L’Almanacco Bibliografico

 

n° 38, giugno 2016

 


Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

 

Sommario

 

La deontologia professionale

dei bibliotecari di Riccardo Ridi                 p. 1

Recensioni                                                         p. 4

Spogli e segnalazioni                                   p. 13

(indici di recensioni e segnalazioni)                  p. 49

In memoriam                                                   p. 49

Cronache convegni e mostre                    p. 51

Taccuino                                                             p. 53

Postscriptum                                                    p. 58

 

La questione

 

La deontologia professionale

dei bibliotecari

 

di Riccardo Ridi

 

P

er svolgere qualsiasi lavoro nel modo migliore non sono sufficienti competenze tecniche specifiche relative all’attività esercitata e all’ambito in cui essa si realizza, neppure se arricchite da adeguate conoscenze sulle norme giuridiche, sulle procedure amministrative, sugli strumenti tecnologici e sugli aspetti economici relativi al lavoro stesso. Tale bagaglio di competenze, che comunque bisogna necessariamente procurarsi e mantenere costantemente aggiornato, serve infatti solo per capire come vada svolta una determinata attività professionale, ma non perché essa sia importante per chi la esercita, per chi ne usufruisce e, più in generale, per l’intera società. Interrogarsi su tali perché significa riflettere sui valori di fondo di una professione, ovvero sulle sue finalità e sui suoi obblighi a lungo termine. Individuare, formalizzare e condividere tali valori è importante per chi lavora in un determinato settore almeno altrettanto quanto conoscere le tecniche, i metodi, gli strumenti e gli standard per svolgere efficacemente il proprio mestiere, soprattutto in momenti (come quello attuale) di grandi e rapidi cambiamenti sociali e tecnologici, perché ciò permette di distinguere gli obbiettivi strategici (stabili) dalle mode (passeggere e talvolta addirittura controproducenti) e di orientarsi senza incertezze anche in contesti mutevoli e controversi. Ma la conoscenza dei valori-guida di una determinata professione è utile anche a chi non la svolge, perché essa fornisce una garanzia che i professionisti di quel settore opereranno non solo nell’interesse di sé stessi e dei propri clienti, ma anche della società nel suo insieme. La deontologia professionale è quella branca dell’etica che studia i valori morali delle varie comunità professionali, che spesso vengono formalizzati sotto forma di elenchi di diritti e, soprattutto, di doveri, emanati dalle rispettive associazioni o albi professionali con titoli come Codice deontologico del farmacista, Codice etico dei magistrati o Codice di condotta professionale degli amministratori di condominio (tutti esempi reali). Talvolta tali elenchi assumono la forma di veri e propri testi normativi a carattere giuridico, infrangendo i quali si può incorrere in sanzioni persino penali, mentre in altri casi ne viene preservata la natura prettamente etica, che prevede eventuali conseguenze di tipo esclusivamente psicologico (sensi di colpa) e sociale (disapprovazione da parte dei colleghi). Alcuni diritti (come, a esempio, quello all’igiene del posto di lavoro) e alcuni doveri (come quello di rispettare la privacy dei propri clienti) sono presenti in pressoché tutti i codici deontologici professionali, mentre altri sono specifici di singoli mestieri o di loro gruppi coerenti (come l’obbligo alla tutela della salute dei pazienti per le professioni legate alla medicina). Anche le professioni legate all’informazione, alla documentazione, alla cultura, alla ricerca e all’apprendimento hanno, ovviamente, i propri valori di fondo e quindi le proprie deontologie professionali, che spesso includono, fra gli altri, il dovere di garantire, facilitare e ampliare l’accesso alla conoscenza, senza censure o discriminazioni. Per esempio l’ICOM (International Council of Museums) ha emanato nel 1986 un Codice etico per i musei, aggiornato nel 2001 e nel 2004, disponibile anche in traduzione italiana a http://archives.icom.museum/ethics.html, che pone la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, scientifico e naturale dell’umanità al centro dell’attività di musei e istituzioni analoghe; e l’ICA (International Council on Archives) ha promulgato nel 1996 un codice rivolto agli archivisti http://www.ica.org/en/ica-code-ethics, che impone loro soprattutto la massima cura nel garantire l’integrità e l’autenticità dei documenti che a essi sono stati affidati. Per quanto riguarda le biblioteche, la prima associazione professionale che ha redatto un codice deontologico è stata l’ALA (American Library Association) nel 1938, aggiornandolo successivamente più volte e venendo seguita nei decenni successivi da oltre settanta altre associazioni nazionali, fra cui – fra le più recenti – quella spagnola nel 2013. L’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) ha emanato il suo codice deontologico nel 1997, aggiornandolo nel 2014 col testo disponibile a http://www.aib.it/chi-siamo/statuto-e-regolamenti/codice-deontologico/. Diversamente da archivi e musei, le biblioteche non hanno mai avuto un codice deontologico internazionale fino al 2012, quando l’IFLA (International Federation Of Library Associations) ha emanato il suo Codice etico per i bibliotecari e gli altri lavoratori dell’informazione, consultabile in varie lingue a partire da http://www.ifla.org/faife/professional-codes-of-ethics-for-librarians, che non sostituisce quelli nazionali ma cerca piuttosto di fornire loro un quadro d’insieme e uno stimolo all’ aggiornamento e alla riflessione. Come ho cercato di mostrare in due miei libri (Etica bibliotecaria, Editrice Bibliografica, 2011 e Deontologia professionale, AIB, 2015) i codici deontologici dei bibliotecari dei vari paesi mostrano — nonostante il loro numero, le loro divergenze su aspetti secondari e alcune eccezioni imposte o suggerite da regimi politici contrari alla libera circolazione delle idee — un elevato livello di convergenza su quelli che possono essere considerati i cinque valori fondamentali dei bibliotecari, ovvero, in ordine di diffusione e importanza: la libertà intellettuale, il diritto alla riservatezza, la professionalità, la proprietà intellettuale e la responsabilità sociale. La libertà intellettuale può essere scomposta in due diritti complementari: da una parte quello di poter esprimere liberamente e pubblicamente le proprie opinioni e idee e, dall’altra, quello di poter accedere altrettanto liberamente alle opinioni altrui e, più in generale, a qualsiasi informazione pubblicamente disponibile. La libertà intellettuale consiste quindi nella libertà di creare, diffondere, recuperare e fruire ogni genere di informazione, senza alcun tipo di censura sui contenuti né di discriminazione nei riguardi delle persone. Le biblioteche sono sempre state coinvolte più negli aspetti della libertà intellettuale relativi alla ricerca e alla fruizione delle informazioni che in quelli legati alla loro produzione e diffusione, ma in fondo si tratta di due lati della stessa medaglia, perché se, da una parte, è inutile avere accesso a ogni genere di informazione se non ne esistono fonti davvero libere e indipendenti, dall’altra è anche vero che sarebbe inutile diffondere informazioni libere e indipendenti se nessuno potesse poi accedervi. Il diritto alla riservatezza di cui sono titolari gli utenti delle biblioteche implica la massima confidenzialità nel trattamento dei loro dati acquisiti durante l’ espletamento dei servizi bibliotecari e relativi, per esempio, ai libri presi in prestito e ai siti web consultati. I bibliotecari dovrebbero quindi ridurre al minimo indispensabile l’acquisizione di tali informazioni (a esempio per la necessità di registrare un recapito presso cui sollecitare un prestito scaduto o inviare un documento richiesto) e introdurre, ogni volta che sia tecnicamente fattibile, la possibilità di fruire anonimamente dei servizi e dei documenti messi a disposizione dalle biblioteche. La professionalità è un valore molto sfaccettato, che include per i bibliotecari, fra le altre cose, la cosiddetta “neutralità intellettuale”, che consiste nel mettere da parte — durante l’orario di servizio — ogni opinione morale, politica o religiosa di tipo personale, in modo da servire al meglio, liberi da qualsiasi pregiudizio, i bisogni informativi degli utenti. La pretesa di una completa neutralità valutativa da parte dei bibliotecari sarebbe però ingenuamente utopica, se venisse intesa in senso assoluto, perché non possono esistere punti di vista “da nessun luogo” che ne garantiscano la totale imparzialità. Ma la neutralità che si richiede ai bibliotecari è invece, in un certo senso, esattamente l’opposto di uno sguardo “da nessun luogo”: proprio poiché è impossibile raggiungere un punto di vista oggettivo, bisogna stare attenti a non confondere il proprio orientamento personale (o quello del gruppo sociale, culturale, politico o religioso a cui si appartiene) con l’oggettività e sforzarsi (pur sapendo benissimo che non ci si riuscirà mai completamente) di rinunciare il più possibile, durante le ore di lavoro, a tali punti di vista pseudo-oggettivi, sostituendoli con una pluralità di punti di vista soggettivi ben diversificati fra loro. Il valore della professionalità include, inoltre, una serie di obblighi comuni a tutte le professioni, come quelli del possesso delle necessarie competenze tecniche, del continuo aggiornamento professionale, dell’accuratezza nell’esecuzione dei propri compiti, dell’assenza di conflitti di interesse e del rispetto dei colleghi. La proprietà intellettuale è un tema di grande attualità e importanza che, soprattutto in ambiente digitale, deve ancora trovare un soddisfacente equilibrio fra i diritti e le pretese — talvolta convergenti, ma forse più spesso divergenti — di tutti i soggetti coinvolti, dagli autori ai fruitori passando per gli editori e per altre tipologie di intermediari. I bibliotecari devono certamente rispettare le norme giuridiche sul diritto d’autore vigenti nel proprio paese, però — in caso di ambiguità o discrezionalità — essi dovrebbero interpretarle nel modo più favorevole al libero accesso all’informazione da parte dei propri utenti. Essi, inoltre, dovrebbero dedicare, nelle attività di alfabetizzazione informativa, una particolare attenzione nell’insegnare come documenti e informazioni debbano essere correttamente utilizzati, riprodotti e citati, evitando ogni forma di plagio e astenendosi almeno dalle forme più lampanti (e talvolta inconsapevoli) di violazione della proprietà intellettuale. Sarebbe inoltre auspicabile che i bibliotecari, ampliando leggermente la propria prospettiva, vigilassero — ed eventualmente si impegnassero anche personalmente e a livello associativo — affinché le norme giuridiche in vigore non soffochino la libertà intellettuale, proteggendo eccessivamente la proprietà intellettuale a scapito del diritto di accesso all’informazione, riducendo le “eccezioni culturali” al copyright e sbilanciando il difficile equilibrio fra i diritti dei lettori e quelli degli autori e degli editori troppo a favore di questi ultimi. La responsabilità sociale è infine, per i bibliotecari, il valore più controverso e delicato, perché da una parte è naturale che la biblioteca, in quanto istituzione sociale, riceva e accolga dalla comunità in cui è immersa (e che, non dimentichiamocelo, la finanzia) stimoli utili a calibrare meglio i propri servizi, ma dall’altra esiste anche il rischio che alcune delle indicazioni così ricevute entrino in conflitto con i valori più caratterizzanti delle biblioteche stesse, a partire da quello della libertà intellettuale. Non si tratta di un rischio semplicemente accademico, se si pensa per esempio alle pressioni che anche recentemente alcuni bibliotecari comunali italiani hanno ricevuto dai rispettivi sindaci e assessori, che avrebbero voluto allontanare dagli scaffali delle biblioteche di loro competenza certi autori o argomenti sgraditi. Per ridurre questo tipo di rischi può certamente essere utile fare attenzione agli input provenienti da tutte le componenti della società, senza privilegiarne alcune a scapito di altre, ma ancora più efficace è, a mio avviso, sottolineare i doveri professionali che i bibliotecari hanno nei confronti di ciascun singolo cittadino (indipendentemente dalla sua appartenenza a questo o quel gruppo sociale), a partire da quello di garantirgli l’accesso a “ogni genere di conoscenza e informazione”, come prescrive il Manifesto Unesco per le biblioteche pubbliche del 1995 http://www.aib.it/aib/commiss/cnbp/unesco.htm. Restare sempre fedeli a tutti questi valori non è affatto facile, anche perché talvolta essi entrano in conflitto fra loro, come avviene per esempio quando facilitare l’accesso a un determinato documento (come impone il valore della libertà intellettuale) potrebbe rischiare di infrangere la proprietà intellettuale dei suoi autori ed editori o metterne a repentaglio la conservazione sul lungo periodo, riducendo le probabilità che anche i posteri possano accedervi e quindi limitando la loro libertà intellettuale. Se i bibliotecari riuscissero, con equilibrio e perspicacia, a ridurre al minimo i casi in cui risulta impossibile non tradire nessuno dei cinque valori, i vantaggi — non solo morali ma anche concreti — sarebbero però notevoli per tutti i cittadini.

 

 

Le origini

della stampa tipografica:

mito, tecnica e storia

 

Scuola Estiva 2016

Torrita di Siena,

5-8 settembre 2016

***

 

A 550 anni dagli inizi della stampa a Subiaco, snodo essenziale della storia culturale italiana, ci si propone di ripensare alle origini europee dell’arte tipografica, tentando di distinguere ciò che è certo da ciò che, invece, resta ancora materia di discussione.

 

 

Per informazioni e iscrizioni

http://centridiricerca.unicatt.it/creleb

luca.rivali@unicatt.it

 

Si veda anche qui in Taccuino

 

 

Recensioni

038-A Aldo Manuzio 1495-1515. Le aldine della Biblioteca Ambrosiana, a cura di Marina Bonomelli, presentazioni di Franco BuzziPhilippe Donnet, testi introduttivi di Giorgio Montecchi Angelo Colombo Marina Bonomelli, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 2016, pp. 240, ill. col., chiavetta usb allegata, s.i.p. L’anno manuziano appena conclusosi è stato ovviamente ricco di iniziative volte a esaltare la figura dell’ umanista-editore bassianese e a ribadire, al contempo, l’importanza che la sua avventura personale e professionale ha rappresentato per l’intera cultura occidentale. Tirando le somme delle celebrazioni aldine – almeno secondo il “Manutius Network” del CERL (https://www.cerl.org/collaboration/manutius_network_2015/main) – il 2015 ha visto lo svolgersi di 21 tra convegni e conferenze e la realizzazione di almeno 35 mostre (reali e virtuali) dedicate ad Aldo tra Europa, America, Oceania e Asia. Le occasioni per approfondire la storia emblematica di questo protagonista del mondo moderno sono state dunque molteplici e, per buona parte, estremamente interessanti. Alle iniziative di New York, Chicago e Melbourne (solo per citarne alcune) si sono sommate quelle tenutesi a Londra, Oxford, Uppsala, Madrid e Lviv (!). L’Italia, con Venezia come capofila, ha svolto ovviamente la proverbiale parte del leone, ospitando eccellenti giornate di studio come pure interessantissime mostre bibliografiche. Tralasciando la sommamente pubblicizzata mostra lagunare inaugurata a marzo, l’ultima esposizione dedicata ad Aldo realizzata da un prestigioso ente italiano, assieme alla manifestazione napoletana della Biblioteca Nazionale, è stata quella della Biblioteca Ambrosiana di Milano. L’inaugurazione di questo ricco evento, svoltasi in un sontuoso clima di cordialità all’interno della Veneranda istituzione meneghina, ha costituito un momento di grande interesse per gli ambienti culturali cittadini. Chi scrive era presente all’apertura della mostra e alla presentazione da parte del Prefetto mons. Franco Buzzi, di Philippe Donnet – presidente di Assicurazioni Generali Italia, sponsor del “ghiotto” evento – e della curatrice Marina Bonomelli, le cui relazioni hanno riassunto il significato dell’iniziativa. I tre interventi sono stati corredati, oltre che da un concerto con musiche rinascimentali, dalla proiezione di un filmato divulgativo realizzato da Antoine de la Roche (discutibile pseudonimo gallico sotto cui si cela il ben più isolano Antonio Marogna) giustappunto in occasione dell’esibizione ambrosiana, che con una bella fotografia e con l’ausilio performativo della Bonomelli e di Angelo Colombo – altro curatore dell’evento – ha ripercorso le tappe salienti dell’impresa aldina. Suggello peculiare, prima dell’apertura ufficiale della mostra, è stata infine la presentazione della medaglia bronzea con l’effige di Aldo battuta in un numero limitato di esemplari, i primi dei quali offerti ai due curatori. La mostra vera e propria, allestita all’interno delle prime sale della pinacoteca e arricchita da strumenti tipografici d’epoca provenienti dalla collezione dell’editore Enrico Tallone, è stata costituita (tranne che per un caso di cui si parlerà più avanti) da una selezione dei più significativi esemplari aldini posseduti dall’Ambrosiana. La prestigiosa istituzione milanese, infatti, annovera tra i suoi scaffali la presenza di 107 delle 131 edizioni uscite dai torchi manuziani, per un totale di ben 297 esemplari. Il lussuoso vol. che qui si recensisce, corredato da un elevato numero di immagini a colori e pubblicato dalla biblioteca meneghina con l’apporto di Generali Italia in concomitanza con la chiusura della mostra summenzionata, rappresenta il primo tentativo di catalogazione del ricco fondo aldino ambrosiano e, sebbene taluni elementi ne mettano in ombra l’importanza, esso non è privo di pregevoli peculiarità. Non guasterà adesso illustrare brevemente la struttura dell’ opera. Ai due contributi di rappresentanza di Buzzi e Donnet fanno seguito la sintetica introduzione di Giorgio Montecchi e la nota biografica aldina curata da Angelo Colombo. Il saggio Le edizioni di Aldo Manuzio nella Biblioteca Ambrosiana di Marina Bonomelli, curatrice del vol., fa invece da apripista al catalogo vero e proprio. Questo è suddiviso in due sezioni principali, la prima delle quali comprende le edizioni pubblicate da Aldo tra il 1495 e il febbraio del 1515, mentre la seconda registra i titoli dati alle stampe dall’officina manuziana dopo la morte dell’umanista, tra marzo e novembre del 1515. L’approccio utilizzato nella compilazione di tale imponente strumento è contraddistinto da un interesse particolare non tanto per l’edizione, quanto piuttosto per «quegli elementi materiali che caratterizzano il singolo esemplare e che contribuiscono ad identificarlo come unicum» (p. 57). Tale impostazione metodologica è ben riscontrabile nelle schede bibliografiche, che assieme a una descrizione standard dell’edizione presentano una corposa sezione dedicata alle note di esemplare, la cui lettura complessiva offre un interessante spaccato delle provenienze presenti all’interno delle aldine ambrosiane. Tra gli antichi possessori spiccano dunque figure illustri come il fondatore della biblioteca Federico Borromeo, nonché studiosi di elevata caratura come Ottaviano Ferrari, Cesare Rovida e Gian Vincenzo Pinelli. Le note otto-novecentesche tradiscono poi provenienze prestigiose come quelle di Annibale Santorre di Santarosa, del marchese Federico Fagnani (uno dei più importanti benefattori dell’ Ambrosiana, su cui ancora non esiste uno studio approfondito) e di Angelo Villa Pernice. L’elemento più interessante del catalogo risulta, quindi, l’ apparato dedicato alle note materiali realizzato dalla curatrice in ognuna delle schede bibliografiche, entro cui si ricostruiscono i differenti itinera storici percorsi da questi preziosi oggetti prima di confluire all’interno di una delle più importanti raccolte librarie del mondo. Siffatta analisi storico-bibliologica avrebbe tuttavia meritato un più ampio corredo di strumenti ausiliari, come a esempio un esaustivo indice delle provenienze e dei dati d’esemplare notabili – separato dall’indice generale dei nomi menzionati nei testi – che avrebbe contribuito a dare maggiori ragguagli su elementi come la datazione e l’area geografica dei segni materiali rilevati, in modo da valorizzare ancor più sia il variegato patrimonio ambrosiano, sia il lavoro di catalogazione. Tale mancanza strutturale è verosimilmente dovuta a una certa fretta di chiudere la pubblicazione del catalogo, probabilmente per renderlo disponibile al pubblico degli specialisti entro il termine di chiusura della mostra ambrosiana. La proverbiale “cattiva consigliera” è responsabile altresì di alcune più significative imprecisioni riscontrabili all’interno del vol., che con buone probabilità è stato oggetto di una rapida revisione non sufficiente a mettere in rilievo (e quindi a correggere) quelle irregolarità che in vario modo saltano all’occhio di chi attendeva con trepidazione l’uscita del catalogo. Tralasciando i normali refusi, come pure le varie approssimazioni che si ritrovano nella nota biografica (le prime tipografie veneziane fiorirono tra gli anni 1469-70 e non verso il 1489 [p. 15], e sicuramente Aldo non introdusse il suo corsivo per superare «l’ostico carattere gotico» [p. 16]), dispiace sicuramente constatare alcune palesi sviste nella trascrizione dei dati materiali riportati nelle schede bibliografiche. A p. 156, a esempio, la scheda 76 dedicata all’ edizione delle tragedie di Euripide tradotte da Erasmo (1507) registra la nota manoscritta “a Desiderio Erasmo Roterodi” inserita al frontespizio dell’esemplare ambrosiano. La riproduzione fotografica presentata nella pagina seguente mette in evidenza come l’annotazione, vergata per sostituire la censura cinquecentesca apposta sull’ indicazione “Erasmo Roterodamo interprete”, risulti di fatto “a dessiderio [sic] erasmo roterod(am)i”. Simili disattenzioni sono presenti nelle schede 18.1, 18.2 (p. 86) e 64 (p. 142) dove è registrata la segnalazione di tre note manoscritte, riprodotte fotograficamente nelle immagini correlate alle schede, in cui il genitivo “Ambrosianae Biblioth(e)cae fundatoris” è erroneamente trascritto “Ambrosiana Biblioth.ca fundatorii” (pp. 87, 143). Caso differente è quello riguardante la scheda 9.1 (Aristotele, 1497) in cui è riportata la trascrizione di una lunga nota: «La maggior parte delle correzioni sono di Vittorio da Sesto altre dello spazio in margine da messer Lazar. Bonam. che sono solo nei primi […]» (p. 74). Un maggiore approfondimento dei cataloghi a stampa delle collezioni librarie ambrosiane come quelli del Gramatica e del Valsecchi (non presenti in bibliografia) avrebbe giovato in questo caso a superare talune asperità paleografiche. Sebbene non vi sia nel catalogo una riproduzione fotografica di questa provenienza, infatti, è noto tuttavia che l’esemplare considerato era stato già analizzato da Felice Valsecchi nel suo Gli incunaboli dell’Ambrosiana (Vicenza, Neri Pozza, 1972, p. 76) e che egli riportò una più esatta trascrizione dell’annotazione nella scheda da lui approntata: «La maggior parte delle correttioni sono del Vittorio [cioè Pier Vettori] da terzo, altre dall’oporino in margine, quelle del Vittorio sono tuttutte [sic] notate così ./. [il segno rosso] disopra, le altre non sono da lui. || L. da Messer Lazaro Bonam. [ico] […]». Se queste sviste sono evidentemente da imputare al ristretto spazio temporale a disposizione per l’analisi e la revisione esaustiva di un patrimonio bibliografico complesso come quello aldino ambrosiano, lo stesso non può dirsi per l’unica marcata pecca di carattere bibliologico riscontrabile tra le pagine del catalogo. Come già anticipato, la mostra milanese ospitava al suo interno alcuni tra i pezzi più belli della collezione aldina ambrosiana. Un solo esemplare aveva destato in chi scrive alcune perplessità. I dubbi sorti durante l’inaugurazione si sono poi tramutati in certezze nei mesi successivi alla chiusura della mostra. Tra i cinque esemplari ambrosiani del Catullo del 1502/3, uno in particolare aveva catturato l’attenzione dei curatori. Si tratta della copia registrata in catalogo alla scheda 39.2 – appartenuta dapprima a un non ben identificato Alessandro Mauri de’ Jacobatiis per poi passare nelle mani del letterato Donato Giannotti (1492-1573) – che a quanto riportato nella descrizione rappresenterebbe un esempio della variante A di questa nota edizione. L’esemplare è lodato nel catalogo per la bellezza delle sue decorazioni, ottimamente descritte sia nel saggio introduttivo (p. 38) sia nella scheda bibliografica (p. 113), tanto da indurre l’a. a paragonarne l’aspetto a quello delle impressioni aldine realizzate su pergamena. Peccato purtroppo che, nonostante la preziosità della decorazione di matrice italica, il volume in questione non sia affatto una edizione aldina ma sia in tutto e per tutto un esemplare della contraffazione lionese impressa dai da Gabiano nel 1503. Già a una prima analisi è infatti palese l’origine transalpina dell’esemplare, colpevole, per usare le parole di Aldo, di presentare – oltre a una carta di qualità notoriamente inferiore rispetto a quella dei prodotti manuziani – dei caratteri impregnati di un certo stile “francese” (“goticheggiante” potremmo dire) riscontrabile soprattutto in alcune capitali come a esempio la R e la Q, in cui il disegno arrotondato e l’ispessimento dell’asta obliqua rispetto al modello dei tipi aldini tradiscono in maniera inequivocabile la matrice lionese del manufatto. Tale svista spiega dunque la presenza nella descrizione bibliografica del Catullo di ben tre varianti di edizione, quando è noto che di essa ne esistono solamente due. Il vol. ambrosiano ricopre sicuramente una importanza documentaria notevole, soprattutto perché costituisce una testimonianza attiva di quella che è la più grande collezione aldina (in termini di esemplari) del nostro Paese. La cura delle schede è interessante, come encomiabile è lo sforzo titanico da parte della curatrice di addentrarsi nel labirintico patrimonio librario ambrosiano per estrarre e analizzare particelle bibliografiche col fine di organizzarle in una coesa e strutturata opera catalografica. Le imprecisioni rilevate in queste righe non vogliono certo rappresentare un rimprovero nei confronti di un lavoro così complesso. Esse vorrebbero semmai valere da sprone per la realizzazione di una nuova edizione del catalogo delle aldine dell’Ambrosiana (magari rinunciando al video allegato al vol. in favore di una più solida e ampia bibliografia) riveduta dalla curatrice con la competenza che ogni addetto ai lavori le riconosce. – N.V.

038-B Catálogo de la Real Biblioteca, XII, Impresos del siglo XVI, dirección María Luisa López-Vidrero – coordinación de Pablo Andrés Escapa, 3 voll., Madrid, Editoriale Patrimonio Nacional, 2014, pp. 930 + 990 + 362, ISBN 978-84-7120-502-5, s.i.p. La Biblioteca Real di Madrid è, come è noto, una delle più importanti istituzioni librarie di Spagna: ciò non solo per il ricco patrimonio ma per la lungimirante direzione di María Luisa López-Vidrero che ormai da diversi anni la guida conferendo alle gestione e alle frequenti iniziative  una visione larga, approfondita dal punto di vista scientifico e assolutamente internazionale nella sua collocazione. Basti sfogliare l’assiduo bollettino intitolato «Avisos. Noticias de la Real Biblioteca», disponibile anche on line, per comprendere la collocazione culturale del lavoro proposto dalla biblioteca. In effetti l’attuale Biblioteca Real costituisce quella che un tempo fu la “Real Particular” o “de Cámara” (cioè la biblioteca di uso personale dei Borboni, ma detta “pubblica”), contrapposta alla Reale “privata” che, passata sotto il controllo statale, è attualmente la Biblioteca Nacional. Il desiderio di fare della “Particular” un vero gabinetto delle meraviglie, da un lato ne allargò le collezioni a materiali diversi (dalle monete alle medaglie, dagli strumenti musicali alle carte geografiche), dall’ altra portò all’inclusione di numerose collezioni private ricche di libri a stampa, manoscritti, raccolte documentarie ed epistolari (collezione Gondomar, de Bruna, etc.). Il conte de Las Navas, nel 1910 come primo tomo dei cataloghi della biblioteca ne pubblicò la storia. A fianco degli ottimi strumenti digitali messi a disposizione dal bel sito della Biblioteca, prosegue però l’esperienza di pubblicare i cataloghi a stampa di alcune sezioni della raccolta: ecco spiegata la recente uscita del catalogo delle cinquecentine, che raccoglie in tutto ben 5.845 schede relative ad altrettante edizioni anche in più tomi. Il materiale raccolto è, ovviamente, in larga misura di area ispanica e si ispira a tematiche non teologiche o accademiche, ma piuttosto storiche, letterarie, politiche; con ciò non saprei valutare quanto sia stato messo in gioco un possibile gusto propriamente bibliofilico: tra i grandi collezionisti europei mi pare di riconoscere solo il de Thou e con due voci (3399 e 5021). Le schede (su due fitte colonne) sono redatte con mano sicura ed essenziale: dopo l’intestazione (solitamente per autore) una trascrizione abbreviata del titolo con indicazione però degli autori secondari, del luogo di stampa e del tipografo. Seguono paginazione/cartulazione e formato. Viene poi la fascicolatura e una serie di più minuti dati di edizione, forniti anche in forma abbreviata (carte bianche, presenza del colophon o delle marche). È quindi inserita l’eventuale voce relativa a uno dei cataloghi dei diversi fondi che costituiscono la raccolta. Dopo la segnatura di collocazione una precisa descrizione dell’esemplare (ma non le misure) con particolare attenzione alle legature, alla presenza di note mss. (anche di censura) o dei nomi di antichi possessori o di vecchie segnature di collocazione. Le schede si distendono nei due primi voll. (A-H 1-2820; I-Z 2821-5845, premessa a entrambi la lista delle referenze bibliografiche impiegate, da Adams a Voet, ma mai citate nelle schede: qualche dubbio invece tale citazione l’avrebbe risolto). L’ultimo vol. è invece relativo agli indici. Si forniscono infatti un indice dei nomi citati nelle schede (nell’area della intestazione ma anche in altre aree), un indice dei titoli, un indice delle materie, uno di tipografi, editori e librai, uno dei luoghi di stampa diviso per nazioni, uno dei possessori (al 2976, la miscellanea di storici antichi curata dall’Egnazio in aedibus Aldi et Andreae soceri 1519 = Edit16 CNCE 17204 si deve leggere “Arlerii et amicorum” o, assai più interessante, “Arlenii”? si ricordino gli stretti contatti tra l’Arlenius e Diego Hurtado de Mendoza…) o dei nomi citati nelle postille, uno dei legatori, uno delle date di stampa. Unici difetti di questi tre bei voll. sono i titoli correnti che ripetono il titolo generale dell’opera e, purtroppo, l’assenza di fotoriproduzioni. – E.B.

038-C Cátedra (Pedro M.), G.B. Bodoni. La tipografía, los funcionarios y la Corona española, Salamanca & Parma, Biblioteca Bodoni, Iemyr & Semyr, 2015 (‘Publicaciones de la «Biblioteca Bodoni». Monografías’, 2), pp. 378, ISBN 978-84-941708-8-1, URL: http://bibliotecabodoni.net/monografia/g-b-bodoni-la-tipografia-los-funcionarios-y-la-corona-espanola. Il prof. Pedro Manuel Cátedra García è il direttore del portale online “Biblioteca Bodoni” http://bibliotecabodoni.net, dedicato allo studio e alla diffusione dell’operato del celebre tipografo saluzzese. Al suo interno sono consultabili edizioni bodoniane, le lettere del tipografo e le monografie pubblicate nella collana Publicaciones de la “Biblioteca Bodoni”, liberamente consultabili nel sito, terza delle quali in ordine cronologico è quest’opera dedicata ai rapporti che intercorsero tra Giambattista Bodoni e la corte spagnola. Come avverte l’a. nella nota che precede il testo, non si tratta di un lavoro totalmente originale, ma piuttosto del risultato della revisione, dell’ ampiamento e dell’unione di due precedenti opere, che erano già state pubblicate su supporto cartaceo, ovvero Bodoni en la Parma de los anos de plomo y la égida espanola contenuto in Descartes Bibliográficos y de Bibliofilia del 2013 (recensione in Þ «AB»034-B) e G.B. Bodoni al Conde de Floridablanca sobre tipografía espanola del 2013 (recensione in Þ «AB»032-B). Il presente vol. è infatti diviso in due parti distinte, che di fatto seguono la scaletta degli argomenti trattati nei libri precedentemente citati. La prima parte è intitolata Bodoni y los Espanoles en Roma y en la Parma de los anos de plomo ed è suddivisa in quattro capitoli. Il primo Manuel de Roda y Bodoni en Roma (p. 17) tratta degli anni giovanili del Bodoni, quando ancora semplice addetto nella Tipografia della De Propaganda Fide era stato notato da Manuel de Roda, all’epoca ambasciatore del re Carlo III a Roma presso la Santa Sede. Segue il capitolo Paciaudi, Bodoni, Condillac y José Augustín de Llano (p. 34), dove viene esaminato l’ambiente parmense nei primi anni Settanta, mentre il capitolo successivo, Azara en Parma y la obra de Bodoni en Madrid (p. 69) esamina i contatti avvenuti a partire a metà degli anni Settanta tra Bodoni e l’ambasciatore spagnolo a Roma e poi anche col marchese di Llano negli anni Novanta. Il quarto capitolo, Noche gótica y anos de plomo en Parma (p. 85), tratta della situazione in cui Bodoni si venne a trovare in particolare durante il «plumbeo» governo di Giuseppe Pompeo Sacco, quando la situazione politica del ducato non offriva la possibilità di produrre opere tipografiche di alto livello. La seconda parte del vol. è intitolata Bodoni y los cuadros del Gobierno de Madrid e si apre col quinto capitolo, El círculo de Floridablanca (p. 121), ovvero in particolare Eugenio de Llanguno y Amírola e Bernardo Iriarte, che facilitarono l’ ottenimento al Bodoni del titolo onorifico di Tipografo di Sua Maestà Cattolica, unico titolo che lo stampatore utilizzò nel corso della sua vita. Asunto de estado: Bodoni, la tipografía y la cultura espanolas è il titolo del sesto capitolo (p. 147), dove viene trattata l’influenza che ebbe Bodoni sull’arte tipografica iberica della fine del Settecento sia tramite l’esempio delle sue stampe, che faceva puntualmente pervenire ai membri della corte di Madrid, sia per mezzo dei suoi giudizi riguardanti la perizia con cui erano impressi i libri in Spagna, giudizi che venivano da lui stesso comunicati ai suoi corrispondenti spagnoli. Ultimo capitolo, Bibliofilia bodoniana y coleccionismo en el entorno de los ministros ilustrados (p. 291) illustra come i nobili strettamente legati alla corona divennero collezionisti delle edizioni bodoniane, probabilmente un modo per manifestare la propria modernità di gusti bibliografici. In particolare l’a. esamina i 36 libri del Bodoni presenti nella biblioteca privata di José Monino, conte di Floridablanca, quasi tutti i maggiori successi tipografici del tipografo italiano prodotti prima del 1791. Il cap. termina con la descrizione dei volumi bodoniani presenti anche nelle biblioteche di altri nobili, come il duca Manuel Godoy. A seguire vi è l’elenco dei Documentos citados publicados en la Biblioteca Bodoni (p. 337), ovvero ben 137 lettere dal 1771 al 1811, e la bibliografia (p. 359). Sebbene sia evidente la vicinanza con le due opere da cui deriva questo vol., ha ragione l’a. a definirla un’opera nuova. Sfruttando le possibilità che la tecnologia offre oggigiorno, è possibile, via via che vengono scoperti nuovi documenti, continuare ad aggiornare e ampliare quasi in tempo reale quanto viene pubblicato in formato digitale. Tale interessante realtà può aprire nuove possibilità e nuovi scenari sia per la ricerca storica in sé, come per la stessa editoria di stampo universitario. - M.C.

