L’Almanacco

 Bibliografico

 

n° 36, dicembre 2015


Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

 

Sommario

 

La forma della biblioteca. Osservazioni sulla identità della biblioteca pubblica

di Maurizio Vivarelli                                              p. 1

Recensioni                                                         p. 3

Spogli e segnalazioni                                   p. 10

(indici di recensioni e segnalazioni)                  p. 42

Risorse elettroniche                                     p. 43

Cronache e mostre                                         p. 43

Taccuino                                                             p. 47

Postscriptum                                                    p. 49

 

 

 

La questione

 

La forma della biblioteca.

Osservazioni sulla identità della

biblioteca pubblica

di Maurizio Vivarelli

 

N

el corso degli ultimi anni, e fino a oggi, si è sviluppato in Italia e all’estero un intenso e a tratti appassionato dibattito sulla identità della biblioteca pubblica, promosso e ospitato prima sul «Bollettino AIB», proseguito su «AIB Studi», e sviluppato anche in «Biblioteche oggi» e nella nuova «Biblioteche oggi Trends», a cui hanno partecipato tra gli altri, con interventi di taglio e prospettive diverse, autori provenienti dal campo accademico come Giovanni Solimine, Alberto Petrucciani, Giovanni Di Domenico, Riccardo Ridi, Lorenzo Baldacchini, e altri invece radicati direttamente nell’esperienza e nella pratica professionale, come Anna Galluzzi, Maria Stella Rasetti, Stefano Parise, Sara Chiessi, Waldemaro Morgese. Scusandomi, come di prammatica, per le autocitazioni, vorrei solo rilevare i temi sui quali si è incentrato il mio apporto alla discussione, elaborati in alcuni contributi con i quali ho cercato di fare luce, in particolare, sulle relazioni tra ‘identità’ e ‘spazio’ della biblioteca (Specie di spazi. Alcune riflessioni su osservazione e interpretazione della biblioteca pubblica contemporanea, «AIB Studi», 54, 2014, 2/3, p. 181-99, DOI: http://dx.doi.org/10.2426/aibstudi-10134; La biblioteca riflessa. Prime valutazioni su un progetto di osservazione ed interpretazione dello spazio della biblioteca pubblica [con Maria Pagano], «Biblioteche oggi», 33, 2015, 2, p. 19-32; C’è bisogno di collezioni? Teorie, modelli, pratiche per l’organizzazione di spazi documentari connessi e condivisi, «Biblioteche oggi Trends», 1, 2015, 1, p. 18-29, DOI: http://dx.doi.org/10.3302/2421-3810-201501-018-1). Non è questa la sede, naturalmente, per ricostruire nel dettaglio l’articolata genealogia di questo campo di indagine, e neppure per dar conto in modo sistematico degli esiti più significativi; si cercherà tuttavia di metterne in evidenza alcune caratteristiche essenziali e fondative. Anzitutto è da dire che sullo sfondo è necessario collocare la fondamentale opera di Paolo Traniello sulla genesi storica della biblioteca pubblica, sulla sua problematica ricezione in Italia, sulle variegate origini della sua crisi. Le opere di riferimento, rispettivamente, sono La biblioteca pubblica. Storia di un istituto dell’Europa contemporanea, Bologna, Il Mulino, 1997; Biblioteche e società, ivi, 2005; Storia delle biblioteche in Italia. Dall’Unità ad oggi, ivi, 2002 e 2014. Lo stato dell’arte del dibattito, in linea generale, ha varie matrici. Semplificando e schematizzando molto, alcuni degli interventi hanno messo in evidenza le diverse problematiche organizzative e gestionali della biblioteca pubblica in relazione alla crisi finanziaria e alle sue manifestazioni sulla fisionomia dei servizi di welfare; altri (in particolare nella elaborazione di Solimine, Galluzzi e Chiara Faggiolani) hanno manifestato la volontà di precisare i confini del campo disciplinare della ‘biblioteconomia sociale’; altri ancora hanno indagato il radicamento della riflessione biblioteconomica contemporanea nella più ampia cornice degli studi sulla complessità (Di Domenico). Secondo una ulteriore linea sono state ribadite le ragioni per una rinnovata adesione al modello della reference library maturato nell’alveo della biblioteconomia classica anglo-americana (Ridi e Petrucciani), anche con riferimento alla elaborazione offertane da Michael Gorman. Per quanto mi riguarda, come accennavo in precedenza, mi è sembrato particolarmente interessante accentuare la riflessione sulla ‘forma’ concettuale e materiale dello spazio architettonico, bibliografico, digitale della biblioteca, anche secondo una prospettiva che, con Braudel, potremmo definire di lunga durata. Alla luce di queste rapidissime premesse, sostanzialmente solo richiamate, non è dunque difficile riconoscere il profilo di una crisi articolata e complessa, che, seguendo Traniello, mette in discussione le stesse fondamenta storico-culturali e istituzionali del modello classico, impostato e definito nella Gran Bretagna della prima metà del XIX secolo. I motivi sono stati molti, e densi, dipanati lungo l’accidentato profilo del secolo breve e in quello emergente e opaco del terzo millennio: primo tra tutti, direi, il combinato disposto tra affermazione della cultura postmoderna e diffusione delle culture e delle tecnologie digitali. È in questi complessi fenomeni, la cui origine prossima può essere fatta risalire alla seconda metà del secolo scorso, che si cela la radice dei problemi che hanno apportato alla progressiva attenuazione dei diversi ‘canoni’ prescrittivi, fossero essi di natura morale, culturale, documentaria, e al contestuale e altrettanto graduale affermarsi di una sorta di pensiero debole bibliografico, entro il quale il concetto tradizionale di ordine documentario si volge verso il suo doppio, il disordine non misurabile della Rete. Per questi motivi i fautori, spesso con entusiasmo, non sempre criticamente elaborato, orientato verso un mondo nuovo miracolisticamente e quasi messianicamente intravisto, sono tra i più decisi antagonisti della persistenza del concetto di ‘collezione’. E la ‘collezione’, non c’è dubbio, è il luogo, metaforico, cognitivo, organizzativo, in cui il sapere si materializza non tanto nei libri (cartacei o digitali non importa) quanto in una struttura concettuale, in una rete di relazioni offerta all’uso e alla interpretazione delle persone. Per questo, e ancora semplificando, si sono andate diffondendo una serie di polarizzazioni talvolta sinceramente banali, come quelle tra ‘vecchio’ e ‘nuovo’, tra ‘cartaceo’ e ‘digitale’, tra ‘libro’ ed ‘ebook’, tra ‘ordine’ e ‘disordine’, tra ‘collezioni’ e ‘persone’; per questo ci si ostina a ritenere che la parola magica della ‘partecipazione’ possa costituire la panacea per tutti i problemi, della società e delle biblioteche, senza tenere conto del fatto che, come ha osservato acutamente Maurizio Ferraris nel suo recente Manifesto del nuovo realismo (Roma-Bari, Laterza, 2013), quando ci si muove su questi crinali, l’ipotesi più probabile è quella di un avallo di un populismo più o meno consapevole, i cui rischi sono bene evidenti anche negli scenari politici contemporanei. In realtà (o almeno questa è la mia opinione) tra le persone e le collezioni esistono delicate e sfumate relazioni cognitive e interpretative; e la collezione, con il suo esserci concreto, è proprio la garante principale della visibilità (e dunque della intelligibilità) dell’ ordine documentario. Non a caso, infatti, per ritornare al dibattito evocato in apertura, al centro di tutto questa rete di argomenti c’è un concetto a matrice visiva, quello, appunto, di ‘identità’ della biblioteca, che è dunque il luogo, antropologico prima ancora che organizzativo, in cui si situano le radici autentiche delle diverse esperienza di lettura, e dunque di appropriazione critica dei contenuti testuali, siano essi costituiti da ‘segni’ fatti di inchiostro o di corrente elettrica. E allora, giunti a questo punto del percorso che in questa sede viene proposto, diventa di fondamentale importanza indagare come lo ‘spazio’ della biblioteca viene immaginato, pensato, progettato, realizzato, interpretato, utilizzato. È in questo «luogo di legami», come lo ha efficacemente definito Michel Melot (La sagesse du bibliothécaire, Paris, L’oeil neuf, 2004) che la biblioteca, da sempre, tesse, organizza, diffonde la sua peculiare e insostituibile opera di mediazione. Basti pensare, in tal senso, a quanto abbiano da dirci, su questi temi, le maestose ed enfatiche architetture bibliotecarie contemporanee, da quelle di Rem Kolhaas della biblioteca di Seattle (http://www.oma.eu/projects/2004/seattle-central-library/), a quelle dello studio Snøhetta per la nuova biblioteca di Alessandria d’Egitto (http://snohetta.com/project/5-bibliotheca-alexandrina), o a quelle dello studio Mecanoo per la recente biblioteca pubblica di Birmingham (http://www.mecanoo.nl/Projects/project/57/Library-of-Birmingham/t/0), e anche, per rimanere in Italia, i molti e interessanti progetti realizzati negli ultimi anni in diverse aree del territorio nazionale, e tra i quali possiamo qui ricordare quelli di Bologna, Firenze, Pistoia, Pesaro, Prato, Cinisello Balsamo, Meda. In questo complesso e articolato contesto, tanto più difficile da decifrare perché le dinamiche che lo sostengono sono ancora in atto, si situa la possibilità, per la biblioteca, e per la biblioteca pubblica in particolare, di continuare a essere un istituto di rilievo per la formazione intellettuale ed etica delle persone. A fronte di questo compito, contestualmente, è necessario allora pensare al rafforzamento di una biblioteconomia critica e interpretativa che, radicandosi nella concretezza delle dinamiche sociali e organizzative, sappia qualificarsi con propri peculiari princìpi e metodologie, che dispongano di una loro almeno relativamente chiara identità, consapevole delle peculiarità del proprio passato, ma anche della costitutiva interdisciplinarietà dei campi del sapere che, oggi più che mai, ne costituiscono la ragion d’essere ultima. Una biblioteconomia che non accetti la propria riduzione a set neutro di strumentazioni tecnico-pratiche, ma che sia in grado, se e quando è necessario, di orientarsi in direzione ostinata e contraria.

 

 

Le origini

della stampa tipografica:

mito, tecnica e storia

 

Summer school 2016

Torrita di Siena,

29 agosto-1 settembre 2016

***

 

A 550 anni dagli inizi della stampa a Subiaco, snodo essenziale della storia culturale italiana, ci si propone di ripensare alle origini europee dell’arte tipografica, tentando di distinguere ciò che è certo da ciò che, invece, resta ancora materia di discussione.

 

 

Per informazioni e iscrizioni

http://centridiricerca.unicatt.it/creleb

luca.rivali@unicatt.it

 

Si veda anche qui in “Taccuino”

 

 

Recensioni

034-A Bolchi (Elisa), L’indimenticabile artista. Lettere e appunti sulla storia editoriale di Virginia Woolf e Mondadori, Milano, Vita e Pensiero, 2015, (Strumenti. Scienze linguistiche e letterature straniere), pp. 135, ISBN 978-88-343-2926-9, € 14. Il breve ma denso lavoro della Bolchi ricostruisce dettagliatamente il percorso che portò alla pubblicazione italiana delle opere di Virginia Woolf (1882-1941), attraverso una “spolveratura” di lettere, documenti e carte (in italiano e in inglese), conservate presso l’Archivio storico Arnoldo Mondadori Editore, con lo scopo di comprendere, come ben spiegato nell’introduzione intitolata La polvere della letteratura, le motivazioni delle scelte intraprese più di chiunque altro da Alberto Mondadori; è proprio anche per merito di queste scelte che, nell’immaginario comune italiano, la Woolf può essere oggi considerata una indimenticabile artista. A essere protagonista del percorso, iniziato nel 1944, che permise di presentare sul mercato italiano le opere della scrittrice inglese fu, insieme ad Alberto, il marito della scrittrice, Leonard Woolf, come si evince a partire dal primo cap., La fine della guerra, e non solamente perché Virginia era già deceduta da diversi anni. La scelta da parte di Mondadori di acquistare i diritti esclusivi delle opere della Woolf (e non solo delle sue), rientra nel cosiddetto “piano svizzero”, ed è segno della lungimiranza e della volontà di rinnovamento che contraddistinsero la casa editrice nel periodo a ridosso della fine della Seconda guerra mondiale. Furono però molte le difficoltà incontrate da Alberto prima di riuscire a ottenere effettivamente i tanto desiderati diritti (per quanto riguarda To the Lighthouse, i diritti resteranno invece a Garzanti): in primis il costo dell’operazione notevolmente alto per l’epoca e, non secondari, risultano i ritardi, anche a guerra finita, nella comunicazione e nei pagamenti. A essere scelto come curatore delle opere della Woolf è Emilio Cecchi, che accetterà la proposta con qualche riserva, consapevole soprattutto della problematicità legata all’aspetto della traduzione, che comporterà in effetti non poche complicazioni (si pensi al caso dei traduttori Rosati-Barocas). Ad affiorare nella corrispondenza riportata dalla Bolchi, è la grande cautela con la quale Cecchi si muove, alla quale si contrappongono invece la smania e l’entusiasmo di Alberto verso questo grande progetto. Se apparentemente l’immagine del giovane Mondadori che traspare è quella di una persona che non si lascia per nulla abbattere, non mancano però le occasioni in cui a emergere è una certa afflizione per la situazione generale di crisi e difficoltà che anche la casa editrice è costretta ad affrontare nel primo dopoguerra: il caso riportato è quello del volume di saggi intitolato Omaggio a Virginia Woolf, che purtroppo non vedrà mai la luce a causa dei costi troppo elevati, ma non solo. A essere in crisi, infatti, non è solamente l’editoria, ma anche il lettore stesso, come spiegato nel successivo cap., Il rientro nell’ordine: la soluzione che alcune case editrici adottano, è quella di seguire precise logiche di mercato in grado di garantire alti incassi, mettendo però da parte la politica editoriale. Ed è ciò che viene costretto a fare anche Alberto, la cui grande autonomia iniziale va via via riducendosi per volere del padre Arnoldo. «Quella integrazione linguistica e culturale tra intellettuale e società, tanto auspicata da Alberto Mondadori alla fine del secondo conflitto mondiale, tarda, in realtà, ad avverarsi» (p. 71) e la sempre crescente “settorializzazione” di pubblico e produzione, porteranno alla nascita di iniziative quali la collana BUR, alla quale Mondadori risponderà con la Biblioteca Moderna Mondadori (BMM). Il rischio che progetti complessi come quello su Virginia Woolf vengano sospesi è quindi alto, ma Alberto prosegue per la sua strada, pubblicando opere come La camera di Giacobbe e la Casa degli spiriti. A spaventare lo stesso Leonard Woolf, come si evince da alcune lettere datate tra il ’51 e il ’53 e riportate nel terzo e ultimo cap. del vol., intitolato Da Mondadori al Saggiatore, sono però piuttosto gli scarsi risultati di vendita uniti agli inaspettati e lunghi silenzi di Alberto, spiegabili da un lato con i problemi inerenti la traduzione dei testi e dall’altro con problemi “esterni”, quali il difficile rapporto con il padre Arnoldo e la dipendenza da alcool. La situazione sembra ristabilirsi quando la casa editrice decide di intraprendere la pubblicazione di Diario di una scrittrice: l’opera, su cui si inizia a lavorare nel 1953, verrà accantonata varie volte, rischiando così di incrinare i rapporti con Mr. Woolf, ma la bella edizione realizzata, che vedrà la luce nel 1959, servirà a calmare temporaneamente le acque. Nel frattempo dall’Inghilterra si era fatta sempre più pressante la richiesta di vedere tradotti in italiano e pubblicati i saggi dell’autrice; a occuparsene sarà proprio Il Saggiatore, la nuova casa editrice fondata da Alberto nel 1958, che però, come noto, non avrà per niente vita facile. «I protagonisti di queste pagine furono editori entrambi, ma se Leonard Woolf fu in primo luogo un intellettuale che aveva deciso, in età matura, di creare una piccola impresa, … Alberto al contrario nacque imprenditore, grazie all’impero creato dal padre, e tentò per tutta la vita di divenire intellettuale» (p. 116). Non gli si possono però negare l’intraprendenza, la voglia e il coraggio con i quali lavorò, per quasi vent’anni, alla tanto sognata opera omnia di Virginia Woolf, sebbene non si riuscì mai a giungere al suo completamento. Chiudono il vol. la Bibliografia e l’Indice dei nomi. – F.T.

034-B Castelvetro (Lodovico), Lettere Rime Carmina. Edizione critica e commentata, a cura di Enrico Garavelli, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2015, (Biblioteca Italiana Testi e Studi, 3), pp. 462, ISBN 978-88-6372-672-5, € 58. Il corposo vol. racchiude l’edizione critica e commentata di alcuni testi di Lodovico Castelvetro che contribuiscono a illuminare ulteriormente la figura del filologo e critico modenese. Il curatore dell’edizione critica, Enrico Garavelli (Università di Helsinki) che si è a lungo occupato della letteratura del medio Cinquecento, premette all’edizione e al commento dei testi un’ampia introduzione che presenta la natura degli stessi: la prima tipologia testuale è quella delle lettere. La produzione epistolare del Castelvetro, rileva Garavelli, dovette essere davvero vastissima, tuttavia ciò che si conserva oggi ammonta a sessantasei lettere, di cui solo trentotto autografe; dispersione questa causata forse dalla poca attenzione che il Castelvetro stesso sembra aver riposto in questa sua produzione. Ciò che emerge da una analisi della corrispondenza superstite è la natura sostanzialmente “modenese” della stessa, pochissime infatti le lettere indirizzate a destinatari estranei al ducato. Per quel che riguarda invece il carteggio in entrata, allo stato attuale, solo poche lettere a lui indirizzate sono state rinvenute. Il secondo nucleo testuale è costituito dalle rime, produzione che, viene ricordato, fu sostanzialmente di tipo occasionale e che viene analizzata in dettaglio nella parte introduttiva. Il terzo importante nucleo che rientra nell’edizione critica è invece costituto da un corpus di ventinove componimenti latini (più uno di dubbia attribuzione), principalmente epigrammi in distici elegiaci. Tutti questi componimenti sono tramandati da oltre due decine di testimoni (tra manoscritti e a stampa), nessuno dei quali reca una redazione autografa dei testi. Uno dei maggiori problemi con cui ci si è dovuti scontrare nell’allestire l’edizione di questi Carmina è quello dell’ordinamento; solo pochi componimenti, infatti, possono essere datati con una certa precisione, mentre altri, più genericamente, si riescono a collocare in determinate stagioni della vita del Castelvetro. Volendo sintetizzare la natura di questa produzione in versi latini del Castelvetro, dice Garavelli, si può certamente affermare come in essa prevalesse la vena elegiaca e funebre, solitamente di tipo occasionale. In alcuni componimenti si trovano inoltre degli spunti ironici e sarcastici, pochissimi invece i componimenti di tipo elogiativo (scritti certamente su commissione). Viene infine preso in esame il frammento di Cronaca modenese (1556-1557), ripubblicato in chiusura del vol. Questo, resto forse di un più articolato sistema di appunti, rivela una attenzione quasi maniacale per quella che era la cronaca minuta, restituendo un profondo interesse del Castelvetro per gli avvenimenti cittadini. Precede l’edizione dei testi una nota agli stessi, che, dividendosi appunto in Lettere, Rime, Carmina e Cronaca di Modena, informa in maniera dettagliata e precisa di tutti testimoni, manoscritti e a stampa, che trasmettono i testi relativi; a questi segue l’esposizione di criteri di edizione degli stessi testi. L’edizione critica dei testi (66 lettere, quasi una trentina di rime, comprese anche le dubbie e le apocrife, 30 Carmina e la Cronaca di Modena) occupa le pp. 75-362 ed è dotata di un solido, puntuale e prezioso commento. Le parti in calce a questa importante pubblicazione si rilevano anch’esse di estremo interesse e utilità: viene infatti raccolta e ordinata una vastissima bibliografia sul Castelvetro e sulla sua produzione (pp. 363-430); mentre le quattro tavole di indici finali (indice degli ‘incipit’, indice dei mittenti e dei destinatari, indice dei manoscritti e dei postillati citati e indice dei nomi) permettono di orientarsi all’interno del denso vol. – A.T.

034-C Castronuovo (Antonio) – Mauro Chiabrando – Massimo Gatta, Federigo (Ghigo) Valli. Un protagonista rimosso dall’editoria italiana del Novecento, Macerata, Biblohaus, 2015, pp. 263, ill., ISBN 978-88-95844-37-4, s.i.p. Un paio di settimane fa, sulla «Domenica del Sole 24 Ore», all’ interno della rubrica Scarpe Strette, è stato proposto di redigere un dizionario degli italiani scomparsi, nel senso di dimenticati. Ma a guardar bene, e sono tanti i casi, fra cui quello di Telesio Interlandi (Il razzista di via delle Mercede, che troviamo spesso citato anche nel suddetto volume), non parrebbe necessario morire, per essere dimenticati. Poi, certo, quando si muore l’opera è del tutto compiuta. Di sicuro una voce da proporre al curatore di questo ipotetico dizionario, potrebbe essere quella riguardante Federigo (Ghigo) Valli (1906-1971), giornalista, aviatore pluridecorato, direttore dell’Editrice Aeronautica, coautore del volume Il volo in Italia (1939), editore di cultura con le sue Edizioni di Documento fino al 1947 (dai mille nomi se pensiamo a l’alternanza di sigle editoriali abbondantemente “documentate” nel volume), cineasta con il suo documentario sugli aviatori italiani nella guerra di Spagna (Los novios de la muerte, 1938), libraio e gallerista d’arte a Roma (con in logo una margherita, disegnata da Alberto Savinio), attore in un film di Fellini, e infine, ma stiamo solo sintetizzando, console in Australia, dove muore nel 1971 (per sfinimento, non c’è dubbio...), ché la vita di Valli fu tutta un destino, dinamico e futurista. Nato a Lugo di Romagna (come l’asso dell’aviazione italiana, Francesco Baracca), è cresciuto di fronte alla casa di Francesco Balilla Pratella, nel cui salotto fu sempre gradito, sebbene, al tempo, fin troppo giovane ospite. Figlio e nipote di alcuni fra i più importanti viticoltori dell’epoca, dato acclarato anche dalla visita di re Vittorio Emanuele III (episodio del maggio 1918 ricordato da Ugo Ojetti), da giovanissimo conobbe Filippo Tommaso Marinetti che nella tenuta dei Valli, oggi distrutta, vi andò financo a pranzare (vedi i Taccuini 1915-1921 dello stesso Marinetti). Amico di Moravia, del quale pubblicò ben cinque prime edizioni nel biennio 1944-45 (ma dallo scrittore troppo presto dimenticato, se già prima del 1971 lo ricordava come un Carneade qualunque: «un certo Valli», proprietario di una piccola casa editrice «che si arrangiava come poteva»); di Alberto Savinio, che per le edizioni del Valli diresse la collana “Il viaggiatore e la sua ombra”, 1944, nella quale uscirono, come primo e ultimo titolo, i Venti racconti di Guy de Maupassant con Lui e l’Altro dello stesso direttore di collana. Di Vitaliano Brancati, del quale pubblica Il vecchio con gli stivali (collezione “La Giarrettiera”). E di Gabriele D’Annunzio (e non a caso al Vittoriale è rintracciabile un esemplare di Trullallà, libretto futurista del nostro Ghigo Valli, pubblicato dal fratello Leo nel 1933, il quale aveva dato vita, nella stessa Lugo di Romagna, alle edizioni della Caveia). Ma a proposito di Savinio, il più grande scrittore fra le due guerre così lo appellava Sciascia nella sua Scomparsa di Majorana e a lui chiedeva parere negli Atti relativi alla morte di Raymond Roussel – è proprio all’interno della collana “L’Orchidea. Collezione di rarità galanti del XIV-XV-XVI secolo” che è avvenuto il miracolo. Nel 1944, infatti, le Edizioni Documento pubblicano, Gli Stratagemmi d’amore del novellista senese quattrocentesco Gentile Sermini, corredati da ben quattro acqueforti, firmate e numerate da Savinio, le uniche, pare, che lo stesso avesse mai realizzato. Ed è tutta questa storia, di vite e di libri, che il vol. pubblicato dall’Editrice Biblohaus tenta di ricostruire. Il libro è dedicato a Gioia Sebastiani, la quale nel suo contributo Editori a Roma dopo la liberazione: le Edizioni Documento del 1998, ricostruisce un catalogo, sebbene perfettibile, delle edizioni di Valli. Dopo i contributi dei tre autori, è presente la ristampa dell’unico testo letterario, a oggi conosciuto, prodotto del nostro protagonista rimosso, il già citato Trullallà, libretto rarissimo, a livello letterario collocabile fra futurismo e surrealismo, e che nella sua realizzazione libraria, risulta essere un vero e proprio gioiello bibliografico: illustrato con otto tavole di Diego Santambrogio (anche se al momento manca la settima, e lo abbiamo già segnalato all’editore) e sul quale, a seguire troviamo un approfondimento di Paola Pallottino (sulla parte artistica) e, al cap. successivo, dello stesso Gatta, il quale si sofferma questa volta sulla raffinata produzione lughense, considerando la storia degli stampatori Ferretti di Lugo e la stoffa della rilegatura “stampata a mano” dalla ditta Visini di Forlì. Fino all’utilissimo catalogo per immagini delle edizioni Documento relativo all’anno 1944, a cui segue un apparato iconografico. Tutta un destino fu la vita di Federigo (Ghigo) Valli. Un destino impresso anche a livello tipografico se pensiamo alla marca editoriale delle sue edizioni: una mano latina che tiene l’orecchio. – Andrea G.G. Parasiliti

034-D Mito (Il) del Paese di Cuccagna. Immagini a stampa della Raccolta Bertarelli, a cura di Giovanna Mori – Andrea Perin, con la collaborazione di Alberto Milano – Claudio Salsi, Pisa, Edizioni ETS, 2015, pp. 169, [4], ISBN 978-884674272-8, € 24. Questo vol. nasce come catalogo della omonima mostra, tenutasi nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco di Milano dal 9 luglio all’11 ottobre 2015 nell’occasione dell’ Esposizione universale. L’origine del mitico Paese di Cuccagna (dal latino coquina, cucina, o forse dal francese coques, ossia palle di guado, un colorante vegetale che fece la fortuna dei tintori) va ricercata nel pieno Medioevo, tanto che il primo riferimento risale a un poema goliardico del 1164, mentre il primo testo letterario conosciuto dedicatogli interamente, il piccardo Fabliau de Cocaigne, è della metà del Duecento. Fu quindi notevole la diffusione in Europa occidentale di testi simili, che connotano il Paese di Cuccagna con una serie di tratti comuni, quali l’essere situato in un luogo di difficilissimo accesso, se non esplicitamente visitabile solo in sogno, l’abbondanza, la libertà sociale e sessuale, la giovinezza e l’ozio percepito come un valore contrapposto al lavoro, visto invece alla stregua di un vizio. In Italia le fonti letterarie sono più tarde: tranne Giovanni Boccaccio, che alla metà del Trecento nel Decamerone descrisse il Paese di Bengodi, in Italia le testimonianze testuali presero il via solo alla fine del Quattrocento. A partire dal XVII secolo, il mito del Paese di Cuccagna conobbe un progressivo declino, con un processo di banalizzazione del fenomeno, riducendolo a un semplice gioco da tavola o a un racconto di argomento alimentare e di buffonesca ghiottoneria. Contemporaneamente alla diffusione letteraria, in Italia ebbe successo la produzione di una serie limitata di immagini riguardanti il Paese di Cuccagna, immagini che però vennero rieditate senza sensibili variazioni dalla seconda metà del XVI secolo fino alla fine del Settecento. Il vol. si apre con un saggio di Alberto Milano dal titolo Fortuna e diffusione delle stampe del Paese di Cuccagna (pp. 11-20), in cui l’a. sottolinea come il fenomeno della diffusione delle immagini possa essere analizzato secondo tre parametri: geografico, temporale e sociale. In tal modo è possibile determinare i percorsi dei singoli esemplari – e con essi di conseguenza gli itinerari commerciali -, il tempo impiegato dalle singole immagini a essere trasmesse attraverso l’Europa e per quanto tempo abbiano circolato e quanto a lungo sia durata la loro influenza; infine attraverso quale tipo di stampe e di stampati (calendari, ventole, giochi etc.) poteva avvenire la diffusione iconografica, cercando di identificare anche le varie tipologie di clienti interessati all’acquisto. A seguire Andrea Perin nel saggio “Tavola sempre apparecchiata, che vi son tutte le vivande”. La cucina del Paese di Cuccagna (pp. 21-6), dove l’a. sostiene che i cibi e le pietanze raffigurate nelle immagini non sono da considerarsi come una rappresentazione realistica, ma una visualizzazione dell’immaginario delle classi più popolane, creatosi a partire da quanto veniva consumato in occasione di feste e da quanto pensato essere sulla tavola dei nobili. In ogni caso si nota l’assenza di verdure e legumi (alimenti “poveri”), mentre costante è la raffigurazione del Monte di Cuccagna, fatto di formaggio grattugiato e sormontato da un paiolo in cui si cucinavano in continuazione maccheroni, di carni, pesci, vino, dolci e di frutti, alimenti tipicamente di appannaggio delle mense dei nobili. Giovanna Mori ne Il Paese di Cuccagna e Achille Bertarelli (pp. 27-30) ripercorre brevemente l’attività collezionistica del Bertarelli e in particolar modo la sua attenzione nei confronti delle stampe del Paese di Cuccagna, viste però ancora da una prospettiva moralistica tipica dei primi anni del Novecento. L’ultimo saggio del vol. è opera di Claudio Salsi, Cuccagna, Guzzafame, Mancapane e Mancatutto: bizzarri riferimenti ad abbondanza e miseria nei nomi delle antiche cascine milanesi e lombarde (pp. 31-46). Fondamentale strumento di ricerca si è rivelata in questo caso la cartografia storica per il reperimento degli antichi nomi delle cascine, ispirati all’alimentazione e agli strumenti agricoli e di cucina. Da qui in poi seguono le nove sezioni, della cui ricerca iconografica e bibliografica si sono occupate Emilia Bignami ed Elena Spagnoli, ognuna aperta da un testo introduttivo, con cui era articolata la mostra (1. L’abbondanza e la paura della fame; 2. Dove chi più dorme più guadagna; 3. Terra di ozio, libertà e giovinezza; 4. Terra di abbondanza; 5. Immaginario culinario; 6. Il trionfo del Carnevale; 7. La Cuccagna delle donne; 8. Mondi alla rovescia; 9. Suggestioni della Cuccagna), con la riproduzione di tutte le oltre 150 immagini esposte. L’opera offre l’occasione per fare il punto sulle tematiche inerenti il Paese di Cuccagna, anche quelle meno scontate, grazie alla presenza nella Raccolta Bertarelli di una notevolissimo numero di incisioni e stampati. – M.C.

