubblicano di James Harrington è preso invece in esame dal saggio di Alessandro Arienzo: Il Machiavelli di James Harrington. Chiude questa parte un saggio di Maurizio Vivarelli, Le scancie di Machiavelli. Tracce e contesti bibliografici nelle collezioni dei duchi di Savoia, che analizza l’inventario redatto da Giulio Torrini (1659) – incaricato di occuparsi della biblioteca di corte dei Savoia – e quello di Filiberto Maria Machet, incaricato di realizzare un ulteriore inventario dopo che nel 1667 un incendio aveva distrutto gran parte del patrimonio librario. A questa sezione preliminare del vol. segue quella più propriamente bibliografica che, come già anticipato, si divide in due parti distinte. La prima, Dal 1605 al 1700: «Vidisti, Legisti, Probasti? Liviana Politica sunt, & actum in iis videt auctor». Pars Prior. Maclavellana Stricto Sensu, comprende 196 schede, mentre la seconda, Pars altera. Epimaclavellana, Perimaclavellana, Antimaclavellana (Metamaclavellana quaedam quoque), comprende 459 schede: un totale di 655 schede quindi (la numerazione delle schede prosegue quella del primo vol.). Si parla di schede o voci bibliografiche e non edizioni: infatti, a ogni variazione sensibile riscontrata in esemplari della stessa edizione viene dedicata una scheda (inserita subito di seguito alla scheda principale e in corpo minore) con una numerazione propria. La struttura delle schede segue il modello di quella già adottata nel primo vol. Funge da intestazione la trascrizione del frontespizio, in cui vengono indicati anche i vari elementi tipografici (linee, cornici, greche, ecc.), seguono l’area della collazione (cartulazione o paginazione, formato, fascicolatura, segnalazione di eventuali errori nella paginazione, nella cartulazione o nella fascicolatura) e le note relative alla presenza di illustrazioni, testatine, capilettera o postille marginali a stampa. Dopo questa parte iniziale segue, in corpo minore, una dettagliata e ricca nota di contenuto in cui vengono scanditi tutti i testi e i diversi contenuti presenti nell’edizione. A quest’area propriamente bibliografica ne segue un’altra dedicata invece alla descrizione degli esemplari esaminati. Chiudono la scheda le aree dei Nomi, della Bibliografia e del Censimento degli esemplari superstiti. Nella sezione Pars altera a ogni autore viene riservato un sintetico profilo biografico, indicando anche i riferimenti bibliografici: per la loro ricchezza e rilevanza si segnalano in particolar modo le schede relative alle edizioni dei testi di Diego de Saavedra Fajardo (nn. 1129-1182), edizioni pubblicate a cavallo tra il 1640 e il 1700 in spagnolo, italiano, latino, olandese, tedesco, francese e inglese. Particolarmente interessante inoltre si rivela essere la già ricordata area dei Nomi: in questa vengono indicate in forma normalizzata tutte le figure coinvolte nella pubblicazione (tipografi, editori, traduttori, curatori, autori secondari) nonché tutti i personaggi legati al possesso degli esemplari esaminati. Questo “luogo” diventa allora un vero e proprio strumento della conoscenza, utile per navigare all’interno del variegato e multiforme universo della ricezione e della fortuna secentesca del pensiero di Machiavelli in Europa. – A.T.
042-E Lasagni (Roberto), L’arte tipografica in Parma, I, Da Portilia agli Ugoleto (1471-1528), Parma, Silva, 2013, pp. XVIII + 612, ISBN 978-88-7765-180-8, s.i.p.; II, I Viotti e i loro contemporanei (1529-1673), Parma, Silva, 2016, pp. VIII + 1261 in 2 tomi, ISBN 978-88-7765-198-3 + 978-88-7765-199-0, s.i.p. Pubblicata col sostegno della Deputazione di Storia Patria per le Province Parmensi, questa opera monumentale costituisce una miniera di materiali e informazioni. L’a., schivo erudito locale noto per un suo Dizionario dei parmigiani, presenta una ricostruzione complessiva della storia della stampa a Parma incentrata sulle caratteristiche dell’attività, sulle specificità della tecnica, sulla descrizione dei materiali e degli strumenti. L’attività dei singoli tipografi viene ricostruita tramite una narrazione storica basata sulla documentazione archivistica disponibile e in gran parte inedita e punta a fornire in modo puntuale gli annali dell’intera produzione. Si tratta, pur con qualche ingenuità, di un ottimo lavoro, per il quale, oltre a lodare l’a., va reso merito all’impegno della Deputazione e dell’editore, ma che ha finora ottenuto scarsissima attenzione a livello nazionale. Ci si sofferma qui in particolare sul II vol., suddiviso in due grossi tomi di ampio formato. Si noti innanzitutto la non scontata attenzione prestata alla evoluzione dei processi tecnici, a esempio dedicando ampio spazio al mondo delle cartiere, anche con un prezioso elenco di cartai, librai, legatori, incisori, compositori, torcolieri ed editori, con dati ricavati in particolare dalla documentazione archivistica. Ci si sofferma anche sui tipografi parmensi (spesso in relazione con Brescia e la Valsabbia) attivi però fuori città. Ecco poi l’ampia concentrazione sulla famiglia Viotti con le figure di Antonio, Seth, Erasmo, Anteo, Seth jr. ed Erasmo jr., cui seguono le figure (minori) degli altri editori attivi a Parma nel medesimo arco di tempo. Chiudono il vol. (arricchito da un parco ma avvertito apparato illustrativo) una preziosa indicazione circa fonti e bibliografia (quest’ultima organizzata però in ordine cronologico, per cui se offre un utile servizio alla storia degli studi, rende però pressoché impossibile reperire un saggio citato) e l’indice dei nomi. Sono da notare quattro aspetti interessanti. Innanzitutto la saggia ripresa di un vecchio tema come quello della storia delle tipografie locali che, superato il vecchio approccio di “celebrazione di una gloria locale”, sa inserire tale problematica nel più ampio flusso della storia del libro riprendendo una più larga prospettiva di storia editoriale. In questo senso la ricostruzione annalistica della produzione, oltre a rendere un prezioso ausilio bibliografico, permette di meglio comprendere le logiche culturali e produttive di un mestiere difficile come quello editoriale. Il tutto basato su una vastissima ricerca archivistica che ha permesso il recupero di una massa enorme di documentazione, così da fornire uno dei rari casi di un lavoro scientificamente affidabile dedicato a un singolo centro editoriale in una prospettiva plurisecolare. In secondo luogo è interessante che l’approccio a un secolo come il XVII ancora poco presente nella storiografia, bloccata da pregiudizi sostanzialmente estetico-letterari (libro rinascimentale vs libro barocco) e anti controriformistici. La grande editoria del ’600 non è semplicemente un preludio dell’Illuminismo (come i preumanisti…): e basti qui pensare alla erudizione romana – in particolare l’orientalistica – del secolo… Anzi, questo è il periodo di una standardizzazione nell’uso dei caratteri, di una serie di innovazioni applicate al torchio tipografico (come il colletto Blaew per collegare la vite alla platina), di un più stretto controllo degli artefici impiegati, controllo certo anche ideologico e religioso, ma in primis professionale (vedi «La Bibliofilia», CXVIII, 2016, pp. 381-8). Soprattutto questo è il tempo in cui la stampa raggiunge tutte le necessità degli usi scritti (avvisi, bandi, gazzette, periodici…) con carta più sottile ed economica (grazie alla lavorazione con la vasca detta “all’olandese”): l’incontestabile aumento della produzione implica senz’altro che si leggesse di più, segno incontestabile della modernità di tale produzione! Basti considerare, solo per Parma, questi dati: periodo 1531-1550 127 edizioni, ’51-’70 154, ’71-’90 306, 1591-1610 406, ’11-’30 545, ’31-’50 626, ’51-’70 868. In terzo luogo colpisce il ritratto della famiglia Viotti, di origine bresciana, discendenti di un Guidotto (Viotto). Antonio (1518-1544) è un libraio che si interessa primariamente del commercio della carta (vedi i rapporti coi membri della famiglia Carissimi pp. 74 e 227). A sottolineare lo stretto rapporto tra tipografi, librai e cartai si consideri il suo apporto come editore (p. 231) ma anche quale tipografo, come mostra l’inventario di bottega post mortem (p. 287). Seth (1545-1579) acquista il materiale di Antonio, che era cugino di suo padre (mentre i figli di Antonio andranno a Roma a stampare per la tipografia impiantata presso Santa Brigida). È lui, anche sfruttando la creazione proprio nel ’45 del Ducata di Parma e Piacenza, che lancia in senso proprio la tipografia, non solo collocandola in nuovi ambienti (pp. 312-3) ma anche rinnovando la dotazione tipografica (nuovo corsivo di Basilea, lettere parlanti). Nel 1564 arriva a competere coi Giolito per il completamento dell’edizione delle Storie del Guicciardini! Erasmo (1579-1611) era un figlio illegittimo naturalizzato, e amatissimo da Seth, col quale collabora in bottega per un trentennio, prima di ereditarne l’attività. È lui a lanciare l’azienda in imprese anche di largo respiro, come l’edizione delle Croniche degli ordini istituiti da s. Francesco di Marcos de Lisboa o in quella (assai complessa e tutto sommato assai spregiudicata) della Gerusalemme liberata di Tasso. Colpisce la lucidità con la quale si pose in concorrenza con l’editoria veneziana, fiaccata ma sempre potentissima, aumentando vertiginosamente il numero delle copie stampate onde tenere bassi i prezzi e vincere la sfida grazie a una sviluppatissima rete commerciale (e stupisce la sua pressoché totale assenza da recenti ricerche di settore). Addirittura il segretario del Duca, Giovan Battista Pico, dovendo far arrivare a Padova il mensile per il mantenimento all’università del proprio figlio col precettore, usa della rete economica del Viotti come fosse una vera banca. Da ultimo si vorrebbe osservare l’utilità degli annali predisposti: non tanto per una loro completezza descrittiva (essenziale ma dignitosa) o dei riscontri bibliografici messi in atto (invece perfettibili), ma per la possibilità che offre di una analisi complessiva della produzione dei Viotti! Grazie ai molti riscontri documentari e ai recuperi di materiale minore tra le filze dei documenti, ecco comparire non solo una gran massa di materiale non librario, per sua natura effimero consistendo spesso di singoli fogli volanti, ma di edizioni librarie (anche con alte tirature!) di materiale di carattere religioso e devozionale tradizionale, oggi del tutto dimenticate e non conservate. Si tratta, insomma, di un’opera davvero preziosa e ricchissima che, come dovrebbe essere ogni ricerca storica autentica, offrirà agli studiosi una messe ingente di informazioni per possibili ulteriori ricerche. – Ed.B.
042-F Libro (Il). Editoria e pratiche di lettura nel Settecento, a cura di Lodovica Braida – Silvia Tatti, postfazione di Antonella Alimento, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2016, pp. 433, ISBN 978-88-6372-962-7, € 48. Il vol. è il frutto di un convegno tenutosi a Pisa dal 26 al 28 maggio 2014 e dopo una introduzione delle curatrici (Introduzione. Il piacere del libro: autori, editori e lettori nel Settecento, pp. IX-XVIII) si apre la prima sezione di contributi dedicata a Lettura e lettori. Si deve a Tiziana Plebani con La rivoluzione della lettura e la rivoluzione dell’immagine della lettura (pp. 3-14) il sottolineare che nella pittura del Settecento (Chardin, Reynolds, Greuze, Fragonard, Liotard) apparvero sempre più spesso rappresentazioni soprattutto di lettrici immerse in una lettura intima e solitaria, non solamente in ambienti aristocratici e borghesi, ma anche in altri più umili e meno scontati. Si passa al mondo inglese con il saggio I riti della sociabilità inglese e la costruzione del “common reader” di Roberto De Romanis (pp. 15-25), dove viene in particolare analizzato il caso del giornale «Spectator» quale luogo metaforico d’incontro e non solo di informazione, in cui era possibile per il pubblico più generale entrare in contatto con quel dibattito colto che si produceva nei club e nei luoghi di sociabilità. In Libri e letture nella cultura antiphilosophique (pp. 27-38) Patrizia Delpiano ricorda che la lettura era vista come un fenomeno pericoloso negli ambienti culturali anti-illuministi, al punto da consigliare l’eliminazione fisica dalle biblioteche dei livres philosophiques. Nel corso del Settecento nei romanzi europei apparve una punteggiatura fatta di linee, punti di sospensione, asterischi che mirava a dare indicazioni al lettore nella lettura ad alta voce e che poi gradualmente sparì con l’ interiorizzarsi della lettura stessa. Rosamaria Loretelli nel saggio Luoghi del significato: gli asterischi nelle prime edizioni delle Ultime lettere di Jacopo Ortis (pp. 39-56) propone il caso di tale punteggiatura ben presente nelle prime edizioni, ma che poi scomparve con la normalizzazione effettuatasi nelle successive. Ad aprire la sezione dedicata alle Biblioteche vi è il saggio Tra Napoli, Roma e Vienna. Le grandi biblioteche europee tra collezionismo aristocratico ed ecclesiastico (pp. 59-72) di Giuseppe Ricuperati, in cui offre un sintetico panorama delle biblioteche di alcune capitali europee e degli intellettuali che le frequentarono. L’esame delle biblioteche di singoli personaggi – in questo caso un diplomatico e un medico – contribuisce a delinearne un ritratto intellettuale più approfondito, come nel caso del saggio di Annalisa Biagianti, Le letture di un ambasciatore. La biblioteca del diplomatico lucchese Carlo Orsucci (1654-1728) (pp. 73-84) e del saggio Il fondo librario Bartolomeo Corte della Biblioteca Braidense di Milano (pp. 85-96) di Dario Generali, mentre Christian Del Vento si occupa della biblioteca di Vittorio Alfieri in Come le biblioteche private si trasformano in biblioteche d’autore. Il caso di Vittorio Alfieri (pp. 97-105). Autori, editori e mercato è il titolo della terza sezione del vol., il cui primo contributo è Il libro in satira. Pier Jacopo Martello e la rappresentazione del mondo dell’editoria (pp. 109-20) di Alessandra Di Ricco, dove l’a. parla del poeta e commediografo bolognese e delle sue satire in cui ritrae chi vuole farsi strada nel mondo della cultura dell’epoca pur senza aver capacità poetiche. Il vol. prosegue con Le edizioni della Commedia dantesca nel Settecento: fra riviste, lettori e mercato librario (pp. 133-43) di Gabriele Fantini, in cui viene offerta una rapida panoramica delle edizioni dantesche italiane apparse nel XVIII sec. Opera di Laura Carnelos è L’Arte degli stampatori e dei librai e la contraffazione nella Venezia del Settecento (pp. 145-56) frutto di un accurato scavo documentario nell’Archivio di Stato di Venezia, mediante il quale l’a. riporta una nutrita casistica che ben illustra la tipologia delle trasgressioni compiute nel mondo della stampa lagunare dell’epoca. Javier Gutiérrez Carou nel saggio Un epilogo per l’edizione Colombani delle opere di Carlo Gozzi: cataloghi e librai nella Venezia di fine Settecento (pp. 157-72) cerca di ricostruire la presenza nel mercato librario delle opere del Gozzi e della variazione del prezzo di vendita utilizzando anche cataloghi di alcuni dei più importanti librai della città. Un’analisi della veneziana Tipografia Teodosio è offerta da Parsida Lazarević Di Giacomo nel saggio La tipografia veneziana di Demetrio e Pano Teodosio e il suo catalogo di libri illirici (pp. 173-85), dove viene descritta la produzione di testi stampati con caratteri glagolitici e cirillici da parte della tipografia, specializzata in generale nella stampa di libri per il mercato ellenico. Leggere, scrivere e vendere libri. James Lackington tra memoirs e confessions (pp. 187-99) di Silvia Granata sposta l’attenzione del lettore da Venezia a Londra, dove a fine secolo venne aperta un’imponente libreria, chiamata Il Tempio delle Muse, da James Lackington, la cui attività è l’oggetto principale del saggio. Maria Giulia Lugaresi è l’autrice del contributo Editori e stampatori delle Raccolte di autori che trattano del moto delle acque (pp. 201-9), una pubblicazione realizzata per la prima volta a Firenze nel 1723 e che conobbe una buona fortuna editoriale con altre due edizioni nel Settecento e altrettante nel secolo successivo. La sezione Libri e immagini viene aperta da Roberta Turchi, che col saggio Illustrazioni per la Trilogia della villeggiatura (pp. 213-29) ripercorre illustrazione per illustrazione quanto venne pubblicato nelle edizioni settecentesche di Pasquali e Zatta. Con «Quella universalità di buon gusto ch’ebbero gli antichi»: l’illustrazione a colori e le stampe a semplici contorni nel dibattito sul libro d’arte negli anni Ottanta del Settecento (pp. 231-45) Serenella Rolfi Ožvald fa il punto sulle diverse posizioni che alla fine del XVIII sec. si manifestarono nel mondo editoriale riguardo all’illustrazione d’arte. Si passa quindi alla sezione inerente ai Generi di larga circolazione, inaugurata da Marina Roggero che nel saggio A scuola e sui libri nell’Italia moderna: problemi e questioni aperte (pp. 249-61) riflette su quanto ancora è oggetto d’indagine relativamente alle letture e ai libri dei semi-alfabetizzati dotati solamente di una scolarizzazione di base. Nel corso del Settecento anche la letteratura agiografica subì l’influenza delle trame avventurose dei romanzi che stavano mutando i gusti del pubblico, come racconta Pasquale Palmieri nel saggio Educare, evangelizzare, divertire. Agiografie e romanzi nel Settecento italiano (pp. 263-77), mentre Giacomo Mannironi approfondisce la tematica specifica del romanzo veneziano e del pubblico a cui era rivolto nel suo Un genere per pochi? Pubblico e mercato del romanzo a Venezia nel secondo Settecento (pp. 279-90). Segue quindi la sezione Traduzioni e circolazione dei libri aperta da Simone Forlesi col saggio Diplomazia, letteratura ed editoria nella Toscana del primo Settecento: Henry Davenant e Anton Maria Salvini (pp. 294-304), in cui sono evidenziate le connessioni tra l’ambiente diplomatico inglese presente nel Granducato e gli intellettuali locali. Alla Spagna e alle ragioni per cui invece venne censurato William Robertson porta il saggio Le sfortunate sorti della Storia dell’America di William Robertson nella Spagna settecentesca (pp. 305-14) di Ida Federica Pugliese. La Biblioteca dell’Università Georgia Augusta di Göttingen nella seconda metà del Settecento, soprattutto dal momento in cui il filologo Christian Gottlob Heyne ne assunse la direzione, divenne uno dei principali punti di riferimento per la ricerca europea, ricca anche di libri italiani forniti dal mercante tedesco, ma residente a Venezia, Amedeo Svaier, come informa Stefano Ferrari nel saggio Heyne, Svaier e il libro italiano a Göttingen nel secondo Settecento (pp. 315-26). Franca Sinopoli si sofferma su una traduzione italiana in ottave del Candide di Voltaire del 1797 nel saggio Un esempio di ‘riconfigurazione generica: il Candide di Voltaire tradotto in ottave italiane nel tardo Settecento (pp. 327-37). L’ultima sezione, Editoria e biblioteche nella Sicilia del Settecento, è aperta dal contributo di Michela D’Angelo, Editoria e libri nel ‘lungo’ Settecento messinese (1678-1783) (pp. 341-52), che delinea quali furono i protagonisti della produzione editoriale messinese fino al terremoto del 1783. Al periodo immediatamente successivo fino al 1805 è invece incentrato l’intervento intitolato Stampatori e librai a Messina nel tardo Settecento (pp. 353-64) di Diletta D’Andrea. Da Messina ci si sposta a Palermo con il saggio di Rosario Lentini, La Reale Stamperia di Palermo nel primo ventennio di attività (1779-1799) (pp. 365-77), in cui viene analizzata la prima fase di produzione della Stamperia Reale di Palermo, che incontrò da subito criticità economiche dovute alla scarsa diffusione delle opere e alla difficoltà nel recuperare i crediti. A Danilo Siragusa si deve il contributo Il tempo al servizio dello Stato: i calendari del Regno di Sicilia (1759-1805) (pp. 379-92), dove l’a. si sofferma sulla produzione di una categoria ben definita di almanacchi, ovvero quelli “amministrativi”, rivolti a un pubblico urbano e legati al potere centrale dello Stato. Riguarda l’editoria scolastica – in particolare i libri elaborati da Giovanni Agostino De Cosmi – derivante dall’istituzione delle prime scuole popolari istituite in Sicilia a partire dal 1788 il contributo di Caterina Sidoni, I libri per le scuole e la Biblioteca dei maestri nella ‘rivoluzione scolastica’ di Giovanni Agostino De Cosmi (pp. 393-404). Il vol. è chiuso da una Postfazione (pp. 405-10) di Antonella Alimento e dall’Indice dei nomi (pp. 411-23). Gli interventi, di natura e di argomento molto diversi, derivano da una call for paper e forse per questo il livello generale non risulta essere omogeneo; dall’altro lato è doveroso segnalare la ricchezza degli spunti e le angolazioni molto differenti da cui viene visto il modo del libro settecentesco. – M.C.
042-G Percorsi e luoghi della conoscenza. Dialogando con Giovanni Solimine su biblioteche, lettura e società, a cura di Giovanni Di Domenico – Giovanni Paoloni – Alberto Petrucciani, Milano, Editrice Bibliografica, 2016, pp. 325, ISBN 978-88-7075-908-2, € 35. Diversamente da una miscellanea di studi in onore, il vol. vuole essere un dialogo, un «seminario virtuale», che colleghi, collaboratori e amici hanno inteso offrire a Giovanni Solimine. La raccolta ruota, infatti, su tre temi centrali nella esperienza professionale e di studioso di Solimine: la biblioteca pubblica, la lettura, il sapere e la società. Gli interventi di volta in volta inseriti nelle varie sessioni «prendono spunto dal percorso intellettuale di Solimine e da sollecitazioni presenti nei suoi scritti» (p. 7), a comporre delle virtuali tavole rotonde su temi specifici. Il primo saggio di ogni gruppo funge da introduzione al tema. Tocca a Giovanni Di Domenico aprire la sezione dedicata alle biblioteche, tracciando un profilo del pensiero e dell’approccio biblioteconomico di Solimine, in quello che è senza dubbio il principale polo di interesse del dedicatario. Seguono due contributi di carattere storico, che conducono alla Gran Bretagna dell’Ottocento. Il saggio di Paul Gabriele Weston fotografa l’esule italiano Antonio Panizzi in visita a varie biblioteche europee tra il 1835 e il 1845, al fine di raccogliere informazioni sul patrimonio bibliografico, ma anche sull’organizzazione dei vari istituti. Si trattò di un’indagine poi istituzionalizzata mediante la redazione di un questionario a cui risposero diverse biblioteche. Sui dati derivanti dalle risposte delle biblioteche napoletane tra 1849 e 1850 si sofferma il contributo di Paolo Traniello. Spostandosi decisamente verso l’Italia e verso anni più recenti, Mauro Guerrini offre alcune «note per memoria sulla politica delle amministrazioni locali italiane nei confronti delle biblioteche di loro pertinenza, a partire dagli anni Settanta fino a oggi», tracciando un panorama che definisce «un arcipelago, un mosaico incompiuto, una mescolanza di realtà disomogenee, che sembra confutare qualsiasi chiave di lettura lineare del fenomeno» (p. 69). L’impatto avuto, trent’anni fa, dal vol. di Solimine, Gestione e innovazione della biblioteca (Milano, Editrice Bibliografica, 1990) è il tema del contributo di Anna Galluzzi che fa in qualche modo pendant con il saggio di Maurizio Vivarelli, che si sofferma invece su Le raccolte delle biblioteche (Milano, Editrice Bibliografica, 1999). Si tratta di due libri che hanno cambiato in maniera sostanziale il modo di guardare alle biblioteche e al loro patrimonio documentario. La seconda sezione, dedicata alla lettura, si apre con il contributo di Gino Roncaglia che traccia un ampio quadro dei problemi legati alle indagini sulla lettura, ma anche delle variabili da considerare quando si analizzano le trasformazioni delle modalità con cui si legge dopo il prepotente affermarsi del digitale. Un orizzonte di problemi completamente diverso rispetto a un secolo fa, come emerge, nel contesto di questa miscellanea, dallo spaccato offerto da Gianfranco Crupi, che prende in esame «l’impegno sul terreno di una pedagogia della lettura, rivolta soprattutto a quelle categorie di potenziali lettori o di lettori più facilmente raggiungibili dalla propaganda liberale e anticlericale» (p. 167), messa in atto dal sacerdote milanese Giovanni Casati (1881-1957). Seguono alcune precisazioni di carattere sociologico dovute a Chiara Faggiolani, che illustra la morfologia dei dati sulla lettura di libri, così come presentati nelle principali indagini statistiche. Di altro tono i due interventi di Massimo Bray e Giuseppe Laterza che affrontano il tema della promozione della lettura, del suo valore e della passione necessaria a un’attività non facile e non ovvia. L’ultimo gruppo di saggi si apre con l’intervento di Alberto Petrucciani, che riflette sulla incapacità del mondo contemporaneo di cogliere la complessità dei fenomeni attuali, mostrando come il pensiero critico possa aiutare a comprendere i problemi e orientare verso la loro soluzione. In momenti di passaggio epocale la diffusione del sapere è sempre problematica: ne è un esempio il caso proposto da Paolo Di Giovine che si interessa di come l’introduzione (tardiva) della stampa abbia influito anche su aree periferiche come quelle albanese e baltica. Al caso del misconosciuto, ma in realtà l’«ideatore della rete distribuita e della commutazione di pacchetto» ovvero dei pilastri di Internet, Paul Baran è dedicato il contributo di Paola Castellucci, che dimostra come l’ignoranza della cultura scientifica sia poco considerata in un orizzonte di preponderante cultura umanistica. Guido Melis traccia alcune opportunità per il futuro delle biblioteche delle pubbliche amministrazioni, mentre il compianto Tullio De Mauro affronta la complessa e delicata questione di cosa si possa intendere «sotto l’etichetta di ‘cultura’ sia in linea molto generale e teorica sia nel concreto della situazione italiana» (p. 270). Chiude la sezione il saggio di Giovanni Paoloni che, partendo da Quintino Sella e arrivando a Internet, si interroga su oltre un secolo di politiche di finanziamento (o tagli) alla cultura in Italia. Si colloca a margine il contributo di Massimo Belotti, che anche per ragioni prudentemente scaramantiche (i saggi sarebbero stati diciassette), offre uno sguardo personale al percorso professionale di Solimine, con particolare riferimento alla collaborazione con l’Editrice Bibliografica e al decisivo lavoro svolto dal dedicatario all’interno dell’AIB, specialmente negli anni della presidenza (1988-1990). Chiudono l’indice dei nomi e la tabula gratulatoria. – L.R.