038-D Codice Rustici. Dimostrazione dell’andata e viaggio al Santo Sepolcro e al monte Sinai di Marco di Bartolomeo Rustici, 2 voll., I: Il facsimile, II: Saggi, a cura di Elena Guerrieri, Edizione critica, a cura di Kathleen Olive – Nerida Newbigin, Firenze, Olschki, 2015, I, pp. 568, II, pp. X e 307, ill. col., ISBN 978-88-222-6370-4, € 2.200. Il manoscritto contenente la Dimostrazione dell’andata o viaggio al Santo Sepolcro e al monte Sinai dell’orefice fiorentino Marco di Bartolomeo Rustici (1393-1457), conosciuto semplicemente come ‘Codice Rustici’, è tra i più noti di Firenze, certo il più celebre della Biblioteca del Seminario Arcivescovile Maggiore, dove è conservato. L’oggetto ha un grande fascino, ma pone una serie di problemi a partire dalle dimensioni del codice (poco meno di mm 470x320), che non consentono un’agile consultazione. In secondo luogo, il testo: quella che il titolo, voluto dallo stesso autore, propone come Dimostrazione, in realtà dimostra ben poco, al punto che non è sicuro che Marco di Bartolomeo abbia effettivamente compiuto un viaggio verso la Terra Santa. Il resoconto, infatti, è redatto sulla base di numerose auctoritates precedenti, prima fra tutte, il celebre Libro d’oltramare del francescano Niccolò da Poggibonsi, e ha subito un continuo lavorio di aggiustamento, riscrittura, aggiunte, correzioni. Lo stesso Rustici, accomiatandosi dall’ipotetico lettore, dichiara tutto il suo sconforto per aver realizzato un prodotto nel quale egli stesso, talvolta, si è perso. Il manoscritto, inoltre, è riccamente illustrato dal suo autore, ma nemmeno una vignetta è dedicata ai luoghi del suo viaggio, anzi tutte le immagini riguardano la Firenze della prima metà del Quattrocento e, in particolare, le sue chiese. Nel settembre 2015 l’editrice Olschki di Firenze ha realizzato una prestigiosissima riproduzione facsimilare del Codice Rustici, tirata in 800 esemplari e corredata da un vol. di accompagnamento contenente l’edizione critica del testo, dovuta a Kathleen Olive e Nerida Newbigin, una raccolta di saggi e la riproduzione fotografica delle illustrazioni. L’impresa è stata finanziata dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Dopo le brevi presentazioni di Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, e Umberto Tombari, presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si trova l’introduzione di Elena Guerrieri, della Biblioteca del Seminario, che cura anche la raccolta dei saggi intitolata Il Codice Rustici. Un viaggio attraverso la Storia, l’Arte e la Chiesa della Firenze del XV secolo. Il primo contributo, dovuto a Cristina Acidini (pp. 3-16), inquadra il manoscritto e il suo autore nel contesto artistico fiorentino della prima metà del Quattrocento, tentando anche l’identificazione delle fonti iconografiche. Franco Cardini (pp. 17-23) discute l’annoso problema (da lui stesso definito falso) della veridicità del viaggio di Marco di Bartolomeo, inserendo il testo nella tradizione dei resoconti di viaggio in Terra Santa, spesso – anche in presenza di viaggi certamente reali – costruiti sulla base di auctoritates e riproponenti più o meno numerosi topoi letterari. Si dimostra come il vero obiettivo dell’autore fosse l’assimilazione della sua Firenze alla Gerusalemme celeste di matrice giovannea. Uno sguardo alla Firenze dell’epoca, quella illustrata dal Rustici, con particolare attenzione ai cantieri brunelleschiani, è offerta da Francesco Guerrieri (pp. 25-30), cui segue il contributo di Francesco Salvestrini (pp. 31-4), che ricostruisce un capitolo di storia ecclesiastica fiorentina della prima metà del XV sec. Segue il saggio di Timothy Verdon (pp. 35-40), che definisce l’immagine della Chiesa (soprattutto locale) come emerge dal Codice Rustici. Un profilo biografico dell’orefice Marco di Bartolomeo è proposto da Kathleen Olive (pp. 41-4), mentre il suo itinerario di viaggio (vero o immaginario che fosse) si trova nelle pagine di Nerida Newbigin (pp. 45-8). Il lavoro critico sul codice ha fornito anche l’occasione per il suo restauro (limitato alla pulitura delle carte e alla rimozione di precedenti restauri) di cui offre una breve relazione Simone Martini (p. 49). A seguire due puntuali schede codicologiche, la prima, dovuta ad Alice Cavinato, del Codice Rustici (pp. 51-2), la seconda, di Olive e Newbigin, del manoscritto Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Magliabechiano XV, 71, contenente alcuni frammenti della Dimostrazione rusticiana. Chiudono la prima parte un’ampia bibliografia (pp. 55-60) e la riproduzione, con le didascalie analitiche firmate da Cristina Acidini ed Elena Guerrieri, delle immagini contenute nel codice (pp. 61-92). La seconda parte del vol. propone l’edizione critica della Dimostrazione, con una breve introduzione tecnica e metodologica delle due curatrici. Chiude un meritorio indice analitico con nomi, luoghi e cose notevoli. – L.R.

038-E Ferguson (Ronnie), Le iscrizioni in antico volgare delle confraternite laiche veneziane. Edizione e commento, Venezia, Marcianum Press, 2015 (‘Anecdota Veneta. Studi di storia culturale e religiosa veneziana’, 6), pp. 134, ill. b/n, ISBN 978-88-6512-425-3, € 19. Il vol. di Ronnie Ferguson si articola in tre campate. La prima è costituita da una vasta Introduzione, nella quale l’a. espone i tratti principali del fenomeno epigrafico confraternale durante il Tre e il Quattrocento veneziani: in ispecie, a un rapido ma esaustivo status quaestionis (pp. 11-4), si accompagnano anzitutto una disamina storica di che cosa erano le confraternite laiche (o sc(u)ole) a Venezia e in laguna a cavallo fra i due secoli (pp. 14-8), quindi un’indagine sulle ragioni che hanno determinato, a quest’altezza cronologica, un’enorme fioritura dell’epigrafia (riemersa a Venezia quasi ex nihilo dopo il lungo ‘silenzio epigrafico’ altomedioevale: pp. 18-21), e, infine, lo studio paleografico e lo spoglio linguistico selettivo di un corpus di ventitré iscrizioni in antico volgare veneziano (pp. 21-32). I criteri di inclusione nel corpus e quelli editoriali sono ben esposti nella seconda parte (pp. 33-5), mentre il terzo cap. accoglie l’edizione delle epigrafi (pp. 39-90); qui ogni unità della silloge è strutturata secondo uno schema fisso, che si articola in trascrizione interpretativa dell’iscrizione, «identificazione e notizie sulla confraternita, data (more veneto), ubicazione attuale e originaria, tipologia e descrizione, specificità della grafia, osservazioni linguistiche, e studi recenti (post-1900)» (p. 35). Infine, chiudono il vol. un’appendice fotografica (pp. 93-112) e quattro pratici indici: topografico, cronologico, dei nomi e delle illustrazioni (pp. 125-34). Gli obiettivi principali del lavoro, enunciati con chiarezza dallo stesso a. nella Premessa, sono in primis il regesto sistematico e la restitutio textus di un insieme considerevole di antiche iscrizioni volgari non cancelleresche né letterarie (un «compatto corpus bisecolare […] culturalmente importante, tematicamente coerente e linguisticamente genuino», p. 9), indi la loro contestualizzazione storica e linguistica. Lo studio delle ‘scritture esposte’ richiede competenze in diverse branche del sapere quali l’epigrafia, la paleografia, la storia della società, la storia dell’arte, la storia della lingua, la dialettologia e, naturalmente, la filologia (p. 12), discipline che l’a., maestro riconosciuto degli studi d’italianistica in Scozia, mostra di padroneggiare con destrezza encomiabile. Inserendosi in un indirizzo di ricerca nato solo nel 1980 e tuttora poco battuto – un filone che vede negli studi di Alfredo Stussi e poi in quelli di Lorenzo Tomasin i riferimenti metodologici –, il lavoro del Ferguson trova la sua prima giustificazione a fronte della scarsezza quasi assoluta di contributi scientifici relativi a questo settore, specialmente per quanto concerne il Quattrocento epigrafico veneziano in volgare: in generale, infatti, per quanto esistano contributi meritori sulle iscrizioni bolognesi (si pensi al nome di Giancarlo Roversi) e su quelle pisane (indagate invece da Ottavio Banti), l’attenzione verso l’epigrafia italiana del Medio Evo è imparagonabile a quella riservata all’epigrafia classica (basterà ricordare il CIL), tedesca o francese. L’opera del Ferguson esclude dall’indagine le iscrizioni pubbliche del Medio Evo veneziano – che questi ha già pubblicato nel 2013 all’interno del suo vol. collettaneo Saggi di lingua e cultura veneta – per concentrarsi invece unicamente su quelle realizzate dalle confraternite laiche all’interno di un arco cronologico che va dal 1311 al 1482. Tali confraternite svolsero per mezzo millennio un ruolo-chiave per la struttura sociale di Venezia; disgregatesi solo con un editto napoleonico nel 1806-07, lungo i secc. XIV e XV si distinguevano, a livello ufficiale, in grandi e piccole: le prime (originariamente solo quattro), ricchissime e molto prestigiose – lo testimoniano anche le loro sedi, veri capolavori architettonici, o i teleri che per loro eseguirono Gentile Bellini e Giovanni Mansueti –, erano sganciate da un particolare mestiere e arruolavano al loro interno più di tremila confratelli (i Disciplinati o Flagellanti o Battuti, così detti per la pratica, poi dismessa, di flagellarsi in pubblico per penitenza); a voler sintetizzare, nel corpus sono presenti solo due scuole grandi, quella di San Giovanni Evangelista e quella di Santa Maria della Carità, con ben dieci registrazioni, di cui nove trecentesche e nessuna successiva al 1414: segno che, per le scholae magnae, l’arresto epigrafico fu subitaneo. Fu invece più tardivo, e però più duraturo, lo sviluppo epigrafico delle scuole piccole: più modeste per fondi, sedi e committenze artistiche, ancorché copiosissime per numero, esse comprendevano migliaia di affiliati (ca. 20.000), ciò che le rendeva capillari all’ interno del tessuto sociale cittadino, e si articolavano in tre categorie non sempre distinguibili fra loro: le scuole di devozione, legate a un santo patrono (questa finalità, invero, era trasversale a tutte le confraternite), le scuole nazionali (che riunivano stranieri immigrati a Venezia) e le scuole di mestiere. Molte delle iscrizioni pervenuteci, a ogni buon conto, sono opera delle scuole grandi e «commemorano o celebrano la fondazione o il trasloco della scuola, la costruzione o la modificazione dei suoi edifici, la fondazione di un altare o una cappella, e il completamento di opere e oggetti di vario tipo: pulpito, organi, rilievi. Ricordano un avvenimento catastrofico che colpì la scuola, una grazia concessa, la manifattura del loro gonfalone processionale o la sepoltura dei confratelli. Registrano sempre date significative per la scuola ed elencano molto frequentemente i nomi degli ufficiali dell’epoca – uomini e, in un caso, donne – o anche di patroni e donatori» (pp. 19-20). Sub specie graphiae, le iscrizioni collocabili tra la fine del Medio Evo e il principio dell’Età Moderna rivelano una frattura significativa, in quanto mostrano prima la giustapposizione di una scrittura intrinsecamente medioevale (la gotica epigrafica) e di una pienamente umanistica e classicheggiante (la capitale epigrafica romana), e in seguito l’effettiva subordinazione del primo sistema grafico al secondo; il momento del trapasso è individuabile nella metà del Quattrocento (più precisamente, in una forbice temporale che va dal 1446 al 1465) ed esprime il trionfo della nuova cultura sulla precedente (un’analisi lettera per lettera, tanto della gotica epigrafica quanto della capitale classica, si trova alle pp. 25-7). Molto interessanti, da ultimo, i rilievi linguistici emersi dallo spoglio: il corpus è definito dallo stesso Ferguson «linguisticamente sincero» (p. 13) giacché è assente nelle epigrafi il filtro diasistemico del copista, né esse sono palinsesti (si pensi, per converso, al caso degli statuti confraternali, le mariegole, che venivano continuamente aggiornati). La silloge testimonia altresì un certo grado di alfabetizzazione vigente a Venezia fra il XIV e il XV sec., così come una certa stabilità del volgare veneziano antico, indicato dall’a. con la sigla VA (il sistema fergusoniano di distinzione diacronica del veneziano era già stato esposto nei Saggi e prevede la scansione in VA ‘veneziano antico’ [ca. 1200-ca. 1500], VM ‘veneziano medio’ [ca. 1500-ca. 1800], VMod ‘veneziano moderno’ [ca. 1800-ca. 1950], VC ‘veneziano contemporaneo’ [ca. 1950-presente]). L’analisi linguistica del VA epigrafico (sul quale è comunque doveroso rimandare all’opus magnum del Ferguson, A Linguistic History of Venice, pubblicato nel 2007) mette in luce due importanti tendenze di segno opposto: da un canto la persistenza di moti irrisolti di variabilità fonologica, dall’altro la concomitante stabilizzazione delle strutture a forte polimorfismo del veneziano delle origini (un polimorfismo che, come già Stussi aveva notato, «era verosimilmente frutto del processo di koineizzazione in fieri a Venezia tra varianti contendenti provenienti dal nord-est e dal centro-sud del Veneto. Era già scomparso nel 1400 in testi di alto registro, ma era presente ancora in pieno Trecento in testi di livello meno elevato»: pp. 28-9). Per la precisione, appartengono all’impulso variazionale sei fenomeni linguistici: il dittongamento (o meno) delle vocali toniche medio-alte ĕ e ŏ; la palatalizzazione (o meno) della serie consonante + l > [cl] ~ [cj]; il grado di lenizione delle occlusive intervocaliche p ~ b > [v] ~ [Ø] e t > [d] ~ [Ø]; l’alternanza degli esiti [j] ~ [dʒ] < lj; il mantenimento (o meno) dell’esito velarizzato in [ol] < al (i.e. Oltisimo, oltro, gastoldo); l’innalzamento (o meno) di [a] in [e] nel nesso < an (i.e. Sen, Senta, Sento). Viceversa, la contrastante spinta in senso stabilizzante si ricava da altrettanti elementi fonomorfologici: la completa stabilizzazione della variazione nelle terminazioni infinitive; l’apocope di -e e -o in sostantivi e aggettivi (dopo -l negli ossitoni, e dopo -n e -r con l’eccezione dei continuatori di geminate); l’assenza di metafonesi; l’esito della terminazione sostantivale in -atem (con forte prevalenza di -ade) e in -arium (completamente stabilizzata in -er); infine, la totale stabilizzazione dell’esito della desinenza -atum del participio passato sul tipo -ado. Occorre sottolineare, dal punto di vista linguistico, tre aspetti: anzitutto l’ andamento parabolico del VA, il quale, dopo la fase tardoduecentesca in cui era solo venexian parlato, si stabilizza nel Trecento come scripta o VA testuale dentro i registri più ufficiali (una «codificazione informale […] che prelude allo status di “lingua”», p. 21), per poi, nel corso del Quattrocento, ripristinare il distacco scritto-parlato grazie a una continua diluizione con elementi esterni; in secondo luogo, va segnalato il fatto che questa silloge confraternale non testimonia nessuna interferenza del toscano su di esso («fatto unico nella documentazione medievale veneziana di longue durée», p. 21); da ultimo, si ricava dal corpus una nuova acquisizione di natura storico- grammaticale, ovvero la dominanza nel XIV sec. di [en] su [an] anche a Murano (altri tratti linguistici, come il forte mantenimento di [ol] velarizzato, sono invece delle semplici conferme di quanto era già noto del VA). In conclusione, il vol. del Ferguson, che per la prima volta ci consegna una restituzione filologicamente avvertita di queste iscrizioni, svela uno spaccato fedele e vivace di numerosi tratti della vita veneziana tre-quattrocentesca. È uno studio che senz’altro è riuscito a recare, come Marino Zorzi ha voluto puntualizzare nella sua Presentazione iniziale (p. 8), «importanti apporti alla storia linguistica e culturale veneziana». – Simone Pregnolato

038-F La macchina per leggere. Il libro come tecnica per conservare i testi in Oriente e Occidente dal Medioevo ad oggi, 3-5 novembre 2015, Biblioteca della Custodia di Terra Santa, S. Salvatore, Gerusalemme = The Device for Reading. Books as a Technique for the Preservation of Texts in the East and the West from the Middle Ages to Today, 3rd 5th November 2015, Library of the Custody of the Holy Land, St. Saviour, Jerusalem. Una mostra a cura di Edoardo Barbieri, Preface by Mirjam M. Foot, Jerusalem, 2015, At the General Library of the Custody of Holy Land, pp. 102, s.i.p. Questo volumetto propone una selezione di 40 pezzi di interesse bibliografico descritti da schede in inglese e italiano, tutte illustrate, che danno conto di numerose caratteristiche fisiche proprie dell’oggetto-libro e di altri supporti di conservazione dei testi (pregiati e raffinati oppure di fattura modesta) con particolare attenzione per le legature. Accanto a manufatti essenziali si incontrano libri dotati di componenti aggiuntive utili alla conservazione (ribalte, cantonali, fermagli, custodie) o forniti di elementi capaci di identificare i possessori (attestazioni di dono, stemmi…), ma non mancano volumi che celano nella legatura frammenti di recupero tratti da manoscritti o edizioni a stampa (non necessariamente preziosi dal punto di vista dei testi o della manifattura, ma intrisi di fascino bibliografico). L’esordio del catalogo presenta le caratteristiche dello strumento a cui, prima dell’avvento del codex, era stata affidata la trasmissione della cultura scritta: il rotolo (qui rappresentato dalla riproduzione moderna di un volumen antico in lingua ebraica samaritana). Segue la descrizione della costruzione, della struttura e della fruizione del codex, manoscritto o stampato, organizzata prendendo in esame esemplari che assumono valenza paradigmatica riguardo ai vari temi trattati quali, ad esempio, un insieme di fascicoli privi di cucitura e di coperte, alcuni libri che hanno i nervi scoperti o che sono dotati di legacci e «altri elementi di raccordo mobili nella parte anteriore del taglio» (p. 25). La rassegna si conclude con alcuni strumenti creati per la lettura di testi elettronici prodotti a partire dal 2001, messi a disposizione da Gino Roncaglia, che danno il polso della rapidità e dell’entità dei cambiamenti oggi in atto nel mondo della lettura. Pur nella sua brevità l’operetta è notevole perché presenta temi di carattere specialistico con grande chiarezza ed essenzialità (particolarità che emerge già nelle due pagine di presentazione in cui Mirjam M. Foot, illustre studiosa di legature, traccia le coordinate di base di un intero settore di ricerche sul libro antico). La conoscenza delle caratteristiche e dei significati culturali della legatura, infatti, è stata troppo spesso appannaggio di ricerche condotte ora seguendo un «approccio estetico», ora con uno «sfrenato tecnicismo» (si cita dall’Introduzione di Edoardo Barbieri, p. 5) e che hanno sovente reso l’osservazione e l’ apprezzamento consapevole di questi imprescindibili elementi del libro antico (di fatto sono impliciti nella nozione stessa di “libro”) appannaggio di ambiti di studio e lavoro decisamente circoscritti. Invece nel presente catalogo (che si potrebbe considerare una sorta di piccolo manuale in cui è lo stesso utilizzo dei termini tecnici all’interno delle schede a esplicitarne il senso) le caratteristiche e le funzioni di coperte, cuciture e decorazioni sono state ricondotte a pratiche di lettura familiari o, almeno, facilmente comprensibili a chiunque lo consulti. Lo stesso si dica per altri aspetti della storia del libro (a partire dalla storia della lettura), che in certa misura, anche in questo catalogo, così come è accaduto in altre pubblicazioni e iniziative espositive proposte in anni recenti stanno diventando conoscenze diffuse e condivise, lasciandosi lentamente alle spalle la connotazione di approcci di studio dal profilo squisitamente specialistico. D’altra parte è ovvio che i libri e gli altri strumenti di conservazione dei testi siano “oggetti culturali” che, prima ancora di essere materia di ricerche accademiche, fanno parte del vissuto quotidiano e, come tali, vanno apprezzati e utilizzati, ottica che viene ben evidenziata anche dalla disinvoltura con cui, in questo catalogo, al materiale antico sono stati accostati gli strumenti per la fruizione dei testi elettronici. Rafforza queste peculiarità della rassegna anche la scelta dei pezzi esposti, che hanno spesso caratteristiche abbastanza ordinarie e che sono, quindi, facilmente riscontrabili in gran parte delle biblioteche storiche. - R. G.

038-G Petrarca (Francesco), Trionfi. Commento di Bernardo Lapini, Bologna, Annibale Malpigli, 1475. Riedizione accurata dell’incunabolo cat. n. 144 della Biblioteca cantonale di Lugano, Lugano + Sei poeti per i Trionfi di Francesco Petrarca, 2 voll., ADV Publishing House, 2015 (‘Elena’, 1), I vol.: anastatica dell’ incunabolo (pp.  non numerate) + II vol.: pp. 102, ill. b/n, ISBN 978-88-7922-121-4, s.i.p. L’ elegante pubblicazione in due voll. consiste – nel primo vol. – nell’anastatica dell’edizione del Trionfi del Petrarca col commento di Bernardo Lapini (Bologna, Annibale Malpigli, 1475), anastatica condotta sull’esemplare n. 144 della Biblioteca cantonale di Lugano; mentre il secondo vol. – Sei poeti per i Trionfi di Francesco Petrarca – che accompagna l’anastatica, è composto da una introduzione al progetto che ha portato a questa stessa pubblicazione, da due note storiche (una relativa all’edizione riprodotta in anastatica e una relativa al profilo biografico del Petrarca) e da sei commenti/riflessioni poetiche/testi in prosa di altrettanti poeti ai vari Trionfi del Petrarca. Prima di passare a considerare questo secondo vol. va subito osservato come, in relazione al primo (che è in realtà l’oggetto e il fine ultimo della pubblicazione), questa riproduzione anastatica dell’ esemplare della Biblioteca cantonale di Lugano, sia realizzata in maniera egregia. Oltre a essere un oggetto prezioso ed elegante, il primo vol. si caratterizza come “strumento di lavoro” reale per lo studioso della stampa del Quattrocento che si occupi del testo del Petrarca. Questo grazie alla qualità assolutamente ottima della riproduzione e alla fedeltà assoluta alle caratteristiche dell’esemplare, complice di questi aspetti anche l’ottimo stato di conservazione dell’esemplare della Biblioteca cantonale di Lugano. Quest’ultimo aspetto è certamente frutto del lavoro svolto nel corso degli anni sul patrimonio antico della biblioteca che ha portato a conoscerne in ogni dettaglio la fisionomia, permettendo di individuare esemplari di edizioni significative e di avviare progetti di digitalizzazione o pubblicazione di anastatiche di questo tipo (affiancati anche a interventi di restauro su volumi in cattivo stato di conservazione). Di questo racconta, infatti, anche Gerardo Rigozzi (direttore della Biblioteca Cantonale di Lugano) nel saggio di apertura al secondo vol. (Alla scoperta delle preziosità della Biblioteca cantonale di Lugano, pp. 7-22) che, oltre a tracciare un profilo della biblioteca e dei suoi fondi, riflette sull’importante valenza insita nella ristampa di un libro antico e presenta questo primo testo ripubblicato dalla biblioteca (grazie alla collaborazione con ADV Publishing House), dando anche alcune interessanti notizie riguardo alle caratteristiche dell’esemplare in questione. A seguire il primo saggio di Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) (Notizie di un incunabolo: i Tiumphi bolognesi del 1475, pp. 16-22) che descrive puntualmente l’edizione, il testo e l’esemplare qui riprodotto dall’anastatica: che è appunto la prima edizione dei Tiumphi di Francesco Petrarca accompagnata dal commento di Bernardo Lapini, detto Illicino (da Montalcino). A questo secondo intervento ne segue un altro, sempre dello stesso a., che traccia un utile e sintetico profilo biografico del Petrarca, segnalando anche la principale bibliografia di riferimento (Una nota sull’autore, pp. 21-6). A questi testi più tecnici segue una sezione che, divisa tra sei poeti viventi, riflette, in vario modo, sui diversi Trionfi contenuti nell’ opera del Petrarca: Trionfo dell’Amore (Davide Rondoni, Una bella comitiva, pp. 27-36); Trionfo della Pudicizia (Gianfranco Lauretano, Commento, pp. 37-47); Trionfo della Morte (Claudio Damina, L’attesa reciproca, pp. 49-60); Trionfo della Fama (Sauro Albiasani, La bella donna, pp.61-9); Trionfo del Tempo (Giancarlo Pontiggia, Nella vertigine del tempo, pp. 72-82); Trionfo dell’Eternità (Antonio Riccardi, A proposito di eternità. Tre quadri di scena e una poesia per un Trionfo, pp. 83-102). – A.T.

038-H Seaver (Richard), La dolce luce del crepuscolo, Milano, Feltrinelli, 2015, pp. 524, ISBN 9-788807-491788, € 29,00. Il libro di Richard Seaver, talentuoso editor americano e fondatore della casa editrice Arcade, è un tipico esempio del filone editoriale anglosassone e americano dell’autobiografia che accompagna il prezioso valore documentario alla scorrevolezza della lettura. Libro postumo in realtà, il corposo manoscritto di quasi novecento pagine è stato infatti affidato alla selezione e revisione della moglie di Seaver, Juditte. Il racconto della vita e della carriera comincia dagli anni parigini di Seaver, e quindi dai suoi 24 anni di età, fino al ritorno a NY e all’abbandono della carriera di editor presso la Groove Press. Il racconto della sua vita da questo momento fino alla morte è riassunto in un breve capitolo scritto da Juditte. Diviso in due parti, la prima parte ambientata appunto in Francia mentre la seconda è concentrata sugli anni statunitensi, il piglio del libro è aneddotico e ricco di ritratti memorabili, da notare che la narrazione non segue uno schema lineare ma è ricca di flashback, digressioni e anticipazioni con un atteggiamento quasi romanzesco. Il ritratto, o meglio l’ autoritratto dell’editor Seaver, sensibile e attento amante della letteratura irlandese, oltreché dotato di uno straordinario fiuto editoriale (riuscirà infatti a rilanciare e stanare autori quali Beckett, Behan e Henry Miller), si mescola sapientemente alla quotidianità del Seaver uomo, alle prese con la cronica mancanza di quattrini nella prima parte e con la mondanità e le critiche morali della seconda. Utile a tracciare una storia dell’importanza dell’editoria nel ricambio generazionale della cultura americana, in quelli che vengono comunemente definiti “gli anni d’oro” dell’editoria statunitense, nel libro si accavallano le scelte audaci e le prese di posizioni personali di Seaver, la testarda fiducia verso certi autori e la volontà di sfidare il senso comune. L’autobiografia di un editor engagé (per citare una categoria sartriana che spesso ritorna nel libro) che basa sulla ricerca letteraria e l’attenzione politica, aiutato peraltro da straordinari collaboratori, la propria carriera e visione dell’editoria. Di particolare valore, per una questione affettiva piuttosto che storica, si legga con passione anche la sentita introduzione di Inge Feltrinelli, compagna di vedute e amica personale di Seaver. – Francesco Reale

 

Spogli e segnalazioni

038-001 1914, La mort des poètes. Exposition, Strasbourg, Bibliothèque nationale et universitaire, 22 novembre 2014-1er février 2015. Catalogue sous la direction de Julien Collonges – Jérôme Schweitzer – Tatiana Victoroff, Strasbourg, BNUS, 2014 Þ rec. Jean-Marie Mouthon, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 333-5

038-002 «ABEI Bollettino di Informazione», 24, 2015/2. Il numero si apre con la relazione di Silvana Campanile dal titolo Alle radici delle biblioteche ecclesiastiche, tenuta durante il Convegno ABEI dedicato a “Il libro religioso antico”, svoltosi a Venezia tra il 24 e il 26 giugno 2014; segue la sezione Documentazione nella quale si approfondisce, attraverso una serie di testi, la discussione intorno al profilo professionale dei bibliotecari. Brevi contributi sono poi dedicati alla Biblioteca e all’Archivio storico del santuario di Oropa (Mario Coda), all’intitolazione della Biblioteca di Chiaravalle Milanese a p. Alberico Giorgetti, alla Biblioteca “P. Bertolla” del Seminario arcivescovile di Udine, allo stretto legame esistente tra archivi e biblioteche (Luciano Osbat) e alle biblioteche cattoliche milanesi tra Otto e Novecento (Stefano Malaspina). Chiudono il numero il bilancio delle attività ABEI del 2014 e un ricordo di don Severino Cagnin, per anni collaboratore e direttore del Bollettino (Fausto Ruggeri). – F.T.

038-003 Album amicorum. Piemiņas albumu kolekcija (16.-19. gs.) Latvija Universitätes Akadēmiskajā bibliotēkā, Rokrakstukatalogs = Die Stammbücher der Akademischen Bibliothek der Universität Lettlands (16.-19. Jh.), Handschriftenkatalog, Sastādījusi/Zusammengestellt von Aija Taimiņa, Riga, LU Akadēmiskaisapgāds, 2013 Þ rec. István Monok, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 335-8

038-004 Andreoli (Ilaria), Heu tu insidiator. Dürer et le faux, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 383-432 Þ «AB»038-072

038-005 Andrysiak (Ewa), Das Buch der slawichen Völker im Leben und Werk von Alfons Parczewski, in Knihy v proměnách času, pp. 244-54. Il ruolo del libro slavo nell’opera del rettore dell’Università di Vilnius Alfons Parczewski, vissuto a cavallo tra XIX e XX sec. – E.B.

038-006 Araya (Pedro), Lo que aparece, lo que queda, in Culturas del escrito, pp. 45-63. Basandosi su un approccio sostanzialmente sociologico, l’a. indaga la funzione delle scritture politiche in Cile, soffermandosi su momenti di contestazione degli ultimi decenni: prende forma una particolare formula di “slogan scritto” basato sull’uso di NO + seguito dal nome di ciò che si vuole condannare. – E.B.

038-007 Arnaud (Pascal), Gérer une maison d’édition, Rennes, Presses universitaires de Rennes, 2014 Þ rec. Max Engammare, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 338-40

038-008 Auclair (Valérie), Faux et pratique de la copie. Réflexions sur l’apparition du faux moderne en art, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 367-81 Þ «AB»038-072

038-009 Augustínova (Eva), Najvydávanejšia slovacikálna kniha a jej premeny ohľadom na vydavateľské prostredie in Knihy v proměnách času, pp. 297-305. Continuità e trasformazioni del più diffuso long-seller slovacco, il libro dei canti delle locali comunità evangeliche. – E.B.

038-010 «Avisos»77, septiembre-diciembre 2015. Si parla di un ms. novecentesco di marce militari, testi teatrali di fine XVI sec. e della distruzione di Palmira (in memoria di Jaled Asaad), ma si pubblica anche il racconto Humo di Pablo Andrés Escapa. – E.B.

038-011 Bader (Markus), Leseverstehen und Sprachverarbeitung, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 141-68. La comprensione del testo letto presuppone la sua automatica analisi dal punto di vista grammaticale. Per spiegare quali processi sono sottesi a questo fenomeno è necessario avvalersi della linguistica e della psicologia cognitiva. – F.T.

038-012 Baldacchini (Lorenzo), Volgare o latino? L’apparition du livre tra Bondeno e Subiaco, in Quattrocento bondenese, pp. 157-61. Veloce riflessione sul mutamento di prospettiva editoriale fra la dislocazione sublacense della prima tipografia italiana, alternativa alla scelta per la Passione di Cristo bondenese. – E.B.

038-013 Balík (Vojtěch), Consultatio jako žánr dobové nábožensko-politické polemiky a Consultatio J. A. Komenského, in Knihy v proměnách času, pp. 128-37. Il valore del termine consultatio usato nel titolo di un’opera di Comenio. – E.B.

038-014 Barbieri (Edoardo), Title page” o frontespizio? Storia e funzioni della prima pagina del libro, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 89-107. Lungi dal cadere nell’equivoco di tradurre l’inglese title page, il francese page du titre, il tedesco titelblatt nella trasposizione italiana “pagina del titolo”, il frontespizio è molto di più di una semplice indicazione notazionale. Esso è la faccia del libro, la sua porta d’accesso. Il saggio propone dunque un viaggio attraverso la sua storia: dalla primordiale funzione distintiva dell’ occhietto, quando il libro veniva ancora venduto come un insieme di fogli sciolti; passando per quella informativa, con tutte le coordinate necessarie al suo riconoscimento; sino alla funzione decorativa, che, in alcuni momenti storici, trasborda nell’antiporta, e alla funzione promozionale, che individua il libro in qualità di prodotto commerciale. – Anna Amico

038-015 Barbieri (Edoardo), Francesco Negri à Strasbourg et sa traduction du Turcicarum rerum commentarius de Paolo Giovio (1537), «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 29-50. L’a. ripercorre la genesi, le vicende testuali e la fortuna editoriale della traduzione fatta a Strasburgo dall’eretico Francesco Negri da Bassano di un testo antiturco, il Turcicarum rerum commentarius di Paolo Giovio. In appendice la lista cronologica delle principali edizioni della traduzione di Negri. – L.R.

038-016 Baroffio (Giacomo), Gli inni nella liturgia francescana: Santa Maria degli Angioli a Lugano, in I libri corali della biblioteca cantonale di Lugano, a cura di G. ContiL. Saltini, pp. 61-80 Þ «AB» 038-159

038-017 Barria-Poncet (Eleonora), L’ Italie de Montesquieu. Entre lectures et voyage, Paris, Classiques Garnier, 2013 Þ rec. Emmanuelle Chapron, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 340-2

038-018 Bénévent (Christine) – Malcolm Walsby, Les premières éditions imprimées de l’Institution du Prince de Guillaume Budé: une histoire à réécrire, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 239-75. Applicando analisi di tipo bibliologico, gli a. ridiscutono le vicende della presentazione del testo nelle prime edizioni dell’ Institution du Prince di Guillaume Budé, una raccolta di massime prese soprattutto da Plutarco e offerta a Francesco I dal principe degli umanisti francesi. – L.R.

038-019 Beránková (Hana), Proměny frontispisů v bohemikální nenáboženské literatuře 17. století s ohledem na obchodní strategie českých a moravských tiskařů, nakladatelů a knihkupců, in Knihy v proměnách času, pp. 37-65. La tipologia delle antiporte incise nel libro boemo del XVII sec. – E.B.