034-E Petrella (Giancarlo), I libri nella torre. La biblioteca di Castel Thun, una collezione nobiliare tra XV e XX secolo (con il catalogo del fondo antico). Presentazione di Marielisa Rossi, Firenze, Olschki, 2015 (Biblioteca di bibliografia, CXCVIII), pp. 460, ill. b/n, ISBN 978-88-222-6377-3, s.i.p. Non è facile rendere conto in modo adeguato dell’assai ricco e articolato vol. di Giancarlo Petrella dedicato alla storia della formazione, della crescita e della parziale dispersione di una significativa raccolta libraria privata, quella dei conti de Tono, poi Thunn o Thun, ospitata nel castello comitale della famiglia, in Val di Non, e ora confluita, assieme al ricchissimo archivio dei Thun, nell’Archivio provinciale di Trento. Non è facile perché il libro, lungi dall’essere una rigida presentazione di dati catalografici o una pur raffinata descrizione di preziosi “pezzi” da museo, intende invece porsi come una reale ricostruzione di un processo storico che, in quanto tale, intreccia diversi percorsi non sempre riducibili a un itinerario lineare (e, d’altro canto, chi s’illude che la vita sia lineare?) che vanno dalla geografia alla storia, dalla biografia al collezionismo, dalla ricostruzione culturale di ambienti ben definiti (tanto più interessanti quanto più posti in finibus), alla conservazione, recupero e valorizzazione di un patrimonio di lunga tradizione. Fondamentali per intendere i principi che hanno guidato la fatica dello studioso mi paiono le parole che l’a. scrive alle pp. XXII-XXIII della Introduzione: «Fare storia delle biblioteche […] non può più esaurirsi nel censimento e descrizione dei volumi di maggior pregio, né tantomeno nella pur necessaria elencazione dei libri posseduti. La catalogazione in sé non può esaurire né il processo di valorizzazione di una raccolta, né lo sforzo di comprensione della raccolta stessa. Non basta insomma contare i libri, ma è necessario riflettere sulle circostanze che li hanno portati sugli scaffali, sugli uomini che li hanno acquistati e letti, sull’evoluzione della fisionomia della raccolta storica. È pertanto necessario applicare metodologie di ricerca più raffinate che facciano interagire fonti interne (cataloghi, inventari, elenchi librari) e fonti esterne (carteggi, fatture, note di possesso e provenienza) per affrontare su più solide basi il tema della storia delle biblioteche». Proprio da questi presupposti derivano i cinque capitoli nei quali si struttura il volume: I) Un castello, una biblioteca e un catalogo; II) Anatomia di una biblioteca. Libri e lettori in casa Thun; III) Provenienze esterne e acquisti; IV) La biblioteca dispersa; V) Catalogo del fondo antico. Incunaboli e cinquecentine della biblioteca di Castel Thun. Di notevole peso mi paiono, pur limitandomi a una celere spigolatura indotta solo dal gusto personale e dunque molto parziale, le osservazioni (che hanno valore di metodo) sul carattere non omogeneo di una biblioteca familiare, segnata dagli interessi di differenti lettori (cfr. cap. II); nel caso specifico, l’a., con doviziosissime testimonianze che uniscono biblioteca e archivio, libri e documenti, illustra varie figure di casa Thun per qualche via legate ai libri, ma sa distinguere in modo puntuale chi ha dedicato energie e passione all’incremento dei beni librari di casa e chi si è trovato, un po’ accidentalmente, ad acquisire qualche volume (magari molti volumi), a volte per percorsi indipendenti dalla propria volontà; assai interessante la ricostruzione operata dall’a. del profilo intellettuale di Matteo II Thun (1812-1892), “bibliofilo militante”, mecenate, agronomo competente e impegnato per il miglioramento del territorio di appartenenza; figlio dell’oculato Leopoldo Ernesto che non fu alieno dalla cultura dei lumi, ebbe relazioni intellettuali (e bibliologiche), ben testimoniate dal materiale d’archivio abilmente usato dall’a., per esempio con uomini del calibro del veronese Giuliari, dei fratelli modenesi Cesare e Giuseppe Campori, del bolognese Gozzadini e di molti altri; ovviamente ebbe frequentissimi contatti con numerosi intellettuali trentini; ma a Matteo – quasi crudele nemesi – toccò pure, per far fronte alle gravi difficoltà economiche della famiglia, mettere in vendita non solo mobili, armi, quadri, ma anche libri del patrimonio Thun. Di grande interesse il cap. IV, vuoi per la capacità mostrata dall’a. di far emergere figure rimaste nell’ombra, vuoi per l’abilità con cui, per rimediare «almeno sul piano storico-documentario alle irreparabili dispersioni» (pp. 342-43), sa usare alcune liste di libri stese dal conte Matteo, probabilmente per allettare antiquari e bibliofili, vuoi infine per la determinazione con cui si è impegnato a seguire sui libri le “tracce Thun” (non solo nell’ambiente trentino). Anche in questo caso mi soffermo solo su un punto, quello relativo agli antiquari Ernst e Ugo von Bludowsky, padre e figlio. Le pagine che l’a. dedica loro potrebbero, in verità, costituire, per la densità di dati raccolti, l’avvio di un lavoro a sé stante, ma vanno bene dove sono, perché fanno capire come i fili della ricerca si intreccino e come, se dipanati con cura, magari anche obbligando il lettore a un supplemento d’attenzione, diano risultati neppure lontanamente previsti. Partendo dunque da una lettera del conte Matteo alla figlia Antonia, dove viene fatto riferimento «alla lettera Bludowsky», relativa alla vendita di alcuni libri di famiglia; lo studioso inizia a seguire le vicende professionali dei due Bludowsky, la cui sede operativa si trovava a «Venezia, Calle della Testa No 6359, S. Giovanni e Paolo» (p. 327); se per l’attività del padre Ernst raccoglie notizie interessanti, ma in quantità limitata, per Ugo, avvalendosi delle quietanze di pagamento conservate nell’Archivio storico della Biblioteca Marciana, Petrella scopre che il prefetto Castellani aveva acquistato da Bludowsky più di una decina di manoscritti, oltre quaranta incunaboli e una decina di edizioni del XVI secolo. Petrella identifica i manoscritti e fornisce un primo elenco degli incunaboli marciani d’ascendenza Bludowsky; onestamente però riconosce che per nessuno di essi è possibile «accertare l’ipotetetica provenienza thuniana» (p. 329). «L’archivio non delude mai», era solito dire Paolo Sambin; infatti se restano ancora un po’ misteriosi gli esiti dei contatti dei Bludowsky con Matteo II Thun, risulta invece chiaro che Ugo, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento «fu uno dei fornitori di fiducia della Marciana». E un’altra storia ha inizio. – G. F.

034-F Pon (Lisa), A printed icon in Early Modern Italy. Forlì’s Madonna of the Fire, Cambridge, University Press, 2015, pp. XXI + 288, ill. col. b/n, ISBN 978-1-107-09851-0, $ 99. La “Madonna del Fuoco” di Forlì è un oggetto di culto assai particolare. Si tratta di una antichissima silografia su carta raffigurante la Vergine col Bambino attorniata da angeli e santi e sormontata dalla scena della crocefissione, che fin dal 1425 si trovava esposta al di fuori di una pubblica scuola forlivese. Nel febbraio del 1428 un rovinoso incendio divampato dall’interno dell’ edificio distrusse la scuola, la quale arse per più giorni. Nonostante il prolungarsi del disastro, alla fine l’immagine sacra venne rinvenuta praticamente intatta. Da allora essa venne esposta all’interno del duomo cittadino, divenendo oggetto di un culto che dal comune romagnolo si estese presto a molte zone dell’Italia centro-settentrionale. In questo sobrio e interessantissimo vol. L’a. analizza la storia della Madonna del Fuoco concentrandosi su più aspetti relativi alla fortuna materiale e spirituale di questo affascinante manufatto. Nel primo cap. (Iconography: Madonna and Child), l’a. effettua una densa e suggestiva panoramica dell’iconografia mariana, mettendo in evidenza la presenza di taluni elementi iconologici della silografia che si ritrovano all’interno di opere d’arte della tradizione italiana medioevale e protorinascimentale, al fine di individuare i modelli iconografici di appartenenza del manufatto. Particolare attenzione è data al linguaggio coreografico della figura di Maria. Valga come esempio il caso della posa in cui viene presentata la Vergine, la quale è inserita nella parte destra della raffigurazione mentre regge col braccio destro il fanciullo, posizionato così nella parte sinistra dello specchio figurativo, in maniera da costituire di fatto una notevole differenza rispetto alla classica rappresentazione dell’Odigitria dipinta secondo la tradizione dall’evangelista Luca. Nel cap. successivo (Imprint: Paper, Print, and Matrix) l’indagine si sposta sulle questioni squisitamente legate alla storia della stampa della Madonna del Fuoco. In queste pagine l’analisi si concentra su tre elementi fondamentali quali i supporti cartacei per le stampe silografiche, la stampa come veicolo di immagini sacre e infine le matrici delle stampe silografiche legate a raffigurazioni sacre. Il terzo cap. (Miracle: The Fire of 4 February 1428) ha come oggetto la ricostruzione storica dell’incendio del 1428 come pure della rilevanza storica e simbolica relativa al ritrovamento della silografia. Al luogo in cui originariamente era esposta la Madonna di Forlì, la scuola pubblica di Lombardino da Ripetrosa, sono dedicate le pagine del cap. quattro (Domestic Display: Lombardino da Ripetrosa’s Schoolhouse), mentre il quinto si concentra sulla traslazione del manufatto all’interno della cattedrale cittadina all’indomani dell’incendio (Ecclesiastical Enshriment: The Cathedral of Forlì). I capitoli dal sesto all’ottavo (Mobilities) sono invece incentrati sulla storia della mobilità della silografia forlivese all’interno del più ampio spettro storico riguardante la mobilità delle immagini sacre. Partendo dalla storia della seconda traslazione della immagine avvenuta nel 1636, quando la silografia venne rimossa dalla sua provvisoria collocazione per essere portata in processione lungo le strade della città e infine ricollocata all’interno della cattedrale in una nuova cappella appositamente edificata, l’a. analizza la struttura urbana di Forlì in relazione alle manifestazioni processionali in età moderna. In seguito vengono esaminate le tipologie di stampe legate alle processioni religiose, inserendo nel contesto il caso forlivese. In ultimo, l’analisi si concentra sullo sviluppo storico del culto della Madonna del Fuoco a Forlì e al di fuori del suo territorio. Chiudono il vol. un denso apparato di note, una accurata bibliografia e il sempre utile indice dei nomi. – N.V.

034-G Skemer (Don C.), Binding Words. Textual Amulets in the Middle Ages, University Park (PA), The Pennsylvania State University Press, 2006, pp. VIII+328, ISBN 0-271-02722-3, s.i.p. Noi europei abbiamo sempre, giustamente, una certa prevenzione per la storiografia made in USA: questa è, invece, una nobilissima eccezione (basta vedere nelle folte note a piè di pagina citare contributi e saggi in almeno quattro lingue diverse e, soprattutto, tenuti nella debita considerazione anche gli studi di questa parte dell’oceano). Quello presentato da Skemer è, infatti, un solido e densissimo saggio dedicato a un tema complesso e difficile come l’uso nel corso dell’età media di scriptae di varia natura aventi un fine magico o superstizioso, comunque intenzionato a “legare” o costringere l’altro alle proprie intenzioni. Se l’ambito considerato è sostanzialmente quello dell’Europa occidentale dal Due al Quattrocento, i testi esaminati sono solitamente brevi, manoscritti o impressi su fogli singoli o rotoli in carta o pergamena, aventi lo scopo di proteggere chi li portava addosso da malattie, demoni, incidenti, morte subitanea (ché nel Medioevo la “mala morte” era quella improvvisa e incosciente, che impediva il tempo del pentimento, della confessione e della estrema unzione). Si tratta di un materiale molto vario e molto comune (come testimoniano le frequenti citazioni che si reperiscono in una molteplicità di fonti, dalla teologia, ai sermoni, dal diritto alle opere di medicina), che si è preservato però solo eccezionalmente, sia perché non era di per sé fatto per durare, sia perché i secoli successivi, questa volta si può dire sì “controriformistici”, esercitarono una severa condanna di questo materiale ritenuto magico, così da portare alla sua eliminazione. Nella sua introduzione, l’a. dedica un’ampia sezione alla questione terminologica riguardante l’uso in latino e nelle lingue occidentali di parole come amuleto, talismano, filastrocca (charm), legatura, filatterio, charta, chartula, cedula, scheda, schedula… Il I cap. indaga la dottrina cattolica sul tema, contrapponendola in qualche modo alla relativa pratica: partendo dal lascito in materia del mondo classico e orientale e del giudizio espresso su di esso sin da s. Paolo, si passa poi all’epoca patristica e alla contrapposizione con il paganesimo, per poi passare alla vera e propria riflessione teologica ecclesiastica e all’uso rituale del tardo medioevo. Il II si occupa del potere attribuito alle parole in ambito cristiano, in particolare alle parole scritte, nonché dell’uso di creare (anche all’esterno di un uso propriamente magico) piccoli oggetti che andavano a identificarsi coi brevi scritti che erano in grado di riportare: qui si coglie forse un limite dell’indagine condotta, laddove, non volendo far proprio il punto di vista cristiano, non si tenta di distinguere fra un uso superstizioso di un testo religioso e un autentico testo magico. In fin dei conti la distinzione è sufficientemente chiara se ci si pone da un punto di vista teleologico: se la preghiera è domanda e apertura al Mistero, un testo magico è un modo per costringere il Mistero. Per questo un testo che prometta meccanicamente la salvezza una volta che si fossero adempiute determinate pratiche di pietà, avrebbe una componente per l’appunto magica, tale da essere soggetta alla condanna ecclesiastica. Tra i testi di valore “salvifico” vengono identificate a esempio la tradizione delle epistole sacre (da quella del re Abgar), le liste dei nomi divini, i testi di esorcismo o di evocazione demoniaca (come la Clavicula Salomonis, studiata per l’Italia da Federico Barbierato). Il III cap. si interessa dei metodi di produzione e uso degli amuleti, dal tema dei mss. dai cui margini venivano ritagliati frammenti di pergamena su cui scrivere appunto amuleti, ad alcuni veri e propri oggetti preziosi atti a contenere rotoli o altre forme di scrittura. Il IV è incentrato sulla tipologia del beneficio ricercato, dalla generica protezione a un fine molto circoscritto: si passa in rassegna una serie di esempi, dalla benedizione a frate Leone alle orazioni ai santi Sebastiano e Vincenzo contro la peste, fino a complessi amuleti di ampie dimensioni (che richiedevano numerose piegature per la loro conservazione) invece che piccoli amuleti riprodotti a stampa già nel XV sec. (come l’italiana Oratione della misura di Cristo). Il V cap., infine, si interessa in particolare degli amuleti realizzati a vantaggio del pubblico femminile, sia in quanto indirizzati al tema della fecondità, della gravidanza e del parto, sia perché connessi all’uso dei libri d’ore. La conclusione mostra l’utilità del percorso svolto, capace di mettere in relazione un tema antropologico come quello magico con l’ambito della storia del libro e della scritture. In fine tre appendici, dedicate rispettivamente a pubblicare altrettanti testi latini: un amuleto conservato nella Canterbury Cathedral Library (ms. Additional 23), un rotolo magico di provenienza francese o borgognona (collezione privata) e un amuleto italiano tardo quattrocentesco (Princeton University Library, Scheide collection, ms. 7923), il testo da cui le ricerche qui raccolte hanno preso il via (vedi p. vii). Chiudono il vol. una bibliografia selezionata (pp. 311-22) e indice dei nomi (pp. 323-7). Il vol. è parcamente illustrato in b/n. – E.B.

 

Spogli e segnalazioni

036-001 ‘Let no damned Tory’ – bias and the indexer, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 82-4. Note sugli aspetti etici dell’indicizzazione. – L.R.

036-002 A vállalkozó és a kultúra. Heckenast Gusztáv, a legendás könyvkiadó (1811–1878), Hg. von Dorottya Lipták, Budapest-Eger, Kossuth, 2012 Þ rec. Andrea Seidler, «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 67-9.

036-003 Agnoli (Antonella), Spazi e funzioni, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 77-90. La funzione della biblioteca pubblica è cambiata nel tempo e con essa anche la sua realizzazione architettonica e il suo ruolo all’interno delle città contemporanee, in cui è diventata polo di aggregazione e di promozione culturale. – M.C.

036-004 Aldo e altri Manuzio, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2015, pp. 31, ISBN 978-88-98282-25-8, s.i.p. Interessante cataloghino della mostra dedicata alla dinastia dei Manuzio tenutasi a Torrita di Siena nell’agosto del 2015 in occasione della Summer School Aldo Manuzio e il libro del Rinascimento tra produzione e collezionismo organizzata dal CRELEB in collaborazione con la Società Bibliografica Toscana e la Fondazione “Torrita Cultura”. Tra le edizioni esposte è utile segnalare il bell’esemplare della Santa Caterina del 1500 con xilografia acquerellata e quello delle Metamorfosi di Ovidio del 1502. – N.V.

036-005 Aldo Manuzio dal folio al tascabile. La vita e l’opera de primo editore moderno. Gli Ex libris narrano ed illustrano, a cura di Gian Carlo Torre, Latina, Il Levante, 2015, pp. 240, ill. col., ISBN 978-88-95203-46-1, € 20. Lodevole iniziativa del Comune di Bassiano che ha voluto celebrare i 500 anni della morte dell’illustre concittadino Aldo Manuzio con un concorso di ex libris che illustrassero la figura del grande editore attivo a Venezia tra fine Quattro e inizi Cinquecento. Hanno partecipato all’iniziativa 147 opere (silografiche e calcografiche), arrivate da 28 paesi del mondo. Il vol. pubblica, con eventuali commenti degli autori, i lavori risultati vincitori o segnalati, seguiti da tutti gli altri raggruppati per temi (I ritratti, I luoghi di vita di Aldo Manuzio, La stamperia, La marca editoriale di Aldo Manuzio, Il corsivo, Il tascabile, Le edizioni, L’Hypnerotomachia Poliphili, Gli amici e i collaboratori, L’Accademia aldina, il Museo delle scritture e la Neoaccademia dei Filelleni). Si costruisce così un simpatico percorso illustrato nella vita e nell’opera del grande editore bassianese. Il volume presenta alcuni brevi contributi introduttivi dovuti a Edoardo Barbieri, sulle “rivoluzioni” manuziane, a Enrico Tallone, sulla continuità di Manuzio, a Mauro Chiabrando, sulle marche editoriali antiche e moderne, ad Andrea De Pasquale, sul collezionismo aldino, e a Gian Carlo Torre, sul percorso proposto dagli ex libris. Chiude l’indice degli artisti con i contatti per raggiungerli e una breve appendice sulla storia dell’ex libris (con bibliografia). – L.R.

036-006 Aldo Manuzio, un umanista in tipografia. Innovazioni, eredità, attualità di un grande editore, «Notiziario Bibliografico», 71, 2015. Numero monografico dedicato ad Aldo Manuzio per i cinquecento anni dalla sua scomparsa. Si schedano i singoli contributi. – N.V.

036-007 Alighieri (Dante), Opere, edizione diretta da Marco Santagata, vol. II (Convivio, Monarchia, Epistole, Egloghe), a cura di Gianfranco Fioravanti – Claudio Giunta – Diego Quaglioni – Claudia Villa – Gabriella Albanese, Milano, Mondadori, 2014 Þ rec. Nicolò Maldina, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 264-70.

036-008 «Alumina. Pagine miniate», 50, luglio-settembre 2015. Giunta al suo XIII anno di attività la splendida rivista pubblicata da Nova Charta sotto gli auspici di Vittoria de Buzzaccarini e la direzione di Gianfranco Malafarina ha raggiunto anche il suo 50° fascicolo. Si tratta di una ricorrenza speciale, celebrata da una uscita, sempre splendidamente illustrata, ma questa volta anche particolarmente ricca e curiosa. Giulia Orofino si occupa di un incredibile ms. turco illustrato di chirurgia araba redatto a metà del XV sec.; Josefina Planas si applica invece allo studio del miniatore tardogotico spagnolo Bernardino de Canderroa, attivo agli inizi del XVI sec.; Malafarina studia i fondi dei codici miniati medioevali del Sacro Convento di Assisi; a sua volta Annalisa Bellerio presenta un utile ritratto del collezionista americano John Pierpont Morgan, cui si collega il contributo di Daniele Guernelli sulla sua bibliotecaria Belle de Costa Green, terrore degli antiquari di mezzo mondo; Xenia Muratova si interessa invece del tema iconografico della sirena nella miniatura; Lia Cesareo presenta la mostra fiorentina dedicata a “L’arte di Francesco. Capolavori d’arte italiana e terre d’Asia dal XIII al XV secolo” tenutasi presso la Galleria dell’Accademia; Claudio Sorrentino parla infine del ms. musicale Chiti M. 13 dell’Accademia dei Lincei e della sua edizione anastatica promossa da Nova Charta. – E.B.

036-009 Anselmi (Gian Mario), Narrazione letteraria, narrazione storica. Ordinamenti e periodizzazioni, in Disciplinare la memoria, pp. 99-109. Nel saggio vengono analizzate le procedure narrative nelle opere di carattere storiografico in connessione con la tematica della memoria come conoscenza del passato quale condizione necessaria per il processo di scrittura. – N.V.

036-010 Antiga (Silvio), Salvaguardare la bellezza, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 91-4. Il presidente della Tipoteca Italiana spiega la missione e il pensiero che permeano una delle più importanti istituzioni tipografico-museali italiane. – N.V.

036-011 «Avisos» 75, enero-abril 2015. Dopo una lucida rassegna dedicata al ruolo della bibliografia storica (María Luisa López-Vidriero), si parla di Lingua spagnola e cultura ispanica a Napoli fra Rinascimento e Barocco, a cura di Encarnación Sánchez Garcia, Napoli, Tullio Pironti, 2013; di una legatura bolognese reperita su una edizione aldina; delle mappe inglesi di Gondomar (Ernesto Oyarbide). – E.B.

036-012 Baldacchini (Lorenzo) – Anna Manfron, Dal libro raro e di pregio alla valorizzazione delle raccolte, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 315-49. Data in Italia la presenza di libri stampati col torchio manuale e caratteri mobili in tantissime biblioteche, anche in quelle non destinate principalmente alla conservazione di fondi storici, è opportuno parlare di “Biblioteconomia del libro antico” quale ulteriore settore specifico di studi destinato a questo particolare settore bibliografico. – M.C.

036-013 Balistrieri (Alessandro) – Giuseppe Solmi – Daniela Villani, Il manoscritto islamico. Un’introduzione, Padova, Nova Charta, 2015, pp. XII + 104, ill., ISBN 978-88-95-0472-49, € 15. L’agile volumetto, destinato in prima istanza secondo l’indicazione dei curatori «al lettore curioso e interessato» (p. VII), e quindi innanzitutto a un pubblico di non specialisti, intende offrire uno sguardo d’insieme sul manoscritto islamico nella sua complessità paleografica, codicologica e artistica. Il percorso si sviluppa in sei capp. che illustrano, con efficace sintesi e linguaggio piano, alcuni aspetti: l’alfabeto arabo; la calligrafia araba (utilissima la tabella di p. 21 che presenta i diversi stili di scrittura adoperati nella confezione dei manoscritti coranici nei secoli: importante lo stile Kūfī, di derivazione epigrafica, per le ricadute ‘occidentali’, anche in forme di pura imitazione a disegno, nella storia della grafica); la calligrafia come scrittura e decorazione, dove si sottolinea la forte compenetrazione nel manoscritto islamico tra gli aspetti funzionali e quelli estetici della scrittura (qui si affrontano altresì problemi propriamente codicologici, come la mise en page e la rigatura, o artistici, come la cura formale riservata ai frontespizi); la calligrafia e la decorazione nel Corano, il «Libro» per eccellenza e dunque dotato di una sorta di statuto speciale; la miniatura, con indicazioni circa l’evoluzione diacronica della decorazione non figurativa dei codici islamici; infine gli aspetti materiali (carta e filigrane; inchiostro; tipo di calamo; annotazioni marginali; legatura e sua decorazione). Seguono due appendici, la prima sulla pronuncia delle lettere arabe (pp. 85-7), la seconda sulle “letterature manoscritte” (pp. 89-93), che propone una velocissima sintesi sulla complessità della civiltà letteraria islamica. Completano il libro un glossario (pp. 95-102), la bibliografia selettiva (pp. 103-4) e trentadue tavole a colori che presentano visivamente le problematiche sviluppate nella introduzione. – Marco Petoletti

036-014 Ball (Hugo), Cristianesimo Bizantino. Vite di tre santi, Milano, Adelphi, 2015, pp. 316, ISBN 978-88-459-2907-6, € 28. Apparso in tedesco nel 1923, il vol. costituisce un viaggio tra le pagine di tre grandi teologi della Chiesa orientale, Giovanni Climaco, Dionigi l’Areopagita, Simeone stilita. Un esercizio di intelligenza e ricerca delle fonti, completato dalla recensione scritta a suo tempo da Hermann Hesse che lo definì un capolavoro di «grazia e profondità intellettuale». – E.B.

036-015 Barbero (Giliola), I manoscritti in biblioteca, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 351-71. Se in altre nazioni europee è ben identificata la figura del bibliotecario responsabile di fondi rari o di collezioni speciali di manoscritti, dotato quindi di requisiti e di competenze specifiche, così non è in Italia, dove spesso per gli operatori è ritenuta sufficiente una generica preparazione letteraria o biblioteconomica. – M.C.

036-016 Barbier (Frédéric), Histoire des bibliothèques, d’Alexandrie aux bibliothèques virtuelles, Paris, Colin, 2013 Þ rec. Nina Knieling, «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 57-8.

036-017 Barbieri (Edoardo), Aldo Manuzio e le “rivoluzioni” del libro, in Aldo Manuzio dal folio al tascabile, a cura di G. C. Torre, pp. 9-16 Þ «AB»036-005

036-018 Barbieri (Edoardo), Da Gutenberg all’e-book, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 87-9. Una densa analisi sulla storia della lettura dai primordi della stampa ai nostri giorni, incentrata sulla figura di Aldo, che coi suoi enchiridia diede avvio a una vera e propria rivoluzione del leggere, non lontana da quella iniziata con la creazione del libro elettronico, ultimo testimone dell’essenza anfibia del discorso scritto. – N.V.

036-019 Barbieri (Edoardo), Oltre la censura. Domande aperte su un compendio neotestamentario italiano del XVI secolo, «Titivillus», 1, 2015, pp. 185-210. Nel 1544 viene pubblicata a Venezia la prima edizione delle armonie evangeliche in volgare del sacerdote Natalino Amulio, a cui seguì nel 1556 una seconda edizione, ampliata da un commento. Sebbene questi testi costituissero semplicemente la ricomposizione dei Vangeli canonici in un unico racconto, essi furono spesso oggetto della censura ecclesiastica: in effetti, l’Amulio, soprattutto nella seconda edizione, è molto attento «a ricondurre ogni possibile spunto generato dalla lettura del testo nell’alveo dell’ortodossia cattolica» (p. 194). Al di là però di questi aspetti strettamente legati alle pratiche censorie, un’attenta analisi delle due edizioni apre a una serie di dubbi relativi alla interpretazione dell’opera stessa, alle fonti, alle modalità concrete di realizzazione delle edizioni; tutte questioni che attualmente non paiono essere facilmente risolvibili. – F.T.

036-020 Barbieri (Edoardo), Organizzare il testo / organizzare la lettura. Alcuni libri di devozione tra XV e XVI secolo, in Disciplinare la memoria, pp. 25-44. Il saggio prende in esame alcuni “libri di pietà” cinquecenteschi (lo Psalterio Davitico di Lodovico Pittorio, il volgarizzamento della trecentesca Vita Christi di Ludolfo di Sassonia e il Salmista secondo la Bibbia), per evidenziare sia l’organizzazione degli elementi paratestuali di tali edizioni, sia le linee guida per la corretta fruizione dei testi in esse contenuti. – N.V.

036-021 Baricci (Federico), Dal «Serventese del dio d’Amore» a Nastagio degli Onesti. La punizione dell’amore negato nel Medioevo romanzo, in Boccaccio letterato (Atti del convegno Internazionale. Firenze-Certaldo, 10-12 ottobre 2013), a cura di Michelangiola MarchiaroStefano Zamponi, Firenze, Accademia della Crusca, 2015, pp. 437-51. Nel complesso sistema di fonti relative alla  punizione della donna sdegnosa in amore presenti nella novella di Nastagio degli Onesti (V.8) fino a ora non era mai stato considerato il Serventese del dio d’Amore, testo canterino anonimo che precede di qualche decennio la composizione del Decameron. A fronte di un ben noto manipolo di modelli mediolatini e romanzi non autoctoni, il Serventese costituisce «l’unica manifestazione superstite del motivo in area italiana e fornisce dati essenziali per la ricostruzione della sua forma, fortuna e diffusione in Italia prima dell’operazione boccacciana» (p. 437). Il Serventese, che si definisce a buon diritto la «prima testualizzazione italiana del motivo sviluppato nella novella» (p. 445) viene puntualmente incrociato con alcuni luoghi di questa, giungendo alla conclusione che – nonostante alcune divergenze notevoli – il componimento poetico ne può essere considerato con buona sicurezza «un parente prossimo, in volgare nostro e di gusto popolaresco» (p. 451). – Marco Giola

036-022 Baricci (Federico), Studi folenghiani vecchi e nuovi. Sulla riedizione di «Tra don Teofilo Folengo e Merlin Cocaio» e sul nuovo numero dei «Quaderni folenghiani», «Nuova Rivista di Letteratura Italiana», 18, 2015, pp. 233-45. Il particolare revival conosciuto dagli studi folenghiani negli ultimi anni offre all’autore l’occasione di prendere in esame due prodotti importanti di questo settore di studi. Il primo è costituito dalla riedizione (Torino, Nino Aragno Editore) nel 2014 del fondamentale vol. di Giuseppe Billanovich dedicato alla ricostruzione storica della parabola biografica e letteraria di Folengo: l’ampia introduzione del curatore della nuova edizione – Andrea Canova – permette di vedere ‘come lavorava’ il giovane Billanovich e di tracciare un bilancio di questa straordinaria esperienza di studio nei difficili anni intorno alla Seconda Guerra Mondiale (si veda Þ «AB» 033-028). Il secondo si concentra invece sulla ripresa editoriale della benemerita serie dei Quaderni folenghiani, rimasti in silenzio per quattro anni e ora (re)inagurati, entro una nuova sede di pubblicazione, da un appetitoso manipolo di contributi che vengono qui puntualmente recensiti. – Marco Giola

036-023 Basso (Alessandra), La Valle d’Aosta e la stampa tra misteri e devozione, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 111-4. Le Constitutiones synodales Augustensis dyocesis – in realtà impresse non in Valle d’Aosta bensì nell’area ginevrina o, più genericamente, nell’area tedesca verso il 1504 (GLN-5704, 15-16) – offrono all’a. lo spunto per riflettere sul ritardo con cui l’ars artificialiter scribendi fece la sua comparsa in questa regione e sul milieu, tutt’altro che chiaro, da cui originarono i primi prodotti tipografici locali. – Elena Gatti

036-024 Bellingeri (Luca), Aspetto istituzionale e normativo delle biblioteche italiane, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 91-117. Viene eseguita dall’a. una sintesi articolata della situazione delle biblioteche italiane e delle norme che ne regolano l’attività. – M.C.