042-H Petrella (Giancarlo), À la chasse au bonheur. Libri ritrovati di Renzo Bonfiglioli e altri episodi del collezionismo italiano del Novecento. Presentazione di Dennis E. Rhodes, Firenze, Olschki, 2016 (‘Biblioteca di bibliografia’, CCII), pp. 453, ill. b/n, ISBN 978-88-222-6458-9, € 49. L’a., ormai da anni, arricchisce il panorama degli studi di storia del libro, di catalografia, di storia delle biblioteche con assai vaste e articolate indagini; più di recente l’«instancabile» studioso – così lo definisce D.E. Rhodes nella Presentazione al vol. (p. ix) – ha iniziato a misurarsi con la storia del collezionismo librario, in particolare, ma non solo, del collezionismo novecentesco; dopo I libri nella torre. La Biblioteca di Castel Thun: una collezione nobiliare tra XV e XX secolo, Firenze, Olschki, 2015 (Þ «AB» 034-E), offre ora all’attenzione degli studiosi questo densissimo vol. che si articola in quattro capp. Nel primo cap. (pp. 1-40) l’a. racconta, con penna particolarmente felice, l’affascinante storia di Renzo Bonfiglioli (con il quale l’autore pare aver stabilito, pur al di là del muro d’ombra che ci separa da chi non è più con noi, un rapporto che verrebbe da definire di amicizia oltre il tempo, dal momento che spesso lo indica con il solo nome di Renzo). Nato a Ferrara nel 1904 da una famiglia agiata della comunità ebraica della città, laureato a Firenze in Scienze politiche nel 1926 e nel 1927 in Giurisprudenza, Bonfiglioli entra in contatto, sempre a Firenze, senza peraltro impegnarsi in un’azione politica diretta, con Bruno Pincherle, vicino a Salvemini; conseguito il diploma presso l’Accademia di diritto internazionale de L’Aja e svolto il tirocinio a Ginevra presso la Société des Nations, rinuncia alla carriera diplomatica alla quale pareva avviato, vuoi per il rifiuto di iscriversi a Partito Nazionale Fascista, vuoi per le leggi razziali. Dopo la laurea, durante un soggiorno londinese, Bonfiglioli aveva intanto conosciuto Ida Ascoli Magrini, anch’ella di famiglia ferrarese, con la quale si sarebbe sposato e dalla quale avrebbe avuto due figli, una bambina, Dory, nel 1931 e un maschio, Geri, nel 1935; la signora Bonfiglioli era figlia del medico Giulio Ascoli e di Isa Magrini che, dopo la prematura morte del marito, sarebbe vissuto con la figlia nella casa del fratello Silvio, professore all’Università di Bologna, prima che ne venisse espulso come “persona di razza ebraica”, «nella bella dimora con giardino e campo da tennis sita al civico 76 di via Borgo dei Leoni» (pp. 8-9). Il giardino, il campo da tennis e un alano arlecchino che trotterellava nel giardino della casa, nonché la documentazione storica pertinente i genitori di Isa e Silvio Magrini, Fausta Artom e Mosè, originariamente Finzi-Magrini, dalla metà dell’Ottocento solo Magrini, indica immediatamente che fu quella famiglia a suggerire le figure, ovviamente filtrate e ridisegnate, che vivono nel romanzo di Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini. L’11 giugno del 1940 Renzo Bonfiglioli venne arrestato e internato nel campo di concentramento di Urbisaglia; fu lì che, grazie al magistero dell’amico Bruno Pincherle, collezionista stendhaliano, e alla propria strenua applicazione, si avvicinò alla bibliofilia e comprese che «l’andar ragionando di esemplari ed edizioni poteva essere una forma di evasione, “una maniera di andare, pur essendo rinchiusi, à la chasse au bonheur”», come avrebbe ricordato Pincherle (p. 14). Dopo varie peripezie, Bonfiglioli con la moglie e i figli riuscì a fuggire, «il 7 marzo del 1944, attraverso la via dei contrabbandieri sul Lago Maggiore» (p.17), in Svizzera. Passata la bufera, Renzo Bonfiglioli ritornò a Ferrara, nella casa di via Palestro, dove iniziò la sua inesausta opera di impegno civile (ricostruzione della comunità ebraica di Ferrara, consigliere e poi presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, presidente della federazione sionistica italiana) e di illuminato mecenatismo, con un’attenzione particolare alla musica e, ovviamente, ai libri: come provano i suoi interventi a favore dell’Ariostea di Ferrara, tra i quali si può ricordare, oltre a molto altro, la sua attività per l’acquisizione del manoscritto illustrato della Liberata, autografo di Orazio Ariosto (Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Nuove Accessioni 4) e della Bibbia del Savonarola (Ferrara, Biblioteca comunale Ariostea, Nuove accessioni 9). Renzo Bonfiglioli si spense il 24 novembre del 1963, all’età di cinquantanove anni; la parte più preziosa della sua “biblioteca”, «incunaboli, edizioni ariostesche e la strepitosa raccolta di stampe sottoscritte dal tipografo di origini ferraresi Niccolò Zoppino» (p 35) fu acquistata dal libraio milanese Carlo Alberto Chiesa. Altro materiale ancora si diffuse in rivoli minori. La maggior parte della collezione Bonfiglioli è conservata oggi alla Beinecke Library della Yale University, New Haven (USA). Nel secondo cap. (pp. 41-228), lo studioso illustra i percorsi, spesso davvero intricati, da lui seguiti per ricostruire, con grande abilità e senza risparmio di fatica, la collezione Bonfiglioli, costituita essenzialmente da opere di letteratura cavalleresca «d’élite e popolana a un tempo» (p. 41), con al centro i nomi di Boiardo e Ariosto, dalle edizioni di Niccolò Zoppino, da plaquettes del quattro e cinquecento «stampate alla buona… ma non senza qualche ingenua illustrazione» (p. 41). Ma, al di là dei risultati, peraltro assai rilevanti, ottenuti da Petrella, quello che più colpisce, a chi non sia per professione bibliologo o bibliolografo (per chi lo è, il libro è una miniera tutta da scavare) sono le acquisizioni di metodo che derivano dall’indagine. Ovviamente l’a. afferma che senza il riconoscimento all’ex libris che venne fatto stampare e applicato, dopo la morte di Bonfiglioli, su tutti i suoi volumi, «la ricerca non aveva forse alcuna possibilità di essere avviata» (p. 42); ma lo studioso sottolinea anche come «la mancata registrazione in sede di catalogazione» dell’ex libris o addirittura «l’eventuale assenza o successiva asportazione rischia di condannare all’anonimato parecchi esemplari già Bonfiglioli»; ritiene dunque necessario trovare altri indizi utili che possano aiutare a ricondurre un volume al bibliofilo di Ferrara. Per quanto attiene alla parte della raccolta Bonfiglioli dedicata all’Ariosto, l’a. focalizza, infatti, in modo sagace, le ottiche su due cataloghi apprestati in occasione delle mostre ariostesche tenutesi a Reggio Emilia nel 1951 (con Bonfiglioli ancora in vita) e nel 1974 (non molti anni dopo la sua scomparsa), giungendo a concludere che «ai fini di una ricostruzione retrospettiva della collezione Bonfiglioli entrambi i cataloghi [i.e. 1951 e 1974] consentono […] di estrarre, con assoluta sicurezza, tutte le edizioni con dicitura ‘raccolta privata’ per ricondurle all’originario proprietario. Ne emerge un primo inventario, pur consapevolmente incompleto, della straordinaria collezione ariostesca imbandita da Renzo Bonfiglioli» (p. 52). Ma c’è di più; infatti grazie a una copia del catalogo della mostra del ’51 appartenuto al Bonfiglioli, da lui e postillato e miracolosamente sopravvissuto, dove il Bonfiglioli segnala le edizioni in suo possesso e quelle «effettivamente esposte in quell’occasione» (due pagine di quel catalogo sono riprodotte, dando ulteriore prova di sicurezza di metodo, alla fig. 7), si apre, come indica l’a., «uno scenario bibliografico fin qui impensabile». Infatti il catalogo postillato «si rivela il testimone più accreditato, oltre che per confermare la provenienza Bonfiglioli di tutte le edizioni con generica indicazione ‘raccolta privata’ a quasi tutte le 263 edizioni esposte nel 1951. Inoltre l’accortezza mostrata dai compilatori [del catalogo] Fava e Prandi nel fornire informazioni sulla provenienza, lo stato di conservazione e le caratteristiche di molti esemplari privati suggerisce dettagli materiali determinanti per una futura possibile identificazione degli esemplari Bonfiglioli oggi irrintracciabili» (p. 53). Per la parte consacrata a Niccolò Zoppino, l’a. nota come la parte zoppiniana «con provenienza Bonfiglioli riemersa alla Beinecke sia decisamente congrua e si avvicini alle 150 edizioni» (p. 91); ma sostiene che, «come confermano i familiari e una fonte bibliografica assai affidabile compilata da chi quella collezione fece ancora in tempo a consultare» (p. 91) il numero delle edizioni in possesso di Bonfiglioli doveva essere superiore. Uno strumento nuovo – e rilevantissimo – messo in campo per proseguire l’indagine e ampliare i dati fino a ora noti, è rappresentato questa volta dalle schede «allestite negli anni Cinquanta» (p. 91) da Dino Prandi, amico stretto di Renzo Bonfiglioli, che aveva collaborato all’allestimento del catalogo ariostesco del ’51, schede poi «donate al ferrarese Gian Albino Ravalli Modoni, già Direttore delle biblioteche Estense e Marciana. Le schede, irte di cancellature e ripensamenti, si rivelano un’autentica miniera di informazioni bibliografiche e rappresentano ciò che rimane del tentativo, rimasto lettera morta, di allestire gli annali zoppiniani». Dino Prandi «ebbe cura di siglare in testa a parecchie schede una B in inchiostro rosso. Il segno cifrato confessa la presenza di un esemplare (spesso l’unico noto) nella collezione ferrarese Bonfiglioli» (pp. 91-2). Il Prandi conobbe «circa 170 edizioni zoppiniane possedute da Bonfiglioli» (p. 93), ma pure questo numero risulta probabilmente approssimato per difetto, come Petrella dimostra alla luce di alcune edizioni entrate in possesso del Bonfiglioli in tempi successivi e, dunque, non segnate sulle schede Prandi con la consueta B rossa (Boccaccio, Decamerone, Venezia Zoppino, 24. IX. 1531; Egidio da Viterbo Caccia bellissima, Venezia, Zoppino, 1538). Lo schedario Prandi è, in ogni modo, una testimonianza di prima qualità; infatti, per dirla con Petrella «anche i conti sembrano tornare: alle circa centocinquanta edizioni con esplicito ex libris Bonfiglioli oggi alla Beinecke, se ne aggiungono una quindicina dichiarate da Prandi, ma non presenti alla Beinecke, e poco più di venti di cui la Beinecke conserva invece una copia ufficialmente però sprovvista dell’ex libris adesivo con le iniziali RB. La pista investigativa, pertanto si biforca. Quest’ultime o giunsero alla Beinecke per altre vie, e non hanno quindi relazione alcuna con la collezione ferrarese… o furono oggetto dello stesso tentativo di depistaggio riscontrato in alcuni esemplari ariosteschi [si vedano le pp. 82-91]. Per questa via si smascherano come già Bonfiglioli (in ragione dell’impronta lasciata dall’ex libris scollato o dalla caratteristica annotazione numerica a matita al risguardo) addirittura una ventina di edizioni […]. Pertanto il numero degli esemplari zoppiniani ora alla Beinecke provenienti dalla raccolta ferrarese va aggiornato a oltre 170». Ma, come spesso accade, i risultati dedicati a una indagine specifica possono avere una sorprendente ricaduta su altri fronti, come per esempio nel caso del così detto Boiardo del 1521, «solo da pochi anni riaffacciatosi nel catalogo della Beinecke Library» (p. 99) con segnatura Beinecke 20110 1557; l’a. (che al problema ha dedicato anche uno studio specifico: «Paratesto» XII, 2015, pp. 15-44) racconta, con dovizia di dettagli, e integrando gli annali dello Zoppino e precisando e incrementando le notizie presentate nella fondamentale Bibliografia dell’Orlando innamorato, la storia di questo esemplare; prima nella libreria Archinto, in seguito passato nelle mani del libraio Paolo Antonio Tosi (che lo rivendette, dopo poco tempo, sul mercato parigino), giunse sugli scaffali della collezione del marchese D’Adda; ampiamente segnalato da Victor Masséna nel suo Bibliographie des livre à figures…, migrò nella collezione di Charles Fairfax Murray che non appose sull’esemplare il consueto ex libris cartaceo, né fece chiudere il volume in una legatura particolare, lasciando l’antica legatura pergamenacea che ancora lo protegge. Gli altri momenti della storia di questo unicum (o quasi unicum) dello Zoppino sono più incerti; come si narra qui, nonostante alcune ipotesi che potrebbero far pensare a un rientro in Italia grazie all’acquisto fatto da Tammaro De Marinis di una parte della raccolta Murray, messa all’incanto, a Londra, nel 1917-18, è assai più probabile che l’esemplare sia rimasto oltre Manica, «se nel 1960 figura al n. 25 del Rare books. Catalogue 163 della Libreria londinese Davis & Orioli, ancora con legatura “old vellum” ed esplicitamente esibito come “remarkable volume, no other copy of this edition being known to exist”. L’indicazione “sold” a margine […] avverte che la copia era nel frattempo già andata venduta» (pp. 106-7). Può darsi che l’acquirente privilegiato sia stato il libraio milanese Carlo Alberto Chiesa, molto attivo sul mercato internazionale. Bonfiglioli potrebbe aver acquistato il Boiardo da Chiesa, con il quale aveva contatti assai stretti, o addirittura direttamente da Davis, al quale lo legavano ottimi rapporti. L’acquisto del Boiardo zoppiniano del 1521 «fu uno dei suoi ultimi grandi colpi […]. Gli fu risparmiata la delusione (come già detto Bonfiglioli si spense nel 1963) di apprendere che quell’esemplare a lungo ritenuto “unique copy” […] aveva invece un fratello» (p. 107). Nel 1983 una seconda copia «sarebbe fugacemente apparsa, con base d’asta 2000 scellini, presso la casa d’aste Dorotheum di Vienna […] per poi eclissarsi, altrettanto prontamente, in collezione privata». L’esemplare della Beinecke Library ritorna dunque a essere l’unico davvero analizzabile, così da permettere una descrizione puntuale dell’edizione Zoppino e la risoluzione di alcuni problemi e dubbi, come quelli sul quarto libro (cioè Niccolò degli Agostini). Nel terzo cap., dal suggestivo titolo Per una cartografia delle provenienze (pp. 229-340), l’a. si impegna a indagare su collezionisti, bibliografi, bibliologi, librai che, prima di Bonfiglioli, hanno posseduto libri giunti poi nelle mani del collezionista ferrarese, delineando, in questo modo, una storia di alcuni momenti del collezionismo librario non solo italiano; ancora una volta, tuttavia, lo studioso non si accontenta di seguire una via semplice (fondamentale certo, necessaria, ma spesso non sufficiente a dare risposte più certe) come il giustapporsi degli ex libris o delle note di possesso sugli esemplari. Senza voler seguire tutti i percorsi che si assommano in queste fitte pagine (basta ricordare gli esemplari dove campeggiano insieme gli ex libris di Charles Fairfax Murray, Sylvain S. Brunschwig e Renzo Bonfiglioli – fig. 29 –, o quelli di Edward Crawshaw, Louis Thompson Rowe e Renzo Bonfiglioli – fig. 36 –, o ancora dove si intrecciano l’ex libris di Mario Marefoschi e di Renzo Bonfiglioli, assieme a note di possesso di Serafino d’Altemps, e a note manoscritte e a scheda di catalogo di Giuseppe Martini – fig. 31 – ecc.), può essere utile mettere in luce come l’a., di nuovo usando un prezioso catalogo, riesca a ottenere conferme e ad avanzare proposte innovative, per esempio e tanto per restare in area ferrarese, sui rapporti tra la raccolta di Giuseppe Cavalieri (con qualche pezzo già appartenuti al conte Giacomo Manzoni e passato poi a Giuseppe Martini) e la collezione Bonfiglioli. Quando la collezione Cavalieri era ancora a Ferrara, venne di essa apprestato, nel 1908, dal giovane Tammaro De Marinis un Catalogue che comprendeva una quarantina di manoscritti e quasi duemila edizioni a stampa; forse qualcosa della collezione andò in parte disperdendosi in un’asta del 1914; la parte ferrarese della collezione venne, vivente il proprietario e soprattutto dopo la sua scomparsa (1918), donato dalla vedova, alla Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna; quanto rimaneva venne venduto in blocco alla Libreria antiquaria Ulrico Hoepli e «una minima appetibilissima porzione si affacciò, ma senza esplicita indicazione di provenienza, dallo splendido catalogo Hoepli del 1922 Cento libri preziosi […]» (p. 232). Una copia del catalogo allestito dal De Marinis appartenuta però a Renzo Bonfiglioli sopravvive e, come dice Petrella «tradisce i segni di un impiego costante e minuzioso volto forse a annotare e distinguere, con un codice identificativo a matita che rievoca quello incontrato lungo i margini del Catalogo del 1951 [i. e. un cerchiolino], le edizioni di cui anch’egli aveva disponibilità dagli esemplari Cavalieri effettivamente venuti in suo possesso»; altre ‘voci del catalogo sono invece contraddistinte da una x. È ragionevole ritenere – suggerisce Petrella – che «il segno tondo identifichi gli esemplari Cavalieri migrati nella sua [i. e. di Bonfiglioli] collezione, il secondo le edizioni presente anche nei suoi scaffali» (p. 235); ritiene invece poco sostenibile – anche alla luce dei risultati emersi dalla sua ricerca – che la piccola x suggerisca i desiderata. In sintesi, se la proposta di «decodificazione del codice adottato dal bibliofilo ferrarese fosse corretta» (p. 235), risulta chiaro «che la copia Bonfiglioli del Catalogue Cavalieri fornirebbe un imprevisto squarcio sulla dispersa collezione, suggerendo titoli e presenza» delle quali non si è «altrimenti a conoscenza» (p. 235); e, con giusta cautela, lo studioso avanza alcune proposte per edizioni che compaiono alla Beinecke con ex libris Bonfiglioli ma senza alcun esplicito segno di provenienza Cavalieri» (p. 236 e anche pp. 239-41 ). Ma Petrella va più in là; solo grazie al Catalogue Cavalieri, infatti, si viene a conoscere che la collezione Bonfiglioli «doveva probabilmente comprendere anche un interessante nucleo di una ventina di edizioncine figurate attinenti al tema della Sacre Rappresentazioni» (pp. 236) delle quali Petrella fornisce un elenco alle pp. 237-39. E così via per altri collezionisti, per altre collezioni, unite nel nome di Renzo Bonfiglioli. Nel quarto cap. (pp. 341-418), infine, Petrella stila il catalogo dei quattrocento tredici esemplari, ordinati per anno di stampa e poi per autore e/o titolo, «con esplicito ex libris RB di Renzo Bonfiglioli o a lui verisimilmente riconducibili» (p. 341), conservate alla Beineke e lì giunti non seguendo sempre un unico itinerario. Il libro è concluso da un Indice degli autori / titoli, da un Indice dei tipografi e degli editori, da un Indice dei luoghi di stampa, da un Indice dei possessori e delle provenienze, da un Indice cronologico delle edizioni e, infine, da un Indice dei nomi; tutti questi apparati di interrogazione (assolutamente indispensabili, alla luce anche dei percorsi non facilmente memorizzabili lungo i quali si snodano le pagine dell’a.) rendono il vol. sia un importante contributo per ricostruire una straordinaria collezione libraria e per illuminare ancora di più la figura del suo ideatore (intellettuale dotto, raffinato, generoso, legato alla propria terra), sia un prezioso viatico per la ricerca futura. – G. F.
042-I Vacalebre (Natale), «Come le armadure e l’armi». Per una storia delle biblioteche della Compagnia di Gesù, Premessa di Edoardo Barbieri, Firenze, Olschki, 2016, ISBN 978-88-22-6480-0, pp. 291, € 35. «Per ricostruire le vicende di una biblioteca gesuitica, e quindi per comprenderne appieno il significato, bisogna naturalmente ripercorrere innanzitutto il pensiero ignaziano e la storia dell’Ordine stesso, il processo di costituzione, la sua evoluzione e l’ordinamento interno che la Societas costruì nel corso della sua esistenza. Se non si comprendono questi fattori sarà impossibile di conseguenza inserire la tematica bibliotecaria nel più ampio spettro del mondo culturale e istituzionale ignaziano, e risulterà dunque molto difficile ricostruire l’essenza storica e il significato pregnante delle antiche raccolte della Compagnia». Movendo da questo principio (p. XVIII) squisitamente storico, l’a. organizza la sua indagine sulle prime biblioteche gesuitiche a partire da un’attenta analisi della pedagogia ignaziana: rileggendo infatti la regolamentazione educative dell’Ordine (espressa anzitutto dalla Ratio studiorum) e ripercorrendo i diversi gradi di insegnamento da essa previsti per i Collegi, vengono individuati i principali ambiti del sapere che dovevano essere supportati da una congrua disponibilità bibliografica sia per le necessità dei professori, sia per quelle degli studenti. Come sintetizza molto opportunamente l’a., pertanto: «Mondo del libro e realtà gesuitica, quindi, si incrociano fin dalla nascita delle istituzioni educative della Societas, cementando nei secoli un rapporto bipolare che vide da un lato la produzione di testi da parte degli stessi padri per soddisfare le necessità pedagogiche derivate dai dettami della Ratio, dall’altro la continua e imprescindibile crescita del patrimonio bibliografico in relazione alle diverse attività svolte dai gesuiti nella loro variegata missione apostolica» (p. 30). Una volta tracciate le linee portanti della pedagogia gesuitica e individuate le principali aree di cultura interessate dagli insegnamenti dei Collegi, l’indagine prosegue entro l’ambito preciso delle biblioteche delle istituzioni ignaziane. Con il supporto di una lunga tradizione di studi e – soprattutto – di una sempre vivace attenzione al documento d’archivio, viene anzitutto ripercorsa la storia delle costituzioni interne dedicate alle biblioteche della Compagnia, a partire da quella più antica, compilata da Simão Rodrigues nel 1545 per il collegio di Coimbra. Di questo primissimo atto di legislazione in materia biblioteconomica (come poi dei successivi regolamenti del 1553 e del 1580-1582) vengono discussi contenuti e modelli, con una particolare attenzione ai capitoli dedicati ai responsabili della biblioteca che mostrano nel tempo una sempre «maggiore autorità del bibliotecario sul governo della raccolta libraria» (p. 50). L’analisi di questi documenti porta a individuare il profilo di una «biblioteca gesuitica modello» in cui si riflette «la multiforme e strutturata organizzazione della Compagnia» (p. 54) ripartita, in linea di massima tra una Bibliotheca maior, riservata solo ai membri della Società, e una Bibliotheca minor, contenente i libri di uso comune e aperta anche agli studenti. La biblioteca tipica della Società nell’ultimo Cinquecento, si presenta pertanto come un organismo articolato e retto da un apparato gestionale efficiente e organizzato. Pur nelle differenti necessità peculiari dei singoli Collegi (ormai estesi dall’Europa agli altri continenti), la documentazione rivela infatti una sensibile uniformità nel governo delle collezioni, sia in materia di accesso sia in materia di deselezione. Di particolare interesse sembrano le modalità di approvvigionamento librario, affidate anzitutto al mercato (per l’Italia e l’Europa a quello veneziano e lionese) ma anche a una complessa rete interna all’orbita gesuitica che consentiva prestiti e scambi tra le case con un ruolo fondamentale – almeno per la penisola italiana – ricoperto dal Collegio Romano. Inoltre, il profondo radicamento delle istituzioni gesuitiche all’interno del tessuto sociale (e accademico) delle sedi cittadine dei Collegi consentì un arricchimento delle collezioni grazie a donazioni private, esterne all’ordine, e a una serie di rendite finanziarie utilizzate per implementare la consistenza dei fondi. Entro questo quadro generale di definizione della biblioteca gesuitica, viene preso in esame il caso esemplare del Collegio di Perugia, fondato nel 1552. Dopo aver messo in chiaro i precocissimi rapporti intessuti tra i padri, la città e il suo Studio e dopo aver ripercorso le vicende della formazione della raccolta libraria (molto legata, come prevedibile, alla dipendenza dal Collegio Romano), l’a. discute un documento di rimarchevole importanza: l’inventario della biblioteca del 1565. L’Indice de tutti i libri del Collegio di Perugia (ora conservato presso l’Archivum Romanum Societatis Iesu alla segnatura 123 I), contenente «285 titoli […] relativi a circa 330 edizioni per un totale di oltre 380 volumi» (p. 180), restituisce con esattezza la consistenza della biblioteca perugina tredici anni dopo la fondazione del Collegio. Il documento è qui ripubblicato integralmente e si arricchisce di preciso apparato di identificazione delle edizioni che in alcuni casi (grazie a una larga indagine estesa sul posseduto della Biblioteca Augusta di Perugia in cui è modernamente confluita larga parte del fondo gesuitico) consente anche il riconoscimento degli esemplari superstiti. Se l’inventario del 1565 costituisce senz’altro il momento documentabile più rilevante della biblioteca ignaziana di Perugia, la storia di questa istituzione viene ricostruita anche nei due secoli successivi: lo studio dei lasciti personali e dei legati finanziari permette di seguirne gli sviluppi biblioteconomici fino almeno al sec. XVIII. – M.G.
042-001 Aird (Marian), ‘Your letters have been life & breath to me’: the challenge of indexing My beloved man, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 138-43. L’a., responsabile dell’indicizzazione del carteggio (My beloved man. The letters of Benjamin Britten and Peter Pears, Woodbridge, Boydell & Brewer, 2016) tra il compositore e pianista Benjamin Britten (1913-1976) e il tenore Peter Pears (1910-1986), spiega le peculiarità di un indice di lettere, rispetto a quello, per esempio, di una biografia. – L.R.
042-002 Albrecht Dürer. Come sentirò freddo dopo il sole, a cura di Johannes Ramharter – Peter Assmann, Milano, Electa, 2016, pp. 208, ISBN 978-88-918-1010-6, € 29. Si tratta dello splendido catalogo della mostra tenutasi a Mantova dall’8 ottobre 2016 all’8 gennaio ’17. Il vol. prevede alcuni saggi introduttivi dedicati a Dürer e in particolare all’arte della incisione qui celebrata, seguiti da una sessantina di schede riferite a uno o più pezzi esposti, in larga parte opera di Mantegna e Dürer (gli ultimi copie realizzate tra XVI e XVII sec., a testimoniare la fortuna postuma delle sue incisioni) organizzati in 7 sezioni tematiche, e infine un utile schema della biografia e dei viaggi dell’artista. I saggi (dotati ciascuno di bibliografia finale o note) passano dall’attrazione esercitata, attraverso Mantegna, dall’eredità classica (Rodolfo Signorini), alla presenza di Dürer in Italia (Johannes Ramharter), dall’uso del monogramma AD per garantire l’autenticità delle proprie opere (Thomas Gergen), alla fortuna iconografica della raffigurazione della meretrice di Babilonia contenuta nel ciclo dell’Apocalsse (Angelo Loda), infine alla costituzione della collezione düreriana presso il Gabinetto delle stampe dell’Accademia di belle arti di Vienna (René Schober). Ovviamente il punto di partenza è il rapporto di Dürer con l’Italia, il magistero esercitato dall’arte peninsulare (in particolare Mantegna e Leonardo) sull’artista tedesco, senza dimenticare né il tema della tecnica silografica, né quello dell’uso propagandistico della stampa, né dello studio della proporzione, né la diffusione dell’uso del ritratto. Sostenuto da un’indole sostanzialmente didascalica, il vol. è caratterizzato da una significativa sobria eleganza, non sempre riscontrabile in altri cataloghi di esposizioni. – Ed.B.
042-003 Aldo Manuzio. La costruzione del mito. Atti del convegno di studi Aldo Manuzio e la costruzione del mito – Aldus Manutius and the Making of the Myth (Venezia, 26-28 febbraio 2015), a cura di Mario Infelise, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 397 + 4 tav. col., ill. b/n, ISBN 978-88-317-2594-1, € 35. Vol. che raccoglie gli atti del convegno svoltosi a Venezia (26-28 febbraio 2015) per celebrare il quinto centenario della morte di Aldo Manuzio. I vari studi sono organizzati nel vol. secondo alcune tematiche generali: 1. L’uomo e l’editore (pp. 23-77); 2. Pubblicare i greci (pp. 79-159); 3. La materia dei libri (pp. 161-255); 4. L’eredità manuziana (pp. 257-385). Indice dei nomi finale. Si spogliano i singoli contributi. – A.T.
042-004 Allegrezza (Stefano), Verso una nuova archiveconomia: riflessioni sull’evoluzione della disciplina nella transizione dall’analogico al digitale, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 114-26. Richiamato il significato di archiveconomia, la branca della archivistica che si occupa degli aspetti materiali, dagli edifici agli arredi, dai supporti alla conservazione e prevenzione, evidenzia le nuove competenze richieste per gli archivi digitali. Per gli ‘spazi’ di archiviazione, in particolare, analizza le differenze fra la misurazione su base decimale o binaria delle unità d’informazione, con i rischi di confusione e di errori di progettazione per l’uso improprio dei prefissi decimali invece dei nuovi prefissi binari. – Pino Buizza
042-005 Anchoring biodiversity information. From Sherborn to the 21st century and beyond, edited by Ellinor Michel, Sofia, Pensoft, 2016 Þ rec. Angie Hipkin, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 183-4
042-006 Arato (Franco), Quadrio e la questione del Barocco, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 313-25 Þ «AB» 042-092
042-007 Archivi e archivisti in Italia tra Medioevo ed età moderna, a cura di Filippo De Vivo – Andrea Guidi – Alessandro Silvestri, Roma, Viella, 2015 Þ rec. Francesca Nemore, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 255-8
042-008 Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i venti anni di «Rara Volumina», a cura di Marco Paoli, numero speciale 2, 2013 , 1-2, 2014, Lucca, Maria Pacini Fazzi editore, 2015 Þ rec. Graziano Ruffini, «Teca», 8, 2015, pp. 128-31
042-009 Association Internationale de Bibliophilie Colloque Milan – Gênes 2016, Milan, 11-14 septembre. L’Age d’Or, XIV-XV siècle, pp. 40, edizione fuori commercio. Un opuscolo di raffinata fattura per illustrare i pezzi esposti durante le visite dei rappresentanti della nota Associazione (l’editore del “Bulletin du bibliophile” tanto per intendersi): le biblioteche visitate sono state la Braidense, gli Archivi Ricordi, la Biblioteca dell’Osservatorio di Brera, la Sormani, l’Ambrosiana e la Trivulziana. In tutto circa 90 schede relative ad altrettanti pezzi selezionati da Francesco Radaeli tra i più importanti cimeli conservati a Milano. – Ed.B.
042-010 Association Internationale de Bibliophilie Colloque Milan – Gênes 2016, Gênes, 15-16 septembre. Banque, Marchands, Navigateurs, pp. 40, edizione fuori commercio. Il percorso ha previsto la visita alla Biblioteca Universitaria, a Galata Museo del Mare, alla Biblioteca Berio, all’Archivio di Stato: circa 130 i pezzi descritti sempre da Francesco Radaeli. – Ed.B.
042-011 Atlante degli archivi fotografici e audiovisivi italiani digitalizzati, Venezia, Fondazione di Venezia-Marsilio, 2015 Þ rec. Chiara Faggiolani, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 305-7
042-012 «Avisos», 80, septiembre-diciembre 2016. Vi si parla del vol. curato da Giovanni Muto e Antonio Terrasa Lozano Estrategias culturales y circulatión de la nobleza en Europa (1570-1707); segue il dono di un bel racconto di Pablo Andrés Escapa Ausencias. – Ed.B.
042-013 Baini (Agnese), NN editore, in L’Officina dei Libri, 5, 2016, pp. 161-80. Nescio Nomen, paternità ignota, suggella la nascita di una casa editrice milanese di recente fondazione (2013). Frutto dell’unione di diverse personalità, tutte gravitanti da tempo intorno al mondo editoriale, la NN editore fa della ricerca di una identità la linea guida in un percorso che conduce il lettore su terreni insondati dai più. Diversi motivi di originalità – catalogo diviso in serie, sistema di abbonamento per i lettori, promozione attraverso canali social, attenzione alla produzione straniera contemporanea, scelta di tematiche da far trattare agli autori, cura delle traduzioni, dell’apparato paratestuale e grafico… – hanno condotto in brevissimo tempo a un non preventivato successo. Lo affermano Eugenia Dubini e Serena Daniele, entrambe fondatrici e, rispettivamente, editore e responsabile editoriale della NN che l’a. del presente saggio ha intervistato, delineando pertanto, attraverso il loro racconto, ideazione, genesi, progettazione di una casa editrice che, tra speranze e dubbi, si affaccia in un mondo dove per sopravvivere bisogna essere in costante sperimentazione e ricerca. La NN, in tal senso, possiede in nuce un grande vantaggio: chi non ha un nome infatti, può scegliere di essere niente o di essere tutto ciò che decide di essere. – Anna Amico
042-014 Barbier (Frédéric), Illustrer, persuader, servir: le décor des bibliothèques, 1627-1851, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 13-30 Þ «AB» 042-026
042-015 Barbier (Frédéric), Prologue. Bibliothèques, décors XVIIe-XIXe siècle, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 7-11 Þ «AB» 042-026
042-016 Barbieri (Edoardo), Aldo Manuzio maestro di umanità. Una riflessione sul contributo dei libri alla pace, in Studia Scientifica Facultatis Paedagogicae, pp. 137-63. Come e quando può, l’oggetto libro, trasformarsi in un efficace strumento di edificazione della pace, considerando che i punti di contatto fra libri e guerra sono da sempre molteplici e pericolosissimi? Muovendo dalla tradizione ebraico-cristiana, che comprese a fondo il nesso libro/scrittura e pace/costruzione della pace – anche se nessuna delle due religioni è propriamente definibile come “religione del libro” – l’a. spiega con dovizia di esempi come Aldo Manuzio, non a caso per lungo tempo insegnante, intuì in tempi difficili l’importanza dell’amore per i libri e per l’istruzione dei giovani, da intendere come «saldo impegno morale, culturale e religioso» (p. 149). Questo, secondo l’a. è il testimone che dal grande editore/tipografo deve passare, oggi, in tempi altrettanto difficili, a istituzioni quali scuole, università e biblioteche pubbliche. Chiudono il pezzo la Bibliografia e la Sitografia. – E.G.
042-017 Barker (Nicolas), A Manuscript Made for Pier Francesco Barbarigo, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 81-6. Lo studio, prendendo le mosse dalla nascita dei caratteri greci nella tipografia di Aldo e ricordando come il modello del greco fu ripreso da Francesco Griffo a partire dai codici dello scriba professionista Immanuel Rhusotas (copista attivo a Venezia nel 1465, di cui si conservano numerosi libri o parti di libri manoscritti), si concentra su di un manoscritto in particolare, attribuito proprio Immanuel Rhusotas. Il codice in questione è conservato presso la Biblioteca del Seminario Vescovile Marco Antonio Barbarigo a Montefiascone (Viterbo) e contiene le opere di Ermogene, quelle di Artemidoro e altri testi. Questo manoscritto, secondo l’ipotesi dell’a., parrebbe rafforzare la già citata connessione tra la stamperia di Aldo e il copista Immanuel Rhusotas. Infatti, l’a. del presente contributo – dopo avere minuziosamente analizzato il codice –ipotizza con relativa certezza che questo possa essere stato realizzato in accordo tra Aldo e il copista Rhusotas stesso al fine di onorare il patrono della stamperia aldina: Pier Francesco Barbarigo. – A.T.
042-018 Bartesaghi (Paolo), Vicende biografiche di F.S. Quadrio nella corrispondenza epistolare sua e di suoi interlocutori, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 613-49 Þ «AB» 042-092
042-019 Bellingeri (Luca) – Maria Chiara Giunti, BNI aperta e in cooperazione: come e perché, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 67-76. In tempi di penuria di bilancio e di personale, recenti finanziamenti permettono di rilanciare la Bibliografia nazionale italiana (BNI), da maggio 2016 disponibile gratuitamente ad accesso aperto sul sito della Biblioteca nazionale centrale di Firenze (http://bni.bncf.firenze.sbn.it/bniweb/menu.jsp). L’apertura si concretizza inoltre nella cooperazione avviata con alcuni poli SBN titolari di deposito legale e da allargare ad altri che contribuiscano alla catalogazione in ambiti specialistici rispettando precisi criteri di qualità e omogeneità. Con una tabella cronologica della BNI. – Pino Buizza
042-020 Belotti (Massimo), Dialogando con un amico ovvero alcune cose che so di Giovanni, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 299-310 Þ «AB» 042-G
042-021 Beniscelli (Alberto), Quadrio e la tradizione della pastorale nel Settecento, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 327-51 Þ «AB» 042-092
042-022 Biancardi (Giovanni), I “Cenni elementari di bibliografia” di Carlo Branca, in L’Officina dei libri, 5, 2016, pp. 183-91. Carlo Branca, libraio milanese, è ricordato anche come autore di un manualetto intitolato Cenni elementari di bibliografia per uso de’ novelli libraj e comparso per la prima volta nel 1833, in apertura di un catalogo di libri in vendita presso la sua libreria. In realtà egli riconoscerà la paternità dell’opera solo nel 1844, anno della terza edizione dei Cenni. Siamo verso la prima metà dell’Ottocento quando, al fianco di librai «pieni conoscitori, veri bibliografi», approdano personaggi «sprovvisti di solide cognizioni librarie e […] attratti da concrete speranze di guadagno» (p.188). Branca avverte così la necessità di fornire ai novelli libraj tutte quelle cognizioni necessarie a svolgere con onore il proprio mestiere: dai brevi accenni di storia della stampa tipografica, passando per le figure dei tipografi, editori e librai, fino ai suggerimenti pratici, vero cuore del manuale, e al richiamo dei principi etici dell’essere libraio. – Anna Amico
042-023 Biblioteca (La) Comunale “Fabrizio Trisi” di Lugo. 1803-2003, a cura di Sante Medri, con saggi di Luisa Bedeschi [et al.], Imola, La Mandragora, 2003, pp. 348, ISBN 88-88108-84-X, s.i.p. Il vol. celebra i duecento anni di vita della Biblioteca Comunale di Lugo con una raccolta di contributi che trattano dello sviluppo storico dell’istituzione e ne tracciano il profilo a trecentosessanta gradi, a partire dal palazzo che ospita la sua sede e la cui storia è delineata da Maria Giulia Marziliano Ferrucci nel contributo iniziale. La Biblioteca affonda le sue radici nel XVII sec., quando per volontà testamentaria del nobile lughese Fabrizio Trisi fu aperto un Collegio per l’istruzione dei giovani. Proprio dalla “libraria” del Collegio proviene infatti il primo nucleo di volumi che andarono a formare la prima dotazione della Biblioteca, come ricordato da Sante Medri che ripercorre nel suo intervento la storia dell’istituzione e dei suoi fondi dalle origini fino alle soglie del duemila. Simonetta Nicolini tratta dei codici e degli incunaboli miniati fornendo tra l’altro la descrizione degli stessi (4 manoscritti e 6 incunaboli); segue il contributo di Rosaria Campioni sulle raccolte degli incunaboli e delle cinquecentine con la descrizione dei due fondi, l’analisi di essi e le provenienze dei volumi e quello di Luisa Bedeschi che tratta delle acquisizioni di biblioteche delle Corporazioni religiose in età napoleonica. Tre saggi parlano di collezioni speciali quali le edizioni musicali (Paolo Fabbri), le stampe, i disegni, le fotografie e le altre fonti iconografiche (Ivana Pagani) e le nuove raccolte archivistiche (Antonio Curzi). Chiudono il vol. tre contributi relativi a tematiche di più recente interesse: Nives Benati tratta della biblioteca per ragazzi; Morena Medri analizza il passaggio al digitale e la introduzione delle nuove tecnologie; Igino Poggiali guarda al futuro della biblioteca nel suo rinnovato ruolo di infrastruttura della conoscenza. – Em.B.
042-024 «Biblioteca di via Senato», 1, gennaio 2017. Vi si parla tra l’altro dell’esemplare Giuseppe Cavalieri dell’Ariosto 1516 (Giancarlo Petrella) e della iconografia del libro (Ugo Rozzo). – Ed.B.
042-025 Biblioteche reali, biblioteche immaginarie: tracce di libri, luoghi e letture, a cura di Anna Dolfi, Firenze, Firenze University Press, 2015 Þ rec. Eleonora De Longis, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 289-94
042-026 Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de Frédéric Barbier – István Monok – Andrea De Pasquale, Budapest-Roma-Paris, Bibliothèque de l’Académie hongroise des sciences – Biblioteca nazionale centrale di Roma – Éditions des Cendres, 2016, pp. 306, ill col., ISBN 978-2-86742-254-6, € 38. Il vol. prosegue idealmente quello dedicato alla storia della biblioteca di Strasburgo (Bibliothèque, Strasbourg (origines-XXIe siècle), Paris-Strasbourg, Éditions des Cendres – Bibliothèque Nationale et Universitaire, 2015) e intende indagare, con un approccio non strettamente specialistico, la decorazione delle biblioteche occidentali dell’età moderna. Tra Cinque e Seicento le biblioteche cominciarono ad assumere una forma diversa da quella medioevale e umanistica, con la dotazione di un grande vaso alle cui pareti sono addossati gli scaffali con i libri. Tale conformazione perdurerà fino all’Ottocento, quando l’aumento della produzione libraria e, di conseguenza, delle dimensioni delle biblioteche, richiederà di approntare uno o più magazzini. Tale percorso storico è ripercorso nel contributo di Frédéric Barbier che, dopo una breve introduzione, apre la miscellanea. Seguono tredici saggi che propongono alcuni casi esemplari in un ideale viaggio attraverso alcune delle più importanti biblioteche storiche europee: dalla Germania all’Austria, dalla Repubblica Ceca all’Italia, dall’Ungheria alla Transilvania. Chiudono questo sontuoso vol., corredato da quasi sempre ottime riproduzioni fotografiche a colori, l’indice dei nomi di persona e di luogo, dei brevi profili degli autori e un indice delle immagini. – L.R.