038-020 Beretta (Marco), Immaginare Lucrezio. Note storiche sull’iconografia lucreziana, in Il culto di Epicuro. Testi, iconografia e paesaggio, a cura di Marco Beretta – Francesco Citti – Alessandro Iannucci, Firenze, Olschki, 2014, pp. 193-225. Il saggio offre un percorso critico – mirabile per metodo – tra testimonianze iconografiche di Lucrezio e interpretazione della sua opera, passando per busti, miniature, incisioni sciolte e ritratti a corredo di edizioni a stampa, fra XVI e XIX sec. Tanto abbondante fu la proliferazione, nel mondo antico, di testimonianze iconografiche di Epicuro, quanto scarsa e incerta apparve la ritrattistica di Lucrezio, massimo portavoce dell’ epicureismo latino. Quasi totale fu l’assenza di ritratti lucreziani anche nel primo Umanesimo. Proprio a Firenze, dove Poggio Bracciolini ritrovò nel 1417 la copia del De rerum natura, solo un codice mediceo (Laur. 35,26) contiene un capolettera miniato che rappresenta un monaco in atto di offrire il libro, probabile, ma per nulla certa, raffigurazione del filosofo del Giardino. La xilografia in testa alla cornice dell’edizione parigina di Lucrezio del 1514 (editori Josse Bade e Jean Petit), recante l’ immagine di un autore laureato, riusava in verità un legno risalente almeno all’Origene, uscito due anni prima sempre in aedibus Ascensiani. Una nuova figurazione – la prima con cartiglio nominale – apparve nello Starbone di Curio, nella Basilea del 1523, incisa da Hans Holbein e in seguito ripresa da altri. In Italia occorre attendere la Commedia di Dante del 1529, dove Lucrezio, ancora coronato d’alloro come poeta, è presentato in abito monacale. Sconosciuto, sino al saggio di Beretta, è invece il ritratto (sempre laureato) del pittore fiammingo Giovanni Stradano, inciso da Joannes e Adrianus Collaert a Firenze intorno al 1580, destinato a rinnovata fortuna editoriale nelle prime traduzioni francesi, uscite a Parigi tra il 1650 e il 1685, e in una traduzione parziale edita a Londra nel 1656. Pietra miliare nella rappresentazione dell’ «Epicurean philosopher» è la traduzione completa di Thomas Creech che nella seconda edizione oxoniense (1683) compendia nel ritratto di Lucrezio alcuni dei suoi principali assunti, anticipatori della fisica newtoniana. Nel Settecento l’esigenza di rileggere e quindi di «illustrare ex novo l’opera e il suo autore» (p. 221) determina il ripensamento dei tratti iconografici di Lucrezio, finalmente liberi dal condizionamento epicureo e dai suoi pesanti retaggi censori. Le edizioni ottocentesche, sempre più rigorose nel distinguere la realtà dalle finzioni artistiche, asciugarono i ritratti lucreziani, trasformati in neoclassiche figurazioni o in presunte restituzioni fisiognomiche. – Paolo Tinti

038-021 Bernardelli (Andrea), L’alfabeto pittografico di Valadés nella Rhetorica Christiana (Perugia, Pietro Giacomo Petrucci, 1579), in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 41-58. La stampa come organizzazione sistematica del sapere, nuova forma di memoria a uso dei conquistadores del territorio centroamericano nel XVI sec. Il potere degli alfabeti visivi nei processi di alfabetizzazione delle popolazioni indigene: strumento di costruzione o di distruzione della memoria collettiva? Attraverso l’analisi dell’opera del maestro francescano Diego de Valadés, la Rhetorica Christiana, l’a. affronta uno dei temi più scottanti e dibattuti della storia moderna: il rapporto tra coloni e amerindi e il ruolo della Chiesa. – Anna Amico

038-022 Bernhard (Jan-Andrea), Historienbibeln vom 16. bis 18. Jarhundert: Wandlungen und Veränderungen im Aufbau, in der Ausrichtung und in der Absicht, in Knihy v proměnách času, pp. 138-64. Produzione e ricezione di alcuni compendi della storia biblica pubblicati tra Cinque e Settecento. – E.B.

038-023 Béroujon (Anne), Les murs disputés. Les enjeux des écritures exposées à Lyon à l’époque moderne, in Culturas del escrito, pp. 33-44. Avvio di una ricerca sulle scritture esposte a Lione, suddivise tra scritture pubbliche e scritture private, anche queste distinguibili tra illegittime e vietate. – E.B.

038-024 Berriot-Salvadore (Evelyne), Les «artifices» de la médecine, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 105-18 Þ «AB»038-072

038-025 Biancardi (Daniele), Giovanni Mazzocchi, cartolaio, libraio ed editore di Bondeno a Ferrara e Mirandola (a Roma e a Venezia?), in Quattrocento bondenese, pp. 121-55. L’a., presidente dell’Ass. Bondeno Cultura e ideatore del convegno, si sofferma – sia pur con qualche ingenuità – sulla interessante figura di Giovanni Mazzocchi, noto libraio-editore dei primi decenni del XVI sec. originario di Bondeno ma il cui padre aveva cartiere e bottega a Ferrara (su Pontico Virunio certo utile anche il saggio di Paolo Pellegrini, in Rhegii Lingobardiae, a cura di Andrea Canova, Reggio Emilia, Aliberti, 2004, pp. 169-85). – E.B.

038-026 Bianchi (Carla), El Quaderno di appunti de Anton Giulio Brignole Sale. Notas de un animador cultural en la Génova del siglo XVII, in Culturas del escrito, pp. 201-11. Personaggio curioso della nobiltà genovese (finì, ormai adulto, per farsi gesuita) il Brignole Sale ha lasciato un ricco e complesso libro di appunti e memorie personali. – E.B.

038-027 Biblioteca (La) della città. Palazzo San Giorgio: storia, cronaca, protagonisti. Catalogo della mostra “La Biblioteca La Città. Palazzo San Giorgio: storia, cronaca, protagonisti” (Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 11 ottobre 2014- 19 aprile 2015), a cura di Roberto Maruccio Chiara Panizzi, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi Edizioni, 2015, pp. 205, ill. col., ISBN 9788889562284, € 10. Il bel catalogo è stato preparato in occasione della mostra, allestita presso la sala Pianoterra della Biblioteca Panizzi, che celebra i 150 anni dalla riapertura della Biblioteca Panizzi, rinnovata – dopo una storia secolare e l’attraversamento di un periodo di decadenza – il 4 maggio 1864 a seguito dell’Unità d’Italia. La sede stessa della Biblioteca, Palazzo San Giorgio, è di fondamentale importanza storica, in quanto luogo, fin dalla sua fondazione da parte dei Gesuiti nel 1701, degli studi, della cultura e della ricerca nel reggiano. Ed è proprio il palazzo a fare un po’ da protagonista, sia della mostra che del catalogo, in quanto la storia che si racconta, attraverso immagini e documenti d’archivio, è quella del Palazzo, sede appunto, fin dal 1798, della “Biblioteca Nazionale”. Prima del catalogo vero e proprio, il vol. presenta quattro saggi che ripercorrono con precisione le tappe storiche relative alla cultura reggiana, alla storia della Biblioteca e del Palazzo: Giordano Gasprini, La Biblioteca Municipale e l’ambiente culturale postunitario a Reggio Emilia; Alberto Ferraboschi, La costruzione dell’ identità locale nella Reggio Emilia postunitaria; Roberto Maruccio, “Fu colà convenientemente disposto tutto che appartener potesse alla pubblica istruzione” Palazzo San Giorgio fra Ancien régime e secolo breve; Enrica Simonini, I ragazzi, le scuole: giovani impronte nella storia del Palazzo e della Biblioteca. Il catalogo si presenta invece suddiviso in diverse sezioni, tutte aperte da un testo introduttivo e con le riproduzioni fotografiche dei vari pezzi esposti in mostra. La sezione di apertura del catalogo è relativa alla presenza dei Gesuiti a Reggio Emilia, la seconda ripercorre invece le tappe della costruzione di Palazzo S. Giorgio, mentre le successive tracciano le varie tappe della storia della Biblioteca, dalla sua fondazione, fino alla sua forma definitiva come Biblioteca Panizzi, frutto dell’unione della Biblioteca Municipale e della Biblioteca Civica Popolare nel 1975. La nuova Biblioteca Panizzi, intitolata al bibliotecario reggiano Antonio Panizzi, si presentò fin da subito come biblioteca moderna, integrata con il tessuto sociale della città, incentrata su tre fattori principali di sviluppo: adozione di scaffali aperti, percorsi di lettura specifici e adozione di tecnologie informatiche. Chiudono il vol. un apparato che ricostruisce la cronologia del Palazzo dal XV sec. fino a oggi e un apparato di bibliografia. – A.T.

038-028 Blome (Astrid), Zeitung und Zeitschrift, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 337-59. Un percorso cronologico e sistematico riguardante l’aspetto assunto dal giornale (in particolare in area tedesca), nel corso del tempo, ma soprattutto un modo per mettere a fuoco le sue qualità come strumento d’ informazione, senza dimenticare il forte impatto causato dagli sviluppi tecnologici degli ultimi anni. – F.T.

038-029 Boldan (Kamil), Jednolistová nabídka augsburského tiskaře Günthera Zainera a rožmberská knihovna v sedmdesátých letech 15. Století, in Knihy v proměnách času, pp. 7-18. Notizie sull’attività del tipografo Günther Zainer. – E.B.

038-030 Bolzari (Vittoria Orlandi), Miniature e miniatori dei libri corali del Convento luganese di Santa Maria degli Angioli, in I libri corali della biblioteca cantonale di Lugano, a cura di G. ContiL. Saltini, pp. 43-59 Þ «AB» 038-159

038-031 Bonciarelli (Sarah), La costruzione tipografica del libro, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 59-79. Attraverso una rassegna degli elementi che costituiscono l’identità visiva di un testo − a partire dal frontespizio, passando dalle marche tipografiche fino al lettering – si attiva una riflessione intorno alla tipografia come arte, costruzione architettonica «in cui convivono aspetti strutturali che garantiscono stabilità, solidità e coerenza estetica» (p.60). – Anna Amico

038-032 Bonciarelli (Sarah), Pitture, disegni, affreschi. Le esperienze artistiche di un giovane illustratore, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 231-40. Un omaggio a Benito Albi Bachini (1927-1986), pittore, scultore, artista molto caro ai suoi conterranei tifernati. Qui ricordato soprattutto per il suo precoce talento di illustratore messo a servizio dell’editore Paci di Città di Castello. A soli 15 anni è infatti l’ideatore delle copertine e delle illustrazioni interne di Pinocchio dove testo e immagine alimentano senza sosta la fantasia dei giovani lettori. – Anna Amico

038-033 Bonfadelli (Heinz), Entstehung und Entwicklung der modernen Lese- und Leserforschung Im 20. Jahrhundert, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 531-46. L’a. espone gli sviluppi delle ultime ricerche sulle modalità di lettura e sui lettori nel XX sec., con un’attenzione speciale ai Paesi germanofoni europei. – F.T.

038-034 Bonfadelli (Heinz), Politische Implikationen des Lesens, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 815-31. Quali sono le implicazioni politiche della lettura? È ciò che si chiede l’a. nel suo contributo, soffermandosi in particolare da un lato sulla prospettiva della storia e della filosofia dei mezzi di comunicazione di massa, e sulla sociologia dei media e scienze della comunicazione dall’altro. – F.T.

038-035 Bonfadelli (Heinz), Sozial- und kommunikationswissenschaftliche Ansätze, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 63-84. Viene analizzato il medium “libro” e il comportamento assunto nella lettura di questo oggetto, dal punto di vista delle scienze sociali e della comunicazione. – F.T.

038-036 Botel (Jean-François), Los analfabetos y la cultura escrita (España, siglo XIX), in Culturas del escrito, pp. 251-67. Saggio di grande importanza e concentrazione, che tenta di indagare i rapporti tra analfabeti e cultura scritta nel corso dell’800. Opponendosi a chi ritiene che ci sia stata una totale contrapposizione tra i due mondi, e che gli analfabeti fossero del tutto estranei al mondo dello scritto, l’a. mostra la vasta penetrazione nella società civile che la scrittura in tutte le sue forme (dai moduli prestampati alle affissioni pubblicitarie) mette in atto nel corso del XIX sec. Ne vien fuori non solo uno stimolante campionario dei modi e dei tipi di scritture sviluppati in tale periodo, ma è dimostrata la necessità di un approccio al tema meno schematico e più problematico. – E.B.

038-037 Branciani (Luciana), Il secolo Gutenberg nei protocenobi sublacensi tra produzione manoscritta ed i più antichi testi a stampa, Subiaco (Roma), Iter edizioni, 2007, pp. 94, ill. col., s.i.p. Il vol. si inserisce in quelle che sono state le varie iniziative promosse dal Comitato “Subiaco, la culla della Stampa”, nel biennio 2006-2007. In particolar modo questa pubblicazione presenta parte dell’importante lavoro di catalogazione e studio svolto sugli incunaboli conservati presso l’Archivio Sublacense: Biblioteca di S. Scolastica e Archivio di Sacro Speco; iniziativa che ha permesso anche di realizzare una mostra dei pezzi più belli e significativi. La prima parte del vol. è quindi dedicata a ripercorrere la storia dell’ambiente sublacense, tracciando prima quella che è la situazione attuale degli studi, passando poi per la storiografia sublacense e per quella che era la vita economico-culturale del sublacense tra XIV e XV sec., fino ad arrivare a definire quelli che sono i volumi attribuibili a Sweynheym e Pannartz, conservati oggi presso l’Archivio Sublacense. La seconda parte del vol. è invece dedicata alle schede, corredate da belle riproduzioni fotografiche, di alcuni degli incunaboli presi in esame dall’a. – A.T.

038-038 Brem (Silvia) – Urs Maurer, Ansätze der Kognitiven Neurowissenschaften, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 3-19. Gli a. spiegano come nel campo delle neuroscienze cognitive, elettroencefalogramma e risonanza magnetica possano essere degli utili strumenti per comprendere il funzionamento del cervello durante il processo di lettura. – F.T.

038-039 Brem (Silvia) – Urs Maurer, Lesen als neurobiologischer Prozess, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 117-40. Come e cosa accade al nostro cervello quando impariamo a leggere, ovvero ad associare il linguaggio parlato a quello scritto, da bambini? – F.T.

038-040 Brescia nella Grande Guerra. Società, economia, istituzioni, cultura da Sarajevo a Vittorio Veneto, a cura di Mario Taccolini, Brescia, Morcelliana, 2015, pp. 173, ill. col., ISBN 978-88-372-2891-0, € 30. Il bel vol., ricchissimo di foto d’archivio, si colloca nel solco degli studi di questi anni, fioriti in occasione del primo centenario della Grande Guerra. Il libro si apre con una introduzione del curatore, Mario Taccolini, che traccia la storiografia sul conflitto, a livello italiano, ma anche a livello europeo. A seguire diversi saggi che raccontano, come si è già accennato, grazie a un corposo apparato fotografico d’archivio, le implicazioni socio-economiche, ma non solo, della grande Guerra nel territorio di Brescia. In ordine: Rolando Anni, Politica, partiti, movimenti tra neutralismo, interventismo e guerra; Mario Trebeschi, La Chiesa bresciana nella prima guerra mondiale. Patriottismo, assistenza e devozione; Maria Paola Pasini, Informazione, educazione cultura e arte; Sergio Onger, Società e welfare system; Giovanni Gregorini, Produzione, lavoro e infrastrutture; Id., Banche e sistema finanziario; Maurizio Pegrari, «Per timore del fisco». Una questione finanziaria nella Brescia della Grande Guerra; Luca Riva - Marco Trentini, La Grande Guerra e la popolazione bresciana; Elena Pala, «Sempre coraggio, che più di morire non si fa». La corrispondenza del «popolo in armi»; Rolando Anni, La prigionia raccontata; Oliviero Franzolini, Agli inizi del Novecento; Mario Taccolini, Immersi nel conflitto; Walter Bellotti - John Cerutti - Marco Ghizzolini - Antonio Trotti, Il nuovo Museo della Guerra Bianca. – A.T.

038-041 Brumana (Angelo), Libri di Simon e Wolfgang Lazius nella Biblioteca Queriniana di Brescia, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 2, pp. 181-210. Il saggio prende in esame alcuni volumi posseduti dalla Biblioteca Queriniana di Brescia e appartenuti al medico e bibliografo viennese Wolfgang Lazius. Partendo da un esemplare dell’Almanach nova di Stöffler (Venezia, Petrus Liechtenstein, 1507) nei cui margini è contenuto l’inedito diario del padre di Wolfgang, Simon Lazius, l’a. rintraccia altri volumi postillati dalla mano del viennese conservati presso la biblioteca lombarda, ricostruendo una porzione della sua raccolta originaria. – N.V.

038-042 Brumana (Angelo), Notizie d’Archivio sulla edizione delle Storie bresciane di Federico Odorici, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 23-35. Le Storie bresciane di Federico Odorici furono pubblicate a Brescia, da Pietro Gilberti tra il 1853 e il 1856. Un documento d’archivio, pubblicato in appendice, prova che l’edizione fu finanziata da alcuni nobili locali: Luigi Cazzago, Onofrio Maggi e Girolamo Fenaroli. – L.R.

038-043 Butterini (Giorgio Antonino), Il catalogo unico, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 13-6. Tornando con la memoria ai primi anni Settanta del secolo scorso, l’a. racconta la genesi e i modelli che hanno portato alla formazione dell’attuale Catalogo Bibliografico Trentino (il catalogo collettivo di tutte le biblioteche trentine) e il ruolo importante svolto da padre Mocatti (e dalla sua “creatura”, la Biblioteca dei Cappuccini) nella realizzazione dell’ambizioso progetto. – Elena Gatti

038-044 Caffarena (Fabio), Palabras sin fronteras. Testimonios populares contemporáneos entre escritura, oralidad e imagen, in Culturas del escrito, pp. 121-34. Il fenomeno dell’emigrazione spinse anche i semiletterati a usare la corrispondenza per comunicare coi familiari. – E.B.

038-045 Callegari (Marco), Alle origini della bibliografia sulla numismatica islamica, in 4th Simone Assemani Symposium. Trieste, 26-27 September 2014, edited by Bruno Callegher Arianna D’Ottone Rambach, Trieste, EUT, 2015 (‘Polymnia. Numismatica Antica e Medievale. Studi’, 9), pp. 223-42. L’a. documenta come e perché, a partire dagli anni Dieci del XVIII sec., si formò una moderna visione della disciplina bibliografica nello specifico settore della numismatica islamica. Per allontanarsi dai meri schemi enumerativi acritici – che erano la norma in questo campo di studi – fu basilare la conoscenza via via più profonda della materia, che portò prima al Museum cuficum Borgianum di Jacob Christian Adler (1782) e poi alla Bibliographia numaria cufica – un capitolo ad hoc inserito nella Introductio in rem numariam Muhammedanorum (1794) – con cui Oluf Gerhard Tyschen fissò per la prima volta una bibliografia annotata in senso moderno della numismatica islamica. Corredano il pezzo una bibliografia (pp. 236-9) e cinque illustrazioni in b/n. - Elena Gatti

038-046 Callegari (Marco), Les Numismata virorum illustrium ex Barbadica gente (Padoue, 1732), in Les médailles de Louis XIV et leur livre, sous la direction d’Yvan Loskoutoff, Mont-Saint-Aignan, Presses universitaires de Rouen et du Havre, 2016, pp. 403-19. Si tratta dell’ intervento (originariamente proposto in italiano: L’influenza del “Libro delle medaglie di Luigi XIV” in ambito italiano: il caso del Numismata virorum illustrium ex Barbadica Gente (1732) nella Repubblica di Venezia) tenuto al convegno che dà il titolo alla pubblicazione, organizzato (9-11 aprile 2015) dall’Université du Havre, dalla BnF-Cabinet des médailles, dall’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi e dalla BnF-site Richelieu et Institut per celebrare i trecento anni dalla morte di Luigi XIV. L’a. dà conto della complessità dei Numismata virorum illustrium ex Barbadica gente – opera/monumento familiare, pensata e via via commissionata ai migliori artisti e incisori da Giovanni Francesco Barbarigo – e ne spiega contemporaneamente making of, motivazioni e originalità, ravvisandovi l’influenza del libro nelle medaglie di Luigi XIV. Non a caso, al termine della riflessione, si riporta ciò che lo stampatore padovano Gaetano Volpi ebbe a dire nel 1756 riguardo l’opera voluta dal Barbarigo: «un livre remarquable, extraordinaire en son genre et d’une certaine façon digne d’une bibliothèque royale, magnifiquement composé» (p. 415). Correda il pezzo una serie di figure in b/n (pp. 416-19). - Elena Gatti

038-047 Callegari (Marco), Self-promotion and erudition. Numismatic publications in the Serenissima Repubblica di Venezia during the 18th century, in Numismatik und Geldgeschichte im Zeitalter der Aufklärung. Beiträge zum Symposium im Residenzschloss Dresden, 4-9 Mai 2009, hrsg. von Heinz Winter Bernhard Woytek, «Numismatische Zeitschrift», 2015, 120-121, pp. 79-84. Alcune famiglie nobili della Serenissima, lungo il corso del XVIII sec., auto-organizzarono la pubblicazione di costosissimi cataloghi relativi alle proprie collezioni numismatiche e di antichità in genere (per es. il Numismata aerea selectiora maximi moduli e Museo Pisano olim Corrario del 1726). Si tratta di meccanismi di autopromozione, non legati a specifici progetti editoriali da parte degli stampatori lagunari, in grande sofferenza economica (come l’intera Serenissima, d’altra parte) a causa della lunga guerra contro l’Impero Ottomano. L’a. documenta però come ci fu un’eccezione: un gruppo di sodali/studiosi, davvero appassionati di numismatica e influenzati dalle idee del Muratori, si raccolse idealmente attorno ai torchi di Giambattista Pasquali, che infatti pubblicò fra il 1735 e il 1750 le loro opere. Nemmeno questa volta ci fu, a monte, un progetto editoriale, quanto, piuttosto «a cultural stream that produced the most important numismatic studies in Venice of all the ancient régime typographique» (p. 84). - Elena Gatti

038-048 Callu (Agnès), Paul Hartmann: histoire intellectuelle d’un itinéraire éditorial, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 205-16. Il contributo si sofferma su una figura importante dell’editoria e della storia culturale francese del secolo scorso, Paul Hartmann (1907-1988). Ripercorrendone la biografia se ne traccia un profilo intellettuale, in rapporto soprattutto a Strasburgo e all’Alsazia. – L.R.

038-049 Campioni (Rosaria), Introduzione, in Quattrocento bondenese, pp. 11-3. Breve presentazione dei diversi contributi pubblicati. – E.B.

038-050 Cantarutti (Giulia), La biblioteca firmiana nel transfert culturale italo-tedesco: “Opuscoli di Milano” e intrecci neoclassici, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 213-37. Nella collezione di Firmian si concretizza in maniera evidente il transfert culturale italo-tedesco. Il contributo, mostrando anche i rapporti tra il conte e alcuni dei più importanti “uomini del libro” italiani suoi contemporanei (soprattutto bibliotecari), si concentra sulla “Scelta di opuscoli interessanti tradotti da varie lingue”, un fondo particolarissimo all’interno della raccolta. – L.R.

038-051 Capaccioni (Andrea), I librai dell’Alta Valle del Tevere, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 145-54. Sempre al confine, difficile da definire, tra cartolaio e stampatore, la figura del libraio resta a tutt’oggi poco indagata. Il presente studio si propone così di seguire le tracce del commercio librario a Città di Castello, dal 1538 – anno in cui entra in azione il primo torchio tipografico – al XIX sec. – Anna Amico

038-052 Carena (Carlo), Una scorribanda per bibliofili nell’Accademia di Medicina di Torino. L’antico Inno alla salute trascritto su una copia dell’opera medica di Thomas Sydenham (1735), «Giornale della Accademia di Medicina di Torino», 177, 2014, pp. 463-76. Con la consueta magistrale erudizione congiunta con la più fine eleganza, l’a. torna a un tema da lui più volte toccato, quello dello “scriver nei libri”. Eccolo stavolta alle prese con un vol. degli Opera medica dell’inglese Sydenham (Venezia, Typographia Balleoniana, 1735) nel quale una mano antica (forse la stessa del proprietario che annota il proprio nome al frontespizio: Girolamo Piazza, 1794) ha trascritto O Sanitas beata, la versione latina del carme di Arifrone di Sicione col quale a Epidauro si celebrava il dio Asclepio. Il testo è variamente noto dalle fonti antiche ed è più volte e in più versioni riprodotto, anche se l’a. ne individua la fonte diretta nel De febribus di Daniel Sennert, opera più volte ristampata. – E.B.

038-053 Carusi (Paola), Il Polifilo. Itinerarium et ludus, Firenze, Nerbini, 2015, pp. 266, ill. col. ISBN 978-88-6434-109-5, € 34. A partire da considerazioni di carattere storico-scientifico, l’a. conduce una curiosa ricerca sull’Hypnerotomachia Poliphili (!) i cui risultati la porterebbero a proporre una nuova datazione e attribuzione dell’opera. – N.V.

038-054 Casa editrice Biblohaus 2008-2015. Catalogo editoriale illustrato, a cura di Maria Haps, con una riflessione di Maria Gioia Tavoni, Macerata, Biblohaus, 2015, pp. 183, ill. col., ISBN 978-88-95844-77-0, s.i.p. Il vol. si apre con una riflessione di Maria Gioia Tavoni in relazione a cosa voglia dire fare un catalogo editoriale, con particolare attenzione al caso di quello della Biblohaus appunto. Catalogo che viene definito “più di contenuti che di forma”, anche se i vari titoli dello stesso hanno sicuramente stimolato quello che può essere considerato come una sorta di interesse da bibliofilo per l’oggetto libro da parte dei lettori/acquirenti dei libri dell’editore nel corso degli anni. Questo catalogo riflette quelle che sono le finalità di Biblohaus, nata a Macerata nel 2008: da una parte una attenzione ai testi proposti e dall’altra proporre una veste editoriale delle pubblicazioni che, grazie anche ai costi contenuti, ha permesso soprattutto ai giovani di poter godere del piacere di collezionarle. Il tutto perfettamente in linea con gli intenti stessi che hanno visto nascere Biblohaus, cioè quelli di diffondere la cultura editoriale e bibliografica, con una particolare attenzione alla letteratura tipografica e bibliotecaria, alla sfera dei caratteri a stampa, alla storia della cultura e della carta; tentando quindi di riflettere sul ruolo del libro cartaceo che spesso è stato banalizzato negli ultimi anni dal boom tecnologico dei nuovi supporti di lettura. I libri raccolti nel presente catalogo conducono, lungo gli otto anni di vita di Biblohaus, attraverso queste varie tematiche: dal primo libro pubblicato, Bibliofilia del gusto che anticipava il tema del food tanto caro a EXPO, ai testi sui libri proibiti, a quelli riguardanti la bibliofilia e il collezionismo librario. Per quanto concerne i testi del Novecento dal catalogo emerge inoltre come Biblohaus non si limiti a ripubblicare testi esauritisi nelle edizioni precedenti, ma virtuosamente faccia riemergere dal passato personaggi e testi caduti nell’oblio o mai pienamente valorizzati. Un catalogo che, in relazione alla rivista Cantieri, parla anche di una rete di personalità e studiosi dell’oggetto libro di primo piano nel panorama nazionale che hanno scritto per Biblohaus. Parlando della struttura vera e propria del catalogo, questo si divide in pubblicazioni ordinarie (da gennaio 2008 a dicembre 2015 più i libri di prossima pubblicazione), in pubblicazioni a tiratura limitata e nella sezione relativa alla rivista Cantieri. Le ampie schede bibliografiche presentano i dati editoriali delle pubblicazioni, la foto della copertina degli stessi e ne riassumono l’oggetto. – A.T.

038-055 Castillo Gómez (Antonio), De la tipografía al manuscrito. Culturas epistolares en la España del siglo XVIII, in Culturas del escrito, pp. 81-97. Partendo dalla considerazione che davvero il ‘700 fu “il secolo delle lettere”, l’a. indaga funzioni e uso della manualistica epistolare coeva. – E.B.

038-056 Castillo Gómez (Antonio), Introducción. ¿Qué escritura para qué historia?, in Culturas del escrito, pp. 1-16. Sulla base di una vasta bibliografia internazionale l’a. si interroga sulla funzione degli studi dedicati alla storia della cultura scritta e sul loro valore per la ricostruzione storica del nostro passato. – E.B.

038-057 Cave (Roderick) – Sara Ayad, The History of the Book in 100 Books, The Complete Story, from Egypt to e-book, New York, Firefly Books Ltd., 2014 Þ rec. István Monok, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 342-5

038-058 Céard (Jean), Histoire des sciences et de la religion, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 27-9 Þ «AB»038-072

038-059 Chapron (Emmanuelle), Enseigner l’allemand par les livres: Strasbourg et la librairie pédagogique au XVIIIe siècle, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 127-46. Strasburgo è bilingue per definizione. Nel Settecento la città gioca un ruolo fondamentale nella produzione editoriale di testi destinati all’ apprendimento del tedesco e rivolti non solo ai giovani locali, ma di tutto il paese. L’a. prende in considerazione le condizioni sociali, intellettuali e materiali della produzione di strumenti per l’ insegnamento del tedesco in Francia. – L.R.

038-060 «Charta», 143, gennaio- febbraio 2016. Il numero è dedicato agli amuleti cartacei diffusi nell’Europa del diciottesimo sec. (Elisabetta Gulli Grigioni), ai libri di canzoni tra Otto e Novecento (Corrado Farina), all’internazionalità del fenomeno futurista, attestata dalla collezione Echaurren Salaris (Claudia Salaris), a Leo Longanesi e ad alcuni opuscoli di propaganda bellica anonimi, da lui realizzati (Mauro Chiabrando). Seguono contributi sulle edizioni quattrocentesche illustrate delle favole di Esopo (Erminio Caprotti), sulla fortuna editoriale di Katherine Mansfield in Italia (Edoardo Fontana), sul Dictionnaire bibliophilosophique del parigino Octave Uzanne (Antonio Castronuovo), sull’uso delle immagini religiose nei documenti di tipo commerciale e nella vita quotidiana (Michele Rapisarda) e sull’ ultimo numero della rivista abruzzese Aprutium, pubblicato probabilmente nel 1919 e dedicato alla Grande Guerra (Massimo Gatta). – F.T.

038-061 Chemotti (Antonio), I kyrie di Tr93, Trento-Roma, Istituto Italiano per la Storia della Musica-Provincia autonoma di Trento, 2014 (‘Codici musicali trentini del Quattrocento’, 2), pp. 240, mus., ISBN 978-88-95349-12-1, s.i.p. Il vol., frutto di una coedizione della Provincia autonoma di Trento- Soprintendenza per i beni culturali e dell’Istituto italiano per la storia della musica, è dedicato ai Kyrie del poco conosciuto codice musicale trentino Tr93, che si trova presso l’Archivio diocesano trentino. L’a. si occupa di allestire l’edizione dei trentotto Kyrie del codice Tr93, nell’ottica più ampia, propria di questa collana, di occuparsi dello studio dei sette codici musicali trentini del Quattrocento. Dopo una introduzione che traccia il profilo del codice e le problematiche di edizione dello stesso, si passa all’edizione vera e propria, corredata da un consistente e solido apparato critico. – A.T.

038-062 Chistè (Pasquale), La Biblioteca provinciale dei Cappuccini e la tutela e catalogazione del patrimonio, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 17-23. L’a. ricostruisce, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, le politiche messe in atto da padre Mocatti per incrementare, catalogare, conservare e tutelare il patrimonio della Biblioteca dei Cappuccini, soffermandosi, in particolare, sull’impatto che ebbe la catalogazione automatizzata e sulla rete di relazioni con le istituzioni del territorio, da sempre alla base della proficua gestione di quel patrimonio. – Elena Gatti

038-063 Christmann (Ursula), Kognitionspsychologische Ansätze, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 21-45. Viene ricostruito, dal punto di vista della psicologia cognitiva, il complesso processo della lettura, costituito a sua volta da numerosi “sotto-processi”. - F.T.

038-064 Christmann (Ursula), Lesen als Sinnkonstruktion, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 169-84. L’a. analizza la lettura come processo di costruzione di senso, durante il quale il lettore va più a fondo rispetto alla semplice informazione presentata nel testo, ricorrendo a delle conoscenze pregresse, già insite dentro di lui. – F.T.

038-065 Čičaj (Viliam), Kniha v premenách novovekej komunikácie, in Knihy v proměnách času, pp. 116-27. Transizioni e trasformazioni del libro nell’epoca moderna. – E.B.

038-066 Ciccarello (Domenico), Una rara seicentina messinese: la Specula melitiensis di Athanasius Kircher, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 65-87. Muovendo da un dato ben noto – la presenza in Sicilia, nel giugno 1638, di Athanasius Kircher – l’a. dimostra come lo studioso riuscì a far pubblicare a Messina, in forma pseudonima e con falso luogo di pubblicazione, un rarissimo trattatello scientifico, la Specula melitiensis appunto (dal nome della macchina per il calcolo matematico e geometrico progettata dallo stesso gesuita; SBN IT\ICCU\BVEE\022923), documentandone dettagliatamente contenuti e motivazioni (si tenta, ad esempio, di spiegare il perché della falsificazione editoriale, pp. 84-5). Corredano il pezzo quattro illustrazioni in b/n. - Elena Gatti

038-067 Ciolfi (Lorenzo M.), Giorgio di Pelagonia. Un nuovo sguardo sulla crisi dell’era paleologa, in Crisi. Immagini, interpretazioni e reazioni nel mondo greco, latino e bizantino. Atti del Convegno Internazionale Dottorandi e Giovani Ricercatori, Torino, 21-23 ottobre 2013, a cura di Roberto Angiolillo – Erika Elia – Erika Nuti, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2015, pp. 97-108. Ottimo contributo in cui si offre una interessantissima interpretazione in chiave storico-sociale del Bios dell’imperatore bizantino Giovanni III Vatatzes composto a metà del XIV sec. da Giorgio di Pelagonia. – N.V.

038-068 Collezionismo (Il) di Dante in casa Trivulzio. Guida alla mostra (Milano, Castello Sforzesco, Archivio Storico Civico e Biblioteca Trivulziana, Sala del Tesoro, 4 agosto- 18 ottobre 2015), Milano, Civica stamperia, 2015, 1 fasc. non numerato, ill. col., s.i.p. Il fascicolo si presenta come utile guida alla mostra allestita nella cornice della Sala del Tesoro della Biblioteca Trivulziana, mostra che ricostruisce la passione collezionistica e filologica presente in casa Trivulzio, in relazione a Dante Alighieri. In occasione delle celebrazioni per i settecentocinquant’anni dalla nascita è stato allestito un percorso attraverso manoscritti e incunaboli danteschi, le cui riproduzioni sono state rese disponibili anche online in versione digitale. – A.T.