036-025 Benvenuti (Daniel), Il cardinale Luigi Valenti Gonzaga Bibliotecario di Santa Romana Chiesa. Testimonianze documentarie, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 131-40. L’a. pubblica la minuta del breve di nomina del porporato (12 gennaio 1802) a Bibliotecario di Santa Romana Chiesa, nonché un conciso trattato di Giuseppe Baldi (Conservatore e poi Custode della Biblioteca Vaticana) sull’attività svolta dal Gonzaga durante il suo prestigioso incarico. – Elena Gatti

036-026 Berra (Sandro), La forza del carattere, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 97-102. Il contributo illustra le tipologie di materiali tipografici raccolte dalla Tipoteca Italiana nella sua attività e il fine documentario che le è proprio. – N.V.

036-027 Bertoli (Beatrice Bianca) – Mara Bertoli, Il paese dove fioriscono i limoni: il viaggio in Italia di Goethe e la sua sosta sul lago di Garda, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 101-10. Si ripercorre la sosta di Goethe sul Garda in occasione del suo noto viaggio in Italia, traendo note più generali sull’abbigliamento e gli accessori dei viaggiatori del Grand Tour. – L.R.

036-028 Bertoli (Beatrice Bianca), I Fiori amano le Regine: un regale guardaroba fin de siècle alla Rocca di Lonato, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 61-6. Cronaca della mostra svoltasi a Lonato (BS) in occasione della VI edizione della manifestazione floreale “Fiori nella Rocca” 2013. – L.R.

036-029 Biagetti (Maria Teresa), Organizzazione della conoscenza, esigenze della ricerca semantica e soluzioni informatiche, in Noetica versus informatica, pp. 187-202. Un percorso attraverso le tecniche utili a indicizzare e a recuperare i documenti: Informaton retrieval, Natural language processing, metodi di indicizzazione semantica più profonda, aspetti critici dell’analisi dei contenuti. – R.G.

036-030 Bianchini (Carlo) – Mauro Guerrini, Universo bibliografico, descrizione e accesso alle risorse bibliografiche, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 229-54. I rapidi cambiamenti tecnologici, che hanno investito negli ultimissimi decenni il mondo dell’informazione e delle biblioteche, hanno trovato immediata ripercussione nell’ambito della catalogazione e dell’accesso alle risorse bibliografiche. – M.C.

036-031 Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, a cura di Giovanni SoliminePaul Gabriele Weston, Roma, Carocci editore, 2015, pp. 570, ISBN 9788843075294, € 50. Si vedano schedati i singoli contributi.

036-032 Bode (Katherine) – Carol Hetherington, Retrieving a world of fiction: building an index – and an archive – of serialized novels in Australian newspapers, 1850-1914, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 57-65. Si descrive un progetto di indicizzazione e di archiviazione digitale della narrativa apparsa a puntate su riviste australiane tra il 1850 e il 1914. – L.R.

036-033 Bogliolo (Domenico), Lo Zen e l’arte della manutenzione del KM, in Noetica versus informatica, pp. 59-70. Sintesi introduttiva sull’importanza della dimensione del caos, del vuoto e dell’inconsapevolezza come momenti fondamentali dei processi creativi e della genesi delle informazioni (nell’ottica del Knowledge Management). – R.G.

036-034 Bologna (Marco), La conservazione della memoria negli archivi nobiliari genovesi del XVII e XVIII secolo, in Disciplinare la memoria, pp. 111-22. L’a. esamina la struttura organizzativa delle carte d’archivio di alcune famiglie del patriziato genovese in età moderna, mettendo in evidenza la cura particolare che i membri di diverse casate usavano per le elencazioni di alcune tipologie di beni, come pure le tendenze culturali e le mode in voga nelle differenti realtà sociali e territoriali analizzate. – N.V.

036-035 Bonafin (Massimo), La filologia (romanza) al tempo della crisi degli studi umanistici, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 170-84. Attraverso un’attenta analisi della situazione attuale, l’a. si interroga su quali siano le risorse e le possibilità che una disciplina come la filologia (romanza in particolare), è oggi in grado di offrire. – F.T.

036-036 Bonfiglio-Dosio (Giorgetta), Funzioni amministrative e strumenti di fissazione per iscritto della memoria. Il caso della Veneranda Arca di Sant’ Antonio in Padova fra tardo Medioevo ed età moderna, in Disciplinare la memoria, pp. 207-29. Il contributo analizza, attraverso l’esame delle funzioni amministrative della Veneranda Arca di Sant’Antonio, la stratificazione dell’archivio pertinente all’antica istituzione padovana. Questo percorso ha permesso di mettere in risalto l’evoluzione della cultura documentaria padovana tra Medioevo e prima età moderna, ricostruendo altresì l’ordinamento archivistico originale dell’istituto stravolto dagli arbitrari interventi descrittivi otto-novecenteschi. – N.V.

036-037 Borraccini (Rosa Marisa), Da strumento di controllo censorio alla «più grande bibliografia nazionale della Controriforma». I codici Vaticani latini 11266-11326, in Disciplinare la memoria, pp. 177-89. Seguendo una pioneristica intuizione di Romeo Di Maio, l’a. mette in evidenza le peculiarità bibliografiche e la valenza storica dei preziosissimi codici Vaticani latini 11266-11326, la cui analisi, sebbene ancora in corso, è già arrivata a risultati notevolissimi. – N.V.

036-038 Braida (Lodovica), Strumenti per la memoria, per l’interpretazione e per l’attenuazione delle emozioni. I paratesti nei libri di lettere a stampa del Cinquecento, in Disciplinare la memoria, pp. 191-206. L’a. effettua una interessante analisi sul ruolo di indici e sommari all’interno delle raccolte epistolari italiane a stampa tra Cinque e Seicento. Attraverso l’esame di alcuni casi celeberrimi, quali le Lettere di Principi curate da Ruscello, le epistole di Bernardo Tasso e le Lettere volgari di diversi gentiluomini del Monferrato curate dal Guazzo, l’a. mette in evidenza come quegli elementi paratestuali abbiano influenzato radicalmente il rapporto del lettore col testo. – N.V.

036-039 Brumana (Angelo), Si servendum est, principibus serviendum. Medici bresciani alla corte degli Asburgo nel XVI secolo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 41-50. L’a. si sofferma su alcuni medici bresciani attivi nei territori dell’Impero nel pieno Cinquecento e, in particolare, sulla figura di Giovanni Planerio (1509-1600), originario di Quinzano. – L.R.

036-040 Brumana (Biancamaria), Qualche considerazione sul Te Deum di Ciro Pinsuti, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 167-75. In seguito al rifiorire dell’interesse verso l’opera del compositore toscano Ciro Pinsuti (1828-1888), l’a. racconta la ricostruzione della partitura completa del suo Te Deum (1859), in particolare per ciò che concerne data e luogo della prima esecuzione. – Elena Gatti

036-041 Byron (Mark), Archive, Text, Screen: Remediations of Modernist  Manuscripts, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 56-71. Negli ultimi trent’anni l’attenzione rivolta alla costruzione di edizioni digitali di manoscritti è andata via via crescendo e ne sono testimonianza progetti quali il William Blake Archive, il Rossetti Archive, il Jane Austen Fiction Manuscripts, solo per citarne alcuni. La creazione e l’utilizzo di “oggetti” come quelli appena elencati nell’ambito della ricerca e della critica testuale, apre però a una serie di questioni nuove, che l’a. cerca di esplorare attraverso uno specifico esempio, ovvero la (non ancora ultimata) edizione digitale del manoscritto del romanzo Watt di Samuel Beckett. – F.T.

036-042 Caballero (Cheryl) – Erica Smith – Rosalind Guldner, Politics and the art of indexing: teamwork in a legislative environment, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 65-7. Il gruppo di indicizzazione dell’Assemblea Legislativa dell’Ontario descrive le difficoltà che si presentano all’ indicizzatore di testi giuridici. – L.R.

036-043 Cadioli (Alberto), Ecdotica per i testi dell’Otto-Novecento, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 85-98. L’a., attraverso la rilettura di alcuni contributi pubblicati su Ecdotica nel corso degli anni, mette in luce come la rivista abbia sempre dato spazio a studi riguardanti la trasmissione testuale senza porre barriere temporali, creando così un confronto e un dialogo ancora più profondi. In particolare poi, si sofferma su quegli aspetti di teoria e metodo che potrebbero maggiormente interessare coloro i quali si occupano di filologia e critica testuale moderna e contemporanea, considerando il ruolo svolto dall’informatica e dalle nuove tecnologie. – F.T.

036-044 Cahill Marrón (Emma Luisa), Serenissimae Anglie Reginae Erasmus Roterdami dono misit: Catalina de Aragón y la comisión de obras humanistas, «Titivillus», 1, 2015, pp. 227-36. L’importanza che la regina Isabella I di Castiglia diede all’istruzione delle sue quattro figlie fu particolare e portò all’instaurazione di una nuova tendenza educativa tra le nobili donne castigliane. Fu la quintogenita Caterina a comprendere meglio di chiunque altro il valore di una solida educazione umanistica: da un lato creò a sua volta un piano educativo indirizzato all’unica figlia Maria, basato sulle idee espresse da Juan Luis Vives nella sua Instrucción de la mujer cristiana – opera ispirata proprio a Caterina d’Aragona – vero emblema nell’ educazione femminile nel XVI secolo, e dall’altro attuò una politica di promozione e commissione di opere di vario genere, delle quali divenne la dedicataria. Nel tentativo di ricostruire la collezione personale della regina per meglio comprenderne interessi e orizzonti culturali, l’a. spiega come un elemento distintivo sia il simbolo del melograno apposto su alcuni libri a lei appartenuti o legati al periodo del suo regno. – F.T.

036-045 Cappelletti (Cristina), «Sotto certa legge ristretti ragionato abbiamo». Èthos e nómos nel «Decameron», «Atti dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bergamo», 76-77, 2012-2014, pp. 435-59. Muovendo dalla fortuna conosciuta dalla novella di Madonna Filippa (VI, 7) all’interno del filone di studi dedicati a Law ad Literature, l’a. prova a indagare «gli aspetti letterari ed estetici del diritto e le maniere con cui esso viene raffigurato» (p. 437) all’interno dell’intero procedimento narrativo del Decameron. Se, nella cornice, il ritirarsi dei giovani in villa corrisponde al tentativo di ricreare – dal chaos sine legibus di Firenze – un microcosmo sociale autoregolato, la tensione problematica tra diritto e cittadino (o tra legge ed essere umano) compare più volte come ingrediente nell’impasto narrativo delle cento novelle. Esso si articola in tre livelli (rispecchianti la base «della filosofia del diritto medievale: diritto divino, […] umano e […] naturale»; p. 446), che vengono qui affrontati in maniera analitica e corredati da esempi: la ‘legge umana’ cioè lo jus e il suo rapporto con la ‘parola’ nell’arte retorica; la ‘legge divina’, che non è solo il diritto canonico ma è quell’insieme di prescrizioni etiche e morali che – pur tra loro differenziate – «normano le tre grandi religioni monoteiste» (p. 452); la ‘legge naturale’, «quella che B. definisce legge di natura e di giovinezza»(p. 454) alla quale, come a forza istintiva superiore, l’umanità dei personaggi decameroniani non può opporre resistenza. – Marco Giola

036-046 Cara (Dorian), Solidità scientifiche. Come pietre levigate! A margine del volume “La pietra nell’arte bresciana” di Renata Massa, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 111-3. L’a. recensisce positivamente il volume di Renata Massa, La pietra nell’arte bresciana, Brescia, Tarantola, 2013. – L.R.

036-047 Carreño Velázquez (Elvia), Antonio Núñez de Miranda y los libros para formación femenina en la Nueva España, «Titivillus», 1, 2015, pp. 295-303. L’a. affronta la questione delle biblioteche conventuali femminili nella “Nuova Spagna”, attraverso le quali venne diffuso un modello culturale che avrebbe dovuto essere alla base dell’istruzione di tutte le donne del luogo. Fondamentale a questo scopo fu l’opera del gesuita Antonio Núñez de Miranda intitolata Distribución de las obras ordinarias y extraordinarias e pubblicata nel 1712: da un lato essa segnava i limiti dell’universo letterario a cui le donne avevano accesso, fornendo titoli, autori ed edizioni “consentite”, dall’altro dava anche precise caratteristiche dei libri stessi, quali lingua, formato, presenza o meno di illustrazioni. – F.T.

036-048 Carvajal González (Helena), La figura del cliente-editor en los manuscritos bajomedievales a través de las fuentes documentales, «Titivillus», 1, 2015, pp. 59-73. Se nel mondo del libro a stampa la figura dell’editore, ovvero colui che progettava dal punto di vista intellettuale l’edizione e se ne assumeva i costi, esisteva e aveva un forte peso, nel mondo del libro manoscritto la situazione potrebbe apparire a prima vista differente. L’a. però, analizzando la documentazione contemporanea, relativa alla produzione di alcuni preziosi manoscritti tardomedievali, dimostra come nonostante il termine “editore” non venisse mai impiegato, le funzioni da esso svolte non venivano a mancare: mecenati e committenti, infatti, mediante scelte estetiche e intellettuali riuscivano a dare vita e forma a un prodotto che rispondesse in tutto e per tutto alle loro esigenze. – F.T.

036-049 Castellucci (Paola), Sense AND Sensibility: l’algoritmo di Google, in Noetica versus informatica, pp. 203-15. Sulla necessità di un approccio critico a Google che, supportato dal potente algoritmo PageRank (e muovendosi a livello di emozione, razionalità, conoscenza e desideri), ha generato a tutti i livelli bisogni di ricerca offrendo al tempo stesso anche gli strumenti per soddisfarli. – R.G.

036-050 Castillo Gómez (Antonio), Archivi e ordine nei documenti della Castiglia della prima età moderna, in Disciplinare la memoria, pp. 123-41. Il contributo ripercorre con metodo l’evoluzione della politica di gestione documentale della Corona di Castiglia tra XV e XVI secolo che culminò con la creazione dell’ Archivio di Simancas nel 1540. L’a. pone l’ accento sulla rinnovata sensibilità circa la conservazione e il controllo della memoria scritta che si sviluppò agli inizi del XVI secolo all’interno delle differenti istituzioni castigliane, dai centri del potere reale fino agli istituti del notariato locale. – N.V.

036-051 Cavaleri (Piero), La biblioteca sul Web, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 419-44. Il rapporto delle biblioteche con le reti digitali e poi con Internet è stato molto precoce, rappresentando un ottimale banco di prova per l’applicazione delle nuove possibilità offerte dal Web, al punto da essere diventato oggi un insostituibile binomio per l’utilizzo delle risorse bibliografiche. – M.C.

036-052 «Charta», 139, maggio-giugno 2015. Si parla della Esposizione universale del 1906 a Milano (Enrico Sturani), di edizioni magiche dal Sei all’Ottocento (Maria Elena Loda), dell’iconografia dell’amorino in epoca contemporanea (Elisabetta Gulli Grigioni), del periodico di trincea “Il Montello” (Patrizia Caccia), della pubblicità libraria (Mauro Chiabrando), delle illustrazioni di Léon Carré (Corrado Farina), della pubblicità della pasta (Michele Rapisarda). – E.B.

036-053 «Charta», 140, luglio-agosto 2015. Sono presenti articoli dedicati al simbolismo araldico (Maria Elena Loda), alla grafica dei menu (Vittoria de Buzzaccarini), all’illustratrice Giana Anguissola (Corrado Farina), a Zavattini ed Einaudi (Claudio Pavese), all’iconografia dell’indice puntato “I want you” (Antonio Susini – Walter Gasparini), alle figurine dedicate a Expo (Francesco Rapazzini), a Corrado De Vita (Mauro Chiabrando), a Lalla Romano ed Emily Dickinson (Anna Rita Guaitoli), ai disegni di Mimmo Paladino (Giorgio Bacci). – E.B.

036-054 Chiabrando (Mauro), Marchi della cultura. Dall’ancora di Manuzio alle marche editoriali moderne, in Aldo Manuzio dal folio al tascabile, a cura di G. C. Torre, pp. 27-40 Þ «AB»036-005

036-055 Chico Picaza (M.a Victoria), Edición/es y función/es de un manuscrito del siglo XIII: el caso de las Cantigas de Sta. María de Alfonso X el Sabio, «Titivillus», 1, 2015, pp. 27-44. L’a., occupandosi dell’ allestimento e della produzione del manoscritto medievale, analizza dal punto di vista artistico i quattro codici delle Cantigas de Sta. María, prodotti alla corte di Alfonso il Saggio (1221-1284), evidenziando come il ruolo giocato dalle miniature sia stato fondamentale, tanto da andare quasi a coincidere con quello spettante alla “parola”. – F.T.

036-056 Chines (Loredana), Dalla memoria alla scrittura. Il disciplinare petrarchesco, in Disciplinare la memoria, pp. 85-98. L’a. analizza le postille petrarchesche di carattere tecnico presenti nei codici di Plinio, Seneca e Claudiano appartenuti al poeta, evidenziando come esse siano testimonianza di un più ampio ordine mnemonico la cui ricostruzione può essere intercettata all’interno della scrittura creativa del Romito di Sorga. – N.V.

036-057 Cid Carmona (Víctor J.), La Gaceta de México y la promoción de impresos españoles durante la primera mitad del siglo XVIII, «Titivillus», 1, 2015, pp. 421-30. Nel 1722 uscì il primo numero della Gaceta de México, considerata il primo periodico della Nuova Spagna. La Gaceta viene qui presa in esame in quanto una sua sezione aveva un fine prettamente promozionale, in quanto dedicata alle novità bibliografiche spagnole del momento: analizzando 15 anni di pubblicazioni, l’a. offre dati su autori, titoli, argomenti e luoghi di vendita dei libri spagnoli circolanti in Messico in quel frangente storico. – F.T.

036-058 Clemente San Román (Yolanda), Los libros latinos de una librería de provincias de la segunda mitad del siglo XVIII: el catálogo de Johann Gothfried Bauer, «Titivillus», 1, 2015, pp. 431-41. L’a. presenta le considerazioni emerse dall’analisi del Catalogus librorum latinorum, oggetto molto raro, di cui si conserva una copia presso la Biblioteca Complutense di Madrid. Il catalogo, stampato a Strasburgo nel 1770, registra circa un migliaio di titoli latini, stampati perlopiù in Germania e Paesi Bassi dopo il 1730: si tratta di una selezione di opere le quali, per la loro particolarità (la presenza di calcografie realizzate da celebri artisti) o rarità, avrebbero potuto stuzzicare un pubblico di collezionisti ed esperti bibliografi. Uno strumento realizzato da un libraio di provincia, che però testimonia una lungimiranza commerciale non indifferente. – F.T.

036-059 Comerford (Kathleen M.), Jesuits and Their Books. Libraries and Printing around the world, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 179-88. Saggio introduttivo al numero monografico della giovane rivista edita dal Boston College, dedicato alla storia delle biblioteche della Compagnia di Gesù. – N.V.

036-060 Composizione (La) meccanica. L’arte di fondere i pensieri in piombo, a cura di Giorgio Coraglia, [s.l.], AIMSC, 2013, s.i.p. Questo interessante libello offre un preciso affresco sulla storia della composizione tipografica, dalla genesi gutenberghiana, passando per le composizioni meccanica e monolineare, per finire con la fotocomposizione degli anni ’50. – N.V.

036-061 Condello (Federico), I filologi e gli angeli. È di Eugenio Montale il «Diario postumo»?, Bologna, Bononia University Press, 2014, pp. 453, ISBN 978-88-7395-978-6, € 28. L’a. ricostruisce con sbalorditiva acribia la genesi, la trasmissione e, per ampi saggi, il carattere stilistico delle 84 poesie che compongono il montaliano Diario postumo: una silloge di liriche scritte tra il 1968 e il 1979, pubblicate annualmente da parte della misteriosa Fondazione Schlesinger a gruppi di sei per volta, dal 1986 al 1996, con un’ultima uscita, sempre nel 1996, di diciotto testi. Un’edizione di 30 poesie, per cura di Rosanna Bettarini e Annalisa Cima, poetessa, Musa di Montale e dedicataria di gran parte delle liriche, uscì nel 1991; seguì la seconda edizione, comprendente tutti i testi, nel 1996. L’a. giunge alla conclusione che non abbiamo molte certezze sull’origine delle liriche, nonché sulla loro conservazione fisica (avrebbero dovuto essere conservate in undici buste, l’esistenza delle quali «non sembra razionalmente spiegabile», p. 241). I 24 documenti testamentari di Montale, le cosiddette «lettere-legato» che accompagnano le liriche, appaiono «malamente scritti, confusamente ordinati, tanto sciatti sotto il profilo stilistico quanto deboli sotto il profilo giuridico» (p. 266), trasmessi in modo non perspicuo, vergati da una mano che contraddice l’uso montaliano. Quanto ai testi, essi hanno un carattere centonatorio, sono costituiti da un intarsio di citazioni montaliane di carattere banalizzante, prive di funzionalità metaletterarie o espressive; più in generale, si osservano «regole compositive mai adottate da Montale: abitudini espressive abnormi, tonalità emotive altrove sconosciute» (p. 380). Infine, la perizia sui facsimili dei manoscritti del Diario postumo pubblicati da Savoca nel 1997, esperita dall’avv. Mattiuzzi, grafologa peritale dei Tribunale di Bologna, si conclude con la seguente affermazione: «Dubbi ed ombre velano l’autenticità delle firme apposte sulle liriche esaminate del Diario postumo attribuito a Eugenio Montale» (p. 415). L’a. precisa comunque che il suo scopo non è quello di chiudere il caso del Diario postumo, bensì di riaprirlo: e infatti il volume si conclude con undici domande rivolte ad Annalisa Cima perché divulghi ulteriori dati sull’ultima silloge di Montale (se è di Montale). – Luca Mazzoni

036-062 Contini (Gianfranco), Filologia, a cura di Lino Leonardi, Bologna, il Mulino, 2014 Þ rec. Giovanni Palumbo, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 249-52.

036-063 Corbeto (Albert), Eruditos y «pobres diablos». La corrección en las imprentas españolas del Siglo de las Luces, «Titivillus», 1, 2015, pp. 389-403. Quello del correttore di bozze è un compito fondamentale all’interno di una tipografia: molto spesso ricoprirono questo ruolo uomini eruditi, i quali, per diverse ragioni, non erano riusciti ad accedere ai principali centri culturali o educativi; di conseguenza, per poter sopravvivere, accettavano contratti temporanei e poco vantaggiosi come correttori, meritandosi l’appellativo di “pauvres diables”. L’a. concentra la sua attenzione in particolare sulle imprese editoriali intraprese dalla Real Biblioteca di Madrid e sulla correzione tipografica come attività professionale. – F.T.

036-064 Coroleu (Alejandro), Printing and Reading Italian Latin Humanism in Renaissance Europe (ca. 1470-1540), Newcastle upon Tyne, Cambridge Scholars Publishing, 2014 Þ rec. Andrea Severi, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 238-49.

036-065 Crupi (Gianfranco), Biblioteca digitale, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 373-417. Il concetto di “biblioteca digitale” si è andato definendo in particolar modo a partire dalla nascita del Web, sviluppandosi progressivamente in diverse direzioni, dai documenti e i relativi metadati alle strutture di servizio per il recupero e l’utilizzo delle informazioni, fino a ulteriori accezioni determinate dal costante evolversi della tecnologia e della tipologia dei dati a disposizione. – M.C.

036-066 Danesi (Lorenzo), Vittorio Barzoni tra anti-cesarismo e condanna della democrazia nell’opera I Romani in Grecia: riflessioni e spunti, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 55-60. Sulla scorta di un recente volume curato da Giancarlo Pionna e Ivano Lorenzoni (Vittorio Barzoni da Lonato 1767-1843, Lonato, Fondazione Ugo Da Como, 2014), si propongono alcuni spunti di ricerca sulla figura e il pensiero politico del polemista antinapoleonico lonatese Vittorio Barzoni (1767-1843). – L.R.

036-067 Davico Bonino (Guido), Incontri con uomini di qualità. Editori e scrittori di un’epoca che non c’è più, Milano, Il Saggiatore, 2013, pp. 388, ISBN 987-88-428-1857-1, € 23. Uno dei protagonisti della storia editoriale del secondo Novecento raccoglie memorie e ritratti di un centinaio di uomini che hanno caratterizzato la sua esperienza lavorativa. Alcuni colleghi (Calvino, Manganelli, Ponchiroli, Roscioni, Vivanti), una manciata di studiosi (Cantomori, Contini, Dionisotti, Pavese, Vittorini), una lunga teoria di scrittori da Almansi a Zeri. Ritratto di un mondo perduto? In fine una postilla e l’indice dei nomi. – E.B.

036-068 De Franceschi (Loretta), Rapporti fra testo e indici in alcune guide veneziane del Settecento, in Disciplinare la memoria, pp. 231-46. Attraverso l’analisi di un nutrito campione di guide settecentesche alla città di Venezia, l’a. esamina le differenti tipologie di indici, la loro organizzazione interna e soprattutto l’aderenza di tali strumenti ai testi cui essi fanno riferimento. – N.V.

036-069 De Gennaro (Antonio), L’ora sacra è suonata, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 97-101. Sulla base del numero del 23 maggio 2015 del periodico «La Provincia di Brescia», si ripercorre cosa successe all’indomani della dichiarazione di guerra all’Austria, che si apriva con la celebre espressione da cui il titolo dell’articolo. – L.R.

036-070 De Gregorio (Mario), I vecchi andrebbero ammazzati da piccini, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 199-204. Divertente introduzione in forma di racconto al pomeriggio letterario che la Società Bibliografica Toscana ha organizzato a Montefollonico, nel dicembre 2014, nell’ambito della manifestazione Lo gradireste un goccio di vin santo? Ospiti del pomeriggio il giallista Marco Malvaldi e il bibliofilo-professore Oliviero Diliberto. – Elena Gatti

036-071 De Gregorio (Mario), Un long seller agiografico. La Vita di S. Filippo Neri di Pietro Giacomo Bacci, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 115-30. Si tratta del contributo offerto dall’a. presso l’ Oratorio di san Filippo Neri a Firenze, in occasione della mostra di cimeli filippini e della presentazione del catalogo Filippo Neri e compagni. La Società Bibliografica Toscana per i cinquecento anni dalla nascita, allestiti per celebrare appunto il quinto centenario della nascita del santo. Muovendo dalla prima biografia del santo, quella scritta da Antonio Gallonio nel 1600 (SBN IT\ICCU\BVEE\ 013468), l’a. propone un confronto con quella successiva, composta da Pietro Giacomo Bacci nel 1672 (SBN IT\ICCU\TO0E\038483), di cui spiega la genesi e i motivi di quella fortuna editoriale che la resero davvero un long seller, ristampato pressoché senza mutamenti fino alla prima metà dell’Ottocento. – Elena Gatti

036-072 De Pasquale (Andrea), La memoria aldina nelle biblioteche dell’Italia nord-occidentale, in Aldo Manuzio dal folio al tascabile, a cura di G. C. Torre, pp. 41-9 Þ «AB»036-005

036-073 De Pasquale (Andrea), Le risorse: fare biblioteca in tempo di crisi. Fund raising, outsourcing, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 137-51. Nelle biblioteche italiane le pratiche dell’ outsourcing e del fund raising sono relativamente recenti e hanno comportato un radicale cambiamento della mentalità di chi le amministra e di chi vi opera. – M.C.

036-074 Dearnley (Joan), Words and pictures – indexing art books: some practical experience, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. C1-C8. L’a., attingendo alla sua lunga esperienza di indicizzatrice di testi di arte e storia dell’arte, discute le sfide che questo tipo di materiale impone, avvertendo che nel campo dell’ indicizzazione non ci sono mai risposte prescrittive preconfezionate. – L.R.

036-075 Del Bono (Gianna) – Raffaella Vincenti, Il servizio di consultazione e reference, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 467-97. Come tutti i servizi erogati dalle biblioteche, anche il servizio di prima informazione al lettore imperniato sulla sala di consultazione e sul reference ha subito mutamenti importanti negli ultimi anni, in parallelo alla generale evoluzione del ruolo del bibliotecario nei confronti dei bisogni dell’utenza e delle trasformazioni tecnologiche in atto. – M.C.

036-076 Del Cornò (Andrea), Letture e libri italiani nella Londra vittoriana: la bottega libraria dei fratelli Rolandi di Quarona, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 151-65. L’a. traccia la vicenda dei fratelli Giovanni Battista (1787-1825) e Pietro Rolandi (1801-1863), i quali, dalla nativa Quarona, nel Vercellese, approdarono a Londra dove avviarono una fortunata attività di antiquariato commerciale – l’Italian Cabinet of Literature and Fine Arts, specializzato nella vendita di testi italiani, stampe, incisione e oggetti vari d’arte – e poi una produzione editoriale vera e propria (at the Italian Cabinet of Literature and Fine Arts, 20 Berners-Street, Oxford Street). Il catalogo dei vercellesi consente di analizzare non solo gli orientamenti editoriali dell’Italian Cabinet, ma anche la percezione del pubblico inglese nei confronti di certa letteratura italiana, dei classici in particolare. – Elena Gatti

036-077 Del Rey Fajardo (José), The Role of Libraries in the Missionary Regions of Orinoquia, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 208-22. Il saggio indaga su un aspetto particolare dell’attività dei gesuiti nella missione colombiana dell’Orinoquia, territorio diviso dal delta del fiume Orinoco. Una delle sfide più significative dei missionari fu quella di introdurre l’alfabetizzazione tra le popolazioni locali, componendo dapprima testi riguardanti le tradizioni locali, e in seguito insegnando agli indigeni a leggere e scrivere. Le biblioteche delle case ignaziane furono quindi contenitori di strumenti formativi attivi, ospitando sia volumi in lingua indigena (di cui purtroppo non restano tracce) sia testi provenienti dall’Europa i cui contenuti, a differenza di quanto accadeva nella norma, erano aperti a tutta la popolazione del luogo. – N.V.

