L’Almanacco

 Bibliografico

 

 

n° 35, settembre 2015


Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

                       

                        a cura del C.R.E.L.E.B.

 

 

Sommario

 

Intervista a David Lankes

di Anna Maria Tammaro                                      p. 1

Recensioni                                                         p. 5

Spogli e segnalazioni                                   p. 14

(indici di recensioni e segnalazioni)                  p. 37

Cronache mostre                                            p. 40

Una curiosa polemica                                 p. 44

Taccuino                                                             p. 47

Postscriptum                                                    p. 53

 

 

 

La questione

 

Intervista a David Lankes

 

di Anna Maria Tammaro

 

H

o intervistato David Lankes durante la sua recente visita a Roma il 13 luglio scorso sui concetti principali dell’Atlante e la loro validità nel contesto italiano.

D: L’Atlante della biblioteconomia moderna vede i bibliotecari come facilitatori della creazione di conoscenza. La biblioteconomia in Italia, insegnata nei Corsi di Beni Culturali, si concentra sulla conservazione del patrimonio bibliografico. La missione dell’Atlante è valida anche in Italia?

R: Io penso che la risposta a questa domanda debba essere separata in due parti: definire la conoscenza e considerare il “perché” alla base della funzione di conservare e accedere al patrimonio bibliografico. Inizio dalla conoscenza. Prima di tutto nel mio libro la conoscenza è quella delle persone, è individuale. Definisco la conoscenza  come la rete di credenze e concezioni del mondo, che condiziona come ci comportiamo e interagiamo con il mondo che ci circonda. Molti lettori del libro contestano la frase “creazione di conoscenza”: questa è considerata l’attività primaria degli scienziati e degli accademici, mentre tutti gli altri sono consumatori passivi della conoscenza. La creazione di conoscenza invece, come la intendo io, è “apprendere”. Quando apprendiamo qualcosa, non c’è semplicemente un trasferimento di informazione nelle nostre menti; come umani noi correliamo ogni informazione con quello che già conosciamo. Prendiamo a esempio una passeggiata tra le rovine del Senato romano: ho avuto due visite guidate nel Foro nei giorni passati. Nella prima, si è parlato di come i romani nei secoli erano stati ispirati dall’architettura classica e avevano riusato il materiale e le idee nei nuovi edifici. Così il Colosseo è oggi  una rovina perché i romani hanno riusato le pietre per costruire la cattedrale di S. Pietro. Nella seconda visita guidata si è parlato di come la nuova generazione abbia saccheggiato il patrimonio culturale dei Romani e si sia appropriata delle pietre per costruire una nuova religione e un nuovo regime. Queste interpretazioni non vengono dalle pietre e dal marmo, ma vengono da persone che avevano prospettive e conoscenze completamente diverse. Come ascoltatore delle visite guidate, io ho preso una prospettiva ancora diversa, per esempio collegando queste storie alle vacanze e alla mia famiglia. Questo è creazione di conoscenza: anche fatti vissuti in comune con altri, diventano parte di un sistema individuale e complesso di credenze e concezioni. Questo è il motivo per cui non si può trasmettere la conoscenza, non si può conservare la conoscenza in un libro, o in una scultura, o in un quadro. Ognuna di queste forme tangibili (siti, opere, manufatti) possono ispirare conoscenza. Se trasmettere la conoscenza fosse così semplice come scrivere su un foglio, tu e io non saremmo coinvolti in questa conversazione. Così, se un bibliotecario aiuta uno studioso a esplorare il passato o aiuta un astronomo a scoprire un nuovo pianeta, sta facilitando la creazione di conoscenza.  Se aiuta un bambino di cinque anni a imparare a leggere o una madre in gravidanza a capire i rischi del fumo,  anche in questo caso sta facilitando la creazione di conoscenza. Ora la seconda parte della risposta: la missione dell’Atlante rispetto ai beni culturali. Sicuramente nella maggioranza degli approcci ai beni culturali, ci si concentra su oggetti materiali prodotti dalla società. Bene, chiediamoci “perché”? Perché è importante conservare libri, manoscritti, edifici, e simili? Inoltre, il valore dei beni culturali va al di là dei manufatti prodotti in passato? Cosa possiamo dire circa concezioni e idee attuali? Cosa circa l’eredità che oggi lasciamo alle generazioni future sui nostri valori e princìpi? Per me i beni culturali sono il dialogo aperto di una cultura, su come la storia configuri il presente e su come il presente cerchi di trasmettere i suoi valori al futuro. Certamente il settore dei beni culturali è fortemente condizionato dai manufatti, ma questi sono sempre da contestualizzare nella narrazione della cultura attuale. Quando oggi preserviamo dei manoscritti documentiamo ogni cambiamento fatto; tuttavia cento anni fa avremmo lavorato al restauro in modo diverso, secondo la nostra idea di come i manoscritti avrebbero dovuto essere. La Galleria degli Uffizi a Firenze è piena di statue greche che possono sembrare oggi complete, ma in realtà sono ricostruzioni che mettono insieme pezzi di parti di sculture. I bibliotecari conservano e organizzano materiali e collezioni per gli studiosi? Sicuramente qualcuno lo fa. Perché questi bibliotecari lo fanno? Per facilitare la creazione di conoscenza (cioè l’apprendimento) delle loro comunità. Non sono solo gli studiosi a creare conoscenza, ma lo fanno anche le biblioteche pubbliche negli USA quando facilitano un bambino di cinque anni a imparare a leggere, o un bibliotecario a Pechino che aiuta uno studente universitario a trovare un articolo per la sua tesi. In tutti questi casi i bibliotecari non trasmettono semplicemente conoscenza, ma facilitano l’apprendimento. Se voglio studiare i manoscritti antichi nella Biblioteca Vaticana, devo chiedere di essere autorizzato come studioso. I bibliotecari definiscono chi è uno studioso e chi no. Inoltre, anche se uno studioso ha ottenuto l’accesso, il bibliotecario deve dare l’autorizzazione per accedere a un certo manoscritto, che per motivi di controllo climatico può essere letto solo dove viene organizzato l’accesso. A ogni fase del ciclo, il bibliotecario fa delle scelte che aggiungono valore e inseriscono queste attività nel ciclo dell’apprendimento. La missione dell’Atlante non è una frase vuota che afferma che c’è un solo modo di fare servizi alla comunità, anzi è proprio l’opposto. Dovrebbe portare i bibliotecari a creare delle biblioteche uniche nell’organizzazione e nei servizi come le comunità che servono. Abbiamo bisogno di spalancare le porte della Vaticana a tutti quelli che vengono? No. Abbiamo bisogno di riconoscere che tutti gli italiani (e tutti i cittadini del mondo) hanno diritto all’apprendimento permanente (o creazione di conoscenza)? Sì! Se vogliamo che ci sia un altro grande lavoro scientifico, la prossima cattedrale, o la prossima nuova tecnologia, o il prossimo studio su un manoscritto dobbiamo investire in ciascuno dei cittadini, non solo scegliere lo studioso che ha il dottorato.

D: Per molti secoli le biblioteche sono state spazi silenziosi per fare ricerca. Il ripensare le biblioteche come piazze del sapere è stato recentemente realizzato da alcune biblioteche pubbliche, ma le persone non sono abituate a frequentare le biblioteche. Come possiamo in Italia firmare il “contratto” di cui si parla nell’Atlante quando gli italiani hanno il livello più basso di lettura e di apprendimento in Europa?

R: In Kenia stanno aprendo più biblioteche possibili. In aree che sono troppo lontane, i bibliotecari hanno realizzato dei carretti trainati da asini per facilitare l’apprendimento anche in quelle aree. Nelle aree più remote e deserte delle tribù del Nord, dove neanche gli asini possono arrivare, i bibliotecari vanno sul dorso dei cammelli e arrivano con una biblioteca raccolta in scatole. I bibliotecari aprono le scatole piene di stuoie, tende e libri e insegnano a bambini e madri a leggere. Nelle lontane foreste della Columbia, Luis Soriano impacchetta libri e materiale didattico sulle schiene di due asini (Biblio-burro) e porta formazione a villaggi lontani. Nei vicoli di Vancouver i bibliotecari canadesi lavorano con drogati e senzatetto per mostrare loro che con l’apprendimento ci sono possibilità di trovare un lavoro, trovare casa, trovare uno scopo nella vita. Per essere chiaro, i bibliotecari  hanno proprio l’obiettivo di alfabetizzare la loro comunità e vanno lì dove c’è il bisogno. Potrei raccontare anche molte storie dove i bibliotecari accelerano il lavoro di ricerca di gruppi di studiosi, o migliorano la cura della salute collaborando coi dottori, ma tutti questi esempi hanno una cosa in comune: i bibliotecari non stanno seduti ad aspettare che qualcuno venga a chiedere loro di cambiare il mondo. Nessuno ha cambiato il mondo solo “essendo pronto”. Tutti questi bibliotecari costruiranno un nuovo “contratto” sociale come agenti attivi che coinvolgono la comunità e forniscono concreto valore. Il nuovo contratto sociale in cui i bibliotecari sono professionisti rispettati e tenuti in alta considerazione non viene da rivendicazioni e dichiarazioni solenni di associazioni professionali. Il nuovo contratto sociale non viene come conseguenza necessaria perché il bibliotecario ha una laurea o ha scritto un libro. Ma viene dal lavoro concreto di migliorare la comunità rendendola più informata, più capace, più realizzata. Il nuovo contratto sociale per le biblioteche inizierà da un singolo bibliotecario che ha aiutato un cittadino. La nuova immagine sociale e le capacità dei bibliotecari in Italia, come negli Stati Uniti e in Francia e in Russia, avverrà solo se i bibliotecari costruiscono forti alleanze con le comunità che facilitano. Per essere chiaro, non tutti accetteranno questo nuovo ruolo del bibliotecario o cambieranno le proprie percezioni. Ma è mia esperienza, che quando a una comunità che ha bisogno, si offre l’assistenza di un professionista della conoscenza, con oltre 4.000 anni di “pedigree” nell’apprendimento per migliorare le società, pochi dicono “no” in linea di principio. Come studiosi della storia delle biblioteche voi sapete che il lavoro dei bibliotecari, nello spirito se non nel nome, ha aiutato a portare l’Europa fuori dal Medio Evo. Voi sapete come il lavoro scientifico sia stato facilitato nella Biblioteca di Alessandria e dalle biblioteche in India, nella Spagna mussulmana e nelle città Stato in Italia. La condizione attuale dei bibliotecari non è immutabile. La struttura di una società, come considera i cittadini, come regola la distribuzione della ricchezza, come realizza l’uguaglianza dei generi, è parte della cultura, così come le sculture e le chiese che costruisce e conserva. Tutte queste strutture e valori sociali, tutte senza esclusione, sono ambito dei bibliotecari.

D: Quali competenze deve avere un bibliotecario per realizzare la missione dell’Atlante?

R: Nel 2012 un gruppo di docenti e professionisti di biblioteche e musei si è riunito nel Global Summit di Salisburgo per discutere sul ruolo di biblioteche e musei in una cultura partecipativa. Il gruppo ha disegnato un curriculum, chiamato il Salzburg Curriculum, che ha stabilito le competenze chiave per i professionisti. Il gruppo includeva bibliotecari e curatori di musei di Egitto, Sud Corea, UK ed altri. Quello che mi piace di questo curriculum è che va oltre un elenco di competenze e identifica la missione prioritaria e i valori: The mission of librarians and museum professionals, is to foster conversations that improve society through knowledge exchange and social action. Se questa missione suona familiare, non è una coincidenza. Io ho partecipato allo sviluppo del Salzburg curriculum. I valori che sono stati identificati sono:

     Apertura e trasparenza

     Auto riflessione

     Collaborazione

     Servizi

     Empatia e rispetto

     Apprendimento permanente / Impegno all’eccellenza (che richiede l’apprendimento permanente)

     Creatività e Immaginazione

Questi valori non sono una novità per tutti quelli nel settore della biblioteconomia. Il gruppo ha poi identificato sei Aree di competenza. Queste Aree sono volutamente ampie.

1. Impegno sociale come trasformazione

2. Tecnologia

3. Gestione della partecipazione

4. Gestione dell’assetto (Asset Management)

5. Competenze culturali

6. Conoscenza / Apprendimento / Innovazione

Per esempio organizzazione dell’informazione rientra in “Gestione dell’assetto”. L’aggiunta più importante nel curriculum è l’Area dell’impegno sociale come trasformazione. Il concetto è che i bibliotecari devono attivamente fare la differenza nelle comunità che servono. Il mondo che i bibliotecari cercano di servire è in grande cambiamento: l’avvento dell’ubiquità delle connessioni, la crescente globalizzazione, il prolungamento della vita, l’accesso all’informazione per la cura della salute, la crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri, la migrazione di grandi masse, stanno cambiando la vita quotidiana delle persone. In tempi di grandi cambiamenti i professionisti devono essere preparati ben oltre le capacità professionali tecniche e la conoscenza degli strumenti di lavoro. Le competenze di base sono da indicare in saper identificare i bisogni delle comunità e saper essere persone che apprendono tutta la vita, mentre gli strumenti e le procedure cambiano troppo velocemente per essere insegnamenti specifici nei corsi di formazione in biblioteconomia e scienza dell’informazione (LIS). Si devono costruire le fondamenta della professione partendo da principi e valori. Oggi l’organizzazione dell’informazione va ben oltre la classificazione mediata dall’uomo. Oggi una conoscenza approfondita della classificazione e dello sviluppo di ontologie, deve includere l’estrazione dei dati, l’identificazione di concetti induttivi, lo sviluppo di algoritmi. Questo non è indirizzato solo a chi svilupperà il prossimo Google, ma piuttosto per chi dovrà aprire nuove prospettive di ricerca allo studioso umanista esperto che potrà analizzare ogni singola parola di un manoscritto scritto nel 1400. Chi fa preservazione, oggi va oltre la carta giapponese per collaborare coi fisici nel leggere rotoli fossilizzati attraverso le proprietà dei quantum dell’inchiostro nei rotoli. Bibliotecari e archivisti, lavorando sui cilindri originali di cera di Edison, hanno sviluppato delle tecniche di lettura laser per ricreare musica del 1800. Oggi storici e archeologi stanno usando immagini satellitari per ritrovare città perdute e test tettonici per capire cosa c’è sotto le colonne di Roma. Abbracciare la comunità non significa abbandonare la collezione, cioè la missione tradizionale dei bibliotecari. I fisici, gli archeologi, gli storici, sono parte della nostra comunità. Se non sfruttiamo la loro competenza o non riusciamo a evolvere nel facilitare il lavoro scientifico moderno, allora i bibliotecari non realizzano la loro missione e non applicano i loro valori di servizio. Ancora peggio, lasciamo il servizio di cui hanno bisogno studiosi e comunità ad altri che non hanno i nostri principi etici. Davvero vogliamo lasciare il servizio di vitale importanza per studiosi e comunità a chi ha come obiettivo il solo profitto? Davvero vogliamo lasciare il lavoro scientifico e delle comunità in mano a fornitori di servizi che chiedono di rinunciare alla privacy in cambio di funzionalità? Crediamo che il valore degli sforzi di digitalizzazione del nostro patrimonio culturale dovrebbe essere misurato con un prezzo standard di “aggregatori di contenuti”? Se come bibliotecari non facciamo valere e non evolviamo nel nostro ruolo per abbracciare veramente le nostre comunità, non stiamo solo rinunciando al nostro futuro, ma potenzialmente anche al futuro del lavoro scientifico e dell’apprendimento permanente delle comunità. Sono consapevole che molti leggeranno queste parole come esagerazioni, ma quali altri professionisti della conoscenza comprendono tutto il ciclo dell’apprendimento, dalle prime classi fino alle aule magne e alle più alte “torri di avorio” della scienza? Quali altri professionisti competenti e con princìpi etici facilitano il lavoro di avvocati, dottori, politici? I bibliotecari siedono accanto ai fisici delle particelle esplorando le materie essenziali del cosmo e i bibliotecari aiutano i dottori presso i letti di ospedale dove i genitori devono dare un senso a una diagnosi terminale per i loro bambini. Limitando il potenziale dei bibliotecari a quello di fornitori di informazione o di trasmissione della conoscenza, o di consegnare libri alle persone, o di impiegati neutrali, abdichiamo alla responsabilità di preservare la società, non i manufatti della società o le loro storie, ma la società stessa!

 

 

Five Centuries After.

Aldus Manutius:

Culture, Typography

and Philology.

An International Colloquium

Milan, Ambrosiana Library

 

Thursday and Friday

19th-20th November 2015

In partnership with

the Grolier Club, New York

 

***

In occasione del quinto centenario della morte del grande umanista-editore Aldo Manuzio, due giornate internazionali di studio a lui dedicate.

 

Per informazioni

http://centridiricerca.unicatt.it/creleb

 

Si veda anche qui in “Taccuino”

 

 

 

 

Recensioni

035-A Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli: 1506-1914. I. 1505-1604. Istorico, comico e tragico, a cura di Piero Innocenti ― Marielisa Rossi, Manziana (Roma), Vecchiarelli, 2015, pp. lxxviii + 461, ill. b/n + 1 CD-ROM, ISBN 978-88-8247-371-6, € 70. Primo di quattro vol. (gli altri tre usciranno tra la fine di questo anno e quello venturo) in cui sono raccolte, ordinate in forma di bibliografia, informazioni su tutte le edizioni di Niccolò Macchiavelli, dall’anno 1505 all’anno 1604. L’opera (che riflette bene il lungo lavoro che si porta alle spalle) si presenta ampia e articolata e merita, come fatto dai suoi due curatori nell’Introduzione (pp. ix-lxxviii), Piero Innocenti e Marielisa Rossi, di essere meglio illustrata per capirne la natura. Il progetto di una bibliografia complessiva delle edizioni di Machiavelli nasce nel 2011, all’interno del programma di ricerca “Machiavelli 2013”, che prese spunto dalla celebrazione allora prossima dei supposti cinquecento anni dalla stesura del Principe. Il progetto affonda le sue radici nella già esistente Bibliografia machiavelliana uscita nel 1979 (Verona, Valdonega) per le cure di Sergio Bertelli e Piero Innocenti. Quali dunque le principali differenze tra i due lavori? Innanzitutto la copertura cronologica: la Bibliografia machiavelliana, partendo dal 1506, si fermava all’anno 1900, mentre questa si spinge fino al 1914; a seguire l’adozione di un modulo descrittivo delle edizioni molto più analitico del precedente e il corredo di un supporto digitale con indici e immagini. Anche l’orizzonte formale della serie bibliografica presa in considerazione si è notevolmente allargato: trovano infatti spazio monografie ed edizioni non autonome, antologie, compendi, rifacimenti, in lingua originale o in traduzione, plagi, opere di studio o di polemica che citino ampliamente il Machiavelli. Restano escluse le allusioni che, seppur riconosciute come portatrici di un significato, esulano dalla competenza bibliografica. Il progetto, per cui ci si è avvalsi anche del supporto di vari collaboratori, ha previsto in parte una revisione delle schede dei libri (già nella Bibliografia machiavelliana) conservati in alcune delle principali biblioteche europee, con un vasto ampliamento del campo di indagine che comprendesse anche altre raccolte. Tra le numerose biblioteche oggetto di indagine si è scelto di dare un forte rilievo a quelle di area tedesca, meno coperte dalla precedente Bibliografia machiavelliana. Per ognuna di queste, nelle pagine di introduzione del vol., viene fornita una dettagliata panoramica del lavoro di scavo svolto, arrivando a leggere la presenza di testi del Machiavelli, o di altri a questi ispirati, all’interno del contesto generale del patrimonio librario e del più ampio contesto culturale della regione. Chiudono l’introduzione il lungo elenco delle biblioteche interpellate per la redazione della bibliografia e i criteri di descrizione delle edizioni. Prima delle 642 schede vere e proprie, che costituiscono il nocciolo del lavoro bibliografico, trovano il loro spazio una serie di saggi che analizzano, da diversi punti di vista, l’operato e la ricezione di Machiavelli in Europa. Paolo Procaccioli, Prima e dopo il 1559. Dagli entusiasmi degli editori alle inibizioni dei censori alle resistenze dei principi (pp. 1-16): si considera l’influsso della censura sui ritmi della proposta editoriale dell’opera di Machiavelli. Alessandra Petrina, Machiavelli in Inghilterra: John Wolfe e la stampa elisabettiana (pp. 17-32): si ripercorre la fortuna di Machiavelli in Inghilterra a opera dello stampatore John Wolfe (1548?-1601). Teresa M. Gialdroni – Agostino Ziino, Machiavelli in musica: aggiornamenti e nuove acquisizioni (pp. 33-89): presenta lo status quaestionis del dibattito attuale su tale argomento, tracciando anche alcune nuove prospettive di ricerca. Giancarlo Petrella, 1. Machiavelli nella Biblioteca Queriniana e dell’Ateneo di Brescia (con una spolverata ai cataloghi storici di biblioteche private). 2. In margine all’edizione della Mandragola, Cesena, ca. 1526 (pp. 91-102): si analizza il nucleo di edizioni di Machiavelli conservate presso la Biblioteca Queriniana di Brescia e l’Ateneo di Brescia – Accademia di scienze lettere ed arti. Si indagano alcune varianti dell’edizione della Mandragola stampata a Cesena ad istantia di Girolamo Soncino nel 1526. Lorenzo Baldacchini, Da Calvo a Zoppino. Le prime edizioni della Mandragola (pp. 103-6): analizza il percorso del peritesto nelle varie stampe della Mandragola, percorso che sembra segnato da tappe precise. Edoardo Barbieri, «Machiavello defuit pietas». Ovvero «le macchie del Machiavello». L’interpretazione teologica del Principe. Da Ambrogio Catarino Politi ad Antonio Possevino (pp. 107-13): percorso che scandisce le tappe della interpretazione teologica e della critica al testo del Machiavelli, dal domenicano senese Ambrogio Catarino Politi fino alla definitiva damnatio, agli inizi degli anni ’90, con il gesuita Antonio Possevino. Mario Martino, Machiavelli shakespeariano: policiy/politic nei Sonetti (pp. 115-26): indaga alcuni degli aspetti del pensiero di Machiavelli che più ebbero rilevanza nell’opera shakespeariana, all’interno del contesto culturale dell’Inghilterra Cinque-seicentesca. Passando invece a considerare le schede bibliografiche, si rileva come queste siano divise, per questi primi cento anni, in due grandi aree: la prima, denominata Malclavellana stricto sensu, raccoglie 228 schede, che vanno dalle edizioni stampate con l’autore ancora vivente, fino a quelle delle sue opere successive alla morte e alla pubblicazione dell’Indice. La seconda – Epimalclavellana, Parimalclavellana, Antimalclavellana (Metamalclavellana quaedam quoque) – raccoglie invece tutti quei testi che hanno ripreso, in vari modi, l’opera di Machiavelli. Venendo a considerare la struttura delle schede, queste si ripartiscono tra edizioni viste direttamente e non-viste. Per le prime si è indicata la sede di conservazione e la descrizione è stata condotta su almeno due esemplari differenti, mentre per le seconde si è indicato il rimando alla bibliografia usata come fonte per l’individuazione dell’edizione. La descrizione analitica è così strutturata: descrizione dell’edizione (frontespizio, colophon, cartulazione, etc.) con eventuali osservazioni o rimandi, descrizione degli esemplari, sia osservati direttamente che in formato digitale (per i quali si fornisce il rimando alla base dati dove sono reperibili) e una area finale con i nomi presenti nel complesso della scheda e una eventuale bibliografia di riferimento relativa all’edizione. Le schede, così come l’intero vol., si presentano dense e ricche, così come auspicato dai curatori nell’introduzione, i quali, citando Benedetto Croce, definiscono la “forma” di una bibliografia: “le bibliografie sono distinte non in ‘complete’ e ‘incomplete’, ma in ‘ricche’ e ‘povere’”. Si attende quindi l’uscita dei prossimi volumi. – A.T.

035-B Carnelos (Laura), «Con libri alla mano». L’editoria di larga diffusione a Venezia tra Sei e Settecento, Milano, Edizioni Unicopli, 2012 (‘L’Europa del libro. Editoria e cultura in età moderna e contemporanea’, 9), pp. 363, ill. b/n, ISBN 978-88-400-1574-3, € 19. Negli ultimi decenni dalla storiografia è stata prestata una attenzione sempre più marcata nei confronti dell’editoria di larga diffusione, culminata in un felice momento di particolare sintesi a livello italiano ed europeo con l’uscita nel 2010 del volume Libri per tutti. Generi editoriali di larga circolazione tra antico regime ed età contemporanea a cura di Lodovica Braida e Mario Infelise (si veda la recensione in «AB» 015-H). L’impostazione per generi adottata nell’occasione non permetteva ovviamente approfondimenti per le singole realtà geografiche, la cui analisi compiuta in senso diacronico consente di comprendere in modo più particolareggiato lo sviluppo e le dinamiche di questo fenomeno editoriale proprio nei singoli centri di produzione: fa bene quindi l’a. a sottolineare nella Premessa che il caso veneziano da lei analizzato non deve essere considerato un modello di riferimento, bensì l’esempio di una realtà tipografico-editoriale eccezionale nell’ambito italiano. L’a. di «Con libri alla mano» si propone infatti di investigare su quanto avvenne a Venezia soprattutto nei secoli XVII e XVIII, quando molti tipografi della Serenissima Repubblica si dedicarono in modo quasi esclusivo alla stampa di carte volanti, libri comuni, almanacchi etc., poi diffusi per la città in modo capillare in particolare – ma non esclusivamente – da venditori ambulanti. L’a. ha condotto la ricerca soprattutto basandosi sulla ricca documentazione presente nell’Archivio di Stato di Venezia, effettuando un attento lavoro di scavo nei vari fondi e dimostrando di sapersi muovere con sicurezza nell’argomento dell’editoria di larga diffusione, a cui ha già in passato dedicato studi qui opportunamente utilizzati, come nel caso del catalogo delle edizioni dei libri da risma prodotte dai Remondini. Il vol. si apre con un capitolo sulla legislazione veneziana in materia a partire dai provvedimenti della prima metà del Cinquecento, quando venne avvertita l’esigenza di regolamentare la produzione dei libri a stampa, e si sofferma in particolare sulla casistica dei cosiddetti “libri comuni” e delle loro ristampe fino alla fine del Settecento. Nel capitolo successivo vengono analizzate le varie tipologie delle pubblicazioni di largo consumo prodotte a Venezia, citando un buon numero di casi esemplificativi all’attenzione dei lettori. Le prassi più o meno legali specificatamente utilizzate nelle tipografie per questo genere di edizioni costituiscono l’oggetto del terzo capitolo, frutto dell’incrocio di testimonianze tratte dalla documentazione archivistica e dell’analisi de visu dei volumi. Venivano venduti a peso all’ingrosso i libri da risma, tipici prodotti editoriali di larghissima diffusione e al contempo di bassissima qualità tipografica, mentre per la vendita al dettaglio lo strumento più utilizzato era il catalogo di vendita, come viene specificato nel quarto capitolo. Banchi e ceste per la città è il titolo del capitolo seguente, in cui sono protagonisti i venditori ambulanti o quelli privi di una bottega e che quindi vendevano libri su banchi mobili. Anche in questo caso la documentazione archivistica permette all’a. di ricostruire, a volte anche vivacemente grazie all’uso di alcuni aneddoti, quanto avveniva tra i banchi di libri di Piazza San Marco e di Rialto, oltre che più in generale nelle calli e nei campi percorsi quotidianamente da ambulanti – spesso esercitanti illecitamente – che “gridavano” canzonette, relazioni e altri stampati tenuti su un braccio o in una cesta. Altre categorie di venditori furono i ciechi, che avevano la sede della propria confraternita nella Basilica di San Marco (il più noto in città fu Paolo Briti detto il cieco di Venezia), oltre a saltimbanchi, cantastorie, ma anche dentisti, rigattieri, fruttaroli e non mancarono anche religiosi (capitolo sesto). Per ultimo l’a. si sofferma sui luoghi privilegiati per la vendita di stampati, che furono sempre compresi tra i due poli commerciali della città, ovvero Piazza San Marco e Rialto, collegati tra loro dalle Mercerie. Qui oltre alle librerie abbondavano caffè, locande e osterie, mete fisse dei venditori “volanti” non autorizzati fino all’inizio del Regno Lombardo-Veneto, quando tutto il sistema cambiò radicalmente a causa dei pesanti controlli polizieschi voluti dal governo asburgico. Il vol. è inoltre corredato da una serie di utili apparati, volti a completare e a facilitare la consultazione del testo, quali un Piccolo glossario sui venditori di libri (p. 267), le Fonti bibliografiche (p. 295) comprendenti i titoli delle pubblicazioni dell’epoca citati nel testo, la Bibliografia (p. 311) e l’Indice dei nomi (p. 345). – M.C.

035-C De l’argile au nuage; une archéologie des catalogues (IIe millénaire av. J.-C. – XXIe siècle), [Paris-Genève], Bibliothèque Mazarine- Bibliothèque de Genève-Éditions des Cendres, 2015, pp. 429, ill., ISBN 979-10-90853-05-8, € 42. L elegantissimo vol. recensito costituisce il catalogo dell’importante e fortunata mostra tenutasi dapprima alla Bibliothèque Mazarine di Parigi dal 13 marzo al 13  maggio di quest’anno e che proprio in questi giorni debutterà presso la Bibliothèque de Genève per terminare il prossimo 21 novembre. La splendida iniziativa, frutto della collaborazione tra due delle più prestigiose istituzioni bibliotecarie europee, ha voluto mostrare per la prima volta il percorso evolutivo di un oggetto tra i più ordinari della quotidianità culturale: il catalogo. Naturalmente, com’è ovvio che sia per una mostra “bibliotecaria”, la tipologia catalografica presa come oggetto di interesse e di analisi semantica e sociale è quella del catalogo librario. In un’era in cui si sta vivendo un rapidissimo percorso di dematerializzazione dell’informazione e degli strumenti a essa collegati, l’idea di creare una mostra su uno dei più antichi veicoli informativi appare non solo efficace, ma eccezionalmente accattivante. Il fascino che tale oggetto ha esercitato – e continua a esercitare – sul mondo degli studiosi è palesemente elevatissimo. Esso infatti non è affatto uno strumento monofunzionale che unisce una biblioteca ai suoi utenti col solo obiettivo di guidarli all’interno del suo patrimonio bibliografico (anche se oggi per convenzione alcuni direbbero “patrimonio documentario”). Il catalogo possiede al contrario, fin dalle sue origini, una pluralità di funzioni fondamentali che vanno al di fuori della mera sfera bibliotecaria, secondo la basilare ambizione incorporata da questa tipologia documentaria di ordinare, descrivere e classificare tutto ciò che è elencabile (“catalogare l’universo”, per citare il titolo di un interessante volumetto pubblicato qualche anno fa). Come dunque i cataloghi hanno permesso di creare classi e nomenclature tassonomiche applicabili al mondo delle scienze – dall’astronomia alla botanica e alla zoologia – allo stesso modo essi hanno contribuito a formare dispositivi essenziali per avvicinare gli esseri umani al mondo della cultura scritta. Il vol. curato da Yann Sordet racchiude in sé, per l’appunto, il lungo e affascinante itinerario che, dai primi inventari incisi sulle pìnakes d’argilla mesopotamiche del II millennio a.C. fino ai cataloghi multimediali, ha condotto alla nuova società dell’informazione globale. L’opera si articola in due partizioni principali, la prima delle quali è costituita da una sezione di dieci contributi che a vari livelli illustrano il percorso evolutivo dell’oggetto-catalogo. Così dunque Yann Sordet, nel suo raffinato e intelligente saggio dal titolo Pour une histoire des catalogues de livres, presenta in maniera efficace e puntuale gli aspetti generali del tema cardine della mostra, percorrendo, nell’arco di appena trenta pagine, la storia dei cataloghi librari secondo un diagramma interpretativo quanto mai originale. Anne-Marie Turcan-Verker si occupa invece di esporre le dinamiche di accesso al mondo della cultura scritta nell’occidente latino prima dell’avvento della stampa tipografica, mentre a quest’ultimo periodo è dedicato il contributo di Valérie Neveu, la quale illustra in modo egregio le tipologie e i sistemi di catalogazione e classificazione che si sono susseguiti dall’età di Gutenberg a quella del web 2.0. Alla sfera dell’informazione bibliografica tra XVI e XVIII secolo è invece rivolto il saggio seguente, a firma di Isabelle Pantin, come pure quello di Andrea De Pasquale dedicato ai processi di normalizzazione e di unificazione formale dei sistemi catalografici nell’Italia del Settecento. Thierry Dubois si occupa in seguito del rapporto diretto tra catalogo e biblioteca nell’età moderna proponendo l’analisi di tre casi particolari di biblioteche svizzere settecentesche. Al rapporto tra la Bibliografia e l’Historia Litteraria è dedicato invece il contributo Jean-Pierre Vittu, mentre Frédéric Barbier si sofferma sull’analisi del significato intellettuale e socioeconomico dell’oggetto catalografico. Gli ultimi due saggi che costituiscono la prima parte del vol. sono dedicati all’età contemporanea: Mélanie Roche incentra il suo contributo sui cataloghi bibliotecari europei e statunitensi di Otto e Novecento, collaborando inoltre con Françoise Bourdon e Gilda Illen alla stesura dell’ultimo saggio dedicato alle nuove frontiere della catalogazione informatica. La seconda parte dell’opera è costituita dal catalogo della mostra, composto da 70 schede descrittive, create da una quarantina di studiosi europei del settore, dedicate ad altrettanti oggetti catalografici. Le schede sono suddivise in cinque gruppi principali seguendo un percorso cronologico che va dall’antichità mesopotamica all’era dei grandi cataloghi ottocenteschi. All’interno di queste “sale tematiche” sono distribuite le diverse particelle bibliografiche che insieme formano un affresco essenziale eppur esaustivo della storia catalografica occidentale. Se da un lato la parte del leone spetta ai cataloghi di biblioteche pubbliche e private del passato e alle grandi bibliografie storiche, cionondimeno appaiono estremamente interessanti i casi riguardanti il commercio librario e gli spostamenti di materiale bibliografico in età moderna – si vedano a tal proposito le schede dedicate ai cataloghi della fiera di Francoforte e alle liste di libri trasportati durante la guerra dei Trent’anni. In definitiva, questo vol., corredato da splendide immagini dei cataloghi descritti e commentati, frutto dell’unione di più energie intellettuali, si pone come un’opera raffinata e dall’importante valore simbolico e documentario, creata in maniera intelligente e per nulla banale, in modo da costituire un strumento utile non solo agli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto a chi si avvicina per la prima volta a una tematica così complessa eppure innegabilmente affascinante (con buona pace di talune “vertigini” elencatorie di recente pubblicazione). – N.V.