038-069 Colombo (Emanuele), Il libro del mondo. Un documento di Antonio Possevino, in Milano, l’Ambrosiana e la conoscenza dei nuovi mondi (secoli XVII-XVIII), a cura di Michela Catto – Gianvito Signorotto, Milano- Roma, Biblioteca Ambrosiana- Bulzoni, 2015 (‘Studia Borromaica. Saggi e documenti di storia religiosa e civile della prima età moderna’, 28), pp. 335-62. Questo denso e approfondito saggio analizza alcuni documenti che hanno preceduto la realizzazione della Bibliotheca Selecta del gesuita mantovano Antonio Possevino. Inoltre il contributo propone la trascrizione annotata del cosiddetto “Memoriale di Vendeville- Possevino”, un documento di notevole importanza per gli sviluppi dell’azione evangelizzatrice ignaziana, come pure per la politica missionaria cinquecentesca della Chiesa romana «nel corso del lungo processo che portò alla fondazione della Congregazione di Propaganda Fide». – N.V.

038-070 Colonna (Lucilla), Storia, poesia e alchimia nel film Festina Lente, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 19-22. Si presenta il lungometraggio dedicato ad Aldo Manuzio nel cinquecentenario della morte. A tal riguardo si veda anche la pagina http://www.facebook.com/filmfestinalente. – L.R.

038-071 Conti (Giovanni), Il suono della parola. Musica e liturgia nel Convento di Santa Maria degli Angioli a Lugano, in I libri corali della biblioteca cantonale di Lugano, a cura di G. ContiL. Saltini, pp. 15-24 Þ «AB» 038-159

038-072 Copier et contrefaire à la Renaissance. Faux et usage de faux. Actes du colloque organisé par R.H.R. et la S.F.D.E.S. 29, 30 et 31 octobre 2009 Université Paris 1-Panthéon-Sorbonne, sous la direction de Pascale Mounier – Colette Nativel, Paris, Champion, 2014 (Colloques, congrès et conférences sur le XVIe siècle, 2), pp. 491, ill. b/n, ISBN 978-2-7453-2577-8, s.i.p. Se si possa o meno parlare di contraffazione nel Cinquecento è un problema posto una decina di anni fa da Jean-François Gilmont. Laddove, infatti, il tema dell’originalità di un testo non è centrale come oggi, andare a caccia di falsi o contraffazioni può sembrare anacronistico. Più sensibili al problema sono gli storici del libro e dell’editoria, poiché i librai-editori, fin dalle origini, tentarono di proteggere i prodotti usciti dai loro torchi, nell’ ottica non testuale, bensì commerciale. Il tema è posto in maniera ampia e interdisciplinare da questo bel vol. che raccoglie gli atti di un convegno svoltosi a Parigi nel 2009. Dopo l’ introduzione di Pascale Mounier, si apre una prima parte dedicata agli elementi generali del problema, declinato nei diversi settori disciplinari (Laurent Pfister, Jean Céard, Pascale Mounier, Anne Montenach, Magali Vène e Colette Nativel). Seguono alcune precisazioni lessicali e dei suggerimenti bibliografici dovuti sempre a Pascale Mounier. La seconda parte, invece, indaga le pratiche della contraffazione, prendendo in esame casi specifici. Anche in questo caso la suddivisione interna è per materie: dal Diritto (Éliane Viennot) alla Storia della scienza e della religione (Evelyne Berriot-Salvadore, Didier Kahn, Sophie Houdard e Myriam Marrache-Gouraud), dalla Letteratura (André Tournon, Jean François Vallée e Michel Jourde) all’Economia (Corine Maitte, Florent Quellier, François de Callataÿ e Christof Jeggle), dalla Storia del libro (Daniel Maira, Raphaële Mouren e William Kemp) a quella dell’arte (Valérie Auclair, Ilaria Andreoli e Laure Fagnart). Un excursus finale propone due contributi dedicati a casi particolari di contraffazione (Dominique Varry e Renato Saggiori). Chiude l’indice dei nomi. – L.R.

038-073 Corbeto (Albert), G.B. Bodoni y la tipografía española del siglo de las Luces, Salamanca & Parma, Biblioteca Bodoni, 2015 (‘Publicaciones de la «Biblioteca Bodoni». Monografías’, 3), pp. 143, ill., ISBN 978-84-944855-1-0, URL: http://bibliotecabodoni.net/monografia/g-b-bodoni-y-la-tipografia-espanola-de-la-ilustracion. L’influenza dei caratteri bodoniani sull’arte tipografica spagnola prese origine da una serie di contatti tra la corte iberica e lo stampatore italiano, che negli anni Settanta del Settecento progettava di trasferirsi a Madrid. Svanito questo progetto, la corte spagnola si fornì di matrici bodoniane per modernizzare i caratteri tipografici utilizzati nelle edizioni dell’epoca. – M.C.

038-074 Cranach, Luther und die Bildnisse, a cura di Günter Schuchardt, Regensburg, Verlag Schnell & Steiner, 2015, pp. 207, ill., ISBN 978-3-7954-2977-2, s.i.p. Si tratta del catalogo della mostra temporanea esposta nel castello di Wartburg in Turingia tra il 2 aprile e il 19 luglio 2015. Il catalogo raccoglie numerosi ritratti di Lutero incisi e dipinti da Lucas Cranach il vecchio, che fu uno dei principali ritrattisti del monaco tedesco e uno dei massimi esponenti della riforma luterana dell’arte. Il libro permette di ripercorrere la storia dei principali sviluppi del settore artistico nel periodo della Riforma protestante attraverso numerose immagini, che svariano dai ritratti ai frontespizi delle più importanti pubblicazioni luterane. Il catalogo è in lingua tedesca. – Luca Montagner

038-075 Crimini Firmati. 101 scrittori di opere poliziesche e di spionaggio dalla collezione di Rolando Pieraccini, a cura della Libreria antiquaria pontremoli, Milano, Libreria Pontremoli, 2015, pp. 272, ill., manca ISBN, € 15. Una collezione particolare, quella di Rolando Pieraccini, che la libreria antiquaria Pontremoli ha deciso di mettere a catalogo. Appartengono a ben 101 scrittori le opere poliziesche e di spionaggio qui descritte e illustrate attentamente. Il catalogo si presenta in brossura fresata con alette; la copertina, curata da Giovanni Milani, gioca sui tre colori emblematici dell’area del crimine: il giallo, il nero e il rosso. Compare inoltre un’immagine stilizzata che ricorda il commissario Maigret, personaggio nato dalla penna di Simenon, autore che non a caso rientra in uno dei grandi archivi della collezione. Al catalogo è premessa una breve introduzione in cui sono indicati alcuni nomi dei grandi autori presenti all’interno, dando così l’idea di «un insieme tanto ampio che non s’era mai visto nel mercato antiquario negli ultimi venticinque anni» (p.7) e a seguire la biografia di Rolando Pieraccini. Si tratta di un fondo piuttosto eterogeneo, che prende le mosse dall’età d’oro inglese fino ad arrivare all’Italia, ben rappresentata da una decina di autori. Precedono l’ apertura della collezione la riproduzione di una busta autografata da sette maestri del romanzo poliziesco novecentesco (da Agatha Christie a Dell Shannon) che rendono omaggio a Edgar Allan Poe e un esemplare della prima edizione della Festschrift per l’ottantesimo compleanno di Julian Symons, a cura di Patricia Craig, con le firme e le date autografe di tutti i partecipanti. Venendo più propriamente al catalogo, occorre notare che non si compone solo di libri, ma anche di lettere e fotografie. La collezione, ordinata alfabeticamente, è divisa in 101 capitoli all’interno dei quali una breve biografia precede l’archivio di ogni autore. Per le lettere, dopo l’intestazione, si fornisce una trascrizione del contenuto o parte di esso oltre alle indicazioni di mittente, destinatario e data; per le fotografie, il formato e la data e in qualche caso anche il nome del ph.; ai libri seguono i dati bibliografici, la paginazione, il formato, l’indicazione di eventuali illustrazioni e dello stato di conservazione. A ogni elemento corrisponde un prezzo, sia esso un libro, un ritratto o una lettera autografa. A sottolineare il pregio della collezione concorrono due elementi: la presenza, all’interno dell’archivio, di Graham Green (l’ospite d’onore), scrittore inglese tra i più importanti del Novecento che indirizzò ben 65 lettere, delle 215 presenti, a Rolando Pieraccini di cui fu anche amico; la Festschrift: Ancora imparo che racchiude, a chiusura del catalogo (n.711), tutti gli scritti dedicati a Pieraccini per i suoi quarant’anni di lavoro (con presentazione del Ministro degli Esteri finlandese e un messaggio personale autografo del Presidente della Repubblica finlandese). – Miriam Nobile

038-076 Culturas del escrito en el mundo occidental del Renacimiento a la contemporaneidad, editado por Antonio Castillo Gómez, Madrid, Casa de Velázquez, 2015, pp. X + 330, ISBN 978-84-15636-93-9, € 32. Le originali ricerche qui raccolte si propongono, anche in polemica con una storia del libro eccessivamente centrata proprio sul libro tipografico, di indagare soprattutto altre forme (si noti il plurale culturas) della comunicazione scritta dell’epoca considerata, dalle epigrafi alle scritte murali, dalle lettere alla produzione diaristica. Gli studi pubblicati sono infatti suddivisi in quattro sezioni: Muros escritos, muros leídos, Desde la ausencia, Los libros de memorias, Entre letrados y analfabetos. Il vol. comprende una vasta bibliografia finale complessiva suddivisa tra Fuentes (pp. 269-74) e Bibliografía (pp. 275-330). Si schedano i singoli contributi. – E.B.

038-077 Dalla pietra alla rete. L’ evoluzione editoriale delle carte geografiche De Agostini. Catalogo della mostra [a cura di Roberto Cicala], Milano, Educatt, 2015 (‘Quaderni del Laboratorio di editoria dell’Università Cattolica di Milano’, 18), pp. 52, ISBN 978-88-6780-947-9, € 8. Sotto un titolo non chiarissimo (la pietra di cui si parla è infatti la lastra calcografica usata per stampare carte geografiche) si nasconde il bel cataloghino di una mostra novarese tenutasi dal 12 novembre al 12 dicembre del ‘15. Posta al centro l’attività cartografica della casa editrice De Agostini (fondata nel 1901 dal geografo Giovanni De Agostini e passata nel 1946 alla famiglia Boroli-Drago), anche grazie a un prezioso apparato iconografico dedicato alla storia delle tecniche e dei prodotti, si viene introdotti agli sviluppi culturali e tecnologici della cartografia, solo in piccola parte superata da Google maps o GPS. Preziose le testimonianze storiche del contributo della De Agostini durante la I Guerra Mondiale (ma anche la propaganda fascista), dell’ininterrotto successo del Calendario atlante (dal 1904), del Grande Atlante del 1982 tradotto in ben dieci lingue. L’attività attuale della sezione geografica della casa editrice si apre verso nuove sperimentazioni digitali delle rappresentazioni della Terra e del cosmo, dell’ambiente, di una cartografia “portatile” che si arricchisce con la realtà aumentata dei punti di interesse (POI). – E.B.

038-078 De Callataÿ (François), La controverse «imitateurs/faussaires» ou les riches fantaisies monétaires de la Renaissance, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 269-91 Þ «AB»038-072

038-079 De Conihout (Isabelle) - Pascal Ract-Madoux, De Paris à Prague: la somptueuse bibliothèque d’un amateur de livres en français, vers 1570, in Knihy v proměnách času, pp. 371-3. Alcuni esempi delle più antiche legature à la fanfare sono connesse con collezionisti boemi. – E.B.

038-080 De Gennaro (Antonio), Ai vostri cari soldati al fronte inviate subito un “cuscino militare italiano”, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 67-74. Lo scorso anno l’Emeroteca Queriniana ha proposto una mostra per celebrare il centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Il materiale a stampa ha permesso di gettare uno sguardo (non ovvio) soprattutto sulla pubblicità presente in giornali e riviste tra il 1914 e il 1918. Si mostra la pervasività della guerra in ogni aspetto della vita. – L.R.

038-081 De Jong (Ralf), Typographische Lesbarkeitskonzepte, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 233-56. L’a. si concentra sul concetto di “leggibilità” e su come, fino ai primi anni del XIX sec., questa fosse alla base della pratica e del design tipografico. – F.T.

038-082 De Lillo (Alessandro), Melodie e notazioni nei Graduali di Santa Maria degli Angioli, in I libri corali della biblioteca cantonale di Lugano, a cura di G. ContiL. Saltini, pp. 83-101 Þ «AB» 038-159

038-083 De Pasquale (Andrea), Gloire à Gutenberg. Fêtes et commémorations à Strasbourg et en Europe pour célébrer l’invention de l’imprimerie jusqu’en 1840, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 175-88. L’ invenzione della stampa viene contesa tra Magonza e Strasburgo. La data che viene convenzionalmente accettata, a partire dalla fine del Quattrocento, è il 1440. Il saggio ripercorre le varie celebrazioni gutenberghiane a Strasburgo e non solo dal 1540 al 1840. – L.R.

038-084 De Venuto (Liliana), Diego Decarli da Trento, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 89-96. Un manipolo di libri (anche manoscritti) provenienti dal convento di santa Caterina di Rovereto – in particolare testi di medicina, chirurgia e farmacologia, forse appartenuti a fra Diego Decarli (1707-1782) ma certamente da lui consultati, in qualità di “medico”, e ora custoditi presso la Biblioteca dei Cappuccini di Trento – forniscono all’a. l’occasione per raccontare l’ avventurosa vita di questo cappuccino e per schizzare spaccati di vita roveretana del XVIII sec. - Elena Gatti

038-085 De Venuto (Liliana), Due inventari dall’Archivio Civico di Rovereto. Relativi agli anni 1717 e 1784, «I Quattro Vicariati e le zone Limitrofe», 118, LIX, dicembre 2015, pp. 85-114, ill. Nel contributo sono trascritti due Inventari di carte e scritture riguardanti il fondo dell’Archivio della Città di Rovereto nell’Antico Regime; grazie a questi si è ricostruito il processo di formazione degli archivi cittadini. Trattandosi di documenti attinenti allo stato istituzionale e giuridico della città e dell’ amministrazione interna della Prefettura, si sono inoltre ricavati importanti dati relativi ai problemi di formazione delle scritture, in relazione ai soggetti produttori, agli ufficiali preposti alle varie funzioni e ai luoghi di conservazione. Tutte queste significative riflessioni sono poste in calce alle trascrizioni dei due inventari. – A.T.

038-086 De Venuto (Liliana), La raccolta dei santini della biblioteca provinciale dei Cappuccini di Trento, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 129-58. L’interesse per l’arte e la devozione popolare di padre Mocatti (e di Silvana Chisté) ha dotato la Biblioteca dei Cappuccini di una ricchissima collezione di saggi e monografie riguardanti l’imagerie populaire ma soprattutto di una cospicua raccolta di immaginette pie. Nel suo intervento, suddiviso in tre parti, l’a. spiega come questa raccolta, pur presentando parecchi problemi di conservazione date le peculiarità del materiale, sia divenuta un insostituibile punto di riferimento per gli studiosi nonché un ampio campo di indagine, che spazia dalla storia delle produzioni nazionali, alle tecniche di riproduzione, ai materiali, ai tessuti. Particolare attenzione viene data dall’a. alla presenza dei libri e delle pratiche di lettura nelle immagini dei santini (si veda la Parte III: In tema di libri e lettura, pp. 142-56), riflessione ideale per salutare e ringraziare padre Lino Mocatti. Corredano il pezzo 18 illustrazioni a colori e il relativo indice (Tavole, pp. 157-8). - Elena Gatti

038-087 De Venuto (Liliana), Le rose del barone Sigismondo Moll di Villa Lagarina, «Quaderni del Borgoantico», 16, 2015, pp. 33-44, ill. Il contributo indaga quali fossero stati i modelli a cui guardò il barone Sigismondo Moll (1758-1826) nell’allestimento del giardino della sua Villa Lagarina, si cerca poi di ricostruire, attraverso alcuni labili indizi (targhette conservate nel gazebo-schedario del giardino del barone e da alcuni lacunosi appunti manoscritti), quelli che dovevano essere i progetti, realizzati e non, di vari rosai nel parco di Villa Lagarina. – A.T.

038-088 Deaecto (Marisa Midori), Arthur de Gobineau et l’Interrègne brésilien (mars 1869-mai 1870), «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 189-204. I quattordici mesi passati dal conte Arthur de Gobineau a Rio de Janeiro come ministro plenipotenziario francese tra 1869 e 1870 svelano alcuni significativi aspetti della storia delle relazioni tra Francia e Brasile. – L.R.

038-089 Delmarcel (Guy), Gli arazzi degli Atti degli Apostoli da Raffaello. Un regalo imperiale per il conte Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 157-68. Sette arazzi fiamminghi con temi da Raffaello furono donati a Firmian dall’imperatrice Maria Teresa. Nel suo testamento il conte ne disponeva l’alienazione per coprire i debiti contratti per la formazione delle sue collezioni. Gli arazzi furono acquistati dal conte Gaetano Melzi (1783-1851). – L.R.

038-090 Dengel (Andreas) – Marcus Liwicki, Informationswissenschaftliche und computerlinguistische Ansätze, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 47-62. Gli a. presentano la pratica della “lettura artificiale”, ovvero l’imitazione, da parte di macchine, del processo di lettura, e le future prospettive di ricerca in questo settore. – F.T.

038-091 Echevarría Bacigalupe (Miguel Ángel), El libro, testigo privilegiado del tiempo. Guerra y polémica de los impresos en los países bajos, (1566 – 1648), in Knihy v proměnách času, pp. 388-96. Una breve inchiesta sulle pubblicazioni propagandistiche nei Paesi Bassi squassati dalla guerra. – E.B.

038-092 Ecobiblioteche, ecoarchivi, ecomusei. Pratiche di sapere e di azione per la tutela ambientale, a cura di Waldemaro Morgese Maria A. Abenante, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2015 (‘Collana sezioni regionali AIB. Puglia’, 2), pp. 118, ISBN 978-88-7812-241-3, € 10. Il libro raccoglie soprattutto gli interventi tenutisi l’11 ottobre 2014 al convegno Le eco-biblioteche: l’ apporto delle biblioteche alla tutela attiva e al risanamento dell’ambiente. Buone pratiche e problematiche, oltre ad altri tratti dal convegno del 4 ottobre dello stesso anno a Lecce, dedicato a Sinergie tra musei, archivi, biblioteche: profili di buone pratiche e problematiche gestionali per la valorizzazione del patrimonio culturale. – M.C.

038-093 Ehmig (Simone C.), Außerschulische Leseförderung, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 567-96. L’a. si concentra, attraverso molti esempi, su tutte quelle iniziative e attività svolte al di fuori della scuola, necessarie a incrementare il bisogno di lettura nei giovani. – F.T.

038-094 Eisler (William), Le medaglie dei Dassier di Ginevra nello studio del conte Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 169-89. Il cuore della raccolta numismatica del conte Firmian, composta da diverse centinaia di pezzi dispersi dopo la sua morte, è rappresentato da ben 255 opere di alcuni dei più celebri medaglisti del Settecento: i ginevrini Dassier. – L.R.

038-095 Engammare (Max), L’ordine del tempo. L’invenzione della puntualità nel XVI secolo, Torino, Claudiana, 2015, pp. 224, ISBN 978-88-6898-028-3, € 28. Il sapido vol. presentato indaga la concezione del tempo sviluppata da Calvino e diffusa dalla Riforma. L’idea di fondo è che a una certa approssimazione medioevale e cattolica, si sostituirebbe con l’età moderna l’idea della puntualità, a partire non solo dall’esempio del rigore ascetico della distribuzione del tempo nella giornata di Calvino, ma di una concezione delle ore come dono di cui rendere conto a Dio. Una sorta di weberismo del tempo, insomma. L’indagine è ricca di spunti, di documenti, di originali suggerimenti anche rispetto all’idea di organizzazione del tempo e della giornata destinata al lavoro (e alle officine tipografiche…). La lettura del vol. è però sconsigliata a) ai monaci medioevali con le loro ore di preghiera anche notturna; b) a chiunque abbia dato un appuntamento a un abitante di una qualunque città mediterranea italiana (non voglio pensare ai paesi arabi), da Venezia a Napoli, da Palermo a Cagliari…; c) a chi aborre il luogo comune degli orologi svizzeri. – E.B.

038-096 Epifani (Mario), La collezione di disegni del conte Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 191-201. Ben 167 disegni appartenuti al conte Carlo Firmian si trovano oggi presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe del Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli. – L.R.

038-097 Espulga (Xavier) – Daniele Guernelli, Manoscritti umanistici miniati della biblioteca del cardinale Margarit, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 2, pp. 123-49. L’articolo si concentra sulla figura del cardinale-umanista catalano Joan Margarit, vescovo di Elna (1453-1462) e Girona (1462-1484). In contatto con alcuni dei più importanti uomini di cultura della sua epoca (tra cui Vespasiano da Bisticci), il prelato fu soprattutto un accanito bibliofilo, in grado di costituire una ricca raccolta personale composta in maggioranza da codici umanistici italiani. Gli a. realizzano un catalogo aggiornato dei manoscritti appartenuti a Margarit tentando altresì di ricostruire il percorso “bio-bibliofilico” del religioso. – N.V.

038-098 Facchin (Laura), Carlo Firmian e la scultura. Un difficile equilibrio tra interessi collezionistici e le politiche artistiche della corte arciducale a Milano, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 123-55. Il rapporto di Carlo Firmian con la scultura è meno indagato rispetto a quello con la pittura. Il contributo si sofferma in particolar modo sulla committenza del ministro asburgico ad alcuni scultori di fiducia. – L.R.

038-099 Fagnart (Laure), Les copies de la Cène de Léonard de Vinci, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 433-50 Þ «AB»038-072

038-100 Falvay (Dávid) – Péter Tóth, L’autore e la trasmissione delle Meditationes vitae Christi in base a manoscritti volgari italiani, «Archivum Franciscanum Historicum», 108, 2015, pp. 403-30. Il saggio non è che un tassello di una vasta bibliografia che si occupa della versione latina (di cui esiste una recente ma discussa edizione critica con l’ attribuzione a Iohannes del Caulibus) e di quella volgare delle Meditationes vitae Christi dello pseudo-Bonaventura. Qui vengono riassunti alcuni degli argomenti già precedentemente trattati: la dipendenza del testo volgare da quello latino, la datazione dell’opera che viene riportata ai primi del ‘300, l’attribuzione a frate Giacomo da San Gimignano identificato con uno spirituale francescano, il rapporto con il contemporaneo Arbor vitae di Ubertino da Casale. – E.B.

038-101 Fedi (Francesca), “Come la gemma più cara”: la sezione dei libri inglesi, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 239-59. La nota passione del conte Firmian per la cultura inglese si concretizza nella importante sezione di libri inglesi della sua biblioteca, oggetto di un apposito volume della Bibliotheca firmiana (Milano 1782-1783). – L.R.

038-102 Ferraglio (Ennio), Lo Zoo di carta, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 59-66. Una rassegna di due secoli di testi figurati di zoologia da Gesner a Filippo Bonanni. Ne emergono i problemi legati all’illustrazione libraria e alle tecniche per una sempre più fedele raffigurazione scientifica degli animali. – L.R.

038-103 Ferraldeschi (Matteo), L’ideale francescano della stretta osservanza e le implicazioni liturgico-musicali, in I libri corali della biblioteca cantonale di Lugano, a cura di G. ContiL. Saltini, pp. 27-40 Þ «AB» 038-159

038-104 Ferrari (Stefano), L’energia degli eroi. Gli exempla virtutis di Martin Knoller per il conte Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 35-55. Dopo la nomina a ministro plenipotenziario della Lombardia austriaca nel 1758 i gusti del conte Firmian si orientano più marcatamente verso i temi storici, in particolare verso gli esempla virtutis, soggetto prevalente nella committenza al tirolese Martin Knoller. – L.R.

038-105 Fetzer Günther, Literaturvermittlung, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 653-78. Come si può, oggi, promuovere e dare risalto alla letteratura? Secondo l’a. a giocare un ruolo decisivo è in primo luogo la critica letteraria; non sono però da sottovalutare organizzazioni quali le società letterarie, i musei, gli archivi, le accademie che, attraverso eventi di vario genere, spingono in questa direzione. – F.T.

038-106 For Aldus. Ad multos annos, London, Sokol Books, 2015, pp. 54, ill. col. Interessante catalogo di vendita della casa londinese Sokol dedicato al libro aldino in occasione del quinto centenario dalla morte di Manuzio. La maggior parte dei pezzi proposti riguarda in realtà la produzione di Paolo e Aldo junior, mentre del bassanese vengono presentate sedici edizioni. Tra queste spiccano sicuramente il De animalibus di Aristotele (1497-8) appartenuto al medico e filosofo milanese Ottaviano Ferrari poi al suo allievo Cesare Rovida, le Epistolae diversorum philosophorum (1499) con la splendida legatura ottocentesca inglese realizzata per George Granville Leveson-Gower, primo duca di Sutherland, e la Cornucopia di Perotti (1499) di cui si apprezzano la legatura coeva in assi e piena pelle riccamente decorata a secco, le numerose postille cinquecentesche e i segni di possesso, eloquenti testimonianze del percorso compiuto da questo interessante esemplare in oltre cinquecento anni di esistenza. – N.V.

038-107 Freedman (Jeffrey), Books without borders in Enlightenment Europe. French cosmopolitism and German literary markets, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2012 Þ rec. Sabine Juratic, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 346-50

038-108 Frimmová (Eva), Peter Révai a jeho historické dielo o uhorskej kráľovskej koruna, in Knihy v proměnách času, pp. 283-96. Sull’opera di Peter Révai dedicata alla storia dell’antica corona d’Ungheria. – E.B.

038-109 Futura - Art and typography. A tribute to Paul Renner, a cura di Larissa Galler Susanne Lang Angela Madesani Sergio Polano, Bergamo, Artphilen Foundation, 2013, pp. 62, ISBN 978-3-9524154-1-2, s.i.p. Il vol. è il catalogo della prima mostra allestita a Lugano dalla Artphilen Foundation e imperniata sull’attività di Paul Renner, l’ideatore del carattere Futura. La copertina colori pastello con grandi alette, il formato “quadrotto” e la saggia impaginazione progettata sull’unità dell’apertura, ne fanno a tutti gli effetti un libro pregevole. La prefazione della curatrice Larissa Galler, insieme ai contributi degli storici dell’arte Sergio Polano (vita e attività di Renner) e Angela Madesani (introduzione all’esposizione), precedono le riproduzioni del libro d’arte in esposizione Die Kunst der Typographie (opera di Antonio Alcaraz ed Emilio Sdun). L’irrinunciabile scelta del carattere “Futura” è fiancheggiata dalla saggia selezione di colori differenti per evidenziare la traduzione dall’inglese (nero) in italiano (rosso) e in tedesco (blu). – Davide Martini

038-110 Galli (Aldo) – Matteo Mazzalupi, Sulle tracce di don Paolo Moerich, chierico e scultore, in Quattrocento bondenese, pp. 23-60 (con ill.). I due a., in un interessante dialogo fra loro e con altri studiosi, offrono preziosa documentazione sulla curiosa figura del Moerich (colui che ospitò il chierico Pursmid, abile nel creare forme in creta da stampi non meno che di realizzare testi tipografici) che fu artefice in diverse località italiane di una serie di crocefissi assai rinomati, alcuni dei quali dotati persino di meccanismi semoventi. – E.B.

038-111 Garms-Cornides (Elisabeth), Diventare collezionista. Appunti sulla formazione del conte Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 11-32. L’a., da tempo studiosa del plenipotenziario austriaco in Lombardia, ripercorre le principali tappe della formazione intellettuale-estetica di Firmian. – L.R.

038-112 Gavinelli (Simona), Una panoramica sulla biblioteca personale del vescovo Bascapè, «Novarien», 44, 2015, pp. 189-259, ill. L’ampio e denso contributo indaga quella che dovette essere la natura e la consistenza della biblioteca di Carlo Bascapè – al secolo Giovanni Francesco, formatosi a stretto contatto con Carlo Borromeo – rispetto al panorama coevo, indagine sentita giustamente come necessaria in relazione alla modalità lavorativa del Bascapé nella redazione delle sue opere, che rivela una meticolosità e puntiglio nella scelta delle fonti archivistiche e bibliografiche. Il documento utilizzato per le identificazioni dei testi posseduti dal Bascapé è il lungo elenco (710 voci) accorpato nei fascicoli cartacei in folio alla segnatura Novara, Archivio Storico Diocesano, Milano, Racca, 9/3 fasc. 8. (non è chiaro se questo fosse stato fin dall’inizio redatto in subordinazione a un legato testamentario). L’a. – con una costante attenzione a leggere le voci dell’elenco (stampati per la maggior parte, pochi i manoscritti elencati), in relazione a quello che era il contesto del tempo e alle modalità di studio e agli interessi del personaggio – ricostruisce in maniera ineccepibile il profilo di quella che doveva essere la biblioteca del Bascapé, contribuendo a collocare un importante tassello nella bibliografia relativa alla figura di questo importante personaggio. Chiude il contributo la trascrizione integrale del documento. – A.T.

038-113 Geddo (Cristina), La galleria firmiana: il filone dei lombardi, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 57-99. Nella dispersa galleria del conte Carlo Firmian si può identificare un interessante filone di artisti lombardi. Il nucleo è interessante, perché consente di inquadrare meglio il ruolo del plenipotenziario nel processo di rinnovamento artistico e culturale della Lombardia teresiana. – L.R.

038-114 Gilmont (Jean-François), Les Memoires de l’estat de France sous Charles IX (1576-1579) de Simon Goulart: bilan bibliographique, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 227-38. Il contributo propone un raffinato profilo bibliografico delle edizioni delle Memoires de l’estat de France, attribuite circa un secolo fa al pastore Simon Goulart, di cui si identificano anche editori e tipografi. – L.R.

038-115 Gimeno Blay (Francisco M.), MIRÆ ANTIQVITATIS LITTERÆ QVÆRENDÆ. Poniendo orden entre las mayúsculas, in Culturas del escrito, pp. 19-32. A partire da un manoscritto padovano acquistato da Hernán Colón nel 1531 e intitolato Regola a far letre antiche l’a. tenta di ricostruite il movimento antiquario che nel corso del XV sec. portò al recupero dell’alfabeto maiuscolo romano. – E.B.

038-116 Giola (Marco), Tra erudizione e filologia: Jacopo Bernardi dantista, in Jacopo Bernardi, un veneto testimone dell’Ottocento, pp. 103-32. Bernardi fu un autore assai prolifico (la sua bibliografia conta più di 500 voci). Dopo una rapida rassegna degli studi sul Quattrocento e su Petrarca, l’a. si concentra sui suoi scritti danteschi, delineando i rapporti di Bernardi con altri dantisti quali Scolari e Giuliani. Viene inoltre preso in esame un ms. autografo di Bernardi conservato presso la biblioteca del Museo Correr con lo spoglio integrale delle varianti al testo della Commedia, tratte verosimilmente da almeno un incunabolo del poema con il commento di Cristoforo Landino. – Luca Mazzoni

038-117 Giovanazzi (Franco), Una biblioteca che genera cultura. Tre esempi, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 69-72. L’ospitalità al Circolo Trentino per l’Architettura, la riscoperta del trattato sull’architettura cappuccina composto dal confratello Antonio da Pordenone (stampato forse a Venezia nel 1603 e per tutto il Rinascimento vademecum dei frati fabbricieri) e infine la catalogazione edilizia delle missioni in Mozambico rette dalla Provincia Cappuccina di Trento e Bari: ovvero esempi di attività intra moenia ospitate nella Biblioteca dei Cappuccini di Trento, che testimoniano la rete di contatti sapientemente attivati da padre Lino con le più diverse istituzioni e persone. - Elena Gatti

038-118 Giunta (Filippo), I possedimenti a Genova del monastero di Santa Giulia in Brescia nell’VIII-X secolo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 45-52. Sulla base di alcuni documenti medievali conservati presso l’Archivio di Stato di Milano, si identificano alcuni possedimenti del potente monastero bresciano di San Salvatore – Santa Giulia a Genova tra VIII e X sec. – L.R.

038-119 Giunta (Filippo), Libri e documenti digitalizzati. Misintadigitalbooks, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 85-8. La Biblioteca Queriniana di Brescia e l’Associazione bibliofili bresciani “Bernardino Misinta” mette a disposizione degli studiosi un particolare scanner che permette di digitalizzare libri, antichi e moderni, con facilità e nel rispetto del materiale librario. – L.R.

038-120 Gomis Coloma (Juan), Un emporio del género de cordel. Agustín Laborda y sus menudencias de imprenta (1743-1776) , in Culturas del escrito, pp. 239-50. Interessante tentativo di analisi dell’attività di una tipografia “popolare” della spagna settecentesca. – E.B.

038-121 Graf (Werner), Leseverstehen komplexer Texte, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 185-205. Quali sono gli approcci teorici e metodologici necessari per la lettura, la comprensione, l’interpretazione e la spiegazione di testi e ipertesti particolarmente complessi? – F.T.

038-122 Griese (Sabine) – Nikolaus Henkel, Mittelalter, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 719-38. L’a. analizza da un lato i contesti in cui, durante il Medioevo, conoscere il latino era fondamentale per poter comprendere ciò che si leggeva e dall’altro quelli in cui, a fatica e con il passare del tempo, le lingue vernacolari presero piede. – F.T.

038-123 Guaraldi (Mario), Da editore a banchiere della conoscenza, Rimini, Guaraldi, 2015, pp. 39, ISBN 978-88-6927-211-0, s.i.p. (solo in formato digitale). Nato dalla comunicazione tenuta dall’a. al convegno luganese su Le biblioteche di fronte alle sfide del futuro” del 23 ottobre 2015, l’intervento è pregevole per diverse ragioni. Innanzitutto perché introduce l’idea della banca del sapere, del deposito (oserei dire inesauribile) della conoscenza, al quale si può attingere quanto si vuole, in quanti si vuole e per quanto si vuole senza che esso venga depauperato. In secondo luogo perché affianca all’utopia della cultura liberamente accessibile in formato digitale la dura realtà di un’economia che boccheggia e di una stratificazioni di “poteri forti” anche sul web. Da qui l’idea (che è in parte già realtà) di un “presidio culturale diffuso”, di una banca (ancora!) dati capace di offrire i testi a lettori come servizio pubblico, cioè, per ibridare i termini, di una biblioteca pubblica digitale. Stante la mutazione della forma del libro (ma non della sua ontologia) questa sarebbe l’occasione per tornare a parlare realmente della lettura (cioè della conoscenza) e non più solo del mercato (cioè della vendita). Ma il lucido pamphlet di Guaraldi è anche ben altro, e merita un’attenta lettura. – E.B.