036-078 Di Domenico (Giovanni), Sistemi e modelli per la gestione della qualità in biblioteca, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 153-73. Rinnovato è l’interesse per la qualità in biblioteca e in questo contributo vengono presentate le norme internazionali ISO 9000, 9001, 9004 e il Common Assessment Framework (CAF), riferimenti fondamentali per ogni bibliotecario e amministratore. – M.C.

036-079 Díaz Burillo (Rosa M.), La tradición incunable de Lucano: corpus de ejemplares conservados en España, «Titivillus», 1, 2015, pp. 157-67. La Pharsalia di Lucano, poema epico che tratta della guerra civile tra Cesare e Pompeo Magno, destò particolare interesse a partire dal Medioevo; l’opera ebbe infatti una lunga tradizione manoscritta e non a caso fu uno dei primi testi a essere dato alle stampe una volta che la nuova tecnica tipografica andò affermandosi, tanto che si possono contare diciassette edizioni incunabole (l’editio princeps è romana e risale al 1469). L’a. riesce a individuare ben trentaquattro esemplari riconducibili a sette edizioni della Pharsalia – nessuna delle quali venne però prodotta in area iberica – che oggi sono conservati in diverse biblioteche spagnole e qui giunsero attraverso canali e modalità differenti, talvolta ricostruibili mediante lo studio del singolo esemplare. – F.T.

036-080 Díaz de Miranda y Macías (M.a Dolores) – Gerard Van Thienen, Datación e identificación de libros impresos, manuscritos y obras de arte a través de las filigranas papeleras, «Titivillus», 1, 2015, pp. 101-19. Lo studio delle filigrane e della carta permette talvolta di identificare e/o di datare in maniera più precisa la produzione di un libro a stampa, di un manoscritto o di un’opera d’arte. Per fare ciò, sono però oggi fondamentali strumenti avanzati come i database, in grado di raccogliere descrizioni puntuali e sistematiche di esse. Due strumenti aventi questo scopo si concentrano sull’area di produzione spagnola: si tratta di WIES (Watermarks in Incunabula printed in España) e PFES (Papel y Filigranas en España). Il primo raccoglie circa 6.000 filigrane presenti negli incunaboli stampati in Spagna (9.000 circa); il secondo invece, partendo da una tesi di dottorato, raccoglie le caratteristiche di carta e filigrane di documenti prodotti in Spagna, prestando particolare attenzione ad aspetti solo apparentemente secondari come quelli commerciali, economici e sociali. Attraverso quattro esempi poi, gli a. mostrano la metodologia impiegata e i limiti naturalmente esistenti in questo tipo di ricerche. – F.T.

036-081 Díez Ménguez (Isabel), Caraterísticas tipográficas y de impresión de Juan de Cánova en Salamanca, «Titivillus», 1, 2015, pp. 273-93. La fortuna di Juan de Cánova stampatore, si deve agli sforzi iniziali del padre Alejandro, il quale, lavorando fianco a fianco con Giovanni Giunta prima del trasferimento di questi a Lione, apprese il mestiere, aprì un’officina tipografica e la affidò poi al figlio, così da potersi dedicare esclusivamente al commercio di libri. Juan, con le sue edizioni prodotte in un’officina riccamente provvista di uomini, torchi e materiale, riuscì a definire le caratteristiche tipografiche e di stampa locali della seconda metà del XVI secolo. Di grande importanza furono anche le relazioni che egli riuscì a instaurare con altri stampatori, come Andrea de Portonaris. In appendice all’ articolo, l’a. fornisce anche un interessante inventario inedito relativo all’officina del Cánova. – F.T.

036-082 Diliberto (Oliviero), Il «giurista» Balzac. Spunti per una rilettura, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 141-9. Si tratta del testo della relazione svolta dall’a. nel febbraio 2014 presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, in occasione del convegno annuale della società degli Amici di Balzac. Muovendo da un frammento del discorso tenuto al Parlamento italiano nel 1950 dall’onorevole Valdo Fusi, l’a. propone una interessante analisi sull’ impronta che gli studi di giurisprudenza hanno lasciato nell’opera di Honoré de Balzac. Studi senza passione, come noto, che hanno tuttavia regalato allo scrittore la «capacità di minuziosa descrizione della realtà, soprattutto in tema di diritto» (p. 141). – Elena Gatti

036-083 Disciplinare la memoria. Strumenti e pratiche nella cultura scritta, a cura di Maria Guercio – Maria Gioia Tavoni – Paolo Tinti – Paola Vecchi Galli, Bologna, Pàtron, 2015, pp. XIX + 310, ill. b/n, ISBN 978-88-555-3300-3, € 35. Si vedano schedati i singoli contributi.

036-084 Donna (La) nel Rinascimento meridionale: atti del Convegno Internazionale, Roma, 11-13 novembre 2009, a cura di Marco Santoro, Pisa, Fabrizio Serra, 2010 Þ rec. Manuel José Pedraza Garcia, «Titivillus», 1, 2015, pp. 465-66.

036-085 Dora (Paola), Di Ipazia, donna sapiente e martire, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 9-31. Attingendo unicamente alle fonti storiche, le sole disponibili a riguardo, l’a. ricorda il “martirio” di Ipazia, filosofa e scienziata neoplatonica pagana (370 d. C. circa – 415), straziata (non metaforicamente) dalla malvagità di chi non seppe accettare la forza della sua intelligenza a servizio della verità e del libero pensiero. A dispetto dell’ostracismo più becero che si abbatté sulla sua vicenda, l’a. sottolinea come il portato filosofico-scientifico del pensiero di Ipazia aleggi ancora negli scritti di autori grandissimi (Voltaire, Leopardi, Proust, tanto per citare qualche nome). – Elena Gatti

036-086 Dorfles (Piero), Non sarà l’e-book il killer del libro di carta (intervista di Alessandro Gamba), «Vita e Pensiero», 1, gennaio-febbraio 2015, pp. 77-80. Una simpatica chiacchierata sui troppi libri del mercato italiano, sulle difficoltà del leggere, la fragilità dell’immagine del lettore nella cultura nazionale. – E.B.

036-087 Druckfrisch. Der Innsbrucker Wagner-Verlag und der Buchdruck in Tirol. Ausstellung Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum, 13. Juni bis 26. Oktober 2014, Hrsg. von Wolfgang Meighörner und Roland Sila, Innsbruck, Universitätsverlag Wagner/Tiroler Landesmuseum, 2014 Þ rec. Johannes Frimmel, «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 64-7.

036-088 «Ecdotica», 11, 2014, Roma, Carocci Editore, 2015, pp. 270, ISBN 978-88-4307-237-8, € 30. Si vedano schedati i singoli contributi.

036-089 Orlando (Ermanno), Venezia e il mare nel Medioevo, Bologna, Il Mulino, 2014, pp. 214, ISBN 978-88-15-25308-8, € 13. Una storia raccontata con competenza, la storia del distacco di Venezia da Bisanzio fino alla creazione di un suo sistema commerciale e di potere nel Mediterraneo. Senza questo sviluppo non si può capire come la città lagunare tra Quattro e Cinquecento divenne la capitale della produzione libraria. In fine cartine, bibliografia selezionata, indice dei nomi. – E.B.

036-090 Eroica (L’), 1911-2011. Remo Branca, Mario Delitala, Stanislao Dessy: i maestri della xilografia sarda, 30 luglio-26 novembre 2011, a cura di Gian Carlo Torre, Città di Castello, Tipografia Grifani Donati 1799, 2011, pp. 111, ill. col., manca ISBN, s.i.p. Il volumetto nasce in occasione della mostra tenutasi a Città di Castello nel 2011 per il centenario dalla nascita de L’Eroica, con l’intento di rendere omaggio ad alcuni degli artisti che collaborarono con la rivista e in particolare ad alcuni maestri della tradizione xilografica sarda. Dopo una serie di pagine introduttive dedicate alla storia della rivista, al suo progetto di digitalizzazione, alla tecnica xilografica e ai tre grandi maestri sardi, il catalogo presenta un notevole apparato iconografico. – F.T.

036-091 Ex libris conventus Aleppi”. Books from the Franciscan Library in Aleppo. An Exhibition. Catalogue of the Exhibition (Jerusalem, Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa, Convento di San Salvatore, 23rd June 2015), a cura di Fabrizio Fossati Francesca Turrisi, Jerusalem, Biblioteca della Custodia di Terra Santa, 2015, pp. 28, ill. col., s.i.p. Catalogo della mostra (disponibile liberamente anche online http://bibliothecaterraesanctae.org/cataloghi-di-mostre/ex-libris-conventus-aleppi-catalogo.html) tenutasi il giorno 23 giugno 2015 presso la Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa, situata nel Convento francescano della Custodia di Terra Santa a Gerusalemme. La mostra e il catalogo sono frutto di una lunga collaborazione, finalizzata al sostegno delle biblioteche dei francescani a Gerusalemme, tra il CRELEB (Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) ente coordinatore dell’attività di ricerca e ATS pro Terra Sancta. Nel vol. si trovano le dettagliate e accurate schede (in lingua italiana e inglese) dei dodici pezzi esposti in mostra. I libri esposti costituiscono parte degli esemplari provenienti dal convento francescano di Aleppo in Siria e conservati oggi presso la Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa. Oltre all’interesse scientifico del catalogo e della mostra, si può leggere in questa iniziativa anche un tentativo, riuscito, di testimonianza e di sensibilizzazione, a fronte di quella che è la drammatica situazioni mediorientale attuale, l’idea è infatti quella del recupero della tradizione culturale e dell’ identità dei popoli. – A.T.

036-092 Ex musicis. Mostra internazionale di ex libris a tema musicale. Catalogo della mostra (Finalborgo, Complesso Monumentale di Santa Caterina, 23 maggio-26 giugno 2009), a cura di Gian Carlo Torre, Finale Ligure, Comune di Finale Ligure, 2009, pp. 119, ill. col., s.i.p. Il catalogo della mostra Ex libris, tenutasi a Finale Ligure dal 23 maggio al 26 giugno 2009, raccoglie più di cento ex libris a tema musicale esposti per l’occasione. Tema, quello musicale applicato agli ex libris, che si rivela particolarmente significativo in relazione a una città come Finale Ligure che si contraddistingue per varie associazioni, istituzioni e manifestazioni musicali di grande rilievo. Alle singole foto dei vari ex libris, con accurate descrizioni e didascalia, sono premessi cinque saggi che introducono all’argomento. Il primo è quello di Gian Carlo Torre, storico dell’ex libris e curatore della mostra, in cui vengono ripercorse le principali tappe degli ex libris musicali; il secondo, di Peter Rath, traccia il profilo di alcuni casi interessanti di ex libris musicali, in relazione soprattutto alla loro iconografia. Di Gabriele Scaramuzza (Ordinario di Estetica presso l’Università Statale di Milano) le pagine che riflettono su quello che è il senso profondo dell’arte musicale; mentre Marco Picasso (Giornalista, Direttore e Responsabile del Bollettino Centro Studi Grafici di Milano) ripercorre le tappe dell’invenzione della stampa di partiture. Chiude la parte introduttiva del vol. il contributo di Flavio Menardi Noguera (Direttore della Biblioteca e Mediateca Finalese) che trae alcune significative considerazioni sull’esposizione. Chiudono il vol., dopo le varie schede dei pezzi esposti, le traduzioni in lingua inglese dei saggi iniziali e una utile bibliografia sulla storia dell’ex libris e, in particolar modo, dell’ex libris musicale. – A.T.

036-093 Faggiolani (Chiara) – Anna Galluzzi, La valutazione della biblioteca, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 175-204. Visti i tagli sempre più rilevanti che vengono effettuati sui servizi pubblici, diventa fondamentale per le biblioteche riuscire a dimostrare il proprio valore e la propria utilità sociale ed economica, oltre al ritorno dell’ investimento nei servizi bibliotecari: lo strumento principale per poter ottenere tali indicazioni è una corretta valutazione della biblioteca stessa. – M.C.

036-094 Fatti (Sergio), Le edizioni Aldine della biblioteca di Giacomo Antonini, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 63-84. L’archivio privato della famiglia Antonini di Perugia, oggi conservato presso l’Archivio di Stato della città umbra, contiene anche le carte di Giacomo Antonini (1805-1892) – notaio di professione, collezionista e bibliofilo per passione – che danno conto della sua biblioteca. Mettendo a dura prova la pazienza del lettore, l’a. si concentra sulle 69 edizioni aldine presenti nella raccolta. Si tratta di 2 incunaboli e di 67 cinquecentine (11 sottoscritte da Aldo, le rimanenti 56 dagli eredi), che testimoniano, grazie anche a un sistema di note e di osservazioni vergate dal proprietario su una specie di registro di entrata dei volumi, una biblioteca organizzata e ben gestita, purtroppo dispersa nel corso del XX secolo. Nella Nota alle tabelle (pp. 76-84) che chiude il pezzo, l’a. identifica (more proprio...) le edizioni della biblioteca Antonini. – Elena Gatti

036-095 Federici (Carlo), La conservazione del patrimonio bibliografico, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 523-44. In un contesto nazionale di riduzione delle risorse economiche destinate in senso generale alla conservazione dei beni librari e alla formazione dei restauratori, viene rimarcata l’importanza di una politica culturale volta alla tutela del libro antico. – M.C.

036-096 Ferraglio (Ennio), L’edizione del 1492 degli Elementa geometriae di Euclide commentata da Campano da Novara, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 89-96. Nella rubrica “Pepite queriniane”, il direttore della Civica di Brescia propone, con ottimo apparato iconografico, una descrizione dell’elegante edizione di Euclide stampata a Venezia per i tipi dell’augustano Erhard Ratdolt. – L.R.

036-097 Fiori (Maria), Il giudizio universale di Pietro Marone nella chiesa di Santa Maria del Corlo a Lonato, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 31-49. «Gelosamente nascosto per anni, il patrimonio artistico della chiesa di Santa Maria del Corlo a Lonato è stato recentemente al centro di diversi interventi di restauro che hanno riacceso l’interesse degli studi». – L.R.

036-098 Floridi (Luciano), Present and Foreseeable Future of Artificial Intelligence, in Noetica versus informatica, pp. 131-6. Riflessioni sul futuro di una realtà intesa come “infosfera”, dove le tecnologie “smart” accentuano il peso degli elaboratori (estensioni dell’ intelligenza biologica) nell’esistenza delle persone potenziandone i processi mentali, da esse sempre più inscindibili. – R.G.

036-099 Foglieni (Ornella), La tutela dei beni librari e documentari, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 119-35. L’oggetto del presente saggio è il fondamentale tema della tutela dei beni librari e della normativa che la regola nelle disposizioni legislative dello Stato italiano. – M.C.

036-100 Formisano (Luciano), L’ecdotica di Cesare Segre: frammenti di un’ antologia, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 131-54. Ricordando lo stampo prettamente continiano che caratterizzò il grande filologo, l’a. ripercorre la sua storia mettendo in luce le numerose scelte e posizioni autonome che Segre prese anche nel campo dell’ecdotica. – F.T.

036-101 Francomano (Emily C.), Re-reading woodcut illustration in Cárcel de amor 1493-1496, «Titivillus», 1, 2015, pp. 143-56. La presenza dell’apparato silografico nelle edizioni del Cárcel de amor offriva al pubblico una differente esperienza di lettura rispetto a quella offerta dalle edizioni non illustrate, proprio in virtù dell’interazione che veniva a crearsi tra parola scritta e immagine. Questo rapporto parola-immagine è intensificato dal fatto che l’opera è allo stesso tempo un metaromanzo nel quale «the protagonists not only see allegorical visions, but also write, read, handle, and even ingest, material texts» (p. 146). – F.T.

036-102 Frenk (Margit), Memoria y oralidad en la poesía del Siglo de Oro. Réplica a Antonio Carreira, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 216-28. Si pubblica la risposta di Frenk a una nota di Antonio Carreira pubblicata nel numero 33/2 della rivista Acta Poética. L’a. analizza l’edizione realizzata dal Carreira del romanzo breve La más bella niña/de nuestro lugar di Luis de Góngora. – F.T.

036-103 Frisoni (Fiorella), Una singolare Allegoria nella volta di Santa Maria del Corlo, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 77-84. Senza purtroppo giungere a una soluzione definitiva, l’a. esamina un curioso dipinto murale posto nella parte finale della volta della chiesa di Santa Maria del Corlo a Lonato (BS) tentandone interpretazione e datazione. – L.R.

036-104 Froeschlé-Chopard (Marie Hélène), Regards sur les bibliothèques religieuses d’Ancien Régime, Paris, Honoré Champion, 2014, pp. 351, ill. b/n, ISBN 978-2-7453-2652-2, € 75. In questo vol. sono raccolti tredici saggi pubblicati dall’a. in anni passati e che rappresentano una summa degli studi condotti dalla stessa sulla storia delle biblioteche religiose francesi d’antico regime. L’opera è divisa in tre sezioni, di cui la prima analizza i cataloghi dei bibliotecari, la seconda gli inventari delle soppressioni rivoluzionarie del 1791, mentre l’ultima si concentra sul concetto di biblioteche ideali. I singoli capitoli esaminano casi specifici della Francia di età moderna, seguendo un diaframma interpretativo incentrato sull’uso e la diffusione dei libri a stampa all’interno delle realtà bibliotecarie pertinenti ad alcuni dei più importanti ordini religiosi della Francia prerivoluzionaria. – N.V.

036-105 Fusa (Le) del gatto. Libri, librai e molto altro, Torrita di Siena, Società Bibliografica Toscana, 2015, pp. 214, ISBN 978-88-982822-34, s.i.p. Vol. miscellaneo-celebrativo, pubblicato in occasione dell’ assemblea annuale della Società Bibliografica Toscana. È schedato sotto i singoli contributi. – Elena Gatti

036-106 Galeffi (Agnese), Standard di catalogazione, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 255-80. Nonostante i mutamenti radicali nella tecnologia dell’informazione, resta centrale la funzione della catalogazione per il reperimento dei dati bibliografici, tanto che negli ultimi anni sono stati messi a punto nuovi standard a livello internazionale. – M.C.

036-107 Gamarra Gonzalo (Alberto), Realidad económica y problemática de las imprentas institucionales en el Burgos del Setecientos: los talleres de la Compañía de Jesús y de la Catedral (1745-1766), «Titivillus», 1, 2015, pp. 405-19. Dopo un breve percorso nella storia della tipografia dei Gesuiti e della Cattedrale di Burgos, l’a. si sofferma su strategie editoriali e realtà economiche, e su eventuali problematiche sorte con il passare degli anni. Ciò che è certo, è che queste due officine riuscirono, nell’arco di vent’anni (1745-1766), a monopolizzare la produzione libraria della città, discostandosi per numeri e ambizioni dalle tipografie cosiddette “locali” e provinciali. – F.T.

036-108 Gangemi (Aldo), Semantic Technologies: Abridging Data Extraction, Linked Data, and Machine Reading, in Noetica versus informatica, pp. 157-67. Presentazione delle potenzialità offerte dalle tecnologie semantiche relativamente all’accessibilità dei dati, all’estrazione automatizzata delle informazioni e all’Automated Reasoning. – R.G.

036-109 Garavelli (Enrico), Un frammento di Francesco Robortello «del traslatare d’una lingua in l’altra», in Studi di Italianistica nordica, Atti del X Convegno degli italianisti scandinavi, Università d’Islanda, Università di Bergen, Reykjavik 13-15 giugno 2013, a cura di Stefano Rosatti – Marco Gargiulo – Margareth Hagen, Ariccia, Aracne, 2014, pp. 287-305. Ampio commento a un frammento dalla curiosa forma di diagramma ad albero («forse una sorta di “scaletta” per una lezione», p. 292) del 1552 di Francesco Robortello (1516-1567) contenuto in un bifolio incluso in una miscellanea conservata al Civico Museo Correr di Venezia (ms. Donà delle Rose, 447), pubblicato in Appendice (se ne ha anche la riproduzione fotografica). Il frammento discute di traduzioni letterarie ma soprattutto di testi scientifici. – Luca Mazzoni

036-110 Gargiulo (Paola), L’accesso aperto alla conoscenza scientifica fra barriere e opportunità, in Noetica versus informatica, pp. 99-111. La complessa realtà dell’Open Access, fenomeno che da un lato si profila come irrinunciabile e foriero di vantaggi per la diffusione della conoscenza, dall’altro come fattore di destabilizzazione di consuetudini commerciali e della proprietà intellettuale. – R.G.

036-111 Gascón García (Jesús), Publicar en tiempos convulsos: problemas bibliográficos en algunas ediciones de Francesc Martí i Viladamor durante la Guerra de Cataluña (1640-1652), «Titivillus», 1, 2015, pp. 341-58. La figura di Francesc Martí i Viladamor è un emblema dell’uso della stampa come mezzo di propaganda ideologica durante un periodo di conflitto. In particolare l’a. si sofferma su alcune questioni bibliografiche relative a quattro differenti scritti del giurista catalano, dovute alle circostanze storiche e politiche del momento. – F.T.

036-112 Gentilini (Virginia), Leggere e fare ricerca in un mondo digitale: dal documento al testo connesso, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 445-66. Le trasformazioni informatiche e digitali avvenute negli ultimi decenni hanno profondamente cambiato anche il mondo della produzione dei testi, dell’editoria e dell’utilizzo degli stessi da parte dei lettori e ricercatori, affermando nuovi modelli di fruizione rispetto al passato. – M.C.

036-113 Gianfranco Contini 1912-2012, a cura di Lino Leonardi, Firenze, Edizioni del Galluzzo per la Fondazione Ezio Franceschini, 2014, pp. 213, ISBN 978-88-8450-566-8, s.i.p. Nel centenario della nascita di Gianfranco Contini, il vol. (che raccoglie i lavori di un Convegno di studi fiorentino del 2012) traccia un bilancio su diversi aspetti dello sfaccettato profilo di uno dei massimi intellettuali italiani del Novecento. Una prima sezione (saggi di Roberto Antonelli e Marco Mancini) si occupa dello stretto dialogo che Contini mantenne durante tutta la sua vita con i più illustri percorsi della cultura europea del XX secolo, compresa la ormai storica esperienza dello strutturalismo. Un secondo blocco di interventi (a firma di Lino Leonardi, Claudio Giunta, Arnaldo Soldani, Rosanna Bettarini e Andrea Cortellessa) ripercorrono le grandi imprese critico-testuali dello studioso – e del suo metodo – concentrandosi principalmente sulla massima poesia del Trecento ma aprendosi anche agli autori del secondo Novecento. Un’ultima parte (contributi di Domenico De Martino, Paola Italia e Franco Zabagli) prova a mettere in luce le prolifiche relazioni che Contini intrattenne con maestri assoluti della filologia testuale come Giorgio Pasquali e con i maggiori letterati dei suoi anni: Gadda e Pasolini. Conclude il volume un breve intervento di Giancarlo Breschi a introduzione della mostra dedicata agli ‘scartafacci’ continiani allestita a Firenze in occasione del centenario. – Marco Giola

036-114 Giola (Marco), Episodi della fortuna di Aretino nell’Inghilterra elisabettiana. Con una nota sull’edizione delle Quattro Commedie: John Wolfe, 1588, in L’Italia altrove. Atti del III convegno internazionale di studi dell’AIBA (Associazione degli Italianisti Balcanici), Banja Luka 17-18 giugno 2011, a cura di Danilo Capasso, Raleigh, Aonia Edizioni, 2014, pp. 97-124. Ricchi sono i rapporti dell’Inghilterra elisabettiana con l’Italia e col mondo del libro italiano: alcuni anche recenti contributi di natura bibliografica hanno permesso di illuminare e documentare proprio tale fenomeno (si vedano le bibliografie allestite da Soko Tomita Þ «AB» 017-198 e 033-161): in particolare la figura di John Wolfe, dopo un lungimirante contributo di Dennis E. Rhodes sul suo apprendistato tipografico a Fiorenze, risulta particolarmente interessante. Se, all’interno di tale panorama, si disegna anche la problematica della curiosa fortuna di cui godette l’Aretino Oltremanica, si intende come il contributo presentato, ricco di dati bibliografici e filologici, sia di particolare significato. – E.B.

036-115 Giunta (Filippo), La digitalizzazione di libri, giornali e documenti, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 116-9. Alcuni quesiti sul tema della digitalizzazione con speciale riferimento a progetti riguardanti le biblioteche bresciane. – L.R.

036-116 Giunta (Filippo), Manegoldo Tetocio, bresciano, primo podestà di Genova nel 1191, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 63-76. Manegoldo Tetocio, pur avendo vissuto a Genova solo un anno, è più noto nella storiografia ligure che in quella bresciana. Fu però il primo firmatario dell’atto che nel 1187 rogava la vendita del terreno su cui sarebbe stato costruito il palazzo del Broletto. – L.R.

036-117 Glossario dei vocaboli tipografici, a cura di Antonio Scaccabarozzi – Luigi Lanfossi, [s.l.], AIMSC, 2014, s.i.p. Puntuale e documentatissimo dizionario, estremamente utile per ripercorrere una storia di grande fascino, sulla quale ancora c’è molto da imparare. – N.V.

036-118 Gonzalez Zymla (Herbert), El scriptorium y la biblioteca del Monasterio de Piedra: noticias y evidencias materiales, «Titivillus», 1, 2015, pp. 13-26. Anche in Spagna, così come in Italia, le confische ecclesiastiche occorse durante l’Ottocento comportarono una immensa dispersione del patrimonio librario posseduto dalle biblioteche di monasteri e conventi. L’a. si sofferma ad analizzare il caso della biblioteca del Monasterio de Piedra, a Saragozza, la cui collezione risulta dispersa. In realtà la situazione è più complessa di come appare: attraverso lo studio di alcuni esemplari (nove per la precisione, tutti manoscritti tranne uno a stampa), riconducibili alla biblioteca monastica, si è potuto comprendere, da un lato, come in realtà non tutta la raccolta sia andata perduta, ma risulti a oggi non ancora identificata, magari perché parzialmente finita nelle mani di privati, dall’altro, l’importanza di approfondire il ruolo di tale centro religioso, che produceva e acquistava libri nel tardo Medioevo. – F.T.

036-119 Granata (Giovanna), A cavallo della tigre? Il catalogo tra web 2.0 e semantic web, in Noetica versus informatica, pp. 171-85. Le biblioteche, tradizionalmente basate su cataloghi e metadati, alle prese con il successo dei metodi di recupero dei dati vicini all’Information Retrieval proprie dei motori di ricerca e con la riabilitazione (apparente) delle stesse portata dal semantic web. – R.G.

036-120 Greenfield (Susan), Mind change. How digital technologies are leaving their mark on our brains, London, Random House, 2014 Þ rec. Bill Johncocks, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 87-8

036-121 Greetham (David) – Michelangelo Zaccarello, La repubblica delle lettere di Jerome McGann, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 7-25. Nella prima parte del contributo, Greetham analizza i punti salienti del recente lavoro di Jerome McGann, intitolato A New Republic of Letters. Memory and Scholarship in the Age of Digital Reproduction; nella seconda parte invece, Zaccarello si sofferma sull’importanza dall’edizione critica in quella che lo studioso americano definisce appunto «nuova repubblica delle lettere», nella quale l’universo digitale ricopre ormai un ruolo sempre più ingombrante. – F.T.

036-122 Griffin (Clive H.), Los Cromberger y los impresos enviados a las colonias españolas en América durante la primera mitad del siglo XVI, con una coda filipina, «Titivillus», 1, 2015, pp. 251-72. L’importanza della dinastia dei Cromberger, stampatori, editori e librai di origine tedesca, stabilitisi a Siviglia dalla fine del XV secolo, fu sin da subito notevole, tanto che riuscirono a creare una rete commerciale libraria con il Nuovo Mondo nei primi decenni di colonizzazione spagnola. L’a. ridiscute questo assunto analizzando i documenti relativi, conservati in archivi spagnoli e americani e alcune edizioni stampate dai Cromberger. Oltre a ciò, viene preso in esame il caso delle isole Filippine, dove, durante il periodo delle conquiste spagnole, per poco non riuscì a giungere una ricca collezione di libri – legata indirettamente alla famiglia di stampatori tedeschi – appartenuta al condottiero el Adelantado Legazpi. – F.T.

036-123 Guercio (Maria), La conservazione delle memorie digitali, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp.545-66. Con l’avvento e l’incremento della tecnologia digitale nella produzione dell’ informazione, si propone il complesso problema della conservazione nel tempo di una enorme massa di documenti creati in base a standard informatici e tecnologici differenti. – M.C.

036-124 Guerrini (Mauro), Classificazioni del sapere: web semantico, linked data e ontologie. Il ruolo rinnovato delle biblioteche nella trasmissione della conoscenza registrata, in Noetica versus informatica, pp. 145-55. Le nuove opportunità per le biblioteche e per l’informazione bibliografica presentate in rapporto a web semantico, grammatica RDF, linked data e “ontologie”. – R.G.

036-125 Guidi (Domenico), Aldo Manuzio Umanista, Editore, Tipografo, Bassianese, in Aldo Manuzio dal folio al tascabile, a cura di G. C. Torre, pp. 7-8 Þ «AB»036-005

036-126 Harris (Neil), Col piede sbagliato, e con i piedi di piombo, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 73-85. Una approfondita riflessione sull’utilità di informatica e Web nell’ambito della filologia testuale, esposta durante il convegno bolognese dedicato ai dieci anni dalla nascita di Ecdotica. Se da un lato le nuove tecnologie hanno consentito l’ingresso della filologia in nuovi settori come quello cinematografico, dall’altro, nel settore del testo – oggetto principe della filologia – è possibile notare un cambiamento nella comunicazione e nella conservazione di esso, che non è però considerabile come una evoluzione, quanto piuttosto come «un passo indietro, nel senso che ci riporta a una cultura manoscritta» (p. 81). – F.T.