042-027 Bibliothèques et lecteurs dans l’Europe moderne (XVIIe - XVIIIe siècles), sous la direction de Gilles Bertrand – Anne Cayuela – Christian Del Vento – Raphaële Mouren, Genève, Droz, 2016, pp. 532, ISBN 978-2-600-04703-6, s.i.p. Suddiviso in due parti – Première partie. Possession, usages et circolation du livre européen (second XVIe– début XVIIIe siècle), pp. 29-256; Deuxième partie. À la croisée des savoirs entre Espagne, Allemagne, France et Italie (XVIIe et sourtotu XVIIIe siècle), pp. 261-464 – il vol. raccoglie 22 contributi, tutti in francese, che riflettono sul tema del rapporto fra biblioteche e lettori, usando come chiave di interpretazione la storia delle biblioteche e i differenti usi del libro. La prima parte della silloge mappa tempi e modi di formazione delle biblioteche nelle aree germaniche, francesi, italiane, spagnole e ibero-americane nel corso di tutto il XVII sec., e analizza le circostanze di acquisizione/circolazione/dispersione delle relative collezioni librarie. La seconda parte del lavoro, invece, a parità di temi, restringe il focus in particolare su Francia, Italia e Germania. Completano il vol. un Résumés dei pezzi (pp. 465-80), un sintetico profilo degli autori (pp. 465-91), l’indice dei nomi (pp. 493-523) e la Table des illustrations, figures et graphiques (pp. 525-27). Si schedano i singoli contributi. – E. G.
042-028 Bignetti (Edoardo), Storia ed evoluzione della morfologia lagunare veneta, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 87-124. Il contributo traccia un ritratto storico della morfologia di Venezia e della Laguna dalle più remote ere geologiche ai giorni nostri. Non manca, per i periodi più recenti, il ricorso a fonti letterarie e alla cartografia storica. – L.R.
042-029 Bilotta (Anna), Le biblioteche pubbliche irpine: i servizi per il territorio fra ritardi e potenzialità, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2016, pp. 285, ISBN 978-88-7812-245-1, € 20. Un’attenta analisi della precaria situazione delle biblioteche pubbliche irpine, in rapporto a quella già complessa del territorio nazionale. È questo l’argomento che il testo intende fotografare, seguendo una evidente struttura di tesi di laurea, base dalla quale è nato il libro. Dopo aver censito 111 biblioteche comunali del territorio irpino, l’a. ha raccolto dati statistici confrontati poi con gli standard nazionali. Un’ultima sezione dedicata alle interviste, sia agli utenti, sia a professionisti del settore, ha permesso un approfondimento delle analisi, le quali hanno portato a un risultato preoccupante per quanto riguarda il contesto bibliotecario pubblico locale. – Pierfilippo Saviotti
042-030 BMB. Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana. 24, Roma, Viella, 2016, pp. 389, ill., € 60. ISBN 978-88-6728-755-0. Conformemente a una tradizione ben consolidata, il vol. – XXIV della serie – offre agli studiosi come portata principale la bibliografia ragionata sui manoscritti in scrittura beneventana, compresi i numerosi frammenti (pp. 139-387), secondo lo schema che prevede l’indicazione in ordine alfabetico di segnatura delle singole unità codicologiche, cui seguono la bibliografia cronologica (con brevi ragguagli sul contenuto di ogni contributo), le abbreviazioni bibliografiche e l’indice degli autori. Ma, come si sottolinea giustamente nella premessa a cura della redazione (p. 5), il vol. è aperto a novità sostanziose e inaspettate sul fronte del reperimento di nuove testimonianze grafiche. Non si tratta soltanto di frammenti, usati come fogli di guardia di manoscritti (E. Caldelli - V. De Fraja, Uno sconosciuto frammento in minuscola beneventana alla Biblioteca Nacional de España, pp. 41-57; B. Long - A.J.M. Irving, An Early Fragment of Canstantine the African’s Viaticum in Beneventan Script, pp. 81-5) ed emergenti dalle legature di registri notarili o di antiche stampe (V.I. Schwarz-Ricci, Il frammento Inc. 728-730 (2) di Magonza, pp. 87-96; N. Tangari, Un frammento della Passio Andreae apostoli in scrittura beneventana presso l’Archivio Storico Capitolino di Roma, pp. 111-20; A. Vena, Una trouvaille sulla piattaforma di un social network: i frammenti della famiglia Mezzeo di Lecce, pp. 127-37). Durante il censimento dei manoscritti datati della Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli, sono infatti riemersi addirittura tre manoscritti completi in scrittura beneventana: due, sec. XII, contengono materiale esegetico sulla Scrittura, l’Expositio in epistolas Pauli di Aimone di Auxerre, e il Liber testimoniorum di Paterio (rispettivamente VII A 5 e VI D 28: D. Buovolo, Beneventana e carolina insieme in due manoscritti della Biblioteca Nazionale di Napoli, pp. 9-40), il terzo, sempre del sec. XII, con le Etymologiae di Isidoro di Siviglia (V.I. Schwarz-Ricci, Il ms. VI D 61 della Biblioteca Nazionale di Napoli. Un testimone delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia in scrittura beneventana, pp. 97-109). Completano il quadro, già di per sé così affascinante per le prospettive di ricerca aperte, il contributo di Mariano Dell’Omo, che dà conto di un manoscritto della fine del sec. XI con parte del Nuovo Testamento rimasto praticamente sotto il moggio per quasi vent’anni e ora finalmente riemerso (Ritrovato il codice 2 dell’Archivio Privato di Montecassino. Un manoscritto in beneventana del monastero di Ognissanti di Cuti in Terra di Bari, pp. 59-80) e quello di Nicola Tangari, che studia un antifonario di provenienza napoletana del sec. X, riscritto nel Trecento per accogliere il manuale di Alessandro di Villedieu (Un nuovo antifonario palinsesto in scrittura e notazione beneventana: Napoli, Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, V C 14, pp. 121-26). Tutti questi lavori sono accompagnati da adeguata documentazione fotografica in bianco e nero. – Marco Petoletti
042-031 Bodoni (Giambattista), Manuale tipografico 1818, con un saggio di Stephan Füssel che tratta i caratteri di Bodoni secondo una prospettiva storica, Köln, Taschen, 2016 (‘Bibliotheca Universalis’), pp. 717, ISBN 978-3-8365-2037-9, s.i.p. Edizione anastatica dell’esemplare del Manuale tipografico di Bodoni (1818) posseduto dalla Staatsbibliothek di Berlino (due voll. riuniti in uno). Opera postuma e scritto più importante del tipografo parmense, il Manuale illustra i principi cui i caratteri tipografici devono ispirarsi, e cioè «regolarità» delle lettere (Prefazione di Bodoni, p. XXII); «nettezza e forbitura» determinate dalla «perfezione de’ punzoni», i quali permettono di stampare «ben gettate lettere» (p. XXIV); «buon gusto» nella scelta delle «forme più vaghe, e più a genio della nazione e del secolo» (pp. XXIV-XXV); «grazia» del carattere (p. XXVI). Segue la presentazione di 142 tipi di caratteri tondi e corsivi, anche di alfabeti greci, ebraici, russi, arabi, fenici, armeni, copti e tibetani, oltre a una larga selezione di bordi decorativi, ornamenti, simboli e fregi floreali. Il saggio di Füssel (pp. 6-43) traccia la storia dei caratteri tipografici, dai primi volantini pubblicitari quattrocenteschi fino a Bodoni, del quale viene delineata una breve biografia e si presentano le edizioni principali. Füssel parla anche dell’accoglienza di Bodoni in Germania e della sua fortuna fino a oggi, grazie al carattere Bodoni Old Face. – L.Ma.
042-032 Bonfadini (Giovanni), Gli scritti sulle lingue e sul linguaggio, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 491-508 Þ «AB» 042-092
042-033 Bonfatti (Rossella), Un cruciverba a schema libero: Muratori e Quadrio tra poesia e critica, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 197-241 Þ «AB» 042-092
042-034 Bosschieter (Pierke), Continuing professional development (CPD) and online language learning, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 175-6. Note sull’aggiornamento professionale degli indicizzatori con l’uso di nuovi strumenti e nuovi linguaggi e con collegamenti remoti, per esempio via Skype. – L.R.
042-035 Bray (Massimo), Il valore della lettura nell’epoca della rete, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 185-97 Þ «AB» 042-G
042-036 Browne (Glenda), ANZSI post-restructure, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 168-70. Si analizzano alcuni cambiamenti occorsi nella Australian and New Zealand Society of Indexers, a partire dalla ristrutturazione avvenuta nel Maggio 2015. – L.R.
042-037 Browne (Glenda), Ebook indexing update, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 160-2. Si fa il punto su alcuni passaggi occorsi negli ultimi anni nell’ambito dell’indicizzazione degli ebook, con particolare riferimento ai metadati e ai software di supporto specifici per il formato epub. – L.R.
042-038 Browne (Glenda), Publishers’ roundtable, ASI and ISC/SCI 2016 Conference, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 163-4. Si analizzano alcuni temi emersi nella tavola rotonda degli editori svoltasi nell’ambito del convegno delle associazioni statunitense e canadese di indicizzazione, dal titolo The Drama of Indexing, che si è tenuto presso la Conference Chicago at University Center dal 16 al 18 giugno 2016. – L.R.
042-039 Brumana (Angelo), Schede dagli archivi bresciani, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 7-24. Ampia rassegna con alcuni documenti inediti che riemergono dagli archivi bresciani. Il primo caso riguarda Pietro Carmelitano (1451-1527), già segretario di Enrico VII e di Enrico VIII oltre Manica; il secondo è dedicato al più oscuro letterato Silvano Cattaneo (1508-1558); il terzo presenta una richiesta avanzata da Aldo Manuzio il Giovane (1547-1597) al Consiglio dei Dieci, in cui si chiedeva un emolumento mensile da ricavare da contributi pagati dal Comune di Iseo alla «camera di Bressa». – L.R.
042-040 Butcher (John), Aldo Manuzio editore dell’opera poetica di Giovanni Pontano, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 69-77. Riprendendo il fondamentale studio di Martin Lowry in cui era stato riconosciuto il ruolo centrale di Aldo, non solo in relazione alla stampa di testi in greco, ma anche per la diffusione di opere in volgare e in latino, si ripercorrono le tappe che portarono alla stampa, nel 1505, dell’opera umanistica coeva di Giovanni Pontano. Il pregio dell’edizione – le cui tappe di realizzazione (ripercorse nel contributo) non furono prive di problematiche – fu quello di mettere a disposizione del pubblico dei lettori italiani ed europei la maggior parte delle opere di Pontano in esametri, nella loro forma definitiva secondo gli autografi. L’edizione, rileva l’a. del contributo, fu inoltre un successo d’immagine e commerciale per Aldo dato che nel 1513, esaurita la prima stampa, se ne produrrà già una nuova. – A.T.
042-041 Calafati (Marco), Antiporte e frontespizi architettonici tra Firenze, Bologna e la Francia nel secondo Cinquecento. Prime ricerche sul transfert culturale di modelli costruttivi e grafica del libro, «Teca», 8, 2015, pp. 43-67. Il contributo esamina i frontespizi architettonici di alcune edizioni, per la maggior parte fiorentine, della seconda metà del Cinquecento. Elementi propri del linguaggio architettonico coevo e l’uso di una simbologia funzionale alla celebrazione del potere politico costituiscono un modello che ha tratti comuni tra Firenze, Bologna e la Francia. – F.F.
042-042 Campailla (Sergio) – Marco Menato – Antonio Trampus – Simone Volpato, La biblioteca ritrovata. Saba e l’affaire dei libri di Michelstaedter, Olschki, 2015 Þ rec. Laura Desideri, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 433-5
042-043 Capaccioni (Andrea), Le origini della biblioteca contemporanea. Un istituto in cerca di identità tra Vecchio e Nuovo Continente (secoli XVII-XIX), Milano, Editrice Bibliografica, 2017 (‘Biblioteconomia e scienza dell’informazione’, 13), pp. 168, ISBN 978-88-7075-920-4, € 20. Si tratta di un agile libro, che fa il punto della storiografia riguardante l’evoluzione del concetto di biblioteca pubblica nell’Occidente in particolare nel Settecento e nell’Ottocento. – M.C.
042-044 Carbone (Flavio) – Francesca Nemore, Da un ritrovamento inatteso a un archivio dimenticato: le carte di Vincenzo Federici, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 145-57. Si ripercorre la vicenda del ritrovamento del primo nucleo e il successivo riordinamento dell’archivio Vincenzo Federici (1871-1953), paleografo e diplomatista. Si illustrano i documenti conservati e la figura di Federici che ne emerge. In chiusura, spunti per chi volesse approfondire la ricerca. – Martina Molino
042-045 Carlo Magno in Italia e la fortuna dei libri di cavalleria, a cura di Johannes Bartuschat – Franca Strologo, Ravenna, Longo, 2016, ISBN: 978-88-8063-841-4. pp. 511, € 35. Il vol. – dedicato alla memoria di Cesare Segre – contiene gli atti del convegno internazionale dedicato alla fortuna dell’epica francese in Italia tenutosi a Zurigo nel maggio del 2014. Come avvisano i curatori (p. 7), «l’andamento delle successive giornate del convegno è riprodotto nel volume» in quattro precise sezioni che seguono due interventi introduttivi di Ottavio Besomi (Ricordo di Cesare Segre) e di Riccardo Bruscagli (I «Cinque canti» di Ariosto). La prima sezione (pp. 53-142) è dedicata all’Epica di Francia in Italia, fra le chansones de geste e le storie della «Spagna». Nella seconda (pp. 143-93), dedicata ai Capolavori della letteratura cavalleresca, gli interventi si occupano delle opere di Pulci e Ariosto. La terza sezione (Le storie di cavalleria fra le corti, le piazze e il mercato editoriale pp. 221-323) prende in esame gli aspetti principali della diffusione – manoscritta e a stampa – dell’epopea francese in Italia. La quarta e ultima sezione (La letteratura cavalleresca di materia carolingia dalla storia verso la modernità, pp. 327-508) guarda invece alla fortuna tra i secc. XV e XVII dei libri francesi in diversi compartimenti della cultura letteraria italiana. – M.G.
042-046 Castellani (Giordano), Le citazioni nelle edizioni aldine, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 182-197. Lo studio si concentra su uno dei temi centrali nel periodo storico in cui opera anche Aldo: quello delle citazioni nei testi a stampa. All’epoca, infatti, era fondamentale stabilire quale potesse essere il modo di rendere visibile sulla pagina stampata una conoscenza stratificata costituita da autori, opere, sentenze e massime. Considerando la produzione di Aldo si riscontra come i segni di citazione (le virgolette sostanzialmente) siano presenti con una certa continuità solo nell’opera di Aristotele, a conferma che la tecnica citazionale in Aldo non contribuì a instaurare una pratica editoriale, ma ricadde invece in una sperimentazione più generale, comune a vari editori dell’epoca. Lo studio si chiude con l’esame della prefazione di Aldo a una delle prime edizioni greche in cui è introdotto l’uso delle virgolette. – A.T.
042-047 Castellucci (Paola), Icone del sapere nella tecnologia di Paul Baran, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 241-53 Þ «AB» 042-G
042-048 Catalano (Claudia), I manuali calligrafici di Ludovico degli Arrighi: status quaestionis e nuove scoperte su La operina, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 81-99. Le vicende biografiche di Ludovico degli Arrighi (1475-1527), copista papale e stampatore, sono qui riassunte e ampliate grazie al ritrovamento di due copie della prima edizione del suo manuale calligrafico La operina da imparare di scrivere littera cancellarescha nella Biblioteca Casanatense e nella Biblioteca Vaticana. L’a. analizza soprattutto lo scandalo editoriale che coinvolse Ludovico e il suo intagliatore Ugo da Carpi. – Martina Molino
042-049 Catalogo (Un) cinquecentesco dei libri del monastero di San Benedetto a Porta Tufi, a cura di Roberto Donghi, «Accademia dei Rozzi», XXIII, 45, pp. 48-53. Viene trascritta, non senza qualche incertezza e senza identificazioni o commenti, l’elenco dei libri appartenenti al monastero olivetano di S. Benedetto a Porta Tufi di Siena a fine XVI sec. (secondo il ms. Vat. Lat. 11274). – Ed.B.
042-050 Catherine (Kikuchi), How Did Aldus Manutius Start a Printing Dynasty?, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 25-38. Il contributo – conscio della difficoltà insita nel tentare di discutere nuovamente la figura e l’operato di Aldo, a seguito del fondamentale studio di Martin Lowry – cerca di tarare il metodo d’indagine sul tema assumendo un nuovo punto di vista: tenta cioè di collocare il tutto all’interno di una prospettiva che, adottando uno sguardo più a lungo termine, cerchi di capire quali furono i fattori che permisero ad Aldo Manuzio di dare inizio a una tale dinastia di stampatori. Si inizia quindi col riassumere le tappe generali legate all’inizio dell’attività di Aldo, tentando di individuare alcune coordinate che meglio possano spiegare le ragioni del successo: un modello di business che vedeva instaurati anche dei legami familiari tra soci in affari, la forza data dalla combinazione del network di Andrea Torresano da un lato e da quello di Aldo Manuzio dall’altra (in relazione ai tipografi, agli editori e ai librai veneziani) e la rete di relazioni intessuta con le autorità veneziane. Stante queste sinergie iniziali l’a. dello studio ricorda come – dopo la morte di Aldo e di Torresano – le due dinastie conosceranno un destino lavorativo distinto. – A.T.
042-051 Cavagna (Anna Giulia), Volti di Aldo Manuzio: dalla celebrità alla storiografia sec. XVI-XIX, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 275-99. L’a., dopo aver ripercorso a volo d’uccello la fama di Aldo Manuzio presso i posteri, indaga quella che fu l’attività di promozione “visiva” del figlio di Aldo, Paolo. Già avviata da Aldo ancora in vita, questa promozione della sua figura attraverso il ritratto viene ripresa da Paolo che da semplice ritrattistica affidata a dipinti o a medaglie la traspone in una vera e propria iniziativa editoriale. Nel 1571, infatti, Paolo pubblicò per la prima volta il ritratto silografico del padre, con l’intento di rilanciare l’attività della casa editrice. Quest’uso della immagine di Aldo verrà poi ripreso anche dal nipote, Aldo il giovane, che – per rinnovare l’immagine originaria del 1571 e per disporre di un ritratto anche del padre Paolo – interpellerà forse un noto ritrattista e incisore che stava presso la corte asburgica: Martin Rota Kolunić. A partire da questi due modelli si sviluppò tutta l’iconografia secentesca e settecentesca dedicata ai Manuzio che l’a. indaga nella parte finale dello studio. Chiude il contributo una appendice che riporta divisi per secoli (dal XVI al XX) i riferimenti ai vari ritratti di Aldo Manuzio a oggi noti. – A.T.
042-052 «Charta», 149, gennaio-febbraio 2017. Il numero è dedicato alle vecchie riviste di indovinelli e giochi di parole (Guido Iazzetta), alla storia del panettone e alla sua fortuna nei libri di cucina (e non solo) e nella grafica pubblicitaria tra XIX e XX sec. (Michele Rapisarda), a Leonardo Mattioli illustratore di copertine (Mauro Chiabrando), alle xilografie pubblicitarie italiane tra Ottocento e Novecento (Edoardo Fontana), ai vecchi cataloghi discografici italiani (Nino Insigna), alle raffigurazioni del Moulin Rouge (Francesco Rapazzini), all’iconografia della pesca del cuore come tema simbolico ereditato dalle raffigurazioni del Bambin Gesù (Ettore Gulli Grigioni). – Em.B.
042-053 Chatzopoulou (Venetia), A Contribution to the Study of Aldine Editing, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 87-104. Lo studio si concentra su due manoscritti conservati presso la Biblioteca Umanistica di Sélestat in Francia. Questa collezione è di grande importanza e interesse perché conserva la raccolta libraria dell’umanista Beato Renano (1485-1547) che fu allievo di Johannes Cuno, umanista a sua volta e personaggio fortemente legato al circolo di intellettuali connessi all’attività aldina, in particolare a Giovanni Gregoropulo che lavorava come correttore di bozze ed editor nella tipografia di Aldo. Alcuni manoscritti usati in tipografia da Aldo passarono quindi da Grigoropulos a Cuno e poi da Cuno al Renano e di conseguenza sono oggi conservati presso la citata raccolta a Sélestat. L’a. del contributo presenta qui due ulteriori manoscritti in cui, per la prima volta, si riconoscono tracce del passaggio nella tipografia di Aldo, codici collegati alle editiones principes delle opere di Euripide (1503) e di Demostene (1504). – A.T.
042-054 Ciolfi (Lorenzo M.), «Quia nihil aliud cupido quam prodesse vobis, studiosi». Il contributo di Aldo Manuzio alla paremiologia, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 142-59. Partendo dai primordi della collaborazione tra Aldo ed Erasmo, collaborazione nata per via epistolare e sbocciata poi con la riedizione delle traduzioni di Euripide, si indaga – in relazione all’edizione rinnovata degli Adagia di Erasmo – quello che fu il contributo di Aldo alla diffusione della paremiologia. Infatti, attraverso questa edizione, Erasmo si proponeva di riprendere la tradizione paremiografica della Grecia antica, nell’ottica di una organizzazione globale della cultura classica basata appunti sul recupero dell’antica sapienza concentrata nei proverbi. – A.T.
042-055 Coe (Mary), Indexes having badly: the cobbler’s children have no shoes, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 170-2. Constatando che molti libri, anche ottimi, di information studies hanno pessimi indici, l’a. suggerisce alcune strategie per migliorare questo aspetto. – L.R.
042-056 Collection (La). Essor et affirmation d’un object éditorial (Europe/Amériques XVIIIe - XXIe), sous la direction de Christine Rivalan Guégo – Miriam Nicoli, préface de Jean-Yves Mollier, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2014 Þ rec. di Valentina Sestini, «Teca», 8, 2015, pp. 137-40
042-057 Colonna (Lucilla), Polifilo e la fonte inesauribile d’ispirazione: l’ anniversario illustre del più bel libro illustrato, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 47-52. Benché stampato da Aldo Manuzio solo nel 1499, il Polifilo sarebbe stato redatto oltre trent’anni prima, nel 1467. In occasione, dunque, del 550° anniversario, l’a. ne ripercorre la fortuna e le riprese da parte di letterati e artisti. – L.R.
042-058 Corbellini (Augusta), Francesco Saverio Quadrio e la Valtellina, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 19-41 Þ «AB» 042-092
042-059 Corsi (Marco), Alcune vicende da rileggere. Dieci anni di poesia Garzanti, in L’officina dei libri, 5, 2016, pp. 125-46. «Garzanti […] è storicamente la casa editrice che ha pubblicato i libri di alcuni fra i maggiori poeti del secondo Novecento, da Pasolini a Luzi a Bertolucci per arrivare a Giovanni Giudici e Pier Luigi Bacchini, capaci nel loro insieme di tracciare un canone multiforme e “qualitativo”, sostanziale, inviso alla determinazione di un modello costituito» (p. 126). Attraverso l’attento esame di titoli e autori inclusi nelle due collane Garzanti «Poesia» ed «Elefanti», l’a. fa emergere problematiche profonde – non slegate da responsabilità proprie del mondo editoriale e delle sue logiche commerciali – che da sempre ruotano intorno al genere poetico e che, in un certo qual modo, ne impediscono la reale e sincera fioritura. –Anna Amico
042-060 Corubolo (Alessandro) – Maria Gioia Tavoni, Torchi e stampa al seguito, Bologna, Pendragon, 2016, pp. 263, ill. b/n, ISBN 978-88-6598-782-7, € 18. Aperto da una bella Prefazione di Edoardo Barbieri (pp. 13-9), il vol. si muove in quello che è il vasto mondo della “mobilità” tipografica, alla cui base stanno la trasportabilità e la pronta disponibilità della stampa. Attraverso lo studio di casi concreti solo apparentemente considerabili realmente isolati e/o eccezionali ma che possono, invece, essere ampiamente documentati – anche attraverso un notevole apparato iconografico – gli a. gettano luce su un aspetto dell’arte tipografica poco vagliato. Il vol. è suddiviso in sette densi capitoli che prendono in considerazione gli aspetti più strettamente tecnici e tecnologici, inerenti agli strumenti del mestiere e al loro uso (Capitolo I, Protagoniste anche le macchine); le particolari occasioni in cui vennero utilizzati i torchi al seguito (Capitolo II, Produrre in itinere tra fiere, feste e celebrazioni e Capitolo III, Torchi al seguito nelle guerre) e la produzione di giornali in contesti estremi (Capitolo V, Per consolazione: nelle trincee, in prigionia, sulle navi); i nuovi mezzi di trasporto come treni, aerei e navi e le ragioni per cui accolsero e trasportarono le macchine da stampa (Capitolo IV, Stampa in movimento su ‘nuovi’ mezzi di trasporto); l’attenuazione delle difficoltà nel far circolare testi e idee grazie alla mobilità della stampa e gli stratagemmi adottati (Capitolo VI, Per evitare censure e perquisizioni e Capitolo VII, Un a solo: i giornali antifascisti delle donne in clandestinità e in patria). In chiusura una riflessione con uno sguardo rivolto al futuro (A mo’ di conclusione: utopiche previsioni o nuovi sviluppi?) e l’Indice dei nomi. – F.T.
042-061 Crupi (Gianfranco), Prescrizioni e consigli di lettura di primo Novecento, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 153-67 Þ «AB» 042-G
042-062 Culturas del escrito en el mundo occidental: del Renacimiento a la contemporaneidad, editado por Antonio Castillo Gómez, Madrid, Casa de Velázquez, 2015 Þ rec. Maria Gioia Tavoni, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 262-6
042-063 Curione (Celio Secondo), Araneus, seu de Providentia Dei, a cura di Eugenio Canone – Dagmar von Wille, «Bruniana et Campanelliana. Ricerche filosofiche e materiali storico-testuali», XXI, 2015, n. 2, pp. 475-525. Viene pubblicato il testo critico dell’enigmatica opera dell’umanista italiano protestante Celio Secondo Curione, seguendo l’edizione apparsa a Basilea nel 1544 e riportando tutte le varianti testuali della prima edizione veneziana del 1540. Nell’introduzione all’opera viene ipotizzato che lo stampatore veneziano sia da identificarsi con Venturino Ruffinelli, che potrebbe essere stato anche l’impressore della prima edizione di uno dei testi maggiormente proibiti del XVI sec., il Pasquino in estasi. – M.C.
042-064 Dalli Regoli (Gigetta), La lettera incipit: dal segno alfabetico alla scrittura, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 7-14. Analisi delle modifiche evolutive della «lettera-incipit, segno alfabetico ornato». Il contributo – accompagnato dall’apparato iconografico degli esempi citati – si articola in due sezioni: la prima presenta manoscritti «di alta qualità»; la seconda alcuni prodotti di «sermo rusticus», dall’apparente sciatteria, motivata però da esigenze di schematizzazione e abbreviazione. Si segnalano i manoscritti di area lucchese, omaggio al luogo d’origine di «Rara Volumina». – Cecilia Bay
042-065 Danzi (Luca), «Tuttoché licenziosissimo…». Il Quadrio e Dante, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 261-94 Þ «AB» 042-092
042-066 Dashwood Tandy (Francis), Feeding the ‘index conscience’, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, p. 180. Si ripropone qui un articolo apparso in «The Writer», 10/2, febbraio 1897, pp. 14-5 e dedicato dall’a. (1867-1913) alla coscienza dell’indice da parte di un autore, che sarà sempre il miglior indicizzatore di un proprio testo. – L.R.
042-067 De Gennario (Antonio), Brescia Leonessa d’Italia, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 129-32. Dai fondi della Queriniana di Brescia riemergono alcuni numeri della fortunata rivista romana «Il Tirso. Cronache musicali e drammatiche», uscita tra il 1910 e il 1917. In un numero del 1915 si annunciava la proiezione, a Roma, del film Brescia Leonessa d’Italia, pellicola che oggi pare irrimediabilmente perduta. – L.R.
042-068 De l’argile au nuage: une archéologie des catalogues (IIe millénaire av. J.-C.-XXIe siècle), [Paris-Genève], Bibliothèque Mazarine – Bibliothèque de Genève – Éditions des Cendres, 2015 Þ rec. Antonella Trombone, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 277-9
042-069 De la vida, muerte y milagros de la santa Madre Teresa de Jesús. Libro primero, por el maestro fray Luis de León, edición y estudio al cuitado de María Jesús Mancho, Salamanca, Universidad de Salamanca, 2015 Þ rec. Gabriella Zarri, «Teca», 8, 2015, pp.132-4
042-070 De Mauro (Tullio), Per la mobilità nello spazio culturale, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 269-82 Þ «AB» 042-G
042-071 De Pasquale (Andrea), L’histoire du livre dans le décor des bibliothèques d’Italie au XIXe siècle, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 249-64 Þ «AB» 042-026
042-072 De Wet (Jenny), Quality control of indexes in South Africa, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 172-5. Riprendendo il suo intervento in occasione del convegno delle associazioni statunitense e canadese di indicizzazione, svoltosi presso la Conference Chicago at University Center dal 16 al 18 giugno 2016, l’a. discute due questioni chiave di indicizzazione, ovvero la formazione e lo sviluppo professionale degli indicatori e il controllo della qualità degli indici, e le loro applicazioni in Sudafrica. – L.R.
042-073 Dell’Oro (Giorgio), La Lettera intorno a’ titoli d’onore. La nobiltà nei domini asburgici italiani (secoli XVI-XVIII), in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 565-88 Þ «AB» 042-092
042-074 Di Domenico (Giovanni), La biblioteconomia di Giovanni Solimine, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 11-29 Þ «AB» 042-G
042-075 Di Donato (Stefano), Vercors, Il silenzio del mare. Una vicenda editoriale italiana, «Teca», 8, 2015, pp. 69-83. Si ricostruisce, sulla base della documentazione d’archivio disponibile, la vicenda dell’edizione italiana de Il silenzio del mare di Vercors, pubblicata da Giulio Einaudi nel maggio 1945. – F.F.
042-076 Di Filippo Bareggi (Claudia), Francesco Saverio Quadrio attraverso la storia valtellinese, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 535-61 Þ «AB» 042-092
042-077 Di Giovine (Paolo), Quando il primo documento di lingue antiche è un’opera a stampa. I primi testi albanesi e baltici tra Riforma e Controriforma, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 229-40 Þ «AB» 042-G
042-078 Diplomatica pontificia. Tavole. Silloge di scritture dei registri papali da Innocenzo III ad Alessandro IV (1198-1503), a cura di Marco Maiorino, Città del Vaticano, Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica, 2015 Þ rec. Cristina Mantegna, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 253-5
042-079 Disciplinare la memoria: strumenti e pratiche nella cultura scritta (secoli XVI-XVIII): atti del convegno internazionale, Bologna, 13-15 marzo 2013, a cura di Maria Guercio – Maria Gioia Tavoni – Paolo Tinti – Paola Vecchi Galli, Bologna, Patron, 2014 Þ rec. Rudj Gorian, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 266-8
042-080 Dizionario degli editori, tipografi, librai itinerari in Italia tra Quattrocento e Seicento, a cura di Rosa Marisa Borraccini – Giuseppe Lipari – Carmela Reale – Marco Santoro – Giancarlo Volpato, Pisa-Roma, Serra, 2013 Þ rec. Simonetta Buttò, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 260-2
042-081 Dondi (Cristina) – Neil Harris, I romanzi cavallereschi nel «Zornale» di Francesco de Madiis (1484-88): profilo merceologico di un genere, in Carlo Magno in Italia, pp. 251-99. Nel quaderno del libraio veneziano Francesco de Madiis, relativo alle vendite e alle giacenze di magazzino tra gli anni 1484 e 1488, come noto già da tempo, molti item sono costituiti da opere cavalleresche a stampa. L’importanza della documentazione trasmessa dal giornale è rilevante non solo per gli aspetti materiali e commerciali ma anche per la datazione di alcune delle opere: in modo particolare si nota, ad esempio, che l’Inamoramento de Orlando boiardesco era venduto a Venezia già nel maggio del 1484, più di due anni prima dell’unica edizione sopravvissuta fino a oggi, fatto che attesta la circolazione in Laguna di edizioni precedenti a quella del ‘87. Il saggio prende in esame i diciassette titoli di epica menzionati dal «Zornale» fornendo schede precise che contengono indicazioni sul numero delle copie transitate per la bottega del de Madiis, il prezzo, la condizione finale del libro in commercio (sciolto, legato e addirittura «indorato») e le date delle vendite. – M.G.
042-082 Dono (Il) Segre Debenedetti alla Biblioteca Comunale Ariostea, Ferrara, Servizio Biblioteche e archivi, 2016, pp. 71, ill., ISBN 9788898786107, s.i.p. Il vol. presenta brevemente le vicende dell’importante collezione di opere ariostesche donate da Cesare Segre alla Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara. La storia di questa donazione comincia però con lo zio di Segre, Santorre Debenedetti, che cominciò a mettere assieme quest’importantissima collezione. Il vol. si compone di una premessa (pp. 5-9) firmata da Maria Luisa Meneghetti, di un resoconto delle vicende del dono Segre Debenedetti (pp. 11-21) firmato da Enrico Spinelli direttore della Biblioteca Comunale Ariostea e dal catalogo di questo fondo compilato da Arianna Chendi. Da segnalare che all’interno di questa collezione è conservato il famoso esemplare in carta grande dell’Orlando Furioso stampato nel 1532, prima edizione definitiva dell’opera di Ariosto e la cui storia si intreccia con le vicende della collezione di Gaetano Melzi e dell’antiquariato Hoepli. – L.Mo.