038-124 Guareschi (Giovannino), L’ umorismo, a cura di Andrea Paganini, pp. 168, ISBN 978-88-941233-0-2, Poschiavo, l’ora d’oro, 2015, € 18. Curato con la consueta solerzia, il volumetto raccoglie alcuni scritti, parzialmente inediti, di Guareschi, dedicati a discutere e definire cosa sia l’umorismo (sulla loro origine vedi pp. 27-31 dell’ampia introduzione del curatore, pp. 7-45, nonché la bella rassegna stampa finale, p. 155-66). Nati da conversazioni tenute nelle più diverse occasioni, i testi raccolti costituiscono una eccezionale documentazione dell’idea del “far ridere” di uno dei più abili e fortunati scrittori umoristici del nostro Novecento. – E.B.

038-125 Haberland (Detlef), Kommentierte Bibliographie zum Buch- und Bibliothekwesen in Schlesien bis 1800, München, Oldenbourg, 2010 Þ rec. István Monok, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 350-2

038-126Hagenhoff (Svenja), Verlage und Buchhandel als Organisationen zur Bereitstellung von Lektüre, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 623-51. L’a. affronta l’aspetto economico che ruota attorno all’universo del libro e al mercato librario, considerando anche il settore del digitale, che negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede. – F.T.

038-127 Haidinger (Alois) Franz Lackner, Die Bibliothek und das Skriptorium des Stiftes Heilinkreuz unter Abt Gottschalk (1134/1147), «Codices manuscripti & impressi. Zeitschrift für buchgeschichte», supplementum 11, 2015, pp. 200, ill. col. Le minuziose schede catalografiche dei pezzi, che costituiscono la seconda metà del vol., sono precedute da numerose riproduzioni fotografiche di molti dei luoghi dei manoscritti descritti; aprono invece il vol. i testi introduttivi dei due a. che si sono occupati dei lavori sul fondo. – A.T.

038-128 Hartmann (Benjamin), Antike und Spätantike, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 703-18. Vengono prese in esame le pratiche di lettura nell’antichità, quando saper leggere era appannaggio di una ristrettissima cerchia di persone. – F.T.

038-129 Hass (Annika), Un libraire fournisseur de grandes bibliothèques européennes: Treuttel & Würtz, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 161-73. La libreria editrice Treuttel & Würtz, benché sia tra le più importanti dell’Europa del primo Ottocento, ha goduto finora di scarsa attenzione nel mondo degli studi. Il saggio si sofferma soprattutto sulle strategie commerciali messe in atto dalle origini, nel 1772, fino alla metà del XIX sec. – L.R.

038-130 Hegyi (Adám), Die Rolle der Buchbinderprediger in der Meinungsformung von ungarischen und deutschsprachigen reformierten Gemeinden am Ende des 18. Jahrhunderts bezüglich der gedruckten Bücher im südöstlichen Teil des Königreichs Ungarn, in Knihy v proměnách času, pp. 94-115. Libri e biblioteche tra i protestanti ungheresi del XVIII sec. – E.B.

038-131 Heilandová (Lucie), Osobní knihovna biskupa Matyáše Chorinského z Ledské v rajhradské klášterní knihovně, in Knihy v proměnách času, pp. 355-70. Individuazione e recupero di alcuni libri del vescovo Mathäus Chorinsky. – E.B.

038-132 Houdard (Sophie), «Faire le diable». La simulation de possession au XVIIe siècle, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 141-53 Þ «AB»038-072

038-133 Hradilová (Marta), Knihovna kláštera klarisek v Českém Krumlově, in Knihy v proměnách času, pp. 327-36. Già le soppressioni giuseppine colpirono le Clarisse di Česky Krumlov, alcuni dei cui libri sono ancor oggi però individuabili. – E.B.

038-134 «In corso d’opera», marzo 2016. Numero dedicato all’attività della tipografia Valdonega. – E.B.

038-135 Ingegneri (Gabriele), Il Capitolo della cattedrale di Adria e il suo archivio, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 195-210. Il Capitolo mostrato attraverso il suo archivio: ovvero dopo il riordino e la presentazione del relativo Inventario, l’a. prova a fare il punto sulla storia del Capitolo della cattedrale di Adria, una realtà in buona parte ancora misconosciuta. - Elena Gatti

038-136 Jacopo Bernardi, un veneto testimone dell’Ottocento. Atti del convegno di studi, Venezia, Ateneo Veneto, 26-27 novembre 2014, a cura di Piero Lucchi – Andrea Pavanello, Venezia, Ateneo Veneto, 2015, pp. 333, ill., isbn 978-88-89281-12-3, s.i.p. Il convegno dedicato a Jacopo Bernardi (Follina 1813-1897), figura della vita culturale, religiosa e politica veneta, è stato organizzato dal Museo Correr, presso la biblioteca del quale giacciono le carte, i libri e l’autografoteca dell’abate. Si schedano i contributi di particolare interesse. – Luca Mazzoni

038-137 Jeggle (Christof), Copier et contrefaire des textiles au temps de la Renaissance, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 293-306 Þ «AB»038-072

038-138 Jourde (Michel), Jean de Nostredame et les troubadours (1575). L’archive, la fiction et l’actualité littéraire, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 217-36 Þ «AB»038-072

038-139 Juríková (Erika) – Ladislav Tkáčik, Kniha ako obraz rehoľnej komunity, in Knihy v proměnách času, pp. 82-93. Prime considerazioni sulla biblioteca dei cappuccini di Bratislava. – E.B.

038-140 Käfer (Stephanus) – Esther Kovács, Ave Tyrnavia! Opera impressa Tyrnaviae typis Academicis, 1648-1777, Budapest-Esztergom-Nagyszombat, Esztergom Hittudományi Főiskola, OSZK – Nagyszombati Egyetem – Szent Adalbert Alapítvány, 2013 Þ rec. István Monok, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 352-5

038-141 Kahn (Didier), Faux et usage de faux dans la transmission de Paracelse en France (1577), in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 119-39 Þ «AB»038-072

038-142 Kašparová (Jaroslava), Amadisova pokladnice jako konverzační příručka i učebnice jazyka?, in Knihy v proměnách času, pp. 165-75. I romanzi di Amadis si trasformano da libri di intrattenimento in libri di istruzione. – E.B.

038-143 Kemp (William), Aspects de l’édition non signée Orion et Dédale chez l’imprimeur lyonnais Denys de Harsy 1534-1542, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 347-63 Þ «AB»038-072

038-144 Klecker (Elisabeth), Metamorphosen des Textes. Zu humanistischen Editionen lateinischer Panegyrik, in Knihy v proměnách času, pp. 19-36. Edizioni e ri-edizioni tedesche del primo XVI sec. di un testo in latino umanistico. – E.B.

038-145 Knihy v proměnách času. K výzkumu zámeckých, měšťanských a církevních knihoven, ed. Jitka Radimská, České Budějovice, Jihočeská univerzita, 2015 (‘Opera Romanica. Editio Universitatis Bohemiae Meridionalis’, 16), pp. ISBN 978-80-7394-542-8, s.i.p. (solo versione digitale). Oltre agli atti di un ricco convegno dedicato alla storia delle biblioteche in area ceca e slovacca tenutosi a Česky Krumlov, vengono pubblicati alcuni contributi sullo stesso tema ma allargati all’intera area europea. Ogni saggio fornisce una interessante bibliografia sul tema trattato. I contributi in lingue non occidentali sono di solito dotati di riassunti in tedesco o francese. – E.B.

038-146 Komora (Pavol), Ľudovít Štúr (1815-1856). Reformátor slovenskej spoločnosti, Bratislava, Slovenské národné múzeum, 2015, pp. 200, ISBN 978-80-8060-349-6, s.i.p. Si tratta del bel catalogo di una interessante mostra tenutasi al Castello di Bratislava e dedicata all’”inventore” della lingua slovacca. Ungherese di nascita ed evangelico di religione, ebbe la capacità di creare, sulla base dei dialetti slovacchi centrali, la nuova lingua nazionale, entrando così il dialettico confronto con le autorità dell’impero austro-ungarico: in mostra foto, libri, cimeli (in italiano si veda anche la buona voce di Wikipedia a lui dedicata). – E.B.

038-147 Kübler (Hans-Dieter), Lesen und Medien in der zweiten Hälfte des 20. Jahrhundert, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 793-812. Il saggio affronta la diffusione della lettura in Germania nel delicato periodo che segue alla Seconda Guerra Mondiale sino alla fine del secolo scorso: se da un lato leggere diviene una “competenza” sempre più comune, dall’altro la diffusione della lettura non risulta equamente distribuita all’interno di una società maggiormente alfabetizzata. – F.T.

038-148 Kuhn (Alex) – Susanne Kraus, Nutzergenerierte Texte in digitalen Netzwerken, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 679-99. Gli a. analizzano il fenomeno dei contenuti generati dagli utenti sul web: come avvengono “pubblicazione” e “distribuzione” di questi contenuti? E di che tipo di testi si tratta? – F.T.

038-149 Kuhn (Alex) – Svenja Hagenhoff, Digitale Lesemedien, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 361-80. Come il layout, il design e l’accessibilità di un contenuto digitale scritto, presentato attraverso diversi media, possono influenzare i comportamenti e il processo di lettura? – F.T.

038-150 Kuhn (Alex), Lesen als Identitätskonstruktion und soziale Integration, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 833-51. L’a. prova a esaminare la lettura nella sua specifica funzione di creare l’identità individuale e sociale della persona all’interno della società moderna e contemporanea. – F.T.

038-151 Kuhn (Alex), Lesen in digitalen Netzwerken, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 427-44. L’a. si focalizza sulle forme, le possibilità e le conseguenze dei processi di interazione sociale legati al “testo” che possono essere compiuti attraverso networks digitali. – F.T.

038-152 Kurscheidt (Jonas), Une nouvelle Nef des folz à Strasbourg? Réflections autour de la version strasbourgeoise du Narrenschiff de 1494/1495, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 73-93. Ampia analisi, sopratutto testuale, della curiosa edizione aumentata del Narrenschiff, pubblicata a Strasburgo tra 1494 e 1495 (Sebastian Bant, Das neue Narrenschiff, Strasbourg, Johann Grüninger, tra l’11 febbraio 1494 e il 23 maggio 1495], ISTC ib01081000). – L.R.

038-153«La Biblioteca di via Senato», 2, gennaio 2016. Il numero è dedicato alla ricorrenza del centenario Dada (1916-2016) e tratta del dadaismo, delle sue idee e degli uomini che ne furono protagonisti da Zurigo a Berlino (Marco Fioramanti), del dadaismo in Italia con Julius Evola (Vitaldo Conte), delle lettere dadaiste tra Evola e Tzara (Gianfranco De Turris), dell’annata 1921 e del dadaismo (Michele Ozi), dell’influenza del dadaismo sull’arte (Dario Evola), delle varie tendenze interne al movimento (Carmelo Strano) e contiene inoltre una intervista al filosofo Romano Gasparotti (Giovanni Sessa). Nella sezione Editoria Massimo Gatta tratta delle sovraccoperte che furono realizzate per il romanzo America primo amore di Mario Soldati. – A.T.

038-154«La Biblioteca di via Senato», febbraio 2016. Vi si tratta della princeps dell’ Ulysses di Joyce (Massimo Gatta), arti figurative in D’Annunzio (Luca Piva), Sigismondo Arquer (Giancarlo Petrella), Poe e il metodo indiziario (Piero Meldini), falsi di Torquato Tasso (Antonio Castronovo). – E.B.

038-155 Lai (Andrea), Alle nozze dello sposo. Gregorio Magno commentatore del Cantico dei cantici e le sue fonti, Roma, Città Nuova, 2014 (‘Fundamentis novis’, 3), pp. 252, ISBN 978-88-311-6403-0, € 30. Il vol., frutto della rielaborazione della tesi di dottorato dell’a., è incentrato sull’Expositio in Canticis canticorum, commento esegetico ai primi otto versi del Cantico dei Cantici. La forma incompleta in cui si è conservato e la complessa tradizione manoscritta di tale commento rendevano difficile, fino a oggi, attribuirlo con certezza a Gregorio Magno; anche perché la circolazione di questo testo è spesso riscontrata assieme al commento, sempre al Cantico, di Roberto di Tombalena. Lo studio dell’a. si pone quindi come obiettivo quello di analizzare tutte le fonti dell’Expositio, così da poter verificare l’attribuzione del testo a Gregorio Magno: affiancando a questo anche una meticolosa ricerca di paralleli testuali con altre opere attribuibili a Gregorio Magno, l’a. giunge quindi a confermarla. – A.T.

038-156 Lehmann (Yves), Le réseau des bibliothèques Eucor: avènement, développement, prolongements, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 217-24. Si propone un panorama della strategia documentaria de la Confédération européenne des universités du Rhin supérieur (EUCOR), la cui convenzione fondatrice è stata sottoscritta a Basilea il 19 ottobre 1989. – L.R.

038-157 Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, hrsg. von Ursula Rautenberg – Ute Schneider, Berlin- Boston, De Gruyter, 2016, pp. XIV + 907, ISBN 978-3-11-027551-3, s.i.p. Negli ultimi anni ci si è sempre più focalizzati sul tema della lettura che si trova anche al centro di questo ampio vol. in cui sono raccolti i risultati delle più recenti ricerche effettuate nei campi della neurofisiologia, della psicolinguistica, dell’educazione, della teoria delle comunicazioni sociali e degli studi librari. Si vedano schedati i singoli contributi. – F.T.

038-158 “libraria” (La) settecentesca di San Francesco del Monte a Perugia, a cura di Fiammetta Sabba, con la collaborazione di Maria Pia Barlozzini, Perugia, Fabrizio Fabbri, 2015, 2 voll., pp. 1014, ill., ISBN 978-88-6778-051-8, € 99. Questa imponente opera in due voll. si occupa in vario grado di ricostruire la storia bibliotecaria del convento francescano di Monteripido a Perugia, le cui vicende sono state oggetto in passato di importanti studi, tra cui non guasta ricordare perlomeno quelli fondamentali di Maria Grazia Bistoni Grilli Cicilioni (1973, 1976) e Maria Pecugi Fop (1976). Sorta verso la metà del Quattrocento come supporto dello Studium annesso al convento, la biblioteca del Monte conobbe un costante sviluppo nei secoli successivi. La continua espansione della riserva toccò l’apice a metà del Settecento, quando il procuratore generale dell’ordine, Carlo Maria Angeletti, per ospitare la raccolta cresciuta oltre misura, fece costruire uno splendido vaso librario in legno a due piani. A seguito delle soppressioni napoleoniche e sabaude i libri francescani furono asportati dalla loro sede originaria e incamerati dal comune di Perugia, sopravvivendo oggi in parte presso la Biblioteca comunale Augusta e in parte tra gli scaffali della Biblioteca dell’Università degli Studi. L’Augusta conserva anche due preziosi cataloghi alfabetici di fine Settecento relativi ai due ordini di scansie (20) del vaso francescano. Attraverso la costituzione di un database progettato sulle esigenze dei cataloghi, è stato possibile ricostruire non solo il posseduto dell’antica biblioteca francescana, ma anche l’originale organizzazione tassonomica della raccolta settecentesca. L’opera curata da Fiammetta Sabba permette dunque di ripercorrere l’antica disposizione dei volumi di Monteripido, in maniera da realizzare un contributo totalmente innovativo nell’ampio spettro degli studi storico-biblioteconomici relativi alle raccolte francescane. La maggior parte della pubblicazione è quindi occupata dalle schede descrittive delle edizioni realizzate dal team di collaboratori del progetto. La prima parte dell’opera comprende invece una interessante raccolta di saggi firmati da Fiammetta Sabba, Maria Paola Barlozzini, Luigi Giacometti, Alfredo Serrai, Paolo Renzi, Maria Alessandra Panzanelli Fratoni e Angela Iannotti, da cui si ricavano ottimi approfondimenti nonché preziosi spunti di ricerca. Alla Iannotti va collegata la realizzazione delle prime due appendici (con indici) dedicate alla descrizione dei manoscritti e degli incunaboli. Alla perizia di Enrico Ardolino è dovuta invece la terza appendice entro cui vengono forniti gli elenchi delle edizioni perugine schedate, delle edizioni identificate come “proibite” dai cataloghi settecenteschi, nonché la preziosa lista dei volumi manoscritti e a stampa appartenuti a Monteripido e registrati negli elenchi dell’inchiesta clementina del 1599-1600 (ms. Vat. Lat. 11315). L’opera è chiusa, oltre che da un fascicolo con splendide immagini a colori, da una serie di indici relativi ad autori principali e secondari, editori e tipografi, luoghi di stampa, cronologia e manoscritti. – N.V.

038-159 Libri (I) corali della Biblioteca cantonale di Lugano già del convento di Santa Maria degli Angeli, a cura di Giovanni Conti Luca Saltini, Lugano, Biblioteca cantonale di Lugano, 2015, pp. 123, ill., ISBN 9788890804564, s.i.p. Il vol., pubblicato in occasione della mostra Il suono della parola. I libri corali della Biblioteca cantonale di Lugano allestita dal 2 settembre al 14 novembre 2015, è un ottimo strumento per conoscere il patrimonio dei corali conservato presso la biblioteca luganese. Il vol. è corredato da sei saggi che spaziano dalla storia della miniatura a quella del canto gregoriano. Il primo, curato da Gerardo Rigozzi direttore della biblioteca, presenta il progetto che è stato attuato per la valorizzazione di questi codici (La valorizzazione dei codici corali della Biblioteca cantonale di Lugano). Il secondo contributo è di Giovanni Conti, responsabile delle produzioni musicali per la Radiotelevisione Svizzera, con il quale ha cercato di ricostruire il percorso liturgico e musicale dell’ex Convento di Santa Maria degli Angioli (Il suono della parola. Musica e liturgia nel Convento di Santa Maria degli Angioli a Lugano). Segue un interessante approfondimento sul rapporto tra i francescani e la musica, scritto da Matteo Ferraldeschi, OFM (L’ideale francescano della stretta osservanza e le implicazioni liturgico-musicali). Vittoria Orlandi Bolzari, prof.ssa presso l’ Università degli studi dell’Insubria, ha analizzato invece l’aspetto miniaturistico, proponendo uno studio specifico sugli artisti che hanno lavorato a questi corali (Miniature e miniatori dei libri corali del Convento luganese di Santa Maria degli Angioli). Infine, gli ultimi due contributi sono di carattere musicale. Il primo relativo agli inni (Gli inni nella liturgia francescana: Santa Maria degli Angioli a Lugano) curato da Giacomo Baroffio, esperto di liturgia e fonti musicali medievali, il secondo relativo alla melodia e alla notazione usate (Melodie e notazioni nei Graduali di Santa Maria degli Angioli) curato da Alessandro de Lillo, esperto di studi gregoriani e collaboratore dei maggiori centri di studio sulla materia in ambito scientifico, didattico, musicale ed editoriale. Il vol. si chiude con le schede bibliografiche dei corali redatte dalla prof.ssa Elena Vadori e da un utile piccolo glossario scritto da Giovanni Conti. – Luca Montagner

038-160 Lignani (Antonella), Il Solco e le sue tipografie: aspetti grafici delle pubblicazioni, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 171-96. Agli inizi degli anni ‘20 del Novecento, a breve distanza dalla conclusione della prima Guerra Mondiale, tre tifernati, accomunati dalla medesima passione per il libro e la cultura, danno vita alla Casa Editrice Il Solco. Attraverso un attento esame delle marche tipografiche, delle copertine e di vari aspetti grafici, l’a. si propone di individuare gli ideali e la particolare vocazione politico-sociale che ne sono alla base. – Anna Amico

038-161 Löhr (Isabella), Geschichte staatlich-rechtlicher und politischer Einflussnahmen auf das Lesen, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 493-508. L’a. ripercorre la storia della lettura tra Sette e Ottocento alla luce della storia del diritto d’autore e delle misure di controllo prese sulle pratiche di lettura. – F.T.

038-162 Lorenzotti (Pietro), Brescia visitata da Maximilien Misson nel 1788, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 41-4. François Maximilien Misson (1650-1722) compì un celebre viaggio in Italia di cui pubblicò (princeps Paris 1691) un’accurata relazione in forma di lettere inviate al conte d’Arran. Nel testo anche riferimenti al passaggio per la città di Brescia. – L.R.

038-163 Loskoutoff (Yvan), La copie de manuscrits pour la Bibliothèque Vaticane sous saint Pie V (1566-1572), d’après les comptes de la Chambre Apostolique, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 2, pp. 159-80. Il contributo analizza la documentazione contabile della Camera apostolica in relazione alla produzione dei manoscritti sotto il pontificato di Pio V (1566-1572), dando preziose informazioni sui copisti della Biblioteca Vaticana incaricati della realizzazione dei codici per lo stabilimento capitolino. – N.V.

038-164 Lüsebrink (Hans-Jürgen), Les Œuvres de Valentin Jamerey-Duval: une édition strasbourgeoise à la croisée des cultures, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 147-60. Si analizza un’opera “transculturale” per eccellenza, sia per i contenuti sia per il profilo dell’autore: l’edizione di Valentin Jamerey-Duval, Oeuvres, Strasbourg, Jean Georges Treuttel, 1784. – L.R.

038-165 Luz (Christine), Die Buchrolle und weitere Lesemedien in der Antike, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 259-77. L’a. analizza il “rotolo”, la prima vera forma di libro della storia, e si sofferma su come questa abbia influenzato non solo l’approccio e la lettura del testo in essa contenuto, ma anche la struttura del testo letterario stesso. – F.T.

038-166 Luzzi (Serena), La politica sullo scaffale. Testi giurisdizionalisti e anticuriali nella biblioteca di Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 261-70. Dal volume della Bibliotheca Firmiana (Milano 1782-1783) dedicato ai libri di politica e giurisprudenza emerge un’ampia messe di informazioni bibliografiche utile a definire le posizioni del conte Firmian, che avrà copiosamente attinto a questi libri nella sua attività di ministro asburgico. – L.R.

038-167 Maas (Jörg F.), Grußwort, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. V-VI. Una breve introduzione al vol. da parte dell’amministratore delegato della Stiftung Lesen, fondazione nata nel 1988 a Mainz, impegnata nella promozione della lettura e dell’alfabetizzazione. – F.T.

038-168 Macchi (Federico), Civica Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Il censimento delle legature storiche: anteprima, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 53-8. Resoconto del progetto, in via di completamento, di censimento delle legature di pregio della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia. Riproduzioni digitali ad alta definizione e descrizioni dei pezzi saranno disponibili on line sul sito della biblioteca. – L.R.

038-169 Macchi (Federico), L’angolo della legatura. The Great Age of English Bookbinding, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 80-4. Rassegna di elegantissime legature inglesi realizzate tra il 1660 (anno del ritorno di Carlo II dall’esilio) e il 1700. – L.R.

038-170 Madl (Claire), Strasbourg et l’exportation des livres vers l’Est de l’ Europe au XVIIIe siècle, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 109-26. Nel Settecento Strasburgo acquista sempre maggiore rilevanza come polo da cui la produzione libraria soprattutto francese parte verso il mercato dell’Europa orientale. – L.R.

038-171 Magma 60. Linguaggi, intrecci, finzioni. Un’antologia conviviale, a cura di Loretta Grandi, Macerata, Stampalibri book on demand, 2015, pp. 189, ill. col., manca ISBN, edizione fuori commercio in 100 esemplari. Tra il serio e il faceto un assai nutrito gruppo di amici (ben oltre cento!) hanno offerto brevi contributi allo storico della letteratura Alberto Brambilla in occasione del suo sessantesimo compleanno. Una miscellanea sui generis che propone versi inediti, racconti, brevi saggi, riflessioni, testimonianze. Il tutto condito con alcuni cammei artistici. Filo conduttore del vol., fuori commercio e stampato in tiratura limitata, è l’ironia, secondo l’esplicita dichiarazione del sottotitolo. Dalla serie dei testi e delle immagini emergono tutti gli interessi (scientifici e non) del festeggiato. Un modo simpatico per festeggiare un traguardo importante… tra amici. – L.R.

038-172 Magne (Matthieu), De la vie à l’oeuvre : les inédits du comte Charles-Joseph de Clary-Aldringen (1777 – 1831), in Knihy v proměnách času, pp. 306-26. Carte e appunti plurilingui del conte Charles-Joseph Clary-Aldringen della Boemia settentrionale. – E.B.

038-173 «Magyar könyvszemle», 131, 2015, II. Si parla di redazione di mss. in lingua volgare presso le monache francescane e domenicane, della biblioteca superstite di un canonico transilvano del ‘600, di edizioni della poesia ungherese di fine Settecento. Seguono notizie e recensioni. – E.B.

038-174 Mahling (Marina), Lesen und Schule, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 547-66. Il compito della scuola non è solo quello di insegnare a leggere ma anche di incrementare il desiderio e la motivazione alla lettura negli studenti. I dati però mostrano una realtà ben diversa. – F.T.

038-175 Maira (Daniel), Les ambitions littéraires de la copie: la réédition des Amours de 1553 de Ronsard, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 309-25 Þ «AB»038-072

038-176 Maitte (Corine), Imitation, contrefaçon et faux de verre à la Renaissance, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 239-54 Þ «AB»038-072

038-177 Mandingorra Llevata (Maria Luz), “Comensí a escriure en lo present libre per mamoriegar”. Escrituras del recuerdo entre la Edad Media y el Renacimiento, in Culturas del escrito, pp. 149-60. La cultura delle scritture memorialistiche nel Rinascimento spagnolo. – E.B.

038-178 Mariani (Franco), Dalle marche d’acqua ai marchi tipografici, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 81-8. Le filigrane e le marche tipografiche: «due segni con storia e funzioni diverse» (p.82). L’a. si muove dalla prima marca tipografica di Fust e Schoeffer e dalla più antica filigrana conosciuta (con il segno dell’infinito) per delineare i diversi percorsi dei due più grandi alleati nel mondo della stampa, il libro e la carta. –Anna Amico

038-179 Marino (Toni), Il carattere delle donne. La rappresentazione tipografica del femminile tra stampa periodica, quotidiani e letteratura, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 123-43. Particolare reinterpretazione dei Gender Studies, l’a. estende l’osservazione del genere femminile alle pratiche di scrittura e lettura. Se ne ricava un’interessante messa a fuoco circa la stratificazione culturale insita nella tipografia. Il confronto fra testate periodiche femminili di tipo popolare da un lato e quelle politicamente impegnate dall’altro (con uno sguardo finale alla letteratura rosa) ci presenta rispettivamente uno stile femminile – più ricco graficamente – e uno femminista, più serioso e vicino alle scelte tipografiche tipicamente maschili. – Anna Amico

038-180 Marquilhas (Rita), Grandes marges. Une approche sociopragmatique de textes manuscrits et de leurs graphismes, in Culturas del escrito, pp. 135-46. Un ampio campione (quasi 1.600) lettere distribuite sui secoli XV-XX consente all’a. di indagare gli aspetti grafici dello scriver lettere, dalle intestazioni, alle partizioni, all’eventuale inserimento di disegni. – E.B.

038-181 Marrache-Gouraud (Myriam), Merveilles de nature et contrefaçons dans les cabinets de curiosités, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 155-72 Þ «AB»038-072

038-182 Martino (Federico)Carmen Puglisi, «La piccola biblioteca del marchese». Un viaggio immaginario tra libri scomparsi, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 127-217. Suddiviso in due parti – la prima di taglio più storico, Dalla contraddizione, ovvero “tradizione” e “innovazione” alle origini della Modernità (pp. 127-92) si deve a Federico Martino; la seconda di taglio più bibliografico, I piacevoli diletti di un bibliofilo (pp. 193-217) a Carmen Puglisi – il corposo pezzo tenta di fornire esclusivamente «per induzione da titoli di opere acquistate e lette» (p. 146) un’interpretazione diacronica (e credibile) degli orientamenti culturali e della personalità del marchese Giuseppe Antonio Cortese, duca di Verzino e Savelli, così come essi affiorano dall’ inventario dei volumi (la piccola biblioteca, appunto) da lui raccolti nella seconda metà del XVIII sec. Si tratta di un documento manoscritto, a oggi inedito, di cui gli a. mettono a frutto circa un 10% corrispondente grossomodo alle edizioni datate e a quelle in qualche modo identificabili (si veda a questo proposito soprattutto la seconda parte). Debitamente interrogata, ciò che la fonte restituisce è un’istantanea non solo del marchese e dei suoi tanti e vari interessi – a giusta ragione gli a. la considerano infatti come una sorta di testamento spirituale – ma anche di un milieu culturale, di un’epoca e di un territorio, il crotonese, misconosciuto e spesso sottovalutato. - Elena Gatti

038-183 Memoria (La) di Elvira, Palermo, Sellerio, 2015 (‘La memoria’, 1000), pp. 264, ISBN 978-88-389-3343-1, € 10. Il più elegante e bel ricordo di Elvira Sellerio che si potesse immaginare: oltre una ventina di autori, collaboratori, amici ricordano l’editrice Sellerio, regalando pagine non meno intime che capaci di delineare le “strategie” di una delle più originali e riuscite esperienze editoriali del dopoguerra. Alcuni ricordi più d’occasione, altri brillano per intelligenza e affetto, come quello di Adriano Soffici («scriveva bene, ma lasciava che lo facessero gli altri… per sé aveva ritagliato l’altra metà: leggeva bene…»), tutti comunque tesi a raccontare «l’ avventura di una casa editrice di altissima qualità, in Sicilia e soprattutto a quei tempi…, diventata un modello culturale» (Andrea Camilleri). In fine l’elenco completo dei primi mille titoli della collana – E.B.

038-184 Modráková (Renáta), Středověké rukopisy v soukromém vlastnictví benediktinek z kláštera sv. Jiří na Pražském hradě, in Knihy v proměnách času, pp. 337-54. Prime indagini sui manoscritti del monastero benedettino di S. Giorgio di Praga. – E.B.

038-185 Molino (Paola), Ni Gessner ni Possevino: Hugo Blotius et la réorganisation de la bibliothèque impériale de Vienne à la fin du XVIe siècle, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 277-304. Nel 1575 il giurista olandese Hugo Blotius (1534-1608) fu incaricato dell’organizzazione della biblioteca di corte di Massimiliano II nel convento dei Minimi di Vienna, adottando un canone differente rispetto a quelli classici del Cinquecento. – L.R.

038-186 Monok (István), La Hongrie et l’édition alsacienne, 1482-1621. Conjoncture éditoriale et évolution des représentations d’un pays, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 51-72. Si analizzano i rapporti tra l’editoria alsaziana e l’Ungheria nel corso di un secolo e mezzo. L’attenzione è focalizzata soprattutto su come evolve nel tempo la percezione dell’Ungheria nei libri stampati in questa regione, campione significativo per l’intera Europa occidentale. – L.R.

038-187 Montenach (Anne), Économie, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 39-44 Þ «AB»038-072

038-188 Morandini (Mino), Editoriale, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 3-4. Duro J’accuse contro una cultura e una scuola contemporanee che hanno dimenticato i libri e, in generale, la cultura umanistica. – L.R.

038-189 Morandini (Mino), Visti in libreria. Rubrica di recensioni librarie, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 75-9. Consueta rassegna di brevi recensioni di recenti pubblicazioni: dall’ Edizione Nazionale delle opere di Giuseppe Cesare Abba, all’Antapodosis di Liutprando della Fondazione Valla, fino alla nuova traduzione di Harry Potter. – L.R.

038-190 Moscheo (Rosario), Fermenti religiosi e vita scientifica nella Sicilia del Cinquecento in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 241-313. Il contributo si inserisce nel filone di studi da tempo battuto dall’a., che sta infatti elaborando una biografia critica dell’umanista e scienziato messinese (ma greco di origine) Francesco Maurolico (1494-1575). In queste pagine dedicate a Padre Fiore, l’a. approfondisce le vicende biografiche del personaggio (in particolare si insiste sul peso che il pensiero erasmiano avrà in tutta la vicenda del Maurolico, nonostante essa si dispieghi in anni pericolosamente in bilico tra Riforma e ortodossia) mettendo bene a fuoco la rete di legami e lo sfondo culturale in cui l’umanista si mosse. - Elena Gatti

038-191 Mounier (Pascale), Introduction, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 7-13 Þ «AB»038-072

038-192 Mounier (Pascale), Le vocabulaire de la copie et du faux, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 57-75 Þ «AB»038-072

038-193 Mounier (Pascale), Littérature, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 31-7 Þ «AB»038-072

038-194 Mounier (Pascale), Orientation bibliographiques, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 79-83 Þ «AB»038-072

038-195 Mouren (Raphaële), La place des humanistes dans la rééditions des auteurs antiques: stratégies éditoriales et titres trompeurs, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 327-45 Þ «AB»038-072

038-196 Mouysset (Sylvie), Aux marges de l’écrit. L’empire des signes dans les livres de raison français (XVe-XIXe siècles) , in Culturas del escrito, pp. 189-98. I libri di conti non interessano solo la storia economica, e non solamente per il fatto di essere talvolta depositari di scritture anche letterarie, ma perché divengono il luogo di una specifica memoria personale e familiare. – E.B.

038-197 Muratović (Bettina), Lesen und Familie, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 383-400. La famiglia è il luogo che più influisce e modella l’acquisizione e la capacità di lettura nel bambino, tanto da determinarne in maniera decisiva la sua vita futura da lettore. – F.T.

038-198 Nativel (Colette), Histoire de l’art, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 51-4 Þ «AB»038-072

038-199 Necchi (Rosa), “Molti libbri buoni e parte rari”: la biblioteca italiana di Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 271-98. Sono circa un migliaio i libri italiani facenti parte della raccolta del conte Firmian, tra monografie, opuscoli e periodici. L’a. ne traccia un profilo sulla base dei dati bibliografici ricavabili dal volume della Bibliotheca firmiana (Milano 1782-1783) dedicato alle Literae humaniores. – L.R.

038-200 Nova (Giuseppe), Gabriel “Librarius” poco noto mercante bresciano con bottega in città nel XV secolo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 37-40. Alcuni frammenti documentari permettono di definire la presenza a Brescia di tale Gabriel “librarius”, personaggio noto, ma identificato in passato in maniera improbabile. La sua figura rimane ancora in gran parte misteriosa. – L.R.

038-201 Odier (Antoine), Les pratiques d’écriture personelle et le thème du soi. Pour une étude comparée des discours scientifiques concernant les ego-documents de l’Europe d’Ancien Régime (XVIIe-XVIIIe siècle), in Culturas del escrito, pp. 161-9. Con un forte richiamo teorico all’esperienza del rinnovamento paleografico della “storia della cultura scritta” di Armando Petrucci, l’a. tenta di impostare un approccio scientifico allo studio delle scritture diaristiche (egoscrittura). – E.B.