035-D Ferreri (Luigi), Marco Musuro, Turnhout, Brepols, 2014, pp. 696, ISBN 978-2-503-55483-9, s.i.p. Il poderoso vol. esce all’interno della collana “Europa humanistica”, promossa dall’Institut de Recherche et d’Histoire des Textes di Parigi e pubblicata da Brepols, e ne inaugura la sezione italiana, “L’Italia degli umanisti”. La scelta di cominciare con M. sembra essere assolutamente accidentale, ciò che tuttavia non fa scandalo, nonostante i natali greci del soggetto date, almeno, da un lato la sua, ut sic dicam, naturalizzazione italiana (peraltro sancita anche dalla voce sottoscritta da Paolo Pellegrini per il Dizionario Biografico degli Italiani), dall’altro il ruolo decisivo che i greci ebbero nella maturazione dell’umanesimo italiano. In Italia Musuro giunse nel 1492, nemmeno ventenne, portatovi da Giano Lascaris, che era stato mandato in Grecia dal Magnifico per cercarvi informazioni, libri, e, appunto, studiosi di talento. Da Firenze, dove trascrisse e annotò vari codici, Musuro passò a Venezia quando vi iniziava l’attività di Aldo Manuzio, del quale divenne, quanto all’edizione dei testi greci, il principale collaboratore, sebbene prestasse la sua opera anche alla tipografia dei greci Zaccaria Calliergi e Nicola Vlastos. Passato poi a Ferrara e in seguito Carpi, senza però perdere il contatto con la Laguna, dal 1503 insegnò con grande fortuna a Padova, da cui passò poi nuovamente a Venezia, ove insegnò greco alla scuola di San Marco dal 1512 al 1516. Nominato da Leone X vescovo di Hierapetra e poi arcivescovo di Monembasia, si trasferì a Roma, dove, pur intenzionato a non tagliare i suoi legami con Venezia, morì nell’ottobre del 1517. Intento del vol. è analizzare l’attività di editore di testi, l’opera didattica e i libri “passati per le mani” dell’umanista di Candia; al tutto è premessa una sezione introduttiva, che intende scendere nel dettaglio della vicenda biografica. Interessano in particolare qui la prima e la terza parte dell’opera. Quanto alla prima, le edizioni vengono minuziosamente classificate in: Edizioni sicuramente curate da M.; Edizioni probabili o possibili di M.; Collaborazione di M. ad edizioni; Probabili o possibili collaborazioni di M. ad edizioni; Edizioni dall’incerta attribuzione o falsamente attribuite. All’interno di ogni gruppo, le edizioni sono presentate in ordine cronologico. Per ogni edizione trattata si dà la trascrizione delle parti liminari, nonché la trascrizione delle lettere prefatorie e la relativa traduzione; non si fornisce, invece, descrizione analitica, ma si rimanda ai repertori; segue per ogni edizione un’ampia scheda storico filologica. La sezione dedicata ai libri materiali passati per le mani dell’umanista è allo stesso modo finemente distinta: Manoscritti in tutto o in parte copiati da M.; Manoscritti e stampati annotati da M. (divisa in tre sottosezioni: Manoscritti annotati; Manoscritti con annotazioni sporadiche di M.; Stampati annotati); Libri posseduti da M. (anche qui tre sottosezioni: Manoscritti posseduti da M.; Manoscritti contenenti la dedica a Carlo Cappello; Altri manoscritti contenenti dediche o supposte tali di M.); Traduzioni; Codici contenenti l’ex libris di Alberto Pio da Carpi; Manoscritti “per gli Eupatridi”. I manoscritti sono descritti con criteri codicologici e ogni scheda è corredata di bibliografia. Chiude il vol. una ricca serie di apparati: tavola delle abbreviazioni bibliografiche (pp. 617-54); Elenco delle edizioni in ordine cronologico (pp. 655-6); Elenco degli autori secondari (pp. 657-8); Elenco dei destinatari delle lettere di dedica (p. 659); Elenco dei manoscritti e degli stampati copiati, annotati, posseduti da M. (pp. 661-5); Indice dei nomi e delle opere (pp. 667-85); addenda et corrigenda (pp. 691-5). ― A.L.

035-E Libri, lettori, immagini. Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna, a cura di Luca Rivali, Udine, Forum, 2015 (‘Libri e Biblioteche’, 35), pp. 297, ill., ISBN 978-88-8420-859-0, € 26. Il vol. raccoglie gli atti della giornata di studio dedicata a Libri e lettori a Brescia tra Medioevo ed Età moderna: si tratta del quinto appuntamento nell’arco di dieci anni, i cui Atti hanno sempre visto la luce in tempi brevi e con risultati scientifici di alto profilo. Gli incontri, organizzati con il contributo del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche dell’Università Cattolica di Brescia e della Fondazione “Ugo Da Como” di Lonato, mettono a confronto studiosi di vaglia e giovani studiosi, come ricordano il curatore Luca Rivali ed Edoardo Barbieri, che traccia, in chiusa del volume (pp. 271-74), un sintetico bilancio della decennale esperienza di collaborazione tra docenti afferenti ad ambiti disciplinari diversi. Il vol. ripercorre momenti differenti della vita culturale bresciana e dei suoi protagonisti, a partire da un lungo contributo di Simona Gavinelli (pp. 9-37) dedicato ad Altobello Averoldi, nobile bresciano divenuto vescovo di Pola nel 1497; di Altobello vengono in particolare messi in luce gli interessi artistici, in parte ereditati dal padre, il quale aveva commissionato a Vincenzo Foppa la decorazione della cappella di famiglia in Santa Maria del Carmine. La studiosa approfondisce inoltre la figura di Raffaele Riario, cardinale nel Concistoro del 1477, raffinato collezionista di marmi romani, forse provenienti dal Colosseo, che di certo contribuì a plasmare la sensibilità artistica di Altobello, il quale collezionò non solo oggetti d’arte, ma anche manoscritti, andati per la maggior parte perduti.  Di codici miniati si occupano anche Stefania Buganza e Marco Rossi (pp. 39-61), i quali prendono in considerazione un periodo artistico particolarmente felice per Brescia, la breve, ma significativa signoria di Pandolfo Malatesta (1404-1421), durante la quale viene affidata la decorazione di una cappella del Broletto a Gentile da Fabriano. A partire dall’unico codice sicuramente appartenuto a Pandolfo, e attualmente conservato nella Biblioteca Gambalunga, i due studiosi identificano altri manoscritti da lui posseduti o commissionati e cercano di individuare le personalità che hanno realizzato le iniziali e le illustrazioni, come a esempio Giacomo da Imola, il cui nome compare nel 1419 tra le carte malatestiane di Brescia. Roberto Tagliani (pp. 63-86) propone invece ulteriori approfondimenti sul ms. Fondo Ospedali, Bonomelli, b. 99, dell’Archivio di Stato di Brescia, l’instumentario della Disciplina di San Cristoforo, nel quale compare – accanto a testi di natura giuridica – una famosa Passio Christi, prima attestazione del volgare bresciano, studiata anche da Gianfranco Contini. Tagliani recupera e pubblica altri due testi in versi e due in prosa del medesimo ms., che compongono, insieme alla Passio – come lo studioso bene mette in luce – l’ufficio del Giovedì Santo, probabilmente comune a tutte le scholae della Congregazione di Brescia. Di un ms. queriniano si occupa Vanessa Marenda (pp. 157-74), che prende in considerazione il codice miscellaneo I.III.11 del Fondo Legati Martinengo, restringendo però la sua indagine a una redazione inedita della leggenda di santa Margherita di Antiochia, che si segnala per la presenza di un prologo e per alcuni dettagli biografici che apparentano il ms. con due diversi rami della tradizione. I precedenti studi filologici – con attenzione vagliati da Marenda – attribuiscono il testo agiografico anonimo al milanese Giovan Francesco de Cignardi, che potrebbe però esserne solo il possessore, o a un monaco originario del piacentino o almeno attivo in quell’area. Melissa Francinelli (pp. 87-103) approfondisce, poi, l’opera di Bartolomeo di Castel della Pieve, rimatore e grammatico del XIV secolo, amico di Manfredino da Sassuolo, podestà di Brescia nel 1374. Una lunga epistola latina della biblioteca Civica A. Mai di Bergamo offre alla studiosa importanti informazioni sulle vicende biografiche, a tratti oscure, di Bartolomeo. In particolare, attraverso la ricostruzione delle vicissitudini politiche di Francesco e Manfredino da Sassuolo, vengono chiariti i motivi per cui quest’ultimo va in soccorso del rimatore, arrestato poco dopo il suo arrivo a Brescia. Una puntuale disamina delle rime di Bartolomeo mette infine in rilievo le tematiche principali della sua poesia, in particolare la vena comica nello scambio di sonetti con Francesco di Vannozzo. Gianni Bergamaschi (pp. 105-130) indaga la diffusione a Brescia del culto di santa Giulia, le cui spoglie arrivano in città nel 762-763, per volontà di Ansa, moglie del re longobardo Desiderio. Lo studioso analizza sia testi agiografici, a partire dalle prime attestazioni toscane, sia fonti iconografiche, riscontrando varie contaminazioni con altre vite di sante, visto che a santa Giulia viene attribuito, per esempio, il supplizio degli uncini di ferro. L’iconografia, specie quella seicentesca, sovrappone poi il martirio di santa Giulia con quello di sant’Agata, a cui per altro era dedicato un altare in Santa Maria in Solario, nel monastero di Santa Giulia. Ledizione della Commedia, pubblicata a Brescia da Bonino Bonini nel 1487, è oggetto del contributo di Giancarlo Petrella (pp. 131-56). La stampa bresciana è in effetti, come sottolinea lo studioso, il primo esemplare illustrato del poema dantesco, dal momento che l’edizione fiorentina di Niccolò di Lorenzo, la prima a essere corredata da illustrazioni, presenta esemplari incompleti, poiché – dopo la stampa dei primi canti – le immagini vengo impresse su fogli volanti e incollate. Per limitare i costi, l’editore bresciano usa delle silografie, 68 nel testo (ma le matrici sono solo 60, perché alcune immagini si ripetono). Petrella analizza le singole illustrazioni e ipotizza che la presenza di mani diverse, pur all’interno di un progetto grafico unitario, sia dovuta alla necessità di rendere i tempi di stampa più brevi. Giuseppe Crimi (pp. 185-99) analizza l’edizione bresciana delle Bugie, capricci fantastici veri o non veri (Bartlomeo Fontana, 1610) di Francesco Moise (o forse sarebbe meglio dire Moisè), originario di Cherso d’Istria. Dopo un breve excursus dedicato alle opere del Moise, lo studioso analizza i centodieci sonetti caudati che compongono le Bugie, rintracciando antecedenti di rilievo nell’anonimo Bugiardello cinquecentesco, nel Menzoniero ovvero Bosadrello di Baldassarre da Fossombrosa e – presenza ancora più di rilievo – nel Burchiello, che in due occasioni compare addirittura come attante. I sonetti si segnalano, però, anche e soprattutto per la presenza di innumerevoli elementi legati alla realtà bresciana, che fanno intuire uno stretto legame con il luogo di stampa della raccolta. La storia dell’editoria è al centro anche del contributo di Alessandro Tedesco (pp. 227-45), che indaga l’attività di Tommaso Ferrando, bergamasco di nascita, ma famoso per aver introdotto a Brescia l’arte della stampa. Tedesco vaglia con grande lucidità critica le fonti storiografiche, mettendo in evidenza come ancora nel Settecento il tipografo fosse ignorato dai bibliofili, anche dai più attenti, quali il cardinal Querini e Michael Maittaire. Solo sul finire del secolo la sua attività viene approfondita dagli eruditi, nei quali però spesso manca la necessaria obiettività critica, tanto da creare una sorta di mito del “pioniere” dell’editoria bresciana, a cui vengono non di rado attribuite erroneamente alcune edizioni. La storia dell’editoria si intreccia spesso con quella delle biblioteche, anche se poche biblioteche private sono riuscite a sopravvivere dopo la morte del loro creatore; di un caso particolarmente interessante, quello dalla libreria di Giovanni Saibante di Verona, si interessa Enrico Valseriati (pp. 201-26), che ne ricostruisce – soprattutto attraverso le fonti storiche – la consistenza. Nello specifico, poi, vengono segnalati due manoscritti di autori del XV secolo, di evidente interesse bresciano: il poema Costantinopolis dell’umanista bresciano Ubertino Posculo e una miscellanea in semigotica, contenente – tra le altre – due opere di Albertano da Brescia, copiate dal canonico Pietro Sacconi. Luca Rivali (pp. 247-69), che del vol. è anche curatore, ricostruisce i rapporti di collaborazione intercorsi tra il bibliofilo e collezionista Ugo Da Como e l’erudito bresciano mons. Paolo Guerrini, studiando i loro scambi epistolari. Da Como, come bene documenta Rivali, ricorre all’ecclesiastico soprattutto per avere pareri sulle edizioni acquistate o da acquistare in antiquariato, in particolare per incunaboli e cinquecentine di stampatori o autori bresciani. La collaborazione tra i due ha anche ripercussioni sugli studi del Guerrini, il quale riconosce in uno dei manoscritti del senatore l’autografo dell’umanista Taddeo Solazio, appartenuto al conte Pompeo Litta e da lui donato allo scienziato Giovanni Labus. ― Cristina Cappelletti

035-F Ruffini (Graziano), Cristoforo Zabata. Libraio, editore e scrittore del Cinquecento, Firenze, Firenze University Press, 2014 (‘Fonti storiche e letterarie - edizioni cartacee e digitali’, 41), pp. 224, ISBN 978-88-6655-679-4, € 16,90. Il vol. delinea la figura e l’attività del genovese Cristoforo Zabata, libraio, editore, cartaio e, in misura minore, letterato, nato forse attorno al 1530 e deceduto probabilmente tra 1594 e 1596. L’opera consta di 4 capitoli: in prima battuta viene ricostruita la biografia di Zabata, ricca di nessi con il tessuto imprenditoriale e politico ligure (lavorò anche come libraio per la stamperia di Antonio Roccatagliata). Segue l’affondo sull’attività di libraio su vasta scala che lo portò ad avere contatti con Venezia, anche in veste di intermediario per altri commercianti di libri attivi a Genova (come Antonio Orero); dubbi, anche se probabili, rimangono invece i legami con l’ambiente pavese. Si ricostruisce, quindi, l’operato di Zabata in veste di editore che commissionava lavori a stampatori genovesi, veneziani e pavesi, proponendo anche gli annali delle sue edizioni: sono 21, senza contare alcune riemissioni, e vengono descritte in schede altamente analitiche. L’approfondimento si appoggia anche all’esame di paratesti e dediche ed evidenzia le motivazioni culturali, politiche ed economiche, sottese alla realizzazione delle edizioni. Nella produzione di Zabata compaiono anche otto antologie poetiche, uscite in un trentennio, che «fornirono l’occasione di pubblicare oltre un centinaio di autori» (p. 60), tra cui figurano anche nomi importanti quali Luigi Tansillo o Torquato Tasso (di cui peraltro comparve, nella raccolta del 1579, il quarto canto della Gerusalemme liberata). Il capitolo seguente delinea il profilo di Zabata come letterato, risultante prevalentemente dalla composizione di versi o prose inseriti nelle proprie edizioni e quasi tutti valutabili come paratesti con finalità encomiastiche e, pertanto, intimamente legati all’impegno editoriale dell’intraprendente libraio genovese. Concludono l’opera una appendice con la trascrizione di documenti d’archivio, la bibliografia e l’indice dei nomi. Il principale motivo di interesse del saggio è, evidentemente, quello di aver delineato la vicenda professionale di un imprenditore del libro del secondo Cinquecento di cui sinora si sapeva abbastanza poco (ma si tenga comunque conto che Zabata non fu una figura di primo piano né per la quantità delle edizioni prodotte, né per il rilievo avuto nella cultura italiana del Cinquecento, mentre ebbe ruolo di indubbia importanza nel contesto genovese). Il caso di Zabata conferma la dinamicità dell’editoria dell’epoca, che spingeva (ma anche costringeva) chi vi operava a spostarsi da una località all’altra per seguire gli affari, per mantenere rapporti con i grandi centri dell’imprenditoria del libro e per disegnare un proprio spazio nelle reti commerciali, creando in tal modo legami con colleghi di basso o alto rango e ponendo sempre grande attenzione alla costruzione di un capitale di relazioni personali con letterati di varia caratura e con uomini di potere. L’a. si muove con disinvoltura nel mondo dell’editoria e dei libri antichi (e delle biblioteche) e utilizza un ampio ventaglio di fonti manoscritte e a stampa, antiche e moderne, intrecciate con equilibrio e consapevolezza documentaria, vagliate con scrupolo e menzionate con un cospicuo ricorso a citazioni e trascrizioni. Ne risulta un’opera valida anche per ribadire i contorni e le peculiarità dell’approccio alla storia della cultura affrontato dal punto di vista delle discipline bibliografiche, da intendere non tanto quali indagini che muovono da studi di storia della letteratura mettendo poi in campo anche competenze di tipo bibliologico-bibliografiche, quanto come ricerche che pongono in primo piano la descrizione e l’indicizzazione di edizioni e testi (qui sono specialmente raccolte poetiche), l’osservazione dei fenomeni bibliografici (basti pensare allo studio delle sottoscrizioni editoriali e delle varianti tra esemplari) e delle dinamiche editoriali (sempre influenzate da eventi sociali e culturali). Un insieme di approcci e di tecniche di analisi che, ovviamente, si possono applicare non solo alle vicende dell’Italia della seconda metà del XVI secolo, per quanto siano particolarmente efficaci in questo ambito, stante la solita tradizione catalografica e bibliografica di settore. ― R.G.

035-G Santoro (Marco), I Giunta a Madrid. Vicende e documenti, Pisa-Roma, Serra, 2013 (‘Biblioteca di “Paratesto”’, 9), pp. XXXIV+290, ISBN 978-88-6227-634-4, € 124. La rilevanza internazionale della famiglia di editori-tipografi Giunta, la cui imprenditorialità libraria ha lasciato importanti tracce di sé in mezza Europa del XV e XVII sec., non ha necessità di essere sottolineata; e neppure l’importanza delle attività impiantate dai membri della famiglia nel Regno di Spagna. Ben si intendono quindi le ragioni della scelta di studiare forse il ramo meno noto, costituito da Giulio Giunta de’ Modesti e dal nipote Tommaso che furono attivi a Madrid tra Cinque e Seicento (ma legati al ramo familiare ben installato a Salamanca). Il presente vol. ha alcune caratteristiche del tutto particolari, che lo distinguono dagli studi comunemente pubblicati e dedicati a qualche “artiere” del libro antico. Innanzitutto manca completamente ogni accenno o tentativo di allestimento di annali della tipografia oggetto dello studio, della cui produzione il lettore resta sostanzialmente all’oscuro: paradossalmente si vengono a conoscere una infinità di dati anche assai minuti circa la vita dei Giunta madrileni, ma poco o nulla sulla loro attività editoriale. Secondariamente, non si fa alcun uso della fotografia, qui forse utile a riprodurre qualche originale dei documenti pubblicati, o della grafica (utile per orientarsi un albero genealogico della famiglia). In terzo luogo, l’a. preferisce mettere in risalto i documenti recuperati (enfatizzati al punto da proporne puntuali traduzioni integrali italiane), che in effetti occupano la stragrande parte dell’opera (pp. 1-12 regesto, pp. 13-4 criteri di trascrizione, pp. 15-282 traduzione italiana e trascrizione – in quest’ordine – degli 88 documenti individuati), mentre a se stesso lascia un limitatissimo spazio concentrato nella breve ma illuminante Presentazione (pp. IX-X), nella Introduzione (pp. XI-XXXI) e nella per me un po’ misteriosa “bibliografia segnaletica essenziale” (pp. XXXIII-XXXIV). Anzi, pur annunciando un futuro lavoro di discussione e studio (p. X), l’a. ha voluto lasciare ampio spazio al lavoro di due collaboratori, Marta Trobat Bernier che si è occupata della trascrizione dei suddetti documenti sulla base delle Normas para la Transcriptión de Documentos Históricos Hispanoamericanos del 1961, e Massimo Marini che ha tradotto tutti i documenti in italiano e realizzato gli indici (vedi sempre p. X). Ci si concentrerà perciò qui nella presentazione e nell’analisi sulla ventina di pp. che costituiscono un materiale introduttivo alla massa documentaria pubblicata (e recuperata interamente presso l’Archivo Historico de Protocolos di Madrid, in gran parte concentrata nei protocolli 1349-1358). Dopo un’ampia analisi di alcuni contratti per l’assunzione di apprendisti e lavoranti di vario genere, si precisa che già almeno dal 1590 Giulio Giunta doveva essere attivo a Madrid, con una dotazione tipografica non indifferente. In realtà, l’attività del Giunta documenta un interesse attento all’aspetto editoriale e del commercio librario, non meno che più generalmente imprenditoriale. Alla morte del primo, nel 1619 il nipote Tommaso ne eredita le attività, nelle quali era già stato pienamente coinvolto. Il vol., pubblicato coi fondi del PRIN 2008 “Mobilità dei mestieri del libro in Italia tra il Quattrocento e il Seicento”, è dotato di un indice dei nomi (283-90). – E.B.

035-H Tosin (Luca), La circolazione libraria nel Seicento italiano. La rete di interscambi epistolari fra bibliofili e tipografi, Cargeghe, Editoriale Documenta, 2014 (‘Bibliographica’, 10), pp. 281+ 1 CD-ROM, ill. b/n, ISBN 978-88-6454-302-4, € 30. Il titolo del vol. di Luca Tosin potrebbe trarre in inganno lo storico del libro che vi cercasse all’interno una ricostruzione del commercio librario italiano nel XVII secolo. L’a., invece, adotta una prospettiva originale e tenta di definire un panorama dei movimenti librari nella Penisola, a partire dai contatti, che comprendevano ovviamente fitti scambi e spedizioni di libri, tra gli uomini della cultura del Seicento. Non si deve dimenticare che molte pubblicazioni antiche, specie quelle uscite a spese degli stessi autori, che poi ne ritiravano buona parte se non la totalità delle copie, avevano una circolazione in tutto o in parte svincolata dai canali commerciali tradizionali, ma legata solo ai contatti epistolari o personali degli autori stessi. Va dato merito all’a. di aver analizzato un’ampia messe di fonti edite e inedite, soprattutto epistolari di eruditi secenteschi, a caccia di notizie, più o meno frammentarie, che permettono di tracciare un quadro dei viaggi che i libri compivano da uno stato a un altro, da una città a un’altra, da un lettore a un altro. La Repubblica delle Lettere, transnazionale, plurilingue e interdisciplinare per natura, è percorsa da lettere, acclusi alle quali spesso viaggiano libri e opuscoli, cataloghi di librai-editori e notizie bibliografiche. Ma nelle epistole si possono leggere anche richieste di aiuto, osservazioni e suggerimenti, proposte di correzioni e note sui temi più vari: dalla censura alle dogane, dai costi delle spedizioni ai profili degli editori a cui è più opportuno rivolgersi per pubblicare le proprie opere. Il saggio di Tosin si divide in sei capitoli. I primi tre, i più brevi, hanno un carattere introduttivo e si soffermano, rispettivamente, sulla figura dell’erudito agostiniano Angelico Aprosio (1607-1681) – vero protagonista di queste pagine, nonché punto di partenza (e di arrivo) e riferimento costante di questo studio –, sui limiti e sulla metodologia della ricerca e, da ultimo, sulla tipologia di notizie legate al mondo del libro che si possono ricavare dagli epistolari secenteschi. Con il capitolo quarto si entra nel vivo del discorso, analizzando più da vicino il complesso meccanismo che diede vita a una vera e propria rete di collegamenti con attori e ruoli precisi e ben definiti. La si potrebbe definire – come suggerisce Tosin – l’infrastruttura vitale della “Repubblica delle Lettere”. Il capitolo quinto segue i libri nei loro vari viaggi, prendendo in considerazione anche gli aspetti più minuti, meno ovvi e, soprattutto, meno noti, come le dimensioni degli imballaggi. Un tema tutt’altro che secondario perché tira in ballo costi, quantità di materiali in movimento, tempi di consegna, controlli… Il sesto e ultimo capitolo segue l’evoluzione del genere epistolare, inteso come mezzo di circolazione dell’informazione bibliografica, verso una tipologia di pubblicazioni ufficiali destinate a tale scopo, ovvero i giornali letterari, vera e propria bibliografia corrente dell’editoria di cultura del Seicento e del Settecento. La fame di informazioni (e di polemiche letterarie) degli eruditi trovava così il suo soddisfacimento in una pubblicistica, magari non regolare e qualche volta addirittura truffaldina, ma certamente ampia e meno sporadica della comunicazione epistolare. Nel XVII secolo, partendo dalla Francia e passando per l’Inghilterra, nascono i primi giornali letterari che tanta fortuna avranno poi nel secolo dei Lumi e oltre. Nel cd-rom allegato si trovano una serie di appendici: le tavole dei principali percorsi seguiti da ordinari, procacci e pedoni; una serie di grafici; un repertorio cronologico della corrispondenza; una schematica ricostruzione dei rapporti epistolari tra eruditi e bibliofili e un regesto completo delle oltre 4.500 lettere prese in considerazione nel vol. Si tratta di un lavoro imponente e condotto con rigore e metodo, ma la cui lettura non è sempre scorrevole. Chiude un’ampia bibliografia, forse però lacunosa su alcuni aspetti specifici, in particolare sul genere epistolare in generale e sulla nascita dei periodici. Spiace l’assenza di un indice dei nomi, che sarebbe stato particolarmente utile per un’opera così densa. – L.R.

035-I Zanzi (Luigi), Storia di Mary Buonanno Schellembrid: la biblioteca Braidense negli “anni di guerra” dal salvataggio alla ricostruzione, Milano, Hoepli, 2015, pp. 315, ill., ISBN 978-88-203-6790-9, € 18. In anni così difficili come quelli che stanno toccando in sorte a tutto il mondo della cultura, ogni occasione diventa preziosa per incoraggiare e auspicare una sorta di rinascita collettiva dalle proprie ceneri. È ciò che ha fatto l’a., a cui l’ambizioso progetto di una nuova e modernissima biblioteca pubblica per la città di Milano, curato dalla Fondazione BEIC (Biblioteca Europea di Informazione e Cultura; le linee-guida che informano l’intero progetto sono consultabili al sito http://www.beic.it/it/articoli/una-nuova-biblioteca-per-milano-e-per-litalia), ha offerto lo spunto per raccontare una gloriosa, e per certi versi mitica, storia di rinascita. Attraverso un intreccio fra ricostruzione storico-documentaria e narrazione di fatti – il vol. è frutto di minuziose ricerche storiche, ma anche di ricordi personali e familiari – l’a. racconta la densa vicenda di Maria (Mary) Buonanno Schellembrid (1887-1983), Sovrintendente bibliografico per la Lombardia, che diresse e salvò, negli anni tremendi fra il 1942 e il 1945, la biblioteca Braidense, protagonista di buona parte del libro, curandone poi personalmente il successivo restauro. Si tratta di una storia nella storia, in cui l’a. conferisce alla figura della Direttrice contorni degni di un personaggio mitologico-ieratico, senza però tradire mai il dato storico. Fedeli (e molto intense) sono infatti le narrazioni del salvataggio di Brera dal rogo che seguì i bombardamenti dell’agosto 1943, e del successivo rocambolesco salvataggio della consistenza libraria della Braidense (pp. 32-82), i due «fatti attrativi di implicita portata leggendaria» (p. 99) di cui la Buonanno si rese protagonista – d’altra parte non è da tutti salvare 170 mila volumi (oltre che documenti, incunaboli, quadri e altro materiale prezioso) imballati alla meno peggio in 2.500 casse, organizzarne il trasporto su automezzi di fortuna da Milano fino all’Abbazia benedettina di San Giacomo a Pontida (dove sfuggirono ai bombardamenti Alleati), e poi accoglierli nuovamente, nell’autunno del 1945, in una Brera già in parte ristrutturata! Ma all’a. interessano molto anche le vicende della vita “normale” della Schellembrid. E dunque, in quell’andarivieni retrospettivo che è la cifra di tutto il vol., ha inizio la “seconda parte” del lavoro (p. 103), in cui la narrazione, incentrata sulla storia personale della donna, diventa pignola (ci sono perfino gli alberi genealogici della famiglia Buonanno e della famiglia Schellembrid, cui appartiene il marito di Mary, pp. 314-5) e per certi versi intima, tradendo così la contiguità dell’a. con la Direttrice (oltre ad averla conosciuta di persona, ne ha sposato la nipote). La ricostruzione al microscopio del milieu, comunque, non è fine a se stessa, poiché frugando fra le pagine prendono forma gli anni della formazione culturale e professionale (l’avvio della carriera bibliotecaria sulle orme paterne, il passaggio da Roma a Milano, la direzione della Braidense, 1942-1954), i grandi successi (la mostra su Alessandro Manzoni nella rediviva Sala Manzoniana della Braidense, nel 1951, p. 86), i riconoscimenti ufficiali (l’elzeviro che Dino Buzzati le dedicò nel 1955 sulla “terza pagina” del Corriere della sera, pp. 97-9), ma affiora anche il profilo di una donna complessa e in netto anticipo sui tempi – ideare e promuovere un premio letterario destinato a una figura femminile, nell’Italia di fine anni Cinquanta (p. 96), si può definire femminismo ante litteram. La Buonanno Schellembrid, insomma, fu una funzionaria dello Stato moderna, appassionata e creativa, che seppe legare la propria devozione alla causa alla storia delle istituzioni culturali meneghine, ma non solo. Volentieri, allora, in tempi cupi per la cultura italiana, si perdonano all’a. le descrizioni un po’ sognanti e la prosa che talvolta “sa di antico”: la storia, o meglio le storie di cui si racconta, sembrano in parte funzionali a una sorta di “chiamata alle armi”, a un auspicato sussulto di orgoglio della comunità culturale milanese, che forse si deve leggere, date le circostanze, come un invito rivolto a tutto il Paese. Arricchiscono il vol. molte immagini, sia a colori sia in bianco e nero. – Elena Gatti.

 

Spogli e segnalazioni

035-001 A tavola con Italo Svevo: il ricettario di Villa Veneziani, 2 vol., Trieste, Libreria Antiquaria Drogheria 28, 2014. Ritrovato di recente dal libraio antiquario Simone Volpato all’interno delle carte dell’archivio Pittoni, questo curioso oggetto bibliografico racchiude il ricettario di Villa Veneziani, lo storico pensatoio di Ettore Schmitz, alias Italo Svevo. Suddivisa in due parti (1. Primi e secondi, 2. I dolci) la raccolta contiene ricette originali rielaborate da Daniela Susel e Laila Adamolli Ban. – N.V.