036-127 Harris (Neil), Il colophon perduto dell’Hypnerotomachia Poliphili, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 61-7. Versione aggiornata dell’eccellente contributo pubblicato dieci anni fa dall’a. in una miscellanea di studi in onore di Alfredo Stussi, in cui viene ricostruita la storia del primigenio colophon del Polifilo. Di questo elemento paratestuale provvisorio restano sbiadite tracce all’interno delle stampe cieche presenti in alcuni esemplari dell’edizione. L’a. ricostruisce il testo del colophon, che reca la data di pubblicazione di novembre invece che di dicembre e che risulta ben più articolato e raffinato rispetto a quello posto da Aldo in fondo all’errata corrige dell’opera. – N.V.

036-128 Herzstei (Rafael), The Oriental Library and the Catholic Press at Saint-Joseph University in Beiruth, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 248-264. L’articolo ripercorre la storia dell’Université Saint-Joseph di Beirut, originatasi dal collegio-seminario gesuitico di Ghazir fondato nel 1843. Il saggio si concentra sulla creazione della Biblioteca Orientale e sugli inizi della stampa cattolica in Siria. La storia della Bibliothèque Orientale in particolare viene analizzata approfonditamente dall’a., il quale analizza il suo sviluppo, le tipologie di finanziamento e il significato culturale di questa istituzione per tutto il Medioriente. – N.V.

036-129 Hübner (Friedrich), Russische Literatur des 20. Jahrhunderts in deutschsprachigen Übersetzungen. Eine kommentierte Bibliographie, Köln-Weimar-Wien, Böhlau Verlag, 2012 Þ rec. Gertraud Marinelli-König, «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 59-64.

036-130 Hunnisett (R.F.), Indexing for editors, edited by Nat Alcock, London, British Records Association, 20142 Þ rec. Ann Hudson, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, p. 87

036-131 In ricordo di Ezio Vanni, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 71-4. Maria Teresa Marchi e Roberto Denti ricordano Ezio Vanni, professore di inglese alla Scuola Media di Lonato e protagonista della cultura locale dal 1980. – L.R.

036-132 Indexes reviewed, edited by Christine Shuttleworth, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 84-6. Consueta rubrica di recensioni di indici. – L.R.

036-133 Infantes de Miguel (Víctor), Un bibliorato de manuscritos teatrales del Siglo de Oro, «Titivillus», 1, 2015, pp. 457-564. L’a. si sofferma ad analizzare dodici copioni teatrali manoscritti, databili tra il 1640 e il 1660, fornendo una panoramica generale della collezione e una descrizione codicologica di ogni esemplare. – F.T.

036-134 Ingenious Impressions. Fifteenth-century printed books from the University of Glasgow Library, London, Scala Arts & Heritage Publishers Ltd, 2015, pp. 80, ill. col., ISBN 978-1-85759-926-8, s.i.p. La University of Glasgow Library, con i suoi oltre 1.034 esemplari, conserva una delle più ampie collezioni di incunaboli del Regno Unito. Dal 2009, la biblioteca ha avviato un progetto di revisione del proprio catalogo degli incunaboli, al fine di eseguire una verifica patrimoniale del posseduto e di costruire una pagina del proprio sito web ad hoc per i paleotipi (vedi «AB»35, pp. 38-9). Il progetto si deve a Jack Baldwin (Honorary Research Fellow), Julie Gardham (Senior Librarian, Special Collections) e Robert Maclean (Assistant Librarian, Special Collections). Questo volumetto, in un elegante formato quadrato e corredato da ottime riproduzioni, nasce in occasione di una mostra che, esponendo alcuni dei pezzi più significativi della collezione, mirava a focalizzare l’attenzione su alcuni particolari temi legati alla tecnica di stampa nei primi decenni che seguono l’invenzione di Gutenberg, ma anche alla storia della diffusione della tipografia in Europa. Dopo l’introduzione di Jack Baldwin, si comincia con un blockbook di area tedesco-olandese degli anni Sessanta del Quattrocento e si prosegue con edizioni di Fust e Shoeffer (Cicero, De officiis, 1465), di Giovanni da Spira (Plinio, Naturalis historia, [entro il 18 settembre 1469]), di Filippo da Lavagna (Scriptores historiae Augustae, 1475), di Nicolas Jenson (Tortelli, Orthographia, 1471) e giù fino all’ Hypnerotomachia aldina o all’Etymologicum di Caliergi (1499). I pezzi esposti sono quasi sempre impreziositi da miniature, acquerellature o inserti manoscritti che oltre a renderli pezzi unici ne aumentano il valore. – L.R.

036-135 Italia (Paola) – Francesca Tomasi, Filologia digitale. Fra teoria, metodologia e tecnica, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 112-30. La riflessione sul ruolo svolto dal Web e dall’informatica che ha preso avvio a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, non ha lasciato immune nemmeno il campo degli studi umanistici, come ben mette in luce la Tomasi: attraverso un percorso che si snoda tra i contributi più significativi pubblicati su Ecdotica, l’a. giunge alla conclusione «che le tecnologie del Web Semantico e del paradigma LOD (Linked Open Data) influenzeranno notevolmente le procedure di produzione, distribuzione e accesso all’informazione» (p. 122) anche nell’ambito filologico. Paola Italia, nella seconda parte dell’articolo, lungi dal considerare Web e informatica dei pericoli, come alcuni studiosi hanno fatto, si interroga su che tipo di filologia si possa e si voglia fare sul Web, tenendo presente la natura partecipativa e dinamica di questo “mondo” e il fatto che, a oggi, la filologia digitale non può essere considerata semplicemente «una filologia cartacea trasferita sul Web» (p. 126). – F.T.

036-136 Kondo (Marie), Il magico potere del riordino, Milano, Vallardi, 2014, pp. 248, ISBN 978-88-6731-519-2, € 13,90. Il volumetto, stampato e impaginato secondo gli usi della manualistica del fai-da-te (caratteri bastone, qualche p. a fondo grigio, rilegato con sovracoperta), si presenta come un “manuale dell’anima”, in cui l’ordine esterno è specchio di quello interiore. Si potrebbe usare quasi come un vademecum di biblioteconomia casalinga: scarto, conservazione, ordine per materie… Chissà se non renderebbe più liete certe bibliotecarie depresse. – E.B.

036-137 Kotze (Antoinette), Growing with indexing and the role of citation databases: ISAP shows the way, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 77-80. Si ricostruisce la storia dell’ISAP (Indice dei periodici sudafricani) con particolare riguardo agli ultimi anni che hanno visto il passaggio a evoluti e multiformi strumenti digitali. – L.R.

036-138 Kováč-Petroský (Dušan), Ponti interculturali slovacco-italiani: due fonti slovacche, Milano, Vita & Pensiero, 2014, pp. 106, ISBN 978-88-343-2699-2, € 11. La storia dei rapporti italo-slovacchi del Novecento si è arricchita di tre figure certo minori, ma significative, specie dal punto di vista dell’antica Posonium: Jozef Felix, professore e traduttore, Viliam Turčány, letterato e traduttore anche di Dante, e Ernest Zmeták, artista vissuto lungamente nel nostro paese. – E.B.

036-139 «La Biblioteca di via Senato», 5, maggio 2015. Si parla di iconografia dannunziana (Luigi Piva), della Descrittione di tutta Italia di Leandro Alberti (II parte, Giancarlo Petrella), dell’edizione Tallone di Pinocchio (Massimo Gatta), dello stampatore Franco Sciardelli (Massimo Gatta e Luca Pietro Nicoletti). – E.B.

036-140 «La Biblioteca di via Senato», 6, giugno 2015. Sono pubblicati contributi dedicati alla princeps di Les fleurs du mal di Baudelaire (Antonio Castronovo), al codice Voynich e alla sua fortuna nella narrativa (Massimo Gatta), alla  edizione bresciana della Venuta del re di Franza, [1495-1500] (Giancarlo Petrella), al carattere Iliade disegnato da Raffaello Bertieri (Massimo Gatta). – E.B.

036-141 «La Biblioteca di via Senato», 7, luglio-agosto 2015. Si tratta di un numero speciale dedicato a Renato Serra: la sua vicenda umana ed editoriale (Antonio Castronuovo), il periodo della I Guerra Mondiale (Marco Cimmino), le prime edizioni delle sue opere (Massimo Gatta), il problema della pubblicazione del suo epistolario (Antonio Castronuovo). Si aggiunge il rinvenimento di due esemplari di un’edizione illustrata del XVI sec. nota solo attraverso segnalazioni bibliografiche (Giancarlo Petrella). – E.B.

036-142 Landi (Salvadore), Il ragazzo di stamperia di cinquant’anni fa, a cura di Massimo Gatta, prefazione di Edoardo Barbieri, con una nota di Enrico Tallone, Milano Bibliohaus, 2015, pp. 100, ill. b/n, ISBN 978-88-95844-35-0, € 15. Questo volumetto racchiude l’edizione anastatica di due scritti autobiografici del grande tipografo-editore fiorentino Salvadore Landi (1831-1911) riguardanti il suo apprendistato di ragazzo di bottega tipografica. A seguire troviamo un gustosissimo scritto d’ occasione, il “brindisi tipografico” intitolato I tipograf milanes che fan visita a Saluzz, e un ricordo di Landi composto dallo stampatore tifernate Angelo Marinelli. Si tratta di una raccolta che comprende testimonianze interessantissime su un’antica tradizione artigianale offerte a quei lettori “che ancora credono nella forza e nell’importanza del libro tipografico”. – N.V.

036-143 Lennie (Frances S.), China Society of Indexers (CSI) Conference, 20-21 Novembre 2014, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, p. 81. Breve cronaca della convention nazionale cinese degli indicizzatori, svoltasi presso l’Università di Pechino nel novembre 2014. – L.R.

036-144 Loda (Angelo), Pompeo Ghitti a Lonato, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 51-75. Ampio contributo sui lavori del noto pittore tardobarocco bresciano Pompeo Ghitti (1631-1703/4) a Lonato (BS). – L.R.

036-145 Loda (Maria Elena), In hoc signo vinces; i simboli araldici e i loro significati ermetici nel divenire della storia, dal Medioevo ai giorni nostri, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 77-88. Rassegna su alcuni simboli araldici (giglio, aquila, croce, smalto di Le Mans, sole raggiante) di cui si illustrano i significati storici. – L.R.

036-146 Lodovico Domenichi (1515-1564). Curatore editoriale, volgarizzatore, storiografo. Una raccolta di studi per il quinto centenario della nascita, a cura di Enrico Garavelli, «Bollettino Storico Piacentino», 110, 2015, fasc. 1, pp. 192. Il numero monografico del Bollettino Storico Piacentino celebra e festeggia quest’anno il quinto centenario dalla nascita del piacentino Lodovico Domenichi. Il Domenichi, figura ben nota agli studiosi di varie discipline, dall’italianistica, alla storia e alla critica letteraria, operò come collaboratore editoriale e traduttore, a cavallo tra la prima e la seconda metà del XVI secolo, in alcune delle più importanti officine tipografiche veneziane e fiorentine. Il presente vol., curato da Enrico Garavelli, forse colui che più ha indagato – e continua ancor oggi a indagare – la figura e l’operato del Domenichi, raccoglie dieci contributi di vari studiosi che si sono occupati già in passato del Domenichi, così come di giovani ricercatori che se ne stanno occupando da meno tempo. Attraverso questi diversi articoli si riesce a ripercorrere buona parte della intricata vicenda lavorativa e umana del Domenichi e in ogni contributo è possibile rilevare un passo avanti nella conoscenza dell’operato del letterato piacentino. Dopo la presentazione del vol. di Enrico Garavelli (pp. 5-8), si trovano, in ordine, i contributi di: Guido Arbizzoni, Giovio, Domenichi e le imprese (pp. 9-23); Vanni Bramanti, Due schede per Lodovico Domenichi (pp. 24-37); Dario Brancato, Il Boezio (1550) di Lodovico Domenichi, le «traduttioni de’ begli ingeni» e il «lordo nome» del Doni (pp. 38-55); Giuseppe Crimi, Preliminari su Domenichi e Porcacchi (pp. 56-75); Francine Daenens, Tra costruzione letteraria e frammenti d’archivio: ritratto di Isabella Sforza (pp. 76-97); Carlo Alberto Girotto, Da tre biblioteche parigine per Lodovico Domenichi, autore ed editore (pp. 98-119); Stefano Jossa, All’ombra di Ariosto. Lodovico Domenichi editore dell’Orlando Innamorato e del Morgante (pp. 120-38); Giorgio Masi, «Colui pare un giudeo!». Un nuovo documento sul dissidio fra Lodovico Domenichi e Anton Francesco Doni (pp. 139-49); Franco Minonzio, «usando meco familiarmente messer Lodovico Domenichi». I rapporti con Paolo Giovio, tra patrocinio ed emulazione (pp. 150-64); Alessandro Tedesco, Lodovico Domenichi, Giovanni Antonio Clario e il Trattato dei costumi e della vita dei Turchi di Giovanni Antonio Menavino (pp. 165-81). – E.B.

036-147 López-Mayán (Mercedes), Los libros de los canónigos compostelanos en la baja Edad Media: un ensayo de reconstrucción, «Titivillus», 1, 2015, pp. 75-88. Tra i pochi codici sopravvissuti che appartennero e/o furono prodotti presso Santiago di Compostela, l’a. prova a ricostruire l’universo librario dei canonici della cattedrale, i quali furono, in questo contesto insieme agli arcivescovi, tra i maggiori “cultori del libro”. – F.T.

036-148 Lorenzoni (Ivano), “Vòlto alla mia Patria”: fonti e documenti per la storia di Giacomo Attilio Cenedella, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 11/18 (2012), pp. 77-90. Il chimico Giacomo Attilio Cenedella (1802-1878), fu un personaggio di rilievo per la cultura locale, autore delle inedite ma rilevantissime Memorie storiche lonatesi (Brescia, Biblioteca Civica Queriniana, H-IV-10). – L.R.

036-149 Lucchini (Lino), Carità a Lonato: l’assistenza ospedaliera nella storia della Chiesa di Santa Maria del Corlo, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 79-81. L’ospedale di Lonato (BS), nato presso la chiesa di Santa Maria del Corlo forse già nell’XI secolo, ha una storia pressoché ininterrotta fino ai nostri giorni. – L.R.

036-150 Lucchini (Lino), Organizzazione politico-amministrativa di Lonato. Dalle origini alla fine della dominazione Veneta, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 41-9. Si analizzano le strutture amministrative locali di Lonato sostanzialmente dalle sue origini (X secolo) fino al crollo della Repubblica di Venezia (1797). – L.R.

036-151 Lupi (Italo), Autobiografia grafica, Mantova, Corraini, 2014, pp. 375, in gran parte ill., ISBN 978-88-7570-373-8, € 50. Molto bello questo libro (in italiano e in inglese), che in ordine cronologico racconta per immagini – tante, coloratissime e di grande appeal (perfino l’indice, in apertura di vol., riesce a essere attraente!) – la densa vita di Italo Lupi, classe 1934, architetto, specialista in architettura degli allestimenti, in progetti coordinati di graphic design e di grafica editoriale, nonché consulente di immagine della Rinascente, di IBM Italia, della Triennale di Milano, e poi artdirector e direttore responsabile delle riviste Domus e Abitare. I progetti pubblicati in quaranta anni di lavoro, da solo o in collaborazione con famosi colleghi, Achille Castiglioni in primis, costituiscono l’ossatura del vol., in cui i testi, invece, sono solo «nuvole concrete di citazioni e racconti in qualche modo riferibili al tema che le immagini illustrano» (p. 5). Il talento di Lupi ha spaziato nei campi più svariati, dalla moda, all’editoria, all’arte (splendidi gli allestimenti grafici realizzati per il Museo della Pilotta a Parma – Dai Farnese ai Borboni – pp. 198-9, oppure per Palazzo Grassi a Venezia – Rinascimento: da Brunelleschi a Michelangelo, la rappresentazione dell'architettura – pp. 208-9), senza trascurare, ovviamente, la pubblicità (p. 348) e perfino il salone del mobile in Brianza. È quindi impossibile tentare di riassumere il significato complessivo della sua opera: forse possono farlo le parole tratte dall’Antigone di Sofocle, che Lupi accostò al manifesto realizzato nel 1992 per il padiglione polacco all’Expo di Siviglia, parole che non a caso chiudono il vol.: «Sono molte le cose stupende; più dell'uomo, nessuna» (p. 367). – Elena Gatti

036-152 Macchi (Federico), Legature a’ la Duodo. Chi era costui?, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 59-62. Il diplomatico veneziano Pietro Duodo (1554-1610), ambasciatore a Parigi, commissionò almeno 133 legature al legatore reale Clovis Êve e a un ignoto “atelier de la seconde Palmette”. Le sue armi (tre gigli) compaiono, in due diverse versioni, ai piatti dei suoi libri. – L.R.

036-153 Macchi (Federico), Legature e metallo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 106-15. Rassegna cronologica e geografica sull’uso di placche metalliche nelle legature. – L.R.

036-154 MacGlashan (Maureen), Editorial, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, p. 49. Apertura del nuovo numero con alcune note sull’indicizzazione delle nuove RDA. – L.R.

036-155 «Magyar Könyvszemle», 131, 2015, I. La rivista (probabilmente il più antico periodico europeo dedicato alle biblioteche, essendo stato fondato nel 1876!) si occupa in questo numero della storia della comunicazione secondo la storiografia anglosassone (Balázs Sipos), della storia della stampa tedesca in Ungheria (Hedvig Újvári), della diffusione dei periodici nell’Ungheria di fine Settecento (Andreas Golob), della satira politica inserita in un giornale umoristico fine ottocentesco (Ágnes Tamás), di una polemica politica e giornalistica sorta in Ungheria nell’estate 1900 alla vigilia delle celebrazioni per il novecentenario del cristianesimo in Ungheria (Tibor Klestenitz), della formazione di Aladár Schöpflin (Ágnes Széchenyi). Si segnala infine la bibliografia ungherese 2013 dedicata a storia della stampa, del libro, dei periodici e delle biblioteche (pp. 109-29, a cura di Ilona Hegyközi – Mária Kollár). – E.B.

036-156 Manera (Mario), Note sulla cartografia bresciana, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 5-28. Breve contributo sulla storia delle raffigurazioni storiche della città di Brescia dal Quattro all’Ottocento. – L.R.

036-157 Mantovani (Alessandra), La delicata empiria del lettore filologo. Un ricordo di Ezio Raimondi, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 155-69. Omaggio al grande critico che si snoda attraverso i percorsi e le scelte che lo portarono ripetutamente, nel corso della sua lunga carriera, a rapportarsi alla filologia. – F.T.

036-158 Martín Velasco (Margarita), La biblioteca invisible del IV Duque de Uceda (1649-1718), «Titivillus», 1, 2015, pp. 373-88. Nel 1692, durante il trasferimento da Palermo a Madrid della biblioteca del IV duca di Uceda don Juan Francisco Pacheco, venne redatto un puntuale inventario; i libri elencati, caratterizzati da una particolare legatura in pergamena verde, sono oggi conservati presso la Biblioteca Nacional de España. Quasi casualmente è però emerso che esiste un altro gruppo di libri recanti questa legatura, omessi dall’inventario del ’92: opere apparentemente “rischiose”, di astrologia, astronomia, chiromanzia ecc. che, forse per questo motivo, non furono dichiarate al Sant’Uffizio. – F.T.

036-159 Martinelli (Bortolo), Giambattista Pagani, amico lonatese di Alessandro Manzoni, e un nuovo, ma falso, Conte del Sagrato, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 11/18 (2012), pp. 57-72. La vita e le opere di Giambattista Pagani (1784-1864), figura negletta nella scena letteraria bresciana della prima metà dell’Ottocento. – L.R.

036-160 Massa (Renata), L’altare maggiore del Santuario di San Martino in Lonato, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 85-95. Ampia analisi del settecentesco altare del santuario di San Martino a Lonato (BS), con il suo prezioso rivestimento lapideo e la sovrastante imponente e scenografica tribuna con una secentesca statua lignea della Madonna con il Bambino. – L.R.

036-161 Mazzei (Ferdinando), La Bibbia di Jerome Nadal e le pitture delle chiese armene di Isphahan (Iran), in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 33-44. Durante un viaggio in Iran l’a. riconosce la derivazione di alcuni cicli pittorici presenti nelle chiese armene di Isphahan dalle celebri incisioni che corredano le Evangelicae Historiae Imagines del gesuita Jerome Nadal, dette appunto Bibbia di Nadal, impresse ad Anversa nel 1593 (SBN IT\ICCU\ MODE\050363), ma in realtà parte di una più ampia edizione dello stesso gesuita, uscita l’anno seguente (SBN IT\ICCU\RMLE\000234). Per irrobustire la propria riflessione, l’a. mette a confronto alcune incisioni della cinquecentina con gli affreschi delle chiese iraniane. – Elena Gatti

036-162 Mecacci (Enzo), Un frammento dei Danti del Cento nella biblioteca Maffei, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 45-62. In occasione dei 750 anni dalla nascita di Dante, l’a. si è trovato «a scrivere un articoletto che riguarda la tradizione dell’opera del Poeta» (p. 45), prendendo le mosse da un frammento di un manoscritto (se cartaceo o pergamenaceo l’a. non ce lo dice) proveniente «da rilegature di edizioni» (!) conservato presso la biblioteca di Domenico Maffei a Siena e ascrivibile, grazie agli studi di Marcella Roddewig, alla nota sezione di codici della Commedia detta i Danti del Cento. Prima di entrare in medias res, l’a. rivela due “curiosità” riguardo il colophon della princeps della Commedia (ISTC id00022000), e poi si inoltra in una sorta di premessa “filologica” che occupa un’intera pagina (p. 47). Non si contano i misunderstandings (composizione scambiata per mise en page; impaginazione per specchio di scrittura; il significato di edizione critica variamente equivocato, e via di questo passo), che contribuiscono a rendere ancora più intricato un ragionamento già difficile da seguire. Punto di arrivo, o almeno quello che sembra essere tale: la conferma delle conclusioni di Marcella Roddewig. Chiudono il pezzo otto illustrazioni e una Bibilografia dei testi citati in nota. – Elena Gatti

036-163 Metri (Michela), Macchine tipografiche Marinoni a carta continua. Esposizione di Parigi del 1878, Galleria delle Macchine. Sezione Francese, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 177-83. Descrizione, funzionamento e impatto, nel mondo tipografico dell’epoca, della rotativa a carta continua, inventata dall’ingegnere Ippolito Marinoni (1823-1904) ed esposta per la prima volta a Parigi in occasione dell’Esposizione Universale del 1878. L’a. costruisce il racconto attraverso le parole dell’epoca (tratte da L’Esposizione di Parigi del 1878 illustrata, Milano, Sonzogno, 1878). – Elena Gatti

036-164 Micheli (Raffaella), Il mito di Lilith: la donna indipendente, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 193-8. Genesi e storia del mito (tutto al femminile) di Lilith, che ha attraversato nei millenni molteplici culture, per giungere, pressoché intatto nel suo significato, fino ai giorni nostri. – Elena Gatti

036-165 Milana (Luca), Ascesa e strategie patrimoniali di una famiglia nobile romana: i Cardelli (sec XVI-sec XVIII), «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 51-8. Note su una delle famiglie romane meno note, i Cardelli, giunti nella Città Eterna da Imola alla fine del Quattrocento. – L.R.

036-166 «Mitteilungen der Gesellschaft für Buchforschung in Österreich», 2, 2014, Vienna, Praesens, [s.d.], pp. 72, s.i.p. La rivista, che ha frequenza semestrale, si occupa sin dalla sua nascita, di questioni inerenti alla storia del libro e dell’editoria, ponendo come limite geografico-linguistico i Paesi germanofoni. In questo numero, dopo l’editoriale di Murray G. Hall e Johannes Frimmel, seguono gli articoli di Sibylle Wentker, dedicato alla stampa di libri in lingua araba nella città di Vienna, e quello di Isabell Spanier, la quale fornisce uno spaccato sulla richiesta e l’offerta di e-books a Salisburgo. Il successivo contributo prende in esame un giornale molto particolare, lo Schwarze Zeitung, pubblicato a Vienna dalla seconda metà del XVIII sec., di cui Anton Tantner cerca di ricostruire la storia, mentre Gerhard Mühlinghaus si occupa di legature e coperte realizzate durante il periodo del cosiddetto “Historismus” in Austria e Germania. Chiudono la rivista la sezione dedicata alle recensioni e quella dedicata alle notizie. – F.T.

036-167 Montecchi (Giorgio), Scrivere e leggere con la mente: dal manoscritto al libro tipografico nell’Elogio degli amanuensi di Giovanni Tritemio, in Noetica versus informatica, pp. 39-51. Sul timore espresso dal Tritemio nel De laude scriptorum (1492, stampato nel 1494) che la tipografia alterasse le forti valenze interiori e spirituali della scrittura e della copiatura dei testi in ambito monastico. – R.G.

036-168 Morandini (Mino), Editoriale, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 3-4. Sapida denuncia dell’assurda censura di Ovidio da parte del Comitato studentesco che vigila sul multiculturalismo nella Columbia University di New York. – L.R.

036-169 Morandini (Mino), Visti in libreria. Rubrica di recensioni librarie, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 102-5. Rassegna di libri di più o meno recente pubblicazione dal Bergoglio di Noi come cittadini, noi come popolo (Milano, Jaca Book, 2013) al nuovo capitolo della “Masseria delle allodole” (Antonia Arslan, Il rumore delle perle di legno, Milano, Rizzoli, 2015). – L.R.

036-170 Moreno Hernández (Antonio), La transmisión impresa de los Academica de Cicerón: de la editio princeps (Roma, 1471) a la primera edición aldina (Venezia, 1523). Fondos conservados en España, «Titivillus», 1, 2015, pp. 169-83. Ricostruire la storia delle edizioni degli Academica di Cicerone non è per niente semplice, a partire dal fatto stesso che l’opera esiste in due differenti redazioni: la prima del maggio 45 a.C. e la seconda del giugno dello stesso anno. Questa circostanza ha notevolmente condizionato la storia della trasmissione del testo sia nella forma manoscritta, sia in quella a stampa. L’a. analizza gli esemplari conservatisi nelle varie biblioteche spagnole, riconducibili a otto differenti edizioni (nessuna delle quali prodotta in Spagna), per meglio comprendere le modalità attraverso cui questi libri sono diventati parte del patrimonio librario nazionale. – F.T.

036-171 Motolese (Matteo) – Emilio Russo, The Autografi dei letterati italiani project, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 205-15. Un’idea nata nel 2003 e sviluppatasi a partire dal 2009, dalla necessità di avere uno strumento che permettesse di individuare e identificare facilmente manoscritti autografi e opere a stampa postillate, dalle origini della letteratura italiana sino al Cinquecento, e che ha preso forma sia in una versione cartacea sia in una versione digitale. – F.T.

036-172 Mühlinghaus (Gerard), Verlagseinbände des Historismus in Österreich und Deutschland – Ästhetik und Praxis. (Zweiter Teil und Schluss), in «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 33-56 Þ «AB» 036-166

036-173 Neri (Franco), Biblioteche, soggetti, comunità, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 45-75. L’a. esplora le attuali trasformazioni a cui sono soggette le biblioteche soprattutto di pubblica lettura per poter rispondere ai recenti cambiamenti della società e alle nuove sfide internazionali, come per esempio i fenomeni migratori, che interessano l’intero apparato culturale del nostro territorio. – M.C.

036-174 Nero e Bianco. Concorso letterario nazionale per ragazzi. Edizione 2015, Torrita di Siena, Accademia degli Oscuri, 2015, pp. 111, ISBN 978-88-908035-9-8, s.i.p. Questo bel vol. ospita i racconti creati dai giovani partecipanti al concorso letterario indetto dall’Accademia degli Oscuri di Torrita di Siena avente come leitmotiv il tema dell’ossimoro, ben evidenziato dall’eloquente titolo Nero e Bianco. – N.V.

036-175 Noetica versus informatica: le nuove strutture della comunicazione scientifica, atti del convegno internazionale, Roma, 19-20 novembre 2013, a cura di Fiammetta Sabba, Firenze, Olschki, 2015, pp. XI + 270, ISBN 978-88-222-6367-4, € 29. Si vedano schedati i singoli contributi.

036-176 «Notiziaro Bibliografico», La Grande Guerra in Veneto, a cura di Lisa Bregantin, 69, 2014. Il fascicolo 69 del notiziario bibliografico è un numero monografico dedicato al tema della Grande Guerra in Veneto, suddivisa per interventi tematici. Partendo dall’eviscerazione del tema del “luogo” si associa a questi un secondo termine, in un binomio tematico che cerca di esaminare la Prima Guerra Mondiale attraverso diversi punti di vista. Dall’analisi della produzione culturale – cinematografica, letteraria e artistica – sulla/durante la Grande Guerra, ai saggi che analizzano le grandi battaglie e il loro mito in seno alla storiografia ufficiale; i saggi sulle ricchezze artistiche e sulla conservazione dei residui di guerra, fino ai suggerimenti bibliografici, si cerca di dare un quadro puntuale di ciò che il primo conflitto mondiale abbia significato per civili e militari in Veneto. Da segnalare soprattutto i due interventi di Mario Isnenghi Regionalizzare la guerra nazionalizzare le masse e In pace e in guerra. Strade e contrade di Mario Rigoni Stern, quelli di Paolo Pozzato Scrittori austriaci in Altopiano e di Giuseppe Chigi Come me la figuro io.” La Grande Guerra alpina narrata dal cinema. – N.V.

036-177 Nova (Giuseppe), Bettino Rebuschi cartaro in Mompià nel XVI secolo, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 33-9. Bettino Rebuschi, membro di una famiglia tradizionalmente impegnata nell’attività cartaria, lavorò a Mompiano, presso Brescia, producendo carta fino ai primi anni del Seicento. – L.R.

036-178 Nuove prospettive sulla tradizione della «Commedia». Seconda serie (2008-2013), a cura di Elisabetta TonelloPaolo Trovato, Padova, Libreriauniversitaria.it, 2013 Þ rec. Silvia Finazzi, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 253-60.

036-179 Oliverio (Alberto), Mente estesa e nuove tecnologie, in Noetica versus informatica, pp. 137-44. Considerazioni sugli strumenti che consentono di memorizzare, comunicare, gestire ed elaborare dati all’esterno della mente (a partire da carta e penna), proiettate sull’espansione tecnologica attuale che prelude alla progettazione diffusa di protesi cognitive e ad applicazioni della bionica. – R.G.

036-180 Onger (Sergio), Uno studio lonatese dedicato a Giacomo Attilio Cenedella, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 11/18 (2012), pp. 73-5. Si recensisce il vol. di Ivano Lorenzoni, “Vòlto alla mia patria”. Fonti e documenti per la storia di Giacomo Attilio Cenedella, Brescia, Ateneo di Brescia, 2011. – L.R.