038-202 Officina (L’) letteraria e culturale dell’età mazziniana (1815-1870). Giornate di studio, a cura di Quinto Marini – Giuseppe Sertoli – Stefano Verdino – Livia Cavaglieri, Novi Ligure, Città del silenzio Edizioni, 2013, pp. 335, isbn 978-88-97273-05-9, € 25. Il vol., esito del lavoro condotto dall’unità di ricerca dell’Università di Genova nell’ambito del prin 2008 Cultura e letteratura del Risorgimento, è articolato in quattro sezioni, dedicate rispettivamente a Mazzini e il romanzo, Nemici dell’Unità, Testi, attori e scene drammatiche, Echi del Risorgimento fuori d’Italia. «L’ analisi dei forti interessi di Mazzini per la letteratura, e in particolare per il romanzo, ha riscoperto un pensatore politico fondamentale nel nostro Ottocento per quella sua convinzione della funzione centrale dell’arte nel progresso della storia e nelle conquiste del popolo; lo scavo nel frastagliato arcipelago della letteratura e della pamphlettistica “antirisorgimentale” è andato ben oltre l’obsoleta immagine negativa […]; i rapporti fra teatro recitato e Risorgimento […] hanno fornito uno spaccato vivo e per certi versi inatteso della propaganda ideologica portata davanti al pubblico; l’ indagine sul Risorgimento fuori d’Italia […] ha seguito la doppia valenza dell’eco di parole che esulano dalla Patria all’estero diffondendovi ideali, gridi di dolore, “memorie” e ritratti di martiri ed eroi […] per poi far ritorno in Patria» (dalla Premessa di Quinto Marini, pp. 9-10). - Luca Mazzoni

038-203 Osele (Alessandro), Il catalogo bibliografico trentino, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 25-7. Costituzione del comitato regionale (trentino) dell’AIB, studio per una catalogazione uniforme del materiale (soprattutto alla luce delle RICA) e primo abbozzo del Catalogo Bibliografico Trentino: l’a. ripercorre il cammino che ha portato, non senza difficoltà e incomprensioni, a centrare questi tre importanti obbiettivi. Sullo sfondo, l’apporto di padre Mocatti, come sempre fattivo e decisivo. - Elena Gatti

038-204 Ottaviani (Gianni), Una famiglia tipografica tra tradizione ed innovazione: la Grifani Donati, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 223-29. Ricordi in prima persona della difficile vita in tipografia fra tradizione, innovazione e memoria da preservare. – Anna Amico

038-205 Paci (Enrico), L’avventura editoriale della Libreria editrice “La Tifernate” di Giuseppe Paci, in Tipografi, librai, illustratori. Un sguardo alle arti editoriali, pp. 197-207. Nata come cartoleria/libreria, Giuseppe Paci decide presto di trasformare La Tifernate, da lui fondata, in Libreria Editrice. Era il 1927 e il suo lavoro funge da forte punto di riferimento per la vita culturale cittadina. Una piccola realtà che mantiene nel tempo la potenza del sogno del suo fondatore e la sua altisonante personalità. – Anna Amico

038-206 Pancheri (Roberto), La pittura veneta nella collezione di Carlo Firmian, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 101-22. La significativa presenza di autori veneti nella galleria firmiana è emersa solo in anni relativamente recenti. L’interesse di Firmian verso l’arte veneziana doveva venire dai suoi soggiorni in Laguna (il primo era del 1741) e dai suoi contatti con alcuni personaggi cardine del mercato artistico locale come il console inglese Joseph Smith (1682-1770). – L.R.

038-207 Passera (Claudio), Un teatro di carta. Gli incunaboli milanesi di Terenzio e Plauto, «Annali di storia moderna e contemporanea», II, 2014, pp. 225-50. Il corposo contributo si propone di prendere in esame le varie edizioni delle commedie di Terenzio e di Plauto stampate a Milano tra il 1474 e il 1500. Il metodo di indagine dello studioso, che si è soffermato puntigliosamente sull’analisi delle edizioni, sia in relazione alla loro veste editoriale che in relazione all’aspetto materiale degli esemplari, ha permesso di riflettere su questo tipo di produzione, arrivando a ricostruire il contesto in cui queste edizioni furono prodotte. Contesto che parla di quella che fu la loro incidenza sul mercato librario della Milano del tempo, il loro pubblico reale e il loro eventuale legame (qui smentito dall’a.) con la cultura teatrale della corte degli Sforza in quegli anni. L’indagine condotta sui libri, i cui risultati vengono presentati nella prima parte, arriva infatti a escludere questo tipo di legame con l’attività teatrale milanese – attività le cui linee principali vengono ripercorse dall’a. a inizio dello studio (assieme all’esame di queste stampe di Terenzio e Plauto in relazione all’attività tipografica nella seconda metà del XV sec. a Milano) – evidenziando invece come queste pubblicazioni fossero di destinazione principalmente scolastica, legate agli insegnamenti di Giorgio Merula e Giovan Battista Pio. Questa destinazione è confermata anche dalla loro veste editoriale semplice, caratterizzata dall’assenza di illustrazioni e dal continuo aggiornamento filologico dei commenti ai testi. Chiudono il contributo le minuziose schede bibliografiche degli esemplari esaminati che, precise nell’ esplicare la struttura dell’edizione e la natura degli esemplari, hanno permesso di trarre queste importanti conclusioni riguardo al contesto di uso e alla circolazione di questi libri nella Milano del Quattrocento. – A.T.

038-208 Pavelková (Jindra), Pronikání tištěných liturgických knih do rajhradské klášterní knihovny, in Knihy v proměnách času, pp. 222-38. Tracce della produzione manoscritta di libri liturgici tra i benedettini di Rajhrad. – E.B.

038-209 Petrella (Giancarlo), Aldo Manuzio editore, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 11-8. L’a. sottolinea alcuni importanti aspetti dell’impresa manuziana, evidenziandone soprattutto la combinazione tra progetto culturale e necessità commerciali. L’unica possibilità per qualunque tipografo-editore di sopravvivere nel tempo è gestire questi due poli dell’attività: quello economico e quello culturale. – L.R.

038-210 Petrella (Giancarlo), Collezioni e collezionisti di incunaboli nella Milano del Sei-Settecento. I. Incunaboli in casa Maggi, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 2, pp. 211-29. Partendo dall’analisi del catalogo di vendita (1727) della raccolta bibliografica appartenuta al poeta e drammaturgo Carlo Maria Maggi e a suo figlio Michele, l’a. getta nuova luce sulla storia del collezionismo librario, in particolare legato al mondo degli incunaboli, nella Milano d’età moderna. Una copia del catalogo d’asta, conservata oggi in Ambrosiana, contiene le indicazioni manoscritte dei prezzi di partenza e delle aggiudicazioni finali, divenendo in tal modo una fonte importantissima per gli studi sul commercio librario italiano di inizio Settecento. – N.V.

038-211 Pettoello (Alberta), Les nobles Sanvitale de Parme et leurs écritures d’achat des livres à la fin du XVIIIe siècle, in Culturas del escrito, pp. 229-37. Anche se è difficile riconoscere uno statuto comunicativo specifico ai documenti relativo all’acquisto di materiale librario, l’a. si cimenta in tale impresa. – E.B.

038-212 Peverada (Enrico), Francesco da Fiesso arciprete di Bondeno (1451-1483), in Quattrocento bondenese, pp. 61-120 (con un’appendice iconografica e documentaria). Facendo seguito ad altri contributi dedicati al personaggio, l’a. ne tratteggia la figura di vicario episcopale in diverse diocesi emiliano-romagnole, nonché la figura di canonista ed esperto in visite pastorali: l’insieme delle informazioni permette di meglio comprendere il ruolo culturale e religioso che Bondeno rivestiva negli anni del contratto Moerich-Pursmid per la stampa. – E.B.

038-213 Pfister (Laurent), Histoire du droit et des idées politiques, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 19-26 Þ «AB»038-072

038-214 Philipp (Maik), Geschlecht und Lesen, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 445-67. Esistono delle differenze nelle pratiche di lettura tra uomini e donne? L’a. analizza tre diversi aspetti connessi al genere del lettore: motivazione di lettura abituale, preferenze tematiche dei materiali di lettura e ricezione di mode letterarie. – F.T.

038-215 Philipp (Maik), Peers und Lesen: Lesesozialisatorische und lesedidaktische Perspektiven, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 401-25. Il ruolo giocato da amici e compagni di scuola può, in certi casi, influenzare alcuni aspetti della capacità di lettura (come la scorrevolezza); mentre invece gli amici collocabili al di fuori della scuola risultano più importanti nello “spingere” alla lettura e in un certo tipo di atteggiamento verso di essa. – F.T.

038-216 Philipp (Mark), Schreibstrategien und Leseverstehen, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 207-32. L’a. analizza da un punto di vista teorico ed empirico il rapporto tra comprensione del testo e capacità di scrittura. – F.T.

038-217 Piccolo schermo – Che cos’è e come funziona la Children’s Television, a cura di Piermarco Aroldi, prefazione di Guido Gili, Milano, Guerini e Associati, 2015 (‘Connessioni’, 8), pp. 230, ISBN 9788862505963, € 21,50. Il punto di partenza di questo vol. è un’indagine triennale, curata da OssCom (Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’U.C. con sede a Milano) e promossa da Focus in Media, osservatorio sulla comunicazione e i media della Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con Sky Italia. Soggetto della ricerca è la televisione per bambini, tema a prima vista semplice ma attraversato da una serie di questioni intricate che è compito della società sbrogliare e rendere note al pubblico. Il curatore dell’opera, Piermarco Aroldi, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la facoltà di Scienze della formazione dell’U.C., a ragione sottolinea come la qualità dell’esperienza televisiva dei bambini e dei ragazzi costituisca una parte non trascurabile della loro crescita e formazione e quanta responsabilità abbia la comunità nei confronti dei membri più giovani di essa. L’indagine sulla cosiddetta Children’s Television – termine scelto per la concreta mancanza, nella lingua italiana, di una variante che possa restituire con altrettanta sinteticità e ampiezza la complessità del caso – si sviluppa in capitoli che analizzano, senza lesinare su dati statistici e su esempi concreti, vari livelli della questione: si parte da una visione generica del panorama europeo della televisione digitale multicanale per poi focalizzarsi sulla situazione italiana, con attenzione alle tendenze, anche di carattere editoriale, con cui si manifesta l’offerta di programmazione. Viene preso in considerazione il pubblico di CT – questa la sigla adoperata all’interno del vol. – e, in conseguenza a ciò, anche chi si occupa della produzione (filiere, operatori, stakeholders). La conclusione dell’opera si fa volutamente teorica e riflessiva nei confronti delle sfide che il panorama televisivo attuale prospetta negli anni a venire. In un ambiente in cui l’offerta sta progressivamente migliorando, in qualità e quantità, si avverte l’idea del media come ecosistema complesso, un campo di decisioni e scelte operate da molteplici attori nei confronti di un’audience a sua volta sfaccettata: i bambini, «soggetti da educare, cittadini da formare, utenti da intrattenere, consumatori da coltivare». È così che si viene a creare la particolare situazione della Children’s Television, unico caso in cui non si può parlare di generi o sotto-generi di programmazione, ma di vera e propria realtà televisiva in cui a dare identità e definizione è il pubblico di riferimento. – Valentina Giusti

038-218 Pittion (Jean-Paul), Le Livre à la Renaissance. Introduction à la bibliographie historique et matérielle, Turnhout, Brepols, 2013 Þ rec. Jaroslava Kašparová, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 355-8

038-219 Pound (Ezra), L’ABC del leggere, Milano, Garzanti, 2012, pp. X + 212, ISBN 978-88-11-60151-7, € 12. Un piccolo libro del ‘34 già uscito in italiano nel ‘74, ma che ancora affascina: un seminario mai tenuto dal suo a. per spiegare ai giovani come leggere la poesia superando gli stereotipi delle mode (vedi la bella Prefazione di Marzio Breda). Una lezione del “miglior fabbro” che sa (per aforismi e veloci illuminazioni) condurre a fondo nella riscoperta del mistero della lettura oltre che della creazione del testo letterario. Parole chiave: esperienza, noia e divertimento, libri inutili, ideogrammi, linguaggio, condensare, fanopea, melopea, logopea. – E.B.

038-220 Professioni (Le) dei beni culturali: affinità, differenze, sviluppi futuri, Atti del Convegno MAB Friuli-Venezia Giulia, Trieste, 13 dicembre 2013, a cura di Cristina Cocever, Trieste, EUT, 2015, pp. 64, ISBN 978-88-8303-637-8, s.i.p. Gli Atti del convegno triestino dedicano particolare attenzione ai punti di tangenza delle tre diverse figure di bibliotecario, archivista e curatore di musei. Il vol. raccoglie 6 interventi (Arena, De Magistris, Baldin, Martignon, Marchini, Tammaro), a cui si aggiunge in apertura, la nota del curatore, Cristina Cocever, e l’introduzione di Elisa Zilli. Tammaro e De Magistris sviluppano una riflessione sul profilo di bibliotecario e sulla necessità di una formazione costante per restare al passo con le nuove tecnologie emergenti. Il rischio, analizzato da Baldin, è duplice: l’estinzione di una professione o la sua reinvenzione. Al contrario, Martignon si concentra sull’evoluzione della normative in vigore per il settore archivistico, mentre Bianchini elenca una serie di valori, condivisibili nell’ambito di tutte le tre professioni culturali. Chiude il vol. un’indagine statistica svolta da AIB (e riassunta da Ilario Ruocco e Rachele Arena) sul personale e le attività svolte nelle biblioteche del Friuli-Venezia Giulia. – Davide Martini

038-221 Professore (Il) e l’editore. Tre lettere inedite di Dino Provenzal, a cura di Roberta Campagna, Milano, CRELEB– Università Cattolica, Edizioni CUSL, 2016, pp. 26, ill. b/n, ISBN 978-88-8132-7317. Libello molto interessante che assieme a un succinto ma esaustivo profilo biobibliografico di Dino Provenzal ospita tre lettere inedite inviate al poligrafo livornese da Emilia Santamaria Formiggini, Curzio Malaparte e Marino Moretti, frutto delle approfondite ricerche della curatrice all’interno dell’Archivio Storico Civico del comune di Voghera. – N.V.

038-222 Provincia Toscana delle “SS. Stigmate” dei Frati Minori Conventuali, L’eredità del Padre. Le reliquie di san Francesco a Cortona, Padova, Edizioni di Sant’Antonio, 2007, ISBN 978-88-250-1872-1, € 10. Il volumetto, ben illustrato a colori, ha il merito di presentare, tra l’altro, un antico evangeliario ms. che la tradizione attribuisce all’uso di san Francesco stesso e che è ammirabile tra le reliquie conservate nella chiesa di S. Francesco di Cortona. I relativi contributi si devono a specialisti del settore come Caterina Tristano, Gianluca M. Millesoli, Simone Allegria. – E.B.

038-223 Quattrocento bondenese. Religiosità stampa arte cultura [a cura di Enrico Peverada] = «Analecta pomposiana», 39, 2014, pp. 184. Il vol. raccoglie gli atti della seconda giornata (tenutasi il 24 giugno 2013) del convegno 550° del frammento Parsons-Schede. Bondeno e il suo patrimonio culturale tra passato e futuro (gli atti della prima giornata, dedicata a storia arte e archeologia, sono stati pubblicati come un vol. a sé). Si schedano i singoli contributi. – E.B.

038-224 Quellier (Florent), Honnêteté – Malhonnêteté dans le commerce des menues denrées. La marchande de fruits et légumes de Louis Moillon (1630), in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 255-67 Þ «AB»038-072

038-225 Raccolte (Le) di Minerva. Le collezioni artistiche e librarie del conte Carlo Firmian. Atti del convegno Trento-Rovereto, 3-4 maggio 2013, a cura di Stefano Ferrari, Trento-Rovereto, Società di studi trentini di scienze storiche – Accademia roveretana degli Agiati, 2015 (Monografie. Nuova serie, 6), pp. 317, ill. b/n e col., ISBN 978-88-8133-043-0, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti del convegno internazionale svoltosi a Trento e a Rovereto il 3 e il 4 maggio 2013. L’idea nasceva dal ritrovamento del catalogo manoscritto delle Pitture e sculture del Signor Conte Carlo de Firmian, un documento che, modificando l’impietosa vulgata trasmessa da Pietro Verri, permetteva di rivalutare il ruolo attivo e creativo esercitato dal Firmian (1718-1782) nel panorama collezionistico milanese del Settecento. Dopo un saggio introduttivo, dovuto a Elisabeth Garms-Cornides, i dodici contributi sono raccolti in due sezioni, la prima, più ampia, riguardante le raccolte artistiche, la seconda dedicata alla biblioteca. Il vol. è corredato da belle illustrazioni a colori e in bianco e nero. Chiude l’indice dei nomi. Sono schedati i singoli contributi. – L.R.

038-226 Rautenberg (Ursula) – Ute Schneider, Historisch-hermeneutische Ansätze der Leserforschung, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 85-114. L’a. affronta i più significativi metodi e approcci di ricerca sviluppatisi nel campo degli studi storici sulla lettura, a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso. – F.T.

038-227 Rautenberg (Ursula) – Ute Schneider, Vorwort der Herausgeberinnen, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. VII-XII. Le due curatrici ripercorrono le tematiche trattate nei quattro ampi capitoli in cui è suddiviso il vol. – F.T.

038-228 Rautenberg (Ursula), Das Buch in der Codexform und einblättrige Lesemedien, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 279-336. Interesse del contributo è di analizzare in particolare la forma “codex” assunta sia dal manoscritto medievale, sia dal moderno libro a stampa, ma anche altri “mezzi” che veicolano la lettura, partendo sempre dall’idea che il medium è un artefatto e un oggetto di utilizzo quotidiano. – F.T.

038-229 Rautenberg (Ursula), L’ imprimerie et le commerce du livre à Strasbourg de Johann Mentelin au XVIe siècle: quelques-unes de leurs caractéristiques, suivi de Considérations sur l’utilité des Digital Humanities pour les recherches sur le livre, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 11-28. Partendo da un ampio status quaestionis degli studi, il contributo presenta le caratteristiche di Strasburgo come centro di produzione e di circolazione del libro tra Quattro e Cinquecento. – L.R.

038-230 Rhodes (Dennis E.), Baldassarre Faventino detto il Tonante, «La Bibliofilìa», 117, 2015, n. 2, pp. 151-8. Il saggio analizza la produzione dell’editore-libraio-cantastorie Baldassarre Faventino, detto il Tonante, costituita da nove edizioni stampate tra il 1545 e il 1554. – N.V.

038-231 Rhodes (Dennis E.), Edizioni del XV e XVI secolo del fondo Jacopo Bernardi in Jacopo Bernardi, un veneto testimone dell’Ottocento, pp. 301-33. Catalogo di incunaboli e cinquecentine della biblioteca del Museo Correr, fondo Bernardi, compilato dall’a. parallelamente a quello della Fondazione Cini. Si tratta di 73 esemplari, descritti sulla scorta di ISTC: emergono anche alcune cinquecentine sinora non censite. Seguono tre indici: degli stampatori ed editori, dei luoghi di pubblicazione e delle provenienze e possessori. – Luca Mazzoni

038-232 Ricziová (Beata) – Katarína Pekařová, Katechizmus zdravia a jeho stredoeurópske cesty, in Knihy v proměnách času, pp. 200-21. L’affermazione delle idee illuministe attraverso la diffusione del Catechismo della salute. – E.B.

038-233 Ridi (Riccardo), Deontologia professionale, Roma, Associazione italiana biblioteche, 2015 (‘ET. Enciclopedia tascabile’, 34), pp. 92, ISBN 978-88-7812-240-6, € 12. L’a. riflette su quali siano i fini ultimi del ruolo dell’istituzione Biblioteca e dei bibliotecari, le cui competenze non vanno ridotte a una serie di prassi o normative da rispettare al fine di garantire determinati servizi o non infrangere leggi. Riflessione questa che risulta tanto più necessaria quanto più si viene ridefinendo il ruolo delle biblioteche in relazione alle nuove tecnologie che devono essere viste per quelle che sono: degli strumenti, utili sicuramente, da adattare ai contesti e non da seguire come si fa con le mode. Per questo la definizione della deontologia professionale della figura del bibliotecario risulta essere una competenza professionale fondamentale che viene tracciata in questa pubblicazione (facendo riferimento ai relativi codici deontologici, da poco promulgati e aggiornati dall’IFLA e dall’AIB). Il vol. si divide in vari capitoletti che toccano diversi aspetti della deontologia: dall’etica, alla libertà intellettuale, alla responsabilità sociale; chiudono il tutto il Codice Etico dell’ILFA e per i bibliotecari e i lavoratori dell’informazione e dell’AIB (principi fondamentali) e la bibliografia di riferimento in materia di deontologia per i bibliotecari. – A.T.

038-234 Rigozzi (Gerardo), La valorizzazione dei codici corali della Biblioteca cantonale di Lugano, in I libri corali della biblioteca cantonale di Lugano, a cura di G. ContiL. Saltini, pp. 9-11 Þ «AB» 038-159

038-235 Rivali (Luca), Pélerinage des hommes, pérégrinations de livres. La formation de la bibliothèque de la Custodie de Terre Sainte à Jérusalem, in Knihy v proměnách času, pp. 374-87. Vengono ricostruite le vicende relative alla formazione del nucleo librario più antico della Biblioteca della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme. – E.B.

038-236 Rivoletti (Christian), Ariosto e l’ironia della finzione. La ricezione letteraria e figurativa dell’Orlando furioso in Francia, Germania e Italia, Venezia, Marsilio, 2014, (‘Ricerche’), pp. XXX + 433, ill. col., ISBN 978-88-317-2111-0, s.i.p. Quello compiuto dall’a. è un percorso che si snoda attraverso secoli di riletture dell’Orlando furioso al fine di comprendere più a fondo la reale ricezione e il tipo di considerazione che l’ironia ariostesca riuscì a riscuotere nel pubblico dei lettori. Se fu oggetto di ammirazione e imitazione da parte di autori quali Pirandello e Calvino, così come da parte della critica moderna e contemporanea (degli ultimi due secoli circa), è risaputo che essa venne sottoposta ad aspre critiche e condanne già a partire dagli anni subito successivi alla pubblicazione del testo. Secondo Rivoletti furono due i fattori principali alla base di questo atteggiamento “negativo”: da un lato «l’affermarsi di un clima culturale avverso a una lettura del Furioso libera da pregiudizi e disposta a saggiarne la portata ironica» e dall’altro il «carattere stesso dell’ironia ariostesca, la quale rappresenta una vera e propria novità storica» (p. XVIII). Ma, allora, grazie a chi e quando avvenne la sua riscoperta? E quali furono le personalità in grado di comprenderne il valore prima di questa “rivoluzione”? Ecco le due principali domande alle quali l’a. cerca di dare una risposta nel suo lavoro, suddiviso in sette ampi capitoli: L’ironia della finzione nel Furioso e nella sua ricezione, Voltaire: commistione di toni e ironia nel genere epico, Dalla riscoperta del Furioso alla moda dei poemi “ariosteschi”: Wieland e il secondo Settecento, Ariosto e la rivoluzione romantica: alle radici della comprensione critica moderna del Furioso, Dopo il romanticismo tedesco: l’ironia ariostesca tra Otto e Novecento, L’ironia visualizzata: il Furioso e le arti figurative; chiudono il vol. le Appendici bibliografiche e gli Indici. – F.T.

038-237 Rodriguez (Maria Teresa), Su alcune legature “cappuccine”, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 315-32. Preceduto da una sintesi sulla storia degli studi relativa alle legature, e inteso in un’ottica di interesse più generale su questo elemento del libro – soprattutto alla luce dei contributi di Mirijam Foot, Franca Petrucci Nadelli e di Federico e Livio Macchi – l’a. dà notizia precisa di alcune legature “cappuccine” presenti nei fondi della Biblioteca regionale, provenienti dal convento di Messina. E conclude che, sia pure con alcuni limiti, nella biblioteca del convento messinese dovette esserci una ben organizzata attività legatoria, comprendente anche un settore per i libri proibiti e una libreria piccola dove venivano trasferiti i doppioni. L’attenzione per l’aspetto esteriore dei volumi si estendeva anche a quelli non dotati di legature ricche e costose, che potevano comunque contare su coperture semplici o di riuso. Corredano il pezzo quattro tavole a colori su carta patinata. - Elena Gatti

038-238 Rubalcaba Pérez (Carmen), Orden económico, orden moral. Aportaciones al estudio de los libros de cuentas de los siglos XVIII y XIX, in Culturas del escrito, pp. 171-87. Si veda quanto detto per il saggio di Sylvie Mouysset (Þ «AB» 038-196). – E.B.

038-239 Rusque (Dorothée), Un dispositif matériel et visuel constitutif de la construction du savoir naturaliste au XVIIIe siècle: la collection de livres de Jean Hermann, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 95-108. La ricca collezione dedicata alla storia naturale da Jean Hermann (1738-1800) fu venduta nel 1821. Il lavoro si basa sul catalogo della raccolta, conservato presso la Bibliothèque Nationale Universitaire de Strasbourg, e su alcuni dei libri già Hermann confluiti in biblioteche strasburghesi. – L.R.

038-240 Ryantová (Marie), Zahradničením ke slávě: zahradnické tisky exulanta Jiřího Holíka jako důsledek změny jeho literární činnosti a jejich proměny, in Knihy v proměnách času, pp. 262-82. Sulle opere di polemica anticattolica degli esuli boemi di metà Seicento. – E.B.

038-241 Saggi di cultura visuale. Arte, letteratura e cinema, a cura di Giovanna ZaganelliToni Marino, Bologna-Milano, Fausto Lupetti Editore, 2015, pp. 314, ill. b/n, ISBN 978-8868740719, € 15,30. Pensato come un duplice itinerario per lo studio della cultura visuale e testuale, il vol. è distinto in due sezioni che procedono su opposte direttrici. La prima, attingendo a piena mani da semiotica ed estetica, indaga i processi che a partire dall’immagine approdano al testo; la seconda si focalizza sui testi che creano espressioni visive, dove la filologia testuale gioca un ruolo di prim’ordine. Tra i saggi proposti, si segnalano per interesse bibliografico quelli sul Diario del Pontormo, sugli appunti di Leonardo e sui rapporti tra Alessandro Manzoni e Francesco Gonin, illustratore dei Promessi Sposi. Degni di nota anche il contributo sul Polifilo aldino e sui rapporti tra Italo Calvino e il cinema. – Davide Martini

038-242 Saggiori (Renato), «Vrais» ou «faux»? Promenade dans le monde de l’autographe, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 467-76 Þ «AB»038-072

038-243 Saktorova (Helena), Turzovské knižnice. Osboné knižné zbierky a knihy dedikované členom rodu Turzovcov, Martin, Slovenská národná knižnica, 2009 Þ rec. István Monok, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 358-61

038-244 Santoro (Marco), I Giunta di Madrid, vicende e documenti, Pisa-Roma, Serra, 2013 Þ rec. Livia Castelli, «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 361-4

038-245 Scapecchi (Piero), Aldo Manuzio e la cultura del suo tempo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 12/44, dicembre 2015, pp. 5-10. Breve, ma arguta rassegna della posizione di Aldo Manuzio nella cultura del Rinascimento, con particolare riferimento alle sue proposte innovative. – L.R.

038-246 Scapecchi (Piero), Il frammento Parsons-Scheide e gli inizi della tipografia in Italia, in Quattrocento bondenese, pp. 15-22. L’a. torna sul tema già trattato in altre occasioni del frammento tipografico della Passione di Cristo da lui attribuito a Bondeno circa 1463, non solo per ribadire le sue rilevazioni e i suoi convincimenti, ma anche per replicare garbatamente alle obiezioni di chi, Paolo Veneziani in primis, mise in discussione la ricostruzione da lui proposta. – E.B.

038-247 Scardilli (Pietro), La libraria dei Frati Minori Conventuali di Cesarò attraverso due inventari del sec. XVII, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 333-55. L’a. studia (e pubblica, pp. 340-50) due inventari di libri datati rispettivamente 1684 e 1685 relativi alla libraria dei Frati Minori Conventuali di Cesarò, lasciata in stato di totale abbandono, in seguito alle soppressioni napoleoniche, a partire dal 1867. Corredano il pezzo le riproduzioni in b/n degli inventari e l’Indice degli autori e/o titoli delle opere (pp. 353-5) da cui si evince, a colpo d’occhio, che il posseduto era quasi esclusivamente di soggetto religioso, orientato, in particolare, alla storia dei Conventuali, a Duns Scoto (e agli scotisti) e all’ oratoria sacra in genere. - Elena Gatti

038-248 Scarpa (Domenico), Due grandi, invisibili, editor, «Il Sole 24 ore - Domenica», 23 maggio 2016, p. 32. Mai segnaliamo articoli dei settimanali, ma qui occorre fare un’ eccezione. Vengono infatti festeggiati (80 anni l’uno, e 90 l’altro) due “uomini dell’editoria” del secolo che fu, Luca Baranelli e Gianni Antonini, uomini “nell’ombra” non per timidezza (Antonelli anzi è piuttosto logorroico) ma per intrinseca e nobilissima vocazione a far sì che la voce che si sente sia quella degli scrittori che deve stagliarsi netta e pulita sulla pagina e tra le righe. – E.B.

038-249 Scheidegger (Christian), Vom liturgischen Gedächtnis zur öffentlichen Debatte : Die Legende von der Thebäischen Legion in der Schweiz im Zeitalter der Aufklärung, in Knihy v proměnách času, pp. 66-81. La leggenda del martirio della legio Thebana nella cultura svizzera. – E.B.

038-250 Schenider (Ute), Moderne, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 765-91. Vengono analizzate le modalità e le abitudini di lettura della popolazione tedesca tra 1800 e 1945 con particolare attenzione al ceto medio e al periodo della Repubblica di Weimar. – F.T.

038-251 Schneider (Ute), Frühe Neuzeit, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 739-63. Chi erano i lettori nella Germania della prima età moderna? Quali erano i libri maggiormente letti e perché? In che modi si potevano ottenere? – F.T.

038-252 Seche (Giuseppe), Libri e lettori in Sardegna tra tardo Medioevo e prima Età moderna, «Nuova rivista storica», 2015, pp. 837-84. La storia della diffusione e circolazione del libro (manoscritto e a stampa) in Sardegna fra Quattro e Cinquecento si impingua grazie a questo rilevante contributo, che, ben fondato sulle acquisizioni dei suoi maggiori, oltre a elaborare congrue indicazioni metodologiche, stila un quadro, ricco peraltro di novità ricavate da fonti di prima mano, delle biblioteche dell’Isola nell’epoca indicata. – A.L.

038-253 Seche (Giuseppe), Vicende e letture di studenti universitari del XVI secolo. Studenti sardi nell’Università di Pisa, «Archivio storico italiano», 173, 2015, pp. 313-40. L’interessante contributo arricchisce, con un’ottica innovativa e con il costante riferimento ai documenti, il quadro dei rapporti tra i sardi e i libri nel Rinascimento; un campo, peraltro, in cui l’a. ha dato negli ultimi anni numerose prove di valore (si veda anche Þ «AB»038-252). – A.L.

038-254 Serrano Sánchez (Carmen), Espejos del alma. Le evocación del ausente en la escritura epistolar áurea, in Culturas del escrito, pp. 67-80. Tra modelli classici e manualistica del tempo l’a. indaga i topoi e i metodi che lo scrivente (l’assente) usa per “farsi presente” al destinatario. – E.B.

038-255 Sierra Blas (Verónica), Carta para todos. Discursos, prácticas y representaciones de la escritura epistolares en la Epoca Contemporánea, in Culturas del escrito, pp. 99-119. La pratica della scrittura epistolare è ormai morta, sostituita da una serie di altri più semplici, veloci e stupidi sistemi di comunicazione interpersonale scritta. Per questo assume un sapore quasi archeologico ripercorrere teorie, regole e pratiche dello scrivere lettere tra Otto e Novecento. – E.B.

038-256 Šípek (Richard), Cesty knih vratislavských duchovních v raném novověku, in Knihy v proměnách času, pp. 176-92. La costituzione delle prime raccolte librarie moderne nell’antica sede di Breslau/Wrocław. – E.B.

038-257 Staikos (Konstantinos), Oi Ellenikes ekdoseis tou Aldou kai oi Ellenes synergates tou [Le edizioni greche di Aldo e i suoi collaboratori greci], Atene, ATON, 2015, pp. XV + 299, ill. col., ISBN 978-618-80522-8-4, € 22. Interessantissimo vol., pubblicato in occasione del quinto centenario aldino, che analizza sotto varie prospettive la produzione dell’editore umanista di Bassiano legata alla cultura ellenica, offrendo inoltre un esaustivo catalogo delle 61 edizioni greche realizzate nell’officina dell’ancora col delfino. – N.V.

038-258 Stehlíková (Dana), Opus apertum Křišťana z Prachatic, in Knihy v proměnách času, pp. 239-43. Sui versi mnemonici latini inseriti in tre mss. praghesi dell’Herbarius di Christian di Prachatice. – E.B.

038-259 Sūna (Laura), Lesen und Migration: Identitätsrlevanz und Funktionen medialer Texte für die Diaspora, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 469-89. Il tema delle migrazioni è al centro di questo saggio, che prova a indagare come i testi e i mass media in lingua tedesca influenzino l’identità culturale di migranti di origine lettone, russa, turca e marocchina in Germania. – F.T.

038-260 Svoboda (Milan), Jan Karel Rohn a dvě verze jeho společné Kroniky měst Liberec a Frýdlant (1753 – 1763), in Knihy v proměnách času, pp. 255-61. Differenze redazionali nella cronaca composta da Johann Carl Rohn a metà Settecento. – E.B.