035-002 Alessandrone Perona (Ersilia), Gobetti editore: dal ‘modello vociano’ all’editore ideale, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 13-31. Viene ripercorsa l’attività editoriale di Piero Gobetti dalla fine della prima guerra mondiale fino al 1925, in particolar modo le vicende legate alla vita della sua casa editrice, la «Piero Gobetti editore». – M.C.

035-003 Allegrezza (Stefano), L’affidabilità delle memorie ottiche nella conservazione a lungo termine dei documenti digitali, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 101-25. Vari fattori di degrado delle memorie ottiche (CD, DVD, Blu-ray Disc, etc.) e consigli per la loro cura e manutenzione. – Pino Buizza

035-004 Armanni (Vittore), L’accordo commerciale Einaudi-Mondadori: egemonia o mercato?, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 247-60. Gli accordi commerciali del 1957 e del 1967 tra le due grandi case editrici italiane del dopoguerra vengono visti alla luce degli aspetti economici e di mercato, ponendo così i rapporti Einaudi-Mondadori in una prospettiva sostanzialmente inedita. – M.C.

035-005 Atılgan (Doğan) ― Özel Nevzat ― Çakmak Tolga, RDA in Turkey. Perceptions and expectations on implementation, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 162-80. Indagine fra i catalogatori delle biblioteche accademiche turche riguardo all’ipotesi di adozione di RDA, Resource Description and Access, le linee guida internazionali elaborate per introdurre i cataloghi nel web semantico. Contributo presentato al convegno internazionale FSR 2014, Faster, Smarter, Richer: Reshaping the library Catalogue, Roma, 27-28 febbraio 2014. – Pino Buizza

035-006 Baldacchini (Lorenzo), Da Calvo a Zoppino. Le prime edizioni della Mandragola, in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp. 103-6 Þ «AB» 035-A

035-007 Baldasso (Renzo), Printing for the Doge: On the First Quire of the First Edition of the Liber elementorum Euclidis, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 525-52. La copia di dedica, al doge Giovanni Mocenigo, della prima edizione degli Elementi di Euclide fu realizzata nel 1482 a Venezia dallo stampatore Erhard Ratdolt. Questa copia, così come altre sedici, reca nel primo fascicolo una composizione differente rispetto alla versione più comune. L’a. esamina proprio questo esemplare, con una particolare attenzione ai dettagli tipografici, riuscendo così a provare come queste copie speciali fossero state stampate dopo la versione comune del volume e come le linee delle figure furono realizzate con delle barrette di metallo della stessa altezza dei caratteri tipografici. – A.T.

035-008 Balsamo (Elena), Caro papà, raccontami una storia, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 425-35. La figlia ricostruisce non tanto la figura di Lugi Balsamo studioso, ma piuttosto gli aspetti più personali e intimi dell’uomo, legati agli anni trascorsi con lei e i fratelli, anni in cui seppe sempre trasmettere ai figli la bellezza del mondo, insegando loro ad apprezzare le meraviglie della natura. – A.T.

035-009 Balsamo (Jean), L’amorevolezza verso le cose italiche. Le livre italien à Paris au XVIe siècle, Genève, Droz, 2015 (Travaux d’Humanisme et Renaissance, 536), pp. 282, ISBN 978-2-600-01825-8, s.i.p. Il vol., che rappresenta l’ultimo prodotto di una ricerca dedicata ai luoghi di interscambio linguistico franco-tedesco e finanziata dall’Agence nationale de la Recherce e dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft, mira a offrire un quadro, non solo bibliografico, della produzione in lingua italiana a Parigi e Tours tra il 1535 e il 1611. Il catalogo, ordinato cronologicamente secondo lo stile annalistico e corredato da opportuni indici, si divide in cinque parti: nella prima si trovano i libri di autori italiani pubblicati in italiano; nella seconda, sempre i libri di autori italiani, ma pubblicati in latino o in francese; nella terza, i libri dei cosiddetti “italianisants”, concetto sviluppato dagli studi di Emile Picot; la quarta parte comprende le edizioni di testi ufficiali, in qualunque lingua essi siano pubblicati; nella quinta, infine, si trovano le edizioni bilingui. Seguono in appendice una lista dei libri in italiano pubblicati col falso luogo di stampa di Parigi nel periodo 1534-1609, e indici cronologico, di editori e tipografi, di privilegi e approvazioni, degli incipit. Le schede bibliografiche comprendono, dopo l’intestazione con autore, titolo, luogo, editore e data, una trascrizione facsimilare del frontespizio, formato, paginazione o fogliazione, fascicolatura, accompagnati da un più o meno ampio commento con trascrizioni di parti di dediche o altri paratesti significativi. Chiude l’indice generale e un’ampia bibliografia. – L.R.

035-010 Banfi (Alberto), Nietzsche, Colli, Foà: l’azzardo di un’edizione critica e di una nuova casa editrice, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 273-85. Pubblicare nel 1961 una nuova edizione critica delle opere di Nietzsche, basata su una puntuale revisione dei manoscritti del filosofo tedesco, venne considerata una sfida economicamente troppo impegnativa da parte di Giulio Einaudi. – M.C.

035-011 Baranelli (Luca), Raniero Panzieri e la casa editrice Einaudi (1959-1963), in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 287-98. L’intervento mira a illustrare l’attività di Raniero Panzieri durante i quattro anni della sua collaborazione della casa editrice Einaudi. – M.C.

035-012 Barberis (Walter), La Storia d’Italia nel segno della continuità editoriale, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 327-33. L’interesse per gli studi storici ebbe radici profonde ancora nel periodo delle origini della casa editrice Einaudi e sfociò nella ideazione di un’opera che dava conto delle innovazioni metodologiche e dell’enorme ampliamento degli orizzonti storiografici dell’epoca. – M.C.

035-013 Barbieri (Edoardo), «Machiavello defuit pietas». Ovvero «le macchie del Machiavello». Da Ambrogio Catarino Politi ad Antonio Possevino, in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp. 107-13 Þ «AB» 035-A

035-014 Barbieri (Edoardo), Ai confini dell’Impero: uno sguardo alle biblioteche trentine del XVIII secolo (rassegna bibliografica), «Studia scientifica facultatis paedagogicae Universitas Catholica Ružomberok», 5, 2014, pp. 9-38. Il tema dell’identità culturale (non dell’appartenenza politica!) del Trentino è dibattuto fin dal XVIII secolo. L’a. propone una rassegna sul tema, soffermandosi sul contributo offerto dalle raccolte librarie trentine del Settecento. – L.R.

035-015 Barbieri (Edoardo), Giulio Pozzoli, il suo «Manuale di tipografia» e l’igiene del tipografo, in L’Officina dei libri, 3, 2012, pp. 173-80 Þ «AB» 035-127

035-016 Barbieri (Edoardo), Isidoro Del Lungo e un maestro calligrafo dell’Ottocento, in L’Officina dei libri, 4, 2012, pp. 177-95. Isidoro Del Lungo (1841-1927) – intellettuale poliedrico, storico della letteratura italiana, nonché ultimo presidente dell’Accademia della Crusca – dedicò un curioso contributo alla figura di Raffaello Salari (1816-1895), carradore fiorentino che, innamoratosi dei libri antichi, si diede alla calligrafia per imitarne le vecchie scritture e i caratteri. Questo ricordo, pubblicato per la prima volta nell’agosto 1906 e poi in una rara edizione a parte, uscita nello stesso anno, offre un ritratto di un mestiere del libro oggi dimenticato. Alle pp. 180-91 la riproduzione integrale del testo di Del Lungo. – Elena Gatti.

035-017 Barbieri (Edoardo), Saluto, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 413-4. Ricordo affezionato del professor Luigi Balsamo che apre questo numero della rivista, dedicato, a più di un anno dalla morte del maestro, a raccogliere un dossier di studi in memoria del grande studioso. – A.T.

035-018 Barbieri (Edoardo), Un decennio di lavoro comune, in Libri, lettori, immagini, pp. 271-4 Þ «AB» 035-E

035-019 Bellettini (Perangelo), Luigi Balsamo e «La Bibliofilia», «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 455-79. L’a. ricostruisce il lungo percorso che ha visto, dal 1926 al 2012, Luigi Balsamo legato a «La Bibliofilia» (da collaboratore fino a direttore). La crescita della rivista, durante questi anni, è stata sempre legata ai nuovi sviluppi nel settore della ricerca e anche alla carriera professionale e accademica di Luigi Balsamo – A.T.

035-020 Benzig (Gian Mario), Migliore la traduzione, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 70-1. Sulla traduzione di Mario Benzig (col cognome italianizzato di Benzi) del romanzo Borgia di Alfred Henschke (pseudonimo: Klabund), elogiata sulla rivista «Die Literatur» nel 1930 da Gerhard Reinboth. ― R.G.

035-021 Bergamaschi (Gianni), Contaminazioni agiografiche e iconografiche nel racconto del martirio di Santa Giulia, in Libri, lettori, immagini, pp. 105-30 Þ «AB» 035-E

035-022 Berger (Shlomo), Production Redemption in Amsterdam. Early Modern Yiddish Books in Paratextual Perspective, Leide-Boston, Brill, 2013 Þ rec. Claudia Rosenzweig, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 629-32.

035-023 Bertazzoli (Marco), Una collana storica nell’Italia fascista. I «Libri verdi» Mondadori tra storia e romanzo (1932-1941), in L’Officina dei libri, 3, 2012, pp. 10946 Þ «AB» 035-127

035-024 Bibbia e Corano a Lampedusa. Il lamento e la lode. Liturgie di migranti, a cura di Arnoldo Mosca Mondadori – Alfonso Cacciatore – Alessandro Triulzi, Brescia, La Scuola, 2014, pp. 206, ISBN 978-88-350-3745-3, € 12,50. Un libretto confuso e sentimentale in cui l’ecumenismo non si fa né coi gesti né con la ragione, ma con parole languide. Forse le lacrime sono però sincere, come sono splendide le foto di frammenti di libri religiosi recuperati tra le carabattole dei migranti: Bibbie, Corani, preghiere in aramaico (vedi le tavole tra pp. 96-7). – E.B.

035-025 Bibliografia degli scritti pubblicati da Luigi Balsamo negli anni 2006-2012, a cura di Giancarlo Petrella, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 495-501.

035-026 Billerbeck Braswell (Margarethe), Il Fondo Bruce Karl Braswell. La biblioteca di un classicista a Lugano, «Fogli», 36, 2015, pp. 1-4. Sulla biblioteca privata (di studio) raccolta tra le mura domestiche dal noto filologo classico nato negli USA, ma attivo soprattutto a Friburgo (1933-2o13), e dall’autrice dell’articolo, collezione che oggi è un fondo alla Biblioteca Universitaria di Lugano. ― R.G.

035-027 Bistoni Colangeli (Maria Grazia), Soppressioni e demaniazioni nei documenti dell’Archivio di Stato di Perugia, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 195-207. Dà conto delle varie requisizioni e delle successive trasformazioni dei beni ecclesiastici nel corso del XIX secolo. – Luca Mazzoni

035-028 Boillet (Élise), La fortune du Psalterio Davitico del Lodovico Pittorio en Italie au XVIe siècle, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 621-8. Lo studio ripercorre la fortuna del testo dell’umanista ferrarese Lodovico Pittorio, attraverso le sue varie ristampe. Grazie a una analisi comparativa delle diverse edizioni viene ricostruita l’evoluzione della destinazione di questo testo di volgarizzamento biblico, in anni che, prima e dopo il Concilio di Trento, erano caratterizzati da una forte evoluzione del contesto religioso e culturale. – A.T.

035-029 Bolelli Gallevi (Stefano), The library catalogue as a bibliographic tool. Document analysis and error corrections as parts of an enhanced workflow, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 143-61. Rivendicata l’importanza della qualità bibliografica dei cataloghi, oggi spesso svalutata, si raccomanda di inserire nel flusso del lavoro di catalogazione l’analisi della pubblicazione, come è dettagliata dalle Regole italiane di catalogazione, mentre è trascurata nelle linee guida internazionali RDA, Resource Description and Access, così da ottenere la corretta identificazione delle edizioni. Altrettanto necessarie la correzione degli errori e l’adozione, in SBN, di strumenti che favoriscano collaborazione e omogeneità. Con esempi illustrati di casi problematici e di errori. – Pino Buizza

035-030 Boringhieri (Giulia), La difficile strada della cultura scientifica in Italia: Paolo Boringhieri e le Edizioni scientifiche Einaudi, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 261-72. Una delle vicende meno note della casa editrice Einaudi riguarda il progetto di editoria scientifica, iniziato nel 1938 e che ebbe particolare sviluppo dall’arrivo nel 1949 di Paolo Boringhieri, fino a quando nel 1957 Giulio Einaudi decise di vendergli le Edizioni Scientifiche Einaudi, che dal primo aprile di quell’anno divennero Edizioni Boringhieri. – M.C.

035-031 Boschetti (Chiara), Dagli esordi in rivista di primo Novecento alla letteratura di consumo degli anni Settanta. La vicenda della Società editrice di «Novissima» a partire dalla sua fase più conosciuta, i «Quaderni», in L’Officina dei libri, 3, 2012, pp. 147-60 Þ «AB» 035-127

035-032 Bradbury (Ray), Siamo noi i marziani, Milano, Bietti, 2014, pp. 295, ISBN 978-8882-483258, €20. Il vol., a cura di Gianfranco De Turris, tra i massimi studiosi del fantastico in Italia, raccoglie dodici tra le più significative interviste dello scrittore statunitense Ray Bradbury. Sceneggiatore, romanziere, drammaturgo, Bradbury è forse il più chiaro esempio di come la letteratura fantascientifica abbia spesso travalicato le distinzioni di genere per entrar a far parte del patrimonio letterario universalmente riconosciuto e apprezzato. Le interviste in questione, effettuate in diversi periodi della vita dello scrittore, attraversando tutta la sua carriera, sono un’ottima occasione per entrare in contatto con la personalità e le riflessioni di Bradbury. Dal processo della creazione artistica alla presenza di Dio, la critica alle macchine e l’amore per il cinema, Bradbury “scrittore di idee”, come lui stesso si definisce, ci presenta la sua attenta visione sulla letteratura, l’arte, il trasformarsi della società. – Francesco Reale

035-033 Bragantini (Renzo), Il Decameron e l’esperienza narrativa del Cinquecento, in Leggere, interpretare, riscrivere, pp. 9-31. L’a., in apertura del contributo, constata come la narrativa cinquecentesca sia stata, nel corso del tempo, confinata in una sorta di zona d’ombra degli studi. Questo perché il genere venne, fin dalle fondazioni romanze, considerato subordinato rispetto ad altri di maggior prestigio e perché la narrativa cinquecentesca non riuscì a ricevere attenzione come produzione autonoma, in quanto ritenuta una sorta di ripresa pedissequa del modello decameroniano. L’a., una volta rilevata la fallacia di tale visione, passa quindi a esaminare quelli che sono stati gli esiti narrativi del modello decameroniano, restringendo il campo ai soli testi novellistici (ma affermando come l’analisi andrebbe condotta su ogni tipo di genere narrativo) e cercando di circoscrivere alcune tendenze che convergono verso esiti rilevabili. – A.T.

035-034 Bray (Massimo), Il futuro dei libri. Biblioteche, editoria e digitale. I libri come beni comuni nel mondo digitale, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 503-10. Il contributo si interroga sull’importanza di saper leggere il momento attuale: momento di forte commistione – e in parte cambiamento –  fra mondo cartaceo e digitale. Mutazione che è importante capire – e dirigere in parte – anche in una prospettiva che coinvolga le biblioteche, riconosciute come centri, appartenenti al bene comune, che possano conservare e tramandare la cultura e la storia. – A.T.

035-035 Brioschi (Carlo Alberto), Narrate la vostra storia, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 22-7. Osservazioni sul genere biografico e autobiografico, tra riferimenti a casi editoriali famosi e constatazione che blog e social network stanno portando il bisogno di «raccontare la nostra vita […] verso forme inedite e nuove frontiere». ― R.G.

035-036 Brunoro (Gianni), Nel cuore della fiaba, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 46-51. Presentazione di due recenti edizioni “di qualità” di Carmine Donzelli: Principessa pel di topo (fiabe dei fratelli Grimm secondo l’edizione definitiva originale) e Il pozzo delle meraviglie (fiabe siciliane e italiane riproposte nell’edizione di Palermo, 1875), curate da Jack Kipes e illustrate da Fabian Negrin. ― R.G.

035-037 Buganza (Stefania) – Marco Rossi, Codici miniati e cultura figurativa a Brescia in età malatestiana, in Libri, lettori, immagini, pp. 39-61 Þ «AB» 035-E

035-038 Caldara (Giulia), Mercato e tendenze dell’editoria universitaria nell’ultimo decennio, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 141-74. Ha ancora senso dare per scontato che esista un rapporto inscindibile fra libro e Università (cioè, in altre parole, fra libro e studente)? Movendo da questo stimolante interrogativo, l’a. stende un interessante profilo dell’editoria universitaria del nuovo Millennio – ammesso che il settore sia effettivamente circoscrivibile – analizzandone protagonisti, relazioni culturali/commerciali, reti di ricezione/distribuzione e nuovi obiettivi, alla luce di un mercato governato da dinamiche sempre più complesse, e di un’istituzione (quella universitaria) attraversata da una crisi forse senza precedenti. – Elena Gatti.

035-039 Campioni (Rosaria), Luigi Balsamo e le biblioteche pubbliche, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 437-53. L’a. ripercorre l’operato di Luigi Balsamo alla direzione della Soprintendenza bibliografica della Sardegna (1959-1964) e dell’Emilia (1964-1973). L’attenzione allo sviluppo e all’organizzazione delle biblioteche e la visione dinamica delle stesse portarono alla creazione del corso post-laurea di due anni in Biblioteconomia presso l’Università di Parma – A.T.

035-040 Campopiano (Michele), Note sulla presenza francescana in Terrasanta: le descrizioni dei luoghi santi tra XIV e XVI secolo e il ruolo della Custodia di Terrasanta, in Gli Italiani e la Terrasanta, a cura di Antonio Musarra, Firenze, Sismel – Edizioni del Galluzzo, 2014 (‘mediEVI’, 07), pp. XXXIV+251, ISBN 978-88-8450-565-1, € 30, pp. 49-69. Riprendendo anche contributi precedenti dell’a., il saggio dimostra come il convento francescano del Monte Sion fosse un centro produttivo di testi rivolti ai pellegrini, con indicazioni varie riguardo i luoghi santi e la possibilità di lucrarvi indulgenze. – L.R.

035-041 «Cantieri» 31 (gennaio-marzo 2015). Il numero speciale è dedicato (nella sua prima parte), come recita il titolo, a Ecophilia. Tra i libri di Umberto Eco, in occasione dell’uscita del nuovo romanzo Numero zero. La bibliofilia di Eco sarebbe sui generis in quanto scollegata dalle ovvietà del collezionista e proiettata invece verso le curiosità del biblografo, o, se si vuole, dello studioso e del curioso che non cerca tanto oggetti prestabiliti, ma piuttosto corrispondenze a un certo tema o a una certa domanda. Spiccano la Introduzione dovuta a Oliviero Diliberto, la ristampa del bel saggio di Eco Collazioni di un collezionista, il contributo La biblioteca di Umberto Eco di Frans A. Janssen. Seguono interventi diversi: Nicholas A. Basbanes, La biblioteca curiosa, magica di Umberto Eco; Stefano Salis, Ec(c)o Umberto, il bibliofilo. Nella seconda parte si parla, invece, del cinquantennio della collana bianca di poesia Einaudi (Massimo Gatta), della biblioteca Dèlfico di Teramo (Giorgio Palmieri), del rapporto Papini-Vallecchi (Maria Haps). – E.B.

035-042 Capaccioni (Andrea), Organizzare la devoluzione. La «Commissione di statistica per i libri, manoscritti e codici già spettanti alle soppresse corporazioni religiose», in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 219-32. Dopo alcune riflessioni sull’impatto traumatico causato dall’incameramento delle biblioteche degli ordini religiosi, da parte del neonato Stato italiano, si prende in esame l’estensione alla neonata regione Umbria della legislazione piemontese sugli enti ecclesiastici: in particolare, la confisca dei beni loro appartenuti venne affidata al Consiglio Provinciale dell’Umbria, che istituì la «Commissione di statistica per i libri, manoscritti e codici già spettanti alle soppresse corporazioni religiose». L’a. si concentra appunto sul lavoro di questa Commissione, analizzando in particolare il caso del Comune di Perugia con alcuni documenti inediti, i quali mettono in luce i rapporti piuttosto tesi, a causa di reali o presunte inadempienze, fra Comune e Commissione. Emerge la figura di Vincenzo Nibby, catalogatore di varie biblioteche ecclesiastiche perugine. La Commissione cessò il proprio lavoro nel 1866, quando una nuova legge avocò allo Stato molte competenze relative alle confische di beni ecclesiastici (e il Consiglio Provinciale dell’Umbria non accettò questa decisione, sollevando dubbi sulla legittimità della soppressione della propria Commissione). ― Luca Mazzoni

035-043 Cappuccini (I) nell’Umbria dell’Ottocento. Atti del convegno internazionale di studi (Todi, 26-28 maggio 2011), a cura di Gabriele Ingegneri, Roma, Istituto storico dei Cappuccini, 2014 (‘Bibliotheca seraphico-capuccina’, 97), pp. 293, ISBN 978-88-88001-90-6, € 30. Si vedano schedati i singoli contributi.

035-044 Carena (Carlo), Officina Einaudi, in L’Officina dei libri, 3, 2012, pp. 11-20 Þ «AB» 035-127

035-045 Castelnuovo (Enrico), La storia dell’arte, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 335-42. La gestazione e la pubblicazione della Storia dell’arte italiana dell’Einaudi fu complessa, a volte tempestosa, ma questo fu il punto d’arrivo di decenni di scelte editoriali nel settore della storia dell’arte, ripercorsi nel presente contributo. – M.C.

035-046 Cavallari (Laura), Le SS non perdono il vizio, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 86-90. Gli astuti, risoluti e spesso efficaci attacchi legali per diffamazione (supportati da una sorprendente rete di fidati collaboratori) mossi da Erich Priebke a testimoni del suo passato da ufficiale nazista in Italia, a giornalisti e soprattutto all’editore Garzanti per la traduzione in Italia di Operazione Odessa di Uki Goñi (2003). ― R.G.

035-047 Cicala (Roberto), Dionisotti e lo struzzo: il rapporto con gli «amici della casa e della storia», in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 351-78. Giulio Einaudi e i suoi collaboratori riuscirono a convincere Carlo Dionisotti a collaborare con la casa editrice, pubblicando alcune opere divenute imprescindibili per la cultura italiana. – M.C.

035-048 Coletti (Chiara), I Cappuccini umbri tra soppressioni napoleoniche e Restaurazione (1809-1821), in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 79-96. Segue le soppressioni di conventi cappuccini dopo la conquista dello stato pontificio da parte di Napoleone. – Luca Mazzoni

035-049 Colombo (Anna Maria), Protetti dalle pagine, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 62-5. Presentazione degli artisti (e delle loro opere) impegnati nel raffigurare la lettura nell’infanzia in occasione della mostra internazionale Lettori di carta: illustratori dal mondo celebrano la lettura tenutasi a Bologna alla Fiera del libro per ragazzi nel 2014. ― R.G.

035-050 Conti (Paola Barbara), Libri per la nuova Italia, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 76-83. Su Francesco Pagnoni (1824 c. - 1877), editore e libraio milanese: l’avvio della ditta (1856), la fama a Milano, la fondazione del collegio per i figli delle vedove di tipografi (1871), il passaggio della gestione a Antonio Cordani e Antonio Colombo, le vicende degli eredi sino al 1995. ― R.G.

035-051 Costa (Paolo), Se il libro muore, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 10-3. Riflessioni e dati statistici sulla crisi della lettura dei libri cartacei in Italia, sulla diffusione di e-book e, soprattutto, sulla parallela e straordinaria diffusione di pratiche di scambio di messaggi ibridi (testi, immagini, suoni) attraverso strumenti informatici, alternativi a testi e conversazioni tradizionali. ― R.G.

035-052 Crimi (Giuseppe), Francesco Moise e le poesie della bugia: un’edizione bresciana del 1610, in Libri, lettori, immagini, pp. 185-99 Þ «AB» 035-E

035-053 Cursi (Marco), Due antiche sillogi decameroniane a Udine e una rigatura inconsueta, in Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna, pp. 263-82. Il contributo prende in esame il codice 30 della Biblioteca Civica ‘Vincenzo Joppi’ di Udine, breve silloge quattrocentesca vergata dal coneglianese Domenego Caronelli e contenente alcune novelle decameroniane. La scheda e l’analisi dedicate a questo manufatto mettono in rilievo diversi elementi di interesse per lo studio della codicologia e della tradizione del capolavoro boccacciano. Da un lato, infatti, si dimostra la duplice natura del manoscritto udinese al punto che si afferma che il copista «progettò non uno, ma due contenitori testuali indipendenti l’uno dall’altro» e recanti ciascuno una novella e altri excerpta di provenienza o di intonazione boccacciana. Dall’altro questo manoscritto di presenta come un ulteriore documento per lo studio della trasmissione delle novelle cosiddetta ‘alla spicciolata’ (cioè non nella struttura complessiva delle cento unite da cornice) e come tale viene accostato qui ad altri testimoni appartenenti a questo insidioso settore della tradizione del Decameron. Da ultimo viene notato all’interno del codice di Udine un sistema di rigatura del tutto inusuale, se non inedito, con tecnica «a spolvero», ottenuta cioè attraverso lo spargimento di grafite in polvere sopra una mascherina forata, con una procedura del tutto affine a quella in uso per la pittura ad affresco. ― Marco Giola

035-054 Dallasta (Federica), Una biblioteca aggiornata, cosmopolita e proibita: i libri di Stanislao Omati da Borgo San Donnino, medico in Piacenza (1630 c.-1713), in Stanislao Omati da Borgo S. Donnino e il Signor Ipocondriaco, pp. 95-231 Þ«AB»035-155

035-055 De humanis corporis fabrica. Testi e immagini di medicina dal VI al XVIII secolo, ArtstudioPaparo, 2015 (‘Quaderni Biblioteca Nazionale di Napoli’), pp. 48, ISBN 978-88-991300-53, € 16,50. Catalogo dell’esposizione napoletana (con omonima intestazione) di codici e testi a stampa, tenutasi presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III dal 6 marzo al 18 aprile 2015. Il vol. ripercorre idealmente il percorso della mostra: fanno da apripista un codice illustrato di Dioscoride e un elegantissimo Galeno miniato, mentre il segmento centrale è dedicato ai rapporti tra la città Napoli e l’arte medica internazionale. Segue una sezione concentrata sulle pubblicazioni a stampa del medico fiammingo Andrea Vesalio, a lungo impegnato per scindere la vera osservazione scientifica dalle suggestioni dell’arte magica. In chiusura, si ripercorre l’evoluzione accorsa tra 1600 e 1700 di due branche specialistiche, la patologia e la iatromeccanica, attraverso le ricche edizioni (illustrate a calcografia) di William Harvey e Marcello Malpighi. Riproduzioni a colori di alcuni volumi scelti, in calce elenco completo delle opere esposte. – Davide Martini

035-056 De Vivo (Maria Concetta), Cloud computing. Il contesto giuridico e le aziende di fronte ad un fenomeno controverso, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 77-100. L’affidamento delle funzioni di elaborazione e archiviazione dei dati a servizi su computer remoti con accesso basato sul web (cloud computing) comporta problemi di privacy, sicurezza dei dati, responsabilità del trattamento e della archiviazione: viene esaminata la legislazione europea e nazionale; con note sul risparmio energetico e sulla diffidenza ancora diffusa da parte delle aziende. – Pino Buizza

035-057 Di Lenardo (Lorenzo), Giovanni Marco Astemio e la stampa del Decameron fra il 1516 e il 1526, in Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna, pp. 365-81. Data al 1516 una tappa importante della tradizione a stampa del Decameron: in quell’anno, infatti, il tipografo veneziano Gregorio De Gregori pubblicò l’edizione del Cento Novelle curata da Nicolò Dolfin, la prima con l’esplicita dichiarazione «di un responsabile editoriale»: infatti «né gli incunaboli, né le due precedenti stampe cinquecentesche avevano mai dichiarato il nome di un curatore» (p. 365). Il saggio analizza la tradizione editoriale del Decameron posteriore a questa rilevante (e influente) impressione e, senza tralasciare alcuni opportuni riferimenti alla coeva produzione fiorentina, si concentra in modo particolare sulle stampe veneziane del capolavoro boccacciano. In questa disamina, che fa luce su diverse imprese tipografiche sorte intorno al testo del Cento Novelle, l’autore si sofferma in modo particolare sull’attività del letterato friulano Giovanni Marco Astemio: costui – forte di una significativa esperienza maturata su autori in latino e in volgare – ricoprì infatti un ruolo di rilievo nella stampa decameroniana del 1526 (Venezia, Giovanni Antonio Niccolini da Sabbio) che, pur mantenendo alcuni tratti di originalità, dimostra evidenti debiti con l’edizione di Dolfin del 1516, di cui si dice in apertura del contributo. ― Marco Giola

035-058 Dieci piccoli Saba. Dieci libretti ritrovati. Una poesia inedita, Milano-Trieste, Casa dei libri, Libreria Pontremoli, Libreria antiquaria Drogheria 28, 2013, pp. 76, ill. b/n, senza ISBN, s.i.p. Il volumetto, di cui sono stati tirati duecento esemplari in occasione della mostra tenutasi dal 14 al 22 novembre 2013 presso la Casa dei Libri di Andrea Kerbaker a Milano, raccoglie le schede dei dieci “libretti” (così li chiamava l’a.) esposti durante la mostra stessa. Questi libretti sono il frutto di un progetto editoriale di Saba che non venne mai portato a termine: quello di pubblicare in plaquette a tiratura limitata le diverse sezioni che avrebbero composto il Canzoniere. Questi rarissimi libretti sono oggi posseduti dal librario antiquario Simone Volpato (Libreria antiquaria Drogheria 28, Trieste) che, in apertura e in chiusura del catalogo, racconta le vicende del ritrovamento della raccolta e ricostruisce quello che da questi libretti emerge del citato progetto editoriale di Saba. Si riproduce qui anche la poesia inedita Meriggi carsici. Le dettagliate e accurate schede dei libretti (tutti dattiloscritti) riproducono anche alcune parti di questi preziosi oggetti. – A.T.

035-059 Domenici (Viviano), Uomini nelle gabbie. Dagli zoo umani delle Expo al razzismo della vacanza etnica, Prefazione di Gian Antonio Stella, Milano, Il Saggiatore, 2015, pp. 338. ISBN 978-884282100-7, € 17. Tra libri, giornali, foto ecco “la banalità del razzismo”, fatta soprattutto dei corpi dei “primitivi” mostrati nelle esposizioni universali. Un rincorrersi di impresari senza scrupoli, buonismo stupido, in un’analisi molto corrosiva. In realtà, l’inchiesta giornalistica molto deve al lavoro dello storico, in particolare a Guido Abbattista, Umanità in mostra. Esposizioni etniche e invenzioni esotiche in Italia (1880-1940), Trieste, Edizioni dell’Università, 2013 (citato in fine). A dire il vero, anche il caso a me ben noto dei due bambini pigmei portati in Italia e trattati con grande umanità e rispetto dai conti Miniscalchi Erizzo viene narrato con assai maggiore cognizione di causa da Gian Paolo Marchi, La spada di sambuco. Cinque pecorsi salgariani, Verona, Fiorini, s.d. (pp. 73-112 Salgari e l’Akka del conte Miniscalchi), non citato. Non di soli scandali vive l’uomo… – E.B.

035-060 Dupuigrenet Desroussilles (François), Le silence du père Pozzi, «Fogli», 36, 2015, pp. 29-34. Un profilo di Giovanni Pozzi (1923-2002): campi di ricerca e visione spirituale, filosofica e intellettuale nell’approccio alla ricerca e alla conoscenza. ― R.G.

035-061 Elsheikh (Mahmoud Salem), I manoscritti del Corano conservati nelle Biblioteche pubbliche di Firenze, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 551-615 + tav. col. Lo studio si propone di fornire un censimento completo delle copie manoscritte del Corano che si conservano nelle Biblioteche pubbliche italiane, iniziando, in questa sede, con quelle fiorentine. Tale lavoro ha come intento quello di indagare e rileggere il clima sociale e culturale che attraversava le due sponde del Mar Mediterraneo, clima ben lontano dai moderni fanatismi e improntato invece al rispetto delle diversità e alla convivenza. L’articolo è chiuso da sedici pagine di tavole a colori che riproducono alcuni degli splendidi pezzi descritti dall’a. – A.T.