036-181 Orii (Yoshimi), The Dispersion of Jesuit BooksPrinted in Japan: Trends in Bibliographical Research and in Intellectual History, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 189-207. L’articolo presenta una interessantissima ricerca dedicata ai Kirishitan-ban, i libri pubblicati in Giappone dalle tipografie della Compagnia di Gesù tra il 1585 e il 1620, periodo in cui i missionari ignaziani agirono all’interno dei territori del Sol Levante. L’a. ricostruisce i sistemi di produzione e di diffusione bibliografici dei gesuiti d’oriente ponendo l’accento segnatamente sugli adattamenti dei testi al contesto culturale giapponese. – N.V.

036-182 Ortega Balanza (Marta), Eulália Ferrer de Brusi, librera, impresora y editora: una mujer de espíritu en el siglo XIX barcelonés, «Titivillus», 1, 2015, pp. 443-56. L’a. ripercorre la vicenda di Eulália Ferrer, figlia di un libraio e moglie di Antoni Brusi, libraio, editore e stampatore di Barcellona. Se la figura femminile fu praticamente sempre marginale nel contesto produttivo del libro, questo caso si colloca agli antipodi: la Ferrer infatti, oltre ad aver collaborato con il marito fino alla morte di questi, avvenuta nel 1821, prese poi le redini dell’attività sino al fallimento nel 1841. Ciò che emerge dalla documentazione conservata, è che la donna ebbe una notevole autonomia professionale anche mentre il marito era ancora in vita. – F.T.

036-183 Pallecchi (Nicola), Possesso del libri e tipologie librarie a Siena: gli inventari dei beni, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 85-93. Alcuni inventari notarili conservati presso l’Archivio di Stato di Siena registrano, fra vari altri beni, anche libri. Una dozzina i casi su cui l’a. appunta l’attenzione, assestabili fra la fine del XVI secolo e la seconda metà del XVII. Si tratta di personaggi senesi, sia donne che (soprattutto) uomini, i quali consentono, grazie ai relativi inventari patrimoniali stilati post mortem, di immaginare come potesse essere una biblioteca domestica. Quello che ne esce – a ribadire, ancora una volta, l’importanza di questa tipologia documentaria per la storia del libro in senso largo – non è solo un piccolo scorcio sul commercio librario senese fra fine Cinquecento e pieno Seicento, ma anche un profilo, seppure ristretto, di lettori/di tipologie librarie, da porre ovviamente in relazione con il ceto sociale, la professione e il sesso. Chiudono il pezzo le “trascrizioni” dei libri inventariati a casa di due avvocati (pp. 91-3). – Elena Gatti

036-184 Pedraza Garcia (Manuel José), Editorial, «Titivillus», 1, 2015, pp. 9-12. Titivillus era considerato, sin dal Medioevo, un diavoletto che induceva in errore i copisti e successivamente, con la nascita della stampa, i compositori; spesso veniva preso come comodo “capro espiatorio” dai lavoranti, che giustificavano gli errori commessi ritenendoli, appunto, di origine diabolica. Allo stesso tempo Titivillus testimonia la continuità sottesa ai processi che coinvolgono il libro nelle sue diverse forme, sino a quelle che sta assumendo oggi. Il richiamo all’importanza dello studio del libro antico inteso nell’accezione più ampia del termine, è reso concreto attraverso la nascita di questa rivista cartacea, a carattere internazionale e multidisciplinare, forse controcorrente rispetto a quanto accade oggi per molte altre pubblicazioni scientifiche, che scelgono sempre più spesso come unico canale quello del digitale. – F.T.

036-185 Pedraza Garcia (Manuel José), La función del editor en el siglo XVI, «Titivillus», 1, 2015, pp. 211-26. L’a. intraprende un percorso all’interno di un ricco corpus di contratti di stampa provenienti da diversi archivi di protocolli notarili spagnoli, per comprendere e analizzare più nel dettaglio la figura dell’editore, ma soprattutto le sue funzioni nell’universo tipografico del XVI secolo. Se comunemente egli è considerato esclusivamente colui che sta a monte del progetto editoriale, dal punto di vista intellettuale ed economico, in realtà, in molti casi, l’editore risulta coinvolto a tutti i livelli del processo di produzione del libro: dalla scelta della carta alla mise en page. Proprio in virtù di questo fatto, l’a. auspica per il futuro un maggiore interessamento da parte degli studiosi per questa figura e per il suo ruolo ancora, per certi versi, da scoprire. – F.T.

036-186 Pellegrini (Ettore), Fortuna bibliografica di un libro mai pubblicato: la seconda parte dei Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane di Angelo Angelucci, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 95-110. La citazione di uno studio sulla storia senese del XV secolo – i Documenti inediti per la storia delle armi da fuoco italiane di Angelo Angelucci, progettata in due volumi – mette l’a. in cerca del secondo tomo. Nonostante una caccia a dir poco indefessa, di cui l’a. dà conto passo per passo, si è dovuto concludere che questo secondo volume, preziosa fonte sugli armieri senesi del XV secolo, non pervenne mai definitivamente alle stampe. La sola copia che testimonia almeno la reale esistenza dell’opera in questione è stata recentemente scoperta presso l’Archivio di Firenze. – Elena Gatti

036-187 Pellegrini (Mauro), L’ occupazione militare del Basso Garda durante la Grande Guerra, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 11/18 (2012), pp. 39-55. Spunti per ricostruire il periodo che seguì la mobilitazione “occulta”, verificatasi già a partire dall’ottobre 1914, in previsione dell’entrata in guerra dell’Italia. – L.R.

036-188 Pellegrini (Mauro), Spunti e iniziative di ricerca sul Fondo Archivistico di Ugo Da Como, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 51-4. Sulla base del fondo archivistico della Fondazione Ugo Da Como di Lonato (BS) si ottengono originali spunti di ricerca sugli eventi della Grande Guerra nella zona del Basso Garda. – L.R.

036-189 Percorso (Un) tra carte di guerra e guerre di carta, testo critico di Gian Carlo Torre, Mondovì, Museo della stampa, 2015, pp. 14, s.i.p. Cataloghino dell’omonima mostra allestita presso il Museo Civico della Stampa di Mondovì tra maggio e giugno 2015 dedicata agli ex libris creati durante la Grande Guerra o aventi come tema il primo conflitto mondiale. – N.V.

036-190 Perini Folesani (Giovanna), Elementi paratestuali di innovazione e approfondimento critico nella Felsina Pittrice di Carlo Cesare Malvasia. Struttura e compilazione degli indici finali, in Disciplinare la memoria, pp. 265-83. Il saggio mira a ricostruire le dinamiche di compilazione degli indici pertinenti all’edizione del 1678 della Felsina Pittrice di Malvasia, per la cui realizzazione venne impiegato quasi un anno di lavoro. – N.V.

036-191 Petra (Giuseppe), The Mediterranean of Mobility Contemporary Historiography on the Jerusalem Pilgrimage before the Crusades, «Storia della Storiografia. Rivista internazionale», 64, 2013 fasc. 2, pp. 105-30. Il denso e ricco articolo ripercorre con lucidità e precisione alcune delle tappe principali della storiografia contemporanea, in relazione al fenomeno e al tema del pellegrinaggio a Gerusalemme prima delle Crociate. Ciò che emerge è, come da titolo, un “Mediterraneo della mobilità”, in cui nel viaggio ai Luoghi Santi si intrecciavano diversi fattori che interessarono per vari aspetti gli studiosi: il viaggio stesso, con le sue tappe e le sue difficoltà, la preghiera, l’aspetto umano e antropologico, l’architettura dei santuari e delle città visitate e, di contro, l’immagine di una Gerusalemme e di un viaggio idealizzati. – A.T.

036-192 Petrucciani (Alberto), Convergenza o divaricazione? La crisi dei paradigmi di organizzazione dell’ informazione, in Noetica versus informatica, pp. 13-38. Osservazioni su biblioteconomia, tecnologia informatica e informazione: dal precoce nesso creatosi tra biblioteche e Internet, al ruolo marginale rivestito da questo legame nella vertiginosa espansione del Web in senso commerciale. – R.G.

036-193 Piacentini (Angelo), «Hic claudor Dantes». Per il testo e la fortuna degli epitaffi danteschi, in Dante e la sua eredità a Ravenna nel Trecento, a cura di Marco Petoletti, Ravenna, Longo, 2015, pp. 41-70. Il saggio ripercorre la fortuna degli epitaffi danteschi attraverso la loro storia testuale. – N.V.

036-194 Pierobon (Sara), Aldo Manuzio: tipografo, intellettuale, editore, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 34-8. L’a. ripercorre le tappe salienti dell’attività aldina mettendo in risalto le peculiarità dell’avventura editoriale dell’editore bassianese. – N.V.

036-195 Piersantini (Egiziano), La litografia. L’arte di stampare con la pietra, [s.l.], Associazione Italiana dei Musei della Stampa e della Carta, [s.d.] (Quaderni del tipografista, 8), pp. 24, ill. b/n, manca ISBN, s.i.p. L’ottavo numero della piccola collana stampata dal Museo della Stampa di Artogne (BS) è dedicata alla litografia. Il progetto editoriale complessivo prevede una serie di tredici guide tematiche, redatte da esperti del settore, che si propone di diffondere la conoscenza sull’ evoluzione della carta, sulla diffusione della stampa e delle sue tecniche, sullo sviluppo delle arti grafiche. L’elegante plaquette con copertina rossa ripercorre la storia e le tecniche della stampa litografica, inventata intorno al 1796 dal poeta e drammaturgo Giovanni Alois Senefelder (1771-1834). La litografia si diffuse poi rapidamente in Germania e poi in tutta Europa, sia come manifestazione artistica, sia nell’ambito dell’illustrazione libraria. Il fascicolo è corredato da una serie di illustrazioni a scopo didattico. Chiude una bibliografia essenziale e l’indice dei nomi. – L.R.

036-196 Pionna (Giancarlo), Una stele emblematica nella Casa del Podestà di Lonato, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 11/18 (2012), pp. 33-8. Un curioso bassorilievo collocato all’inizio degli anni Venti del secolo scorso nel muro dell’abitazione del custode della quattrocentesca Casa del Podestà di Lonato (BS) raffigura un antico greco con cane. Si tratta di una copia di una stele funeraria in forma di edicola conservata al Museo Archeologico di Atene e rinvenuta nel 1860 in Beozia. – L.R.

036-197 Plebani (Tiziana), Venezia città del libro e i loghi di Aldo Manuzio, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 39-41. Breve indagine sul ruolo della città del Leone ai tempi di Aldo e sui luoghi manuziani a Venezia. – N.V.

036-198 Polselli (Antonio), Innovazioni e meriti di Aldo Manuzio, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 81-6. Una densa carrellata dal tono vagamente agiografico dei più importanti elementi che contraddistinsero l’avventura aldina. – N.V.

036-199 Prandi (Alberto), Il carattere della tipoteca, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 95-6. Un breve viaggio nella storia della Tipoteca Italiana e nel suo ruolo culturale nella nostra epoca. – N.V.

036-200 Prieto de La Iglesia (Remedios), Constricciones y libertades ortográficas de los impresores en cuatro ediciones tempranas de Celestina: Toledo 1500, Burgos 1499-1502 (?), Zaragoza 1507 y Valencia 1514, «Titivillus», 1, 2015, pp. 237-49. Attraverso l’analisi di quattro differenti edizioni della Celestina, uno tra i maggiori capolavori della letteratura spagnola – decisivo, tra l’altro, nel consolidamento della lingua castigliana – l’a. è in grado di elencare e quantificare le varianti grafiche esistenti, dovute non solo a errori ma soprattutto a precise scelte di carattere ortografico, tipografico ed estetico, attuate dai lavoranti in tipografia nei ruoli di correttore, proto e compositore. – F.T.

036-201 Probable truth. Editing Medieval Texts from Britain in the Twenty-First Century, a cura di Vincent Gillespie – Anne Hudson, Turnhout, Brepols, 2013 Þ rec. Paolo Chiesa, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 229-38.

036-202 Puglia (Andrea), Produzione e circolazione di manoscritti tra XIII e XV secolo in Toscana: il caso della Biblioteca del Convento di Santa Caterina di Pisa, «Titivillus», 1, 2015, pp. 45-58. Nel contesto della produzione e della circolazione di manoscritti in Toscana tra XI e XV secolo, si colloca lo studio della Biblioteca del convento dei Domenicani di Pisa, il cui patrimonio confluì successivamente nella Biblioteca del seminario vescovile di Santa Caterina. Mediante l’analisi di evidenze materiali, inventari e cataloghi relativi ai manoscritti ivi conservati (oggi ne restano 222), è stato possibile ricostruire parzialmente le strategie impiegate dai Domenicani volte all’accrescimento della loro raccolta libraria: acquisto, produzione in loco, scambi, donazioni. – F.T.

036-203 Reclams Sachlexikon des Buches, Hrsg. von Ursula Rautenberg, Stuttgart, Reclam, 2015, pp. 476, ill. b/n, ISBN 978-3-15-011022-5, s.i.p. Il vol. risulta un utile strumento indirizzato non solo a esperti di settore ma anche a coloro che sono semplicemente curiosi di scoprire qualcosa in più sull’ “universo libro”. Sono raccolte circa 1.500 voci dedicate a questo particolare oggetto e alle diverse forme che ha assunto e continua ad assumere con l’andare del tempo: dal manoscritto all’e-book passando per il libro a stampa, se ne considerano i processi di produzione, la commercializzazione, l’illustrazione, la mise en page e il tutto è corredato da un buon numero di illustrazioni in bianco e nero e da una vasta bibliografia suddivisa per argomenti. – F.T.

036-204 Reed (Carol), An ounce of prevention: intentional communication with authors, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 68-71. L’a. intervista tre esperti indicizzatori che raccontano il rapporto con gli autori e le tecniche per evitare sorprese dell’ultimo minuto. – L.R.

036-205 Reynolds (Suzanne), A Catalogue of the Manuscripts in the Library at Holkham Hall, volume 1. Manuscripts from Italy to 1500, part 1. Shelfmarks 1-399, Turnhout, Brepols, 2015, pp. XXIV + 390, ill., ISBN 978-25-03-5290-04, € 170. Lo splendido catalogo offre un’accurata descrizione dei manoscritti di origine italiana custoditi presso la Biblioteca del Duca di Leicester a Holkham Hall, una delle più ricche collezioni private, compresi tra le segnature 1-399: un secondo volume, di cui è annunciata la pubblicazione, sarà destinato ad accogliere le altre descrizioni fino a completare il fondo manoscritto. Si tratta di un totale di 126 codici, alcuni dei quali per altro divisi in più tomi, come la Bibbia del sec. XII (Holkham Hall 6), distribuita in quattro parti. Nell’introduzione, dopo un’utilissima lista di concordanza, che dà conto dell’attuale collocazione di tutti gli 811 manoscritti di Holkham Hall registrati nel catalogo di Seymour de Ricci del 1932, alcuni dei quali non più in sede (molti sono ora alla Bodleian Library di Oxford), l’a. presenta efficacemente il fondo manoscritti di Holkham Hall nella sua evoluzione storica. Segue quindi il catalogo vero e proprio, ove ogni singolo pezzo è opportunamente accompagnato da una o più riproduzioni. La presentazione dei codici è articolata. Alla sintetica striscia iniziale, che dà conto a colpo d’occhio della lingua del manoscritto, della sua origine geografica, della datazione e del supporto, si accompagna la descrizione analitica del contenuto, degli elementi codicologici e paleografici, della decorazione, della legatura e della storia: la scheda è chiusa dalla bibliografia specifica. L’ampiezza e la profondità dell’analisi, che si sviluppa in articolate discussioni di ordine artistico e filologico, rendono questo catalogo uno strumento di studio di primo livello, in grado di aprire nuove piste di ricerca, anche perché mette finalmente a disposizione il catalogo, per ora limitato a parte dei manoscritti di origine italiana, della strepitosa collezione privata del Duca di Leicester. Le numerose fotografie che accompagnano il volume costituiscono inoltre un prezioso mezzo di confronto per paleografi e storici dell’arte. Così, per esempio, meriteranno attenti sondaggi e affondi specifici manoscritti come il n° 344, con la prima, la terza e la quarta decade di Livio (nonché le Periochae), datato correttamente all’inizio del Trecento e localizzato in area bolognese, ben prima delle note cure dedicate da Petrarca allo storico romano (e per questo il volume ha già attirato l’attenzione della più scaltrita filologia liviana), oppure il n° 390, con un’ampia collezione di opere senecane, sec. XIV, secondo quarto, di origine veneta, da inserire nell’ambito della fiorente produzione di testimoni con gli opera omnia o quasi di Seneca prodotti in Italia settentrionale nel Trecento. Completano il lavoro la bibliografia e gli indici (quello dei manoscritti e quello generale). – Marco Petoletti

036-206 Rivali (Luca), Tra antiquariato e collezionismo librario. Spunti di ricerca per la formazione della Biblioteca del Senatore Ugo Da Como, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 13-39. Scavando soprattutto nell’epistolario di Ugo Da Como (1869-1941) presso la fondazione che porta il suo nome a Lonato (BS), si ricostruiscono alcuni significativi episodi della formazione della sua biblioteca privata, tra le più importanti dell’Italia settentrionale. – N.V.

036-207 Rixon (Gordon), Engaged Collecting: Culture Transforming Mission. The Regis College Library, University of Toronto, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 265-82. Il saggio è incentrato sulla presentazione della Regis College Library facente capo all’Università di Toronto, uno dei più importanti poli bibliotecari del Nord America. La biblioteca venne fondata nel 1930 per il locale seminario gesuita. Il fondo antico della raccolta è ora oggetto di un avanzato piano di digitalizzazione. – N.V.

036-208 Rizzi (Marco), Anticristo. L’inizio della fine del mondo, Bologna, Il Mulino, 2015, pp. 208, ISBN 978-88-15-25788-8, € 15. Basato su due solide raccolte di testi curati con Gian Luca Potestà, il vol. ripercorre la storia della figura dell’Anticristo dalla tarda antichità alla contemporaneità, forse eludendo un po’ la chiara testimonianza neotestamentaria. Scritta in modo agile e con tono leggero (talvolta un po’ irridente), questa sorta di biografia dell’Anticristo è dotata di note bibliografiche e indice finale dei nomi. – E.B.

036-209 Rossi (Franco), I fondi musicali della Tipoteca Italiana, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 103-5. Il contributo presenta il patrimonio documentario riguardante la stampa musicale posseduto dalla Tipoteca Italiana. La prestigiosa istituzione ospita prevalentemente materiali tipografici, come pure fondi librari e archivistici. – N.V.

036-210 Rossi (Osvaldo Duilio) – Gabriele Alese, Rete, cultura e dissenso, in Noetica versus informatica, pp. 113-29. Già strumento neutrale di conoscenza, Internet trasforma le dinamiche di ricerca e scambio di “infoprodotti” nell’esposizione dell’individuo (processi mentali, interazioni sociali, interessi) al controllo di lobby di potere e interessi di gestori di motori di ricerca e providers. – R.G.

036-211 Rowberry (Simon), Indexes as hypertext, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 50-6. Sulla base di tre esempi di testi letterari indicizzati, si analizza il rapporto problematico tra indici e ipertesto, partendo dal presupposto fondamentale che l’indicizzazione e le sue tecniche hanno giocato un ruolo essenziale nello sviluppo di tecnologie informatiche soprattutto di tipo ipertestuale. – L.R.

036-212 Rozzo (Ugo), Il Decameron nell’“Indice del libri proibiti”, «Bollettino della società di studi valdesi», 215, giugno 2015, pp. 5-39. Il contributo nasce come approfondimento dell’intervento pubblico dal titolo Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione o fortuna, già presentato dall’a. nel maggio 2013 presso l’Università di Udine. Vengono ripercorse le tappe fondamentali della censura al Decameron, indagando in particolare l’evoluzione delle molteplici motivazioni addotte dall’Inquisizione per proibirne la lettura. Sono presentate testimonianze che però dimostrano come gli esponenti della Chiesa Cattolica non sempre mantennero un giudizio unanime sulle ragioni censorie, talvolta indignati più per gli eccessi di licenziosità delle novelle, talaltra più rancorosi verso gli spunti anticlericali ivi contenuti. Il contributo considera anche il cambio di indirizzo, a partire dall’Indice tridentino del 1564, che si espresse a favore di un intervento emendativo del testo, anziché di una sua integrale proibizione. Da qui, l’a. passa in rassegna le successive edizioni a stampa che, in ottemperanza alle indicazioni tridentine, operarono una rassettatura del Boccaccio volgare, ma che dovettero anche misurarsi con la consapevolezza di tramandare una versione del Decameron filologicamente spuria. Ampia bibliografia delle opere citate in calce al testo. – Davide Martini

036-213 Ruiz Astiz (Javier), Litigantes ante los Tribunales Reales de Navarra: impresores y libreros durante los siglos XVI y XVII, «Titivillus», 1, 2015, pp. 325-40. Attraverso lo studio della documentazione legale conservata presso l’Archivio General de Navarra, l’a. intende individuare quelle che furono le controversie più frequenti relative all’industria tipografica dopo che questa venne re-installata nel Regno di Navarra nel 1546, le motivazioni e le argomentazioni fornite da stampatori e librai di fronte ai giudici dei Tribunali Reali. – F.T.

036-214 Ruiz García (Elisa), Manuscritos de autor: dos ediciones frustradas, «Titivillus», 1, 2015, pp. 121-42. Nel periodo subito successivo alla nascita della stampa, vide la luce un particolare tipo di oggetto, definito dall’a. «manoscritto intermedio». La questione principale era di avere un exemplar da consegnare al tipografo – non importava se in forma manoscritta o a stampa – che prefigurasse la versione definitiva del testo. Sono pochissimi gli exemplares giunti sino a noi; tutti si caratterizzano però per la presenza di macchie, impronte, correzioni… segni riconducibili agli addetti ai lavori. L’a. si sofferma quindi ad analizzare il caso di un «manoscritto intermedio» contenente due opere praticamente sconosciute del valenciano Joan Martí Figuerola, e le ragioni per le quali questa prima edizione allestita dall’autore stesso, rimase inedita. – F.T.

036-215 Ruozzi (Gino), Indicizzare la vita. Gli aforismi e il (dis)ordine del mondo, in Disciplinare la memoria, pp. 167-76. Prendendo come esempio alcune celebri raccolte di aforismi (Guicciardini, Montecuccoli, Leopardi, Saba) il contributo indaga sulle connessioni tra il genere aforistico e l’esperienza della memoria, seguendo l’adagio secondo cui gli aforismi rappresentano memorie condensate offerte ai lettori per trarne giovamento. – N.V.

036-216 Sabba (Fiammetta), La Biblioteca digitale tra risorsa e aspirazione del bibliografo, in Noetica versus informatica, pp. 217-29. Riflessioni sulla conoscenza diffusa sul web, in particolare in forma di servizi di digitalizzazione di documenti, in rapporto alla funzione delle biblioteche tradizionali e al ruolo della Bibliografia e delle varie figure professionali che la sviluppano. – R.G.

036-217 Salarelli (Alberto), Il Multimedia Information Retrieval in ambito musicale: alcune considerazioni sul caso SoundHound, in Noetica versus informatica, pp. 231-244. Riflessioni sul MIR proposte analizzando il funzionamento del sito http://www.soundhound.com secondo le prospettive logica, informatica e socio-economica, con uno sguardo a possibili scenari futuri. – R.G.

036-218 Santoro (Marco), I Giunta a Madrid. Vicende e documenti, Pisa-Roma, Fabrizio Serra Editore, 2013 Þ rec. Pablo Andrés Escapa, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 260-64.

036-219 Santoro (Marco), I rischi di una «memoria» dimezzata. Risentimenti, tensioni e disinformazione in repertori bibliografici secenteschi, in Disciplinare la memoria, pp. 57-68. Partendo dall’analisi della Libraria di Anton Francesco Doni, l’a. si concentra su alcuni eclatanti casi di “depistaggi” bibliografici presenti all’interno di alcuni repertori secenteschi, al fine di riconfermare il bisogno di confrontare le diverse tipologie di fonti documentarie in qualsiasi analisi storica. – N.V.

036-220 Šapro-Ficović (Marica) – Željko Vegh, The History of Jesuit Libraries in Croatia. An Overview, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 283-301. Denso saggio in cui gli a. offrono una panoramica sulla storia bibliotecaria gesuitica nei territories corrispondenti all’attuale Croazia. Come per moltissime altre realtà europee, le raccolte ignaziane croate si svilupparono esponenzialmente nel corso dei secoli XVI-XVII in ciascuno dei collegi che la Compagnia poté fondare nelle città più importanti della regione, per poi essere disperse all’indomani della soppressione clementina (1773) e incamerate dalle principali istituzioni bibliotecarie locali. – N.V.

036-221 Sassen (Catherine), Indexes in award-winning cookbooks, «The Indexer. The International Journal of Indexing», 33/2, giugno 2015, pp. 71-6. L’a. propone alcune considerazioni riguardo la qualità dei libri di cucina in relazione ai loro indici. – L.R.

036-222 Scannapieco (Anna), Sulla filologia dei testi teatrali, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 26-55. È legittimo parlare di filologia dei testi teatrali? Cosa rende necessario l’esistenza di una branca disciplinare come questa? – F.T.

036-223 Scarsella (Alessandro), Il testo nudo. Aldo e la difficile modernità del libro, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 29-32. Sintetico contributo in cui l’a. evidenzia gli elementi di innovazione testuale inseriti da Aldo nelle sue pubblicazioni. – N.V.

036-224 Schwarzfuchs (Lyse), Encore de l’hébreu: deux hébraïsants méconnus, Godefroy Tilmann et Jean Bodin, «Revue française d’histoire du livre», 135, 2014, pp. 7-45. Dopo i suoi importanti studi sull’uso dell’ebraico nell’editoria di area francofona del XVI secolo (Parigi 2004, Lione 2008, Ginevra 2011), l’a. torna a parlare della diffusione della conoscenza dell’ebraico nella Francia del tempo. Le figure di Tilmann e Bodin vengono indagate attraverso un’attenta analisi (supportata da numerose riproduzioni fotografiche) della loro produzione editoriale (testi propri, traduzioni, prefazioni, lettere di dedica, persino alcune silografie accompagnate da scritte in ebraico). – E.B.

036-225 Serrai (Alfredo), L’informazione può essere indipendente dalla Noesi?, in Noetica versus informatica, pp. 1-12. Riflessione sui legami tra dati, informazioni, conoscenza e ricerca in rapporto a strumenti informatici, bibliografia e biblioteche tradizionali. – R.G.

036-226 Simon (Judith), Trust, Knowledge and Technologies of Information, Communication and Computation, in Noetica versus informatica, pp. 259-60. Abstract dell’intervento presentato al convegno romano del 2013, già pubblicato in «Ethics and Information Tecnology», 12, 2010. – R.G.

036-227 Solimine (Giovanni), La comunicazione scientifica, le promesse dell’ informatica e la funzione formativa delle biblioteche, in Noetica versus informatica, pp. 53-8. Sulla funzione delle biblioteche come punti di riferimento per l’Information Literacy in tempi in cui l’imporsi di Internet a livello di massa si accompagna a insidiosi fenomeni di Information Overload. – R. G.

036-228 Spada (Antonio Benedetto), Il Conte Avvocato Angelo Rampinelli Rota Presidente della Fondazione Ugo Da Como, 2001-2007, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 12/19 (2014), pp. 69-70. Profilo dei due mandati di Angelo Rampinelli Rota, «elegante gentiluomo bresciano, fortemente impegnato nella difesa dei caratteri più tipici della cultura bresciana» (p. 70), come presidente della fondazione lonatense. – L.R.

036-229 Spallanzani (Mariafrancesca), L’Encyclopédie, la memoria e la ragione, in Disciplinare la memoria, pp. 45-56. Attraverso una analisi articolata e puntuale, l’a. offre alcune riflessioni sull’opera capitale di Diderot e D’Alambert, strumento assieme di ricapitolazione suprema delle conoscenze e delle conquiste tecniche dell’umanità, nonché primo esperimento concreto di registro organizzativo e classificatorio del sapere universale. – N.V.

036-230 Spanier (Isabell), E-Books 2013. Eine Momentaufnahme zur E-Book-Nachfrage und dem Angebot in Salzburg Stadt, in «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 23-6 Þ «AB» 036-166

036-231 Stefani (Enrico), I Savallo. Nobile famiglia bresciana di origine valsabbina, «Misinta. Rivista di bibliofilia e cultura», 22/43 (giugno 2014), pp. 29-32. Si ripercorre, anche con un albero genealogico, la vicenda della famiglia Savallo, originaria di Mura di Savallo, le cui gesta sono note fin dal XIII secolo. – L.R.

036-232 Storey (Wayne), Tra edizione e archivio. La tecnologia al servizio della filologia, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 99-105. L’a., schierandosi – seppur cautamente – dalla parte di coloro che utilizzano la tecnologia nel campo degli studi filologici, si concentra sul concetto di encoding, che può essere considerato «un testo ricco di indicazioni e rimandi che, si spera, chiariscano strumenti e interventi filologici» senza cadere nell’overdetermination, cioè «senza soffocare eventuali operazioni interpretative» (p. 104) da parte del lettore. – F.T.

036-233 Száraz (Orsoloya) – Rosa Pace, Catalogus librorum Bibliothecae Collegii Germanici et Hungarici Romae, Budapest-Eger, MTA-Eszterházy Káoly Főiskola, 2015, pp. LXXIV + 147, ill. b/n, ISBN 978-963-7451-24-9, s.i.p. Questo vol. offre la trascrizione del catalogo secentesco per materie (1670 ca.) appartenuto alla biblioteca del Collegio Germanico e Ungarico della Compagnia di Gesù in Roma. Alla trascrizione del documento si affiancano un saggio descrittivo relativo alla struttura delle sezioni del catalogo (Száraz Orsoloya) e uno di taglio storico (Rosa Pace) che ripercorre sinteticamente le vicende della raccolta dell’istituto gesuitico, offrendo alcune notizie inedite di cui si aspetta una più completa pubblicazione. – N.V.

036-234 Tallone (Enrico), Continuità di Manuzio, in Aldo Manuzio dal folio al tascabile, a cura di G. C. Torre, pp. 17-25 Þ «AB»036-005

036-235 Tammaro (Anna Maria), Biblioteche digitali come strumento per gli studi filologici, in Noetica versus informatica, pp. 245-58. Riflessione, nell’ottica dell’ Activity Theory, sulle biblioteche digitali di tipo Virtual Research Environment (VRE) nel settore della ricerca filologica tra potenzialità e limitati riscontri nella comunità degli studiosi. – R.G.