038-261 Tafini (Andrea), Pubblicità, tipografie e industria nel Tifernate. Un breve itinerario per immagini, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 271-85. Affermava Jean Carlu, famoso grafico pubblicitario, che «l’affiche è un’opera d’arte. Il suo scopo è quello di provocare un’emozione nell’animo dello spettatore». L’ efficacia della pubblicità sta dunque nell’imprimere il messaggio nella memoria dello spettatore e le tipografie tifernati vi si sono dedicate con meticolosità e passione. A dimostrarlo l’ampio apparato iconografico qui raccolto. –Anna Amico

038-262 Tagliabue (Mauro), San Giovanni Battista del Venda (Padova). Un secolo di storia monastica (1350-1450) tra albi e olivetani, Cesena, Badia di Santa Maria del Monte, 2015, pp. 457, ISBN 978-88-98104-10-9, s.i.p. Il complesso archeologico (ora ridotto alla condizione di rudere) che occupa la vetta del Monte Venda nei Colli Euganei documenta i resti dell’antico monastero di san Giovanni Battista, la cui storia è tracciata in questo vol. che si avvale anche di un poderoso apparato di documenti d’archivio. Le prime attestazioni di spiritualità sul Venda risalgono al XII sec. quando la cima euganea era stata scelta come luogo di romitaggio e di vita contemplativa; nel corso del sec. successivo l’eremo si trasformò progressivamente in cenobio con l’arrivo dei monaci dell’ordo Sancti Benedicti de Padua, altrimenti detti ‘albi’, ramo patavino della famiglia benedettina riformato in età pre-ezzeliniana dall’azione del beato Giordano Forzatè. L’esperienza degli albi nella domus Vendana durò fino al 1380 quando il monastero di san Giovanni Battista fu assegnato alla congregazione olivetana che vi rimase fino al 1450. La minuziosa ricerca archivistica che ha permesso all’a. di tracciare questo quadro storico (pp. 1-231) e di costruire un prezioso repertorio dei religiosi transitati per il Venda (pp. 235-99) è raccolta in tre appendici documentarie che esibiscono larga parte del materiale consultato (pp. 301-83). – Marco Giola

038-263 Tallini (Gennaro), La «Favola d’Adone» di Giovanni Tarcagnota: un caso editoriale per due botteghe tipografiche (Venezia, Sessa, sumptibus Tramezzino, 1550), «Tipofilologia», 6, 2013, pp. 49-66. Il saggio prende in analisi l’edizione datata al 1550 del poemetto Favola d’Adone del poeta gaetano Giovanni Tarcagnota, nota oggi solo attraverso un esemplare della Biblioteca Alessandrina di Roma (Misc., XIII a, 57, 1). Riprendendo un’annosa questione sull’attribuzione di questa edizione (ora assegnata ai torchi romani del Blado, ora a quelli veneziani del Manuzio), l’a. riesamina il problema sia alla luce dei dati interni alla stampa (principalmente relativi alle marche e ai caratteri) sia dell’analisi dei cataloghi degli editori coinvolti. Giunge quindi alla conclusione che la Favola del 1550 sia il prodotto di una collaborazione editoriale tra la bottega romana dei Tramezzino (con la quale il Tracagnota collaborava) che avrebbe sostenuto l’impresa editoriale e quella veneziana dei fratelli Sessa i cui torchi furono i reali responsabili dell’impressione. – Marco Giola

038-264 Tedesco (Alessandro), Questioni editoriali e redazionali del «Viaggio in Terrasanta» di Jacopo Bernardi, in Jacopo Bernardi, un veneto testimone dell’Ottocento, pp. 77-101. Analisi del Viaggio in Terrasanta di Bernardi (1877, seconda emissione 1880 con data 1878), dal punto di vista tipografico e contenutistico. Vengono anche presi in considerazione due taccuini di appunti preparatori e alcune lettere relative al pellegrinaggio conservate nel fondo Bernardi del Museo Correr. – Luca Mazzoni

038-265 Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, a cura di Giovanna Zaganelli, Perugia, Editrice Pliniana, 2014, pp. IX + 299, ill. b/n e col., ISBN 978-88-97830-09-2, s.i.p. Il presente lavoro, frutto della ricerca Per una storia dei tipografi e librai in Umbria: l’Alta Valle del Tevere avviata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello, pone il suo focus su questo territorio e sulla feconda commistione di arti tipografiche, pittoriche e architettoniche che vi si ritrova. Il vol. si organizza in tre sezioni: la prima, Osservare, studiare, raccontare i sistemi tipografici, presenta interventi volti a inserire il Tifernate in un «fermento culturale», quello della nascente arte tipografica, «che coinvolge l’intero territorio italiano e lo proietta saldamente in Europa» (p. 33); la seconda, La galassia Gutenberg a Città di Castello: storie, voci e tradizioni, raccoglie le testimonianze dirette, le storie di tipografi, librai e illustratori del territorio dal ‘500 fino ai giorni nostri; la terza sezione, infine, con l’emblematico titolo Le stanze delle immagini, funge da supporto visivo ai precedenti interventi e, insieme, da tributo alla lunga tradizione editoriale di Città di Castello. Si vedano schedati i singoli contributi. – Anna Amico

038-266 Tizzone (Il) ardente. Cento liriche d’amore di poetesse italiane dal Cinquecento al Novecento, a cura di Guido Davico Bonino, Torino, Genesi Editrice, 2015 (‘Le scommesse’, 421), pp. 134, ISBN 978-88-7414-477-8, € 12. A partire dalla Scuola Siciliana, la storia letteraria patria è soprattutto una storia di poeti. Ma anche di poetesse, dal Cinquecento in poi. Attraverso alcune poesie scelte l’a. compie quindi un viaggio quasi vertiginoso (si tratta di ben cinque secoli!) nella lirica amorosa femminile. La densa carrellata, organizzata in ordine cronologico, propone tante figure più o meno note – da Vittoria Colonna a Chiara Matraini, da Gaspara Stampa fino a Sibilla Aleramo, Ada Negri e Antonia Pozzi – ma soprattutto consente di seguire sottotraccia gli sviluppi delle tematiche che hanno alimentato l’ispirazione delle poetesse fino ai primi trent’anni del Novecento. Se è vero infatti che domina l’Amore, è altrettanto vero che questo viene declinato in forme e modi vari a seconda dei secoli: c’è l’amore coniugale, l’amor di patria, l’amore materno, l’amore tout-court – che straripa dai versi di metà Ottocento – e un’apertura decisa, a cavallo fra Ottocento e Novecento, verso motivi autobiografico-passionali «dai toni sempre più personali ed accesi». Il risultato finale è una sorta di sintetica mappatura del «tizzone ardente» evocato nel titolo corredata, a fine vol., dalle comode Notizie biografiche sulle autrici in ordine cronologico (pp. 121-31). – Elena Gatti

038-267 Tosi (Renzo), Il conte Carlo Firmian e la cultura classica, in Le raccolte di Minerva, a cura di S. Ferrari, pp. 205-11. L’interesse per gli autori classici, molto presenti nella biblioteca di Carlo Firmian, è da collegare alla sua formazione presso l’Accademia dei nobili di Ettal, in Baviera, e al clima ispirato dalle riforme scolastiche teresiane. – L.R.

038-268 Tournon (André), Les limbes de la contrefaçon, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 175-90 Þ «AB»038-072

038-269 Tuzzi (Hans), Morte di un magnate americano, Milano, Skira, 2013, pp. 172, ISBN 978-88-572-1720-8, € 15. Nascosto sotto il suo nome de plume, Adriano Bon offre una illuminante biografia romanzata a un secolo giusto dalla scomparsa di uno dei maggiori collezionisti (qui interessa di libri e manoscritti) americani del primo Novecento, John Pierpont Morgan (per l’oggi basti il rimando a http://www.themorgan.org/). – E.B.

038-270 U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore. Nel suo 75° genetliaco, a 50 anni dall’Ordinazione Sacerdotale, a cura di Giuseppe Lipari, Messina, Centro Internazionale di Studi Umistici, 2015 (‘Libri e Biblioteche’, 5), pp. 542, ISBN 978-88-87541-60-1, € 85. «Non si poteva pensare a dono più felice di un libro per un religioso che ai libri ha dedicato una parte così significativa della sua vita»: così Vincenzo Fera nel suo Lectoribus (pp. 5-7) chiarisce il senso e le finalità di questo vol. interamente dedicato, in occasione della doppia ricorrenza citata nel titolo, a Padre Fiorenzo Fiore, anima della Biblioteca Provinciale dei Cappuccini di Messina. Che certamente molto deve all’operosità del religioso, non solo per il reperimento e la conservazione del patrimonio librario (evento di notevole rilievo per un territorio come quello dello stretto, martoriato dalle soppressioni napoleoniche che ne sconvolsero la geografia culturale) ma anche per la rete di servizi attraverso la quale egli l’ha messa in relazione con il “mondo esterno”. Chiude il vol. – di cui si schedano solo i contributi di interesse bibliografico – un sempre utile Indice dei nomi. - Elena Gatti

038-271 Umlauf (Konrad), Bibliotheken als Organisationen zur Bereitstellung von Lektüre, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 599-621. Chi sono i maggiori frequentatori delle biblioteche? Come la biblioteca risponde alle esigenze di un lettore “intensivo”? – F.T.

038-272 Uno scrittorio una biblioteca. A padre Lino Mocatti, a cura di Silvana ChistèDomenico Gobbi Gabriele Ingegneri, Trento, Biblioteca Provinciale Cappuccini, Civis, 2015, pp. 214, ill. Il vol. raccoglie gli interventi presentati il 19 settembre 2014 per ringraziare e salutare – in occasione del suo ultimo giorno di lavoro – padre Lino Mocatti, per quaranta anni anima (e direttore) della Biblioteca dei Cappuccini di Trento, che grazie al suo operato è diventata una fra le principali realtà culturali trentine, nonché una biblioteca ecclesiastica fra le più consistenti del panorama italiano. Si schedano solo i contributi di interesse bibliografico. – Elena Gatti

038-273 Vacalebre (Natale), «Como un hospital bien ordenado». Alle origini del modello bibliotecario della Compagnia di Gesù, «Historie et civilisation du livre. Revue internationale», X, 2014, pp. 51-68. Il contributo ripercorre e analizza quelle che furono le origini della disciplina bibliotecaria degli istituti educativi della Compagnia di Gesù. Viene prima preso in esame quello che è stato lo sviluppo dei collegi gesuitici, e si analizza poi, in maniera analitica, quella che era la normativa libraria delle Costituzioni gesuitiche (1541-1556) e il regolamento ignaziano del 1545 per il collegio di Coimbra. La parte finale di questo importante studio, frutto del lavoro di tesi di dottorato dell’a., si interroga invece su quelle che furono le origini del modello bibliotecario gesuitico, individuando nel modello delle raccolte librarie dei collegi universitari parigini, una possibile fonte di ispirazione per quelle gesuitiche. – A.T.

038-274 Vallée (Jean-François), Contrefaiseur contre contrefacteur. Des Périers contre Dolet?, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 191-216 Þ «AB»038-072

038-275 Van Wijland (Jérôme), L’empire d’Esculape, ou le projet de Catalogue des sciences médicales de la Bibliothèque nationale (1843-1889), «Histoire et civilisation du livre. Revue internationale», 11, 2015, pp. 305-29. L’a. illustra la concezione e l’elaborazione di uno dei rari cataloghi tematici prodotti dalla Bibliothèque nationale, contribuendo a definire l’attività erudita di uno dei più importanti centri di cultura d’Europa. – L.R.

038-276 Varry (Dominique), Sur quelques pages d’une édition de Louise Labé (1555)... À propos de l’exemplaire Rés. 355915 de la Bibliothèque municipale de Lyon, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 453-66 Þ «AB»038-072

038-277 Vedales del Castillo (Felipe), Una biblioteca escrita. Proyección intelectual del VII marqués del Carpio a través del primer invenmtario conocido de sus libros, in Culturas del escrito, pp. 213-27. Attraverso l’analisi dell’inventario della biblioteca si tenta di delineare il profilo intellettuale del suo antico proprietario. – E.B.

038-278 Vène (Magali), Histoire du livre, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 45-50 Þ «AB»038-072

038-279 Venezia (Sebastiano), Fermenti religiosi e vita culturale a Nicosia tra Riforma e Controriforma, in U’ben s’ impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 405-45. L’a. ricostruisce il contesto culturale di Nicosia, a cavallo tra Riforma e Controriforma, dimostrando come la città (e i suoi intellettuali, con le relative letture) fu in qualche modo partecipe del fervore religioso che agitò larga parte del XVI sec., almeno fino a quando il clima di repressione della Controriforma non decretò la fine di quella feconda stagione culturale. - Elena Gatti

038-280 Vermiglio (Elisa), Guglielmo Sirleto e l’eredità culturale del monachesimo greco, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 447-65. L’a. analizza e ricostruisce il profilo di uomo e di studioso di Guglielmo Sirleto (1514-1585), avviando una riflessione sui caratteri e sulla valenza della cultura della Calabria greca medioevale nel pensiero del prelato, e facendo spesso riferimento, nel contempo, agli anni (e ovviamente anche ai libri) della sua formazione. Per inciso: tutta la sua ricca raccolta di manoscritti e stampati andò dispersa, ma è in buona parte rientrata alla Biblioteca Vaticana (di cui fu bibliotecario e custode) per vie e in tempi diversi. - Elena Gatti

038-281 Viennotliane), Échos de la propagande en faveur de la loi salique dans les textes favorables aux femmes des dernières décennies du XVIe siècle, in Copier et contrefaire à la Renaissance, sous la direction de P. Mounier – C. Nativel, pp. 89-102 Þ «AB»038-072

038-282 Villoresi (Marco), Sacrosante parole. Devozione e letteratura nella Toscana del Rinascimento, Firenze, Società Editrice Fiorentina, 2014, pp. XXIV + 228, ISBN 978-88-6032-285-2, € 18. Frutto di una importante serie di singoli contributi apparsi negli ultimi anni nelle sedi più disparate, il vol. illustra, quasi un viaggio tra fogli e foglietti, libri e libretti, la storia del culto “letterario”, soprattutto della Madonna e dei santi, nella Toscana quattro-cinquecentesca. Si tratta di un indispensabile vademecum alla letteratura religiosa del tempo e ai suoi testi, da quelli letterariamente più dignitosi fino alla produzione anche prettamente popolare; prezioso anche l’ausilio fornito a chi si occupa di editoria religiosa volgare, soprattutto fiorentina, che, grazie anche alla “sovrapproduzione” savonaroliana, come è noto, in percentuale superò largamente quella latina, preponderante invece in tutti gli altri centri italiani. Molte notizie, sapide note con indicazioni bibliografiche, analisi puntuali: il tutto completato da una breve antologia di testi, a uso soprattutto didattico. Unico limite l’assenza di un apparato iconografico. In fine preziosi indice dei nomi e delle opere citate. – E.B.

038-283 Villoresi (Marco), Versi per la Madonna delle Carceri di Prato. Un poemetto e quattro laudi, Prato, Società Pratese di Storia Patria, 2011, pp. 102, manca ISBN, s.i.p. Mettendo a frutto il lavoro presentato in Un poemetto e una lauda sulla Madonna delle Carceri di Prato di Lorenzo di Iacopo degli Obbizzi, «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», 36, 2000, pp. 239-70, l’a. fornisce una affascinante presentazione della nascita del culto (sub specie literaria) della Madonna delle Carceri, ben nota a Prato per la splendida chiesa rinascimentale fatta costruire da Lorenzo per proteggere il dipinto miracoloso dopo gli eventi straordinari del luglio 1484. – E.B.

038-284 Volpato (Giancarlo), Antonio M. Roveggio, instancabile erede di Comboni (1858-1902), Verona, Mazziana, 2015, pp. 796, ill., isbn 978-88-97243-22-9, € 36,50. Ampia e dettagliata biografia del missionario comboniano, nativo di Cologna Veneta. Ordinato sacerdote nel 1884, mons. Roveggio nello stesso anno entrò nell’Istituto Missionario comboniano di Verona; nel 1887 partì per l’Egitto, terra dalla quale – salvo sporadici rientri in Italia – non tornò più. Dal 1890 al 1895 diresse la colonia antischiavista di Gezirah, a tre chilometri circa dal Cairo, nella quale offriva a schiavi riscattati ed ex schiavi una sistemazione definitiva. Ottenuta la nomina episcopale, divenne vicario apostolico dell’Africa centrale e si dedicò alla ricostruzione delle comunità cattoliche, dopo la sconfitta del movimento mahdista, di matrice islamica fondamentalista, che aveva causato una guerra fra sudanesi ed egiziani. Morì a soli 44 anni. È in corso la causa di beatificazione. - Luca Mazzoni

038-285 Volpato (Giancarlo), Francesco Bianchini e la Biblioteca Capitolare di Verona, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 467-88. Attraverso un bel lavoro di scavo compiuto sul carteggio intercorso fra l’erudito scaligero Bartolomeo Bianchini (1662-1729) e Gian Francesco Muselli, Arciprete della Cattedrale e responsabile della relativa biblioteca, l’a. traccia i rapporti «tra un uomo dalla cultura internazionale e dalla fama quasi debordante [il Bianchini naturalmente] con il luogo della sua primigeni patria e, soprattutto, con quella Capitolare che costituiva il pregio più glorioso tra gli studiosi e i ricercatori» (p. 469). Si tratta di 51 missive, in cui il Bianchini dimostra di partecipare assai attivamente alle vicende della libreria, da quelle più spinose – il riferimento è alla feroce controversia fra il Muselli e Scipione Maffei che mirava a screditare l’Arciprete, di cui, invece, il Bianchini prende diplomaticamente le difese – a quelle inerenti alla gestione vera e propria della biblioteca (entra nel merito della disposizione dei volumi, delle dimensioni degli arredi e delle scansie e così via), che tradiscono frequentazioni (bibliotecarie) assidue e vecchie concezioni biblioteconomiche destinate, di lì a poco, a essere spazzate via dagli Advis del Naudé. Un rapporto così intenso non poteva che concludersi con il lascito di tutti i libri del Bianchini alla sua amata biblioteca: e così fu. Peccato solo che la morte impedì all’erudito di stilare l’elenco delle opere man mano inviate. - Elena Gatti

038-286 Wagner (Eva Ellen), Staatlich-rechtliche und politische Lenkungsprozesse des Lesens in der Gegenwart, in Lesen. Ein interdisziplinäres Handbuch, pp. 509-27. Il contributo si focalizza sulla deontologia del giornalismo: le leggi da rispettare, il rapporto tra verità e finzione e la protezione dei minori attraverso la procedura di indicizzazione delle opere a stampa. – F.T.

038-287 Walczak (Krzysztof), Proměny polských učebnic pro výuku dějin v 19. Století, in Knihy v proměnách času, pp. 193-9. Sul libro in Polonia nell’Ottocento. – E.B.

038-288 Zaganelli (Giovanna), La cultura tipografica tra storia, letteratura e semiotica, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 3-39. L’a. presenta uno studio sulla cultura tipografica attraverso uno sguardo semiotico. L’intera filiera produttiva del libro diviene in tal modo la summa di varie arti: quella del metallo, della carta, della parola, delle immagini. La riflessione teorica si alterna poi alla particolare vicenda delle origini della stampa a Città di Castello, attestate al 1538, dove la nova ars segue i tracciati della tradizione scrittoria e le potenzialità culturali del territorio. –Anna Amico

038-289 Zaganelli (Giovanna), Storia di uno (sconosciuto) tipografo tifernate, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 241-70. Attraverso le carte del Ms. 1223 della Biblioteca Augusta di Perugia, datato intorno al XVIII sec., l’a. compie un affascinante viaggio sulle tracce di un personaggio misterioso, tale frate Melchiorre Taragoni di Città di Castello, vissuto proprio durante il periodo dell’apparizione della stampa nel tifernate. Costantino Magi, autore dello scritto, parla di questi a proposito delle Memorie delle cose più notabili occorse nella Terra della Fratta. Che Melchiorre Taragoni sia un pioniere della nuova arte prova a darne saggio l’a. in tale lavoro di ricerca. – Anna Amico

038-290 Zanardi (Zita), Il moderno per l’antico, in Quattrocento bondenese, pp. 163-79. Utili appunti sulla situazione dei cataloghi dedicati al libro antico nella regione Emilia-Romagna. – E.B.

038-291 Zangarelli (Giorgio), I primi cento anni di una tipografia tifernate: la “Pliniana” di Selci, in Tipografi, librai, illustratori. Uno sguardo alle arti editoriali, pp. 217-22. Nel 1913 a Selci sorge una nuova realtà tipografica, quella che sarà poi denominata Società Anonima Cooperativa Tipografica Pliniana. Essa va ad affiancare le altre tipografie dell’epoca – tra le più importanti quella di Scipione Lapi – affermandosi nel campo dell’editoria scientifica di alto livello. La pubblicazione è in onore dei suoi cento anni di ininterrotta attività. –Anna Amico

038-292 Zanotti (Andrea), Le biblioteche e i “Digesta” medioevali, in Uno scrittorio una biblioteca, pp. 29-34. L’a. illustra come la Biblioteca dei Cappuccini, a dispetto del «carattere istintivo e immediato» (p. 30) di questo ordine, solitamente rivolto a gente semplice e non alla «cultura sofisticata» (p. 30) come i domenicani o i benedettini, riveli invece presenze insospettabili e sorprendenti. Annovera, ad esempio, importanti edizioni di pietre miliari del diritto medievale, canonico in particolare: si va dal Decretum di Graziano, ai Sententiarum libri quatuor di Pietro Lombardo in edizioni del ‘500, alle decretali di Innocenzo III fino ai dotti commenti del Sassoferrato, solo per portare qualche esempio. Una serie di chicche, insomma, tutte riconducibili alla curiosità intellettuale e alle capacità “manageriali” di padre Lino. - Elena Gatti

038-293 Zito (Gaetano), Sul convento cappuccino di Mineo e la sua Biblioteca, in U’ben s’impingua, se non si vaneggia. Per P. Fiorenzo Fiore, pp. 489-506. Attraverso una riflessione condotta sulla sua biblioteca, l’a. dimostra come il convento cappuccino di Mineo, trovandosi in un circuito di particolare interesse religioso e culturale – fin dall’antichità, infatti, la cittadina fu al centro di alcuni eventi che segnarono profondamente la storia dell’isola – smentisca la teoria secondo la quale i frati cappuccini non erano di particolare levatura intellettuale. Muovendo dalle carte dell’inchiesta della Congregazione dell’Indice di fine XVI sec. (cui risalgono i primi cenni sulla biblioteca), l’a. ricostruisce consistenza, sedimentazione del patrimonio librario e aree tematiche privilegiate dai frati, mettendo in luce una realtà culturale ben gestita e niente affatto minore. Solo il ciclone napoleonico e l’ espulsione dei cappuccini dal convento, dopo l’Unità d’Italia, interruppe definitivamente il ciclo vitale della biblioteca condannandola a essere smembrata. A oggi una parte di quel prezioso posseduto si trova presso la Biblioteca Comunale di Mineo. Chiude il pezzo un’Appendice (pp. 507-8), in cui si segnalano alcune opere o di autori siciliani o stampate nell’isola un tempo proprietà dei cappuccini di Mineo. - Elena Gatti

038-294 Zonca (Elisabetta), Le biblioteche cattoliche, a Milano tra Otto e Novecento, [prefazione di Giorgio Montecchi], Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2013, pp. XIV + 250, ISBN 978-88-7962-217-2, € 20. Nato, credo, da una tesi di laurea, il vol. (pur sfregiato da numerosi errori di battitura) costituisce una documentazione preziosa, stranamene costruita secondo lo schema di una curiosa myse en abyme. Si parte dalla nascita delle biblioteche popolari in Italia per poi passare a quelle cattoliche, concentrandosi soprattutto sulla realtà lombarda di cui si descrive la diffusione dall’Unità a fine XIX sec., fornendo notizie su molte realtà parrocchiali. Si individua quindi la realtà della Federazione delle biblioteche cattoliche, di cui si delinea l’ organizzazione dai primi del ‘900 fino al loro assorbimento nel mondo delle biblioteche popolari fasciste. Si passa quindi ad analizzare il “Bollettino” pubblicato dalla Federazione, per poi concentrarsi sulle semplici regole biblioteconomiche fornite ai gestori delle biblioteche e a soffermarsi, da ultimo, sulla figura di don Giovanni Casati autore di numerosi interventi su libri, lettura e censura. Chiude il vol., oltre all’indice dei nomi, la bibliografia utilizzata pp. 227-40 (si aggiungano almeno Paola Sverzellati, Le biblioteche dei seminari. Linee d’ interpretazione di un patrimonio poco conosciuto, «Aevum», 78, 2004, pp. 803-20, o i saggi raccolti in Chiesa e cultura nell’Italia dell’Ottocento, Bologna, Dehoniane, 2009). – E.B.

Indici di recensioni e segnalazioni

Alberto Brambilla 171

Aldo Manuzio A, 70, 106, 209, 245, 257

Bibliografia numismatica 45-7, 78, 94

Bibliologia 14, 18, 31, 65, 178, 218, 265

Biblioteche ecclesiastiche 2

Biblioteconomia 43, 62, 92, 156, 203, 220, 233, 270, 272, 275

Bodoni C ,73

Compendi biblici 22

Digitalizzazioni 119

Editoria contemporanea 7, 54, 109, 123, 183, 217, 241, 261

Editoria del ‘400 G, 12, 29, 37, 49, 53, 110, 152, 200, 207, 212, 223, 247, 283, 290

Editoria del ‘500 B, 13, 15, 21, 25, 51, 91, 95, 114, 138, 141, 143-4, 175, 186, 190, 195, 229-31, 236, 244, 263, 276, 279-80, 282

Editoria del ‘600 17, 66, 117, 140, 224, 240

Editoria del ‘700 59, 84, 104, 107, 120, 129-30, 162, 164, 170, 232, 260, 289

Editoria dell’800 42, 88, 108, 116, 146, 202, 264, 284, 287

Editoria del ‘900 H, 1, 5, 40, 48, 75, 77, 80, 124, 134, 153-4, 160, 204-5, 221, 248, 288, 291

Editoria slovacca 9

Epigrafi e scritture murarie E, 6, 23, 115

Falsi e falsari 72, 99, 132, 137, 176, 181, 187, 191-4, 198, 213, 242, 268, 274, 281

Illustrazione libraria 4, 8, 19-20, 30, 32, 74, 96-7

Lettere 44, 55, 254-5

Libri postillati 52

Manoscritti D, 3, 26, 58, 67, 100, 127, 155, 163, 165, 177, 180, 184, 196, 201, 222, 238, 258, 277

Manoscritti musicali e liturgici 10, 16, 61, 71, 82, 103, 159, 208, 234, 249

Poesia femminile 266

Storia degli archivi 85, 87, 118, 135, 172, 211, 262

Storia del libro 56-7, 76, 83, 145, 179, 278

Storia della bibliografia 69

Storia della legatura F, 168-9, 237

Storia della lettura 11, 28, 33-6, 38-9, 63-4, 81, 90, 93, 105, 121-2, 126, 128, 142, 147-51, 157, 161, 167, 174, 197, 214-6, 219, 226-8, 250-3, 259, 271, 286

Storia delle biblioteche e del collezionismo 27, 41, 50, 68, 79, 86, 89, 98, 101-2, 111-3, 125, 131, 133, 136, 139, 158, 166, 173, 182, 185, 199, 206, 210, 225, 235, 239, 243, 247, 256, 267, 269, 273, 285, 292-4

 

In memoriam

Umberto Eco

1. Aver accettato di parlare di Umberto Eco bibliofilo è stato da parte mia un atto di temerarietà assoluta ma, al contempo, vuole rappresentare la testimonianza di un’amicizia, un affetto, una complicità, che mi legano all’Autore da ormai molti anni. Parlare di Eco come bibliofilo è un po’ – scuserete l’involontaria blasfemia – come voler parlare del Papa come cattolico. Eco è infatti la bibliofilia. L’amore (e l’immensa competenza) per i libri trasuda dalla sua strepitosa biblioteca, da ogni suo scritto – saggi o romanzi o articoli di stampa –, dalle conversazioni e dalle interviste, dai giochi infiniti che sui libri e con i libri si possono inventare: nel corso delle cene dell’Aldus Club, auspice l’indimenticabile Mario Scognamiglio, che ora purtroppo non c’è più, ne abbiamo sperimentato effettivamente tanti. La dimensione ludica è, in Eco, essenziale. Si accompagna – potrebbe essere diversamente? – alla leggerezza: da non confondere mai con la superficialità ormai trionfante in questo (divenuto) triste Paese. La leggerezza presuppone, viceversa, proprio la profondità: riesce, infatti, a giocare intelligentemente sulle cose, solo chi le conosce a fondo. Ed Eco – è quasi inutile sottolinearlo – unisce alla vastissima e raffinata cultura, una sconfinata erudizione: qualunque sia l’argomento affrontato – per il Nostro non esistono gerarchie o “canoni” –, anche quelli (apparentemente) più banali sono trattati in un costante intreccio tra citazioni coltissime, rimandi letterari, collegamenti vertiginosi. Per dire, da Chaucer a Braccio di Ferro. Come sulle montagne russe. 2. Mi limiterò, in queste poche (e sicuramente inadeguate) righe, ad un solo esempio di gioco bibliofilico, che giudico sublime. Ha attraversato, come vedremo, praticamente tutta la vita di Eco (e quella di molti altri). Milo Temesvar. Uno strepitoso caso di pseudobiblium inventato a suo tempo per una burla editoriale che Eco, labirintico giocoliere delle parole, porta a parossismi davvero impensabili. Ma procediamo con ordine. La burla è escogitata, tanti anni fa, alla Fiera del libro di Francoforte. Il giovane Eco è allora consulente di Bompiani. Si ritrovano a pranzo Gaston Gallimard, Paul Flamand, Ledig-Rowohlt e Valentino Bompiani. «Vale a dire – parole di Eco – lo stato maggiore dell’editoria europea». L’autore racconta che questo “stato maggiore” commentava la follia – ancora parole di Eco – di «dare anticipi sempre più alti ad autori giovani che non hanno ancora dato prova di sé. A uno di loro viene in mente di inventare un autore. Il suo nome sarà Milo Temesvar, autore del già noto Let Me Say Now, per cui l’American Library ha già offerto quella mattina cinquantamila dollari. Decidono quindi di far circolare questa voce e di stare a vedere cosa sarebbe successo». Un gioco, un inganno, un divertissement editorial-intellettuale. Eco si mette all’opera. Fa circolare il nome di Temesvar tra gli stands degli editori. Ci cascano tutti. Al punto che Giangiacomo Feltrinelli giunge ad affermare – bluffando spudoratamente, come ovvio – di aver già comprato i diritti mondiali di Let Me Say Now. 3. Potrebbe finire lì. Ma Eco si affeziona al gioco, inventandosi di sana pianta anche una biografia di Temesvar. Scrive così la recensione a un libro di Temesvar, The Pathmos Sellers (Washington 1964) e racconta che l’autore sarebbe un albanese espulso dal suo paese per deviazionismo di sinistra. Temesvar sarebbe così riparato in Unione Sovietica, lavorando in un laboratorio sui circuiti logici delle macchine pensanti. A Mosca produce una memoria per l’Accademia delle Scienze, dal titolo La verifica come falsificazione dell’ipotesi. Poi si trasferisce in California, come lettore universitario di lingue slave. Revocatagli la cattedra su richiesta dei servizi segreti americani, fa perdere ogni traccia di sé. Soggiorna sicuramente in Argentina, ove pubblica Le fonti bibliografiche di J. L. Borges, nonché un libro apparso inizialmente anonimo (in cui confuta quanto sostenuto nel precedente volume) dal titolo Sull’uso degli specchi nel gioco degli scacchi. E qui si impone una prima riflessione. Borges – che sarà abbondantemente protagonista, in un crescendo “citazionista” di cui dirò appresso, ne Il nome della rosa – è, dunque, oggetto delle ricerche bibliografiche di Temesvar. Ma quest’ultimo scrive anche un trattato sull’uso degli specchi, ai quali proprio Borges aveva dedicato una folgorante storia di pseudobiblia in Tlön, Uqbar, Orbis Tertius (in Ficciones [1944], ora in Obras completas, Emecé Editores, Buenos Aires 1974, pp. 431 ss.). Si tratta di un mero caso o di una citazione dottissima, sapientemente celata al lettore superficiale? Di certo, Borges è tra i più prolifici autori di pseudobiblia, ma è fonte costante per Eco (e sui rapporti tra i due autori è fiorita abbondante letteratura scientifica). Proseguiamo. Il volume di Temesvar (Sull’uso degli specchi nel gioco degli scacchi) – nel frattempo – è divenuto famoso. Lo ritroviamo, infatti, – come tutti ricordiamo – nelle pagine introduttive de Il nome della Rosa. Il libro sarebbe stato rinvenuto da Eco a Buenos Aires (ancora una volta, dunque, un omaggio a Borges, come in tutto il romanzo d’altronde), “curiosando sui banchi di un piccolo libraio”. Il libro di Temesvar era in versione castigliana e Eco, citando questa volta se stesso, ricorda di aver già menzionato l’autore in Apocalittici e integrati. L’originale del volume di Temesvar, tuttavia, era, questa volta, in lingua georgiana (Tibilisi 1934). Eco, però, non si ferma più. Pubblica così Il Codice Temesvar (apparso sull’”Almanacco del Bibliofilo”, Rovello, Milano 2004, pp. 131 ss. e, di lì a pochi anni, in La memoria vegetale e altri scritti di bibliofilia, sempre Rovello, Milano 2006, pp. 273 ss.). In esso, Eco racconta di aver rinvenuto a Sofia, insieme ad altri fantastici libri, un ulteriore volume di Temesvar: Tajnaja Vecera Leonardo da Vinci (Anekdoty, Moskva 1988) e cioè un’interpretazione del Cenacolo di Leonardo. Si tratta, con tutta evidenza, di una gigantesca presa in giro del Codice da Vinci di Dan Brown. Ma Eco coglie l’occasione per arricchire di particolari e gustosi dettagli la biografia intellettuale di Temesvar. Il punto è che – nonostante l’evidenza della paradossalità delle argomentazioni di Eco – Temesvar incomincia a circolare anche come autore reale: basta entrare nei siti del web per rendersi conto che viene citato non di rado come studioso delle più disparate materie. Milo Temesvar, insomma, finisce nelle bibliografie (su tutto ciò, cfr. P. Albani – P. della Bella, Mirabiblia. Catalogo ragionato di libri introvabili, Zanichelli, Bologna 2003, pp. 292 s.). Il corto circuito tra realtà e finzione prende corpo. 4. Anche perché, nel frattempo, di Temesvar si occupano altri autori. Ad esempio, un certo – a me ignoto – Mariano Tomatis Antoniono gli dedica un saggetto (Sulle tracce di Milo Temesvar. Gli scacchi nella mitologia di Rennes-le-Château, in Indagini su Rennes-le-Château 3, 2006, pp. 103 ss.). Tomatis stesso sembra, in realtà, una creatura di Umberto Eco. Nel suo sito ufficiale, si definisce Wonder Injector. Sentite cosa scrive di sé: «Scrittore e illusionista, Mariano illumina le meraviglie sul confine tra Scienza e Mistero». In fondo, anzi, non si può escludere si tratti proprio di un’ulteriore burla di Eco. Anche perché Tomatis – nel saggio citato – racconta nuovamente proprio la vita e le opere di Temesvar, attingendo a piene mani da Eco, ma aggiungendo particolari fantastici, che non so se abbia saccheggiato ancora da Eco o li abbia inventati di sana pianta: una citazione di Temesvar da parte di Perec (funambolo della parola anch’egli); la polemica del nostro autore contro il governo britannico per avere concesso asilo politico a Salman Rushdie dopo la fatwa; il ritrovamento a Praga (altra città culto per Eco, come ben sappiamo) di un ulteriore volume di Temesvar, scritto nel 1999 e, questa volta, in francese: Diabolus Antiquus, azzardando così che si trattasse di una risposta all’Angelus Novus di Walter Benjamin. Temesvar sarebbe pertanto ancora vivo in anni vicini ai nostri. Ci si ostina a non volerlo far morire! La saga di Temesvar, dunque, continua. Proviamo a riassumere. Temesvar nasce inizialmente grazie alla burla costruita per caso alla Fiera di Francoforte. Si riempie di particolari, citazioni, rimandi, ritrovamenti, aneddoti per merito di Eco. Prosegue labirinticamente nel gioco di altri autori. Non so se si tratti di un omonimo o meno, ma oggi – ancora una burla? – Milo Temesvar è su Facebook. 5. Nelle Postille a “Il nome della rosa”, apparse inizialmente su «Alfabeta» (n. 49, giugno 1983: che conservo gelosamente in originale, come è facile immaginare), Eco afferma chiaramente: «Volevo che il lettore si divertisse» (p. 21). Il divertimento, i rimandi, le citazioni (quelle esplicite e quelle nascoste, che ciascun lettore del romanzo può cogliere ai diversi livelli delle proprie conoscenze): tutto ha a che fare con l’elemento libresco. Sino all’ invenzione geniale dell’assassino (il venerabile Jorge: bibliotecario cieco, ovvio ulteriore omaggio al grande letterato argentino) che uccide per un libro e mediante i libri. Tutti i suoi romanzi successivi – in modi differenti, ma coerenti – seguono tale trama sottile. Verrebbe da rispondergli, a distanza di (ormai) 35 anni da quella prima folgorante apparizione: sì, carissimo Umberto, ci siamo proprio divertiti. Grazie di cuore. – Oliviero Diliberto

* Il presente saggio, dal titolo Ecophilia, è stato dedicato dall’autore a Umberto Eco «amico e sodale di tante avventure “libresche”»: già pubblicato come introduzione al numero speciale della Rivista «Cantieri» (31, 2015, pp. 5 – 7), dedicato proprio a Eco, ricompare sulle pagine delle Fusa del gatto, IV, Torrita, Società Bibliografica Toscana, 2016, pp. 173-77. Come dice l’autore, esso costituisce «un omaggio alla sua memoria, misto di rammarico, affetto, tristezza, complicità. Ci e mi mancherà moltissimo».