042-083 Eternal (The) letter: two millennia of the classical Roman capital, edited by Paul Shaw, Cambridge (Massachussets), MIT Press, 2015 Þ rec. Claudia Catalano, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 270-2
042-084 Ex libris (Gli) di Schialvino & Verna. Un omaggio a Maria Teresa d’Austria (1717-1780), testi di James M. Bradburne – Elke Schutt-Kehm – Andrea Kerbaker, [Milano], Smens, 2015, pp. 94, ill. col., ISBN 978-88-96747-32-2, € 15. Catalogo della mostra realizzata in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Braidense, a cui i due xilografi Gianfranco Schiavino e Gianni Verna hanno recentemente donato l’intero archivio di ex libris e grafica d’evento; l’evento, in cui sono esposti 160 ex libris realizzati dai due artisti, celebra contestualmente il tricentenario della nascita di Maria Teresa d’Austria (si veda qui Þ Cronache). – F.F.
042-085 Faggiolani (Chiara), Morfologia dei dati sulla lettura (di libri), in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 169-83 Þ «AB» 042-G
042-086 Faggiolani (Chiara), Ricerca qualitativa, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2015 Þ rec. Maurizio Vivarelli, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 296-301
042-087 Falsoni (Danilo), Riflessioni etiche e politiche fra ’500 e ’600: Guicciardini, Mazzarino e la Rochefoucauld, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 31-45. Analizzando alcuni scritti di Francesco Guicciardini, Giulio Mazzarino e François de la Rochefoucauld, l’a. evidenzia l’insorgere, tra Cinque e Seicento, di tratti caratteristici del pensiero moderno. – L.R.
042-088 Federici (Carlo) – Melania Zanetti, Le legature dei libri di Aldo, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 198-225. Lo studio si propone di indagare le legature delle edizioni aldine, andando oltre quella che è la sola analisi delle decorazioni delle coperte e, in caso, dei ferri usati per realizzarle, ma spingendosi a considerare anche tutti gli aspetti materiali coinvolti nella realizzazione delle coperte. Il corpus preso in considerazione comprende tutte quelle legature prodotte a Venezia nel periodo tra il 1494 e il 1515, data della morte di Aldo. Il vasto materiale analizzato viene suddiviso in vari gruppi e per ogni gruppo viene realizzata una dettaglia griglia di analisi dei vari aspetti materiali delle legature. L’analisi condotta dimostra, come concludono gli autori dello studio, che Aldo si interessò effettivamente delle legature delle sue edizioni, tanto che molti volumi dovettero essere consegnati ai clienti già legati. – A.T.
042-089 Fedriga (Riccardo), Ci tengo a non lasciare nulla che non mi seduca completamente. Edmond Deman e Stéphane Mallarmé editori, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 119-26. Riccardo Fedriga traccia le linee guida della produzione editoriale di Edmond Deman, mosso dall’idea di offrire al pubblico «prodotti di grande qualità: piccole tirature, ma materiali pregiati»; per Deman, l’editoria era questione di amicizia: pubblicava le opere di artisti che erano prima di tutto suoi amici. Tale fu anche la relazione con Mallarmé, così entusiasta del modus operandi editoriale del libraio da disconoscere l’edizione delle sue poesie promessa a Vanier a Parigi, in favore di Deman. L’amicizia tra i due durò fino alla morte di Mallarmé; così non accadde per il sodalizio intellettuale, interrotto per le difficoltà di stampa de Les Poesies de Stéphane Mallarmé, volume postumo che vide la luce il 20 febbraio 1899. – Cecilia Bay
042-090 Feliciati (Pierluigi) – Alessandro Alfier, Gli archivi online per gli utenti: premesse per un modello di gestione della qualità, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 22-38. La mediazione tradizionalmente garantita dall’archivista vien meno negli archivi online, che sono costituiti senza pensare alle esigenze e capacità degli utenti della rete. Dagli scarsi studi sull’utenza si colgono i limiti della terminologia tecnica e della struttura gerarchica delle descrizioni, la distanza dai modi abituali di fare ricerca. Presentando il progetto Una città per gli archivi, suggerisce alcuni criteri di buona progettazione di un portale che sia meglio fruibile dalla comunità. – Pino Buizza
042-091 Ferraglio (Ennio), Conservar la sanitade e prolongar la vita nel Cinquecento: il Ricettario di Galeno, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», XXIII/46, dicembre 2016, pp. 125-8. Il contributo presenta la rara edizione di Galeno, Recettario, nella traduzione di Giovanni Saracino, Mantova, Venturino Ruffinelli, 1559 (Edit16 on line CNCE 29843), esempio della lunghissima fortuna del medico dell’Antichità. – L.R.
042-092 Figura (La) e l’opera di Francesco Saverio Quadrio (1695-1756), a cura di Claudia Berra, Ponte in Valtellina, Biblioteca Comunale, 2010, pp. 659, ISBN 978-88-90-50660-4, s.i.p. Il gesuita e poi sacerdote secolare valtellinese Francesco Saverio Quadrio (1695-1756) è interessante (e misconosciuta) figura di erudito, che seppe coltivare, nel corso della sua vita, vari interessi letterari e storici. I lavori dedicati alla sua terra di origine restano tuttora dei classici nella storiografia locale. Il vol. curato da Claudia Berra chiude le celebrazioni per il 250° anniversario della morte del Quadrio. Voluto dalla Società Storica Valtellinese e dalla Biblioteca Comunale “Libero Della Briotta” di Ponte in Valtellina, l’opera si divide in quattro sezioni. La prima (La personalità e la cultura) presenta tre contributi (Corbellini, Monteforte e Preti) che offrono un articolato profilo del Quadrio, delle sue opere e dei suoi interessi. La seconda e più ampia sezione (Lo storico della letteratura e il linguista) raccoglie quindici saggi che restituiscono uno spaccato degli interessi culturali dell’erudito valtellinese (Rinaldi, Sinopoli, Sarnelli, Milani, Bonfatti, Lanza, Danzi, Piccini, Arato, Beniscelli, Viola, Sannia Nowé, Soldani, Mellace, Bonfadini). Ci si sofferma, in particolare, affrontandola da una pluralità di punti di osservazione, sull’opera letteraria e linguistica del Quadrio non disdegnando affondi su altri suoi interessi e sulle sue letture. La terza sezione (Lo storico della Valtellina) pone l’erudito nel suo contesto di riferimento, con due saggi (Scaramellini e Di Filippo Bareggi) che ne indagano il metodo storico in relazione a una delle sue opere più importanti, ovvero le Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi oggi detta Valtellina (3 volumi, Milano, Società Palatina, 1755-1756). La quarta e ultima sezione (Quadrio e il suo tempo), propone tre contributi (Dell’Oro, Martinoni e Bartesaghi) che allargano lo sguardo al contesto in cui il Quadrio si mosse, prendendo in considerazione soprattutto le sue relazioni epistolari. Chiude un’appendice documentaria, mentre manca, purtroppo, un indice dei nomi. – L.R.
042-093 Firpo (Massimo) – Fabrizio Biferali, Immagini ed eresie nell’Italia del Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2016 (‘Storia e Società’), pp. 472, ill. b/n e col., ISBN 978-88-581-2524-3, € 38. Gli aa. si propongono di indagare tanto la produzione artistica connotata in senso ereticale, quanto i casi di iconoclastia e l’uso delle immagini (come le stampe popolari) per la propaganda antipapale e la predicazione di forme eterodosse di cristianesimo, concentrandosi sul periodo tra il sacco di Roma del 1527 e la conclusione del Concilio di Trento nel 1563. A tale scopo, i due autori, oltre a fornire una visione panoramica, si focalizzano anche su aree ben definite: la Napoli valdesiana, la Firenze di Cosimo de’ Medici, la Roma di Michelangelo, alcune corti dell’Italia centrosettentrionale quali Bologna, Urbino, Milano e Trento, per giungere infine a Venezia e alla sua Terraferma. Il risultato è una trama articolata che coinvolge artisti minori così come alcuni grandi nomi del tardo Rinascimento, primi fra tutti Michelangelo negli anni della vecchiaia e Tiziano. Il vol. è organizzato in sette capitoli più premessa e conclusione, arricchiti da quarantasette belle tavole illustrate riportanti le opere trattate nel testo. Chiude il vol. un ricco indice dei nomi. – S.C.
042-094 Fossati (Fabrizio), Notizie sull’esercizio dell’arte tipografica in un trattatello teologico-morale di Giuseppe da Novi, «La Bibliofilia», 118, 2016, n. 3, pp. 381-7. L’analisi di un trattatello di fine Seicento incentrato sull’esame di coscienza per il fedele che si accinge a ricevere il sacramento della confessione dal titolo Metodo o sia regola chiara, distinta, e necessaria per far bene l’esame di coscienza, ha fatto sì che l’a. dell’articolo incappasse in alcune indicazioni dedicate proprio a chi di mestiere era editore, tipografo o correttore in tipografia. Al di là delle più banali considerazioni di Giuseppe da Novi dedicate ai contenuti delle opere stampate, paiono interessanti quelle legate alla produzione che, seppur già note, qui trovano una diretta e concreta attestazione, dando un interessante scorcio della vita in tipografia: per es. gli aspetti legati alla scelta del tipo di carta da utilizzare, lo stampare più copie del dovuto, la vendita di libri difettosi (dal punto di vista materiale ma anche “intellettuale”), le imitazioni e contraffazioni, il comportamento da mantenere all’interno di una officina tipografica… – F.T.
042-095 Fumagalli (Marco), Mediazione editoriale e accesso aperto ai prodotti della ricerca, in L’Officina dei libri, 5, 2016, pp. 147-59. Il dibattito intorno alla necessità e alle infinite possibilità di una cultura Open Access in ambito scientifico coinvolge a tutti i livelli la filiera di produzione e diffusione del sapere. Numerosi i dubbi, le riserve, le questioni. L’a. del presente saggio si sofferma tuttavia su un aspetto di non secondaria importanza: adottare i criteri dell’Open Access porta necessariamente con sé la messa in discussione della figura dell’editore. In quale direzione muoversi, dunque? Allontanata l’idea di esimersi da una mediazione editoriale, una sottile denuncia al modello dell’editoria commerciale – che si presta a fare da tramite alla comunicazione scientifica con evidenti e meri scopi di profitto – conduce alla presa di coscienza della necessità di una «editoria di servizio» che adegui i propri metodi e modelli ai criteri e alla missione della scienza aperta. Che si tratti di University Press, che operano all’interno delle università e dei centri di ricerca, o delle stesse case editrici commerciali è opportuno che esse spostino l’asse del proprio modello aziendale per proiettarsi verso una più libera circolazione del sapere. – Anna Amico
042-096 Gallo (Donato) – Francesco Piovan, Memoria di Paolo Sambin, s.l., Edizioni Antilia, 2016 (‘Centro per la storia dell’Università di Padova’), pp. 263, ill. b/n, ISBN 978-88-97336-50-1, € 28. Il vol., aperto da una partecipata Premessa di Francesco Piovan e chiuso dal contributo di Donato Gallo, dedicato alle Carte di Paolo Sambin, stimolante esame dei materiali conservati nell’archivio privato di Sambin, donato dalla famiglia all’Ateneo di Padova, raccoglie i sei interventi tenuti in occasione del pomeriggio di studio svoltosi nel 2013 per ricordare il centenario della nascita e il decennale della scomparsa dello studioso. Come sottolinea Piovan, il titolo del vol. è un «titolo bifronte»: in esso si affiancano memoria storiografica e rievocazione di luoghi e momenti della vita di Sambin. Alla memoria storiografica appartengono il contributo di Gregorio Piaia, Incursioni di Paolo Sambin tra i filosofi rinascimentali, che illustra l’attenzione riservata da Sambin, in due interventi, alla filosofia padovana del Rinascimento e i suoi rapporti con studiosi come Kristeller, Garin e Nardi, e quello di Silvia Fumian, Paolo Sambin e la storia dell’arte padovana e veneta; dove vengono illustrati i sei studi dedicati da Sambin alla storia dell’arte; sia la filosofia rinascimentale sia la storia dell’arte sono stati, in verità, ambiti laterali rispetto a quelli propri di Sambin, ma il metodo applicato da lui ha portato risultati anche in questi campi. Alla rievocazione memoriale pertengono invece le pagine di Rosetta Frison Segafredo, L’itinerario di Paolo Sambin nell’associazionismo cattolico padovano tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta del Novecento, di Enrico Baruzzo, Paolo Sambin e la sua attività nella Gioventù italiana di Azione cattolica (1936-1944). Prime indagini sulle fonti diocesane di Padova, di Carlo Monaco, Qualche nota su Paolo Sambin “politico” e sindaco di Terrassa Padovana (1945-1946). A sé sta l’articolata e straordinaria intervista (straordinaria anche perché, piuttosto aderente al parlato, rievoca, in chi ha conosciuto Sambin, il suo procedere a volte appassionato, a volte più controllato, intervallato da momenti di silenzio) dalla quale emerge una figura di studioso e di uomo in cui forza intellettuale, saldezza morale e religiosa si fondono in esemplare equilibrio. – G.F.
042-097 Gallon (Ray), The language of technical communication, Laguna Hills (Calif.), The Content Wrangler/XML Press, 2016 Þ rec. Bill Johncocks, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 182-3
042-098 Galluzzi (Anna), Le biblioteche trent’anni fa, ovvero quando gestione e innovazione non erano di moda, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 99-111 Þ «AB» 042-G
042-099 Gamerith (Andreas), Klosterbibliotheken des Wiener Umlands – Alte und neue Motive, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 81-93 Þ «AB» 042-026
042-100 Gandini (Anna Maria), Vita da libraia, in L’Officina del libro, 5, 2016, pp. 11-24. Scegliere per la vita il mestiere di libraio è già di per sé sicuro segno di determinazione e di passione indefessa. Se a farlo, poi, per 50 anni e più, è una donna che al tramonto della sua carriera parla con lo stesso entusiasmo del suo esordio, ben si comprende come non si stia parlando di un mestiere come un altro né, tantomeno, di una donna comune. Anna Maria Gandini è infatti una delle prime donne a occuparsi a tutto tondo della gestione di una libreria, la Milano Libri. Il suo sogno di creare una «libreria diversa» ha fatto in modo che lo fosse realmente. Luogo di incontro, di scambi e di crescita. La sua testimonianza conserva il senso antico di passare il “testimone” a chiunque voglia cimentarsi in questo mestiere. Essa non ne nasconde gli aspetti meno idilliaci, le scartoffie, i clienti «fanatici», i fornitori, i conti che non tornano, le tasche senza un soldo ma, nascosta da un velo di malinconica ironia, si intravede la certezza che il vero libraio è colui che, pur consapevole dei rischi, crede che per lui non possa esistere mestiere migliore. – Anna Amico
042-101 Gilmont (Jean-François), GLN 15-16. Les éditions imprimées à Genève, Lausanne et Neuchâtel aux XVe et XVIe siècles, Genève, Droz, 2015 Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 428-30.
042-102 Giola (Marco), Intorno ad alcune terzine quattrocentesche: appunti da una lezione, in Studia Scientifica Facultatis Paedagogicae, pp. 190-202. Dopo averne studiato lessico e rime, l’a. tenta un commento della breve composizione poetica (si tratta di 40 versi) attribuita a Francesco Rolandello contenuta nella princeps del Tesoro di Brunetto Latini (Treviso, 1474; ISTC il00070000), appoggiandosi anche a dati quantitativi. La particolarità del componimento, scritto in imitazione dello stile dantesco, sta nel fatto che il Rolandello immagina che Dante, di ritorno dal suo viaggio ultraterreno, incontri il tipografo dell’opera (Geraer van der Leye) e gli chieda di stampare proprio il Tesoro. Corredano il pezzo molte e documentate note a piè di pagina. – E.G.
042-103 Graheli (Shanti), Aldo Manuzio e il Rinascimento francese, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 259-74. L’a. ricostruisce e interpreta il successo e l’influenza delle edizioni aldine in territorio francese. Le conclusioni che si ricavano, a fronte di una documentata analisi della diffusione dei libri aldini in territorio francese, è che le edizioni di Aldo non ebbero un grandissimo successo economico in questa area (superate dalla produzione degli editori francesi che contraffacevano le stesse), ma piuttosto un successo culturale che contribuì all’introduzione di sostanziali novità nel panorama del mondo librario francese. – A.T.
042-104 Gregory (Tullio), Translatio linguarum. Traduzioni e storia della cultura, Firenze, Olschki, 2016 Þ rec. di Marco Guardo, «Teca», 8, 2015, pp. 125-8
042-105 Guerrini (Mauro), Un mosaico incompiuto. Note per memoria delle biblioteche di ente locale in Italia, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 69-98 Þ «AB» 042-G
042-106 Harris (Neil), Aldus and the Making of the Myth (of What Did Aldus Really Do?), in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 311-35. Il contributo, posto in chiusura degli atti del convegno aldino, tira le somme delle giornate di studi e si concentra poi su alcuni dei punti nodali legati a vere, presunte o parziali primogeniture di Aldo nel mondo della stampa. Organizzando la materia in venticinque punti (introdotti da altrettante domande), l’a. sviscera problematiche questioni relative all’attività tipografica di Aldo, per es.: Aldo fu il primo a stampare un libro in ottavo? e ancora Aldo fu il primo a stampare in greco? A ogni domanda viene data una prima risposta sintetica, a cui segue un’ampia argomentazione delle ragioni della risposta stessa, contribuendo così a illuminare quello che fu il reale apporto di Aldo alla cultura del suo tempo, nonché la sua persona e le sue aspirazioni. – A.T.
042-107 Hedden (Heather), Multiple entry points: variants and cross-references in indexes and thesauri, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 155-60. L’a. analizza l’impiego di rinvii in thesauri e indici, proponendo alcune soluzioni per ridurre la dispersione di informazioni sia nel caso di indici a stampa, sia in quello di indici online. – L.R.
042-108 Hellinga (Lotte), Fare un libro nel Quattrocento: problemi tecnici e questioni metodologiche, a cura di Elena Gatti, Udine, Forum, 2015 Þ rec. Enrico Pio Ardolino, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 258-60
042-109 Hendre Bíró (Doina), Le décor de la bibliothèque et de l’observatoire astronomique fondés par le comte Ignác Batthyány, évêque de Transylvanie, à la fin du XVIIIe siècle, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 155-77 Þ «AB» 042-026
042-110 Iacono (Antonella), Linked data, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2014 Þ rec. Maurizio Vivarelli, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 296-301
042-111 «Illustratore italiano», 5, marzo 2017. Prosegue la bella avventura di Maria La Duca e Alessandro Carboni che guidano il lettore nel mondo del disegno italiano tra storia (il brand Coccoina, la storia della grafica “di guerra” durante il primo conflitto mondiale) e attualità (immigrati, illustrazione per i bambini). – Ed.B.
042-112 Indexes reviewed, edited by Christine Shuttleworth, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 181-2. Consueta rubrica di recensioni di indici. – L.R.
042-113 Infelise (Mario), Aldo Manuzio tra storia e bibliofila, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 9-22. Il curatore del vol. in questo contributo posto in apertura dà ragione dei motivi che hanno animato la organizzazione del convegno su Aldo Manuzio, nonché la pubblicazione del presente vol. Nel celebrare il quinto centenario dalla morte del grande tipografo-editore, da una parte si è sentito il bisogno di fare il punto sullo stato degli studi e dall’altra di rilanciare l’interesse degli studiosi dell’opera di Aldo, in un’ottica tesa a contestualizzarne storicamente l’operato, sdoganando il tema di Aldo da un interesse legato in maggior misura al mondo del collezionismo. Dopo questa premessa – riprendendo l’insegnamento e le direttrici già espressi nel 1970 da Carlo Dionisotti – si individuano alcune linee di tendenza verso cui potrebbero muovere i futuri studi sull’attività di Aldo: le trasformazioni messe in atto nella società veneziana a partire dall’introduzione della stampa, il rapporto di Aldo con Venezia e la rete di rapporti di Aldo con altri personaggi, soprattutto con quelli esterni all’ambiente veneziano. – A.T.
042-114 «InPressioni. Colloquia graphica et exlibristica», 14, autunno 2016, pp. 30. Il trimestrale è un opuscolo dedicato alla grafica libraria e all’exlibristica. Oltre al caso di Carlo Azeglio Ciampi e del suo ex libris ovidiano, il numero 14 dà spazio anche alla riproduzione e all’analisi di alcune xilografie realizzate da autori contemporanei. – Maria Serena Chiocca
042-115 Jahrbuch für Buch- und Bibliotheksgeschiechte, herausgegeben von Uwe Joachum – Bernhard Lübbers – Armin Schlechter – Bettina Wagner, Heidelberg, Universitätverlag Winter, 2016, pp. 190, ISBN 9783825367008, s.i.p. La rivista si pone come obiettivo quello di presentare il collegamento tra biblioteche e libri nel mondo tedesco lungo i 500 anni della storia della stampa. È il primo vol. pubblicato, ed esce interamente in tedesco senza abstract in inglese. – L.Mo.
042-116 Jávor (Anna), Bücher und Fresken. Die künstlerische Ausstattung von Barockbibliotheken in Ungarn, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 121-43 Þ «AB» 042-026
042-117 Jernyei-Kiss (János), Die Welt der Bücher auf einem Deckenbild Franz Sigrists Darstellung der Wissenschaften im Festsaal des Lyzeums in Erlau, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de Frédéric Barbier – István Monok – Andrea De Pasquale, pp. 145-54 Þ «AB» 042-026
042-118 Kaklamanis (Stefanos), Giovanni Gregoropulo, copista di libri greci e collaboratore, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 105-25. Importante contributo che ripercorre la vicenda biografica e l’attività del cretese Giovanni Gregoropulo, attivo come collaboratore per stampa di opere in greco nelle tipografie di Zaccaria Calligari e di Aldo Manuzio. Le uniche fonti disponibili per una ricostruzione storica di questo tipo sono le circa cinquanta lettere di corrispondenza tra Giovanni Gregoropulo stesso e i suoi cari in patria (lettere che coprono un arco cronologico che va dal 1492 al 1502). Dopo gli anni giovanili trascorsi nella terra natia si ripercorrono i primi periodi a Venezia, dove Gregoropulo era inizialmente impegnato come copista. I contatti intessuti da questo con umanisti del calibro di Musuro e di Lascaris, lo portarono ben presto ad avvicinarsi al mondo della tipografia. Questo avvenne probabilmente attorno all’anno 1498 come testimonia una lettera inviatagli dal padre che dalla patria, il 29 agosto del 1498, chiedeva al figlio se stesse lavorando come copista (e in caso che opere stesse copiando) o se fosse impegnato nella preparazione di testi della stampa; il genitore chiede inoltre al figlio se queste sue attività lo portassero a guadagnare a sufficienza. Dopo questa parte biografica l’a. dello studio passa a ricostruire quello che fu il fondamentale contributo di Gregoropulo nella preparazione dei testi per le edizioni di Aldo. Queste figure (Lascaris, Musuro, Apostolis e Gregoropulo stesso) – rileva l’a. in chiusura – furono a fianco di Aldo fin dall’inizio della sua attività e contribuirono, grazie al loro sapere e al loro rigore filologico, alla fama delle edizioni aldine in tutto il mondo. – A.T.
042-119 King (Nicola), Society of Indexers Conference, Birmingham, 13 September 2016, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 167-8. Cronaca del convegno annuale della Society of Indexers, svoltasi a Birmingham il 13 settembre 2016 sul tema Back to the future. – L.R.
042-120 Labriola (Ada), Miniature riprodotte tra Sette e Ottocento; due episodi. Da Filidauro Rossi a Jean Vercruys, da Carlo Pini a Ferdinando Lasinio, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 103-18. Il contributo è un’analisi di alcune miniature scelte secondo due filoni: il primo prende avvio da otto miniature firmate dall’olandese – ma di formazione fiorentina – Jean Vercruys, messe in relazione grazie alle dichiarazioni di Francesco Gori nel Thesaurus veterum diptychorum consularium et ecclesiasticorum con alcuni disegni preparatori realizzati da Filidauro Rossi nel 1748. Il secondo filone lega invece il veneto Carlo Pini e il senese Ferdinando Lasinio: nel 1851 venne chiarito che l’incisione della Parabola dei vignaiuoli realizzata da Lasinio per il graduale del Duomo di Siena aveva per modello un disegno di Carlo Pini. Attraverso le esemplificazioni riportate, scopo di tale trattazione è mostrare come miniature e relazioni tra miniatori di diversa provenienza diano informazioni su «idee, interessi e cultura» dell’epoca in cui tali prodotti sono stati realizzati. – Cecilia Bay
042-121 Landi (Salvatore), Il ragazzo di stamperia di cinquant’anni fa, a cura di Massimo Gatta, Premessa di Edoardo Barbieri, Macerata, Biblohaus, 2015, pp. 97, ill., ISBN 978-88-95844-35-0, € 15. Questo volumetto, a cura di Massimo Gatta, raccoglie il testo autobiografico del tipografo-editore Salvatore Landi, pubblicato in due edizioni nel 1894 e nel 1917, qui entrambe ristampate in copia anastatica, insieme a un breve scritto dello stesso Landi, rivolto ai suoi colleghi. In appendice, è inoltre presente un altro testo poco noto del tipografo fiorentino, pubblicato nel 1872 e dedicato al prototipografo Giovanni Fabri in occasione della visita a Saluzzo, paese che ha dato i natali al più celebre Giambattista Bodoni. Scritti con tono affettuoso e confidenziale, i testi del Landi sono, oltre che interessanti e a tratti divertenti, anche utili per due ragioni: aiutare i professionisti dell’editoria a riscoprire il fascino dell’arte tecnica che ha preceduto il loro mestiere, e riconquistare i valori di bellezza e qualità tipografica in opposizione all’imbarbarimento grafico dell’editoria contemporanea. – Pierfilippo Saviotti
042-122 Lanza (Antonio), Il Quadrio e la poesia italiana antica, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 243-59 Þ «AB» 042-092
042-123 Laterza (Giuseppe), Una passione ragionevole: promuovere la lettura, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 199-204 Þ «AB» 042-G
042-124 Legature (Le) di Luigi Degli Esposti. Le collezioni Calò e Massa, a cura di Marco Menato, Gorizia, Libreria Antiquaria Drogheria 28 – Biblioteca Statale Isontina, 2017, pp. 40, manca ISBN, € 5. Cataloghino di una bella mostra isontina, l’agile volumetto documenta (grazie all’introduzione di Marco Menato dedicata a inserire l’iniziativa nella “politica culturale” della Statale di Gorizia e al saggio Un maestro legatore nella Bologna del primo Novecento Luigi Degli Espositi di Massimo Gatta) l’attività artistica e imprenditoriale di un elegantissimo legatore, la cui azienda fu al lavoro per quasi un secolo, dal 1899 al 1985. Non una legatoria d’arte nel senso feticistico, ma un impegno proto-industriale di altissima qualità in cui buon gusto e sperimentazione grafica e coloristica si coniugano alla perfezione (si veda il ricco apparato fotografico). I rari manufatti sono stati raccolti con gusto e intelligenza da due collezionisti, Domenico Calò e Ferruccio Massa. – Ed.B.
042-125 Leise (Fred), Pan-granularism and specificity, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 147-55. Si prendono in considerazione i concetti di granularità e specificità applicandoli al mondo dell’indicizzazione. Fornendo un nuovo termine nel settore, ‘pan-granularità’, si discute una specifica metodologia per la creazione di indici pan-granulari. – L.R.
042-126 Leniaud (Jean-Michel), L’ invention du programme d’une bibliothèque (1780-1930), in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 265-70 Þ «AB» 042-026
042-127 “Libraria” (La) settecentesca di San Francesco del Monte a Perugia, a cura di Fiammetta Sabba, Perugia, Fabrizio Fabbri, 2015 Þ rec. Monica Bocchetta, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 288-9
042-128 Libri (I) che hanno fatto l’Europa. Manoscritti latini e romanzi da Carlo Magno all’invenzione della stampa. Biblioteche Corsiniana e romane: mostra storico-documentaria in occasione del XXVIII Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia romanza. Catalogo, a cura di Roberto Antonelli – Nadia Cannata – Michela Cecconi – Emma Condello – Marco Cursi – Maddalena Signorini, Roma, Bardi – Accademia Nazionale dei Lincei, 2016, pp. 386 + [180], ill. col., ISBN 978-88-218-1134-0, € 60. Corposo catalogo dell’omonima esposizione tenutasi a Roma, nella sede di Palazzo Corsini, dal 31 marzo al 22 luglio 2016, in concomitanza del XXVIII Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia romanza (Università di Roma “Sapienza” – Accademia Nazionale dei Lincei, 18-23 luglio 2016). La mostra, costituita da 180 tra manoscritti e libri a stampa provenienti dalla Biblioteca Corsiniana, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana e da altre biblioteche pubbliche statali romane (Angelica, Casanatense, Nazionale, Vallicelliana), messo in esposizione i libri che, come da titolo, hanno fatto la storia d’Europa, documentando le radici culturali del Vecchio Continente, in un momento di forte crisi identitaria, sociale e politica. Un percorso che, se dal punto di vista “materiale” (cioè delle datazione del materiale esposto) copre i sec. IX-XVI, dal punto di vista delle opere testimoniate va dalla letteratura classica e poi classico-cristiana a quella romanza e moderna, con l’inserimento di manoscritti greci e arabi, a evidenziare la dimensione plurale della cultura europea sin dalle sue origini; un arco cronologico e culturale ampio, diviso in cinque grandi momenti, a cui corrispondono altrettante sezioni dell’esposizione: “La tradizione classico-cristiana”, “Verso la nuova cultura europea”, “La nuova cultura europea”, “Il primo canone” e, infine, “Verso la modernità”, tutte a loro volta suddivise in sotto-sezioni, a ognuna delle quali, sia nel caso delle macro-aree che in quello delle suddivisioni interne, è fatto precedere un breve testo introduttivo. Ampie e dettagliate le schede dei manoscritti: di ogni esemplare sono indicati il contenuto, la datazione, la consistenza e la tipologia scrittoria e descritti l’apparato decorativo e la legatura; completano le schede alcune notizie riguardanti la storia del codice, i riferimenti bibliografici e un breve testo che fornisce, generalmente, notizie sull’autore e sull’opera. Differente il trattamento riservato ai libri a stampa, le cui schede si limitano a fornire i dati i dati bibliografici principali, una trascrizione (facsimilare) del frontespizio, la formula collazionale e, solo nel caso degli incunaboli, alcuni riferimenti ai principali repertori, tralasciando qualsiasi descrizione relativa all’esemplare (presente invece il testo di commento all’opera). Chiudono il vol.: un Indice degli autori e delle opere, un Indice dei manoscritti, un’ampia Bibliografia (pp. 311-86) e 180 riproduzioni fotografiche a colori degli esemplari descritti. Della mostra è stata realizzata anche una versione digitale, seppur ridotta e priva delle schede descrittive dei pezzi esposti: http://www.movio.beniculturali.it/lincei/librichehannofattoleuropa/. – F.F.
042-129 Libri proibiti. Uno stampatore lonatese nelle mani dell’Inquisizione, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 25-30. Grazie a un manipolo di documenti d’archivio, il contributo ripercorre alcuni contenziosi avuti da Francesco e Giovanni Antonio Rampazetto, di origini lonatesi, con le autorità veneziane preposte al controllo dell’editoria e al commercio librario. In entrambi i casi si trattava di edizioni non autorizzate e di violazioni dei privilegi, più che di libri proibiti. – L.R.
042-130 Libro (Il) e le sue reti: la circolazione dell’edizione italiana nello spazio della francofonia (sec. XVI-XVII), a cura di Lorenzo Baldacchini, Bologna, Bononia University Press, 2015 Þ rec. Lorenzo Mancini, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 269-70
042-131 Lorenzotti (Pietro), O cuncti Aeuropae reges et foedus inite aeternum inter vos et opem date. Lorenzo Gambara europeista nel 1571 e Faustino e Giovita martiri, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 75-9. Il contributo presenta schematicamente l’edizione illustrata di Lorenzo Gambara, Rerum sacrarum liber, a cura di Giacomo Pacti, Antwerpen, Christophe Plantin, 1577. – L.R.
042-132 Loretelli (Rosamaria), Punteggiatura e ‘ornamenti’ tipografici nell’edizione del 1798 delle Ultime lettere di Jacopo Ortis. La voce, la fisionomia, il tempo: una tappa nella storia del romanzo, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 85-102. Analisi di «forme grafiche e modalità interpuntive» nella princeps delle Ultime lettere di Jacopo Ortis (Marsigli, 1798), a partire dagli studi di Emilio Bigi. Organizzato in tre sezioni, l’articolo inizialmente esamina alcune tipologie di segni interpuntori, puntini, lineette, asterischi, la funzione loro attribuita e i modelli letterari di riferimento. I primi due si presentano come una «caratterizzazione del protagonista e dello stile in cui si esprime: un carattere ‘naturale’ […]; e uno stile esso pure ‘naturale’»; gli asterischi vengono invece utilizzati in momenti di particolare suspense, sul modello dei romanzi di Richardson. La terza e ultima sezione mostra come la sperimentazione tipografica venga abbandonata in favore di quella verbale, divenendo «un capitolo chiuso»: ciò per il fatto che in una pratica di lettura individuale l’occhio del lettore non si focalizzava sul segno tipografico, tendendo anzi a non vederlo, e che effetti fino a quel momento affidati alla grafica potevano essere più agilmente raggiunti tramite la sperimentazione sulla parola. – Cecilia Bay
042-133 Lupo (Michelangelo), Palazzo Geremia a Trento. Studi per un restauro, Trento, Comune di Trento, 19942, pp. 126, manca ISBN, s.i.p. Palazzo Geremia è uno dei palazzi gentilizi del centro di Trento, una delle “case dipinte” poste su via Belenzani (dalla Biblioteca Comunale – ex collegio gesuitico – al Duomo), quasi di fronte a Palazzo Thun. Si segnala il vol. per la ricca documentazione, anche fotografica, di affreschi e iscrizioni. – Ed.B.
042-134 Macchi (Federico), AEB (Arbeitskreis für die Erfassung, Erschliessung und Erhaltung historischer Bucheinbände) & EBDB (Einband-Datenbank): due acronimi ovvero la conoscenza delle legature prodotte in area tedesca, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 81-5. Si presentano due interessanti progetti dedicati alle legature di area tedesca. Il primo (AEB), nato in ambito bibliotecario, si pone diversi obiettivi di descrizione e valorizzazione delle legature (http://aeb.staatsbibliothek-berlin.de); il secondo (EBDB), promosso da un gruppo di ricercatori, è una banca dati di calchi da manufatti del XV e XVI sec. (http://www.hist-einband.de/). – L.R.