036-236 Tammaro (Anna Maria), La dimensione internazionale della professione e delle biblioteche, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 25-44. Articolato in quattro punti principali (1. Che cos’è l’internazionalizzazione; 2. Stato dell’arte dell’ internazionalizzazione della professione e delle biblioteche; 3. Problematiche e tendenze internazionali della professione; 4. Le prospettive della professione), il saggio offre una panoramica della situazione e delle prospettive in essere. – M.C.

036-237 Tantner (Anton), Die Schwarze Zeitung, Wien 1787. Neue Mosaiksteine zur Allgemeinen Geschichte des menschlichen Elends, in «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 27-32 Þ «AB» 036-166

036-238 Tavoni (Maria Gioia), Explicit. Memoria: diario del passato, fondamenta del futuro, in Disciplinare la memoria, pp. 285-93. Denso contributo conclusivo della raccolta di saggi dedicata al disciplinamento della memoria, frutto di un interessantissimo convegno tenutosi a Bologna nel marzo del 2013 (negli stessi giorni in cui il conclave elevava al soglio pontificio il gesuita José Mario Bergoglio). Nel testo, l’a. evidenzia le peculiarità di ciascuno dei contributi, mettendo in risalto come il concetto di memoria che pervade tutti gli scritti del vol., sia permeato da un’ampia gamma semantica di azione, “situata nel passato come esperienza registrata, e richiamata nel presente, come accettazione della verità di questa esperienza”. – N.V.

036-239 Testoni (Laura), Dall’information literacy alle literacy plurali del XXI secolo, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 499-522. Oggetto di questo breve saggio è l’impatto che i cambiamenti avvenuti nel mondo dell’informazione hanno prodotto sulle biblioteche nell’arco degli ultimi quindici anni. – M.C.

036-240 Tinti (Paolo), Ratio e usus nei cataloghi manoscritti delle biblioteche gesuitiche fra Sei e Settecento, in Disciplinare la memoria, pp. 247-64. Il contributo prende in esame i cataloghi allestiti per le case della Compagnia di Gesù nella tarda età moderna. In particolare l’a. si concentra sulla pratica della Inscriptio, ovvero della registrazione manoscritta di appartenenza all’interno del catalogo bibliotecario collegiale, cui faceva da contraltare di verifica l’inserimento della notizia sul frontespizio dei voll. pertinenti alla data raccolta gesuitica. – N.V.

036-241 «Titivillus. Revista Internacional sobre Libro Antiguo», 1, 2015, Zaragoza, Prensas de la Universidad de Zaragoza, 2015, pp. 470, € 30. Primo numero del periodico, che riunisce i lavori presentati al I Congreso Internacional sobre Libro Medieval y Moderno (10-12 settembre 2014, Saragozza). Si vedano schedati i singoli contributi. – F.T.

036-242 Tomè (Paola), Il contributo di Manuzio alla riscoperta del greco in Occidente, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 51-60. Aldo fu non solo colui che attuò un programma editoriale in grado di far rivivere la cultura greca nell’occidente rinascimentale, ma fu anche un umanista intelligente che diede al pubblico gli strumenti necessari all’apprendimento della lingua di Aristotele, come pure l’intellettuale che stabilì un canone immortale della letteratura greca. – N.V.

036-243 Tonin (Romano), Aldo Manuzio e l’editoria in Veneto, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 77-80. Breve storia dell’influenza dell’esperienza aldina sulla storia dell’editoria veneta tra Cinque e Novecento. – N.V.

036-244 Torre (Gian Carlo) – Giovanni Daprà, Inprimere [sic!] l’idea, Novate Milanese, BOZZI Multimedia, 2010, pp. 239, € 20. Chi prende in mano questo vol. crede di leggere l’ennesima monografia sulla storia della tipografia e della stampa e con addirittura un errore in copertina. Ma basta sfogliare le prime pagine per capire che oltre alla volontà di scrivere Inprimere, l’obiettivo è tutt’altro: presentare una storia della comunicazione attraverso gli ex libris. Dopo una prima breve parte teorica sulla storia della stampa e delle tecniche artistiche a essa legate, la seconda parte del vol. presenta una ricca scelta di ex libris, che mostrano come sia possibile ricostruire non solo gli spostamenti di un libro nel tempo, ma anche una vera e propria storia della scrittura e della stampa dalla preistoria alle nuove tecnologie attraverso le immagini. La monografia è scritta in italiano e in inglese. – Luca Montagner

036-245 Torre (Gian Carlo), Aldo Manuzio dal folio a tascabile. La vita e l’opera del primo editore moderno. Gli ex libris narrano ed illustrano, in Aldo Manuzio dal folio al tascabile, a cura di G. C. Torre, pp. 51-62 Þ «AB»036-005

036-246 Torrego Casado (Almudena), Un breve estudio sobre precios en una biblioteca nobiliaria del siglo XVII: las librerías de los Eguía y marquesado de Narros, «Titivillus», 1, 2015, pp. 359-72. Attraverso l’analisi dei due inventari di vendita della biblioteca di Don Jerónimo de Eguía y Eguía, I marchese di Narros, e di quella del padre, Don Jerónimo de Eguía y Grifo, l’a. prova a stabilire se vi fu una crescita o una diminuzione di valore delle 303 opere che passarono in eredità di padre in figlio, da una biblioteca all’altra, così da poter chiarificare i gusti e gli interessi del pubblico e l’andamento del mercato librario in quel frangente storico. – F.T.

036-247 Tosini (Patrizia), Ugo Da Como e Paola Della Pergola: tenzoni epistolari su Girolamo Muziano, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 11/18 (2012), pp. 11-31. Si pubblicano, con ampio commento introduttivo, le lettere tra Ugo Da Como (1869-1941) e Paola Della Pergola (1907-1992) incentrate sulla figura del pittore bresciano Girolamo Muziano (1532-1592). – L.R.

036-248 Trevisi (Alessandro), Una proposta per il rilancio di Lonato del Garda. Accoglienza turistica e ricettività nel progetto di un Albergo Diffuso per la “Cittadella”, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 97-100. Si descrive un progetto per valorizzare il centro storico di Lonato (BS) in un’ottica di attrazione turistica. – L.R.

036-249 Trovato (Paolo), Su qualche programma informatico di classificazione dei testimoni, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 105-11. Un breve ma denso percorso tra alcuni recenti tentativi di allestimento di edizioni digitali, realizzate attraverso specifici software di classificazione. – F.T.

036-250 Vacalebre (Natale), Produzione e distribuzione libraria gesuitica nel Cinquecento: il caso delle Adnotationes et meditationes in Evangelia di Jerónimo Nadal (Anversa, Martin Nuyts, 1593-1595), «Titivillus», 1, 2015, pp. 305-23. Per comprendere più a fondo il ruolo rivestito dalla stampa all’interno della Compagnia di Gesù e i meccanismi di produzione e distribuzione del libro gesuitico nel XVI secolo, l’a. si sofferma sul caso specifico dell’opera di Jerónimo Nadal, analizzando alcuni documenti a essa relativi. A partire da Ignazio di Loyola stesso, la tipografia venne considerata nell’Ordine un mezzo fondamentale per diffonderne le idee, ma quasi esclusivamente all’interno della cerchia gesuitica; il progetto stesso di impiantare una tipografia nel Collegio Romano (1556), aveva come scopo principale quello di produrre testi ufficiali e normativi per la Compagnia. L’esempio delle Adnotationes et meditationes in Evangelia è significativo perché testimonia l’intervento di personalità esterne all’Ordine, impegnate nella produzione e diffusione di testi della letteratura gesuitica. Vengono quindi ripercorse le tappe che condussero alla stampa di questa monumentale opera e alla successiva distribuzione dei volumi in tutta Europa. – F.T.

036-251 Valero Moreno (Juan Miguel), El comentario como lugar de la memoria poética. Hacia el «Commento sopra i Trionfi» de Bernardo Ilicino, in Disciplinare la memoria, pp. 143-66. Il saggio si suddivide in due sezioni di cui la prima analizza alcuni elementi dell’opera di Petrarca connesse univocamente al concetto centrale di memoria, mentre la seconda, direttamente agganciata alla precedente, esamina taluni aspetti riguardanti la trasmissione del commento di Bernardo Ilicino ai Trionfi, ponendo l’accento segnatamente sulle forme editoriali in cui l’opera venne trasmessa. – N.V.

036-252 Vanautgaerden (Alexandre), Érasme typographe. Humanisme et imprimerie au début du XVIe siècle, Préface de Jean-François Gilmont, Genève, Droz, 2012 Þ rec. Andrea Severi, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 238-49.

036-253 Vaquero Piñeiro (Manuel), Gli almanacchi agrari in Italia (XVIII-XX secolo), «Storia economica», 1, XVIII, 2015, pp. 59-97. Il XVIII secolo fu il periodo in cui maggiormente si sviluppò il genere degli almanacchi agrari. In questo ampio e documentatissimo saggio, l’a. indaga in maniera mirabile tale argomento, ponendo l’accento in particolare sul significato pratico e sociale di tali strumenti a cavallo tra il secolo dei Lumi e il Novecento. Genere estremamente permeabile e ricettivo alle tante novità tecnologiche che portarono l’agricoltura europea e italiana sulla strada della modernità, gli almanacchi non furono tuttavia veicolo di rinnovamento sociale, perseguendo di fatto l’obiettivo di preservare la validità degli equilibri dominanti. Se analizzati secondo un giusto diaframma di indagine (come per il presente caso) essi rappresentano però una testimonianza fondamentale sul reale rapporto tra il progresso agricolo e lo sviluppo economico della nostra penisola a cavallo tra età moderna e contemporanea, come pure circa il processo di alfabetizzazione dei ceti popolari qualora si riesca a ricostruire l’effettiva dimensione e le pratiche di fruizione a largo raggio di questi strumenti. – N.V.

036-254 Vecchi Galli (Paola), La poesia va all’indice. Il Canzoniere di Petrarca fra manoscritti e stampe, in Disciplinare la memoria, pp. 3-23. Il saggio analizza le connessioni tra l’opera poetica del cantore di Laura e i suoi lettori a cavallo tra Quattro e Cinquecento con particolare attenzione alla presenza degli indici, di cui l’a. offre una originale interpretazione filologico-testuale. – N.V.

036-255 Venuda (Fabio), Testi, rete e modalità di lettura, in Noetica versus informatica, pp. 71-98. Uno studio condotto assieme all’autore da Federica Vignati e da Ester Marinelli a Milano nell’ottobre 2013 su un gruppo di 10 studenti universitari di area umanistica ha evidenziato alcuni aspetti del rapporto dei giovani con la lettura, in particolare riguardo all’approccio al mondo dell’e-book. – R.G.

036-256 Vigini (Giuliano), Riviste di cultura, anatomia di una crisi, «Vita e Pensiero», 2, marzo aprile 2015, pp. 88-92. Acuta analisi della tipologia delle riviste culturali italiane e riflessione sulle gravi difficoltà nelle quali si trovano oggi a operare, crisi assieme economica, di diffusione, identitaria. – E.B.

036-257 Villari (Giusi), La Rocca di Lonato e la sua cortina muraria: cronologia, fonti documentarie e iconografiche, «I Quaderni della Fondazione Ugo Da Como», 13/20 (2014), pp. 13-29. Ampia e documentata rassegna storica sul castello che domina Lonato (BS). – L.R.

036-258 Villaseñor Sebastián (Fernando), El Libro de Horas del infante don Alfonso en el contexto de la iluminación tardogótica de la Península Ibérica, «Titivillus», 1, 2015, pp. 89-100. Il prezioso codice spagnolo, oggi conservato alla Pierpont Morgan Library di New York, è comunemente associato alla figura di re Alfonso XII (1453-1468), data la presenza delle armi castigliane e di due probabili raffigurazioni del giovane sovrano all’interno del manoscritto. Esso risulta fondamentale per lo studio della miniatura tardogotica che si sviluppò in Castiglia durante la seconda metà del XV secolo. Infatti, a caratterizzare il manoscritto, sono i margini delle pagine, riccamente decorati con putti, angeli e creature fantastiche dai colori piuttosto spenti, che permettono di relazionarlo ad un altro gruppo di codici prodotti intorno a quegli anni nella medesima area. – F.T.

036-259 Vivarelli (Maurizio), Formazione, sviluppo, integrazione delle collezioni documentarie, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 205-27. Nelle biblioteche odierne la classica collezione libraria del passato ha ormai perso l’esclusività, per essere affiancata e integrata dalla frammentarietà dei contenuti digitali, privi di un ordine spaziale e concettuale ben definito. – M.C.

036-260 Vlassi (Despina), “Graecum est, legitur”. Attività editoriale greca a Venezia nei secoli XV e XVI, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 43-50. Il rapporto tra il mondo greco e la città di Venezia indagato nei suoi aspetti maggiori riguardanti la produzione editoriale, dalla diaspora degli intellettuali bizantini alla formazione delle importantissime raccolte librarie greche, dal contributo fondamentale di Aldo all’editoria in greco ai continuatori dell’opera di Manuzio e Caliergi. – N.V.

036-261 Volpato (Giancarlo), La mobilità dei mestieri del libro nell’area veneta tra Quattro e Seicento, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 17-28. Þ «AB» 030-160.

036-262 Ward (Aengus), Editing the Estoria de Espanna, «Ecdotica», 11, 2014, pp. 185-204. Un caso in cui la ricostruzione digitale del testo – si tratta della Estoria de Espanna, opera composta per volere di Alfonso X il Saggio, ma di cui esistono più versioni – risulta l’unica strada utile e percorribile per comprenderne a fondo la complessità. L’a. spiega quindi le ragioni che rendono necessario un progetto di questo tipo, finanziato dall’AHRC (Arts & Humanities Research Council) e gestito dalla University of Birmingham. – F.T.

036-263 Web (Il) e gli studi storici. Guida critica all’uso della rete, a cura di Rolando Minuti, Roma, Carocci editore, 2015, pp. 327, ISBN 978-88-430-7730-4, € 28.  Il vol., frutto di contribuiti di autori che più si sono distinti per l’attenzione al delicato rapporto tra internet e gli studi storici (Riccardo Ridi, Stefano Vitali, Carlo Spagnolo, Alessandro Cistofori, Andrea Zorzi, Guido Abbattsita e Segre Noiret), si propone di indagare a fondo il suddetto rapporto, in relazione a varie realtà: biblioteche, archivi, riviste e archivi elettronici. L’utile e ricca guida si propone come obiettivo quello di fornire una sorta di bussola, per orientarsi all’interno del variegato e denso mare delle banche dati presenti in formato digitale in internet. – A.T.

036-264 Wentker (Sibylle), Arabischer Buchdruck in Wien, in «Mitteilungen der Gesellschaft», 2, 2014, pp. 7-22 Þ «AB» 036-166

036-265 Weston (Paul Gabriele), Authority data, in Biblioteche e Biblioteconomia. Principi e questioni, pp. 281-313. Nella preparazione degli strumenti di ricerca bibliografica, un grande ostacolo è costituito dalla disomogeneità dei dati; la descrizione delle metodologie poste in essere negli ultimi anni per ovviare a tale problema costituisce il fulcro del presente saggio. – M.C.

036-266 Windmuller-Luna (Kristen), Guerra com a lingoa: Book Culture and Biblioclasm in the Ethiopian Jesuit Mission, «Journal of Jesuit Studies», II, 2, 2015, pp. 223-47. Questo eccellente articolo getta nuova luce su un argomento estremamente affascinante eppure quasi del tutto sconosciuto: l’influenza del libro occidentale nella cultura etiopica della prima età moderna. Sebbene l’a. dia solo alcune indicazioni preliminari, tuttavia riesce a mettere in evidenza, attraverso l’analisi incrociata di più tipologie di fonti, il ruolo dei libri delle missioni gesuitiche nella cultura libraria etiope di quel periodo. Biblioteche personali, uso dei libri come strumento di conversione, produzione e diffusione di testi a stampa, sono solo alcuni degli argomenti trattati in questo splendido saggio che si spera essere l’introduzione a una più ampia ricerca da consegnare agli annali di storia bibliotecaria ignaziana. – N.V.

036-267 Zafarana (Domenico), L’ evangeliario delle Chiese d’Italia. Narrazione visibile del Dio invisibile, in Le fusa del gatto. Libri, librai e molto altro, pp. 185-92. L’a. descrive le novità introdotte nel 1987 nell’Evangeliario delle Chiese d’Italia – in particolare la presenza di sedici icone realizzate dai maggiori artisti italiani – e ne commenta il portato per la Chiesa del terzo millennio. – Elena Gatti

036-268 Zarri (Gabriella), I necrologi nelle comunità monastiche dei secoli XV-XIX. Da memoria liturgica a memoria biografica, in Disciplinare la memoria, pp. 69-84. L’a. ricostruisce l’evoluzione dell’uso dei necrologi nelle comunità monastiche italiane in età moderna e contemporanea. Da semplici notizie circa la dipartita di un religioso, esse si trasformarono nel tempo in contenitori informativi più ampi, all’interno dei quali erano inserite notizie sulla vita della persona defunta che ne facevano dei veri e propri strumenti biografici attivi all’interno di una data comunità. – N.V.

036-269 Zorzi (Marino), La nascita dell’editoria e la circolazione della cultura europea, «Notiziario Bibliografico», 71, pp. 73-6. L’introduzione della tipografia all’interno dei sistemi culturali europei fu nel concreto l’evento che portò a un vertiginoso implemento della diffusione del sapere, dalla sfera religiosa a quella medica, dalle scienze matematiche a quelle naturali. – N.V.

 

Indici di recensioni e segnalazioni

Aldo Manuzio 4, 5, 6, 17, 54, 94, 125, 127, 194, 197, 198, 223, 234, 242, 243, 269

Anticristo 208

Archivi 34, 36, 50, 116, 188, 232, 268

Bibliografia 265

Bibliologia 20, 80, 184, 238

Biblioteconomia 1, 3, 12, 24, 29, 30, 31, 32, 33, 42, 49, 51, 65, 73, 74, 75, 78, 93, 95, 99, 106, 110, 112, 119, 123, 124, 130, 136, 137, 143, 154, 173, 175, 192, 215, 216, 217, 225, 226, 227, 235, 236, 239, 259

Boccaccio 21, 45

Cartografia 156

Censura 168, 212

Cesare Segre 100

Cristianesimo bizantino 14

Dante Alighieri 7, 162, 178, 193

Disciplinare la memoria 83

Donna nel Rinascimento 84, 85

Editoria del ’400 F, G, 64, 79, 89, 96, 101, 134, 186, 200, 251, 260

Editoria del ’500 B, 19, 22, 23, 38, 39, 71, 81, 102, 114, 122, 146, 161, 181, 185, 213, 224, 250, 252

Editoria del ’600 111, 133, 190, 218, 219

Editoria del ’700 57, 58, 63, 68, 107, 170, 229, 237, 253

Editoria dell’800 2, 76, 82, 159, 172, 182

Editoria del ’900 A, C, 61, 62, 67, 69, 90, 113, 129, 138, 151, 204

Editoria contemporanea 86, 98, 108, 115, 120, 121, 126, 135, 169, 179, 210, 211, 221, 222, 230, 249, 255, 256

Ex libris 5, 92, 189, 244, 245

Ezio Raimondi 157

Filologia romanza 35

Filologia testi a stampa 43

Lonato 27, 28, 46, 66, 97, 103, 131, 144, 148, 149, 150, 160, 180, 196, 228, 247, 248, 257

Manoscritti 13, 15, 41, 48, 55, 56, 109, 118, 145, 147, 171, 201, 202, 205, 214, 254, 258

Miniature 8

Narrazione 9

Paese di Cuccagna D

Prima Guerra Mondiale 176, 187

Promozione della lettura 70, 167, 174

Storia del libro 18, 87, 105, 166, 203, 261, 262

Storia del pellegrinaggio 191

Storia della carta 177

Storia della legatura 152, 153

Storia della musica 40

Storia della tipografia 10, 26, 60, 117, 142, 163, 195, 199, 209, 264

Storia delle biblioteche E, 16, 25, 37, 44, 47, 59, 72, 77, 91, 104, 128, 155, 158, 165, 183, 206, 207, 220, 233, 240, 246, 266

Web 263

 

 

 

Risorse elettroniche

Prima di copertina. Archivio editoriale digitale. http://www.primadicopertina.it/

Per ragioni commerciali, la grafica del libro è ormai fortemente sbilanciata sull’elemento più visibile e più accattivante: la copertina (o anche la sovracoperta). È quello l’elemento che deve colpire immediatamente il lettore ed eventualmente fargli scegliere quel certo libro tra i tanti concorrenti disposti più o meno ordinatamente sugli scaffali delle librerie o della grande distribuzione (ma tra i due ormai la differenza è poca). Fornire uno strumento di riferimento per i grafici che si occupano, appunto, della copertina è uno degli obiettivi del sito web che qui si presenta. “Prima di copertina” è un progetto (ancora in versione beta) per l’archiviazione di copertine di libri pubblicati in Italia a partire dal 2012, anno in cui è stato rilasciato il sito web, idea personale dell’art director Cristina Giubaldo. Il campione è attualmente ancora piuttosto scarso, comprendendo circa 270 copertine in tutto. Il sito, semplice ed efficace, è sviluppato in ambiente Wordpress e non lascia spazio a parti testuali. Non si trova, almeno allo stato attuale, alcuna introduzione che spieghi da dove nasca l’idea, a quale pubblico si rivolga, come viene incrementato il censimento... A parlare sono solo le immagini delle copertine disposte su uno scaffale virtuale stile iBooks (ma lì lo scaffale si vede!). Ogni copertina inserita viene indicizzata attraverso una serie di parole-chiave (tag) che descrivono sommariamente l’oggetto fotografico di ciascuna, il suo colore dominante, la tipologia e il trattamento a cui è stata sottoposta l’immagine originale. Il sito visualizza direttamente nella homepage le ultime 30 copertine archiviate, ma è anche possibile scorrerle a ritroso nel tempo (sempre a gruppi di 30 alla volta) grazie al pulsante “Vedi altre”, posizionato nell’angolo destro a fondo pagina. Nell’angolo superiore destro della stessa homepage è inoltre sistemata una minimale maschera di ricerca che processa le query in base alle parole-chiave. Si possono cercare sia le tags delle immagini, sia i dati bibliografici delle edizioni di cui è riprodotta la copertina. Allo stato attuale però non sono previste ricerche raffinate con la possibilità di incrociare più dati (la ricerca diventa problematica già con l’inserimento di più parole chiave, per esempio il nome di un autore e il colore di una copertina). Più in basso, si trova anche un cloud di link con le tags più utilizzate per una ricerca più immediata. Cliccando su una copertina si viene rimandati alla scheda del libro. Per ognuno, sotto alla riproduzione della copertina, si forniscono alcuni dati bibliografici: autore, titolo, editore, collana, anno di pubblicazione, ma anche il tipo di legatura, il nome del fotografo/designer/ illustratore e lo studio grafico responsabile del progetto e dell’immagine. Questi ultimi due campi vengono a loro volta corredati di un link che rimanda ai siti web dei soggetti, siano essi persone singole o enti commerciali. La pagina dedicata a ogni libro presenta anche una sezione inferiore dedicata ai commenti e una lista che visualizza altre tre copertine affini a quella visualizzata. È prevista anche la possibilità di inserire commenti e quindi di intavolare discussioni, il tutto con un forte orientamento alla grafica. Ogni immagine è ovviamente condivisibile tramite i principali social networks. Il sito si configura perlopiù come uno strumento indirizzato a chi già lavora nell’ambito della grafica editoriale, ma è fruibile anche a un pubblico di semplici collezionisti o appassionati di copertine librarie. Si attendono ora ulteriori sviluppi che rendano lo strumento più efficace e più rappresentativo del coloratissimo mondo dell’ editoria contemporanea. – Davide Martini

 

Cronache

Convegni

Forum dei Bibliofili affamati. Gubbio, Biblioteca Sperelliana, 16-17 ottobre 2015. «Sì che vostr’arte a Dio quasi è nepote» (Inferno XI, 105). Troppo aulico l’incipit per una breve sintesi dell’avant e dell’après delle due giornate eugubine in cui si sono esaltati quei piccoli editori/artisti del torchio, protagonisti indiscussi del libretto mio e di Barbara Sghiavetta Guida per i bibliofili affamati (Pendragon, 2014), il cui titolo ha perfino ispirato quello del Forum? Lasciate che vi riferisca l’esito del primo simposio e della importante mostra collettiva degli artisti della stampa manuale tenutasi nell’occasione, artisti che ancora oggi, soprattutto in Italia, lavorano purtroppo in un cono d’ombra. Grazie soprattutto all’amministrazione colta di Gubbio, il cui sindaco Filippo Mario Stirati è non per caso un professore di latino e greco prestato alla politica, e alla tenacia e capacità organizzativa di Anna Buoninsegni, essi si sono raccolti in gran numero nella città medievale dalla piazza “pensile” più bella del nostro Paese, giustificando appieno il ricorso a Dante così come al Michelangelo e alle sue mani della Cappella Sistina. Il successo è stato insperato, al di là di ogni più rosea aspettativa. Esaltare il lavoro artistico manuale è stato fra l’altro uno dei Leitmotive che ha premiato fin dalle prime battute i numerosi operatori convenuti a Gubbio il 16 e 17 ottobre. Le relazioni della mattina del 16 ottobre, volte a inquadrare il problema, a porre gli obiettivi per continuare nella strada intrapresa, a presentare al numeroso pubblico intervenuto i propositi che Anna Buoninsegni, Barbara Sghiavetta e io ci eravamo prefissi, a pensare di trasferire in Spagna, a Madrid, Forum e mostra, nel prossimo anno, grazie all’impegno di Mercedes López Suárez, hanno costituito un tutto reso particolarmente gradevole dagli interventi dei relatori, fra i quali preme ricordare soprattutto quello di Oliviero Diliberto. È seguita l’apertura della mostra, aperta fino al 16 novembre, anch’ essa ospitata nei locali della suggestiva Biblioteca Sperelliana, che personalmente desidero ringraziare per l’ospitalità. L’insieme del Forum, dunque, rappresentato da vari momenti fra cui si è stagliato netto quello espositivo, è apparso non solo ai nostri occhi, un insieme organico, ma ha avuto pure la benedizione di Vittorio Sgarbi che non ha lesinato i suoi complimenti agli editori, così come agli organizzatori. Nel pomeriggio, insieme con la mostra, si è avuto il clou del primo giorno della manifestazione, ovvero la tavola rotonda coordinata con passione e competenza da Barbara Sghiavetta. Le varie voci dei piccoli editori, artisti anche solo della pagina a stampa senza alcun altro intervento, hanno consentito di porre le basi del futuro operare in Italia, per rilanciare un settore che qui è caduto, ahimè, come si è detto, quasi nell’oblio, se si escludono meritorie e recenti iniziative unicamente sul libro d’artista. E proprio quanto al futuro degli artisti del torchio, il giorno successivo, l’intervento dell’onorevole Walter Verini, il quale ha partecipato ai lavori in sostituzione del ministro Franceschini, impossibilitato a intervenire, ha posto le basi per intravedere strade importanti da percorrere per la particolare editoria: proprio grazie alle sue meditate parole, si è deciso, con amplissima condivisione da parte di tutti gli operatori presenti, di portare il Manifesto, dopo l’approvazione nella tavola rotonda, a vari ministri, e non unicamente a quello dei Beni e delle attività culturali. Si cercherà dalle istituzioni, infatti, non solo l’aiuto necessario a proseguire negli intenti, ma anche una compartecipazione ai propositi espressi nel Manifesto, che abbraccino non unicamente l’artigianato, ma la lettura e ovviamente le biblioteche, la cultura, finanche il turismo. Una legge che aiuti i nostri editori, i quali, oltre a fare “squadra”, si costituiranno anche in una associazione? È quanto si spera. La mattina successiva, è stata la volta del lavoro al torchio e con i caratteri mobili degli allievi di Giovanni Turria, docente all’Accademia delle Belle Arti di Urbino, momento di prassi operativa, che ha costituito delizia per i tanti studenti presenti così come per gli adulti i quali hanno seguito con interesse i lavori di entrambe le giornate. Si è avuta anche una dimostrazione, sempre da parte di giovani, della miniatura; non è forse anch’essa radicata nel cuore di Gubbio, con quell’Oderisi «onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?». Sull’insieme delle varie componenti che hanno animato il Forum eugubino, ha prevalso il bisogno di individuare proprio nei giovani il futuro della trasmissione di mestieri ed esperienze antiche. È qui che il Dante del «nepote» si salda con le nostre aspettative e fa emergere tutta la sua attualità: lavoro al torchio, ma anche nipote di Dio perché, a detta di Dante, l’arte, ossia il lavoro umano, imita la natura come il discepolo segue il maestro; poiché però la natura è creata da Dio, ossia ne è la figlia, l’attività dell’uomo risulta dunque nipote di Dio. Il prossimo appuntamento? Sicuramente a Bologna fra marzo e aprile con due mostre e un corso sotto l’egida di Andrea Emiliani, il quale proprio in questi giorni ha fatto uscire il suo ultimo libro dal titolo quanto mai evocativo anche rispetto ai nostri assunti: «l’elogio della mano». Mi auguro che ci sia concesso altro spazio per parlarne, sempre in questa importante sede. – Maria Gioia Tavoni

Five Centuries Later. Aldus Manutius: Culture, Typography and Philology. An International Colloquium, Milano, Biblioteca Ambrosiana, 19-20 novembre 2015. In occasione del quinto centenario dalla scomparsa di Aldo Manuzio, il CRELEB dell’Università Cattolica, la Biblioteca Ambrosiana di Milano e il Grolier Club di New York hanno deciso di celebrare la figura dell’illustre umanista-editore attraverso un convegno dedicato alla multiforme attività aldina. Nei due giorni di lavori tenutisi presso la Biblioteca Ambrosiana si sono susseguiti interventi incentrati sulla sfera professionale, culturale e tecnica dell’editore di Bassiano. La prima sessione è stata aperta, dopo i saluti di don Federico Gallo, direttore della biblioteca, e l’introduzione di Edoardo Barbieri, dall’intervento di Piero Scapecchi dedicato agli studi aldini prodotti in seguito alle grandi iniziative realizzate venti anni fa, particolarmente a Firenze e Venezia, per il cinquecentenario dell’inizio dell’attività manuziana (1494-1994). A seguire, Scott Clemons, presidente del Grolier Club di New York, ha tenuto una relazione sugli aspetti economici dell’avventura aldina, evidenziando le peculiarità del “businessman” Manuzio. Il terzo intervento della giornata tenuto da David Speranzi ha avuto come oggetto i modelli cui si sono ispirati i caratteri greci aldini, anche attraverso il raffronto con altri set tipografici greci quattrocenteschi quali quelli di Demetrio Damilas e Zaccaria Calliergi. Nicola Barker ha offerto una eccellente esposizione della ricchissima collezione di aldine posseduta dalla University of California di Los Angeles, e del fondamentale Ahmanson-Murphy Catalogue. Isabella Fiorentini e il sottoscritto hanno invece tenuto una comunicazione su due importanti pubblicazioni riguardanti la raccolta di aldine posseduta dalla Biblioteca Trivulziana di Milano. La prima riguarda il nuovo catalogo delle edizioni manuziane ospitate dalla biblioteca, la seconda la mostra online dedicata ad Aldo nel quinto centenario dalla morte, realizzata attraverso la “esposizione” virtuale dei volumi trivulziani. Nella seconda sessione Patrizia Bertini Malgarini e Ugo Vignuzzi si sono concentrati sull’analisi storico-linguistica del volgare di Aldo presente nelle traduzioni dei verbi latini inseriti nelle diverse edizioni del suo manuale di grammatica. L’intervento di Alessandro Ledda e Luca Rivali ha posto l’accento invece sul confronto a distanza tra Aldo, umanista-editore, e Giovanni Tacuino, vero e proprio imprenditore del libro concorrente di Manuzio, che ha fatto della stampa dei testi umanistici (ancora gravati degli apparati eruditi prodotti dall’umanesimo “eroico” del secondo quattrocento) il suo core business. Mirjam Foot ha focalizzato la sua analisi sulle dinamiche esistenti tra l’attività tipografica strictu sensu e la creazione di determinate tipologie di legature nell’ambiente commerciale della Venezia rinascimentale, mentre Dorit Raines ha incentrato la sua relazione sulla formazione e lo sviluppo del collezionismo aldino veneziano tra Sette e Ottocento. In chiusura, Marina Bonomelli ha presentato, con dovizia di immagini, la mostra ambrosiana dedicata ad Aldo e il prossimo catalogo delle aldine della Veneranda istituzione milanese. In apertura della seconda giornata, Andrea De Pasquale ha tenuto un intervento circa la bibliofilia aldina nelle raccolte librarie dell’Italia nord-occidentale, mentre Robin Raybould ha offerto un contributo sull’incontro e i rapporti effettivi tra Aldo e Jean Grolier. Susy Marcon ha concentrato la sua attenzione sui ritratti ambrosiani dei tre grandi componenti della dinastia Manuzio; la relazione di Angela Nuovo ha invece avuto come focus la storia della biblioteca di Aldo junior secondo la documentazione delle carte di Gian Vincenzo Pinelli conservate presso la Biblioteca Ambrosiana. L’intervento finale, prima delle conclusioni esposte da Edoardo Barbieri, è stato quello appassionato di Marzia Sorrentino, che ha presentato le collezioni di aldine di due biblioteche siciliane poco conosciute, la Biblioteca comunale “Santa Maria La Nuova” e la Biblioteca del Seminario Arcivescovile “Ludovico II De Torres” di Monreale. La pubblicazione degli atti è prevista per l’estate 2016. – N.V.