035-062 Erasmo da Rotterdam, Opulentia sordida e altri scritti attorno ad Aldo Manuzio, a cura di Lodovica Braida, Venezia, Marsilio, 2014, pp. 106, ISBN 978-88-317-2110-3, s.i.p. L’elegante libretto racchiude tre scritti dell’umanista olandese che in vario modo si relazionano con il grande editore di Bassiano. I testi sono riproposti nelle traduzioni di Manlio Dazzi (Opulentia sordida), Lucio Flavio (Festina lente) e Maria Cristina Sanna (Herculei labores). Introduce un puntualissimo e interessante saggio della curatrice Lodovica Braida sul rapporto tra Erasmo e Aldo, estremamente utile per i neofiti come pure per gli addetti ai lavori. – N.V.

035-063 Esposito (Edoardo), Letteratura e riviste dopo la liberazione, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 219-32. L’a. offre una panoramica delle riviste, pubblicate dalla Einaudi, che trattarono di letteratura dall’immediato dopoguerra fino agli inizi degli anni Ottanta. – M.C.

035-064 Faggiolani (Chiara), La bibliometria, Roma, Carocci, 2015 (‘Beni culturali’, 44), pp. 110, ISBN 978-88-430-7674-1, € 12. Un agile volumetto che si propone come un’introduzione semplice, ma non banale, al complesso e dibattuto tema della bibliometria, concetto da non sovrapporre a quello, ugualmente complesso e controverso della valutazione della ricerca. Dopo una breve introduzione, il percorso si divide in cinque capitoli: il primo e il secondo definiscono, rispettivamente, il tema e i contesti di applicazione e pongono la bibliometria in una prospettiva storica. Il terzo capitolo si sofferma sui principali indicatori bibliometrici citazionali e d’uso, analizzando anche le principali banche dati utilizzate. Segue un capitolo in cui si affronta l’applicazione della bibliometria alla valutazione della ricerca scientifica. Il percorso termina con un capitolo che indaga i possibili sviluppi della disciplina. Chiude una bibliografia tematica. – L.R.

035-065 Fahy (Conor), Είσαγωγή στήν κειμενική βιβλιολογία, edited by Στέφανος Κακλαμανης, Αθήνα, Μορφωτικό Ίδρυμα Έθνικής Τραπέζης, 2013, pp. 132, ISBN 978-960-250-583-0, s.i.p. Questo piccolo ma prezioso libretto, dovuto alle cure e all’intelligenza di Stefanos Kaklamanes (di cui si veda l’ampio saggio critico alle pp. 68-128 con bibliografia finale), oltre a ricordarci che la Grecia non è solo quella delle recenti cronache ma è anche un paese europeo di solide tradizioni culturali, costituisce una intelligente riproposta della Introduzione alla bibliografia testuale di Fahy. – E.B. 

035-066 Fattori (Daniela), Il protonotario apostolico Giacomo Rossi, la sua biblioteca e un nuovo incunabolo, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 511-24. L’articolo, frutto del lavoro di scavo d’archivio sul fondo del protonotario apostolico Giacomo Rossi (che raccolse nel corso della sua vita una biblioteca formata esclusivamente di libri a stampa), ripercorre la vita del Rossi stesso e descrive un incunabolo sconosciuto: si tratta di un foglio,  recante un albero genealogico e alcuni punti di testamenti del suddetto protonotaro, rinvenuto dall’a. nel fondo della Scuola di S. Maria della Carità a Venezia. – A.T.

035-067 Ferrero (Ernesto), L’altro Giulio. Bollati e ‘lo struzzo’, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 299-308. Dopo la scomparsa di Pavese nel 1950, la figura di Giulio Bollati risultò determinante nello sviluppo della Einaudi fino alla fine degli anni ’70, quando ne uscì per rifondare Il Saggiatore, per poi ritornare in una parentesi tra il 1984 e il 1987, e infine acquisire il controllo della Boringhieri a cui aggiunse il proprio nome. – M.C.

035-068 Ferretti (Gian Carlo), L’editoria libraria tra sperimentazione e mercato, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 69-76. Secondo l’a. il valore dell’editoria sta soprattutto nella volontà e nella capacità di scoprire e valorizzare un nuovo autore, e di costruire attorno a lui una adeguata fortuna critica e di pubblico. – M.C.

035-069 Ferro (Debora) – Federica Viazzi, Un incunabolo sconosciuto: Missale romanum, Lyon, Pierre Mareschal e Barnabé Chaussard, 1500, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 617-20. Si parla della scoperta, nella collezione della biblioteca del Seminario Vescovile di Asti, di un Missale Anticuum, stampato a Lione il 24 ottobre 1500 da Pierre Mareschal e Barnabé Chaussar. – A.T.

035-070 Foglia (Patrizia) ― Raffaella Ravelli, Il gesto e il segno, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 34-39. Un profilo umano, artistico e professionale dell’incisore Giorgio Upiglio (1932-2013) tra aneddoti, mostre, suggestioni di lavoro quotidiano nella sua bottega a Milano. ― R.G.

035-071 Francinelli (Melissa), Bartolomeo da Castel della Pieve, grammatico e rimatore del Trecento, a Brescia, in Libri, lettori, immagini, pp. 87-103 Þ «AB» 035-E

035-072 Futurismo Collezione Mughini, Milano, Libreria Antiquaria Pontremoli, 2014, pp. 323, senza ISBN, €35. Il vol. presenta il catalogo di vendita della collezione di libri futuristi raccolta da Giampiero Mughini e messa in vendita dalla libreria antiquaria Pontremoli. In tiratura limitata di 500 copie il libro è composto da quasi 700 schede, compilate da Giacomo Coronelli, Lucia di Maio e Giovanni Milani, a cui spesso si associa la voce dello stesso Mughini. Di straordinario interesse per la storia del libro futurista il vol. presenta inoltre un’appendice di 77 schede relative alla particolare “sezione Bot”, cioè la sezione composta esclusivamente dalla produzione artistica e libraria di Osvaldo Bot. Una nota introduttiva dello stesso Mughini, tra lo storico e il nostalgico, completa il vol. raccontandoci la nascita della collezione e della passione verso il libro futurista. Il catalogo è disponibile anche online all’indirizzo http://www.libreriapontremoli.it/documenti/app/2005_PONTREMOLI-cat-Mughini.pdf. – Francesco Reale

035-073 Gaido (Francesca) – Francesca Pino, Oltre i dati di bilancio: il sostegno ininterrotto di Raffaele Mattioli alla casa editrice Einaudi, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 189-218. Le carte di Raffaele Mattioli inerenti ai suoi rapporti con Giulio Einaudi, fanno riemergere le situazioni finanziarie della casa editrice negli anni Trenta e Quaranta, rendendo così più chiaro il quadro dell’epoca in cui si trovarono a operare e spiegando così i retroscena dei processi decisionali attuati dai protagonisti. – M.C.

035-074 Garavelli (Enrico), Per la fortuna settecentesca del Decameron: la Difesa del Boccaccio di Vincenzo Cavallucci, in Leggere, interpretare, riscrivere, pp. 79-111. Il saggio, seppur in apparenza sembri esulare dall’arco cronologico indagato dagli altri contributi del vol., affonda le sue radici nel Cinquecento. Infatti, il letterato Vincenzo Cavallucci nel comporre la sua inedita Difesa del Boccaccio (che Enrico Garavelli restituisce in una accurata edizione critica in fine del vol.) aveva bene presente l’opera del critico cinquecentesco, Lodovico Castelvetro, con il quale non esitò a rivaleggiare. L’a. ricostruisce innanzitutto la vicenda biografica del Cavallucci, già oggetto di studi passati, ma per cui si rileva la necessità di una riscrittura radicale. Dà poi conto della tradizione manoscritta dell’operetta e si sofferma su vari problemi relativi alla datazione della stessa. Passa poi a considerare il contenuto del testo, che consiste in una serie di repliche a quelle obiezioni che Lodovico Castelvetro aveva mosso al Boccaccio e che si ritrovavano nelle Opere varie critiche, edite nel 1727 per le cure di Antonio Muratori. – A.T.

035-075 Gatta (Massimo) ― Giorgio Palmieri - Antonello Santoriello, Dal piombo alla cultura, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 28-33. Profilo della stamperia Colitti di Campobasso (1865-1950), da una ricerca in corso: la collaborazione tecnica di Angelo Marinelli, l’importanza nel panorama tipografico molisano, i successi editoriali legati alla prima Guerra mondiale, le copertine artistiche, la decadenza. ― R.G.

035-076 Gatta (Massimo), Torchi ‘privati’ del futuro nella private press in Italia: analisi e prospettive, «Fogli», 36, 2015, pp. 19-28. Riflessione sulla private press che si snoda tra riferimenti alla situazione veronese, ai recenti studi di Claudia Zanella e alla figura di Alessandro Zanella (deceduto nel 2012). - R.G.

035-077 Gavinelli (Simona), Altobello Averoldi, vescovo di Pola, tra manoscritti e ritratti, in Libri, lettori, immagini, pp. 9-37 Þ «AB» 035-E

035-078 Gialdroni (Teresa M.) – Agostino Ziino, Machiavelli in musica: aggiornamenti e nuove acquisizioni, in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp. 33-89 Þ «AB» 035-A

035-079 Giglia (Elena), Accesso aperto ai dati della ricerca come vettore per la scienza aperta, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 225-47. Riferisce sull’incontro Open Access to research data as a driver for Open Science, Atene, gennaio 2015,  evento conclusivo del progetto europeo RECODE - Policy RECommendations for Open Access to Research Data in Europe. L’accesso aperto ai dati come premessa per il nuovo paradigma della scienza aperta, purché la disponibilità online sia ‘intelligente’,  i dati ritrovabili, verificabili e usabili, cresca la mentalità della condivisione superando le resistenze dei ricercatori, con vantaggio diretto per loro e ricadute diffuse per i cittadini e l’intera società. Insieme a varie esperienze e buone pratiche dalla base, riporta l’impegno della Commissione Europea per la scienza aperta, e, in chiusura, una sintesi delle raccomandazioni di RECODE per la gestione dei dati di ricerca. – Pino Buizza

035-080 Gilioli (Alessandro) ― Guido Scorza, Meglio se taci. Censure, ipocrisie e bugie sulla libertà di parola in Italia, Torino, Baldini & Castoldi, 2015 (‘I saggi’), pp. 159, ISBN 978-88- 6852-747-1, € 10. 15. Basato su fatti di cronaca, casi giudiziari e analisi di provvedimenti legislativi, questo vol. analizza la situazione di Internet nell’Italia contemporanea, sullo sfondo di questioni che coinvolgono i grandi gestori dei flussi di dati on-line a livello globale (dalle insidie delle policy di motori di ricerca e social network alle facili esaltazioni del “diritto all’oblio”). I fruitori, attivi e passivi, di servizi messi a disposizione sul web sono spesso vittime (o eroici combattenti in una lotta impari) di monopolisti, poteri forti (Stato, SIAE, partiti, amministrazioni pubbliche, Ordine dei giornalisti, …) e criminalità organizzata, intenti in vario modo a difendere privilegi corporativi, regimentare le innovazioni entro lottizzazioni politiche e logiche televisive e a scoraggiare l’accesso alle informazioni (anche osteggiando la diffusione del Wi-fi). Il tutto entro un quadro normativo diviso tra leggi antiquate o cavillose spesso incapaci, intenzionalmente o per ignoranza, di distinguere tra blog e testate giornalistiche, canali televisivi e siti di condivisione video, etc. ― R.G.

035-081 Gino (Maria Teresa), Esemplari annotati di edizioni del XVI secolo nelle biblioteche del Liceo classico e del Seminario di Potenza: descrizione e studio di possessori e provenienze,  Potenza, Valentina Porfidio editore, 2014, pp. 542, ill., ISBN 978 88-9857-919-8, € 20. Questo corposo vol. racchiude due elenchi di cinquecentine postillate, rispettivamente appartenenti a due istituzioni potentine quali il liceo classico “Quinto Orazio Flacco” e l’Istituto Teologico del Seminario Maggiore. L’a. conduce un’analisi approfondita sui marks in book delle due raccolte lucane al fine di offrire una panoramica sulla storia intellettuale locale, quella cioè relativa agli usi e alle modalità di lettura di istituzioni e individui di quella data porzione di Mezzogiorno. Nonostante le schede bibliografiche delle due liste presentino alcune durezze formali, la ricerca storica è svolta con perizia e solido mestiere, in maniera da ricomporre, grazie anche all’utilizzo di differenti fonti documentarie, una storia bibliotecaria e culturale complessa, altrimenti destinata all’oblio. – N.V.

035-082 Giordano (Tommaso), Le biblioteche di Luigi Crocetti, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 1-11. Presentazione della raccolta di scritti Le biblioteche di Luigi Crocetti. Saggi, recensioni, paperoles, a cura di Laura Desideri e Alberto Petrucciani, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 2014, che, rispecchiando la personalità di Crocetti (1929-2007), bibliotecario e filologo, toccano tutti gli aspetti della professione, dalla conservazione e restauro del materiale librario alle biblioteche pubbliche, dalla catalogazione e indicizzazione alla cooperazione bibliotecaria, dalle biblioteche nazionali agli archivi, ai musei, ai servizi all’utente. – Pino Buizza

035-083 Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna. In ricordo di Vittore Branca, a cura di Antonio Ferracin Matteo Venier, Udine, Forum, 2014, pp. 600, ISBN 978-88-8420-849-1, € 35. Gli Atti del Convegno udinese dedicato, nel settimo centenario boccacciano, alla memoria di Vittore Branca raccolgono 32 contributi di interesse principalmente storico-letterario, ai quali si aggiunge, in apertura, un ricordo del maestro dovuto a Carlo Delcorno. La prima sezione (interventi di Rosati, Guida, Venier, Gabriele, Trovato, Pani, Delvigo, Chiecchi e Camerino) mira principalmente all’indagine sul Boccaccio erudito e sulle sue opere in latino; il secondo gruppo di saggi (Rabboni, Bocchi, Ruggio, Favaro, Contarino e Caliaro) si concentra invece sulla fortuna del Certaldese dalla fine del Trecento al primo Novecento italiano; circoscritti allo studio di problemi (più o meno direttamente) boccacciani in area veneto-friulana sono gli articoli contenuti nella terza parte degli Atti (Cursi, Ferracin, Curti, Finco, Rozzo, Di Lenardo, Savorgnan di Brazzà e Lazar), la maggior parte dei quali punta a questioni di interesse bibliologico – sia sul libro manoscritto sia su quello a stampa ― e bibliografico; un ultimo manipolo di contributi (Borghello, Döring, Wehle, Fabris, Meter, Gerci, Lorenzi, Orso e Norbedo) affronta diversi aspetti della letteratura boccacciana, da questioni di tipo squisitamente filologico-letterario a letture di antropologia narrativa, e raggiunge anche la storia della critica otto-novecentesca. ― Marco Giola

035-084 Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano. Atti del convegno della Fondazione Giulio Einaudi e della Fondazione Luigi Einaudi onlus (Torino, 25-26 ottobre 2013), a cura di Paolo Soddu, Firenze, Leo S. Olschki, 2015 (‘Studi’, 52), pp. IX+407, ISBN 978-88-222-6354-4, s.i.p. Si vedano schedati i singoli contributi.

035-085 Gorman (Michael), Revisiting enduring values, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 13-33. Una quindicina d’anni dopo Our enduring values (trad. it. I nostri valori, Udine, Forum, 2002) Gorman aggiorna la sua visione della biblioteconomia in un’età di frenetiche trasformazioni, rivendicando il valore permanente delle testimonianze umane e del lavoro intellettuale per la loro conservazione e diffusione, per fare cultura riflessiva, rispetto all’invadenza di tecnologie, consumismo e gestione aziendale, proponendo alleanze fra le biblioteche e una vasta gamma di istituzioni culturali e associazioni. – Pino Buizza

035-086 Griggio (Claudio), Perosa e Pioliziano: note di lettura sulla “Sylva in scabiem”, «Archivum Mentis», 2, 2013, pp. 45-54. Perosa nel 1954 pubblicò l’edizione del testo polizianeo: si ripercorre la storia di quell’impresa (iniziata sotto l’egida di Paul Oskar Kristeller) soffermandosi su alcuni problemi critici. – E.B.

035-087 Iannuzzi (Giulia), Giorgio Monicelli e l’alba della fantascienza in Italia. Vuoti critici nella storia dell’editoria letteraria, in L’Officina dei libri, 3, 2012, pp. 23-61 Þ «AB» 035-127

035-088 «In corso d’opera…», maggio 2015. Pubblicato con il titolo di Viaggio alla scoperta di… Mario Soldati, questo numero del bollettino del centro APICE dell’Università Statale di Milano delinea la fisionomia e il valore culurale dell’archivio di Soldati, conservato presso lo stesso APICE, ente che ha recentemente promosso il convegno Raccontare, Riflettere, Divulgare. Mario Soldati e gli italiani che cambiano (1957-1979). ― R.G.

035-089 Infelise (Mario), Luigi Balsamo e la storia del libro, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 489-96. L’a. esamina l’interesse di Luigi Balsamo in relazione alla storia del libro (interesse che lo accompagnò per oltre cinquanta anni), sottolineando soprattutto l’importanza che il grande studioso diede alla scienza bibliografica, riconosciuta come centrale per la storia della conoscenza. – A.T.

035-090 Ingegneri (Gabriele), Apostolato e vita comune dei Cappuccini umbri nell’Ottocento tra innovazione e fedeltà alla regolare osservanza, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 97-129. Ricostruisce la vita quotidiana dei conventi cappuccini umbri nel XIX secolo, partendo dai documenti conservati presso l’Archivio provinciale dei Cappuccini di Assisi e quello generale dei Cappuccini di Roma. – Luca Mazzoni

035-091 Italia (Alessandro), Censura politica e manifesti contadini nella Lombardia di fine Ottocento, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 27-37. Il contributo illustra il ruolo dei manifesti (manoscritti) come veicoli delle idee contadine - nel clima politico-sociale italiano di fine XIX secolo, arroventato da scioperi e rivolte che tentavano di scardinare l’oppressivo sistema di lavoro nelle campagne – e le conseguenti misure repressivo/censorie messe in atto dall’Autorità per contenere e punire il fenomeno. – Elena Gatti.

035-092 Jahrbericht der Buchwissenschaft an der Friedrich-Alexander-Universität Erlangen - Nürnberg 2014. Forschung und Lehre, hrsg. von Ursula Rautenberg, Erlangen, Friedrich-Alexander-Universität, 2014, pp. 126, ISBN 978-3-94-0338-36-5, s.i.p. Una quindicina di contributi illustrano l’ampio spettro di interventi e studi condotti dal centro di ricerca di Erlangen dedicato alla Buchwissenshaft. Perché anche da noi, non sappiamo mostrare e illustrare così le tante e importanti iniziative che pure si fanno? – E.B.

035-093 Jensen (Kristian), Revolution and the antiquarian book. Reshaping the part, 1780-1815, Cambridge, Cambridge University Press, 2011 Þ rec. Alessandro Ledda, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 635-36.

035-094 Judaica Pedemontana. Libri e argenti da collezioni piemontesi, a cura di Andrea De Pasquale – Dario Disegni, Cinisello Balsamo, Silvana, 2015, pp. 96, senza ISBN, s.i.p. Il bel catalogo della mostra allestita a Torino presso la Biblioteca Nazionale Universitaria dal 12 febbraio al 6 aprile scorso è suddiviso in quattro sezioni. La prima raccogli un saggio di Albert Moshe Somekh sulla cultura ebraica in Piemonte, così come il secondo uno scritto di Andrea De Pasquale sulla storia del fondo librario ebraico della Nazionale di Torino. Mentre Baruch Lampronti presenta una importante serie di argenti ebraici, la sezione qui più interessante, anche per l’apparato fotografico inserito (forse un po’ troppo rimpicciolito), è costituita dalla terza sezione, curata da una specialista del settore, Chiara Pilocane. Qui trova posto una interessante selezione di libri ebraici (per la maggior parte a stampa) raccolti in cinque diversi “gruppi”: il libro come prodotto materiale (dal ms. alla stampa, riedizioni, marche editoriali, illustrazione libraria), possesso e censura (note di possesso, altri segni d’uso, interventi sui libri, censura), la formazione della raccolta ebraica della biblioteca, libri rari e curiosi (tra cui uno splendido Tefillot vulgar in giudaico-italiano, Mantova, Kohen, 1560-1561). – E.B.

035-095 Konnikova (Maria), Mastermind. Pensare come Sherlock Holmes, Milano, Ponte alle Grazie, 2013, pp. 320, ISBN 978-88-6220-860-4, € 16,80. Che il paradigma cinegetico si potesse applicare sia alle indagini di polizia scientifica, così come alle ricerche bibliografiche-testuali non è una novità (vedi Miti emblemi spie di Carlo Ginzburg). L’a. si sofferma invece a considerare la psicologia sottesa ai meccanismi funzionali della mente holmesiana, elevandola ad archetipo scientifico universale. Nel suggerire utili (ma non populistiche) abitudini per stimolare l’attenzione e la memoria nella quotidianità, il vol. è valido soprattutto per trarre spunti d’ottimizzazione nelle attività di ricerca e studio. Rigorosa e ben documentata confutazione al luogo comune moderno, capzioso e a volte finanche sessista, che vorrebbe la naturale propensione al “multitasking” quale sinonimo di personalità intelligente ed efficiente (pp. 87-90). Puntuali rimandi bibliografici alle opere di Arthur Conan Doyle alla fine di ogni capitolo, nutrito elenco di letture d’approfondimento in calce al testo. – Davide Martini

035-096 «La Biblioteca di via Senato», 3, marzo 2015. Si parla di materiale pubblicitario Ferrero (Gianluca Montinaro), errori tipografici (Massimo Gatta), Giordano Bruno (Guido del Giudice), il collezionismo di Isabella d’Este (Riccardo Braglia), letteratura e I G.M. (Marco Cimmino), biblioteche immaginarie (Massimo Gatta). – E.B.

035-097 «La Biblioteca di via Senato», 4, aprile 2015. Una ampia sezione del numero è dedicata alla produzione letteraria del marchese de Sade (Giuseppe Scarrafia, Vitaldo Conte, Antonio Castronuovo, Massimo Gatta, Piero Meldini), cui segue un saggio sulla Descrittione d’Italia di Leandro Alberti (Giancarlo Petrella, I parte). – E.B.

035-098 Ledda (Alessandro), Lettori, possessori, biblioteche. Gli incunaboli attraverso il database MEI (Material Evidence in Incunabula), «Fogli», 36, 2015, pp. 11-8. Sull’ormai notissimo e pregevole database di edizioni quattrocentesche: descrizione complessiva del progetto e illustrazione di alcuni casi di studio. ― R.G.

035-099 Leggere, interpretare, riscrivere. Poeti, filologi, traduttori alla prova del Decameron (1313-2013). Atti del VII seminario di Letteratura Italiana (Helsinki, 29 ottobre 2013), a cura di Enrico Garavelli, in appendice Vincenzo Cavallucci, Difesa del Boccaccio da certe accuse dategli dal Castelvetro nell’opere sue postume, edizione critica a cura di Enrico Garaveli, Helsinki, Publications romanes de l’Université de Helsinki, 2014, (Publications romanes de l’Université de Helsinki, 9), pp. 214, ISBN 978-951-51-0257-7, s.i.p. Il vol. raccoglie gli atti del VII seminario di Letteratura italiana, organizzato dall’unità di Filologia italiana del Dipartimento di Helsinki il 29 ottobre 2013. Nella premessa il curatore, Enrico Garavelli, sottolinea come il radicamento della novellistica italiana in Europa sia stato profondo e si sia spinto molto a nord, arrivando appunto anche in Finlandia. Da questa considerazione nasce quindi quello che è stato il tema del seminario: la ricezione dell’opera del Boccaccio attraverso i secoli, da parte di altri prosatori, poeti, rimaneggiatori, linguisti e filologi. In coda ai saggi, con una conferma all’attenzione ai testi, viene pubblicata in edizione critica la Difesa del Boccaccio di Vincenzo Cavallucci (inedita), per le cure di Enrico Garavelli (pp. 113-180). Il vol. è dedicato a Elina Suomela, il cui contributo (avendo la studiosa preso congedo dal servizio) non è potuto rientrare nel vol. Chiudono il tutto il regesto bibliografico, l’indice dei manoscritti citati e dei nomi. Si schedano i singoli contributi – A.T.

035-100 Lepori (Fernando), Bibbia e letteratura, «Fogli», 36, 2015, pp. 52-6. Presentazione, con riassunti dei temi trattati, delle 4 lezioni tenute da altrettanti studiosi nell’ottobre 2014 a cura dell’Associazione Biblioteca di Salita dei Frati di Lugano, incentrate su Milton, Manzoni, Tolstoj e Claudel. ― R.G.

035-101 López Yepes (José), La información en el origen y desarrollo de la Documentación, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 126-41. A partire dall’opera di Paul Otlet, Traité de documentation, Bruxelles, Mundaneum, 1934 (= Liege, Centre de lecture publique de la communauté française de Belgique, 1989), fondamento della disciplina Documentazione, propone un approfondimento teorico, esaminando i concetti cardine di informazione e documento, in sé e in quanto correlati nelle pratiche informative documentali, verso una teoria comunicativa della documentazione. – Pino Buizza

035-102 López-Vidriero (Maria Luisa), Curiositas & Humanitas. Luigi Balsamo, lo spirito creativo, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 481-7. L’a., riflettendo sulla sua collaborazione con Luigi Balsamo (dal 1986 al 2013), descrive le aree in cui questi ebbe maggior influenza in Spagna: evidenziando dove le linee di ricerca dello studioso hanno dato e continuano a dare maggior frutto. – A.T.

035-103 Lupi (Maria), La Chiesa umbra tra stato pontificio e stato italiano, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 41-78. Analizza la configurazione ecclesiastica umbra tra la caduta dell’impero napoleonico e la nascita del regno d’Italia. – Luca Mazzoni

035-104 Luraschi Barro (Laura), Un postincunabolo francese di Plinio nel convento della Madonna del Sasso di Orselina, «Fogli», 36, 2015, pp. 43-8. Presentazione di un esemplare della Naturalis Historia di Plinio stampata a Parigi da Regnault Chaudière nel 1516, ricca di tracce di possessori antichi. ― R.G.

035-105 Macdonald (Andrew), La Seconda Guerra Civile Americana, Milano, Bietti, 2015, pp. 364, ISBN 978-88-8248-313-5, € 20. Un esperimento editoriale coraggioso, come quello di chi ripubblicasse oggi (con un’adeguata introduzione) uno dei libri più pericolosi (e noiosi…) della storia come Mein Kampf. Si tratta infatti di un allucinato romanzo/diario “complottista, negazionista, razzista, antisemita, maschilista, paranoide” che attinge la sua forza dalla subcultura americana, spingendola fino alla guerra apocalittica. Come bene illustrano però il saggio Gli Stati dell’antimateria di Giorgio Galli (pp. 13-36) e la nota Il sistema Turner. Tra mundialismo e globalizzazione del traduttore Diego Sobrà (pp. 357-363), si tratta di un allucinato racconto di fanta-storia che traduce le angosce dell’estrema destra statunitense. Uscito in versione integrale inglese nel 1978, il vol. ha già avuto parziali traduzioni italiane “alla macchia”, mentre ne mancava una integrale e autorevole. – E.B.

035-106 Maino (Paolo), Le correzioni ‘di cortesia’ nelle rassettature fiorentine del Decameron, in Leggere, interpretare, riscrivere, pp. 33-48. Lo studio ricostruisce il modus riscribendi ed emendandi (a seguito dell’imposizione dell’emendazione del testo del Boccaccio da parte del Concilio e dell’Inquisizione) dei Deputati e di Salviati. Vengono ripercorse le scelte adottate per le riscritture, scelte “dolorose”, come si evince dai carteggi del Borghini (a capo dei Deputati) e del Salviati. In chiusura l’a. rileva come, paradossalmente, la censura sul testo del Boccaccio contribuì, già attraverso il lavoro del Borghini e del Salviati, ad avviare quella che sarà la tradizione di studi filologici sul Decameron. – A.T.

035-107 Manias (Luigi), La cultura della pace, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 58-61. La vicenda di Alberto Tallone: gli inizi; la fondazione nel 1927 di una propria libreria antiquaria; l’avvio dell’attività editoriale nel 1931 e, due anni dopo, delle prestigiose collane e collaborazioni europee che ne consacrarono l’abilità di compositore e la sensibilità estetica su scala internazionale. ― R.G.

035-108 Marcozzi (Luca), La Letteratura italiana, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 311-26. All’epoca dell’ideazione della Letteratura italiana dell’Einaudi venne coinvolta una eletta schiera di italianisti, filologi e linguisti italiani, oltre ad alcuni studiosi stranieri di altissimo valore, in un progetto storiografico di ampio respiro e ancora oggi di grande validità. – M.C.

035-109 Marenda (Vanessa), Una nuova redazione dell’Altlombardische Margarethen-Legende in un codice agiografico queriniano, in Libri, lettori, immagini, pp. 157-74 Þ «AB» 035-E

035-110 Martino (Mario), Machiavelli shakespeariano: policiy/politic nei Sonetti, in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp.  115-26 Þ «AB» 035-A

035-111 Martinucci (Anna), La collana Un libro al mese del Club degli Editori (1960-1984) e il ruolo di Erich Linder, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 87-114. Il contributo, attingendo alla documentazione della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, illustra la storia e il profilo culturale della celebre collana mondadoriana, primo esempio in Italia di vendita di libri per corrispondenza, analizzando, in particolare, il sistema di propaganda, le licenze commerciali, la veste editoriale e i paratesti (studiati, di volta in volta, ad hoc per intercettare fette di mercato sempre più larghe), per approdare, infine, a una riflessione sulla figura di Erich Linder (1924-1983), direttore e proprietario dell’Agenzia Letteraria Italiana, che del Club fu la guida più interessante ed esperta. – Elena Gatti.

035-112 Marvulli (Margherita), La prima corrispondente, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 100-5. Sulla collaborazione, dal 1884 al 1910 (ma più assidua entro il 1897), della giornalista Helen Zimmem (Amburgo 1846 - Firenze 1934) al «Corriere della sera»: di idee progressiste e femministe, fu corrispondente da Londra e anche autrice di una biografia di Schopenhauer apprezzata da Nietszche. ― R.G.

035-113 Masa (Saveria), I Capetti de Tarabini da Piro. Storia di una famiglia della feudalità lombardo-veneta, Como, Nodiolibri, 2015, pp. 126 (con un albero genealogico allegato), ISBN 978-88-7185-251-5, s.i.p. Documentata ricerca alla ricerca delle origini valtellinesi di una nobile famiglia veronese. Con bibliografia finale. – E.B.

035-114 Mata Caravaca (Maria) ― Matteo Monte, Il ruolo delle policy per i sistemi documentari, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 34-76. Le scelte strategiche da porre a fondamento di protocolli e procedure per la gestione e tenuta dei documenti, in particolare digitali, attraverso l’esame degli standard internazionali e nazionali, inclusa un’illustrazione del manuale dell’ICCROM, The International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property. – Pino Buizza

035-115 Merati (Alessia), Libri e letture nella corrispondenza Luigi Rusca-Rodolfo Orvieto, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 39-52. Per indagare meglio la figura di Luigi Rusca (1894-1980), «uomo editoriale» (p. 39), abile imprenditore nonché creatore della mitica BUR, l’a. mette a fuoco l’ambiente fiorentino dell’epoca attraverso un lavoro di scavo condotto sia sulla rivista Il Marzocco che sul fondo archivistico Angiolo, Adolfo e Laura Orvieto. Questo fondo ha regalato un prezioso strumento di lavoro – il carteggio fra Adolfo Orvieto e il Rusca – che ha aggiunto numerosi tasselli alla vicenda personale di quest’ultimo, finendo anche per raccontare un bel pezzo di storia dell’editoria italiana del secolo scorso. – Elena Gatti

035-116 Minoia (Carlo), Dal «Politecnico» ai «Gettoni»: Vittorini e la ‘poetica del raccontato, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 233-43. Grazie a una intesa profonda con Giulio Einaudi, editore ovviamente sensibile alle esigenze economiche della propria casa editrice ma al contempo aperto a nuovi orizzonti culturali, Elio Vittorini poté ricavarsi uno spazio ove condurre una personale ricerca di una propria visione di poetica narrativa. – M.C.