042-135 Macchi (Federico), Harleian bindings: I plead guilty, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 133-42. L’a. tratta delle legature realizzate per i conti Robert (1661-1724) ed Edward (1689-1741) Harley, la cui collezione libraria si conserva oggi presso la londinese British Library. – L.R.
042-136 MacGlashan (Maureen), Editorial, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, p. 137. Brevi note che traggono spunto dai temi emersi nei convegni annuali (2016) di varie società internazionali di indicizzatori. – L.R.
042-137 «Magyar Könyvszemle», 3, 2016. Vi si tratta delle costituzioni dei francescani osservanti d’Ungheria del 1499, delle edizioni d’occasione della collezione Trausch (1795-1871), delle collezioni di Hungaruica, della diffusione clandestina delle opere di Voltaire, dei libri di preghiera settecenteschi di Ignace Séllyei Nagy, della lega della lettura di Pest, di un carme poema umanistico inedito e di alcuni strani segni paleografici, di un libro ritrovato appartenuto a István Fodor, di una descrizione di biblioteca privata del 1740. – Ed.B.
042-138 «Magyar Könyvszemle», 4, 2016. Articoli riguardanti la raffigurazioni cinque-secentesche di s. Elisabetta Arpad e di s. Elisabetta del Portogallo, della biblioteca di Johannes Sambucus, delle caratteristiche editoriali del Murányi Vénus del 1702, della collezione zoologica della biblioteca dell’abbazia di Pannonhalma, di alcuni volumi della raccolta libraria di Péter Pázmány ora a Bratislava. – Ed.B.
042-139 Mamerot (Sebastien), A Chronicle of the Crusades. The expeditions to Outremer. An unabridged, annotated edition with a commentary, english tranlsation by Thierry Delcourt - Danielle Queruel, commentary on the illumination by Fabrice Masanès, Koln, Taschen, 2016, pp. 757, ill. col., ISBN 978-3-8365-5445-9, s.i.p. Nuova edizione, basata su quella uscita nel 2009 sempre per Taschen, de Les Passages d’Outremer di Sébastien Mamerot. Si propone qui la traduzione del testo integrale del manoscritto – conservato presso la Bibliothèque Nationale de France – risalente all’anno 1474. Il codice è magnificamente illustrato da sessantasei miniature realizzate dal miniatore medievale Jean Colombe. Nell’opera, unica della sua epoca, vengono descritte diverse crociate intraprese da vari re francesi che cercarono di impossessarsi della Terra Santa. La prima parte del vol. (pp. 6-65) contiene un lungo saggio di Thierry Delecour che contestualizza il codice in questione nella produzione manoscritta francese del tempo. Seguono le note relative ai criteri editoriali e di traduzione adottati (pp. 66-70) e poi la traduzione integrale del testo, intercalata dalle riproduzioni delle miniature dello stesso che vengono commentate (pp. 70-753). Chiude il vol. la bibliografia sul tema (pp. 754-756). – A.T.
042-140 Manera (Mario), Brescia nella cartografia romantica dell’Ottocento, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 63-9. Una ricognizione di raffigurazioni di Brescia e del suo territorio nel XIX sec., con una suddivisione tipologica tra piante cittadine, mappe territoriali e vedute romantiche. – L.R.
042-141 Marchetti (Alessandra), Una biblioteca privata sconosciuta. I libri della Villa di Mirandola (sec. XV-XX), «Teca», 8, 2015, pp. 101-107. Si ricostruiscono le vicende biografiche dei proprietari di “Villa Ernestina” a Mirandola, comune nella Bassa modenese, e si descrive il fondo librario lì conservato. – F.F.
042-142 Marchitelli (Andrea) – Paola Galimberti – Andrea Bollini – Dominic Mitchell, Improvement of editorial quality of journals indexed in DOAJ: a data analysis, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 1-21. Il Directory of Open Access Journals dopo aver migliorato i criteri di inclusione delle riviste nella lista per incoraggiare buone pratiche editoriali, ha chiesto agli editori, per un aggiornamento affidabile, il rinnovo della domanda di inclusione secondo precisi criteri di aderenza ai principi di apertura e di qualità. L’articolo riporta e analizza le variazioni dei dati quantitativi del DOAJ con l’esclusione di molte riviste già presenti, prevalentemente per non aver ripresentato la domanda, ma anche per insufficienti requisiti o comportamenti eticamente scorretti. – Pino Buizza
042-143 Margolis (Oren), The Coin of Titus and the Hypnerotomachia Poliphili, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 58-68. Lo studio indaga le modalità e i tempi di appropriazione da parte di Aldo del famoso simbolo che diverrà poi la sua marca tipografica: l’ancora con il delfino. Si ricostruiscono quindi le tappe che vedono comparire questa iconografia nella produzione di Aldo. Il primo riferimento è del 1499 negli Scriptores astronomici veteres, edizione in cui, nella dedica ad Albero Pio, Aldo fa riferimento al suddetto modello iconografico. La prima comparsa a stampa sarà invece proprio nell’edizione dell’Hypnerotomachia Poliphili. – A.T.
042-144 Marie Lezowski, L’Abrégé du monde: une Histoire sociale de la Bibliothèque Ambrosienne (v. 1590-v. 1660), Paris, Classiques Garnier, 2015 Þ rec. Angela Nuovo, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 284-8
042-145 Martini (Davide), Appunti per un aggiornamento al catalogo delle edizioni a stampa di Vincenzo Busdraghi (1549-1605), in Studia Scientifica Facultatis Paedagogicae, pp. 203-17. Vincenzo Busdraghi è stato lo stampatore lucchese più prolifico della sua epoca: per questo motivo la sua produzione ha suscitato, nei secoli, l’interesse di diverse personalità, che in modi vari hanno cercato di ricostruirne il catalogo. Dopo aver fornito una cronistoria di questi elenchi librari, l’a. prospetta e spiega –anche con l’ausilio di grafici ed illustrazioni, chiari e pertinenti – la possibilità/fattibilità di effettuare sia un moderno censimento che consenta una revisione del corpus busdraghiano, sia la realizzazione di un database digitale delle edizioni dell’illustre lucchese. Corredano il pezzo una Bibliografia e un apparato di note a piè di pagina. – E.G.
042-146 Martinoni (Renato), «Secolo indegno!». Francesco Saverio Quadrio e Carl’Antonio Tanzi, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 589-611 Þ «AB» 042-092
042-147 Mattozzi (Ivo), Le radici, il tronco e le diramazioni della produzione cartaria nella Valle delle Cartiere di Toscolano, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 389-408. Viene ripercorsa la storia della manifattura cartaria della Valle del Toscolano rapportandola al contesto ambientale e ai mercati della carta nel periodo che va dalla fine del XIV sec. alla fine del XVIII attraverso l’analisi di aspetti più “tecnici” (competenze idrauliche, innovazione tecnologica…) e altri più strettamente “storici” (protagonisti, costituzione del distretto manifatturiero…). – F.T.
042-148 Melis (Guido), Passato, presente e futuro delle biblioteche dell’ amministrazione pubblica, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 255-67 Þ «AB» 042-G
042-149 Mellace (Raffaele), Quadrio musicografo tra critica ed erudizione, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 469-89 Þ «AB» 042-092
042-150 Meneghetti (Maria Luisa), Fortuna e canone dell’epopea francese in Italia, in Carlo Magno in Italia, pp. 55-66. Attraverso i dati prodotti dal database «MaFra» (Ma[noscritti] Fra[ncesi], raggiungibile attraverso il sito web «Mirabile-Archivio digitale per lo studio della Cultura medievale» della SISMEL) che si propone di censire «tutti i testimoni, anche frammentari, di opere letterarie in francese medievali […] esemplati in Italia», vengono offerte alcune importanti considerazioni sul canone dell’epica francese in Italia fra la fine del XII e il XIV sec. La disponibilità di statistiche precise e la identificazione di alcuni codici citati degli inventari permette così di tracciare non solo una storia del genere cavalleresco in Italia, ma anche la sua geografia, individuando l’area nord-orientale quella più attiva nella produzione e di smistamento di codici in francese. – M.G.
042-151 Merolla (Lucia), Carte camaldolesi all’Archivio di Stato di Roma, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 59-79. Si illustra la documentazione della Congregazione Camaldolese conservata presso l’Archivio di Stato di Roma. Lo studio e l’analisi delle carte ha permesso di ricostruirne in parte le diverse provenienze e conoscere figure di religiosi e fatti poco noti. – Martina Molino
042-152 Milani (Felice), Le osservazioni pratiche di Tommaso Ceva e l’arte scienziate della poetica del Quadrio, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 167-95 Þ «AB» 042-092
042-153 Mittler (Elmar), Kunst oder Propaganda? Bibliothekarische Ausstattungsprogramme als Spiegel kultureller Entwicklungen und Kontroversen in Renaissance, Gegenreformation, Aufklärung und Klassizismus, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 31-67 Þ «AB» 042-026
042-154 Molteni (Giuseppe) – Roberta motta, Vivere con i libri, Milano, Mondadori Electa, 2012, pp. 168, ISBN 978-88-370-8952-8, s.i.p. «[…] Il giorno che ho baciato per la prima volta Carlotta ho comperato Anna Karenina di Lev Tolstoj, l’infausto giorno che Francesca mi ha lasciato sono entrato in una libreria e ho acquistato La Morte a Venezia di Thomas Mann; quando mia moglie ha chiesto il divorzio ho iniziato a leggere Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez». Come racconta Margherita Pincioni, curatrice del vol., nella sua introduzione, talvolta ci si trova a «sfogliare gli avvenimenti della vita» e si percepisce «esattamente dov’è sistemato il libro sullo scaffale». Lo scaffale appunto: ma quale scaffale? E dove? Quale angolo riposto o quale spazio esibito deve racchiudere questo scrigno prezioso di pagine e di atmosfere? Ecco che, per «chi ha fatto dei libri i protagonisti indiscussi della propria esistenza», le librerie diventano una scelta non casuale. E Vivere con i libri interpreta proprio questa esigenza, fornendoci una raccolta fotografica di soluzioni per tutti i gusti e le necessità: lo sguardo, guidato da efficaci didascalie, scorre di pagina in pagina, di foto in foto, soffermandosi ora su dettagli, ora su visioni d’insieme, catturati dalla maestria del noto fotografo Giuseppe Molteni. Ognuna delle quattro sezioni, corredata da un testo introduttivo, racchiude una precisa tipologia di sistemazioni possibili: in Spazio ai libri si collocano scelte tradizionali, quali scaffali che corrono lungo un’infinita parete, ma non mancano soluzioni più ardite come le ‘librerie invisibili’ (pp. 18-9), che scompaiono dietro le «coste dei libri posti orizzontalmente sui ripiani». In Sapore d’antico, dedicato a edifici storici quali Casa Carducci e il Vittoriale, i libri non possono che essere protagonisti, persino nel dannunziano bagno dominato dal nero, dove il poeta volle collocare una piccola libreria da tavolo e alcune pregiate edizioni. Sfogliando le pagine, incontriamo poi Libri e design, con le mensole che si trasformano in elaborate spirali e che diventano elementi d’arredo e contenitori non solo di volumi, ma anche di riviste, oggetti, soprammobili. Se si prediligono ambienti esclusivamente dedicati alla lettura, ecco farsi avanti Una stanza per i libri, «un canone abitativo proveniente dal passato», di rinascimentale memoria, dove i rumori esterni possono giungere come sussurri, attutiti dalla carta frusciante. Così, in una prestigiosa villa di metà Ottocento (pp. 102-3), inondata di luce gialla, si aprirà davanti ai nostri occhi una fiabesca biblioteca, di un gusto senza tempo. Quasi senza accorgercene, ci ritroviamo alle pagine conclusive del vol., con le Librerie alternative, dominate da scelte originali ma non azzardate: evoca forme di esotici animali la libreria dal nome non casuale Portacammelli, in solidi rami e mensole di vetro; riporta invece alle calde atmosfere familiari di uno chalet di montagna la nicchia, ricavata nella pietra, in cui i libri fanno compagnia a eleganti oggetti d’epoca. Concludono il vol. i nomi degli architetti che hanno collaborato al progetto. Letto tutto d’un fiato, oppure centellinato pazientemente, Vivere con i libri, con la sua «galleria vastissima di spunti da copiare, di sogni diventati luoghi», riporta la lettura al suo originario senso di esperienza totalizzante. Consigliato a chiunque ami circondarsi di libri che non hanno ancora trovato adeguata collocazione. Oppure a tutti coloro che desiderino una ventata di novità, in una disposizione già consolidata. – Cecilia Bay
042-155 Montagner (Luca), Per una breve storia della libreria antiquaria Ulrico Hoepli, in Studia Scientifica Facultatis Paedagogicae, pp. 218-30. Editore, libraio, antiquario, mecenate: questo grossomodo il perimetro entro cui si dipanò la vicenda di Ulrico Hoepli (1847-1935), che l’a. ricostruisce in maniera convincente e puntuale, riservando particolare attenzione all’attività della famosa Libreria Antiquaria a Milano. L’analisi di alcuni fondi librari (il fondo Castiglioni della Biblioteca Braidense e il fondo Colombi della Biblioteca Cantonale di Lugano, proveniente dalla collezione di Giuseppe Martini) offre poi all’a. lo spunto per una riflessione sul mondo dell’antiquariato librario e su come, metodologicamente parlando, se ne possa tracciare in modo credibile un profilo storico, tenendo conto delle tante difficoltà che il campo presenta, a cominciare, per es., dal reperimento di fonti adeguate. Corredano il pezzo una Bibliografia e un apparato di note a piè di pagina. – E.G.
042-156 Monteforte (Franco), Note sulla personalità e sull’opera di Francesco Saverio Quadrio, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 43-80 Þ «AB» 042-092
042-157 Monti (Adalberto) – Giorgio Magagnoli – Luca Magagnoli, Cesare Ratta e la Scuola tipografica bolognese, Bologna, Minerva, 2015 Þ rec. Maria Gioia Tavoni, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 275-7
042-158 Monti (Adalberto) – Magagnoli (Giorgo) – Magagnoli (Luca), Cesare Ratta e la scuola tipografica bolognese, Bologna, Minerva, 2015 Þ rec. di Alessandro Corubolo, «Teca», 8, 2015, pp. 141-2
042-159 Morandini (Mino), Bibliofilia e filologia. Editoriale, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 3-6. Partendo dal nesso tra bibliofilia e filologia, alla base dell’umanistica riscoperta dei classici, l’a. sostiene il valore dello studio approfondito delle lingue antiche nei licei classici, come fondamento – secondo il magistero di Giuseppe Billanovich – della cultura occidentale. – L.R.
042-160 Newberry (Mary) – Margaret de Boer, So many words: indexing oral history, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 144-7. Si descrive lo sforzo di indicizzazione relativamente a un progetto di raccolta di testimonianze orali sulla storia del quartiere dell’a. principale, Harbord Village presso Toronto. – L.R.
042-161 Newbigin (Nerida), Antonia Pulci and the First Anthology of Sacre Rappresentazioni (1483?), «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 337-61. Il lavoro dell’a., spingendosi contro l’opinione comune, sostiene la tesi secondo la quale le sacre rappresentazioni della “Prima (e Seconda) Raccolta Fiorentina” siano da attribuire al tipografo Antonio Miscomini e considera inoltre il 1483 – anno a cui è datata la Rappresentazione di santa Domitilla di Antonia Pulci – l’anno di pubblicazione dell’edizione. Questo nuovo punto di vista implica che si tratti di una tra le prime edizioni di opere in volgare per la cerchia dei Medici, tutt’altro rispetto ai grossolani opuscoli illustrati in cui si trasformerà il genere solo poco tempo dopo, negli anni Novanta del Quattrocento. – F.T.
042-162 Nova (Giuseppe), Maffio Zanca cartaro in Bressa all’edificio del pesce nel XVIII secolo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 59-62. Maffio Zanca fu, secondo fonti documentarie inedite, uno dei più dinamici commercianti di carta nella Brescia del Settecento. Se ne presenta l’attività, seguendo le labili tracce rimaste. – L.R.
042-163 Officina (L’) dei libri, a cura di Edoardo Barbieri – Lodovica Braida – Alberto Cadioli, 5, 2016, a cura di Francesca Turrisi, Milano, Unicopli, 2016, pp. 201, ISBN 978-88-400-1889-8, € 17. Si vedano schedati i singoli contributi.
042-164 Palazzolo (Maria Iolanda), Gli editori del papa. Da Porta Pia ai Patti Lateranesi, Roma, Viella, 2016 (‘La corte dei papi’, 30), pp. 162, ISBN 978-88-6728-676-8, € 20. Fino a quando esistette il dominio temporale della Chiesa, il pontefice romano esercitò uno stretto controllo sulla comunicazione tramite la stampa, ma con l’annessione dello Stato della Chiesa al Regno d’Italia la Santa Sede affidò la produzione e la diffusione delle opere più significative legate alla propria attività liturgica e pastorale ad alcune case editrici, in gran parte filiali di ditte straniere quali la belga Desclé di Tournai, la bavarese Pustet di Ratisbona e la francese Alfred Mame di Tours. Il tradizionale atteggiamento della gerarchia ecclesiastica, che da sempre aveva cercato di evitare monopoli affidati a una o comunque poche imprese tipografiche, si scontrò con la realtà produttiva e commerciale dell’epoca. In un mercato in cui la normativa sul diritto d’autore era ancora poco chiara, se non addirittura opaca, le edizioni liturgiche potenzialmente più remunerative facevano gola agli editori più forti, nonostante le complicazioni di natura censoria dovute alla reazione anti-modernista all’interno della curia romana e che non di rado crearono problemi tra la Santa Sede e le varie case editrici. Non stupisce quindi che tra il 1908 e il 1909 venissero fuse la Tipografia Poliglotta e la Tipografia Vaticana, dando origine alla Tipografia Poliglotta Vaticana, la cui proprietà e direzione era ovviamente della Santa Sede, con lo scopo di stamparvi tutti gli atti dei dicasteri ecclesiastici e le pubblicazioni riguardanti la dottrina e i testi sacri. Nonostante la complessità delle vicende, che non investirono solamente questioni commerciali e giuridiche ma che si inserirono in un quadro più ampio di crisi e di trasformazioni della Chiesa, l’a. si muove con sicurezza tra le varie fonti documentarie, offrendo al lettore una visione chiara ed esaustiva dei momenti chiave di sessant’anni cruciali per la storia dell’editoria cattolica romana e internazionale. – M.C.
042-165 Palermo (Paola), Dal jiudiciolo al iudicium. La produzione divinatoria nello Studio di Bologna (1470-1560), «Teca», 8, 2015, pp. 9-42. A partire dalla metà del sec. XV la città di Bologna fu centro fiorente di studi astrologici, legati all’attività accademica dello Studio. Tra i compiti dei lettori di astrologia vi era quello della compilazione di pronostici che, in breve tempo, si strutturarono come un vero e proprio genere letterario connotato da caratteristiche editoriali ben definite. Chiude il contributo un breve catalogo dei pronostici bolognesi incunaboli conservati nelle biblioteche Universitaria e dell’Archiginnasio di Bologna. – F.F.
042-166 Paoloni (Giovanni), Infrastrutture e servizi culturali: riflessioni tra storia e politica, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 283-97 Þ «AB» 042-G
042-167 Pederzoli (Elisa), Il «Vieusseux del XX secolo». L’Archivio delle recensioni di Angelo Fortunato Formiggini a Modena, «Teca», 8, 2015, pp. 85-97. All’interno dell’Archivio editoriale Formiggini, conservato presso la Biblioteca Estense di Modena, una sezione, denominata dallo stesso Angelo Fortunato Formiggini “Archivio delle recensioni”, raccoglie articoli, recensioni e segnalazioni dell’epoca sulla produzione e sull’attività dell’editore. Il contributo descrive la consistenza della documentazione e ne sottolinea i punti di maggior interesse come, per es., la presenza di numerosi estratti da testate estere. – F.F.
042-168 Per una storia delle biblioteche in Toscana: fonti, casi, interpretazioni. Atti del convegno nazionale di studi, Pistoia, 7-8 maggio 2015, a cura di Paolo Traniello, Pistoia, Settegiorni Editore, 2016, ISBN 978897848530, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti dell’importantissimo convegno nazionale di studi tenutosi presso la Biblioteca Comuna Forteguerriana di Pistoia tra il 7 e l’8 maggio del 2015. Le tematiche trattate durante le due giornate, che hanno visto la partecipazione di numerosi studiosi del mondo del libro, spaziano su un lungo arco temporale e permettono di ricostruire in maniera quasi completa una ricca parte della storia delle biblioteche in Toscana. Il vol. è uno strumento fondamentale per gli studi di settore sulle biblioteche toscane, grazie anche alla ricca bibliografia presente nei numerosi contribuiti raccolti in questi atti. Gli articoli per la loro importanza meritano di essere segnalati e sono i seguenti: Concetta Bianca, Il ruolo delle biblioteche nella formazione umanistica in Toscana (pp. 9-20); Giovanni Fiesoli, Prima dell’Umanesimo: strumenti per l’individuazione e la descrizione di raccolte e di biblioteche medievali in ambito toscano (pp. 21-48); Daniele Danesi, Sulla dispersione e la ricostruzione delle biblioteche: ovvero, sul loro farsi e disfarsi (pp. 49-62); Renato Pasta, L’istituzione biblioteca nel quadro delle iniziative e delle attività culturali in epoca granducale (pp. 63-72); Maria Enrica Vadalà, La biblioteca di Girolamo dei Bardi (1777-1829). Da collezione privata a uso pubblico (pp. 73-90); Paolo Traniello, I returns dalla Toscana al questionario per la ricerca sulle biblioteche pubbliche promosso dal Parlamento Britannico nel 1849 (pp. 91-104); Laura Desideri, Esigenze e comportamenti di lettura a Firenze al tempo di Eugenio Vieusseux 1863-1892 (pp. 105-16); Gianna Del Bono, Politica degli acquisti e gestione delle raccolte alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze durante le direzioni Chilovi e Morpurgo (pp. 117-40); Graziano Ruffini, Biblioteche e Università in Toscana nel nuovo millennio (pp. 141-52); Maurizio Vivarelli, Forme e strutture dello spazio bibliografico. Un primo tentativo di periodizzazione (pp. 153-90); Alberto Petrucciani, Per una storia dell’uso delle biblioteche (e cosa potrebbe dirci per sostenere le biblioteche oggi) (pp. 191-202); Gian Bruno Ravenni, Proposte e linee di intervento programmatico della Regione Toscana dal 1970 in poi (pp. 203-12). – L.Mo.
042-169 Petrella (Giancarlo), I libri nella torre. La biblioteca di Castel Thun, una collezione nobiliare tra XV e XX secolo (con il catalogo del fondo antico), presentazione di Marielisa Rossi, Firenze, Olschki, 2015 Þ rec. di Rosa Marisa Borraccini, «Teca», 8, 2015, pp. 134-7
042-170 Petrella (Giancarlo), Un’ edizione del Furioso sfuggita agli Annali: Venezia, Girolamo Scoto, 1567, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 369-80. Viene esaminata l’unica copia superstite, recentemente rinvenuta, di un’edizione illustrata dell’Orlando Furioso pubblicata a Venezia nel 1567 da Girolamo Scoto, non presa in considerazione dagli Annali delle edizioni ariostee di Agnelli e Ravegnani. L’attenta analisi del vol. consente all’a. di identificare le silografie presenti con quelle utilizzate dal medesimo tipografo per varie edizioni dell’Orlando innamorato pubblicate alcuni decenni prima, ma realizzate in realtà per un’edizione a oggi sconosciuta dell’Orlando Furioso. – F.T.
042-171 Petrucciani (Alberto), «Siamo talmente ignoranti da non comprendere perfino quanto sia grave e pericoloso il nostro livello di ignoranza», in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 207-27 Þ «AB» 042-G
042-172 Petschar (Hans), Der Prunksaal der Österreichischen Nationalbibliothek. Zur Semiotik eines barocken Denkraumes, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 69-79 Þ «AB» 042-026
042-173 Phillips (Amy E.), Censorship of Hebrew Books in Sixteenth Century Italy. A Review of a Decade of English and French Language Scholarship, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 409-25. Una rassegna degli studi inglesi e francesi realizzati tra 2005 e 2015 inerenti al tema della censura di libri ebraici in Italia nel XVI sec. – F.T.
042-174 Piazza (Stefano) – Sara Mori – Stefano Bolelli Gallevi, La valutazione della ricerca nelle Scienze umane: uno studio empirico sulle principali liste di riviste di Storia e filosofia della scienza, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 93-113. Le liste di riviste scientifiche di scienze umane vogliono sopperire alla loro scarsa rappresentazione negli archivi bibliografici e citazionali internazionali. L’esame e confronto di tre liste, ERIH, la Norwegian list e la spagnola CIRC, lo studio delle correlazioni fra loro e con la lista dell’ANVUR offrono dati sul rilievo nazionale e internazionale della ricerca italiana e sui criteri in uso per la sua valutazione. Seguono osservazioni sull’utilità di liste del genere, anche alla luce del Manifesto di Leiden sulla valutazione della ricerca. – Pino Buizza
042-175 Piazzini (Tessa), La Valutazione della Qualità della Ricerca (VQR): un’esperienza da bibliotecari all’ Università di Firenze, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 77-92. Alcuni limiti e difetti della VQR 2011-2014 riscontrati nel servizio di consulenza e assistenza da parte dei bibliotecari: problemi di duplicazione di dati, di non univocità di identificazione, di valutazione bibliometrica dei prodotti, di gestione del copyright. – Pino Buizza
042-176 Piccini (Daniele), Quadrio lettore di Petrarca, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 295-311 Þ «AB» 042-092
042-177 Pickwoad (Nicholas), Books Bound after what Manner You Please, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 226-55. Ampio contributo che analizza molte diverse tipologie di legature, realizzate in varie nazioni europee di diverse edizioni aldine. – A.T.
042-178 Pigliapoco (Stefano), Progetto archivio digitale. Metodologia sistemi professionalità, Lucca, Civita editoriale, 2016, pp. 219, ill. b/n, ISBN 978-88-94143-93-5, € 18. Il vol. fornisce una panoramica completa delle problematiche connesse alla necessità di digitalizzazione dei sistemi di gestione del patrimonio archivistico (in linea con le linee dell’Agenda digitale italiana). Punto di forza del vol. è proprio, come da titolo, l’approccio progettuale alla materia trattata che mira a fornire soluzioni e best practices, in modo che il lettore, oltre a un quadro generale, possa disporre anche degli strumenti e delle conoscenze necessarie per avviare o per migliorare questo passaggio da analogico a digitale in parte già in atto. Dopo una prima parte dedicata alla ripresa dei concetti archivistici classici, si passa ad analizzare in dettaglio quali siano le caratteristiche e le diverse tipologie di un documento informatico; dopodiché ci si focalizza su cosa sia un archivio digitale vero e proprio, analizzando i processi di acquisizione e di gestione informatica dei documenti, nonché tutte le varie problematiche connesse alla conservazione dei documenti informatici stessi. Chiudono il vol. tre appendici in cui sono riportate le norme italiane ed europee citate, gli standard internazionali citati e i requisiti di qualità e sicurezza per l’ accreditamento e la vigilanza dei conservatori. Bibliografia di riferimento finale. – A.T.
042-179 Pinchetti (Balilla), La vita di Francesco Saverio Quadrio (1695-1756). Ricerche sulle opere letterarie di F.S. Quadrio, ristampa anastatica con un saggio introduttivo di Luisa Ricaldone, Ponte in Valtellina, Biblioteca Comunale, 2006, pp. 151, manca ISBN, s.i.p. Tra il 1913 e il 1915, Balilla Pinchetti (1889-1973) pubblicava due importanti scritti dedicati alla figura dello storico ed erudito valtellinese Francesco Saverio Quadrio (1695-1756), frutto per lo più delle ricerche compiute per la sua tesi di laurea discussa a Firenze nel 1912 con Pio Rajna (1847-1930). In occasione del 250° anniversario della morte del Quadrio, sono stati ripubblicati in edizione anastatica questi due importanti saggi, corredati da un’introduzione di Luisa Ricaldone. I due testi costituiscono «il primo contributo d’insieme che sia stato scritto sull’intellettuale ‘pontasco’, dopo la biografia anonima composta nel 1756, all’indomani della sua morte» (p. 17) e mettevano in evidenza anche i limiti metodologici e interpretativi del Quadrio. La figura di quest’ultimo non era sfuggita però all’acuta osservazione di Carlo Dionisotti, che ebbe modo invece di rivendicarne alcuni meriti in un contributo dedicato a Franco Venturi (Appunti sul Quadrio, in L’Età dei lumi. Studi storici sul Settecento europeo in onore di Franco Venturi, Napoli, Jovene, 1958, pp. 839-62, poi in Id., Ricordi della scuola italiana, I, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1998, pp. 11-32). L’impresa di ripubblicare i saggi di Pinchetti è meritoria, perché rimette a disposizione alcuni strumenti interpretativi cui si somma ora anche il vol. di studi pubblicato nel 2010 (vedi «AB» 042-092). – L.R.
042-180 Pino (Francesca) – Alessandro Mignone, Memorie di valore: guida ai patrimoni dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, Milano, Hoepli, 2016 Þ rec. Francesca Nemore, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 301-4
042-181 Plebani (Tiziana), «Perché semo certi che chi nasce debbe morire». Aldo di fronte alla morte. I testamenti come fonte, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 39-57. Lo studio – discostandosi da un tipo di analisi classica, legata alla attività editoriale di Aldo o al suo impegno intellettuale (analisi che è possibile fare ripercorrendo le prefazioni alle sue edizioni per es.) – indaga la natura più intima del personaggio, andando ad analizzare una tipologia di fonte che permetta di scendere più in profondità nella personalità dell’uomo: i testamenti da lui redatti in alcuni momenti cruciali della sua vita. Inizialmente si indagano proprio le ragioni che spinsero Aldo a redigere i testamenti, si passa poi a considerare l’atteggiamento dello stesso nei confronti dei lasciti “pro anima” ed infine si riflette su quelle che furono le radici di Aldo e sui suoi legami familiari. – A.T.
042-182 Poliziano (Angelo), Stanze per la giostra, a cura di Francesco Bausi, Messina, Centro internazionale di studi umanistici, 2016 (‘Progetto Poliziano, L’opera’, 4), pp. 270, ISBN 978-88-87541-58-8, € 50. La presente edizione delle Stanze merita particolare attenzione in questa sede in quanto l’editore fonda il testo dell’operetta sull’incunabolo Cose vulgare del Poliziano, Bologna, Platone de’ Benedetti, 9 agosto 1494, curato da Alessandro Sarti (= B; contiene, oltre alle Stanze, l’Orfeo e le rime XXXVI e CXXIV dell’ed. Delcorno Branca). Dopo aver esaminato le precedenti edizioni e dopo aver ridisegnato la storia redazionale delle Stanze, Bausi afferma che «accettata l’idea (a mio avviso non più revocabile in dubbio) che Poliziano abbia partecipato all’allestimento di B, e che B + Bca [= Bologna, Archivio Provinciale dei (ma del, p. 11) Frati Minori dell’Emilia- Romagna (Provincia di Cristo RE), Sez. VII, Codd. Piana, n° 10, cc. 1r-31r (solo primo libro)] rappresentino l’ultimo stadio redazionale del poemetto», ci si deve chiedere «come regolarsi di fronte alle lezioni singolari della stampa bolognese» (p. 104). Infatti per tutto il secondo libro non si dispone della testimonianza di Bca e «dunque le lezioni di B sono prive di qualunque termine di paragone»; Bausi è consapevole «che l’opzione più prudente sarebbe quella di accogliere le varianti di B solo se confermate da Bca, e dunque solo in alcuni luoghi del primo libro; ma così facendo si accede a un’operazione di compromesso che rischia concretamente di dar vita a un testo ‘composito’[…], obliterando possibili varianti d’autore». L’editore, di conseguenza, decide di «attenersi sempre a B (tranne, ovviamente, che nei casi di errori evidenti e di lezioni palesemente deteriori)», confortato in ciò anche da quanto emerge «dall’esame del testo dell’ Orfeo, dove gli interventi di B sono quasi sempre confermati dal ramo c (collaterale di B, come lo è Bca per le Stanze), e dunque devono risalire al Poliziano, che per la stampa del 1494 approntò evidentemente, delle due operette, una redazione sia pur sommariamente riveduta […]» (p. 104). Il vol. è corredato da un Indice delle fonti manoscritte e delle stampe antiche e da due indici dei nomi, il secondo dei quali elenca i nomi ‘mitologici (tra i quali “Iulo”, cioè Giuliano di Piero de’ Medici e “Lauro”, cioè Lorenzo il Magnifico). – G.F.