 

Cronache

Mostre

Aldo Manuzio. Il Rinascimento di Venezia, mostra a cura di Guido Beltramini, Davide Gasparotto, Giulio Manieri Elia, Venezia, Gallerie dell’Accademia, 19 marzo – 19 giugno 2016. Organizzata nelle sale al pianterreno del complesso della Carità, dove sono attualmente ospitate le mostre temporanee delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, l’esposizione si sviluppa lungo un percorso suddiviso in otto sezioni. La prima, dal titolo Da Roma a Venezia, l’impresa di Aldo, presenta l’avvio dell’impresa editoriale del Manuzio a Venezia e l’origine della famosa marca dell’ancora e del delfino. Si procede con Manuzio e l’eredità greca, dove accanto ad alcuni esemplari aldini soprattutto degli scritti di Aristotele sono esposte incisioni, dipinti e opere scultoree, il cui soggetto venne attinto proprio dalle pagine di Luciano, uscito nel 1503 dai torchi di Manuzio. La terza sezione, Battaglia d’amore in un sogno, è interamente dedicata all’Hypnerotomachia Poliphili, pubblicata nel dicembre 1499 e considerata da molti studiosi essere il più bel libro a stampa dell’intero Rinascimento. Classici domestici, titolo della quarta sezione, allude ai libri degli autori classici pubblicati da Aldo nel formato portatile dell’ottavo piccolo, messi in questa occasione in parallelo con piccole tavole dipinte di argomento allegorico o mitologico, che negli stessi anni cominciavano a fare la loro comparsa nelle case dei veneziani colti. La sfera religiosa non è aliena alle pubblicazioni di Aldo Manuzio, come viene ricordato nella quinta sezione, Devozione all’antica, sebbene permeata da quell’umanesimo, che aleggia anche tra i contemporanei esponenti della cultura veneziana. Alle edizioni dei capolavori della poesia idilliaca greca e latina e all’attenzione alla natura e della campagna mostrata in molte opere d’arte coeve è dedicata la sesta sezione, La scoperta della campagna. Aldo però non è noto solamente per le opere degli autori del mondo classico, ma anche per Petrarca, Bembo, Dante, Sannazzaro ed Erasmo: alle loro edizioni è dedicata la settima sezione, Classici moderni. L’ultima sezione è intitolata Divine proporzioni ed è incentrata sulla bellezza grafica della mise en page dei libri di Aldo, da sempre ammirati per l’armonia e la chiarezza della struttura della pagina a stampa. La mostra, inaugurata l’anno dopo della naturale data celebrativa la morte di Aldo Manuzio per noti problemi di natura economica, si apre con una statua di epoca ellenistica integrata e completata da Tullio Lombardo e con una grammatica greca aldina del 1496, ricca a sua volta di integrazioni e correzioni effettuate nella stessa bottega veneziana. L’accostamento non è casuale, data la volontà dei curatori di effettuare un continuo quanto efficace gioco di rimandi tra l’opera dell’editore e la contemporanea produzione artistica, forse con l’effetto di fare un po’ passare sotto traccia l’aspetto più propriamente legato all’influenza di Manuzio sulla storia dell’editoria veneziana ed europea. – M.C.

Il Rotolo di Ester figurato della Biblioteca Civica Angelo Mai. Mostra nell’Atrio scamozziano, 2-23 aprile 2016. La Biblioteca “A. Mai” di Bergamo conserva dalla metà dell’Ottocento tre rotoli in ebraico contenenti il libro biblico di Ester. Uno di essi è particolarmente prezioso per le sue decorazioni. In occasione della rassegna Cambiare la storia: il libro di Ester, evento promosso dal Comitato per la Cultura Biblica di Bergamo per l’VIII edizione di ‘Effettobibbia’, la biblioteca ha deciso di organizzare una piccola ma significativa mostra con alcuni pezzi provenienti dalle proprie collezioni, tra cui anche i tre rotoli. La storia di Ester è ben nota e la lettura del testo avviene ogni anno, nel mondo ebraico, in occasione della festa di Purim, che proprio dalla vicenda di Ester trae origine. L’uso di decorare il rotolo contenente questo libro biblico non si affermò fino al XVII sec., epoca a cui risale anche il prezioso esemplare bergamasco, costituito da tre fogli di pergamena cuciti insieme a raggiungere una lunghezza complessiva di 155 cm. È probabile che il rotolo provenga da Venezia o da qualche località limitrofa, come sembrerebbero indicare la scrittura e lo stile decorativo. Il testo è inquadrato da cornici a motivi geometrici e floreali, ma i registri superiore e inferiore sono scanditi anche da venti vignette, con scene ovviamente della storia di Ester (se ne può vedere la riproduzione integrale alla pagina web http://www.effettobibbia.it/joomla/il-rotolo-di-ester). Nella decorazione trovano spazio anche due medaglioni rimasti bianchi che avrebbero dovuto accogliere le insegne di qualche antico possessore. A fare da contorno a questo prezioso cimelio, altri due rotoli più moderni e non decorati: uno costituito da sette fogli di pergamena cuciti insieme in scrittura ebraica quadrata di tipo italiano e databile alla fine del secolo XVII; l’altro formato da tre fogli di pergamena cuciti insieme con fili metallici, in scrittura ebraica quadrata di tipo askenazita o nord italiano, dei secoli XVIII-XIX. In altre due vetrine una serie di esemplari di edizioni bibliche in latino dal Quattro al Seicento, opportunamente aperte al libro di Ester. – L.R.

Lines of thought. Discoveries that changed the world. Cambridge University Library, West Road, CB3 9DR, Cambridge, 11 marzo ― 30 settembre 2016. In occasione del suo 600esimo anniversario, la Biblioteca della Università di Cambridge allestisce un’importante mostra sui manufatti che hanno contribuito alla formazione del pensiero umano. Di primo acchito, il titolo è fuorviante: infatti, non vengono esposti ingegnosi macchinari et similia, bensì si tratta di un percorso (tematico, ma anche didattico) sui supporti scrittori che hanno permesso all’uomo di fissare il proprio pensiero nel corso dei secoli. Varcata la porta girevole all’ingresso della storica biblioteca, la mostra è collocata nella saletta immediatamente a destra: le pareti sono state interamente ricoperte da pannelli di diverse tonalità, a distinguere le differenti aree tematiche. In questo modo, il visitatore non deve far altro che lasciarsi guidare da una freccia segnaletica che indica la corretta successione delle teche da osservare (il flyer raccolto all’inizio si trasformerà presto in un inutile ingombro). La prima vetrina è sicuramente quella più curiosa e merita una descrizione. Tra gli oggetti qui ospitati, si trovano: 1) una tavoletta d’argilla sumera con il tipico alfabeto cuneiforme; 2) un osso inciso con antichi ideogrammi cinesi; 3) un ostrakon egizio in uso durante la dominazione romana; 4) un coloratissimo manoscritto di origine nepalese vergato su foglie di palma (poi raccolte insieme e chiuse da due piatti lignei dalla forma oblunga); 5) uno stranissimo portadocumenti giapponese a forma di pagoda, attorno al quale venivano avvolte delle stringhe votive. Non potevano mancare anche altri supporti scrittori più comuni come la corteccia, la pergamena, il papiro e la carta, ma merita certamente una menzione la tavoletta in legno ricoperta da un sottile strato di corno, a proteggere un foglio a stampa con impresse le lettere dell’alfabeto e una preghiera in lingua inglese. In esposizione, anche una Bibbia di Gutenberg, alcuni quotidiani del XVII sec., volumi minuscoli adatti a mani infantili, lastre fotografiche, alcune prime edizioni a stampa antiche e moderne, infine, anche schemi elettronici e modelli cartacei pop-up. L’esibizione è divisa in sette sezioni: la prima non poteva che essere dedicata alle origini storiche della biblioteca, la seconda ripercorre le rivoluzioni della scrittura. Le restanti unità sono invece dedicate rispettivamente alla trasmissione delle conoscenze su gravità, religione, storia, genetica e anatomia. Tuttavia, è inutile proseguire nella descrizione, perché l’intera mostra è fruibile online all’indirizzo https://exhibitions.lib.cam.ac.uk/linesofthought/, in alternativa è anche disponibile un’applicazione per Apple iPad. All’interno del sito dedicato, troviamo una riproduzione fotografica ad alta definizione di tutti gli oggetti in esposizione, ognuno dei quali è accompagnato a lato da un’approfondita scheda descrittiva che, nella maggioranza dei casi, rimanda a una open library, dove è possibile visualizzare ulteriori allegati e – per quanto riguarda i manoscritti e le edizioni a stampa – permette la consultazione integrale di manoscritti ed edizioni antiche selezionate. Il giudizio finale è positivo: la mostra suscita interesse per la storia del libro sia tra gli adulti che tra i più piccoli. Unica nota di demerito, la (troppo) tenue illuminazione della stanza che, se da un lato non arreca danni alla conservazione dei materiali fotosensibili, dall’altro rende davvero faticoso al visitatore riuscire soltanto a distinguerli. – Davide Martini

 

Taccuino

a cura di R.V.

Iniziative promosse dal CRELEB

 

Le origini della stampa tipografica: mito, tecnica e storia

Scuola estiva 2016

Torrita di Siena, 5-8 settembre 2016

A 550 anni dagli inizi della stampa a Subiaco, snodo essenziale della storia culturale italiana, ci si propone di ripensare alle origini europee dell’arte tipografica, tentando di distinguere ciò che è certo da ciò che, invece, resta ancora materia di discussione.

Lunedì 5 settembre 2016

14.00 Registrazione

14.15 Saluti di Giacomo Grazi, Sindaco di Torrita di Siena; Luca Spadacci, Presidente della Fondazione Torrita Cultura; Marco Cicolini, Presidente dell’Associazione Librai Antiquari Italiani.

14.30-15.00 Mario de Gregorio, Introduzione

15.00-16.30 Edoardo Barbieri, Le favolose origini dell’ars impressoria

16.30-17.00 Pausa

17.00-19.00 Luca Rivali, La storiografia sulla stampa quattrocentesca: da Panzer ad Hain a Bradshaw

19.30 Cena

Martedì 6 settembre 2016

9.00-11.00 Edoardo Barbieri, Gutenberg fra Strasburgo e Magonza: cosa accadde esattamente?

11.00-11.30 Pausa

11.30-13.30 Luca Rivali, La scuola inglese del British Museum: da Proctor a Pollard, da Scholderer a Rhodes e Hellinga

13.30 Pranzo

15.00-17.00 Edoardo Barbieri, Problemi di tecnica e capitali

17.00-19.00 Luca Rivali, I metodi di Konrad Haebler e l’impresa del GW

Visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena

Serata libera

Mercoledì 7 settembre 2016

9.00-11.00 Edoardo Barbieri, L’arrivo della stampa in Italia: alcune certezze e alcune domande

11.00-11.30 Pausa

11.30-13.30 Luca Rivali, Tra Francia e Belgio: Marie Pellechet, Marie-Louis Polain e la guerra dei libri

13.30 Pranzo e pausa

15.00-18.00 Visita alla Biblioteca dell’Accademia Etrusca di Cortona con Edoardo Barbieri, Esame autoptico di alcuni incunaboli delle origini

18.30 Incontro pubblico – Presentazione del catalogo degli incunaboli dell’Accademia Etrusca di Cortona, con Piero Scapecchi

19.30 Cena e rientro a Torrita

Giovedì 8 settembre 2016

9.00-11.00 Luca Rivali, Il presente di una tradizione bibliografica: i repertori per le edizioni del XV secolo

11.00-13.00 Piero Scapecchi, I segreti della Passio Christi e la protostampa italiana

13.00-13.15 Edoardo Barbieri, Conclusioni

Per informazioni e iscrizioni:

Luca Rivali luca.rivali@unicatt.it

http://centridiricerca.unicatt.it/creleb

 

Il tesoro librario di Palazzolo. Giacinto Ubaldo Lanfranchi e il fondo antico della biblioteca

24 settembre 2016, ore 15.00-17.30

Villa Lanfranchi, via Zanardelli, 81, Palazzolo sull’Oglio (BS)

Pomeriggio di studi aperto a tutti in occasione del cinquantesimo anniversario di donazione del fondo antico alla Biblioteca Civica.

In occasione del cinquantesimo anno dalla donazione del fondo antico alla Biblioteca Civica da parte del bibliofilo Giacinto Ubaldo Lanfranchi, il Comune di Palazzolo sull’Oglio, con la collaborazione del CRELEB, promuove un pomeriggio di studi su tale fondo in suo onore.

Presiede Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Brescia)

Saluti del Sindaco, Assessore alla Cultura, Direttore e Coordinatore del Sistema Bibliotecario.

Premessa di Rosa Zilioli Faden (già Biblioteca Queriniana di Brescia)

Interverranno:

Giovanni Benedetto (Università degli Studi di Milano)

Ennio Sandal (già Biblioteca Civica di Verona)

Simone Signaroli (Curatore del patrimonio storico per il Servizio Archivistico Comprensoriale Valle Camonica)

Giuseppe Frasso (Università Cattolica di Milano)

Alessandro Tedesco (Università degli Studi di Udine)

 

Giornata di studi dedicata a Vincenzo Busdraghi in concomitanza alla mostra nella quale verrano esposti esemplari delle sue edizioni provenienti dalla Biblioteca Statale di Lucca, dalla Biblioteca Feliniana di Lucca e dalla collezione Paolo Tiezzi di Torrita di Siena.

15 ottobre 2016

Lucca, Biblioteca Statale

 

I Corso di Alta Formazione

in metodologia della ricerca in discipline umanistiche e bibliografiche 2016

27-28 ottobre 2016

Lonato, Fondazione Ugo Da Como – Brescia, Università Cattolica

giovedì 27 ottobre

Lonato (BS), Fondazione Ugo Da Como

ore 14 visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como

ore 15 Rocca di Lonato, presiede Luca Rivali

Edoardo Barbieri (Direttore del CRELEB, Università Cattolica di Brescia) Introduzione ai lavori

ore 15.15 Daniele Piccini (Università per Stranieri di Perugia) Nel VI centenario della morte di Federico Frezzi: la tradizione del Quadriregio

ore 16.45 Lorenz Böninger (Deputazione di Storia Patria per la Toscana di Firenze) Il contratto per la stampa del Comento del Landino alla Commedia (1480): una rilettura

ore 18.30 rinfresco

ore 19.45 cena conviviale a Lonato (su prenotazione)

venerdì 28 ottobre

Brescia, Università Cattolica, via Trieste 17, Sala della Gloria

ore 9 presiede Edoardo Barbieri

Mario Taccolini (Università Cattolica di Brescia, Direttore del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche) Saluto

ore 9.15 Neil Harris (Università degli Studi di Udine) Un esercizio di metodo bibliografico. La Hypnerotomachia Poliphili fra “esemplare ideale” e censimento delle copie

Sarà disponibile per una dimostrazione pratica il collazionatore McLeod

ore 11.00 Angelo Bianchi (Università Cattolica di Milano, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia) La Ratio studiorum: un percorso nella cultura occidentale in età moderna

ore 12.45 pranzo presso la struttura “Giardino” Cooperativa Agazzi

ore 14.00 visita alla Biblioteca di storia delle scienza “Carlo Viganò”

ore 15.00 conclusione dei lavori

Per informazioni:

tel. 0272342606 – 0302406260

creleb@unicatt.it

 

Engaging the reader 2016. Workshop del Master Professione editoria cartacea e digitale

Università Cattolica, Milano, martedì 17 novembre 2016

La nuova edizione di “Engaging the Reader” avrà come tema Modi e forme della lettura”

Mattino: Lectio di Roberto Casati, discutono Mario Guaraldi, Giulio Fortunio.

Tavola rotonda dedicata al tema della lettura giovanile

Pomeriggio: Consegna del Premio Ancora Aldina e dei premi Master Professione editoria.

Presentazione del libro degli allievi del Master e consegna dei diplomi

Per informazioni:

tel. 0272342606 – 0302406260

creleb@unicatt.it

 

Incontri, mostre, seminari

Aldo Manuzio. Il rinascimento di Venezia

19 marzo-19 giugno 2016

Venezia, Gallerie dell’Accademia

La mostra presenterà la storia dell’uomo che ha inventato il libro moderno e il concetto stesso di editoria, facendo di Venezia la capitale internazionale della stampa. L’esposizione, attraverso capolavori assoluti di Giorgione, Carpaccio, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Tiziano, Lorenzo Lotto, Pietro Lombardo, racconterà come il progetto di Aldo e i suoi preziosi libri si intrecciarono a Venezia con un’arte nuova, nutrita dalla pubblicazione dei classici greci e latini.

Per informazioni:

www.gallerieaccademia.org/mostre-ed-eventi/in-corso/aldo-manunzio-il-rinascimento-di-venezia

 

Come si fanno i soldi. Fabbricare banconote, francobolli, assegni…

Dal 16 aprile al 16 luglio 2016

Cornuda (TV), Via Canapificio 1-3, Tipoteca Italiana

La mostra è ideata per offrire una panoramica sulle banconote e cartevalori, oggetti comuni, usati quotidianamente, ma di cui pochi conoscono l’origine e la loro evoluzione nel tempo. È organizzata con un percorso che si snoda attraverso un approfondimento sulle banconote e altri documenti cartacei noti con il nome di cartevalori, come francobolli, titoli azionari, obbligazioni e gli assegni. Accanto a queste quattro sezioni, che raccontano la storia delle cartevalori, la mostra si focalizza sugli le aspetti grafici: le tecniche di stampa, la composizione e i materiali impiegati per la loro realizzazione, come le carte filigranate, all’ interno della magia della carta moneta. Infine è stato posto l’accento su un aspetto chiave: il mondo delle falsificazioni creando un parallelo con gli originali della mostra.

A cura di Luigi Lanfossi e organizzata da Tipoteca Italiana fondazione, in collaborazione con il Museo della Stampa e Stampa d’Arte di Lodi “Andrea Schiavi”, l’Archivio Storico di Poste Italiane e la Fondazione Gianfranco Fedrigoni ISTOCARTA.

Per informazioni:

tel. 042386338

museo@tipoteca.it

 

Oggetto libro | Book object

13-30 giugno 2016

Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. La Cavallerizza

La mostra sarà incentrata sul confronto tra i libri di design, artefatti della produzione industriale realizzati con particolari soluzioni tecniche e i libri d’artista che per definizione sono pezzi unici o a tiratura limitata.

Per informazioni: www.braidense.it

 

Certissima signa. A Venice Conference on Greek and Latin Astronomical Text

16-17 giugno 2016

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana

In una civiltà, la scienza astronomica è uno dei campi nei quali più esemplarmente si può saggiare l’avanzamento di diverse discipline: la matematica, la cartografia, la geografia, lo studio dell’ influsso degli astri sulla vita degli uomini. Come in altre scienze, ma forse più che in altre, il rapporto con la tradizione antica è in questo senso fondamentale: le conoscenze e le credenze relative ai fenomeni celesti, anche per la suggestione che da sempre questi esercitano sugli uomini, vantano una persistenza di lungo periodo di norma più profonda rispetto alle nozioni scientifiche d’altra natura. Il convegno organizzato da Filippomaria Pontani e Anna Santoni mira a mettere in luce proprio alcuni fili di queste tradizioni secolari, le quali s’incarnano primariamente in testimonianze scritte di veneranda antichità, di cui la Biblioteca Nazionale Marciana (ospite e promotrice dell’evento, assieme al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari) è ricchissima. In particolare, un drappello di studiosi di sei diversi Paesi proverà a ricostruire alcuni percorsi di testi astronomici greci e latini tra l’età antica e il Medioevo, fino alla “riscoperta” umanistica. Saranno al centro dell’attenzione diagrammi, astrolabi e tubi astronomici, disegni di costellazioni, studi filologici, miniature e pratiche di stampa: per molte delle relazioni saranno proprio le collezioni della Biblioteca Marciana - studiate sia da docenti universitari sia da chi nella biblioteca lavora ogni giorno, in una collaborazione senz’altro proficua - ad offrire un terreno di studio e di confronto privilegiato.

Per informazioni: www.marciana.venezia.sbn.it

 

Più splendon le carte. Manoscritti, libri, documenti, biblioteche: Dante “dal tempo all’etterno

17 giugno – 31 luglio 2016

Torino, Biblioteca Reale

La mostra – articolata in sezioni – intende offrire al visitatore la possibilità di vedere dal vivo alcuni tesori librari che in sette secoli di storia hanno contribuito alla fortuna di Dante e di capire il ruolo che hanno tuttora le biblioteche per la tutela di questo straordinario patrimonio librario. Perse tutte le sue carte – di Dante infatti non è rimasto alcun manoscritto autografo –, la fortuna del poeta è legata a quanti nel tempo hanno ammirato e amato le sue opere, copiandole, stampandole, studiandole. Il visitatore avrà inizialmente la possibilità di entrare idealmente in uno scriptorium trecentesco, ammirando attraverso pregevoli codici le modalità di trascrivere, illustrare e commentare la Divina Commedia nel secolo XIV. Le sezioni successive guideranno il visitatore alla scoperta di quei libri a stampa, dagli incunaboli alle moderne edizioni, che hanno segnato la fortuna non solo della Divina Commedia, ma anche di altre opere dantesche, e alla scoperta di alcuni insigni studiosi del passato che hanno letto e commentato Dante: in questa sezione verranno in particolare esposti documenti di archivio dell’Università di Torino relativi a ricerche e lezioni universitarie del primo Novecento. L’ultima sezione intende illustrare la fortuna planetaria del poeta, attraverso l’ esposizione di alcune edizioni della Divina Commedia in altre lingue.

Per informazioni:

www.bibliotecareale.beniculturali.it

CRAPULA. Cinque secoli di illustrazioni nei libri di gastronomia e la cucina secondo Alessandro Madoi

Fino al 24 giugno 2016

Parma, Biblioteca Palatina

Libri di ricette fantastiche, immagini succulente e descrizioni appetitose, ideate dal maestro Madoi, si intersecano con cinque secoli di illustrazioni gastronomiche e tavole imbandite dal Cinquecento ad oggi: dall’Opera di Bartolomeo Scappi ai trionfi del barocco, dalla natura morta all’odierna riproduzione fotografica. Un percorso colto e goloso che espone l’evoluzione dell’iconografia realizzata per i testi di cucina a fianco dei ricettari originali di Alessandro Madoi.

Per informazioni:

www.bibliotecapalatina.beniculturali.it

 

L’art nouveau nella collezione Parenti. La grafica nel segno Liberty, Art Dèco e Futurista a cavallo tra due secoli

Fino al 10 luglio 2016

Sogliano al Rubicone, Museo Arte Povera, Palazzo Marcosanti-Ripa, Piazzetta Garibaldi

Nell’ambito della seconda Biennale del Disegno, è allestita all’interno di Palazzo Marcosanti di Sogliano al Rubicone, una mostra interamente dedicata al disegno durante il periodo della Belle Époque con preziosi esempi di Liberty italiano, Art Nouveau, Art Dèco e Futurismo a cura del giovane critico Andrea Speziali. L’esposizione intende valorizzare le opere del periodo compreso tra fine ‘800 e metà ‘900 di proprietà del geniale collezionista Roberto Parenti che ha raccolto un inestimabile patrimonio di arti grafiche. In mostra cartoline, locandine e manifesti a firma di autori italiani e stranieri che propongono rari esempi di Art Nouveau nelle sue diverse sfaccettature. L’ obbiettivo è coinvolgere e sensibilizzare giovani e comuni fruitori a conoscere e apprezzare l’Art Nouveau, divulgare opere inedite realizzate durante il periodo Liberty, sottolinearne l’eleganza e far conoscere il disegno Art Nouveau e Dèco, spiegando ai visitatori la storia, i dettagli, le caratteristiche e simbologie di questo stile.

Per informazioni:

www.italialiberty.it/mostrasoglianoartnouveau

www.museodiartepovera.com

tel. 0541.948418 - 334.8592312

 

I libri che hanno fatto l’Europa.

Manoscritti latini e romanzi da Carlo Magno all’invenzione della stampa. Biblioteche Corsiniana e romane

Fino al 22 luglio 2016

Roma, Palazzo Corsini. Biblioteca dell’Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana

La mostra racconta, attraverso magnifiche cinquecentine, incunaboli, preziosissimi manoscritti latini e romanzi, greci, arabi ed ebraici, i libri che hanno fatto l’Europa e gli europei. “Una mostra per capire meglio chi siamo e da dove veniamo ma soprattutto dove vogliamo andare, con chi e perché, riconoscendo le nostre diversità e curando i valori dei nostri principi comuni, la loro attualità nel mondo contemporaneo”. Con queste parole il Presidente dell’Accademia dei Lincei, il professore Alberto Quadrio Curzio, ha definito la mostra.

Centottanta testi riuniti per testimoniare come la cultura occidentale moderna del vecchio continente abbia radici tutt’altro che univoche e sia invece sorta su un terreno di pluralità.

Per informazioni: www.lincei.it

 

Il regno ritrovato. Percorsi culturali nella Napoli di Carlo di Borbone

Fino al 5 novembre 2016

Napoli, Biblioteca Nazionale di Napoli

Mostra bibliografica e iconografica, organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il tricentenario della nascita del sovrano. L’allestimento si apre con una scelta di manoscritti, libri a stampa, incisioni che documentano l’arrivo di Carlo nella capitale ed i primi anni di regno, le celebrazioni fatte in suo onore, il matrimonio con Maria Amalia di Sassonia. In mostra opere di grande rilevanza - fra queste il prezioso Breviario di proprietà di Paolo III - appartenenti alla collezione Farnese, che Carlo ereditò dalla madre Elisabetta, uno dei nuclei librari di maggior pregio sui quali si è andata costituendo, alla fine del XVIII secolo, la Reale Biblioteca, ora Nazionale di Napoli. La costruzione della Reggia di Caserta è documentata da alcuni  autografi di Vanvitelli e dal volume, da lui curato nel 1756, che racchiude i progetti dell’edificio e del parco. Un settore è dedicato alle scoperte archeologiche: in esposizione, tra gli altri documenti, un volume delle Antichità di Ercolano ed una interessante documentazione sui papiri ercolanesi. Il fervore culturale è testimoniato da autografi e testi a stampa di Vico, Genovesi, Giannone e Galiani, e dalla sezione dedicata al teatro di San Carlo.

Per informazioni: www.bnnonline.it

 

 

Clamorose dimissioni

dal Consiglio superiore

dei beni culturali:

le biblioteche non contano

più nulla?

 

http://articolo9.blogautore.repubblica.it/2016/05/27/il-governo-e-le-biblioteche/

 

http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_2099971289.html

 

http://www.corriere.it/opinioni/16_giugno_07/concorso-biblioteche-dubbi-ministro-75994a60-2c05-11e6-9053-0e7395a81fb7.shtml

 

 

Comunicato della Società Italiana
di Scienze Bibliografiche
e Biblioteconomiche

 

La Società italiana di Scienze Bibliografiche e Biblioteconomiche (SISBB), che rappresenta in tutte le sedi ufficiali i docenti universitari delle discipline del libro e della biblioteca, esprime la propria piena solidarietà nei confronti dei soci Giovanni Solimine, Mauro Guerrini, Luca Bellingeri e Gino Roncaglia che in qualità di membri del Consiglio superiore per i beni culturali e del Comitato tecnico-scientifico per i beni librari hanno confermato il 31 maggio 2016 le dimissioni dai loro incarichi. La SISBB, nel far proprie le preoccupazioni espresse dai colleghi, condivide in particolare l’esigenza di intraprendere un riesame organico dell’organizzazione e delle funzioni delle biblioteche statali, come componente fondamentale di un servizio bibliotecario e bibliografico nazionale efficiente, basato sulla cooperazione e l’integrazione sul territorio, invertendo la grave tendenza alla contrazione di servizi e funzioni delle biblioteche statali stesse, alla riduzione della loro autonomia o allo snaturamento del loro profilo. Il rilancio dell’attività culturale e scientifica nel nostro paese non può prescindere dalle biblioteche e dal ruolo che esse esercitano nell’ambito dell'accesso alla conoscenza e dello sviluppo dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione. È indispensabile ricondurre le biblioteche dipendenti dal MiBACT ad una situazione accettabile per organici, finanziamenti e aggiornamento delle raccolte, che permetta agli studiosi italiani e stranieri di fare ricerca ad alto livello e a tutti gli utenti di poter perseguire efficacemente i propri studi e i propri interessi. Le biblioteche hanno perciò urgente necessità di venire rafforzate, anche grazie ad un’adeguata immissione di nuovo personale qualificato e dotato di una solida e riconosciuta preparazione specifica di livello universitario.

 

Il Consiglio direttivo della SISBB

Postscriptum

 

Q

ualche volta anche il nostro Postscriptum si prende la libertà di uscire dal seminato e di non occuparsi di libri. Si tratta di una scelta grave, che deve avere motivi adeguati. Questa volta parlerò di Università e del rapporto docente-discente: voglio infatti dire qualcosa del povero Giulio Regeni. Non lo conoscevo, non so esattamente cosa stesse facendo, ma un paio di idee chiare ce le ho e il senso morale che muove chi crea “L’Almanacco Bibliografico” mi costringe a scriverle. Che cosa sia successo è chiaro come la luce del sole, nonostante le grottesche mistificazioni delle autorità egiziane. La polizia (o un ramo deviato di essa, o i servizi segreti o l’esercito, non so) lo ha torturato e ucciso. Sorte non diversa sembra sia toccata a centinaia di altri giovani egiziani. È il costo (altissimo e terribile) che un governo militare paga per mantenersi al potere. È triste dirlo, ma si tratta di un male minore. I massacri dell’ISIS sono 100 volte peggio… Certo, sarebbe bello che ci potesse essere pace e democrazia. Ma gli esportatori di democrazia – lo si è ben visto – fanno spesso più danni e l’attuale governo egiziano (con tutti i suoi limiti) è l’unico limite posto a una degenerazione che ha distrutto la Libia e ha gravemente intaccato la vita di quasi tutti i paesi dell’Africa mediterranea. Da questo punto di vista al-Sisi non solo è un amico dell’Occidente, ma è ciò che di meglio oggi l’Egitto può permettersi. Occorre grande realismo e le mosse del Governo Italiano (ritiro dell’ Ambasciatore etc.) sono corrette sul piano delle relazioni tra due Stati, meno nella loro valenza politica (e, guarda caso, il primo aspetto dei rapporti tra le due nazioni che sarà bloccato sono gli scambi culturali… bella genialata!). Fin qui ho detto ciò che mi sembrano ovvietà. In tutta questa terribile e dolorosissima vicenda il tema sul tappeto è però un altro: come mai Giulio non è sparito nel nulla come tanti altri, come mai ne è stato fatto ritrovare il corpo martoriato? Un segnale, logico. Ma a chi? Di certo ai “mandanti” di Regeni stesso. Sì, perché il giovane friulano non era in Egitto a studiare papiri o le piramidi, ma era lì per un dottorato di ricerca dedicato a raccontare la storia dei sindacati clandestini al Cairo, mandato in Egitto e mantenuto lì da alcuni professori della Università di Cambridge. Ed è lì che vorrei puntare il dito. Chi insegna in Università sa che si crea un rapporto di forte dipendenza tra lo studente e il suo professore, il quale determina spesso la vita o la morte (accademica) di quest’ultimo. Sta alla intelligenza, discrezione e morale del docente non spingere mai lo studente a comportamenti scorretti, illegali o anche solo pericolosi. E qui sta il problema. Regeni era già spaventato: si era accorto che c’era chi lo fotografava, che era stato individuato dai servizi segreti, che le sue mosse erano controllate. Eppure c’è stato chi gli ha detto: “Avanti! Va’ aventi! Non avere paura…”. Chi sia è tanto facile immaginarlo quanto non viene mai neppure nominato (avete letto da qualche parte i nomi dei referenti accademici di Regeni?). E no, signori! Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, perché di certo quelle informazioni che con tanta insistenza volavano Oltremanica non sono rimaste confinate tra gli appunti raccolti in vista di un articolo per qualche rivista di Scienze Politiche. Quelle notizie sono andate a finire nelle mani di chi poi le usava a sua volta in qualche oscura manovra nel marasma mediorientale. Ecco l’ultima trovata per lo sfruttamento del lavoro (precario) dei giovani in università: li si può mandare in zone pericolose senza coperture politiche, militari e finanziarie a fare “lavori sporchi”. Il dottorando come carne da macello, come 007 low cost, perché tanto, se poi va male, ce ne sarà senza dubbio subito dopo un altro pronto a iniziare una brillante carriera nelle prestigiose università inglesi… Se cioè le mani insanguinate sono certo lungo il Nilo, i veri mandanti sono altrove, probabilmente lungo il Tamigi. – Montag

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

 

numero 038, giugno 2016

(chiuso il 6 giugno 2016)

ISBN 9788881327355

disponibile gratuitamente in formato PDF all’ indirizzo http://creleb.unicatt.it

 

a cura del

 

C.R.E.L.E.B. (Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca)

 

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

 

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Anna Giulia Cavagna, Pasquale Chistè, Giuseppe Frasso, Arnaldo Ganda, Ugo Rozzo

redazione: Marco Callegari, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Fausto Lincio, Giancarlo Petrella, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Francesca Turrisi, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it