Engaging the Reader 2015, “La qualità del libro e del prodotto editoriale”. Università Cattolica, Largo Gemelli 1, Milano, aula Pio XI, martedì 24 novembre 2015. Il 24 novembre ha avuto luogo l’appuntamento ormai consueto con Engaging the reader, il workshop a cura del Master in Professione Editoria dell’Università Cattolica che ogni anno si propone, attraverso la partecipazione di personalità impegnate in prima linea nel panorama editoriale italiano, di conversare attorno a uno dei temi caldi che coinvolgono i libri ma anche e soprattutto i lettori. Quest’anno l’attenzione è stata focalizzata su uno dei problemi probabilmente più significativi del contesto librario e cioè quello della qualità dei testi, tema all’apparenza esclusivamente attuale – dato il proliferare di prodotti librari che per adattarsi alle tasche di ogni lettore sacrificano la qualità della stampa, dei contenuti, degli apparati, a favore del prezzo e della quantità – ma che in realtà ha sempre toccato l’editore, il tipografo, il lettore fin dagli esordi della stampa. Basti pensare a Manuzio, che con le invenzioni del formato tascabile e della scrittura corsiva, voleva fornire al lettore un prodotto che fosse il più possibile adattato ai suoi bisogni, senza però mai andare a discapito della qualità del testo. O per fare un altro esempio si citi il Gesner che nella prefazione alla sua Bibliotheca Universalis biasimava quegli editori che cercavano il guadagno proprio sacrificando la qualità del manufatto librario, in primis risparmiando sul lavoro dei correttori. Ecco dunque che il workshop di quest’anno, introdotto dal direttore del Master Edoardo Barbieri, si divide quasi in due parti ideali: la prima prevede una discussione sul problema della qualità del libro alla luce del passato, di come è cambiato il rapporto dell’editore col testo e di come la qualità del testo vada declinata secondo la specificità del libro in questione, il tutto attraverso la testimonianza di personalità del calibro di Guido Davico Bonino – che intervalla le sue riflessioni con aneddoti riguardanti l’amicizia con Calvino – Alberto Cadioli, Luigi Spagnol e Anselmo Roveda. Dopo la consegna del Premio Ancora Aldina a Guido Davico Bonino e dei premi Master Professione Editoria a Tiziano Rossi, Barbara Lepore e TIM Global Media, e dopo la presentazione del libro curato dagli allievi del Master (Trovare lavoro in editoria, Milano, Editrice Bibliografica, 2015), la seconda parte della giornata prevede una tavola rotonda la quale coinvolge invece personalità che, questo problema della qualità del testo, se lo devono porre ogni giorno e non cedono a compromessi: discutono infatti su cosa sia nel mondo d’oggi un libro di qualità Giacomo Callo (Chiarelettere), Nicola Cavalli (Ledizioni), Antonio Franchini (Giunti) e Renata Gorgani (Il Castoro) e introduce e modera il discorso Roberto Cicala (Interlinea). La novità di quest’anno prevede anche uno spettacolo del tutto particolare, che con la qualità del libro calza a pennello: per tutta la giornata del 24 novembre infatti, gli ospiti del workshop – ma la particolarità dell’evento ha attirato l’attenzione anche dei passanti – hanno potuto assistere a una scena che sarebbe certamente più familiare a un umanista del Cinquecento. Difatti il mastro tipografo cagliaritano Mariano Deidda, collezionista di fregi e caratteri provenienti dalle tipografie di tutt’Italia, mostra la sua arte mettendo in funzione il torchio di legno che ha ricostruito con pezzi originali provenienti dall’officina del primo stampatore sardo, Nicolò Canelles. Instancabile lavoratore, non può non trasmettere la passione per la stampa manuale e per un solo attimo farci dimenticare 500 anni di storia. Se è già stata discussa la differenza che intercorre fra libro cartaceo e libro elettronico – un dibattito che prevede una domanda ancora aperta e lettori schierati da una parte e dall’altra – resta che la qualità del testo, a prescindere dal supporto, debba garantire una crescita, un progredire delle capacità critiche del lettore. Certo non si chiede di tornare ai manoscritti in formato in folio con grandi margini per le glosse e con tanto di maniculae a segnalare i passi più importanti, ma semplicemente un testo curato con attenzione, che stimoli la lettura e che permetta che quello stesso libro diventi una base per costruire qualcosa di altro. Perché senza un testo di qualità, senza un testo che faccia cultura, si va incontro all’apocalisse, come Fahrenheit 451 insegna. – Annalisa Mastelotto

Mostre

Sui sentieri dei libri. Biblioteca del Seminario vescovile di Lodi, Via XX Settembre, 42, Lodi, 25 settembre ― 18 ottobre 2015. Tra il 25 settembre e il 18 ottobre, la sala di lettura della biblioteca del seminario vescovile di Lodi ha ospitato la mostra Sui sentieri dei libri. Curata da Elena Drufuca e con la preziosa collaborazione da Paola Sverzellati, l’esposizione, ha raccolto 67 pezzi tra manoscritti e stampati conservati ora nella biblioteca fondata nel 1575 dal vescovo Antonio Scarampo, lungo un arco temporale che va dal XV al XX secolo. Obiettivo della mostra è stato quello non tanto di esporre antiche edizioni a stampa importanti per il loro contenuto o per la loro edizione, quanto per i preziosi indizi, spesso sfuggenti all’occhio dell’osservatore, che sono i segni di provenienza. Questi particolari, che vanno dal semplice timbro o ex libris fino alle più articolate note di possesso manoscritte, raccontano al visitatore che si ferma davanti al libro la sua storia e la strada percorsa prima di arrivare a Lodi. La mostra si è sviluppata su quattro grandi aree tematiche, le quali hanno permesso la suddivisone del materiale esposto sulla base delle loro particolarità. Il primo gruppo, propedeutico all’esposizione, è stato chiamato Per comprendere meglio. All’ interno di quest’area sono stati presentati diversi materiali che, con le loro caratteristiche, hanno riassunto la maggior parte dei segni di possesso che un libro può contenere. Ogni nota è stata corredata da una scheda esplicativa, permettendone così la lettura e la comprensione. La seconda aerea, la più vasta, è entrata nel merito di queste note: I possessori…Le storie. Questo gruppo di libri ha raccontato delle vere e proprie storie di alcuni libri conservati nel fondo della biblioteca. Storie di grandi famiglie nobiliari o di volumi che hanno viaggiato anche da molto lontano prima di giungere a Lodi, passando di mano in mano, alternandosi tra antichi monasteri e conventi, oppure da raccolte personali di laici ed ecclesiastici. Infine, l’ultimo pannello è stato dedicato a Expo e ha cercato di mettere in luce come vi sia affinità tra il cibo e la cultura, non solo perché esistono libri che parlano di cibo: il tema è più profondo, perché come per il cibo si è parlato negli ultimi mesi di accesso e condivisione da parte di tutti, come anche della consapevolezza che il pianeta va nutrito evitando inutili sprechi, così è anche per la cultura e per i beni culturali, che a loro modo hanno bisogno di salvaguardia e valorizzazione, per poter essere fruiti dal maggior numero di persone possibile. Una bella mostra, che nel suo piccolo ha potuto dimostrare come non siano necessari grandi esposizioni per fare qualcosa di interessante e nuovo, ma che spesso con una semplice idea si possa regalare al visitatore un’ora di viaggio sconfinato attraverso la storia, senza dover uscire da una stanza. – Luca Montagner

 

Taccuino

a cura di R.V.

Fra tradizione e innovazione: costruire, mostrare, tutelare il libro d’artista di stampa manuale

8 incontri, dal 26 febbraio al 28 aprile 2016 e un laboratorio in quattro sessioni

Accademia Belle Arti di Bologna, Aula Magna

 

Venerdì 26 febbraio 2016, h. 16

Saluto di Andrea Emiliani (presidente dell’ Accademia Clementina) e indirizzo di benvenuto di Marco Franceschini

Alberto Musso (Università di Bologna), Per la tutela del libro d’artista

Maria Gioia Tavoni (Università di Bologna), Breve introduzione al corso

 

Lezioni introduttive

Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano), Stampa manuale e illustrazione in Ancien Régime, 4 marzo 2016

Alessandro Corubolo (Officina Chimerea), Dalle arti del libro al libro d’artista, 11 marzo 2016

Graziella Da Gioz (artista), Scegliere i testi per illustrarli, 18 marzo 2016

 

Esperienze di artisti/editori a confronto

Umberto Giovannini (Opificio della Rosa), 8 aprile 2016

André Beuchat (Alma Charta), 15 aprile 2016

Lucio Passerini, (Il Buon Tempo), 22 aprile 2016

Luciano Ragozzino (Il ragazzo innocuo), 28 aprile 2016

(Lezioni ed Esperienze a confronto si terranno sempre nel pomeriggio a partire dalle ore 16)

 

Laboratorio

Il laboratorio è rivolto a far comprendere come può essere progettato ed eseguito un libro d’artista, dalla scelta delle carte, del formato, alla tecnica dell’incisione su rame (acquaforte), alla stampa con caratteri mobili ottenuta con il torchio per terminare con la legatura. È prevista la partecipazione attiva degli allievi in alcune fasi della costruzione del libro stesso.

Si terranno tre lezioni, alla presenza dall’artista Isabella Ciaffi, che introdurrà alle tecniche calcografiche anche con esercitazioni pratiche nel suo atelier di via Dell’Argine 45, in Bologna. A esse parteciperanno la poetessa Mara Cini e il tipografo/editore Silvano Babini di Officina Typo di Modena con il seguente calendario e contenuti: martedì 3 marzo dalle ore 9.30 alle 12.30 (incontro con la poetessa e introduzione alle tecniche calcografiche), giovedì 5 marzo dalle 9.30 alle 12.30 (esercitazioni di calcografia); e, dalle ore 15.30 alle 18.30 (tipografia e legatura). Il laboratorio sarà reiterato nelle settimane seguenti: martedì 10 e giovedì 12 marzo (stessi orari e contenuti), martedì 17 marzo (9.30-12.30), giovedì 19 (9.30-12.30) e venerdì 20 (ore 15.30-18.30).

 

Per informazioni: mariagioia.tavoni@unibo.it, tel. 335 6197440; pierlucanardoni@gmail.com, tel. 340 6652287.

 

Editoria in progress 2016

Per una riflessione comune sul senso e le pratiche del mestiere editoriale. A cura del Master in Professione Editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica di Milano-Scuola di Editoria Piamarta

 

Martedì 8 marzo 2016, ore 17.00

Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore

Il sapere al tempo di Wikipedia

 

Martedì 19 aprile 2016, ore 17.00

Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore

Niente libri, siamo autori! Vivere di storytelling

 

Martedì 17 maggio 2016, ore 17.00

Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore

o Venerdì 13 maggio 2016 (ore da definire)

Book to the Future, Salone Internazionale del Libro di Torino

Faccio da solo. Guida pratica (professionale) al self-publishing

 

Per informazioni:

editoria.piamarta@afgp.it

 

Le origini della stampa tipografica:

mito, tecnica e storia

Scuola estiva 2016

Torrita di Siena, 29 agosto-1 settembre 2016

 

A 550 anni dagli inizi della stampa a Subiaco, snodo essenziale della storia culturale italiana, ci si propone di ripensare alle origini europee dell’arte tipografica, tentando di distinguere ciò che è certo da ciò che, invece, resta ancora materia di discussione.

 

Lunedì 29 agosto 2016

14.00 Registrazione

14.15 Saluti di Giacomo Grazi, Sindaco di Torrita di Siena, Luca Spadacci, Presidente della Fondazione Torrita Cultura, Marco Cicolini, Presidente dell’Associazione Librai Antiquari Italiani.

14.30-15.00 Mario de Gregorio, Introduzione

15.00-16.30 Edoardo Barbieri, Le favolose origini dell’ars impressoria

16.30-17.00 Pausa

17.00-19.00 Luca Rivali, La storiografia sulla stampa quattrocentesca: da Panzer ad Hain a Bradshaw

19.30 Cena

 

Martedì 30 agosto 2016

9.00-11.00 Edoardo Barbieri, Gutenberg fra Strasburgo e Magonza: cosa accadde esattamente?

11.00-11.30 Pausa

11.30-13.30 Luca Rivali, La scuola inglese del British Museum: da Proctor a Pollard, da Scholderer a Rhodes e Hellinga

13.30 Pranzo

15.00-17.00 Edoardo Barbieri, Problemi di tecnica e capitali

17.00-17.30 Pausa

17.30-19.30 Luca Rivali, I metodi di Konrad Haebler e l’impresa del GW

Visita guidata alla cittadina di Torrita di Siena

Serata libera

 

Mercoledì 31 agosto 2016

9.00-11.00 Edoardo Barbieri, L’arrivo della stampa in Italia: alcune certezze e alcune domande

11.00-11.30 Pausa

11.30-13.30 Luca Rivali, Tra Francia e Belgio: Marie Pellechet, Marie-Louis Polain e la guerra dei libri

13.30 Pranzo e pausa

15.00-18.00 Visita alla Biblioteca dell’Accademia Etrusca di Cortona con Edoardo Barbieri, Esame autoptico di alcuni incunaboli delle origini

19.00 Cena

21.00-23.00 Incontro pubblico

Saperi e sapori di libro. Un dialogo tra editore e libraio. Con Daniele Olschki (Casa Editrice Leo S. Olschki - Firenze) e Maurizio Pera (Società Bibliografica Toscana). Modera Paolo Tiezzi (Società Bibliografica Toscana)

 

Giovedì 1 settembre 2016

9.00-11.00 Luca Rivali, Il presente di una tradizione bibliografica: i repertori per le edizioni del XV secolo

11.00-13.00 Piero Scapecchi, I segreti della Passio Christi e la protostampa italiana

13.00-13.15 Edoardo Barbieri, Conclusioni

 

Per informazioni e iscrizioni:

Luca Rivali luca.rivali@unicatt.it

http://centridiricerca.unicatt.it/creleb

 

Incontri, mostre, seminari

 

Aldo Manuzio umanista, editore e filologo

15 dicembre 2015, alle ore 10

Padova, Palazzo del Capitanio. Sala delle Edicole

Giornata di studi a cura di Giacomo Comiati, Early Career Fellow Institute of Advanced Study (IAS), University of Warwick.

Interventi di: § G. Petrella, Aldo Manuzio editore § P. Tomè, Aldo e lo studio greco § D. Perocco, Un incontro ravvicinato: Aldo Manuzio e Pietro Bembo. Il punto sulla situazione § D. Baldi, Abbreviationes perpulchrae scitu: Aldo Manuzio e le peculiarità greche § V. Guarna, Aldo Manuzio e le editiones principes § S. Pagliaroli, La fine della “dura provincia” di Aldo Manuzio

Per informazioni:

http://www2.warwick.ac.uk/fac/arts/ren/news_and_events/conferencesannouncements/aldusmanutiusconf/

Nel segno di Aldo

Fino al 16 gennaio 2016

Bologna, Biblioteca Universitaria

La mostra racconta gli elementi principali che hanno garantito la fama del celebre marchio di Aldo Manuzio (morto nel 1515), tra i più noti editori d’ogni tempo, nella ricorrenza dei 500 anni dalla morte. Il visitatore comprende, attraverso il percorso realizzato esponendo tutte le aldine conservate nella Biblioteca Universitaria di Bologna, come la fortuna di una firma editoriale, nata tra Quattro e Cinquecento, ha attraversato i secoli dell’Europa moderna. Ciò non solo grazie alla marca editoriale (il celebre delfino con l’ancora) ma anche per la cultura e l’innovazione rivolte alla scelta dei testi, dei loro curatori editoriali, dei caratteri mobili, del formato. Infine per la capacità di costruire una raffinata icona, integrale e coerente, del libro tipografico, bramato da dotti e bibliofili perché ispirato alla correttezza filologica, alla funzionalità di lettura, alla sobrietà e all’eleganza grafica, propria dello stile espressivo adottato dal grande editore-umanista.

Aldo Manuzio e l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna/1499

Fino al 31 gennaio 2016

Verona, Museo di Castelvecchio

Curata da Maddalena Oldrizzi e Andrea Polati, questa piccola, ma puntuale esposizione è dedicata a uno dei più affascinanti libri a stampa illustrati del Rinascimento, che venne pubblicato a Venezia nel 1499 nell’officina di Aldo Manuzio. L’edizione originale, perno della mostra, è accompagnata da una postazione multimediale che permette di “sfogliare” virtualmente il volume e di approfondire alcuni aspetti tecnici riguardanti il libro. A ciò, si aggiungono dei supporti didattici che analizzano sia il contesto culturale in cui hanno vissuto e operato Aldo Manuzio e Francesco Colonna, rispettivamente lo stampatore e l’autore dell’opera, sia i diversi contenuti del volume e alcune silografie.

Per informazioni:

http://museodicastelvecchio.comune.verona.it

Daniele Barbaro (1514-70). Letteratura, scienza e arti nella Venezia del Rinascimento

Fino al 31 gennaio 2016

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana

Daniele Barbaro fu uno dei maggiori intellettuali nella Venezia del Rinascimento; egli si occupò di filosofia, matematica, astronomia, ottica, storia, musica e architettura, in contatto con i maggiori esperti e artisti, e con le Accademie del tempo. Presso la Biblioteca Nazionale Marciana è conservato il nucleo più cospicuo e importante di autografi di Daniele, alcuni dei quali sono approdati alle stampe. Provenienti da raccolte diverse, i manoscritti furono un tempo tutti sul suo scrittoio, a Padova, e soprattutto a Venezia. Essi sono testimoni autorevoli di quali fossero i modi con i quali si procedeva alla stesura delle opere letterarie, scientifiche, teologiche ed epistolari nel Rinascimento, e di come l’edizione si completasse con la cura delle fasi di stampa.

Per informazioni: http://marciana.venezia.sbn.it/

Il calendario dei mesi nei libri d’ore della Trivulziana

Fino al 7 febbraio 2016

Milano, Biblioteca Trivulziana

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In mostra una selezione di libri d’ore manoscritti e a stampa, realizzati e decorati tra il XV e gli inizi del XVI secolo in alcune delle più importanti sedi di manifattura del libro in Italia e in Europa (prevalentemente Francia e Fiandre). Attraverso le pagine dei calendari premessi agli esemplari Trivulziani in mostra, il percorso espositivo accompagna il visitatore lungo tutti i mesi dell’anno, da gennaio a dicembre. Inoltre, ogni calendario è affiancato da un ulteriore libro d’ore aperto su una miniatura o una silografia che evoca una festa del mese.

Per informazioni:

http://trivulziana.milanocastello.it/

Aldo Manuzio in Ambrosiana

Fino al 28 febbraio 2016

Milano, Pinacoteca Ambrosiana

L’esposizione, curata da Marina Bonomelli e Angelo Colombo, ripercorre l’attività dell’editore principe del Rinascimento europeo, attraverso una selezione di circa 30 stampati custoditi in Ambrosiana. Il patrimonio aldino dell’Ambrosiana occupa, nel panorama nazionale e internazionale, un posto considerevole. Sono infatti ben 107 le edizioni originali presenti in Ambrosiana sulle 131 edizioni uscite dai torchi di Manuzio dal 1494 al 1515. L’importanza di questo fondo è dovuta al fatto che vi è rappresentata la quasi totalità delle edizioni stampate da Aldo, con un numero complessivo di 296 esemplari. Il percorso espositivo, arricchito da strumenti tipografici d’epoca provenienti dalla collezione dell’editore Enrico Tallone, copre l’intera attività di Manuzio, dall’Erotemata del Lascaris, stampata il 28 febbraio 1495, al De rerum natura di Lucrezio, pubblicata nel gennaio del 1515, che segna la chiusura della produzione aldina. La rassegna, inoltre, dà conto dello stretto rapporto intercorso tra Aldo ed Erasmo da Rotterdam; il filosofo olandese, che visse ospite per oltre un anno a casa Manuzio, apprezzava la grande cura delle edizioni aldine, ma soprattutto riteneva di fondamentale importanza che i suoi lavori fossero stampati proprio da Manuzio, per garantire al suo pensiero la maggior diffusione possibile in tutta Europa.

Per informazioni: www.ambrosiana.it

Bibliotecari al tempo di Google: profili, competenze, formazione

17-18 marzo 2016

Milano, Fondazione Stelline, Corso Magenta 61

Il focus del convegno di quest’anno si sposta sul bibliotecario: “dalla digital library al digital librarian”, dalla biblioteca digitale partecipativa al bibliotecario capace di innescare in ambiente digitale processi partecipativi.

Per informazioni:

http://www.convegnostelline.it/home.php

 

Postscriptum

 

uest’anno il tema prescelto per “Engaging the reader”, il laboratorio del Master in Professione editoria dell’Università Cattolica tenutosi il 24 novembre 2015, è stato “Parole in forma”. La qualità del prodotto editoriale. Riguardo al Master, innanzitutto occorrerà però osservare che, nonostante il mercato resti difficile, la situazione economica veda solo una timida ripresa e il mondo del libro sia in una perenne trasformazione (ma questo forse è sempre stato così), la percentuale di occupazione dei nostri studenti supera il 90%. Segno della bontà di alcune scelte strutturali (puntare alla buona formazione dei candidati in ingresso, scegliere solo docenti professionisti del settore) e della strategia messa in atto che punta, assieme alla preparazione di base, a sviluppare iniziative che seguano e monitorino i cambiamenti in atto (Engaging stesso, gli incontri di “Editoria in progress”, le visite ad aziende e alle fiere di Bologna e Torino, la partecipazione a BookCity, le testimonianze aziendali in aula). Ciò che si osserva in atto oggi è quella che potremmo definire una editoria pervasiva. La comunicazione digitale e sui social network deve tutta essere predisposta da professionisti di tipo editoriale, capaci di gestire contenuti attraverso forme linguistiche, grafiche e iconografiche. Il professionista dell’ editoria non lavora più solo per gli editori, neppure più solo per le loro pagine web, ma gestisce i contenuti digitali delle aziende e delle istituzioni più diverse. L’improvvisazione non paga e gli specialisti del settore non sono i tecnici o gli ingegneri informatici, che sanno fare un altro lavoro, ma i nostri ragazzi. Allora meglio si intende la necessità di riflettere su cosa sia oggi in editoria la qualità. È infatti sconcertante, complice una certa “ideologia” del self publishing, lo scadimento di molti libri, riviste, siti web, nei quali sembra che il lavoro editoriale sia stato quantomeno dimenticato… Innanzitutto occorrerà osservate che, se certo il tema della qualità ha a che fare con libri, carta, caratteri, modalità di stampa, esso si applica però a tutte le tipologie dei prodotti di tipo editoriale, sia pur secondo le forme proprie di ciascuno di essi. Infatti il tema della qualità non si riferisce tanto alla “letterarietà” o “seriosità” del testo, quanto alla qualità dei processi messi in atto. Da questo punto di vista è evidente che possono esistere traduzioni dai classici o opere di consultazione pessimi, così come opere di intrattenimento o semplici pieghevoli realizzati invece in modo ottimo. Allora è innanzitutto il lavoro propriamente editoriale a qualificare una pubblicazione, non solo adeguandola all’esatto segmento della comunicazione in cui essa si inserisce, ma anche per un aspetto più profondo. La qualità si esprime, infatti, nella esaltazione del rapporto fiduciario con il lettore. Sarà “di qualità” allora il prodotto editoriale (di qualunque tipo) che rispetti il lettore, le sue esigenze, il suo stesso modo di leggere. Si torna così, ancora una volta, alla centralità di “Engaging the reader”, la capacità di coinvolgere il lettore. Ha scritto di recente Stefano Mauri: «Non sapete quanto impegno mettiamo per avere dei buoni libri e pubblicarli al meglio. Alcuni sembrano credere che i libri crescano sugli alberi, che non ci sia bisogno degli editori [ma i miei cugini che coltivano mele in Val di Non temo non sarebbero d’accordo... meglio “che crescono come i funghi nel bosco”]. Eppure in cima alle classifiche i lettori mandano sempre quelli degli editori. Se devo investire dieci ore del mio tempo preferisco spendere un paio di euro in più, ma farlo su un testo curato e selezionato». La stessa osservazione la faceva però uno dei protagonisti dell’editoria umanistica internazionale del Rinascimento, lo zurighese Conrad Gesner, che sin dalla metà del XVI secolo lamentava che gli editori non investissero in un adeguato lavoro redazionale che rendesse i libri non solo privi di errori, ma strumenti efficaci della comunicazione culturale. Certo, c’è nell’aria una ingenua superficialità che spinge a credere che, grazie alle magnifiche sorti e progressive del digitale, degli editori non ci sia appunto più bisogno, ché ognuno il libro se lo può far da sé. Questo anche in campo scientifico e universitario, con una pretestuosa e naïve proposta di repository istituzionali realizzati senza valutare tutti i fattori in gioco, cioè proprio il ruolo selettivo e autenticante dell’editore. A oggi il culmine di questa menzognera illusione credo lo abbia raggiunto Federico Moccia col suo nuovo progetto Flook, che lui stesso definisce «Una meravigliosa storia multimediale, che ciascuno potrà personalizzare» (http://www.federicomoccia.com/). In altre parole un libro che diventa un videogioco in cui è il lettore stesso che fa la storia narrata... Terribilmente simile ai famosi schermi di Fahrenheit 451 che trasformavano un programma video nella famiglia della moglie di Montag... Non mi pare che, stante l’aggiornamento del linguaggio e dei dati si vada molto lontano da quanto già suggeriva oltre mezzo secolo fa Giulio Einaudi quando descriveva l’editore come colui che «introduce nella cultura le nuove tendenze della ricerca in ogni campo... E lavora per far emergere gli interessi profondi» contrapposto ai cattivi editori che «cercano di soddisfare i desideri più ovvi del pubblico. E su di questi fondano le loro imprese... basate sul vuoto, sul nulla» (Severino Cesari, Colloquio con Giulio Einaudi, Torino, Einaudi, 2007, p. 9). Non voglio qui insistere sul programma svolto (basti vedere il sito http://engagingthereader.eu/, dove si recuperano anche molti altri testi sul tema). Basti sottolineare la presenza del torchio da stampa in legno del mastro Mariano Deidda di Cagliari, titolare di una collezione dedicata alla stampa in Sardegna vincolata come bene storico dal Ministero dei Beni Culturali (ma fin qui non valorizzata dalle pubbliche amministrazioni sarde). La presenza di Deidda ha voluto essere una documentazione e una provocazione. Come dicevo non vogliamo confondere il discorso sulla qualità editoriale con una immagine un po’ vintage di bella carta e stampa a mano, un nobile discorso ma che dal punto di vista della produzione editoriale lascia il tempo che trova. Vogliamo però provocare sulla qualità artigianale e professionale del lavoro editoriale, che, certo si fa ed è sempre stato fatto con le macchine, ma che richiede la capacità, la professionalità e la sensibilità dell’uomo e della donna che sappiano usare tali macchine. Perché la qualità è strettamente legata al “fattore umano”. – Montag

 

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

 

numero 036, dicembre 2015

(chiuso il 16 dicembre 2015)

ISBN 9788881327287

disponibile gratuitamente in formato PDF all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

 

a cura del

 

C.R.E.L.E.B. (Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca)

 

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

 

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Anna Giulia Cavagna, Pasquale Chistè, Giuseppe Frasso, Arnaldo Ganda, Ugo Rozzo

redazione: Marco Callegari, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Fausto Lincio, Giancarlo Petrella, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Francesca Turrisi, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it