035-117 Miscellanea graecolatina III, a cura di Stefano CostaFederico Gallo, Roma, Bulzoni Editore, 2015 (Collana Ambrosiana Graecolatina), pp. 422, ISBN 978-88-787097-20, € 37. Il vol. raccoglie interventi esposti in occasione di alcuni convegni presso la Biblioteca Ambrosiana nel 2014. I saggi trattano perlopiù l’evoluzione e i meccanismi della traduzione letteraria dall’epoca classica all’Umanesimo: nella quasi totalità, sono riconducibili ai settori dell’epigrafia e della codicologia greca, latina e italiana. Il saggio Gli albori della traduzione senecana tra il Varchi e i successori di Stefano Costa mette invece a confronto le diverse traduzioni del De beneficiis (comparse per la prima volta in un’edizione a stampa) a cura di Benedetto Varchi (Firenze, Lorenzo Torrentino, 1554), Giovanbattista Manzini (Bologna, Giacomo Monti, 1655) e Angelo Nicolosi (Venezia, Giovanni Cagnolini, 1682). Di interesse bibliografico invece La presenza dei padri greci nelle biblioteche dell’Occidente medievale di Emanuela Colombi che presenta un ambizioso progetto per la realizzazione di due repertori sulle opere diffuse in Oriente e Occidente in epoca carolingia sotto il nome di un autore greco cristiano, con l’obiettivo di ricostruirne la tradizione distinguendo opportunamente tra traduzioni reali, supposte e pseudoepigrafi. ― Davide Martini

035-118 Monacchia (Paola), La memoria dei Cappuccini umbri: l’Archivio storico provinciale, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 169-94. Traccia la storia dell’Archivio storico provinciale dell’Ordine, che ha subito gravi dispersioni a causa delle soppressioni, e ne ricostruisce i vari tentativi di catalogazione, non sempre uniformi tra loro. – Luca Mazzoni

035-119 Mori (Giovanna), Far arte con l'industria, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 66-9. Sulla donazione alla Raccolta Bertarelli di Milano, da parte di Pietro Bestetti, di propri lavori di illustrazione, disegnati soprattutto per «Il Mondo» e oggetto di una recente mostra (cui è stato dedicato anche un catalogo). ― R.G.

035-120 Muller (Raphaël), Affascinati dai Galli, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 84-5. Il grande successo del libro francese (dall’intrattenimento alla cultura) in Italia nel secondo Ottocento, tra considerazioni generali e dati tratti da registri di prestiti o acquisizioni del Gabinetto Vieussieux e da bollettini degli acquisti delle biblioteche governative. ― R.G.

035-121 Munari (Nicola Matteo), Magia dell’effimero, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 40-5. Breve percorso su pregi tipografici, formula editoriale e successi di vendite della celeberrima, innovativa e lussuosa rivista «FMR» di Franco Maria Ricci che fu fondata nel 1982 e che nel 1984 venne lanciata anche sul mercato statunitense (per poi cessare le pubblicazioni nel 2009). ― R.G.

035-122 Narrazione e strategia dell’Illustrazione. Codici e romanzi cavallereschi nell’Italia del Nord (secc. XIV-XVI), a cura di Annalisa IzzoIlaria Molteni, Roma, Viella, 2014 (I libri Viella. Arte), pp. 171, ISBN 978-88-6728-326-2, € 30. Il vol. nasce a margine del seminario Narrazione e strategia dell’illustrazione. Codici e romanzi cavallereschi nell’Italia del Nord (secc. XIV-XVI) tenutosi all’università di Losanna il 22-23 febbraio 2013. Il filo conduttore degli interventi raccolti è la relazione che lega la narrazione cavalleresca al ricco patrimonio figurativo che l’accompagna o cui ha dato origine. Uno studio tra parola e immagine  (il binomio che maggiormente occupa la critica contemporanea in ambito semitico), percorso attraverso l’analisi di codici e delle loro illustrazioni in relazione ai testi. All’interno degli articoli si mescolano numerose discipline (dalla filologia testuale alla storia dell’arte) a creare un fitto panorama di studio. Inoltre, il vol. presenta in anteprima un saggio relativo al lavoro su un testimone scomparso del ciclo di Guiron le Courtois. Il gruppo, coordinato da Lino Leonardi dell’Università di Siena, durante il seminario ha presentato una trouvaille, vale a dire il rinvenimento di un microfilm che restituisce copia parziale del codice scomparso, e nell’articolo corrispondente sono presentati gli sviluppi del lavoro (Immagini di un testimone scomparso. Il manoscritto Rothschild (X) del Guiron le Courtois). – Luca Montagner

035-123 Negri (Francesco), Tragedia intitolata Libero Arbitrio 1546 / 1550, a cura di Cristiano Casalini – Luona Salvarani, Presentazione di Francesco Mattei, Roma, Anicia, 2014, pp. 304, ISBN 978-88-6709-159-1, € 22. Dopo anni di progetti e proposte messi in campo da diversi studiosi di settore, è uscita un po’ alla macchia in una collana dedicata a “Teoria e storia dell’educazione” l’edizione dell’opera maggiore di Francesco Negri, operazione che richiederà ben altra presentazione in altra sede. Basti qui notare, dopo la Presentazione del direttore della collana (pp. 7-10), l’informata Introduzione dei curatori (pp. 11-68), la nota biografica (pp. 69-73), la un po’ semplicistica nota al testo (pp. 74-5). Viene pubblicata la redazione brevior del testo secondo l’edizione 1546 seguito in fine dai paratesti della longior datata 1550, l’introduzione e la professione di fede. Il testo della Tragedia è accompagnato da un parco apparato di note. In fine la bibliografia impiegata, pp. 297-303. – E.B.

035-124 Nepori (Francesca) – Beppe Pavoletti, La catalogazione “orientata all’esemplare”. Il trattamento in SBN e UNIMARC di dati di grande interesse per la ricostruzione delle collezioni, «Biblioteche oggi», 33/1 (gennaio-febbraio 2015), pp. 23-35. Lo sviluppo dei cataloghi elettronici richiede anche una catalogazione orientata ai dati del singolo esemplare, che dia la possibilità di inserire note relative alle legature, allo stato di conservazione, alle provenienze… Il contributo mostra come i dati di esemplare, e in particolare quelli sulle provenienze, vengono gestiti in UNIMARC e in ILS SBNWeb, con specifico riferimento all’OPAC delle biblioteche liguri. – L.R.

035-125 Nepori (Francesca), Et amicorum et MEI, «Vedi anche. Notiziario della Sezione Ligure dell’Associazione Italiana Biblioteche», 24/1 (2014), pp. 23-8 http://riviste.aib.it/index.php/vedianche/article/view/10144/9438. Prendendo in considerazione la formula “et amicorum” presente in molte note antiche, se ne analizza la natura problematica e si propongono alcune riflessioni sulla base di specifiche note recuperate tramite il database internazionale MEI (http://incunabula.cerl.org). – L.R.

035-126 Nepori (Francesca), La catalogazione degli incunaboli in SBN. Problemi e prospettive di ricerca, «Biblioteche oggi», 32/4 (maggio 2014), pp. 38-45. Dopo aver tracciato un profilo dei differenti approcci alla catalogazione degli incunaboli, l’a. sostiene l’opportunità dell’inserimento in SBN dei libri a stampa del Quattrocento posseduti dalle biblioteche italiane, al fine di meglio definire il patrimonio librario nazionale e informare sulle localizzazioni degli esemplari. – L.R.

035-127 Officina (L’) dei libri, a cura di Edoardo BarbieriLodovica BraidaAlberto Cadioli, 3, 2012, Milano, Edizioni Unicopli, 2013 (‘L’Europa del libro. Editoria e cultura in età moderna e contemporanea’), pp. 194, ISBN 978-88-400-1640-5, € 16. Sono proposti in questo vol. 5 saggi che percorrono il panorama editoriale italiano del ‘900. Il primo di Giulia Iannuzzi si concentra sulla figura di Giorgio Monicelli, e ne ricostruisce il percorso intellettuale e professionale (Giorgio Monicelli e l’alba della fantascienza in Italia. Vuoti critici nella storia dell’editoria letteraria). Valeria Riboldi si è concentrata, invece, sulla persona di Roberto Bazlen, lo studioso di letteratura tedesca e consulente editoriale che fece conoscere in Italia le opere di Freud, Kafka, Musil e Jung (Un progetto di collana tra Einaudi e Adelphi. Roberto Bazlen e la «Collezione dell’Io»). Seguono due saggi storici: il primo di Giulia Francesca Zani affronta il tema delle biblioteche popolari legate al mondo operaio, analizzando il curioso caso di quella circolante della Società di Mutuo Soccorso di Iseo (Ritratto di una biblioteca circolante operaia. Il caso della Società operaia di Iseo); il secondo di Marco Bertazzoli affronta il tema della storica collana Mondadori «Libri Verdi», attiva nel periodo fascista tra il 1932 e il 1941 (Una collana storica nell’Italia fascista. I «Libri verdi» Mondadori tra storia e romanzo). Chiude la sezione il saggio di Chiara Boschetti sullo sviluppo della società editrice di «Novissima», dagli inizi  come rivista, fino alla fase di letteratura di consumo (Dagli esordi in rivista di primo novecento alla letteratura di consumo degli anni settanta. La vicenda della Società editrice di «Novissima» a partire dalla sua fase più conosciuta, i «Quaderni»). Inoltre, il vol. è arricchito dai ricordi di Carlo Carena durante il periodo in casa editrice Einaudi (Officina Einaudi) e dal documento di Edoardo Barbieri sul manuale di tipografia di Giulio Pozzoli, il primo vero manuale tipografico pubblicato in Italia (Giulio Pozzoli, il suo «Manuale di tipografia» e l’igiene del tipografo). – Luca Montagner

035-128 Officina (L’) dei libri, a cura di Edoardo Barbieri –  Lodovica Braida  Alberto Cadioli, 4, 2013, Milano, Unicopli, 2014, pp. 201, ISBN 978-88-4001-738-9, € 19. Si vedano schedati i singoli contributi.

035-129 Orelli (Ugo), Le fonti francescane nella nostra biblioteca, «Fogli», 36, 2015, pp. 49-51. Dati sulle principali raccolte di fonti a stampa uscite a partire dal XVIII secolo relativamente ai santi Francesco e Chiara d’Assisi oggi disponibili alla Biblioteca Salita dei Frati di Lugano. ― R.G.

035-130 Pallotta (Valeria), Constanter et non trepide. Intervista a Giuseppe Laterza tra eredità crociane e “idee per il futuro”, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 11-24. Giuseppe Laterza, editore e presidente della omonima casa editrice barese, ripercorre con l’a. alcuni snodi fondamentali della storia dell’azienda, dal fecondo rapporto (di Giovanni Laterza) con Benedetto Croce, alle storiche collane, fino alla più recente politica editoriale (constanter et non trepide, appunto), costretta a misurarsi, in anni di crisi economica profondissima, con un mercato sempre più complesso, in cui, fra l’altro, l’avvento degli e-books ha aperto nuove opportunità ma, inevitabilmente, anche nuove incognite (sfide da sfruttare in modo creativo, secondo Giuseppe Laterza). – Elena Gatti

035-131 Pavese (Claudio), Il periodo del commissariamento della casa editrice Einaudi (1943-1945), in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 141-88. Il periodo del commissariamento della casa editrice, operato dalla Repubblica di Salò, fu sempre considerato come una sorta di zona opaca nella storia della Einaudi, quasi si volesse in qualche modo dimenticare un cupo periodo doloroso e oscuro. Il presente contributo punta invece a gettare le basi per iniziare una operazione di recupero storico dei fatti salienti e dell’attività editoriale effettuata in quegli anni così terribili. – M.C.

035-132 Petrella (Giancarlo), 1. Machiavelli nella Biblioteca Queriniana e dell’Ateneo di Brescia (con una spolverata ai cataloghi storici di biblioteche private). 2. In margine all’edizione della Mandragola, Cesena, ca. 1526, in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp. 91-102 Þ «AB» 035-A

035-133 Petrella (Giancarlo), L’oro di Dongo ovvero per una storia del patrimonio librario del convento dei Frati Minori di Santa Maria del Fiume (con il catalogo degli incunaboli), Firenze, Olschki, 2012 Þ rec. Yann Sordet, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 632-4.

035-134 Petrella (Giancarlo), Primi appunti sulla “Prima edizione veramente illustrata del poema dantesco”: Breschia, Bonino Bonini, 1487, in Libri, lettori, immagini, pp. 131-56 Þ «AB» 035-E

035-135 Petrina (Alessandra), Machiavelli in Inghilterra: John Wolfe e la stampa elisabettiana in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp.  17-32 Þ «AB» 035-A

035-136 Petrucciani (Alberto), Notizie su Luigi Balsamo, «La Bibliofilia», 115, 2013, pp. 415-24. Il saggio ripercorre alcune tappe della vita dello studioso (San Damiano d’Asti 1926-Bologna 2012), vita tutta volta a un rigoroso intento didattico in ambito universitario (docente di Bibliografia e Storia del Libro all’Università di Parma) unito a un serio impegno civile per la tutela e la salvaguardia della biblioteche, dei libri e della cultura (direttore della Soprintendenza bibliografica per la Sardegna e l’Emilia Romagna). L’a. sottolinea come, con le sue ricerche e la direzione della rivista «La Bibliofilia», Lugi Balsamo abbia dato un grande contributo alla crescita degli studi di storia del libro e di bibliografia. – A.T.

035-137 Piazzoni (Irene), Il segreto di Valentino, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 72-5. Appunti su Valentino Bompiani e sull’importanza, per la conoscenza della sua figura, dell’archivio della sua casa editrice, depositato presso la “Fondazione Corriere della sera”, e delle carte personali acquisite, assieme alla biblioteca privata, nel 1999 dal centro APICE dell’Università Statale di Milano. ― R.G.

035-138 Piazzoni (Irene), Negli anni del Regime: orientamenti di fondo e nuovi indirizzi, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 33-68. Non si può parlare di una editoria di cultura uniforme nell’Italia fascista, in quanto l’influenza dei diversi avvenimenti storico-politici e l’evoluzione dello stesso idealismo, che permeava il mondo intellettuale dell’epoca, suggeriscono piuttosto un quadro più dinamico e problematico di quanto non sia stato ritenuto fino a ora. – M.C.

035-139 Pigliacampo (Roberta), L’editoria in edicola. Per una storia dei “collaterali”, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 115-40. I “collaterali” sono libri allegati ai quotidiani: definizione tecnica ― riduttiva, come tutte le definizioni ― che indica, in realtà, un fenomeno editoriale ben più complesso, che ha creato, a partire grossomodo dagli anni Duemila, un nuovo genere (quello del libro usato ma con contenuti ancora di sicuro valore, cui si associa nuova veste grafica e opportuna campagna pubblicitaria pre-lancio) e che ha reso i quotidiani degli editori veri e propri, oltre che mezzi di informazione (si pensi alla Biblioteca di Repubblica, a esempio, una collana narrativa a pieno diritto). L’a. analizza le molteplici dinamiche alla base di questo interessante fenomeno, in cui gli obiettivi culturali hanno lo stesso peso di quelli economici. ― Elena Gatti

035-140 Pino (Francesca) ― Sara Pedrazzini, Testare l’archivio ibrido e lanciare l’ERMS?, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 191-224. L’esperienza dell’Archivio storico del Gruppo Intesa San Paolo, fra i problemi di fusione degli archivi delle banche preesistenti, di riorganizzazione delle classificazioni e dei flussi di lavoro, nella compresenza ibrida di documenti cartacei e digitali, e le sfide di un sistema di gestione dei documenti digitali (ERMS, Electronic Records Management  System). – Pino Buizza

035-141 Pizzorusso (Giovanni), Le missioni «ad gentes» dei Cappuccini della Provincia umbra tra XVIII e XIX secolo, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 143-67. Mira a «imbastire una trama d’insieme dell’azione apostolica della Provincia nel corso dei secoli, che a prima vista si presenta molto segmentata nelle esperienze individuali dei religiosi umbri» (p. 143 n.). ― Luca Mazzoni

035-142 Ponte di Pino (Oliviero), Le grandi guerre dei libri, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 14-20. I mutamenti e gli sconvolgimenti nelle strategie commerciali di produzione e distribuzione di libri: le concentrazioni editoriali degli anni ’80 del ’900, l’avvento di Internet e dell’e-book e l’attuale, ennesimo momento di passaggio in cui il libro «si trasforma da prodotto a servizio». ― R.G.

035-143 Popovic (Anton), La scienza della traduzione. Aspetti metodologici. La comunicazione traduttiva, Milano, Hoepli, 2006, 194 p., ISBN 978-88-2033-511-5, € 19. Con un ritardo di ben ventuno anni rispetto all’originale, si propone la princeps italiana di una pietra miliare della moderna scienza della traduzione, che il semiologo Anton Popovic (1933-1984), proprio grazie a questa opera, ha rifondato su basi scientifiche, soprattutto nel lessico. Secondo l’a. la traduzione, «attività derivata, di secondo grado» (p. XXIII), è un vero e proprio processo creativo-comunicativo, ripetibile ma irripetibile allo stesso tempo, che si snoda, con tutte la sua complessità e multiformità di approccio, fra prototesto (o testo originale), metatesto (testo tradotto, che diventa, a sua volta, testo-base) e cultura del ricevente (fase finale del processo truduttivo). Si tratta di un manuale denso e serrato, destinato tanto agli studenti universitari quanto ai professionisti che lavorano nel campo delle traduzioni. Chiudono il vol. un Glossario, pensato (dall’a.) per districarsi meglio nelle questioni traduttologiche, e un utile Indice analitico. – Elena Gatti

035-144 Procaccioli (Paolo), Nuova veste, nuova via o nuova vita? L’illusione di Vincenzo Brusantino riscrittore in ottave del Decamenron, in Leggere, interpretare, riscrivere, pp. 49-77. L’a. si concentra sul testo, sia pur riconosciuto come minore, delle Cento novelle da messer Vincenzo Brusantino, dette in ottava rima, edite a Venezia da Francesco Marcolini nel 1544. L’attenzione a tale opera è giustificata dal fatto che questa si fa testimone della vitalità e della produttività generata del Decameron negli anni successivi all’Indice dei libri proibiti; così come testimonia anche la forza che l’ottava aveva assunto, diventando quasi la forma naturale della narrazione. L’a., in questa sede, piuttosto che considerare direttamente le ottave del Brusantino, sceglie di focalizzare l’attenzione su alcuni fattori in apparenza esterni al dettato, ma in stretto rapporto con la sua genesi. – A.T.

035-145 Procaccioli (Paolo), Prima e dopo il 1559. Dagli entusiasmi degli editori alle inibizioni dei censori alle resistenze dei principi, in Bibliografia delle edizioni di Niccolò Machiavelli, pp. 1-16 Þ «AB» 035-A

035-146 Reggi (Giancarlo), I “Vestiges of Natural History of Creation” tradotti da don Francesco Majocchi (1860), «Fogli», 36, 2015, pp. 35-41. Contestualizzazione di un’edizione molto rara stampata a Codogno dalla Tipografia Cairo nel 1860 e di un esemplare della stessa con dedica del traduttore a don Bartolomeo Cagnoni, sacerdote di San Angelo Lodigiano. ― R.G.

035-147 Riboldi (Valeria), Un progetto di collana tra Einaudi e Adelphi. Roberto Bazlen e la «Collezione dell’Io», in L’officina dei libri, 3, 2012, pp. 63-80 Þ «AB» 035-127

035-148 Riboldi (Valeria), All’insegna del celum stellatum. L’Enciclopedia di autori classici di Giorgio Colli e Paolo Boringhieri, in L’Officina dei libri, 4, 2013, pp. 53-86. Riflettendo in particolare sulla figura di Giorgio Colli (1917-1979), l’a. ricostruisce con perizia e attenzione il progetto culturale, la storia e il significato ― nel panorama editoriale italiano del secolo scorso ― dell’Enciclopedia di autori classici. Creata da Paolo Boringhieri, all’esordio, in quegli anni, come editore indipendente, e soprattutto dall’amico filosofo Giorgio Colli, l’enciclopedia fu inserita immediatamente nel catalogo (all’epoca in costruzione) della casa editrice, definendone già intenti e progetti. Quello che ne esce non è solo il portato culturale dell’opera, ma un modo di intendere il mestiere di editore. – Elena Gatti

035-149 Richardson (Brian), Τυπογράφια, συγγραφεις καί αναγνώστες στήν Ιτάλια της αναγεννήσης, Αθήνα, Μορφωτικό Ίδρυμα Έθνικής Τραπέζης, 2014, pp. 508, ISBN 978-960-250-594-6 (anche -595-3), s.i.p. Coraggiosa traduzione greca di Eirene Papadake del vol. di Richardson Printing, Writers and Readers in Renaissance Italy del 1999. – E.B.

035-150 Rivali (Luca), Il collezionista e il bibliotecario: Ugo da Como, Paolo Guerrini e la storia della stampa a Brescia, in Libri, lettori, immagini, pp. 247-69 Þ «AB» 035-E

035-151 Röhrl (Boris), Zeichnungen von Leonardo da Vinci als Buchillustrationen 1509 bis 1600, Stuttgart, Hauswedell, 2015, pp. XII-162, ISBN 978-3-7762-1214-3, s.i.p. Un piccolo ma prezioso volumetto che testimonia come gli schizzi anatomici (uomo e cavallo) di Leonardo siano rifluiti (tramite un complesso sistema di copie che ne hanno garantito una significativa circolazione, p. 30) nella illustrazione libraria europea del XVI sec. – E.B.

035-152 Roncetti (Mario), Edizioni perugine del secolo XVII. Libri e opuscoli, prefazione di Attilio Bartoli Langeli – Paola Monacchia, Perugia, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 2014 (‘Fonti per la storia dell’Umbria’, 31), pp. XII+267 con pp. 72 di tavole fuori testo, ill. col., ISBN 978-88-95331-37-9, s.i.p. Il vol. contiene gli annali tipografici perugini del XVII secolo. Particolarmente opportuna la scelta di comprendere anche il cosiddetto “materiale minore”, ovvero gli opuscoli e i fogli volanti pubblicati nel capoluogo umbro. In realtà si tratta di un oggetto sostanzialmente ibrido, perché gli annali sono basati quasi esclusivamente sulla collezione della Biblioteca Augusta di Perugia, integrata di volta in volta con le notizie riprese da SBN e dagli inediti Annali tipografici perugini di Antonio Brizi (Perugia, Biblioteca Augusta, mss. 1558-1559). Le schede, infatti, sono ampie per le edizioni rappresentate all’Augusta, mentre sono assai essenziali per quelle di cui si riprende la notizia da altre fonti. Le 667 schede sono ordinate cronologicamente e seguono poi un ordinamento interno di tipo alfabetico per autore o titolo all’interno del singolo anno di edizione. L’area dell’intestazione, oltre all’autore (nella forma proposta da SBN), offre il titolo e i dati editoriali nella forma in cui si trovano nel libro (in genere cavati dal frontespizio). A seguire una minimale area della collazione, limitata alla paginazione e alle dimensioni (discutibile in tal senso, perché confonde edizione ed esemplare, la scelta di inserire il formato bibliologico per le schede dedotte e le misure in centimetri per le edizioni descritte sulla base di esemplari dell’Augusta). Se la scheda è stata redatta “libro in mano”, si fornisce poi, in corpo minore, un’area della descrizione incentrata sul contenuto dell’edizione e sugli apparati decorativo e illustrativo. Il vol. è corredato da un ampio apparato di tavole con riproduzioni a colori per lo più di frontespizi e antiporte, ma anche di alcuni bandi e manifesti. Chiudono gli indici degli autori, dei nomi propri che figurano nel corpo delle schede e dei tipografi. – L.R.

035-153 Rossi Caponeri (Marilena), Soppressioni e demaniazioni a Terni e territorio attraverso i documenti d’archivio, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 209-18. Censisce le testimonianze documentarie ottocentesche sulla storia dei Cappuccini conservate presso l’Archivio di Stato di Terni. – Luca Mazzoni

035-154 Rozzo (Ugo), Sulla censura del Decameron a stampa fino all’“Indice” veneziano del 1549, in Giovanni Boccaccio: tradizione, interpretazione e fortuna, pp. 341-63. Nel tracciare la storia editoriale quattro-cinquecentesca del libro in volgare italiano, il Decameron costituisce senza dubbio un caso singolarissimo: come avverte infatti l’a., per il capolavoro boccacciano (che è libro letterario e non specificamente dottrinale) «non siamo di fronte alle perdite normali che avvengono», per gli altri libri, «nel corso del tempo per le più diverse ragioni, ma invece a massicce distruzioni per i pesanti interventi della censura ecclesiastica e i conseguenti interventi di autocensura»; pertanto, tale condizione non lascia a priori «escludere la cancellazione di intere tirature» (p. 342). In questo saggio, avvalendosi tanto degli strumenti ordinari (e informatici) della ricerca bibliografica quanto dell’erudizione antica, si ricostruiscono le vicende editoriali del capolavoro boccacciano attraverso gli spettacolari ‘bruciamenti’ pubblici di libri nel Quattrocento sia attraverso le fonti relative all’Inquisizione e agli Indici cinquecenteschi. ― Marco Giola

035-155 Rusconi (Roberto), «Per le vicende de’ tempi barbari»: una memoria del passato, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 273-80. Riprende gli interventi che si sono succeduti nel corso del convegno e ne traccia un bilancio. – Luca Mazzoni

035-156 Salis (Fabio), Le culture locali nella DDC: la lingua sarda nelle recenti edizioni, «JLIS.it», 6/2, 2015, pp. 181-9. Il riconoscimento del sardo come lingua e non come dialetto o variante regionale dell’italiano nella Classificazione decimale Dewey, a partire dalla 22. edizione italiana e 23. americana. Testo anche in inglese: Local cultures in the DDC: the Sardinian language in recent editions. – Pino Buizza

035-157 Samarini (Francesco), Poemi sacri nel Seicento italiano, «Verbum. Analecta neolatina», 15, 2014, I-II, pp. 273-82. Sintetica ma utile presentazione di un genere letterario (ed editoriale) del tutto dimenticato. – E.B.

035-158 Sampietro (Marco), Un frammento di incunabolo di Luciano di Samosata nell’archivio parrocchiale di Cevio, «Fogli», 36, 2015, pp. 7-10. Presentazione di un frammento dell’edizione dei Dialogi (in greco) di Luciano (Firenze, 1496) rinvenuto come maculatura in un registro di battesimi e matrimoni (anni 1617-1648) dell’archivio parrocchiale di Cevio in Valmaggia (Cantone Ticino). ― R.G.

035-159 Scarlini (Luca), Libri maledetti. Storie di pagine che bruciano, Milano, Cairo, 2015 , 142 p., ISBN 978-88-6052-556-7, € 15. Dalla notte dei tempi non c’è popolo che non abbia conosciuto la maledizione legata a un libro e le sue conseguenze, dal misterioso libro del dio Toth, nell’antico Egitto, fino ai roghi più recenti e, se possibile, più sinistri («si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini», come ammonisce Heinrich Heine dalle pagine del suo Almansor, epigrafe non casuale del volume). Partendo da questo denominatore comune, l'a. si avventura nel racconto delle maledizioni che hanno condannato a morte alcuni libri (e i rispettivi autori/lettori). Muovendosi astutamente, ma con piglio sicuro, fra le loro vicende, l’a. racconta le peripezie di dodici testi, alcuni celeberrimi (i falsissimi Protocolli dei Savi di Sion, p. 49, l’orrendo Mein Kampf, p. 63), altri meno (l’Epimostro di Nicolas Genka, a esempio, p. 119)  ma sempre e comunque pericolosi. Quello che ne esce è un testo interessante e molto godibile per il lettore. Chiude il vol. la Biblioteca (p. 139), vale a dire la bibliografia consultata. – Elena Gatti

035-160 Scarpa (Domenico), Vigile eleganza. Leone Ginzburg e il progetto di un’editoria democratica, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 109-40. Nonostante la brevità della sua vita e le oggettive limitazioni a cui la sua attività intellettuale fu soggetta, Leone Ginzburg lasciò un segno indelebile sulla cultura dell’epoca con l’esempio dei suoi scritti e del suo lavoro come traduttore e critico. – M.C.

035-161 Segre (Cesare), Einaudi e la filologia, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 379-86. Per l’apertura della nuova casa editrice il primo finanziatore di Giulio Einaudi fu Santorre Debenedetti, mentre uno dei collaboratori più illustri fu Gianfranco Contini, ovvero i due maggiori filologi romanzi italiani del Novecento. Inoltre non si deve dimenticare la figura di Leone Ginzburg, cui tanto devono le edizioni Einaudi del primo decennio di attività. – M.C.

035-162 Sironi (Marta), Fresco senza stereotipi, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 52-7. Un percorso sull’attività di John Alcorn (1935-1992), designer e illustratore statunitense trasferitosi in Italia nel 1971 il cui archivio, depositato in comodato d’uso al centro APICE dell’Università Statale di Milano, è stato recentemente catalogato. ― R.G.

035-163 Soddu (Paolo), Introduzione alla vita di Giulio Einaudi, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 77-95. Non si tratta di un ritratto biografico compiuto, piuttosto della narrazione di momenti salienti dell’esistenza di Giulio Einaudi visti in rapporto alla determinante influenza della figura del padre, l’economista, senatore e Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. – M.C.

035-164 Spinazzola (Vittorio), Il pubblico dell’editoria di cultura, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 7-12. Nel secondo dopoguerra del XX secolo, in piena rinascita economica, si sviluppò un marcato processo di acculturazione nazionale, che provocò un avvicinamento tra quella che era la casta degli intellettuali e la massa della popolazione scarsamente se non addirittura per nulla istruita. In questo contesto si venne a formare un nuovo tipo di pubblico sensibile alla produzione culturale, identificato e coltivato da molte case editrici, che grazie a una serie di apprezzabili iniziative editoriali a buon mercato (si vedano per esempio i libri tascabili) contribuirono alla modernizzazione della società italiana post-bellica. – M.C.

035-165 Stanislao Omati da Borgo S. Donnino e il Signor Ipocondriaco. Una disputa medica del Seicento intorno al caso di un paziente illustre, a cura di Paolo Moruzzi, Fidenza, [s.n.], 2014, pp. 247, ill. col., senza ISBN, s.i.p. Il vol., pubblicato per il decennale dell’inaugurazione dell’Ospedale di Vaio, ricostruisce, con i saggi di Paolo Moruzzi e Annamaria de Marini, la disputa tra i medici Stanislao Onati (ca. 1630-1713), fidentino di nascita ma attivo a Piacenza, e il ligure Filippo Trombetti (fl. XVII sec.), intorno al caso dell’illustre paziente genovese Emanuele Brignole (1617-1678), fondatore dell’Albergo dei Poveri di Genova, sapientemente occultato sotto l’anagramma di Gabrielle Mennuo. Più di metà del libro, però, è dedicato alla trascrizione dell’inventario post mortem (datato 1713) della biblioteca di Stanislao Onati, dovuto a Federica Dallasta, che propone un profilo della raccolta libraria oltre a tentare l’identificazione degli oltre 700 records bibliografici inventariati. Si fornisce poi anche un indice alfabetico degli autori citati nell’inventario. Chiude un’essenziale bibliografia. – L.R.

035-166 Strada (Vittorio), La slavistica, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 343-50. Il periodo che va dalla metà degli anni Cinquanta fino agli anni Ottanta vide la Einaudi particolarmente attenta alla letteratura russa sovietica e l’a. ripercorre le linee principali delle scelte editoriali, che si rivelano particolarmente articolate e non sempre in accordo con l’ideologia della sinistra ortodossa dell’epoca. – M.C.

035-167 Tagliani (Roberto), Antichi testi bresciani: nuovi affioramenti, in Libri, lettori, immagini, pp. 63-86 Þ «AB» 035-E

035-168 Tedesco (Alessandro), Il “mito” di Tommaso Ferrando nella storiografia dei secoli XVIII-XX, in Libri, lettori, immagini, pp. 227-45 Þ «AB» 035-E

035-169 Tedesco (Alessandro), La fortuna editoriale della Riforma di Lodovico Domeniche dell’Orlando innamorato, «Verbum. Analecta neolatina», 15, 2014, I-II, pp. 283-93. Sostenuto dall’analisi bibliografica di Neil Harris, l’a. presenta il lavoro svolto sul poema boiardesco dal Domenichi, verificandone la specificità anche rispetto alle scelte più prettamente editoriali (illustrazioni, frontespizio, strumenti esegetici). – E.B.

035-170 Tedesco (Alessandro), Ludovico Domenichi e la letteratura antiturchesca nel XVI secolo, «Studia scientifica facultatis paedagogicae Universitas Catholica Ružomberok», 5, 2014, pp. 39-59. Si definisce il ruolo di Ludovico Domenichi (1515-1564), attivissimo correttore nelle officine veneziane e fiorentine del pieno Cinquecento, nella diffusione in Italia di alcuni scritti antiturcheschi. In particolare ci si sofferma su quelli del croato Bartolomeo Georgijević (ca. 1505-post 1569) e del genovese Giovanni Antonio Menavino (1492-?). – L.R.