042-183 Pontiggia (Giuseppe), Dentro la sera. Conversazioni sullo scrivere, Milano, Belleville Editore, 2016, pp. 309, con cd audio, ISBN 978-88-900024-0-3, € 21. Il vol., con cd audio allegato, riporta le trascrizioni di venticinque conversazioni che Giuseppe Pontiggia tenne, dietro invito di Aldo Grasso, per il programma radiofonico Dentro la sera di RAI-Radio Due. L’intento redazionale è quello di conservare nel testo scritto, nei limiti del possibile, «quell’impronta di oralità che aveva caratterizzato l’origine» (p. 10) degli interventi stessi. L’idea di conversare per radio circa questioni inerenti alla scrittura può apparire di fascino quasi ossimorico ma in realtà scopriamo ben presto che scrivere e parlare hanno in comune l’atto dell’inventare: «scrivere […] è scoprire sulla pagina quello che non si sapeva di pensare […]. Parlare è scoprire, attraverso il dialogo, qualcosa che non si sapeva di conoscere» (p. 52). Punto di partenza e insieme dichiarazione di metodo è per Pontiggia una frase del cinquecentista Las Casas: «compito di ogni vera educazione è di liberarci da quella che abbiamo ricevuto» (p. 25), così ogni conversazione un po’ toglie e un po’ dà; elimina i pregiudizi che, in modo inconsapevole, l’istruzione impartitaci ci ha lasciato in eredità e fornisce gli strumenti attraverso cui giungere a una nuova visione delle cose. I temi trattati si muovono proprio in tale direzione e procedono da considerazioni generiche sulla differenza tra linguaggio scritto e parlato, all’impiego di questi due diversi linguaggi con esemplificazioni concrete intorno alla presenza dell’elemento retorico, all’uso degli avverbi, degli aggettivi, dei pronomi fino a giungere alle modalità di sviluppare un articolo, un racconto, un saggio dove i maggiori maestri sono proprio, a detta dell’a., i grandi scrittori e gli errori che essi sono stati in grado di evitare. Alla fine, il segreto per scrivere bene, per scrivere «in senso forte», sta nel coraggio. «Scrivere richiede molto coraggio, richiede di vincere le proprie paure, le proprie inibizioni, l’attrazione che esercita su di noi il fallimento […]» (p. 16). – Anna Amico
042-184 Preti (Cesare), Francesco Saverio Quadrio e i gesuiti, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 81-110 Þ «AB» 042-092
042-185 “Quando soffia Borea”. Dante e la Scandinavia nel 750esimo anniversario della nascita del Poeta (1265-2015). Atti dell’VIII seminario di Letteratura Italiana, Helsinki, 26 ottobre 2015, a cura di Enrico Garavelli, Helsinki, Publications romanes de l’Université de Helsinki, 2016, pp. 198, ISBN 978-951-51-2626-9. Il libro si apre con uno studio condotto da Paolo Pellegrini che ha l’obiettivo di risistemare la biografia di Dante e di proporre una nuova datazione delle sue opere. I capitoli successivi sono invece dedicati allo studio della diffusione delle opere dantesche in Finlandia, Estonia e Danimarca, rispettivamente a cura di Elina Suomela-Härmä ed Enrico Garavelli, Ülar Ploom, Pia Schwarz Lausten e Anders Toftgaard, a partire dalle prime traduzioni (pubblicate a cavallo fra l’800 e il ‘900) fino a quelle dei giorni nostri. – Maria Serena Chiocca
042-186 Ragionieri (Delia), La Biblioteca dell’Accademia della Crusca. Storia e documenti, prefazione di Piero Innocenti, Firenze-Manziana, Accademia della Crusca-Vecchiarelli editore, 2015 Þ rec. Giancarlo Petrella, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 430-3
042-187 Rampini (Angelo Filippo), Giuseppe Rampini, il piccolo Marat bresciano. Note sulla casata e sullo stemma nobiliare, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 71-4. L’inquieto e ribelle Giuseppe Rampini fu una delle figure più controverse della sua famiglia. Dopo aver precocemente aderito alle correnti giacobine e antiveneziane, fu inquadrato nell’esercito napoleonico e per tutta la vita fu sorvegliato a causa della sua fama di «pericoloso agitatore». – L.R.
042-188 Rautenberg (Ursula), The Title-Pages from the Printing Shop of Aldus Manutius (1495-1515), in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 163-81. L’importante e innovativo contributo si sofferma su un tema mai affrontato in uno studio unitario: quello cioè delle caratteristiche e delle tipologie dei frontespizi delle edizioni realizzate da Aldo Manuzio. L’indagine è condotta mettendo in relazione la struttura dei frontespizi con la loro funzione, con il contenuto delle edizioni e con le informazioni in questi contenuti, informazioni rivolte a lettori, ma finalizzate anche allo smercio delle edizioni. Nella prima parte dello studio si ripercorrono le caratteristiche della ricca collezione di edizioni aldine conservate presso la Berline State Library, collezione usata come fonte principale per l’indagine condotta e da cui sono state inoltre tratte le numerose fotografie che costituiscono il ricco apparato iconografico del contributo. Sulla scorta di studi già condotti dall’a. stessa del contributo, si circoscrive il campo d’indagine, definendo con precisione cosa vada considerato frontespizio e cosa no. Si osserva preliminarmente come i primi libri stampati da Aldo, che furono incunaboli, presentino tutti (salvo poche eccezioni) il frontespizio. Ci si concentra poi su un particolare tipo di produzione di Aldo, produzione le cui edizioni sono tutte accumunate da alcune caratteristiche tra cui: formato in ottavo, testo in corsivo, testo in greco, 30 linee di testo, area tipografica di 128x65 mm e cartulazione. Di queste viene individuata la distribuzione a stampa dal 1501 al 1514 e il pubblico di riferimento: non un pubblico popolare, ma un pubblico costituto dagli intellettuali del Rinascimento Europeo. La serialità del prodotto – definita dalle caratteristiche comuni sopra ricordate – si riscontra, rileva l’a., anche in quelli che sono i frontespizi delle edizioni, in cui viene individuata una compostezza e una essenzialità delle informazioni, in accordo con lo stile fornito ai testi proposti nelle edizioni. Queste caratteristiche, come si rileva nella parte conclusiva dello studio in cui si tirano le somme dell’analisi condotta, sono tipiche di gran parte della produzione aldina, pochi i casi di edizioni con frontespizi particolarmente sofisticati (unico elemento decorativo era la marca di Aldo). Ultima osservazione, in relazione invece alle edizioni in formati più grandi degli in ottavo, è che nei frontespizi di molte di queste edizioni si ha la presenza di tavole dei contenuti, in latino e greco, affiancate su due colonne parallele. In conclusione, rileva l’a., la forza delle edizioni aldine e l’attenzione del tipografo non va ricercata tanto nella realizzazione di frontespizi elaborati, quanto più nel design interno delle edizioni, nei caratteri e nella volontà di realizzare un layout regolato e il più possibile reader-friendly. – A.T.
042-189 Reatti (Chiara), Una collezione di libri per la collettività. Le edizioni di Colle Ameno donate da Pietro Paci, «Teca», 8, 2015, pp. 109-12. Si dà notizia della recente donazione, da parte di Piero Paci, della sua collezione privata di edizioni stampate a Colle Ameno, alla biblioteca bolognese di San Giorgio in Poggiale. – F.F.
042-190 Rhoades (Gale), Diacritics for indexers revisited, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 177-9. Riprendendo un suo articolo apparso in «The Indexer» nel 2008, l’a. aggiorna alcune considerazioni e i suggerimenti sul layout degli indici e su come assicurarsi che i file inviati non vengano modificati nel procedimento di lavorazione in vista di una pubblicazione. – L.R.
042-191 Rhodes (Dennis E.), Fioravante Prati and his son Francesco. A Bibliographical Study with Annals, Amersham, BiblioGraphica, 2017 (‘“Bois” Bibliographical Series’, 2), pp. [VI]+60, manca ISBN, s.i.p. Il caro vecchio Dennis non smette mai di stupirci: adesso che ha scoperto la stampa digitale si è inventato una sua personale collana editoriale che stampa su per giù a casa. Questo secondo volumetto (il primo non so cosa contenga) riguarda gli annali di una minore (ma non troppo) tipografa veneziana, impegnata in una tipologia editoriale che, pur non disdegnando il libro liturgico, è sufficientemente varia: 121 edizioni tra il 1584 e il 1623. Alcune rapide ma precise note introduttive, gli annali redatti con cura (anche se le schede non sono tutte omogenee), alcuni indici finali, un certo numero di illustrazioni. – Ed.B.
042-192 Rhodes (Dennis E.), Lodovico Bianchi da Bologna e Giulio Cesare Croce. Una storia di fraintendimenti, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, pp. 363-7. L’a. analizza le schede (n. 66 e n. 67) di due edizioni, molto simili per titolo e contenuto, presenti nella bibliografia di Giulio Cesare Croce, che da sempre hanno tratto in inganno gli studiosi, i quali incapparono probabilmente nella difficoltà causata dai numerosi pseudonimi inventati dal Croce per i suoi personaggi, uno dei quali fu preso in prestito da un certo Lodovico Bianchi. – F.T.
042-193 Ridi (Riccardo), Deontologia professionale, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2015 Þ rec. Maurizio Vivarelli, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 296-301
042-194 Rinaldi (Rinaldo), Allargare il Quadrio. Norme e margini di un erudito, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 113-22 Þ «AB» 042-092
042-195 Roncaglia (Gino), Forme e cambiamenti della lettura fra cartaceo e digitale. Appunti per una mappa tematica, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 129-52 Þ «AB» 042-G
042-196 Rovetta (Caterina), L’editoria del samizdat religioso in Italia. Conversazione con Marta dell’Asta, in L’officina dei libri, 5, 2016, pp. 109-23. Calco derivato dal neologismo del poeta Nikolaj Glazkov, il termine russo samizdat vuole indicare tutte quelle forme di circolazione clandestina di testi che davano voce al fenomeno del Dissenso sorto in Unione Sovietica intorno agli anni ‘60 del Novecento. Da una trasmissione orale a metodi rudimentali di copiatura su carta carbone, i testi non solo riescono a circolare, eludendo la rigida censura sovietica, ma oltrepassano i confini, giungono in Occidente e intaccano l’immagine stereotipa dei «socialisti felici e contenti». Si inizia dunque a comprendere che «non solo c’era gente che non era d’accordo ma soprattutto che era viva, era capace di giudicare» (p.117). Queste le parole di Marta Dell’Asta, redattrice della casa editrice La Casa di Matriona, con la quale l’a. dialoga nel tentativo di segnare le tracce della diffusione editoriale del samizdat a tema religioso in Occidente e, più nello specifico, in Italia. Il samizdat fuori dall’URSS muta ovviamente di significato: da necessità diviene possibilità di divulgazione e conoscenza. A farsene carico l’editoria religiosa e, nella fattispecie, le case editrici Jaka Book e La Casa di Matriona che, esauritesi le pubblicazioni dei testi del dissenso sopravvissuti, si sono opportunamente adeguate alle nuove esigenze del mercato pur sempre perseguendo l’ideale di dare voce a pensieri e storie che giungono da lontano. – Anna Amico
042-197 Russell (Mary), ASI and ISC/SCI Joint Conference, Chicago, 16-18 June 2016: ‘The Drama of Indexing’, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 34/4, dicembre 2016, pp. 164-7. Ampia cronaca del convegno delle associazioni statunitense e canadese di indicizzazione, dal titolo The Drama of Indexing, svoltosi presso la Conference Chicago at University Center dal 16 al 18 giugno 2016. – L.R.
042-198 Russo (Maria Luisa), Contemporary librarianship and special collections issues: a case study in manuscript collections of Timbuktu and other Malian cities, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 39-49. Riferisce sulle iniziative, in particolare quelle tedesche, a protezione delle raccolte di manoscritti di Timbuctu, evacuate per i disordini politici che le mettevano a rischio, e di altre città del Mali: inventariazione, pulizia, custodia, condizioni climatiche, numerazione di fascicoli sciolti, digitalizzazione. Con una specifica attenzione a garantirne la disponibilità pur in una fase di tutela non conclusa, e al ruolo di mediazione che i ricercatori, come i bibliotecari, possono svolgere per la conoscenza e l’apprezzamento dei materiali speciali nella comunità. – Pino Buizza
042-199 Sabato (Milena), Logiche della censura libraria in Italia e in Spagna. Uno sguardo comparativo fra storiografia e forme di intervento (secc. XVI-XVIII), in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 15-32. A partire dal fenomeno censorio nella storia europea, l’autrice realizza una trattazione del tema della censura libraria, analizzata prima secondo un criterio geografico, successivamente dal punto di vista dell’ente emanatore (religioso o politico), infine secondo la natura preventiva o repressiva della censura. Nella sezione finale del contributo, vengono analizzati gli effetti «imprevisti» dalle istituzioni come reazione alla censura: si tratta ad es. di contraffazione, illecito librario, plagio e attività clandestina. Di particolare interesse autocensure e autodenunce, da parte di un pubblico «credente nel carattere obbligante delle proibizioni ecclesiastiche» in materia. – Cecilia Bay
042-200 Sabba (Fiammetta), I saloni librari Borrominiani fra architettura e decoro, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 225-47 Þ «AB» 042-026
042-201 Sachet (Paolo), «Vivre, pour ainsi dire, au milieu de ces livres». La collezione aldina di Antoine-Augustin Renouard, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 300-10. Lo studio ripercorre quelle che furono le tappe e i criteri metodologici che guidarono il grande collezionista Antoine-Augustin Renouard nella progettazione degli Annales de l’Imprimerie des Alde. La lettura attenta delle prefazioni, lo studio dell’evoluzione dell’opera attraverso le diverse edizioni e l’individuazione delle fonti utilizzate confermano come l’operazione bibliografica compiuta da Renouard, a fronte di una discrasia metodologica – come sottolinea l’a. dello studio – resti un’originale crocevia di innovazione e tradizione bibliografica.– A.T.
042-202 Salarelli (Alberto), International Image Interoperability Framework (IIIF): una panoramica, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 50-66. Nato su iniziativa di Bodleian Library, British Library e Standford University Library per rendere fruibile in modo omogeneo l’enorme patrimonio di immagini ad alta definizione disponibile sul Web, IIIF raccoglie ora l’adesione di numerose biblioteche nazionali, università e musei. Un ambiente interoperabile che attraverso tre API permette di visualizzare e utilizzare a piacere e velocemente anche oggetti digitali complessi, di effettuare ricerche testuali sulle annotazioni e di aggiungerne di proprie. – Pino Buizza
042-203 Sannia Nowé (Laura), Quadrio e il teatro, fra retorica e spettacolo, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 389-421 Þ «AB» 042-092
042-204 Santoro (Marco) – Massimo Marini, Ancora sui Giunta spagnoli, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 49-82. Pubblicazione di documenti inediti, rintracciati presso l’Archivo Histórico de Protocolos di Madrid, sulle vicende della famiglia Giunta, a integrare quanto già pubblicato nel volume «I Giunta a Madrid. Vicende e documenti» di Marco Santoro (†), estensore anche del presente articolo. Massimo Marini si è occupato della traduzione dei documenti, selezionati nell’ottica di mettere in evidenza il ruolo imprenditoriale dei Giunta e alcuni aspetti generali e peculiari nella produzione del libro, in tre sezioni: costi e spese della produzione libraria; tirature; circolazione. I quattordici documenti sono stati sinteticamente regestati, in successione; il testo integrale di essi chiude il contributo. – Cecilia Bay
042-205 Santos (Josué Alberto), «La ingoierò…la vostra casa Treves». Alle origini del rapporto Moretti – Mondadori, in L’Officina dei libri, 5, 2016, pp. 93-108. I rapporti tra un giovane e ambizioso Arnoldo Mondadori e Marino Moretti, autore cesenaticense alla ricerca della sua collocazione nel panorama editoriale, visti alla luce di un nutrito carteggio (606 lettere, redatte tra 1923 e 1971) conservato presso l’Archivio storico della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori a Milano. Un modo di agire e farsi largo nel mondo che ben illustra l’ostinata determinazione di chi sa e ottiene quello che vuole. Strappato alla casa editrice Treves, dopo paziente attesa, screzi e incomprensioni – che sconfinano anche nell’attiguo terreno del giornalismo letterario – Marino Moretti cede alle lusinghe dell’ormai amico Arnoldo. A partire dal 1939, egli costituirà per decenni stabile e rassicurante presenza tra le fila dei più importanti autori della casa mondadoriana tanto da essere elevato nell’ «Empireo» (p. 108) della prestigiosa collana «I classici contemporanei italiani» dove Mondadori omaggia l’autore pubblicando in 6 voll. «Opere di Marino Moretti», una selezione dei suoi lavori principali. – Anna Amico
042-206 Sarnelli (Mauro), Quadrio e le poetiche arcadiche, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 133-66 Þ «AB» 042-092
042-207 Scaramellini (Guglielmo), Le Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi oggi detta Valtellina (1755-6) di Francesco Saverio Quadrio. I contenuti geografici, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 511-33 Þ «AB» 042-092
042-208 Scarpato (Raffaella), Il fondo Pietro Carducci della Biblioteca Alessandrina di Roma: una raccolta di poesia dialettale romanesca, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 159-67. Si ricostruisce la storia della collezione libraria dello studioso romano Pietro Carducci (1921-1987), oggi conservata in un fondo nella Biblioteca Alessandrina di Roma. Grande è l’importanza bibliografica dei circa milleottocento volumi, su Roma e in dialetto romanesco, per gli studi sulla poesia dialettale. – Martina Molino
042-209 Šeferisová Loudová (Michaela), Ikonographie der Klosterbibliotheken in Tschechien 1770-1790, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 95-107 Þ «AB» 042-026
042-210 Serfözö (Szabolcs), Barocke Deckenmalereien in Klosterbibliotheken des Paulinerordens in Mitteleuropa, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 109-19 Þ «AB» 042-026
042-211 Serrai (Alfredo), I vasi o saloni librari. Ermeneutica della iconografia bibliotecaria, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 271-81 Þ «AB» 042-026
042-212 Sestini (Valentina), Donne tipografe a Messina tra XVII e XIX secolo, Pisa-Roma, Serra, 2015 Þ rec. Rosa Marisa Borraccini, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 272-5
042-213 Sinopoli (Franca), Il Quadrio tra storia nazionale e storia comparata della letteratura, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 123-32 Þ «AB» 042-092
042-214 Soldani (Arnaldo), «Sì attesa la ragione e sì attesa l’autorità». Appunti per Quadrio metricologo, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 423-67 Þ «AB» 042-092
042-215 Solimine (Giovanni), Impatto e valutazione della ricerca scientifica, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 235-51. Ogni ambito della ricerca scientifica va valutato con criteri appropriati. In particolare, per un’area non bibliometrica come le scienze umane e sociali, in cui la monografia gioca un ruolo centrale (qui ben analizzato), bisogna elaborare metodi particolari: l’a. esamina i criteri per una peer review rigorosa e riflette sull’incisività della valutazione sul comportamento (e le sue possibili distorsioni) degli studiosi. Biblioteche e studi biblioteconomici possono contribuire all’impatto di questo genere di ricerche sulla società: in questo caso, un moderato e accorto uso della bibliometria potrebbe essere applicabile. – Martina Molino
042-216 Sorce (Christian), Réflexions sur l’histoire des bibliothèques publiques en France et aux États-Unis, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 127-38. I pareri degli studiosi non sono concordi sull’influsso della biblioteca pubblica statunitense sulle biblioteche pubbliche francesi. Esamina le caratteristiche della public library ottocentesca nel movimento per la diffusione dell’educazione, col supporto della legislazione, dell’associazione e di scuole professionali. Illustra la diversa natura della biblioteca municipale e della biblioteca popolare francesi, le minori risorse economiche e l’idealizzazione del modello americano, e, a partire dalla Prima Guerra Mondiale, il diretto sostegno con le camp libraries e poi con forniture di libri e con la formazione professionale (fino al 1945). – Pino Buizza
042-217 Sordet (Yann), D’un palais (1643) l’autre (1668): les bibliothèques Mazarine(s) et leur décor, in Bibliothèques décors (XVIIe-XIXe siècle), sous la direction de F. Barbier – I. Monok – A. De Pasquale, pp. 179-223 Þ «AB» 042-026
042-218 Sosnowsy (Roman), Manoscritti romanzi della biblioteca Jagellonica e problematiche di edizione digitale, in Studia Scientifica Facultatis Paedagogicae, pp. 164-89. L’a. presenta il progetto Cultura romanza in Polonia (dal Medioevo fiono al XVIII secolo) sulla base della collezione dei manoscritti francesi e italiani nella Biblioteca Jagellonica che ha come protagonista la collezione di manoscritti francesi e italiani (descritti nel dettaglio alle pp. 165-8) conservati presso l’omonima biblioteca di Cracovia, illustrando, nel contempo, i problemi e le soluzioni adottate per pubblicare i risultati della ricerca (descrizione dei manoscritti e parziali edizioni di essi) attraverso un’architettura software studiata ad hoc. Chiude il pezzo una breve Bibliografia. – E.G.
042-219 Speranzi (David), Intorno all’ Aldina di Museo, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 126-41. Il contributo si sofferma sull’analisi di uno dei primi prodotti della tipografia di Aldo Manuzio: l’edizione che contiene l’epillio di Museo dedicato alla tragica vicenda di Ero e Leandro. L’incunabolo, al cui testo greco è affiancato quello latino, ha affascinato per lungo tempo bibliologi, filologi e storici della cultura, sollevando non pochi interrogativi, a partire dalla data attribuita alla stampa aldina (1494 o 1495). L’edizione di Aldo, di fondamentale importanza per la fortuna futura del testo, viene analizzata in dettaglio dall’a. dello studio, che ripercorre i punti nodali e le criticità relative alla genesi dell’edizione e alle ragioni che portarono alla sua realizzazione. Nella seconda parte dello studio, riprendendo l’analisi del noto manoscritto usato come modello per la stampa della versione latina (scoperto nel 1976 da Martin Sicherl e conservato presso la Biblioteca Umanistica di Sélestat in Francia) rivela alcuni interessantissimi particolari sfuggiti agli studi precedenti. In primo luogo l’osservazione e l’analisi della mise en page pone in essere l’interrogativo relativo alla presenza o meno di un ulteriore codice allestito in tipografia, ma soprattutto viene identificato Marco Musuro come copista del codice. – A.T.
042-220 Stark (Virgile), Crépuscule des bibliothèques, Paris, Les belles lettres, 2015 Þ rec. Alberto Petrucciani, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 307-11
042-221 Stefani (Chiara), Mario Praz dalla parte dei «trastulli». Emblemi e imprese: formare una collezione con cognizione, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 127-42. Nel contributo, Chiara Stefani sintetizza le linee guida del dibattito cinquecentesco su «emblemi e imprese», nel quale si inserisce quattro secoli dopo Mario Praz con la pubblicazione de Il giardino dei sensi (1975) di cui si forniscono le coordinate generali. Egli applica successivamente i propri studi per realizzare, nell’arco di un’intera esistenza, una collezione di 299 libri di emblematica, poi donata alla Fondazione Primoli. Il saggio è accompagnato da riproduzioni di imprese ed emblemi, di provenienza italiana e straniera; si veda a es. Los emblemas de Alciato, Lyon 1549 (p. 130). – Cecilia Bay
042-222 Stefani (Enrico), I Medici conti di Gavardo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 23/46, dicembre 2016, pp. 53-7. Il contributo ricostruisce lo stemma e l’albero genealogico della famiglia Medici, i cui componenti, stanziati a Gavardo (BS) fin dal XIII sec., «furono tra i più famosi e fedeli gastaldi vescovili della Valle Sabbia» (p. 53). – L.R.
042-223 Studia Scientifica Facultatis Paedagogicae, Ruzomberok (SVK), Verbum, 2016, pp. 248, ISSN 1336-2232, s.i.p. Numero speciale dell’omonima rivista, che ha raccolto i contributi proposti in occasione del terzo convegno internazionale Lingua e Cultura italiana nell’Europa centrale (10-12 novembre 2015), organizzato dall’Istituto di Lingua e Cultura italiana presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Ruzomberok, in Slovacchia, in collaborazione con il CRELEB dell’Università Cattolica di Milano. Si schedano solo i contributi di interesse bibliografico. – E.G.
042-224 Tavoni (Maria Gioia), Ladri di libri, Torrita, Società Bibliografica Toscana, 2016, pp. 60. Realizzato con maestria dal tipografo Fausto Rossi di Sinalunga, il volumetto si presenta in forma quadrata: le prime 60 copie numerate sono accompagnate da un’acquaforte di Luciano Regozzino che raffigura una gazza che tenta di rubare un libro incatenato. Il saggio dell’a. (Ladro di libri, professione e passione di oggi e di ieri. E domani?) ripercorre alcune storie di furti di libri e biblioteche. Il tono narrativo rende la lettura gradevole: in fine una biblio-sitografia. – Ed.B.
042-225 Tedeschi (Massimo) – Mario Martini – Lorenzo Agosti, La comunicazione: futuro e prospettive. Atti del Terzo Convegno del Museo della Stampa Ludovico Pavoni, Artogne 18 aprile 2015, Artogne, Il segno tipografico, 2016, pp. 62, manca ISBN, s.i.p. Quello creato con grande passione da Simone Quetti ad Artogne, all’imbocco della Valcamonica, dopo il lago d’Iseo, è un delizioso presidio dell’arte tipografica: museo didattico, raccolta di macchinari, memoria vivente che affonda le sue radici nelle scuole di tipografia fondate da san Ludovico Pavoni. Alla normale attività si affiancano alcluni convegni (questi gli atti dell’ultimo tenutosi nel ‘15) realizzati in coordinamento con l’Associazione italiana dei Musei della stampa e della carta. – Ed.B.
042-226 The End of Wisdom? The Future of Libraries in a Digital Age, edited by David Baker – Wendy Evans, Amsterdam [etc.], Elsevier, 2017 (‘Chandos advances in information series’), pp. xxxiv + 204, ISBN 978-0-08-100142-4, s.i.p. Il vol. ha lo scopo di rispondere alla domanda riguardo al futuro delle biblioteche a seguito della rapida ed esponenziale evoluzione delle tecnologie dell’informazione: ha ancora senso l’esistenza delle biblioteche in un mondo in cui puoi trovare tutto attraverso internet? A questo quesito e alle possibili ripercussioni dello sviluppo digitale sulla fisionomia delle biblioteche e sul loro utilizzo rispondono una trentina di professionisti: bibliotecari, docenti universitari, autori, editori, educatori, industriali, esperti di tecnologie e figure importanti nel campo delle scienze dell’informazione. Analizzando il ruolo delle biblioteche nella società e individuando come essa sia rimasta centrale anche nel panorama odierno, i vari contributi cercano di delineare i possibili sviluppi anche a partire da esperienze concrete già realizzate. Nuove esigenze da parte degli utenti, nuove prospettive tecnologiche, nuovo contesto culturale richiedono una riflessione attenta per ben progettare una nuova fisionomia bibliotecaria che stia al passo con i cambiamenti. – Em.B.
042-227 Tinti (Paolo), A spasso con Aldo: la mostra virtuale della Trivulziana dedicata al V centenario di Manuzio, «Teca», 8, 2015, pp. 153-6. Recensione della mostra virtuale “Festina Lente. Un percorso virtuale tra le edizione aldine della Biblioteca Trivulziana di Milano”, realizzata in occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Aldo Manuzio, dal C.R.E.L.E.B. dell’Università Cattolica e dall’Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, con il sostegno di Regione Lombardia. – F.F.
042-228 Tissoni Benvenuti (Antonia), Manoscritti cavallereschi estensi: i carolingi, in Carlo Magno in Italia, pp. 223-6. A quasi un secolo e mezzo dagli studi di Pio Rajna (seguiti a breve da quelli di Giulio Bertoni) sui codici cavallereschi della biblioteca degli Estensi, il saggio ritorna sul delicato problema del riconoscimento dei manoscritti posseduti dalla corte ferrarese fra Tre e Quattrocento. La ben nota «laconicità» degli otto inventari estensi (a differenza di quelli gonzagheschi e viscontei, più precisi nella descrizione), ha ostacolato spesso l’agnizione dei codici superstiti; ciò non ha impedito tuttavia uno studio complessivo dei fondi volgari della biblioteca dei signori d’Este. Il contributo si interessa in maniera precisa dei manoscritti latori opere del ciclo carolingio, apparentemente meno fortunato di quello bretone nelle corti signorili del Nord-Italia (con l’esclusione forse di quella di quella di Mantova) ma fondamentale in ambito ferrarese come bacino di origine delle leggende dinastiche della Casa d’Este. – M.G.
042-229 Torre (La) di Piazza nella storia di Trento. Funzioni, simboli, immagini, Atti della giornata di studio, Trento, 27 febbraio 2012, a cura di Franco Cagol – Silvano Groff – Serena Luzzi, Trento, Comene di Tento – Società di studi trentini di scienze storiche, 2014, pp. 368, ISBN 978-88-8133-039-3, € 25. In questo bel vol., ricco anche di illustrazioni in b/n e a colori, si segnala in particolare l’interessante contributo di Quinto Antonelli, “Misera condizion di chi, e qui dentro / locco di povera gente…” Iscrizioni carcerarie nella torre di piazza e nella torre della Tromba, pp. 277-98 (con le tav. a colori 28-9), che illumina sul ricco fenomeno delle scriptae murarie dei carcerati. – Ed.B.
042-230 Torrini (Maurizio), Una vita difficile. Il Racconto istorico della vita di Galileo Galilei di Vincenzo Viviani, in Arte e cultura del libro. Saggi di bibliologia e di storia dell’editoria per i vent’anni di Rara Volumina, a cura di M. Paoli, pp. 33-47. Sintesi della vicenda editoriale della Vita di Galileo di Vincenzo Viviani, suo ultimo discepolo, tra condanne ecclesiastiche e alterne fortune, in un contesto di profonda rivoluzione del «galileismo» come risposta a interrogativi dell’epoca. Il giudizio conclusivo sulla Vita non ritiene Viviani all’altezza del compito che si era proposto: «nata per glorificare il suo maestro, […] ne sanciva il declino. L’averne delimitata la figura, per scelta o per costrizione, a quella di scopritore di fenomeni celesti e di strumenti di osservazione e calcolo, la condannava a essere superata […]. Per restituire a Galileo il suo significato paradigmatico bisognerà aspettare l’elogio di Paolo Frisi [1775]». L’opera di Viviani resta dunque «la testimonianza della devozione di un allievo per il maestro». – Cecilia Bay
042-231 Traniello (Paolo), I returns da Napoli all’inchiesta Britannica sulle biblioteche pubbliche del 1849-50, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 55-67 Þ «AB» 042-G
042-232 Turbanti (Simona), Per la storia dell’insegnamento della catalogazione: le carte Barberi e Maltese nell’archivio dell’Associazione italiana biblioteche, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 191-219. Le carte di Francesco Barberi (1905-1988) e Diego Maltese (1928), conservate presso l’archivio dell’Associazione italiana biblioteche, contengono anche materiale inedito relativo alle lezioni da loro tenute negli anni di docenza alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari di Roma. L’a. descrive i documenti relativi ai corsi di catalogazione, per ampliare il quadro dei loro scritti già editi. – Martina Molino
042-233 Turbanti (Simona), REICAT, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2016 Þ rec. Maurizio Vivarelli, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 296-301
042-234 Turrisi (Francesca), Libri, lettura e scrittura ne «I Promessi Sposi» di Alessandro Manzoni, in L’Officina dei libri, 5, 2016, pp. 27-91. Il libro come specchio della società: quella seicentesca, raccontata magistralmente da Alessandro Manzoni nei suoi Promessi Sposi, quella ottocentesca, contemporanea all’autore e, in fondo, seppur con le dovute cautele, anche un po’ quella nostra. Da sempre leggere, scrivere e far di conto hanno in sé, come duplice potere, quello di liberare e quello di opprimere. Tutto è nelle mani di coloro i quali ne posseggono le competenze (o almeno fingono di possedere) a discapito invece dei «marginali» analfabeti o semi analfabeti che ne subiscono solo l’oscuro fascino. Un secolo in anticipo rispetto all’ École des Annales, di cui Lucien Febvre e Henri-Jean Martin sono massimi esponenti, Manzoni comprende che anche le piccole cose fanno grande la Storia. Così i libriccini, i fogli volanti, i libri di conto, le carte da gioco delle osterie, le travagliate corrispondenze epistolari, i libri ben disposti nelle biblioteche e nelle raccolte private che costellano in ogni parte il romanzo manzoniano divengono qui oggetto di un’attenta analisi «a carattere bibliologico, storico, sociale» (p. 27) e ci raccontano tanto quanto o, a volte, più delle tradizionali fonti storiche a cui siamo abituati. – Anna Amico
042-235 Vanautgaerden (Alexandre), Érasme typhographe. Humanisme et imprimerie au début du XVIe siècle, Preface de Jean-François Gilmont, Bruxelles, Académie royale Belgique – Genève, Droz, 2012 Þ rec. Edoardo Barbieri, «La Bibliofilia», 118, 2016, n.3, p. 427-8
042-236 Vaticana (La) nel Seicento (1590-1700): una biblioteca di biblioteche, a cura di Claudia Montuschi, Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, 2014 Þ rec. Vincenzo Trombetta, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 279-84
042-237 Venier (Marina), Gli «Aldi» in biblioteca: dalle raccolte delle corporazioni religiose romane alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 311-335. Si ricostruiscono – utilizzando un catalogo topografico (Antico Catalogo 50) conservato oggi in Biblioteca Nazionale Centrale – le provenienze delle numerose aldine conservate nella Biblioteca Nazionale di Roma in relazione alle varie biblioteche degli ordini religiosi confluite nella Nazionale, riconoscendo come il nucleo maggiore provenga dalla Biblioteca del Collegio Romano dei Gesuiti. Chiudono lo studio una appendice che ricostruisce le edizioni di Aldo Manuzio il Vecchio nella Biblioteca del Collegio Romano dall’Antico Catalogo 50 della Biblioteca Nazionale Centrale. – A.T.
042-238 Viola (Corrado), Quadrio e la letteratura contemporanea, in La figura e l’opera di Francesco Saverio Quadrio, a cura di C. Berra, pp. 353-87 Þ «AB» 042-092
042-239 Visibilidad y divulgación de la investigación desde las Humanidades Digitales. Experiencias y proyectos, Álvaro Baraibar, Pamplona, Servicio de Publicaciones de la Universidad de Navarra, 2014 Þ rec. di Susanna Allés, «Teca», 8, 2015, pp.143-7
042-240 Vivarelli (Maurizio), A partire dagli oggetti. Per un nuovo realismo delle collezioni in biblioteca, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 113-25 Þ «AB» 042-G
042-241 Viviani (Giuseppe Franco) – Giancarlo Volpato, Bibliografia Veronese (2012-2015), Verona, Accademia di agricoltura scienze e lettere, 2016, pp. 622, isbn 978-88-6947-146-9, s.i.p. (Supplemento al vol. 187 degli «Atti e Memorie dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona»). Undicesimo e purtroppo ultimo vol. della serie della Bibliografia Veronese, imprescindibile strumento di consultazione per tutti gli studi di ambito veronese, la cui avventura è iniziata nel 1971. L’introduzione Al lettore (pp. 9-14) traccia la storia dell’impresa editoriale, più di cinquant’anni che possiamo riassumere in «undici volumi a stampa; 5.642 pagine, delle quali 4.877 di testi e 745 di indici vari; non meno di duecentomila informazioni di vario genere; spoglio di quasi 1.500 testate di periodici» (p. 11, da cui anche le successive citazioni). L’ultimo vol. propone 2.500 schede, con un numero di informazioni prudenzialmente stimato in 17.000. L’impresa giunge al termine, morendo «d’asfissia più che di vecchiaia»: complici di questa morte sono «il disinteresse dei responsabili delle cose pubbliche scaligere, particolarmente nell’ultimo decennio», ma anche il generale aumento dei costi di stampa e il venir meno di una rete di piccoli sostegni privati. Eppure, possiamo ancora nutrire qualche speranza, leggendo le parole dei rappresentanti degli enti (fra le maggiori istituzioni culturali veronesi) che hanno sostenuto l’iniziativa: Claudio Carcereri de Prati, presidente dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona, parla di «un arrivederci a presto» che non è un «addio» (Presentazione, p. 7); Gian Paolo Romagnani formula l’auspicio «che la Bibliografia Veronese possa proseguire, in altra forma e in altri formati, magari in digitale, ma che non venga a mancare» (Presentazione, p. 8). Lo speriamo anche noi, utenti di un’opera di fondamentale importanza, tanto più in un’epoca di esplosione (o entropia) dei dati bibliografici come la nostra, dove un’opera come questa, anche in altre forme, può ancora rappresentare un ubi consistam, un riferimento sicuro. – L.Ma.