035-171 Teza (Laura), Gli artisti e il mondo cappuccino nell’Umbria dell’Ottocento, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 233-71. Censisce le principali manifestazioni pittoriche umbre legate al mondo cappuccino (esemplificate in 34 tavole); degne di nota le numerose tele dedicate a santa Veronica Giuliani, suora cappuccina di Città di Castello canonizzata nel 1839. – Luca Mazzoni

035-172 Tinti (Paolo), Itinerari di una raccolta libraria e dei suoi incunaboli. I libri di Matteo Pagliaroli all’Estense di Modena, in Nel cantiere degli umanisti. Per Mariangela Regoliosi, a cura di Lucia BertoliniDonatella CoppiniClementina Marsico, Firenze, Polistampa, 2014, pp. 1257-90. Dal 2007 la Biblioteca Estense ha in deposito i libri della famiglia nobile modenese Forni, cui appartengono le 10 edizioni incunabole (assieme alla copia manoscritta di una rara edizione del 1483), qui schedate con una descrizione apprezzabile sia per la precisione, sia per l’inserimento di osservazioni discorsive accanto a formule e dati di tipo strettamente tecnico. La ricostruzione delle vicende di questo materiale dà modo di ripercorrere la storia della biblioteca nobiliare e, in particolare, le vicende dell’originaria raccolta del religioso ed erudito modenese Matteo Pagliaroli (1716-1777), stimato già dai contemporanei (incluso Girolamo Tiraboschi) per la sua collezione di testi di interesse locale. Autentico «scrigno documentario della memoria cittadina» (p. 1264), aperto agli studiosi, questo insieme di opere venne descritto dallo stesso erudito nel Catalogo dei libri modonesi, lista di oltre 1400 titoli strutturalmente assai evoluta e di valenza anche repertoriale. ― R.G.

035-173 Tosti (Mario), Politica e religione in Umbria nell’Ottocento, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 25-40. Illustra in modo succinto ma esauriente le dinamiche politiche e religiose che interessarono l’Umbria nel XIX secolo. – Luca Mazzoni

035-174 Tra filologia e storia della lingua italiana per Franca Brambilla Ageno, a cura di Andrea Canova, Roma, Edizioni di Storia e letteratura, 2015, pp. XII-134, ISBN 978-88-6372-727-2, € 24. Si tratta degli atti di una giornata, celebrata l’11 aprile 2013, per ricordare il centenario della nascita di Franca Brambilla Ageno, illustre filologa italiana e studiosa della lingua delle origini. Docente alla Cattolica di Milano, poi all’Università di Parma, per una serie di coincidenze i suoi libri e, soprattutto, gli estratti sono andati a finire alla Cattolica di Brescia, che si è incaricata, grazie all’impegno del curatore, a organizzare la giornata di studi. Dopo la breve scheda di Gabriele Signorini sul fondo librario Ageno, si susseguono alcuni importanti interventi: Carlo Paolazzi sull’insegnamento filologico della Ageno; Carlo Delcorno sul suo contributo agli studi danteschi e boccacciani; Paolo Bongrani sulla raccolta libraria della studiosa; Pierangelo Goppi e Alessandra Malanca sulla collocazione del fondo Ageno presso l’Università Cattolica; Andrea Canova sul metodo di lavoro e la corrispondenza con Sebastiano Timpanaro. In appendice compare il testo inedito col quale nel 1996 Domenico De Robertis presentò la pubblicazione del Convivio curato dalla Ageno. Chiude il vol. l’indice dei nomi. – E.B.

035-175 Transcrire et/ou traduire. Variation et changement linguistique dans la tradition manuscrite des textes médiévaux. Actes du congrès international, Klagenfurt, 15-16 novembre 2012, publiés par Raymund Wilhelm, Heidelberg, Universitätsverlag Winter, 2013 (‘Studia Romanica’, 182), pp. VIII+296, ill b/n, ISBN 978-3-8253-6246-1, s.i.p. Il vol. pubblica gli atti del convegno svoltosi a Klagenfurt il 15 e 16 novembre 2012 e dedicato all’analisi del rapporto fra trascrizione e traduzione nella tradizione dei testi medievali nell’Europa occidentale. Si tratta di dodici contributi che, partendo dal presupposto che copiare un testo nel Medioevo non è quasi mai un’operazione passiva, prendono in considerazione varie aree del panorama romanzo. In un tale contesto linguistico, pur con differenze e peculiarità delle singole aree, è possibile applicare con profitto il concetto di “diasistema”, o sistema di compromesso, definito da Cesare Segre, secondo cui un copista adatta le forme linguistiche dell’exemplar alle proprie preferenze grafico-linguistiche. Dopo l’introduzione del curatore (La copie d’un texte médiéval entre transcription et traduction – une nouvelle base de données pour la linguistique historique?, pp. 1-13), si trovano due contributi di carattere generale dovuti a Paolo Trovato (Da Gaston Paris ai New Philologists. Qualche riflessione sul trattamento della veste linguistica nelle edizioni dei testi romanzi, pp. 17-27) e a Stephen Dörr (Textes d’autorités – autorité de teste, pp. 29-37). Sull’area francese si incentrano i saggi di David Trotter (Rudde et mal aourné langage. Les versions de La Fille du Comte de Pontieu, pp. 41-51), di Jennifer Gabel de Aguirre (La Chanson de la Première Croisade d’après Baudri de Bourgueil, pp. 53-66), di Lisa Šumski (Prin et temps; prou, tant et bien; cors et cornes. Réflexions sur quelques variantes de la tradition manuscrite de l’Ovide moralisé, pp. 67-75) e di Richard Trachsler (L’Histoire au fil des siècles. Les différentes rédactions de l’Histoire ancienne jusqu’à César, pp. 77-95). Spostandosi a sud, altri tre contributi, dovuti a Isabel Müller (Le rôle de la traduction dans le développement d’une langue poétique catalane, pp. 99-110), a Fabio Zinelli (Occitanico e catalano “dialetti in contatto” nel canzoniere Vega Aguiló (Biblioteca de Catalunya, 7-8), pp. 111-50) e a Simone Ventura (La Doctrina d’Acort di Terramagnino da Pisa fra copia e riscrittura, pp. 151-89), si soffermano su occitano e catalano. Da ultimo gli interventi di Marcello Barbato (Trasmissione testuale e commutazione del codice linguistico. Esempi italoromanzi, pp. 193-211), di Elisa De Roberto (Il copista e il pluritesto. Schede filologiche e lessicali sullo zibaldone tardo quattrocentesco di Giovanni de’ Dazi (Triv. 92), pp. 213-57) e di Raymund Wilhelm (Tradizioni della Vita di San Rocco nel codice Dazi, pp. 260-92) analizzano alcuni casi di area italiana. Chiude l’indice dei nomi e delle opere citate. – L.R.

035-176 Trieste – Milano. Cose leggere e vaganti. Frammenti di un archivio ritrovato. Manoscritti, ritratti, libri. Umberto Saba, Virgilio Giotti, Italo Svevo, Carlo e Giani Stuparich, Scipio Slataper, Anita Pittoni, [a cura dello Studio bibliografico Simone Volpato e della Libreria antiquaria Pontremoli], [s.l., s.n.], 2013, pp. 95, ill. b/n, s.i.p. Catalogo dell’esposizione (Milano, Casa del Manzoni, 14-27 marzo 2013) che ha raccolto il materiale proveniente dal disperso archivio Centro di studi triestini “Giani Stuparich”. L’esposizione, in occasione del 130° anniversario dalla nascita di Umberto Saba, ricorda, attraverso una serie di carte e di materiali inediti, assieme a Saba stesso, altri triestini illustri: Italo Svevo, Virgilio Giotti, Scipi Slataper, Carlo e Giani Stuparich. – A.T.

035-177 Troiani (Filippo Maria), «Specchio di tutti i mali». La Rivoluzione francese e i processi di secolarizzazione nell’opera storiografica di Illuminato da Città di Castello, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 131-41. Prende in analisi la produzione letteraria del cappuccino Illuminato Cianfruscoli (1761-1823), rintracciandovi il tipico approccio intransigente con cui la famiglia francescana elabora la riflessione complessiva sul Settecento. – Luca Mazzoni

035-178 Trovato (Stefano), Antieroe dai molti volti: Giuliano l’Apostata nel Medioevo bizantino, Udine, Forum, 2014, pp. X-526, ISBN 978-88-8420-778-4, € 35. La figura di uno più complessi personaggi della storia romana di età tardoantica viene indagata in questo ponderoso vol. attraverso uno studio multiforme incentrato sull’utilizzo a più livelli di differenti fonti documentarie, manoscritte e a stampa. L’opera di Trovato ripercorre tutta la storia culturale incentrata sulla formazione della leggenda nera di Giuliano imperatore, autore letterario e soprattutto apostata del cristianesimo. L’indagine è condotta su più livelli di analisi, che vanno da quello puramente letterario a quello agiografico e cronachistico, prevalentemente di area bizantina, in modo da porre in relazione tra loro le differenti testimonianze esaminate. In questo modo, l’a. ricostruisce e delinea la multiforme figura di Giuliano seguendo il complesso itinerario di fonti documentarie relative all’imperatore apostata, reso finalmente lineare grazie a questa eccezionale opera storico-filologica. – N.V.

035-179 Turi (Gabriele), I caratteri originali della casa editrice Einaudi, in Giulio Einaudi nell’editoria di cultura del Novecento italiano, pp. 99-108. Sebbene sia stato sempre sottolineato l’indirizzo politico vicino alle idee marxiste e del Partito Comunista, le origini della casa editrice Einaudi furono connotate dall’influenza liberale di Luigi Einaudi, la cui figura fu fondamentale nei difficili anni del Fascismo. Comunque anche in seguito, le scelte culturali effettuate non furono mai totalmente appiattite sulla ideologia del PCI. – M.C.

035-180 Tuzzi (Hans), Il mondo visto dai libri, Milano, Skira, 2014 (‘Storie Skira’), pp. 153, ISBN 978-88-572-2520-3, € 15. Gradevolissimo excursus di bibliofilia, che può essere letto a piccole dosi, essendo ogni capitolo di brevi dimensioni e slegato dagli altri. I libri, si sa, non sono solamente le storie che raccontano o i testi che comprendono, ma ogni singolo esemplare entra in rapporto con le persone, con il mondo che li circonda e a loro volta hanno una storia, spesso sconosciuta. I collezionisti magari si rivelano essere non solo figure monomaniacali, ma scopritori e valorizzatori di queste storie librarie collegate le une alle altre. – M.C.

035-181 Vacalebre (Natale), I canali di acquisizione libraria negli ordini di chierici regolari. Il caso della Compagnia di Gesù, «Bibliothecae.it», 2, 2014, pp. 187-202. L’accrescimento delle raccolte librarie collegiali fu il cuore della strategia adottata dalla Compagnia di Gesù per incrementare prima, e consolidare poi, il proprio sviluppo sul territorio. Movendo da un dato storico accertato – alla fondazione di un collegio doveva corrispondere la creazione simultanea di una biblioteca ― l’a. mette a fuoco le vicende di alcuni collegi gesuitici, analizzando come essi progettarono e gestirono il grande flusso librario che alimentò le loro biblioteche. La chiave del successo, che rese i collegi istituzioni educative e culturali di assoluta eccellenza, fu una sapiente politica di acquisizioni (pp. 187- 197) e donazioni (pp. 197-202), unita «alla capacità […] di intessere rapporti privilegiati con i più importanti esponenti dell’aristocrazia europea» (p. 190). – Elena Gatti

035-182 Valli (Carlo G.), C’erano una volta cibi di strada. Storie di cibi e di ambulanti, di voci e di parole al tempo della cultura della fame, Pastrengo, Azzurra Publishing, 2014, pp. 144, ISBN 978-88-98840-45-8, € 7,90. Utile libretto che documenta la diffusione della vendita ambulante di cibi cotti e crudi, tentando una caratterizzazione per luoghi e per specializzazioni. A fianco dei cibi, poi, chissà che questi ambulanti non infilassero anche qualche libretto a stampa… – E.B.

035-183 Valseriati (Enrico), Recuperi dalla Libreria Saibante di Verona: Ubertino Posculo e Pietro Sacconi, in Libri, lettori, immagini, pp. 201-26 Þ «AB» 035-E

035-184 Vercesi (Pier Luigi), In Vietnam con Oriana, «Pretext», 3, maggio 2015, pp. 92-9. Intervista a Gianfranco Moroldo in cui si ripercorre la sua carriera di fotoreporter (1958-1993) tra guerre, eventi mondani, interviste, rivoluzioni e fatti di cronaca, soffermandosi sul rapporto con talentuosi giornalisti compagni di viaggio, a partire da Oriana Fallaci. ― R.G.

035-185 Vigini (Giuliano), Il libro cristiano nella storia della cultura, I, Dal I al VI secolo, Milano, Vita e Pensiero, 2015, pp. 192, ISBN 978-88-343-2890-3, € 18. Noto esperto della produzione editoriale odierna, nonché instancabile traduttore (da s. Agostino alla letteratura francese), commentatore biblico e curatore di volumi (soprattutto di pubblicistica religiosa), l’a. si lancia qui in un’impresa ambiziosa, che prevede, dopo questo tomo dedicato alla tarda antichità, uno sul Medioevo fino alla invenzione della stampa, e uno su modernità e contemporaneità. Il vol. pubblicato si articola a sua volta in quattro sezioni: la Bibbia, la produzione scritta di ambiente paleocristiano, l’opera agostiniana, le regole monastiche. Il taglio è garbato e sobrio, affrontando soprattutto problemi di carattere teologico e letterario, lasciando invece sullo sfondo quelli più prettamente paleografici e codicologici. Chiudono il vol. una nota bibliografica divisa secondo le sezioni del vol. (pp. 169-83) e un indice dei nomi (pp. 185-91). – E.B.

035-186 Worlds of Learning. The Library and World Chronicle of the Nuremberg Physicin Hartmann Schedel (1440-1514), edited by the Bayerische Staatsbibliothek, Munich, Allitera – BSB Bayerische Staatsbibliothek, 2015 (Bayerische Staatsbibliothek. Ausstellungskataloge, 89), pp. 168, ill., ISBN 978-3-86906-757-5, s.i.p. Si tratta della versione inglese del catalogo Welten des Wissens. Die Bibliothek und die Weltkronik des Nürnberger Artzes Hartmann Schedel (1440-1514) già recensito in «AB» 033-H e a cui si rimanda per la descrizione particolareggiata del contenuto. Anche questa edizione è illustrata con belle immagini a colori, bibliografia, indice dei nomi e dei libri citati ed esposti. – M.C.

035-187 Zambarbieri (Annibale), Sguardi sulla religiosità in Italia durante l’Ottocento, in I Cappuccini nell’Umbria dell’Ottocento, pp. 5-24. Funge da introduzione storica complessiva. – Luca Mazzoni

035-188 Zani (Giulia Francesca), Ritratto di una biblioteca circolante operaia. Il caso della Società operaia Iseo, Milano, in L’officina dei libri, 3, 2012 , pp. 81-108 Þ «AB» 035-127

 

 Indici di recensioni e segnalazioni

Ambulanti 182

Archivi 27, 113-4, 140, 153, 176

Archivistica 101

Bibbia 100

Bibliografie C

Bibliometria 64

Brescia E, 18, 21, 37, 71, 77, 109, 167

Cappuccini 43, 48, 90, 118, 141, 155, 171, 173, 187

Catalogazione 5, 56, 79, 85, 124, 126, 156

Cataloghi 29

Censura 13, 80, 91, 106, 154, 159

Cristoforo Zabata F

Didattica universitaria 92

Documenti digitali 3

Editoria del ’400 7, 66, 69, 98, 134, 158, 168, 186

Editoria del ’500 6, 9, 28, 33, 57, 62, 104, 123, 132, 135, 144-5, 169, 170

Editoria del ’600 H, 52, 152, 157, 165

Editoria del ‘700 74, 177

Editoria dell’800 50, 59, 112, 120, 146

Editoria del ’900 2, 4, 10-2, 20, 23, 30-2, 36, 38, 44-7, 60, 63, 67-8, 72-3, 86-8, 105, 108, 111, 115-6, 130-1, 137-9, 142, 147-8, 160-1, 163-4, 166, 179

Editoria contemporanea 34-5, 49

Editoria popolare B

Editoria yiddish 22

Filologia testuale 65, 149, 174

Franca Brambilla Ageno 174

Giovanni Boccaccio 83, 99

Giulio Einaudi 84

Giunta di Madrid G

Grafica 70, 119, 151, 162, 186

Italo Svevo 1

Judaica 94

Libri postillati 24, 81, 125

Luigi Balsamo 8, 17, 19, 25, 39, 89, 102, 136

Manoscritti 16, 40, 53, 61, 91, 117, 122, 178

Marco Musuro D

Metodologia 95

Niccolò Machiavelli A, 78, 110

Officina dei libri 127, 128

Periodici 121, 184

Storia del libro 185

Storia della lettura 51

Storia della medicina 55

Storia della stampa 15, 75-6

Storia delle biblioteche I, 14, 26, 42, 54, 82, 93, 129, 133, 150, 172, 180-1, 183, 188

Tallone 107

Traduzioni 143, 175

Umberto Eco 41

Umberto Saba 58

 

Antiquariato

A cura di E.B.

Bado e Mart, Edizioni pregiate. Libri stampe e disegni dal XV al XX secolo, Padova, 2015, pp. 178. Oltre 380 pezzi presentati con una certa leggerezza (si vedano anche le foto, volutamente decorative), ma accompagnati da descrizioni precise e bibliografia specifica.

Bruce McKittrick, Rare Books. Catalog 62, Narberth (PA), 2015, pp. 44. Raffinatissimo catalogo con 70 pezzi talvolta di primaria importanza, sempre ottimamente descritti e illustrati. Si noti il primo gruppo di 6 edizioni annotate (vedi foto p. 2).

Bruno Pucci, Libri antichi e rari. Catalogo 2/2015, Napoli, 2015, pp. 52. Selezione di 223 volumi con schede dotate di buone descrizioni (talvolta riprodotti i frontespizi). I soggetti sono frequentemente relativi all’Italia meridionale, i prezzi abbordabili.

Laurent Coulet, Catalogue 59, Paris, 2015. Spaziando dai mss. medioevali all’editoria contemporanea, una scelta di 88 proposte sempre presentate in modo prestigioso con belle illustrazioni a colori.

Libraria Piani, Catalogo 118, Sofia y Pepito, Badia di Monte S. Pietro, 2015, pp. 72. Fitta rassegna di oltre 2.250 offerte suddivise tra Africa italiana, arte, archeologia, auto, bandi, Bologna, collezionismo, diritto, erotica, gastronomia, esoterica, fantascienza, Fascismo, giornali, militaria, juvenilia, Domenica del Corriere, narrativa, locale, Hoepli, medicina, montagna, politica, religione, scienza, sport, stampe, storia, teatro, varia, viaggi.

 

 

 

 

Risorse elettroniche

a cura di L.R.

University of Glasgow, Glasgow Incunabula Project, http://www.gla.ac.uk/services/incunabula/.

 

La University of Glasgow Library, con i suoi oltre 1.000 esemplari (1.034, per la precisione) conserva una delle più ampie collezioni di incunaboli del Regno Unito. Dal 2009, la biblioteca ha avviato un progetto di revisione del proprio catalogo degli incunaboli, al fine di eseguire una verifica patrimoniale del posseduto e di costruire una pagina del proprio sito web ad hoc per i paleotipi. Il progetto, ancora non terminato, si deve a Jack Baldwin (Honorary Research Fellow), Julie Gardham (Senior Librarian, Special Collections) e Robert Maclean (Assistant Librarian, Special Collections). Il nuovo catalogo somma i pregi della descrizione analitica tipica dei più tradizionali repertori cartacei con le potenzialità (anche se non pienamente espresse) degli strumenti digitali. Non essendo strutturato come un database, infatti, il catalogo non permette ricerche raffinate: tutti i dati bibliografici e di esemplare sono indicizzati, ma è possibile un’esplorazione solo lineare e non trasversale. Soprattutto, purtroppo, non è possibile incrociare più parametri di interrogazione. Per fare ciò si può però ricorrere al catalogo generale della biblioteca, dove pure è possibile recuperare le schede analitiche degli incunaboli in un’altra versione. Una scelta simile a quella adottata per il fondo antico della Biblioteca Generale della Custodia di Terra Santa (http://www.bibliothecaterraesanctae.org/). Il progetto mira a fornire elementi per ricostruire la formazione del fondo incunabolistico della biblioteca e, più in generale, a documentare la varietà delle specificità dei singoli esemplari, identificando, laddove possibile, le antiche provenienze, in modo da offrire agli studiosi un supporto per indagare la circolazione dei prodotti delle prime tipografie e tentare la ricostruzione di antiche raccolte librarie disperse. Dalla home page della Biblioteca si raggiunge il sito del progetto, dove si possono avere alcune informazioni generali. Il menù per la navigazione si trova sulla sinistra. In alto si trovano i rimandi alla pagina principale delle Special collections, a una piuttosto ampia introduzione, ai ringraziamenti e a un blog dedicato al progetto. Scendendo, si trovano i punti di accesso bibliografico alle schede, che si possono scorrere o per autore principale o per luogo di edizione. Ancora sotto si trova un’altra serie di possibilità di esplorazione delle schede grazie a un’ampia gamma di indici: autori, traduttori e curatori; tipografi; data di pubblicazione; lingue; antichi possessori personali; antichi possessori istituzionali; antichi possessori/librai; ex libris; prezzi; legature; legatori; silografie; note di possesso e postille; tipologia di postille; decorazione, altre specificità (stampati su pergamena, libri silografici, blind impressions, maculature…). Come si può notare, il lavoro sugli esemplari è stato capillare e ogni elemento è stato sistematicamente indicizzato al fine di consentire un’esplorazione davvero articolata della collezione. Accanto ai più ovvi dati di edizione o di esemplare troviamo una serie di raffinatissime rilevazioni opportunamente classificate. Ci si sofferma solo sulle postille: è possibile ricercare gli incunaboli postillati e isolare specifici gruppi, come quelli che presentano postille in latino, oppure in altre lingue; ma si possono anche trovare facilmente gli incunaboli con postille interlineari oppure marginali oppure con testi interfoliati. Anche le postille non strettamente collegate al testo, come motti e proverbi oppure altri testi come i cosiddetti adversaria, sono stati indicizzati e sono ricercabili. Da qualunque punto si acceda, è possibile raggiungere una determinata scheda bibliografica, che nella parte dell’intestazione ricalca sostanzialmente la forma di ISTC, con una più ampia area della collazione (oltre al formato si trovano cartulazione e fascicolatura) e una più stringata serie di rimandi bibliografici (a ISTC, con link attivo, e a Goff, BMC e GW). Seguono una serie di eventuali note di edizione (in genere mutuate dallo stesso ISTC) e un’area della descrizione con l’elenco dei testi contenuti nell’edizione. Chiusa la parte bibliografica, la scheda passa a elencare schematicamente, ma in modo molto preciso i dati di esemplare: dalla segnatura di collocazione (seguita da un link attivo che rimanda alla scheda del catalogo generale della biblioteca), alle antiche provenienze (date in forma normalizzata e poi con la trascrizione della nota o della formula che compare nel libro), dalla legatura (sommariamente descritta) alle misure delle carte, dalle postille e note di possesso, alla decorazione e all’eventuale indicazione di parti mancanti. Un altro aspetto assai interessante è la presenza nelle schede di almeno una riproduzione ad alta definizione di parti significative dell’edizione o dell’esemplare. Nella scheda se ne vede solo un’icona cliccando sulla quale si apre una finestra pop-up con una visualizzazione più ampia. Le immagini non sono tuttavia caricate direttamente sul sito, ma sul profilo Flickr della Biblioteca a cui si viene rinviati ogni volta che si apre una immagine. Lì è possibile anche scorrere le altre immagini dello stesso esemplare. Peccato non sia stata prevista, almeno al momento, una campagna fotografica sistematica dei segni di provenienza (specie se di difficile lettura o identificazione) perché ciò avrebbe consentito, mediante una collaborazione più aperta, da un lato di fornire utili fonti per confronti e dall’altro, eventualmente, di decrittare le note o i timbri più criptici. Tornando al menù, la parte inferiore reca i rinvii a un’appendice con schede di libri post 1500, ma spesso in passato considerati come incunaboli; a una serie di ulteriori repertori bibliografici non citati direttamente nelle schede, ma in cui si trovano descritte le edizioni rappresentate da esemplari di Glasgow; all’indice delle segnature di collocazione; a una serie di riferimenti bibliografici e a una slideshow, sempre da Flickr, con le immagini degli incunaboli della Biblioteca. Si tratta, insomma, di uno strumento bibliografico e catalografico efficace e pragmatico anche se non raffinatissimo. La realizzazione non troppo complessa (e non troppo costosa) ne suggerisce la riproposizione anche in altre realtà.

 

Raccontare di libri

Caldwell (Ian) Thomas Dustin, Il codice del quattro, Casale Monferrato, Piemme, 2004, pp. 366, ISBN 978-88-3848-530-5, € 18,50. Si recupera un pezzo, piuttosto divertente, vecchio ormai di qualche anno. Quando un mistero non viene dipanato dalla verità scientifica, all’uomo non resta che ricorrere alla fantasia e all’immaginazione. È ciò che accade in questo thriller, composto a quattro mani da una coppia di amici, in cui la vicenda è interamente costruita attorno all’Hypnerotomachia Poliphili. I protagonisti sono un gruppo di studenti dell’università Princeton, guidati (osteggiati?) da due contrapposti professori: tanti saranno gli indovinelli da sciogliere affinché uno degli allievi possa portare a termine la propria tesi di laurea sull’emblematico incunabolo. La traduzione italiana rispetta attentamente il linguaggio bibliografico specialistico, inoltre l’edizione è arricchita dalla riproduzione delle celebri silografie aldine, così come la coperta è anastatica della legatura originale. Nessuna validità scientifica delle argomentazioni esposte, ma pur sempre una piacevole distrazione a tema librario. – Davide Martini

Houellebecq (Michel), Sottomissione, Milano, Bompiani, 2015, pp. 252, ISBN 978-88-452-7870-9, € 17,50. Superate le pagine pornografiche, si disegna qui la storia di una tragica sottomissione non tanto al volere di Dio (così come sarebbe intesa dall’Islam), ma piuttosto al potere in quanto tale. Tragica parabola di molti intellettuali e sedicenti tali, uomini di un solo libro, il loro. – E.B.

King (Stephen), Revival, Milano, Sperling & Kupfer, 2015, pp. 470, ISBN 978-88-200-5791-6, € 19,90. «L’Historia si può veramente deffinire una Guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl’anni suoi prigionieri, anzi già fatti cadaveri, li richiama in vita, li passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia». ― E.B.

Larsson (Björn), L’ultima avventura del pirata Long John Silver, Milano, Iperborea, 2013, pp. 72, ISBN978-88-7091-521-1, € 7. Uno non se lo ricordava più, ma L’isola del tesoro di Stevenson è il racconto di un racconto. E l’antieroe della storia non poteva che prendere a sua volta la penna per raccontare la sua verità. Bella questa ultima avventura, ma soprattutto bella l’occasione per rileggere un romanzo formidabile come La vera storia del pirata Long John Silver, di cui è prosecuzione. – E.B.

Pryor (Mark), Il libraio di Parigi, Roma, Fanucci, 2015, ISBN 978-88-6877-004-4, € 5,90. Il protagonista, addetto militare all’ambasciata USA di Parigi, tenta di ritrovare un amico libraio misteriosamente scomparso. Riuscirà a cavarsela, con i suoi inadatti stivali e una idea sui libri antichi che arriva solo alla prima edizione di Agatha Christie? – E.B.

Vargas (Fred), Tempi glaciali, Torino, Einaudi, 2015, pp. 444, ISBN 978-88-06-22773-9, € 20. Libri e ricordi sull’Islanda, una messa in scena per rievocare Robespierre, un misterioso “geroglifico”: un Adamsberg sempre più perso tra i suoi stessi poliziotti, ma assieme lucidissimo. Quando il “Terrore” non è poi così lontano… – E.B.

Wu Ming 2, Guerra agli umani, Torino, Einaudi, 2004, pp. 322, ISBN 88-06-16812-6, € 14,50. Intercalate alle storie decisamente folli di un romanzo di fantascienza letto in un bar di paese, le vicende non meno folli di vari gruppi di pazzerelli impegnati a 1) raccogliere scommesse sulle lotte dei cani; 2) ritrovare un grosso San Bernardo; 3) diventare un cavernicolo; 4) combattere la caccia; 5) cacciare. Il tutto all’ombra di una montagna un po’ misteriosa e di un cinghiale innamorato. – E.B.

 

Cronache

Convegni

Buying and Selling. 7th St. Andrews Annual Book Conference, University of St Andrews, 18-20 giugno 2015. Dal 18 al 20 giugno l’università di St. Andrews ha ospitato la settima “St. Andrews Annual Book Conference”, dedicata quest’anno al tema del commercio librario (Buying and Selling). Il convegno è stato suddiviso in nove sessioni, tutte dedicate ai diversi aspetti legati alla vendita e all’acquisto di libri in età moderna. La prima sessione (Debt Economies and Bookselling Risks) è stata aperta dall’intervento di Lucas Burkart, il quale ha illustrato in maniera egregia la rocambolesca avventura editoriale di Michael Wennseler, editore a Basilea alla fine del Quattrocento. A seguire Marius Buning ha parlato del sistema dei privilegi librari nell’Olanda del Seicento, mentre Jeremiah E. Dittmair ha cercato di offrire una panoramica sulla questione dei prezzi dei libri nella prima età moderna. La seconda sessione (Bookselling in Early Modern France) ha visto gli interventi di Jean-Paul Pittion e di Malcolm Walsby, incentrati rispettivamente su Daniel Delerpinière, libraio protestante francese del XVII secolo, e sulle dinamiche socioeconomiche legate alla produzione e al commercio dei libri nella Francia Rinascimentale. La terza parte della prima giornata di lavori è stata invece dedicata alle strategie di vendita nell’Europa moderna. Il primo intervento, di Magdalena Komorowska, è stato incentrato sulle politiche di produzione e vendita dei commentari biblici in Polonia tra Quattro e Cinquecento, mentre Vivienne Dunstan ha offerto un affresco generale sulle condizioni dei librai scozzesi di fine Settecento. A chiudere la sessione è stata Martine van Ittersum con un interessante e approfondito intervento sull’asta dei libri appartenuti al grande giurista olandese Hugo Grotius. La quarta e ultima sessione della giornata si è aperta con l’interessantissimo intervento di John Sibbald dedicato alla figura del reverendo Thomas Frognall Dibdin, bibliografo inglese a cavallo tra Sette e Ottocento, il cui metodo d’indagine può essere definito pacificamente come precursore dell’Analytical Bibliography britannica. Daryl Green ha proposto un simpatico contributo su alcuni episodi di furti bibliotecari e rivendita di libri nella St. Andrews vittoriana, mentre Falk Eisermann ha incentrato il suo intervento sulle dinamiche di vendita e acquisto degli incunaboli sul mercato antiquario tra Otto e Novecento. La prima sessione della seconda giornata è stata dedicata al commercio delle gazzette in età moderna. Jan Hillgärtner ha dunque esposto un interessante contributo sulle strategie di produzione dei cosiddetti newspaper printers, mentre al mercato olandese delle notizie su carta è stato dedicato l’intervento di Arthur der Weduwen. Daniel Bellingradt ha aperto la sessione dedicata alle pratiche quotidiane di acquisto e vendita di libri illustrando mirabilmente il tema delle lotterie di libri ad Amsterdam nel Seicento. A seguire Phil Tromans e Justyna Kiliańczyk-Zięba hanno parlato rispettivamente della vita nelle librerie inglesi di età moderna e delle guide per i pellegrini della città di Cracovia nel XVII secolo. Martine Furno si è contrata sulla pubblicazione del Thesaurus linguae latinae di Robert Estienne del 1543, mentre Domenico Ciccarello ha illustrato egregiamente la storia del libraio-editore Francesco Ciotti, attivo tra Palermo, Gubbio e Venezia nella prima metà del XVII secolo. A chiudere la sessione, l’ottimo intervento di Jamie Cumby su Luxembourg da Gabiano e il mercato librario nella Lione del Cinquecento. Al commercio dei libri a stampa legati al teatro e alla musica, argomento della sessione successiva, sono stati dedicati rispettivamente i contributi di Tara Lyons e Amelie Roper. L’ultima giornata di lavori si è aperta con la sessione incentrata su liste e inventari collegati al commercio librario. Il primo intervento, tenuto da chi scrive, si è concentrato sull’analisi dell’inventario della bottega libraria di Luciano Pasini, libraio ed editore perugino del XVI secolo, mentre il secondo, illustrato mirabilmente da Graeme Kemp, ha avuto come oggetto l’esame dei cataloghi commerciali di informazione bibliografica (Term catalogues) nell’Inghilterra cinquecentesca. L’ultima sessione del convegno, questa volta riguardante le strategie di acquisto di libri, ha visto come primo intervento quello eccellente di Idalia Garcia, dedicato alle dinamiche di invio di materiale bibliografico nelle comunità religiose del Messico coloniale. Il contributo di Ulrike V. Fuss (1668: Lima - Lyon - Antwerp. Connecting a Jesuit from Lima to printers in Antwerp), ha chiuso infine questo convegno, la cui organizzazione esemplare è stato frutto della collaborazione tra Shanti Graheli e Jan Alessandrini, i quali, coordinati da Andrew Pettegree, hanno saputo curare nel dettaglio ogni parte di questo meritorio evento. – N.V.