042-242 Volpato (Giancarlo), Rinnovata sensibilità per gli incunaboli e le cinquecentine dantesche della Biblioteca Capitolare di Verona, «Paratesto», 13, 2016, pp. 53-92. Catalogo dei nove incunaboli e delle ventidue cinquecentine dantesche della Biblioteca Capitolare di Verona (solo edizioni della Commedia), preceduto da due note introduttive: una sulla fortuna editoriale delle opere di Dante nel XV e XVI sec., l’altra sulla storia del lascito di Giovanni Iacopo Dionisi, il più importante in assoluto nella storia della Capitolare (3.000 opere a stampa e numerosi manoscritti). Le cinquecentine vengono censite per la prima volta: provengono tutte dalla biblioteca privata di Dionisi, come sei incunaboli. Ogni scheda descrive in modo puntuale l’esemplare, dando conto anche di eventuali note manoscritte e postille. Viene contestualizzata anche l’edizione: si danno notizie sul tipografo e, ove possibile, sul testo, con ampio ricorso alla bibliografia. Notevole la presenza di un’edizione (Venezia, Francesco Rampazetto, 1564, in tre volumi; n° 16 del catalogo) finora sconosciuta ai repertori, assai simile all’edizione Marcolini del 1544, forse frutto del recupero di un invenduto esemplare Marcolini con sostituzione del frontespizio. – L.Ma.
042-243 Weichselbaumer (Nikolaus), The Reception of Aldus Manutius as a Book Designer, in Aldo Manuzio. La costruzione del mito, pp. 311-35. Lo studio si propone di tracciare il profilo di quello che fu il modo in cui Aldo Manuzio venne letto e interpretato nella tipografia moderna. Ci si concentra soprattutto sul mondo inglese e tedesco, nel periodo che va dal tardo Diciannovesimo sec. fino alla metà del Ventesimo sec.: arco temporale in cui la tipografia e il design del libro cambiano in maniera sostanziale e inizia la ripresa ricorrente di modelli grafici ispirati alla stampa di libri antichi. – A.T.
042-244 Weston (Paul Gabriele) – Francesca D’Agnelli – Silvia Tichetti – Maria Teresa Rizzo – Claudia Guerrieri, Gli Authority data e l’intersezione cross-domain nei portali ad aggregazione. Il portale BeWeb, «JLIS.it», 8/1, 2017, pp. 139-154. Il portale dei beni ecclesiastici italiani: i problemi dell’integrazione di dati relativi a oggetti eterogenei (beni artistici, librari, architettonici, archivistici…) provenienti da differenti ambiti (musei, archivi, biblioteche) risolti con un nuovo sistema di raggruppamento dei dati sul modello del Virtual International Authority File, con collegamenti che permettono la navigazione trasversale fra i diversi domini. – Pino Buizza
042-245 Weston (Paul Gabriele), «I look with impatience for your return». Antonio Panizzi a zonzo per le biblioteche europee, in Percorsi e luoghi della conoscenza, a cura di G. Di Domenico – G. Paoloni – A. Petrucciani, pp. 31-53 Þ «AB» 042-G
042-246 Wiegand (Wayne A.), Part of our lives: a people’s history of the American public library, New York, Oxford University Press, 2015 Þ rec. Enrico Pio Ardolino, «Nuovi annali della Scuola speciale per Archivisti e Bibliotecari», 30, 2016, pp. 294-96
042-247 Zani (Giulia Francesca), La libreria Piatti. Storia rocambolesca di una preziosa raccolta bergamasca, Bergamo, Archivio Bergamasco. Centro studi e ricerche, 2016, pp. 123, ill., ISBN 978-88-90-6508-1-9, € 10. Il vol. contiene il contributo vincitore del «Premio Guglielmo Savoldelli» bandito da «Archivio Bergamasco», che annualmente premia con la pubblicazione il più meritorio degli studi dedicati alla storia del libro, delle biblioteche o del collezionismo che abbiano connessione con la città di Bergamo e la sua provincia. Secondo una tradizione locale, sul finire del XVIII sec., i fratelli Francesco e Faustino Piatti, entrambi frati minori in due differenti conventi bergamaschi, sottraggono un incerto numero di volumi dalle biblioteche delle case religiose di appartenenza, salvandoli dalle spoliazioni allora in atto nell’ambito delle soppressioni napoleoniche. La raccolta Piatti ricomparirà un secolo più tardi: venduta all’asta fu acquistata dalla contessa bresciana Antonia Suardi Ponti, per passare poi nel ’900 nelle mani di monsignor Giuseppe Locatelli; infine, dopo altre varie peripezie, giungerà tra le mura della Biblioteca Civica Angelo Mai. L’a. ricostruisce, attraverso l’esame di fonti per natura estremamente differenti tra loro (cataloghi di vendita, documenti d’archivio, corrispondenza epistolare, fonti letterarie) e grazie all’analisi dei libri stessi e dei segni di possesso che su questi compaiono, la complessa vicenda del nucleo librario, fino a oggi rimasta piuttosto misteriosa; pur rimanendo alcuni momenti particolari della storia della raccolta tuttora oscuri, a causa della lacunosità delle fonti e della scarsa affidabilità delle stesse, lo studio chiarisce le intricate vicende della collezione, pone alcuni importanti punti fermi e contribuisce a collocare fatti e personaggi nel più ampio contesto del collezionismo librario otto-novecentesco di area bergamasca e bresciana. Chiudono il vol. una appendice (comprendente la riproposizione dei i principali articoli di giornale occupatisi della vicenda e la ricostruzione degli alberi genealogici delle famiglie interessate dai vari passaggi di mano della raccolta) e due utili indici dei nomi e dei luoghi. – F.F.
Albrecht Dürer 2
Aldo Manuzio 3, 16-7, 40, 46, 50-1, 53-4, 57, 88, 103, 106, 113, 118, 143, 177, 181, 188, 201, 219, 227, 237, 242
Archivi 4, 7, 11, 39, 44, 78, 90, 96, 151, 178, 180, 232
Bibliografia D, 22, 68, 159, 241
Bibliologia 188
Bibliometria 86, 174-5, 213, 239
Biblioteconomia G, 19-20, 29, 35, 74, 98, 110, 148, 166, 193, 198, 202, 233, 240, 244
Brescia 39, 140, 187, 222
Censura 93, 129, 173, 199
Collezionismo e antiquariato H, 9-10, 22, 42, 155, 224
Dante Alighieri 185
Decorazione bibliotecaria 14-5, 26, 71, 99, 116-7, 126, 153, 172, 200, 209-11, 217
Editoria del ’400 81, 101-2, 108, 161, 165, 181, 242
Editoria del ’500 41, 48, 63, 69, 87, 91, 93, 129, 130-1, 145, 170, 173, 191-2, 204, 234, 242
Editoria del ’600 87, 94, 130, 191, 204, 212, 230, 234
Editoria del ’700 F, 31, 132, 212,
Editoria dell’800 B, 89, 121, 164, 212
Editoria del ’900 59, 67, 75, 100, 121, 158-9, 164, 167, 183, 196, 205
Editoria contemporanea 13, 70, 95, 101, 111, 154, 163
Ex libris 84, 114
Francesco Saverio Quadrio 6, 18, 21, 32-3, 58, 65, 73, 76, 99, 122, 146, 148, 152, 156, 176, 179, 184, 194, 203, 206-7, 213-4, 238
Gesuiti I
Giambattista Bodoni 31
Giovanni Solimine G, 20, 35, 47, 61, 70, 74, 77, 85, 98, 103, 123, 148, 166, 171, 195, 231, 240, 245
Illustrazione libraria 2
Indicizzazione 1, 5, 34, 36-8, 55, 66, 72, 97, 107, 112, 119, 125, 136, 142, 160, 190, 197
Iscrizioni murarie133, 229
Legatura 88, 124, 143-5
Manoscritti 30, 62, 64, 83, 118, 128, 139, 198, 218
Miniature 120
Niccolò Machiavelli D
Paolo Sambin 96
Parma E
Rara volumina 8
Renzo Bonfiglioli F
Romanzi cavallereschi 45, 82, 150, 228
Sardegna C
Storia del libro e della stampa E, 56, 60, 77, 79-80, 115, 128, 225, 234
Storia della carta 147, 162
Storia della lettura F, 27, 61, 85, 123, 171, 195, 234
Storia delle biblioteche A, C, I, 14-5, 23, 25-7, 43, 49, 71, 82, 99, 116-7, 126-7, 137-8, 141, 144, 153-4, 168-9, 172, 186, 189, 200, 208-11, 216-7, 220-1, 224, 226, 231, 236, 245-7
Traduzione 104
Venezia 28
In memoriam
Tino Foffano
Tino Foffano ci ha lasciato nel giorno di Pasqua, 16 aprile 2017: mentre scrivo a qualche settimana dalla sua scomparsa, nell’OPAC della Biblioteca di Ateneo dell’Università Cattolica il punto di accesso principale ai records delle sue pubblicazioni - uso un linguaggio tecnico a lui ben familiare - mantiene la qualificazione cronologica aperta: Foffano, Tino, 1929-, quasi a voler trattenere ancora un po’ con sé chi la diresse con competenza e dedizione per quasi un trentennio, dall’aprile del 1968 all’aprile del 1995. Tino era la forma abbreviata del nome, quella che costantemente compare nei suoi scritti; soltanto nei records bibliografici che descrivono la sua tesi di laurea in Lettere sul cardinal Branda Castiglioni (1350-1443) e quella di perfezionamento in Filologia romanza sugli umanisti italiani in Normandia, troviamo la forma estesa di Valentino, nome che celava e custodiva al tempo stesso le sue radici: san Valentino è infatti il compatrono di Trebaseleghe, cittadina veneta nella provincia nord orientale di Padova, ma nella diocesi di Treviso. Da qui, dopo il liceo, nell’autunno del 1955 era partito alla volta di Milano, per seguire le lezioni del corso di laurea in Lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Incontrò due maestri, Giuseppe Billanovich ed Ezio Franceschini, che a lungo accompagnarono il percorso di questo allievo meritevole. Gli studi umanistici lo appassionarono per tutta la vita: costituirono il binario parallelo alla professione di bibliotecario, avviata come catalogatore nella biblioteca della Cattolica subito dopo la conclusione degli studi nel 1964. Ben presto divenne vice-direttore e poi direttore, negli anni intensi e difficili del rettorato di Franceschini e della contestazione studentesca. Così si alternavano l’opera di attenta revisione della struttura del catalogo nella biblioteca dell’Università Cattolica e gli studi che delineavano un profilo sempre più preciso di Branda Castiglioni, intellettuale raffinato e uomo di Dio nello scenario del Grande Scisma tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente; il prezioso catalogo a stampa della consistente e significativa raccolta di periodici posseduta dalla Cattolica e le indagini sul Sanctuarium di Bonino Mombrizio, il catalogo degli incunaboli giunti per vie diverse in biblioteca e i contributi sui rapporti culturali degli umanisti italiani con la Francia, la Normandia, la Germania, l’Inghilterra, l’Ungheria, la Boemia; la valorizzazione del fondo librario di storia milanese e lombarda donato alla Cattolica dal conte Vincenzo Negri da Oleggio e la curatela del primo volume delle Opere minori di Remigio Sabbadini, figura di primo piano nell’ambito degli studi di filologia umanistica. Insomma biblioteconomia e studi eruditi, pratica della ricerca storico-culturale e gestione delle risorse bibliografiche a servizio della ricerca sono aspetti diversi e profondamente uniti nella persona di Tino Foffano. Di qui le ragioni quanto mai fondate della chiamata all’insegnamento di Bibliografia e Biblioteconomia dopo il pensionamento: l’esperienza maturata nella professione e negli studi potevano così diventare patrimonio offerto di anno in anno agli studenti. Di Tino Foffano mancherà tanto il bibliotecario dagli orizzonti culturali vasti, quanto lo studioso concretamente consapevole di quanto sia importante e complessa l’organizzazione del più formidabile supporto alla ricerca, la biblioteca. – Paola Sverzellati
Risorse elettroniche
a cura di L.R.
Biblia Sacra. Bibles printed in the Netherlands and Belgium. http://www.bibliasacra.be/cgi/b/bib/bib-idx?c=bbb;sid=53d706a2b5779c0b49c21edeb78ffee0;tpl=index.tpl
Biblia Sacra è una bibliografia in formato elettronico, liberamente disponibile online, che consente di avere informazioni e riproduzioni digitali di edizioni bibliche stampate in qualunque lingua nei Paesi Bassi e in Belgio, o che si può ragionevolmente ipotizzare che fossero destinati a quel mercato, dal Quattro al Settecento. Sono esclusi dal repertorio tutti gli adattamenti, le versioni in rima (come i Souterliedekens, ovvero i canti rimati dei salmi), riadattamenti liturgici e no (libri d’ore, litanie, passioni…). Vi si possono trovare ampie descrizioni e numerose immagini dedicate anche a particolari dell’edizione, come i caratteri tipografici o le illustrazioni. Il progetto, coordinato da August den Hollander e realizzato dalla Universiteit van Amsterdam, dalla Vrije Universiteit di Amsterdam e dalla Katholieke Universiteit di Leuven, con il sostegno di numerosi istituti tra cui si segnalano la Koninklijke Bibliotheek de L’Aia e la Universiteitsbibliotheek dell’Università di Utrecht, si è sviluppato in due fasi: la prima ha riguardato le edizioni più antiche, ovvero quelle del periodo 1477-1553 e ha richiesto l’analisi di un elevato numero di esemplari; la seconda si è concentrata sulle stampe che vanno dal 1554 al 1800 e si è basata soprattutto su bibliografie e repertori, con un lavoro non sistematico sugli esemplari. Questo fa sì che le descrizioni, soprattutto per le edizioni più antiche, riservino anche uno spazio ai dati specifici delle copie esaminate, con interessanti rilevamenti soprattutto per quanto riguarda l’uso del libro, la sua storia e i suoi antichi possessori. Il sito è interamente in inglese, né si possono scegliere altre lingue. La Home page presenta, su uno sfondo nero, una silografia centrale accanto alla quale si trova un menu essenziale per la navigazione. Alla voce Introduction si viene rinviati a una minimale descrizione del repertorio. Cliccando, invece, su Highlights si raggiunge una pagina che presenta dei guided tours attraverso alcuni punti forti della bibliografia divisi in quattro categorie: Contents, che mostra alcuni esempi tipologici di edizioni bibliche antiche; Bibles as physical objects che pubblica uno specimen di differenti aspetti editoriali delle bibbie (frontespizi, disposizione del testo…); Illustrations, che presenta alcune riproduzioni di immagini presenti nelle edizioni; Previous owners, che mostra diverse tipologie di segni di appartenenza, in particolare note manoscritte e legature. Scorrendo ancora il menu si può accedere a varie modalità di interrogazione del repertorio. Browse offre una basilare possibilità di ricerca per indici. Possono essere ricercate le edizioni secondo i nomi (commentatori, tipografi, traduttori…), anni di edizione, titoli, o Biblia Sacra ID, ma si possono anche cercare le sole illustrazioni, per soggetto iconografico o per nome dell’artista. Ogni immagine è infatti catalogata e la scheda presenta un titolo attribuito (in realtà una sequenza di parole chiave con i soggetti presenti), le dimensioni in millimetri, la tecnica impiegata e il colore usato per stamparla (non sono rilevati gli eventuali interventi di colorazione, anche nel caso in cui l’immagine collegata alla scheda sia stata, per esempio, acquerellata). Cliccando invece su Search si apre una maschera di interrogazione semplice che riguarda sia le edizioni sia le illustrazioni. Per le prime i campi di ricerca sono: tutti i campi, Biblia Sacra ID, titolo, libri biblici presenti nell’edizione, nomi di persona, lingua, luogo di edizione, anno di pubblicazione. Per le illustrazioni, invece, la ricerca è possibile per: tutti i campi, descrizione dell’immagine, artista, data. Maggiori possibilità offre la ricerca esperta, che permette anche di includere o escludere alcuni elementi caratteristici dell’edizione o dell’esemplare (per esempio i privilegi, la cartulazione, i titoli correnti o i notabilia a stampa, le iniziali miniate o le annotazioni genealogiche…). Una guida alle possibilità della ricerca si può avere cliccando su How to search nel menu principale. In quest’ultimo figurano anche altri tre pulsanti da cui si è rinviati a una serie di link utili, all’elenco dei partners e degli sponsors del progetto e a una maschera tramite la quale contattare i responsabili del progetto. Varrà la pena, prima di chiudere, di analizzare le schede bibliografiche. Queste, per favorire la fruizione e l’organizzazione dei contenuti, sono divise in diverse tab, ognuna delle quali titolata con la relativa label, comprendenti diverse informazioni. La prima (General) presenta i dati bibliografici: titolo (in realtà una trascrizione delle prime parole del testo), l’elenco dei libri biblici nell’edizione, il luogo di edizione, l’anno di pubblicazione, i nomi di persona collegati, la lingua del testo, l’eventuale tipo di traduzione e l’eventuale presenza di illustrazioni. La seconda (Bibliography) in cui si descrive in maniera analitica l’edizione, indicando formato, numero di carte, fascicolatura, trascrizione di parti significative, linee, misure dello specchio di stampa, eventuale presenza di elementi paratestuali. A completare si ha la successiva tab (Typography), in cui sono indicati il numero di colonne, l’eventuale collocazione dei numeri di carta o pagina, il tipo di carattere principale (con le misure), l’eventuale presenza di sommari, numeri dei versetti, iniziali ornamentali, concordanze bibliche e altri elementi che facilitano la consultazione della Bibbia. Segue un’altra parte (Illustration) in cui si trova una breve descrizione di tutte le immagini presenti nell’edizione. Da qui è possibile essere rinviati alla scheda specifica della singola immagine. Nella tab titolata References è riportata una serie di rimandi a descrizioni bibliografiche dell’edizione. La cartella successiva (Copies) riguarda la descrizione, schematica, di esemplari consultati direttamente o indirettamente (per esempio, per le copie della British Library si desumono i dati da BMC). Nella tab Reproduction si trova la riproduzione ad alta definizione di alcune pagine o dell’intero libro. Infine Complete view mostra tutte le informazioni suddivise nelle tab disposte in maniera sequenziale in un’unica videata.
Cronache
Convegni
Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna VII. Brescia, 5 maggio 2017. Per la sede bresciana dell’Università Cattolica è ormai diventato un appuntamento abituale l’incontro biennale dedicato alla cultura bresciana tra Medioevo ed Età moderna; il 5 maggio scorso si è infatti tenuta la settima edizione, organizzata dal CRELEB (Centro di Ricerca Europeo Libro, Editoria, Biblioteca) e dal Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche, in collaborazione con la Fondazione Ugo Da Como di Lonato. Particolare attenzione è stata riservata a manoscritti vergati, miniati o conservati in area bresciana, come nel caso di Pier Luigi Mulas (Per l’attività di Giovanni Antonio da Brescia miniatore). Lo studioso, attraverso il confronto con le miniature dei Corali del Duomo Vecchio di Brescia, opera di Giovan Pietro Birago e dei suoi collaboratori, identifica in Giovanni Antonio da Brescia l’autore di tre capolettera conservati al Musée Marmottan Manet di Parigi e al Walter Art Museum di Baltimora, e plausibilmente ritagliati da un codice uscito dall’officina del medesimo Birago, siglati MZA (Maestro Zoan Antonio, all’incirca). Sulla base di considerazioni stilistiche, Mulas propone anche di identificare il miniatore bresciano con il Maestro del Breviario Barozzi, pure uscito dalla cerchia dei collaboratori di Birago. Fabrizio Pagnoni (Bartolomeo Baiguera cancelliere e la cancelleria vescovile bresciana fra Tre e Quattrocento), dopo un excursus dedicato alla produzione di documenti nella cancelleria di Brescia a partire dal Trecento e al ruolo rivestito dai singoli componenti della medesima, dimostra come il giurista Bartolomeo Baiguera, in particolare nel periodo di collaborazione con il vescovo Marerio, non ha un ruolo all’interno della cancelleria, perché non vi sono documenti che attestino la sua attività in quel torno d’anni; la corrispondenza del vescovo, però, chiarisce il suo ruolo di segretario, diretto collaboratore quindi del Marerio. Un codice conservato alla Fondazione Da Como è invece al centro della ricerca di Margherita Sciancalepore (Sulla tradizione del De obedientia di Giovanni Pontano: il ms. 196 della Biblioteca della Fondazione Ugo Da Como di Lonato), che ricostruisce in breve la tradizione manoscritta dell’opera pontaniana, collocando al suo interno il codice di Lonato, la cui storia non è bene definita (non si è, infatti, neppure identificato lo stemma araldico del frontespizio). In base al formato, si potrebbe ascriverlo all’area napoletana; stando alle miniature, invece, si direbbe realizzato nell’Italia centrale, però non è stato possibile risalire all’identità del copista e non aiutano neppure le postille e i segni di richiamo, di mani ed epoche diverse. Sempre di manoscritti si occupa Cosimo Burgassi (Un poco noto pseudo-Girolamo volgare di probabile origine bresciana), che indaga un codice “espatriato” da Brescia e finito nel fondo Palatino della Nazionale di Firenze (Ms 42). Il testo presenta la traduzione a opera di tale fra Antonio Castello di un’Epistola alla monaca Susanna che aveva mancato al voto di castità. Lo studioso, in seguito a ricerche condotte all’Archivio di Stato di Brescia (Fondo religione) e all’Archivio storico di Salò, ricostruisce la biografia del traduttore, pre Antonio Castello, che sarebbe lo stesso Antonio de Castro, della chiesa di Goione, beneficiario di una cappellania a Salò. Vittorio Folinea (Inno in morte di Napoleone: manoscritto inedito bresciano o falso foscoliano?) analizza un manoscritto, da lui acquistato in antiquariato, che reca prima dell’inno la firma Ugo Foscolo. La firma non è autografa e la scrittura non è quella dell’autore dei Sepolcri, stampati a Brescia nel 1807. La paternità dell’inno era stata attribuita dalla polizia austriaca al patriota Francesco Tonni Bazza, che potrebbe avere usato il nome di Foscolo, e la sua frequentazione degli ambienti bresciani, per sviare i sospetti. Simona Gavinelli (La Biblioteca Carlo Viganò presso la Sede bresciana dell’Università Cattolica e il suo fondo “Autografi”) ha invece studiato per la prima volta l’autografoteca dell’ingegnere e bibliofilo Carlo Viganò, donata insieme alla sua collezione libraria alla sede bresciana dell’università Cattolica nel 1973. La collezione consta di 130 pezzi, il più antico dei quali risale al 1595 ed è dell’ingegnere idraulico perugino Pompilio Eusebi. La studiosa rileva che la collezione ha una sua coerenza, in quanto tutti gli autografi appartengono a scienziati, matematici, ingegneri; un nucleo piuttosto consistente appartiene a studiosi che a vario titolo si sono occupati di Galilei e delle sue opere. Una curiosità: l’intersezione tra scienza e letteratura è testimonia dall’autografo di Giovanni Aldini, nipote di Galvani, il quale – nel tentativo di resuscitare i morti – andava in cerca di cadaveri integri e per questo si trasferì a Londra; il suo macabro teatro scientifico fu d’ispirazione a Mary Shelley per il suo Frankenstein (1818). Oltre ai manoscritti, oggetto di indagine sono stati anche i testi a stampa dei secoli XV e XVI, con particolare attenzione alle questioni filologiche, come dimostrano le Note sulla fortuna di una miscellanea di filologia umanistica (Brescia 1494) di Andrea Comboni. Lo studioso analizza in particolare l’importante raccolta di Bernardino Misinta, stampata dai Britannico (1497), che rappresenta in città il primo esempio di silloge di opere filologiche. Bario Ascensio, nel 1511, riprenderà il corpus della miscellanea, anche se mutando l’ordine e ponendo in prima sede Poliziano, a dimostrazione della fama ormai consolidata del poeta. Elisabetta Selmi (“Terapia dell’anima” e riforma della società nelle Diece veglie de gli ammendati costumi dell’humana vita di Bartolomeo Arnigio) legge invece l’enigmatico trattato medico di Arnigio (composto nel 1573, ma pubblicato solo nel ’77). L’opera viene spiegata alla luce dell’ambiente padovano degli Occulti, a cui appartiene l’autore, il quale – pur in periodo di forte crisi religiosa – non giunge mai a tendenze cripto-luterane, ma si mantiene sempre nei limiti dell’ortodossia. Diego Cancrini (Cenni biografici e prime precisazioni intorno alla figura e all’attività di Carlo Bellavite, “penna eruditissima” nella Brescia della prima metà del XVIII secolo) analizza le opere del poligrafo Bellavite, bergamasco di nascita, padovano di formazione, ma fortemente legato all’ambiente bresciano del vescovo Barbarigo. I suoi principali scritti, come l’anonima Vita di S. Onorio, sono commissionati da autorità ecclesiastiche o civili, forse anche per la precisione delle sue ricostruzioni storiche. Ivo Mattozzi (Cartiere e carta nel Bresciano in età moderna) ricostruisce la storia della carta nel bresciano negli anni del dominio veneziano. Dopo un periodo iniziale in cui la carta viene acquistata da Fabriano, già a partire dal periodo malatestiano si aprono le prime cartiere, per sopperire alla crescente richiesta di carta da parte degli editori bresciani. I produttori spesso vengono da fuori provincia, come Bartolomeo Zambelli; a fine Cinquecento la richiesta di carta è così alta che i proprietari di cartiere chiedono il permesso di lavorare anche nei giorni di festa; nel 1778 quasi tutte le cartiere sono di mercanti bresciani. La ricca attività va in crisi a causa della tardiva introduzione della macchina continua. – Cristina Cappelletti
Imago librorum: Mille anni di forme del libro in Europa, Rovereto e Trento, 24-26 maggio 2017. In un’epoca di grandi trasformazioni, che hanno portato alla nascita e alla diffusione del libro digitale, poter ripercorrere lo sviluppo della storia del libro aiuta a riflettere in modo cosciente sul nostro presente: è questo il fine che, sotto la direzione scientifica del CRELEB, si era prefissato uno dei più raffinati eventi culturali italiani di quest’anno “Imago librorum”, diviso tra una mostra a Rovereto e un convegno internazionale a Trento. Scopo comune l’idea di documentare, indagare e discutere le trasformazioni che il libro (in quanto supporto della scrittura e dei testi) ha subito nel corso dei secoli, dal Medioevo a oggi. Si è infatti partiti mercoledì 24 maggio nel pomeriggio con l’inaugurazione di una splendida mostra bibliografica (un vero “lavoro di gruppo” messo insieme da un gruppo di bibliotecari trentini) organizzata presso la Biblioteca Civica di Rovereto, visitabile fino al 25 giugno: il catalogo è ora anche disponibile on line. A inaugurare la mostra la Lectio magistralis “Imago librorum tra rappresentazione e immagine del libro” di un esperto internazionale del settore, Frédéric Barbier dell’École pratique des hautes études di Parigi: un percorso originale che ha permesso di riflettere sugli elementi innovativi del libro nell’età moderna, tra Gutenberg e l’avventura editoriale di Lutero. L’esposizione, ospitata nell’ampio ingresso della biblioteca, si articola in tre sezioni che propongono libri e documenti delle diverse epoche considerate. La prima, Tra codice e rotolo, mostra come la scelta della forma libraria codex (cioè quella del libro a cui siamo abituati, con una serie di fogli impilati e cuciti o incollati) sia solo una delle possibili strade e come altre, in particolare quella del foglio arrotolato (volumen in latino), sia stata a lungo impiegata e torni prepotentemente in voga oggi, nei nostri files di documenti digitali, che si svolgono appunto come un rotolo. Si potrebbe anche definirla “geometrie del libro e del testo”; si notino i libri a schede come il ms. del Kalendarium al n° 2 e il Libro bullonato di Depero al 4. Segue la sezione Libri da leggere, che insiste su come i testi prendano una determinata forma all’interno dello spazio della pagina e poi dell’intero libro, e quindi come il libro stesso sia pensato e costruito per rendere accessibile il testo. Si potrebbe dunque dire una “geometria della pagina e dell’informazione”: un libro non è dunque un ammasso di parole e discorsi, ma una struttura organizzata che deve conservare e rendere fruibile al lettore il testo che contiene, e in questa funzione sta la sua specificità, sia esso cartaceo o ebook. Come esempi si vedano al n° 22 la Bibbia di Paganino Paganini del 1495 col testo sacro intercalato alla glossa interlineare, i due circondati dalla glossa ordinaria e scortati, a fondo pagina, dalle postillae di Nicolò da Lyra, un vero capolavoro della cultura biblica e assieme tipografica del tempo!; ma anche le due copie (una ms. l’altra a stampa) di Pietro Lombardo al n° 30 e 31 con due diverse strategie di mise en page, dove mutano scelte di colore, corpo delle scritture impiegate, uso degli spazi bianchi… L’ultima sezione, La figura sulla pagina, indaga l’affascinante rapporto tra il linguaggio verbale scritto e l’immagine, declinato secondo le più diverse possibilità: puro elemento decorativo, esercizio grafico, supporto alla comprensione, interpretazione immaginativa del testo, esempio di metatesto indissolubilmente fatto di parole e immagini, addirittura vero “testo” del libro (cui le parole servono da puro corredo), infine immagine stessa fatta di parole. Si potrebbe allora parlare di una “geometria delle forme e dei colori”: si ricordino al n° 34 l’incunabolo di Cicerone con un disegno di gusto antiquario del Maestro dei Putti e al 43 il Marinetti che fa divenire la parola puro segno grafico. Chiudeva la mostra uno splendido torchio in ghisa del 1844, solo recentemente entrato a far parte della dotazione della biblioteca. Il giovedì 25 e venerdì 26 maggio, invece, presso il Palazzo Geremia di Trento, si è svolto il convegno internazionale, in questo caso in particolare sostenuto dalla Biblioteca Comunale di Trento e dalla Soprintendenza bibliografica della Provincia Autonoma. La prima sessione, Non di solo codex. Forme alternative del libro occidentale, ha preso in esame le soluzioni diverse da quelle del libro come noi lo conosciamo, mostrando che forme minori quali il rotolo non scompaiono, ma rispuntano in vario modo lungo il corso del Medioevo occidentale. Si ricordino le relazioni di Marilena Maniaci che ha offerto una precisa panoramica degli studi circa il fenomeno dei rotoli medievali greci e latini, Don C. Skemer della Princeton University Library che ha affrontato per il Medioevo i rotoli magici e altre forme di amuleti ripiegati, Marco Rainini che ha discusso l’affascinante caso di una “cronaca universale” in rotolo, cioè la Genealogia Christi di Pietro di Poitiers, Giuseppe Frasso che ha ricordato l’uso (marginale) del rotolo anche nella tradizione ms. della poesia volgare romanza delle origini e infine Gino Roncaglia che ha offerto il materiale per una attualizzazione delle problematiche della forma volumen nel mondo digitale. La seconda sessione, La parola sul foglio: spazio e resa grafica, si è invece interessata della distribuzione del testo all’interno della pagina (quella che i francesi chiamano la mise en page), tentando di mettere in evidenza una molteplicità di soluzioni che diversi momenti storici e diverse realtà hanno saputo trovare. Ecco allora Saverio Campanini sui rotoli e i codici della Bibbia ebraica coi loro commenti, Ursula Stampfer sula produzione manoscritta a cavallo dell’anno 1500 presso l’abbazia agostiniana di Novacella in Altoadice, Donatella Frioli sulla produzione di testi accompagnati da illustrazioni nella Rimini del secondo XV secolo, Paul F. Gehl Curator Emeritus della Newberry Library di Chicago sulle trasformazioni grafiche del libro a stampa destinato proprio all’insegnamento scolare e da ultimo David McKitterick già della Cambridge University sulle collezioni di libri antichi intraprese in Gran Bretagna e Stati Uniti col fine di creare raccolte di modelli grafici per la moderna attività tipografica. La terza sessione, Dal testo al libro: organizzare e comunicare contenuti, ha posto invece l’attenzione sulla mise en livre, cioè sugli elementi paratestuali (indici, glosse, partizioni del testo…) capaci di segnare i limiti del libro, ma anche di dare forma ai suoi contorni. Si sono succeduti Ursula Rautenberg della Universität Erlangen sulla storia degli studi circa l’origine del frontespizio, Marco Palma sulle funzioni del colophon nel XV secolo, Edoardo Barbieri sulla natura delle rubriche manoscritte negli incunaboli, Antonio Castillo Gómez della Universidad de Alcalá sulle funzioni dei testi riprodotti in manifesto nella Spagna della prima età moderna, infine Duccio Dogheria sull’editoria sperimentale e in particolare il Futurismo. Da ultima, la sessione intitolata Illustrare il testo/raffigurare il testo, ovvero la sfida tra parole e immagini si è concentrata sul rapporto complesso fra testo verbale e testo illustrativo, nella continua dialettica di confronto tra i due linguaggi e le diverse funzioni da essi svolte. Qui sono intervenuti Mino Gabriele che ha indagato l’origine dei libri di emblemi, Marco Gozzi sui manoscritti liturgici e la scrittura musicale, Giovanna Zaganelli con un’indagine semiotica sui Blockbuch e in particolare la Biblia pauperum, Lorena Dal Poz sui manoscritti illustrati del vescovo di Trento Johannes Hinderbach e da ultima Martyna Urbaniak sul sistema di illustrazioni dell’Orlando Furioso. Tutti gli interventi hanno inteso mettere al centro il libro, raccontando le tensioni e le problematiche che percorrono per almeno un millennio e fino ai giorni nostri la storia del libro occidentale. Si tratta dunque di un percorso culturale unitario che può essere visto, contro una certa interpretazione che enfatizza frammentazioni e rotture, come un continuum capace di illuminare fino nel presente le vicende del libro, della lettura e dell’editoria. I dibattiti dopo le diverse sessioni nonché il clima cordiale e dialogico hanno favorito una comunicazione schietta e proficua tra i diversi specialisti dei tanti settori chiamati a dialogare sul tema. Si spera di poter vedere gli atti del convegno pubblicati entro il 2018. – F.F.
Mostre
Bellotto e Canaletto. Lo stupore e la luce, a cura di Bożena Anna Kowalczyk, Milano, Gallerie d’Italia Piazza della Scala 6, 25 novembre 2016-5 marzo 2017. Il percorso espositivo mette a confronto le tele dei due vedutisti italiani Bernardo Bellotto (Bellotti) e Giovanni Antonio Canal, detto il “Canaletto”. Tuttavia, una sezione dell’esposizione è espressamente dedicata a una mostra libraria con 27 edizioni appartenute alla biblioteca personale di Bellotto. A suggerire la possibilità di questo inusitato allestimento all’interno di una mostra d’arte, la recente riscoperta dell’inventario manoscritto della biblioteca personale del veneziano (Vilnius, Wròblewski Library of the Lithuanian Academy of Sciences, segn. LMAVB RS F 22 nr 26). Tale catalogo – che conta la bellezza di 1078 volumi – venne compilato dallo stesso pittore nel 1760 come denuncia formale per i danni subiti durante il bombardamento prussiano di Dresda, dove l’artista si era da poco stabilito: un evento certamente drammatico che aveva distrutto l’abitazione da lui affittata in centro, ma anche disperso la sua intera biblioteca privata. Molti di questi libri sono però sopravvissuti e confluiti nel patrimonio delle biblioteche italiane e di altre collezioni private, che però hanno contribuito di concerto alla realizzazione della mostra. Tali esemplari rappresentano una fonte preziosa per individuare gli interessi letterari coltivati dall’artista veneziano: tra questi, spiccano i trattati teorici di Andrea Pozzo (Perspectiva pictorum, Romae, typis Joannis Jacobi Komarek Bohemi apud S. Angelum Custodem, 1693), Ferdinando Bibiena (L’architettura civile, In Parma, per Paolo Monti, In Bologna, appresso il Longhi, 1711), Cesare Vecellio (De gli habiti antichi, In Venetia, presso Damian Zenaro, 1590), Francesco Borromini (Opera del caval. Francesco Boromino, In Roma, data in luce da Sebastiano Giannini, 1720) e George Berkeley (Alciphron, Paris, chez Rolin fils, 1734), ma anche opere di Voltaire (Ouvres de Mr De Voltaire, a Dresde, chez Conrad Walter, 1752), Montesquieu (Considérations sur le causes de la grandeur des Romains, A Lousanne, chez March-Michel Bousquet e compagnie, 1749) e Hume (Essais philosophique sur l’entedement humain, A Amsterdam, chez J.H. Schneider, 1758). Inoltre, si evince una certa curiosità per i testi messi all’indice di Paolo Sarpi (Opere, In Venetia, appresso Roberto Meietti, 1734), Gregorio Leti (Il Puttanismo Romano, In Londar, per Tomaso Buet, 1669), Giovan Francesco Loredan (Bizzarrie accademiche, In Venetia, appresso li Guerigli, 1662), Erasmo da Rotterdam (L’Eloge de la folie, A Leide, chez Pierre vander Aa, 1715), oltre a una vera e propria passione per i classici rappresentati da Orazio (Les Poësies d’Horace, A Amsterdam & a Leipzic, chez Arkstée e Merkus, 1756), Marino (L’Adone, Amsterdam, nella stamperia del S.D. Elsevier, 1678) e Cervantes (Histoire de l’admirable don Quichotte de la Manche, A Lyon, chez Rigollet, quay des Celstins, au Mercure Galant, 1738). Non mancano nemmeno opere letterarie fresche di stampa come Pamèla di Richardson (Amsterdam, aux dépens de la Compagnie, 1743), Tom Jones di Fielding (Londres, J. Nourse, 1750), la scandalosa Papesse Jeanne di Spanheim (A La Haye, aux dépens de la Compagnie, 1758), insieme anche a edizioni riguardanti eventi di grande attualità come il terremoto di Lisbona esposto da Ange Goudar (Rélation historique du tremblement de terre suevenu à Lisbone, A La Haye, Chez Philantrope, à la Vérité, 1756). Non sono disdegnati nemmeno i testi licenziosi di Pietro Aretino (Capricciosi e piacevoli ragionamenti, Stampati in Cosmopoli, 1660), le opere storiche di Ludovico Antonio Muratori (Annali d’Italia, In Milano [ma Venezia], a spese di Giovan Battista Pasquali libraro in Venezia, 1744), Scipione Maffei (Verona illustrata, In Verona, per Jacopo Vallarsi, e Pierantonio Berno, 1732). Completano l’esposizione le opere di Goldoni (Le commedie, In Firenze, Per Rocco Fantino, ed Agostino Olzati comp., 1756), Metastasio (Opere drammatiche, Venezia, al Secolo delle lettere, presso Giuseppe Bettinelli, 1750) e Giovanni Claudio Pasquini, edito dal fratello Michele Bellotti ad Arezzo nel 1751. Per una migliore descrizione dell’allestimento, si veda anche il catalogo della mostra con i saggi di Bożena Anna Kowalczyk e Sergio Marinelli (Cinisello Balsamo, Silvana, 2016, ISBN 978836635221) alle pp. 232-7. – D.M.
L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi, a cura di Annarita Colturato e Franca Porticelli Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, 6 aprile-15 luglio 2017. Come musicologi e appassionati di musica sanno, la testimonianza più importante del genio inventivo di Antonio Vivaldi si trova a Torino, alla Biblioteca Nazionale Universitaria: qui sono custodite decine di sue partiture autografe, nei 27 tomi in cui furono raccolte per volontà di Jacopo Soranzo, il primo che le acquistò. Concerti, opere, mottetti, serenate, una messe di opere, testimonianza di un’attività fervida e connotata da scelte originali, con impiego di organici inconsueti e un’inclinazione alla musica descrittiva non comune tra i contemporanei. Aspetti che le curatrici della mostra hanno messo bene in luce, accompagnando il visitatore con didascalie non troppo lunghe ma dense di notizie che chiariscono il valore delle composizioni sulle quali hanno scelto di aprire i singoli tomi. A rendere godibile la visione dei manoscritti, pure per chi non avesse capacità di leggere la musica, contribuisce la grafia elegante, e chiarissima, del loro autore che si firmava scrivendo ‘Musica del Viualdi’ sulla prima carta di ogni partitura. Intriganti, e pure facilmente apprezzabili, i ripensamenti, con porzioni cancellate o coperte e poi sostituite. Il grande valore di questi manoscritti, come sottolineano i testi dei pannelli (e nel catalogo), sta nell’aver portato alla luce l’ampiezza e la ricchezza dell’opera di Vivaldi, fino ai primi decenni del ’900 conosciuto solo come violinista o autore dei pochi concerti andati in stampa sino ad allora. Come mai? Per quale ragione questo importante corpus era rimasto ignoto e a chi si deve la sua riscoperta? A questo è dedicata la seconda parte dell’esposizione, da cui anche il titolo. Fu infatti un approdo inaspettato a portare i manoscritti di Vivaldi da Venezia (o da Vienna, dove trascorse l’ultimo anno e dove morì, nel luglio 1741) fino a Torino, città in cui il musicista aveva speso non più di un breve periodo. Una storia davvero affascinante, segnata prima dalla migliore passione bibliofilica di alcuni grandi collezionisti (da Soranzo a Matteo Luigi Canonici a Giacomo Durazzo) e poi dall’intelligenza, dal grande spirito di servizio e dall’attaccamento per le istituzioni di coloro che, tra 1926 e 1930, procurarono l’acquisto dei tomi alla Biblioteca dove oggi si trovano. All’allora direttore dell’istituto Luigi Torri va il merito di aver fermato la vendita di una parte dei manoscritti (nel frattempo divisi in due nuclei) e innescato un processo di recupero e valorizzazione di cui fu protagonista Alberto Gentili, primo titolare della cattedra di Storia della Musica dell’Università di Torino. Fu questi a intuire lo straordinario valore di quella che sarebbe diventata la raccolta Foà e a cercare i fondi per acquisirla allo Stato. Li trovò, sfruttando la rete delle relazioni personali: Roberto Foà, agente di cambio, comperò il lotto messo in vendita e lo donò alla biblioteca, in memoria di Mauro, il figlioletto di un anno appena scomparso. Accortosi che si trattava di una raccolta dimezzata, Gentili si mise a cercare un secondo benefattore e lo trovò nell’industriale tessile Filippo Giordano. Come Foà, anche Giordano aveva perso un figlio, Renzo, di dodici anni. L’operazione venne in qualche modo replicata e per gli autografi di Vivaldi cominciò una stagione di studi che non è ancora finita e che ha fatto emergere il profilo di un autore dalla statura assai maggiore di quanto non si fosse pensato. Il grande successo dell’impresa, svoltasi in soli quattro anni, non guadagnò invece molto a Alberto Gentili, che pure ne era stato il motore principale. Nel 1938, in quanto ebreo (come ebreo era Foà), fu allontanato dall’insegnamento. Tristemente impressionante il documento che testimonia l’evento: il foglio dell’Archivio Storico dell’Università di Torino in cui il nome di Gentili si trova nella sequenza dei docenti che subirono le conseguenze delle leggi razziali fasciste. Con questo, e con altri documenti, ci si accosta così a una raccolta musicale straordinaria e, insieme, si percorre un lungo tratto di storia, culturale e politica, del nostro Paese. Il tutto ampiamente narrato nel saggio di Alberto Basso posto in introduzione al catalogo della mostra. – M. Alessandra Panzanelli Fratoni
Incunabula. Aspects of early greek printing, Atene, Aikaterini Laskaridis Foundation, 22 aprile-28 maggio 2017. Bella esposizione di 29 incunaboli appartenenti alla Biblioteca Storica della Aikaterini Laskaridis Foundation (http://www.laskaridou.gr/en/) di Atene. Il percorso espositivo consegna diversi spunti di riflessione sulla prima produzione a stampa a caratteri greci: dall’indagine su quali furono le opere in greco più diffusamente messe a stampa, alle mutazioni nell’utilizzo dei tipi greci (è ben testimoniato, per esempio, il passaggio dall’uso del maiuscolo a quello del minuscolo), fino alla storia della stampa in greco in Italia (da Milano a Venezia). Alcune sezioni si soffermano inoltre su aspetti relativi a singoli esemplari, quali le legature (tra cui una estremamente pregevole, con decorazione impressa a caldo in oro e argento e pietre incastonate ai piatti) e l’aspetto decorativo. I volumi sono esposti in ampie vetrine e accompagnati da sintetiche ma esaustive didascalie in greco e inglese. La Aikaterini Laskardis Foundation possiede una biblioteca di oltre 350.000 volumi, in gran parte costituitasi grazie alle generose donazioni di raccolte private di importanti personalità e studiosi. Tra le varie collezioni, alcune di notevole interesse come quelle dedicate alla letteratura di viaggio, all’arte della navigazione e a una raccolta di lettere autografe dell’ammiraglio Nelson, si segnala la Bibliotheca Graeca, sezione che accoglie testi antichi greci e bizantini. La fondazione possiede anche 63 edizioni incunabole (per un totale di 65 volumi), tra cui i 29 esemplari selezionati per l’esposizione, oltre che alle aldine greche già recentemente esposte (settembre-ottobre 2016) in occasione della mostra “Le edizioni greche di Aldo Manuzio e i suoi collaboratori greci (c. 1495-1515)”, tenutasi presso la Biblioteca Nazionale Marciana (si vedano le schede dedicate alla versione italiana del catalogo Þ «AB» 041-124 e la cronaca della mostra in Þ «AB» 039). – F.F.
Gli ex libris di Schialvino & Verna. Un omaggio a Maria Teresa d’Austria (1717-1780), Milano, Biblioteca Nazionale Braidense, 13 maggio-30 giugno 2017. L’esposizione della Biblioteca Braidense è dedicata a due eventi differenti tra loro e fatti tuttavia convivere in un unico percorso espositivo; da una parte la celebrazione del tricentenario della nascita di Maria Teresa d’Austria (1717-1780), promotrice nel 1770 della nascita della Biblioteca Braidense, intesa nel senso “biblioteca aperta a uso comune di chi desidera maggiormente coltivare il proprio ingegno”. La figura dell’Imperatrice è ricordata attraverso i ritratti che compaiono nelle edizioni delle opere dedicatele (ma anche nel grande dipinto che campeggia dall’alto della sala che accoglie l’esposizione), le grida da lei promulgate, le biografie, le immagini degli edifici fatti erigere in Milano (su tutti il Teatro alla Scala); tra i vari pezzi esposti figura, ovviamente, la riproduzione del citato Rescritto imperiale dell’8 ottobre 1770, che ordinava l’organizzazione e l’apertura al pubblico della biblioteca; una vetrina accoglie invece esemplari provenienti dalle collezioni costitutive della Braidense. Accanto al genetliaco di Maria Teresa la mostra celebra anche la recente donazione alla biblioteca dell’intero archivio di ex libris degli xilografi Gianfranco Schialvino e Gianni Vernia: tra i circa 160 pezzi esposti alcuni sono dedicati proprio all’Imperatrice, altri realizzati per importanti personalità della storia italiana. Non manca una vetrina riservata agli strumenti utilizzati dai due artisti nella realizzazione degli ex libris: matrici silografiche, calcografiche e bulini. L’esposizione accosta dunque l’origine (quantomeno nella forma istituzionale attuale) della prestigiosa biblioteca milanese al suo presente, testimoniando la continuità di una mission che unisce due secoli e mezzo di storia. L’evento è accompagnato da una brochure che mostra il materiale relativo a Maria Teresa (liberamente scaricabile dal sito della Biblioteca: http://www.braidense.it/ ) e dal bel catalogo degli ex libris esposti (si veda qui 042-084). – F.F.
Taccuino
Nel cinquecentenario luterano: l’editoria religiosa italiana tra ortodossia e dissenso - Scuola estiva 2017
Torrita di Siena, 28-31 agosto 2017
Programma provvisiorio
Lunedì 28 agosto
14.00 Registrazione
14.30 Saluti di Giacomo Grazi, Sindaco di Torrita di Siena; Simona Giovagnola, Presidente della Fondazione Torrita Cultura
15.00-16.30 Edoardo Barbieri, L’editoria religiosa tra Quattro e Cinquecento
16.30-17.00 Pausa
17.00-19.00 Luca Rivali, Le caratteristiche del libro del XVI secolo
19.30 Cena presso il ristorante Belvedere
Martedì 29 agosto
9.00-11.00 Edoardo Barbieri, La Bibbia tra età gotica e Rinascimento
11.00-11-30 Pausa
11.30-13.30 Luca Rivali, Strumenti bibliografici per il libro italiano del Cinquecento
13.30 Pranzo a buffet
15.00-17.00 Edoardo Barbieri, Tra vite dei santi e vite dell’Anticristo
17.00-17.30 Pausa
17.30-19.30 Luca Rivali, Gli indici dei libri proibiti
Visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena
20.30 Cena libera
Mercoledì 30 agosto
9.00-11.00 Edoardo Barbieri, Continuità e discontinuità nel libro di devozione
11.00-11.30 Pausa
11.30-13.30 Luca Rivali, Biblioteche religiose del Cinquecento
13.30 Pranzo a buffet
15.00-18.00 Biblioteca comunale di Montepulciano: Edoardo Barbieri, Il libro religioso del Cinquecento: un percorso tra i libri antichi di Montepulciano
18.30 Incontro pubblico – François Dupuigrenet Desroussilles, Martin Lutero e il mondo del libro
20.00 Cena a Montepulciano e rientro a Torrita
Giovedì 31 agosto
9.00-11.00 Ilaria Andreoli, Iconografia e dissenso religioso
11.00-13.00 Luca Rivali, Collezionare il dissenso tra Piero Guicciardini e Benedetto Nicolini
13.00-13.15 Edoardo Barbieri, Conclusioni
Per partecipare è necessario far pervenire entro e non oltre il 30 giugno 2017 la propria candidatura.
Per informazioni sul corso
Luca Rivali: luca.rivali@unicatt.it
Il sabato del bibliofilo. Incontri con libri preziosi della Biblioteca Braidense. III ciclo
Milano, Biblioteca Braidense, Sala Maria Teresa, 30 settembre-11 novembre 2017
Sabato 30 settembre 2017, ore 10
Edoardo Barbieri, L’antica Vita dell’Anticristo illustrata: un unicum della Braidense
Sabato 14 ottobre 2017, ore 10
Pierantonio Frare, La conoscenza barocca nel Cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro
Sabato 11 novembre 2017, ore 10
Arianna Leonetti, Editoria fascista e persecuzioni razziali: I protocolli dei savi di Sion
II Seminario di alta formazione in Metodologia della ricerca in discipline umanistiche e bibliografiche 2017
Giovedì 26 ottobre 2017 - Lonato del Garda (BS), Fondazione Ugo Da Como
ore 14.00 Visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como
ore 15.00 Rocca di Lonato - Presiede Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Brescia)
Rudj Gorian (collaboratore del CRELEB), I periodici del Settecento in contesto bibliologico: esempi, considerazioni, potenzialità di ricerca.
ore 16.30 Luca Rivali (Università Cattolica di Milano), Per la ricostruzione storica di una raccolta libraria privata: il caso di Ugo Da Como
ore 18.00 rinfresco
ore 19.45 Cena conviviale a Lonato (su prenotazione)
Venerdì 27 ottobre 2017 - Università Cattolica di Brescia, Sala della Gloria
ore 9.00 presiede Luca Rivali (Università Cattolica di Milano)
Saluto di Mario Taccolini (Prorettore e Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche, Università Cattolica di Brescia) e di Sergio Onger (Presidente della Fondazione Ugo Da Como di Lonato)
ore 9.15 Marielisa Rossi (Università degli Studi di Roma Tor Vergata) e Piero Innocenti (già Università degli Studi di Viterbo), Machiavellerie: per una bibliografia delle edizioni dell’opera di Nicolò Machiavelli nei secoli XVI e XVII
ore 12.45 Pranzo presso il ristorante “Giardino” Cooperativa Agazzi
ore 14.00 Edoardo Barbieri - Pier Angelo Goffi (Biblioteca dell’Università Cattolica di Brescia), Per la conoscenza della Biblioteca di storia della scienza “Carlo Viganò”
ore 15.00 Conclusione dei lavori
Presentazione del volume Andar per archivi ecclesiastici vent’anni dopo: atti del convegno di Modena (8 ottobre 2015), a cura di Gilberto Zacchè (Modena, 2016)
6 giugno 2017, ore 11.30
Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
§ Saluti di mons. Lorenzo Ghizzoni (vescovo dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia e Delegato CEER per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto), Elisabetta Arioti (Soprintendente archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna), Roberto Balzani (Presidente Istituto Beni Culturali dell’Emilia-Romagna), Lorenzo Rossini (Direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia) Alessandra Alberici (Comune di Fiorano Modenese) § Gianna Dotti Messori (Centro Studi Nazionale sugli archivi ecclesiastici di Fiorano e Ravenna), L’attività svolta dal Centro nel ventennio di vita § Manuel Ferrari (Incaricato Regionale aggiunto per i Beni Culturali e la Nuova Edilizia della CEI), Nuove modalità di lavoro per le diocesi della Regione Ecclesiastica Emilia Romagna – verso i Programmi Regionali Integrati § Elio Tavilla (Università degli studi di Modena e Reggio Emilia) – Francesca Maria D’Agnelli (Ufficio Nazionale per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto della CEI)
Per informazioni: tel. 051.276811
Presentazione del volume Letterati editori. Attività editoriale e modelli letterari nel Novecento di Alberto Cadioli (Milano, 2017)
8 giugno 2017, ore 17.30
Milano, Biblioteca Ambrosiana
Introduce e modera Armando Torno
Con l’autore dialoga Edoardo Barbieri
Per informazioni: tel. 02.20230202
Il tempio, la biblioteca, il museo
Lectio Magistralis di Paolo Portoghesi
8 giugno 2017
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale. Sala Romana
La Lectio magistralis analizza il significato della Biblioteca nelle diverse fasi della sua storia – come Tempio laico in cui si raccolgono le testimonianze dei diversi campi disciplinari della cultura e della scienza – e la sua capacità di assumere oggi sviluppi imprevedibili, accettando la sfida dell’universo digitale. La borgesiana Biblioteca di Babele – che il fenomeno Internet ha in parte realizzato nello spazio virtuale – tiene i suoi ospiti sulla soglia di un mondo finora inabitabile (collocato nella sua liquidità in distanze insondabili) che aspetta invece di essere abitato fisicamente. Ciò che si può chiedere oggi alla Biblioteca è di accoglierci in uno spazio vitale aperto in ogni direzione, attraversato dal vento della interdisciplinarità, nella crisi di identità dell’arte, e dalle infinite virtualità del dialogo e della contaminazione.
Introducono Andrea De Pasquale (Direttore della Biblioteca Nazionale) e Marcello Fagiolo (Direttore del Centro Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma).
Bibliotè
Due Tedeschi a Roma
13 giugno 2017, ore 16
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale
Incontro a cura di Pasqualino Avigliano: l’avventurosa storia di Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz, prototipografi e stampatori del primo libro in Italia, e della loro fortuna nel percorso da Magonza a Subiaco a Roma. Segue un tè presso il nuovo Bistrot Letterario.
Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti
Per prenotazioni: tel. 06.4989249
Edizioni e riproduzioni d’arte della Biblioteca Nazionale di Bari
Fino al 16 giugno 2017
Bari, Biblioteca Nazionale Sagarriga Visconti Volpi
Pensata per far parte della campagna nazionale “Il maggio dei libri”, la rassegna presenta alcune edizioni d’arte e riproduzioni facsimilari di pregio possedute dalla Biblioteca. Si tratta di edizioni di notevole valore artistico e storico, quasi tutte prodotte in tiratura limitata, edite in Italia tra il XIX e il XX secolo.
Per informazioni: tel. 080.2173111
www.bibliotecanazionalebari.beniculturali.it
Il restauro in diretta dei manoscritti
17 giugno 2017, ore 13
Cesena, Biblioteca Malatestiana. Sala Verde
Con questa iniziativa, la Biblioteca dà la possibilità di osservare da vicino l’opera delle restauratrici Roberta Stanzani e Silvia Bondi, impegnate a riportare all’antico splendore i manoscritti malatestiani affidati alle loro cure.
Il programma di intervento, negli ultimi tre anni, ha visto il restauro di 38 codici malatestiani grazie al sostegno economico di cittadini, associazioni e imprese cesenati, attraverso la formula dell’Art Bonus.
Ingresso gratuito
Per informazioni: tel. 0547.610892
malatestiana@comune.cesena.fc.it
Propizio confronto
Esemplari di scienza nelle collezioni Medici e Bardi Gualterotti
Fino al 22 giugno 2017
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 9.30-13.30
Ingresso a pagamento
Per informazioni: tel. 055.2937911
b-mela.mostre@beniculturali.it
Tesori inesplorati
Le biblioteche dell’Università di Firenze in mostra
Fino al 23 giugno 2017
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana
Oltre settanta opere, per raccontare al visitatore lo straordinario patrimonio bibliografico-documentale dell’Università di Firenze. Papiri, manoscritti, antichi esemplari a stampa, carte geografiche, disegni, incisioni, acquerelli sono i protagonisti della mostra. Il valore scientifico-culturale e la bellezza anche iconografica dei ‘tesori’ selezionati sono il filo conduttore dell’esposizione, porta di accesso al ricchissimo patrimonio culturale (oltre 3.800.000 pezzi) delle biblioteche universitarie fiorentine. Sei le sezioni: Il corpo umano e la sua cura; Le scienze naturali dal Medioevo all’età moderna; Alle origini del diritto; Tecnologie in evoluzione; Firenze, il Mediterraneo e l’Oriente; Il Novecento. Temi che si intrecciano rinviando alla storia del fiorentino Istituto di Studi Superiori nato nel 1859, a quella dell’Ateneo e della città di Firenze, con l’intento di contribuire alla “terza missione” dell’Università: aprirsi alla cittadinanza creando percorsi di conoscenza.
Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 9.30-13.30
Per informazioni: tel. 055.2937911
b-mela.mostre@beniculturali.it
Millenovecento77. Quarant’anni dopo: documenti dagli archivi e dalle biblioteche bolognesi
Fino al 25 giugno 2017
Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
La mostra documentaria – realizzata a cura della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Emilia Romagna, della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio e con il contributo di diversi archivi pubblici e privati bolognesi – si propone di riportare in superficie i documenti prodotti durante il 1977, a esempio ciclostilati, manifesti, giornali, documenti e verbali dello Stato e degli Enti locali, fotografie. Si tratta di un giacimento consistente di fonti prodotte in quei mesi e che, col compimento dei 40 anni, diventano a tutti gli effetti “documenti storici”.
Per informazioni: tel. 051.27681
Tra Africa e Oriente: le collezioni dell’IsIAO alla Biblioteca Nazionale
Fino al 30 giugno 2017
Roma, Biblioteca Nazionale Centrale
L’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO) è stato un ente pubblico, posto sotto la sorveglianza del Ministero degli Affari Esteri, che ha operato attivamente nel campo della promozione culturale tra l’Italia e i Paesi dell’Africa e dell’Asia. È stato posto in liquidazione coatta amministrativa nel gennaio 2012. Il nucleo centrale dell’Istituto è costituito dalla Biblioteca e dal patrimonio documentario. La Biblioteca dell’IsIAO – che si articola in due sezioni, africana e orientale – possiede circa duemilacinquecento testate periodiche, raccolte rare e di pregio (manoscritti, xilografia, antiche edizioni, carte geografiche, raccolte fotografiche, etc.). La Biblioteca insieme al patrimonio documentario viene ora acquisita dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, a titolo di deposito, al fine di garantirne la tutela, valorizzazione e fruizione pubblica in una linea di continuità e di integrazione con i fondi orientali già presenti.
Per informazioni:
www.bncrm.beniculturali.it/it/790/eventi/1824/
Gli ex libris di Schiavino & Verna. Un omaggio a Maria Teresa d’Austria (1717-1780)
Fino al 30 giugno 2017
Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. Sala Maria Teresa
Gli xilografi Gianfranco Schialvino e Gianni Verna, per rendere omaggio a Maria Teresa d’Austria nel trecentesimo anniversario della nascita, hanno voluto donare il loro prestigioso archivio di ex libris e di grafica di evento, arricchito per l’occasione da alcuni nuovi pezzi dedicati all’Imperatrice. Nelle bacheche sono esposti gli ex libris originali (circa 350 pezzi) – molti eseguiti per personaggi famosi, da Sandro Pertini a Dario Fo – gli studi e le varianti a essi collegati e diverse matrici per illustrarne le tecniche di stampa. Lungo questo percorso trovano spazio ritratti, stampe e documenti che raccontano la vita dell’imperatrice e attestano il forte legame che ella ebbe con la città di Milano.
Per informazioni: tel. 02.86460907
Una Riforma religiosa per gli italiani.
Le edizioni del XVI secolo del Fondo Piero Guicciardini nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze
Fino al 30 giugno 2017
Il Conte Piero Guicciardini (1808-1886), grande collezionista di libri, il cui Fondo consta di quasi 10.000 volumi datati 500-600-700 e 800, con un importante nucleo di collezioni della Bibbia tradotte in italiano (fra cui un centinaio di edizioni cinquecentesche) e opere dei precursori della Riforma, come Girolamo Savonarola, presente con 441 esemplari del XVI secolo, è stato un personaggio centrale dell’evangelismo italiano di fine Ottocento, fondatore della Chiesa dei Fratelli; il Cinquecentenario della Riforma è senz’altro l’occasione più adatta per approfondire il tema della diffusione della Riforma in Italia e delle sue figure più rappresentative.
Per informazioni: www.bncf.firenze.sbn.it
Viaggio nel corpo umano nel tempo
Fino al 30 giugno 2017
Napoli, Biblioteca Nazionale. Sala Esposizioni
Nelle antiche raccolte librarie delle collezioni della Biblioteca sono stati accuratamente selezionati manoscritti e volumi a stampa che testimoniano l’evoluzione della raffigurazione anatomica dal XV al XIX secolo, in grado di offrire ai visitatori un avvincente viaggio nella storia della medicina attraverso la rappresentazione figurativa del corpo umano. Un percorso anatomico e artistico che rappresenta il grande interesse per l’anatomia umana da parte della Storia della Medicina e che documenta il rapporto tra arte e scienza nelle rappresentazioni del corpo umano in questo arco di tempo. La mostra rappresenterà quindi l’ occasione per una nuova chiave di lettura della “fabbrica del corpo” fra ’400 e ’800, in un contesto in cui cultura umanistica e scientifica sono intimamente connesse e si fondono in un tutt’uno, attraverso la connotazione artistica assunta dall'iconografia anatomica intesa non esclusivamente a scopi scientifici e didattici.
Per informazioni: www.bnnonline.it
Libro d’artista ispirato al paesaggio pascoliano
Fino al 1 luglio 2017
Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Filologia classica e Italianistica. Biblioteca “Ezio Raimondi”
La mostra, a cura di Federica Rossi e Maria Gioia Tavoni (curatrice anche del catalogo), espone i 15 libri giunti in finale nel Concorso per il libro d’artista Pascoli e il paesaggio, indetto dall’Accademia Pascoliana di San Mauro Pascoli. I libri esposti, tra cui i tre vincitori e i quattro che hanno ottenuto un particolare encomio dalla Giuria, sono corredati da matrici, tavole aggiuntive, caratteri di stampa e altro materiale gentilmente offerto per l’occasione dagli artisti.
Per informazioni: tel. 051.2098558
Lo splendore di Venezia nell’arte incisa. Feste e divertimenti nella Serenissima
Fino al 15 luglio
Cornuda (Treviso), Tipoteca Italiana
Una preziosa esposizione dedicata all’incisione veneziana del Settecento sul tema delle feste della Serenissima. L’esposizione, curata da Dario Succi, conta più di cinquanta incisioni veneziane originali, alcuni dipinti veneziani di collezioni private e dell’oggettistica inerente ai costumi delle feste veneziane, tra cui tessuti d’epoca, tipiche calzature femminili e rivisitazioni attuali della moda del tabarro.
Per informazioni: www.tipoteca.it
L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi
Fino al 15 luglio 2017
Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria
Si tratta della mostra con cui la biblioteca – che conserva un corpus di musiche di grande rilevanza storica, distribuite in un’ampia rosa di fondi, fra cui gran parte delle opere autografe di Antonio Vivaldi – prende parte attiva al Festival Antonio Vivaldi che si è svolto a Torino nel mese di aprile e per il quale il Teatro Regio ha portato in scena L’incoronazione di Dario il cui manoscritto autografo è conservato proprio in biblioteca, nella raccolta “Renzo Giordano”.
Per informazioni: tel. 011.8101111
Ai tempi della Balla Grossa. Le imprese criminali di un’associazione di malfattori nella Bologna postunitaria
Fino al 10 settembre 2017
Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
L’esposizione racconta attraverso fotografie, articoli di quotidiani, testi a stampa e litografie – tutti provenienti dalle raccolte dell’Archiginnasio – le imprese delittuose compiute da audaci gruppi di criminalità organizzata a Bologna nei primi anni dopo l’Unità, nonché le vicende processuali che ne scaturirono.
Per informazioni: tel. 051.276811
Lutero
La Riforma dalle 95 tesi al Concilio di Trento
Fino al 31 dicembre 2017
Roma, Biblioteca Casanatense. Salone Monumentale
Esposizione di rare e preziose edizioni luterane e di altri riformatori, materiali iconografici, indici dei libri proibiti e decreti del Concilio di Trento conservati nei fondi casanatensi.
Orari di apertura: lunedì-venerdì, ore 11.30-13 e giovedì, ore 11.30-13 e 16.30-18
Per informazioni: www.casanatense.it
U |
n intervento veloce questa volta. Il caso è ben noto: due schieramenti duri e contrapposti, Milano contro Torino. Fiera contro fiera (belva contro belva?). L’una forte degli scandali che hanno offuscato la lunga vita dell’altra, l’altra forte di una tradizione ormai consolidata (30 anni!); l’una voluta strenuamente dal presidente pro tempore dell’AIE Federico Motta, l’altra difesa da personalità come Massimo Bray. In mezzo il Ministro Franceschini che ha cercato (vanamente) una mediazione, almeno per una più razionale calendarizzazione degli eventi. Certo, Milano ha già Book-City e forse era difficile chiedere un altro sforzo paragonabile… Però a Milano c’erano davvero tante persone serie \ intelligenti \ lavoratrici coinvolte (come l’ottima Renata Gorgani), per cui ci si poteva aspettare di meglio, qualcosa di paragonabile alle belle giornate del Salone del mobile con tante zone della città coinvolte da una miriade di eventi: certo era la prima edizione e oltre 70 mila visitatori non sono poi male… Torino ha però “vinto” la sfida e rimarrà anche nella memoria per un bellissimo manifesto d’invito creato da GIPI. Però occorre cambiare qualcosa nel modo di pensare a questi eventi. Forse ha ragione l’amico Mario Guaraldi (non occorre sposare TUTTE le sue idee: molte preferisce tenersele solo per sé…) che in un bellissimo pezzo postato sul web intitolato Si raccolgono forse libri dalle spine o lettori dai rovi? ha voluto indicare la necessità di un tono nuovo, di un clima diverso, di obbiettivi rinnovati: quello che lui invoca chiedendo la creazione di una “Costituente del libro”. Ci si riuscirà? I mutamenti ai vertici di AIE aiuteranno in tal senso? – Montag
Bollettino trimestrale
di informazione sulla
storia del libro e delle
biblioteche in Italia
numero 042, giugno 2017
(chiuso il 12 giugno 2017)
ISBN 9788881327522
disponibile gratuitamente in formato PDF e HTML all’indirizzo http://creleb.unicatt.it
(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)
a cura del
Centro di ricerca Europeo libro, editoria, biblioteca (CRELEB)
(Università Cattolica – Milano e Brescia)
comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Marco Callegari, Giuseppe Frasso, Marco Giola, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa
redazione: Emilia Bignami, Stefano Cassini, Fabrizio Fossati, Elena Gatti, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Davide Martini, Luca Mazzoni, Luca Montagner, Francesca Turrisi (capo-redattore)
contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it
edizioni CUSL – Milano
per informazioni: info@cusl.it