 

Aldo Manuzio dal folio al tascabile. La vita e l’opera del primo editore moderno: gli ex libris narrano ed illustrano. Bassiano, Comune di Bassiano, 20 giugno 2015. L’incontro promosso dall’amministrazione municipale di Bassiano rientra in una serie di iniziative significative che hanno avuto (e avranno) luogo nella cittadina laziale patria di Aldo Manuzio nel cinquecentenario della morte. In questa occasione due i momenti significativi. La mattina una serie di riflessioni circa l’attualità di Aldo. Dopo l’intervento di chi scrive, centrato sulla individuazione di alcuni elementi di continuità tra l’esperienza tipografico/editoriale aldina e la contemporaneità, i vivaci discorsi di Mauro Chiabrando («Charta») ed Enrico Tallone che hanno parlato della proiezione sull’oggi della esperienza aldina in ambito collezionistico e nel mondo della produzione manuale del libro. La parte più originale della giornata (dopo alcuni interventi sul tema della valorizzazione del patrimonio archivistico-documentario locale: da segnalare le lucide osservazioni di Marco Palma) è stata nel pomeriggio con la presentazione dei risultati di un concorso internazionale per ex libris dedicati ad Aldo, dei quali si è inaugurata una mostra negli spazi del locale museo del libro e della scrittura nell’antico palazzo Caetani. – E.B.

 

Reading Copy-Specific Features: Producers, Readers and Owners of Incunabula, Leicester, The Center fo Textual Studies De Montfort University, 30 June-1 July 2015 Due giornate, organizzate da Takako Kato (De Monfort University, Leicester), dedicate ai segni che la storia ha depositato sugli incunaboli nel corso di cinque secoli e che rendono unica ogni copia delle edizioni prodotte nel XV secolo. Proprio da tali segni è possibile ricavare un percorso che collega produttori (editori e tipografi), lettori e possessori (antichi e moderni) di incunaboli. Il convegno si è aperto informalmente nella mattinata del 30 giugno, con una breve visita a una selezione di incunaboli conservati presso la University of Leicester Library. La conferenza di apertura è stata offerta all’inizio del pomeriggio da Lotte Hellinga (già British Library), che grazie a diversi esempi, ha descritto le numerose specificità di esemplare introdotte già a livello di produzione libraria nei primi incunaboli. A seguire, l’intervento a due voci di Takako Kato (De Monfort University, Leicester) e Satoko Tokunaga (Keio University, Tokyo) si è soffermato su alcune specificità di esemplare in incunaboli stampati da Caxton. Dopo la pausa si sono svolte due sessioni. La prima, dedicata a Copy Specifics and Making of Incunabula e presieduta da Julianne Simpson (University of Manchester), ha visto gli interventi di Ed Potten (Cambridge University Library), che ha affrontato la spinosa questione della datazione di un foglio volante con una silografia acquarellata; di Mary-Kay Duggan (University of California, Berkeley), che si è soffermata sulle problematicità, per i tipografi antichi, della notazione musicale e sulle varie soluzioni adottate; e di Neil Harris (Università degli Studi di Udine), sulle evidenze lasciate dal torchio tipografico a un colpo. La seconda sezione, intitolata Copy Specifics in Particular Books e presieduta da Julia Walworth (Merton College, Oxford), ha visto la partecipazione di Michelle H. Craig (University of Glasgow), che si è soffermata sui dati di due esemplari dell’Aristotele aldino; di Holly James-Maddocks (University of York), che ha parlato della miniatura inglese negli incunaboli; di Suzanne Reynolds (Fitzwilliam Museum), che ha descritto alcuni incunaboli miniati conservati a Cambridge. La seconda giornata si è aperta con una sessione presieduta da Andrew McAinsh (Royal College of Physicians & Surgeons of Glasgow) e dedicata a Incunabula Collections. Sono intervenuti Sheila Hingley (Durham University Library), che si è soffermata sugli incunaboli posseduti dai monaci di Durham; Julie Gardham (University of Glasgow), che ha descritto alcuni progetti relativi alla descrizione degli incunaboli di Glasgow; John T. McQuillen (The Morgan Library and Museum), che ha mostrato come ogni impresa di catalogazione dei fondi librari antichi è un viaggio alla riscoperta dei libri, dei loro possessori, delle loro storie. Dopo la pausa, la mattinata è ripresa con una sessione dedicata a Owners of Incunabula, presieduta da Rhiannon Lawrence-Francis (Special Collections, University of Leeds). Gli interventi di Kate Loveman (University of Leicester) e Daryl Green (University of St. Andrews Library), si sono soffermati, rispettivamente, sulla figura di Samuel Pepys e sulla sua collezione di incunaboli e sugli antichi possessori di incunaboli di St. Andrean. Il pomeriggio si è aperto con la sessione Tracing the Movement and Circulation of Incunabula, presieduta da Karen Limper-Herz (ISTC, The British Library). Luca Rivali (Università Cattolica di Milano) ha descritto la curiosa vicenda dei venti incunaboli posseduti dall’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma provenienti dalla Biblioteca Universitaria di Pavia; Laura Nuvoloni (Holkham Hall Library) si è soffermata su alcuni incunaboli della Cambridge University Library che presentano antichissime note di possesso; Cristina Dondi (University of Oxford and CERL) ha mostrato le potenzialità del database Material Evidence in Incunabula (MEI) per ricostruire la circolazione degli incunaboli e le innovazioni che verranno inserite. Il convegno si è chiuso con la conferenza di David Pearson (City of London Corporation), Incunabula in our new book historical landscape, e con la tavola rotonda presieduta da Kristian Jensen (Head of Collections and Curation, The British Library). – E.B.

 

Aldo Manuzio e il libro del Rinascimento tra produzione e collezionismo. Summer school 2015. Torrita di Siena, Residence Il Convento, 31 agosto-3 settembre 2015. Nei giorni 31 agosto, 1, 2 e 3 settembre si è tenuta, nella bella cornice del borgo di Torrita di Siena, immerso nella Val di Chiana, la Summer school 2015 dedicata alla figura e al ruolo di Aldo Manuzio nel panorama della produzione del libro nel Rinascimento. Tale iniziativa è stata resa possibile grazie al Comune di Torrita di Siena e alla Fondazione Torrita Cultura, e soprattutto alla Società Bibliografica Toscana e in particolar modo al suo presidente Paolo Tiezzi. Il corso, incentrato sì sulla figura del grande umanista-editore (ricorre il quinto centenario dalla morte), ha però aperto a un più ampio avviamento verso la conoscenza del prodotto editoriale del XVI secolo, sia dal punto di vista della storia della stampa che del collezionismo librario. La Summer school ha visto una ampia partecipazione, sia di studenti universitari neo-laureati, sia di dottorandi e bibliotecari. I lavori, svoltisi in un clima seminariale (che ha percorso positivamente tutta la durata del corso, permettendo un confronto diretto, per domande, chiarimenti, osservazioni con i docenti), hanno preso avvio, il pomeriggio del 31. Dopo i saluti delle autorità cittadine, del sindaco di Torrita di Siena, Giacomo Grazi, e del presidente della Fondazione Torrita Cultura, Luca Spadacci, Mario de’ Gregorio (Società Bibliografica Toscana) ha introdotto i lavori; all’introduzione è seguita la prima lezione, del professor Edoardo Barbieri (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), che ha fornito un primo inquadramento di Aldo Manuzio all’interno del panorama dell’editoria Rinascimentale. A chiudere la prima giornata il professor Luca Rivali (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano) con una lezione sul collezionismo librario nel Rinascimento, legato ai prìncipi. Il giorno seguente è proseguito, nella mattinata, con l’analisi delle Tipologie librarie nella produzione manuziana (prof. Edoardo Barbieri) e con una nuova analisi dell’universo del collezionismo librario: Il viaggiatore e il cardinale: Hernan Colón e le collezioni romane del XVI secolo (Luca Rivali). Il pomeriggio Edoardo Barbieri ha parlato del lavoro Nell’officina aldina tra caratteri e filologia e ha chiuso la densa giornata Luca Rivali con Raccolte librarie barocche: de Thou, Mazarino, Naudé. Il giorno 2 settembre, alle lezioni (Edoardo Barbieri, Periferie aldine: un programma editoriale e i suoi confini e Luca Rivali, Bibliofilia e bibliografia da Loménie de Brienne a Renouard), si è affiancato l’esame autoptico di alcuni libri rinascimentali condotto dal prof. Edoardo Barbieri. Questi ha poi moderato la conferenza pubblica L’antiquario e il collezionista, svoltasi sotto forma di dialogo tra Fabrizio Govi (Associazione Librai Antiquari Italiani), Paolo Tiezzi (Società Bibliografica Toscana) e Massimo Bertolo (Minerva Auctions). Legati alla Summer school si sono svolti anche altri eventi nel corso dei quattro giorni, è infatti stata inaugurata una mostra di libri aldini ed è stata presentata la Biblioteca degli Oscuri, che è nata grazie all’iniziativa di vari collezionisti legati alla Società Bibliografica Toscana. Il corso si è chiuso con le lezioni del prof. Luca Rivali, Una collezione novecentesca: il caso di Ugo Da Como a Lonato e del professor Carlo Pulsoni (Università degli Studi di Perugia), Manuzio, Bembo, Petrarca. Le conclusioni finali, forti della riuscita ampiamente positiva dell’iniziativa, hanno dato appuntamento all’anno venturo, per la prossima Summer school. – A.T.

 

Carta e stampa – La tradizione è futuro, XII Congresso della Associazione Italiana dei Musei della Stampa e della Carta, 19 settembre 2015. Museo della Carta di Maina Inferiore - Valle delle Cartiere di Toscolano Maderno, Brescia. L’annuale convegno dell’associazione italiana dei musei della carta e della stampa si è svolto a Toscolano sul Garda in un clima festoso, sotto l’egida del presidente uscente Mauro Bodini. Non solo l’associazione si conferma un punto di riferimento stabile per un circuito di piccole istituzioni molto caratterizzate e, insieme, largamente distribuite sul territorio (come ha ricordato Giorgio Montecchi nelle parole introduttive), ma il Museo della Valle delle Cartiere di Toscolano, dopo anni di sottoutilizzo, riprende ora vita con il ritorno di un direttore stabile e addirittura un progetto di valorizzazione produttiva del sito. Ma si proceda con ordine. Innanzitutto, con uno splendido intervento, Ivo Mattozzi è tornato sulle sue ricerche sulla produzione cartaria toscolanese mostrando ragioni e metodo dello studio della storia della carta. Se poi Carlo Simoni ha narrato alcuni episodi della storia produttiva tra Otto e Novecento, Erika Squassina ha riassunto i dati sulla attività dei Paganini di Toscolano. Lisa Cervigni (Direttrice del Museo) ha illustrato gli scavi di archeologia industriale condotti nella valle, mentre Gian Pietro Brogiolo ha ricostruito, sulla base dei rilievi archeologici e toponomastici, la storia antica e alto medioevale della zona. È seguita la consegna dei premi a vincitori e aziende sponsor del concorso “I grandi maestri della tipografia: Aldo Manuzio”, rivolto alle scuole di grafica. Nel pomeriggio Maria Moroni di Assocarta ha presentato la situazione attuale della produzione italiana di carta, mentre Edoardo Fonti ha raccontato l’esperienza della rimessa in attività della storica cartoleria-tipografia Bonvini di Milano (vedi il bel video all’indirizzo https://vimeo.com/39477925). Da ultimo, Filippo Cantoni (Project Manager Fondazione Valle delle Cartiere) ha illustrato il programma di creazione di un prodotto cartaceo manuale di alta qualità e la istituzione di un corso per l’apprendimento della produzione della carta a mano, da cui dovrebbe derivare la costituzione di una cooperativa giovanile attiva nel settore. Ha chiuso la densa giornata una visita al Museo della Carta, guidata dai sempre bravissimi volontari dell’associazione degli ex lavoratori della cartiera di Toscolano. – E.B.

 

Mostre

Collecting the Renaissance: The Aldine Press (1494-1598), London, Ritblat Treasure Gallery della British Library, fino al 25 gennaio 2015. La mostra si presenta come il primo evento delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Aldo Manuzio di quest’anno. Dodici gli esemplari esposti, studiati e selezionati da Jill Kraye, Stephen Parkin e Paolo Sachet attingendo dalla straordinaria collezione di libri antichi italiani della biblioteca nazionale britannica. L’attenzione è rivolta alla fortuna postuma del mito di Aldo. Una prima teca ripercorre le innovazioni tecniche e i successi editoriali della stamperia manuziana, dal 1495 fino al tramonto dell’impresa nell’ultimo decennio del Cinquecento. Accanto agli Erotemata di Lascaris e al meraviglioso Virgilio in ottavo dalla biblioteca Gonzaga, si può ammirare, per esempio, una copia della prima edizione dei canoni del Concilio di Trento stampata da Paolo Manuzio su carta azzurra. Nella seconda teca viene illustrato il ruolo cruciale svolto dai collezionisti inglesi del XVIII e XIX secolo nel preservare molti esemplari aldini unici o rarissimi, come l’Hypnerotomachia Poliphilii del 1499 e il Lattanzio del 1533 rilegati rispettivamente per Thomas Mahieu e Jean Grolier. Tutti i libri in mostra provengono, a ben vedere, dalle ricchissime biblioteche di re Giorgio III, Clayton Mordaunt Cracherode, Thomas Grenville e Richard Colt Hoare, i quali, in un virtuoso circuito di emulazione nobiliare, donarono le proprie collezioni alla nazione. Collegata alla mostra, si terrà una conferenza al Warburg Institute il prossimo 6 febbraio, in corrispondenza del giorno della scomparsa del sommo stampatore. I numerosi eventi per le celebrazioni manuziane sono consultabili sul portale del CERL Manutius Network 2015 (http://www.cerl.org/collaboration/manutius_network_2015/main). – Paolo Sachet

 

Mostra Treccani 1925-2015. La Cultura degli italiani, Milano, Palazzo Morando, 7 luglio – 13 settembre 2015. In occasione dei 90 anni dalla nascita dell’Istituto enciclopedico italiano viene presentata a Palazzo Morando una mostra che ripercorre la storia dell’istituto Treccani e, in gran parte, le vicende della cultura italiana. Strutturata in tre sezioni e un prologo, sulla base di un criterio cronologico, la mostra ci accompagna attraverso l’evoluzione editoriale e la trasformazione dei saperi della penisola, arricchita da un omaggio alla cittá di Milano in apertura. Il “prologo”, con il quale la mostra si apre, illustra rapidamente la nascita del genere enciclopedico per poi passare a raccontare Milano attraverso le pubblicazioni dell’istituto sulla storia della città, l’esposizione di 90 oggetti di design e la presenza di due percorsi multimediali relativi all’Expo e ai temi da sempre associati alla città lombarda, quali moda e design. Seguono tre sezioni che piú direttamente si concentrano sulla storia dell’istituto: la prima parte punta sulla nascita dell’istituto, sul racconto del clima culturale fascita e sulla presenza di straordinari documenti relativi alla pubblicazione della prima enciclopedia Treccani, quali il carteggio Croce-Gentile. Arricchisce inoltre la prima sezione la proiezione di un documentario che narra le idee e la storia editoriale alla base dell’Enciclopedia. La seconda sezione porta il focus sull’Italia del boom economico e sulla pubblicazione del Dizionario Biografico degli Italiani. La terza e ultima sezione espone le pubblicazioni maggiormente rivolte al sapere scientifico e i primi passi dell’approdo in digitale dell’enciclopedia. L’esposizione di documenti e materiali, video-interviste e focus sui protagonisti principali, è accompagnata dalla esposizione a scaffale di tutta la produzione dell’istituto, dando la possibilitá di poter apprezzare in un solo sguardo alcuni dei piu importanti monumenti editoriali della nostra storia culturale. Completa la mostra l’opportunità di poter sfogliare una delle ultime avventure dell’istituto Treccani: la riproduzione facsimilare del codice Egerton contenente la Commedia. L’ingresso è gratuito. ― Francesco Reale

 

Il mito del Paese di Cuccagna. Immagini a stampa dalla Raccolta Bertarelli, Milano, Castello Sforzesco, 9 luglio – 11 ottobre 2015. Da dove trae origine la leggenda di un paese in cui nei fiumi scorre vino, capponi arrosto piovono dal cielo e maccheroni rotolano giù dalle pendici di un monte di formaggio? In occasione di Expo e nel panorama della varie iniziative di Expo in città, la Raccolta Bertarelli ripercorre il mito del Paese di Cuccagna attingendo al suo vasto ed eterogeneo patrimonio di immagini a stampa in una rassegna curata da Giovanna Mori e Andrea Perin con la collaborazione di Alberto Milano e Claudio Salsi. L’idea e il sogno di un paese lontano e immaginario in cui ogni fatica e sofferenza siano bandite e l’uguaglianza sia basata sulla ricchezza prende vita tra i contadini dell’Europa medievale e si sviluppa lungo tutta l’età moderna in continuo dialogo con la cultura contemporanea. Se la nostra conoscenza del tema può essere principalmente legata alla sua fama popolare di luogo in cui “chi più dorme più guadagna” e a ricordi letterari come il paese di Bengodi citato da Boccaccio in una delle novelle del Decameron, il visitatore sarà piacevolmente stupito nello scoprire che vi è anche una tradizione iconografica che affonda le sue radici nel XVI secolo e perdura, quasi invariata fino al XIX secolo. Sono proprio le incisioni raffiguranti un paesaggio collinare popolato di vignette che ne illustrano le delizie e le ricchezze a costituire il nucleo di partenza della mostra il cui percorso si allarga poi ad analizzare gli archetipi, le caratteristiche e gli sviluppi del mito. Oltre centocinquanta opere, per lo più immagini a stampa a larga diffusione dalla Raccolta Bertarelli alle quali si affiancano un nucleo proveniente dalla collezione privata Alberto Milano e alcuni volumi concessi in prestito da storici istituti milanesi; ma anche grafica d’arte, con splendidi pezzi sempre della Raccolta Bertarelli, e manifesti. Si segnala l’analisi della cultura culinaria del tempo arricchita dalla presenza di libri a stampa del XV e XVI secolo: trattati e ricettari della Raccolta Bertarelli e della Biblioteca Trivulziana illustrano il forte nesso tra il mito e la cucina delle classi nobiliari dell’epoca. Ma molteplici sono le connessioni con altri temi: stretto è il legame con il Carnevale e con le feste popolari; il mondo alla rovescia ne condivide il sogno di un mondo dai valori ribaltati; la donna trova realizzati i suoi desideri, in un Paese di Cuccagna tutto femminile dove gli uomini sono servitori e bellezza e divertimento sono le uniche occupazioni. La rassegna chiude infine con uno sguardo sugli sviluppi otto-novecenteschi del tema ormai ridotto a semplice favola per bambini. La letteratura, anche musicale, e la grafica pubblicitaria saranno le ultime eredi della forza e della suggestione del Paese di Cuccagna. È in vendita il catalogo (Pisa, ETS, 2015, pp. 169, € 24). – Emilia Bignami

 

Una curiosa polemica

Sull’ultimo «AB» è stata pubblicata una mia recensione al Dizionario degli editori itineranti (34, giugno 2015, pp. 5-6) che ha provocato in data 19 giugno una replica del curatore dell’opera (sottoscritta però anche dagli altri corresponsabili dell’impresa) inviatami con una email caratterizzata dall’argomento gentile (altrove cortese) richiesta. È seguito in data 25 giugno un mio messaggio che voleva spiegare alcune incomprensioni e fraintendimenti. Il testo inviato è innanzitutto difficilmente definibile come “gentile”, visto il suo tono denigratorio, laddove prima insiste sul carattere “divulgativo” dell’Almanacco (che certo ha un vasto pubblico essendo una open source disponibile sul web, ma si caratterizza anche come il più puntuale strumento di informazione e aggiornamento del nostro settore), poi accusa reiteratamente il recensore di cattiva o distratta lettura. La prima obiezione che viene mossa è alla messa in discussione dei criteri fondanti il lavoro. Poiché io non riconosco nessuna autorità aprioristica nella ricerca, né alcun capobastone nel mondo accademico, non capisco perché un recensore dovrebbe accettare come un dogma i presupposti di un lavoro (anche scientifico e valido) che credo possano invece essere utilmente messi in discussione. L’evoluzione umana si sviluppa così… Rivendico cioè il diritto di contestare non solo l’incoerenza rispetto alle regole del gioco (fissate peraltro da chi sta giocando), ma proprio le regole del gioco stesso… Se poi si vogliono solo recensioni “sicure”, allora è un altro discorso. La seconda obiezione si impunta su alcune questioni di scelte di intestazione, altamente opinabili. Non dubito che sia stata esercitata un’accurata riflessione, ma, come mi piace molto il risotto ai funghi e meno quello con la salsiccia, resto dell’opinione che i signori “da Legnano” siano dei “Legnano, da”, e che il buon Mattia sia un “Mattia Moravo” o “Mattia da Olomouc”. Quanto al Moretto mi spiego meglio. Il riferimento era al passo (p. 714, II col. in basso) che contrappone l’affermazione di Balsamo (frutto di un pionieristico ma validissimo lavoro di scavo) alla opinione di un altro autore che «mette in discussione il luogo di stampa, sostenendone l’infondatezza».  Non insisto sul fatto che la questione specifica è complicatissima perché la edizione è a oggi perduta e solo un recente studio pubblicato su «La Bibliofilia» (ignoto alla voce, ma da me citato) permette di chiarire parte del problema. Il mio tema è che il secondo autore è un generoso studioso locale che si diletta di scrivere volumi storici in cui confluiscono alcune sue personali ricerche archivistiche bresciane, moltissimo materiale di seconda mano della più svariata ma mai dichiarata provenienza, alcune ricostruzioni talvolta opinabili. Questo si voleva dire: solo una forte dose di inesperienza può far contrapporre un dato fornito da Balsamo a un parere del secondo autore. Sarebbe come dire che “Enrico Fermi ha detto che…, ma Piero Angela ha recentemente sostenuto che…”. Quanto all’ultima osservazione, quella sullo strudel del Tirolo, temo sia assai significativo che non sia stata apprezzata la battuta, che non era certo malevola o rivolta all’opera in questione. È una osservazione volutamente paradossale, che credo però profondamente vera, ma non sto qui certo a far lezione ai miei maggiori. Tale mancanza di ironia e autoironia è però indicativa. Vi consiglio, invece, di coltivarla: alleggerisce un po’ la vita non prendersi sempre troppo sul serio! Soprattutto mi pare fuori luogo gridare al delitto di lesa maestà quando si è di fronte una recensione (con le relative 60 schede) che ha valorizzato il 90% del prodotto solo perché il 10% di critica riguarda le impostazioni generali… Tutto ciò a nulla è valso, per cui in data 21 luglio mi è stato richiesto nuovamente di pubblicare integralmente il messaggio originale: così faccio lasciando al benevolo lettore giudicare, se ne avrà voglia, della questione.

 

«Siamo lieti che il Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in Italia tra Quattrocento e Seicento, da noi curato, sia stato oggetto di attenzione anche in uno strumento divulgativo di facile ricezione («L’almanacco bibliografico», n° 34, giugno 2015, pp. 5-6 e ulteriori segnalazioni su specifiche voci), a riprova del fatto che fortunatamente determinati approdi di ricognizioni e progetti seri e impegnativi, come il nostro, possono interessare un vasto pubblico. Proprio per il taglio divulgativo della sede della segnalazione, riteniamo tuttavia opportuno offrire un piccolo contributo integrativo, onde scongiurare sviste informative e puntualizzare scelte metodologiche. Forse sarà bene partire da alcune riserve avanzate dall’ estensore della segnalazione sull’impianto del repertorio e sui criteri adottati per includervi o meno determinati artieri, in virtù del significato da noi attribuito al concetto di mobilità nello scenario tipografico, editoriale e librario italiano fra il XV e il XVII secolo. Scrive il Barbieri:

“Stante l’utilità dell’opera realizzata con questo Dizionario, che varrà certo la pena consultare e seguire sia per le voci meglio riuscite sia per quelle relative ad artieri minori o minimi di cui per la prima volta qui si è cercato di raccogliere sistematicamente notizie (e penso a tanti minori secenteschi dell’Italia centrale, meridionale o insulare), resta però nel lettore una percentuale di insoddisfazione. Soprattutto perché la riflessione concettuale sul fenomeno avrebbe necessitato di un maggiore sviluppo di quello offerto sia nella Premessa qui inserita, sia nel saggio pubblicato dall’ideatore del progetto negli atti succitati («AB» 030-198). E chi meglio proprio del coordinatore del progetto avrebbe potuto, da par suo, distinguere e precisare? Infatti ciò che risulta ancora debole è il concetto stesso di “itineranza”, per cui non si sa esattamente quali artigiani del libro debbano esserci e quali no: da un lato si trova qui inserito un Paolo Manuzio (che certo si trasferì per un lungo periodo a Roma, ma che fatichiamo a includere tra gli itineranti), ma dall’altro manca un Giovanni Paoli che dal bresciano si trasferì a Lione e poi a Siviglia e fu poi il primo tipografo del Nuovo Mondo! “(p. 6).

Ora, posto che non si può sempre esigere che colui il quale scrive di una pubblicazione l’abbia letta con la dovuta attenzione, ecco che potrà essere utile riportare proprio quanto nella pubblicazione stessa è puntualizzato con estrema chiarezza a pagina XXVI:

Premesso che sono stati presi in considerazione editori, tipografi e librai attivi in territorio “italiano” dall’introduzione della stampa in Italia fino alla fine del Seicento, sono stati reputati “itineranti” gli artieri attivi in almeno due luoghi. Nei casi di mobilità dall’estero in uno solo dei centri italiani i soggetti non sono stati computati, nei casi inversi invece sì.

Ci sembra quindi del tutto palese e ovvio che Paolo Manuzio, attivo senza alcuna ombra di dubbio a Roma e a Venezia, andava inserito e che Giovanni Paoli, la cui mobilità si concretizzò solo all’estero e non in Italia, non andava computato. D’altro canto, se non si va errati, l’intitolazione del Dizionario non può dare la stura ad equivoci: Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in ITALIA tra Quattrocento e Seicento. Un titolo all’interno del quale la delimitazione geografica della ricerca, l’Italia appunto, è agevolmente enucleabile anche dai meno attenti. Ma, ad un’altra piccola disattenzione del segnalatore varrà la pena accennare. Allorché scrive:

“fidandosi più delle rilevanze bibliografiche che dell’apporto documentario (rilevato solo laddove già disponibile in studi ad hoc) o quantomeno mostrando una certa ingenuità nella elaborazione dei dati, si attribuisce un valore di spostamento materiale a fenomeni che andranno letti innanzitutto in senso imprenditoriale di investimenti “a distanza”: basti pensare ai da Legnano con le loro edizioni giuridiche pavesi o al Ciotti con le sue edizioni d’Oltralpe” (p. 6)

egli dimostra di non avere letto con la debita attenzione l’Avvertenza, in particolare in relazione a quanto testé riportato, dove si sottolinea:

Va per altro debitamente precisato che, per porre in evidenza legami, rapporti, intraprendenza imprenditoriale, ecc., la mobilità non è stata intesa unicamente in senso fisico, ma anche in relazione ad iniziative che i soggetti possono avere intrapreso con identiche o diverse mansioni in centri differenti. Non rari, in proposito, i casi di coloro che hanno esercitato il ruolo di editori-finanziatori in collaborazione con tipografi di luoghi diversi (p. XXVI)

Andrà appena aggiunto che nella scheda su Giovanni da Legnano (a proposito, sorprende non poco che qualcuno possa pensare che un gruppo di bibliografi esperti non si sia debitamente posto il problema su quale forma adoperare e che quindi la scelta per “Da Legnano” non sia “motivata” da ponderate motivazioni che si potranno, volendo, affrontare meticolosamente in altra sede. Qui, varrà solo la pena fare presente che nell’Avvertenza si dichiara: “Posto che l’intestazione per gli artieri del Cinquecento è stata determinata sulla base di Edit16, per quelli del Quattrocento ci si è orientati sui medesimi criteri, privilegiando la forma del nome nella lingua moderna del paese d’origine. Per il Seicento ci si è uniformati a SBN e, nei casi di latitanza in questa fonte, al DBI (p. XXIX)”. E crediamo basti, a meno che non si vogliano porre in discussione anche i criteri di strumenti bibliografici ormai “canonici”. Si informa, comunque, che nell’Indice dei nomi, ovviamente è regolarmente presente il rinvio da Rappi e che nella scheda il cognome è scontatamente ricordato), l’itineranza è enucleata e interpretata nella voce proprio in virtù dell’impegno imprenditoriale a Pavia del milanese, promotore dell’incarico a tipografi locali di stampe di opere giuridiche. Sempre in relazione alle intestazioni, il segnalatore esprime sue perplessità circa il Moravo (“Si noteranno poi talvolta intestazioni infelici […] come quella dedicata a Mattia Moravo, che moravo era proprio per il luogo di nascita (Olomouc)”): nel condividere e confermare pienamente la scelta dell’autore della voce, ci chiediamo quale sarebbe dovuta essere la forma esatta dell’intestazione secondo il segnalatore e soprattutto perché. Tralasciando ora altre piccole sottolineature che pure si potrebbero fare (per esempio, crediamo che siano da addebitare a refusi o alla non puntuale correzione delle bozze espressioni quali: “è un’immagine sbagliata quella che ci fa immaginare”, oppure “concentrandomi solo sulla segnalazione quantomeno della tipologia di alcuni errori”, o ancora “in opere frutto del lavoro di un’ottantina di autori (se non ho contato male), anche la più vigile delle opere”), appare davvero incomprensibile il rilievo legato alla voce Stefano Moretto:

“[…] nella voce dedicata a Stefano Moretto, dove si confondono completamente i criteri del lavoro scientifico in ambito umanistico, affiancando come “opinioni diverse” i risultati di una solida ricerca storica (sia pur datata) a informazioni fornite invece da compilazioni generosamente divulgative”.

Sfugge in primo luogo l’attribuzione del virgolettato “opinioni diverse”: non essendo presente nella scheda, deve essere del segnalatore. Nel merito, oltre al Balsamo, più volte giustamente citato, si ricorda nel corpo della scheda solo il Di Tucci e nella bibliografia il Toda Y Güell, il Cadoni e il Nova, presente anche nei rinvii bibliografici di Edit16. In sostanza, quindi, non solo non vi è alcuna equidistanza interpretativa e valutativa su possibili opinioni e teorie diverse fra Balsamo e altri, in secondo luogo l’autorevolezza del Balsamo non è minimamente posta in discussione, in terzo luogo non è responsabilità del curatore della scheda se si è costretti a ricordare studi (ci si riferisce logicamente a quelli del Balsamo) sia pure “datati” ma a nostro avviso validi comunque, visto che non ve ne sono di più recenti, in quarto luogo gli altri interventi ricordati nel corpo della scheda e nella bibliografia, sono menzionati anche in altre fonti (anche in Balsamo, sia pure con legittime riserve).

Ed eccoci all’ultima annotazione (non vogliamo annoiare più del lecito!), che concerne la sottolineatura ironica davvero esilarante del segnalatore. Egli scrive:

“anche il mondo dei tipografi […] ha nel suo DNA lo spostamento, se non altro perché se non fosse stato per il famoso sacco di Magonza e la successiva dispersione per l’Europa dei prototipografi, forse l’arte della stampa sarebbe rimasta semplicemente una tipica specialità locale: i merletti di Bruges, lo strudel del Tirolo, la stampa di Magonza”.

Bella battuta. Peccato, però, che sia satura di concezione ermeneutica davvero discutibile, posto che alcuni grandi fenomeni socio-politico-culturali certo avrebbero comunque trovato il modo di segnare il cammino della civiltà. In definitiva ancora grazie a Barbieri, che ha saputo evidenziare alcuni dei vari meriti del Dizionario e dello spirito della ricerca. Forse, una lettura più attenta gli avrebbe consentito di non cadere in e su alcune ingenuità.

 

Rosa Marisa Borraccini, Giuseppe Lipari, Carmela Reale, Marco Santoro, Giancarlo Volpato»

 

Taccuino

a cura di R.V.

Iniziative promosse dal CRELEB

 

Séminaire “De l’argile au nuage”. Cataloguer hier et aujourd’hui

Bibliothèque de Genève, Espace Ami-Lullin, Promenade des Bastions, 1211 Genève 4,

Samedi 26 Septembre, 9h–17h

 

9h Accueil

9h30 Yann Sordet (Bibliothèque Mazarine), Pour une histoire des catalogues.

10h15 Mélanie Roche (Bibliothèque nationale de France), Fiches et fichiers à l’ère industrielle.

11h Alexandre Vanautgaerden (Bibliothèque de Genève), Les catalogues de l’œuvre d’Érasme et la constitution de ses ‘Opera omnia’.

11h45 Frédéric Barbier (École pratique des hautes études, Paris), Catalogues et transferts culturels. Présentation de l ’ouvrage «Histoire des bibliothèques de Strasbourg».

12h30 Pause déjeuner

14h Luca Rivali (Università Cattolica, Milan), Lettre à un bibliographe.

14h45 Edoardo Barbieri (Università Cattolica, Milan), Bibliographie et catalogue (en italien).

15h30 Jean-François Gilmont (Académie royale de Belgique), GLN 15-16: 50 années de recherche dans les catalogues de bibliothèque. Présentation de l’ouvrage «GLN 15-16. Les éditions imprimées à Genève, Lausanne et Neuchâtel aux XVe et XVIe siècles»

 

VII workshop di aggiornamento e formazione in discipline del libro e del documento 2015

Lonato, Fondazione Ugo Da Como – Università Cattolica, Sede di Brescia, 22-23 ottobre 2015

 

giovedì 22 ottobre

Lonato (BS), Fondazione Ugo Da Como

14.00 visita alla casa-museo e alla biblioteca della Fondazione Ugo Da Como

15.00 Rocca di Lonato, saluto del Prof. Edoardo Barbieri (Direttore del CRELEB)

15.15 Mahmoud Salem Elsheikh (già Direttore di Ricerca CNR), Nuove prospettive sulle fonti islamiche della Commedia

16.45 Marco Villoresi (Università degli Studi di Firenze), Le edizioni dei Cantari agiografici in versi tra Quatto e Cinquecento

18.30 rinfresco

19.45 cena conviviale a Lonato (su prenotazione)

 

venerdì 23 ottobre

Brescia, Università Cattolica, via Trieste 17, Sala della Gloria

9.00 saluto del Prof. Mario Taccolini (Direttore del Dip. di Scienze Storiche e Filologiche)

9.15 Saverio Campanini (Università degli Studi di Bologna), Appunti su Gershom Soncino e Aldo Manuzio

10.45 pausa

11.00 Natale Vacalebre (Università degli Studi di Perugia), Le fonti archivistiche per la storia di una biblioteca cinquecentesca

12.30 conclusione dei lavori

 

Per informazioni creleb@unicatt.it tel. 0272342606 – 0302406260

 

La “macchina” per leggere.

Il libro come arte di conservare i testi in Oriente e Occidente, dal Medioevo a oggi

Biblioteca della Custodia di Terra Santa,

S. Salvatore, Gerusalemme (New Gate),

4-6 novembre 2015, h. 9-18

 

Mercoledì 4 novembre

9.00 Inaugurazione della mostra alla presenza del Custode di Terra Santa Padre Pierbattista Pizzaballa OFM.

 

Giovedì 5 novembre

17.00 Gino Roncaglia (Università degli Studi della Tuscia – Viterbo), Past, present, and future of the book

 

Italian digital Studies: Strumenti Digitali per la Cultura italiana nel mondo

Convegno internazionale e Scuola di alta formazione per dottrandi e tesisti di Italian Studies

Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Cattolica di Ružomberok,

10-12 novembre 2015

 

Martedì 10 novembre

13.00 Registrazione partecipanti

14.00 Apertura e saluti delle autorità

14.30 Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano), La ricerca in ambito umanistico e le sue fonti tra continuità e innovazione

Discussione e pausa caffè

17.00 I tavola rotonda con 3 relazioni di dottorandi

19.00 Cena

 

Mercoledì 11 novembre

9.00 Marco Giola (Università Cattolica di Brescia), Banche dati e strumenti digitali per lo studio della Letteratura italiana

Discussione e pausa caffè

11.30 II tavola rotonda con 3 relazioni di dottorandi

12.30 Pranzo

14.30 Roman Sosnowski (Università di Cracovia), Banche dati e strumenti digitali per lo studio della Storia della lingua italiana

Discussione e pausa caffè

17.00 III tavola rotonda con 3 relazioni di dottorandi

20.00 Concerto di musica classica

 

Giovedì 12 novembre 2015

9.00 Mauro Pavesi (Università Cattolica di Milano), Banche dati e strumenti digitali per lo studio della Storia dell’arte italiana

Discussione e pausa caffè

12.00 Discussione conclusiva plenaria

Pranzo

15.00 Trasferimento a Dolný Kubín e visita alla Biblioteca Caploviciana

19.00 Cena

 

Per informazioni creleb@unicatt.it tel. 0272342606 – 0302406260

 

Five Centuries After. Aldus Manutius: Culture, Typography and Philology.

An International Colloquium

Milan, Ambrosiana Library

Thursday and Friday 19th-20th November 2015

in partnership with the Grolier Club, New York

 

November 19th

h 9.15

Saluto di Federico Gallo

Presiede Edoardo Barbieri

Piero Scapecchi, Vent’anni dopo: gli studi su Aldo dopo le mostre del centenario 1494-1994

Scott Clemons, Pressing Business. The Economics of the Aldine Press

pausa

David Speranzi, Il corsivo greco di Aldo e i suoi modelli

Nicolas Barker, The Ahmanson-Murphy Catalogue Revisited

Comunicazione: Isabella Fiorentini – Natale Vacalebre, La raccolta delle aldine trivulziane: una collezione bibliografica e una mostra virtuale

 

Discussione

 

15.00

Presiede Nigel G. Wilson

Patrizia Bertini – Ugo Vignuzzi, Prime schede per il volgare di Aldo

Alessandro Ledda – Luca Rivali, Johannes alter Aldus? Giovanni Tacuino e l’editoria umanistica nella Venezia di Manuzio

Pausa

Mirjam Foot, The Binder Who Worked for the Bookshop “al Segno dell’Ancora e Delfino”

Dorit Raines, Becoming collectible. The Selling and Collecting of Aldines in Venice

Comunicazione: Marina Bonomelli, La collezione aldina della Biblioteca Ambrosiana: un catalogo, una mostra e un video online

Discussione

 

November 20th

9.15

Presiede Piero Scapecchi

Robin Raybould, Grolier, Aldus and Erasmus

Andrea De Pasquale, La bibliofilia aldina nelle raccolte dell’Italia nord-occidentale

pausa

Susy Marcon, I ritratti aldini della Ambrosiana

Angela Nuovo, La fine della dinastia Manuzio. Aldo jr. e la sua biblioteca

Comunicazione: Marzia Sorrentino, Aldo Manuzio a Monreale nelle biblioteche “Ludovico II de Torres” e “Santa Maria la Nuova”

Conclusioni di Edoardo Barbieri

 

Engaging the Reader 2015

Università Cattolica, largo Gemelli 1, Milano, aula Pio XI, martedì 24 novembre 2015

 

La nuova edizione di “Engaging the Reader” avrà come tema “La qualità del libro e del prodotto editoriale”.

Con una lectio magistralis del Prof. Guido Davico Bonino.

 

Per informazioni e per il programma provvisorio dell’evento: creleb@unicatt.it - tel. 0272342606 – 0302406260

 

Presentazione del libro «La fortuna di Mark Twain in Italia»

Libreria Vita e Pensiero, Largo Gemelli 1, Milano, 30 novembre 2015, h. 16.30

 

In occasione del 180° compleanno di Mark Twain, verrà presentato presso la Libreria Vita e Pensiero il volume «La fortuna di Mark Twain in Italia» di Elisa Conselvan, dedicato alla fortuna editoriale dell’autore statunitense. Interverranno Francesco Rognoni e Mauro Chiabrando, moderererà Edoardo Barbieri.

 

Incontri, mostre, seminari

 

Sui sentieri dei libri. Mostra

Biblioteca del Seminario vescovile di Lodi, Via XX Settembre, 42, Lodi,

25 settembre ― 18 ottobre 2015

 

Un percorso che si snoda su 67 esemplari (libri, inventari, cataloghi…) provenienti dal Seminario vescovile di Lodi, prestando attenzione a tutti quegli indizi presenti su di essi che aiutano a scoprire e a raccontare la loro storia.

 

La conoscenza del mondo islamico a Napoli (XVI-XIX secolo)

Napoli, Biblioteca Nazionale,

fino al 26 settembre 2015

 

La Biblioteca Nazionale di Napoli e l’Università Orientale ospitano una mostra e un convegno dedicati ai rapporti tra Napoli e la cultura islamica. All’Orientale si è svolto, dal 15 al 18 settembre, il XV Congresso Internazionale di Arte Turca (ICTA), mentre la Biblioteca Nazionale espone una vasta selezione di manoscritti turchi e islamici  di grande interesse: tra i documenti esposti, le prime grammatiche turche autografe realizzate in Italia, mai date alle stampe, una monumentale traduzione latina del Corano (1698), un atlante ottomano, unicum nella produzione cartografica islamica, due splendidi codici miniati di metà cinquecento che contengono la narrazione del Libro dei Re di Firdawsî, ed altri preziosi codici e testi rari.

Per informazioni: www.bnnonline.it

 

Il cibo in scena. Banchetti e cuccagne a Napoli in età moderna

Napoli, Biblioteca Nazionale,

28 settembre – 31 ottobre 2015

 

Tra gli elementi costitutivi della festa, il cibo ha sempre ricoperto un ruolo fondamentale. Se per la nobiltà venivano predisposti sontuosi banchetti e rinfreschi nelle sale di Palazzo Reale e nelle dimore aristocratiche della città, per il popolo si allestivano, progettate dagli architetti, cuccagne sempre più elaborate, costruzioni effimere che alternavano cibi veri con cibi finti per saziare con l’immaginazione la fame della gente, provocando spesso incidenti tra la folla che le assaltava per saccheggiarle. Attraverso le raccolte della Biblioteca Nazionale sarà possibile seguire un percorso bibliografico e iconografico che alterna la raffigurazione dei banchetti a quella delle cuccagne con rare testimonianze manoscritte e a stampa che abbracciano il periodo che va dal viceregno spagnolo al regno dei Borboni (secoli XVI-XVIII).

 

Per informazioni: www.bnnonline.it

 

Aldo al lettore… Invito in Biblioteca Nazionale Marciana alla scoperta del mondo di Manuzio

Ciclo di incontri, eventi, laboratori, a cura di Patrizia Plebani

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana

 

§ 30 settembre 2015, ore 17

Georgios D. Matthiòpoulos e Dèspina Vlassi, Testi e caratteri tipografici greci nel Cinquecento a Venezia

§ 15 ottobre 2015, ore 17

Shanti Graheli, Aldo Manuzio, i suoi lettori e il mercato internazionale del libro

§ 4 novembre 2015, ore 17

Giuliano Tamani, Aldo Manuzio e la stampa con caratteri ebraici

§ 20 novembre 2015, ore 17

Giulio Busi, La Laguna poliglotta di Aldo. Ebraico, arabo e altri saperi esotici nell'officina manuziana

§ 25 novembre 2015, ore 17

Tavola rotonda: Il mondo del libro ieri e oggi a confronto: editori, curatori, autori e lettori. Partecipano: Mario Andreose, Cesare de Michelis, Tiziano Scarpa, Guido Guerzoni.

Coordina: Alessandro Marzo Magno

 

Per informazioni: www.marciana.venezia.sbn.it

 

La Bibbia Amiantina. Storia di un cimelio

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana,

fino al 3 ottobre 2015

 

La mostra racconta la straordinaria storia di questo manoscritto, realizzato nei monasteri di Wearmouth-Jarrow in Nothumbria (Inghilterra nord-orientale) per volere dell’abate Ceolfrith († 716), e destinata come dono alla basilica di San Pietro in Roma. In realtà il codice rimase a Roma solo per un secolo fino a quando trovò stabile dimora presso l’abbazia longobarda di S. Salvatore al monte Amiata in Toscana. Solo in seguito delle soppressioni conventuali, ordinate dal granduca Pietro Leopoldo (1765-1790), il codice Amiatino fu trasportato a Firenze dove trovò, nel 1785, una nuova e definitiva sede nella Biblioteca Medicea Laurenziana. La Bibbia il cui testo è quello della recensione Vulgata è arricchito da dieci miniature a piena pagina. Nella mostra è esposto il facsimile, mentre la riproduzione digitale può essere sfogliata dai visitatori. Fanno da contorno sette prime edizioni a stampa della Bibbia, alcune di particolare pregio e rarità.

 

Per informazioni: www.bmlonline.it

 

Subiaco 1465: nascita di un progetto editoriale?

Convegno di studi sull’editoria sublacense

Abbazia di Santa Scolastica, Subiaco, Roma,

2-3 ottobre 2015

 

Venerdì 2 ottobre

15.00 Saluto di S.E. Dom Mauro Meacci (Abate di Subiaco)

15.30 Edoardo Barbieri (Università Cattolica di Milano), L’attività tipografica in alcuni monasteri del XV secolo: da Subiaco a Ripoli

16.00 Augusto Ciuffetti (Università Politecnica delle Marche), Produzione e commercio della carta nello Stato pontificio tra XV e XVI secolo

Pausa caffè

17.00 Anna Cavallaro (Università di Roma La Sapienza), Antoniazzo Romano, Petrus, Desiderio: la pittura a Subiaco

17.30 Concetta Bianca (Università di Firenze), Il cardinale Juan Torquemada

18.00 Anna Modigliani (Università della Tuscia – Viterbo), Gli Statuti del 1456

 

Sabato 3 ottobre

9.30 Luchina Branciani (Paleografa e Ricercatrice degli Archivi sublacensi), Le cronache dei monasteri di Subiaco

10.00 Kai-Michael Spränger (Università di Magonza), Tra Magonza, Subiaco e Roma. Circolazione di uomini e idee

10.30 Valentino Romani (già Ordinario Università di Roma La Sapienza), Intorno alle prime stampe sublacensi di Sweynheym e Pannartz

Pausa caffè

11.30 Piero Scapecchi (Università di Firenze), I viaggi dei tipografi e dei libri

12.00 Martin Davies (ex responsabile del settore Incunabula della British Library di Londra), Cartolai e miniatori

12.15 Renzo Baldasso (Arizona State University), Novità sull’esemplare dell’editio princeps del De civitate Dei alla Huntington Library

Conclusioni

 

Visualizzazioni dantesche nei manoscritti laurenziani della Commedia (secc. XIV-XVI)

Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana,

5 ottobre 2014 – 9 gennaio 2016

 

La mostra si concentra sulla più nota delle opere dantesche e rende accessibile al grande pubblicouno alcuni manoscritti cinquecenteschi, interessanti dal punto di vista visivo, come il Mediceo Palatino 75, costituito da una notevole raccolta di 50 disegni che illustrano numerosi episodi delle tre cantiche, per la maggior parte (26) opera dell’artista originario di Bruges, Jan van der Straet, detto anche Giovanni Stradano, ben noto pittore e autore di cartoni per arazzi e di disegni per incisioni nella Firenze medicea granducale. Accanto ai 35 disegni selezionati viene presentata un’antologia di altri 14 volumi, 12 manoscritti e 2 edizioni a stampa, che ne tracciano un necessariamente circoscritto, ma estremamente significativo percorso dei tempi precedenti (secc. XIV-XVI), dove ognuno ha una sua specifica collocazione e una storia personale. Arricchisce la mostra un touchscreen dove è possibile indagare la vita, le opere, i luoghi danteschi e una scelta di immagini da manoscritti laurenziani illustrati. La Pianta della Catena (sec. XV), la più antica rappresentazione di Firenze con tutti i suoi edifici e la fitta rete di strade e piazze, è presentata in un video in 3D realizzato e fornito dal Comune di Firenze.

 

Per informazioni: www.bmlonline.it

 

Open library

Roma, Biblioteca Angelica. Salone Vanvitelliano,

6 ottobre 2015, ore 18

 

Presentazione del libro: La Biblioteca Dorata di Fiammetta Terlizzi (Edizioni Sabinae, 2015)

 

Per informazioni:

www.bibliotecaangelica.beniculturali.it

 

Cibi buoni per tempi buoni e cattivi: ricettari e libri di cucina tra Otto e Novecento della Biblioteca Universitaria di Bologna

Bologna, Atrio Aula Magna dell’Università,

fino all’11 ottobre 2015

 

Mostra di testi di culinaria, ricettari, trattati di alimentazione e opere letterarie dedicate al cibo tra Otto e Novecento: da Pellegrino Artusi, che, con la sua opera La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene, apparsa a Firenze nel 1891 e ristampata innumerevoli volte, è considerato il padre della cultura gastronomica nazionale, a Olindo Guerrini, scrittore e poeta prolifico e singolare, bibliofilo e bibliotecario, direttore della Biblioteca Universitaria di Bologna dal 1885 al 1915, nonché autore di un celebre trattato dedicato all'arte di utilizzare gli avanzi della mensa, ricettario di cucina povera, ma ricca di gusto e di fantasia, che lo stesso Artusi apprezzò; al contemporaneo Augusto Majani, eclettico artista e letterato, autore, con lo pseudonimo di Nasica, di un’opera dedicata alla gastronomia; ai volumetti della fortunata collana dei Manuali Hoepli, nata nel 1875, dedicati alla alimentazione, alla cucina, alla coltivazione e alle nuove tecnologie alimentari, sintesi esemplare del sapere tecnico e scientifico di una società italiana postunitaria in rapida trasformazione; alla curiosa opera del tedesco Hans Barth, autore di una celebre guida delle osterie italiane, fortunato e moderno baedeker per enoturisti; ad alcune raccolte di ricette per i tempi duri e cattivi delle guerre, veri e propri manuali di sopravvivenza; ad altri documenti ancora che raccontano il primato del cibo nella tradizione culturale del nostro territorio.

 

Per informazioni: www.bub.unibo.it

 

La “mirabile” natura. Magia e scienza in Giovan Battista Della Porta (1615-2015). Convegno internazionale

Napoli-Vico Equense, 13-17 ottobre 2015

 

Martedì 13 ottobre, Sala dei Baroni, Maschio Angioino

h 10.30 Saluti delle Autorità § Marco Santoro, Introduzione al Convegno § Giovanni Muto, Il Viceregno al tempo di Della Porta § Maurizio Torrini, La fortuna storiografica del Della Porta

h 16.00 Trasferimento dei convegnisti da Napoli a Vico Equense

h 18.30 Inaugurazione della mostra bibliografica

h 20.30 Cena sociale

 

Mercoledì 14 ottobre, sala Polifunzionale dell’Istituto SS. Trinità, Vico Equense

h 9.30 Saluti delle Autorità § Bruno Basile, “Riflessi dell’anima”. La fisiognomica prima e dopo Della Porta § Miguel Ángel González Manjarrés, Las anotaciones filológicas de Della Porta a la Fisiognomía de Pseudo Aristóteles § Alfonso Paolella, Le illustrazioni nelle Fisiognomiche di Della Porta e le interferenze con le arti visive § Marco Santoro, Filippo Finella e la fisionomia “naturale” § Eva Vigh, Moralitá e segni fisiognomici ne Della fisonomia dell’huomo di Giovanbattista Della Porta

h 16.00 Anna Cerbo, Della Porta e il Delli fondamenti dello stato di Scipione Di Castro § Raffaella De Vivo, Annotazioni sul De Munitione § Antoni Malet, Della Porta, Kepler, and the changing notion of optical image c. 1600 § Annibale Mottana, Della Porta e i minerali: da “scherzi di natura” a “meraviglie naturali prevedibili” § Salvatore Ferraro, Tipografi itineranti a Vico Equense (1584-1599) nell’età di Della Porta e Paolo Regio

h 20.30 Intrattenimento teatrale con lettura di brani rinascimentali e dellaportiani

 

Giovedì 15 ottobre

h 8.30 Visita a Pompei

 

Giovedì 15 ottobre, Villa Della Porta, Vico Equense

h 15.30 § Donald Beecher, Giambattista Della Porta’s La sorella goes to England and France § Françoise Decroisette, La retorica dei prologhi dellaportiani : il richiamo allo spettatore § Paola Trivero, Ulisse: tradizione letteraria e canone tragico

h 18.00 Visita guidata al centro storico di Vico Equense

 

Venerdì 16 ottobre, Castello Giusso, Vico Equense

h 9.00 § Guido Baldassarri, “Auctoritates” ed “esperienza” nella Magia naturale del Della Porta § Francesco Furlan, Reviviscenze umanistiche e sapere iniziatico nel Della Porta § Armando Maggi, Magia, memoria e meraviglia § Paolo Piccari, L’arte della memoria in Giovan Battista Della Porta § Oreste Trabucco, Nel cantiere della Magia

h 15.30 § Michaela Valente, Della Porta e il Sant’Uffizio § Donato Verardi, Giovan Battista Della Porta. La scienza, l’occulto e i segreti della natura § Gianni Palumbo, La ‘Villa’ dellaportiana tra esperienza e tradizione letteraria § Marco Guardo, Giovambattista Della Porta: le celebrazioni dei Lincei

h 18.00 Tavola rotonda: Magia ieri e oggi. Partecipano: Giordano Berti, Gabriele Frasca, Gabriele La Porta, Pier Luigi Vercesi, modera Marco Santoro

h 21.00 Cena sociale

 

Sabato 17 ottobre, sala Polifunzionale dell’Istituto SS. Trinità, Vico Equense

ore 9.00 § Luigia Laserra, L’innesto quale sintesi ideale fra Natura e Arte nelle pagine della Villa § Anna Giannetti, Le Villae di Giovan Battista Della Porta: l’agricoltura come modello e pratica virtuosa nel solco della tradizione della villa napoletana § Luana Rizzo, Il recupero delle fonti classiche della Retorica di Aristotele e Cicerone nel pensiero di Giovanbattista Della Porta § Eugenio Refini, “Io vorrei trasformarmi in libri”: note sul carteggio dellaportiano § Vincenzo Trombetta, La figura e l’opera del Della Porta nell’editoria dell’Ottocento

 

Forum dei bibliofili affamati

Dedicato ad Aldo Manuzio nel V centenario della scomparsa

Gubbio, Biblioteca Sperelliana, 16-17 ottobre 2015

 

Una pattuglia agguerrita di tipografi di tradizione si raduna nella città medievale per alzare la voce nell’Italia della cultura. Libri belli dentro e fuori, impressi a ‘caratteri’ su carta di cotone e rilegati a mano: a chi interessano nel tempo dell’ebook? E soprattutto: ci sono seguaci che praticano la stampa di tradizione e appassionati che la amano e comprano questi volumi, a prova di seduzione estetica? Pare proprio di sì e, anzi, sono in crescita, soprattutto tra i giovani. A rispondere a questa domanda il Primo Forum dei bibliofili affamati, non a caso dedicato ad Aldo Manuzio nel V centenario della scomparsa. L’Italia è patria dell’umanesimo e dell’artigianato: fiducia nella creatività e cura per i dettagli, amore del passato e senso della dignità umana. Le due anime di una antica civiltà si ritrovano miracolosamente in un oggetto e in una città: il libro di pregio e Gubbio, con la sua grande tradizione manifatturiera, non solo in campo tipografico ed editoriale. Al Forum della ‘Città dei Ceri’, il 16 e il 17 ottobre, si discute dei temi della microeditoria di eccellenza, di antichi e nuovi mestieri, di artigianato di qualità, di futuri artigiani, come indicato dal sociologo di moda Richard Sennet e dalla pedagogista Maria Montessori, che di collegamento tra mente e mano, se ne intendeva davvero. Con la convinzione che si tratti non tanto di una attività nobile ma desueta e amatoriale, quanto di un terreno su cui rilanciare una immagine forte e competitiva del nostro paese, capace di rileggere competenze e saperi arcaici, di nuovo al centro della cultura postindustriale. Sia il vasaio che il programmatore di software, sia il miniaturista che il direttore d’orchestra, sono varianti diverse della figura dell’artigiano, motivati unicamente dall’amore per il lavoro ben fatto e condiviso con un gruppo di lavoro, ciascuno con le proprie competenze. Dal Forum, organizzato in collaborazione con il Comune di Gubbio, ideato sulla base della pubblicazione Guida per bibliofili affamati (Pendragon, 2014) di Maria Gioia Tavoni e Barbara Sghiavetta, affioreranno numerose esperienze di editoria di ‘nicchia’ a rischio di estinzione. Fra queste attraenti maison (24 nella guida ma molti di più in tutta Italia), chiamate a raccolta a Gubbio per fare ‘rete’, ci sono Tallone editore, Henry Beyle, Pulcinoelefante, Edizioni dell’Angelo, Edizioni dell’Ombra, Luna e Gufo, Arte Libro unaluna, Edizioni l’Obliquo, Il ragazzo innocuo. In particolare, l’avventura del marchio ‘unaluna’, fondato a Milano nel 1995 da Alessandro Sartori (di recente scomparso), ha trovato ‘casa’ proprio a Gubbio e attualmente Anna Buoninsegni Sartori dirige l’associazione ‘Arte del Libro unaluna’ con sede presso il Liceo Artistico ‘G. Mazzatinti’, in continuità con i lavori editoriali e di laboratorio d’arte, calligrafia, miniatura.

 

Per informazioni: www.artelibrounaluna.it

 

Bookcity Milano

22-25 ottobre 2015

 

Per il programma completo dell’evento, che verrà presentato il 30 settembre p.v., si veda il sito http://www.bookcitymilano.it/

 

 

“E questo vi conterà il libro…”

Alla scoperta di terre e sapori

Roma, Biblioteca Casanatense,

fino al 30 ottobre 2015

 

La mostra, il cui titolo è una citazione dal proemio de Il Milione di Marco Polo, attraverso i preziosi fondi iconografici e bibliografici manoscritti e a stampa della Casanatense, consente ai visitatori di ripercorrere le tappe storico-geografiche della scoperta, da parte della cultura europea, della diversità delle tradizioni alimentari e culinarie.

 

Per informazioni: www.casanatense.it

 

Biblioteca Reale. Libri e curiosità

Torino, Biblioteca Reale, fino al 31 ottobre 2015

 

Per informazioni: tel. 011543855

 

Cibi dall’altro mondo. Alimenti e spezie dalle Americhe e dall’Asia

Mantova, Biblioteca Teresiana,

fino al 31 ottobre 2015

 

La mostra offre la possibilità di intraprendere un’escursione attraverso una selezione di testi del XVI-XVIII secolo, rare testimonianze reali di come le nuove specie alimentari si siano progressivamente diffuse in Europa e di come si sia evoluta all'epoca l'arte cartografica in relazione alle scoperte di nuovi mondi. Le tre sezioni della mostra ricreano il percorso della scoperta del Nuovo Mondo e del traffico botanico che ne conseguì, il cosiddetto columbian exchange. Attraverso atlanti geografici sono illustrate le nuove rotte percorse dai mercanti e il progressivo perfezionamento delle rappresentazioni geografiche dei territori scoperti; cronache di viaggio coeve riportano al lettore contemporaneo la rivelazione dell’incontro con il diverso: civiltà e habitat sconosciuti. Un insieme di supporti multimediali interattivi tramite il touch screen consentono di accedere alle riproduzioni integrali di interi volumi antichi e alle visualizzazioni tridimensionali in alta definizione dei cibi.

 

Per informazioni: www.bibliotecateresiana.it

 

Postscriptum

 

L’

ultimo libro usato che ho comprato online da un grosso rivenditore americano è stato Karl Schorbach, The Gutenberg documents, with translations of the texts into English by Douglas C. McMurtrie, New York, Oxford University Press, 1941, un libro che non conoscevo e che m’è balzato agli occhi rileggendo la bibliografia usata da Melissa Conway nel suo lavoro su San Jacopo a Ripoli. Si tratta, ovviamente, di una un po’ datata raccolta dei documenti concernenti la vita e l’attività di Gutenberg tradotti in inglese. Il mio tema è che l’esemplare che ho comprato per meno di 5$ non è appartenuto a qualche emerito studioso passato a miglior vita, ma è stato smesso da un College statunitense che non nomino. Ora la cosa che mi impressiona non è che in una biblioteca ogni tanto si faccia un po’ di scarto tra la narrativa, ma che in una biblioteca universitaria (se non proprio di ricerca) tra lo scarto finisca una essenziale raccolta di fonti che non mi risulta sia stata sostituita da altre più aggiornate. Detto in altri termini, d’ora in poi al College tal dei tali nessuno potrà più leggere i documenti riguardanti Gutenberg (il volume non è digitalizzato online, ho controllato prima di comprarlo). Questo non è certo l’ultimo segno nefasto della vita delle biblioteche. Da noi non mi risulta si sia ancora arrivati a vendere i libri (ci provarono ai Girolamini di Napoli qualche anno fa, no?); semplicemente non li si compera più! Se qualcuno dei miei lettori fosse interessato alla recente, importantissima raccolta di studi di Lotte Hellinga, Texts in transit. Manuscript to proof and print in the fifteenth century, Leiden, Brill, 2014 sappia che in Italia, oltre qualche privato (tra cui il sottoscritto per recensione), l’unica biblioteca a possederne una copia è, secondo SBN, la “Biblioteca della Scuola di scienze sociali. Sezione DDG - Storia del diritto. Università degli studi di Genova” (che cito a titolo di onore). Se poi si volge lo sguardo alla situazione dell’inserimento dei giovani nelle biblioteche, allora viene da piangere (e mi chiedo dove vadano a finire i frutti maturi di certi corsi e master di settore… al McDonald di Scandicci?). Non parlo solo dei giovani alle prime armi, ma anche di bibliotecari ormai fatti, magari anche con fior di pubblicazioni, che non sanno dove sbattere la testa o che, se hanno il “posto fisso”, si vedo declassati e demansionati. Che sta accadendo? Perché a fianco di ciò si vedono ancora in giro certi bibliotecari zuzzerelloni e nullafacenti? Non sarebbe il caso di mandare a casa a pedate gli uni e di aprire le porte ai giovani che andiamo formando? Non la voglio fare facile. Voglio però dire che sarebbe il momento di smetterla di far chiacchiere, di correr dietro all’ultima stupidaggine d’Oltreoceano (conosco un po’ di States e non mi pare che le nostre biblioteche abbiano proprio nulla da imparare!) e di guardare in faccia la realtà. Alcuni nostri colleghi sono assurti a ruoli di grande importanza nel settore delle biblioteche italiane (qualcuno ha tenuto a farcelo sapere anche più rumorosamente di altri): c’è da esserne contenti e a ciascuno di loro auguriamo sinceramente buon lavoro. Non possiamo esimerci, però, dal ricordare loro una frase (l’unica memorabile) dai film dell’Uomo-Ragno: «Da un grande potere derivano grandi responsabilità».  – Montag       

 

 

 

L’almanacco bibliografico

Bollettino trimestrale

di informazione sulla

storia del libro e delle

biblioteche in Italia

 

numero 035, settembre 2015

(chiuso il 21 settembre 2015)

ISBN 9788881327256

disponibile gratuitamente in formato PDF all’indirizzo http://creleb.unicatt.it

(sono stati tirati 10 esemplari cartacei)

 

a cura del C.R.E.L.E.B. (Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca)

 

(Università Cattolica – Milano e Brescia)

 

comitato editoriale: Edoardo Barbieri (coordinatore), Anna Giulia Cavagna, Pasquale Chistè, Giuseppe Frasso, Arnaldo Ganda, Ugo Rozzo

redazione: Marco Callegari, Rudj Gorian, Alessandro Ledda, Fausto Lincio, Giancarlo Petrella, Luca Rivali, Alessandro Tedesco, Natale Vacalebre, Roberta Valbusa

impaginazione: Francesca Turrisi

contatti: “L’almanacco bibliografico”, c/o Edoardo Barbieri, Università Cattolica, Largo Gemelli 1, 20123 Milano; e-mail: creleb@unicatt.it

 

edizioni CUSL – Milano

per informazioni: info@cusl.it